Le curiosità nei Sacri Palazzi ed anche al di fuori...

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Paparatzifan
00giovedì 4 giugno 2009 21:19
Dal blog di Lella...

Nuovo servizio meteo nel sito del Governatorato

Che tempo fa in Vaticano?

di Nicola Gori

Che tempo fa in Vaticano? Da qualche giorno è possibile saperlo accedendo alla sezione meteo del portale istituzionale (www.vaticanstate.va).
Temperatura, umidità, pressione atmosferica, ventosità, grado di precipitazione: sono solo alcuni dei parametri offerti al pubblico dal nuovo servizio meteo che non ha l'ambizione di essere previsionale, ma facile strumento di misurazione consultabile con un semplice clic.
Il sistema è basato su una stazione meteorologica del tipo "Davis Vantage pro 2" posta ai primi di marzo di quest'anno sulla sommità del palazzo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Il dottor Vetere, che cura gli aspetti tecnici del portale vaticano, ci ha spiegato i dettagli del nuovo servizio: "Utilizziamo uno strumento abbastanza sofisticato, considerato come semiprofessionale per l'efficacia della misurazione e la sensibilità dei sensori. L'apparecchio è stato montato in un ambiente sufficientemente pulito, per assicurare una totale indipendenza da qualunque altra fonte che potesse impedire la rilevazione".
Attualmente, il sistema non permette di fare previsioni a breve termine, in quanto il calcolo si affida a un solo parametro - la variazione della pressione atmosferica - che da solo non è sufficiente allo scopo. Infatti, come ha spiegato Vetere, "per la previsione occorre fare riferimento a modelli matematici anche abbastanza complessi. Quindi se si vuole uno strumento previsionale si deve affiancare il nostro apparecchio a una serie di apparati che, a partire appunto da modelli matematici, traccino previsioni a due o tre giorni".
L'utente che accede alla sezione meteo si trova davanti a una serie di dati non indifferente messi a sua disposizione. Oltre a quelli di immediata visualizzazione, ve ne sono altri accessibili con un semplice clic su finestre a tendina. In questo modo, si visualizzano vari grafici che la stazione fornisce e che appagano la curiosità anche dei più esigenti: direzione e velocità del vento, barometro, umidità, precipitazioni, pressione, temperatura. Tutte informazioni che sono divise in periodi temporali: quelle del momento presente, dell'ultima ora, dell'ultimo giorno e via via fino a quelle dell'ultimo anno. Si può anche scegliere di consultare i grafici sulla base delle rilevazioni archiviate e leggerli scegliendo le varie unità di misura.
Oltre a questa serie di grafici, è possibile esaminare gli archivi del mese corrente, dell'anno e quelli complessivi. Veniamo così a sapere, per esempio, che da quando è entrato in funzione il sistema meteo vaticano, il giorno più caldo è stato martedì 26 maggio, con 33,2 gradi riscontrati alle 15; quello più freddo lunedì 20 aprile, con 9,3 gradi alle 7; quello con più pioggia martedì 28 aprile, quando alle 23.30 sono caduti 6,4 millimetri di acqua; quello con la raffica di vento più alta lunedì 27 aprile, quando alle 16.30 è stata misurata in 62mph, 337.
Esiste poi un servizio di integrazione con le webcam. Si tratta di un'interazione tra la sezione meteo e tre webcam operative che offrono un riscontro effettivo. Esse sono poste in luoghi che permettono una facile visualizzazione della situazione meteo: in piazza, sulla basilica e sulla cupola di San Pietro.
Attualmente, i dati consultabili sono solo una piccola parte di quelli effettivamente rilevati dalla stazione. In programma vi è, infatti, la possibilità di estendere ulteriormente il servizio, inserendolo in un generale ampliamento dei contenuti del sito del Governatorato.
Non dobbiamo dimenticare il lavoro che vi è stato per preparare e offrire agli utenti il nuovo servizio meteo in rete: "La prima accortezza è stata che l'introduzione di un nuovo apparato non venisse a compromettere la sicurezza informatica di tutto il sistema". Infatti, nel momento in cui viene introdotto un nuovo strumento sul sito, occorre valutare la perimetria di sicurezza che c'è intorno all'infrastruttura informatica esistente per evitare che nuove integrazioni possano introdurre nuove vulnerabilità. "Risolti i problemi di integrazione si è passati a determinare la definizione dell'immagine che accogliesse i dati meteorologici forniti dalla stazione". Uno sforzo che permette ora anche ai visitatori del sito dello Stato vaticano di soddisfare la curiosità intorno a uno dei temi più cliccati nella rete: il tempo.

(©L'Osservatore Romano - 5 giugno 2009)


+PetaloNero+
00sabato 13 giugno 2009 01:34
Da Petrus

Auguri di cuore a Giovanni Battista Polga, ex Gendarme centenario



CITTA’ DEL VATICANO - Si e' visto recapitare a casa il telegramma di felicitazioni del Papa per il raggiungimento del centesimo anno di vita, Giovanni Battista Polga, gia' agente del Corpo della Gendarmeria Pontificia. Postini d'eccezione, il comandante del Corpo, il dottor Domenico Giani, il cappellano, Monsignor Giulio Viviani, e il dirigente Antonio Perfetti. Giovanni Battista Polga e' nato l'11 giugno del 1909 a Giovenale, una frazione di Schio. Nel Corpo della Gendarmeria e' entrato il 16 aprile del 1934. L'ultimo periodo del suo servizio alla Santa Sede lo ha successivamente reso presso i Musei Vaticani, dove molti ancora lo ricordano scrupoloso e attento custode dei tanti tesori dell'arte che vi sono conservati.
+PetaloNero+
00sabato 13 giugno 2009 15:51
Ritratto di Monsignor Gaenswein per i suoi 25 anni di sacerdozio
Alessandra Borghese per "Gente"

Conosco Monsignor Georg Gaenswein dai tempi in cui lavorava alla Congregazione per la Dottrina della Fede, prima ancora che diventasse il segretario dell’allora cardinale prefetto Joseph Ratzinger e poi come noto segretario particolare di Sua Santità Benedetto XVI. Questo per dire che la mia simpatia e stima nei confronti di questo giovane e colto sacerdote risalgono a tempi non sospetti. Negli anni ho avuto diverse occasioni per incontrarlo informalmente anche grazie ad amici comuni. Ciò che mi affascina di più di don Georg è il suo bel volto aperto con un sorriso rassicurante e sobrio. L’altro giorno ho ricevuto un suo e-mail d’invito. Con il suo stile silenzioso, asciutto ed essenziale mi comunicava che il 1 giugno alle 19 (oggi per chi legge), avrebbe celebrato una Santa Messa nella Chiesa di Santo Stefano degli Abissini in Vaticano, dopo la celebrazione ci saremmo ritrovati, amici e famigliari, per cena nella Casina di Pio IV. Una frase semplice e chiara spiegava la motivazione dell’invito, mi colpì perché -se pur breve- era carica di emozione: “25 anni fa sono stato ordinato sacerdote!”.

Per don Georg questo anniversario è un momento di ringraziamento e riflessione. La sua decisione di diventare sacerdote si è sviluppata coerentemente, non è stato di certo un fulmine a ciel sereno. Verso i diciotto anni chi lo conosceva bene intravedeva già nel suo modo di essere chiaro e trasparente una piccola radice nei confronti del sacerdozio. “Radice che poi negli anni è cresciuta portando buoni frutti”, come ama lui stesso dire.

Inizialmente la sua famiglia non era così convinta della sua scelta religiosa. Poi capendo che la vocazione di Georg era vera e sincera l’atteggiamento si è modificato. Decisivo e fondamentale è stato il suo rapporto con la madre che è ancora fortissimo. Don Georg infatti descrive sua madre come “una donna che non ha mai chiesto e imposto, ma che ha soprattutto saputo dare delle risposte alle domande dei figli”.

Verrebbe spontaneo provare a tirare le somme di questi primi 50 anni di vita -di cui 25 spesi al servizio della chiesa- di uno dei monsignori più in vista del Vaticano. Conoscendo don Georg questa importante ricorrenza è per lui più un punto di partenza che un punto di arrivo. Il giovane Gaenswein non aveva di certo pianificato di approdare a Roma per poi diventare addirittura il più stretto collaboratore del papa. Tanto è vero che non ha mai nascosto la sua emozione e sorpresa nel ritrovare il “suo” cardinale e capo come papa. In più di un’occasione gli ho sentito raccontare di non aver mai fatto programmi precisi ma piuttosto di aver seguito gli ordini dei superiori. Ricordo una volta, di averlo ascoltato parlare ad un gruppo di giovani impauriti da un eventuale scelta radicale di vita quale il sacerdozio. Don Georg in maniera diretta e senza mezzi termini fu esplicito: “la vita, la si può guadagnare soltanto perdendola come insegna il Signore!”. E aggiunse in maniera schietta: “il momento della decisone di cosa fare della propria vita è importantissimo. Se si decide qualcosa bisogna farlo con tutto il cuore dal profondo dell’anima. Per questo è importante saper dare tutto di noi stessi e non soltanto un pezzetto. Solo così si raggiunge la pienezza”. Pensai tra me, Monsignor Gaenswein ha di certo un incredibile chiarezza dottrinale!

In questi anni il suo comportamento esteriore è cambiato per causa di forza maggiore. All’inizio il suo atteggiamento aperto e cordiale con tutti è stato forse un po’ ingenuo, lasciando spazio a commenti superficiali nei suoi confronti, per questo adesso è diventato molto più prudente. Non ha mai però nascosto agli amici la sua costante e sorprendente emozione nel seguire il papa malgrado le difficoltà dell’incarico. Perché essere vicino al papa non è soltanto un compito glamour, ma vuol dire innanzitutto servizio, umiltà e devozione totale. Tutto ciò che si fa, lo si fa per una altra persona dovendo così rinunciare a se stessi e ai propri desideri. Malgrado la mole di lavoro ed i pressanti impegni ed incontri in agenda per fortuna non mancano dei momenti d’intimità tra il Santo padre e don Georg. Come la Santa messa mattutina, la recita del rosario pomeridiano e le piccole chiacchiere dopo mangiato tra una passeggiatina e l’altra in terrazzo o in giardino. Nell’immaginario collettivo si è spesso cercato di comparare don Georg a padre Ralph del famoso film Uccelli di Rovo: bello e impossibile. Lui sa bene che l’aspetto fisico -benché sia una dote ricevuta e gratuita- può essere utile anche per la vita pastorale e l’annuncio del Vangelo. Ma di certo non può essere una forma di orgoglio e superbia. Anche per questo è spesso invidiato e vittima di gelosie di Palazzo. Don Georg cerca così di distinguere tra la sua persona e ciò che la gente può volere attraverso di lui. Il suo metodo di discernimento si basa sulla sincerità delle relazioni. Per lui “la sincerità si scopre infatti con il tempo e non si lascia nascondere facilmente”.

