Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

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Paparatzifan
00venerdì 1 maggio 2009 19:28
Dal blog di Lella...

VENERDÌ 1 MAGGIO 2009

Il Papa: "La «terra natale» è più di un luogo geografico: è l'ambiente storico e culturale, è la comunità dove l'uomo cresce e trova sostegno..."





Pubblichiamo in una nostra traduzione dal tedesco la lettera che Benedetto XVI ha inviato per il gemellaggio del proprio paese natale, Marktl in Baviera, con Sotto il Monte, paese natale di Papa Giovanni e che verrà letta domenica.

Care cittadine e cari cittadini di Marktl, Sotto il Monte Giovanni XXIII e Wadowice, Cari ospiti d'onore!

Dopo il gemellaggio con Wadowice, la città natale del mio diretto predecessore sulla cattedra di Pietro, Papa Giovanni Paolo II, il paese dove sono venuto alla luce suggella ora anche un patto di amicizia con Sotto il Monte Giovanni XXIII, terra natale del beato Papa Giovanni XXIII. Con gioia Vi invio, a questo riguardo, i miei più cari saluti. Ma cosa significa «terra natale»?
È più di un luogo geografico: è l'ambiente storico e culturale, è la comunità dove l'uomo cresce e trova sostegno, sicurezza, orientamento.
La profonda impronta di fede cristiana caratterizzante i nostri rispettivi ambienti, è stata determinante tanto per Angelo Roncalli, quanto per me.
Entrambi siamo stati battezzati lo stesso giorno della nostra nascita nelle nostre rispettive chiese parrocchiali, entrambi fummo educati in modo molto naturale a una vita rivolta a Dio.
In questo modo abbiamo acquisito, in virtù delle nostre radici e nella tradizione della nostra terra natale, un attaccamento ancora più profondo che va oltre la patria terrestre. Sia nell'Antico che nel Nuovo testamento la religione biblica ha presentato l'esistenza umana come un cammino.
Israele è il popolo di Dio che va incontro alla sua destinazione nella «Terra promessa» e il Nuovo Testamento mostra come questa terra sia «la città con le fondamenta solide» che «Dio stesso ha progettato e costruito»: la «patria migliore», la «Gerusalemme celeste» (Ebrei 11,10.16; 12,22; Apocalisse 21,2).
Sulla via del pellegrinaggio del nuovo popolo di Dio, la Chiesa, una stazione unisce in modo particolare il beato Papa Giovanni XXIII e me: il Concilio Vaticano II che lui ha annunciato 50 anni fa, durante la festa della Conversione di San Paolo nel 1959 e al quale io, allora giovane teologo, ho avuto l'onore di partecipare come consigliere al fianco del cardinale Frings.
Ed è questo legame che ha dato l'impulso al Comune di Marktl di perseguire il gemellaggio con Sotto il Monte Giovanni XXIII che ora si sta suggellando.
Che possa questo legame di amicizia ricordarci quanto sia importante per la vita di tutti noi un ritorno alle nostre radici cristiane così come per la continuazione della cultura europea. E possa questo legame, che va oltre i due Comuni, allo stesso tempo essere anche un appello per una viva e attuale testimonianza dell'immutata e inalterata fede, così come ha voluto il promotore del Concilio. Nella luce degli insegnamenti del Vaticano II, il popolo di Dio, in cammino verso la patria celeste, può attingere anche oggi nuova forza alla fonte dell'infinita ricchezza delle sue sorgenti. Confidando che i miei due predecessori, il beato Giovanni XXIII e il servo di Dio Giovanni Paolo II, per volontà di Dio, accompagnino la Chiesa di Gesù Cristo sul suo cammino, impartisco a tutti i presenti la mia Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, il 16 aprile 2009

BENEDICTUS PP. XVI

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

© Copyright Eco di Bergamo, 1° maggio 2009


+PetaloNero+
00sabato 2 maggio 2009 16:10
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Perù, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Javier Augusto del Río Alba, Arcivescovo di Arequipa;

S.E. Mons. Jorge Pedro Carrión Pavlich, Vescovo di Puno;

S.E. Mons. Marco Antonio Cortez Lara, Vescovo di Tacna y Moquegua;

S.E. Mons. Luis Abilio Sebastiani Aguirre, S.M., Arcivescovo di Ayachuco

con l’Ausiliare:

S.E. Mons. Gabino Miranda Melgarejo, Vescovo tit. di Usula;

S.E. Mons. Juan Antonio Ugarte Pérez, Arcivescovo di Cuzco;

S.E. Mons. Isidro Sala Ribera, Vescovo di Abancay

con l’Ausiliare:

S.E. Mons. Gilberto Gómez González, Vescovo tit. di Mozotcori.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Luigi Bianco, Arcivescovo tit. di Falerone, Nunzio Apostolico in Honduras, con i Familiari;

Membri della "Papal Foundation".




RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI LANCASTER (INGHILTERRA)

In data 1° maggio 2009 il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lancaster (Inghilterra), presentata da S.E. Mons. Patrick O’Donoghue, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Michael Gregory Campbell, O.S.A., finora Vescovo Coadiutore della medesima diocesi.

+PetaloNero+
00sabato 2 maggio 2009 16:11
LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL 25° ANNIVERSARIO DELLA VISITA PASTORALE DEL SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II IN THAILANDIA (BANGKOK, 10-11 MAGGIO 2009)

In data 14 marzo 2009, il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Card. Joseph Zen Ze-kiun, S.D.B., Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del 25° anniversario della Visita Pastorale del Servo di Dio Giovanni Paolo II in Thailandia, che avranno luogo a Bangkok nei giorni 10-11 maggio 2009.

La Missione che accompagnerà l’Em.mo Card. Joseph Zen Ze-kiun, attualmente Vescovo emerito di Honk-Kong, è composta da:

- Rev.do John Bosco Thepharat Pitisant, S.D.B., Superiore Provinciale dei PP. Salesiani in Thailandia;

- Rev.do Vincent Ekapong Pongsungnern, del clero dell’Archidiocesi di Bangkok, Assistente del Segretario Generale della Commissione Episcopale Pastoral Care of the Christians;

- Rev.do Mons. Marek Zalewski, Consigliere di Nunziatura a Bangkok;

- Rev.do Mons. Dennis Kuruppassery, Segretario di Nunziatura a Bangkok.

Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre al Suo Inviato Speciale:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro
IOSEPHO S.R.E. Cardinali ZEN ZE-KIUN, S.D.B.
Episcopo Sciiamchiamensi

Quinta iam et vicesima recolitur memoria ex quo tempore Decessor Noster Dei Servus Ioannes Paulus II Thailandiam invisit, qui sollicite libenterque ad hanc Nationem olim accessit, Salvatoris bonum nuntium demonstraturus. Eo quidem adstante, omnes ad potiora petenda sunt incitati, tum quod ad spiritalem progressionem attinet, tum quod ad humanam promotionem spectat.

Admodum ideo decet et convenit ut eventus hic congruenter commemoretur et optimo iure extollatur. Celebratio enim haec copiam dat et facultatem non huius rei dumtaxat recordationem repetendi, verum homines ad ferventiorem religionis sensum, ampliorem probitatem certioraque proposita, pristinis illius Pontificis verbis ob oculos habitis, permovendi.

Miserenti igitur favente Domino, evenientis mensis Maii X-XI diebus Bancokii sollemnis erit celebratio, unde sive catholici sive gentiles ex hac re fere sumentes vigorem, uberiores omne genus progressionis fructus fundant et laetiores dies experiantur.

Quocirca ut ritus hic magnificentius efficaciusque evolvatur, Venerabilis Fratris Georgii Yod Phimphisan, Thailandiensis Episcoporum Conferentiae Praesidis, postulatis libenter occurrentes, mittere aliquem eminentem Praesulem statuimus, qui partes Nostras sustineat et Personam agat. Ad te autem, Venerabilis Frater Noster, cogitationem convertimus, qui prorsus idoneus occurris ad ministerium hoc praestandum et luculenter explendum. Itaque permagna moti affectione, te, Venerabilis Frater Noster, Missum extraordinarium Nostrum renuntiamus et constituimus ad celebrationem quam supra diximus agendam.

Universis igitur participibus fidelibusque inibi cunctis mentem Nostram benignam ostendes, cum quamvis longo spatio separemur adsimus spiritu praesentes. Omnibus Nostro nomine Benedictionem Apostolicam impertias volumus, quae sit animorum renovationis signum et futuro de tempore supernorum nuntiatrix donorum.

Ex Aedibus Vaticanis, die IV mensis Aprilis, anno MMIX, Pontificatus Nostri quarto.

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00sabato 2 maggio 2009 16:11
UDIENZA AI MEMBRI DELLA "PAPAL FOUNDATION"

Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri della "Papal Foundation" e rivolge loro il saluto che riportiamo di seguito:


SALUTO DEL SANTO PADRE

Dear Cardinal Keeler,

Brother Cardinals and Bishops,

Dear Brothers and Sisters in Christ,

It is a great pleasure for me to have the opportunity to greet the members of the Papal Foundation once again, on your annual visit to Rome. In this Pauline Year I welcome you with the words of the Apostle of the Gentiles, "Grace to you and peace from God our Father and the Lord Jesus Christ" (Rom 1:7).

Saint Paul reminds us of how the entire human race yearns for God’s grace of peace. Today’s world is truly in need of his peace, especially as it faces the tragedies of war, division, poverty and despair. In just a few days I will have the privilege of visiting the Holy Land. I go as a pilgrim of peace. As you are well aware, for more than sixty years, this region — the land of our Lord’s birth, death and Resurrection; a sacred place for the world’s three great monotheistic religions — has been plagued by violence and injustice. This has led to a general atmosphere of mistrust, uncertainty and fear – often pitting neighbor against neighbor, brother against brother. As I prepare for this significant journey I ask in a special way that you join me in prayer for all the peoples of the Holy Land and the region. May they receive the gifts of reconciliation, hope and peace.

Our meeting this year occurs during a time when the entire world is struggling with a very worrying economic situation. At moments such as these it is tempting to overlook those without a voice and think only of our own difficulties. As Christians we are aware, however, that especially when times are difficult we must work even harder to ensure that the consoling message of our Lord is heard. Rather than turning in on ourselves, we must continue to be beacons of hope, strength and support for others, most especially those who have no one to watch over or assist them. For this reason I am pleased to have you here today. You are examples of good Christian men and women who continue to meet the challenges we face with courage and trust. Indeed, the Papal Foundation itself, through the great generosity of many, enables valuable assistance to be carried out in the name of Christ and his Church. For your sacrifice and dedication I am most grateful to you: by means of your support the Easter message of joy, hope, reconciliation and peace is more widely proclaimed.

Entrusting all of you to the loving intercession of the Blessed Virgin Mary, she who remains always in our midst as our Mother, the Mother of Hope, (cf. Spe Salvi, 50), I cordially impart my Apostolic Blessing to you and your families as a pledge of joy and peace in the Risen Savior.
+PetaloNero+
00domenica 3 maggio 2009 01:46
Il discorso di Benedetto XVI ai membri della Papal Foundation

Pellegrino di pace in Terra Santa




Benedetto XVI andrà come "pellegrino di pace" nella Terra Santa che per oltre sessant'anni è stata "martoriata dalla violenza e dall'ingiustizia". È stato lui stesso a sottolinearlo nel discorso ai membri della Papal Foundation, ricevuti in udienza sabato mattina, 2 maggio, nella Sala Clementina.

Caro Cardinale Keeler,
Cari Fratelli Vescovi,
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,
È per me un grande piacere avere l'opportunità di salutare ancora una volta voi membri della Papal Foundation in occasione della vostra visita annuale a Roma. In questo Anno Paolino vi accolgo con le parole dell'Apostolo dei Gentili, "grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1, 7).
San Paolo ci ricorda come l'intera umanità aneli alla grazia della pace di Dio. Il mondo attuale ha davvero bisogno della sua pace, specialmente mentre affronta le tragedie della guerra, della divisione, della povertà e della disperazione. Tra qualche giorno avrò il privilegio di visitare la Terra Santa. Andrò come pellegrino di pace. Come ben sapete, per oltre sessant'anni questa regione - la terra che ha visto la nascita, la morte e la risurrezione di nostro Signore; un luogo sacro per le tre grandi religioni monoteistiche del mondo - è stata martoriata dalla violenza e dall'ingiustizia. Ciò ha portato a un clima generale di diffidenza, incertezza e paura, spesso opponendo vicino a vicino, fratello a fratello. Mentre mi preparo per questo significativo viaggio, vi chiedo in modo speciale di unirvi a me nella preghiera per tutti i popoli della Terra Santa e della regione. Possano essi ricevere i doni della riconciliazione, della speranza e della pace!
Quest'anno il nostro incontro avviene in un tempo in cui il mondo intero è alle prese con una situazione economica molto preoccupante. In momenti simili, è forte la tentazione di ignorare coloro che non hanno voce e pensare solo alle proprie difficoltà. Come cristiani, però, siamo consapevoli che, specialmente quando i tempi sono difficili, dobbiamo impegnarci più a fondo per far sì che il messaggio consolatore del Signore venga udito. Invece di chiuderci in noi stessi dobbiamo continuare a essere fari di speranza, di forza e di sostegno per gli altri, specialmente per quelli che non hanno nessun altro che si prenda cura di loro o li assista. Per questo sono lieto che siate qui oggi. Voi siete un esempio di uomini e donne, buoni cristiani che continuano ad affrontare le sfide che ci si presentano con coraggio e fiducia. Infatti, la Papal Foundation stessa, attraverso la generosità di tante persone, consente di prestare una preziosa assistenza in nome di Cristo e della sua Chiesa. Vi sono molto grato per il vostro sacrificio e la vostra dedizione: attraverso il vostro sostegno, il messaggio pasquale di gioia, speranza, riconciliazione e pace viene proclamato in maniera più ampia.
Affidando tutti voi all'amorevole intercessione della Beata Vergine Maria, colei che rimane sempre in mezzo a noi come nostra Madre, la Madre della Speranza (cfr. Spe salvi, n. 50), di cuore imparto la mia Benedizione Apostolica a voi e alla vostre famiglie come pegno di gioia e di pace nel Salvatore Risorto.



(©L'Osservatore Romano - 2-3 maggio 2009)
+PetaloNero+
00domenica 3 maggio 2009 16:15
SANTA MESSA PER L’ORDINAZIONE PRESBITERALE DI 19 DIACONI DELLA DIOCESI DI ROMA

Alle ore 9.30 di oggi, IV Domenica di Pasqua, il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Santa Messa nel corso della quale conferisce l’Ordinazione presbiterale a 19 diaconi della Diocesi di Roma.

Concelebrano con il Papa: l’Em.mo Card. Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, S.E. Mons. Luigi Moretti, Vicegerente, i Vescovi Ausiliari, i Superiori dei Seminari interessati e i Parroci degli ordinandi.

Nel corso della Liturgia dell’ordinazione, il Santo Padre pronuncia la seguente omelia:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Secondo una bella consuetudine, la Domenica "del Buon Pastore" vede riuniti il Vescovo di Roma e il suo presbiterio per le Ordinazioni dei nuovi sacerdoti della Diocesi. Questo è ogni volta un grande dono di Dio; è sua grazia! Risvegliamo pertanto in noi un sentimento profondo di fede e di riconoscenza nel vivere l’odierna celebrazione. E in questo clima mi è caro salutare il Cardinale Vicario Agostino Vallini, i Vescovi Ausiliari, gli altri Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, e con speciale affetto voi, cari Diaconi candidati al presbiterato, insieme con i vostri familiari e amici. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci offre abbondanti spunti di meditazione: ne raccoglierò alcuni, perché essa possa gettare una luce indelebile sul cammino della vostra vita e sul vostro ministero.

"Questo Gesù è la pietra … non vi è altro nome nel quale siamo salvati" (At 4,11-12). Nel brano degli Atti degli Apostoli – la prima lettura – colpisce e fa riflettere questa singolare "omonimia" tra Pietro e Gesù: Pietro, il quale ha ricevuto il suo nuovo nome da Gesù stesso, qui afferma che è Lui, Gesù, "la pietra". In effetti, l’unica vera roccia è Gesù. L’unico nome che salva è il suo. L’apostolo, e quindi il sacerdote, riceve il proprio "nome", cioè la propria identità, da Cristo. Tutto ciò che fa, lo fa in nome suo. Il suo "io" diventa totalmente relativo all’"io" di Gesù. Nel nome di Cristo, e non certo nel proprio nome, l’apostolo può compiere gesti di guarigione dei fratelli, può aiutare gli "infermi" a risollevarsi e riprendere a camminare (cfr At 4,10). Nel caso di Pietro, il miracolo poco prima compiuto rende questo particolarmente evidente. E anche il riferimento a ciò che dice il Salmo è essenziale: "la pietra scartata dai costruttori / è divenuta la pietra d’angolo" (Sal 117[118],22). Gesù è stato "scartato", ma il Padre l’ha prediletto e l’ha posto a fondamento del tempio della Nuova Alleanza. Così l’apostolo, come il sacerdote, sperimenta a sua volta la croce, e solo attraverso di essa diventa veramente utile per la costruzione della Chiesa. Dio ama costruire la sua Chiesa con persone che, seguendo Gesù, ripongono tutta la propria fiducia in Dio, come dice lo stesso Salmo: "E’ meglio rifugiarsi nel Signore / che confidare nell’uomo. / E’ meglio rifugiarsi nel Signore / che confidare nei potenti" (vv. 8-9).

