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    00 29/08/2009 15:44
    LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL XII CENTENARIO DELLA MORTE DI SAN LUDGERUS, PRIMO VESCOVO DI MÜNSTER E "APOSTOLO DEI SASSONI E DEI FRISONI" (WERDEN AN DER RUHR -DIOCESI DI ESSEN- GERMANIA, 6 SETTEMBRE 2009)

    In data 4 luglio il Santo Padre ha nominato l'Em.mo Cardinale Joachim Meisner, Arcivescovo di Köln, Suo Inviato Speciale del Santo Padre alle celebrazioni del XII centenario della morte di San Ludgerus, primo Vescovo di Münster e "Apostolo dei Sassoni e dei Frisoni", che avranno luogo a Werden an der Ruhr (Diocesi di Essen, Germania) il 6 settembre 2009.

    La Missione che accompagnerà l’Em.mo Card. Joachim Meisner è composta dai seguenti ecclesiastici della Diocesi di Essen:

    1. Rev.do Mons. Manfred Paas, Prevosto di Gelsenkirchen;

    2. Rev.do Don Hans-Bernd Serries, Prevosto di San Giovanni e San Ludgerus a Billerbeck (dove morì S. Ludgerus).

    Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre al Suo Inviato Speciale:


    LETTERA DEL SANTO PADRE

    Venerabili Fratri Nostro

    IOACHIMO S.R.E. Cardinali MEISNER

    Archiepiscopo Metropolitae Coloniensi

    Ille qui primus exstitit Episcopus Monasteriensis, sanctus videlicet Liudgerus, perdiligentem suam pastoralem navitatem operae evangelizationis apud Saxones et Frisones exercuit. Studiose territorium dioecesis suae peregrinabatur ut vi praedicationis atque vitae suae exemplo populos usibus usque paganis obnoxios ad fidem christianam vocaret. Praeter aedificationem Monasterii et templi cathedralis, multas condidit paroecias quae studiosis concredidit pastoribus. Rege et quibusdam nobilibus iuvantibus, alia etiam aedificavit sacras aedes et monasteria, veluti cardines fidei propagandae. Anno DCCC coenobium condidit Werthinense in Saxonia ubi, pium post obitum die XXVI mensis Martii anno DCCCIX in loco vulgo Billerbeck, eius exuviae requiescunt.

    Quandoquidem millesimus et ducentesimus praeterit anniversarius dies a morte huius assidui praeclari Pastoris et salutiferae veritatis praedicatoris, merito multa suscipiuntur incepta ut eius virtutes et vitae ratio, quae etiam fidelibus aetatis nostrae prodesse possint, magis comprehendantur et divulgentur.

    Hac oblata occasione Venerabilis Frater Felix Genn, Episcopus olim dioecesis Essendiensis et nunc sacrorum Antistes Monasteriensis, humanissime rogavit ut Nos quendam insignem Purpuratum designaremus qui praecipuis celebrationibus in honorem sancti Liudgeri Nostro nomine praeesset atque verba spiritalis cohortationis pronuntiaret. Piae huic postulationi Nos adnuere volentes, ad Te, Venerabilis Frater Noster, decurrimus qui, praestantissimus Germaniae filius, munus Archiepiscopi Metropolitae Ecclesiae Coloniensis studiose exerces, cui communitates Essendiensis et Monasteriensis sunt dioeceses suffraganeae. Te igitur hisce Litteris Missum Extraordinarium Nostrum nominamus ad celebrationes millesimi et ducentesimi anniversarii obitus sancti Liudgeri, quae die VI proximi mensis Septembris in loco vulgo "Werden an der Ruhr" sollemni ritu agentur. De eminenti hoc Ecclesiae viro loquens eiusque assidua operositate, omnes celebrationum participes adhortaberis ut precibus et vitae cotidianae exemplo novoque studio peculiarem dilectionem in Christum et Evangelium demonstrent. Testimonium enim fidei sancti Liudgeri ad hoc usque tempus magno excellit pondere atque omnes credentes impellit quo melius Christum cognoscere et amare studeant.

    Cunctos ibi congregatos sacros Praesules, publicas auctoritates, sacerdotes, religiosos viros mulieresque et christifideles laicos Nostro salutabis nomine Nostramque iis ostendes benevolentiam.

    Nosmet Ipsi Te, Venerabilis Frater Noster, in tua missione implenda precibus comitabimur Tibique, sancto Liudgero intercedente, Benedictionem Apostolicam libentes impertimur, signum Nostrae erga Te amabilitatis et caelestium donorum pignus, quam omnibus celebrationum participibus rite transmittas volumus.

    Ex Aedibus Vaticanis, die XX mensis Augusti, anno MMIX, Pontificatus Nostri quinto.

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 30/08/2009 15:34
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Tre giorni fa, il 27 agosto, abbiamo celebrato la memoria liturgica di santa Monica, madre di sant’Agostino, considerata modello e patrona delle madri cristiane. Di lei molte notizie ci vengono fornite dal figlio nel libro autobiografico Le confessioni, capolavoro tra i più letti di tutti i tempi. Qui apprendiamo che sant’Agostino bevve il nome di Gesù con il latte materno e fu educato dalla madre nella religione cristiana, i cui princìpi gli rimarranno impressi anche negli anni di sbandamento spirituale e morale. Monica non smise mai di pregare per lui e per la sua conversione, ed ebbe la consolazione di vederlo ritornare alla fede e ricevere il battesimo. Iddio esaudì le preghiere di questa santa mamma, alla quale il Vescovo di Tagaste aveva detto: "È impossibile che un figlio di tante lacrime vada perduto". In verità, sant’Agostino non solo si convertì, ma decise di abbracciare la vita monastica e, ritornato in Africa, fondò egli stesso una comunità di monaci. Commoventi ed edificanti sono gli ultimi colloqui spirituali tra lui e la madre nella quiete di una casa di Ostia, in attesa di imbarcarsi per l’Africa. Ormai santa Monica era diventata, per questo suo figlio, "più che madre, la sorgente del suo cristianesimo". Il suo unico desiderio era stato per anni la conversione di Agostino, che ora vedeva orientato addirittura verso una vita di consacrazione al servizio di Dio. Poteva pertanto morire contenta, ed effettivamente si spense il 27 agosto del 387, a 56 anni, dopo aver chiesto ai figli di non darsi pena per la sua sepoltura, ma di ricordarsi di lei, dovunque si trovassero, all’altare del Signore. Sant’Agostino ripeteva che sua madre lo aveva "generato due volte".

    La storia del cristianesimo è costellata di innumerevoli esempi di genitori santi e di autentiche famiglie cristiane, che hanno accompagnato la vita di generosi sacerdoti e pastori della Chiesa. Si pensi ai santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, entrambi appartenenti a famiglie di santi. Pensiamo, vicinissimi a noi, ai coniugi Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini, vissuti tra la fine del XIX secolo e la metà del 1900, beatificati dal mio venerato predecessore Giovanni Paolo II nell’ottobre del 2001, in coincidenza con i vent’anni dell’Esortazione Apostolica Familiaris consortio. Questo documento, oltre ad illustrare il valore del matrimonio e i compiti della famiglia, sollecita gli sposi a un particolare impegno nel cammino di santità, che, attingendo grazia e forza dal Sacramento del matrimonio, li accompagna lungo tutta la loro esistenza (cfr n. 56). Quando i coniugi si dedicano generosamente all’educazione dei figli, guidandoli e orientandoli alla scoperta del disegno d’amore di Dio, preparano quel fertile terreno spirituale dove scaturiscono e maturano le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Si rivela così quanto siano intimamente legati e si illuminino a vicenda il matrimonio e la verginità, a partire dal loro comune radicamento nell’amore sponsale di Cristo.

    Cari fratelli e sorelle, in quest’Anno Sacerdotale, preghiamo perché, "per intercessione del Santo Curato d’Ars, le famiglie cristiane divengano piccole chiese, in cui tutte le vocazioni e tutti i carismi, donati dallo Spirito Santo, possano essere accolti e valorizzati" (dalla Preghiera per l’Anno Sacerdotale). Ci ottenga questa grazia la Santa Vergine, che ora insieme invochiamo.



    DOPO L’ANGELUS

    Martedì prossimo, 1° settembre, si celebrerà in Italia la Giornata per la salvaguardia del creato. È un appuntamento significativo, di rilievo anche ecumenico, che quest’anno ha come tema l’importanza dell’aria, elemento indispensabile per la vita. Come ho fatto nell’Udienza generale di mercoledì scorso, esorto tutti ad un maggiore impegno per la tutela del creato, dono di Dio. In particolare, incoraggio i Paesi industrializzati a cooperare responsabilmente per il futuro del pianeta e perché non siano le popolazioni più povere a pagare il maggior prezzo dei mutamenti climatici.

    J’accueille avec joie les pèlerins de langue française rassemblés pour la prière de l’Angélus. La liturgie de ce dimanche nous invite à écouter avec attention la Parole de Dieu afin d’y rester fidèle en la mettant en pratique chaque jour. Elle est pour nous source de sagesse, de lumière, d’intelligence et de vie. Sachons donc prendre du temps pour accueillir cette Parole et pour la méditer afin qu’elle puisse s’enraciner au plus profond de notre vie quotidienne. Alors notre existence portera du fruit et exprimera l’amour de Dieu pour tout homme ! Que le Seigneur vous accompagne chaque jour de votre vie !

    I greet all the English-speaking pilgrims and visitors at this Angelus including the first year seminarians from the Pontifical North American College. May your time here at Castel Gandolfo and in Rome deepen your integral understanding of our faith and strengthen in you the desire to be consistent in word and deed, following the heart and mind of our Lord. Upon each of you present and your families, I invoke God’s blessing of peace and joy!

    Mit Freude heiße ich die deutschsprachigen Gäste hier in Castel Gandolfo willkommen. Im heutigen Evangelium hören wir: Nicht die äußeren Vorschriften machen den Menschen gut, das Gute muß aus dem Inneren, der Mitte seines Seins, kommen. Aber das Innere des Menschen – das Herz, wie es die Tradition nennt – ist selbst auf der Suche nach einer Mitte, in der es Halt, Orientierung und Liebe finden kann. Diese Mitte ist Gottes Wort, das Wort der Wahrheit, das uns ins Dasein gerufen hat und unser Leben zur Vollendung führen will. Bitten wir den Herrn, daß er „in unser Herz die Liebe zu seinem Namen", zu ihm selbst, einpflanze, auf daß „in uns wachse, was gut und heilig ist" (Tagesgebet). Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag und eine erholsame Ferienzeit.

    Srdečne pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z farnosti Bardejov. Bratia a sestry, prajem vám požehnaný pobyt vo Večnom meste, kde vydali hrdinské svedectvo Kristovi toľkí mučeníci. S láskou žehnám vás aj vaše rodiny. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente quelli dalla parrocchia di Bardejov. Fratelli e sorelle, vi auguro un buon soggiorno nella Città eterna, dove tanti martiri hanno dato eroica testimonianza a Cristo. Con affetto benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]

    Serdecznie pozdrawiam Polaków zgromadzonych na modlitwie „Anioł Pański". W minionym tygodniu obchodziliśmy wspomnienie świętych: Moniki i jej syna Augustyna, którego nawrócenie wyprosiła wytrwałą modlitwą. Niech jej postawa przypomina rodzicom o ich szczególnej roli w wychowaniu dzieci i w formowaniu więzi z Bogiem. Wam wszystkim, a szczególnie rodzicom, wychowawcom i uczniom na rozpoczynający się nowy rok szkolny, z serca błogosławię.

    [Saluto cordialmente tutti i Polacchi riuniti alla preghiera dell’Angelus. La settimana scorsa abbiamo ricordato la memoria di Santa Monica e del suo figlio Agostino, per la conversione del quale ella pregò costantemente. Che questo suo atteggiamento ricordi ai genitori il loro particolare ruolo nell’educazione dei figli e nella loro formazione al rapporto con Dio. Benedico di cuore voi tutti, in modo particolare i genitori, gli insegnanti e gli alunni che si preparano all’inizio del nuovo anno scolastico.]

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en especial a los fieles de la Diócesis de Tortosa. En el evangelio proclamado este domingo vemos cómo la gente, asombrada ante las palabras y los hechos de Jesús, decía de Él: "Todo lo ha hecho bien". Pidamos por intercesión de la Virgen María poder gozar igualmente de una experiencia viva y real del misterio y de la Persona de Cristo, que nos colma de su amor y su vida a través de la liturgia, la Palabra Divina y la oración. Muchas gracias y feliz domingo.

    Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i cresimandi di Boccaleone, presso Bergamo, e quelli della Diocesi di Vicenza, con i loro genitori e catechisti, come pure i giovani di Tuto di Scandicci, i fedeli di Mandello del Lario, i ragazzi di Grassobbio e le catechiste di Fossalunga. A tutti auguro una buona domenica.

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    00 31/08/2009 16:37
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

    S.E. Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia (Italia)
    con il Prof. Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità di Sant’Egidio
    e con il Prof. Marco Impagliazzo, Presidente della medesima Comunità;

    Mons. Livio Melina, Preside del Pontificio Istituto "Giovanni Paolo II" per Studi su Matrimonio e Famiglia, della Pontificia Università Lateranense.





    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI SCRANTON (U.S.A.)

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Scranton (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. Joseph Francis Martino, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.



    RINUNCIA DELL’AUSILIARE DI SCRANTON (U.S.A.)

    Il Papa ha accettato la rinuncia all'ufficio di Ausiliare della diocesi di Scranton (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. John Martin Dougherty in conformità ai canoni 401 § 1 e 411 del Codice di Diritto Canonico.

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    00 01/09/2009 16:28
    RINUNCE E NOMINE



    NOMINA DEL VICARIO APOSTOLICO DI ALESSANDRIA DI EGITTO (EGITTO)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vicario Apostolico di Alessandria di Egitto (Egitto) il Rev. P. Adel Zaky, O.F.M., finora Parroco a Boulacco (Il Cairo) e Segretario dell’Assemblea dei Gerarchi Cattolici in Egitto, assegnandogli la sede titolare vescovile di Flumenzer.

    Rev. P. Adel Zaky, O.F.M.
    Il Rev. P. Adel Zaky, O.F.M., è nato il 1° dicembre 1947 a Luqsor. Nel 1959 ha frequentato il Collegio Serafico di Assiut; nel 1963 è entrato nel Seminario dei Frati Minori di Guizeh. Dopo aver conseguito il Baccalaureato in Teologia, il 10 settembre 1972 ha emesso i voti perpetui. Il 24 settembre 1972 è stato ordinato sacerdote al Cairo.
    Nel 1973 si è iscritto all’Università St. Joseph dei Padri Gesuiti, a Beirut, dove nel 1975 ha conseguito la Licenza in Teologia Dogmatica.
    Dal 1975 al 1989 ha esercitato il suo apostolato presso le parrocchie di Assiut, El-Tawirat; e a Nag-Hammadi; si è occupato della pastorale giovanile ed è stato direttore scolastico.
    Dal 1989 al 1998 è stato Superiore provinciale, con residenza al Daher (Il Cairo).
    Dal 1998 è Parroco a Boulacco (Il Cairo). Ricopre anche funzione di Segretario dell’Assemblea dei Gerarchi Cattolici in Egitto.
    Parla l’arabo e l’italiano, conosce il latino e comprende il francese ed anche l’inglese.



    NOMINA DEL SOTTO-SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI (PER LA PASTORALE DELLA SALUTE)

    Il Santo Padre ha nominato Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) il Rev.do Mons. Jean-Marie Musivi Mpendawatu, finora Officiale del medesimo Dicastero.

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    00 02/09/2009 16:19
    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DI CERIMONIERE PONTIFICIO

    Il Reverendo Sac. Jean-Pierre Kwambamba Masi è stato nominato Cerimoniere Pontificio.

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    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
    Nel discorso in lingua italiana, il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, si è soffermato oggi su Sant’Oddone, Abate di Cluny.
    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
    Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    Dopo una lunga pausa, vorrei riprendere la presentazione dei grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del tempo medioevale, perché, come in uno specchio, nelle loro vite e nei loro scritti vediamo che cosa vuol dire essere cristiani. Oggi vi propongo la figura luminosa di sant’Oddone, abate di Cluny: essa si colloca in quel medioevo monastico che vide il sorprendente diffondersi in Europa della vita e della spiritualità ispirate alla Regola di san Benedetto. Vi fu in quei secoli un prodigioso sorgere e moltiplicarsi di chiostri che, ramificandosi nel continente, vi diffusero largamente lo spirito e la sensibilità cristiana. Sant’Oddone ci riconduce, in particolare, ad un monastero, Cluny, che nel medioevo fu tra i più illustri e celebrati ed ancora oggi rivela attraverso le sue maestose rovine i segni di un passato glorioso per l’intensa dedizione all’ascesi, allo studio e, in special modo, al culto divino, avvolto di decoro e di bellezza.

    Di Cluny Oddone fu il secondo abate. Era nato verso l’880, ai confini tra il Maine e la Touraine, in Francia. Dal padre fu consacrato al santo Vescovo Martino di Tours, alla cui ombra benefica e nella cui memoria Oddone passò poi l’intera vita, concludendola alla fine vicino alla sua tomba. La scelta della consacrazione religiosa fu in lui preceduta dall’esperienza di uno speciale momento di grazia, di cui parlò egli stesso ad un altro monaco, Giovanni l’Italiano, che fu poi suo biografo. Oddone era ancora adolescente, sui sedici anni, quando, durante una veglia natalizia, si sentì salire spontaneamente alle labbra questa preghiera alla Vergine: "Mia Signora, Madre di misericordia, che in questa notte hai dato alla luce il Salvatore, prega per me. Il tuo parto glorioso e singolare sia, o Piissima, il mio rifugio" (Vita sancti Odonis, I,9: PL 133,747). L’appellativo "Madre di misericordia", con cui il giovane Oddone invocò allora la Vergine, sarà quello col quale egli amerà poi sempre rivolgersi a Maria, chiamandola anche «unica speranza del mondo, … grazie alla quale ci sono state aperte le porte del paradiso» (In veneratione S. Mariae Magdalenae: PL 133,721). Gli avvenne in quel tempo di imbattersi nella Regola di san Benedetto e di iniziarne alcune osservanze, «portando, non ancora monaco, il giogo leggero dei monaci» (ibid., I,14: PL 133,50). In un suo sermone Oddone celebrerà Benedetto come "lucerna che brilla nel tenebroso stadio di questa vita" (De sancto Benedicto abbate: PL 133,725), e lo qualificherà "maestro di disciplina spirituale" (ibid.: PL 133,727). Con affetto rileverà che la pietà cristiana "con più viva dolcezza fa memoria" di lui, nella consapevolezza che Dio lo ha innalzato "tra i sommi ed eletti Padri della santa Chiesa" (ibid.: PL 133,722).

    Affascinato dall’ideale benedettino, Oddone lasciò Tours ed entrò come monaco nell’abbazia benedettina di Baume, per poi passare in quella di Cluny, di cui nel 927 divenne abate. Da quel centro di vita spirituale poté esercitare un vasto influsso sui monasteri del continente. Della sua guida e della sua riforma si giovarono anche in Italia diversi cenobi, tra i quali quello di San Paolo fuori le Mura. Oddone visitò più d’una volta Roma, raggiungendo anche Subiaco, Montecassino e Salerno. Fu proprio a Roma che, nell’estate del 942, cadde malato. Sentendosi prossimo alla fine, con ogni sforzo volle tornare presso il suo san Martino a Tours, ove morì nell’ottavario del Santo, il 18 novembre 942. Il biografo, nel sottolineare in Oddone la "virtù della pazienza", offre un lungo elenco di altre sue virtù, quali il disprezzo del mondo, lo zelo per le anime, l’impegno per la pace delle Chiese. Grandi aspirazioni dell’abate Oddone erano la concordia tra i re e i principi, l’osservanza dei comandamenti, l’attenzione ai poveri, l’emendamento dei giovani, il rispetto per i vecchi (cfr Vita sancti Odonis, I,17: PL 133,49). Amava la celletta dove risiedeva, «sottratto agli occhi di tutti, sollecito di piacere solo a Dio» (ibid., I,14: PL 133,49). Non mancava, però, di esercitare pure, come "fonte sovrabbondante", il ministero della parola e dell’esempio, "piangendo come immensamente misero questo mondo" (ibid., I,17: PL 133,51). In un solo monaco, commenta il suo biografo, si trovavano raccolte le diverse virtù esistenti in stato sparso negli altri monasteri: "Gesù nella sua bontà, attingendo ai vari giardini dei monaci, formava in un piccolo luogo un paradiso, per irrigare dalla sua fonte i cuori dei fedeli" (ibid., I,14: PL 133,49).

    In un passo di un sermone in onore di Maria di Magdala l’abate di Cluny ci rivela come egli concepiva la vita monastica: "Maria che, seduta ai piedi del Signore, con spirito attento ascoltava la sua parola, è il simbolo della dolcezza della vita contemplativa, il cui sapore, quanto più è gustato, tanto maggiormente induce l’animo a distaccarsi dalle cose visibili e dai tumulti delle preoccupazioni del mondo" (In ven. S. Mariae Magd., PL 133,717). E’ una concezione che Oddone conferma e sviluppa negli altri suoi scritti, dai quali traspaiono l’amore all’interiorità, una visione del mondo come di realtà fragile e precaria da cui sradicarsi, una costante inclinazione al distacco dalle cose avvertite come fonti di inquietudine, un’acuta sensibilità per la presenza del male nelle varie categorie di uomini, un’intima aspirazione escatologica. Questa visione del mondo può apparire abbastanza lontana dalla nostra, tuttavia quella di Oddone è una concezione che, vedendo la fragilità del mondo, valorizza la vita interiore aperta all’altro, all’amore del prossimo, e proprio così trasforma l’esistenza e apre il mondo alla luce di Dio.

    Merita particolare menzione la "devozione" al Corpo e al Sangue di Cristo che Oddone, di fronte a una estesa trascuratezza da lui vivacemente deplorata, coltivò sempre con convinzione. Era infatti fermamente convinto della presenza reale, sotto le specie eucaristiche, del Corpo e del Sangue del Signore, in virtù della conversione "sostanziale" del pane e del vino. Scriveva: "Dio, il Creatore di tutto, ha preso il pane, dicendo che era il suo Corpo e che lo avrebbe offerto per il mondo e ha distribuito il vino, chiamandolo suo Sangue"; ora, "è legge di natura che avvenga il mutamento secondo il comando del Creatore", ed ecco, pertanto, che "subito la natura muta la sua condizione solita: senza indugio il pane diventa carne, e il vino diventa sangue"; all’ordine del Signore "la sostanza si muta" (Odonis Abb. Cluniac. occupatio, ed. A. Swoboda, Lipsia 1900, p.121). Purtroppo, annota il nostro abate, questo "sacrosanto mistero del Corpo del Signore, nel quale consiste tutta la salvezza del mondo" (Collationes, XXVIII: PL 133,572), è negligentemente celebrato. "I sacerdoti, egli avverte, che accedono all’altare indegnamente, macchiano il pane, cioè il Corpo di Cristo" (ibid., PL 133,572-573). Solo chi è unito spiritualmente a Cristo può partecipare degnamente al suo Corpo eucaristico: in caso contrario, mangiare la sua carne e bere il suo sangue non sarebbe di giovamento, ma di condanna (cfr ibid., XXX, PL 133,575). Tutto questo ci invita a credere con nuova forza e profondità la verità della presenza del Signore. La presenza del Creatore tra noi, che si consegna nelle nostre mani e ci trasforma come trasforma il pane e il vino, trasforma così il mondo.

    Sant’Oddone è stato una vera guida spirituale sia per i monaci che per i fedeli del suo tempo. Di fronte alla "vastità dei vizi" diffusi nella società, il rimedio che egli proponeva con decisione era quello di un radicale cambiamento di vita, fondato sull’umiltà, l’austerità, il distacco dalle cose effimere e l’adesione a quelle eterne (cfr Collationes, XXX, PL 133, 613). Nonostante il realismo della sua diagnosi circa la situazione del suo tempo, Oddone non indulge al pessimismo: "Non diciamo questo – egli precisa – per precipitare nella disperazione quelli che vorranno convertirsi. La misericordia divina è sempre disponibile; essa aspetta l’ora della nostra conversione" (ibid.: PL 133, 563). Ed esclama: "O ineffabili viscere della pietà divina! Dio persegue le colpe e tuttavia protegge i peccatori" (ibid.: PL 133,592). Sostenuto da questa convinzione, l’abate di Cluny amava sostare nella contemplazione della misericordia di Cristo, il Salvatore che egli qualificava suggestivamente come "amante degli uomini": "amator hominum Christus" (ibid., LIII: PL 133,637). Gesù ha preso su di sé i flagelli che sarebbero spettati a noi – osserva - per salvare così la creatura che è opera sua e che ama (cfr ibid.: PL 133, 638).

