Le curiosità nei Sacri Palazzi ed anche al di fuori...

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Paparatzifan
00mercoledì 16 giugno 2010 18:27
Dal blog di Lella...

PAPA: CENA AL RISTORANTE DEI VATICANISTI, MA PRIMA DELL'ELEZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 giu.

Da cardinale Joseph Ratzinger qualche volta si concedeva una buona cenetta in Borgo Pio, al ristorante "Il Passetto", che a pranzo e' frequentato anche dai vaticanisti. Cosi' e' apparso credibile a molti che lunedi' sera, approfittando del fatto che l'attenzione di tutti era calamitata sull'Italia impegnata in Sudafrica contro il Paraguay, Benedetto XVI con qualche collaboratore si siano "chiusi" nel loro ristorante preferito per consumare delle prelibate sogliole al forno. Peccato che la notizia sia stata smentita senza se e senza ma dai gestori del ristorante, che pure sono orgogliosi delle antiche frequentazioni ratzingeriane, quando il suo piatto d'elezione dell'allora prefetto della Congregazione della Fede era la mitica carbonara dell'oste Roberto.
In realta' tutto ha avuto origine da una breve nota di Carlo Rossella sul Foglio che ipotizzava il ritorno - per una volta - di Ratzinger alle vecchie abitudini, un testo scritto pero' prima della fatidica ora di cena di lunedi' scorso. Sul blog degli amici di Papa Ratzinger, significativamente, un post sulla notizia recita: "hanno sgamato il Papa alle prese con un piatto di sogliole. Queste sono le 'scemenze' che tanto piacciono ai media. Ce ne fosse una alla settimana di queste 'indiscrezioni' le quotazioni mediatiche di Benedetto salirebbero alle stelle".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00venerdì 25 giugno 2010 11:10
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Mondiali, anche il Papa ha guardato Germania-Ghana

Lo ha fatto intendere oggi il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, portando la benedizione del Santo Padre alla città di Genova. Benedetto XVI felice per il passaggio della "sua" Nazionale agli ottavi.

Anche Papa Bendetto XVI ha seguito ieri sera in televisione la partita Germania-Ghana che ha permesso ai tedeschi di qualificarsi agli ottavi di finali dei Mondiali di calcio. Lo ha fatto intendere oggi il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, portando la benedizione del Santo Padre alla città di Genova.

"Ieri sera - ha detto il cardinale Bertone durante l'omelia nella cattedrale di San Lorenzo - prima della partita della Germania il Santo Padre mi ha telefonato per incaricarmi di portare la sua benedizione alla città di Genova e a tutta la comunità dei suoi fedeli".

© Copyright Sky


Paparatzifan
00lunedì 19 luglio 2010 13:37
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Ecco chi sono le donne che comandano in Vaticano

lug 18, 2010 IO DONNA

Fino agli anni Cinquanta in Vaticano le uniche sottane sono quelle dei preti. Poi le cose cambiano. E anche alle donne viene consentito l’accesso alle sacre stanze. Per lavoro, principalmente. Compiti all’inizio di poco prestigio. Poi maggiori responsabilità. Fino a oggi, nell’era di Benedetto XVI, il “Panzerkardinal” divenuto Papa. Talmente poco Panzer che è lui ad aver aperto, più di altri, alla presenza femminile in Vaticano.
Per la chiesa cattolica avere più donne nei posti di potere è un modo per assecondare richieste giunte da più parti. È la moglie di Tony Blair, la cattolica Cherie, che dopo un’udienza papale dice con un filo di sfrontatezza: «Si dovrebbe eliminare il sessismo che ancora domina in Vaticano».
E, più recentemente, è una delle firme di punta dell’Osservatore Romano, Lucetta Scaraffia, a proporre le donne come soluzione alla pedofilia nel clero: «Una maggiore presenza femminile non subordinata avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti».
Per le donne, assumere incarichi di potere dentro le mura leonine è un modo per fare carriera, guadagnare prestigio e, perché no, fare un po’ di soldi. Basta spulciare l’elenco dei dipendenti della Santa Sede per accorgersi che la presenza di donne laiche nei posti che contano è importante: sono 360 quelle alle dipendenze del Papa. Tante, su duemila dipendenti in totale. Undici donne lavorano nel posto di comando principale: la Segreteria di Stato vaticana, l’enclave che ha in mano le relazioni internazionali del Papa. Cinque alla Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio: il luogo dove un tempo venivano giudicati gli eretici. L’ufficio più gremito di donne è la biblioteca apostolica, dove ce ne sono 35. Alla Radio Vaticana sono 23, come a Propaganda Fide, dove si decide il destino delle missioni nel mondo.
In un Vaticano ancora per più di tre quarti in mano agli uomini, Papa Ratzinger fa quello che può per valorizzare le donne. La scelta di Simona Weller, ad esempio, è stato un segnale: lei non lavora in curia romana, ma è la prima donna alla quale è stato chiesto di raffigurare un medaglione papale, che il Papa ha voluto per i suoi cinque anni di pontificato. La Weller ha battuto la concorrenza di 12 artisti, tutti uomini. Quando l’hanno chiamata dalla Segreteria di Stato vaticana per comunicale che il Papa aveva scelto lei, ha risposto: «Lui sì che se ne intende».
Barbara Frale lavora nell’archivio segreto del Vaticano, l’archivio privato del Papa: mille anni di documenti in 80 chilometri di scaffali. Testi inediti e preziosi che la chiesa cataloga e studia, per scoprire nuove verità del suo passato. L’ascesa della Frale è cominciata dal basso. Dice: «Mi sono laureata in beni culturali a Viterbo. Poi il dottorato in storia della società europea e ancora gli studi sui templari. In Vaticano ho seguito i tre anni di specializzazione in paleografia e diplomatica, e ho imparato a leggere le antiche scritture e decodificarne il senso. Il cardinale Jorge María Mejía, archivista e bibliotecario emerito, e l’attuale prefetto, monsignor Sergio Pagano, mi hanno offerto un’assunzione. Ho accettato subito. Per chi ha il mio curriculum il Vaticano è il massimo». Sposata con figli, per la Frale le donne che lavorano in Vaticano sono delle privilegiate: «Wojtyla e Ratzinger ci hanno agevolate. Abbiamo periodi di riposo che altre non hanno».
La Biblioteca Apostolica Vaticana è guidata dal cardinale Raffaele Farina – Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa – e dal prefetto, monsignor Cesare Pasini. Custodisce 150 mila codici e manoscritti, oltre un milione e mezzo di libri stampati (8.300 incunaboli), 300 mila tra monete e medaglie, oltre 150 mila stampe e incisioni. Barbara Jatta guida il Gabinetto delle stampe e dei disegni, una raccolta straordinaria. Ha un solo collaboratore uomo, Alfonso Bracci, e tre collaboratrici donne – Simona De Crescenzo Manuela Gobbi e Anna Maria Voltan – che dicono che per fotografarla non servono luci perchè brilla di luce propria. Lo scorso anno hanno curato la mostra e il catalogo sugli ottant’anni della Città del Vaticano. Per novembre stanno lavorando a una mostra sulla riapertura della biblioteca dopo i tre anni di restauri. «Mi sono laureata in Storia del disegno, dell’incisione e della grafica alla Sapienza di Roma» racconta Jatta. «Organizzando una mostra all’American Academy, avevo bisogno di una pianta di Roma del XVII secolo del fiammingo Lievin Cruyl che sapevo disponibile nella Biblioteca Vaticana. Così conobbi il prefetto Leonard E. Boyle, che mi propose di lavorare in Vaticano». Si ritiene fortunata? «Molto. Quando sono stata assunta, circa 15 anni fa, non c’erano molte laiche qui. È vero, non possiamo arrivare a guidare le Congregazioni, ma abbiamo posti di responsabilità. Gli stipendi non sono altissimi, ma sono gli stessi degli uomini».
Micol Forti è la responsabile della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani: «Sono arrivata nel 2000, dopo la laurea in storia dell’arte, la Specializzazione, il dottorato. Dopo dieci anni di collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e sei anni di insegnamento universitario a La Sapienza, mi hanno chiamata a occuparmi della sezione di arte contemporanea dei Musei Vaticani, diretta precedentemente da Mario Ferrazza. Per me è stato un grande onore: dal XIX secolo il Vaticano e i suoi Musei avevano interrotto il dialogo con la cultura artistica contemporanea, in una sorta di diffidenza reciproca. Il progetto, voluto da Paolo VI appena eletto pontefice nel 1963, fu quello di ripristinare questo dialogo nel più profondo rispetto e libertà di espressione. Un dialogo riconfermato da Benedetto XVI con l’importante incontro avuto con il mondo internazionale dell’arte nel novembre 2009, e alla cui organizzazione, dovuta alla lungimirante ideazione di monsignor Gianfranco Ravasi e al coordinamento del mio direttore, il professor Antonio Paolucci, ho collaborato personalmente con la mia collega Francesca Boschetti».
Forti spiega poi che «la Collezione raccoglie opere uniche rispetto alle collezioni museali presenti in Italia. Alla fine di quest’anno inaugureremo una grande sala e un volume dedicati ai cartoni preparatori 1:1 di Henri Matisse, realizzati per la Cappella di Saint-Paul-de-Vence. Qui l’ambiente professionale è di grande livello scientifico e tecnico, per promuovere importanti progetti di ricerca spesso in collaborazione con Istituti italiani e internazionali. E ci sono molte colleghe donne con responsabilità di direzione e coordinamento».
Di molte altre donne si potrebbe parlare: Eurosia Bertolassi che è divenuta, di fatto, la prima assistente del numero due del Vaticano, il segretario di Stato Tarcisio Bertone; Luigina Orlandi, capo del catalogo della biblioteca e per anni segretaria del cardinale Farina; Clara Yu Dong, che guida la sezione manoscritti; Maria Brigini che monitora gran parte dei servizi della Radio Vaticana; Claudia Di Giovanni che ha in mano la filmoteca vaticana; Marilia D’Addio, già assistente di Virgilio Levi, vicedirettore dell’Osservatore dal ’72 all’83, è oggi l’assistente della direzione; Barbara Mazzei che lavora alla pontificia commissione di archeologia sacra e ha scoperto l’icona più antica di san Paolo.

Da due anni lavora all’Osservatore Romano una giornalista donna, la prima in un secolo e mezzo di storia. Nel 2007 Silvia Guidi è vice capo degli Esteri a Libero. Gian Maria Vian è da pochi giorni direttore del quotidiano vaticano. Racconta Vian: «Ero a Milano a un convegno, e alla fine una giovane donna si avvicina e mi lascia un plico. Scopro il suo curriculum folgorante: laurea in Letteratura latina medievale sul commento ai salmi di Alcuino. Anch’io avevo fatto una tesi analoga, sui salmi di Atanasio, vescovo di Alessandria nel IV secolo: quasi un segno del destino. La chiamo. Poco tempo dopo è arrivata in redazione». Silvia lavora alle pagine culturali. Nella sua stanza c’è appesa una frase di Pavel Evdokimov: «Il mondo fondamentalmente maschile nel quale la donna non ha alcun ruolo è sempre più un mondo senza Dio, poiché senza madre Dio non può nascervi». Decisamente un programma.

Pubblicato su Io Donna sabato 10 luglio 2010

www.paolorodari.com/2010/07/18/ecco-chi-sono-le-donne-che-comandano-in-v...