Forse la sua dimensione meno nota al pubblico è quella accademica, laureato nel famoso Istituto di Diritto Canonico a Monaco, già professore all’Università di Santa Croce ha infatti pubblicato ben 17 scritti di ricerca canonica e teologica.

Il suo essere sportivo credo lo abbia formato moltissimo da un punto di vista umano. Perché secondo lui “lo sport da la possibilità di competere con altri in forma positiva. Un sano modo di relazionarsi e confrontarsi”. Ovviamente la mancanza della “sua” amata Foresta Nera si fa sentire, quando ne parla si può scorgere nei suoi occhi un velato sentimento di nostalgia verso quei luoghi cari e lontani.

Le sue doti principali sono la serietà , la caparbietà e la perseveranza. Se dobbiamo trovargli un difetto, potrebbe essere identificato nella poca pazienza. Nel senso che tale è il suo desiderio di fare e di veder realizzate le cose in maniera perfetta che deve sforzarsi a pazientare per vederne il risultato. Per concludere, Monsignor Gaenswein è uomo completo e realizzato che malgrado ammetta “di non avere sogni nel cassetto”, non finirà di far parlare di sè e sono certa continuerà a distinguersi nel suo servizio alla chiesa.

Da: www.alessandraborghese.com



Le scansioni dell'articolo potete scaricarle qui:

www.sendspace.com/file/n1nv15
+PetaloNero+
00mercoledì 17 giugno 2009 01:28
L'Osservatorio Astronomico Vaticano cambia sede
L'altro gruppo di ricerca vaticano resta in Arizona



CITTA' DEL VATICANO, martedì, 16 giugno 2009 (ZENIT.org).- La sede dell'Osservatorio Astronomico Vaticano di Castel Gandolfo, situato nel Palazzo pontificio, si trasferisce nella vicina cittadina di Albano.

L'Osservatorio, che in passato si trovava all'interno della Città del Vaticano (venne creato in occasione della riforma del calendario gregoriano), era stato trasferito a Castel Gandolfo nel 1939 per evitare l'inquinamento luminoso di Roma.

Ora svolge le sue funzioni principali nel deserto dell'Arizona (Stati Uniti), a Mount Graham, sotto la direzione di padre José Gabriel Funes, S.I.

L'Osservatorio di Castel Gandolfo continua comunque a ricevere visite (nelle quali si possono osservare le macchie solari) e soprattutto accoglie i gesuiti durante l'estate e le sessioni estive con giovani astronomi di tutto il mondo.

Ciò che restava a Castel Gandolfo verrà ora trasferito in un antico convento.

Secondo il conservatore della collezione di meteoriti del Vaticano, il sacerdote gesuita Guy Consolmagno, il trasferimento è dovuto al crescente numero di visitatori, che può rappresentare un problema per il luogo di riposo del Papa.

“Il trasferimento dell'Osservatorio e dei quindici scienziati avrà luogo nel mese di giugno”, ha spiegato. L'inaugurazione dei nuovi locali avverrà a ottobre.

Lo spostamento non è una questione di poco conto, ha detto, visto che la Biblioteca ospita circa 22.000 volumi, tra cui una preziosa collezione di libri antichi e opere di Copernico, Galileo, Newton, Kepler, Brahe, Clavius e Secchi.

Ogni due anni, l'Osservatorio organizza incontri internazionali su questioni di studio vicine all'Istituto a cui partecipa una ventina di esperti, e in seguito ne pubblica gli Atti.

L'Osservatorio ha accolto nel 1986 un corso estivo di astronomia della durata di un mese per 25 studenti di varie parti del mondo, con la partecipazione di eminenti studiosi. L'iniziativa è stata riproposta nel 1988 e si ripete ora a cadenza biennale.

L'istituzione accoglie anche per periodi più o meno brevi esperti che vogliono collaborare alle ricerche degli astronomi della Specola Vaticana, nome con cui è conosciuto l'Osservatorio Astronomico Vaticano.

I risultati delle ricerche dell'Osservatorio sono pubblicati su riviste internazionali. Il rapporto annuale è inviato a circa 400 istituti di tutto il mondo.

L'Osservatorio Astronomico Vaticano, uno dei più antichi al mondo, è un istituto di ricerca scientifica che dipende direttamente dalla Santa Sede.

E' stato fondato da Papa Gregorio XIII nel 1578 e fin dall'inizio vi hanno lavorato astronomi e matematici gesuiti, ma in seguito hanno partecipato anche altri Ordini religiosi.

Nel 1981 la Specola ha fondato un secondo centro di ricerca, il "Vatican Observatory Research Group" (VORG), a Tucson (Arizona, Stati Uniti), in collaborazione con l'università locale.

+PetaloNero+
00giovedì 18 giugno 2009 16:44
Eccezionale restauro del colonnato di Piazza San Pietro. Intervista al direttore dei Musei Vaticani


Il colonnato che abbraccia Piazza San Pietro è in questi giorni sottoposto a un eccezionale restauro. Dopo quasi tre secoli e mezzo l'emiciclo ideato dal genio barocco di Gian Lorenzo Bernini aveva ormai bisogno di un rinnovamento totale. I lavori - iniziati a marzo dopo quattro mesi di cantiere pilota e condotti secondo le metodologie più avanzate - riprendono la logica seriale di Bernini procedendo per moduli, in modo da ridurre l'impatto sull'intera piazza. Scopo dell’operazione è ridare stabilità alla struttura che secondo Papa Alessandro VII Chigi, che la commissionò all’artista napoletano, doveva essere: ‘La visibile cavea della Chiesa universale’. Il restauro, richiesto dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, vede come responsabile della direzione artistica il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani: ascoltiamolo al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Nel 1657 un grande Papa, che si chiamava Alessandro VII dei Principi Chigi, incontrò proprio qui nei Palazzi Vaticani il più grande architetto del mondo di allora, Gian Lorenzo Bernini. Il Papa lo chiama, e tutti e due si mettono d’accordo sul progetto del colonnato, che circonda da destra e sinistra la piazza, che fino a quel momento era uno spazio vago, uno spazio indefinito. Bisognava sistemare la piazza, darle anche un significato simbolico, trasformarla proprio nella cavea, il teatro dell’ecumene, della Chiesa universale. Il Papa aveva le idee chiare, Bernini altrettanto, e venne fuori questa idea meravigliosa dell’ovato tondo, come si chiamava e si chiama ancora nei manuali di scienza architettonica. 280 colonne, 140 sculture apicali, una montagna di travertino: il tutto era finito 10 anni dopo. Sembra incredibile, ma è così: nel 1667, i due bracci del colonnato già esistevano e le statue erano messe in opera. Il Papa aveva messo due sole condizioni: fare tutto nel tempo più breve possibile – e Gian Lorenzo Bernini rispettò l’impegno – e altra condizione che aveva messo - i tempi sono sempre gli stessi, situazione endemica questa – spendere il meno possibile, perché i soldi non c’erano, erano pochi. E Gian Lorenzo Bernini rispettò anche questo punto. Solo che questo secondo punto qualche conseguenza negativa l’ha portata, perché ha dovuto fare economia e ha dovuto utilizzare un travertino di seconda o di terza scelta. Ed entro subito, quindi, nelle ragioni del restauro. Dopo 300 e più anni è chiaro che i segni di degrado cominciano ad essere evidenti e quindi bisogna intervenire su uno spettro molto ampio di analisi e di interventi, a cominciare dalle coperture, dalla disciplina delle acque meteoriche, dalla sostituzione delle parti lapide più degradate, dal consolidamento delle sculture, che minacciano di staccarsi a pezzi, e che minacciano quindi anche l’incolumità pubblica, evidentemente. Tutte queste cose insieme si faranno in un restauro che sarà affidato alla Società di Costruzioni edili Navarra, che ha vinto l’appalto. Presumibilmente durerà dai quattro ai cinque anni. Presumibilmente, perché come sempre succede, è facile che durerà di più. Presumibilmente costerà circa 20 milioni.

D. – Il costo sarà coperto interamente dagli sponsor?

R. – Sì, perché chi passa per Piazza San Pietro lo può vedere. Adesso c’è l’Enel. Grandi sponsor di assoluto prestigio sono quelli che verranno ospitati nella piazza dove ogni anno fra i 20 e 30 milioni di persone vengono da tutto il mondo. Per lo sponsor è una visibilità assolutamente apprezzata; per il Vaticano significa avere il denaro che, con questi chiari di luna, sarebbe difficile avere altrimenti.

D. – Quale effetto possiamo immaginarci al termine del restauro: una piazza più luminosa?

R. – No, guai se così fosse. I restauri che si mostrano troppo chiaramente sono i restauri peggiori. Sarà un restauro che non si vede: questo è il mio obiettivo e il mio augurio. Vogliamo soltanto mettere il porticato del Bernini in condizione di vivere per il tempo più lungo possibile, nelle condizioni migliori. E’ questo quello che si deve chiedere al restauro. Guai a chiedere qualcos’altro.

D. – Il Papa si è interessato personalmente ad un progetto che coinvolge quello che è il “teatro” delle sue udienze del mercoledì o dell’Angelus della domenica?

R. – Sì, immagino che il Papa sappia di questo restauro, anche perché fisicamente lo vede. E credo, sono convinto, che ne sarà contento, quando il risultato sarà raggiunto, perché in forma simbolica, in forma metaforica, il porticato di San Pietro, già al tempo di Alessandro VII Chigi – per questo fu fatto – e ancora oggi, nell’immaginario di tutti, rappresenta la Chiesa universale, che abbraccia il mondo intero. Quale immagine più facile, in un certo senso, più efficace, più suggestiva di questa?


Radio Vaticana
+PetaloNero+
00sabato 27 giugno 2009 21:51
Ritrovato a Roma il più antico ritratto di san Paolo


Doveva essere una normale giornata di lavoro quella dello scorso 19 giugno per i restauratori della Pontificia Accademia di Archeologia Sacra, impegnati nelle catacombe di santa Tecla sulla via Ostiense a Roma. Poi, grazie alla tecnologia laser, l’inattesa scoperta: il più antico ritratto di san Paolo è emerso sotto una spessa concrezione calcarea al centro della volta di un cubicolo. A dare notizia del ritrovamento dell’affresco del IV secolo è l’edizione odierna dell’Osservatore Romano.