    Appare qui un tratto del santo abate a prima vista quasi nascosto sotto il rigore della sua austerità di riformatore: la profonda bontà del suo animo. Era austero, ma soprattutto era buono, un uomo di una grande bontà, una bontà che proviene dal contatto con la bontà divina. Oddone, così ci dicono i suoi coetanei, effondeva intorno a sé la gioia di cui era ricolmo. Il suo biografo attesta di non aver sentito mai uscire da bocca d’uomo "tanta dolcezza di parola" (ibid., I,17: PL 133,31). Era solito, ricorda il biografo, invitare al canto i fanciulli che incontrava lungo la strada per poi far loro qualche piccolo dono, e aggiunge: "Le sue parole erano ricolme di esultanza…, la sua ilarità infondeva nel nostro cuore un’intima gioia" (ibid., II, 5: PL 133,63). In questo modo il vigoroso ed insieme amabile abate medioevale, appassionato di riforma, con azione incisiva alimentava nei monaci, come anche nei fedeli laici del suo tempo, il proposito di progredire con passo solerte sulla via della perfezione cristiana.

    Vogliamo sperare che la sua bontà, la gioia che proviene dalla fede, unite all’austerità e all’opposizione ai vizi del mondo, tocchino anche il nostro cuore, affinché anche noi possiamo trovare la fonte della gioia che scaturisce dalla bontà di Dio.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    Saint Odon, né vers l’an 880, se trouve au cœur de la prodigieuse floraison de monastères qui, s’inspirant de la Règle de Saint Benoît, ont donné à l’Europe un esprit et une sensibilité chrétiennes profondes. Il fut le 2e Abbé de Cluny, une abbaye qui eut un rayonnement extraordinaire durant le Moyen-Age par la ferveur avec laquelle les moines se livraient à l’ascèse comme à l’étude et surtout au culte divin plein de beauté.

    Par la Vierge Marie, « Mère de Miséricorde », Odon, encore adolescent, fut introduit dans un nouvel espace intérieur qui, peu après, s’illuminera avec la Règle de Saint Benoît qu’il découvre et aime au point de quitter sa Touraine natale. Abbé de Cluny, il exerça une forte influence sur les monastères d’Europe dont certains suivirent sa réforme. L’idéal monastique se trouvait, pour lui, dans l’expérience de Marie de Magdala, assise aux pieds du Maître pour l’écouter et se détacher du tumulte des soucis du monde. Son amour de la Parole du Seigneur illuminait sa foi et sa dévotion au Corps et au Sang du Christ. Sainteté du mystère du Corps du Seigneur qui invite à une conversion radicale toujours possible par la puissance de la miséricorde divine. De sa contemplation du Christ miséricordieux, jaillissait en lui une joie et une bonté qui entraînaient sur la voie de la perfection chrétienne non seulement ses frères moines mais aussi les fidèles laïcs de son temps.

    J’accueille avec joie les pèlerins francophones. Je salue particulièrement les séminaristes de Brugge, en Belgique, et leurs accompagnateurs ainsi que les nombreux pèlerins du diocèse de Kaolack, au Sénégal, avec leur Evêque Mgr Ndiaye. Puissiez-vous tous suivre généreusement le Christ chaque jour. Que Dieu vous bénisse !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    Our catechesis today deals with another great monastic figure of the Middle Ages, Saint Odo of Cluny. Attracted by the Benedictine ideal, Odo became a monk, and later the second abbot, of Cluny. At the beginning of the ninth century, Cluny was the center of an influential movement of Church reform, and Odo, by his example and teaching did much to further this spiritual renewal throughout Europe. His writings reveal how deeply he was influenced by the monastic virtues of contemplation, detachment from this world and longing for the world to come. Odo was particularly devoted to the Eucharist, emphasizing the real and substantial presence of Christ under the species of bread and wine. This conviction of faith led him to work for the reform of the clergy and to stress the need for a worthy reception of the Sacrament. An authentic spiritual guide for his troubled times, Odo blended the personal austerity of a great reformer with a constant and joyful contemplation of Christ’s infinite mercy.

    I offer a warm welcome to the English-speaking visitors present at today’s Audience, including those from England, Scotland, Ireland, Nigeria and the United States. My particular greeting goes to the Servants of the Holy Spirit, as well as the young people from The Holy Study House of Prayer. Upon all of you I invoke God’s blessings of joy and peace!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Der heilige Abt Odo von Cluny, über den ich heute sprechen möchte, zählt zu den großen Mönchsgestalten des Mittelalters. Um 880 geboren, verbrachte der junge Odo einige Jahre in Tours am Grab des heiligen Martin, unter dessen Schutz ihn sein Vater gestellt hatte. Angezogen vom benediktinischen Mönchsideal, trat Odo als Dreißigjähriger in die Abtei Baume ein. Im Jahre 927 wurde er der zweite Abt der Gründung in Cluny, die zu einem Zentrum des geistlichen Lebens werden sollte. Als dessen Leiter übte Odo großen Einfluß auf viele Benediktinerklöster in Europa aus, die sich seiner Reform anschlossen. Mehrere Male besuchte Odo Rom und die umliegenden Klöster. Hier erkrankte er auch und starb schließlich am 18. November 942 in Tours, der Stadt seines Schutzheiligen Martin. Odo war eine geistliche Führungsgestalt nicht nur für die Mönche, sondern auch für die Gläubigen seiner Zeit. Ein Anliegen war ihm unter anderem die würdige Feier der Eucharistie, in der das Heil der Welt geschenkt wird und Christus wirklich mit Leib und Blut gegenwärtig ist. Odo rief die Menschen zu einem Leben in Demut, in der Freiheit von den weltlichen Dingen und in der Liebe zu den ewigen Gütern auf. Dabei vertraute er auf die göttliche Barmherzigkeit, die auf unsere Umkehr wartet. So bezeichnete er Christus als „amator hominum", der die Menschen liebt und für sie ihre Lasten trägt, und nannte Maria vertrauensvoll „mater misericordiae", Mutter der Barmherzigkeit.

    Gerne grüße ich die Pilger und Besucher aus Deutschland, Österreich und Luxemburg. Einen besonderen Gruß richte ich an die Teilnehmer am Fackellauf der Schönstatt-Mannes-Jugend. Das Beispiel des heiligen Abtes und Reformers Odo sporne uns an, uns ganz auf Gott auszurichten und auf dem Weg des christlichen Lebens froh voranzuschreiten. Der Herr behüte euch alle.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    San Odón, nacido a finales del siglo nueve, fue el segundo abad de la famosa Abadía de Cluny. Desde allí ejerció un gran influjo en los monasterios de Europa, difundiendo la vida y la espiritualidad inspiradas en la Regla de San Benito. Entre sus virtudes destacan la paciencia, el desapego por las cosas terrenales, el celo por las almas, su empeño por la paz y la concordia, aspirando al cumplimiento de los mandamientos, la atención a los pobres, la corrección de los jóvenes y el respeto por los ancianos. Firmemente convencido de la presencia real de Cristo en la Eucaristía, tenía gran devoción por el Cuerpo y la Sangre del Señor, exhortando a una celebración cuidada del Sacramento. Sólo quien está unido espiritualmente a Cristo puede recibir dignamente su Cuerpo eucarístico. San Odón fue un verdadero guía también para los fieles de su tiempo. Proponía un cambio radical de vida, fundado en la humildad, la austeridad y el desprendimiento de las cosas efímeras para anhelar las eternas. Amaba contemplar la misericordia de Cristo, al que calificaba como "amante de los hombres", que ha muerto por nosotros. Bajo su austeridad de reformador, destacaba su profunda bondad, difundiendo en su entorno la alegría que lo inundaba.

    Saludo cordialmente a los fieles de lengua española. En particular, a las hijas de María Auxiliadora, a las Siervas de María Ministras de los enfermos y a las Hermanas de la Caridad Dominicas de la presentación. Así como a los grupos provenientes de Viña del Mar, Chile; de Venezuela; de Terrassa, España; y del Movimiento de Schoenstatt en Argentina. Aliento a todos a aprovechar la visita a Roma para profundizar en la fe y en el gozo de pertenecer a la Iglesia. Muchas gracias.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua portoghese

    Saúdo com amizade e gratidão todos os peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente os grupos do Brasil. Viestes a Roma para fortalecer os vínculos de fé, esperança e amor que unem a todos os batizados na Igreja, que Jesus quis fundar sobre Pedro. Que as vossas vidas, iluminadas pela fé e perseverantes na esperança, possam sempre testemunhar o amor de Deus. Que as Suas bênçãos desçam abundantes sobre vós e vossas famílias.


    ○ Saluto in lingua polacca

    Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich. Wczoraj minęła siedemdziesiąta rocznica wybuchu II wojny światowej. W pamięci narodów pozostaje wspomnienie tragedii ludzkich losów i bezsens wojny. Prośmy Boga, by serca ludzi przenikał duch przebaczenia, pokoju i pojednania. Europie i światu potrzebna jest dzisiaj wspólnota ducha. Budujmy ją na Chrystusie i Jego Ewangelii, na fundamencie miłości i prawdy. Wam tu obecnym i wszystkim, którzy tworzą klimat pokoju, z serca błogosławię.

    [Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Ieri abbiamo ricordato il 70° anniversario dell’inizio della II guerra mondiale. Nella memoria dei popoli rimangono le umane tragedie e l’assurdità della guerra. Chiediamo a Dio che lo spirito del perdono, della pace e della riconciliazione pervada i cuori degli uomini. L’Europa e il mondo di oggi hanno bisogno di uno spirito di comunione. Costruiamola su Cristo e sul suo Vangelo, sul fondamento della carità e della verità. A voi qui presenti e a tutti coloro che contribuiscono a creare il clima della pace, imparto di cuore la mia benedizione.]


    ○ Saluto in lingua ungherese

    Most a magyar zarándokokat köszöntöm, Isten hozott Benneteket! Ez a római út erősítsen meg hitetekben. Szívesen adom rátok apostoli áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

    [Saluto cordialmente i fedeli di lingua ungherese. Questo pellegrinaggio a Roma vi conforti nella fede. Di cuore imparto a voi la Benedizione Apostolica! Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua slovacca

    Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z Bratislavy a Nitry. Bratia a sestry, milí mladí, v týchto dňoch sa začína nový školský rok. Vyprosujme si od Ducha Svätého jeho vzácne dary, predovšetkým pravú múdrosť. S týmto želaním vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Cordialmente saluto i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente quelli da Bratislava e Nitra. Fratelli e sorelle, cari giovani, in questi giorni inizia il nuovo anno scolastico. Imploriamo dallo Spirito Santo i suoi preziosi doni, specialmente la vera sapienza. Con questo desiderio vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua croata

    Srdačnu dobrodošlicu upućujem dragim hrvatskim hodočasnicima, a posebno vjernicima iz župe Svetoga Florijana iz Pribislavca, hodočasnicima iz Rijeke i Poreča te nastavnicima i učenicima Nadbiskupijske klasične gimnazije iz Zagreba kao i Franjevačke gimnazije iz Sinja. Baština i apostolski primjer svetih Petra i Pavla neka budu temelj i poticaj vašega kršćanskog svjedočenja i življenja. Hvaljen Isus i Marija!

    [Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini croati, particolarmente ai fedeli della parrocchia di San Florian di Pribislavac, ai pellegrini di Rijeka e di Porec ed ai professori e studenti di Liceo Classico Arcivescovile di Zagreb come pure di Liceo Classico Francescano di Sinj. L’eredità e l’esempio apostolico dei santi Pietro e Paolo siano il fondamento e lo stimolo della vostra vita e testimonianza cristiana. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i partecipanti al Simposio Intercristiano promosso dalla Pontificia Università Antonianum e dall’Università Aristoteles di Tessalonica ed auspico che la riflessione comune tra cattolici e ortodossi sulla figura di Sant’Agostino possa rafforzare il cammino verso la piena comunione. Saluto i fedeli dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, qui convenuti così numerosi con il loro Pastore Mons. Gerardo Pierro, in occasione del decimo anniversario di inaugurazione del Seminario "Giovanni Paolo II". Saluto i fedeli di Nuoro, accompagnati dal loro Vescovo Mons. Pietro Meloni, come pure i fedeli della parrocchia San Vito Martire di Gioia del Colle. Su tutti voi invoco la continua assistenza del Signore, perché possiate rendere ovunque una convinta e generosa testimonianza cristiana.