Paparatzifan
00venerdì 23 luglio 2010 16:32
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VATICANO: EURO CON EFFIGIE PAPA PER LA PRIMA VOLTA IN CIRCOLAZIONE

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 22 lug

Due monete da cinquanta centesimi, con impresse su un lato l'effigie di papa Benedetto XVI: sono i nuovi euro a conio vaticano che lo Stato pontificio ha iniziato a dare come resto a chi fa la spesa in uno dei suoi negozi, dalla famosa farmacia al benzinaio allo spaccio.
Secondo quanto riferisce l'agenzia francese I.Media, infatti, per la prima volta dal passaggio all'euro nel gennaio 2002 lo Stato Citta' del Vaticano ha iniziato a mettere in circolazione 'normalmente' - e non solo in confezioni per collezionisti, le proprie monete, come previsto dall'accordo con siglato con l'Unione Europea nel dicembre 2009. In quell'occasione Bruxelles aveva infatti intimato allo Stato vaticano di mettere in circolazione i propri euro al loro valore nominale; allo stesso tempo, l'Unione ha anche autorizzato il raddoppio della quantita' di moneta battuta dal Vaticano, pari a 2,3 milioni di euro per il 2010.
Le monete, oltre all'immagine del pontefice regnante, recano l'iscrizione ''Citta' del Vaticano 2010''. Ne sono stati battuti circa due milioni di pezzi, tutti da cinquanta centesimi, che nei negozi vaticani vengono dati come normale resto, anche se non piu' di due per cliente. In questo modo, il Vaticano evitera' che le monete a conio vaticano perdano di interesse per il mondo dei collezionisti - che a oggi portano un significativo apporto finanziario alle casse di Oltretevere - e diventino degli euro 'come tutti gli altri'. In seguito all'accordo con la Commissione, il Vaticano era obbligato a mettere in circolazione al proprio valore nominale almeno il 51% delle monete battute. Lo Stato piu' piccolo del mondo si e' anche impegnato ad applicare le direttive comunitarie contro il riciclaggio di valuta e contro la frode e la contraffazione.

© Copyright Asca


Paparatzifan
00venerdì 23 luglio 2010 22:58
Dal blog di Lella...

Come è mutato nel tempo l'abbigliamento papale pubblico e da udienza

Quando il Pontefice non portava la croce pettorale

di Stefano Sanchirico

Le notizie storiche circa l'uso della mozzetta e della stola pontificia riportate in un precedente articolo su "L'Osservatore Romano" del 14 luglio scorso consentono di ricavare delle costanti circa l'utilizzo dell'abito papale pubblico e da udienza.
Con una distinzione previa.
L'abito da udienza - talare, rocchetto e mozzetta - da indossarsi senza stola da parte del Papa negli appartamenti pontifici per le udienze ordinarie, non prevedeva, fino a Paolo vi l'uso della croce pettorale, che era riservata alla sola liturgia, o all'abito privato. L'abito da udienza veniva utilizzato anche per recarsi al "letto dei paramenti" per le celebrazioni nelle cappelle di palazzo, in particolare la Sistina (o la Paolina al Quirinale). Indossando tale abito senza stola il Papa non era mai preceduto dalla croce papale. Quanto, invece, all'abito pubblico con la stola, l'uso di quest'ultima era obbligatorio ogni qualvolta il Pontefice apparisse in pubblico fuori dal Palazzo Apostolico. In questo caso, era preceduto sempre dalla croce papale: esempio di ciò, forse l'unico rimasto, è la prima apparizione del Papa dalla loggia centrale della basilica Vaticana dopo l'elezione. Inoltre, l'uso di un tale abito sostituì, nel cerimoniale solenne, il manto e la mitra (o il triregno) nelle visite e nelle udienze concesse agli imperatori, ai sovrani, o a particolari personalità.
Dopo questa premessa di carattere più generale, occorre entrare nella tipologia delle mozzette e sul loro uso. Esistevano cinque tipologie di mozzetta, il cui utilizzo era regolato da norme particolarmente rigide, che riguardavano tempi, cerimonie, solennità. La prima, di raso rosso, senza ermellino con cappuccio, portata dal primo vespro dell'Ascensione alla festa di santa Caterina d'Alessandria (25 novembre), corrispondente al vestito di seta; la seconda, di velluto rosso foderato di ermellino con cappuccio, assunta dalla festa di santa Caterina e deposta al primo vespro dell'Ascensione, corrispondente al vestito di seta; la terza, di cammelloto o di saia rossa con cappuccio, foderata di seta, portata nello stesso periodo in cui si porta quella di raso rosso, ma la si indossava nelle vigilie, alle quattro tempore e nelle messe dei defunti, equivalente al cosiddetto vestito di lana; la quarta, di panno rosso, foderata di ermellino e con cappuccio, indossata nello stesso periodo di quella di velluto. Quest'ultima si adoperava, però, nei tempi penitenziali e forti: Avvento e Quaresima, con l'eccezione delle feste e solennità, in particolare dell'Immacolata, e degli anniversari dell'elezione e incoronazione del Romano Pontefice, corrispondente al cosiddetto vestito di lana. Le mozzette che corrispondono al vestiario di lana si adoperano nelle processioni e liturgie penitenziali, come la liturgia stazionale e via dicendo. Infine, la mozzetta di damasco bianco foderata di ermellino, adoperata nella settimana di Pasqua (ottava). Essa si assumeva, prima della riforma della Settimana Santa di Pio xii, la mattina del Sabato Santo, dopo quella cappella, e la si deponeva prima di pararsi per la cappella del Sabato in albis. Dopo la riforma della Settimana Santa si assumeva dopo la veglia pasquale e si deponeva dopo i secondi vespri della Domenica in albis.
La stola, come pure le scarpe e il camauro, devono corrispondere al colore della mozzetta: quindi rossa con camauro rosso e pantofole rosse quando si indossa quella rossa, stola bianca con pantofole bianche e camauro di damasco bianco, come la mozzetta, per l'ottava pasquale. Le disposizioni circa l'utilizzo della mozzetta e della stola erano di competenza del prefetto delle Cerimonie apostoliche, il quale soleva consegnare all'anticamera, all'inizio di ogni anno, una "nota dei giorni ne' quali il Sommo Pontefice userà gli abiti di seta e di lana nel corrente anno". Simile notificazione era stampata anche per il collegio cardinalizio: le ultime furono alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.
L'uso odierno dell'abito papale prevede che si indossi la mozzetta rossa con ermellino, con stola rossa (scarpe rosse), dalla festa di santa Caterina alla solennità dell'Ascensione. La mozzetta rossa, senza ermellino, sempre con stola rossa (e scarpe rosse), si adopera dalla solennità dell'Ascensione fino alla festa di santa Caterina. La mozzetta di damasco bianco con stola bianca (di norma con pantofole bianche) si usa nell'ottava di Pasqua, da dopo la veglia pasquale ai secondi vespri della Domenica in albis.
È importante sottolineare che il colore della stola e degli altri accessori è in relazione al colore della mozzetta e non già del tempo liturgico, seguendo in ciò la simbologia dei colori papali.
Effettivamente, la mozzetta e la stola non costituiscono abito liturgico in senso stretto; pertanto, non dovrebbero mai essere usate in sostituzione dei paramenti liturgici o del manto papale (piviale) per presiedere la liturgia delle Ore, per assistere a celebrazioni pontificali e dare la benedizioni urbi et orbi.
L'uso della mozzetta e della stola è d'obbligo per i Concistori una volta definiti segreti (per le nomine concistoriali, i voti delle cause dei santi) o in quelli in cui si discuteva di alcune situazioni particolari. Il Concistoro ordinario pubblico solenne per la creazione dei nuovi cardinali prevede come abito proprio il manto (piviale) con mitra. Inoltre, va aggiunto che quando vi è l'uso del trono - inteso in questo caso come cattedra liturgica - non è permesso l'uso di mozzetta e stola. Infine, qualora si intendesse conservare l'uso in particolari circostanze della talare di seta, occorrerebbe attenersi alle norme che lo regolano, che, come accennato, sono di competenza del maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Queste note, senza alcuna pretesa di completezza, vogliono offrire un piccolo contributo per orientarsi nella continuità, necessariamente "aggiornata", di alcuni elementi della liturgia e delle tradizioni papali, forse non primari ma che rendono visibile l'unicità e la peculiarità del ministero del successore di Pietro.

(©L'Osservatore Romano - 24 luglio 2010)


Paparatzifan
00giovedì 5 agosto 2010 12:24
Dal blog di Lella...

L'uomo che voleva diventare bibliotecario

Angela Ambrogetti

La rivista cattolica statunitense Inside The Vatican pubblica nella sua news letter una bellissimia testimonianza del Cardinale Raffaele Farina Bibliotecario di Santa Romana Chiesa.
"L' uomo che voleva diventare bibliotecario" di cui si parla è papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger. Una episodio inedito della vita dell' allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede che molto rivela della sua personalità
Grazie al cardinale Farina che ha voluto donarci questo gioiello e grazie ad Inside the Vatican per averlo pubblicato.

Ecco il testo del cardinale.

