Viaggio apostolico in Germania...

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 19:04
Dal blog di Lella...

PAPA: RELIGIONE E' TRA I FONDAMENTI DELLA CONVIVENZA CIVILE

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"C'e' bisogno di una base vincolante per la nostra convivenza, altrimenti ognuno vive solo seguendo il proprio individualismo.
La religione e' uno di questi fondamenti per una convivenza riuscita". Lo ha detto Papa Ratzinger nel discorso rivolto alle autorita' tedesche presenti alla cerimonia di benvenuto al Castello di Bellevue, residenza ufficiale del presidente della Repubblica Federale Tedesca. Nel discorso pronunciato nel bellissimo giardino, dove su alcuni palchi avevano preso posto anche i vescovi tedeschi e i rappresentanti delle altre chiese e religioni, il Papa ha osservato che in Occidente "nei confronti della religione vediamo una crescente indifferenza nella societa' che, nelle sue decisioni, ritiene la questione della verita' piuttosto come un ostacolo, e da' invece la priorita' alle considerazioni utilitaristiche". "Come la religione ha bisogno della liberta', cosi' anche la liberta' ha bisogno della religione", ha spiegato Benedetto XVI citando le parole del grande vescovo e riformatore sociale Wilhelm von Ketteler, di cui si celebra quest'anno il secondo centenario della nascita.

© Copyright (AGI)  

PAPA: VALORI NON MANIPOLABILI GARANTISCONO NOSTRA LIBERTA'

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"Il fatto che ci sono valori che non sono assolutamente manipolabili e' la vera garanzia della nostra liberta'". Lo ha affermato Benedetto XVI nel discorso alle autorita' tedesche che hanno partecipato alla cerimonia di benvenuto nel giardino della residenza del presidente della Repubblica Christian Wulff. "Chi si sente obbligato al vero e al bene - ha osservato il Pontefice - subito sara' d'accordo con questo: la liberta' si sviluppa solo nella responsabilita' di fronte a un bene maggiore. Tale bene esiste solamente per tutti insieme; quindi devo interessarmi sempre anche dei miei prossimi. La liberta' non puo' essere vissuta in assenza di relazioni". Per il Papa teologo, "la liberta' ha bisogno di un legame originario ad un'istanza superiore". Il messaggio di Benedetto XVI e' chiarissimo: la liberta' non puo' essere staccata dall'etica. "Cio' che sto facendo a scapito degli altri - ha scandito - non e' liberta', ma azione colpevole che nuoce agli altri e anche a me stesso. Posso realizzarmi veramente quale persona libera solo usando le mie forze anche per il bene degli altri. Questo - ha chiarito Joseph Ratzinger - vale non soltanto per l'ambito privato ma anche per la societa'".

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PAPA: PAGINE OSCURE GERMANIA CI INSEGNANO PER IL PRESENTE

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"Lo sguardo chiaro anche sulle pagine oscure del passato ci permette di imparare da esso e di ricevere impulsi per il presente". Benedetto XVI lo ha affermato nel discorso al Castello Di Bellevue, rispondendo al saluto del presidente tedesco Christian Wulff. "La Repubblica Federale di Germania - ha aggiunto il Pontefice - e' diventata cio' che e' oggi attraverso la forza della liberta' plasmata dalla responsabilita' davanti a Dio e dell'uno davanti all'altro. Essa ha bisogno di questa dinamica che coinvolge tutti gli ambiti dell'umano per poter continuare a svilupparsi nelle condizioni attuali. Ne ha bisogno in un mondo che necessita di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta di valori fondamentali su cui costruire un futuro migliore".

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PAPA: PRINCIPIO SUSSIDIARIETA' CONSENTE LOCALMENTE VERA AUTONOMIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"Seguendo il principio di sussidiarieta', la societa' deve dare spazio sufficiente alle strutture piu' piccole per il loro sviluppo e, allo stesso tempo, deve essere di supporto, in modo che esse, un giorno, possano reggersi anche da sole". Lo ha affermato Benedetto XVI nel discorso alle autorita' tedesche presenti alla cerimonia di benvenuto nel giardino del castello di Bellevue, residenza ufficiale del presidente della Repubblica. "Nella convivenza umana - ha ricordato il Pontefice - non si da' liberta' senza solidarieta'".

© Copyright (AGI)  

PAPA: IN GERMANIA NON PER PARLARE DI POLITICA O ECONOMIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set. - "Pur essendo questo viaggio una visita ufficiale che rafforzera' le buone relazioni tra la Repubblica Federale di Germania e la Santa Sede, in primo luogo non sono venuto qui per perseguire determinati obiettivi politici o economici, come fanno giustamente altri uomini di Stato, ma per incontrare la gente e parlare di Dio". Lo ha detto il Papa rispondendo al discorso di benvenuto del presidente della Repubblica Federale Tedesca Christian Wulff.