Radio Vaticana
+PetaloNero+
00domenica 28 giugno 2009 15:34
Ritrovata nelle Catacombe di Santa Tecla a Roma la più antica icona di San Paolo

Doveva essere una normale giornata di lavoro quella dello scorso 19 giugno per i restauratori della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, impegnati nelle catacombe di Santa Tecla nei pressi della Via Ostiense a Roma. Poi, grazie alla tecnologia laser, l’inattesa scoperta: il più antico ritratto di San Paolo è emerso sotto una spessa concrezione calcarea al centro della volta di un cubicolo. A dare notizia del ritrovamento dell’affresco del IV secolo è l’edizione odierna dell’Osservatore Romano. Ascoltiamo il racconto di Barbara Mazzei direttrice dei lavori di restauro della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. L'intervista è di Paolo Ondarza.

R. – Noi stavamo lavorando già da molto tempo in questo cubicolo delle catacombe di Santa Tecla, che è completamente affrescato. Le pitture però erano ricoperte da una concrezione calcarea, che ci impediva di vedere che cosa ci fosse al di sotto. Finalmente abbiamo deciso di affrontare la volta del cubicolo, che era quella in peggiori condizioni, con la pulitura laser. Il risultato è stato eccezionale, perché effettivamente, al di sotto la pittura era ancora quasi intatta e quindi ne è uscito fuori il volto di Paolo.


D. – Come avete capito che era San Paolo e qual è stata la vostra emozione?


R. – Abbiamo capito che era San Paolo, perché raffigurato secondo quello che è l’iconografia tradizionale dell’epoca paleocristiana del volto di San Paolo. Quindi, con un volto molto magro, la barba scura e a punta e calvo. E’ stata una cosa eccezionale, perchè non si era mai trovato nella volta di un cubicolo il ritratto, soltanto il ritratto, di San Paolo. Di solito nell’iconografia paleocristiana abbiamo delle rappresentazioni di San Paolo, ma sono legate più al collegio apostolico, quindi insieme con San Pietro, che accompagna i defunti, insomma in scene di altro tipo. Tra l’altro, la catacomba di Santa Tecla si trova molto vicino alla Basilica di San Paolo. Quindi, la figura di Paolo messa così in evidenza è indubbiamente eccezionale.


D. – Ed è presumibile che la collocazione vicino alla Basilica di San Paolo abbia determinato poi la scelta di questo soggetto da parte di chi lo ha affrescato?


R. – Probabilmente sì, perché fra l’altro nella più antica decorazione della Basilica di San Paolo esistevano già questi ritratti in clipeo, lungo la navata, dove è raffigurata tutta la sequenza dei Papi. Probabilmente, a quell’epoca, dovevano esistere anche dei ritratti di San Pietro e di San Paolo.


D. – Stiamo parlando di un ritratto databile al IV secolo. Quali erano le rappresentazioni più antiche finora conosciute?


R. – Per quanto riguarda la pittura delle catacombe abbiamo appunto delle altre raffigurazioni di San Paolo, che però sono a figura intera, soprattutto nella catacomba di Domitilla, e che risalgono anche loro alla fine del IV secolo, e poi in alcuni esempi all’interno del Collegio Apostolico, ed una tra le più conosciute è sempre nelle catacombe di Domitilla.


D. – Quando sarà possibile vedere questo affresco?


R. – Prossimamente, quando porteremo a conclusione il lavoro. La catacomba in realtà non è aperta al pubblico, però ovviamente si faranno delle visite guidate apposite.


D. – Non poteva esserci miglior regalo a conclusione dell’Anno Paolino...


R. – Sì, anche per noi è stata veramente emozionate questa coincidenza di fattori. Fra l’altro, tra i quattro clipei della volta, il primo sul quale abbiamo applicato il laser è stato proprio questo, che casualmente era quello di San Paolo.


Radio Vaticana
+PetaloNero+
00giovedì 2 luglio 2009 17:03
Da Petrus

Va in pensione Suor Giovanna, un quarto di secolo in Sala Stampa

CITTA’ DEL VATICANO - Dopo un quarto di secolo va in pensione suor Giovanna Gentili, responsabile dell'ufficio accrediti della sala stampa vaticana. Trentina, carattere riservato e piglio cortese, 'suor Giovanna' - così la conoscono i giornalisti di tutto il mondo che frequentano la sala stampa di via della Conciliazione 54, per il tran-tran quotidiano o per eventi straordinari come i funerali di Wojtyla e il conclave che elesse Ratzinger - ha rappresentato per 25 anni un punto di riferimento nel mondo dell'informazione che gira intorno al Papa. Per salutarla, sono intervenuti ad una tavola rotonda informale il portavoce papale, padre Federico Lombardi, il vicedirettore della sala stampa, padre Ciro Benedettini, il presidente del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, Monsignor Claudio Maria Celli, una rappresentante dell'assessorato della provincia di Trento alla solidarietà internazionale, ed un nutrito gruppo di giornalisti. Benedetto XVI non è mancato all'iniziativa, inviandole una croce onorifica 'Pro Ecclesia et pro Pontifice'.
Paparatzifan
00lunedì 6 luglio 2009 21:34
Dal blog di Lella...

Riaperta al culto la Cappella Paolina. Con due novità

È la cappella privata del papa, nei palazzi Vaticani. Sottoposta a un completo restauro, è tornata ad avere l'altare rivolto verso il tabernacolo. Ma è nuova anche l'interpretazione che Benedetto XVI ha dato dei due affreschi di Michelangelo, specie dello sguardo dell'apostolo Pietro...

di Sandro Magister


ROMA, 6 luglio 2009 – Le illustrazioni riprodotte qui sopra sono due particolari di due affreschi di Michelangelo, dipinti l'uno di fronte all'altro nella Cappella Paolina: la conversione di Paolo e la crocifissione di Pietro.

La Cappella Paolina non è aperta ai visitatori. Situata nei palazzi vaticani a pochi passi dalla Cappella Sistina, è luogo di preghiera riservato al papa. Sottoposta a un completo restauro, è stata riaperta al culto sabato 4 luglio da Benedetto XVI, che vi ha presieduto i vespri.

La notizia della riapertura al culto della Cappella Paolina ha avuto scarso risalto nei media, soverchiata dall'imminente pubblicazione dell'enciclica "Caritas in veritate" e dall'incontro tra il papa e Barack Obama.

Ma almeno due novità vanno rilevate.

***

La prima è che i restauri hanno implicato anche un riordino del presbiterio, in fedeltà alla tradizione liturgica.

Paolo VI, nel 1975, aveva sostituito l'altare rivolto al tabernacolo con un nuovo altare staccato dalla parete, di forma ovale, sul quale celebrare guardando i fedeli.

Aveva inoltre eliminato la balaustra in legno per la comunione e collocato al suo posto un ambone in marmo scolpito. Il pavimento era stato ricoperto da una moquette rossa. E così le pareti laterali fino all'altezza degli affreschi.

Benedetto XVI ha rimesso al suo posto il precedente altare, sia pure un poco staccato dal tabernacolo, ripristinando la celebrazione di tutti "rivolti al Signore". Ha tolto l'ambone e rimesso al suo posto la balaustra. La moquette rossa è sparita sia dalla pavimentazione che dalle pareti, restituite al loro aspetto originale.

***

La seconda novità riguarda l'interpretazione dei due affreschi di Michelangelo dedicati a san Pietro e a san Paolo, in particolare l'interpretazione dello sguardo di Pietro.

L'interpretazione tradizionale dice che Pietro – mentre sta per essere crocifisso a testa in giù – volga il capo per fissare ognuno che entra nella cappella, per ricordargli che il martirio può essere la sorte di chi segue Gesù.

A convalida di questa interpretazione si ricorda che fino al 1670 si tennero nella Cappella Paolina numerosi conclavi. Pietro fissava negli occhi i cardinali che si apprestavano ad eleggere il suo successore. E l'eletto, entrando da lì in avanti nella cappella a pregare, avrebbe incrociato ogni volta il proprio sguardo con quello del primo degli apostoli.

Anche i responsabili del restauro, nel presentare al pubblico il 30 giugno la rinnovata cappella, si sono sostanzialmente attenuti a questa tradizione interpretativa.

Ebbene, la novità è che Benedetto XVI se ne è distaccato. Nell'omelia dei vespri con i quali ha riaperto al culto la Cappella Paolina, egli ha dato dello sguardo di Pietro nell'affresco di Michelangelo un'interpretazione nuova.

Il papa ha detto che lo sguardo di Pietro, invece che al visitatore, si rivolge piuttosto al volto di Paolo, sulla parete di fronte: a Paolo che porta in sé la luce di Cristo risorto. "È come se Pietro, nell’ora della prova suprema, cercasse quella luce che ha donato la vera fede a Paolo".

Naturalmente, ha aggiunto il papa, ciò non toglie che questo dialogo di sguardi tra i due apostoli sia un grande ammaestramento per chi entra a pregare nella Cappella Paolina, e in particolare per i successori di Pietro.


Paparatzifan
00martedì 7 luglio 2009 23:25
Dal blog di Lella...

Taro Aso in Vaticano, gli regala telecamera digitale

E' il primo Capo del governo giapponese di religione cattolica

In Italia per partecipare al G8 dell'Aquila, il giapponese Taro Aso, primo capo del governo nipponico di religione cattolica, è stato ricevuto oggi dal Papa in Vaticano. Aso ha regalato a Benedetto XVI un tipico prodotto della tecnologia giapponese, una telecamera digitale. Papa Ratzinger, da parte sua, gli ha regalato una custodia con le monete del pontificato. Il colloquio è durato venticinque minuti.
I "cordiali colloqui" tra il Papa e Taro Aso "hanno permesso di toccare alcuni temi dell'attualità internazionale, con particolare riferimento alla crisi economica e all'impegno del Giappone e della Santa Sede per l'Africa", si legge in un comunicato della sala stampa della Santa Sede. "Sul piano bilaterale si sono evocate le buone relazioni esistenti tra il Giappone e la Santa Sede, nonché l'intesa e la cooperazione tra la Chiesa e lo Stato". Dopo l'incontro col Papa, il primo ministro giapponese si è incontrato con il Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

(Apcom)


Paparatzifan
00lunedì 20 luglio 2009 17:09
Dal blog di Lella...