    Rivolgo infine un affettuoso saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Invito voi, giovani, ad accogliere e vivere la Parola del Signore con il coraggio e la fantasia che contraddistinguono la vostra età. Incoraggio voi, cari malati, a conservare nel cuore gli insegnamenti evangelici per trarne forza, serenità e sostegno nella prova della sofferenza. Auguro a voi, sposi novelli, di intraprendere con generosa fedeltà l'itinerario suggerito dal Figlio di Dio, affinché la vostra nuova famiglia sia edificata sulla salda roccia della sua Parola.


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    00 03/09/2009 16:27
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Ovest 1-2), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Vitório Pavanello, S.D.B., Arcivescovo di Campo Grande
    con l'Ausiliare:
    S.E. Mons. Eduardo Pinheiro da Silva, S.D.B., Vescovo tit. di Gisipa,
    S.E. Mons. Segismundo Martínez Álvarez, S.D.B., Vescovo di Corumbá,
    S.E. Mons. Antonino Migliore, Vescovo di Coxim,
    S.E. Mons. Redovino Rizzardo, C.S., Vescovo di Dourados,
    S.E. Mons. Jorge Alves Bezerra, S.S.S., Vescovo di Jardim.

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    00 03/09/2009 16:28
    PROIEZIONE DEL FILM "SANT’AGOSTINO"

    Alle 17.30 di ieri, mercoledì 2 settembre, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha assistito alla proiezione di una sintesi del film "Sant'Agostino", dedicato alla vita del Vescovo di Ippona. Il film, una coproduzione Italia, Germania e Polonia, è stato realizzato da Lux Vide/Rai Fiction, Bayerischer Rundfunk/Tellux Film, Eos Entertainment Rai Trade e Grupa Filmova Baltmedia e diretto dal regista Christian Duguay.
    Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa ha pronunciato al termine della proiezione:


    PAROLE DEL SANTO PADRE

    Cari amici,

    alla fine di questo grande viaggio spirituale, che si è realizzato nel film che abbiamo visto, sento il dovere di dire grazie a tutti coloro che ci hanno offerto questa visione. Grazie alla Televisione Bavarese per l'impegno profuso — ed è una grande gioia che un'osservazione piuttosto casuale fatta tre anni fa, sia stata l'inizio di un cammino che ha portato a questa grandiosa rappresentazione della vita di sant'Agostino. Grazie a Lux Vide e grazie alla Rai per questa realizzazione.

    In realtà, mi sembra che il film sia un viaggio spirituale in un continente spirituale molto distante da noi e tuttavia molto vicino a noi, perché il dramma umano è sempre lo stesso. Abbiamo visto come, in un contesto per noi molto lontano, si rappresenta tutta la realtà della vita umana, con tutti i problemi, le tristezze, gli insuccessi, come pure il fatto che, alla fine, la Verità è più forte di qualunque ostacolo e trova l'uomo. Questa è la grande speranza che rimane alla fine: noi non possiamo trovare da soli la Verità, ma la Verità, che è Persona, ci trova. Esternamente la vita di sant'Agostino sembra finire in modo tragico: il mondo per il quale e nel quale è vissuto finisce, viene distrutto. Ma come è stato qui affermato, il suo messaggio è rimasto e, anche nei cambiamenti del mondo, esso perdura, perché viene dalla Verità e guida alla Carità, che è la nostra comune destinazione.

    Grazie a tutti. Speriamo che molti, vedendo questo dramma umano, possano essere trovati dalla Verità e trovare la Carità.

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    00 03/09/2009 16:29
    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI IN OCCASIONE DELL’XI SIMPOSIO INTERCRISTIANO

    Dal 3 al 5 settembre corrente si svolge a Roma l’XI Simposio intercristiano, promosso dall’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum e dalla Facoltà Teologica Ortodossa dell’Università Aristoteles di Tessalonica.
    Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, l’Em.mo Card. Walter Kasper, in occasione dell’apertura del Simposio:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Al venerato Fratello
    Cardinale WALTER KASPER
    Presidente del Pontificio Consiglio
    per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

    Attraverso di Lei, venerato Fratello, in qualità di Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ho il piacere e la gioia di inviare un caloroso e beneaugurante saluto agli organizzatori e ai partecipanti dell’XI Simposio intercristiano, promosso dall’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum e dalla Facoltà Teologica Ortodossa dell’Università Aristoteles di Tessalonica, in programma a Roma dal 3 al 5 settembre p.v.

    Mi rallegro anzitutto per tale iniziativa di fraterno incontro e confronto sugli aspetti comuni della spiritualità, che è linfa benefica per un più ampio rapporto fra cattolici e ortodossi. In effetti, questi Simposi, iniziati nel 1992, affrontano tematiche importanti e costruttive per la reciproca comprensione ed unità di intenti. Il fatto che ci si incontri alternativamente in un territorio a maggioranza cattolica od ortodossa permette poi un contatto reale con la vita concreta, storica, culturale e religiosa delle nostre Chiese.

    In particolare, quest’anno avete voluto organizzare il Simposio a Roma, città che offre a tutti i cristiani testimonianze indelebili di storia, archeologia, iconografia, agiografia e spiritualità. Forte stimolo ad avanzare verso la piena comunione è soprattutto la memoria degli Apostoli Pietro e Paolo, Protòthroni, e di tanti martiri, testimoni antichissimi della fede. Di essi scrive san Clemente Romano che "soffrendo…molti oltraggi e tormenti, divennero un esempio bellissimo fra noi" (cfr. Lettera ai Corinti, VI,1).

    Il tema scelto per il prossimo incontro: "Sant’Agostino nella tradizione occidentale e orientale" - argomento che si intende sviluppare in collaborazione con l’Istituto Patristico Augustinanum - risulta quanto mai interessante per approfondire la teologia e la spiritualità cristiana in occidente e in oriente, e il loro sviluppo. Il Santo di Ippona, un grande Padre della Chiesa Latina, riveste in effetti una fondamentale importanza per la teologia e per la stessa cultura dell’occidente, mentre la ricezione del suo pensiero nella teologia ortodossa si è rivelata piuttosto problematica. Conoscere pertanto con oggettività storica e cordialità fraterna le ricchezze dottrinali e spirituali che formano il patrimonio dell’oriente e dell’occidente cristiano, diventa indispensabile non solo per valorizzarle, ma anche per promuovere un migliore reciproco apprezzamento fra tutti i cristiani.

    Esprimo pertanto il cordiale auspicio che il vostro Simposio sia fruttuoso, quanto mai proficuo per scoprire convergenze dottrinali e spirituali utili a costruire insieme la Città di Dio, dove i suoi figli possano vivere nella pace e nella carità fraterna, fondate sulla verità della fede comune. Assicuro a tal fine la mia preghiera, chiedendo al Signore di benedire gli organizzatori e le istituzioni che essi rappresentano, i relatori cattolici ed ortodossi e tutti i partecipanti.

    La Grazia e la pace del Signore siano nei vostri cuori e nelle vostre menti!

    Da Castel Gandolfo, 28 Agosto 2009

    BENEDICUTS PP. XVI

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    00 04/09/2009 16:31
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Ovest 1-2), in Visita "ad Limina Apostolorum":
    S.E. Mons. José Moreira Bastos Neto, Vescovo di Três Lagoas,
    S.E. Mons. Mílton Antônio dos Santos, S.D.B., Arcivescovo di Cuiabá,
    S.E. Mons. Protógenes José Luft, S.C., Vescovo di Barra do Garças,
    S.E. Mons. Canísio Klaus, Vescovo di Diamantino,
    S.E. Mons. Derek John Christopher Byrne, S.P.S., Vescovo di Guiratinga.

    Il Papa riceve oggi in Udienza:
    S.E. il Signor Valentin Vassilev Bozhilov, Ambasciatore di Bulgaria, con la Consorte, in visita di congedo.

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    00 05/09/2009 16:08
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Ovest 1-2), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Neri José Tondello, Vescovo di Juína,

    S.E. Mons. Antônio Emídio Vilar, S.D.B.,Vescovo di São Luis de Cáceres,

    S.E. Mons. Gentil Delázari, Vescovo di Sinop,

    S.E. Mons. Vital Chitolina, S.C.I., Prelato di Paranatinga.

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    00 05/09/2009 16:08
    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2009

    Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 83a Giornata Missionaria Mondiale, che quest’anno si celebra domenica 18 ottobre sul tema:"Le nazioni cammineranno alla sua luce" (Ap 21, 24):

    In questa domenica, dedicata alle missioni, mi rivolgo innanzitutto a voi, Fratelli nel ministero episcopale e sacerdotale, e poi anche a voi, fratelli e sorelle dell'intero Popolo di Dio, per esortare ciascuno a ravvivare in sé la consapevolezza del mandato missionario di Cristo di fare "discepoli tutti i popoli" (Mt 28,19), sulle orme di san Paolo, l'Apostolo delle Genti.

    "Le nazioni cammineranno alla sua luce" (Ap 21,24). Scopo della missione della Chiesa infatti è di illuminare con la luce del Vangelo tutti i popoli nel loro cammino storico verso Dio, perché in Lui abbiano la loro piena realizzazione ed il loro compimento. Dobbiamo sentire 1’ansia e la passione di illuminare tutti i popoli, con la luce di Cristo, che risplende sul volto della Chiesa, perché tutti si raccolgano nell’unica famiglia umana, sotto la paternità amorevole di Dio.

    È in questa prospettiva che i discepoli di Cristo sparsi in tutto il mondo operano, si affaticano, gemono sotto il peso delle sofferenze e donano la vita. Riaffermo con forza quanto più volte è stato detto dai miei venerati Predecessori: la Chiesa non agisce per estendere il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo. Noi non chiediamo altro che di metterci al servizio dell’umanità, specialmente di quella più sofferente ed emarginata, perché crediamo che "l’impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo... è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l’umanità" (Evangelii nuntiandi, 1), che "conosce stupende conquiste, ma sembra avere smarrito il senso delle realtà ultime e della stessa esistenza" (Redemptoris missio, 2).

    1. Tutti i Popoli chiamati alla salvezza

    L’umanità intera, in verità, ha la vocazione radicale di ritornare alla sua sorgente, che è Dio, nel Quale solo troverà il suo compimento finale mediante la restaurazione di tutte le cose in Cristo. La dispersione, la molteplicità, il conflitto, l’inimicizia saranno rappacificate e riconciliate mediante il sangue della Croce, e ricondotte all’unità.

    L’inizio nuovo è già cominciato con la risurrezione e l’esaltazione di Cristo, che attrae tutte le cose a sé, le rinnova, le rende partecipi dell’eterna gioia di Dio. Il futuro della nuova creazione brilla già nel nostro mondo ed accende, anche se tra contraddizioni e sofferenze, la speranza di vita nuova. La missione della Chiesa è quella di "contagiare" di speranza tutti i popoli. Per questo Cristo chiama, giustifica, santifica e invia i suoi discepoli ad annunciare il Regno di Dio, perché tutte le nazioni diventino Popolo di Dio. È solo in tale missione che si comprende ed autentica il vero cammino storico dell’umanità. La missione universale deve divenire una costante fondamentale della vita della Chiesa. Annunciare il Vangelo deve essere per noi, come già per l’apostolo Paolo, impegno impreteribile e primario.

    2. Chiesa pellegrina

    La Chiesa universale, senza confini e senza frontiere, si sente responsabile dell'annuncio del Vangelo di fronte a popoli interi (cfr Evangelii nuntiandi, 53). Essa, germe di speranza per vocazione, deve continuare il servizio di Cristo al mondo. La sua missione e il suo servizio non sono a misura dei bisogni materiali o anche spirituali che si esauriscono nel quadro dell’esistenza temporale, ma di una salvezza trascendente, che si attua nel Regno di Dio (cfr Evangelii nuntiandi, 27). Questo Regno, pur essendo nella sua completezza escatologico e non di questo mondo (cfr Gv 18,36), è anche in questo mondo e nella sua storia forza di giustizia, di pace, di vera libertà e di rispetto della dignità di ogni uomo. La Chiesa mira a trasformare il mondo con la proclamazione del Vangelo dell'amore, "che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire e... in questo modo di far entrare la luce di Dio nel mondo" (Deus caritas est, 39). È a questa missione e servizio che, anche con questo Messaggio, chiamo a partecipare tutti i membri e le istituzioni della Chiesa.