Al discepolo tocca la medesima sorte del Maestro, che in ultima istanza è la sorte scritta nella volontà stessa di Dio Padre! Gesù lo confessò alla fine della sua vita, nella grande preghiera detta "sacerdotale": "Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto" (Gv 17,25). Anche in precedenza l’aveva affermato: "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio" (Mt 11,27). Gesù ha sperimentato su di sé il rifiuto di Dio da parte del mondo, l’incomprensione, l’indifferenza, lo sfiguramento del volto di Dio. E Gesù ha passato il "testimone" ai discepoli: "Io – confida ancora nella preghiera al Padre – ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro" (Gv 17,26). Perciò il discepolo – e specialmente l’apostolo – sperimenta la stessa gioia di Gesù, di conoscere il nome e il volto del Padre; e condivide anche il suo stesso dolore, di vedere che Dio non è conosciuto, che il suo amore non è ricambiato. Da una parte esclamiamo, come Giovanni nella sua prima Lettera: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!"; e dall’altra con amarezza constatiamo: "Per questo il mondo non ci riconosce: perché non ha conosciuto lui" (1 Gv 3,1). E’ vero, e noi sacerdoti ne facciamo esperienza: il "mondo" – nell’accezione giovannea del termine – non capisce il cristiano, non capisce i ministri del Vangelo. Un po’ perché di fatto non conosce Dio, e un po’ perché non vuole conoscerlo. Il mondo non vuole conoscere Dio e ascoltare i suoi ministri, perché questo lo metterebbe in crisi.

Qui bisogna fare attenzione a una realtà di fatto: che questo "mondo", sempre nel senso evangelico, insidia anche la Chiesa, contagiando i suoi membri e gli stessi ministri ordinati. Il "mondo" è una mentalità, una maniera di pensare e di vivere che può inquinare anche la Chiesa, e di fatto la inquina, e dunque richiede costante vigilanza e purificazione. Finché Dio non si sarà pienamente manifestato, anche i suoi figli non sono ancora pienamente "simili a Lui" (1 Gv 3,2). Siamo "nel" mondo, e rischiamo di essere anche "del" mondo. E di fatto a volte lo siamo. Per questo Gesù alla fine non ha pregato per il mondo, ma per i suoi discepoli, perché il Padre li custodisse dal maligno ed essi fossero liberi e diversi dal mondo, pur vivendo nel mondo (cfr Gv 17,9.15). In quel momento, al termine dell’Ultima Cena, Gesù ha elevato al Padre la preghiera di consacrazione per gli apostoli e per tutti i sacerdoti di ogni tempo, quando ha detto: "Consacrali nella verità" (Gv 17,17). E ha aggiunto: "per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità" (Gv 17,19). Mi sono soffermato su queste parole di Gesù nell’omelia della Messa Crismale, lo scorso Giovedì Santo. Oggi mi ricollego a tale riflessione facendo riferimento al Vangelo del Buon Pastore, dove Gesù dichiara: "Io do la mia vita per le pecore" (cfr Gv 10,15.17.18).

Diventare sacerdoti, nella Chiesa, significa entrare in questa auto-donazione di Cristo, mediante il Sacramento dell’Ordine, ed entrarvi con tutto se stessi. Gesù ha dato la vita per tutti, ma in modo particolare si è consacrato per quelli che il Padre gli aveva dato, perché fossero consacrati nella verità, cioè in Lui, e potessero parlare ed agire in nome suo, rappresentarlo, prolungare i suoi gesti salvifici: spezzare il Pane della vita e rimettere i peccati. Così, il Buon Pastore ha offerto la sua vita per tutte le pecore, ma l’ha donata e la dona in modo speciale a quelle che Egli stesso, "con affetto di predilezione", ha chiamato e chiama a seguirlo nella via del servizio pastorale. In maniera singolare, poi, Gesù ha pregato per Simon Pietro, e si è sacrificato per lui, perché doveva dirgli un giorno, sulle rive del lago di Tiberiade: "Pasci le mie pecore" (Gv 21,16-17). Analogamente, ogni sacerdote è destinatario di una personale preghiera di Cristo, e del suo stesso sacrificio, e solo in quanto tale è abilitato a collaborare con Lui nel pascere il gregge che è tutto e solo del Signore.

Qui vorrei toccare un punto che mi sta particolarmente a cuore: la preghiera e il suo legame con il servizio. Abbiamo visto che essere ordinati sacerdoti significa entrare in modo sacramentale ed esistenziale nella preghiera di Cristo per i "suoi". Da qui deriva per noi presbiteri una particolare vocazione alla preghiera, in senso fortemente cristocentrico: siamo chiamati, cioè, a "rimanere" in Cristo – come ama ripetere l’evangelista Giovanni (cfr Gv 1,35-39; 15,4-10) –, e questo si realizza particolarmente nella preghiera. Il nostro ministero è totalmente legato a questo "rimanere" che equivale a pregare, e deriva da esso la sua efficacia. In tale prospettiva dobbiamo pensare alle diverse forme della preghiera di un prete, prima di tutto alla santa Messa quotidiana. La celebrazione eucaristica è il più grande e il più alto atto di preghiera, e costituisce il centro e la fonte da cui anche le altre forme ricevono la "linfa": la Liturgia delle ore, l’adorazione eucaristica, la lectio divina, il santo Rosario, la meditazione. Tutte queste espressioni di preghiera, che hanno il loro centro nell’Eucaristia, fanno sì che nella giornata del prete, e in tutta la sua vita, si realizzi la parola di Gesù: "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore" (Gv 10,14-15). Infatti, questo "conoscere" ed "essere conosciuti" in Cristo e, mediante Lui, nella Santissima Trinità, non è altro che la realtà più vera e più profonda della preghiera. Il sacerdote che prega molto, e che prega bene, viene progressivamente espropriato di sé e sempre più unito a Gesù Buon Pastore e Servo dei fratelli. In conformità a Lui, anche il prete "dà la vita" per le pecore che gli sono affidate. Nessuno gliela toglie: la offre da se stesso, in unione con Cristo Signore, il quale ha il potere di dare la sua vita e il potere di riprenderla non solo per sé, ma anche per i suoi amici, legati a Lui dal Sacramento dell’Ordine. Così la stessa vita di Cristo, Agnello e Pastore, viene comunicata a tutto il gregge, mediante i ministri consacrati.

Cari Diaconi, lo Spirito Santo imprima questa divina Parola, che ho brevemente commentato, nei vostri cuori, perché porti frutti abbondanti e duraturi. Lo chiediamo per intercessione dei santi apostoli Pietro e Paolo e di san Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars, al cui patrocinio ho intitolato il prossimo Anno Sacerdotale. Ve lo ottenga la Madre del Buon Pastore, Maria Santissima. In ogni circostanza della vostra vita, guardate a Lei, stella del vostro sacerdozio. Come ai servi alle nozze di Cana, anche a voi Maria ripete: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" (Gv 2,5). Alla scuola della Vergine, siate sempre uomini di preghiera e di servizio, per diventare, nel fedele esercizio del vostro ministero, sacerdoti santi secondo il cuore di Dio.
+PetaloNero+
00domenica 3 maggio 2009 16:16
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CAELI


Al termine della Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana per l’Ordinazione presbiterale di 19 diaconi della Diocesi di Roma, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del Suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare il Regina Caeli con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:


PRIMA DEL REGINA CAELI

Cari fratelli e sorelle!

Si è da poco conclusa, nella Basilica di San Pietro, la Celebrazione eucaristica durante la quale ho consacrato diciannove nuovi Sacerdoti della Diocesi di Roma. Ancora una volta ho scelto questa domenica, la IV di Pasqua, per tale felice evento, perché essa è caratterizzata dal Vangelo del Buon Pastore (cfr Gv 10,1-18) e perciò offre un contesto particolarmente adatto. Per lo stesso motivo si celebra oggi la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Nel mio annuale messaggio per questa circostanza, ho invitato a riflettere sul tema: La fiducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana. Infatti, la fiducia nel Signore, che continuamente chiama tutti alla santità e alcuni in particolare a una speciale consacrazione, si esprime proprio nella preghiera. Sia personalmente che in comunità, dobbiamo pregare molto per le vocazioni, perché la grandezza e la bellezza dell’amore di Dio attiri tanti a seguire Cristo sulla via del sacerdozio e in quella della vita consacrata. Occorre anche pregare perché ci siano altrettanti sposi santi, capaci di indicare ai figli, soprattutto con l’esempio, gli orizzonti alti a cui tendere con la loro libertà. I santi e le sante, che la Chiesa propone alla venerazione di tutti i fedeli, stanno a testimoniare il frutto maturo di questo intreccio tra la chiamata divina e la risposta umana. Affidiamo alla loro celeste intercessione la nostra preghiera per le vocazioni.

C’è un’altra intenzione per la quale oggi vi invito a pregare: il viaggio in Terra Santa che compirò, a Dio piacendo, dal prossimo venerdì 8 maggio al venerdì 15. Sulle orme dei miei venerati predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II, mi farò pellegrino ai principali luoghi santi della nostra fede. Con la mia visita mi propongo di confermare e di incoraggiare i cristiani di Terra Santa, che devono affrontare quotidianamente non poche difficoltà. Quale Successore dell’apostolo Pietro, farò loro sentire la vicinanza e il sostegno di tutto il corpo della Chiesa. Inoltre, mi farò pellegrino di pace, nel nome dell’unico Dio che è Padre di tutti. Testimonierò l’impegno della Chiesa Cattolica in favore di quanti si sforzano di praticare il dialogo e la riconciliazione, per giungere ad una pace stabile e duratura nella giustizia e nel rispetto reciproco. Infine, questo viaggio non potrà non avere una notevole importanza ecumenica e inter-religiosa. Gerusalemme è, da questo punto di vista, la città-simbolo per eccellenza: là Cristo è morto per riunire tutti i figli di Dio dispersi (cfr Gv 11,52).

Rivolgendoci ora alla Vergine Maria, la invochiamo quale Madre del Buon Pastore, affinché vegli sui nuovi Presbiteri della Diocesi di Roma, e perché in tutto il mondo fioriscano numerose e sante vocazioni di speciale consacrazione al Regno di Dio.



DOPO IL REGINA CAELI

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins francophones, et je vous invite en cette journée mondiale de prière pour les vocations à prier pour l’Église et pour les vocations sacerdotales. Cette semaine, comme Successeur de Pierre, je me rendrai en pèlerinage en Terre Sainte afin de fouler le sol sanctifié par le Christ et pour demander au Seigneur le don précieux de l’unité et de la paix pour le Moyen-Orient et pour le monde entier. Que le Christ, le Bon Pasteur, protège les peuples qui habitent en Terre Sainte et bénisse particulièrement les chrétiens qui y résident et que je veux soutenir par ma présence ! Je vous invite à prier pour la réussite de ce Voyage Pastoral ! Avec ma Bénédiction Apostolique !

To all the English-speaking pilgrims and visitors present for today’s Regina Caeli, I extend a warm welcome. I pray that as you follow the voice of the Good Shepherd, you will grow ever closer to the Risen Lord and share his Gospel with all those you encounter. This Friday I leave for my pilgrimage to the Holy Land, where men and women first heard the voice of the Good Shepherd. I ask you all to join me in praying for the afflicted peoples of that region. In a special way I ask that you remember the Palestinian people who have endured great hardship and suffering. May the Lord bless them and all those who live in the Holy Land with the gifts of unity and peace. Upon all of you visiting Rome during this Easter Season, I invoke the abundant blessings of Almighty God.

Mit Freude heiße ich alle deutschsprachigen Besucher willkommen. Besonders grüße ich die Pilger der Diözesanwallfahrt der Erzdiözese Wien und des Militärordinariats für Österreich sowie die Gläubigen und Musiker aus der Pfarre Pischelsdorf und die Stadtkapelle Laupheim wie auch das Musikinstitut der Kathedrale zu Haarlem in den Niederlanden. Jesus, der auferstandene Herr, schenkt Rettung, und in keinem anderen ist das Heil zu finden. Diesen Glauben bekennt Petrus in der heutigen Lesung; so verkündeten es auch Paulus und alle Jünger. Ebenso wollen wir die Botschaft von Jesus, dem Gekreuzigten und Auferstandenen, zu den Menschen bringen und heute Apostel des Heils und der Liebe Christi sein. Dabei helfe uns der Gute Hirt, der sein Leben für uns hingegeben hat. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Aufenthalt hier in Rom!

Saludo con afecto a los fieles de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular a los peregrinos de la Archidiócesis de Granada y de la Diócesis de Vic. Deseo expresar mi cercanía y asegurar mi oración por las víctimas de la influencia que está afectando a México y a otros países. Queridos hermanos mexicanos, manteneos firmes en el Señor, Él os ayudará a superar esta dificultad. Os invito a orar en familia en estos momentos de prueba. Nuestra Señora de Guadalupe os asista y proteja siempre. Muchas gracias y feliz domingo.

Serdecznie pozdrawiam Polaków. Jednoczę się duchowo z Biskupami i pielgrzymami zgromadzonymi na Jasnej Górze, którzy dziś pod przewodnictwem Kardynała Sekretarza Stanu oddają cześć Maryi, Królowej Polski. Modlę się, aby Matka Chrystusa miała w opiece Kościół w Polsce. Niech uczy i pomaga czynić to, co powie Syn, i wyprasza dla całego narodu dar pokoju i wszelakiego dobra. Niech Bóg wam błogosławi.

[Saluto cordialmente i polacchi. Mi unisco spiritualmente ai Vescovi e ai pellegrini radunati a Jasna Gora, che oggi, sotto la presidenza del Cardinale Segretario di Stato, rendono gloria a Maria, Regina della Polonia. Prego che la Madre di Cristo protegga la Chiesa in Polonia; che insegni e aiuti a fare quello che il Figlio dirà, e implori per tutta la nazione il dono della pace e di ogni bene. Dio vi benedica.]

Saluto infine i pellegrini di lingua italiana, in particolare il folto gruppo della Diocesi di Novara, guidato dal Vescovo Mons. Renato Corti. Saluto i fedeli provenienti da Pordenone e Vittorio Veneto, Montegrotto Terme, Rovigo, San Donà di Piave, San Benedetto del Tronto, Barzanò, Calderara di Reno e Modena, Monturano, Caltanissetta; e la Fraternità di Misericordia di Carmignano. Saluto gli animatori di gruppi giovanili di Basilea, i giovani dell’Azione Cattolica di Milano, quelli di Besana Brianza, Casatenovo, Trento e Altavilla Vicentina, gli Scout di Verona, i ragazzi di Milano-Precotto, Cuneo, Brignano Gera d’Adda, Cinisello Balsamo e del Decanato di Trezzo; gli adolescenti di Nembro, i cresimandi di Lumezzane e quelli di Tione. Ricordo inoltre due iniziative: il Convegno Missionario Giovanile, delle Pontificie Opere Missionarie, e la Giornata per i bambini vittime della violenza, dell’associazione "Meter".

A tutti auguro una buona domenica e un mese di Maggio in spirituale compagnia di Maria Santissima.
+PetaloNero+
00lunedì 4 maggio 2009 17:04
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede;

Em.mo Card. Edmund Casimir Szoka, Presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Perù, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Lino Mario Panizza Richero, O.F.M. Cap., Vescovo di Carabayllo;

S.E. Mons. Héctor Eduardo Vera Colona, Vescovo di Ica;

S.E. Mons. Carlos Enrique García Camader, Vescovo di Lurín;

S.E. Mons. José Antonio Eguren Anselmi, S.C.V., Arcivescovo di Piura;

S.E. Mons. Jesús Moliné Labarta, Vescovo di Chiclayo;

S.E. Mons. Salvador Piñeiro García-Calderón, Ordinario Militare.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.





RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI KASAMA (ZAMBIA)

In data 30 aprile 2009, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Kasama (Zambia), presentata da S.E. Mons. James Spaita, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



RINUNCIA DEL VESCOVO DI PORT-HARCOURT (NIGERIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Port-Harcourt (Nigeria), presentata da S.E. Mons. Alexius Obabu Makozi, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Port-Harcourt (Nigeria) S.E. Mons. Camillus Archibong Etokudoh, finora Vescovo di Ikot-Ekpene.
+PetaloNero+
00lunedì 4 maggio 2009 17:04
UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI

Alle ore 12.30 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che si sta svolgendo presso la Casina Pio IV in Vaticano dal 1° al 5 maggio sul tema: "La Dottrina Sociale cattolica e i Diritti umani".

Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Dear Brothers in the Episcopate and the Priesthood,

Distinguished Ladies and Gentlemen,

As you gather for the fifteenth Plenary Session of the Pontifical Academy of Social Sciences, I am pleased to have this occasion to meet with you and to express my encouragement for your mission of expounding and furthering the Church’s social doctrine in the areas of law, economy, politics and the various other social sciences. Thanking Professor Mary Ann Glendon for her cordial words of greeting, I assure you of my prayers that the fruit of your deliberations will continue to attest to the enduring pertinence of Catholic social teaching in a rapidly changing world.