© Copyright (AGI)

PAPA: ONORATO DI ESSERE ACCOLTO AMABILMENTE A BERLINO

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"Mi sento molto onorato per l'amabile accoglienza che mi riservate qui al Castello Bellevue. Sono particolarmente grato a Lei, Signor Presidente Wulff, per l'invito a questa visita ufficiale, che e' il mio terzo soggiorno come Papa nella Repubblica Federale di Germania. La mia gratitudine va ugualmente ai rappresentanti del Governo Federale, del Bundestag e del Bundesrat nonche' della Citta' di Berlino per la loro presenza con cui esprimono il loro rispetto per il Papa come Successore dell'Apostolo Pietro". Benedetto XVI ha salutato cosi' il presidente Christian Wulff e le autorita' presenti alla cerimonia di questa mattina nel giardino della residenza ufficiale del Capo dello Stato. "Qui, al Castello Bellevue, che deve il suo nome alla splendida vista sulla riva della Sprea e che e' situato non lontano dalla Colonna della Vittoria, dal Bundestag e dalla Porta di Brandeburgo, siamo proprio - ha osservato - nel centro di Berlino, la capitale della Repubblica Federale di Germania". Un castello che "con il suo passato movimentato e', come tanti edifici della citta', una testimonianza della storia tedesca". Nel discorso il Pontefice ha espresso l'auspicio che gli incontri durante le varie tappe del viaggio, qui a Berlino, a Erfurt, nell'Eichsfeld e a Friburgo, possano dare un piccolo contributo in merito, che in questi giorni Dio conceda la sua benedizione a noi tutti". Il suo grazie il Papa tedesco lo ha, infine, rivolto anche ai tre vescovi ospitanti, l'arcivescovo Woelki di Berlino, il vescovo Wanke di Erfurt e l'arcivescovo Zollitsch di Friburgo, nonche' tutti coloro che, a vari livelli ecclesiali e pubblici, hanno collaborato nei preparativi di questo Viaggio nella mia patria, contribuendo in tal modo alla sua buona riuscita".

(© Copyright AGI)

PAPA: A COLLOQUIO CON CANCELLIERA TEDESCA ANGELA MERKEL

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

Benedetto XVI ha ricevuto la cancelliera tedesca Angela Merkel nella sede della Conferenza Episcopale Tedesca, a Berlino. Il colloquio si e' svolto in due fasi: prima la Merkel e il Papa da soli e poi anche con il marito della cancelliera, sposata in seconde nozze con il signor Joachim Sauer, docente universitario di chimica. Nella biblioteca, dove su un tappeto bianco erano state collocate due poltroncine, ne e' stata cosi' aggiunta una terza. Successivamente la cancelliera ha presentato al Papa alcuni collaboratori e c'e' stato lo scambio dei doni.

© Copyright (AGI)

PAPA: WULFF INVOCA MISERICORDIA PER DIVORZIATI RISPOSATI COME LUI

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set. -

"Come la Chiesa puo' essere misericordiosa con le fratture nella vita delle persone?". A chiederlo al Papa - nella cerimonia di benvenuto al Castello di Bellevue a Berlino - e' il presidente federale Christian Wulff, cattolico ma anche divorziato risposato e con accanto una moglie giovane e avvenente (classe 1973). Il presidente ha accostato il tema a quello delle "fratture all'interno della Chiesa, che derivano dagli errori dei suoi ministri". "Che posto hanno - ha domandato ancora a Benedetto XVI - i laici accanto ai preti, le donne accanto agli uomini? Cosa fa la Chiesa per superare la propria divisione tra cattolici, protestanti e ortodossi?". Gia' prima dell'arrivo del Papa, Wulff aveva espresso l'auspicio che la Chiesa sia "comprensiva" con i divorziati risposati. E oggi ha aggiunto "che non solo i laici cattolici impegnati nella Chiesa si attendono molto. E la Chiesa ha bisogno di tutti loro". In Germania la fede cristiana, ha aggiunto Wulff, "non e' piu' compresa in modo evidente" ed e' importante che la Chiesa "non si ritiri in se stessa: quando le persone sentono questa vicinanza e sperimentano questo atteggiamento, ascoltano anche i messaggi cristiani che non sono sempre facili per loro".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 19:24
Dal blog di Lella...

Il Papa e il luterano postcattolico. Teologo domenicano amico di Ratzinger racconta l’assedio tedesco