    3. Missio ad gentes

    La missione della Chiesa, perciò, è quella di chiamare tutti i popoli alla salvezza operata da Dio tramite il Figlio suo incarnato. È necessario pertanto rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo, che è fermento di libertà e di progresso, di fraternità, di unità e di pace (cfr Ad gentes, 8). Voglio "nuovamente confermare che il mandato d’evangelizzare tutti gli uomini costituisce la missione essenziale della Chiesa" (Evangelii nuntiandi, 14), compito e missione che i vasti e profondi mutamenti della società attuale rendono ancor più urgenti. È in questione la salvezza eterna delle persone, il fine e compimento stesso della storia umana e dell’universo. Animati e ispirati dall’Apostolo delle genti, dobbiamo essere coscienti che Dio ha un popolo numeroso in tutte le città percorse anche dagli apostoli di oggi (cfr At 18,10). Infatti "la promessa è per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro" (At 2,39).

    La Chiesa intera deve impegnarsi nella missio ad gentes, fino a che la sovranità salvifica di Cristo non sia pienamente realizzata: "Al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a Lui sottomessa" (Eb 2,8).

    4. Chiamati ad evangelizzare anche mediante il martirio

    In questa Giornata dedicata alle missioni, ricordo nella preghiera coloro che della loro vita hanno fatto un’esclusiva consacrazione al lavoro di evangelizzazione. Una menzione particolare è per quelle Chiese locali, e per quei missionari e missionarie che si trovano a testimoniare e diffondere il Regno di Dio in situazioni di persecuzione, con forme di oppressione che vanno dalla discriminazione sociale fino al carcere, alla tortura e alla morte. Non sono pochi quelli che attualmente sono messi a morte a causa del suo "Nome". È ancora di tremenda attualità quanto scriveva il mio venerato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II: "La memoria giubilare ci ha aperto uno scenario sorprendente, mostrandoci il nostro tempo particolarmente ricco di testimoni che, in un modo o nell’altro, hanno saputo vivere il Vangelo in situazioni di ostilità e persecuzione, spesso fino a dare la prova suprema del sangue" (Novo millennio ineunte, 41).

    La partecipazione alla missione di Cristo, infatti, contrassegna anche il vivere degli annunciatori del Vangelo, cui è riservato lo stesso destino del loro Maestro. "Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Gv 15,20). La Chiesa si pone sulla stessa via e subisce la stessa sorte di Cristo, perché non agisce in base ad una logica umana o contando sulle ragioni della forza, ma seguendo la via della Croce e facendosi, in obbedienza filiale al Padre, testimone e compagna di viaggio di questa umanità.

    Alle Chiese antiche come a quelle di recente fondazione ricordo che sono poste dal Signore come sale della terra e luce del mondo, chiamate a diffondere Cristo, Luce delle genti, fino agli estremi confini della terra. La missio ad gentes deve costituire la priorità dei loro piani pastorali.

    Alle Pontificie Opere Missionarie va il mio ringraziamento e incoraggiamento per l’indispensabile lavoro che assicurano di animazione, formazione missionaria e aiuto economico alle giovani Chiese. Attraverso queste Istituzioni pontificie si realizza in maniera mirabile la comunione tra le Chiese, con lo scambio di doni, nella sollecitudine vicendevole e nella comune progettualità missionaria.

    5. Conclusione

    La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità delle nostre Chiese (cfr Redemptoris missio, 2). È necessario, tuttavia, riaffermare che l’evangelizzazione è opera dello Spirito e che prima ancora di essere azione è testimonianza e irradiazione della luce di Cristo (cfr Redemptoris missio, 26) da parte della Chiesa locale, la quale invia i suoi missionari e missionarie per spingersi oltre le sue frontiere. Chiedo perciò a tutti i cattolici di pregare lo Spirito Santo perché accresca nella Chiesa la passione per la missione di diffondere il Regno di Dio e di sostenere i missionari, le missionarie e le comunità cristiane impegnate in prima linea in questa missione, talvolta in ambienti ostili di persecuzione.

    Invito, allo stesso tempo, tutti a dare un segno credibile di comunione tra le Chiese, con un aiuto economico, specialmente nella fase di crisi che sta attraversando l’umanità, per mettere le giovani Chiese locali in condizione di illuminare le genti con il Vangelo della carità.

    Ci guidi nella nostra azione missionaria la Vergine Maria, stella della Nuova Evangelizzazione, che ha dato al mondo il Cristo, posto come luce delle genti, perché porti la salvezza "sino all'estremità della terra" (At 13,47).

    A tutti la mia Benedizione.

    Dal Vaticano, 29 giugno 2009

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 07/09/2009 16:46
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    S.E. Mons. Nikola Eterović, Arcivescovo tit. di Sisak, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi;

    S.E. Mons. Leonardo Ulrich Steiner, Prelato di São Félix (Brasile), in Visita "ad limina Apostolorum";

    Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Ovest 1-2), in Visita "ad limina Apostolorum";

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    VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (OVEST 1-2)

    Alle ore 12.00 di questa mattina, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regioni Ovest 1 e Ovest 2), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Queridos Irmãos no Episcopado,

    Com sentimentos de íntima alegria e amizade, acolho e saúdo a todos e cada um de vós, amados Pastores dos Regionais Oeste 1 e 2 no âmbito da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil. Com o vosso grupo, abre-se a longa peregrinação dos membros desta Conferência Episcopal em visita ad limina Apostolorum, que me dará ocasião de conhecer melhor a realidade das respectivas comunidades diocesanas. Serão jornadas de partilha fraterna para refletirmos juntos sobre as questões que vos preocupam. Um momento profundamente esperado desde aqueles inesquecíveis dias de maio de dois mil e sete, em que durante a minha visita ao vosso país pude experimentar todo o carinho do povo brasileiro pelo Sucessor de Pedro e, de modo especial, quando tive a possibilidade de abraçar com o olhar todo episcopado desta grande nação no encontro na catedral da Sé, em São Paulo.

    Com efeito, só o coração grande de Deus pode conhecer, guardar e reger a multidão de filhos e filhas que Ele mesmo gerou na vastidão imensa do Brasil. Ao longo dos nossos colóquios destes dias, emergiam alguns desafios e problemas que enfrentais, como o Arcebispo de Campo Grande referia ao início deste nosso encontro. Impressionam as distâncias que vós mesmos, juntamente com vossos sacerdotes e demais agentes missionários, tendes de percorrer para servir e animar pastoralmente os respectivos fiéis, muitos deles a braços com problemas próprios duma urbanização relativamente recente onde o Estado nem sempre consegue ser um instrumento de promoção da justiça e do bem comum. Não vos desanimeis! Lembrai-vos que o anúncio do Evangelho e a adesão aos valores cristãos, como afirmei recentemente na Encíclica Caritas in Veritate «é um elemento útil e mesmo indispensável para a construção duma boa sociedade e dum verdadeiro desenvolvimento humano integral» (n. 4). Obrigado, Senhor Dom Vitório, pelas amáveis palavras e devotados sentimentos que me dirigiu em nome de todos e que me apraz retribuir com votos de paz e prosperidade para o povo brasileiro neste significativo dia da sua Festa Nacional.

    Como Sucessor de Pedro e Pastor universal, posso assegurar-vos que o meu coração vive dia a dia as vossas inquietudes e canseiras apostólicas, não cessando de lembrar junto de Deus os desafios que enfrentais no crescimento das vossas comunidades diocesanas. Em nossos dias, e concretamente no Brasil, os trabalhadores na Messe do Senhor continuam a ser poucos para a colheita que é grande (cf. Mt 9, 36-37). Não obstante a carência sentida, é verdadeiramente essencial uma adequada formação daqueles que são chamados a servir o Povo de Deus. Por essa razão, no âmbito do Ano Sacerdotal em curso, permiti que me detenha hoje a refletir convosco, amados Bispos do Oeste brasileiro, sobre a solicitude qualificativa do vosso ministério episcopal que é a geração de novos pastores.

    Embora seja Deus o único capaz de semear no coração humano a chamada para o serviço pastoral do seu povo, todos os membros da Igreja deveriam interrogar-se sobre a urgência íntima e o real empenho com que sentem e vivem esta causa. Um dia, quando alguns dos discípulos temporizavam observando que faltavam «ainda quatro meses» para a colheita, Jesus rebateu: «Pois eu vos digo: Levantai os olhos e vede os campos, como estão dourados, prontos para a colheita» (Jo 4, 35). Deus não vê como o homem! A pressa do bom Deus é ditada pelo seu desejo de que «todos os homens se salvem e cheguem ao conhecimento da verdade» (1 Tm 2,4). Há tantos que parecem querer consumir a vida toda em um minuto, outros que vagueiam no tédio e na inércia, ou abandonam-se a violências de todo gênero. No fundo, não passam de vidas desesperadas à procura da esperança, como o demonstra uma difusa embora às vezes confusa exigência de espiritualidade, uma renovada busca de pontos de referência para retomar a estrada da vida.

    Prezados Irmãos, nos decênios sucessivos ao Concílio Vaticano II, alguns interpretaram a abertura ao mundo, não como uma exigência do ardor missionário do Coração de Cristo, mas como uma passagem à secularização, vislumbrando nesta alguns valores de grande densidade cristã como igualdade, liberdade, solidariedade, mostrando-se disponíveis a fazer concessões e descobrir campos de cooperação. Assistiu-se assim a intervenções de alguns responsáveis eclesiais em debates éticos, correspondendo às expectativas da opinião pública, mas deixou-se de falar de certas verdades fundamentais da fé, como do pecado, da graça, da vida teologal e dos novíssimos. Insensivelmente caiu-se na auto-secularização de muitas comunidades eclesiais; estas, esperando agradar aos que não vinham, viram partir, defraudados e desiludidos, muitos daqueles que tinham: os nossos contemporâneos, quando vêm ter conosco, querem ver aquilo que não vêem em parte alguma, ou seja, a alegria e a esperança que brotam do fato de estarmos com o Senhor ressuscitado.

    Atualmente há uma nova geração já nascida neste ambiente eclesial secularizado que, em vez de registrar abertura e consensos, vê na sociedade o fosso das diferenças e contraposições ao Magistério da Igreja, sobretudo em campo ético, alargar-se cada vez mais. Neste deserto de Deus, a nova geração sente uma grande sede de transcendência.

    São os jovens desta nova geração que batem hoje à porta do Seminário e que necessitam encontrar formadores que sejam verdadeiros homens de Deus, sacerdotes totalmente dedicados à formação, que testemunhem o dom de si à Igreja, através do celibato e da vida austera, segundo o modelo do Cristo Bom Pastor. Assim esses jovens aprenderão a ser sensíveis ao encontro com o Senhor, na participação diária da Eucaristia, amando o silêncio e a oração, procurando, em primeiro lugar, a glória de Deus e a salvação das almas. Amados Irmãos, como sabeis, é tarefa do Bispo estabelecer os critérios essenciais para a formação dos seminaristas e dos presbíteros na fidelidade às normas universais da Igreja: neste espírito devem ser desenvolvidas as reflexões sobre este tema, objeto da assembléia plenária da vossa Conferência Episcopal, em abril passado.

    Certo de poder contar com o vosso zelo no tocante à formação sacerdotal, convido todos Bispos, seus sacerdotes e seminaristas a reproduzirem na vida a caridade de Cristo Sacerdote e Bom Pastor, como fez o Santo Cura d’Ars. E, como ele, tomem por modelo e proteção da própria vocação a Virgem Mãe, que correspondeu de um modo único ao chamado de Deus, concebendo no seu coração e na sua carne o Verbo feito homem para doá-lo à humanidade. Às vossas dioceses, com uma cordial saudação e a certeza da minha oração, levai uma paterna Bênção Apostólica.

