Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, 2, 3, 4, [5], 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, ..., 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61
Paparatzifan
00giovedì 12 marzo 2009 18:05
Re:

+PetaloNero+, 12/03/2009 16.47:

LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA RIGUARDO ALLA REMISSIONE DELLA SCOMUNICA DEI QUATTRO VESCOVI CONSACRATI DALL’ARCIVESCOVO LEFEBVRE

BENEDICTUS PP. XVI



Se io fossi vescovo mi vergognerei di dover leggere il rammarico del Santo Padre! [SM=g7966] Speriamo che questa lettera faccia riflettere i colpevoli del dolore profondo di B16...



+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 01:50
Benedetto XVI a una delegazione del Gran Rabbinato d'Israele


Cristiani, ebrei e musulmani
vivano in pace in Terra Santa





"Possa la mia visita contribuire ad approfondire il dialogo della Chiesa con il popolo ebraico, cosicché gli ebrei, i cristiani e anche i musulmani possano vivere in pace e in armonia in Terra Santa!". Lo ha auspicato il Papa ricevendo giovedì mattina, 12 marzo, nella Biblioteca privata, una delegazione del Gran Rabbinato d'Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l'ebraismo.


Distinti rappresentanti del Gran rabbinato di Israele,
Cari delegati cattolici,
È per me una grande gioia accogliervi, membri della delegazione del Gran rabbinato di Israele, insieme ai partecipanti cattolici guidati dalla Commissione della Santa Sede per i Rapporti religiosi con l'Ebraismo. L'importante dialogo in cui siete impegnati è un frutto della storica visita del mio amato predecessore Papa Giovanni Paolo II in Terra Santa nel marzo del 2000. Era sua intenzione instaurare un dialogo con istituzioni religiose ebraiche in Israele e il suo incoraggiamento è stato decisivo per raggiungere tale obiettivo. Ricevendo i due Rabbini Capo di Israele nel gennaio del 2004 ha definito questo dialogo un "segno di grande speranza".
Durante questi sette anni non solo si è rafforzata l'amicizia fra la Commissione e il Gran rabbinato, ma avete anche potuto riflettere su temi importanti sia per la tradizione ebraica sia per quella cristiana. Dal momento che riconosciamo l'esistenza di un ricco patrimonio spirituale comune, un dialogo basato su comprensione e rispetto reciproci è, come raccomanda la Nostra aetate (n. 4), necessario e possibile.
Cooperando siete divenuti sempre più consapevoli dei valori comuni che sono alla base delle nostre rispettive tradizioni religiose, studiandoli nel corso dei sette incontri che si sono svolti sia a Roma sia a Gerusalemme. Avete riflettuto sulla santità di vita, sui valori familiari, sulla giustizia sociale e sulla condotta etica, sull'importanza della Parola di Dio espressa nelle Sacre Scritture per la società e per l'educazione, sul rapporto fra autorità religiosa e civile e sulla libertà di religione e di coscienza. Nelle dichiarazioni comuni diffuse dopo ogni incontro, sono state evidenziate le idee radicate nelle nostre rispettive convinzioni religiose, mentre sono state anche riconosciute le differenze di comprensione. La Chiesa riconosce che gli inizi della sua fede risalgono al divino intervento storico nella vita del popolo ebraico e che qui ha il suo fondamento il nostro rapporto unico. Il popolo ebraico, che venne scelto come popolo eletto, comunica a tutta la famiglia umana la conoscenza del Dio uno, unico e vero e la fedeltà verso di Lui. I cristiani riconoscono di buon grado che le loro radici affondano in quella stessa autorivelazione di Dio che nutre l'esperienza religiosa del popolo ebraico.
Come sapete, sto preparando la visita in Terra Santa come pellegrino. È mia intenzione pregare in particolare per il dono prezioso dell'unità e della pace sia all'interno della regione sia per la famiglia umana di tutto il mondo. Come ricorda il Salmo 125, Dio protegge il suo popolo: "I monti circondano Gerusalemme: il Signore circonda il suo popolo, da ora e per sempre". Possa la mia visita contribuire anche ad approfondire il dialogo della Chiesa con il popolo ebraico, cosicché gli ebrei, i cristiani e anche i musulmani possano vivere in pace e in armonia in Terra Santa!
Vi ringrazio per questa visita e rinnovo il mio personale impegno a promuovere la visione enunciata per le generazioni future nella Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II.



(©L'Osservatore Romano - 13 marzo 2009)
+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 16:48
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum":

Em.mo Card. Jorge Mario Bergoglio, S.I., Arcivescovo di Buenos Aires

con gli Ausiliari:

S.E. Mons. Joaquín Mariano Sucunza, Vescovo tit. di Saetabis,

S.E. Mons. Eduardo Horacio García, Vescovo tit. di Ipagro,

S.E. Mons. Raúl Martín, Vescovo tit. di Troina,

S.E. Mons. Oscar Vicente Ojea, Vescovo tit. di Suelli,

S.E. Mons. Enrique Eguía Seguí, Vescovo tit. di Cissi;

S.E. Mons. Fernando María Bargalló, Vescovo di Merlo-Moreno;

S.E. Mons. Luis Guillermo Eichhorn, Vescovo di Morón;

S.E. Mons. Sergio Alfredo Fenoy, Vescovo di San Miguel;

S.E. Mons. Rubén Oscar Frassia, Vescovo di Avellaneda-Lanús;

S.E. Mons. Guillermo Rodríguez-Melgarejo, Vescovo di San Martín;

S.E. Mons. Oscar Domingo Sarlinga, Vescovo di Zárate-Campana;

S.E. Mons. Robert Zollitsch, Arcivescovo di Freiburg im Breisgau (Repubblica Federale di Germania).

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. José María Arancedo, Arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz;

S.E. Mons. Mario Luis Bautista Maulión, Arcivescovo di Paraná

con l’Ausiliare:

S.E. Mons. César Daniel Fernández, Vescovo tit. di Caltadria;

S.E. Mons. Luis Armando Collazuol, Vescovo di Concordia;

S.E. Mons. Jorge Eduardo Lozano, Vescovo di Gualeguaychú;

S.E. Mons. Martín de Elizalde, O.S.B., Vescovo di Nueve de Julio;

S.E. Mons. Eduardo Eliseo Martín, Vescovo di Villa de la Concepción del Río Cuarto;

S.E. Mons. José Vicente Conejero Gallego, Vescovo di Formosa;

S.E. Mons. Roberto Rodríguez, Vescovo di La Rioja;

Rev.do Mons. Pedro Candia, Amministratore diocesano dell’Ordinariato Militare;

S.E. Mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., Arcivescovo tit. di Tibica, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.


+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 16:48
UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,

venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

cari fratelli!

Con grande gioia e con sempre viva riconoscenza vi ricevo, in occasione della Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. In questa importante occasione mi è gradito, in primo luogo, porgere il mio cordiale saluto al Prefetto, il Signor Cardinale Antonio Cañizares Llovera, che ringrazio per le parole con cui ha illustrato i lavori svolti in questi giorni e ha dato espressione ai sentimenti di quanti sono oggi qui presenti. Estendo il mio saluto affettuoso e il mio cordiale ringraziamento a tutti i Membri ed Officiali del Dicastero, a cominciare dal Segretario, Mons. Malcom Ranjith, e dal Sotto-Segretario, fino a tutti gli altri che, nelle diverse mansioni, prestano con competenza e dedizione il loro servizio per «la regolamentazione e la promozione della sacra liturgia» (Pastor Bonus, n. 62). Nella Plenaria avete riflettuto sul Mistero eucaristico e, in modo particolare, sul tema dell’adorazione eucaristica. Mi è ben noto come, dopo la pubblicazione dell’Istruzione «Eucharisticum mysterium» del 25 maggio 1967 e la promulgazione, il 21 giugno 1973, del Documento «De sacra communione et cultu mysterii eucharistici extra Missam», l’insistenza sul tema dell’Eucaristia come fonte inesauribile di santità è stata una premura di primo piano del Dicastero.

Ho accolto, pertanto, volentieri la proposta che la Plenaria si occupasse del tema dell’adorazione eucaristica, nella fiducia che una rinnovata riflessione collegiale su tale prassi potesse contribuire a mettere in chiaro, nei limiti di competenza del Dicastero, i mezzi liturgici e pastorali con cui la Chiesa dei nostri tempi può promuovere la fede nella presenza reale del Signore nella Santa Eucaristia e assicurare alla celebrazione della Santa Messa tutta la dimensione dell’adorazione. Ho sottolineato questo aspetto nell’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, in cui raccoglievo i frutti della XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, svoltasi nell’ottobre del 2005. In essa, evidenziando l’importanza della relazione intrinseca tra celebrazione dell’Eucaristia e adorazione (cfr n. 66), citavo l’insegnamento di sant’Agostino: «Nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando» (Enarrationes in Psalmos, 98, 9: CCL 39, 1385). I Padri sinodali non avevano mancato di manifestare preoccupazione per una certa confusione ingeneratasi, dopo il Concilio Vaticano II, circa la relazione tra Messa e adorazione del Santissimo Sacramento (cfr Sacramentum caritatis, n. 66). In questo, trovava eco quanto il mio Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, aveva già espresso circa le devianze che hanno talvolta inquinato il rinnovamento liturgico post-conciliare, rivelando «una comprensione assai riduttiva del mistero eucaristico» (Ecclesia de Eucharistia, n. 10).

Il Concilio Vaticano Secondo ha messo in luce il ruolo singolare che il mistero eucaristico ha nella vita dei fedeli (Sacrosanctum Concilium, nn. 48-54, 56). Come Papa Paolo VI ha più volte ribadito: «l’Eucaristia è un altissimo mistero, anzi propriamente, come dice la Sacra Liturgia, il mistero di fede» (Mysterium fidei, n. 15). L’Eucaristia, infatti, è alle origini stesse della Chiesa (cfr Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 21) ed è la sorgente della grazia, costituendo un’incomparabile occasione sia per la santificazione dell’umanità in Cristo che per la glorificazione di Dio. In questo senso, da una parte, tutte le attività della Chiesa sono ordinate al mistero dell’Eucaristia (cfr Sacrosanctum Concilium, n. 10; Lumen gentium, n. 11; Presbyterorum ordinis, n. 5; Sacramentum caritatis, n. 17), e, dall’altra, è in virtù dell’Eucaristia che «la Chiesa continuamente vive e cresce» (Lumen gentium, n. 26). Nostro compito è percepire il preziosissimo tesoro di questo ineffabile mistero di fede «tanto nella stessa celebrazione della Messa quanto nel culto delle sacre specie, che sono conservate dopo la Messa per estendere la grazia del Sacrificio» (Istruz. Eucharisticum mysterium, n. 3, g.). La dottrina della transustanziazione del pane e del vino e della presenza reale sono verità di fede evidenti già nella Sacra Scrittura stessa e confermate poi dai Padri della Chiesa. Papa Paolo VI, al riguardo, ricordava che «la Chiesa Cattolica non solo ha sempre insegnato, ma anche vissuto la fede nella presenza del corpo e del sangue di Cristo nella Eucaristia, adorando sempre con culto latreutico, che compete solo a Dio, un così grande Sacramento» (Mysterium fidei, n. 56; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1378).

È opportuno ricordare, al riguardo, le diverse accezioni che il vocabolo «adorazione» ha nella lingua greca e in quella latina. La parola greca proskýnesis indica il gesto di sottomissione, il riconoscimento di Dio come nostra vera misura, la cui norma accettiamo di seguire. La parola latina ad-oratio, invece, denota il contatto fisico, il bacio, l’abbraccio, che è implicito nell’idea di amore. L’aspetto della sottomissione prevede un rapporto d’unione, perché colui al quale ci sottomettiamo è Amore. Infatti, nell’Eucaristia l’adorazione deve diventare unione: unione col Signore vivente e poi col suo Corpo mistico. Come ho detto ai giovani sulla Spianata di Marienfeld, a Colonia, durante la Santa Messa in occasione della XX Giornata mondiale della Gioventù, il 21 agosto 2005: «Dio non è più soltanto di fronte a noi, come il Totalmente Altro. È dentro di noi, e noi siamo in Lui. La sua dinamica ci penetra e da noi vuole propagarsi agli altri e estendersi a tutto il mondo, perché il suo amore diventi realmente la misura dominante del mondo» (Insegnamenti, vol. I, 2005, pp. 457 s.). In questa prospettiva ricordavo ai giovani che nell’Eucaristia si vive la «fondamentale trasformazione della violenza in amore, della morte in vita; essa trascina poi con sé le altre trasformazioni. Pane e vino diventano il suo Corpo e Sangue. A questo punto però la trasformazione non deve fermarsi, anzi è qui che deve cominciare appieno. Il Corpo e il Sangue di Cristo sono dati a noi affinché noi stessi veniamo trasformati a nostra volta» (ibid., p. 457).

Il mio Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica «Spiritus et Sponsa», in occasione del 40° anniversario della Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Sacra Liturgia, esortava ad intraprendere i passi necessari per approfondire l’esperienza del rinnovamento. Ciò è importante anche rispetto al tema dell’adorazione eucaristica. Tale approfondimento sarà possibile soltanto attraverso una maggiore conoscenza del mistero in piena fedeltà alla sacra Tradizione ed incrementando la vita liturgica all’interno delle nostre comunità (cfr Spiritus et Sponsa, nn. 6-7). A questo riguardo, apprezzo in particolare che la Plenaria si sia soffermata anche sul discorso della formazione di tutto il Popolo di Dio nella fede, con una speciale attenzione ai seminaristi, per favorirne la crescita in uno spirito di autentica adorazione eucaristica. Spiega, infatti, S. Tommaso: «Che in questo sacramento sia presente il vero Corpo e il vero Sangue di Cristo non si può apprendere coi sensi, ma con la sola fede, la quale si appoggia all’autorità di Dio» (Summa theologiae, III, 75, 1; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1381).

Stiamo vivendo i giorni della Santa Quaresima che costituisce non soltanto un cammino di più intenso tirocinio spirituale, ma anche una efficace preparazione a celebrare meglio la santa Pasqua. Ricordando tre pratiche penitenziali molto care alla tradizione biblica e cristiana - la preghiera, l’elemosina, il digiuno -, incoraggiamoci a vicenda a riscoprire e vivere con rinnovato fervore il digiuno non solo come prassi ascetica, ma anche come preparazione all’Eucaristia e come arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Questo periodo intenso della vita liturgica ci aiuti ad allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e ad intensificare ciò che nutre l’anima, aprendola all’amore di Dio e del prossimo. Con tali sentimenti, formulo già fin d’ora a tutti Voi i miei auguri per le prossime feste pasquali e, mentre vi ringrazio per il lavoro che avete svolto in questa Sessione Plenaria, così come per tutto il lavoro della Congregazione, imparto a ciascuno con affetto la mia Benedizione.
+PetaloNero+
00sabato 14 marzo 2009 15:45
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Sig. Edward Fenech Adami, Presidente della Repubblica di Malta, con la Consorte e Seguito;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum":

Em.mo Card. Jorge Mario Bergoglio, S.I., Arcivescovo di Buenos Aires;

S.E. Mons. Agustín Roberto Radrizzani, S.D.B., Arcivescovo di Mercedes-Luján;

S.E. Mons. Virginio Domingo Bressanelli, S.C.I., Vescovo di Comodoro Rivadavia;

S.E. Mons. Esteban María Laxague, S.D.B., Vescovo di Viedma;

S.E. Mons. Fernando Carlos Maletti, Vescovo di San Carlos de Bariloche;

S.E. Mons. Marcelo Angiolo Melani, S.D.B., Vescovo di Neuquén;

S.E. Mons. Néstor Hugo Navarro, Vescovo di Alto Valle del Río Negro

con il Vescovo emerito:

S.E. Mons. José Pedro Pozzi, S.D.B.;

S.E. Mons. Juan Carlos Romanin, S.D.B., Vescovo di Río Gallegos;

S.E. Mons. Jean-Abdo Arbach, B.C., Vescovo tit. di Palmira dei Greco-Melkiti, Esarca Apostolico per i fedeli Greco-Melkiti residenti in Argentina;

S.E. Mons. Vartan Waldir Boghossian, S.D.B., Vescovo di San Gregorio de Narek en Buenos Aires degli armeni, Esarca Apostolico per i fedeli di rito armeno residenti in America Latina e Messico.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Gruppo di Vescovi della Conferenza Episcopale di Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.