“Ratzinger non farà come molti tedeschi che si vergognano della propria fede cattolica e di essa, soprattutto innanzi ai luterani, si scusano.
Il Papa non si scuserà per la sua fede e, al contrario, essendo consapevole di essere la guida della chiesa indicherà a tutti la giusta via”. Wolfgang Ockenfels è un teologo domenicano tedesco che nel 2003 Giovanni Paolo II volle fare membro del Pontificio Consiglio Justitia et Pax. Amico del Pontefice, docente all’Università di Treviri e redattore della rivista domenicana “die Neue Ordnung”, conosce bene la chiesa tedesca, una chiesa, dice, “affetta dal virus antiromano, che tormentosamente si occupa soltanto di se stessa continuando ‘dialogicamente’ a girare in tondo attorno a sé”.
Prima dell’incontro con la chiesa e poi con la realtà luterana e le altre realtà religiose, il Papa è oggi a Berlino, dove il suo discorso al Parlamento verrà boicottato da cento deputati. Dice Ockenfels: “Il Papa deve confrontarsi con alcuni atei fanatici, nonché con un secolarismo aggressivo e profondamente avverso alla normativa che regola i rapporti tra stato e chiesa. Molti rappresentanti della Linke non direbbero nulla se a Berlino arrivasse il Dalai Lama o il grande Mufti.
Ad aggravare la situazione c’è poi l’atteggiamento delle associazioni musulmane che, sempre pronte a vestire i panni delle vittime, intendono indignarsi e denunciare l’‘islamofobia’. E, ancora, c’è la potente lobby omosessuale che invece si sente accerchiata dall’omofobia, e che nella chiesa cattolica ha trovato il suo nemico naturale. Saranno soprattutto gli omosessuali organizzati a farsi notare con atteggiamenti e toni particolarmente forti”.
E poi ci sono i cattolici cosiddetti dissidenti, che chiedono riforme a Roma: “La verità è che in Germania nessuno legge più Lutero. E, invece, c’è chi si riempie la bocca del padre della riforma per chiedere l’abolizione del celibato, l’ammissione delle donne e degli omosessuali al ruolo di sacerdote e vescovo, richieste che in realtà tra i luterani quasi non esistono.
Certi cattolici dovrebbero piuttosto osservare quanto sta avvenendo nella chiesa anglicana. Lì coloro che intendono andarsene e tornare con Roma vengono incoraggiati. Così dovremmo fare noi: lasciare andare via questi cattolici che da tempo hanno scoperto un’affinità con il protestantesimo. La tolleranza impone di lasciarli andare. Ma la tolleranza non prevede che provino a riformare la loro comunità di provenienza fino a renderla di fatto irriconoscibile”.
Prima del viaggio del Papa, anche alcuni rappresentanti della Cdu hanno chiesto l’abolizione del celibato. “Uno sbaglio, certo, perché la Cdu non deve risolvere i problemi della chiesa, a lei compete affrontare quelli dello stato secondo i dettami della dottrina sociale cristiana e della Costituzione. E poi non bisogna dimenticare che ci vuole una certa competenza in materia di fede per comprendere il significato del celibato. Chi ignora cosa siano ‘i consigli evangelici’ e li confonde con un’istituzione democratica dal basso amministrata da un ‘comitato centrale’ farebbe meglio a stare zitto. Soprattutto se riveste un incarico istituzionale. Noi volentieri facciamo a meno di una chiesa di stato tedesca sul modello guglielmino. La carenza, che peraltro accusiamo di più, non è quella dei preti, ma dei fedeli. Mentre dal 1960 a oggi il numero dei fedeli praticanti si è ridotto di tre quarti, quello dei sacerdoti solo della metà. Il che ovviamente è un problema, perché abbiamo bisogno di loro non solo come dispensatori di sacramenti, ma anche come missionari. Le parrocchie diventano sempre più unità mobili. Ma a mio avviso l’abolizione del celibato renderebbe il problema più acuto, come si può vedere guardando ai molti pastori protestanti separati”. La Germania da alcuni mesi si sta occupando di un memorandum redatto da alcuni teologi cattolici che chiedono riforme a tutto campo.
“Per quel che mi riguarda lo trovo imbarazzante e basta: mi imbarazza il suo pathos strampalato, il suo concentrato di banalità, il suo piglio farsesco di protesta. Tutto suonava già strano negli anni Settanta del secolo scorso. A un documento simile non si può che reagire con sarcasmo.
E’ singolare che oggi alcuni dei più stimati difensori della chiesa cattolica e del suo insegnamento si ritrovano tra i laici e non tra i teologi.
Penso a Robert Spaemann, Matthias Matussek, Manfred Lütz, Alexander Kissler e Andreas Püttmann. Con loro sento un’affinità maggiore che con alcuni teologi falliti del ’68, così come con alcuni vescovi. E questo deve far riflettere sull’utilità della teologia attuale per la chiesa”.
La chiesa cattolica di lingua tedesca sembra trovarsi in una crisi crescente la quale, dice Ockenfels, “non si risolve né con memorandum né con dialoghi ‘strutturati’. E proprio per questo risulta irritante il fatto che dei professori scrivano un documento, nel quale non solo sono sbagliati i consigli terapeutici, ma anche la diagnosi è completamente fuori strada. Si tratta di un memorandum che cavalca i ben noti preconcetti. La ragione della crisi della chiesa cattolica, e cioè l’abbandono in massa della fede, non viene in alcun modo spiegato. Non ci si chiede il perché di questa consunzione della fede cristiana, di questa mancanza di bisogno di redenzione. E nemmeno cosa abbia originato gli abusi sessuali all’interno della chiesa. Metterli semplicemente in correlazione con il celibato, con una supposta ‘rigida’ morale sessuale della chiesa è sintomo di ignoranza e purtroppo anche di infamia. Tutto questo non ha più nulla a che vedere con l’analisi empirica. E la terapia che si poggia su tutto ciò ingigantisce anziché aiutare a estirpare il male”.
Certo, non tutti nella chiesa tedesca hanno posizioni univoche sui grandi temi: “Il tono psicologizzante che predomina attualmente nella chiesa, le formulazioni altisonanti, la strisciante ambiguità: tutto questo ha originato nel tempo grande irritazione e un problema di credibilità della chiesa. Tanto da rendere difficile capire da che parte stia oggi la stessa chiesa tedesca. Come nella politica, tutti cercano di svicolare da decisioni inequivocabili. Sono tempi in cui sempre più persone desiderano chiarezza. L’approssimazione non convince, disorienta ed è frustrante. Viviamo, anche sul piano della società e della politica, in tempi che necessitano urgentemente di decisioni: o così o così. Non si può essere insieme cattolici, protestanti o musulmani.
Dai pastori della chiesa ci si dovrebbe aspettare unità, e poi una chiara presa di distanza dagli opportunisti che sono ancora convinti di poter trarre vantaggi da una posizione antiromana”.
Per Ockenfels la speranza della chiesa sono “i laici cattolici”. Dice: “Personalmente individuo la vera avanguardia della chiesa nei movimenti di stampo spirituale, dove sono i laici a dettare il tono teologico. Non sto parlando qui di quei profani cattolici di professione, che nei loro ‘Zentralkomitee’ si danno un sacco di arie. Alcuni di questi funzionari vorrebbero trasformare la struttura gerarchica della chiesa in una sorta di democrazia di base, sull’esempio della ‘Räterepublik’, la repubblica dei consigli. Un intento che dà alla loro parola d’ordine ‘Wir sind Kirche’ cioè ‘noi siamo la chiesa di base’, un carattere alquanto presuntuoso”. Certo, c’è anche tanta “miseria spirituale in giro. Una malattia ben presente dietro le ancora magnifiche facciate delle chiese. Per questo sarebbe bello se il Papa riuscisse a risollevare la fede dei tedeschi, allargare il loro orizzonte spirituale e far superare loro la rassegnazione paralizzante. Lo sguardo verso la chiesa universale libera dal provincialismo e dall’autoreferenzialità. Viviamo in tempi pericolosi, nei quali la fede viene messa alla prova e richiede spirito di resistenza. Ma forse saranno proprio queste difficoltà a indurre di nuovo alla preghiera, a incitare a trovare il coraggio di dichiararsi pubblicamente cattolici”.