Il Cardinal Ratzinger e la Biblioteca Apostolica Vaticana

«È noto che la Biblioteca Vaticana non a caso porta il nome di "Apostolica", in quanto è un'Istituzione considerata sin dalla sua fondazione come la "Biblioteca del Papa", di Sua diretta appartenenza»: sono parole pronunciate da Benedetto XVI nella sua visita alla Biblioteca Vaticana e all'Archivio Segreto Vaticano il 25 giugno del 2007. Rivolgendosi ai Superiori e al personale della medesima Biblioteca e dell'Archivio Segreto Vaticano, nella medesima occasione, prendendo commiato da loro, conclude dicendo: Confesso che, al compimento del mio settantesimo anno di età, avrei tanto desiderato che l'amato Giovanni Paolo II mi concedesse di potermi dedicare allo studio e alla ricerca di interessanti documenti e reperti da voi custoditi con cura, veri capolavori che ci aiutano a ripercorrere la storia dell'umanità e del Cristianesimo. Nei suoi disegni provvidenziali il Signore ha stabilito altri programmi per la mia persona ed eccomi oggi tra voi non come appassionato studioso di antichi testi, ma come Pastore chiamato a incoraggiare tutti i fedeli a cooperare alla salvezza del mondo, compiendo ciascuno la volontà di Dio là dove Egli ci pone a lavorare.
Era l'anno 1997. Il Card. Ratzinger aveva compiuto 70 anni il 16 aprile. Il 24 maggio ero stato nominato Prefetto della Biblioteca Vaticana e mano a mano che ne prendevo la guida mi rendevo conto delle difficoltà, soprattutto economiche e gestionali, che avrei dovuto affrontare. Ho preso pieno possesso dell'incarico il 12 luglio, quando si concludeva il mio mandato di Rettore dell'Università Salesiana; nello stesso giorno ho appreso del sequestro e dei sigilli apposti ai banchi di vendita nelle Gallerie della Biblioteca, che fanno tutt'ora parte del percorso dei Musei Vaticani, nonché al Laboratorio e deposito della Casa Editrice Belser di Stuttgart, che aveva sede in Biblioteca Vaticana, nei locali sottostanti la Prefettura. Il Cardinale Bibliotecario era a quel tempo S. Em. Luigi Poggi; sapevamo già, nel mese di luglio, che ad ambedue, a lui e al sottoscritto, sarebbe toccato l'ingrato compito di dimettere dal lavoro ben 39 dipendenti a contratto.
In questa preoccupante situazione mi giunse, tra le altre, la richiesta di una ragazza di Monaco di Baviera che aveva fatto uno stage nel nostro Laboratorio di restauro dei manoscritti. In quei mesi era a Roma e mi assediava quasi quotidianamente chiedendomi di essere inserita nel personale della Biblioteca o almeno di fare un anno o due di esperienza nel nostro Laboratorio. Non potevo prenderla, nonostante l'ottima scuola frequentata e il Diploma che aveva conseguito in Germania, a motivo non solo dei licenziamenti previsti, ma anche perché la Biblioteca era stata "commissariata" (il commissario ero io!) a causa delle vicende giudiziarie, provocate dai sequestri di cui sopra, in riferimento a improvvide licenze concesse a Società della California dal mio predecessore.
Stanca dei miei, pur cortesi e benevoli, dinieghi, la ragazza mi ha a un certo punto minacciato, dicendomi che se non prendevo in seria considerazione la sua richiesta di lavorare in Biblioteca lei si sarebbe fatta suora. Naturale e spontanea è stata, come potete immaginare, la mia risposta di ritenere questa sua decisione una benedizione di Dio, da tutti i punti di vista. Mi ero illuso così di aver risolto il problema.
Nel mese di agosto sempre del 1997, mi è arrivata una lunga lettera del Card. Ratzinger da Monaco, dove trascorreva le vacanza estive, in cui mi raccomandava la ragazza, che gli aveva fatto visita insieme ai genitori, dicendosi disposto a pagare lui stesso una borsa di studio per due anni.
Non sapevo cosa fare. D'accordo con il Card. Poggi, ho deciso infine di aspettare il ritorno a Roma del Cardinale e di chiedere un appuntamento. E così ho fatto. Il 22 settembre il Cardinale Ratzinger mi ha ricevuto in udienza per circa quaranta minuti. Non ha aspettato che gli esponessi il problema, ma, come se sapesse già il motivo della mia visita, ha cominciato a parlare e andava avanti per quasi mezz'ora parlando un po' del suo lavoro nella Congregazione della Dottrina della Fede anche in riferimento a un progetto al quale avevo lavorato assieme a lui, quello dell'apertura dell'Archivio dell'Indice alla consultazione degli studiosi; fino a che a un certo punto, mettendo assieme i pezzi di quanto ascoltavo, ho realizzato che il Cardinale dava per scontato una notizia, che poi è circolata pur se in una cerchia ristretta della Curia, che egli, avendo compiuto il 16 aprile i 70 anni, aveva chiesto al Santo Padre Giovanni Paolo II di poter concludere i suoi anni in Vaticano, in Biblioteca Vaticana, come Cardinale Bibliotecario, e lasciare così il gravoso incarico della Congregazione della Dottrina della Fede. Praticamente mi chiedeva, pur se non in maniera esplicita, cosa ne pensavo e in che cosa consisteva il compito di Archivista e Bibliotecario di S.R.C.
Quando ho capito bene quel che il futuro Papa mi stava dicendo, ho dato a vedere di sapere già la notizia e ho espresso chiaramente e con evidente entusiasmo quanto io e la Biblioteca intera eravamo felici di poterlo averlo tra noi.
Solo al momento del commiato ho potuto esporgli il problema di Elisabeth, la ragazza che è poi entrata effettivamente in convento.

www.angelambrogetti.org/


Paparatzifan
00sabato 7 agosto 2010 12:48
Dal blog di Lella...

ESCLUSIVO

Benedetto XVI di nuovo in Abruzzo
Visita privata a Rocca di Mezzo


A sorpresa il Pontefice è stato oggi nella nostra Regione. Ratzinger ha incontrato il cardinale Sodano, in vacanza a Rocca di Mezzo, e ha pregato nella chiesa di San Leucio per i terremotati aquilani

ROCCA DI MEZZO. A poco più di un mese dalla visita a Sulmona, Benedetto XVI torna in Abruzzo e prega per i terremotati. Il Papa oggi è stato a Rocca Di Mezzo dove ha incontrato il cardinale Angelo Sodano, che trascorre le vacanze nella cittadina abruzzese.
Quella di Ratzinger è stata una visita privata, che però conferma il rapporto stretto tra il pontefice e la nostra Regione. In particolare Benedetto XVI ha pregato nella chiesa di San Leucio. Il suo pensiero e le sue preghiere sono andate all'Aquila e ai terremotati. Il Papa è stato accolto dal sindaco Emilio Nusca e dagli altri amministratori comunali. Prima di lasciare Rocca Di Mezzo Benedetto XVI ha salutato i fedeli assicurando che tornerà presto in Abruzzo.

ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2010/08/06/news/esclusivo-benedetto-xvi-di-nuovo-in-abruzzo-visita-privata-a-rocca-di-mezzo...


Paparatzifan
00martedì 21 settembre 2010 21:05
Dal "Corriere del Veneto"...

IL PERSONAGGIO

Il bancario giramondo che segue il Papa ovunque

Flavio Goffo, 48 anni, impiegato di banca a Piove di Sacco, non perde nemmeno un viaggio del Santo Padre



PIOVE DI SACCO (Padova) —Qualcuno parla di «papaboy globtrotter», qualcun altro di «Ratzinger-mania». Il punto è che Flavio Goffo, 48 anni, impiegato di banca di Piove di Sacco, non perde un viaggio di Papa Benedetto XVI. Iscritto all’associazione «Tu es Petrus» di Battipaglia (Salerno) e noto con il soprannome di «capitano» (per aver giocato a calcio con questo ruolo per diversi anni) ha seguito Papa Benedetto XVI in più di dieci viaggi all’estero, oltre a essere presente a un gran numero di udienze generali. «Non ho fatto nulla di straordinario - spiega stupito - Seguo i suoi discorsi da sempre, da quando era cardinale e non ho mai nascosto di stimare moltissimo Papa Benedetto". Chiaramente Goffo non ha saltato nemmeno la tappa inglese del Santo Padre. Ma già si sta organizzando per seguire il Papa il mese prossimo in Spagna. Per il suo impegno e la sua vicinanza a papa Benedetto XVI, il 30 novembre prossimo a Battipaglia gli sarà conferita l’onorificenza Veritas in Charitate.

Ri.Ba.
21 settembre 2010


Mamma mia, ci ha sorpassato tutte!!!!!!
[SM=g7564] [SM=g7564] [SM=g7564] [SM=g7564] [SM=g7564] [SM=g7564] [SM=g7564] [SM=g7564]

Forse dovrò cedergli il mio nickname!
[SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468]

Caterina63
00domenica 10 ottobre 2010 23:19
[SM=g8461] NUOVO STEMMA DEL PAPA




www.rinascimentosacro.org/2010/10/nuovo-stemma-per-il-papa/

COMUNICATO STAMPA
Il nuovo stemma papale di Benedetto XVI


FERRARA, 10 Ottobre 2010 – Nel corso della recita dell’Angelus di oggi, domenica 10 Ottobre, si è potuto ammirare per la prima volta il nuovo stemma papale del Santo Padre Benedetto XVI, ornato della tiara secondo l’antico uso.

Questo stemma, interamente ricamato a mano, è stato realizzato dall’atelier ferrarese di paramenti sacri Ars Regia e ripropone lo scudo con gli emblemi del Pontefice e il Pallio ornato di croci rosse. La parte esterna dello scudo è invece ispirata allo stemma di papa Barberini che si può vedere sui pilastri del Baldacchino berniniano nella Basilica Vaticana.

La differenza rispetto al modello precedente – che alcuni attribuiscono al Cardinal Montezemolo – è che questo stemma reca nuovamente il triregno – la triplice corona del Sommo Pontefice – anziché la mitria, ripristinando l’antico uso, cui non aveva rinunciato nemmeno Giovanni Paolo II. L’innovazione della mitria a tre fasce, che aveva creato qualche perplessità negli esperti d’araldica, si affianca alla foggia tradizionale.

Pietro Siffi, titolare di Ars Regia, commenta: «Altri stemmi con la tiara erano stati da noi realizzati per alcuni paramenti indossati da Benedetto XVI sin dall’Avvento del 2007. Anche il parato pontificale che fu usato per l’inaugurazione dell’Anno Paolino ha tutte le vesti liturgiche con lo stemma papale ornato di tiara».

A quanti attribuiscono a questo nuovo stemma una valenza ideologica, Pietro Siffi replica: «Gli stemmi degli Abati, dei Protonotari, dei Vescovi, degli Arcivescovi e dei Cardinali che si vedono sui portali delle Cattedrali e delle Curie di tutto il mondo recano il galèro, un antico copricapo con fiocchi che ora è caduto in disuso; ma nessuno ha mai tolto il galèro dallo stemma dei Prelati, così come nessuno ha tolto l’elmo o la corona dallo stemma dei nobili e dei sovrani. Anche il Papa non usa la tiara, ma essa rimane nel suo stemma». ©© 2010 ars-regia.com
Paparatzifan
00sabato 23 ottobre 2010 13:59
Dal blog di Lella...

Grandi affari per Catholic with attitude, che raddoppia negli Usa

E papa Benny fa furore sulle t-shirt scozzesi

di Andrea Bevilacqua

Affari d'oro in Scozia dopo la recente visita di papa Benedetto XVI.
Il pontefice che la vulgata definisce con meno appeal degli ultimi decenni, l'anti-Wojtyla quanto a carisma e forza aggregativa, il Panzerkardinal che dovrebbe incutere paura e nessun fascino, il freddo censore della dottrina cattolica per anni prefetto dell'ex Sant'Uffizio, vende e fa vendere.
Vende e fa fare affari d'oro.
Tanto che la società scozzese di abbigliamento «Catholics with Attitude» www.catholicswithattitude.co.uk/ ha deciso di aprire un secondo outlet in America dopo che in seguito alla visita del Papa in Inghilterra e Scozia le vendite dei propri prodotti sono raddoppiate. La società fa T-Shirts e felpe con cappuccio. In occasione dell'arrivo del Papa si è inventata scritte del genere: «Squadra Benedetto», «Vaticano All Stars», «Amo papa Benny». Le ha fatte in vista dell'arrivo del Papa ed è stato «boom». Un boom che ancora continua e che ha spinto la società scozzese ad andare anche sul mercato americano. «Il papa vende», dicono. «C'è gente che indossa le nostre maglie con orgoglio. Si sentono parte di una comunità”.
Elliott Bohannon, portavoce della compagnia, ha dichiarato recentemente: «Credo che ci sia stato uno spostamento culturale. La gente ha scoperto che può indossare una t-shirt con sopra quello in cui crede». Le vendite da gennaio a settembre di quest'anno sono raddoppiate, rispetto allo stesso periodo del 2009, ha detto Bohannon. «e abbiamo già superato le cifre economiche dell'anno precedente di un bel po'. Le vendite sono andate al di là di ogni nostra aspettativa. Abbiamo davvero superato ogni più rosea previsione».
Le scritte più popolari sono state: «Squadra Benedetto», «Dio benedi-shirt ca il Papa», e «Cor Ad Cor Loquitur», il motto della visita papale. La compagnia, che ha base a Glasgow, si sta preparando ad aprire un secondo punto di distribuzione a Pittsburgh, Pennsylvania, per rifornire il mercato americano.
La crescente popolarità della società le è valsa un servizio della Cbs americana qualche giorno fa. Catholics with Attitude, fondata nel 2006, afferma che «tutte le decisioni che prendiamo e tutto quello che facciamo dovrebbe conformarsi alla nostra fede cristiana». Di recente felpe e T-shirts sono state consegnate a clienti negli Usa, in Francia, Germania, Cipro e Spagna.