After studying work, democracy, globalisation, solidarity and subsidiarity in relation to the social teaching of the Church, your Academy has chosen to return to the central question of the dignity of the human person and human rights, a point of encounter between the doctrine of the Church and contemporary society.

The world’s great religions and philosophies have illuminated some aspects of these human rights, which are concisely expressed in "the golden rule" found in the Gospel: "Do to others as you would have them do to you" (Lk 6:31; cf. Mt 7:12). The Church has always affirmed that fundamental rights, above and beyond the different ways in which they are formulated and the different degrees of importance they may have in various cultural contexts, are to be upheld and accorded universal recognition because they are inherent in the very nature of man, who is created in the image and likeness of God. If all human beings are created in the image and likeness of God, then they share a common nature that binds them together and calls for universal respect. The Church, assimilating the teaching of Christ, considers the person as "the worthiest of nature" (St. Thomas Aquinas, De potentia, 9, 3) and has taught that the ethical and political order that governs relationships between persons finds its origin in the very structure of man’s being. The discovery of America and the ensuing anthropological debate in sixteenth- and seventeenth-century Europe led to a heightened awareness of human rights as such and of their universality (ius gentium). The modern period helped shape the idea that the message of Christ – because it proclaims that God loves every man and woman and that every human being is called to love God freely – demonstrates that everyone, independently of his or her social and cultural condition, by nature deserves freedom. At the same time, we must always remember that "freedom itself needs to be set free. It is Christ who sets it free" (Veritatis Splendor, 86).

In the middle of the last century, after the vast suffering caused by two terrible world wars and the unspeakable crimes perpetrated by totalitarian ideologies, the international community acquired a new system of international law based on human rights. In this, it appears to have acted in conformity with the message that my predecessor Benedict XV proclaimed when he called on the belligerents of the First World War to "transform the material force of arms into the moral force of law" ("Note to the Heads of the Belligerent Peoples", 1 August 1917).

Human rights became the reference point of a shared universal ethos – at least at the level of aspiration – for most of humankind. These rights have been ratified by almost every State in the world. The Second Vatican Council, in the Declaration Dignitatis Humanae, as well as my predecessors Paul VI and John Paul II, forcefully referred to the right to life and the right to freedom of conscience and religion as being at the centre of those rights that spring from human nature itself.

Strictly speaking, these human rights are not truths of faith, even though they are discoverable – and indeed come to full light – in the message of Christ who "reveals man to man himself" (Gaudium et Spes, 22). They receive further confirmation from faith. Yet it stands to reason that, living and acting in the physical world as spiritual beings, men and women ascertain the pervading presence of a logos which enables them to distinguish not only between true and false, but also good and evil, better and worse, and justice and injustice. This ability to discern – this radical agency – renders every person capable of grasping the "natural law", which is nothing other than a participation in the eternal law: "unde…lex naturalis nihil aliud est quam participatio legis aeternae in rationali creatura" (St. Thomas Aquinas, ST I-II, 91, 2). The natural law is a universal guide recognizable to everyone, on the basis of which all people can reciprocally understand and love each other. Human rights, therefore, are ultimately rooted in a participation of God, who has created each human person with intelligence and freedom. If this solid ethical and political basis is ignored, human rights remain fragile since they are deprived of their sound foundation.

The Church’s action in promoting human rights is therefore supported by rational reflection, in such a way that these rights can be presented to all people of good will, independently of any religious affiliation they may have. Nevertheless, as I have observed in my Encyclicals, on the one hand, human reason must undergo constant purification by faith, insofar as it is always in danger of a certain ethical blindness caused by disordered passions and sin; and, on the other hand, insofar as human rights need to be re-appropriated by every generation and by each individual, and insofar as human freedom – which proceeds by a succession of free choices – is always fragile, the human person needs the unconditional hope and love that can only be found in God and that lead to participation in the justice and generosity of God towards others (cf. Deus Caritas Est, 18, and Spe Salvi, 24).

This perspective draws attention to some of the most critical social problems of recent decades, such as the growing awareness – which has in part arisen with globalisation and the present economic crisis – of a flagrant contrast between the equal attribution of rights and the unequal access to the means of attaining those rights. For Christians who regularly ask God to "give us this day our daily bread", it is a shameful tragedy that one-fifth of humanity still goes hungry. Assuring an adequate food supply, like the protection of vital resources such as water and energy, requires all international leaders to collaborate in showing a readiness to work in good faith, respecting the natural law and promoting solidarity and subsidiarity with the weakest regions and peoples of the planet as the most effective strategy for eliminating social inequalities between countries and societies and for increasing global security.

Dear friends, dear Academicians, in exhorting you in your research and deliberations to be credible and consistent witnesses to the defence and promotion of these non-negotiable human rights which are founded in divine law, I most willingly impart to you my Apostolic Blessing.
+PetaloNero+
00martedì 5 maggio 2009 02:07
Benedetto XVI alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

I diritti umani hanno bisogno
di una solida base etica e politica




I diritti umani hanno bisogno di una solida base etica e politica, essendo divenuti "il punto di riferimento di un ethos universale condiviso, almeno a livello di aspirazione, dalla maggior parte dell'umanità". Lo ha detto il Papa ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ricevuti lunedì mattina 4 maggio, nella sala del Concistoro.


Cari Fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio,
Signore e Signori,
che siete qui riuniti, in occasione della Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, sono lieto di avere quest'occasione per incontrarvi e incoraggiarvi nella vostra missione di promuovere la dottrina sociale della Chiesa, estendendola alle aree del diritto, dell'economia e della politica e delle varie altre scienze sociali. Ringraziando la professoressa Mary Ann Glendon per le sue cordiali parole di saluto, vi assicuro delle mie preghiere affinché il frutto delle vostre deliberazioni continui a testimoniare la pertinenza duratura della dottrina sociale della Chiesa in un mondo in rapido mutamento.
Dopo aver studiato il lavoro, la democrazia, la globalizzazione, la solidarietà e la sussidiarietà in relazione alla dottrina sociale della Chiesa, la vostra accademia ha scelto di tornare alla questione centrale della dignità della persona umana e dei diritti umani, un punto di incontro fra la dottrina della Chiesa e la società contemporanea.
Le grandi religioni e filosofie del mondo hanno illuminato alcuni aspetti di questi diritti umani, esposti brevemente nella "regola d'oro" nel Vangelo: "E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro" (Lc 6, 31; cfr. Mt 7, 12). La Chiesa ha sempre affermato che i diritti fondamentali, al di là delle loro differenti formulazioni e dei differenti gradi di importanza che possono avere nei vari contesti culturali, devono essere sostenuti e riconosciuti universalmente perché sono inerenti alla natura stessa dell'uomo che è creato a immagine e somiglianza di Dio. Se tutti gli esseri umani sono creati a immagine e somiglianza di Dio, allora condividono una natura comune che li unisce gli uni agli altri e richiede rispetto universale. La Chiesa, assimilando la dottrina di Cristo, considera la persona "la più degna della natura" (San Tommaso d'Aquino, De potentia, 9, 3) e insegna che l'ordine etico e politico che governa i rapporti fra le persone ha origine nella struttura stessa dell'essere dell'uomo. La scoperta dell'America e il conseguente dibattito antropologico nell'Europa dei secoli sedicesimo e diciassettesimo hanno portato a una maggiore consapevolezza dei diritti umani in quanto tali e della loro universalità (ius gentium). Il periodo moderno ha contribuito a forgiare l'idea che il messaggio di Cristo, poiché proclama che Dio ama ogni uomo e ogni donna e che ogni essere umano è chiamato ad amare Dio liberamente, dimostra che ognuno, indipendentemente dalla sua condizione sociale e culturale, per natura merita libertà. Al contempo, dobbiamo sempre ricordare che "la libertà, quindi, ha bisogno di essere liberata. Cristo ne è il liberatore" (Veritatis splendor, n. 86).
A metà dello scorso secolo, dopo la grande sofferenza causata da due terribili guerre mondiali e da crimini inenarrabili perpetrati da ideologie totalitarie, la comunità internazionale ha acquisito un nuovo sistema di diritto internazionale basato sui diritti umani. In questo, sembra aver agito in conformità al messaggio del mio predecessore Benedetto XV, quando esortò i belligeranti della prima guerra mondiale a "trasformare la forza materiale delle armi nella forza morale del diritto" ("Nota ai capi dei popoli belligeranti", 1 agosto 1917).
I diritti umani sono divenuti il punto di riferimento di un ethos universale condiviso, almeno a livello di aspirazione, dalla maggior parte dell'umanità. Questi diritti sono stati ratificati da quasi tutti gli Stati del mondo. Il Vaticano II, nella dichiarazione Dignitatis humanae, e i miei predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II, hanno fatto riferimento con vigore ai diritti di libertà di coscienza e di religione che devono essere al centro di quei diritti che scaturiscono dalla natura umana stessa.
In senso stretto, questi diritti umani non sono verità di fede, sebbene si possano scoprire, e di fatto acquistano piena luce, nel messaggio di Cristo che "rivela l'uomo all'uomo stesso" (Gaudium et spes, n. 22). Essi ricevono ulteriore conferma dalla fede. Tuttavia non si può negare che, vivendo e agendo nel mondo fisico come esseri spirituali, uomini e donne constatano la presenza pervasiva di un logos che permette loro di distinguere non solo fra vero e falso, ma anche fra buono e cattivo, migliore e peggiore, giustizia e ingiustizia. Quest'abilità di discernere, questo intervento radicale, rende ogni persona in grado di cogliere la "legge naturale", che non è altro che una partecipazione alla legge eterna: "unde... lex universalis nihil aliud est quam participatio legis aeternae in rationali creatura" (San Tommaso d'Aquino, ST I-II, 91, 2). La legge naturale è una guida riconoscibile da tutti, sulla base della quale tutti possono reciprocamente comprendersi e amarsi. I diritti umani, quindi, sono definitivamente radicati in una partecipazione di Dio, che ha creato ogni persona umana con intelligenza e libertà. Se si ignora questa solida base etica e politica, i diritti umani restano fragili perché privi del loro saldo fondamento.
L'azione della Chiesa nella promozione dei diritti umani è dunque sostenuta dalla riflessione razionale, in modo tale che questi diritti si possano presentare a tutte le persone di buona volontà, indipendentemente dalla loro affiliazione religiosa. Ciononostante, come ho osservato nelle mie encicliche, la ragione umana deve subire una purificazione costante da parte della fede, da un lato perché corre sempre il pericolo di una certa cecità etica provocata da passioni disordinate e dal peccato, dall'altro perché, dovendo ogni generazione e ogni individuo riappropriarsi dei diritti umani ed essendo la libertà umana, che procede per libere scelte, sempre fragile, la persona umana ha bisogno della speranza e dell'amore incondizionati che si possono trovare solo in Dio e che portano alla partecipazione alla giustizia e alla generosità di Dio verso altri (cfr. Deus caritas est, n. 18; e Spe salvi, n. 24)
Questa prospettiva richiama l'attenzione su alcuni dei più gravi problemi sociali degli ultimi decenni, come la crescente consapevolezza, sorta in parte con la globalizzazione e con l'attuale crisi economica, di un contrasto stridente fra l'attribuzione uguale di diritti e l'accesso diseguale ai mezzi per ottenerli. Per i cristiani che regolarmente chiedono a Dio "donaci ogni giorno il nostro pane quotidiano", è una tragedia vergognosa che un quinto dell'umanità soffra ancora la fame. Per garantire una scorta di cibo adeguata e la protezione di risorse vitali quali acqua ed energia, tutti i responsabili internazionali devono collaborare dimostrando una disponibilità a lavorare in buona fede, rispettando il diritto naturale e promuovendo la solidarietà e la sussidiarietà con le regioni e le popolazioni più povere del pianeta come la strategia più efficace per eliminare le ineguaglianze sociali fra Paesi e società e per aumentare la sicurezza globale.
Cari amici, cari accademici, esortandovi nella vostra ricerca e nelle vostre deliberazioni a essere testimoni credibili e coerenti della difesa e della promozione di questi diritti umani non negoziabili che si fondano sulla legge divina, vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 4-5 maggio 2009)
+PetaloNero+
00martedì 5 maggio 2009 17:06
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DI AUSILIARE DI MELBOURNE (AUSTRALIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo Ausiliare di Melbourne (Australia) il Rev.do Mons. Leslie Rogers Tomlinson, del clero della medesima arcidiocesi, finora Vicario Generale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Siniti.

Rev.do Mons. Leslie Rogers Tomlinson

Il Rev.do Mons. Leslie R. Tomlinson è nato a Mildura (Victoria) il 27 agosto 1943. Dopo aver frequentato le scuole elementari e secondarie, ha lavorato nell’amministrazione civile per 7 anni. Successivamente ha studiato al Corpus Christi College a Werribee e poi al Saint Paul’s National Seminary.

È stato ordinato sacerdote il 18 agosto 1972 per l’arcidiocesi di Melbourne.

Ha svolto poi i seguenti incarichi: Vice Parroco a Mitcham (1972-1976); Vice Parroco a Newtown nell’arcidiocesi di Hobart (1976-1977); Assistente del Vicario Giudiziale, Notaio della Curia diocesana, Cappellano dell’Associazione di San Vincenzo de’ Paoli e Vice Parroco della Cattedrale di Hobart (1977-1978); Cappellano di scuola e di ospedale, Maestro delle Cerimonie della Cattedrale e Amministratore parrocchiale di Bellerive (1978-1979); Vice Parroco a North Dandenong nell’arcidiocesi di Melbourne (1979-1983); Vice Parroco a Sunshine (1983-1984); Moderatore dell’équipe parrocchiale a Carlson (1984); Cappellano di due ospedali (1984-1988); Parroco a Rowville (1988-1998); Parroco a Ormond (1998-2003); Decano della Cattedrale di Melbourne (2003); Vicario Generale e Moderatore della Curia (dal 2003).

In qualità di Vicario Generale, è membro di varie Commissioni e Consigli dell’arcidiocesi.
+PetaloNero+
00mercoledì 6 maggio 2009 16:32
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, si è soffermato su San Giovanni Damasceno.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi ha indirizzato uno speciale Messaggio alle popolazioni Giordane, Israeliane e Palestinesi, alla vigilia del Suo pellegrinaggio in Terra Santa.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

vorrei parlare oggi di Giovanni Damasceno, un personaggio di prima grandezza nella storia della teologia bizantina, un grande dottore nella storia della Chiesa universale. Egli è soprattutto un testimone oculare del trapasso dalla cultura cristiana greca e siriaca, condivisa dalla parte orientale dell’Impero bizantino, alla cultura dell’Islàm, che si fa spazio con le sue conquiste militari nel territorio riconosciuto abitualmente come Medio o Vicino Oriente. Giovanni, nato in una ricca famiglia cristiana, giovane ancora assunse la carica – rivestita forse già dal padre - di responsabile economico del califfato. Ben presto, però, insoddisfatto della vita di corte, maturò la scelta monastica, entrando nel monastero di san Saba, vicino a Gerusalemme. Si era intorno all’anno 700. Non allontanandosi mai dal monastero, si dedicò con tutte le sue forze all’ascesi e all’attività letteraria, non disdegnando una certa attività pastorale, di cui danno testimonianza soprattutto le sue numerose Omelie. La sua memoria liturgica è celebrata il 4 Dicembre. Papa Leone XIII lo proclamò Dottore della Chiesa universale nel 1890.

Di lui si ricordano in Oriente soprattutto i tre Discorsi contro coloro che calunniano le sante immagini, che furono condannati, dopo la sua morte, dal Concilio iconoclasta di Hieria (754). Questi discorsi, però, furono anche il motivo fondamentale della sua riabilitazione e canonizzazione da parte dei Padri ortodossi convocati nel II Concilio di Nicea (787), settimo ecumenico. In questi testi è possibile rintracciare i primi importanti tentativi teologici di legittimazione della venerazione delle immagini sacre, collegando queste al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio nel seno della Vergine Maria.