Suor Spericolata: «Io veloce? Ero in ansia per il Papa...»

di Redazione

Torino

Per tutti adesso è suor Schumacher, sorella Velocità, con la passione per le corse spericolate. A bordo della sua utilitaria - una Ford Fiesta - è stata fermata da una pattuglia della Polstrada mentre a 180 chilometri all'ora sfrecciava in autostrada da Torino verso Aosta per verificare di persona, sapete come sono premurose certe sorelle, le condizioni di salute del Santo Padre. Quando ha tirato giù il finestrino e gli ha sorriso, l'agente della polizia stradale non voleva credere ai suoi occhi.
Lo spericolato guidatore non era un neo patentato con la passione per la velocità, né un manager in carriera sempre di fretta e perennemente in ritardo, ma una suora in abito nero, il crocefisso al collo e le mani ben salde, forse persino troppo salde, sul volante. Lei lo ha guardato dritto negli occhi e in modo gentile ma nello stesso momento scocciato per l'imprevisto, gli ha detto: «Figliolo ci scusi, ma abbiamo parecchia fretta, dobbiamo arrivare ad Aosta al più presto.
Abbiamo appena saputo che il Santo Padre si è rotto un polso, per questo stiamo andando da lui». Benedetta giustificazione, che però non è contemplata nel codice stradale e non è bastata per evitare ad A.M. - 56 anni di Torino - una multa di 375 euro e la sospensione della patente per un mese. Ma suor Schumacher non ci sta e intende dar battaglia per rivendicare una motivazione sacrosanta e, ai suoi occhi, insindacabile: «Abbiamo sentito alla radio la notizia dell’infortunio del Papa e ci siamo subito messe in viaggio. Temevo di arrivare tardi, forse per questo ho superato il limite di velocità ma non me ne sono accorta. Lo so che non bisogna andare così forte - ha proseguito la suora torinese - ma la notizia del ricovero di Sua Santità ci aveva messo davvero in ansia».
Non si rassegna e non sembra neppure pentita suor Velocità, che ribadisce convinta: «Non ho una macchina particolarmente potente e poi superavo il limite di appena dieci chilometri. Credo di non meritare questa sanzione, farò ricorso al giudice di pace». L'agente della Polstrada però, non poteva fare altrimenti: gli automobilisti indisciplinati vanno multati, anche se indossano l'abito talare. E così questa volta - con non poco imbarazzo - è toccato a lui tirar fuori le sue capacità oratorie e fare una bella predica: «Sorella, mi perdoni ma lei stava andando ad una velocità non consentita dalla legge». E dopo il controllo di patente e libretto ha proceduto con il verbale. A quel punto, anche se a malincuore, per raggiungere il Papa suor Shumacher ha dovuto cedere il volante ad una delle consorelle che l'accompagnavano.
Quando venerdì 17 sono partite dal convento torinese delle salesiane, certo le tre suore non immaginavano che avrebbero vissuto il loro quarto d'ora di vita spericolata. E hanno un bel dire recitando il rosario: «Si trattava di un'emergenza».

© Copyright Il Giornale, 20 luglio 2009


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Paparatzifan
00lunedì 20 luglio 2009 17:39
Dal blog di Lella...

Papa/ Polstrada: priva fondamento la notizia su suora multata

Nessuna conferma nelle verifiche delle pattuglie piemontesi

La notizia di una suora salesiana multata dalla Polizia Stradale per aver superato il limite di velocità sull'autostrada Torino-Aosta, diffusa il 18 luglio scorso dalle principali agenzie di stampa e oggi rilanciata anche da alcuni giornali stranieri, "non trova conferme dalle verifiche effettuate sull'attività svolta dalle pattuglie della Specialità nelle scorse giornate in Piemonte". Lo comunica in una nota la Polizia stradale spiegando che "appare destituita di ogni fondamento la vicenda così come descritta e cioè che la religiosa, in apprensione per le condizioni di salute del Papa per gli esiti dell'intervento per la frattura al polso, sia stata fermata da agenti della Polizia Stradale per aver percorso a velocità elevata (180 km orari) il tratto autostradale tra Torino ed Aosta nei pressi di Quincinetto".

© Copyright Apcom


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Paparatzifan
00giovedì 23 luglio 2009 22:59
Dal blog di Lella...

GIOVEDÌ 23 LUGLIO 2009

Il mobiliere del Palazzo Apostolico (Nicola Gori)


Intervista a Paolo Sagretti, responsabile della Floreria della Città del Vaticano

Il mobiliere del Palazzo Apostolico

di Nicola Gori

Floriere: un termine antico che affonda le radici nella storia del Palazzo Apostolico. Un nome la cui etimologia non esprime più ai nostri tempi il suo significato. Un incarico di fiducia dalle molteplici funzioni e responsabilità, prima fra tutte quella di coordinare la preparazione logistica delle udienze e delle cerimonie pontificie. Altro compito affidato alla Floreria è di occuparsi dell'arredamento dei vari immobili vaticani, a cominciare dall'appartamento del Pontefice. In questa intervista al nostro giornale, l'ingegnere Paolo Sagretti, floriere e vice direttore della direzione dei servizi generali del Governatorato, ci introduce in una realtà sconosciuta ai più.

Quali sono le origini della Floreria?

Esattamente non sappiamo da dove venga il nome Floreria. Anticamente, vi era il floriere maggiore, come vi era anche il foriere maggiore che sono due cose diverse. Il floriere aveva la sua divisa particolare e faceva parte della corte papale. Occupava una posizione determinata nella processione quando era presente il Pontefice. Non sappiamo nemmeno a che epoca risalga la fondazione della Floreria. Un tempo si chiamava Floreria apostolica perché dipendeva direttamente dal Palazzo Apostolico. La nostra attività si svolgeva alla diretta dipendenza del Papa, della Segreteria di Stato e dalla Prefettura della Casa Pontificia. Poi negli anni Sessanta e Settanta l'attività fu trasferita alla dipendenza del Governatorato con la dicitura "Servizio della Floreria". Qualche anno fa siamo tornati all'antico nome di Floreria, senza più l'aggettivo Apostolica. Io sono entrato in Floreria nel 1988; sono divenuto assistente nel 1991 e dal 2002 sono il Floriere. Nel 2007 ho avuto l'onore di essere anche nominato vice direttore della direzione dei servizi generali, che riuniscono la Floreria, l'ufficio merci e l'autoparco.

Di cosa si occupa esattamente?

La Floreria si occupa di tantissime cose. Compito principale è la preparazione logistica delle udienze e delle cerimonie nella basilica Vaticana, in piazza San Pietro, all'interno delle basiliche papali romane, nell'Aula Paolo VI e di tutte le udienze che si svolgono nel Palazzo Apostolico. Secondariamente si occupa dell'arredamento, con i mobili che abbiamo in dotazione, degli appartamenti vaticani, da quello del Papa, a quelli dei cardinali, dei vescovi e dei prelati di Curia. Degli arredi di questi appartamenti curiamo anche la manutenzione ordinaria. Del resto arredare vuol dire anche restaurare. E noi abbiamo tre laboratori per i lavori di restauro: uno di tappezzeria e cucitura, dove vengono preparati e riparati salotti, sedie, poltrone, cuciti parati e approntati i grandi palchi per le cerimonie. Un laboratorio di ebanisteria e restauro per i mobili e un laboratorio di doratura. C'è poi il reparto degli allestitori, il personale addetto cioè alla movimentazione di tutti gli oggetti. È un lavoro essenzialmente di facchinaggio, quindi molto duro, perché si deve spostare mobilia varia, anche molto pesante, e tutta l'attrezzatura per la preparazione delle cerimonie. In alcune occasioni, si spostano anche 30.000 sedie per volta. Gli allestitori fanno anche parte del servizio cerimoniale-liturgico del Papa. In tutto la Floreria conta 38 dipendenti. Nei laboratori ci sono 6 tappezzieri, 6 falegnami, 3 doratori e 3 cucitrici di cui 2 religiose.

Dove si trovano i locali della Floreria?

Ce ne è più di uno all'interno del Vaticano. I laboratori si trovano nella zona della Zecca, in piazza del Forno. Nella salita del Grottone c'è il laboratorio di doratura e poi abbiamo i più svariati magazzini sparsi all'interno del Vaticano. Uno per esempio è al Triangolo, nel cortile di San Damaso, uno nel cortile del Pappagallo. Questo perché abbiamo tanti oggetti da sistemare e anche cose di valore da custodire. Siamo pochi e quindi con poco tempo a disposizione per la sistemazione dei magazzini, che meriterebbero ben altra cura. D'altra parte la mole di lavoro è grande e continua.

Che arredamento c'è nell'appartamento pontificio?

Ovviamente dopo 25 anni è stato necessario compiere una profonda opera di ristrutturazione e di ammodernamento sia dell'appartamento nobile che di quello privato. Durante il pontificato di Paolo VI agli appartamenti era stato dato un aspetto piuttosto conventuale, con toni dal grigio al grigio verde. Anche le cornici dorate dei quadri erano state rivestite lateralmente di velluto grigio. Giovanni Paolo II non aveva voluto operare cambiamenti sostanziali e aveva lasciato l'impronta del precedente Pontefice. Solo verso la fine del suo pontificato si era iniziato a risistemare le stanze, con un arredo più ricercato. Oggi i lavori sono terminati e tutti gli appartamenti, compreso quello di rappresentanza della Segreteria di Stato, hanno avuto il giusto e auspicato "lifting".
Anche altre stanze del Palazzo Apostolico hanno avuto interventi migliorativi negli ultimi tempi. Stiamo parlando sempre di sale di rappresentanza dove vengono ricevute alte cariche e rappresentanti diplomatici. Oltre a ciò, abbiamo anche rinnovato gli interni delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo e di parecchi immobili extraterritoriali fra San Calisto, a Trastevere, e via della Conciliazione.

Dovete rispondere a richieste di mobili particolari?

Il clero proviene da ogni parte del mondo, di conseguenza anche i gusti sono vari. Molto dipende dalle origini della famiglia, dalla cultura, dalla personalità. Quando un prelato arriva in Vaticano richiede, spesso, il nostro intervento per arredare l'immobile destinatogli. Alcuni rimangono solo cinque anni e poi ripartono, quindi non hanno molte esigenze, non cercano mobili in stile, preferiscono un arredamento pratico e funzionale. C'è invece chi desidera mobili di rappresentanza e allora si cerca di venire incontro alle varie esigenze. L'arredo viene fornito gratuitamente in comodato d'uso. Tutte le forme di restauro della parte lignea o di ritappezzatura richieste sono a pagamento. Nei magazzini poi c'è l'opportunità di trovare un arredo completo per un appartamento, compresi quadri, suppellettili, lampadari. Il progresso, grazie all'introduzione dell'informatica che negli ultimissimi anni ha sviluppato molto la fotografia digitale e la grandissima capacità di memoria dei moderni sistemi hardware ci ha fornito la grande possibilità di presentare delle mostre di arredi su carta o meglio su video. Tutto questo ha alleggerito molto il lavoro del reparto allestitori. La maggior parte dell'arredo disponibile è del xx secolo, i mobili in genere non hanno meno di 60-70 anni. Tra gli oggetti custoditi vi sono indubbiamente anche mobili di valore e di antiquariato.