Pubblicato sul Foglio giovedì 22 settembre 2011


Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 19:24
Dal blog di Lella...

PAPA: L'ECUMENISMO E' TEMA CENTRALE DI QUESTO VIAGGIO

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"Quando ho accettato l'invito a compiere questo viaggio era per me evidente che l'ecumenismo con i nostri amici evangelici deve essere un punto forte, un punto centrale di questo viaggio". Lo ha affermato Benedetto XVI nella conversazione con i giornalisti che viaggiavano con lui verso Berlino.
"Anche se istituzionalmente non siamo uniti, anche se rimangono problemi, anche grandi problemi nel fondamento della fede in Cristo, in Dio trinitario, nell'uomo come immagine di Dio, siamo uniti in questo mostrare al mondo e approfondire questa unita' e' essenziale in questo momento storico", ha continuato il Papa. "Noi viviamo - ha aggiunto - in un tempo di secolarismo, nel quale i cristiani insieme hanno la missione di rendere presente il messaggio di Dio, il messaggio di Cristo, di far possibile credere, andare avanti con queste grandi idee, verita' e percio' l'essere insieme tra cattolici ed evangelici e' un elemento fondamentale per il nostro tempo". "Percio' - ha spiegato Benedetto XVI - sono molto grato ai nostri amici, fratelli e sorelle protestanti che hanno reso possibile con segno molto significativo l'incontro nel monastero di Erfurt dove Lutero ha iniziato il suo cammino teologico: la preghiera nella chiesa dove e' stato ordinato sacerdote, parlare insieme sulla nostra responsabilita' di cristiani in questo tempo". "Sono molto felice - ha poi concluso - di poter mostrare cosi' questa unita' fondamentale che siamo fratelli e sorelle e lavoriamo insieme per il bene dell'umanita' annunciando il lieto messaggio di Cristo, il Dio che ha un volto umano e che parla con noi".

© Copyright (AGI)  

PAPA: ABUSI SONO SCANDALI TERRIBILI, MA NON LASCIATE CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"Posso capire che davanti alle informazioni sugli abusi, soprattutto se sono stati compiuti su persone vicine uno dica questa non e' piu' la mia Chiesa: la Chiesa era per me forza di umanizzazione e moralizzazione, se i rappresentanti della Chiesa fanno il contrario, non posso piu' vivere con questa Chiesa. Ma anche se nella Chiesa ci sono scandali e umanita' terribili bisogna rinnovare la consapevolezza della specificita' di essere Chiesa, imparare a sopportare questo e lavorare perche' mai piu' si ripeta". Lo ha detto il Papa sull'aereo che lo portava a Berlino, rispondendo a una domanda sulla reazione agli abusi sessuali compiuti da eccelsiastici su minori che ha portato alcuni cattolici ad abbandonare la Chiesa. "Distinguiamo - ha esortato Benedetto XVI - la motivazione specifica di quelli che si sentono scandalizzati da questi crimini che sono stati rivelati negli ultimi tempi, dalle altre motiazioni: generalemente le motivazioni dell'abbandono sono molteplici nel contesto della secolarizzazione, penso che di solito queste uscite sono l'ultimo passo in lunga catena allontanamento dalal Chiesa".
"In questo contesto mi sembra importante - ha poi aggiunto il Pontefice - domandarsi perche' sono nella Chiesa: ne faccio parte come se fosse un'associazione sportiva, o culturale, dove coltivo i miei interessi e se non trovo piu' risposte esco, o essere parte della Chiesa e' una cosa piu' profonda?". "Io - ha spiegato Papa Ratzinger - direi che sarebbe piu' importante conoscere che essere Chiesa non e' essere in qualche associazione ma nella rete del Signore, nella quale tira pesci buoni e cattivi dalle acque della morte alla terra della vita. Puo' darsi che in questa rete sono proprio accanto a pesci cattivi e sento questo, ma e' anche vero che non sono nella Chiesa per questi o per questi altri, ma sono nella Chiesa per Dio".