Giovanni Damasceno fu inoltre tra i primi a distinguere, nel culto pubblico e privato dei cristiani, fra adorazione (latreia) e venerazione (proskynesis): la prima si può rivolgere soltanto a Dio, sommamente spirituale, la seconda invece può utilizzare un’immagine per rivolgersi a colui che viene rappresentato nell’immagine stessa. Ovviamente, il Santo non può in nessun caso essere identificato con la materia di cui l’icona è composta. Questa distinzione si rivelò subito molto importante per rispondere in modo cristiano a coloro che pretendevano come universale e perenne l’osservanza del divieto severo dell’Antico Testamento sull’utilizzazione cultuale delle immagini. Questa era la grande discussione anche nel mondo islamico, che accetta questa tradizione ebraica della esclusione totale di immagini nel culto. Invece i cristiani, in questo contesto, hanno discusso del problema e trovato la giustificazione per la venerazione delle immagini. Scrive il Damasceno: "In altri tempi Dio non era mai stato rappresentato in immagine, essendo incorporeo e senza volto. Ma poiché ora Dio è stato visto nella carne ed è vissuto tra gli uomini, io rappresento ciò che è visibile in Dio. Io non venero la materia, ma il creatore della materia, che si è fatto materia per me e si è degnato abitare nella materia e operare la mia salvezza attraverso la materia. Io non cesserò perciò di venerare la materia attraverso la quale mi è giunta la salvezza. Ma non la venero assolutamente come Dio! Come potrebbe essere Dio ciò che ha ricevuto l’esistenza a partire dal non essere?…Ma io venero e rispetto anche tutto il resto della materia che mi ha procurato la salvezza, in quanto piena di energie e di grazie sante. Non è forse materia il legno della croce tre volte beata?... E l’inchiostro e il libro santissimo dei Vangeli non sono materia? L’altare salvifico che ci dispensa il pane di vita non è materia?... E, prima di ogni altra cosa, non sono materia la carne e il sangue del mio Signore? O devi sopprimere il carattere sacro di tutto questo, o devi concedere alla tradizione della Chiesa la venerazione delle immagini di Dio e quella degli amici di Dio che sono santificati dal nome che portano, e che per questa ragione sono abitati dalla grazia dello Spirito Santo. Non offendere dunque la materia: essa non è spregevole, perché niente di ciò che Dio ha fatto è spregevole" (Contra imaginum calumniatores, I, 16, ed. Kotter, pp. 89-90). Vediamo che, a causa dell’incarnazione, la materia appare come divinizzata, è vista come abitazione di Dio. Si tratta di una nuova visione del mondo e delle realtà materiali. Dio si è fatto carne e la carne è diventata realmente abitazione di Dio, la cui gloria rifulge nel volto umano di Cristo. Pertanto, le sollecitazioni del Dottore orientale sono ancora oggi di estrema attualità, considerata la grandissima dignità che la materia ha ricevuto nell’Incarnazione, potendo divenire, nella fede, segno e sacramento efficace dell’incontro dell’uomo con Dio. Giovanni Damasceno resta, quindi, un testimone privilegiato del culto delle icone, che giungerà ad essere uno degli aspetti più distintivi della teologia e della spiritualità orientale fino ad oggi. E’ tuttavia una forma di culto che appartiene semplicemente alla fede cristiana, alla fede in quel Dio che si è fatto carne e si è reso visibile. L’insegnamento di san Giovanni Damasceno si inserisce così nella tradizione della Chiesa universale, la cui dottrina sacramentale prevede che elementi materiali presi dalla natura possano diventare tramite di grazia in virtù dell’invocazione (epiclesis) dello Spirito Santo, accompagnata dalla confessione della vera fede.

In collegamento con queste idee di fondo Giovanni Damasceno pone anche la venerazione delle reliquie dei santi, sulla base della convinzione che i santi cristiani, essendo stati resi partecipi della resurrezione di Cristo, non possono essere considerati semplicemente dei ‘morti’. Enumerando, per esempio, coloro le cui reliquie o immagini sono degne di venerazione, Giovanni precisa nel suo terzo discorso in difesa delle immagini: "Anzitutto (veneriamo) coloro fra i quali Dio si è riposato, egli solo santo che si riposa fra i santi (cfr Is 57,15), come la santa Madre di Dio e tutti i santi. Questi sono coloro che, per quanto è possibile, si sono resi simili a Dio con la loro volontà e per l’inabitazione e l’aiuto di Dio, sono detti realmente dèi (cfr Sal 82,6), non per natura, ma per contingenza, così come il ferro arroventato è detto fuoco, non per natura ma per contingenza e per partecipazione del fuoco. Dice infatti: Sarete santi, perché io sono santo (Lv 19,2)" (III, 33, col. 1352 A). Dopo una serie di riferimenti di questo tipo, il Damasceno poteva perciò serenamente dedurre: "Dio, che è buono e superiore ad ogni bontà, non si accontentò della contemplazione di se stesso, ma volle che vi fossero esseri da lui beneficati che potessero divenire partecipi della sua bontà: perciò creò dal nulla tutte le cose, visibili e invisibili, compreso l’uomo, realtà visibile e invisibile. E lo creò pensando e realizzandolo come un essere capace di pensiero (ennoema ergon) arricchito dalla parola (logo sympleroumenon) e orientato verso lo spirito (pneumati teleioumenon)" (II, 2, PG 94, col. 865A). E per chiarire ulteriormente il pensiero, aggiunge: "Bisogna lasciarsi riempire di stupore (thaumazein) da tutte le opere della provvidenza (tes pronoias erga), tutte lodarle e tutte accettarle, superando la tentazione di individuare in esse aspetti che a molti sembrano ingiusti o iniqui (adika), e ammettendo invece che il progetto di Dio (pronoia) va al di là della capacità conoscitiva e comprensiva (agnoston kai akatalepton) dell’uomo, mentre al contrario soltanto Lui conosce i nostri pensieri, le nostre azioni, e perfino il nostro futuro" (II, 29, PG 94, col. 964C). Già Platone, del resto, diceva che tutta la filosofia comincia con lo stupore: anche la nostra fede comincia con lo stupore della creazione, della bellezza di Dio che si fa visibile.

L’ottimismo della contemplazione naturale (physikè theoria), di questo vedere nella creazione visibile il buono, il bello, il vero, questo ottimismo cristiano non è un ottimismo ingenuo: tiene conto della ferita inferta alla natura umana da una libertà di scelta voluta da Dio e utilizzata impropriamente dall’uomo, con tutte le conseguenze di disarmonia diffusa che ne sono derivate. Da qui l’esigenza, percepita chiaramente dal teologo di Damasco, che la natura nella quale si riflette la bontà e la bellezza di Dio, ferite dall anostra colpa, "fosse rinforzata e rinnovata" dalla discesa del Figlio di Dio nella carne, dopo che in molti modi e in diverse occasioni Dio stesso aveva cercato di dimostrare che aveva creato l’uomo perché fosse non solo nell’"essere", ma nel "bene-essere" (cfr La fede ortodossa, II, 1, PG 94, col. 981°). Con trasporto appassionato Giovanni spiega: "Era necessario che la natura fosse rinforzata e rinnovata e, fosse indicata e insegnata concretamente la strada della virtù (didachthenai aretes hodòn), che allontana dalla corruzione e conduce alla vita eterna… Apparve così all’orizzonte della storia il grande mare dell’amore di Dio per l’uomo (philanthropias pelagos)…" E’ una bella espressione. Vediamo, da una parte, la bellezza della creazione e, dall’altra, la distruzione fatta dalla colpa umana. Ma vediamo nel Figlio di Dio, che discende per rinnovare la natura, il mare dell’amore di Dio per l’uomo. Continua Giovanni Damasceno: "Egli stesso, il Creatore e il Signore, lottò per la sua creatura trasmettendole con l’esempio il suo insegnamento… E così il Figlio di Dio, pur sussistendo nella forma di Dio, abbassò i cieli e discese… presso i suoi servi… compiendo la cosa più nuova di tutte, l’unica cosa davvero nuova sotto il sole, attraverso cui si manifestò di fatto l’infinita potenza di Dio" (III, 1. PG 94, coll. 981C-984B).

Possiamo immaginare il conforto e la gioia che diffondevano nel cuore dei fedeli queste parole ricche di immagini tanto affascinanti. Le ascoltiamo anche noi, oggi, condividendo gli stessi sentimenti dei cristiani di allora: Dio vuole riposare in noi, vuole rinnovare la natura anche tramite la nostra conversione, vuol farci partecipi della sua divinità. Che il Signore ci aiuti a fare di queste parole sostanza della nostra vita.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Jean Damascène est un personnage de premier plan dans l’histoire de la théologie byzantine. Né dans une riche famille chrétienne, il assume encore jeune la charge de responsable économique du califat. Mais, vite insatisfait de la vie de cour, vers l’an 700, il entre au monastère de saint Saba, près de Jérusalem, où il se consacrera à l’ascèse et à l’activité littéraire. Ses nombreuses Homélies gardent le témoignage de son activité pastorale. En Orient, on se souvient de ses Discours pour légitimer la vénération des images sacrées, les reliant au mystère de l’Incarnation du Fils de Dieu dans le sein de la Vierge Marie. Jean Damascène fut l’un des premiers à faire la distinction dans le culte chrétien entre ‘l’adoration’, qui s’adresse seulement à Dieu et ‘la vénération’ qui peut être utilisée pour s’adresser à la personne représentée par une image. Cette distinction se révéla très importante pour répondre à ceux qui prétendaient universel et éternel l’interdit sévère de l’Ancien Testament d’utiliser des images dans le culte. Jean Damascène demeure un témoin privilégié du culte des icônes qui est un aspect distinctif de la théologie et de la spiritualité orientale jusqu’à aujourd’hui. Il admit aussi la vénération des reliques des saints, sur la base de la conviction que les saints, rendus participants de la résurrection du Christ, ne peuvent être considérés simplement comme des ‘morts’.

J’accueille avec plaisir les pèlerins de langue française. Je salue en particulier les pèlerins du diocèse de Bâle ainsi que les jeunes de Malines et de Buzançais ainsi que ceux de l’École internationale de formation et d’évangélisation de Paray-le-Monial. En ce temps pascal, je vous invite à entrer dans une relation toujours plus intime avec le Christ qui est vivant dans notre monde. Que Dieu vous bénisse !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Saint John Damascene was a towering figure in the history of Eastern theology. He was born into a wealthy Christian family at a time when his native Syria was already under Arab rule. He left a promising career in government in order to enter monastic life. His best-known works are his Discourses against the Iconoclasts, which offer an important contribution to the proper theological understanding of the veneration of sacred images. Saint John Damascene was among the first to distinguish between adoration, which is due to God alone, and veneration, which can rightly be given to an image in order to assist the Christian to contemplate him whom the image represents. It is true that in the Old Testament, divine images were strictly forbidden. But now that God has become incarnate and has assumed visible, material form in Jesus, matter has received a new dignity. The wood of the Cross, the book of the Gospels, the altar of sacrifice: all have been used by God to bring about our salvation. Matter now serves as a sign and sacrament of our encounter with God. When we participate in the sacraments, when we venerate icons, if we do so in faith and in the power of the Holy Spirit, they truly become a means of grace. Despite human sinfulness, God has chosen to dwell within men and women, making them holy, making them sharers in his infinite goodness and holiness. Let us welcome him with joy into our hearts.

I am pleased to welcome all the English-speaking pilgrims and visitors here today, including a group of Felician Sisters serving in health care administration. Upon all of you, and upon your families and loved ones, I invoke God’s blessings of joy and peace.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der heutigen Katechese wollen wir uns mit einem bedeutenden geistlichen Autor des Orients, dem heiligen Johannes von Damaskus, befassen, der auch Augenzeuge der Umwandlung des christlichen Kulturkreises seiner Heimat durch den Islam wurde. Johannes stammte aus einer vornehmen christlichen Familie. Wie sein Vater war er zunächst im Dienst des Kalifen tätig. Um das Jahr 700 zog er sich aus dem öffentlichen Leben zurück und trat in das Kloster Mar Saba bei Jerusalem ein. Hier widmete er sich ganz der Askese und der Abfassung geistlicher Werke. Die zahlreichen erhaltenen Predigten weisen darauf hin, daß er auch seelsorglich tätig war. In der theologischen Kontroverse seiner Zeit, ob man sich von Gott ein Bild machen dürfe, verteidigte Johannes die Verehrung der Ikonen. Zur Begründung sagte er, daß der Gläubige ja nicht die Materie verehrt, sondern den Schöpfer aller Dinge, der für uns Mensch geworden ist und das Heil durch die Materie wirken will. In der Inkarnation erhält die Materie einen hohen Wert und wird sogar Zeichen und Sakrament der Begegnung des Menschen mit Gott. In ähnlicher Weise erklärte Johannes die Verehrung der Reliquien. Da die Heiligen an der Auferstehung Christi teilhaben, können sie nicht einfach als Tote betrachtet werden. Ähnlich wie das glühende Eisen, das nicht das Feuer selbst ist, aber doch zum Teil seine Eigenschaften übernommen hat, sind die Heiligen vom göttlichen Leben durchdrungen. Johannes, der sich auch als Dichter von geistlichen Liedern einen Namen machte, starb hochbetagt vor dem Jahr 754.

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Besonders grüße ich heute die Freunde aus der Schweiz, die zur Vereidigung der neuen Schweizergardisten nach Rom gekommen sind. Der heilige Johannes von Damaskus helfe uns, Gott in den Dingen der Welt zu ehren und die Menschen zu lieben. Euch allen wünsche ich Gottes reichen Segen!


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

San Juan Damasceno, figura importante en la teología bizantina, fue, sobre todo, testigo ocular del tránsito de la cultura cristiana griega y siria, característica de la parte oriental del Imperio bizantino, al mundo islámico, que se abría paso a través de conquistas militares en el territorio que hoy se conoce como Medio y Cercano Oriente. San Juan Damasceno nació en una rica familia cristiana y, siendo joven, se ocupó de las finanzas del califato. No satisfecho de ese tipo de vida, en torno al año setecientos, ingresó en el monasterio de San Saba, cerca de Jerusalén. Allí se dedicó con todas sus fuerzas a la ascesis y a la literatura, así como a la actividad pastoral, como se puede ver por las numerosas homilías que conservamos de él. El Papa León Trece lo proclamó doctor de la Iglesia universal en mil ochocientos noventa. San Juan Damasceno es recordado, entre otras cosas, por sus tres discursos contra los que calumnian las santas imágenes, en los que aparecen los primeros intentos de legitimar la veneración de las imágenes sagradas, vinculándolas con el misterio de la encarnación del Hijo de Dios en el seno de la Virgen María. Insistió también en su magisterio en la veneración de las reliquias de los santos.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los participantes en el vigésimo segundo curso de actualización sacerdotal organizado por el Pontificio Colegio Español de San José de Roma, así como a los demás grupos procedentes de España, México, Ecuador, Argentina y otros países latinoamericanos. Que, animados por la intercesión y la presencia alentadora de los santos, demos testimonio del Evangelio de palabra y con la propia vida. Muchas gracias.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua portoghese

Queridos peregrinos de língua portuguesa, com menção especial dos grupos de Portugal e do Brasil, sede bem-vindos! Esta peregrinação ao túmulo dos Santos Apóstolos Pedro e Paulo fortaleça, nos vossos corações, o sentir e o viver em Igreja sob o terno olhar da Virgem Mãe. Com Ela aprendei a ler os sinais de Deus na história e na vossa vida, para serdes construtores duma humanidade nova. De bom grado, confirmo estes votos com a minha Bênção para vós e vossas famílias.


○ Saluto in lingua polacca

Witam pielgrzymów polskich. Pojutrze przypada uroczystość głównego patrona waszej Ojczyzny, a szczególnie Krakowa – świętego Stanisława, biskupa i męczennika. Broniąc wartości ewangelicznych, przelał krew męczeńską. Wspominając go, bądźmy wierni zasadom, które wskazywał. Polecając waszej modlitwie moją podróż do Ziemi Świętej, z serca wszystkim błogosławię.

[Saluto i pellegrini polacchi. Dopodomani ricorre la solennità del principale patrono della Polonia e in modo particolare di Cracovia – San Stanislao, vescovo e martire. Difendendo i valori evangelici non ha esitato a versare il suo sangue nel martirio. Ricordandolo, rimaniamo fedeli ai valori che ci additato con il suo esempio. Affidando alla vostra preghiera il mio viaggio in Terra Santa, vi benedico tutti di cuore.]


○ Saluto in lingua ceca

Vítám poutníky z Velehradu!

Dnes se slaví svátek svatého Jana Sarkandra. Tento kněz dokázal žít velikonočním tajemstvím: Spasitel byl pro něho sílou i v mučednické smrti. Nechť i vy čerpáte sílu z Kristova kříže a zmrtvýchvstání. Z celého srdce vám žehnám. Chvála Kristu!

[Do il mio benvenuto ai pellegrini di Velehrad!

Oggi si celebra la festa di San Giovanni Sarkander. Questo Sacerdote seppe vivere del Mistero Pasquale: il Salvatore fu per lui forza anche nel martirio. Possiate anche voi trarre forza dalla Croce di Cristo e dalla Risurrezione. Vi benedico di cuore! Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

S láskou vítam pútnikov z Košíc, Bratislavy, Martina, Nitry-Klokočiny, Závodu ako aj z Trnavskej univerzity, Základnej školy svätého Cyrila a Metoda a Gymnázia svätého Mikuláša zo Starej Ľubovne.

Bratia a sestry, minulú nedeľu sme slávili Deň modlitby za duchovné povolania. Proste Krista - Dobrého Pastiera, aby stále posielal nových pracovníkov do svojej služby. Zo srdca žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini provenienti da Košice, Bratislava, Martin, Nitra-Klokočina, Závod come pure dall’Università di Trnava, dalla Scuola elementare dei Santi Cirillo e Metodio e dal Ginnasio di San Nicola di Stará Ľubovňa.