Parlando di oggetti di valore, è in vostra custodia il trono usato dal Papa nelle celebrazioni in San Pietro?

Benedetto XVI utilizza numerosi troni o meglio cattedre per le varie udienze nel Palazzo Apostolico o per le varie cerimonie. Ce ne sono di molto antichi, ovviamente molti di questi li teniamo noi in gestione, specialmente quelli utilizzati per le cerimonie, altri occupano delle postazioni fisse nelle varie sale di Palazzo che tra l'altro prendono nome proprio dalla cattedra: sala del Trono, sala del Tronetto. Tra i più antichi, usati ultimamente, ci sono: quelli appartenuti a Pio ix, e a Leone xiii e altri altrettanto antichi ai quali i Pontefici succedutisi solevano solamente far cambiare gli stemmi.

In cosa consiste la vostra attività durante il conclave?

Fino al conclave in cui venne eletto Giovanni Paolo II, alla Floreria spettava tutta la sistemazione, la preparazione e la difficile logistica degli alloggi di "fortuna" per i cardinali. Poi Giovanni Paolo II, il quale aveva partecipato a due conclavi molto ravvicinati e quindi aveva potuto valutare con dovizia di particolari le difficoltà che incontravano anche i cardinali in quei giorni, fece costruire la residenza di Santa Marta per ospitare più degnamente gli stessi durante i futuri conclavi. I vecchi dipendenti della Floreria che hanno dovuto preparare quei due conclavi del 1978 nel giro di due mesi hanno tuttora ricordi da "girone dantesco". Attualmente, a noi spetta parte della preparazione e l'arredo completo della Cappella Sistina, dell'Aula della Benedizione e della Cappella Paolina, che nell'ultimo conclave era in restauro. Da non dimenticare che contestualmente alla preparazione di un conclave, la Floreria è seriamente impegnata per tutto ciò che riguarda l'avvenuta morte del Pontefice, dalla preparazione ed esposizione del corpo prima nella sala Clementina e poi nella basilica di San Pietro, ai novendiali, al grande funerale nella piazza, sino alla tumulazione nelle Grotte vaticane, è un aspetto logistico che ci impegna al massimo.

Come acquisite nuovi mobili?

Molte volte ci arrivano per eredità, alcuni li acquistiamo, ma pochi e non di antiquariato per evitare spese eccessive. Oltretutto, abbiamo problemi di magazzino, perché non abbiamo molto spazio a disposizione. D'altra parte un mobile ben restaurato che rientra da una casa dove è stato trattato con le dovute cure, potrebbe essere riconsegnato nello stesso stato a un eventuale nuovo inquilino, se invece viene accatasto malamente, per esigenze di spazio, si deteriora e, quando occorre, si è costretti a restaurarlo di nuovo.

(©L'Osservatore Romano - 23 luglio 2009)


Paparatzifan
00giovedì 30 luglio 2009 20:01
Dal blog di Lella...

A Pentling

E la casa del Papa diventa una piccola centrale a energia solare

Diverrà una piccola centrale per la produzione di energia solare l'abitazione di Joseph Ratzinger ai tempi dell'insegnamento all'università di Ratisbona.
Secondo quanto riferisce l'agenzia tedesca Dpa, l'edificio si trova a tre chilometri dal centro della città bavarese, nella Bergstrasse 6 del comune di Pentling, dove sono sepolti il padre Joseph, la madre e la sorella, che si chiamavano entrambe Maria.
Per i promotori dell'iniziativa nella casa è prevista l'installazione di un impianto fotovoltaico di circa 54 metri quadrati, che dovrebbe produrre più o meno 5.800 chilowattora l'anno. Il ricavato della vendita dell'energia solare andrà a un'associazione che sostiene la formazione professionale di giovani svantaggiati.
Benedetto XVI aveva visitato questa sua vecchia abitazione il 13 settembre 2006, durante il viaggio in Baviera. Ma nel luogo dove era vissuto con la sorella fino alla nomina ad arcivescovo di München und Freising, era tornato molte volte, mantenendo un legame costante. Per esempio aveva offerto e benedetto le campane per la chiesa di Saint Johannes e ha sempre avuto una particolare attenzione per l'opera dei volontari locali dei Vigili del fuoco.
La casa di Pentling è stata fatta costruire da Joseph Ratzinger nel 1970. E il nome del Papa è segnato nel Comune come residente, dal 6 novembre 1969, e come cittadino onorario dal 31 maggio 1987. La cittadinanza onoraria gli era stata concessa il 16 aprile, in occasione del sessantesimo compleanno.

(©L'Osservatore Romano - 30 luglio 2009)


Paparatzifan
00venerdì 31 luglio 2009 17:53
Dal "Corriere della Sera"...

IL CD È PRODOTTO DA LA GEFFEN RECORDS ETICHETTA ANCHE DEI GUNS 'N ROSES

In arrivo un album con le canzoni del Papa

Benedetto XVI nel disco canta canzoni accompagnato
dal coro dell'Accademia filarmonica romana

NOTIZIE CORRELATE
IL VIDEO


Benedetto XVI saluta i fedeli (Ansa)ROMA - Uscirà il prossimo 30 novembre e sarà probabilmente uno degli album più venduti nei giorni che precedono Natale. Alla fine dell'anno un nuovo artista calcherà la scena delle hit musicali: Papa Benedetto XVI. La Geffen Records, etichetta discografica statunitense che negli scorsi decenni ha prodotto gli album dei Nirvana, dei Guns n' Roses e di altre famose band, ha annunciato che alla fine dell'anno lancerà un nuovo cd che avrà come principale protagonista proprio Sua Santità. Benedetto XVI interpreterà diverse canzoni religiose e reciterà preghiere dedicate alla Vergine Maria. L'album si dovrebbe intitolare «Alma Mater» e comprenderà anche otto pezzi di musica classica interpretati dalla «Royal Philharmonic» di Londra, registrati nei mitici studi di Abbey Road nella capitale britannica.
CANZONI - Le canzoni del Papa sono già state registrate nella Basilica di San Pietro e Sua Santità è stato accompagnato dal Coro dell'Accademia filarmonica romana. Il progetto di produrre un album musicale con musiche interpretate direttamente dal Santo Padre è stato ideato dalla "Multimedia San Paolo", società cattolica che lavoro nel campo dei media. I profitti dell'iniziativa saranno devoluti a una fondazione che promuove l'insegnamento della musica tra i bambini poveri in tutto il mondo. Secondo Colin Barlow, presidente della filiale inglese della "Geffen Records", questo album è davvero fantastico: "La cosa che sorprende di più è che il Papa ha un'ottima tonalità" dichiara Barlow al Times di Londra. Nel cd saranno presenti otto preghiere. Una sarà cantata da Benedetto XVI, mentre le altre saranno recitate da Sua Santità in latino, italiano, portoghese, francese e tedesco.

PRODOTTO FINALE - Anche Benedetto XVI ha apprezzato il lavoro portato a termine dalla casa di produzione: «Abbiamo ricevuto una lettera dal Vaticano che diceva che il Papa aveva ascoltato le musiche ed era molto felice di quello che aveva sentito» ha dichiara alla Bbc il presidente britannico. Non è la prima volta che un successore di San Pietro cede alle sirene musicali e culturali. Giovanni Paolo II, nel corso del suo Papato, ha più volte mostrato le sue doti artistiche. Nel 1994 ad esempio interpretò «Il Rosario» e la registrazione effettuata da Radio Vaticana raggiunse i primi posti nelle classifiche internazionali. Nel 2008, alcuni poemi scritti dal Papa polacco furono registrati e interpretati dal grande tenore Placido Domingo.

Francesco Tortora
31 luglio 2009


WOOOOOOOWWWWWW!!!!!
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Paparatzifan
00giovedì 6 agosto 2009 22:41
Dal blog di Lella...

Papa Benedetto terzo nella classifica dei più amati in Germania

Berlino, 6 ago (Velino)

Papa Benedetto XVI ha conquistato il podio nella classifica dei cento tedeschi più amati in Germania, ma deve accontentarsi della medaglia di bronzo.
Il sondaggio pubblicato oggi con grande risalto in prima pagina dalla Bild Zeitung è stato vinto dal 44enne comico e cantante Horst Schlämmer, in arte Hape Kerkeling.
Al secondo posto l’ex tennista 40enne Steffi Graf. “Il Santo Padre tedesco ci ha donato una nuova consapevolezza, ha aiutato molte persone a ritrovare la fede”, scrive il giornale.
In Germania i cattolici costituiscono circa la metà della popolazione, testa a testa con i protestanti.
Quarto nella graduatoria dei “più amati” dai tedeschi risulta l’ex calciatore Franz Beckenbauer.
Nelle prime posizioni, seguono nell’ordine il ferrarista Michael Schumacher, il conduttore televisivo Günter Jauch, il nuovo ministro dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg, l’ex cancelliere Helmut Schmidt con la consorte Loki, il presentatore Thomas Gottschalk, l’ex cancelliere Helmut Kohl.
La cancelliera Angela Merkel è dodicesima, il capo dello Stato Horst Köhler si è piazzato al 22simo posto alle spalle del rampante Guido Westerwelle, leader gay del partito liberale (Fdp).

(Enzo Piergianni)

www.ilvelino.it/articolo.php?Id=920725#news_id_920725

[SM=g7922]


+PetaloNero+
00domenica 23 agosto 2009 00:34
Da Petrus

Fede & Sport - Tutto pronto per il Campionato di calcio vaticano. Per l’organizzatore favoriti i gendarmi

CITTA’ DEL VATICANO - Al via il campionato di calcio all'ombra del Cupolone. Lo scudetto? Secondo i pronostici andrà ai gendarmi e per gli svizzeri, invece, 'zero tituli'. A stilare la classifica è l'organizzatore del campionato vaticano, Sergio Valci, intervistato dall'Osservatore Romano. A metà ottobre inizierà il campionato di calcio. Chi vincerà lo scudetto 2009-2010? "La squadra dei Gendarmi è favorita, ha vinto l'ultimo torneo. Ma attenti ai Musei - prosegue Valci - che si sono portati a casa coppa e supercoppa. E occhio alle sorprese. Gli Svizzeri sono sempre alla ricerca del loro primo titolo. E in giro ci sono fior di squadre: nell'ambito della Direzione delle telecomunicazioni ne sta nascendo una proprio adesso, che potrebbe capovolgere i pronostici". L'organizzatore del campionato svela che, dopo i due tempi regolamentari, in genere ce n'è un terzo, quello che si gioca a tavola in qualche pizzeria. "Accade spesso che ci sia questo terzo tempo. Davanti a un buon piatto si prendono le rivincite più amichevoli dopo i due tempi sudati in campo. La voglia di ritrovarsi insieme, fuori dagli orari di lavoro, per giocare a pallone è la prima regola del nostro campionato. Conta più del risultato".
Paparatzifan
00giovedì 24 settembre 2009 19:19
Dal blog di Lella...