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PAPA: NULLA DA DIRE SU CONTESTAZIONI SE SONO CIVILI

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

Sull'aereo che lo portava a Berlino, dove lo attendono molte migliaia di fedeli ma anche qualche contestazione, il Papa ha spiegato di non avere "nulla da dire contro le contestazioni che si esprimono in modo civile". "E' normale - ha sottolineato Benedetto XVI - in una societa' libera caratterizzata da una forte secolarizzazione. Ne prendo atto e non c'e' nulla da dire contro le contestazioni che si esprimono in modo civile. Rispetto coloro che si esprimono".

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 19:28
Dal blog di Lella...

All’arrivo a Berlino Benedetto XVI spiega la motivazione fondamentale del viaggio in Germania

Per incontrare la gente e parlare di Dio

Nel pomeriggio di giovedì la visita al Bundestag, l’incontro con la comunità ebraica e la messa nello stadio olimpico

La legittimità di manifestazioni di protesta quando si esprimono in modo civile, la gioia di essere comunque «nella mia Germania» (la radice, ha detto riferendosi alla sua patria, non può né deve essere tagliata), gli abbandoni della Chiesa a motivo degli scandali, ma anche il dialogo ecumenico e il significato della presenza di un Papa tedesco in Germania: sono i principali temi affrontati da Benedetto XVI stamane, giovedì 22 settembre, nella conferenza stampa a bordo dell’aereo diretto a Berlino.
Come di consueto il Papa ha risposto alle domande formulate per i giornalisti dal gesuita Federico Lombardi su argomenti di attualità, alla luce del viaggio appena iniziato. Così si è parlato delle forme di protesta nei suoi confronti annunciate in questi giorni da alcuni gruppi e organizzazioni del Paese. Niente da dire, ha in pratica risposto il Papa, è normale che ci siano contestazioni. Era già accaduto in occasione del viaggio in Gran Bretagna e a Madrid. Del resto, ha fatto notare Benedetto XVI, nelle società libere, e al contempo secolarizzate, è normale che ci siano contrarietà anche nei confronti del Pontefice e della Chiesa. Bisogna prenderne atto, ha detto, specie quando si manifestano in modo civile. Ma se è vero che secolarismo e opposizione al cattolicesimo sono fortemente radicati, è anche vero che ci sono tante aspettative e tanto amore per il Papa. In Germania, ha notato ancora, c’è un’opposizione di vecchia data verso il cattolicesimo, ma è anche crescente la convinzione del bisogno di una forza morale nella società, di Dio nel nostro tempo. Per questo tanta gente aspetta con gioia il Papa per una festa della fede.
Altro argomento toccato, il problema delle defezioni dalla Chiesa, causate in parte anche dalle vicende degli abusi commessi da esponenti del clero. In proposito Benedetto XVI ha invitato a distinguere tra quanti si sentono scandalizzati da questi veri e propri crimini, e quanti abbandonano per altre motivazioni. Se nel primo caso, infatti, c’è chi non riesce a riconoscersi nella Chiesa come forza di umanizzazione e moralizzazione, nel secondo le cause possono essere molteplici, anche se in definitiva tutte riconducibili alla secolarizzazione della società. Qui si tratta, dunque, solo dell’ultimo passo di un percorso di allontanamento da parte di chi considera l’appartenenza alla comunità cattolica alla stregua dell’iscrizione a un club sportivo o a un circolo culturale. In realtà — ha avvertito il Pontefice — qui si tratta di essere nella rete del Signore, che tira a riva pesci buoni e pesci cattivi dalle acque della morte alla terra della vita. Non bisogna lasciarsi contaminare dai pesci cattivi. La Chiesa, ha ribadito, è diversa da qualsiasi altra forma di associazione umana, perché tocca il fondamento del nostro essere. E anche se ci sono scandali terribili, non si deve abbandonarla ma aiutarla a superare le difficoltà e gli ostacoli.
Una domanda sull’ecumenismo ha dato modo al Pontefice di ribadire la sua consapevolezza circa l’importanza dell’incontro con i fratelli evangelici. Ci sono molte cose in comune, ha detto, anche se permangono problemi. Sarà importante approfondire ciò che accomuna per mostrarsi uniti davanti al mondo.
Dopo la cerimonia di benvenuto e gli incontri con il presidente federale e il cancelliere, nel pomeriggio il Papa compie la visita al Parlamento federale, dove pronuncia l’atteso discorso sui fondamenti dello Stato liberale di diritto, e incontra la comunità ebraica di Berlino, prima di celebrare la messa nell’Olympiastadion.

(©L'Osservatore Romano 23 settembre 2011)


Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 21:29
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011), 22.09.2011

VISITA AL PARLAMENTO FEDERALE, NEL REICHSTAG DI BERLIN

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Illustre Signor Presidente Federale!
Signor Presidente del Bundestag!
Signora Cancelliere Federale!
Signor Presidente del Bundesrat!
Signore e Signori Deputati!

È per me un onore e una gioia parlare davanti a questa Camera alta – davanti al Parlamento della mia Patria tedesca, che si riunisce qui come rappresentanza del popolo, eletta democraticamente, per lavorare per il bene della Repubblica Federale della Germania.
Vorrei ringraziare il Signor Presidente del Bundestag per il suo invito a tenere questo discorso, così come per le gentili parole di benvenuto e di apprezzamento con cui mi ha accolto.