Fratelli e sorelle, domenica scorsa abbiamo celebrato la Giornata di preghiera per le Vocazioni. Domandate a Cristo – Buon Pastore di mandare sempre nuovi operai al suo servizio. Di cuore benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua croata

S velikom uskrsnom radošću pozdravljam sve hrvatske hodočasnike! Svakodnevni susret i hod sa živim Gospodinom na putu života, neka vam srca ispuni nadom kako bi oduševljeno svjedočili svoju vjeru i naviještali silna Božja djela! Hvaljen Isus i Marija!

[Con grande gioia pasquale saluto i pellegrini croati! L’incontro quotidiano e il cammino con il Signore vivo sul sentiero della vita, riempia i vostri cuori affinché con entusiasmo possiate testimoniare la fede e proclamare le grandi opere di Dio. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento che partecipano al loro Capitolo generale, come pure le Religiose di diverse Congregazioni convenute a Roma per un incontro formativo promosso dall’USMI. Care Sorelle, vi assicuro la mia preghiera perché lo Spirito del Risorto vi aiuti a discernere i segni dei tempi, così da testimoniare il Vangelo con fedeltà e gioia. Saluto con affetto il gruppo degli Alpini ed auguro loro di seguire gli eroici esempi di vita cristiana dei fedeli discepoli di Cristo, appartenenti al Corpo degli Alpini, tra i quali mi piace ricordare il Venerabile don Carlo Gnocchi e il Servo di Dio Teresio Olivelli. Un particolare pensiero dirigo ai numerosi Medici cattolici presenti all’Udienza. Cari amici, la vostra opera, che si pone al servizio dell’essere umano dal suo concepimento fino al suo termine naturale, sia sempre eloquente testimonianza di solidarietà umana e cristiana. Proseguite pertanto con generosità nel vostro prezioso servizio alla vita, valore fondamentale nel quale si rispecchiano la sapienza e l’amore di Dio. Il vostro lavoro sia arricchito ogni giorno di profondo spirito di fede e animato da fedeltà e coerenza con i principi che debbono ispirare l’attività di ogni medico.

Desidero, infine, rivolgermi ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Da pochi giorni è iniziato il mese di maggio, che il popolo cristiano dedica in modo speciale alla Madre del Signore. Cari giovani, vi invito a porvi alla scuola di Maria per imparare ad amare Dio sopra ogni cosa ed essere sempre pronti a compiere la sua volontà. La contemplazione della Madonna Addolorata aiuti voi, cari ammalati, a guardare con fede al mistero del dolore, cogliendo il valore salvifico nascosto in ogni croce. Affido voi, cari sposi novelli, alla materna protezione della Vergine, perché possiate vivere nella vostra famiglia il clima di preghiera e di amore della casa di Nazaret.



MESSAGGIO ALLE POPOLAZIONI GIORDANE, ISRAELIANE E PALESTINESI

Come sapete, dopodomani partirò per la Terra Santa. Perciò rivolgo ora uno speciale messaggio alle popolazioni Giordane, Israeliane e Palestinesi.

My dear friends, this Friday I leave Rome for my Apostolic Visit to Jordan, Israel and the Palestinian Territories. I wish this morning to take the opportunity through this radio and television broadcast to greet all the peoples of those lands. I am eagerly looking forward to being with you and to sharing with you your aspirations and hopes as well as your pains and struggles. I will be coming among you as a pilgrim of peace. My primary intention is to visit the places made holy by the life of Jesus, and, to pray at them for the gift of peace and unity for your families, and all those for whom the Holy Land and the Middle East is home. Among the many religious and civic gatherings which will take place over the course of the week, will be meetings with representatives from the Muslim and Jewish communities with whom great strides have been made in dialogue and cultural exchange. In a special way I warmly greet the Catholics of the region and ask you to join me in praying that the visit will bear much fruit for the spiritual and civic life of all who dwell in the Holy Land. May we all praise God for his goodness. May we all be people of hope. May we all be steadfast in our desire and efforts for peace.
+PetaloNero+
00giovedì 7 maggio 2009 16:32
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Signor Elías Antonio Saca González, Presidente di El Salvador, con la Consorte, e Seguito;

Membri della Guardia Svizzera Pontificia, con i Familiari, in occasione dell’annuale giuramento.




RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI WINONA (U.S.A.)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Winona (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. Bernard J. Harrington, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede il Coadiutore S.E. Mons. John M. Quinn.



RINUNCIA DELL’AUSILIARE DI BUTUAN (FILIPPINE)

Il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare della diocesi di Butuan (Filippine), presentata da S.E. Mons. Zacharias C. Jimenez, Vescovo tit. di Arba, in conformità ai canoni 411 e 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.



NOMINA DELL’AUSILIARE DI CHITTAGONG (BANGLADESH)

Il Santo Padre ha nominato Ausiliare della diocesi di Chittagong (Bangladesh) il Rev.do P. Lawrence Subrata Howlader, C.S.C., Maestro dei Novizi della Congregazione della Santa Croce, a Barisal, assegnandogli la sede titolare vescovile di Afufenia.

Rev.do P. Lawrence Subrata Howlader, C.S.C.

Il Rev.do P. Lawrence Subrata Howlader, C.S.C., è nato l’11 settembre 1965 a Noborgram, distretto di Barisal, nella diocesi di Chittagong. Dopo aver studiato nel Seminario minore di Goumadi a Barisal, è entrato nel noviziato della Congregazione della Santa Croce nel 1987. Ha studiato al Notre Dame College ed al Seminario Maggiore di Dhaka. Ha emesso la professione perpetua il 6 agosto 1993 ed è stato ordinato sacerdote il 31 dicembre 1994.

Dopo l’ordinazione ha svolto seguenti incarichi: 1994-1995: Vicario parrocchiale a Mariamnagar, nella diocesi di Mymensingh; 1996-1998: Rettore del Seminario minore a Jalchatra, nella diocesi di Mymensingh; 1998-1999: Vicario parrocchiale a Pirgacha, nella diocesi di Mymensingh; 2000: Vicario parrocchiale a Mariamnagar nella diocesi di Mymensingh; 2000-2004: Studi per la Licenza in Psicologia a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana; dal 2005: Maestro al Noviziato della Santa Croce a Barisal; dal 2008: Cappellano della Caritas regionale di Barisal.

Nel 2006 è anche stato eletto Membro del Consiglio provinciale del suo Istituto.



NOMINA DI AUSILIARE DI MÉXICO (MESSICO)

Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare di México (Messico) il Rev.do Mons. Jesús Antonio Lerma Nolasco, Vicario Generale di Tepic, assegnandogli la sede titolare di Aulona.

Rev.do Mons. Jesús Antonio Lerma Nolasco

Il Rev.do Mons. Jesús Antonio Lerma Nolasco è nato il 4 luglio 1945 a Xalisco, Nayarit, diocesi di Tepic. Ha compiuto gli studi umanistici nel seminario minore di Tepic e quelli filosofici e teologici nel Seminario Nazionale di Montezuma, in New Mexico, U.S.A.

È stato ordinato sacerdote ed incardinato a Tepic il 24 dicembre 1971.

Ha svolto gli incarichi di Vicario parrocchiale di Acaponeta, Vicario episcopale della Zona Pastorale Costa de Oro e Vicario per la Pastorale diocesana. Inoltre è stato Direttore della rivista "Pescador" di Tepic ed ha collaborato anche nella pastorale diocesana dei mezzi di comunicazione sociale.

Dal 1993 è Vicario Generale di Tepic.



NOMINA DEL SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

Il Santo Padre ha nominato Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali il Rev.do P. Cyril Vasil’, S.I., Rettore del Pontificio Istituto Orientale, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Tolemaide di Libia, con dignità di Arcivescovo.

Rev.do P. Cyril Vasil’, S.I.

Il Rev.do P. Cyril Vasil’, S.I., è nato il 10 aprile 1965 a Košice (Slovacchia).

Dal 1982 al 1987 ha frequentato la Facoltà Teologica Cirillo-Metodiana dell'Università di Bratislava.

È stato ordinato sacerdote nel 1987.

Nel 1989 ha terminato la licenza in diritto canonico presso il Pontificio Istituto Orientale a Roma.

Il 15 ottobre 1990 è entrato nella Società di Gesù e nel 2001 ha emesso la professione solenne.

Nell'anno 1994 si è laureato in Diritto canonico orientale presso il Pontificio Istituto Orientale.

Nel 2002 è stato eletto Decano della Facoltà di Diritto Canonico Orientale presso il Pontificio Istituto Orientale e pro-Rettore del medesimo. Nel mese di maggio 2007 è stato nominato Rettore del Pontificio Istituto Orientale.

È Consultore della Congregazione per le Chiese Orientali, della Congregazione per la Dottrina della Fede, del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Nel 2005 è stato nominato esperto per il Sinodo dei Vescovi. È professore anche in altre Università, tra cui l'Università Gregoriana a Roma, la Facoltà Teologica dell'Università di Bratislava e l'Università di Trnava. Nel 2003 è stato nominato Consigliere spirituale federale dell'Unione Internazionale degli Scouts d'Europa.

Oltre allo slovacco, conosce il latino, l'italiano, l'inglese, il russo, l'ucraino, il francese, il tedesco, lo spagnolo, il greco ed il paleoslavo.

È autore di numerosi libri ed articoli e collabora con la Radio Vaticana.
+PetaloNero+
00giovedì 7 maggio 2009 16:33
UDIENZA ALLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA IN OCCASIONE DEL GIURAMENTO DELLE NUOVE GUARDIE

Alle ore 11.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza il Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, in occasione del giuramento delle nuove Guardie Svizzere, accompagnate dai Familiari, e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Sehr geehrter Herr Kommandant, hochwürdiger Herr Kaplan,

liebe Schweizergardisten, sehr geehrte Familienangehörige!

Ich freue mich, Sie alle aus Anlaß der Vereidigung der Rekruten der Schweizergarde im Apostolischen Palast begrüßen zu können. Ganz besonders heiße ich heute die neuen Gardisten mit ihren Eltern, Angehörigen und Freunden willkommen. Mein herzlicher Gruß geht an den neuen Kommandanten Oberst Anrig, und ich danke ihm vielmals für den verantwortungsvollen Einsatz zugunsten des Nachfolgers Petri und der Kirche. In gleicher Weise danke ich auch dem Gardekaplan Monsignore de Raemy, der das tägliche Miteinander der Gardisten und den persönlichen Glaubensweg jedes einzelnen in einfühlsamer Weise begleitet.

Liebe Gardisten, Euer Dienst, den Ihr Tag und Nacht im Apostolischen Palast und an den Außenposten der Vatikanstadt leistet, ist überschaubar und doch auch universal. Ihr werdet schnell die drei Dimensionen kennenlernen, die sich gleichsam wie konzentrische Kreise um Euch bilden: Eure Aufgabe ist es, den Nachfolger des Apostels Petrus zu schützen. Ihr tut diesen Dienst vor allem im Haus des Papstes. Ihr tut ihn in Rom, einer Stadt, die von alters her die „Ewige Stadt" genannt wird. Und hier bei den Gräbern der Apostel Petrus und Paulus, wo der Papst wohnt, befindet sich das Herz der katholischen Kirche; und wo das Herz und die Mitte ist, da ist auch die ganze Welt zugegen.

Considérons tout d’abord la maison du Pape, le Palais apostolique. Vous devez veiller sur cette maison, non seulement sur le bâtiment, lui-même, et sur ses appartements prestigieux, mais bien plus sur les personnes que vous y croiserez et auxquelles vous ferez du bien par votre amabilité et votre attention. Cela vaut en premier lieu pour le Pape lui-même, pour les personnes qui habitent avec lui et pour ses collaborateurs dans le Palais de même que pour ses hôtes. Cela concerne également la vie en commun avec vos camarades, ceux qui partagent votre service et qui ont le même but, de servir le Souverain Pontife « fidèlement, loyalement et de bonne foi » et de donner, si nécessaire, leur vie pour lui.

Tournons maintenant notre attention vers Rome, la Ville éternelle, qui se distingue par sa riche histoire et par sa culture. Notre admiration ne va pas uniquement vers les témoins de l’Antiquité. Dans cette ville, d’une certaine manière, la foi elle-même et la prière de nombreux siècles sont devenues pierres et formes. Cet environnement nous accueille et nous inspire pour prendre comme modèles les innombrables saints qui ont vécu ici et, grâce à eux, nous pouvons avancer dans notre vie de foi.

In questa città di Roma, infine, nella quale si trova il centro della Chiesa universale, incontriamo cristiani di tutto l’orbe terrestre. La Chiesa cattolica è internazionale. Ma nella sua molteplicità essa è tuttavia un’unica Chiesa, che s’esprime nella stessa confessione di fede ed è unita anche molto concretamente nel suo legame a Pietro e al suo Successore, il Papa. La Chiesa raduna uomini e donne di culture molto diverse; tutti formano una comunità in cui si vive e si crede insieme e, nelle cose essenziali della vita, ci si comprende a vicenda. È questa un’esperienza molto importante, che qui la Chiesa vuol donare a voi, affinché voi la facciate vostra e la comunichiate ad altri – l’esperienza cioè che nella fede in Gesù Cristo e nel suo amore per gli uomini, anche mondi così diversi possono diventare una cosa sola, creando in tal modo ponti di pace e di solidarietà fra i popoli.

In der Hoffnung, daß Eure Zeit hier in Rom Euch geistlich und menschlich vorangehen läßt, versichere ich Euch meines Gebets und vertraue Euch der Fürsprache der Seligen Jungfrau Maria und Eurer Patrone, der Heiligen Martin und Sebastian, sowie des Schutzheiligen Eurer Heimat, Bruder Klaus von der Flüe, an. Von Herzen erteile ich Euch, Euren Familien und Freunden, sowie allen, die anläßlich der Vereidigung nach Rom gekommen sind, den Apostolischen Segen.
+PetaloNero+
00venerdì 8 maggio 2009 16:38
RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI COCHIN (INDIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Cochin (India) S.E. Mons. Joseph Kariyil, finora Vescovo di Punalur.



NOMINA DEL VESCOVO DI PUNALUR (INDIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Punalur (India) il Rev.do Selvister Ponnumuthan, sacerdote del clero di Neyattinkara, attuale Rettore del St. Joseph’s Pontifical Seminary a Carmelgiri.

Rev.do Selvister Ponnumuthan

Il Rev.do Selvister Ponnumuthan è nato il 10 agosto 1956 a Viraly-Utchakkada, Kerala, nell’attuale Diocesi di Neyyattinkara e all’epoca facente parte della Diocesi di Trivandrum dei Latini.
È stato ordinato sacerdote il 19 dicembre 1981, incardinato prima nella diocesi di Trivandrum e poi nella nuova diocesi di Neyyattinkara.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto vari incarichi in campo pastorale e formativo.
Dal 2008 è Rettore del St. Joseph’s Pontifical Seminary a Carmelgiri.



NOMINA DEL VESCOVO DI ORÁN (ARGENTINA)

Il Papa ha nominato Vescovo di Orán (Argentina) il Rev.do Marcelo Daniel Colombo, finora parroco della Cattedrale di Quilmes.

Rev.do Marcelo Daniel Colombo

Il Rev.do Marcelo Daniel Colombo è nato a Buenos Aires il 27 marzo 1961. Ha svolto gli studi primari e secondari presso il Collegio San Francisco de Sales a Buenos Aires, dove ha conseguito il baccellierato di perito mercantile, proseguendo poi negli studi giuridici, che ha concluso nel 1989, ottenendo il titolo di avvocato presso l’Università di Buenos Aires. Nel 1982 è entrato nel Seminario di Quilmes. Ha compiuto gli studi filosofici presso la Facoltà di Teologia di Buenos Aires, a Villa Devoto, mentre per quelli teologici ha frequentato il Centro di Studi Filosofici e Teologici di Quilmes (CEFITEQ).

Ordinato sacerdote il 16 dicembre 1988, nel 1994 ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico presso l’Angelicum, a Roma.

Ha ricoperto vari incarichi: vicario parrocchiale della Cattedrale di Quilmes (1988), amministratore parrocchiale a Bernal (1990), direttore pastorale della parrocchia di N.S. di Itati, a Berazategui (1994), direttore del Movimento "Encuentro Matrimonial" (1997), membro del Consiglio per gli Ordini (2000), assessore legale e tecnico della Curia (2001), provicario episcopale per l’educazione (2002), membro del Collegio dei Consultori (2004), Assistente del segretariato per la famiglia (2005), Vicario Episcopale per l’evangelizzazione (2007). Nel Seminario Diocesano di Quilmes è stato prima formatore (1988), poi Vice-Rettore (1995) e, infine, Rettore (1996). Dal 1991 fa parte del Consiglio presbiterale e, dal 1995, di quello pastorale. Dal 1996 al 2001 ha ricoperto l’incarico di Giudice del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano "C" (La Plata).

Al presente, oltre ad essere parroco e rettore della Cattedrale di Quilmes (2004) è professore straordinario presso la Facoltà di Diritto Canonico dell’Università Cattolica Argentina e Delegato episcopale presso l’Università Cattolica di La Plata.