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    00 08/09/2009 16:00
    Benedetto XVI a un gruppo di vescovi del Brasile

    Celibato e austerità
    nella vita dei sacerdoti




    "Un'adeguata formazione di quanti sono chiamati a servire il Popolo di Dio" è per Benedetto XVI "veramente essenziale" in Brasile, dove gli operai della messe del Signore continuano a essere pochi per la raccolta che è grande. Lo ha detto ai vescovi delle regioni "Oeste 1" e "2" ricevuti in udienza lunedì mattina, 7 settembre, nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo. Si tratta del primo gruppo di presuli che incontrano il Papa in occasione della visita "ad limina" dell'episcopato brasiliano.


    Cari Fratelli nell'Episcopato,
    Con sentimenti d'intima gioia e di amicizia, accolgo e saluto tutti e ognuno di voi, amati Pastori dei Regionais Oeste 1 e 2, nell'ambito della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile. Con il vostro gruppo, si apre il lungo pellegrinaggio dei membri di questa Conferenza Episcopale in visita ad limina Apostolorum, che mi darà l'occasione di conoscere meglio la realtà delle vostre rispettive comunità diocesane. Saranno giornate di condivisione fraterna per riflettere insieme sulle questioni che vi preoccupano. Un momento profondamente atteso da quelle indimenticabili giornate di maggio del 2007, in cui, durante la mia visita nel vostro paese, ho potuto constatare tutto l'affetto del popolo brasiliano per il Successore di Pietro e, in modo particolare, quando ho avuto l'opportunità di abbracciare con lo sguardo l'intero episcopato di questa grande nazione nell'incontro nella Catedral da Sé di San Paolo.
    In effetti, solo il cuore grande di Dio può conoscere, custodire e guidare la moltitudine di figli e figlie che Egli stesso ha generato nella vastità immensa del Brasile. Nel corso dei nostri colloqui di questi giorni, sono emersi alcuni problemi e sfide che dovete affrontare, come l'Arcivescovo di Campo Grande ha riferito all'inizio di questo incontro. Impressionano le distanze che voi stessi, insieme ai vostri sacerdoti e agli altri agenti missionari, dovete percorrere per servire e animare pastoralmente i vostri rispettivi fedeli, molti dei quali convivono con i problemi propri di una urbanizzazione relativamente recente, in cui lo Stato non sempre riesce a essere uno strumento di promozione della giustizia e del bene comune. Non vi scoraggiate! Ricordatevi che l'annuncio del Vangelo e l'adesione ai valori cristiani, come ho affermato di recente nell'Enciclica Caritas in veritate, "è elemento non solo utile, ma indispensabile per la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale" (n. 4). La ringrazio, monsignor Vitório Pavanello, per le cordiali parole e i devoti sentimenti che mi ha rivolto a nome di tutti e che sono lieto di contraccambiare con voti di pace e di prosperità per il popolo brasiliano in questo significativo giorno della sua Festa Nazionale.
    Come Successore di Pietro e Pastore Universale, vi posso assicurare che il mio cuore vive ogni giorno le vostre preoccupazioni e fatiche apostoliche, non smettendo di ricordare presso Dio le sfide che affrontate nella crescita delle vostre comunità diocesane. In questi giorni, e concretamente in Brasile, gli operai nella messe del Signore continuano a essere pochi per la raccolta, che è grande (cfr. Mt 36-37). Nonostante tale carenza, resta veramente essenziale un'adeguata formazione di quanti sono chiamati a servire il Popolo di Dio. Per questo motivo, nell'ambito dell'Anno Sacerdotale in corso, permettetemi di soffermarmi oggi a riflettere con voi, amati Vescovi dell'Ovest brasiliano, sulla sollecitudine propria del vostro ministero episcopale che è quella di generare nuovi pastori.
    Sebbene sia Dio l'unico capace di seminare nel cuore umano la chiamata al servizio pastorale del suo popolo, tutti i membri della Chiesa dovrebbero interrogarsi sull'urgenza intima e sull'impegno reale con cui sentono e vivono questa causa. Un giorno, ad alcuni discepoli che temporeggiavano osservando che mancavano "ancora quattro mesi" alla mietitura, Gesù rispose: "Ecco io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura" (Gv 4, 35). Dio non vede come l'uomo! L'urgenza del buon Dio è dettata dal suo desiderio che "tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità" (1 Tm 2, 4). Ci sono tante persone che sembrano voler consumare l'intera vita in un minuto, altri che vagano nel tedio e nell'inerzia, o si abbandonano a violenze di ogni genere. In fondo, non sono altro che vite disperate alla ricerca della speranza, come dimostra una diffusa, sebbene a volte confusa, esigenza di spiritualità, una rinnovata ricerca di punti di riferimento per riprendere il cammino della vita.
    Amati Fratelli, nei decenni successivi al Concilio Vaticano ii, alcuni hanno interpretato l'apertura al mondo non come un'esigenza dell'ardore missionario del Cuore di Cristo, ma come un passaggio alla secolarizzazione, scorgendo in essa alcuni valori di grande spessore cristiano, come l'uguaglianza, la libertà e la solidarietà, e mostrandosi disponibili a fare concessioni e a scoprire campi di cooperazione. Si è così assistito a interventi di alcuni responsabili ecclesiali in dibattiti etici, in risposta alle aspettative dell'opinione pubblica, ma si è smesso di parlare di certe verità fondamentali della fede, come il peccato, la grazia, la vita teologale e i novissimi. Inconsciamente si è caduti nell'autosecolarizzazione di molte comunità ecclesiali; queste, sperando di compiacere quanti erano lontani, hanno visto andare via, defraudati e disillusi, coloro che già vi partecipavano: i nostri contemporanei, quando s'incontrano con noi, vogliono vedere quello che non vedono in nessun'altra parte, ossia la gioia e la speranza che nascono dal fatto di stare con il Signore risorto.
    Attualmente c'è una nuova generazione nata in questo ambiente ecclesiale secolarizzato che, invece di registrare apertura e consensi, vede allargarsi sempre più nella società il baratro delle differenze e delle contrapposizioni al Magistero della Chiesa, soprattutto in campo etico. In questo deserto di Dio, la nuova generazione prova una grande sete di trascendenza.
    Sono i giovani di questa nuova generazione a bussare oggi alla porta del seminario e ad aver bisogno di trovarvi formatori che siano veri uomini di Dio, sacerdoti totalmente dediti alla formazione, che testimonino il dono di sé alla Chiesa, attraverso il celibato e una vita austera, secondo il modello di Cristo Buon Pastore. Così questi giovani impareranno a essere sensibili all'incontro con il Signore, nella partecipazione quotidiana all'Eucaristia, amando il silenzio e la preghiera e cercando, in primo luogo, la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
    Amati Fratelli, come sapete, è compito del Vescovo stabilire i criteri fondamentali per la formazione dei seminaristi e dei presbiteri nella fedeltà alle norme universali della Chiesa: è in questo spirito che si devono sviluppare le riflessioni sul tema, oggetto dell'Assemblea Plenaria della vostra Conferenza Episcopale, svoltasi lo scorso aprile.
    Certo di poter contare sul vostro zelo per quel che concerne la formazione sacerdotale, invito tutti i Vescovi, i loro sacerdoti e i seminaristi a riprodurre nella propria vita la carità di Cristo Sacerdote e Buon Pastore, come fece il santo Curato d'Ars. E, come lui, prendano come modello e protezione della propria vocazione la Vergine Madre, la quale rispose in modo unico alla chiamata di Dio, concependo nel suo cuore e nella sua carne il Verbo fatto uomo per donarlo all'umanità. Alle vostre diocesi, con un cordiale saluto e la certezza della mia preghiera, portate una paterna Benedizione Apostolica.



    (©L'Osservatore Romano - 7-8 settembre 2009)

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    00 08/09/2009 16:00
    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI LINGAYEN-DAGUPAN (FILIPPINE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Lingayen-Dagupan (Filippine), presentata da S.E. Mons. Oscar V. Cruz, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo di Lingayen-Dagupan (Filippine) S.E. Mons. Socrates B. Villegas, finora Vescovo di Balanga.

    S.E. Mons. Socrates B. Villegas
    S.E. Mons. Socrates B. Villegas è nato a Manila il 28 settembre 1960. Terminati gli studi scolastici è passato al seminario di San Carlos a Manila per quelli filosofici e teologici.
    È stato ordinato sacerdote per l'arcidiocesi di Manila il 5 ottobre 1985.
    Dal 1985 è stato Segretario personale del Cardinale Sin. Nel 1992 è diventato Rettore del Santuario di Nostra Signora della Pace (EDSA), membro del Collegio dei Consultori e Vicario Generale dell'arcidiocesi. È stato Coordinatore esecutivo della Commissione per la Giornata Mondiale della Gioventù nel 1995 a Manila. Ha svolto anche l'incarico di Assistente Pro-Vicario Episcopale per il distretto di Manila.
    Nominato, il 25 luglio 2001, Vescovo titolare di Nona e Ausiliare di Manila, è stato consacrato il 31 agosto successivo.
    Il 3 maggio 2004 è stato trasferito alla Sede di Balanga.
    In seno alla Conferenza Episcopale delle Filippine è Presidente della Commissione episcopale per la catechesi e l'istruzione cattolica.



    NOMINA DI MEMBRI ORDINARI DELLA PONTIFICIA INSIGNE ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI E LETTERE DEI VIRTUOSI AL PANTHEON

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Membri Ordinari della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon gli Illustrissimi Signori: Prof. Enzo Orti, Sig. Angelo Casciello e Sig. Luca Pace per la Classe dei Pittori e Cineasti; Sig. Sergio Capellini per la Classe degli Scultori; Prof. Marco Guzzi, Sig. Roberto Mussapi e Prof. Gerardo Bianco per la Classe dei Letterati e Poeti.

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    00 09/09/2009 15:40
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI:

    la Signora Asha-Rose Migiro, Vice-Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

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    00 09/09/2009 15:42
    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
    Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, si è soffermato oggi su San Pier Damiani (1007-1072), monaco.
    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
    Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    durante le catechesi di questi mercoledì sto trattando di alcune grandi figure della vita della Chiesa fin dalle sue origini. Oggi vorrei soffermarmi su una delle più significative personalità del secolo XI, san Pier Damiani, monaco, amante della solitudine e, insieme, intrepido uomo di Chiesa, impegnato in prima persona nell’opera di riforma avviata dai Papi del tempo. Nacque a Ravenna nel 1007 da famiglia nobile, ma disagiata. Rimasto orfano di ambedue i genitori, visse un’infanzia non priva di stenti e di sofferenze, anche se la sorella Roselinda si impegnò a fargli da mamma e il fratello maggiore Damiano lo adottò come figlio. Proprio per questo sarà poi chiamato Piero di Damiano, Pier Damiani. La formazione gli venne impartita prima a Faenza e poi a Parma, dove, già all’età di 25 anni, lo troviamo impegnato nell’insegnamento. Accanto ad una buona competenza nel campo del diritto, acquisì una raffinata perizia nell’arte del comporre – l’ars scribendi – e, grazie alla sua conoscenza dei grandi classici latini, diventò "uno dei migliori latinisti del suo tempo, uno dei più grandi scrittori del medioevo latino" (J. Leclercq, Pierre Damien, ermite et homme d’Église, Roma 1960, p. 172).

    Si distinse nei generi letterari più diversi: dalle lettere ai sermoni, dalle agiografie alle preghiere, dai poemi agli epigrammi. La sua sensibilità per la bellezza lo portava alla contemplazione poetica del mondo. Pier Damiani concepiva l'universo come una inesauribile "parabola" e una distesa di simboli, da cui partire per interpretare la vita interiore e la realtà divina e soprannaturale. In questa prospettiva, intorno all’anno 1034, la contemplazione dell’assoluto di Dio lo spinse a staccarsi progressivamente dal mondo e dalle sue realtà effimere, per ritirarsi nel monastero di Fonte Avellana, fondato solo qualche decennio prima, ma già famoso per la sua austerità. Ad edificazione dei monaci egli scrisse la Vita del fondatore, san Romualdo di Ravenna, e s’impegnò al tempo stesso ad approfondirne la spiritualità, esponendo il suo ideale del monachesimo eremitico.