RINUNCE E NOMINE



EREZIONE DELLA PRELATURA TERRITORIALE DI ESQUEL (ARGENTINA) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO PRELATO

Il Santo Padre ha eretto la Prelatura territoriale di Esquel (Argentina) con territorio dismembrato della diocesi di Comodoro-Rivadavia, rendendola suffraganea della Chiesa Metropolitana di Bahía Blanca.

Il Papa ha nominato primo Vescovo Prelato di Esquel (Argentina) il Rev.do P. José Slaby, C.Ss.R., finora Superiore e Parroco della comunità dei Redentoristi di Esquel.

Rev.do P. José Slaby, C.Ss.R.

Il Rev.do P. José Slaby, C.Ss.R., è nato il 1º marzo 1958 a Zeleznikowa, diocesi di Tarnów (Polonia). Terminata la scuola superiore, è entrato nel Seminario dei Missionari Redentoristi di Tuchow. Dopo aver fatto la prima professione il 2 febbraio 1979 ed aver compiuto gli studi filosofici e teologici, ha emesso la professione perpetua il 15 agosto 1983 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1984.

Nel 1985 ha cominciato il suo servizio nella comunità di Quilmes in Argentina, occupandosi anche dei seminaristi. Dal 1989 al 1992 è stato formatore dello Studentato. Dal 1992 è stato vicario parrocchiale e, dal 1993 al 1995, parroco della parrocchia di San Vicente (diocesi di Puerto Iguazú). Dal 1996 al 2004 è stato superiore della comunità di Quilmes, parroco e rappresentante legale della numerosa scuola gestita dai Redentoristi. Contemporaneamente è stato prima membro del Consiglio della Viceprovincia e poi Vicario Viceprovinciale. Dal 2004 al 2007 è stato Superiore della Viceprovincia di Resistencia.

Dal 2008 è superiore e parroco della comunità Redentorista di Esquel.

Dati statistici

La superficie della nuova prelatura di Esquel (nome latino: Esquelensis) è di 78.074 Km2; ha una popolazione di 68.609 abitanti di cui 56.440 sono cattolici. Le parrocchie sono 8; vi sono 4 sacerdoti diocesani e 10 sacerdoti diocesani e 10 sacerdoti religiosi. Non ci sono seminaristi maggiori né diaconi permanenti. Come Cattedrale è stata designata la Chiesa del "Sagrado Corazón de Jesús", nella città di Esquel.

Con l’erezione della nuova Prelatura di Esquel le circoscrizioni ecclesiastiche in Argentina sono ora 72.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN LITUANIA ED ESTONIA

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Lituania ed Estonia S.E. Mons. Luigi Bonazzi, Arcivescovo titolare di Atella, finora Nunzio Apostolico a Cuba.



NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL 25° ANNIVERSARIO DELLA VISITA PASTORALE DEL SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II IN THAILANDIA (BANGKOK, 10-11 MAGGIO 2009)

Il Papa ha nominato l’Em.mo Card Joseph Zen Ze-kiun, S.D.B., Vescovo di Hong Kong, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del 25° anniversario della Visita Pastorale del Servo di Dio Giovanni Paolo II in Thailandia, che avranno luogo a Bangkok nei giorni 10-11 maggio 2009.



NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE ALLA CELEBRAZIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DELL’INAUGURAZIONE DEL SANTUARIO DI CRISTO RE (ALMADA, PORTOGALLO, 17 MAGGIO 2009)

Il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Card. José Saraiva Martins, C.M.F., Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, Suo Inviato Speciale alla celebrazione del 50° anniversario dell’inaugurazione del Santuario di Cristo Re ad Almada (Portogallo) il 17 maggio 2009.



+PetaloNero+
00sabato 14 marzo 2009 15:46
VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ARGENTINA

Alle ore 12.30 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Presuli della Conferenza Episcopale di Argentina (1° grupppo), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Señor Cardenal

Queridos Hermanos en el Episcopado:

1. Es para mí un motivo de profunda alegría daros la bienvenida a este encuentro con el Sucesor de Pedro y Cabeza del Colegio Episcopal.

Agradezco las amables palabras del Cardenal Jorge Mario Bergoglio, Arzobispo de Buenos Aires y Presidente de la Conferencia Episcopal Argentina, con las cuales se ha hecho intérprete de los sentimientos de todos. A través vuestro quiero saludar también a todo el clero, comunidades religiosas y laicos de vuestras Diócesis, manifestándoles mi aprecio y cercanía, así como mi aliento constante en la apasionante tarea de la evangelización, que están llevando a cabo con gran dedicación y generosidad.

2. Habéis venido hasta aquí para venerar los sepulcros de los Santos Apóstoles Pedro y Pablo y compartir con el Obispo de Roma las alegrías y esperanzas, las experiencias y las dificultades de vuestro ministerio episcopal. La visita ad limina es un momento significativo en la vida de todos aquellos a quienes se les ha confiado el cuidado pastoral de una porción del Pueblo de Dios, pues en ella muestran y refuerzan su comunión con el Romano Pontífice.

El Señor fundó la Iglesia para que sea «como un sacramento o signo y instrumento de la unión íntima con Dios y de la unidad de todo el género humano» (Lumen gentium, 1). La Iglesia es en sí misma un misterio de comunión, un «pueblo unido por la unidad del Padre, del Hijo y del Espíritu Santo» (ibíd., 4). En efecto, Dios ha querido llevar a todas las gentes a la plenitud de la salvación haciéndolas partícipes de los dones de la redención de Cristo y entrar así en comunión de vida con la Trinidad.

3. El ministerio episcopal está al servicio de la unidad y de la comunión de todo el Cuerpo místico de Cristo. El Obispo, que es el principio y fundamento visible de unidad en su Iglesia particular, está llamado a impulsar y defender la integridad de la fe y la disciplina común de toda la Iglesia, enseñando además a los fieles a amar a todos sus hermanos (cf. ibíd., 23).

Deseo expresar mi reconocimiento por vuestra voluntad decidida de mantener y afianzar la unidad en el seno de vuestra Conferencia Episcopal y de vuestras Comunidades diocesanas. Las palabras de Nuestro Señor –«que todos sean uno» (Jn 17, 21) – han de ser una fuente constante de inspiración en vuestra actividad pastoral, lo que redundará sin duda en una mayor eficacia apostólica. Esta unidad, que debéis promover con intensidad y de manera visible, será además fuente de consuelo en el grave cometido que se os ha confiado. Gracias a esta colegialidad afectiva y efectiva, ningún Obispo está solo, porque está siempre y estrechamente unido a Cristo, Buen Pastor, y también, en virtud de su Ordenación episcopal y de la comunión jerárquica, a sus hermanos en el episcopado y a quien el Señor ha elegido como Sucesor de Pedro (cf. Juan Pablo II, Pastores gregis, 8). Deseo manifestaros ahora de modo especial, que contáis con todo mi apoyo, mi oración diaria y mi cercanía espiritual en vuestras fatigas y desvelos para hacer de la Iglesia «la casa y la escuela de comunión» (Juan Pablo II, Novo millennio ineunte, 43).

4. Este espíritu de comunión tiene un ámbito privilegiado de aplicación en las relaciones del Obispo con sus sacerdotes. Conozco bien vuestra voluntad de prestar una mayor atención a los presbíteros y, con el Concilio Vaticano II, os animo a preocuparos con amor de padre y hermano «de su situación espiritual, intelectual y material para que puedan vivir santa y religiosamente y puedan realizar su ministerio con fidelidad y fruto» (Christus Dominus, 16). Asimismo, os exhorto a extremar la caridad y la prudencia cuando tengáis que corregir enseñanzas, actitudes o comportamientos que desdicen de la condición sacerdotal de vuestros más estrechos colaboradores y que pueden, además, dañar y confundir la fe y la vida cristiana de los fieles.

El papel fundamental que desempeñan los presbíteros os ha de llevar a realizar un gran esfuerzo para promover las vocaciones sacerdotales. A este respecto, sería oportuno proyectar una pastoral matrimonial y familiar más incisiva, que tenga en cuenta la dimensión vocacional del cristiano, así como una pastoral juvenil más audaz, que ayude a los jóvenes a responder con generosidad al llamado que Dios les hace. También es necesario intensificar la formación de los seminaristas en todas sus dimensiones: humana, espiritual, intelectual, afectiva y pastoral, llevando a cabo además una eficaz y exigente labor de discernimiento de los candidatos a las sagradas órdenes.

5. En esta óptica de profundizar en la comunión dentro de la Iglesia, es de suma importancia reconocer, valorar y estimular la participación de los religiosos en la actividad evangelizadora diocesana, a la que enriquecen con la aportación de sus respectivos carismas.

También los fieles, en virtud de su bautismo, están llamados a cooperar en la edificación del Cuerpo de Cristo. Para ello hay que llevarlos a tener una experiencia más viva de Jesucristo y del misterio de su amor. El trato permanente con el Señor mediante una intensa vida de oración y una adecuada formación espiritual y doctrinal aumentará en todos los cristianos el gozo de creer y celebrar su fe y la alegría de pertenecer a la Iglesia, impulsándoles así a participar activamente en la misión de proclamar la Buena Noticia a todos los hombres.

6. Queridos hermanos, os aseguro una vez más mi cercanía en la plegaria cotidiana, junto con mi firme esperanza en el progreso y renovación espiritual de vuestras comunidades. Que el Señor os conceda la alegría de servirle, guiando en su nombre a la grey que se os ha confiado. Que la Virgen María, en su advocación de Nuestra Señora de Luján, os acompañe y proteja siempre, así como a vuestros fieles diocesanos, y os imparto con gran afecto una especial Bendición Apostólica.
+PetaloNero+
00sabato 14 marzo 2009 15:47
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALL’EM.MO CARD. JAMES FRANCIS STAFFORD E AI PARTECIPANTI AL CORSO PER IL FORO INTERNO DELLA PENITENZIERIA APOSTOLICA

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato all’Em.mo Card. James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore, e ai partecipanti alla XX edizione del Corso per il Foro interno, promosso dalla Penitenzieria Apostolica:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello

il Signor Cardinale JAMES FRANCIS STAFFORD

Penitenziere Maggiore

Ben volentieri, anche quest’anno, mi rivolgo con affetto a Lei, Signor Cardinale, e ai cari partecipanti al Corso per il Foro interno, promosso da codesta Penitenzieria Apostolica e giunto ormai alla sua XX edizione. Tutti saluto con affetto, a cominciare da Lei, venerato Fratello, estendendo il mio grato pensiero al Reggente, al personale della Penitenzieria, agli organizzatori di questo incontro, come pure ai Religiosi di diversi Ordini che amministrano il sacramento della Penitenza nelle Basiliche Papali di Roma.

Questa vostra benemerita iniziativa pastorale, che attira sempre più interesse ed attenzione, come testimonia il numero di quanti vi prendono parte, costituisce un singolare seminario di aggiornamento pastorale, i cui risultati non confluiranno, come gli Atti di altri convegni, solo in un’apposita pubblicazione, ma diventeranno sussidi utili ai partecipanti per fornire risposte adeguate a quanti incontreranno nell’amministrazione del sacramento della Penitenza. In questo nostro tempo, costituisce senz’altro una delle priorità pastorali quella di formare rettamente la coscienza dei credenti perché, come ho avuto modo di ribadire in altre occasioni, nella misura in cui si perde il senso del peccato, aumentano purtroppo i sensi di colpa, che si vorrebbero eliminare con insufficienti rimedi palliativi. Alla formazione delle coscienze contribuiscono molteplici e preziosi strumenti spirituali e pastorali da valorizzare sempre più; tra questi mi limito quest’oggi ad evidenziare brevemente la catechesi, la predicazione, l’omelia, la direzione spirituale, il sacramento della Riconciliazione e la celebrazione dell’Eucaristia.

Anzitutto, la catechesi. Come tutti i sacramenti, anche quello della Penitenza richiede una catechesi previa e una catechesi mistagogica per approfondire il sacramento «per ritus et preces», come ben sottolinea la Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium del Vaticano II (cfr n. 48). Una adeguata catechesi offre un contributo concreto all’educazione delle coscienze stimolandole a percepire sempre meglio il senso del peccato, oggi in parte sbiadito o peggio obnubilato da un modo di pensare e di vivere «etsi Deus non daretur», secondo la nota espressione di Grotius, tornata di grande attualità, e che denota un relativismo chiuso al vero senso della vita.

Alla catechesi va unito un sapiente utilizzo della predicazione, che nella storia della Chiesa ha conosciuto forme diverse secondo la mentalità e le necessità pastorali dei fedeli. Anche oggi, nelle nostre comunità si praticano vari stili di comunicazione che utilizzano sempre più i moderni strumenti telematici a nostra disposizione. In effetti, gli attuali media, se da un lato rappresentano una sfida con cui misurarsi, dall’altra offrono provvidenziali opportunità per annunciare in modo nuovo e più vicino alle sensibilità contemporanee la perenne ed immutabile Parola di verità che il divin Maestro ha affidato alla sua Chiesa. L’omelia, che con la riforma voluta dal Concilio Vaticano II ha riacquistato il suo ruolo "sacramentale" all’interno dell’unico atto di culto costituito dalla liturgia della Parola e da quella dell’Eucaristia (SC 56), è senz’altro la forma di predicazione più diffusa, con la quale ogni domenica si educa la coscienza di milioni di fedeli. Nel recente Sinodo dei Vescovi, dedicato appunto alla Parola di Dio nella Chiesa, diversi Padri Sinodali hanno opportunamente insistito sul valore e l’importanza dell’omelia da adattare alla mentalità contemporanea.

A formare le coscienze contribuisce anche la "direzione spirituale". Oggi più di ieri c’è bisogno di "maestri di spirito" saggi e santi: un importante servizio ecclesiale, per il quale occorre senz’altro una vitalità interiore da implorare come dono dello Spirito Santo mediante intensa e prolungata preghiera e una preparazione specifica da acquisire con cura. Ogni sacerdote poi è chiamato ad amministrare la misericordia divina nel sacramento della Penitenza, mediante il quale rimette in nome di Cristo i peccati e aiuta il penitente a percorrere il cammino esigente della santità con retta ed informata coscienza. Per poter compiere tale indispensabile ministero ogni presbitero deve alimentare la propria vita spirituale e curare un permanente aggiornamento teologico e pastorale. Infine, la coscienza del credente si affina sempre più grazie a una devota e consapevole partecipazione alla Santa Messa, che è il sacrificio di Cristo per la remissione dei peccati. Ogni volta che il sacerdote celebra l’Eucaristia, nella Preghiera eucaristica ricorda che il Sangue di Cristo è versato in remissione dei nostri peccati per cui, nella partecipazione sacramentale al memoriale del Sacrificio della Croce, si compie l’incontro pieno della misericordia del Padre con ciascuno di noi.

Esorto i partecipanti al Corso a fare tesoro di quanto hanno appreso sul sacramento della Penitenza. Nei contesti diversi in cui si troveranno a vivere e a operare, procurino di mantenere sempre viva in se stessi la consapevolezza di dover essere degni "ministri" della misericordia divina e responsabili educatori delle coscienze. Si ispirino all’esempio dei santi confessori e maestri di spirito, tra i quali mi piace ricordare particolarmente il Curato d’Ars, san Giovanni Maria Vianney, di cui proprio quest’anno ricordiamo il 150° anniversario della morte. Di lui è stato scritto che «per oltre quarant’anni guidò in modo mirabile la parrocchia a lui affidata… con l’assidua predicazione, la preghiera e una vita di penitenza. Ogni giorno nella catechesi che impartiva a bambini e adulti, nella riconciliazione che amministrava ai penitenti e nelle opere pervase di quell’ardente carità, che egli attingeva dalla santa Eucaristia come da una fonte, avanzò a tal punto da diffondere in ogni dove il suo consiglio e avvicinare saggiamente tanti a Dio» (Martirologio, 4 agosto). Ecco un modello a cui guardare e un protettore da invocare ogni giorno.