© Copyright Italia Oggi, 23 ottobre 2010


Paparatzifan
00sabato 20 novembre 2010 17:36
Dal blog di Lella...

Oggi alle mense della Caritas menu a base tartufo, dono del Papa

Risotto, pasta al forno, carne e tanto tartufo bianco. È il menù particolare e molto ricercato che i cuochi della Caritas hanno preparato oggi per gli ospiti delle mense, con il prezioso tartufo donato all'ente da Papa Benedetto XVI. Il Santo Padre ha voluto condividere con i poveri di Roma l'omaggio a lui fatto di un prezioso tartufo bianco di circa un chilo. "Un gesto di amore e di attenzione del nostro Vescovo verso i più disagiati per ribadire la sua vicinanza a quella parte della città che soffre", spiega il direttore della Caritas, monsignor Enrico Feroci. Il menu verrà servito, a partire dalle 11.30, nella Mensa Giovanni Paolo II a Colle Oppio, in Via delle Sette sale 30.

© Copyright Apcom


Paparatzifan
00giovedì 2 dicembre 2010 23:39
Dal blog di Lella...

Dall'Alto Adige a San Pietro l'albero di Natale

È giunto in Vaticano all'alba di questa mattina, giovedì 2 dicembre, dall'Alto Adige - precisamente da Luson, un comune in provincia di Bolzano, a tredici chilometri da Bressanone - l'albero di Natale che quest'anno abbellirà piazza San Pietro. Si tratta di un abete alto circa 34 metri, di 94 anni di età e dal peso di cinque tonnellate, scelto tra le centinaia del maso Lengerei, una tenuta di proprietà di Martin Ragginer che si trova a un'altitudine di 1.150 metri. Venerdì 3, alle 7, verrà innalzato al centro della piazza, accanto all'obelisco e al presepe in fase di allestimento. Tiraggio, messa in opera e in sicurezza, e interventi di innesto per riparare i danni del trasporto sono a cura di Marco Bargellini, direttore del servizio dell'edilizia interna della Direzione dei Servizi Tecnici del Governatorato. Successivamente il laboratorio elettrotecnico ed elettronico della stessa Direzione provvederà all'allestimento, decorandolo con circa 3.000 sfere di colore oro e argento unitamente a circa 1.500 led luminosi bianchi e gialli, dotati di maggiore efficienza in termini di consumo e manutenzione rispetto alla tradizionale illuminazione. L'impianto sarà completato dall'installazione di festoni per tutta l'altezza dell'albero. Alla sua cima verrà collocata una grande stella a luce pulsante. Nel pomeriggio di venerdì 17 dicembre, il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, presiederà la cerimonia di inaugurazione. Il comune di Luson ha anche donato una cinquantina di abeti più piccoli destinati a decorare sale e ambienti della Città del Vaticano.

(©L'Osservatore Romano - 3 dicembre 2010)


Paparatzifan
00domenica 19 dicembre 2010 19:07
Dal blog di Lella...

Prodotti da quindici detenuti del carcere di massima sicurezza di Padova

Panettoni regalati dal Papa per il Natale

Sono stati prodotti artigianalmente da 15 detenuti a Padova i 232 panettoni che verranno donati da Benedetto XVI ai collaboratori, benefattori e prelati della Curia Romana in occasione delle festività natalizie.
Si tratta di una specialità curata dai tre maestri pasticceri della cooperativa "I dolci di Giotto", i quali sovrintendono la lavorazione artigianale, che si svolge nel laboratorio "Due Palazzi" all'interno del carcere di massima sicurezza della città veneta. In questo modo, si cerca di reinserire nella società i detenuti della struttura circondariale insegnando loro un mestiere. In particolare, dodici panettoni da un chilo e mezzo, che il Papa donerà, sono confezionati all'interno di scatole riproducenti gli affreschi del Natale della cappella degli Scrovegni di Padova.
"Parte del ricavato della vendita - assicura Nicola Boscoletto, presidente del consorzio cooperative sociali Rebus - andrà a due realtà no profit: all'associazione Giuseppe e Margherita Coletta "Bussate e vi sarà aperto", intitolata al brigadiere dei carabinieri morto a Nassiryah, e alla fondazione banco alimentare, che distribuisce ai poveri l'eccedenza dell'industria alimentare". Qualità e scopi sociali sono il binomio sul quale si basa la filosofia del consorzio di cooperative che hanno dato vita anche al cesto della bontà: una confezione che privilegia l'utilizzo di prodotti e di materiale proveniente da varie associazioni di volontariato.
Le scatole sono state decorate dai disegnatori della lombarda "Associazione cometa" che si occupa di accoglienza e di progetti socioeducativi per i minori, il cioccolato è di "Piazza dei mestieri" di Torino che opera con adolescenti a rischio di emarginazione, i vini sono della "Comunità terapeutica Pinocchio" di Brescia, attiva nel recupero fisico, morale e sociale dei tossicodipendenti, le marmellate sono prodotte dalle trappiste di Vitorchiano.

(©L'Osservatore Romano - 19 dicembre 2010)


Paparatzifan
00lunedì 20 dicembre 2010 18:26
Da "Il resto del Carlino"...

Brescello regalerà al Papa i film di don Camillo e Peppone

Il 26 gennaio il parroco don Giovanni e il sindaco Vezzani, insieme a una delegazione di fedeli, saranno all’udienza papale e porteranno in dono un cofanetto con i capolavori di Fernandel e Cervi molto graditi al Santo Padre

Reggio Emilia, 20 dicembre 2010.

A Papa Benedetto XVI piacciono così tanto i film di Peppone e don Camillo? Bene. Allora da Brescello partirà una delegazione che porterà in omaggio al Santo Padre un cofanetto con tutte le cassette dei film tratti dai racconti di Giovannino Guareschi e ambientati proprio nel paese reggiano sul Po. Lo ha annunciato il parroco, don Giovanni Davoli, al termine delle messe del fine settimana.

La partenza è fissata per le sei del mattino del 25 gennaio, con ritorno la sera successiva. Il 26 la delegazione brescellese sarà all’udienza papale del mercoledì, in aula Paolo VI. E al termine dell’incontro con i fedeli, il Papa dovrebbe avvicinarsi alla prima fila, dove saranno accomodati il parroco don Giovanni ed il sindaco Giuseppe Vezzani, per consegnare al Santo Padre il cofanetto, ma anche alcuni volumi sulla storia di Brescello e su Guareschi, oltre ad un poster che raffigura una celebre scena dei film, con don Camillo-Fernandel e Peppone-Gino Cervi impegnati a dipingere le statuine del presepio.

Le iscrizioni al viaggio si raccolgono a partire da oggi e fino al 27 dicembre, ogni sera alle 19,15 in sagrestia, al termine della messa vespertina. L’iniziativa è organizzata dall’Unità pastorale locale insieme alle parrocchie di Brescello e Lentigione.

L’interesse per questa trasferta a Roma e in Vaticano è già ad altissimo livello, tanto che è probabile che si riesca ad organizzare pure un secondo pullman per questo viaggio di due giorni. Per Brescello è una nuova occasione per mettersi in evidenza a livello turistico.

L’ammissione di Sua Santità di essere un estimatore dei film di Peppone e don Camillo hanno ulteriormente sviluppato la popolarità del piccolo paese della Bassa, in cui ogni anno sono parecchie migliaia i turisti che lo vanno a visitare da ogni parte del mondo, fermandosi ai musei, nella chiesa e nei luoghi teatro dei celebri film, facendosi fotografare sotto la celebre campana oppure accanto al carro armato che ancora si trova – recentemente rimesso a nuovo esteticamente – all’ingresso dello storico museo di Peppone e don Camillo. E il sogno, a Brescello, ora sarebbe quello di ricevere la visita del… Papa.

Dopo tutto, il paese sul Po non è nuovo a visite “eccellenti”, tanto che di recente il popolarissimo cantautore Zucchero Fornaciari ha scelto proprio Brescello per la presentazione in anteprima mondiale del suo ultimo lavoro musicale. E così giornalisti e operatori dell’informazione dall’Italia e dall’estero sono stati convocati in paese, potendo poi raccontare della loro visita al paese e ai musei a lettori e telespettatori di tutto il mondo.

di ANTONIO LECCI


Paparatzifan
00venerdì 24 dicembre 2010 02:39
Dal blog di Lella...

Benedetto XVI sarà il primo papa ad andare in radio

Il pontefice sarà ospitato per 3 minuti dalla trasmissione radio "Thought for the day" della famosa e anticlericale Radio4. «Durante la vigilia di Natale il Santo Padre parlerà al paese per 3 minuti in un programma seguitissimo da tutta la nazione», spiega in un'intervista a Tempi padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede

di Benedetta Frigerio

Non doveva essere il Papa della comunicazione, e invece Benedetto XVI sarà il primo pontefice a partecipare ad una trasmissione radio. Non solo, lo farà ospitato dalla nota trasmissione inglese Radio4, famosa anche per passati attacchi alla Chiesa cattolica. «Durante la vigilia di Natale il Santo Padre parlerà al paese per 3 minuti in un programma seguitissimo da tutta la nazione: “Thought for the day”, una rubrica dove intervengono personalità religiose di spicco», spiega a Tempi padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede.

A chiederlo al Papa è stato il direttore della Bbc Mark Thompson, noto liberal, ma colpito dall'udienza e dalle parole del Santo Padre durante il recente viaggio in Inghilterra. Il dibattito è ovviamente esploso, ma la visita ha provocato, e continua a farlo, intellettuali, personaggi di spicco e semplici cittadini britannici. «Il Pontefice ha accettato – conferma Lombardi – proprio perché durante il viaggio apostolico si è sentito accolto positivamente da molti. Ha avvertito che gli inglesi sono rimasti colpiti dal suo messaggio e non vuole che l'interesse cali né che la domanda suscitata nel popolo britannico si smorzi. Per questo parlerà loro in vista del Natale».

Non è l'unica novità mediatica di questo pontificato. «Anche il sito vaticano www.vatican.va subirà delle modifiche che lo rendano più accessibile», aggiunge Lombardi. Inoltre, ricorda il padre, «stiamo lavorando per avviare un nuovo portale che coordini tutta l'informazione vaticana spesso frammentata: qui convergeranno i contributi dell'Osservatore Romano, di Radio Vaticana e dell'ufficio stampa della Santa Sede». Infine, tutte le vacanze natalizie potranno essere allietate dalla compagnia di Benedetto XVI grazie al servizio dei siti internet di Radio vaticana (www.radiovaticana.org) e del pontificio consiglio delle comunicazioni (www.pccs.va).

Gli appuntamenti sono, in ordine, la Messa di mezzanotte del 24 dicembre a partire dalle 22, il messaggio di Natale del 25 dicembre alle ore 12 e la Messa del primo dell'anno. Le cronache saranno in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo e portoghese (per la veglia del 24 anche in cinese). «Pure prima – spiega Lombardi – il Papa era seguito in diretta da diversi siti, ma erano difficilmente raggiungibili e l'utenza era bassa. Oggi, con un nuovo servizio internet a banda larga offriremo un servizio più facilmente accessibile».

Ma non doveva essere questo un Papa retrogrado, intellettuale e poco popolare? «Benedetto XVI non passa certo il tempo ad aggiornarsi sulla tecnologia avanzata, ma conosce bene i tempi in cui vive e siccome vuole arrivare, non tanto alle masse, ma al cuore della persona sa che deve usare certi strumenti e un tipo di comunicazione colloquiale e semplice, come dimostrato dall'ultimo libro-intervista, Luce del Mondo, appena pubblicato».

www.tempi.it/cultura/0010866-benedetto-xvi-sar-il-primo-papa-ad-anda...