+PetaloNero+
00venerdì 8 maggio 2009 16:38
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI BUCUREŞTI IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI PER IL 10° ANNIVERSARIO DELLA VISITA DEL SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II IN ROMANIA

In questi giorni si svolgono in Romania le celebrazioni per il 10° anniversario della visita del Servo di Dio Giovanni Paolo II nel Paese (7-9 maggio 1999). Per la circostanza, il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Suo rappresentante S.E. Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, al quale ha affidato un Messaggio indirizzato a S.E. Mons. Ioan Robu, Arcivescovo Metropolita di Bucureşti, il cui testo pubblichiamo di seguito:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello

Mons. IOAN ROBU

Arcivescovo Metropolita di Bucureşti

Ho appreso con gioia che la Chiesa Cattolica in Romania, la Chiesa Ortodossa Romena e lo Stato Romeno, hanno voluto ricordare insieme il 10° anniversario della memorabile visita del Servo di Dio Giovanni Paolo II in terra romena, dove venne con il proposito di "confermare quei legami tra la Romania e la Santa Sede che tanto rilievo hanno avuto per la storia del Cristianesimo nella regione" (Cerimonia di arrivo, 7 maggio 1999), e per "rendere omaggio al popolo romeno ed alle sue radici cristiane" (Udienza generale, 12 maggio 1999).

Mi è, pertanto, molto gradito inviare il mio cordiale saluto a quanti parteciperanno a questo significativo evento. Si tratta di una interessante iniziativa che unisce i fedeli cattolici e ortodossi di codesto Paese, il quale, per la sua posizione geografica e per la sua lunga storia, per la cultura e la tradizione, conserva come iscritta nelle sue radici una singolare vocazione ecumenica. L'auspicio che formulo di cuore è che i credenti in Cristo non solo custodiscano viva la memoria di quelle indimenticabili giornate, ma che, raccogliendo gli insegnamenti del mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, si impegnino tutti a ricercare vie coraggiose per affrontare insieme con fiducia le grandi sfide dei nostri giorni. Penso, in maniera speciale, alla difesa della vita dell'uomo in ogni sua fase, alla tutela della famiglia, al rispetto del creato, alla promozione del bene comune. Facendo inoltre miei i voti dell'amato Papa Giovanni Paolo II, invito a pregare perché quanto prima si possa pervenire alla piena comunione fraterna fra tutti i cristiani tanto in Occidente quanto in Oriente. Proprio per "questa unità, vivificata dall'amore, il divin Maestro ha pregato nel Cenacolo, alla vigilia della sua passione e morte" (Omelia 9 maggio 1999).

Con tali sentimenti, assicuro il mio ricordo nella preghiera ed invio la mia benedizione a Lei, venerato Fratello, ai presenti e all'intera comunità cristiana in Romania. Un cordiale e benedicente saluto invio anche all'amato Patriarca ortodosso e a tutti i membri di quella nobile Chiesa.

Dal Vaticano, 6 Maggio 2009

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00sabato 9 maggio 2009 16:07
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI COCHIN (INDIA)

In data 8 maggio 2009, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Cochin (India), presentata da S.E. Mons. John Thattumkal, S.S.C., in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.



NOMINA DEL VESCOVO DI EMBU (KENYA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Embu (Kenya), il Rev. Paul Kariuki, del clero di Embu, Docente di Sacra Scrittura al Seminario Maggiore Cristo Re nella Diocesi di Nyeri.

Rev.do Paul Kariuki

Il Rev.do Paul Kariuki, è nato l'11 marzo 1963, a Kathunguri, nella parrocchia di Kyeni, nel Distretto di Embu (allora diocesi di Meru). Ha svolto gli studi di Filosofia e Teologia rispettivamente presso il Seminario Filosofico diocesano di Meru, St. Joseph, (1985-1987) e il Seminario Maggiore St. Thomas Aquinas di Nairobi (1988-1991).
È stato ordinato sacerdote il 1° marzo 1993 ed incardinato nella Diocesi di Embu.
Dopo l'ordinazione ha svolto i seguenti incarichi: 1993-1996: Vicario parrocchiale a Kairuri; 1993-1994: Cappellano della gioventù; 1994-1996: Segretario della Commissione Diocesana per l'Educazione, con la responsabilità delle scuole cattoliche; Vice-assistente diocesano per la pastorale giovanile e il programma di Educazione alla vita familiare; 1996-1998: Studi per il Baccalaureato in Teologia Biblica a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana; 1998-2002: Studi per la Laurea in Teologia Biblica a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana; 2002-2003: Vicario parrocchiale a Kithimu e Segretario della Commissione Diocesana per l'Educazione.
Dal 2003 è Docente di Sacra Scrittura e formatore presso il Seminario Maggiore Cristo Re a Nyeri, oltre che Decano degli studi, responsabile della Biblioteca, Assistente del Rettore in materie riguardanti l'affiliazione del programma filosofico con la CUEA (Catholic University of East Africa) e di quello teologico con l'Urbaniana. È anche membro del Collegio dei Consultori della Diocesi di Embu e Presidente del Collegio Diocesano di Embu, St. Augustine Teachers College.



NOMINA DI MEMBRI DELLA CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

Il Santo Padre ha nominato Membri della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, gli Eminentissimi Signori Cardinali: Peter Kodwo Appiah Turkson, Arcivescovo di Cape Coast (Ghana); Cláudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero; Jean-Claude Turcotte, Arcivescovo di Montréal (Canada); gli Eccellentissimi Monsignori: Erwin Josef Ender, Arcivescovo titolare di Germania di Numidia, Nunzio Apostolico; Félix del Blanco Prieto, Arcivescovo titolare di Vannida, Nunzio Apostolico; Nikola Eterović, Arcivescovo titolare di Sisak, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; i Reverendissimi: Mons. Oscar Zoungrana, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Burkina Faso); P. Adolfo Nicolás Pachón, S.I., Preposito Generale della Compagnia di Gesù.



NOMINA DI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI CARDINALI PER LO STUDIO DEI PROBLEMI ORGANIZZATIVI ED ECONOMICI DELLA SANTA SEDE

Il Papa ha nominato Membri del Consiglio di Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede gli Eminentissimi Signori Cardinali: Agostino Vallini, Suo Vicario Generale per la Diocesi di Roma; Jorge Liberato Urosa Savino, Arcivescovo di Caracas (Venezuela); Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo (Brasile).



NOMINA DEL LEGATO PONTIFICIO ALLE CELEBRAZIONI DEL MILLENNIO DELLA LITUANIA (VILNIUS, 6 LUGLIO 2009)

Il Papa ha nominato Legato Pontificio per le solenni celebrazioni del Millennio della Lituania l'Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio.
Dette celebrazioni avranno luogo a Vilnius il 6 luglio 2009.
+PetaloNero+
00sabato 9 maggio 2009 16:07
LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLA CELEBRAZIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DEL SANTUARIO DI CRISTO RE AD ALMADA (PORTOGALLO, 17 MAGGIO 2009)

In data 14 marzo 2009, il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato l'Em.mo Card. José Saraiva Martins, C.M.F., Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, Suo Inviato Speciale alla celebrazione del 50° anniversario dell’inaugurazione del Santuario di Cristo Re ad Almada (Portogallo), che avrà luogo il prossimo 17 maggio.

Il Cardinale Inviato Speciale sarà accompagnato da una Missione composta da:
- Rev.do Mons. José João Aires Lobato, Vicario Generale della Diocesi di Setúbal;
- Rev.do Sac. Mário Rui Leal Pedras, Parroco della Parrocchia di São Nicolau a Lisbona.

Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. José Saraiva Martins, C.M.F.:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro
IOSEPHO S.R.E. Cardinali SARAIVA MARTINS, C.M.F.,
Praefecto olim Congregationis de Causis Sanctorum

Sanctuarii Christi Regis aedificationem Episcopi Lusitaniae voluerunt quarto in decennio praeteriti saeculi veluti gratiarum actionem de pace et prosperitate quibus eorum Natio vigebat dum in mundo doctrina communismi progrediebatur et finitima in Hispania civile bellum grassabatur. Eiusmodi Pastorum inceptum in diffundendam doctrinam de Christi regalitate susceptum est quae tunc propagaretur quaeque confirmare voluit, adversus atheismum, divinae legis vim in nova hominis civitate exstruenda. Propositum hoc praecipuum obtinuit impulsum anno MCMXL, cum videlicet Episcopi Lusitaniae sollemnem fecerunt promissionem Sanctuarium quoddam Sacro Cordi dicandum, si Natio extra mundiale mansisset bellum. Templum, largitate aedificatum catholicorum, die XVII mensis Maii anno MCMLIX est inauguratum.

Animi Nostri cum delectamento nuper novimus hoc anno, occasione videlicet data quinquagesimae anniversariae memoriae Sanctuarii consecrationis, in loco Almada, dioecesis Setubalensis, sollemnem celebrationem actum iri. Quam ob rem Venerabilis Frater Georgius Ferreira da Costa Ortiga, Archiepiscopus Primas Bracarensis atque Conferentiae Episcoporum Lusitaniae Praeses, humanissime rogavit ut Nos quendam insignem Purpuratum designaremus qui huic eventui Nostro nomine praeesset atque verba spiritalis cohortationis pronuntiaret. Congruae huic postulationi adnuere volentes, ad Te, Venerabilis Frater Noster, decurrimus qui, praestantissimus Lusitaniae filius, dignus omnino Nobis videris ad eiusmodi missionem fructuose explendam. Te igitur hisce Litteris Missum Extraordinarium Nostrum nominamus ad celebrationes quinquagesimi anniversarii inaugurationis Sanctuarii Christi Regis, quae die XVII proximi mensis Maii in urbe Almada sollemniter agentur.

De Christo Universi Rege loquens, omnes illic adstantes adhortaberis ut precibus, meditatione nec non spiritalium necessitatum consideratione renovatis viribus novoque studio peculiarem dilectionem in Evangelium demonstrent atque fidei zelo in vita cotidiana ferveant. Coram civilibus auctoritatibus momentum Ecclesiae in historia Lusitaniae demonstrabis nec non eius sollicitudinem de totius Nationis progressione et bono.

Cunctos Lusitaniae Pastores ceterosque sacros Praesules ibi congregatos, sacerdotes, religiosos viros mulieresque et christifideles laicos ad maiorem usque spiritalem unitatem adhortans, Nostro salutabis nomine Nostramque iis ostendes benevolentiam.

Nosmet Ipsi Te, Venerabilis Frater Noster, in tua missione implenda precibus comitabimur Tibique Benedictionem Apostolicam libentes impertimur, signum Nostrae erga Te benevolentiae et caelestium donorum pignus, quam omnibus celebrationum participibus rite transmittas volumus.

Ex Aedibus Vaticanis, die II mensis Aprilis, anno MMIX, Pontificatus Nostri quarto.

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00lunedì 11 maggio 2009 17:21
RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI JHABUA (INDIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Jhabua (India) il Rev.do P. Devprasad John Ganawa, S.V.D., Rettore del Centro dei Verbiti ad Udaipur.

Rev.do P. Devprasad John Ganawa, S.V.D.

Il Rev.do P. Devprasad John Ganawa, S.V.D., è nato l’8 dicembre 1951 a Panchkui, Diocesi di Jhabua. Ha ricevuto la formazione sacerdotale presso il St. Thomas S.V.D. Seminary a Poona e nel Pontifical Athaeneum di Poona. Ha emesso la prima professione religiosa nella Società del Verbo Divino l’8 giugno 1974 e quella perpetua il 7 giugno 1981. È stato ordinato sacerdote il 27 ottobre 1982.

Dopo l’Ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1982-1984: Vicario Parrocchiale, Cattedrale di Khandwa; 1984-1986: Vicario Parrocchiale a Khargone; 1986-1987: Rettore del St. Thomas S.V.D. Seminary, Mhow; 1987-1992: Consigliere provinciale; 1992-1995: Rettore del S.V.D. Juniorate, Palda; 1995-2001: Parroco di Ranapur (ora nella Diocesi di Jhabua); 2001-2008: Direttore del Maitri Sadan Dialogue Centre, Udaipur. Dal 2008: Rettore del Centro dei Verbiti ad Udaipur.



NOMINA DEL VESCOVO DI KHANDWA (INDIA)

Il Papa ha nominato Vescovo di Khandwa (India) il Rev.do P. Arockia Sebastian Durairaj, S.V.D., Superiore Provinciale della Central Indian Province, S.V.D.

Rev.do P. Arockia Sebastian Durairaj, S.V.D.

Il Rev.do P. Arockia Sebastian Durairaj, S.V.D., è nato il 3 maggio 1957, a Thirunagar, nella Diocesi di Madurai,a Tamilnadu. Dopo aver frequentato la scuola elementare nella città natale e quella superiore a Madurai, è entrato nel 1971 nel Seminario Minore Verbita St. Charles Mission Seminary di Tiruchirapalli, dove ha anche frequentato il Corso Pre-Universitario. Ha svolto poi lo Juniorato a Palda, Indore, e il Noviziato a Khurda, nella Diocesi d'Indore, nel 1978. Ha emesso la professione perpetua nella Società del Verbo Divino il 12 giugno 1984 ed è stato ordinato sacerdote l’8 maggio 1985.

Dopo l’Ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1985- 1987: Vicario parrocchiale a Jhabua; 1987-1988: Procuratore, S.V.D. Vidhya Bhavan (Philosophate), Bhopal;

1988-1993: Prefetto degli studenti al Juniorato di Palda; 1993- 1995: Studi in "Counselling" negli Stati Uniti; 1995- 1996: Direttore Spirituale, Khrist Premalaya Regional Philosophate, Bhopal; 1996-1999: Rettore, S.V.D. Philosophate, Bhopal; 2000-2003: Studi per il Dottorato in Psicologia dell’Educazione a Chicago, negli Stati Uniti; 2003-2004: Vice Direttore, Snehalaya, Centro di Spiritualità a Indore; 2004-2005: Rettore, S.V.D. Regional Philosophate, Bhopal; dal 2005: Superiore Provinciale della Central Indian Province, S.V.D.
+PetaloNero+
00mercoledì 13 maggio 2009 16:08
RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI OUAGADOUGOU (BURKINA FASO) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Ouagadougou (Burkina Faso), presentata da S.E. Mons. Jean-Marie Untaani Compaoré, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Ouagadougou (Burkina Faso) S.E. Mons. Philippe Ouédraogo, finora Vescovo di Ouahigouya.



+PetaloNero+
00giovedì 14 maggio 2009 16:50
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI BANGKOK (THAILANDIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Bangkok (Thailandia), presentata dall’Em.mo Card. Michael Michai Kitbunchu, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo di Bangkok (Thailandia) S.E. Mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, finora Vescovo di Nakhon Sawan.



RINUNCIA DEL VESCOVO DI KURUNEGALA (SRI LANKA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kurunegala (Sri Lanka), presentata da S.E. Mons. Anthony Leopold Raymond Peiris, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Kurunegala (Sri Lanka) S.E. Mons. Harold Anthony Perera, finora Vescovo di Galle.


+PetaloNero+
00venerdì 15 maggio 2009 16:54
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DI CONSULTORI DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

Il Santo Padre ha nominato Consultori della Congregazione per le Chiese Orientali S.E. Mons. Christo Proykov, Esarca Apostolico di Sofia per i cattolici di rito bizantino-slavo residenti in Bulgaria e Presidente della Conferenza Episcopale di Bulgaria, e il Rev.do Arciprete Mitrato Vasyl Hovera, Delegato del suddetto Dicastero per i greco-cattolici in Asia Orientale.
+PetaloNero+
00sabato 16 maggio 2009 15:50
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI BOSSANGOA (CENTROAFRICA)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bossangoa (Centroafrica), presentata da S.E. Mons. François-Xavier Yombadje, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.



RINUNCIA DEL VESCOVO DI MALAKAL (SUDAN)

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Malakal (Sudan), presentata da S.E. Mons. Vincent Mojwok Nyiker, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



RINUNCIA DI AUSILIARE DI SAN FRANCISCO (STATI UNITI)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di San Francisco (Stati Uniti), presentata da S.E. Mons. Ignatius C. Wang, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.


+PetaloNero+
00sabato 16 maggio 2009 15:51
LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE A PRESIEDERE L’ELEZIONE DEL NUOVO MINISTRO GENERALE DELL’ORDINE FRANCESCANO DEI FRATI MINORI (ASSISI, 4 GIUGNO 2009)

In data 4 aprile 2009, il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato l’Em.mo Card. José Saraiva Martins, C.M.F., Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, Suo Inviato Speciale a presiedere l’elezione del nuovo Ministro Generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori, in programma ad Assisi il 4 giugno 2009.

La Missione che accompagna l’Em.mo Card. Saraiva Martins è composta da:

- Rev.do P. Francesco Patton, O.F.M., Segretario del Capitolo Generale;

- Rev.do P. Bruno Ottavi, O.F.M., Ministro Provinciale della Provincia Serafica di Assisi.

Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre al Suo Inviato Speciale:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro

Iosepho S.R.E. Cardinali Saraiva Martins, C. M. F.