In questa ora mi rivolgo a Voi, stimati Signori e Signore – certamente anche come connazionale che si sa legato per tutta la vita alle sue origini e segue con partecipazione le vicende della Patria tedesca. Ma l’invito a tenere questo discorso è rivolto a me in quanto Papa, in quanto Vescovo di Roma, che porta la suprema responsabilità per la cristianità cattolica. Con ciò Voi riconoscete il ruolo che spetta alla Santa Sede quale partner all’interno della Comunità dei Popoli e degli Stati.

In base a questa mia responsabilità internazionale vorrei proporVi alcune considerazioni sui fondamenti dello Stato liberale di diritto.

Mi si consenta di cominciare le mie riflessioni sui fondamenti del diritto con una piccola narrazione tratta dalla Sacra Scrittura.

Nel Primo Libro dei Re si racconta che al giovane re Salomone, in occasione della sua intronizzazione, Dio concesse di avanzare una richiesta. Che cosa chiederà il giovane sovrano in questo momento importante? Successo, ricchezza, una lunga vita, l’eliminazione dei nemici? Nulla di tutto questo egli chiede. Domanda invece: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male” (1Re 3,9).

Con questo racconto la Bibbia vuole indicarci che cosa, in definitiva, deve essere importante per un politico. Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo lavoro come politico non deve essere il successo e tanto meno il profitto materiale.

La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace. Naturalmente un politico cercherà il successo che di per sé gli apre la possibilità dell’azione politica effettiva. Ma il successo è subordinato al criterio della giustizia, alla volontà di attuare il diritto e all’intelligenza del diritto.

Il successo può essere anche una seduzione e così può aprire la strada alla contraffazione del diritto, alla distruzione della giustizia. “Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?” ha sentenziato una volta sant’Agostino.1

Noi tedeschi sappiamo per nostra esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio.
Noi abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, così che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto – era diventato una banda di briganti molto ben organizzata, che poteva minacciare il mondo intero e spingerlo sull’orlo del precipizio.

Servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia è e rimane il compito fondamentale del politico. In un momento storico in cui l’uomo ha acquistato un potere finora inimmaginabile, questo compito diventa particolarmente urgente. L’uomo è in grado di distruggere il mondo. Può manipolare se stesso.

Può, per così dire, creare esseri umani ed escludere altri esseri umani dall’essere uomini. Come riconosciamo che cosa è giusto? Come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente? La richiesta salomonica resta la questione decisiva davanti alla quale l’uomo politico e la politica si trovano anche oggi.
In gran parte della materia da regolare giuridicamente, quello della maggioranza può essere un criterio sufficiente. Ma è evidente che nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità, il principio maggioritario non basta: nel processo di formazione del diritto, ogni persona che ha responsabilità deve cercare lei stessa i criteri del proprio orientamento.

Nel terzo secolo, il grande teologo Origene ha giustificato così la resistenza dei cristiani a certi ordinamenti giuridici in vigore: “Se qualcuno si trovasse presso il popolo della Scizia che ha leggi irreligiose e fosse costretto a vivere in mezzo a loro … questi senz’altro agirebbe in modo molto ragionevole se, in nome della legge della verità che presso il popolo della Scizia è appunto illegalità, insieme con altri che hanno la stessa opinione, formasse associazioni anche contro l’ordinamento in vigore…”2

In base a questa convinzione, i combattenti della resistenza hanno agito contro il regime nazista e contro altri regimi totalitari, rendendo così un servizio al diritto e all’intera umanità.
Per queste persone era evidente in modo incontestabile che il diritto vigente, in realtà, era ingiustizia. Ma nelle decisioni di un politico democratico, la domanda su che cosa ora corrisponda alla legge della verità, che cosa sia veramente giusto e possa diventare legge non è altrettanto evidente. Ciò che in riferimento alle fondamentali questioni antropologiche sia la cosa giusta e possa diventare diritto vigente, oggi non è affatto evidente di per sé.
Alla questione come si possa riconoscere ciò che veramente è giusto e servire così la giustizia nella legislazione, non è mai stato facile trovare la risposta e oggi, nell’abbondanza delle nostre conoscenze e delle nostre capacità, tale questione è diventata ancora molto più difficile.

Come si riconosce ciò che è giusto? Nella storia, gli ordinamenti giuridici sono stati quasi sempre motivati in modo religioso: sulla base di un riferimento alla Divinità si decide ciò che tra gli uomini è giusto. Contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo non ha mai
imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio.

Con ciò i teologi cristiani si sono associati ad un movimento filosofico e giuridico che si era formato sin dal secolo II a.C.
Nella prima metà del secondo secolo precristiano si ebbe un incontro tra il diritto naturale sociale sviluppato dai filosofi stoici e autorevoli maestri del diritto romano.3
In questo contatto è nata la cultura giuridica occidentale, che è stata ed è tuttora di un’importanza determinante per la cultura giuridica dell’umanità.

Da questo legame precristiano tra diritto e filosofia parte la via che porta, attraverso il Medioevo cristiano, allo sviluppo giuridico dell’Illuminismo fino alla Dichiarazione dei Diritti umani e fino alla nostra Legge Fondamentale tedesca, con cui il nostro popolo, nel 1949, ha riconosciuto “gli inviolabili e inalienabili diritti dell'uomo come fondamento di ogni comunità umana, della pace e della giustizia nel mondo”.

Per lo sviluppo del diritto e per lo sviluppo dell’umanità è stato decisivo che i teologi cristiani abbiano preso posizione contro il diritto religioso, richiesto dalla fede nelle divinità, e si siano messi dalla parte della filosofia, riconoscendo come fonte giuridica valida per tutti la ragione e la natura nella loro correlazione.