Paparatzifan
00giovedì 30 dicembre 2010 22:21
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Risultati di un sondaggio Gallup

Roma, 29. Benedetto xvi è una delle persone più ammirate dai cittadini statunitensi. A rivelarlo è un sondaggio dell'istituto Gallup per l'anno 2010. Il Papa ha ottenuto il due per cento delle preferenze, collocandosi al sesto posto. In vetta alla classifica, il presidente Barack Obama, che ha ricevuto il 22 per cento dei voti. Al secondo e terzo, due ex presidenti: George W. Bush (5 per cento) e Bill Clinton (4 per cento). Il quarto posto è andato all'ex presidente sudafricano, Nelson Mandela, seguito dal fondatore di Microsoft, il miliardario Bill Gates. Riguardo ai personaggi femminili, la vetta della classifica del Gallup è occupata dal segretario di Stato, Hillary Clinton, che ha ottenuto il 17 per cento delle preferenze. Seconda classificata è l'ex governatrice dell'Alaska, Sarah Palin, con il 12 per cento dei voti. L'attuale first lady, Michelle Obama, si è piazzata invece al quarto posto, subito dopo Oprah Winfrey, la popolare conduttrice di talk-show televisivi. Quinta l'ex capo della diplomazia americana, Condoleezza Rice.

(©L'Osservatore Romano - 30 dicembre 2010)


+PetaloNero+
00domenica 10 aprile 2011 16:06
Paparatzifan
00mercoledì 25 maggio 2011 21:07
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Tra pappagalli e colibrì, un piccolo 'zoo' nei giardini vaticani di papa Ratzinger

Vaticano - (Adnkronos)

Negli spazi verdi, di tanto in tanto, fanno capolino anche un topo di campagna, l'arvicola terrestre, e due gatti neri. Beniamino Beccia: qui "hanno trovato ricovero sicuro delle autentiche meraviglie". Si tratta di "un patrimonio unico".
Un piccolo 'zoo' nei giardini vaticani del Papa.
Non è un modo di dire visto che negli spazi verdi che occupano i due terzi della superficie della Città del Vaticano vivono indisturbate le più svariate specie animali. Dai pappagalli ai colibrì fino alle raganelle, senza dimenticare tritoni e orbettini, nei giardini dove passeggia il Pontefice hanno trovato il loro habitat naturale parecchi animali domestici, ma anche tante specie in via di estinzione.
Negli spazi verdi, di tanto in tanto, fanno capolino anche un topo di campagna, l'arvicola terrestre, e due gatti neri. Qualcuno sostiene di avere intercettato pure una volpe. A raccontare all'Adnkronos le meraviglie animali dei giardini vaticani, l'ispettore ecologico Beniamino Beccia, volontario dell'Ordine di Malta presso il Braccio di Carlo Magno e grande appassionato di natura. "Nei giardini del Papa - racconta Beccia - hanno trovato ricovero sicuro delle autentiche meraviglie: dagli animali domestici alle specie ormai in via di estinzione nel Lazio".
I pappagalli, ad esempio, in Vaticano hanno trovato ricovero sicuro e, come spiega Beniamino Beccia, si sono costituiti in colonie. "Si tratta di pappagalli che sono riusciti a fuggire dalle gabbie e hanno trovato un ricovero dietro la stazione vaticana". Qui , appunto, i pennuti variopinti hanno costituito una vera e propria comunità. Non si contano poi le altre specie di uccelli, "un patrimonio unico", dice l'ispettore ecologico.
Nel terreno o nelle fontane, anfibi, rettili e mammiferi rari. Si parte dall'arvicola terrestre, un "topolino di campagna -ragguaglia Beniamino Beccia- che costruisce piccole tane in prossimità delle grandi fontane e degli stagni".
A chi ha la fortuna di passeggiare nei giardini del Papa, può capitare di scorgere il topolino mentre sgranocchia qualche radice. In prossimità degli stagni è possibile scorgere anche due specie di rane: la raganella, "che ha la caratteristica di avere dischi adesivi delle dita", spiega il volontario dell'Ordine di Malta, e la rana classica.
Ci sono anche tanti tritoni come pure l'orbettino "che sembra un piccolo serpente -spiega Beccia- ma in realtà è una lucertola senza zampe". E' lungo l'elenco degli animali che si aggirano nei giardini vaticani. "Qui vivono come in un vero e proprio Eden -dice l'ispettore ecologico- e sono mantenuti in maniera francescana".

© Copyright Adnkronos


Paparatzifan
00venerdì 10 giugno 2011 13:18
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BENEDETTO XVI: SABATO UNA PARATA BAVARESE PER IL 60° DI SACERDOZIO

Quarantadue cavalli bavaresi bardati a festa trasporteranno sei grandi modelli di chiese bavaresi per Benedetto XVI: è l'omaggio al Papa in occasione del suo sessantesimo anniversario di sacerdozio da parte della Baviera, sua terra natale. Sfileranno (a partire dalle ore 18) nel pomeriggio di sabato 11 giugno attraverso le strade del Quartiere romano “Prati” per concludere poi con l'ingresso a Piazza San Pietro, accompagnati da oltre 200 musicisti appartenenti alle più famose bande tedesche e dai rappresentanti della Baviera nei loro tradizionali costumi.
Una parata per esprimere gioia, amicizia e riconoscenza, che sarà rinnovata all'Angelus domenica 12 giugno.
I modelli trasportati sono quelli delle chiese tedesche che hanno segnato la storia umana e cristiana di Joseph Ratzinger, dal battesimo alla sua ordinazione episcopale, quando ha retto la diocesi di Monaco-Frisinga per cinque anni, dal 1977 al 1982: sono il Duomo di Monaco, quello di Frisinga, le Chiese di Altötting, Birkenstein, Aschau, Georg von Traunstein e di Bad Tölz. Cavalli e cavalieri sono partiti domenica scorsa da Monaco di Baviera, dopo essere stati benedetti dal card. Reinhard Marx nella piazza del duomo. La manifestazione si svolge per la sesta volta a Roma con l’organizzazione tecnica della Courtial International ed il sostegno dell’Associazione Internazionale Amici della Musica Sacra.

© Copyright Sir


Paparatzifan
00martedì 21 giugno 2011 12:53
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60 pesciolini rossi incontrano Benedetto XVI

Piccoli passi con il Papa

Le attenzioni di Papa Benedetto XVI nei confronti di noi piccoli e delle nostre famiglie, sono nei nostri cuori dal 24 giugno, quando venne a benedire la Madonnina di Monte Mario a Roma.
Da quel giorno, abbiamo iniziato a seguire a piccoli passi il cammino del Papa.

In occasione del 60° anniversario presbiteriale di Benedetto XVI, i Piccoli Orionini, bambini e bambine in rete di amicizia nel mondo, hanno pensato di donare al Pontefice quale segno di grande gioia, 60 pesciolini rossi.

Pietro, il primo amico di Gesù, era un pescatore e fu sorpreso che, gettando le reti obbedendo a Gesù, le riempì di tanti pesci.
Al Papa, pescatore oggi, vogliamo regalare tanti pesci, 60 come gli anni da cui fa il pescatore sacerdote. Gli diciamo che i pesciolini siamo noi che ci lasciamo pescare da Lui per essere dono di Gesù.

“Era la solita giornata: acqua, mangime, nascondino dietro un ’alga. Giornata da pesciolino rosso, insomma. Quando la vasca prese ad affollarsi: 1 pesciolino, 2 pesciolini nuovi, 10, 30…ma quanti compagni! Ma come, ancora? 40, 50, addirittura 60. 60 pesciolini rossi. La giornata era molto meno noiosa adesso. Ma che succede ancora? L’acquario si muove? Dove andiamo?
Già, dove vanno 60 pesciolini rossi? Semplice, in giro per Roma. Ah, in giro per Roma. Ora, dico, secondo voi è normale che 60 pesciolini rossi se ne vadano in giro per Roma? Non, mi sembra proprio. Ma è una favola, direte. E no, non è una favola anche se questa storia sembra proprio una favola.

Perché questi pesciolini, pesciolini rossi, niente di esotico, andranno dritti dritti dal Papa, sì, proprio da Papa Benedetto XVI!!!! Sono il regalo per i suoi 60 anni di pontificato. Li consegneremo durante l’udienza generale di mercoledì 22, in Vaticano.
Perché i pesciolini? Vi dice nulla Luca, il vangelo di Luca?, quel versetto in cui Gesù dice a San Pietro, che allora era solo un pescatore di pesci (pochi), “diventerai pescatore di uomini” (tanti)?
Ecco da dove nasce l’idea dei 60 pesciolini. Voi che dite? andranno a sguazzare allegramente nelle fontane dei giardini vaticani.” Forse proprio in quella del papa?”. Ehi, pesciolino, calma, tutto può essere…”

Piccoli Orionini

www.piccoliorionini.donorione.org



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Paparatzifan
00venerdì 24 giugno 2011 17:56
Dal blog di Lella...

La scelta green del Vaticano: Benedetto XVI vuole una papamobile ibrida

La vettura sarà realizzata dalla Mercedes e potrebbe essere pronta a fine anno

La prossima papamobile potrebbe essere "verde". Il Vaticano ha annunciato infatti che Mercedes-Benz sta studiando un modello ibrido che consenta risparmio energetico per l'auto usata dal Papa. "Non sarà pronta per il viaggio del prossimo settembre in Germania, ma forse per la fine di quest'anno o per l'inizio dell'anno prossimo", ha detto il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi.
Christian Anosowitsch, portavoce di Mercedes a Stoccarda non ha però confermato la notizia del possibile sviluppo del modello di papamobile, dicendo che l'azienda non è autorizzata a rivelare progetti futuri. "Al momento non c'è nessun ordine per costuire questo tipo di veicolo", ha spiegato infatti Anosowitsch.
La svolta green data da Benedetto XVI al suo pontificato è un fatto assodato: la papamobile ecologica è infatti solo l'ultima in ordine di tempo delle scelte ecosostenibili del Papa, anticipate dal messaggio ecologista dell'enciclica "Caritas in veritate" e dalla solarizzazione della copertura in cemento dell’Aula Paolo VI.
Pare che il Benedetto XVI volesse inizialmente convertire la papamobile alla mobilità sostenibile con un'auto full-electric, ma il progetto sarebbe stato bloccato per motivi di sicurezza, dato che una vettura elettrica non assicurerebbe un'accensione rapida, necessaria in casi di emergenza.
La scelta sarebbe quindi ricaduta su un modello ibrido: secondo il settimanale tedesco Wirtschaftswoche, la Mercedes realizzerà quindi una papamobile ibrida, integrando nel veicolo un motore a trazione elettrica e batterie ricaricabili agli ioni di litio che concederanno al mezzo un’autonomia di 30 km senza emissioni.

© Copyright TGcom


Paparatzifan
00venerdì 1 luglio 2011 10:05
Dal "Corriere della Sera"...

