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Viaggio apostolico in Camerun e Angola

Ultimo Aggiornamento: 02/05/2009 17:13
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20/03/2009 16:14
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Il papa lascia il Camerun e fa tappa in Angola: ragione e fede, le ali di Dio verso i diritti

Scritto da Salvatore Scolozzi

“Non arrendetevi alla legge del più forte! Perché Dio ha concesso agli esseri umani di volare, al di sopra delle loro tendenze naturali, con le ali della ragione e della fede. Se vi fate sollevare da queste ali, non vi sarà difficile riconoscere nell’altro un fratello, che è nato con gli stessi diritti umani fondamentali.” In mattinata ha lasciato il Camerun, e appena arrivato in Angola, accolto dal capo di Stato e dal corpo diplomatico, il papa va dritto al problema della giustizia e della pace, richiamando a fuggire dalle sopraffazioni e dai totalitarismi.

“Vi ricordo – ha detto il papa - che provengo da un Paese dove la pace e la fraternità sono care ai cuori di tutti i suoi abitanti, in particolare di quanti, come me, hanno conosciuto la guerra e la divisione tra fratelli appartenenti alla stessa Nazione a causa di ideologie devastanti e disumane, le quali, sotto la falsa apparenza di sogni e illusioni, facevano pesare sopra gli uomini il giogo dell’oppressione. Potete dunque capire – ha aggiunto il papa - quanto io sia sensibile al dialogo fra gli uomini come mezzo per superare ogni forma di conflitto e di tensione e per fare di ogni Nazione, e quindi anche della vostra Patria, una casa di pace e di fraternità.”

Un esortazione vera e propria, quella di Benedetto XVI, secondo cui bisogna “proseguire sulla via della pacificazione e della ricostruzione del paese e delle istituzioni”. In questo percorso, dice il papa, “dovete prendere dal vostro patrimonio spirituale e culturale i valori migliori, di cui l’Angola è portatrice, e farvi gli uni incontro agli altri senza paura, accettando di condividere le personali ricchezze spirituali e materiali a beneficio di tutti.” Questo perché i diritti sono di tutti, e “Non si può dimenticare la moltitudine di angolani che vivono al di sotto della linea di povertà assoluta. Non deludete le loro aspettative!”.

In questa “opera immane”, tuttavia, l’Angola può ancora contare sulle parole di Giovanni Paolo II, che la visitò nel 1992, parlando, come ricordato dallo stesso Benedetto XVI, “di giustizia, di pace e di solidarietà”. E ancora, c’è bisogno di andare verso “valori da tutti condivisi”, da trovare “anche oggi nel Vangelo di Gesù Cristo, come accadde tempo addietro con un vostro illustre antenato, Dom Afonso I Mbemba-a-Nzinga; per opera sua, cinquecento anni fa è sorto in Mbanza Congo un regno cristiano” e “dalle sue ceneri poté poi sorgere (…) una Chiesa rinnovata che non ha cessato di crescere fino ai nostri giorni”.

E’ proprio l’anniversario dei cinquecento anni dalla cristianizzazione del paese, come ricorda lo stesso pontefice, che ha favorito il viaggio, insieme alla voglia di ritrovarsi “con una delle più antiche comunità cattoliche dell’Africa sub-equatoriale, per confermarla nella sua fede in Gesù risorto ed associarmi alle suppliche dei suoi figli e figlie affinché il tempo della pace, nella giustizia e nella fraternità, non conosca tramonto in Angola, consentendole di adempiere alla missione che Dio le ha affidato in favore del suo popolo e nel concerto delle Nazioni.”

Il papa è giunto a Luanda alle ore 12.45, dopo appena 2 ore e 15 di volo. La partenza da Yaundèe alle ore 10.30 circa, dopo una cerimonia ufficiale di congedo, in cui il papa ha implorato benedizioni per il Camerun, “bellissimo Paese, ‘l’Africa in miniatura’, un Paese di promesse, un Paese di gloria”. Nel suo discorso ha tratteggiato i momenti fondamentali della sua visita, ed ha ricordato come questo “è veramente un momento di grande speranza per l’Africa e per il mondo intero”, se si risponde all’esortazione del Signore “che vi impegna – ha detto il papa - a portare riconciliazione, guarigione e pace alle vostre comunità ed alla vostra società”

"Il calore del sole africano ha trovato il suo riflesso nel calore dell'ospitalità che mi è stata offerta", ha detto il pontefice. Due i momenti di questi giorni che "mi rimarranno profondamente impresse nella memoria", ha aggiunto. Innanzi tutto la visita al Centro Cardinal Leger, per l’incontro con il mondo della sofferenza. "Questa compassione simile a quella di Cristo è un segno sicuro di speranza per il futuro della Chiesa e per il futuro dell'Africa". "Prego affinchè cresciamo anche nel vicendevole rispetto e stima e fortifichiamo la nostra decisione di collaborare per proclamare la dignità donata da Dio alla persona umana, un messaggio che un mondo in crescente secolarizzazione ha bisogno di sentire".

Infine ha affidato alla preghiera dei fedeli del Camerun la buona riuscita dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, perchè "dia prova di essere un tempo di grazia per la Chiesa in tutto il Continente, un tempo di rinnovamento e di nuovo impegno nella missione di portare il messaggio salvifico del Vangelo ad un mondo lacerato".

Tra le curiosità del viaggio, anche la scelta del papa di portare con se una tartaruga donata da un capo dei Pigmei del Camerun, che hanno incontrato il pontefice prima della sua partenza da Yaoundèe. L'animale, simbolo di saggezza, si è imbarcato sull'aereo papale all'interno di un cesto di vimini anch'esso donato dagli indigeni. Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha presentato la tartaruga ai giornalisti del seguito, sopraffatto dalle foto e dalle riprese televisive dei media internazionali. Ancora non è stato scelto un nome.

www.korazym.org



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=752&sett...

[Modificato da Paparatzifan 20/03/2009 16:19]

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