Vegli infine sul ministero sacerdotale di ciascuno la Vergine Maria, che nel tempo di Quaresima invochiamo e onoriamo come "discepola del Signore" e "Madre di riconciliazione". Con questi sentimenti, mentre esorto ciascuno a dedicarsi con impegno al ministero delle confessioni e della direzione spirituale, imparto di cuore a Lei, venerato Fratello, ai presenti al Corso e alle persone care la mia Benedizione.

Dal Vaticano, 12 Marzo 2009

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00domenica 15 marzo 2009 01:20
Benedetto XVI a un gruppo di presuli argentini in visita «ad limina»

Nella Chiesa i vescovi
sono promotori dell'unità




"Il Vescovo, che è il principio e il fondamento visibile di unità nella sua Chiesa particolare, è chiamato a promuovere e a difendere l'integrità della fede e la disciplina comune di tutta la Chiesa". È quanto ha sottolineato Benedetto XVI ricevendo in udienza sabato mattina, 14 marzo, un gruppo di presuli dell'Argentina, in occasione della visita "ad limina Apostolorum".


Signor Cardinale,
Cari Fratelli nell'Episcopato,
1. È per me motivo di profonda gioia darvi il benvenuto in questo incontro con il Successore di Pietro e Capo del Collegio Episcopale.
Ringrazio il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires e Presidente della Conferenza Episcopale Argentina, per le cordiali parole con le quali si è fatto interprete dei sentimenti di tutti. Attraverso di voi desidero salutare anche tutto il clero, le comunità religiose e i laici delle vostre diocesi, esprimendo loro la mia stima e la mia vicinanza, e anche il mio incoraggiamento costante nell'appassionante compito dell'evangelizzazione che stanno portando avanti con grande dedizione e generosità.
2. Siete venuti fino a qui per venerare le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e condividere con il Vescovo di Roma le gioie e le speranze, le esperienze e le difficoltà del vostro ministero episcopale. La visita ad limina è un momento significativo nella vita di tutti coloro ai quali è stata affidata la cura pastorale di una porzione del Popolo di Dio, poiché in essa mostrano e rafforzano la loro comunione con il Romano Pontefice.
Il Signore ha fondato la Chiesa perché sia "in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (Lumen gentium, n. 1). La Chiesa è in sé un mistero di comunione, un "popolo che deriva la sua unità dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Ibidem, n. 4). In effetti, Dio ha voluto portare a tutte le genti la pienezza della salvezza rendendole partecipi dei doni della redenzione di Cristo e permettendo loro di entrare così in comunione di vita con la Trinità.
3. Il ministero episcopale è al servizio dell'unità e della comunione di tutto il Corpo mistico di Cristo. Il Vescovo, che è il principio e il fondamento visibile di unità nella sua Chiesa particolare, è chiamato a promuovere e a difendere l'integrità della fede e la disciplina comune di tutta la Chiesa, insegnando inoltre ai fedeli ad amare tutti i loro fratelli (cfr. Ibidem, n. 23).
Desidero esprimervi la mia riconoscenza per la vostra decisa volontà di mantenere e di rafforzare l'unità in seno alla vostra Conferenza episcopale e alle vostre comunità diocesane. Le parole di Nostro Signore - "che tutti siano una cosa sola" (Gv, 17, 21) - devono essere una fonte costante d'ispirazione nella vostra attività pastorale, il che si tradurrà senza dubbio in una maggiore efficacia apostolica. Questa unità, che dovete promuovere intensamente e in modo visibile, sarà inoltre fonte di consolazione nel serio incarico che vi è stato affidato. Grazie a questa collegialità affettiva ed effettiva, nessun Vescovo è solo, poiché è sempre e strettamente unito a Cristo, Buon Pastore, e anche, in virtù della sua ordinazione episcopale e della comunione gerarchica, ai suoi fratelli nell'Episcopato e a colui che il Signore ha scelto come Successore di Pietro (cfr. Giovanni Paolo II, Pastores gregis, n. 8). Desidero dirvi ora, in modo particolare, che potete contare su tutto il mio sostegno, la mia preghiera quotidiana e la mia vicinanza spirituale nel vostro sforzo e impegno per fare della Chiesa "la casa e la scuola di comunione" (Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, n. 43).
4. Questo spirito di comunione ha un ambito privilegiato di applicazione nelle relazioni del vescovo con i suoi sacerdoti. Conosco bene la vostra volontà di prestare maggiore attenzione ai presbiteri e, con il concilio Vaticano ii, vi incoraggio a preoccuparvi con amore di padri e di fratelli "per le loro condizioni spirituali, intellettuali e materiali, affinché essi, con una vita santa e pia, possano esercitare il loro ministero fedelmente e fruttuosamente" (Christus Dominus, n. 16). Allo stesso modo, vi esorto a dimostrare carità e prudenza quando dovete correggere insegnamenti, atteggiamenti o comportamenti che non si confanno alla condizione sacerdotale dei vostri più stretti collaboratori e che, inoltre, possono danneggiare e confondere la fede e la vita cristiana dei fedeli.
Il ruolo fondamentale che i presbiteri svolgono vi deve portare a compiere un grande sforzo per promuovere le vocazioni sacerdotali. A tale riguardo, sarebbe opportuno programmare una pastorale matrimoniale e familiare più incisiva, che tenga conto della dimensione vocazionale del cristiano, e anche una pastorale giovanile più audace, che aiuti i giovani a rispondere con generosità alla chiamata che Dio fa loro. È altresì necessario intensificare la formazione dei seminaristi in tutte le sue dimensioni, umana, spirituale, intellettuale, affettiva e pastorale, portando avanti, inoltre, un efficace ed esigente lavoro di discernimento dei candidati ai sacri ordini.
5. In questa ottica di approfondimento della comunione in seno alla Chiesa, è di somma importanza riconoscere, valorizzare e stimolare la partecipazione dei religiosi all'attività evangelizzatrice diocesana, che arricchiscono con il contributo dei loro rispettivi carismi.
Anche i fedeli, in virtù del loro battesimo, sono chiamati a cooperare all'edificazione del Corpo di Cristo. A tal fine occorre portarli ad avere un'esperienza più viva di Gesù Cristo e del mistero del suo amore. Il contatto costante con il Signore mediante un'intensa vita di preghiera e un'adeguata formazione spirituale e dottrinale accrescerà in tutti i cristiani il piacere di credere e di celebrare la propria fede e la gioia di appartenere alla Chiesa, spingendoli così a partecipare attivamente alla missione di proclamare la Buona Novella a tutti gli uomini.
6. Cari fratelli, vi assicuro ancora una volta della mia vicinanza nella preghiera quotidiana e della mia ferma speranza nel progresso e nel rinnovamento spirituale delle vostre comunità. Che il Signore vi conceda la gioia di servirlo, guidando a suo nome il gregge che vi è stato affidato! Che la Vergine Maria, nel suo titolo di Nuestra Señora de Luján, accompagni e protegga sempre tutti voi e i vostri fedeli diocesani! Con grande affetto vi imparto una speciale Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 15 marzo 2009)
+PetaloNero+
00domenica 15 marzo 2009 19:20
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


Alle ore 12 di oggi, III Domenica di Quaresima, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Da martedì 17 a lunedì 23 marzo compirò il mio primo viaggio apostolico in Africa. Mi recherò in Camerun, nella capitale Yaoundé, per consegnare lo "Strumento di lavoro" della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo in ottobre qui in Vaticano; proseguirò poi per Luanda, capitale dell’Angola, un Paese che, dopo la lunga guerra interna, ha ritrovato la pace ed ora è chiamato a ricostruirsi nella giustizia. Con questa visita, intendo idealmente abbracciare l’intero continente africano: le sue mille differenze e la sua profonda anima religiosa; le sue antiche culture e il suo faticoso cammino di sviluppo e di riconciliazione; i suoi gravi problemi, le sue dolorose ferite e le sue enormi potenzialità e speranze. Intendo confermare nella fede i cattolici, incoraggiare i cristiani nell’impegno ecumenico, recare a tutti l’annuncio di pace affidato alla Chiesa dal Signore risorto.

Mentre mi preparo per questo viaggio missionario, mi risuonano nell’animo le parole dell’apostolo Paolo che la liturgia propone alla nostra meditazione nell’odierna terza Domenica di Quaresima: "Noi annunciamo Cristo crocifisso – scrive l’Apostolo ai cristiani di Corinto - : scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio" (1 Cor 1,23-24). Sì, cari fratelli e sorelle! Parto per l’Africa con la consapevolezza di non avere altro da proporre e donare a quanti incontrerò se non Cristo e la Buona Novella della sua Croce, mistero di amore supremo, di amore divino che vince ogni umana resistenza e rende possibile persino il perdono e l’amore per i nemici. Questa è la grazia del Vangelo capace di trasformare il mondo; questa è la grazia che può rinnovare anche l’Africa, perché genera una irresistibile forza di pace e di riconciliazione profonda e radicale. La Chiesa non persegue dunque obbiettivi economici, sociali e politici; la Chiesa annuncia Cristo, certa che il Vangelo può toccare i cuori di tutti e trasformarli, rinnovando in tal modo dal di dentro le persona e le società.

Il 19 marzo, proprio durante la visita pastorale in Africa, celebreremo la solennità di San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, e anche mio personale. San Giuseppe, avvertito in sogno da un angelo, dovette fuggire con Maria in Egitto, in Africa, per mettere in salvo Gesù appena nato, che il re Erode voleva uccidere. Si adempirono così le Scritture: Gesù ha calcato le orme degli antichi patriarchi e, come il popolo d’Israele, è rientrato nella Terra promessa dopo essere stato in esilio in Egitto. Alla celeste intercessione di questo grande Santo affido il prossimo pellegrinaggio e le popolazioni dell’Africa tutta intera, con le sfide che le segnano e le speranze che le animano. In particolare, penso alle vittime della fame, delle malattie, delle ingiustizie, dei conflitti fratricidi e di ogni forma di violenza che purtroppo continua a colpire adulti e bambini, senza risparmiare missionari, sacerdoti, religiosi, religiose e volontari. Fratelli e sorelle, accompagnatemi in questo viaggio con la vostra preghiera, invocando Maria, Madre e Regina dell’Africa.



DOPO L’ANGELUS

Si conclude questa mattina nella Basilica di San Paolo fuori le Mura il Giubileo paolino degli universitari, promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica e dal Pontificio Consiglio della Cultura e organizzato dal Vicariato di Roma, sul tema: "Ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve l’annuncio. Vangelo e cultura per un nuovo umanesimo". Sono molto lieto per la presenza a Roma di illustri docenti e delegati di pastorale universitaria, provenienti da tutti i continenti. Questo evento costituisce una tappa importante nel dialogo sempre vivo tra la Chiesa e l’università. Auspico che in tutte le Chiese particolari si sviluppi la pastorale universitaria, per la formazione dei giovani e per l’elaborazione di una cultura ispirata al Vangelo. Cari universitari, vi incoraggio e vi accompagno con la preghiera.

Soyez les bienvenus, chers frères et sœurs de langue française et particulièrement le groupe du Centre Madeleine Daniélou de Rueil-Malmaison ! En ce troisième dimanche de carême l’Apôtre Paul nous rappelle que la folie de Dieu, manifestée dans la Croix du Christ, est plus sage que l’homme. Laissons-nous donc transformer par ce Messie crucifié qui est puissance et sagesse de Dieu. Purifiés de tout ce qui nous encombre, nous pourrons alors être libérés de nos peurs et de nos doutes. Je confie aussi à votre prière le voyage apostolique que j’entreprendrai cette semaine au Cameroun et en Angola. Que Dieu vous bénisse !

I welcome all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Angelus. As we continue our Lenten journey may our resolve to follow Jesus be strengthened through prayer, forgiveness, fasting and assistance to those in need. This Tuesday I leave Rome for my visit to Cameroon and Angola. My presence in the great Continent of Africa forms part of the preparation for the Special Assembly of the Synod of Bishops dedicated to the theme: "The Church in Africa in Service to Reconciliation, Justice and Peace". I ask each of you to join me in praying that my visit will be a time of spiritual renewal for all Africans and an occasion in which civic and religious leaders will strengthen their resolve to walk the path of justice, integrity and compassion. May the lives of African men, women and children be transformed in hope! Upon all of you gathered and your loved ones, I gladly invoke the strength and peace of Christ the Lord.

Einen frohen Gruß richte ich an alle Gläubigen deutscher Sprache. Das heutige Evangelium berichtet, daß Jesus die Viehhändler und Geldwechsler aus dem Tempel, dem Haus seines Vaters, vertrieben hat. Dafür zur Rede gestellt, antwortet er, daß er selbst der eigentliche lebendige Tempel ist, in dem Gott unter uns wohnt. Nach den Worten des Apostels Paulus ist auch unser Leib ein „Tempel des Heiligen Geistes", den wir durch ein Leben nach den Geboten Gottes rein bewahren müssen. – Heute bitte ich euch alle um euer Gebet für meine erste Apostolische Reise nach Afrika, zu der ich am Dienstag aufbrechen werde. Der Herr segne diesen Kontinent und alle, die ihm in Nächstenliebe verbunden sind.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta plegaria mariana. Encomiendo a vuestras oraciones la visita que haré los próximos días a Camerún y Angola, abrazando con el corazón a toda África, para alentar en ese querido Continente el anuncio del Evangelio de Cristo, fuerza de Dios y sabiduría de Dios, como nos recuerda hoy San Pablo. Feliz domingo.

Com afecto, saúdo o grupo de Brasileiros presentes em Roma e demais peregrinos de língua portuguesa, sobre cujos passos e compromissos cristãos imploro, pela intercessão da Virgem Mãe, a benevolência divina: Deixai Cristo tomar posse da vossa vida, para serdes cada vez mais vida e presença de Cristo!

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Dziś w liturgii słyszymy słowa: „Gorliwość o dom Twój pożera mnie". Dotyczą one troski o świątynię, ale odnoszą się także do Kościoła i do każdego wierzącego. Niech Wielki Post będzie czasem oczyszczania naszych serc, aby były godnym mieszkaniem Boga. Niech Bóg wam błogosławi.

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Oggi nella liturgia sentiamo le parole: „Lo zelo per la tua casa mi divora". Esse riguardano la premura per il tempio, ma si riferiscono anche alla Chiesa e a ogni credente. La Quaresima sia il tempo della purificazione dei nostri cuori, affinché siano degna dimora di Dio. Dio vi benedica.]

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare le numerose "Coccinelle" dell’Associazione Italiana Guide e Scout d’Europa Cattolici. Care bambine, dite sempre il vostro "eccomi!" a Dio, come la Vergine Maria; ditelo con il cuore, e sarete raggi di luce per il mondo. Grazie di essere venute! Saluto i fedeli provenienti da Crotone, Goito, Trieste, Muggia, Trento e Riva del Garda, e dalla parrocchia romana di San Mauro Abate; come pure la "Piccola Fraternità" di Verona, i ragazzi del Decanato di Rho e i cresimandi del Vicariato del Mugello Est. A tutti auguro una buona domenica.
+PetaloNero+
00lunedì 16 marzo 2009 17:08
LE UDIENZE

Il Santo Padre riceve questa mattina in Udienza:

Partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Clero.

Il Papa ha ricevuto ieri in Udienza:

Em.mo Card. Joachim Meisner, Arcivescovo di Köln (Germania).
+PetaloNero+
00lunedì 16 marzo 2009 17:09
UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO

Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Clero e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!

Sono lieto di potervi accogliere in speciale Udienza alla vigilia della partenza per l’Africa, ove mi recherò per consegnare l’Instrumentum laboris della Seconda Assemblea Speciale del Sinodo per l’Africa, che si terrà qui a Roma nel prossimo ottobre. Ringrazio il Prefetto della Congregazione, il Signor Cardinale Cláudio Hummes, per le gentili espressioni con cui ha interpretato i comuni sentimenti, e ringrazio per la bella lettera che mi avete scritto. Con lui saluto tutti voi, Superiori, Officiali e Membri della Congregazione, con animo grato per tutto il lavoro che svolgete a servizio di un settore tanto importante della vita della Chiesa.