Questa scelta l’aveva già compiuta san Paolo, quando, nella sua Lettera ai Romani, afferma: “Quando i pagani, che non hanno la Legge [la Torà di Israele], per natura agiscono secondo la Legge, essi … sono legge a se stessi. Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza…” (Rm 2,14s).

Qui compaiono i due concetti fondamentali di natura e di coscienza, in cui “coscienza” non è altro che il “cuore docile” di Salomone, la ragione aperta al linguaggio dell’essere. Se con ciò fino all’epoca dell’Illuminismo, della Dichiarazione dei Diritti umani dopo la seconda guerra mondiale e fino alla formazione della nostra Legge Fondamentale la questione circa i fondamenti della legislazione sembrava chiarita, nell’ultimo mezzo secolo è avvenuto un drammatico cambiamento della situazione.

L’idea del diritto naturale è considerata oggi una dottrina cattolica piuttosto singolare, su cui non varrebbe la pena discutere al di fuori dell’ambito cattolico, così che quasi ci si vergogna di menzionarne anche soltanto il termine.

Vorrei brevemente indicare come mai si sia creata questa situazione. È fondamentale anzitutto la tesi secondo cui tra l’essere e il dover essere ci sarebbe un abisso insormontabile. Dall’essere non potrebbe derivare un dovere, perché si tratterebbe di due ambiti assolutamente diversi. La base di tale opinione è la concezione positivista, oggi quasi generalmente adottata, di natura e ragione. Se si considera la natura – con le parole di Hans Kelsen – “un aggregato di dati oggettivi, congiunti gli uni agli altri quali cause ed effetti”, allora da essa realmente non può derivare alcuna indicazione che sia in qualche modo di carattere etico.4

Una concezione positivista di natura, che comprende la natura in modo puramente funzionale, così come le scienze naturali la spiegano, non può creare alcun ponte verso l’ethos e il diritto, ma suscitare nuovamente solo risposte funzionali. La stessa cosa, però, vale anche per la ragione in una visione positivista, che da molti è considerata come l’unica visione scientifica. In essa, ciò che non è verificabile o falsificabile non rientra nell’ambito della ragione nel senso stretto. Per questo l’ethos e la religione devono essere assegnati all’ambito del soggettivo e cadono fuori dall’ambito della ragione nel senso stretto della parola.

Dove vige il dominio esclusivo della ragione positivista – e ciò è in gran parte il caso nella nostra coscienza pubblica – le fonti classiche di conoscenza dell’ethos e del diritto sono messe fuori gioco. Questa è una situazione drammatica che interessa tutti e su cui è necessaria una discussione pubblica; invitare urgentemente ad essa è un’intenzione essenziale di questo discorso.

Il concetto positivista di natura e ragione, la visione positivista del mondo è nel suo insieme una parte grandiosa della conoscenza umana e della capacità umana, alla quale non dobbiamo assolutamente rinunciare. Ma essa stessa nel suo insieme non è una cultura che corrisponda e sia sufficiente all’essere uomini in tutta la sua ampiezza. Dove la ragione positivista si ritiene come la sola cultura sufficiente, relegando tutte le altre realtà culturali allo stato di sottoculture, essa riduce l’uomo, anzi, minaccia la sua umanità.

Lo dico proprio in vista dell’Europa, in cui vasti ambienti cercano di riconoscere solo il positivismo come cultura comune e come fondamento comune per la formazione del diritto, mentre tutte le altre convinzioni e gli altri valori della nostra cultura vengono ridotti allo stato di una sottocultura. Con ciò si pone l’Europa, di fronte alle altre culture del mondo, in una condizione di mancanza di cultura e vengono suscitate, al contempo, correnti estremiste e radicali. La ragione positivista, che si presenta in modo esclusivista e non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio.

E tuttavia non possiamo illuderci che in tale mondo autocostruito attingiamo in segreto ugualmente alle “risorse” di Dio, che trasformiamo in prodotti nostri. Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto questo in modo giusto.

Ma come lo si realizza? Come troviamo l’ingresso nella vastità, nell’insieme? Come può la ragione ritrovare la sua grandezza senza scivolare nell’irrazionale?
Come può la natura apparire nuovamente nella sua vera profondità, nelle sue esigenze e con le sue indicazioni?
Richiamo alla memoria un processo della recente storia politica, nella speranza di non essere troppo frainteso né di suscitare troppe polemiche unilaterali.

Direi che la comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, pur non avendo forse spalancato finestre, tuttavia è stata e rimane un grido che anela all’aria fresca, un grido che non si può ignorare né accantonare, perché vi si intravede troppa irrazionalità. Persone giovani si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c’è qualcosa che non va; che la materia non è soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in sé la propria dignità e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni.

È chiaro che qui non faccio propaganda per un determinato partito politico – nulla mi è più estraneo di questo.

Quando nel nostro rapporto con la realtà c’è qualcosa che non va, allora dobbiamo tutti riflettere seriamente sull’insieme e tutti siamo rinviati alla questione circa i fondamenti della nostra stessa cultura. Mi sia concesso di soffermarmi ancora un momento su questo punto. L’importanza dell’ecologia è ormai indiscussa. Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi coerentemente.

Vorrei però affrontare con forza ancora un punto che oggi come ieri viene largamente trascurato: esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere.

L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana.