Benedetto XVI compie 60 anni di sacerdozio: una papalina artistica

Disegnata da Giulio Manfredi che firmò la prima collezione di gioielli Gucci è in oro e diamanti



La papalina per Benedetto XVI disegnata da Giulio Manfredi MILANO - Una papalina in oro e diamanti. Ma sobria e ripulita da ogni ostentazione, con piccole stelle, che molto rimandano a quelle giottesche sulla volta della Cappella degli Scrovegni a Padova. Sarà questo il regalo che il Papa riceverà per il sessantesimo anniversario del suo sacerdozio, il 4 luglio. Sono molti gli artisti invitati dal Vaticano a celebrare questo avvenimento, presentando una loro opera. Tra tanti noti pittori, scultori (e architetti), un solo orafo: Giulio Manfredi, che per Benedetto XVI ha realizzato questa papalina in oro.
SAVOIR FAIRE - Il cardinal Ravasi, che quest’omaggio al Santo Padre ha promosso, evidenzia così il legame antico tra ritualità religiosa e oggetto sacro, di alta oreficeria. I musei diocesani (ma non solo questi) traboccano di splendidi esemplari forgiati in botteghe medievali, rinascimentali, barocche, settecentesche. La storia della Chiesa è strettamente legata anche a un sapiente savoir faire di artigiani che hanno tessuto, ricamato, creato meravigliosi ostensori-gioielli. Giulio Manfredi, piacentino trapiantato a Milano, ha realizzato questa scultura gioiello (la papalina pesa 250 grammi), rileggendo uno dei Canti della Divina Commedia, il XXI del Paradiso, che ci porta «al settimo splendore», dove tutto è fulgore celestiale. Così il «picciolo» della papalina è in diamanti, non rigidamente saldato, ma semovente.

PEZZO DI CIELO - «In fondo la papalina è un “pezzo di cielo”, ecco quindi le stelle. Sugli Appennini dove sono nato, durante certe nottate, alzando gli occhi mi sembra di arrivare a toccarle», dice l’orafo (nel 1979 creò la prima collezione di gioielli Gucci) e che ha una consuetudine con la materia religiosa. La sua ultima mostra di gioielli (tuttora in corso alla Braidense di Milano e al Cenacolo Vinciano) è interamente dedicata a Leonardo e al suo capolavoro. Chissà però se Benedetto XVI indosserà mai questa papalina.

CAMERA DEI TESORI - Ci sono oggetti preziosissimi che non verranno mai portati, ma solo «esibiti». E che finiscono nella camera dei tesori. Questo è, per esempio, il caso dell’augusto San Gennaro che, nei secoli, ha ricevuto migliaia e migliaia di splendidi doni da re, regine e imperatori in visita alla sua Cappella nel Duomo di Napoli: collari tempestati di pietre preziose, calici, mitrie e casule ricamate in oro (esposti recentemente in mostra). E la giovane regina Maria José che vi andò a mani vuote non conoscendo la tradizione del «regalo», si tolse lì per lì un anello di brillanti per lasciarlo devotamente al santo.

Francesca Pini
30 giugno 2011 22:33


Paparatzifan
00mercoledì 13 luglio 2011 23:49
Da "Tempi.it"...

Sulle tracce di papa Benedetto XVI

Da Angela Ambrogetti

In Cronache Vaticane
Creata il 2011-07-13 12:18
Autore:
Angela Ambrogetti

A vederlo in una mattina d’estate qualunque sembra un po’ un paese della Bassa padana. Il sole batte sugli ombrelloni aperti nella piazza principale, quella della chiesa. Anche se qui invece del caffè e del vino si beve birra. Traunstein appare così a chi ci arriva la prima volta. Ordinata e comune. Con la chiesa di Sant Rupert e Maximilian vicino alle ex saline, unica ricchezza del paese fino al 1800, e con la piazza dove c’è tutto il resto, parrocchia compresa. La chiesa di Sant’Oswald, quella, per intenderci, dove Joseph e Georg Ratzinger hanno celebrato la loro prima messa. Oggi è ancora il cuore della città e in più, su di un lato, c’è un cartello con un’insegna insolita in un paesotto della Baviera: Benediktweg, la strada di Benedetto. L’interno è elegantemente tedesco. Con gli altari barocchi tutti orientati come l’altare principale, con un’immagine di Maria con le candele davanti, con un organo magnifico, anzi due organi: uno vicino all’altare e uno su, in alto, sulla balconata.

A vederlo sembra magnifico e perfetto. Eppure un grande manifesto spiega che si raccolgono fondi per restaurarlo e a promuove l’iniziativa è niente meno che monsignor Georg Ratzinger. Ai primi di luglio ci sono state due feste in paese. Prima si è festeggiato Rupert Berger. Era uno dei tre ragazzi di Traunstein ordinato il 29 giugno del 1951. Lui la prima Messa l’ha celebrata il primo luglio e così quest’anno la festa a Sant Oswald è stata domenica 3. Nella cittadina è stato parroco per decenni. Un pilastro della comunità. Come ricorda il giornale locale, Traunsteiner Tagblatt, che ha appena compiuto 150 anni. Musica d'organo, coro, e alla fine gli spari a salve dei Landsknechten. Poi tutti nella Stadtplatz a mangiare e ascoltare musica fino a sera. "Ha sempre conservato il suo spirito critico", dicono di lui. E insieme al parroco attuale riceve i primi 5000 euro per il restauro dell’organo principale. Passano pochi giorni e di nuovo il paese è in festa. Questa volta però senza i protagonisti. Georg e Joseph Ratzinger non ci sono, ma Traunstein dedica una piazza a Benedetto XVI. Di nuovo tutti in piazza, la festa è di tutto il paese.

E c’è un altra tappa nel Benediktweg che vale la pena fare. Anzi, due. Con una passeggiata si arriva al Seminario di San Michele. Sembra strano che in una cittadina di quattordici mila abitanti ci sia un seminario per la diocesi, ma siamo in Baviera, nel paese dove nonostante la secolarizzazione le farmacie si chiamano ancora “ Di Maria” o “ Dello Spirito Santo”. Il seminario è un grande edificio bianco dove Joseph e Georg hanno studiato prima e dopo la guerra. E dove il cardinale Ratzinger tornava spesso. L’ultima volta era il 15 gennaio del 2005. Ma le vere radici della famiglia sono in quella casetta ai margini del bosco, con un recinto e qualche fiore davanti, oggi ridotta maluccio, anche se addossata a una casa nuova. Niente cartello della Benediktweg davanti, ma una iscrizione di marmo ricorda chi ci ha abitato. Di quella casa Joseph Ratzinger nella sua autobiografia racconta l’atmosfera resa bella dall’operoso giardinaggio della mamma e dall’industrioso restauro del papà. “Qui dopo tanto peregrinare avevamo finalmente trovato un posto dove ci sentivamo a casa nostra; qui la mia memoria torna spesso riconoscente.”

Si, avevano girato per diversi paesi seguendo il papà gendarme e nemico del nazismo. Da Marktl am Inn, a Tittmonig, ad Aschau am Inn. Tittmoning, una strada che è una piazza in stile salisburghese, un fontana con una cicogna che cattura una serpe: la lotta eterna tra passione e ragione. Chissà com’ è rimasta nel cuore di un bimbo di tre, quattro anni questa lotta che invece sembra composta nella teologia dello studioso. Oggi vicino alla casa abitata dai Ratzinger c’è un palazzo che si chiama Benedikt-Palais, è il più nuovo della città. Ma la strada di Benedetto non è completa senza una visita al santuario per eccellenza: Altötting.
E questa sarà la nostra prossima tappa.

URL di origine: www.tempi.it/sulle-tracce-di-papa-benedetto-xvi


Caterina63
00sabato 30 luglio 2011 16:28
[SM=g7430]

E don Georg compie 55 anni
 
mons. Georg

 
Monsignor Georg Ganswein, il segretario personale di Benedetto XVI, compie  55 anni. (il 30 luglio)

Nei primi anni del pontificato di papa Ratzinger la figura di Monsignor Ganswein è rimasta piuttosto dietro le quinte, soprattutto rispetto all’attivismo del suo predecessore, quel don Stanislaw Dziwisz che, negli ultimi anni del ’regnò di Wojtyla aveva assunto un ruolo rilevante nei rapporti fra Giovanni Paolo II e il mondo esterno.

Georg, che aveva alle spalle rigorosi studi teologici, è balzato più che altro agli onori delle cronache  mondane, per qualche immagine che lo ritraeva mentre giocava a tennis in pantaloncini o partecipava a qualche ricevimento nei salotti  romani. Eppure, come ricorda una nota dell’Adn Kronos, la sua carriera all’interno della Curia romana andava avanti da tempo: dal 1995 era stato fra i collaboratori della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, per trasferirsi l’anno dopo all’ex Sant’Uffizio su indicazione di Ratzinger, insegnando nel frattempo diritto canonico alla Pontificia  università della Santa Croce, l’ateneo romano dell’Opus Dei.

Fin dall’inizio, come egli stesso spiegò in un’intervista concessa qualche anno fa alla Radio Vaticana per farsi conoscere, uno dei suoi compiti principali è stato quello di “proteggere” il Papa dall’enorme quantità di documenti, lettere, richieste che gli arrivano. In questo senso deve svolgere un lavoro di filtro, cercando di sottoporre a Benedetto XVI solo le questioni realmente importanti o che richiedono la sua diretta approvazione. È  un lavoro non solo di responsabilità ma che, evidentemente, dimostra  la piena fiducia di cui gode da parte del Pontefice.

Nel tempo la sua immagine è divenuta familiare in tutte le grandi celebrazioni presiedute dal Papa: quando discretamente, sistema una falda dell’abito sollevata dal vento, sostiene il  Pontefice se è affaticato e così via. Tuttavia il tema del rapporto  con i media, è stato decisivo nell’”apprendistato” di personalità  pubblica di Monsignor Ganswein.

Dopo il primo anno di pontificato, infatti, don Georg spiegava  quanto facesse fatica ad abituarsi alle luci della ribalta, alle  curiosità dei giornali dovute anche al suo aspetto fisico prestante, un’invadenza che gli provocava imbarazzo e qualche fastidio. Quindi  raccontava che ciò che gli mancava era fare un po’ di sport. Quanto  al resto, la sua era stata una vita normale, almeno fino all’elezione  di Ratzinger: il forte legame con la famiglia, l’interesse per qualche ragazza quando era giovane e poi gli studi teologici. Ma dopo oltre  sei anni di pontificato, spesso passando attraverso tempeste e  critiche, il segretario del Pontefice ha assunto un ruolo pubblico  più forte e anche il rapporto con la stampa è assai più dinamico.

Recentemente ci sono state almeno due sue uscite significative: l’ultima al fianco del ministro dell’Economia Giulio Tremonti  in un incontro organizzato, a giugno, all’Università cattolica di  Roma; e poi a Perugia, nel febbraio scorso, l’intervento pubblico forse più significativo svolto dal Segretario del Pontefice. Don  Georg, che in quell’occasione riceveva la laurea honoris causa

dall’università per stranieri di Perugia, tenne un lungo intervento  sui rapporti fra Stato e Santa Sede in Italia arrivando a proporre uno statuto speciale per Roma che comprendesse la sua natura di capitale  del cattolicesimo. Ma per la verità don Georg dovette già farsi  sentire nel novembre del 2006, quando protestò per la satira  giudicata irriverente del comico Maurizio Crozza che su La7 imitava il Pontefice, mentre Fiorello faceva il verso proprio a lui, il  segretario del Papa.

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AUGURI DA PARTE NOSTRA mons. Georg e grazie per le attenzioni con le quali protegge e aiuta il nostro amato Pontefice.... i nostri Auguri saranno un  impegno nel ricordarla nella Preghiera, specialmente nel santo Rosario....




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Paparatzifan
00sabato 30 luglio 2011 17:52
Re:

Caterina63, 30/07/2011 16.28:

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E don Georg compie 55 anni AUGURI DA PARTE NOSTRA mons. Georg e grazie per le attenzioni con le quali protegge e aiuta il nostro amato Pontefice.... i nostri Auguri saranno un  impegno nel ricordarla nella Preghiera, specialmente nel santo Rosario....