EURO: COMMISSIONE UE CONTRO VATICANO, NO A MONETE ''SEDE VACANTE''

(ASCA) - Roma, 24 set

Anche se di fatto il Vaticano adotta la valuta corrente in Italia - prima la lira, oggi l'euro - quella di poter 'battere moneta' e' una tradizione a cui la Santa Sede e' gelosamente attaccata, direttamente collegata al suo status di Stato sovrano nell'arena internazionale. La facolta' di coniare le proprie monete non e' venuta meno neppure con l'introduzione della valuta comune europea. La Santa Sede emette i propri euro che, come in Italia, hanno un lato comune a tutta l'Europa e uno nazionale. Si tratta prevalentemente di oggetti per collezionisti e turisti, con pochissima circolazione reale: un euro vaticano, coniato nel 2002 con l'immagine di Giovanni Paolo II, gia' oggi vale circa 1.000 euro.
Ancora piu' rari, pero', e accanitamente ricercati dai collezionisti, sono gli euro emessi nel 2005 durante il periodo di 'sede vacante' dopo la morte di papa Wojtyla. Sul lato 'nazionale' - secondo quanto scrive la rivista specializzata NumisMaster - ci sono gli stemmi del cardinale camerlengo e della Camera Apostolica, e l'anno, caso unico fino ad oggi per gli Euro, e' scritto in numeri romani.
Quelle emesse prima dell'elezione a papa di Benedetto XVI, pero', potrebbero essere anche le ultime monete 'sede vacante' coniate dal Vaticano. Una direttiva della Commissione Europea del 19 dicembre prescrive infatti che il lato ''nazionale' degli euro possa cambiare solo quando cambino i capi di Stato rappresentati sulla moneta. ''Una temporanea vacanza o l'occupazione provvisoria della funzione di capo di Stato non dovrebbe dare il diritto a cambiare il lato nazionale delle normali monete in euro'', quelle coniate per circolare liberamente e non per i collezionisti. Secondo un funzionario europeo citato da NumisMaster, le monete 'sede vacante' servono al Vaticano ''solo per farci soldi'' tramite la vendita ai collezionisti, e non vengono effettivamente messe in circolo come valuta corrente. Il Vaticano avrebbe pero' risposto che quel conio e' necessario ''per assicurare la continuita' dell'esercizio dell'autorita' statale di battere moneta''.
La questione e' arrivata anche sui tavoli dei ministri delle Finanze dell'Unione, che in febbraio hanno ribadito che gli euro devono essere ''messi in circolazione al loro valore nominale'' e che non vanno emesse monete durante i periodi di 'vacanza'.

© Copyright Asca


Paparatzifan
00giovedì 24 settembre 2009 19:34
Dal blog di Lella...

Monitoring papale. Così una società norvegese guarda il Web per B-XVI e previene altri “casi Williamson”

Paolo Rodari

set 24, 2009 il Foglio

Si chiama Meltwater la società internazionale – la sede principale è in Norvegia (Oslo) –, con la quale il Vaticano da diversi mesi ha stretto un accordo commerciale.
L’incarico affidatole da Ratzinger rientra nei suoi service ed è semplice: seguire Internet e riferire alla sala stampa vaticana chi e come sul Web parla delle cose vaticane.
Per valutare strategie di comunicazione e prevenire possibili cortocircuiti mediatici come furono, in tempi recenti, il “caso Ratisbona” e il “caso Williamson”. Del resto, fu lo stesso Benedetto XVI che, proprio a motivo del deflagrare di accuse di connivenza del Vaticano con le tesi negazioniste sulla Shoah del vescovo lefebvriano Richard Williamson al quale lo scorso gennaio aveva revocato la scomunica, spiegò la necessità di prestare maggiore attenzione a Internet. Perché online, prima che altrove, erano presenti da tempo le dichiarazioni di Williamson. E, dunque, sarebbe bastato poco per studiare le dovute contro mosse.
Ieri, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, ha dato un assaggio di come l’alleanza Meltwater-Vaticano funzioni. E la cosa ha a che fare con Williamson. In tarda mattinata, infatti, Lombardi ha dichiarato che “è assolutamente senza fondamento affermare o anche solo insinuare che il Papa fosse stato antecedentemente informato sulle posizioni negazioniste sulla Shoah del vescovo lefebvriano”. Antecedentemente, ovvero prima dell’uscita del decreto tramite il quale il Papa revocò al presule la scomunica. Parole, quelle di Lombardi, dirette al vescovo di Stoccolma, Anders Arborelius, che in una nota divulgata nelle scorse ore via Web, e ieri sera sulla tv svedese Svt – la stessa emittente che nel gennaio scorso mise in onda la prima intervista, oramai famosa, a Williamson –, dichiarava che lo scorso inverno, ben prima che il caso scoppiasse, aveva “passato l’informazione” al nunzio in Svezia, Emil Paul Tscherrig, il quale l’ha poi passata al Papa. Lombardi ha reagito subito rispedendo al mittente l’insinuazione di Arborelius e, insieme, anche le bordate che il programma televisivo di ieri sera ha lanciato: qui, infatti, si dice che il Papa “non poteva non sapere”.
E si avalla la cosa con una dichiarazione non chiara del cardinale tedesco Walter Kasper che si mostra stupito del fatto che Ecclesia Dei non sapesse nulla delle posizioni di Williamson. Chissà, forse Arborelius, se avesse saputo che da qualche mese a monitorare il Web e, dunque, anche il sito della sua diocesi, c’è la norvegese Meltwater, non avrebbe fatto uscire il comunicato (almeno online).

Pubblicato sul Foglio giovedì 24 settembre

© Copyright Il Foglio, 24 settembre 2009


Sihaya.b16247
00sabato 3 ottobre 2009 22:06
Re: Dal blog di Lella...
Paparatzifan, 06/08/2009 22.41:


Papa Benedetto terzo nella classifica dei più amati in Germania

Berlino, 6 ago (Velino)

Papa Benedetto XVI ha conquistato il podio nella classifica dei cento tedeschi più amati in Germania, ma deve accontentarsi della medaglia di bronzo.
Il sondaggio pubblicato oggi con grande risalto in prima pagina dalla Bild Zeitung è stato vinto dal 44enne comico e cantante Horst Schlämmer, in arte Hape Kerkeling.
Al secondo posto l’ex tennista 40enne Steffi Graf. “Il Santo Padre tedesco ci ha donato una nuova consapevolezza, ha aiutato molte persone a ritrovare la fede”, scrive il giornale.
In Germania i cattolici costituiscono circa la metà della popolazione, testa a testa con i protestanti.
Quarto nella graduatoria dei “più amati” dai tedeschi risulta l’ex calciatore Franz Beckenbauer.
Nelle prime posizioni, seguono nell’ordine il ferrarista Michael Schumacher, il conduttore televisivo Günter Jauch, il nuovo ministro dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg, l’ex cancelliere Helmut Schmidt con la consorte Loki, il presentatore Thomas Gottschalk, l’ex cancelliere Helmut Kohl.
La cancelliera Angela Merkel è dodicesima, il capo dello Stato Horst Köhler si è piazzato al 22simo posto alle spalle del rampante Guido Westerwelle, leader gay del partito liberale (Fdp).

(Enzo Piergianni)

www.ilvelino.it/articolo.php?Id=920725#news_id_920725

[SM=g7922]





"MI PIACE", detto alla Facebook! :)

Paparatzifan
00martedì 6 ottobre 2009 14:27
Dal blog di Lella...

Le telecamere del Tg5 nell'orto del Papa

Le telecamere del Tg5 nell'orto del Papa curato dalle monache di clausura

Adnkronos

ROMA - Le telecamere del Tg5 sono riuscite, per la prima volta, a riprendere l'orto del Papa. Proprio così. Il telegiornale diretto da Clemente Mimun, nell'edizione delle 20, ha mandato in onda le immagini di uno dei luoghi più inaccessibili della Città del Vaticano, arrivando oltre le mura del monastero di clausura ''Mater Ecclesiae'', abitato da una piccola comunità di benedettine. Di scontato solo il fatto che la loro preghiera e il loro lavoro hanno sempre lo stesso destinatario privilegiato, il Pontefice.
Ai microfoni del Tg5 ha parlato madre Sofia Cichetti, la badessa del monastero. "Questo è un orto speciale, perchè è l'orto del Papa che coltiviamo con gioia ed energia e in modo ecologico, non usiamo fertilizzanti chimici, ma solo letame. Produciamo vari tipi di verdure e di frutta, per noi e due volte a settimana per la tavola del Papa''. L'orto è circondato dalle famosissime Mura Leonine, che mantengono un ottimo clima, così gli alberi di aranci e limoni fanno molti frutti. Non solo. Tra le specialità delle benedettine, la marmellata di arance. Prima di Benedetto XVI, era stato Giovanni Paolo II a godere dei frutti, materiali e spirituali, del monastero, che volle a tutti i costi 15 anni fa nel cuore del Vaticano.
"Lo ha voluto -ha spiegato madre Sofia- come presenza di profonda spiritualità e di preghiera quotidiana e incessante per lui, e per la Chiesa intera''. Giovanni Paolo II ne decise anche la regola: suore di clausura, di diverse nazionalità, che pregassero sempre e solo in latino e gregoriano e che si prendessero cura, in particolare, della talare bianca del Papa, oltre che del ricamo di mitre e di stole. "Il rapporto col Papa è molto profondo e fatto di una grande tenerezza da parte sua nei nostri confronti". Un'esperienza unica, soprattutto per una monaca di clausura. Per non scontentare nessuno, ha spiegato il Tg5, lo Statuto pevede anche l'alternarsi ogni cinque anni dei diversi Ordini femminili di clausura. E così il 7 ottobre alle bendettine subentreranno le visitandine. "Un po' di nostalgia -ha confessato madre Sofia Cichetti- ce l'ho, è stata un'esperienza ricca e bella, anche di incontro con il Santo Padre. Mi dispiace un po' andare via, ma nello stesso tempo sono anche contenta di tornare al mio monastero di origine''.
Nell'agosto scorso, l'Osservatore Romano aveva dedicato un ampio servizio alle benedettine, provenienti da vari continenti: una filippina, un'americana, due francesi e tre italiane.
''L'esperienza della cura dell'orto - aveva spiegato la badessa al quotidiano della Santa Sede diretto da Giovanni Maria Vian- è molto bella, perché ci mette in contatto con la natura e con l'autore della natura, che è Dio. Coltivare è una preghiera fatta con le mani, è anche un lodare la bellezza della natura e del Creatore. Vedere i semi che crescono a poco a poco, osservare le pianticelle che diventano grandi, scorgere prima i fiori e poi i frutti, seguire nelle sue varie fasi lo sviluppo della vita vegetale: tutto ciò ci aiuta anche nella preghiera e nella contemplazione. Zappare, vangare, innaffiare è senza dubbio faticoso, ma è un sacrificio che viene ripagato quando l'orto ci fornisce pomodori, peperoni, zucchine, cavoli, odori, menta''.
''Tutto - spiegò la badessa- viene coltivato in modo naturale, concimato con letame, e non con sostanze chimiche, che viene direttamente dalle Ville pontificie di Castel Gandolfo. Nell'orto non abbiamo molte piante da frutto, ma solo alberi di limoni e d'arance, dalle quali ricaviamo la marmellata con una ricetta tipica del nostro monastero. Questa confettura non è vendita, ma la doniamo al Papa, che la gradisce molto, e ai nostri benefattori. Abbiamo anche un giardino dove coltiviamo i fiori che mettiamo in chiesa per il servizio liturgico. Crescono soprattutto rose di due varietà: ''Beatrice d'Este'', di color carne, e ''Giovanni Paolo II'', bianche e profumate. In maggio ogni settimana le mandiamo al Papa. Sappiamo che le gradisce molto''.