Il tema che avete scelto per questa Plenaria - «L’identità missionaria del presbitero nella Chiesa, quale dimensione intrinseca dell’esercizio dei tria munera» - consente alcune riflessioni per il lavoro di questi giorni e per i frutti abbondanti che certamente esso porterà. Se l’intera Chiesa è missionaria e se ogni cristiano, in forza del Battesimo e della Confermazione, quasi ex officio (cfr CCC, 1305) riceve il mandato di professare pubblicamente la fede, il sacerdozio ministeriale, anche da questo punto di vista, si distingue ontologicamente, e non solo per grado, dal sacerdozio battesimale, detto anche sacerdozio comune. Del primo, infatti, è costitutivo il mandato apostolico: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). Tale mandato non è, lo sappiamo, un semplice incarico affidato a collaboratori; le sue radici sono più profonde e vanno ricercate molto più lontano.

La dimensione missionaria del presbitero nasce dalla sua configurazione sacramentale a Cristo Capo: essa porta con sé, come conseguenza, un’adesione cordiale e totale a quella che la tradizione ecclesiale ha individuato come l’apostolica vivendi forma. Questa consiste nella partecipazione ad una "vita nuova" spiritualmente intesa, a quel "nuovo stile di vita" che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli. Per l’imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera consacratoria della Chiesa, i candidati divengono uomini nuovi, divengono "presbiteri". In questa luce appare chiaro come i tria munera siano prima un dono e solo conseguentemente un ufficio, prima una partecipazione ad una vita, e perciò una potestas. Certamente, la grande tradizione ecclesiale ha giustamente svincolato l’efficacia sacramentale dalla concreta situazione esistenziale del singolo sacerdote, e così le legittime attese dei fedeli sono adeguatamente salvaguardate. Ma questa giusta precisazione dottrinale nulla toglie alla necessaria, anzi indispensabile, tensione verso la perfezione morale, che deve abitare ogni cuore autenticamente sacerdotale.

Proprio per favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero, ho deciso di indire uno speciale "Anno Sacerdotale", che andrà dal 19 giugno prossimo fino al 19 giugno 2010. Ricorre infatti il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo. Sarà cura della vostra Congregazione, d’intesa con gli Ordinari diocesani e con i Superiori degli Istituti religiosi, promuovere e coordinare le varie iniziative spirituali e pastorali che appariranno utili a far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea.

La missione del presbitero, come evidenzia il tema della plenaria, si svolge «nella Chiesa». Una tale dimensione ecclesiale, comunionale, gerarchica e dottrinale è assolutamente indispensabile ad ogni autentica missione e, sola, ne garantisce la spirituale efficacia. I quattro aspetti menzionati devono essere sempre riconosciuti come intimamente correlati: la missione è "ecclesiale" perché nessuno annuncia o porta se stesso, ma dentro ed attraverso la propria umanità ogni sacerdote deve essere ben consapevole di portare un Altro, Dio stesso, al mondo. Dio è la sola ricchezza che, in definitiva, gli uomini desiderano trovare in un sacerdote. La missione è "comunionale", perché si svolge in un’unità e comunione che solo secondariamente ha anche aspetti rilevanti di visibilità sociale. Questi, d’altra parte, derivano essenzialmente da quell’intimità divina della quale il sacerdote è chiamato ad essere esperto, per poter condurre, con umiltà e fiducia, le anime a lui affidate al medesimo incontro con il Signore. Infine le dimensioni "gerarchica" e "dottrinale" suggeriscono di ribadire l’importanza della disciplina (il termine si collega con "discepolo") ecclesiastica e della formazione dottrinale, e non solo teologica, iniziale e permanente.

La consapevolezza dei radicali cambiamenti sociali degli ultimi decenni deve muovere le migliori energie ecclesiali a curare la formazione dei candidati al ministero. In particolare, deve stimolare la costante sollecitudine dei Pastori verso i loro primi collaboratori, sia coltivando relazioni umane veramente paterne, sia preoccupandosi della loro formazione permanente, soprattutto sotto il profilo dottrinale e spirituale. La missione ha le sue radici in special modo in una buona formazione, sviluppata in comunione con l’ininterrotta Tradizione ecclesiale, senza cesure né tentazioni di discontinuità. In tal senso, è importante favorire nei sacerdoti, soprattutto nelle giovani generazioni, una corretta ricezione dei testi del Concilio Ecumenico Vaticano II, interpretati alla luce di tutto il bagaglio dottrinale della Chiesa. Urgente appare anche il recupero di quella consapevolezza che spinge i sacerdoti ad essere presenti, identificabili e riconoscibili sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali sia anche per l’abito, negli ambiti della cultura e della carità, da sempre al cuore della missione della Chiesa.

Come Chiesa e come sacerdoti annunciamo Gesù di Nazaret Signore e Cristo, crocifisso e risorto, Sovrano del tempo e della storia, nella lieta certezza che tale verità coincide con le attese più profonde del cuore umano. Nel mistero dell’incarnazione del Verbo, nel fatto cioè che Dio si è fatto uomo come noi, sta sia il contenuto che il metodo dell’annuncio cristiano. La missione ha qui il suo vero centro propulsore: in Gesù Cristo, appunto. La centralità di Cristo porta con sé la giusta valorizzazione del sacerdozio ministeriale, senza il quale non ci sarebbe né l’Eucaristia, né, tanto meno, la missione e la stessa Chiesa. In tal senso è necessario vigilare affinché le "nuove strutture" od organizzazioni pastorali non siano pensate per un tempo nel quale si dovrebbe "fare a meno" del ministero ordinato, partendo da un’erronea interpretazione della giusta promozione dei laici, perché in tal caso si porrebbero i presupposti per l’ulteriore diluizione del sacerdozio ministeriale e le eventuali presunte "soluzioni" verrebbero drammaticamente a coincidere con le reali cause delle problematiche contemporanee legate al ministero.

Sono certo che in questi giorni il lavoro dell’Assemblea plenaria, sotto il protezione della Mater Ecclesiae, potrà approfondire questi brevi spunti che mi permetto di sottoporre all’attenzione dei Signori Cardinali e degli Arcivescovi e Vescovi, invocando su tutti la copiosa abbondanza dei doni celesti, in pegno dei quali imparto a voi e alle persone a voi care una speciale, affettuosa Benedizione Apostolica.
+PetaloNero+
00lunedì 16 marzo 2009 17:10
COMUNICATO: INDIZIONE DELL’ANNO SACERDOTALE

In occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, Sua Santità ha annunciato questa mattina che, dal 19 giugno 2009 al 19 giugno del 2010, si terrà uno speciale Anno Sacerdotale, che avrà come tema: "Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote". Il Santo Padre lo aprirà presiedendo la celebrazione dei Vespri, il 19 giugno p.v., solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e Giornata di santificazione sacerdotale, alla presenza della reliquia del Curato d’Ars portata dal Vescovo di Belley-Ars; lo chiuderà, il 19 giugno del 2010, prendendo parte a un "Incontro Mondiale Sacerdotale" in Piazza San Pietro.

Durante questo Anno giubilare Benedetto XVI proclamerà San Giovanni M. Vianney "Patrono di tutti i sacerdoti del mondo". Sarà inoltre pubblicato il "Direttorio per i Confessori e Direttori Spirituali" insieme ad una raccolta di testi del Sommo Pontefice sui temi essenziali della vita e della missione sacerdotale nell’epoca attuale.

La Congregazione per il Clero, d’intesa con gli Ordinari diocesani e i Superiori degli Istituti religiosi, si preoccuperà di promuovere e coordinare le varie iniziative spirituali e pastorali che saranno poste in essere per far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea, come pure la necessità di potenziare la formazione permanente dei sacerdoti legandola a quella dei seminaristi.

+PetaloNero+
00mercoledì 18 marzo 2009 16:52
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO NELLA REPUBBLICA DEL CONGO E IN GABON

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Nunzio Apostolico nella Repubblica del Congo e in Gabon il Rev.do Mons. Jan Romeo Pawlowski, finora Consigliere di Nunziatura presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Sejny, con dignità di Arcivescovo.

Rev.do Mons. Jan Romeo Pawlowski

È nato a Biskupiec (Polonia) il 23 novembre 1960.
È stato ordinato Sacerdote il 1° giugno 1985.
Si è incardinato a Bydgoszcz.
È laureato in Diritto Canonico.
Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1991, ha prestato successivamente la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie nella Repubblica Centroafricana e nella Repubblica del Congo (Brazzaville), Thailandia, Brasile, Francia e nella Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.
Conosce l’italiano, il francese, il russo, l’inglese, il tedesco e il portoghese.
+PetaloNero+
00giovedì 19 marzo 2009 20:05
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI KHARKIV-ZAPORIZHIA DEI LATINI (UCRAINA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Kharkiv-Zaporizhia dei Latini (Ucraina), presentata da S.E. Mons. Stanisław Padewski, O.F.M. Cap., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Marian Buczek, Coadiutore della medesima Diocesi.



NOMINA DEL VESCOVO DI JEREZ DE LA FRONTERA (SPAGNA)

Il Papa ha nominato Vescovo di Jerez de la Frontera (Spagna) Mons. José Mazuelos Pérez, del clero dell’arcidiocesi di Sevilla, finora Delegato per la Pastorale universitaria della medesima arcidiocesi.

Mons. José Mazuelos Pérez
Mons. José Mazuelos Pérez è nato a Osuna, provincia e arcidiocesi di Sevilla, il 9 ottobre 1960.
Ha compiuto gli studi universitari di Medicina presso l’Università Hispalense di Sevilla, ottenendone la Licenza nel 1985.
Per qualche tempo ha esercitato la professione di medico. Entrato poi in Seminario, ha seguito i corsi teologici presso il Centro de Estudios Teológicos de Sevilla, completandoli nel 1990.
È stato ordinato sacerdote a Sevilla il 17 marzo 1990. Ha ottenuto il Dottorato in Teologia Morale nella Pontificia Accademia Alfonsianum a Roma, nel 1998. È autore di varie pubblicazioni e articoli, ed ha partecipato a molti Simposi e Conferenze.
Successivamente ha svolto gli incarichi pastorali di parroco della parrocchia rurale di San Isidro, di El Priorado de Lora del Río; parroco di N.S. de las Nieves, di Benacazón; Vicedirettore del Servizio di assistenza religiosa dell’Università di Sevilla; professore di Teologia Morale nel Centro de Estudios Teológicos de Sevilla.
Attualmente è Direttore del servizio di Assistenza religiosa dell’Università di Sevilla e Delegato per la Pastorale Universitaria; Direttore Spirituale della Hermandad de los Estudiantes (2000); Professore di Teologia Morale nell’Instituto Teologico San Juan de Avila e nell’Instituto Superior de Ciencias Religiosas della diocesi di Jerez de la Frontera; Professore invitato della Facoltà di San Dámaso di Madrid.
+PetaloNero+
00sabato 21 marzo 2009 16:00
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VICARIO APOSTOLICO DI AWASA (ETIOPIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Awasa (Etiopia), presentata da S.E. Mons. Lorenzo Ceresoli, M.C.C.I., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vicario Apostolico di Awasa (Etiopia) il Rev.do P. Giovanni Migliorati, M.C.C.I., Rettore del Seminario Maggiore e Segretario Generale del Vicariato Apostolico di Awasa, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ambia.

Rev.do P. Giovanni Migliorati, M.C.C.I.

Il Rev.do P. Giovanni Migliorati, M.C.C.I., è nato a Pavone Mella, in provincia di Brescia (Italia), il 24 agosto 1942. Compiuti gli studi primari e secondari nel proprio paese, nel 1965 è entrato nel Noviziato dei Missionari Comboniani di Sunningdale (Brighton), in Inghilterra. Ha proseguito gli studi filosofici a Crema e a Venegono Superiore (Varese). Dopo aver emesso i voti perpetui il 9 settembre 1968, è diventato sacerdote il 12 aprile 1969.

Dopo l’ordinazione ha svolto le seguenti mansioni: 1969-1971: Studio della lingua amharica ad Addis Abeba; 1971-1973: Vicario parrocchiale a Fullasa e ad Arramo; 1974-1979: Direttore del Centro catechistico di Dongora (Vicariato Apostolico di Awasa); 1979-1984: Maestro dei novizi; 1984-1986: Promotore vocazionale; 1986-1994: Vicario Generale e Superiore locale; 1994-2001: Formatore della prima Comunità Comboniana Polacca a Varsavia.

Dal 2001 è Rettore del Seminario maggiore di Awasa e Segretario generale del Vicariato.



EREZIONE DELLA DIOCESI DI NAMIBE (ANGOLA) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

Il Santo Padre ha eretto la diocesi di Namibe (Angola), con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Lubango, rendendola suffraganea della medesima Sede Metropolitana.

Il Papa ha nominato primo Vescovo di Namibe il Rev.do Mateus Feliciano Tomás, Cancelliere dell’arcidiocesi di Huambo e Parroco della Cattedrale.

Rev.do Mateus Feliciano Tomás

Il Rev.do Mateus Feliciano Tomás è nato il 23 febbraio 1958 a Chinguar, diocesi di Kwito-Bié. Ha compiuto gli studi ecclesiastici presso il Seminario maggiore di Cristo Re a Huambo. È stato ordinato sacerdote il 18 settembre 1983 ed incardinato nell’arcidiocesi di Huambo.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1983-1984: Vicario parrocchiale di San Giovanni a Huambo; 1984-1986 Vice-Rettore del Seminario propedeutico arcidiocesano di Huambo; 1986-1991: Rettore del dello stesso Seminario; 1995-1996: Studi per il Dottorato in Teologia morale a Roma, presso l’Alphonsianum, risiedendo presso il Pontificio Collegio S. Pietro; 1995-1997: Vicario parrocchiale della Chiesa del Sacro Cuore a Viterbo (Italia); 1997-2008: Vicario parrocchiale di Nossa Senhora de Fatima a Huambo.

Dal 1997 è Cancelliere della Curia arcidiocesana e direttore del Segretariato arcidiocesano di pastorale; dal 2008 è anche Parroco della Cattedrale di Huambo.

Dati statistici

La nuova diocesi di Namibe (nom. lat. Namiban/us/), coincide con l’omonima Provincia di Namibe, la quale si trova sul litorale sud dell’Angola. Al nord confina con la provincia di Benguela, a est con la provincia di Huila, a sud con il fiume Rumene/Namibia e ad ovest con l’Oceano Atlantico.

Di seguito i dati statistici della nuova diocesi e dell’arcidiocesi-madre prima e dopo la divisione:


Lubango

prima della divisione
Lubango

dopo la divisione
Namibe

Superficie
113.696 kmq
56.599 kmq
57.097 kmq

Popolazione
3.638.869
2.443.090
1.195.779

Cattolici
1.604.539
1.334.245
270.294

Parrocchie
33
29
4

Sacerdoti diocesani
63
54
9

Sacerdoti religiosi
33
30
3

Religiose
222
195
27

Seminaristi
54
24
30


La Chiesa parrocchiale di S. Pietro di Namibe diviene la Cattedrale della neo-eretta diocesi.
+PetaloNero+
00sabato 21 marzo 2009 16:00
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL TEMA: "VITA, FAMIGLIA, SVILUPPO: IL RUOLO DELLE DONNE NELLA PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI" (VATICANO, 20-21 MARZO 2009)

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato ai partecipanti alla Conferenza Internazionale sul tema: "Vita, famiglia, sviluppo: il ruolo delle donne nella promozione dei diritti umani", promossa in Vaticano dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace insieme alla World Women’s Alliance for Life and Family (WWALF) e alla World Union of Catholic Women’s Organizations (WUCWO):


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

To my Venerable Brother

Cardinal Renato Raffaele Martino

I am pleased to extend cordial greetings to you and to all those taking part in the International Conference on the theme "Life, Family and Development: the Role of Women in the Promotion of Human Rights". This event, sponsored by the Pontifical Council for Justice and Peace, with the cooperation of the World Women’s Alliance for Life and Family, the World Union of Catholic Women’s Organizations and other associations, is an exemplary response to my predecessor Pope John Paul II’s call for a "new feminism" with the power to transform culture, imbuing it with a decisive respect for life (cf. Evangelium Vitae, 98-99).