    Un particolare va subito sottolineato: l’eremo di Fonte Avellana era dedicato alla Santa Croce, e la Croce sarà il mistero cristiano che più di tutti gli altri affascinerà Pier Damiani. "Non ama Cristo, chi non ama la croce di Cristo", afferma (Sermo XVIII, 11, p. 117) e si qualifica come: "Petrus crucis Christi servorum famulus – Pietro servitore dei servitori della croce di Cristo" (Ep, 9, 1). Alla Croce Pier Damiani rivolge bellissime orazioni, nelle quali rivela una visione di questo mistero che ha dimensioni cosmiche, perché abbraccia l'intera storia della salvezza: "O beata Croce – egli esclama - ti venerano, ti predicano e ti onorano la fede dei patriarchi, i vaticini dei profeti, il senato giudicante degli apostoli, l’esercito vittorioso dei martiri e le schiere di tutti i santi" (Sermo XLVIII, 14, p. 304). Cari fratelli e sorelle, l’esempio di san Pier Damiani spinga anche noi a guardare sempre alla Croce come al supremo atto di amore di Dio nei confronti dell’uomo, che ci ha donato la salvezza. Per lo svolgimento della vita eremitica, questo grande monaco redige una Regola in cui sottolinea fortemente il "rigore dell’eremo": nel silenzio del chiostro, il monaco è chiamato a trascorrere una vita di preghiera, diurna e notturna, con prolungati ed austeri digiuni; deve esercitarsi in una generosa carità fraterna e in un’obbedienza al priore sempre pronta e disponibile. Nello studio e nella meditazione quotidiana della Sacra Scrittura, Pier Damiani scopre i mistici significati della parola di Dio, trovando in essa nutrimento per la sua vita spirituale. In questo senso egli qualifica la cella dell’eremo come "parlatorio dove Dio conversa con gli uomini". La vita eremitica è per lui il vertice della vita cristiana, è "al culmine degli stati di vita", perché il monaco, ormai libero dai legami del mondo e del proprio io, riceve "la caparra dello Spirito Santo e la sua anima si unisce felice allo Sposo celeste" (Ep 18, 17; cfr Ep 28, 43 ss.). Questo risulta importante oggi pure per noi, anche se non siamo monaci: saper fare silenzio in noi per ascoltare la voce di Dio, cercare, per così dire un "parlatorio" dove Dio parla con noi: Apprendere la Parola di Dio nella preghiera e nella meditazione è la strada della vita.

    San Pier Damiani, che sostanzialmente fu un uomo di preghiera, di meditazione, di contemplazione, fu anche un fine teologo: la sua riflessione sui diversi temi dottrinali lo porta a conclusioni importanti per la vita. Così, ad esempio, espone con chiarezza e vivacità la dottrina trinitaria utilizzando già, sulla scorta dei testi biblici e patristici, i tre termini fondamentali, che sono poi divenuti determinanti anche per la filosofia dell’Occidente, processio, relatio e persona (cfr Opusc. XXXVIII: PL CXLV, 633-642; e Opusc. II e III: ibid., 41ss e 58ss). Tuttavia, poiché l’analisi teologica del mistero lo conduce a contemplare la vita intima di Dio e il dialogo d’amore ineffabile tra le tre divine Persone, egli ne trae conclusioni ascetiche per la vita in comunità e per gli stessi rapporti tra cristiani latini e greci, divisi su questo tema. Pure la meditazione sulla figura di Cristo ha riflessi pratici significativi, essendo tutta la Scrittura centrata su di Lui. Lo stesso "popolo dei giudei, - annota san Pier Damiani - attraverso le pagine della Sacra Scrittura, ha come portato Cristo sulle spalle" (Sermo XLVI, 15). Cristo pertanto, egli aggiunge, deve essere al centro della vita del monaco: "Cristo sia udito nella nostra lingua, Cristo sia veduto nella nostra vita, sia percepito nel nostro cuore" (Sermo VIII, 5). L’intima unione con Cristo impegna non solo i monaci, ma tutti i battezzati. Troviamo qui un forte richiamo anche per noi a non lasciarci assorbire totalmente dalle attività, dai problemi e dalle preoccupazioni di ogni giorno, dimenticandoci che Gesù deve essere veramente al centro della nostra vita.

    La comunione con Cristo crea unità d’amore tra i cristiani. Nella lettera 28, che è un geniale trattato di ecclesiologia, Pier Damiani sviluppa una profonda teologia della Chiesa come comunione. "La Chiesa di Cristo - egli scrive - è unita dal vincolo della carità a tal punto che, come è una in più membri, così è tutta intera misticamente nel singolo membro; cosicché l'intera Chiesa universale si denomina giustamente unica Sposa di Cristo al singolare, e ciascuna anima eletta, per il mistero sacramentale, viene considerata pienamente Chiesa". E’ importante questo: non solo che l’intera Chiesa universale sia unita, ma in ognuno di noi dovrebbe essere presente la Chiesa nella sua totalità. Così il servizio del singolo diventa "espressione dell’universalità" (Ep 28, 9-23). Tuttavia l’immagine ideale della "santa Chiesa" illustrata da Pier Damiani non corrisponde – lo sapeva bene - alla realtà del suo tempo. Per questo non teme di denunziare lo stato di corruzione esistente nei monasteri e tra il clero, a motivo, soprattutto, della prassi del conferimento, da parte delle Autorità laiche, dell’investitura degli uffici ecclesiastici: diversi vescovi e abati si comportavano da governatori dei propri sudditi più che da pastori d’anime. Non di rado la loro vita morale lasciava molto a desiderare. Per questo, con grande dolore e tristezza, nel 1057 Pier Damiani lascia il monastero e accetta, pur con difficoltà, la nomina a Cardinale Vescovo di Ostia, entrando così pienamente in collaborazione con i Papi nella non facile impresa della riforma della Chiesa. Ha visto che non era sufficiente contemplare e ha dovuto rinunciare alla bellezza della contemplazione per portare il proprio aiuto nell’opera di rinnovamento della Chiesa. Ha rinunciato così alla bellezza dell’eremo e con coraggio ha intrapreso numerosi viaggi e missioni.

    Per il suo amore alla vita monastica, dieci anni dopo, nel 1067, ottiene il permesso di tornare a Fonte Avellana, rinunciando alla diocesi di Ostia. Ma la sospirata quiete dura poco: già due anni dopo viene inviato a Francoforte nel tentativo di evitare il divorzio di Enrico IV dalla moglie Berta; e di nuovo due anni dopo, nel 1071, va a Montecassino per la consacrazione della chiesa abbaziale e agli inizi del 1072 si reca a Ravenna per ristabilire la pace con l’Arcivescovo locale, che aveva appoggiato l'antipapa provocando l'interdetto sulla città. Durante il viaggio di ritorno al suo eremo, un’improvvisa malattia lo costringe a fermarsi a Faenza nel monastero benedettino di Santa Maria Vecchia fuori porta, e lì muore nella notte tra il 22 e il 23 febbraio del 1072.

    Cari fratelli e sorelle, è una grande grazia che nella vita della Chiesa il Signore abbia suscitato una personalità così esuberante, ricca e complessa, come quella di san Pier Damiani e non è comune trovare opere di teologia e di spiritualità così acute e vive come quelle dell’eremita di Fonte Avellana. Fu monaco fino in fondo, con forme di austerità, che oggi potrebbero sembrarci persino eccessive. In tal modo, però, egli ha fatto della vita monastica una testimonianza eloquente del primato di Dio e un richiamo per tutti a camminare verso la santità, liberi da ogni compromesso col male. Egli si consumò, con lucida coerenza e grande severità, per la riforma della Chiesa del suo tempo. Donò tutte le sue energie spirituali e fisiche a Cristo e alla Chiesa, restando però sempre, come amava definirsi, Petrus ultimus monachorum servus, Pietro, ultimo servo dei monaci.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers frères et sœurs,

    Saint Pierre Damien est né à Ravenne en 1007. Orphelin encore enfant, il put cependant entreprendre des études de droit et de lettres où il excellait. Sensible à la beauté et à la contemplation poétique du monde, il découvrit la richesse de la vie intérieure et des réalités surnaturelles. Saisi par l’absolu de Dieu, il se retira au Monastère de Fonte Avellana dédié à la Sainte Croix. Là, il rédigea une Règle pour aider les moines à mener en profondeur une vie de silence, de prière, et d’écoute de la Parole. Le Mystère de la Croix illuminait sa vie : de magnifiques prières en témoignent. Dans sa méditation de l’Écriture, il retrouvait toujours la figure du Christ, centre de la vie du moine. Puisse Jésus être pour nous aussi vraiment le centre de notre vie. Qu’Il nous aide à prendre du recul par rapport à nos préoccupations quotidiennes !

    Théologien éminent, Pierre Damien, à partir de sa réflexion trinitaire et christologique enracinée dans l’Écriture, sut mettre en lumière l'Église comme communion. À une époque où les tensions étaient nombreuses dans l'Église, il fut nommé évêque d’Ostie et cardinal en 1057, afin de contribuer à la réforme de l’Église. Au fond de son âme, toutefois, Pierre Damien est toujours resté fidèle à l’idéal monastique : il est, pour nous, un témoin éloquent de l’absolu de Dieu qui nous appelle tous à la sainteté, libres vis-à-vis des compromissions avec le monde.

    Je salue avec joie les pèlerins francophones, particulièrement les Petites Sœurs de Jésus, ainsi que les pèlerins de Richmond, au Canada, et ceux provenant des Diocèses de Belley-Ars et de Dijon, en France. En cette année du sacerdoce, je vous invite à prier pour vos prêtres et à les soutenir dans leur ministère. Que Dieu vous bénisse !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    In our catechesis on the Christian writers of East and West, we turn to Saint Peter Damian, who was born in Ravenna at the beginning of the eleventh century and became an accomplished writer and Latinist. His fine sensitivity made him excel in poetry and enabled him to see the world as a parable, full of symbolic references to the supernatural, leading him to embrace as a mature man a monastic vocation at Fonte Avellana, founded not long before. He was fascinated by the salvific mystery of the cross of Christ and promoted as the fullness of Christian living a form of monasticism noted for its austerity. Nourished by a mystical understanding of Scripture, Saint Peter Damian enjoyed precise theological insights especially into the mysteries of the Holy Trinity, our union with Christ, and the Church as a communion, from which he derived practical advice for living in charity with others. In 1057 he accepted the office of Cardinal Bishop of Ostia and assisted the Pope with courage and dedication in the reform of the Church of his time. After ten years he was granted his wish to return to his monastery and continued to serve the Church with prayer and action until his holy death in 1072. May the example and intercession of Saint Peter Damian, my dear Brothers and Sisters, inspire and renew us in our love of Christ and his Church.

    I offer a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors from England, Scotland, Ireland, Denmark, Sweden, Gibraltar, Japan and the United States. Upon all of you I cordially invoke the Lord’s abundant blessings of joy and peace!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    In der heutigen Katechese möchte ich über den heiligen Petrus Damiani sprechen, einen Mönch und Bischof des 11. Jahrhunderts. Er wurde 1007 in Ravenna geboren, verlor früh, ganz früh beide Eltern und wurde von seinen älteren Geschwistern – einer Schwester und einem Bruder – erzogen, die ihn nach Faenza und Parma schickten, wo er eine gediegene Ausbildung erhielt. Er wurde zu einem Meister der lateinischen Sprache, hatte ausgezeichnete Kenntnisse der Bibel und der Kirchenväter und war auch mit der antiken Literatur und dem Römischen Recht vertraut. Aber wichtiger noch als das Studium war ihm die Erkenntnis Gottes selbst und das rechte Leben von dieser Erkenntnis her. So hat er sich nach einiger Zeit dem neugegründeten Orden der Kamaldulenser angeschlossen, einer strengen benediktinischen Mönchsgemeinschaft, deren Mitglieder teilweise als Eremiten lebten. Hier setzte er seine Tätigkeit als geistlicher Schriftsteller fort. Er hat das Geheimnis Christi und des dreifaltigen Gottes durchleuchtet und auf unser Leben bezogen, vor allen Dingen auch das Geheimnis der Kirche, die uns mit allen verbindet und die zugleich in jedem einzelnen ganz gegenwärtig sein sollte. Und er hat das ganze Weltall gleichsam als Parabel, als Symbol der göttlichen Wirklichkeit angesehen: Er hat versucht zu lernen und zu lehren, wie durch die Welt hindurch, durch die Schöpfung hindurch der lebendige Gott uns anredet, uns nahe ist und der ganze Kosmos des Glaubens im Kosmos der Schöpfung sich uns darstellt. So sehr er ein wunderbares Bild von der Kirche als dem geheimnisvollen Leib Christi hatte, so realistisch war er. Er hat gesehen, wie viele Mißstände es in der Kirche gab: Obere, die nicht dienen wollten, sondern sich als Herrscher gebärdeten, und dazu die Simonie, das heißt den Handel mit kirchlichen Ämtern. So mußte er auf seine Stille und das Leben der Beschauung, in dem er gleichsam ganz hineinschaute in das Geheimnis Gottes, verzichten, um der Realität der Kirche in dieser seiner Zeit zu dienen. Der Papst hat ihn zum Kardinalbischof von Ostia ernannt. Petrus Damiani hat es widerstrebend angenommen, aber zugleich gesehen, daß er eben auch als geistlicher Mensch nicht für sich allein leben durfte, sondern da sein mußte, um zu dienen und an der Kirche seiner Zeit zu wirken mit aller Mühe und mit aller Hingebung. Zehn Jahre danach durfte er dann wieder in sein Kloster zurückkehren, aber immer wieder wurde er mit Missionen beauftragt, um in der lebendigen Kirche zu wirken und das in sie hineinzutragen, in ihr zu verwirklichen, was ihm im Herzen aufgegangen war. 1072 war die Stunde für ihn gekommen: Von einer Sendung zurückkehrend, ist er erkrankt und gestorben. Petrus Damiani war ein Mensch, der sich für die Erneuerung der Kirche verzehrte, der seine ganze Liebe galt und der er alle seine Kräfte zur Verfügung stellte; ein Mensch, der auch uns dazu ruft, über das Eigene, das Augenblickliche hinauszuschauen und das eigentlich Wesentliche – die Gemeinschaft mit dem lebendigen Gott – zu suchen, die uns auch zueinander bringt.

    Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher deutscher Sprache, unter ihnen heute besonders die Ehemaligen des Anima-Kollegs. Ich bin ja selbst ein halber Ehemaliger, denn während des Konzils durfte ich drei Jahre dort wohnen und fühle mich so diesem Kolleg von Herzen verbunden. Für jeden Christen ist es wichtig, so sagt uns Petrus Damiani, zu lernen, still zu werden, um der Stimme Gottes gewahr zu werden, der im Gebet, in der Heiligen Schrift, in den Sakramenten und in der Schöpfung zu uns spricht. Euch allen erbitte ich Gottes Schutz und Segen.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    En la audiencia de hoy contemplamos la figura de uno de los grandes santos del siglo once, Pedro Damián. Nacido en Ravena, muy pronto perdió a sus padres quedando huérfano al cuidado de sus hermanos, los cuales le dieron una magnífica formación, tanto jurídica como en la cultura clásica latina. En su primera juventud se dedicó a la enseñanza y compuso grandes obras literarias, pero muy pronto sintió la llamada a la vida eremítica e ingresó en el Monasterio de Fuente Avellana. Durante décadas se dedicó de manera ejemplar a la vida monacal. Largas horas de contemplación y meditación, nos han legado algunas piezas de alto valor teológico, así como magníficos sermones y cartas sobre el amor que brota de la Cruz y el valor de la Palabra de Dios en la vida espiritual del monje y del cristiano. Esta labor de pensamiento, por la cual exhortaba a todos a poner en el centro de su vida a Cristo, estaba encaminada a la búsqueda de una profunda reforma de la Iglesia. De ahí que en varias ocasiones fuera llamado por los Papas para desarrollar una actividad pastoral más directa o para solucionar problemas que acuciaban a la Iglesia en ese momento. Es un gran don poder contar con una figura como San Pedro Damián, que gastó sus energías espirituales y físicas por amor a Cristo y a su Iglesia, y que testimonia una vez más el primado de Dios sobre todas las cosas.

    Saludo a los fieles de lengua española, en particular a los peregrinos agustinos del Perú, así como a los grupos provenientes de Puerto Rico, Costa Rica, México y España. Os invito a todos, siguiendo el ejemplo y la enseñanza de este santo monje, a acoger nuevamente la llamada a caminar decididamente hacia la santidad. Muchas gracias.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua portoghese

    Dirijo uma cordial saudação a todos os peregrinos de língua portuguesa, particularmente aos grupos vindos de Portugal e do Brasil, de Ribeirão Pires e Rio de Janeiro, e à Comunidade Palavra Viva, convidando a todos vós que viestes a Roma a renovar o propósito de ter Jesus Cristo como o verdadeiro centro de vossas vidas. Obrigado pela visita! Que Deus vos guarde e abençoe!


    ○ Saluto in lingua polacca

    Drodzy pielgrzymi polscy, Siostry i Bracia, bardzo serdecznie was pozdrawiam! Wczoraj obchodziliśmy święto Narodzenia Najświętszej Maryi Panny. Jej narodzenie było dla świata zapowiedzią zbawienia, które jest celem życia każdego z nas. Niech Maryja wyjedna wam łaskę wiary, pokój ducha i nadzieję na życie wieczne. Wam tu obecnym i waszym bliskim z serca błogosławię.

    [Cari pellegrini polacchi, Sorelle e Fratelli, saluto tutti voi cordialmente. Ieri, abbiamo celebrato la festa della Natività della Beata Vergine Maria. La sua nascita è stata per il mondo un annuncio della salvezza che è lo scopo ultimo della vita di ciascuno di noi. Maria vi ottenga la grazia della fede, la pace dell’anima e la speranza della vita eterna. A tutti voi qui presenti e ai vostri cari imparto, di cuore, la mia benedizione.]


    ○ Saluto in lingua ceca

    Srdečně zdravím skupinu poutníků z Krnova a Prahy. Děkuji za vaše modlitby a těším se na návštěvu vaší vlasti. Rád vám všem žehnám! Chvála Kristu!

    [Un cordiale saluto al gruppo dei pellegrini di Krnov e Praga. Ringrazio delle vostre preghiere. Attendo con gioia di visitare la vostra Patria. Volentieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua slovacca

    Zo srdca vítam slovenských veriacich. Osobitne pozdravujem účastníkov Púte Ordinariátu ozbrojených síl a ozbrojených zborov, vedených vojenským ordinárom biskupom Františkom Rábekom, ako aj pútnikov z Nitry a Oponíc.

    Bratia a sestry, prajem vám, aby ste boli odvážnymi svedkami Krista v špecifickom prostredí, v ktorom žijete a pracujete. Ochotne žehnám vás, vašu službu i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua slovacca. In particolare saluto i partecipanti al Pellegrinaggio dell’Ordinariato delle forze armate e dei corpi armati, guidato dall’Ordinario militare Mons. František Rábek, come pure i pellegrini provenienti da Nitra e Oponice.

    Fratelli e sorelle, vi auguro di essere coraggiosi testimoni di Cristo nell’ambiente specifico in cui vivete e operate. Volentieri benedico voi, il vostro servizio ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua croata

    Od srca pozdravljam i blagoslivljam sve hrvatske hodočasnike, a posebno vjernike iz župe Svetoga Vida mučenika iz Pitomače te grupu iz Zagreba. Budite oduševljeni za Krista, najvjernijeg prijatelja, koji nas neće razočarati nikada. Hvaljen Isus i Marija!

    [Di cuore saluto e benedico i pellegrini croati, particolarmente i fedeli della parrocchia di San Vid martire di Pitomaca ed il gruppo di Zagabria. Siate appassionati di Cristo, l’amico fedelissimo, che non ci delude mai. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto voi, consiglieri ecclesiastici, dirigenti e rappresentanti tutti della Coldiretti, e vi incoraggio a proseguire con impegno il vostro servizio sociale e spirituale nel mondo dell’agricoltura. Le tematiche del vostro convegno vi siano di stimolo a riaffermare i principi etici nell’economia per rianimare la speranza con la solidarietà. Saluto gli esponenti dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro, come pure quelli dell’Associazione Invalidi Civili auspicando che nei confronti di questi nostri fratelli ci sia un’attenzione sempre più viva da parte della società e delle Istituzioni. Saluto con affetto i soci del Lyons Club Nardò ed assicuro per ciascuno e per le rispettive famiglie la mia fervida preghiera.

    Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria liturgica della Natività della Beata Vergine Maria. Il Concilio Vaticano II dice che Maria ci precede nel cammino della fede perché "ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45). Chiedo alla Vergine Santa il dono di una fede sempre più matura per voi giovani; una speranza sempre più salda per voi ammalati; un amore sempre più profondo e duraturo e per voi sposi novelli.

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    00 10/09/2009 16:56
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Nordeste 2), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Antônio Fernando Saburido, O. Carm., Arcivescovo di Olinda e Recife;

    S.E. Mons. Bernardino Marchiò, Vescovo di Caruaru;

    S.E. Mons. Adriano Ciocca Vasino, Vescovo di Floresta;

    S.E. Mons. Fernando José Monteiro Guimarães, C.SS.R., Vescovo di Garanhuns;

    S.E. Mons. Severino Batista de França, O.F.M. Cap., Vescovo di Nazaré.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Gruppo di Promotori del Padiglione della Santa Sede presso l’Expo Internazionale 2008 a Zaragoza (Spagna).





    RINUNCE E NOMINE



    NOMINA DEL CAPO UFFICIO NELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

    Il Santo Padre ha nominato Capo Ufficio nella Congregazione delle Cause dei Santi il Rev.do P. Bogusłav Turek, C.S.M.A.



    NOMINA DI CAPO UFFICIO NEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI

    Il Papa ha nominato Capo Ufficio nel Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, il Rev.do Mons. Juan Fernando Usma Gómez, finora Addetto di Segreteria di 1.a classe del medesimo Dicastero.

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    00 10/09/2009 16:57
    UDIENZA AL GRUPPO DI PROMOTORI DEL PADIGLIONE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’EXPO INTERNAZIONALE 2008 A ZARAGOZA (SPAGNA)

    Alle ore 12.15 di questa mattina , nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza il Gruppo dei Promotori del Padiglione della Santa Sede presso l’Expo Internazionale 2008 a Zaragoza (Spagna) e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Querido Señor Arzobispo

    Excelentísimo Señor Embajador

    Queridos Hermanos

    Me es grato recibiros y dar la bienvenida a todos y a cada uno de vosotros, acompañados de vuestras familias, en este encuentro. Espero vivamente que vuestra visita a Roma, junto a las tumbas de los Apóstoles os fortalezca en la propia fe y llene vuestros corazones de alegría y paz.

    Ante todo, deseo expresaros mi sincero agradecimiento por vuestra significativa colaboración con el Arzobispado de Zaragoza y la Nunciatura Apostólica en Madrid, en la realización del Pabellón de la Santa Sede para la Exposición Internacional de Zaragoza del año pasado.

    Esta instalación, que fue una de las más visitadas y apreciadas, albergó una importante muestra del valioso patrimonio artístico, cultural y religioso, que custodia la Iglesia. Con esta iniciativa, se trató de ofrecer a sus numerosos visitantes una oportuna reflexión sobre la importancia y el valor primordial que tiene el agua para la vida del hombre.

    Mediante su participación en la Exposición, la Santa Sede quiso además poner de manifiesto no sólo la imperiosa necesidad de proteger siempre el ambiente y la naturaleza, sino también descubrir su dimensión espiritual y religiosa más profunda. Hoy como nunca se ha de ayudar a las personas a que sepan ver en la creación algo más que una simple fuente de riqueza o de explotación en manos del hombre. En efecto, cuando Dios, con la creación, ha dado al hombre las llaves de la tierra, espera de él que sepa usar de este gran don haciéndolo fructificar de modo responsable y respetuoso. El ser humano descubre el valor intrínseco de la naturaleza si aprende a verla como lo que es en realidad, expresión de un proyecto de amor y de verdad que nos habla del Creador y de su amor a la humanidad, y que encontrará su plenitud en Cristo, al final de los tiempos (cf. Caritas in veritate, 48). En este sentido, es oportuno recordar una vez más la estrecha relación que existe entre el cuidado del medio ambiente y el respeto a las exigencias éticas de la naturaleza humana, ya que «cuando se respeta la ecología humana en la sociedad, también la ecología ambiental se beneficia» (Ibíd. 51).

    Al final de este encuentro, deseo expresaros nuevamente mi reconocimiento por vuestra generosa colaboración, así como también a todas las personas, instituciones y empresas que participaron en ese importante y laudable proyecto. En esta circunstancia, os encomiendo de modo especial a la intercesión de la Virgen del Pilar, que ve bañadas sus plantas por las caudalosas aguas del río Ebro. Con estos vivos sentimientos, os imparto de corazón a vosotros y a vuestras familias mi Bendición Apostólica.

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