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Auguri, don Georg!!!!!! [SM=g6398] [SM=g6398] [SM=g6398] [SM=g6398] [SM=g6398] [SM=g6398] [SM=g6398] [SM=g6398] [SM=g6398] [SM=g6398] [SM=g6398]

Paparatzifan
00mercoledì 31 agosto 2011 00:06
Dal blog di Lella...

Nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo
Tutti gli animali del Papa


di MARIO PONZI

Un bracco fa capolino tra le reti del recinto dove altezzose galline razzolano rasserenate da quella presenza. Poco più in alto, all'ombra di un rigoglioso uliveto, pascolano libere alcune maculate vacche frisone, con le mammelle gonfie di latte. Poco discosta s'intravvede la serie di piccole arnie del frequentatissimo apiario, dove matura un miele raffinato. Su, nel cielo, due falchetti addestrati hanno il loro bel da fare per proteggere i frutteti dall'assalto combinato di decine di fameliche cornacchie. Tra le frasche del boschetto di pini, larici e lecci, di tanto in tanto s'affaccia il muso appuntito di una volpe in agguato, in attesa di un attimo di distrazione del bracco di guardia. In questo periodo estivo, poi, c'è l'ormai familiare coppia di upupe che regolarmente sceglie gli alti lecci per trascorrervi l'estate. E si avverte uno straordinario profumo di fieno, confuso con quello delle rose, che pervade tutto il rosso villaggio che, nelle Ville pontificie di Castel Gandolfo, ospita gli animali del Papa.
La fattoria è un pezzo storico della dimora estiva dei Pontefici. Si trova nella parte estrema della residenza, proprio dietro il cancello che si apre sulla piazza di Albano. Spaziare con l'occhio su questi venti ettari di terra, è come ritrovarsi immersi in una delle tele secentesche del pittore napoletano Andrea De Lione, maestro nel raffigurare anche scene bucoliche caratterizzate da colori brillanti e da un vivace dinamismo. Di colori sono ricchi i fiori delle serre nella zona riservata alla floricoltura, il roseto nei ruderi della villa imperiale, il parco che si confonde con l'orto e si estende sino al pergolato, coperto in questi giorni di pampini verdolini. I tralci s'inerpicano fino alle grandi terrazze ricavate da un'arida pietraia, e trasformate in un digradare ordinato di colture orticole. E nel bel mezzo le mucche. "Una volta - ricorda Saverio Petrillo, il direttore delle Ville - abbiamo ospitato anche due cinghiali. Li aveva regalati don Zeno di Nomadelfia a Paolo VI. Di movimento ne crearono un bel po'. Più pacifiche erano le gazzelle di Pio XI. Erano state donate al Papa dal delegato apostolico in Egitto e il Pontefice si affezionò a quelle bestiole: le andava a trovare ogni volta che si fermava a Castello. Le sue erano visite quotidiane e non andava mai a mani vuote. Si racconta che spesso prendesse tra le sue braccia la più piccolina delle due. Purtroppo fece una brutta fine: un giorno, infatti, spaventata da un gruppo di giovani esploratori ungheresi in visita al Papa, saltò il recinto, si ritrovò sulla via Appia e venne travolta da un'auto. Con grande dispiacere di Pio XI".
Ogni pietra rossa del casale, ogni ramo o pianta avrebbero qualcosa di singolare da raccontare, per il susseguirsi di frequentatori illustri passati in questa parte delle Ville. Di certo la fattoria del Papa, anche se simile a tante altre, suscita comunque curiosità. Non esiste tuttavia un'aneddotica particolare e le cronache ne parlano solo a margine di eventi ben più significativi. Tutto quello che si sa è frutto dei racconti tramandati di generazione in generazione e un po' di storia si può leggere in questa stessa pagina. Ma la fattoria del Papa merita di per sé un'attenzione particolare. Perché, come era nelle intenzioni di Pio XI, può senz'altro essere considerata un modello nel suo genere. Intanto, per la sua caratteristica della quale vanno fieri i fattori. Nonostante sia sempre stata tenuta al passo con i tempi e dotata delle tecnologie più moderne e sofisticate, la fattoria ha infatti conservato intatto l'aspetto del rustico antico, mostrando come sia possibile che l'ordine, la pulizia e le esigenze razionali dell'agricoltura moderna, estremamente tecnologizzata, possano sempre conciliarsi con il sapore della tradizione e con il gusto del pittoresco. Così, nell'ala principale dell'antico casale si scopre una modernissima pastorizzatrice per il latte. "L'uso di materiali d'avanguardia - spiega il responsabile della fattoria Giuseppe Bellapadrona - ci consente di pastorizzare il latte a 75 gradi, in modo da non distruggere le proprietà organolettiche. Da qui esce un latte di alta qualità, con un contenuto di siero-proteine superiore a quello che normalmente si trova nel pastorizzato in commercio. Riusciamo a conservare praticamente intatte tutte le proprietà principali".
Le mucche in produzione, quelle cioè che danno il siero, sono 25 e sono sistemate in una moderna vaccheria, allestita nel 2008. Quasi per evitare che stonasse con il resto del complesso è stata allestita in una zona più defilata. "Ci siamo decisi a farlo - spiega Bellapadrona - per offrire alle mucche un ambiente salubre e confortevole in modo da non farle stressare e dunque per non compromettere la qualità del prodotto". E sarebbe un peccato perché sono bestie di ottimo lignaggio, tutte rigorosamente segnate e marcate nell'anagrafe del Libro della frisona italiana.
Con la nuova sistemazione godono di notevoli spazi di libertà anche se si trovano in un ampio capannone aperto sui quattro lati. Ognuna ha il proprio spazio per il riposo: "Sono loro stesse che si sistemano il giaciglio con la paglia". Così è per il posto alla mangiatoia, una feritoia "che si apre ad orari stabiliti". E il menù è ricco: "Si tratta - precisa il responsabile della fattoria - di un'alimentazione tipica della zona del parmigiano reggiano, tutto a secco, fieno e concentrato. Del tutto assenti le sostanze insilate del fieno o del mais perché nella zona del parmigiano lo sconsigliano per evitare fermentazioni anomale del formaggio". Un piatto unico, insomma, preparato con un miscelatore di ultima generazione, in modo che le "mucche assumano sia la parte proteica che la fibra in un insieme di massima digeribilità e adatto al fabbisogno di ognuna di loro. Questo perché ogni animale, a seconda del latte che produce, ha bisogno di un'integrazione alimentare". Nulla dunque è lasciato al caso. Tanto meno l'igiene: spazzole automatiche provvedono più volte al giorno alla pulitura del canale tra la zona giorno e quella notte, in modo da tenere l'ambiente sempre pulito. Lo stesso vale per il canale di scorrimento utilizzato per raggiungere il reparto mungitura che è completamente meccanizzata.
Proprio grazie ai miglioramenti e soprattutto all'attenzione posta nell'assicurare agli animali il benessere di un'esistenza tranquilla e pulita, "le nostre vacche - spiega Bellapadrona - riescono a produrre grandi quantità di latte, almeno cinquanta litri al giorno ciascuna.
Tuttavia dovendo rispettare la quota di produzione che ci è stata assegnata a suo tempo, circa seicento litri al giorno, dobbiamo cercare di limitare la produzione. Per attenerci alla regola riduciamo i capi in produzione. Del resto il nostro scopo, anche se riusciamo sempre ad autofinanziare ogni attività, non è commerciale. Latte, olio, uova e poche volte la carne sono in vendita esclusivamente nello spaccio annonario del Vaticano".
C'è stato un periodo tuttavia durante il quale il "latte del Vaticano" era particolarmente ambito. "Fu nei giorni - ricorda il responsabile - immediatamente successivi al disastro nucleare di Cernobyl, quando la nube di cesio sprigionata dal reattore distrutto giunse anche sull'Italia e inquinò gran parte delle campagne e dei raccolti. Noi già molto tempo prima, avevamo l'abitudine di conservare le nostre scorte di fieno non solo al coperto ma anche avvolte in teloni impermeabili.
E quando vennero tecnici per verificare il livello di radiazioni assorbite, il risultato fu stupefacente: non c'era traccia alcuna. In quel periodo ricordo che sconsigliavano l'assunzione di latte, soprattutto da parte dei neonati. Mettemmo così a disposizione il nostro. Furono le stesse autorità sanitarie a consigliare chi ne aveva più urgenza di rivolgersi a noi".
Non meno efficiente il pollaio. Un ampio recinto nel quale circa trecento galline ovaiole sono libere di razzolare a piacimento. "Danno - dice Bellapadrona - oltre duecento uova al giorno, che restano in vendita all'annona vaticana per pochissimo tempo: sono molto ambite e terminano in un baleno". Una sessantina sono i polli da carne, anch'essi rigorosamente ruspanti e "il ricambio è assicurato da diverse nidiate di pulcini che acquistiamo direttamente da pollai di fiducia e facciamo crescere secondo rigorosi criteri di igiene".
A completare questo quadro sono un vivaio, dal quale si ricavano i fiori e le piante necessarie per adornare i Palazzi pontifici, un frutteto soprattutto di albicocchi e peschi sufficiente alle esigenze interne e un uliveto secolare che dà frutti per una discreta quantità di olio, fra i duemila e i tremilacinquecento litri. Un nettare reso pregiato dalla spremitura a freddo, oltreché dalla particolarità dell'oliva, piccola ma molto saporita come quelle di alberi secolari. Solo poche bottiglie fanno una fugace comparsa tra gli scaffali dell'annona in Vaticano. E naturalmente tutti i prodotti arrivano sulla tavola del Papa.

(©L'Osservatore Romano 31 agosto 2011)


Paparatzifan
00venerdì 16 settembre 2011 19:04
Dal blog di Lella...

PAPA: DOMENICA COLDIRETTI GLI REGALA UN ALVEARE

Salvatore Izzo

(AGI) - Castelgandolfo, 15 set. - Un vero e proprio alveare per la produzione del miele nella fattoria pontificia sara' donato domenica prossima a Benedetto XVI dalla Coldiretti nell'ambito della Giornata della Salvaguardia del Creato promossa dall'associazione e che sara' celebrata a Castelgandolfo anche con l'esposizione e vendita di alcune specialita' alimentari che rischiavano di essere perdute e che sono salvate da un'intelligente azione di recupero e conservazione.
Gli agricoltori provenienti dalle diverse regioni parteciperanno alla messa nella parrocchia Pontificia San Tommaso da Villanova antistante alla residenza del Papa.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00sabato 17 settembre 2011 13:32
Da "Zenit.org"...