Every day we learn of further ways in which life is compromised, particularly in its most vulnerable stages. While justice demands that these be decried as a violation of human rights, they must also evoke a positive and proactive response. The recognition and appreciation of God’s plan for women in the transmission of life and the nurturing of children is a constructive step in this direction. Beyond this, and given the distinctive influence of women in society, they must be encouraged to embrace the opportunity to uphold the dignity of life through their involvement in education and their participation in political and civic life. Indeed, because they have been gifted by the Creator with a unique "capacity for the other", women have a crucial part to play in the promotion of human rights, for without their voice the social fabric of society would be weakened (cf. Letter to the Bishops of the Catholic Church on the Collaboration of Men and Women in the Church and in the World, Congregation for the Doctrine of the Faith, 13). As you reflect on the role of women in the promotion of human rights, I invite you to keep in mind a task to which I have drawn attention on several occasions: namely, to correct any misconception that Christianity is simply a collection of commandments and prohibitions. The Gospel is a message of joy which encourages men and women to delight in spousal love; far from stifling it, Christian faith and ethics make it healthy, strong and truly free. This is the exact meaning of the Ten Commandments: they are not a series of "noes" but a great "yes" to love and to life (cf. Address to the Participants at the Ecclesial Convention of the Diocese of Rome, 5 June 2006).

It is my sincere hope that your discussions over these next two days will translate into concrete initiatives that safeguard the indispensable role of the family in the integral development of the human person and of society as a whole. The genius of women to mobilize and organize endows them with the skills and motivation to develop ever-expanding networks for sharing experiences and generating new ideas. The accomplishments of WWALF and the UMOFC/WUCWO are an outstanding example of this, and I encourage their members to persevere in their generous service to society. May the sphere of your influence continue to grow at regional, national and international levels for the advancement of human rights based on the strong foundation of marriage and family.

I once more extend best wishes for the success of this conference and my prayers for the continuing mission of the participating organizations. Invoking the intercession of Mary, "the symbol and the most perfect realization of the Church" (Catechism of the Catholic Church, 570), I cordially impart my Apostolic Blessing.

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00lunedì 23 marzo 2009 17:09
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DI OAKLAND (U.S.A.)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Oakland (U.S.A.) S.E. Mons. Salvatore Joseph Cordileone, finora Vescovo titolare di Natchez ed Ausiliare di San Diego.

S.E. Mons. Salvatore Joseph Cordileone

S.E. Mons. Salvatore Joseph Cordileone è nato il 5 giugno 1956 a San Diego, California. Dopo aver seguito i normali corsi di educazione primaria e secondaria, ha iniziato la sua formazione al sacerdozio frequentando i corsi filosofici nel Saint Francis Seminary a San Diego dal 1975 al 1978, e conseguendo il Baccalaureato in Filosofia presso l’Università di San Diego. Poi, dal 1978 al 1982, come alunno del Collegio Americano del Nord a Roma, ha frequentato i corsi teologici conseguendo il Baccalaureato in Teologia e, in seguito il Dottorato in diritto Canonico alla Pontificia Università Gregoriana. Oltre all’inglese conosce l’italiano, lo spagnolo e il latino.

È stato ordinato sacerdote il 9 luglio 1982 per la diocesi di San Diego.

Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice-Parroco (1982-1985); Segretario del Vescovo di San Diego ed Officiale del Tribunale Diocesano (1989-1991); Parroco dell’Our Lady of Guadalupe Parish" a Calexico (1991 - 1995); infine Officiale del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica a Roma dal 1995 al 2002. Il 15 giugno 1999 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.

Il 5 luglio 2002 è stato eletto Vescovo Ausiliare di San Diego ed è stato consacrato il 21 agosto dello stesso anno.

Nella Conferenza Episcopale, è membro del "Committee on Canonical Affairs and Church Governance" e del "Task Force on Cultural Diversity in the Church".



+PetaloNero+
00mercoledì 25 marzo 2009 16:07
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL PRELATO DI AIQUILE (BOLIVIA)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della prelatura di Aiquile (Bolivia), presentata da S.E. Mons. Adalberto Rosat, O.F.M., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede S.E. Mons. Jorge Herbas Balderrama, O.F.M., finora Vescovo Coadiutore della medesima prelatura.



ELEVAZIONE A DIOCESI DELLA PRELATURA TERRITORIALE DI LIBMANAN (FILIPPINE) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

Il Santo Padre ha elevato al rango di diocesi la prelatura territoriale di Libmanan (Filippine), con la medesima denominazione e configurazione territoriale, rendendola suffraganea della chiesa metropolitana di Caceres.

Il Papa ha nominato primo Vescovo di Libmanan (Filippine) S.E. Mons. José Rojas Rojas, finora Vescovo Prelato della medesima sede.



NOMINA DEL VESCOVO DI LIMOGES (FRANCIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Limoges (Francia) il Rev.do François Kalist, del clero di Bourges, finora Vicario Episcopale per la formazione degli adulti e delegato diocesano per l’ecumenismo.

Rev.do François Kalist

Il Rev.do François Kalist è nato il 30 ottobre 1958 a Bourges. Compiuti gli studi classici, è entrato in Seminario. Ha trascorso 4 anni al Seminario Francese di Roma. Successivamente, dal 1985 al 1987, è stato alunno del Seminaire des Carmes e dell’Institut Catholique di Parigi, ottenendo la Licenza in Teologia biblica. In seguito ha terminato la tesi di dottorato (indirizzo ecclesiologico) all’Institut Catholique di Parigi.

E’ stato ordinato sacerdote il 21 dicembre 1986 per l’arcidiocesi di Bourges.

Ha ricoperto i seguenti incarichi ministeriali: vicario parrocchiale a Vierzon (1987-1999); Insegnante al Seminario Maggiore di Orléans, formatore nel medesimo (dal 1991) e vice-rettore (1990-1999); Parroco in solidum per il decanato di Vierzon-Sologne (1999-2001); Responsabile diocesano per la formazione e Parroco di Levroux – Valencay – Chabris (2001). Dal 2002 è stato Vicario episcopale per la formazione permanente degli adulti, e dal 2004, delegato diocesano aggiunto per l’ecumenismo.



NOMINA DEL VICARIO APOSTOLICO DI ZAMORA IN ECUADOR

Il Papa ha nominato Vicario Apostolico di Zamora in Ecuador il Rev.do Padre Walter Jehowá Heras Segarra, O.F.M., Ministro Provinciale e Vice-Presidente della Conferenza Ecuadoriana dei Religiosi. Gli è stata assegnata la sede titolare vescovile di Vazari.

Rev.do Padre Walter Jehowá Heras Segarra, O.F.M.

Il Rev.do Padre Walter Jehowá Heras Segarra, O.F.M., è nato il 4 aprile 1964 a Bulán (Provincia dell’Azuay, Arcidiocesi di Cueca). Dopo aver frequentato la locale scuola primaria, è entrato nel Seminario Minore dei PP. Francescani. Ha studiato Filosofia e Psicopedagogia nell’Università Politecnica Salesiana, dove ha ottenuto il titolo di Professore per la scuola secondaria, e Teologia presso la Pontificia Università Cattolica di Quito.

Il 22 settembre 1990 ha emesso la professione solenne con i Frati Minori e il 15 agosto 1992 ha ricevuto l’Ordinazione presbiterale.

Dopo l’Ordinazione ha ricoperto i seguenti incarichi: 1992-1994: Vice-maestro dei Professi temporali, Vice-rettore e Professore di Religione al "Colegio San Andrés" (Quito) e Segretario provinciale; 1994-1997: Studi a Roma per la Licenza in Spiritualità francescana presso la Pontificia Università "Antonianum"; 1997-2000: Maestro dei Professi temporali ed Animatore Vocazionale; 1997-2003: Definitore Provinciale; Segretario Provinciale per la Formazione e gli Studi, Economo e Segretario della Facoltà Filosofica e Teologica Francescana "Cardenal Bernardino Echeverría" (Quito); 1998: Professore di spiritualità francescana e Vice-decano della Facoltà di Filosofia e Teologia "Cardenal Bernardino Echeverría" (Quito); 2000-2003: Vicario Provinciale; 2003-2006: Presidente della "Conferenza Bolivariana Francescana"; dal 2003: Ministro Provinciale; dal 2005: Vice-Presidente della Conferenza Ecuadoriana dei Religiosi.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN LETTONIA

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Lettonia S.E. Mons. Luigi Bonazzi, Arcivescovo titolare di Atella, Nunzio Apostolico in Lituania ed Estonia.
+PetaloNero+
00giovedì 26 marzo 2009 16:36
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale dell’Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. José María Arancibia, Arcivescovo di Mendoza

con l’Ausiliare:

S.E. Mons. Sergio Osvaldo Buenanueva, Vescovo tit. di Rusubbicari;

S.E. Mons. Héctor Sabatino Cardelli, Vescovo di San Nicolás de los Arroyos;

S.E. Mons. Alfonso Rogelio Delgado Evers, Arcivescovo di San Juan de Cuyo;

S.E. Mons. Ramón Alfredo Dus, Vescovo di Reconquista;

S.E. Mons. Ricardo Oscar Faifer, Vescovo di Goya;

S.E. Mons. Marcelo Raúl Martorell, Vescovo di Puerto Iguazú.

Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

+PetaloNero+
00venerdì 27 marzo 2009 16:21
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Signor Demetris Christofias, Presidente della Repubblica di Cipro, con la Consorte, e Seguito;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale dell’Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Juan Rubén Martínez, Vescovo di Posadas;

S.E. Mons. Mariano Anastasio Moreno Garcia, O.S.A., Prelato di Cafayate

S.E. Mons. Carlos José Ñáñez, Arcivescovo di Córdoba;

S.E. Mons. José Ángel Rovai, Vescovo di Villa María.

Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
+PetaloNero+
00venerdì 27 marzo 2009 16:21
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE


Questa mattina, nel Palazzo Apostolico in Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il Presidente della Repubblica di Cipro, Sua Eccellenza il Sig. Demetris Christofias, il quale ha successivamente incontrato l’Em.mo Card. Segretario di Stato Tarcisio Bertone e l’Ecc.mo Segretario per i Rapporti con gli Stati Dominique Mamberti.

I cordiali colloqui hanno affrontato alcuni temi riguardanti la situazione del Paese e il suo futuro. Il Presidente Christofias non ha mancato di informare in merito alla condizione di numerose chiese ed edifici cristiani nel nord dell’isola. Gli interlocutori hanno condiviso l’auspicio che i negoziati in corso tra le Parti possano portare alla soluzione dell’annosa questione cipriota.

Sono state scambiate idee sulla situazione internazionale, tra l’altro per quanto riguarda il Continente africano.

Si è, infine, sottolineata l’importanza di buone relazioni tra cattolici e ortodossi e tra cristiani e musulmani, chiamati tutti a collaborare in favore del bene della società e della convivenza pacifica dei popoli.
+PetaloNero+
00sabato 28 marzo 2009 15:55
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Walter Mixa, Ordinario Militare per la Repubblica Federale di Germania;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale dell’Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Charbel Georges Merhi, Vescovo di San Charbel en Buenos Aires dei Maroniti;

S.E. Mons. Mario Aurelio Poli, Vescovo di Santa Rosa;

S.E. Mons. Juan Horacio Suárez, Vescovo di Gregorio de Laferrere.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza;

Giovani Volontari del Servizio Civile nazionale italiano.

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.




RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI CHIOGGIA (ITALIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Chioggia (Italia) il Rev.do Mons. Adriano Tessarollo, del clero della diocesi di Vicenza, finora Parroco di San Pietro Apostolo in Schio.

Rev.do Mons. Adriano Tessarollo

Il Rev.do Mons. Adriano Tessarollo è nato il 2 maggio 1946 a Tezze sul Brenta, diocesi e provincia di Vicenza.

Dopo le scuole elementari è entrato nel Seminario Minore di Vicenza e poi in quello Maggiore, dove ha percorso tutto il cammino formativo fino all’ordinazione sacerdotale, ricevuta il 6 giugno 1971 nella Cattedrale di Vicenza.

Successivamente ha frequentato il Pontificio Istituto Biblico in Roma conseguendo, nel 1974, la Licenza in Sacra Scrittura.

Questi gli incarichi più significativi da lui ricoperti: nel 1976 è stato nominato Docente di Sacra Scrittura nello Studio Teologico del Seminario di Vicenza ed ha collaborato come Professore con diversi Istituti di Scienze Religiose e Studi Teologici di altre diocesi; nel 1985 è stato designato Assistente del Consiglio della Federazione dell'Istituto Secolare della Compagnia di S. Angela Merici e nel 1995 è stato insignito del titolo di Canonico Onorario della Cattedrale; nel 1988 ha ricevuto l’incarico di Preside dello Studio Teologico del Seminario di Vicenza; nel 1992 è stato nominato Parroco di Montemezzo e, nel 1998, Amministratore parrocchiale di Valdimolino; dal 1993 ha svolto l’incarico di Vicario Episcopale per la Formazione Permanente del Clero; nel 2005 è stato nominato Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Evangelizzazione e la Catechesi; dal 2007 è Arciprete Parroco della Parrocchia di San Pietro Apostolo in Schio e Protonotario Apostolico "durante munere".

Ha pubblicato diversi articoli su riviste di catechesi e pastorale.



NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE ALLA CELEBRAZIONE CONCLUSIVA DEL MILLENNIO DELLA DEDICAZIONE DELLA CONCATTEDRALE DI SARSINA (ITALIA) (31 MAGGIO 2009)

Il Papa ha nominato l’Em.mo Card. Salvatore De Giorgi, Arcivescovo emerito di Palermo, Suo Inviato Speciale alla celebrazione conclusiva del millennio della dedicazione della Concattedrale di Sarsina (Italia), che avrà luogo il 31 maggio 2009.
+PetaloNero+
00sabato 28 marzo 2009 15:56
UDIENZA AI GIOVANI VOLONTARI DEL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE ITALIANO

Alle ore 12.15 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre riceve in Udienza i Giovani Volontari del Servizio Civile nazionale italiano e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari giovani!

Benvenuti e grazie per questa vostra gradita visita. Per me è sempre una gioia incontrare i giovani; in questo caso, sono ancor più contento perché voi siete volontari del servizio civile, caratteristica questa che rafforza la mia stima per voi, e mi invita a proporvi alcune riflessioni legate alla vostra specifica attività. Prima, però, desidero salutare il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il senatore Carlo Giovanardi, che ha promosso questo incontro a nome del Governo italiano, ringraziandolo anche per le sue gentili parole. Come pure saluto le altre Autorità presenti.

Cari amici, che cosa può dire il Papa a giovani impegnati nel servizio civile nazionale? Innanzitutto, può congratularsi per l’entusiasmo che vi anima e per la generosità con cui portate a compimento questa vostra missione di pace. Permettete poi che vi proponga una riflessione che, potrei dire, vi riguarda in modo più diretto, una riflessione tratta dalla Costituzione del Concilio Vaticano II Gaudium et spes – "gioia e speranza" – che concerne la Chiesa nel mondo contemporaneo. Nella parte finale di questo documento conciliare, dove viene affrontato anche il tema della pace tra i popoli, si trova un’espressione fondamentale sulla quale è bene soffermarsi: "La pace non è stata mai stabilmente raggiunta, ma è da costruirsi continuamente" (n. 78). Quanto reale è questa osservazione! Purtroppo, guerre e violenze non cessano mai, e la ricerca della pace è sempre faticosa. In anni segnati dal pericolo di possibili conflitti planetari, il Concilio Vaticano II denunciava con forza – in questo testo – la corsa agli armamenti. "La corsa agli armamenti, alla quale si rivolgono molte nazioni, non è la via sicura per conservare saldamente la pace", ed aggiungeva subito che la corsa al riarmo "è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri" (GS, 81). A tale preoccupata constatazione i Padri Conciliari facevano seguire un auspicio: "Nuove strade – essi affermavano – converrà cercare partendo dalla riforma degli spiriti, perché possa essere rimosso questo scandalo e al mondo, liberato dall’ansietà che l’opprime, possa essere restituita la vera pace" (ibid.).