© Copyright Adnkronos


+PetaloNero+
00mercoledì 11 novembre 2009 00:06
On-line il calendario 2010 di Benedetto XVI
Realizzato dal Servizio Fotografico de “L'Osservatore Romano” in Vaticano




CITTA' DEL VATICANO, martedì, 10 novembre 2009 (ZENIT.org).- Per la prima volta è disponibile on line il calendario ufficiale 2010 di Benedetto XVI, realizzato dal Servizio Fotografico de “L'Osservatore Romano” in Vaticano.

Il calendario, in formato da parete e da tavolo, presenta 13 immagini esclusive che illustrano i viaggi apostolici del Pontefice , dall’Australia all’Africa.

Il Servizio Fotografco ha realizzato anche il calendario commemorativo dedicato a Giovanni Paolo II, ricordando che nel 2010 ricorrono i cinque anni dalla sua scomparsa.

Il grande formato e la qualità della carta consentono di conservare le singole immagini e di incorniciarle.

Il calendario può essere acquistato sul sito www.hdhcommunications.com, la libreria internazionale on line dedicata al mondo cattolico, che propone anche i DVD del Centro Televisivo Vaticano e una selezione di titoli della Libreria Editrice Vaticana.

[Per ulteriori informazioni: www.hdhcommunications.com/index.php?main_page=index&cP...
Paparatzifan
00domenica 15 novembre 2009 09:47
Dal blog di Lella...

La curiosità

Il Papa ai vescovi «La chiesa deve studiare internet»

di Redazione

Sono sempre di più i vescovi e i parroci con un profilo su Facebook e perfino il Papa - si dice - naviga e usa la posta elettronica, ma ora la Chiesa ha deciso di tuffarsi, con competenza e senza timori, nel mare di Internet, con lo scopo principale di comunicare con le giovani generazioni.
La Chiesa non può ignorare il web: è quanto sta emergendo con forza alla plenaria della Commissione episcopale europea per i media (Ceem), in corso in Vaticano sul tema «La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa».
In un messaggio indirizzato ai partecipanti all’incontro, Benedetto XVI invita i vescovi europei ad esaminare «questa nuova cultura e le sue implicazioni per la missione della Chiesa». Nel testo, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa sottolinea che la «proclamazione di Cristo richiede una profonda conoscenza della nuova cultura tecnologica».

© Copyright Il Giornale 15 novembre 2009


+PetaloNero+
00sabato 21 novembre 2009 16:27
Da Petrus

Una ‘pagaia’ in dono a Ratzinger, pescatore di uomini

CITTA’ DEL VATICANO - Tra i tanti regali insoliti che gli vengono portati in udienza, Benedetto XVI ha ricevuto una pagaia, dono del presidente del Suriname (piccola Repubblica dell'America del Sud), Runaldo Ronald Venetiaan. ''E' per lei, successore di Pietro e dunque pescatore'', ha spiegato il capo di Stato indicando il lungo remo dipinto e intarsiato che si usa per le canoe e i kayak. ''Per adoperarlo serve decisione'', ha commentato con un sorriso il Papa. Lo scambio dei doni e' avvenuto al termine dell'incontro privato, durato circa 15 minuti e svoltosi in inglese, tra il Pontefice e il presidente del Suriname, gia' Guyana Olandese, un Paese di circa mezzo milione di abitanti, in parte bianchi, in parte discendenti dagli schiavi africani, e misto anche da un punto di vista religioso.
Paparatzifan
00mercoledì 25 novembre 2009 18:50
Dal blog di Lella...

Per Benedetto al Museo Ebraico una esposizione scoop

postato da Angela Ambrogetti

Quattordici panelli del XVIII secolo che documentano i festeggiamenti per l' elezione di un nuovo papa anche da parte della comunità ebraica di Roma.
Sono stati recuperati di recente e Benedetto XVI il prossimo 17 gennaio sarà il primo a vederli esposti al Museo Ebraico di Roma. La notizia è riportata da " Pagine Ebraiche" e descrive così l' attesa della visita del papa alla Sinagoga e alla Comunità.
Un gesto simbolico che arricchisce il significato della visita.
I pannelli documentano un periodo di anni dal 1730 al 1775 in cui si racconta una parte della storia di Roma. Nel settecento quando si eleggeva il papa uno dei momenti più suggestivi delle celebrazioni era la processione da San Pietro al Laterano. Strade e piazza si riempivano di gente e colori, tutti i romani partecipavano all' abbellimento della città.
Alla Comunità ebraica era assegnato il compito di decorare l'area che dal Colosseo portava all' Arco di Tito. Arazzi, vessilli e pannelli venivano issati sugli edifici. In particolare si dipingevano a tempera dei grandi fogli di carta con immagini allegoriche. Una parte con iscrizioni in latino e in ebraico, in genere messaggi di benvenuto e compiacimento per l'elezione del papa, o testi dei salmi.
Daniela Di Castro, direttrice del Museo Ebraico di Roma spiega: " Qualcuno potrebbe considerare le premure degli ebrei romani come una forma di sottomissione alla Chiesa, ma è una interpretazione errata. In realtà è la prova della loro inclusione nella società del tempo."
Oggetti di grande importanza storica ed artistica che assumono un significato speciale se uniti alla visita del papa, giorno nel quale saranno esposti al pubblico per la prima volta.
Fino ad ora ne sono stati ritrovati 14 dalla elezione di Pio VII infatti il percorso del corteo papale cambiò e finì la decorazione del Colosseo. I pannelli che prima erano riportati in ghetto dopo il passaggio del papa, vennero donati personalmente al papa che li conservava in Vaticano.
Forse cercando bene, si potrebbero addirittura ritrovare in qualche archivio. La speranza degli studiosi della Comunità ebraica di Roma e che si possano ricercare anche quei pannelli, magari per poterli esporre insieme a quelli che inaugurerà Benedetto XVI il prossimo 17 gennaio.

www.angelambrogetti.org/


Paparatzifan
00mercoledì 25 novembre 2009 18:52
Dal blog di Lella...

BELGIO: VIENE DALLE ARDENNE L’ABETE NATALIZIO DEL PAPA

E’ alto circa 30 metri, pesa 14 tonnellate e proviene dal Belgio dove fino a pochi giorni fa troneggiava in una foresta demaniale di Spa.
Adesso lo attende piazza san Pietro, che per la prima volta accoglierà un abete delle Ardenne, per ornare il presepe natalizio del Papa.
Si tratta di “una bella vetrina per i vivai valloni che partecipano a questa iniziativa” si legge sul sito della Conferenza episcopale belga che pubblica la notizia, “intrapresa circa 5 anni fa dall’Awx, l’agenzia vallona per l’esportazione. L’onore di offrire l’abete natalizio al Papa è infatti molto ambito e la lista di attesa è lunga.
La Regione Vallona ha dovuto aspettare il 2007 per sapere che avrebbe potuto donare l’abete al Pontefice nel 2009, entrando di diritto in una tradizione che dura da 25 anni”.
“In questi due anni – si legge ancora nel sito – è stato individuato l’abete.
La sua rimozione non sarà facile. Tagliata la base del tronco, del diametro di 2,65 mt, con una gru di 60 metri verrà sollevato al di sopra degli altri alberi, facendo attenzione a non danneggiarlo. Coperto e legato per ridurre, da 10 mt a 4,5, l’ampiezza della sua ramificazione, verrà trasportato a Roma con un viaggio notturno di 7 giorni”. In caso di incidente è già pronto un altro abete di 26 metri.

© Copyright Sir


Paparatzifan
00sabato 5 dicembre 2009 14:04
Dal blog di Lella...