Congregationis de Causis Sanctorum Praefecto emerito

Octingenti abierunt anni a die quo Summus Pontifex Innocentius III summa cum benevolentia excepit Franciscum Assisiensem eiusque sodales, qui vitam secundum formam sancti Evangelii amplecti cupiebant. Hic enim, cum virorum Dei votum agnovisset, petitioni eorum assensum praebuit, benedixit sancto Francisco et fratribus eius, dixitque eis: "Ite cum Domino, fratres, et prout Dominus vobis inspirare dignabitur, omnibus paenitentiam praedicate" (1 Cel 33,6-7).

Ut omnibus patet, fila singularis Vicarii Christi benedictio necnon adhortatio, matura fide et eximia caritate susceptae, plurimos et uberrimos per saecula attulerunt fructus sanctitatis, navitatis missionalis et omne genus operum ad humanam et spiritalem vitam in populo fovendam. Nam inde ab exordiis Fratres Minores ibant per mundum ubique, evangelicae vitae exemplo et etiam simplicibus et ferventibus verbis, nuntium de aeterna salute in Christo Iesu disseminantes sive in populo catholico, sive in longinquis regionibus inter gentes ad varias quoque religiones et culturas pertinentes. Similiter oboedierunt praecepto Patris sui (Ier 35,14), observantes eius monitum et voluntatem, scilicet ut iugiter Domino Papae et Sanctae Romanae Ecclesiae submissi essent et subiecti (cfr Rb 12,5), quod haud dubie eorum sanctificationi, omni operi missionali et christianorum unitati maxime prodest.

Haec dum mente volvimus, quemadmodum ille Decessor Noster, ita Nos in praesens propensum animum sancti Francisci asseclis ostendere cupimus eosque Nostra confortare paterna caritate. Libenti autem animo petitionem nuper accepimus Ministri Generalis Ordinis Fratrum Minorum, Reverendi Patris Iosephi Rodríguez Carballo, qui Nobis significavit proxime Assisii actum iri Capitulum Generale Ordinis ad eligendum novum eius supremum Moderatorem, atque humiliter petivit, iuxta antiquam consuetudinem, praesentiam Purpurati Patris qui memoratae electioni praesideret. Ad huiusmodi legationem te elegimus, Venerabilis Frater Noster, quem novimus Romano Pontifici sociatam praestitisse operam vaniis in muneribus tibi commissis seduloque a te peractis. Cunctis ergo in Capitulo congregatis Nostram significabis salutationem et spiritualem cum eis communionem, et die statuto IV mensis Iunli Assisii Nostro de mandato praesidebis electioni Ministri Generalis Ordinis Fratrum Minorum, iuxta legis praescripta.

Nos denique legationem tuam patrocinio Immaculatae Virginis Mariae, sancti Ioseph omniumque Ordinis Franciscalis sanctorum et beatorum enixe committimus, ut huic religiosae Familiae in pristinum charisma strenuam fidelitatem novumque simul evangelicum ardorem apud Christum impetrent. Quae vota comitetur Benedictio Nostra Apostolica, favoris caelestis pignus Nostraeque peculiaris benevolentiae testis, cunctis hoc iubilari anno Capituli Generalis participibus peramanter impertita.

Ex Aedibus Vaticanis, die XVI mensis Martii, anno MMIX, Pontificatus Nostri quarto.

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00domenica 17 maggio 2009 16:03
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI


Alle ore 12 di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare il Regina Cæli con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:


PRIMA DEL REGINA CÆLI

Cari fratelli e sorelle!

Sono tornato l’altro ieri dalla Terra Santa. Ho in animo di parlarvi di questo pellegrinaggio con maggiore ampiezza mercoledì prossimo, durante l’Udienza generale. Ora vorrei soprattutto ringraziare il Signore, che mi ha concesso di portare a termine questo viaggio apostolico così importante. Ringrazio anche tutti coloro che hanno offerto la loro collaborazione: il Patriarca latino e i Pastori della Chiesa in Giordania, in Israele e nei Territori Palestinesi, i Francescani della Custodia di Terra Santa, le Autorità civili della Giordania, di Israele e dei Territori Palestinesi, gli Organizzatori, le Forze dell’ordine. Ringrazio i sacerdoti, i religiosi e i fedeli che mi hanno accolto con tanto affetto e quanti mi hanno accompagnato e sostenuto con la loro preghiera. Grazie a tutti dal profondo del cuore!

Questo pellegrinaggio ai Luoghi santi è stato anche una visita pastorale ai fedeli che vivono là, un servizio all’unità dei cristiani, al dialogo con ebrei e musulmani, e alla costruzione della pace. La Terra Santa, simbolo dell’amore di Dio per il suo popolo e per l’intera umanità, è anche simbolo della libertà e della pace che Dio vuole per tutti i suoi figli. Di fatto, però, la storia di ieri e di oggi mostra che proprio quella Terra è diventata anche simbolo del contrario, cioè di divisioni e di conflitti interminabili tra fratelli. Come è possibile questo? È giusto che tale interrogativo interpelli il nostro cuore, benché sappiamo che un misterioso disegno di Dio concerne quella Terra, dove – come scrive san Giovanni – Egli "ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1 Gv 4,10). La Terra Santa è stata chiamata un "quinto Vangelo", perché qui possiamo vedere, anzi toccare la realtà della storia che Dio ha realizzato con gli uomini. Cominciando con i luoghi della vita di Abramo fino ai luoghi del la vita di Gesù, dall’incarnazione fino alla tomba vuota, segno della sua risurrezione. Sì, Dio è entrato in questa terra, ha agito con noi in questo mondo. Ma qui possiamo dire ancora di più: la Terra Santa, per la sua stessa storia può essere considerata un microcosmo che riassume in sé il faticoso cammino di Dio con l’umanità. Un cammino che implica col peccato anche la Croce. Ma con l’abbondanza dell’amore divino sempre anche la gioia dello Spirito Santo, la Risurrezione già iniziata ed è un cammino tra le valli della nostra sofferenza verso il Regno di Dio. Regno che non è di questo mondo, ma vive in questo mondo e deve penetrarlo con la sua forza di giustizia e di pace.

La storia della salvezza comincia con l’elezione di un uomo, Abramo, e di un popolo, Israele, ma la sua intenzione è l’universalità, la salvezza di tutti i popoli. La storia della salvezza è sempre marcata da questo intreccio di particolarità e di universalità. Vediamo bene nella prima lettura di oggi questo nesso: san Pietro vedendo nella casa di Cornelio la fede dei pagani e il loro desiderio di Dio dice: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga" (At 10, 34-35). Temere Dio e praticare la giustizia imparare questo e aprire così il mondo al Regno di Dio: è questo lo scopo più profondo di ogni dialogo interreligioso.

Non posso concludere questa preghiera mariana senza rivolgere il mio pensiero allo Sri Lanka, per assicurare il mio affetto e la mia vicinanza spirituale ai civili che si trovano nella zona dei combattimenti, nel nord del Paese. Si tratta di migliaia di bambini, donne, anziani, a cui la guerra ha tolto anni di vita e di speranza. Al riguardo, desidero ancora una volta rivolgere un pressante invito ai belligeranti, affinché ne facilitino l’evacuazione e unisco, a questo scopo, la mia voce a quella del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che appena qualche giorno fa ha chiesto garanzie per la loro incolumità e sicurezza. Chiedo inoltre alle istituzioni umanitarie, comprese quelle cattoliche, di non lasciare nulla d’intentato per venire incontro alle urgenti necessità alimentari e mediche dei profughi. Affido quel caro Paese alla materna protezione della Vergine Santa di Madhu, amata e venerata da tutti i srilankesi, ed elevo le mie preghiere al Signore affinché affretti il giorno della riconciliazione e della pace.



DOPO IL REGINA CAELI

Je suis heureux de vous accueillir chers pèlerins francophones. La liturgie de ce dimanche du temps pascal nous invite à vivre le grand commandement de l’amour. Le Christ lui-même nous en a montré le chemin en aimant tous les hommes, jusqu’à donner sa vie pour que tous l’aient en abondance, et il a fait de nous ses amis. Avec vous ce matin, je veux rendre grâce à Dieu pour mon pèlerinage en Terre Sainte. Qu’en vivant ce commandement de l’amour, les habitants de cette région bien-aimée puissent enfin connaître la paix et vivre dans la fraternité ! Que Dieu vous bénisse !

I warmly greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Regina Caeli prayer. In today’s Gospel Jesus invites his disciples to remain in his love by their love for one another. These words of the Risen Lord have a special resonance for me as I reflect on my recent pilgrimage to the Holy Land. I ask all of you to join me in praying that the Christians of the Middle East will be strengthened in their witness to Christ’s victory and to the reconciling power of his love. Through the prayers of Mary, Queen of Peace, may the Christians of the Holy Land, in cooperation with their Jewish and Muslim neighbours, and all people of good will, work in harmony to build a future of justice and peace in those lands. Upon them, and upon all of you, I invoke an abundance of Easter joy in Christ our Saviour.

Einen frohen Gruß richte ich an die Brüder und Schwestern deutscher Sprache. Mit reichen Eindrücken bin ich soeben aus dem Heiligen Land zurückgekehrt. In Jerusalem habe ich auch den Abendmahlssaal besucht, wo Jesus den Aposteln, seinen Freunden, das Neue Gebot gegeben hat: „Liebt einander, so wie ich euch geliebt habe" (Joh 15,12). Im selben Obergemach sind die Jünger dem auferstandenen Herrn begegnet und haben sich mit Maria im Gebet versammelt. Bitten auch wir darum, daß Gott den Heiligen Geist, den Geist der Liebe, in unsere Herzen und über die ganze Kirche ausgieße, damit wir reiche und bleibende Frucht bringen. Der Herr segne euch und eure Familien.

Saludo cordialmente a los grupos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular a los fieles de las Parroquias de la Serranía, de Valencia. A la vez que evoco con gratitud al Señor mi reciente peregrinación a Tierra Santa, os invito a continuar celebrando con fervor estos días de alegría en honor de Cristo Resucitado, y que los misterios que estamos recordando transformen nuestra vida y se manifiesten en nuestras obras. Feliz Domingo.

Para além dos peregrinos de língua portuguesa aqui presentes, quero saudar os cristãos de Portugal que neste dia se reúnem com todo o Episcopado para celebrar – sob a presidência do meu Enviado Especial, o Cardeal Dom José Saraiva Martins – o cinquentenário da inauguração do Santuário de Cristo Rei em Almada, na diocese de Setúbal. Lá erguido bem alto, bem visível, o Redentor divino com o coração e os braços abertos é oferta de paz à humanidade. Bem o sabe o povo português que, há cinquenta anos, se uniu para levantar aquele memorial de paz, por graça recebida em atenção à sua consagração ao Imaculado Coração de Maria. Com uma súplica ardente a Cristo Rei por um Portugal melhor, fiel na fé católica, fértil na santidade, próspero na economia, justo na partilha da riqueza, fraterno no desenvolvimento, alegre no serviço público, a todos abençoo e exorto a perseverar na referida consagração à Virgem Mãe, que arrasta os corações, como ninguém mais sabe fazer, e lança-os nos braços da misericórdia do Senhor.

Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków. Bardzo dziękuję wam za modlitewne wsparcie mojej pielgrzymki do Ziemi Świętej. Za wstawiennictwem Maryi, prośmy Chrystusa, by Ziemia, w której Bóg objawił ludziom swoje zbawienie, a naznaczona licznymi konfliktami, cieszyła się prawdziwym pokojem i była dla wszystkich narodów czytelnym znakiem Bożej miłości. Życzę wszystkim dobrej niedzieli.

[Saluto cordialmente tutti i polacchi. Vi ringrazio tanto per il sostegno nella preghiera al mio pellegrinaggio in Terra Santa. Per l’intercessione di Maria, chiediamo a Gesù cha la Terra nella quale Dio ha rivelato la salvezza agli uomini, purtroppo segnata da numerosi conflitti, trovi la vera pace e sia per tutti i popoli segno visibile del Divino amore. Auguro a voi tutti buona domenica.]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i numerosi soci della Federazione Italiana Donatori Associati di Sangue, che hanno celebrato il loro congresso nel cinquantenario dell’associazione. Saluto inoltre i fedeli provenienti da Cremona, Brescia e Roma-Prima Porta, come pure i ragazzi di Apice e Buonalbergo. A tutti auguro una buona domenica.
+PetaloNero+
00lunedì 18 maggio 2009 16:32
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Perù, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Isidro Barrio Barrio, Vescovo di Huancavelica;

S.E. Mons. Norbert Klemens Strotmann Hoppe, M.S.C., Vescovo di Chosica;

S.E. Mons. Emiliano Antonio Cisneros Martínez, O.A.R., Vescovo di Chachapoyas;

S.E. Mons. Daniel Thomas Turley Murphy, O.S.A., Vescovo di Chulucanas;

S.E. Mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, O.F.M., Arcivescovo di Trujillo

con il Vescovo Ausiliare:

S.E. Mons. José Javier Travieso Martín, Vescovo tit. di Tubusuptu;

S.E. Mons. José Carmelo Martínez Lázaro, O.A.R., Vescovo di Cajamarca;

S.E. Mons. Ángel Francisco Simón Piorno, Vescovo di Chimbote;

S.E. Mons. José Eduardo Velásquez Tarazona, Vescovo di Huaraz;

S.E. Mons. Ivo Baldi Gaburri, Vescovo di Huari.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Jan Romeo Pawlowski, Arcivescovo tit. di Sejny, Nunzio Apostolico nella Repubblica del Congo, e in Gabon, con i Familiari;

Gruppo dei Vescovi del Perù, in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

S.E. il Signor Lech Kaczynski, Presidente della Repubblica di Polonia, con la Consorte, e Seguito.
+PetaloNero+
00lunedì 18 maggio 2009 16:32
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL VESCOVO DI MACERATA-TOLENTINO-RECANATI-CINGOLI-TREIA (ITALIA) IN OCCASIONE DEL IV CENTENARIO DELLA MORTE DI P. MATTEO RICCI, S.I.

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia (Italia) in occasione delle diverse iniziative per la celebrazione del IV Centenario della morte di P. Matteo Ricci della Compagnia di Gesù:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello

CLAUDIO GIULIODORI

Vescovo di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia

Ho appreso con gioia che in codesta Diocesi sono programmate diverse iniziative per commemorare, in ambito ecclesiale e civile, il IV Centenario della morte di P. Matteo Ricci della Compagnia di Gesù, avvenuta a Pechino l’11 maggio del 1610. In occasione dell’apertura di questo speciale anno giubilare, mi è gradito inviare a Lei e all’intera comunità diocesana il mio cordiale saluto.

Nato a Macerata il 6 ottobre del 1552, il gesuita Matteo Ricci, dotato di profonda fede e di straordinario ingegno culturale e scientifico, dedicò lunghi anni della sua esistenza a tessere un proficuo dialogo tra l’Occidente e l’Oriente, conducendo contemporaneamente una incisiva azione di radicamento del Vangelo nella cultura del grande Popolo della Cina. Il suo esempio resta anche oggi come modello di proficuo incontro tra la civiltà europea e quella cinese.

Mi associo pertanto volentieri a quanti ricordano questo generoso figlio della vostra terra, obbediente ministro della Chiesa e intrepido ed intelligente messaggero del Vangelo di Cristo. Considerando la sua intensa attività scientifica e spirituale, non si può non rimanere favorevolmente colpiti dall’innovativa e peculiare capacità che egli ebbe di accostare, con pieno rispetto, le tradizioni culturali e spirituali cinesi nel loro insieme. E’ stato in effetti tale atteggiamento a contraddistinguere la sua missione tesa a ricercare la possibile armonia fra la nobile e millenaria civiltà cinese e la novità cristiana, che è fermento di liberazione e di autentico rinnovamento all’interno di ogni società, essendo il Vangelo, universale messaggio di salvezza, destinato a tutti gli uomini, a qualsiasi contesto culturale e religioso appartengano.

Quel che inoltre ha reso originale e, potremmo dire, profetico il suo apostolato, è stato sicuramente la profonda simpatia che nutriva per i cinesi, per la loro storia, per le loro culture e tradizioni religiose. Basti ricordare il suo Trattato sull’amicizia (De amicitia – Jiaoyoulun), che incontrò un vasto successo sin dalla prima edizione a Nanchino nel 1595. Modello di dialogo e di rispetto per le altrui credenze, questo vostro Conterraneo fece dell’amicizia lo stile del suo apostolato durante i 28 anni di permanenza in Cina. L’amicizia che egli offriva era ricambiata dalle popolazioni locali grazie proprio al clima di rispetto e di stima che egli cercava di coltivare, preoccupandosi di conoscere sempre meglio le tradizioni della Cina di quel tempo. Nonostante le difficoltà e le incomprensioni che incontrò, Padre Ricci, volle mantenersi fedele, sino alla morte, a questo stile di evangelizzazione, attuando, si potrebbe dire, una metodologia scientifica e una strategia pastorale basate, da una parte, sul rispetto delle sane usanze del luogo che i neofiti cinesi non dovevano abbandonare quando abbracciavano la fede cristiana, e, dall’altra, sulla consapevolezza che la Rivelazione poteva ancor più valorizzarle e completarle. E fu proprio a partire da queste convinzioni che egli, come già avevano fatto i Padri della Chiesa nell’incontro del Vangelo con la cultura greco-romana, impostò il suo lungimirante lavoro di inculturazione del Cristianesimo in Cina, ricercando un’intesa costante con i dotti di quel Paese.