"Nuove strade", dunque, "partendo dalla riforma degli spiriti", dal rinnovamento degli animi e delle coscienze. Oggi come allora l’autentica conversione dei cuori rappresenta la via giusta, la sola che possa condurre ciascuno di noi e l’intera umanità all’auspicata pace. È la via indicata da Gesù: Lui – che è il Re dell’universo – non è venuto a portare la pace nel mondo con un esercito, ma attraverso il rifiuto della violenza. Lo disse esplicitamente a Pietro, nell’orto degli Ulivi: "Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno" (Mt 26,52); e poi a Ponzio Pilato: "Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù" (Gv 18,36).

È la via che hanno seguito e seguono non solo i discepoli di Cristo, ma tanti uomini e donne di buona volontà, testimoni coraggiosi della forza della non violenza. Sempre nella Gaudium et spes, il Concilio affermava: "Noi non possiamo non lodare coloro che, rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altri o della comunità" (n. 78). A questa categoria di operatori di pace appartenete anche voi, cari giovani amici. Siate, dunque, sempre e dappertutto strumenti di pace, rigettando con decisione l’egoismo e l’ingiustizia, l’indifferenza e l’odio, per costruire e diffondere con pazienza e perseveranza la giustizia, l’uguaglianza, la libertà, la riconciliazione, l’accoglienza, il perdono in ogni comunità.

Mi piace qui rivolgere a voi, cari giovani, l’invito con cui ho concluso l’annuale messaggio del 1° gennaio scorso per la Giornata Mondiale della Pace, esortandovi "ad allargare il cuore verso le necessità dei poveri e a fare quanto è concretamente possibile per venire in loro soccorso. Resta infatti incontestabilmente vero l’assioma secondo cui «combattere la povertà è costruire la pace»". Molti di voi – penso ad esempio a quanti operano con la Caritas ed in altre strutture sociali – sono quotidianamente impegnati in servizi alle persone in difficoltà. Ma in ogni caso, nella varietà degli ambiti delle vostre attività, ciascuno, attraverso questa esperienza di volontariato, può rafforzare la propria sensibilità sociale, conoscere più da vicino i problemi della gente e farsi promotore attivo di una solidarietà concreta. È questo sicuramente il principale obiettivo del servizio civile nazionale, un obiettivo formativo: educare le giovani generazioni a coltivare un senso di attenzione responsabile nei confronti delle persone bisognose e del bene comune.

Cari ragazzi e ragazze, un giorno Gesù disse alla gente che lo seguiva: "Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mc 8,35). In queste parole c’è una verità non solo cristiana, bensì universalmente umana: la vita è un mistero d’amore, che tanto più ci appartiene quanto più la doniamo. Anzi, quanto più ci doniamo, cioè facciamo dono di noi stessi, del nostro tempo, delle nostre risorse e qualità per il bene degli altri. Lo dice una celebre preghiera attribuita a san Francesco d’Assisi, che inizia così: "O Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace"; e termina con queste parole: "Perché è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati, morendo che si risuscita a vita eterna". Cari amici, sia sempre questa la logica della vostra vita; non solo adesso che siete giovani, ma anche domani, quando rivestirete – ve lo auguro – ruoli significativi nella società e formerete una famiglia. Siate persone pronte a spendersi per gli altri, disposte anche a soffrire per il bene e la giustizia. Per questo assicuro la mia preghiera, affidandovi alla protezione di Maria Santissima. Vi auguro un buon servizio e vi benedico tutti di cuore insieme con i vostri cari e le persone che quotidianamente incontrate.
+PetaloNero+
00domenica 29 marzo 2009 16:29
VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DEL SANTO VOLTO DI GESÙ ALLA MAGLIANA

Alle ore 9 di questa mattina - V Domenica di Quaresima - il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita pastorale alla parrocchia del Santo Volto di Gesù alla Magliana, nel settore ovest della diocesi di Roma.

Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa ha tenuto l’omelia.

(Testo in corso di trascrizione)
+PetaloNero+
00domenica 29 marzo 2009 16:30
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Di ritorno dalla visita pastorale alla Parrocchia romana del Santo Volto di Gesù alla Magliana, a mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Desidero prima di tutto ringraziare Iddio e quanti, in vario modo, hanno collaborato alla buona riuscita del viaggio apostolico che ho potuto compiere in Africa nei giorni scorsi, ed invoco sui semi sparsi in terra africana l’abbondanza delle benedizioni del Cielo. Di questa significativa esperienza pastorale mi propongo di parlare più ampiamente mercoledì prossimo nell’Udienza generale, ma non posso non cogliere questa occasione per manifestare l’emozione profonda che ho provato incontrando le comunità cattoliche e le popolazioni del Camerun e dell’Angola. Soprattutto mi hanno impressionato due aspetti, entrambi molto importanti. Il primo è la gioia visibile nei volti della gente, la gioia di sentirsi parte dell’unica famiglia di Dio, e ringrazio il Signore per aver potuto condividere con le moltitudini di questi nostri fratelli e sorelle momenti di festa semplice, corale e piena di fede. Il secondo aspetto è proprio il forte senso del sacro che si respirava nelle celebrazioni liturgiche, caratteristica questa comune a tutti i popoli africani ed emersa, potrei dire, in ogni momento della mia permanenza tra quelle care popolazioni. La visita mi ha permesso di vedere e comprendere meglio la realtà della Chiesa in Africa nella varietà delle sue esperienze e delle sfide che si trova ad affrontare in questo tempo.

Pensando proprio alle sfide che segnano il cammino della Chiesa nel continente africano, ed in ogni altra parte del mondo, avvertiamo quanto siano attuali le parole del Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima. Gesù, nell’imminenza della sua passione, dichiara: "Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24). Ormai non è più l’ora delle parole e dei discorsi; è giunta l’ora decisiva, per la quale il Figlio di Dio è venuto nel mondo, e malgrado la sua anima sia turbata, Egli si rende disponibile a compiere fino in fondo la volontà del Padre. E questa è la volontà di Dio: dare la vita eterna a noi che l’abbiamo perduta. Perché ciò si realizzi bisogna però che Gesù muoia, come un chicco di grano che Dio Padre ha seminato nel mondo. Solo così infatti potrà germogliare e crescere una nuova umanità, libera dal dominio del peccato e capace di vivere in fraternità, come figli e figlie dell’unico Padre che è nei cieli.

Nella grande festa della fede vissuta insieme in Africa, abbiamo sperimentato che questa nuova umanità è viva, pur con i suoi limiti umani. Là dove i missionari, come Gesù, hanno dato e continuano a spendere la vita per il Vangelo, si raccolgono frutti abbondanti. A loro desidero rivolgere un particolare pensiero di gratitudine per il bene che fanno. Si tratta di religiose, religiosi, laici e laiche. E’ stato bello per me vedere il frutto del loro amore a Cristo e constatare la profonda riconoscenza che i cristiani hanno per essi. Rendiamone grazie a Dio, e preghiamo Maria Santissima perché nel mondo intero si diffonda il messaggio della speranza e dell’amore di Cristo.



DOPO L’ANGELUS

Saluto con grande affetto i numerosi africani che vivono a Roma, tra cui molti studenti, qui accompagnati da Mons. Robert Sarah, Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Carissimi, avete voluto venire a manifestare gioia e riconoscenza per il mio viaggio apostolico in Africa. Vi ringrazio di cuore. Prego per voi, per le vostre famiglie e per i vostri Paesi di origine. Grazie!

Giovedì prossimo, alle ore 18, presiederò in San Pietro la Santa Messa nel quarto anniversario della morte del mio amato predecessore il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Invito a partecipare specialmente i giovani di Roma, per prepararci insieme alla Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà celebrata a livello diocesano nella Domenica delle Palme.

Je vous accueille avec joie, chers frères et sœurs de langue française. Ce jour nous donne d’entrer dans le temps liturgique de la Passion. Cette dernière étape du Carême nous invite à vivre un moment d’intimité avec Jésus. Préparons-nous à célébrer au mieux la Semaine Sainte qui s’annonce ! Avec vous, je veux rendre grâce au Seigneur pour le voyage pastoral que je viens d’effectuer en Afrique. L’accueil chaleureux des africains a rempli mon cœur de Pasteur d’une profonde joie. En lui redisant toute mon affection j’encourage cette Église jeune, vivante, pleine d’avenir et de dynamisme à suivre le Christ avec foi, espérance et charité ! Que Dieu vous bénisse tous !

I am pleased to welcome all the English-speaking pilgrims to this Angelus, especially students and teachers from Holy Trinity Catholic High School in Edmonton, Canada. In today’s liturgy, Jesus teaches that "unless a grain of wheat falls to the ground and dies, it remains just a grain of wheat; but if it dies, it produces much fruit". In these final weeks of Lent, let us intensify our prayer, fasting and almsgiving. In this way, we will prepare ourselves to meditate on Christ’s passion and death, so as to rejoice fully in the glory of his Resurrection. God bless you all!

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los profesores y estudiantes del Colegio San José, de Reus, y al grupo Santa María de la Estrella, de Argentina. En este último domingo de Cuaresma, os animo a vivir con especial fervor estos días que aún nos quedan de preparación para la Pascua. Que la Santísima Virgen María nos alcance la gracia de estar bien dispuestos para celebrar intensamente los grandes misterios de nuestra Redención. Muchas gracias y feliz domingo.

Gerne grüße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache. In diesen Tagen der Vorbereitung auf Ostern wollen wir auf Maria schauen, die ihren Sohn auf seinem Weg des Leidens bis zu seinem Tod am Kreuz begleitet hat. Ihr Ja zu Gottes Heilsplan, das sie bei der Verkündigung des Engels gesprochen hat, löste sie unter dem Kreuz ein. So ist Maria ganz hineingenommen in das Erlösungswerk Christi. Am Hochfest der Verkündigung des Herrn vor 25 Jahren hat mein Vorgänger Papst Johannes Paul II. feierlich die Weihe der Welt an das Unbefleckte Herz Mariens erneuert. Stets wollen auch wir Maria um ihren Schutz und Schirm bitten und uns ihrem mütterlichen Herzen anvertrauen, damit sie uns sicher zu Christus führe, dem Erlöser der Menschen. Euch allen wünsche ich einen gesegneten fünften Fastensonntag.

Serdecznie pozdrawiam Polaków obecnych na Placu świętego Piotra i tych, którzy łączą się z nami w modlitwie przez radio i telewizję. Dziękuję wam za duchowe wsparcie mojej pielgrzymki do Kamerunu i Angoli, podczas której podziwiałem młodość ducha Kościoła w Afryce, entuzjazm życia wiernych i radość ich wiary. Potrzeby tego Kościoła polecam waszej modlitwie. Z serca wam błogosławię i życzę wszystkim dobrej niedzieli.

[Saluto cordialmente i Polacchi presenti in Piazza San Pietro e quanti si uniscono a noi nella preghiera mediante la radio e la televisione. Vi ringrazio per il sostegno spirituale al mio pellegrinaggio in Camerun e Angola, nel quale ho potuto sperimentare la giovinezza dello spirito della Chiesa in Africa, l’entusiasmo della vita dei fedeli e la gioia della loro fede. Affido le necessità di quella Chiesa alla vostra preghiera. Vi benedico tutti di cuore e vi auguro buona domenica.]

Saluto infine i pellegrini di lingua italiana, in particolare i membri del Movimento Apostolico, con l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Mons. Antonio Ciliberti; il pellegrinaggio dell'arcidiocesi di Trento, i fedeli provenienti da Barletta, Gallarate, Pordenone, Rosegaferro, Rimini, Jesi, da varie città della Sicilia e dalla parrocchia di San Clemente Papa in Roma. Saluto inoltre la scuola "Montessori" di San Mauro Pascoli e i numerosi gruppi giovanili, come pure le associazioni "Difendere la Vita con Maria" e "Cardio-Salus", che incoraggio nel loro impegno. Assicuro anche un ricordo nella preghiera per la Giornata Mondiale dell’Autismo, che ricorre il prossimo 2 aprile. A tutti auguro una buona domenica.
+PetaloNero+
00lunedì 30 marzo 2009 16:44
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:
Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale dell'Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. Fabriciano Sigampa, Arcivescovo di Resistencia;
S.E. Mons. Hugo Manuel Salaberry Goyeneche, S.I., Vescovo di Azul;
con il Vescovo emerito
S.E. Mons. Emilio Bianchi di Cárcano;
S.E. Mons. Adolfo Armando Uriona, F.D.P., Vescovo di Añatuya.

S.E. Mons. Paul Hinder, O.F.M. Cap., Vescovo tit. di Macon, Vicario Apostolico di Arabia
con: S.E. Mons. Camillo Ballin,Vescovo tit. di Arna, Vicario Apostolico del Kuwait.

Il Papa riceve oggi in Udienza:
Frère Alois, Priore di Taizé.




RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI SUWON (COREA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Suwon (Corea), presentata da S.E. Mons. Paul Choi Deok-ki, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Matthias Ri Iong-hoon, Coadiutore della medesima diocesi.



+PetaloNero+
00martedì 31 marzo 2009 16:31
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XLVI GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

Il 3 maggio 2009, IV Domenica di Pasqua, si celebra la 46ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema: "La fiducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana".

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI invia per l’occasione ai Vescovi, ai sacerdoti ed ai fedeli di tutto il mondo:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

cari fratelli e sorelle!

In occasione della prossima Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata, che sarà celebrata il 3 maggio 2009, Quarta Domenica di Pasqua, mi è gradito invitare l’intero Popolo di Dio a riflettere sul tema: La fiducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana. Risuona perenne nella Chiesa l’esortazione di Gesù ai suoi discepoli: "Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,38). Pregate! Il pressante appello del Signore sottolinea come la preghiera per le vocazioni debba essere ininterrotta e fiduciosa. Solamente se animata dalla preghiera infatti, la comunità cristiana può effettivamente "avere maggiore fede e speranza nella iniziativa divina" (Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 26).

La vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata costituisce uno speciale dono divino, che si inserisce nel vasto progetto d’amore e di salvezza che Iddio ha su ogni uomo e per 1’intera umanità. L’apostolo Paolo, che ricordiamo in modo speciale durante quest’Anno Paolino nel bimillenario della sua nascita, scrivendo agli Efesini afferma: "Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo, in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità" (Ef 1,3-4). Nell’universale chiamata alla santità risalta la peculiare iniziativa di Dio, con cui sceglie alcuni perché seguano più da vicino il suo Figlio Gesù Cristo, e di lui siano ministri e testimoni privilegiati. Il divino Maestro chiamò personalmente gli Apostoli "perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni" (Mc 3,14-15); essi, a loro volta, si sono associati altri discepoli, fedeli collaboratori nel ministero missionario. E così, rispondendo alla chiamata del Signore e docili all’azione dello Spirito Santo, schiere innumerevoli di presbiteri e di persone consacrate, nel corso dei secoli, si sono poste nella Chiesa a totale servizio del Vangelo. Rendiamo grazie al Signore che anche oggi continua a convocare operai per la sua vigna. Se è pur vero che in talune regioni della terra si registra una preoccupante carenza di presbiteri, e che difficoltà e ostacoli accompagnano il cammino della Chiesa, ci sorregge l’incrollabile certezza che a guidarla saldamente nei sentieri del tempo verso il compimento definitivo del Regno è Lui, il Signore, che liberamente sceglie e invita alla sua sequela persone di ogni cultura e di ogni età, secondo gli imperscrutabili disegni del suo amore misericordioso.