Il Papa è nelle classifiche dei più influenti al mondo

PRIMO PIANO
Di Andrea Bevilacqua

vaticaneide - È al 17° posto nella graduatoria redatta dalla rivista foreign policy

Cresce rapidissimamente la sua immagine di innovatore che prima gli veniva negata

La prestigiosa rivista americana di politica internazionale e di area democratica Foreign Policy ha pubblicato l'elenco dei cento pensatori più influenti del pianeta. A sorpresa, diciassettesimo è arrivato Benedetto XVI, scavalcato in classifica da Ben Bernanke, Barack Obama, Zahra Rahnavard, Nouriel Rubini, Rajendra Pachauri, Bill Clinton, Cass Sunstein and Richard Thaler, David Petraeus, Zhou Xiaochuan, Sayyid Imam al-Sharif, Fernando Henrique Cardoso, Bill Gates, Dick Cheney, Larry Summers, Martin Wolf, Mohamed El-Erian. Dopo il Papa, Richard Dawkins e altre 81 personalità.
Ma, più che il dicissettesimo posto, a stupire sono due cose: anzitutto che il Papa è entrato in classifica e in secondo luogo la motivazione per la quale lo stesso Pontefice è stato votato.
Un anno fa Benedetto XVI rimase fuori dalla top 100. La cosa suscitò diverse polemiche anche perché vi entrarono doversi esponenti di altre religioni giudicati più influenti. Tra questi il mistico turco Fethullah Gülen.
Ma quest'anno le cose sono andate diversamente. E il motivo del voto dato al Papa è del tutto particolare: in sostanza, Ratzinger ha ribaltato il giudizio che i più avevano di lui: era ritenuto da tutti un «God Rotweiler» per avere più volte «purgato i liberali riformisti», così scrive l'autorevole rivista americana, insomma per aver promosso, da custode della dottrina delle fede negli anni in cui era prefetto dell'ex Sant'Uffizio sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, una strenua difesa della dottrina delle fede contro le derive moderniste, riformatrici e liberali.
Per il Foreign Policy le cose non stanno più così. Per chi l'ha votato oggi Benedetto XVI è un'altra persona. Papa Ratzinger, in questi primi anni di pontificato, ha dimostrato anche altre cose: in particolare è stato in grado di portare la chiesa verso la modernità. Di aprirla alla modernità. E che le cose stiano andando in questa direzione lo dimostra anzitutto l'inattesa apertura verso gli anglicani. Il Papa ha mostrato concessioni (ad esempio sul celibato sacerdotale) prima impensabili.
Poi vengono altre azioni significative del Pontefice: il Papa ha scritto un'enciclica lungimirante circa la crisi economica e i rapporti tra economie e globalizzazione e, insieme, ha usato parole importanti circa l'ambiente e il pericolo dei cambiamenti climatici.
Nel 2008 il Papa era stato escluso da un'altra importante classifica, quella compilata da Time e anch'essa dedicata ai cento personaggi più influenti del pianeta. Invece di lui furono altri personaggi a entra in classifica, tra questi il Dalai Lama e il Patriarca ortodosso Bartolomeo I. Il Vaticano non commentò la cosa e probabilmente non lo farà ora, a classifica del Foreign Policy divulgata.
Infatti, non è sempre possibile conoscere i criteri per i quali si entra o si esce da classifiche siffatte. Oggi, comunque, oltre Tevere si godono il risultato del Foreign Policy sperando che in futuro sempre di più si riconoscano le doti di Benedetto XVI.

© Copyright Italia Oggi, 5 dicembre 2009


Paparatzifan
00giovedì 10 dicembre 2009 23:37
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Un merlo bianco nei giardini del Papa

di Francesco M. Valiante

Avesse dato retta al Merlo bianco, oggi Pinocchio sarebbe un altro. Magari un attempato signore in pensione dopo un'onesta vita trascorsa tra famiglia e lavoro. Poco o niente da raccontare ai nipotini: una fanciullezza tranquilla, spensierata, mai un giorno di scuola marinato, sempre alla larga dai pasticci e dai guai. Solo quello strano ricordo di un lungo naso di legno, retaggio di vecchi incubi infantili presto svaniti.
E dire che l'avvertimento del volatile non difettava di buon senso: "Non dar retta - gli aveva gridato - ai consigli dei cattivi compagni se no, te ne pentirai". La penna accorta di Carlo Collodi glielo aveva fatto incontrare proprio sul cammino che dal teatro dei burattini portava alla casa di Geppetto. Un'ancora di salvezza a metà strada tra la rovina e la redenzione. Ma non c'era stato niente da fare. Anche perché a tacitare la già esitante coscienza di Pinocchio ci aveva pensato il Gatto, che con un balzo si era avventato sull'uccello divorandolo in un sol boccone prima che potesse proferire altro.
Diciamo la verità: a nessun bambino verrebbe in mente di rimpiangere il povero animaletto. Chi può immaginare un libro di fiabe orfano delle peripezie del burattino più famoso del mondo? Destino ingrato, quello del giudizioso volatile. E di tutti quei consiglieri saggi e assennati che diventano sempre più rari compagni di strada lungo i sentieri della vita. Proprio come i merli bianchi. Che poi, a dispetto della simbologia popolare, tanto rari non sono, stando alle acquisizioni della scienza ornitologica. "Aberrazioni cromatiche" le chiamano gli studiosi, con un'espressione che, in verità, sembra evocare terrificanti alchimie genetiche piuttosto che innocenti scherzi della natura.
Pare sia tutta una questione di pigmenti: nel caso dei merli le melanine, agenti responsabili della colorazione scura del piumaggio. Quando sono del tutto assenti si parla di albinismo, quando sono prodotte in quantità minime si è in presenza di leucismo.
Merli albini e merli leucistici - discendenti dell'illustre ma sfortunato progenitore finito tra le grinfie del gatto di Pinocchio - non sono così insoliti da osservare, assicurano gli esperti.
Anche in un angolo verde del tutto particolare come i Giardini Vaticani. Ce n'è un esemplare nella zona del giardino alla francese, alle spalle della Grotta di Lourdes, che non di rado si concede all'osservazione dei bird-watcher più fortunati nella cerchia delle Mura leonine.
Tra i quali lo stesso Benedetto XVI e uno dei suoi segretari, monsignor Alfred Xuereb, che lo hanno notato durante la quotidiana preghiera del rosario recitato passeggiando lungo i viali.
Fortuna che nessuno dei due ha propensioni venatorie, verrebbe da dire. Fatto sta che il prelato, incoraggiato anche dal Papa, si è messo di impegno con l'intenzione di "catturarlo".
Ma per farlo è bastata una macchina fotografica dotata di un potente obiettivo. Che unita a una buona dose di pazienza e a uno spirito di osservazione non comune gli ha consentito il giorno seguente, al termine di un appostamento neanche tanto lungo, di immortalare in una serie di splendidi scatti (pubblicati in questa pagina) il volatile. Del tutto ignaro - soprattutto dopo la cattiva sorte capitata al suo più celebre avo - di essere divenuto oggetto nientedimeno che dell'attenzione del Romano Pontefice.
I suoi "colleghi" neri - una delle colonie più numerose tra le specie di uccelli che affollano i Giardini Vaticani - non se ne avranno certo a male. Anche perché, a dare ascolto a un'altra leggenda, quell'esemplare dal piumaggio candido custodirebbe in realtà le sembianze della loro originaria bellezza. Altro che pigmenti e melanine. Pare infatti che un tempo tutti i merli fossero bianchi. La loro attuale colorazione corvina sarebbe legata al freddo rigido delle ultime tre giornate di gennaio - da qui l'espressione "i giorni della merla" - che avrebbe costretto appunto una merla intirizzita a rifugiarsi con i piccoli all'interno di un comignolo. Dal quale sarebbero poi usciti ricoperti di fuliggine. E perciò, da allora, completamente neri. Dev'essere per questo che un altro acuto osservatore naturalista come il romanziere francese Jules Renard ha scritto: "Il merlo bianco esiste; il merlo nero non ne è che l'ombra". C'è da scommettere che cominci a pensarlo anche il Papa.

(©L'Osservatore Romano - 11 dicembre 2009)


Paparatzifan
00martedì 15 dicembre 2009 23:01
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Pastori di creta e angeli di stagno in Vaticano

Il Natale nell'Aula Paolo VI quest'anno si veste con lo stile e i colori del Messico. Angeli, stelle, cuori, colombe di stagno e di vetro, candele, nastri colorati, rappresentazioni della Vergine di Guadalupe e di santi del Paese latinoamericano scintilleranno sull'albero alto più di 4,50 metri. Pastori, re magi, angeli, animali da cortile in creta alti oltre un metro faranno da cornice alla sacra famiglia nel presepe alto più di sei metri. Abili artigiani hanno provveduto a intarsiare, modellare e realizzare le statuette per il presepe e gli addobbi per l'albero, che verranno presentati a Benedetto XVI mercoledì 16 dicembre da una delegazione dello Stato del Messico, guidata dal governatore Enrique Peña Nieto. Per coinvolgere ancora di più i fedeli e far conoscere le bellezze naturali e artistiche del Messico è stata allestita anche una mostra fotografica con 44 immagini di chiese, conventi, monumenti e paesaggi del Paese.

(©L'Osservatore Romano - 16 dicembre 2009)


Paparatzifan
00mercoledì 16 dicembre 2009 14:07
Dal blog di Lella...

Nelle encicliche di Benedetto XVI la disoccupazione è «operis vacatio»

di Andrea Tornielli

Oltretevere non chiamatela lingua morta. È vero, la lingua di Cicerone non si parla praticamente più, e sono lontani i tempi in cui, al Concilio, vescovi di ogni parte del mondo prendevano la parola usando il latino. Ma un ufficio apposito della Santa Sede continua ad aggiornare il lessico, componendo neologismi che gli antichi romani e gli antichi cristiani non conoscevano, per poter tradurre le encicliche e i documenti papali. È accaduto anche per la nuova enciclica sociale di Benedetto XVI, Caritas in veritate, resa nota lo scorso luglio (con testo originale in italiano) e ora tradotta anche in latino. Se ne occupa La Civiltà Cattolica, autorevole rivista dei gesuiti, che analizza la qualità del testo latino della lettera papale, dedicata alle emergenze sociali, allo sviluppo e alla crisi economico-finanziaria.
Scorrendo il documento, si ritrovano innanzitutto termini oggi molto diffusi che sono identici o quasi in latino e in italiano, ad esempio crisis, che viene reso anche con le varianti angustia, difficultas, discrimen. Altri termini non attestati nel latino classico e giudicati «discutibili» dalla rivista sono ad esempio delocalizatio, anticonceptio, sterilizatio; mentre per La Civiltà Cattolica appaiono più accettabili altre espressioni formate con perifrasi, come fanatico furor (fanatismo), plenior libertas (liberalizzazione), absolutum reddere (assolutizzare).
Nell’enciclica latina ci sono poi vocaboli che non hanno un preciso corrispondente latino ma che si possono rendere con termini latini di significato analogo, come ad esempio operis vacatio (disoccupazione), operis subvacatio (sotto-occupazione) o natorum imminuitio (denatalità). Si trovano poi espressioni moderne con un corrispondente latino di significato affine formate da sostantivo e aggettivo, come consociationes inter se oppositae (blocchi contrapposti). Altre curiosità: con fontes alterius generis si è reso «fonti alternative», mentre la «visione produttivistica» è stata tradotta con sensus productionis. Fontes energiae qui non renovantur sono le «risorse energetiche non rinnovabili» e bona quae omittere non licet i «valori irrinunciabili».
Suscita particolare curiosità, infine, secondo la rivista dei gesuiti, l’uso di termini latini molto rari come gli aggettivi meracus (schietto) ed ergolabicus (dal sostantivo ergolabus, imprenditore), che compaiono in meracus mercatus (mercato allo stato puro) o ergolabica actio (vita imprenditoriale).
Tra i termini più usati c’è globalizatio (globalizzazione), parola che non esiste nel latino classico ma che è costruita su globus.

© Copyright Il Giornale, 16 dicembre 2009


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