Auspico vivamente che le manifestazioni giubilari in suo onore - incontri, pubblicazioni, mostre, convegni ed altri eventi culturali in Italia e in Cina - offrano l’opportunità di approfondire la conoscenza della sua personalità e della sua attività. Seguendone l’esempio, possano le nostre comunità, all’interno delle quali convivono persone di diverse culture e religioni, crescere nello spirito di accoglienza e di rispetto reciproco. Il ricordo di questo nobile figlio di Macerata sia anche motivo per i fedeli di codesta Comunità diocesana di rinsaldare alla sua scuola quell’anelito missionario che deve animare la vita di ogni autentico discepolo di Cristo.

Venerato Fratello, nel formulare fervidi voti per una piena riuscita delle celebrazioni giubilari previste a partire dall’11 maggio prossimo, assicuro il mio ricordo nella preghiera e, mentre invoco la materna intercessione di Maria, Regina della Cina, invio di cuore la mia Benedizione a Lei ed a quanti sono affidati alle sue cure pastorali.

Dal Vaticano, 6 maggio 2009

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00lunedì 18 maggio 2009 16:33
VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PERÙ

Alle ore 12.30 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Presuli della Conferenza Episcopale del Perù, ricevuti questa mattina, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Señor Cardenal,

Queridos Hermanos en el Episcopado

1. Con el corazón lleno de la alegría pascual, don del Señor Resucitado, y como Sucesor de Pedro, os expreso mi cordial bienvenida, a la vez que "en mi acción de gracias a Dios os tengo siempre presentes" (1 Co 1,4). Agradezco a Monseñor Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, Arzobispo de Trujillo y Presidente de la Conferencia Episcopal Peruana, las deferentes palabras que me ha dirigido en nombre de todos. En ellas reconozco la caridad y dedicación con que apacentáis vuestras Iglesias particulares.

2. La visita ad limina apostolorum es una ocasión significativa para fortalecer los lazos de comunión con el Romano Pontífice y entre vosotros mismos, sabiendo que en vuestros desvelos pastorales ha de estar siempre presente la unidad de toda la Iglesia, para que vuestras comunidades, como piedras vivas, contribuyan a la edificación de todo el Pueblo de Dios (cf. 1 Pe 2,4-5). En efecto, "los Obispos, como legítimos sucesores de los Apóstoles y miembros del Colegio episcopal, han de ser siempre conscientes de que están unidos entre sí y mostrar su solicitud por todas las Iglesias" (Christus Dominus, 6). La experiencia nos dice, sin embargo, que esta unidad nunca se ve definitivamente lograda y que se debe construir y perfeccionar incesantemente, sin rendirse ante las dificultades objetivas y subjetivas, con el propósito de mostrar el verdadero rostro de la Iglesia católica, una y única.

También hoy, como a lo largo de toda la historia de la Iglesia, es imprescindible cultivar el espíritu de comunión, valorando las cualidades de cada uno de los hermanos que la divina Providencia ha querido poner a nuestro lado. De esta manera, los distintos miembros del Cuerpo de Cristo logran ayudarse mutuamente para llevar a cabo el quehacer cotidiano (cf. 1 Co 12, 24-26; Flp 2,1-4; Ga 6,2-3). Por eso, es preciso que los Obispos sientan la constante necesidad de mantener vivo y traducir concretamente en la práctica el afecto colegial, puesto que es "una ayuda inapreciable para leer con atención los signos de los tiempos y discernir con claridad lo que el Espíritu dice a las Iglesias" (Juan Pablo II, Exhort. Apost. Pastores gregis, 73).

3. La unidad auténtica en la Iglesia es siempre fuente inagotable de espíritu evangelizador. En este sentido, sé que estáis acogiendo, en vuestros programas pastorales, el impulso misionero promovido por la V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano y del Caribe, celebrada en Aparecida, y especialmente la "Misión continental", con vistas a que cada fiel aspire a la santidad tratando personalmente con el Señor Jesús, amándolo con perseverancia y conformando la propia vida con los criterios evangélicos, de modo que se creen comunidades eclesiales de intensa vida cristiana. Ciertamente, una Iglesia en misión relativiza sus problemas internos y mira con esperanza e ilusión al porvenir. Se trata de relanzar el espíritu misionero, no por temor al futuro, sino porque la Iglesia es una realidad dinámica y el verdadero discípulo de Jesucristo goza transmitiendo gratuitamente a otros su divina Palabra y compartiendo con ellos el amor que brota de su costado abierto en la cruz (cf. Mt 10,8; Jn 13,34-35; 19,33-34; 1 Co 9,16). En efecto, cuando la belleza y la verdad de Cristo conquistan nuestros corazones, experimentamos la alegría de ser sus discípulos y asumimos de modo convencido la misión de proclamar su mensaje redentor. A este respecto, os exhorto a convocar a todas las fuerzas vivas de vuestras Diócesis, para que caminen desde Cristo irradiando siempre la luz de su rostro, en particular a los hermanos que, tal vez por sentirse poco valorados o no suficientemente atendidos en sus necesidades espirituales y materiales, buscan en otras experiencias religiosas respuestas a sus inquietudes.

4. Vosotros mismos, queridos Hermanos en el Episcopado, siguiendo el preclaro ejemplo de Santo Toribio de Mogrovejo y de tantos otros Santos Pastores, estáis llamados igualmente a vivir como audaces discípulos y misioneros del Señor. La asidua visita pastoral a las comunidades eclesiales —también a las más alejadas y humildes—, la oración prolongada, la esmerada preparación de la predicación, vuestra paterna atención a los sacerdotes, a las familias, a los jóvenes, a los catequistas y demás agentes de pastoral, son la mejor forma de sembrar en todos el ardiente deseo de ser mensajeros de la Buena Noticia de la salvación, abriéndoos al mismo tiempo las puertas del corazón de aquellos que os rodean, sobre todo de los enfermos y los más necesitados.

5. La Iglesia en vuestra Nación ha contado desde sus inicios con la benéfica presencia de abnegados miembros de la Vida Consagrada. Es de gran importancia que sigáis acompañando y animando fraternalmente a los religiosos y religiosas presentes en vuestras Iglesias particulares, para que, viviendo con fidelidad los consejos evangélicos según el propio carisma, continúen dando un vigoroso testimonio de amor a Dios, de adhesión inquebrantable al Magisterio de la Iglesia y de colaboración solícita con los planes pastorales diocesanos.

6. Pienso ahora, sobre todo, en los peruanos que carecen de trabajo y de adecuadas prestaciones educativas y sanitarias, o en los que viven en los suburbios de las grandes ciudades y en zonas recónditas. Pienso, asimismo, en aquellos que han caído en manos de la drogadicción o la violencia. No podemos desentendernos de estos hermanos nuestros más débiles y queridos por Dios, teniendo siempre presente que la caridad de Cristo nos apremia (cf. 2 Co 5,14; Rom 12,9; 13,8; 15,1-3).

7. Al concluir este entrañable encuentro, pido al Señor Jesús que os ilumine en vuestro servicio pastoral al Pueblo de Dios. A veces os asaltará el desaliento, pero aquella palabra de Cristo a san Pablo os debe confortar en el ejercicio de vuestra responsabilidad: "Te basta mi gracia. La fuerza se realiza en la debilidad" (2 Co 12,9).

Con esta viva esperanza, os ruego que transmitáis mi afectuoso saludo a los Obispos eméritos, a los sacerdotes, diáconos y seminaristas, a las comunidades religiosas y a los fieles del Perú.

Que María Santísima, Nuestra Señora de la Evangelización, os proteja siempre con su amor de Madre. A la vez que invoco su intercesión, y la de todos los santos y santas venerados especialmente entre vosotros, os imparto de corazón la Bendición Apostólica.
+PetaloNero+
00martedì 19 maggio 2009 01:39
Discorso del Papa ai Vescovi del Perù in visita “ad limina”
Unità delle comunità ecclesiali per rilanciare lo spirito missionario



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 18 maggio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo lunedì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza i presuli della Conferenza episcopale del Perù, in occasione della loro visita “ad limina Apostolorum”.

* * *

Signor Cardinale,

Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Con il cuore pieno della gioia pasquale, dono del Signore Risorto, e come Successore di Pietro, vi porgo il mio cordiale benvenuto, mentre «rendo grazie continuamente al mio Dio per voi» (1 Cor 1, 4). Ringrazio Monsignor Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, Arcivescovo di Trujillo e Presidente della Conferenza Episcopale Peruviana, per le deferenti parole che mi ha rivolto a nome di tutti. In esse riconosco la carità e la dedizione con cui pascete le vostre Chiese particolari.

2. La visita ad limina Apostolorum è un'occasione significativa per rafforzare i vincoli di comunione con il Romano Pontefice e fra di voi, sapendo che tra le vostre preoccupazioni pastorali deve essere sempre presente l'unità di tutta la Chiesa, affinché le vostre comunità, come pietre vive, contribuiscano all'edificazione di tutto il Popolo di Dio (cfr. 1 Pt 2, 4-5). Di fatto, «i vescovi, come legittimi successori degli apostoli e membri del collegio episcopale, sappiano essere sempre tra loro uniti e dimostrarsi solleciti di tutte le Chiese» (Christus Dominus, n. 6). L'esperienza tuttavia ci dice che questa unità non viene mai definitivamente raggiunta e si deve costruire e perfezionare incessantemente, senza arrendersi dinanzi alle difficoltà obiettive e soggettive, con il proposito di mostrare il vero volto della Chiesa cattolica, una e unica.

Anche oggi, come nel corso di tutta la storia della Chiesa, è indispensabile coltivare lo spirito di comunione, valorizzando le qualità di ognuno dei fratelli che la divina Provvidenza ha voluto porre al nostro fianco. In tal modo, le diverse membra del Corpo di Cristo riescono ad aiutarsi reciprocamente per portare avanti l'attività quotidiana (cfr. 1 Cor 12, 24-26; Fil 2, 1-4; Gal 6, 2-3). Perciò è necessario che i Vescovi sentano il costante bisogno di mantenere vivo e tradurre concretamente in pratica l'affetto collegiale, poiché «costituisce un validissimo sostegno per leggere con attenzione i segni dei temi e discernere con chiarezza quello che lo Spirito dice alle Chiese» (Giovanni Paolo ii, Esortazione Apostolica, Pastores gregis, n. 73).

3. L'unità autentica nella Chiesa è sempre fonte inesauribile di spirito evangelizzatore. A tale riguardo, so che state accogliendo, nei vostri programmi pastorali, l'impulso missionario promosso dalla V Conferenza Generale dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, tenutasi ad Aparecida, e soprattutto la «Missione continentale», affinché ogni fedele aspiri alla santità in un rapporto personale con il Signore Gesù, amandolo con perseveranza e conformando la propria vita ai criteri evangelici, di modo che si creino comunità ecclesiali d'intensa vita cristiana. Certamente, una Chiesa in missione relativizza i propri problemi interni e guarda con speranza ed entusiasmo al futuro. Si tratta di rilanciare lo spirito missionario, non per timore del futuro, ma perché la Chiesa è una realtà dinamica e il vero discepolo di Gesù Cristo prova piacere nel trasmettere gratuitamente agli altri la sua divina Parola e nel condividere con loro l'amore che sgorga dal costato trafitto sulla croce (cfr. Mt 10, 8; Gv 13, 34-35; 19, 33-34; 1 Cor 9, 16). In effetti, quando la bellezza e la verità di Cristo conquistano i nostri cuori, sperimentiamo la gioia di essere suoi discepoli e assumiamo in modo convinto la missione di proclamare il suo messaggio redentore. A tale proposito, vi esorto a invitare tutte le forze vive delle vostre Diocesi a camminare partendo da Cristo e irradiando sempre la luce del suo volto, in particolare per i fratelli che, forse perché si sentono poco valorizzati o non sufficientemente assistiti nei loro bisogni spirituali e materiali, cercano in altre esperienze religiose risposte alle loro inquietudini.

4. Voi stessi, cari Fratelli nell'Episcopato, seguendo l'insigne esempio di santo Toribio di Mogrovejo e di tanti altri santi Pastori, siete chiamati a vivere come audaci discepoli e missionari del Signore. Le visite pastorali assidue alle comunità ecclesiali — anche alle più lontane e umili —, la preghiera prolungata, l'accurata preparazione della predicazione, la paterna attenzione per i sacerdoti, le famiglie, i giovani, i catechisti e gli altri agenti di pastorale, sono il modo migliore per suscitare in tutti l'ardente desiderio di essere messaggeri della Buona Novella della salvezza, aprendovi allo stesso tempo le porte del cuore di quanti vi circondano, soprattutto dei malati e dei più bisognosi.

5. La Chiesa nella vostra Nazione ha potuto contare fin dal suo avvento sulla benefica presenza di generosi membri della vita consacrata. È di grande importanza che continuiate ad accompagnare e incoraggiare fraternamente i religiosi e le religiose presenti nelle vostre Chiese particolari, affinché, vivendo con fedeltà i consigli evangelici secondo il proprio carisma, continuino a rendere una vigorosa testimonianza di amore a Dio, di adesione irremovibile al Magistero della Chiesa e di collaborazione sollecita con i piani pastorali diocesani.

6. Penso ora, in particolare, ai peruviani che non hanno un lavoro e adeguati servizi educativi e sanitari, o a quelli che vivono nelle periferie delle grandi città e in zone isolate. Penso, parimenti, a quanti sono caduti nelle mani della tossicodipendenza o della violenza. Non possiamo disinteressarci di questi nostri fratelli più deboli e amati da Dio, tenendo sempre presente che la carità di Cristo ci spinge (cfr. 2 Cor 5, 14; Rom 12, 9; 13, 8; 15, 1-3).

7. Nel concludere questo sentito incontro, chiedo al Signore Gesù di illuminarvi nel vostro servizio pastorale al Popolo di Dio. A volte vi assalirà lo sconforto, ma le parole di Cristo a san Paolo vi devono confortare nell'esercizio della vostra responsabilità: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9).

Con questa viva speranza, vi chiedo di trasmettere il mio affettuoso saluto ai Vescovi emeriti, ai sacerdoti, ai diaconi e ai seminaristi, alle comunità religiose e ai fedeli del Perú.

Che Maria Santissima, Nostra Signora dell'Evangelizzazione, vi protegga sempre con il suo amore di Madre! Mentre invoco la sua intercessione, e quella di tutti i santi e le sante venerati specialmente fra voi, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

[Traduzione del testo in spagnolo a cura de “L'Osservatore Romano”]


+PetaloNero+
00mercoledì 20 maggio 2009 16:54
RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI SAGINAW (U.S.A.)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Saginaw (U.S.A.) S.E. Mons. Joseph R. Cistone, finora Vescovo titolare di Case mediane ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Philadelphia.

S.E. Mons. Joseph R. Cistone

S.E. Mons. Joseph R. Cistone è nato il 18 maggio 1949 a Philadelphia (Pennsylvania). Dopo la scuola primaria della "Our Lady of Consolation Parish" e quella secondaria della "Father Judge High School", ha studiato filosofia e teologia presso il Seminario "Saint Charles Borromeo" a Philadelphia, conseguendovi il "Master of Divinity".

Ordinato sacerdote il 17 maggio 1975 per l’arcidiocesi di Philadelphia, ha poi svolto i seguenti incarichi: vice-parroco nelle parrocchie dell’arcidiocesi, "Epiphany of Our Lord" (1975-1979), "Saint Jerome" (1979-1982), "Saint Jude" a Chalfont (1982-1987), "Saint Francis of Assisi" in Norristown, "Saint Bernard" (1989-1993); per diversi anni è stato anche Decano per la Formazione del Seminario "Saint Charles Borromeo"; dal 1993 al 1998 Assistente del Vicario per l’Amministrazione e dal 1998 ad oggi Vicario per l’Amministrazione dell’arcidiocesi di Philadelphia.

È stato inoltre Cappellano della "Saint Maria Goretti High School" (1977-1979), Cappellano del "Delaware Valley College of Science and Agriculture" (1982-1987), Avvocato presso il Tribunale Metropolitano (1980-1983), Difensore del Vincolo (1983-1994) e Cappellano del "Community College" (1982-1987). È membro della "Pennsylvania Catholic Conference", del Collegio dei Consultori, del Consiglio Presbiterale e del "Priest Personnel Board".

Nominato Vescovo titolare di Case mediane e Ausiliare di Philadelphia l’8 giugno 2004, è stato consacrato il 28 luglio successivo.

In seno alla Conferenza Episcopale è Membro del "Committee on Budget and Finance", del "Committee on the Protection of Children and Young People" e del "Subcommittee on African American Affairs".

Oltre l’inglese, parla lo spagnolo.



NOMINE NELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO

Il Santo Padre ha nominato Giudice Unico dello Stato della Città del Vaticano l’Ill.mo Prof. Avv. Piero Antonio Bonnet, che conserva anche la carica di Giudice del Tribunale.

Il Papa ha inoltre nominato Giudice del medesimo Tribunale l’Ill.mo Prof. Avv. Paolo Papanti-Pelletier, finora Giudice Aggiunto.
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