Nostro primo dovere è pertanto di mantenere viva, con preghiera incessante, questa invocazione dell’iniziativa divina nelle famiglie e nelle parrocchie, nei movimenti e nelle associazioni impegnati nell’apostolato, nelle comunità religiose e in tutte le articolazioni della vita diocesana. Dobbiamo pregare perché 1’intero popolo cristiano cresca nella fiducia in Dio, persuaso che il "padrone della messe" non cessa di chiedere ad alcuni di impegnare liberamente la loro esistenza per collaborare con lui più strettamente nell’opera della salvezza. E da parte di quanti sono chiamati si esige attento ascolto e prudente discernimento, generosa e pronta adesione al progetto divino, serio approfondimento di ciò che è proprio della vocazione sacerdotale e religiosa per corrispondervi in modo responsabile e convinto. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda opportunamente che la libera iniziativa di Dio richiede la libera risposta dell’uomo. Una risposta positiva che presuppone sempre 1’accettazione e la condivisione del progetto che Dio ha su ciascuno; una risposta che accolga 1’iniziativa d’amore del Signore e diventi per chi è chiamato un’esigenza morale vincolante, un riconoscente omaggio a Dio e una totale cooperazione al piano che Egli persegue nella storia (cfr n. 2062).

Contemplando il mistero eucaristico, che esprime in modo sommo il libero dono fatto dal Padre nella Persona del Figlio Unigenito per la salvezza degli uomini, e la piena e docile disponibilità di Cristo nel bere fino in fondo il "calice" della volontà di Dio (cfr Mt 26,39), comprendiamo meglio come "la fiducia nell’iniziativa di Dio" modelli e dia valore alla "risposta umana". Nell’Eucaristia, il dono perfetto che realizza il progetto d’amore per la redenzione del mondo, Gesù si immola liberamente per la salvezza dell’umanità. "La Chiesa - ha scritto il mio amato predecessore Giovanni Paolo II - ha ricevuto l’Eucaristia da Cristo suo Signore non come un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza" (Enc. Ecclesia de Eucharistia, 11).

A perpetuare questo mistero salvifico nei secoli, sino al ritorno glorioso del Signore, sono destinati i presbiteri, che proprio in Cristo eucaristico possono contemplare il modello esimio di un "dialogo vocazionale" tra la libera iniziativa del Padre e la fiduciosa risposta del Cristo. Nella celebrazione eucaristica è Cristo stesso che agisce in coloro che Egli sceglie come suoi ministri; li sostiene perché la loro risposta si sviluppi in una dimensione di fiducia e di gratitudine che dirada ogni paura, anche quando si fa più forte 1’esperienza della propria debolezza (cfr Rm 8,26-30), o si fa più aspro il contesto di incomprensione o addirittura di persecuzione (cfr Rm 8,35-39).

La consapevolezza di essere salvati dall’amore di Cristo, che ogni Santa Messa alimenta nei credenti e specialmente nei sacerdoti, non può non suscitare in essi un fiducioso abbandono in Cristo che ha dato la vita per noi. Credere nel Signore ed accettare il suo dono, porta dunque ad affidarsi a Lui con animo grato aderendo al suo progetto salvifico. Se questo avviene, il "chiamato" abbandona volentieri tutto e si pone alla scuola del divino Maestro; ha inizio allora un fecondo dialogo tra Dio e l’uomo, un misterioso incontro tra l’amore del Signore che chiama e la libertà dell’uomo che nell’amore gli risponde, sentendo risuonare nel suo animo le parole di Gesù: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15,16).

Questo intreccio d’amore tra l’iniziativa divina e la risposta umana è presente pure, in maniera mirabile, nella vocazione alla vita consacrata. Ricorda il Concilio Vaticano II: "I consigli evangelici della castità consacrata a Dio, della povertà e dell’obbedienza, essendo fondati sulle parole e sugli esempi del Signore, e raccomandati dagli Apostoli, dai Padri, dai dottori e dai pastori della Chiesa, sono un dono divino, che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la sua grazia sempre conserva" (Cost. Lumen gentium, 43). Ancora una volta, è Gesù il modello esemplare di totale e fiduciosa adesione alla volontà del Padre, a cui ogni persona consacrata deve guardare. Attratti da lui, fin dai primi secoli del cristianesimo, molti uomini e donne hanno abbandonato famiglia, possedimenti, ricchezze materiali e tutto quello che umanamente è desiderabile, per seguire generosamente il Cristo e vivere senza compromessi il suo Vangelo, diventato per essi scuola di radicale santità. Anche oggi molti percorrono questo stesso esigente itinerario di perfezione evangelica, e realizzano la loro vocazione con la professione dei consigli evangelici. La testimonianza di questi nostri fratelli e sorelle, nei monasteri di vita contemplativa come negli istituti e nelle congregazioni di vita apostolica, ricorda al popolo di Dio "quel mistero del Regno di Dio che già opera nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli" (Esort. ap. postsinodale Vita consecrata, 1).

Chi può ritenersi degno di accedere al ministero sacerdotale? Chi può abbracciare la vita consacrata contando solo sulle sue umane risorse? Ancora una volta, è utile ribadire che la risposta dell’uomo alla chiamata divina, quando si è consapevoli che è Dio a prendere l’iniziativa ed è ancora lui a portare a termine il suo progetto salvifico, non si riveste mai del calcolo timoroso del servo pigro che per paura nascose sotto terra il talento affidatogli (cfr Mt 25,14-30), ma si esprime in una pronta adesione all’invito del Signore, come fece Pietro quando non esitò a gettare nuovamente le reti pur avendo faticato tutta la notte senza prendere nulla, fidandosi della sua parola (cfr Lc 5,5). Senza abdicare affatto alla responsabilità personale, la libera risposta dell’uomo a Dio diviene così "corresponsabilità", responsabilità in e con Cristo, in forza dell’azione del suo Santo Spirito; diventa comunione con Colui che ci rende capaci di portare molto frutto (cfr Gv 15,5).

Emblematica risposta umana, colma di fiducia nell’iniziativa di Dio, è l’"Amen" generoso e pieno della Vergine di Nazaret, pronunciato con umile e decisa adesione ai disegni dell’Altissimo, a Lei comunicati dal messo celeste (cfr Lc 1,38). II suo pronto "si" permise a Lei di diventare la Madre di Dio, la Madre del nostro Salvatore. Maria, dopo questo primo "fiat", tante altre volte dovette ripeterlo, sino al momento culminante della crocifissione di Gesù, quando "stava presso la croce", come annota l’evangelista Giovanni, compartecipe dell’atroce dolore del suo Figlio innocente. E proprio dalla croce, Gesù morente ce l’ha data come Madre ed a Lei ci ha affidati come figli (cfr Gv 19,26-27), Madre specialmente dei sacerdoti e delle persone consacrate. A Lei vorrei affidare quanti avvertono la chiamata di Dio a porsi in cammino nella via del sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata.

Cari amici, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà e ai dubbi; fidatevi di Dio e seguite fedelmente Gesù e sarete i testimoni della gioia che scaturisce dall’unione intima con lui. Ad imitazione della Vergine Maria, che le generazioni proclamano beata perché ha creduto (cfr Lc 1,48), impegnatevi con ogni energia spirituale a realizzare il progetto salvifico del Padre celeste, coltivando nel vostro cuore, come Lei, la capacità di stupirvi e di adorare Colui che ha il potere di fare "grandi cose" perché Santo è il suo nome (cfr ibid., 1,49).

Dal Vaticano, 20 Gennaio 2009

BENEDICTUS PP. XVI
Paparatzifan
00martedì 31 marzo 2009 19:55
Dal blog di Lella...

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DEL SANTO VOLTO DI GESÙ ALLA MAGLIANA, 29.03.2009


SALUTO AI FEDELI PRIMA DELLA SANTA MESSA

Cari fratelli e sorelle, grazie per essere con me in questa bella domenica. Purtroppo piove, ma anche il sole sta arrivando. Forse è il segno di questo tempo pre-pasquale, dove sentiamo i dolori del Signore e tutti i problemi del nostro mondo di oggi, ognuno a suo modo. Ma sappiamo anche che il sole, benché spesso nascosto, esiste; che Dio è vicino, ci aiuta e ci accompagna. In questo senso vogliamo andare adesso verso la Pasqua sapendo che alla nostra vita appartengono sofferenze e difficoltà, ma sapendo anche che dietro sta il sole della bontà divina. In questo senso vi saluto tutti cordialmente: grazie per la vostra presenza. E una buona domenica a tutta questa bella parrocchia, tanti auguri.
Buona domenica!

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana



Alle ore 9 di questa mattina - V Domenica di Quaresima - il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita pastorale alla parrocchia del Santo Volto di Gesù alla Magliana, nel settore ovest della diocesi di Roma.
Al suo arrivo, prima della Santa Messa celebrata nell’edifico sacro inaugurato tre anni fa, il Papa è uscito sul sagrato per salutare i numerosi fedeli che non avendo trovato posto in chiesa seguivano la celebrazione dal grande schermo allestito all’esterno.
Conclusa il Sacro Rito, il Papa ha incontrato prima i bambini che si preparano a ricevere la Prima Comunione, quindi il Consiglio pastorale. Prima di lasciare la parrocchia, il Santo Padre ha nuovamente salutato i fedeli raccolti sul sagrato.
Riportiamo di seguito il testo dell’omelia tenuta dal Santo Padre Benedetto XVI nel corso della Celebrazione Eucaristica e i diversi saluti da Lui pronunciati nel corso della visita pastorale alla parrocchia del Santo Volto di Gesù alla Magliana:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

nell’odierna pagina del Vangelo, san Giovanni riferisce un episodio avvenuto nell’ultima fase della vita pubblica di Cristo, nell’imminenza ormai della Pasqua ebraica, che sarà la sua Pasqua di morte e risurrezione. Mentre si trovava a Gerusalemme – narra l’Evangelista – alcuni greci, proseliti del giudaismo, incuriositi ed attratti da quanto Egli andava compiendo, si avvicinarono a Filippo, uno dei Dodici che aveva un nome greco e proveniva dalla Galilea. "Signore, gli dissero, vogliamo vedere Gesù". Filippo chiamò a sua volta Andrea, uno dei primi apostoli molto vicino al Signore, anch’egli con un nome greco, ed entrambi "andarono a dirlo a Gesù" (cfr Gv 12,20-21).
Nella richiesta di questi anonimi greci possiamo leggere la sete che è nel cuore di ogni uomo di vedere e di conoscere Cristo; e la risposta di Gesù ci orienta al mistero della Pasqua, manifestazione gloriosa della sua missione salvifica. "È venuta l’ora – Egli dichiara – che il Figlio dell’uomo sia glorificato» (Gv 12,23). Sì! Sta per giungere l’ora della glorificazione del Figlio dell’uomo, ma questo comporterà il passaggio doloroso attraverso la passione e la morte in croce. Solo così infatti si realizzerà il piano divino della salvezza che è per tutti, giudei e pagani. Tutti sono infatti invitati a far parte dell’unico popolo della nuova e definitiva alleanza. In questa luce, comprendiamo anche la solenne proclamazione con cui si chiude il brano evangelico: "E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32), come pure il commento dell’Evangelista: "Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire" (Gv 12,33). La croce: l’altezza dell’amore è l’altezza di Gesù e a quest’altezza Egli attira tutti.

Molto opportunamente la liturgia ci fa meditare questo testo del Vangelo di Giovanni nell’odierna quinta domenica di Quaresima, mentre si avvicinano i giorni della Passione del Signore, nella quale ci immergeremo spiritualmente a partire da domenica prossima, detta appunto domenica delle Palme e della Passione del Signore. E’ come se la Chiesa ci stimolasse a condividere lo stato d’animo di Gesù, volendoci preparare a rivivere il mistero della sua crocifissione, morte e risurrezione non come spettatori estranei, bensì come protagonisti insieme con Lui, coinvolti nel suo mistero di croce e di risurrezione. Laddove infatti è Cristo devono trovarsi anche i suoi discepoli, che sono chiamati a seguirlo, a solidarizzare con Lui nel momento del combattimento, per essere compartecipi della sua vittoria.

In che consista la nostra associazione alla sua missione lo spiega il Signore stesso. Parlando della sua prossima morte gloriosa, egli utilizza una semplice e insieme suggestiva immagine: "Se il chicco di grano caduto in terra, non muore, rimane solo, se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24). Paragona se stesso a un "chicco di grano disfatto, per portare a tutti molto frutto", secondo una efficace espressione di sant’Atanasio; e solo mediante la morte, la croce, Cristo porta molto frutto per tutti i secoli. Non bastava infatti che il Figlio di Dio si fosse incarnato. Per portare a compimento il piano divino della salvezza universale, occorreva che Egli venisse ucciso e sepolto: solo così tutta la realtà umana sarebbe stata accettata e, mediante la sua morte e risurrezione, si sarebbe reso manifesto il trionfo della Vita, il trionfo dell’Amore; si sarebbe dimostrato che l’amore è più forte della morte.

Tuttavia, l’uomo Gesù – che era un vero uomo con i nostri stessi sentimenti - avvertiva il peso della prova e la tristezza amara per la tragica fine che lo attendeva. Proprio essendo Uomo-Dio, sperimentava tanto maggiormente il terrore di fronte all’abisso del peccato umano e di quanto vi è di sporco nell’umanità, che Egli doveva portare con sé e consumare nel fuoco del suo amore. Tutto questo Egli doveva portare con sé e trasformare nel suo amore. "Adesso – Egli confessa – l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora?" (Gv 12,27). Affiora la tentazione di chiedere: "Salvami, non permettere la croce, dammi la vita!" Cogliamo in questa sua accorata invocazione un anticipo della struggente preghiera del Getsemani, quando, sperimentando il dramma della solitudine e della paura, implorerà il Padre di allontanare da Lui il calice della passione. Allo stesso tempo, però, non viene meno la sua filiale adesione al disegno divino, perché proprio per questo sa di essere giunto a quest’ora, e con fiducia prega: "Padre, glorifica il tuo nome" (Gv 12,28). Con questo vuol dire: "Accetto la croce" - nella quale si glorifica il nome di Dio, cioè la grandezza del suo amore. Anche qui Gesù anticipa le parole del Monte degli Ulivi: "Non la mia, ma la tua volontà sia fatta". Egli trasforma la sua volontà umana e la identifica con quella di Dio. Questo è il grande evento del Monte degli Ulivi, il percorso che dovrebbe realizzarsi fondamentalmente in ogni nostra preghiera: trasformare, lasciare che la grazia trasformi la nostra volontà egoistica e la apra ad uniformarsi alla volontà divina. Gli stessi sentimenti affiorano nel brano della Lettera agli Ebrei, proclamato nella seconda lettura. Prostrato da un’angoscia estrema a causa della morte che incombe, Gesù offre a Dio preghiere e suppliche "con forti grida e lacrime" (Eb 5,7). Invoca aiuto da Colui che può liberarlo, sempre però restando abbandonato nelle mani del Padre. E proprio per questa sua filiale fiducia verso Dio – nota l’autore – è stato esaudito, nel senso che è risorto, ha ricevuto la vita nuova e definitiva. La Lettera agli Ebrei ci fa capire che queste preghiere insistenti di Gesù, con lacrime e grida, erano il vero atto del sommo sacerdote, col quale offriva se stesso e l’umanità al Padre, trasformando così il mondo.

Cari fratelli e sorelle, questo è il cammino esigente della croce che Gesù indica a tutti i suoi discepoli. Più volte ha detto: "Se uno mi vuole servire, mi segua". Non c’è alternativa per il cristiano, che voglia realizzare la propria vocazione. E’ la "legge" della Croce descritta con l’immagine del chicco di grano che muore per germinare a nuova vita; è la "logica" della Croce richiamata anche nel Vangelo odierno: "Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna". "Odiare" la propria vita è una espressione semitica forte e paradossale, che ben sottolinea la radicale totalità che deve contraddistinguere chi segue Cristo e si pone, per suo amore, al servizio dei fratelli: perde la vita e così la trova. Non esiste altra via per sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’Amore: la via del darsi, del donarsi, del perdersi per trovarsi.

