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LUNEDÌ 30 NOVEMBRE 2009

New York Times: "40 anni di nuova messa hanno portato caos e banalità"

Ci sono degli eventi in apparenza piccoli che, più di molti altri, danno una precisa indicazione dei 'segni dei tempi' e dell'evoluzione della società e delle opinioni. Uno di questi ci appare con sicurezza il fatto che l'articolo che segue, che fino a pochissimi anni fa sarebbe stato liquidato come nostalgico, reazionario, integralista, ecc., sia apparso ieri sul prestigioso (e diffusissimo) New York Times. E' la dimostrazione che quanto leggerete, e che noi sottoscriviamo convinti, sta diventando sempre più la convinzione comune della più larga parte della società. In particolare dei meno anziani. E specie negli Stati Uniti, una nazione di gente pragmatica, meno permeabile alle ideologie e quindi meglio in grado di giudicare con buon senso se qualcosa (nel caso: la riforma liturgica di 40 anni fa) ha funzionato oppure ha miseramente fallito. E, ricorrendo quest'ultimo caso, in che modo reagire. Una lettura che raccomandiamo, in particolare, ai vescovi della nostra Penisola ed a tutti i chierici dai sessant'anni in su. Anche per loro, non è mai troppo tardi...



L’Appeal della Messa in latino


Entrando in chiesa, 40 anni fa, in questa prima Domenica di Avvento, molti Cattolici si saranno chiesti dov’erano finiti. Non solo il sacerdote parlava in inglese invece che in latino, ma era rivolto verso la congregazione invece che verso il tabernacolo; persone laiche si davano da fare intorno all’altare con funzioni che prima erano esclusive ai sacerdoti e musica popolare riempiva l’aria. I grandi cambiamenti del Concilio Vaticano II avevano preso il via.

Tutto questo fu una radicale rottura dalla Messa Tradizionale in Latino, codificata nel 16° secolo dal Concilio di Trento. Per secoli quella Messa era servita come un sacrificio strutturato con precise regole, chiamate rubriche, che non erano opzionali. Si deve fare così, diceva il libro. Nel 1947 poi, Papa Pio XII emise un’enciclica sulla liturgia che rinnegava la modernizzazione – scriveva che l’idea di eventuali cambiamenti alla Messa Tradizionale in Latino gli causava grave dolore.

Paradossalmente, comunque, fu Papa Pio stesso largamente responsabile per i notevoli cambiamenti del 1969. Fu lui a nominare, nel 1948, l’architetto responsabile della nuova Messa, Annibale Bugnini, a capo della commissione liturgica.

Bugnini nacque nel 1912 e fu ordinato sacerdote Vincenziano nel 1936. Non aveva ancora compiuto dieci anni di lavoro parrocchiale che Pio XII lo nominò segretario della Commissione per la riforma della liturgia. Negli anni ‘50, Bugnini diresse la grossa revisione alle liturgie per la Settimana Santa. Di conseguenza, il Venerdi Santo del 1955, i fedeli si riunirono al sacerdote nella preghiera del Padre Nostro e il sacerdote si rivolgeva alla congregazione per alcune parti della liturgia.

Il successore, Giovanni XXIII, nominò Bugnini segretario alla commissione preparatoria per la liturgia del Concilio Vaticano II; in quella posizione collaborò con sacerdoti cattolici e, sorprendentemente, anche con dei pastori protestanti per la riforma liturgica. Nel 1962 scrisse quella che sarebbe poi divenuta la Costituzione della Sacra Liturgia, il documento che diede forma alla nuova Messa.

Molte delle riforme di Bugnini erano dirette a favorire i non-cattolici, e molti cambiamenti furono effettuati emulando i servizi protestanti, incluso sistemare l’altare in modo da rivolgersi verso il popolo invece del sacrificio verso l’oriente liturgico. Come disse: ‘Dobbiamo spogliare la nostra [..] liturgia cattolica di tutto quanto può essere l’ombra di una pietra d’inciampo per i nostri fratelli separati, cioè, per i Protestanti’ (Paradossalmente, gli Anglicani che si riuniranno alla Chiesa grazie all’accoglienza dell’attuale Papa, useranno una liturgia che spesso prevede il sacerdote che assieme al popolo è rivolto ad orientem).

Come ha potuto Bugnini effettuare tali grandi cambiamenti? In parte perché nessuno dei papi per i quali lavorava erano liturgisti. Bugnini ha cambiato così tante cose che il successore di Giovanni, Paolo VI, non riusciva a stare al passo con le ultime direttive. Una volta il papa fece un’osservazione sui paramenti liturgici che gli avevano preparato esclamando che erano del colore sbagliato, ma gli fu risposto che lui stesso aveva eliminato la celebrazione dell’ottava di Pentecoste e quindi non poteva più indossare i relativi paramenti color rosso per la Messa. E il cerimoniere del papa fu testimone che Paolo VI scoppiò in lacrime.

Bugnini cadde in disgrazia nel 1970. Furono diffuse voci dalla stampa italiana che era un massone, cosa che se fosse stata vera avrebbe meritato la scomunica. Il Vaticano non ha mai negato le affermazioni, e nel 1976 Bugnini, allora arcivescovo, fu esiliato in un posto cerimoniale in Iran. Morì, in gran parte dimenticato, nel 1982.

Ma la sua eredità continuò a vivere. Papa Giovanni Paolo II ha proseguito le liberalizzazioni della Messa, consentendo alle femmine di servire al posto di chierichetti e permettendo ad uomini e donne non ordinati di distribuire la comunione nelle mani dei destinatari in piedi. Anche organizzazioni conservatrici, come l'Opus Dei, hanno adottato le riforme liturgiche liberali.

Ma Bugnini, può avere finalmente incontrato il suo avversario in Benedetto XVI, un celebrato liturgista egli stesso, che non è fan degli ultimi 40 anni di cambiamento. Cantando in latino, con indosso paramenti antichi e distribuendo la Comunione solo sulla lingua (piuttosto che nelle mani) di cattolici in ginocchio, Benedetto XVI ha lentamente invertito le innovazioni dei suoi predecessori. E la Messa in latino è tornata, almeno entro certi limiti, in luoghi come Arlington, Virginia, dove una su cinque parrocchie offrono la vecchia liturgia.

Benedetto capisce che i suoi sacerdoti più giovani e seminaristi - la maggior parte nati dopo il Vaticano II - stanno aiutando a condurre una controrivoluzione. Essi apprezzano il valore della bellezza della Messa solenne e il canto di che l’accompagna, l'incenso e la solennità. Sacerdoti in tonaca e suore in abito sono di nuovo comuni; enti tradizionalisti come l'Istituto di Cristo Re si stanno espandendo.

All'inizio di questo decennio, Benedetto XVI (allora cardinale Joseph Ratzinger) ha scritto: "Il girarsi del sacerdote verso il popolo ha trasformato la comunità in un circolo chiuso in se stesso. Nella sua forma esteriore, non si apre più su quello che ci sovrasta e ci trascende, ma è chiuso in se stesso. " Aveva ragione: 40 anni della nuova Messa hanno portato il caos e la banalità nel segno più visibile e esteriore della Chiesa. Benedetto XVI vuole un ritorno all'ordine e al significato. Così, a quanto pare, anche la prossima generazione di cattolici.

Kenneth J. Wolfe

Fonte: New York Times 29.11.2009


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