ZI11091609 - 16/09/2011

Permalink: www.zenit.org/article-27972?l=italian

LA STASI DELLA GERMANIA EST CONSIDERAVA RATZINGER UN FIERO OPPOSITORE

Un rapporto rivela come la polizia segreta spiò il futuro Papa

di Edward Pentin*

ROMA, venerdì, 16 settembre 2011 (ZENIT.org).- Nel 1974, una Trabant – una vecchia automobile della Germania dell'Est – sobbalzava nelle campagne della Turingia, una provincia della Repubblica Democratica Tedesca (RDT) comunista. Sul sedile accanto al guidatore sedeva il professor Joseph Ratzinger, e al volante padre Joachim Wanke, allora assistente del seminario locale, l'unico nella RDT.
I due sacerdoti, scrive Rainer Erice, un giornalista della radio tedesca Mitteldeutsche Rundfunk Thüringen (MDR), stavano facendo un'escursione nelle storiche città di Jena e Weimar. Era un momento di relax durante la breve visita di padre Ratzinger nella Germania Est, il cui proposito era quello di pronunciare una serie di interventi di fronte agli studenti e ai teologi di Erfurt, capitale della Turingia.
Ciò che diede importanza a quella visita, tuttavia, è il fatto che segnò l'inizio della vigilanza alla quale la “Stasi”, la polizia segreta della Germania Est, sottopose padre Ratzinger.
Che il professor Ratzinger sia stato spiato dagli informatori della Stasi già si sapeva. Nel 2005 si seppe che gli agenti della Germania Est avevano tenuto degli archivi sul Papa eletto da poco.
Ora, però, nuovi archivi scoperti questa settimana dal MDR gettano un'ulteriore luce su come la polizia segreta considerava il futuro Pontefice e su chi si incaricava di informare su di lui.
I documenti rivelano che nel 1974 la Stasi era ben consapevole del fatto che padre Rtzinger aveva un futuro nella Chiesa, ma non aveva spie adatte a seguirlo. Tutto ciò che sapeva in quel momento (da un informatore non ufficiale chiamato Birke, impiegato del Vescovo di Meissen) era che il professor Ratzinger aveva pronunciato interventi sulla teologia moderna per studenti e accademici durante la sua visita.
Rinnovati sforzi
Man mano che il ruolo del professore cresceva all'interno della Chiesa, la polizia della Germania Est iniziò a interessarsi maggiormente alle sue attività e intensificò gli sforzi, secondo il rapporto di Erice. Nell'epoca in cui monsignor Joseph Ratzinger, Arcivescovo di Monaco, visitò Berlino, nel 1978, per incontrare il Cardinale Alfred Bengsch, presidente della Conferenza Episcopale, la sezione esteri della sicurezza della Germania Est aveva già assunto il compito di spiarlo, assegnandolo a molti informatori non ufficiali in entrambe le Germanie.
Il servizio segreto della RDT considerava il professor Ratzinger “conservatore, reazionario e autoritario”, scrive Erice, e sosteneva che Giovanni Paolo II aveva segnalato l'allora Cardinale
Ratzinger perché fosse l'organizzatore della “controrivoluzione in Polonia”. Altre note della Stasi rivelano che veniva ritenuto “uno dei più fieri oppositori del comunismo”, e che si credeva che sostenesse la dissuasione nucleare tra i blocchi militari dell'Est e dell'Ovest e considerasse il pacifismo “poco realista”.
Erice, tuttavia, aggiunge che malgrado le “centinaia di pagine” di informazioni su Joseph Ratzinger c'erano “poche informazioni significative”, e i rapporti individuali di spionaggio straniero furono quasi “totalmente distrutti”. I documenti scoperti sono relativi solo alle “informazioni di base sull'autore” e al “motivo per cui vennero raccolte quelle informazioni”.
Ad ogni modo, i documenti rivelano dettagli interessanti sugli agenti della Stasi incaricati di informare su Joseph Ratzinger. Erice scrive che “c'era almeno una dozzina di impiegati non ufficiali” a cui era stato affidato questo compito. In questo gruppo erano inclusi due professori universitari della Germania Est considerati dalla Stasi “di fiducia”: l'agente “Aurora”, un professore di ateismo scientifico a Jena e Warnemünde, e l'agente “Lorac”, che lavorava in incognito come professore di teologia a Lipsia. L'agente “Georg” era nel comitato esecutivo della Conferenza Episcopale di Berlino, ed era apparentemente molto informato sulle questioni interne relative alla Chiesa.
In Germania Ovest, la rete della Stasi includeva un monaco benedettino a Treviri noto con il nome di “Lichtblick” (raggio di speranza). Lichtblick spiò per la Stasi per decenni, e secondo Erice “fornì rapporti estesi e affidabili su quanto avveniva in Vaticano”. Un altro agente non ufficiale noto come “Antonius” era un giornalista dell'agenzia cattolica tedesca di notizie, KNA, e diede moltissime informazioni sul Papa, il Cardinale Ratzinger e il Vaticano.
Un altro giornalista venne contrattato a Monaco con il nome di “Chamois”, mentre una spia particolarmente importante fu un politico appartenente al partito Christian Social Union e vecchio confidente di Franz Josef Straus, che fu leader di questo partito. L'agente era conosciuto con i nomi di “Lion” e “Trustworthy”. Questa rete informativa valicava anche le frontiere della Germania. In Italia la Stasi impiegò l'agente “Bernd”, che forniva informazioni sulla politica estera della Santa Sede.
Timido ma incantatore
Con tutti questi informatori, Erice scrive che la Stasi era ben organizzata quando Joseph Ratzinger si recò a Dresda nel 1987 per incontrare un gruppo di cattolici. “La Stasi compì un grande sforzo nella vigilanza dell'incontro”, ha spiegato, cercando di far sì che la vigilanza passasse inosservata soprattutto al passaggio della frontiera. “Le forze di sicurezza ricevettero istruzioni per dargli un trattamento preferenziale ed educato quando avesse attraversato la frontiera”, dicono i rapporti, così come disagi quali il registro dei bagagli in genere applicati ai visitatori occidentali “dovevano essere omessi”.
Malgrado i suoi grandi sforzi, Erice dice che la Stasi commise alcuni errori fondamentali. Scrisse innanzitutto male la città natale del Papa, Merkl anziché Marktl, e anche se lo voleva ritrarre in modo negativo non riuscì a evitare qualche osservazione positiva. Oltre a lodare la sua grande intelligenza, sottolineò: “Anche se in una conversazione all'inizio può sembrare timido, ha un incanto che ti conquista”.
Benedetto XVI non è, ovviamente, il primo Pontefice che ha trascorso buona parte della sua vita vigilato da agenti segreti. Il Beato Giovanni Paolo II venne spiato dal KGB e dalla SB (la polizia segreta polacca). In base a un'indagine pubblicata da George Weigel nel suo recente libro “La fine e l'inizio”, queste agenzie iniziarono a interessarsi alle attività di Karol Wojtyła quando era Vescovo ausiliare di Cracovia nel 1958.
Weigel ricorda che tra il 1973 e il 1974 le autorità polacche considerarono l'ipotesi di arrestare Wojtyła con l'accusa di sedizione. La polizia segreta lo pedinava nei suoi viaggi in canoa e cercò di coinvolgere i suoi più stretti collaboratori. Nel mirino c'era non solo il Papa, ma anche il Vaticano.
“Ciò che mi ha più sorpreso è stata la grandezza dei suoi sforzi, che hanno richiesto milioni di ore di lavoro e miliardi di dollari”, ha detto Weigel in un'intervista al National Catholic Register lo scorso anno. “Non conoscevo nemmeno la quantità di volte in cui le agenzie di intelligence del blocco sovietico hanno cercato di manipolare il Concilio Vaticano II per i propri scopi e quanto il Vaticano sembrava essere inconsapevole di questo fatto (e ha continuato ad esserlo fino al 1978)”.
Le rivelazioni di questa settimana arrivano alcuni giorni prima della visita di Stato che Benedetto XVI compirà in Germania dal 22 al 25 settembre, che include una visita a Erfurt. In questa città sarà ricevuto dall'attuale Vescovo della Diocesi, la sua guida nella visita del 1974, Joachim Wanke.

* Edward Pentin è uno scrittore freelance che vive a Roma. Può essere contattato all'indirizzo epentin@zenit.org

Paparatzifan
00domenica 18 settembre 2011 19:48
Dal blog di Lella...

In occasione della celebrazione della Giornata della Salvaguardia del Creato a Castel Gandolfo

Mezzo milione di api nella 'fattoria' del Papa, il dono della Coldiretti a Ratzinger

Roma - (Adnkronos)

L'alveare è composto di otto arnie ognuna delle quali a regime produrrà circa 35 chili di miele all'anno per un totale di 280 chili.
Un vero e proprio alveare composto di otto arnie con mezzo milione di api al lavoro per l'impollinazione e la produzione di miele nella 'fattoria pontificia' è stato donato al Santo Padre in occasione della celebrazione della Giornata della Salvaguardia del Creato a Castel Gandolfo. L'iniziativa è degli agricoltori della Coldiretti guidati dal presidente nazionale Sergio Marini e della Fondazione Campagna Amica che ha organizzato un mercato dei produttori anche con prodotti della natura a rischio di estinzione salvati dagli agricoltori, dal fagiolo del purgatorio alla roveja fino al pomo d'oro che conserva il colore giallo originale di quello coltivato in Messico dai Maya, oltre naturalmente alle api.
Il Papa al termine dell'Angelus a Castel Gandolfo ha ricevuto Marini accompagnato da una delegazione dell'organizzazione. Il presidente della Coldiretti ha espresso profonda gratitudine per il riconoscimento del Santo Padre che ha ringraziato pubblicamente la Coldiretti per il dono ricevuto al termine dell'Angelus.
Un insetto profondamente simbolico, le api non sono importanti solo per la produzione di miele, ma sono delle vere sentinelle dell'equilibrio naturale globale tanto che la loro scomparsa avrebbe conseguenze disastrose per la salute e l'ambiente. L'alimentazione umana infatti, rileva la Coldiretti, dipende per oltre un terzo da coltivazioni impollinate attraverso il lavoro di insetti, al quale proprio le api concorrono per l'80%.
Ognuna delle otto arnie a regime produrrà circa 35 chili di miele all'anno per un totale di 280 chili grazie al progetto di miele italiano-filiera corta realizzato dall'Azienda Agricola del Vaticano in collaborazione con Coldiretti-Campagna Amica che offrirà la necessaria assistenza tecnica. L'azienda agricola del Vaticano di Castel Gandolfo dove è stato allestito l'alveare proveniente dalla cooperativa La Sonnina è un pezzo storico della dimora estiva dei Pontefici.
L'Osservatore Romano, rileva Coldiretti, descrive la fattoria del Papa come ''un modello nel suo genere. Intanto, per la sua caratteristica della quale vanno fieri i fattori. Nonostante sia sempre stata tenuta al passo con i tempi e dotata delle tecnologie più moderne e sofisticate, la fattoria ha infatti conservato intatto l'aspetto del rustico antico, mostrando come sia possibile che l'ordine, la pulizia e le esigenze razionali dell'agricoltura moderna, estremamente tecnologizzata, possano sempre conciliarsi con il sapore della tradizione e con il gusto del pittoresco''.
''Così, nell'ala principale dell'antico casale si scopre una modernissima pastorizzatrice'' per il latte ottenuto da 25 mucche in produzione che sono sistemate in una moderna stalla, allestita nel 2008. Non meno efficiente il pollaio. Un ampio recinto nel quale circa trecento galline ovaiole sono libere di razzolare a piacimento. Una sessantina sono i polli da carne, anch'essi rigorosamente ruspanti.
''A completare questo quadro sono un vivaio, dal quale si ricavano i fiori e le piante necessarie per adornare i Palazzi pontifici, un frutteto soprattutto di albicocchi e peschi sufficiente alle esigenze interne e un uliveto secolare che dà frutti per una discreta quantità di olio, fra i duemila e i tremilacinquecento litri. Un nettare reso pregiato dalla spremitura a freddo, oltreché dalla particolarità dell'oliva, piccola ma molto saporita come quelle di alberi secolari. Solo poche bottiglie fanno una fugace comparsa tra gli scaffali dell'annona in Vaticano. E naturalmente tutti i prodotti arrivano sulla tavola del Papa''.

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