Cari amici, l’invito di Gesù risuona particolarmente eloquente nell’odierna celebrazione in questa vostra Parrocchia. Essa è infatti dedicata al Santo Volto di Gesù: quel Volto che "alcuni greci", di cui parla il Vangelo, desideravano vedere; quel Volto che nei prossimi giorni della Passione contempleremo sfigurato a causa dei peccati, dell’indifferenza e dell’ingratitudine degli uomini; quel Volto radioso di luce e sfolgorante di gloria, che brillerà nell’alba del giorno di Pasqua. Manteniamo fissi il cuore e la mente sul Volto di Cristo, cari fedeli, che saluto con affetto ad iniziare dal vostro Parroco, don Luigi Coluzzi, al quale sono grato anche per essersi fatto interprete dei vostri sentimenti. Grazie per la vostra cordiale accoglienza: sono veramente lieto di trovarmi in mezzo a voi in occasione del 3° anniversario della dedicazione di questa vostra chiesa e tutti vi saluto con affetto. Un saluto speciale rivolgo al Cardinale Vicario, come anche al Cardinale Fiorenzo Angelini, che ha contribuito alla realizzazione di questo nuovo complesso parrocchiale, al Vescovo Ausiliare del Settore, al Vescovo Mons. Marcello Costalunga e agli altri Presuli presenti, ai sacerdoti collaboratori parrocchiali, alle benemerite religiose della Congregazione delle Povere Figlie della Visitazione, che proprio di fronte a questa bella chiesa accudiscono gli ospiti nella loro Casa di Riposo per anziani. Saluto i catechisti, il Consiglio e gli operatori pastorali e quanti collaborano alla vita della Parrocchia; saluto i bambini, i giovani e le famiglie. Estendo con piacere il mio pensiero agli abitanti della Magliana, particolarmente agli anziani, ai malati, alle persone sole e in difficoltà. Per tutti e ciascuno prego in questa Santa Messa.

Cari fratelli e sorelle, lasciatevi illuminare dallo splendore del Volto di Cristo, e la vostra giovane comunità – che può ora usufruire di un nuovo complesso parrocchiale, moderno nella sua struttura e funzionale – camminerà unita, accomunata dall’impegno di annunciare e testimoniare il Vangelo in questo quartiere. So quanta cura voi ponete nella formazione liturgica, valorizzando ogni risorsa della vostra comunità: i lettori, il coro e quanti si dedicano all’animazione delle celebrazioni. E’ importante che la preghiera, personale e liturgica, occupi sempre il primo posto nella nostra vita. So con quanto impegno vi dedicate alla catechesi, perché risponda alle attese dei ragazzi, tanto di quelli che si apprestano a ricevere i sacramenti della Prima Comunione e della Confermazione, quanto di quelli che frequentano l’Oratorio. Vi preoccupate anche di assicurare una catechesi adatta ai genitori, che invitate a compiere un percorso di formazione cristiana insieme ai loro figli. Volete così aiutare le famiglie a vivere insieme gli appuntamenti sacramentali educando ed educandosi alla fede "in famiglia", che deve essere la prima e naturale "scuola" di vita cristiana per tutti i suoi membri. Mi rallegro con voi perché la vostra parrocchia è aperta ed accogliente, animata e resa viva da un amore sincero verso Dio e verso tutti i fratelli, ad imitazione di san Massimiliano Maria Kolbe, a cui in origine essa era dedicata. Ad Auschwitz, con eroico coraggio, egli sacrificò se stesso per salvare la vita altrui. In questo nostro tempo, segnato da una generale crisi sociale ed economica, molto meritevole è lo sforzo che state compiendo, attraverso soprattutto la Caritas parrocchiale e il gruppo S. Egidio, per andare incontro, come è possibile, alle attese dei più poveri e bisognosi.

Uno speciale incoraggiamento vorrei riservare a voi, cari giovani: lasciatevi coinvolgere dal fascino di Cristo! Fissando, con gli occhi della fede, il suo Volto, chiedetegli: "Gesù, cosa vuoi che io faccia con Te e per Te?". Rimanete quindi in ascolto e, guidati dal suo Spirito, assecondate il disegno che Egli ha su di voi. Preparatevi seriamente a costruire famiglie unite e fedeli al Vangelo e ad essere suoi testimoni nella società; se poi Lui vi chiama, siate pronti a dedicare totalmente la vostra esistenza al suo servizio nella Chiesa come sacerdoti o come religiosi e religiose. Io vi assicuro la mia preghiera; in particolare, vi aspetto giovedì prossimo nella Basilica di San Pietro per prepararci alla Giornata Mondiale della Gioventù, che, come sapete, si celebra quest’anno a livello diocesano, Domenica prossima. Ricorderemo insieme il mio caro e venerato predecessore Giovanni Paolo II, nel IV anniversario della sua morte. In molte circostanze egli ha incoraggiato i giovani ad incontrare Cristo e a seguirlo con entusiasmo e generosità.
Cari fratelli e sorelle di questa comunità parrocchiale, l’infinito amore di Cristo che brilla nel suo Volto risplenda in ogni vostro atteggiamento, e diventi la vostra "quotidianità". Come esortava sant’Agostino in una omelia pasquale, "Cristo ha patito; moriamo al peccato. Cristo è risuscitato; viviamo per Dio. Cristo è passato da questo mondo al Padre; non si attacchi qui il nostro cuore, ma lo segua nelle cose di lassù. Il nostro capo fu appeso sul legno; crocifiggiamo la concupiscenza della carne. Giacque nel sepolcro; sepolti con Lui dimentichiamo le cose passate. Siede in cielo; trasferiamo i nostri desideri alle cose supreme" (S. Agostino, Discorso 229/D,1).
Animati da tale consapevolezza, proseguiamo la celebrazione eucaristica, invocando la materna intercessione di Maria, perché la nostra esistenza diventi un riflesso di quella di Cristo. Preghiamo perché quanti ci incontrano percepiscano sempre nei nostri gesti e nelle nostre parole la pacificante e consolatrice bontà del suo Volto. Amen!

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana



SALUTO AI BAMBINI DELLA PRIMA COMUNIONE

Cari bambini,

Innanzitutto una buona domenica. Sono felice di essere oggi con voi, anche se il tempo è brutto e ci siamo alzati un'ora prima perché è cambiata l'ora, ma tuttavia siamo tutti riuniti e so che vi state preparando alla prima comunione, all'incontro con Gesù. Oggi abbiamo sentito nel Vangelo che persone della Grecia hanno detto: vogliamo vedere Gesù. Noi tutti vogliamo vedere e conoscere Gesù, che è presente tra noi. Adesso fate questo cammino di preparazione e poi nel momento della prima comunione Lui sarà vicinissimo a voi, e voi potrete sentire come Egli sarà con voi. A Pasqua, con la bellezza della festa, potremo meglio sentire quale festa rechi al cuore la presenza di Gesù risorto. E allora vi auguro una buona domenica, una buona preparazione alla Pasqua e alla comunione e molta gioia nelle vacanze e poi naturalmente buone feste per la prima comunione: il centro non è il pranzo, ma il centro sarà Gesù stesso, poi anche il pranzo può essere buono. Auguri a tutti voi. Pregate per me, io prego per voi.

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana


+PetaloNero+
00mercoledì 1 aprile 2009 01:48
Scambio di lettere fra Benedetto XVI e il Primo Ministro della Gran Bretagna, Gordon Brown alla vigilia del G20


Il Santo Padre, Benedetto XVI, il 30 marzo ha indirizzato una lettera al Primo Ministro britannico, Gordon Brown, alla vigilia del vertice del G20 a Londra, assicurando la sua preghiera e auspicando l’impegno dei leaders partecipanti all’incontro per affrontare le più gravi urgenze della situazione mondiale e in particolare dell’Africa, da lui recentemente visitata. Il Primo Ministro ha sollecitamente risposto il 31 marzo alla Lettera del Papa, manifestando la sua adesione all’appello e indicando linee concrete di impegno per rispondervi.

Seguono i testi integrali della Lettera del Santo Padre e della risposta (in inglese) dal Primo Ministro, Gordon Brown.


A Sua Eccellenza
l’On. Gordon Brown,
Primo Ministro del Regno Unito


Signor Primo Ministro,

Nella Sua recente visita in Vaticano, Ella ha voluto cortesemente informarmi sul Vertice delle 20 economie più grandi del mondo, che si terrà a Londra nei giorni 2-3 aprile 2009, allo scopo di coordinare con urgenza le misure necessarie per stabilizzare i mercati finanziari e consentire alle aziende e alle famiglie di superare il presente periodo di grave recessione, per rilanciare una crescita sostenibile dell’economia mondiale e per riformare e rafforzare sostanzialmente i sistemi di governabilità globale affinché tale crisi non si ripeta nel futuro.

Vorrei ora, con questa mia lettera, manifestare a Lei e ai Capi di Stato e ai Capi di Governo che parteciperanno al Vertice il ringraziamento della Chiesa Cattolica, così come il mio apprezzamento personale, per gli alti obiettivi che l’incontro si propone e che si fondano sulla convinzione, condivisa da tutti i Governi e gli Organismi internazionali partecipanti, che l’uscita dall’attuale crisi globale solo si può realizzare insieme, evitando soluzioni improntate all’egoismo nazionalistico e al protezionismo.

Scrivo questo messaggio di ritorno dall’Africa, dove ho potuto toccare con mano sia la realtà di una povertà bruciante e di una esclusione cronica, che la crisi rischia di aggravare drammaticamente, sia le straordinarie risorse umane di cui quel Continente gode e che può mettere a disposizione dell’intero pianeta.

Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90 % del PIL e l’80 % del commercio mondiale. In questo contesto, l’Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti.

Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti.

Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L’unico fondamento vero e solido è la fiducia nell’uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l’etica nelle finanze.

La crisi attuale ha sollevato lo spettro della cancellazione o della drastica riduzione dei piani di aiuto estero, specialmente per l’Africa e per gli altri Paesi meno sviluppati. L’aiuto allo sviluppo, comprese le condizioni commerciali e finanziarie favorevoli ai Paesi meno sviluppati e la remissione del debito estero dei Paesi più poveri e più indebitati, non è stata la causa della crisi e, per un motivo di giustizia fondamentale, non deve esserne la vittima.

Se un elemento centrale della crisi attuale è da riscontrare in un deficit di etica nelle strutture economiche, questa stessa crisi ci insegna che l’etica non è “fuori” dall’economia, ma “dentro” e che l’economia non funziona se non porta in sé l’elemento etico.

Perciò, la rinnovata fiducia nell’uomo, che deve informare ogni passo verso la soluzione della crisi, troverà la sua migliore concretizzazione nel coraggioso e generoso potenziamento di una cooperazione internazionale capace di promuovere un reale sviluppo umano ed integrale. La fattiva fiducia nell’uomo, soprattutto la fiducia negli uomini e nelle donne più povere – dell’Africa e di altre regioni del mondo colpite dalla povertà estrema – sarà la prova che veramente si vuole uscire dalla crisi senza esclusioni e in modo permanente e che si vuole evitare decisamente il ripetersi di situazioni simili a quelle che oggi ci tocca vivere.

Vorrei inoltre unire la mia voce a quella degli appartenenti a diverse religioni e culture che condividono la convinzione che l’eliminazione della povertà estrema entro il 2015, a cui si sono impegnati i Governanti nel Vertice ONU del Millennio, continua ad essere uno dei compiti più importanti del nostro tempo.

Implorando la benedizione di Dio per il Vertice di Londra e per tutti gli incontri multilaterali che, in questi tempi, cercano di trovare elementi per la soluzione della crisi finanziaria, colgo l’occasione per esprimerLe di nuovo, Onorevole Sig. Primo Ministro, la mia stima e porgerLe un deferente e cordiale saluto.

Dal Vaticano, 30 marzo 2009

Testo in lingua inglese delle risposta del Primo ministro Britannico Gordon Brown :

Your Holiness
Thank you for your letter of 30 March about the London G20 Summit. It was a pleasure to meet you recently. I was inspired by our discussion to redouble my efforts to ensure the G20 Summit does not forget the poor or climate change.
Millions of families around the world are struggling as the recession takes its toll. We must provide real help to get people through these tough times and take action to lay the foundations for recovery. That is why we must get an ambitious outcome from the London Summit on 2 April.
As you say, the world's poorest are most at risk from this crisis, even though they have not been responsible for creating it. Protecting the poorest is one of my top priorities and we stand ready to support the most vulnerable in society. It is vital that rich countries keep their promises on aid, even in these tough times.
The UK has also already announced a contribution to the World Bank's Rapid Social Response Fund that will protect some of the poorest from the impact of the crisis. We are calling on others to make a contribution, to provide real help for people in difficulty. We must not turn away from the poor at a time when they most need our help. I hope the G20 will also help create momentum for the vital Copenhagen Climate talks and back a low carbon recovery. I am committed to doing all I can to help ensure our transition to a greener future.
As well as helping the poorest and supporting a low carbon recovery, the G20 must also take bold action to help kickstart global trade and give the IMF the funds it needs to support big emerging economies, increasingly starved of global finance. Millions of jobs will depend on this.
Finally we must agree tough measures to better regulate banks and hedge funds and ensure the shadow banking system is regulated.
As you say, the poorest, particularly Africa, need a greater voice in the G20. This is why we have extended the participation at the London Summit beyond the traditional members of the G20 to include African and Asian regional representation, in the form of the New Economic Partnership for African Development (NEPAD) and the Association of South East Asian Nations (ASEAN). We will of course also have the heads of the IMF and World Bank, who work to support the economies of the emerging and developing world, and I am delighted that the UN Secretary General will be joining us. Additionally, in advance of the London Summit, I hosted detailed discussions in London with African leaders to hear views and have taken these into account.
This is a decisive moment for the world economy. We have a choice to make. We can either let the recession run its course, or we can resolve as a world community to unite, to stand with millions of people struggling in these tough times, to fight back against this global recession that is hurting so many people in every continent. I hope that the world's leaders can come together to rise to this challenge.


[Radio Vaticana]
+PetaloNero+
00mercoledì 1 aprile 2009 16:16
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI riceve questo pomeriggio in Udienza:

Partecipanti all’Incontro della Commissione sulla Chiesa cattolica in Cina.



RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’AUSILIARE DI AMBOINA (INDONESIA)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all'ufficio di Ausiliare della Diocesi di Amboina (Indonesia), presentata da S.E. Mons. Josephus Tethool, M.S.C., Vescovo titolare di Apisa maggiore, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.


NOMINA DELL’AUSILIARE DI ARACAJU (BRASILE)

Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Aracaju (Brasile) il Rev.do Can. Henrique Soares da Costa, del clero dell’arcidiocesi di Maceió, finora Rettore della chiesa "Nossa Senhora do Livramento" a Maceió, assegnandogli la sede titolare vescovile di Acufida.

Rev.do Can. Henrique Soares da Costa
Il Rev.do Can. Soares da Costa, è nato l’11 marzo 1963 nella città di Penedo, Stato di Alagoas, Brasile. Ha iniziato il suo cammino vocazionale entrando nel Seminario dell’arcidiocesi di Maceió e ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Università Federale di Alagoas (1981-1983) e quelli di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, ottenendo la licenza in Teologia Dogmatica (1990-1994).

Il 15 agosto 1991 è stato ordinato sacerdote ed è stato incardinato nell’arcidiocesi di Maceió.

In Maceió ha ricoperto i seguenti incarichi: Formatore nel Seminario arcidiocesano, Professore di Teologia in diversi Seminari e Istituti, Cappellano del Monastero della Santissima Trinità delle Suore Serve della Santissima Trinità di Rovigo, Vicario Episcopale per i Laici nell’arcidiocesi di Maceió, Rettore della chiesa Nossa Senhora do Livramento a Maceió, Canonico del Capitolo della Cattedrale Metropolitana, Membro supplente del Consiglio della Cultura dello Stato di Alagoas, Membro del Consiglio Presbiterale, Responsabile per i Diaconi Permanenti e per la Scuola Diaconale arcidiocesana, Coordinatore della Commissione arcidiocesana per l’Educazione Politica.

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:27.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com