Torniamo ai concetti fondamentali di natura e ragione da cui eravamo partiti. Il grande teorico del positivismo giuridico, Kelsen, all’età di 84 anni – nel 1965 – abbandonò il dualismo di essere e dover essere. Aveva detto che le norme possono derivare solo dalla volontà.

Di conseguenza, la natura potrebbe racchiudere in sé delle norme solo se una volontà avesse messo in essa queste norme. Ciò, d’altra parte, presupporrebbe un Dio creatore, la cui volontà si è inserita nella natura.

“Discutere sulla verità di questa fede è una cosa assolutamente vana”, egli nota a proposito.5 Lo è veramente? – vorrei domandare. È veramente privo di senso riflettere se la ragione oggettiva che si manifesta nella natura non presupponga una Ragione creativa, un Creator Spiritus?

A questo punto dovrebbe venirci in aiuto il patrimonio culturale dell’Europa. Sulla base della convinzione circa l’esistenza di un Dio creatore sono state sviluppate l’idea dei diritti umani, l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la conoscenza dell’inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli uomini per il loro agire.

Queste conoscenze della ragione costituiscono la nostra memoria culturale. Ignorarla o considerarla come mero passato sarebbe un’amputazione della nostra cultura nel suo insieme e la priverebbe della sua interezza.

La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma – dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identità dell’Europa. Nella consapevolezza della responsabilità dell’uomo davanti a Dio e nel riconoscimento della dignità inviolabile dell’uomo, di ogni uomo, questo incontro ha fissato dei criteri del diritto, difendere i quali è nostro compito in questo momento storico.

Al giovane re Salomone, nell’ora dell’assunzione del potere, è stata concessa una sua richiesta. Che cosa sarebbe se a noi, legislatori di oggi, venisse concesso di avanzare una richiesta? Che cosa chiederemmo? Penso che anche oggi, in ultima analisi, non potremmo desiderare altro che un cuore docile – la capacità di distinguere il bene dal male e di stabilire così un vero diritto, di servire la giustizia e la pace. Grazie per la vostra attenzione.
_______________________

1 De civitate Dei IV, 4, 1.

2 Contra Celsum GCS Orig. 428 (Koetschau); cfr A. Fürst, Monotheismus und Monarchie. Zum Zusammenhang von Heil und Herrschaft in der Antike. In: Theol.Phil. 81 (2006) 321 – 338; citazione p. 336; cfr anche J. Ratzinger, Die Einheit der Nationen. Eine Vision der Kirchenväter (Salzburg – München 1971) 60.

3 Cfr W. Waldstein, Ins Herz geschrieben. Das Naturrecht als Fundament einer menschlichen Gesellschaft (Augsburg 2010) 11ss; 31 – 61.

4 Waldstein, op. cit. 15 – 21.

5 Citato secondo Waldstein, op. cit. 19.

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 21:30
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Papa a Bundestag elogia Verdi, fanno bene a politica. Applausi. "Ma c'è anche ecologia umana, uomo non crea se stesso"

Il Papa elogia a sorpresa gli ecologisti - tra scrosci di applausi - nel discorso pronunciato al Bundestag.
"Direi che la comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, pur non avendo forse spalancato finestre, tuttavia è stata e rimane un grido che anela all'aria fresca, un grido che non si può ignorare né accantonare, perché vi si intravede troppa irrazionalità", ha detto Benedetto XVI, che aveva criticato il positivismo paragonandolo agli "edifici di cemento armato senza finestre". Alcuni deputati dei Verdi si sono uniti ai cento parlamentari di sinistra che disertano il discorso del Papa.
"Persone giovani - ha proseguito il Papa - si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c'è qualcosa che non va; che la materia non è soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in sé la propria dignità e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni. E' chiaro che qui non faccio propaganda per un determinato partito politico - nulla mi è più estraneo di questo". Il Papa ha aggiunto: "L'importanza dell'ecologia è ormai indiscussa. Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi coerentemente. Vorrei però affrontare con forza ancora un punto che oggi come ieri viene largamente trascurato: esiste anche un'ecologia dell'uomo. Anche l'uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L'uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L'uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana".

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 21:32
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Papa a Bundestag: Spero non essere frainteso o suscitare polemiche

Forse col pensiero alle polemiche del passato, il Papa ha condito il suo discorso al Bundestag, oggi a Berlino, con una notazione che sottolinea il suo desiderio di dialogo. Al momento di spiegare "come può la ragione ritrovare la sua grandezza senza scivolare nell'irrazionale" ai parlamentari tedeschi, Benedetto XVI, prima di elogiare il movimento ecologista del paese, ha premesso: "Richiamo alla memoria un processo della recente storia politica, nella speranza di non essere troppo frainteso né di suscitare troppe polemiche unilaterali". "Vorrei ringraziare il Signor Presidente del Bundestag per il suo invito a tenere questo discorso, così come per le gentili parole di benvenuto e di apprezzamento con cui mi ha accolto", ha detto all'inizio del discorso il Papa. Un centinaio di deputati di sinistra hanno disertato il discorso di Benedetto XVI. "In questa ora mi rivolgo a voi, stimati signori e signore - certamente anche come connazionale che si sa legato per tutta la vita alle sue origini e segue con partecipazione le vicende della Patria tedesca. Ma l'invito a tenere questo discorso è rivolto a me in quanto Papa, in quanto vescovo di Roma, che porta la suprema responsabilità per la cristianità cattolica. Con ciò voi riconoscete il ruolo che spetta alla Santa Sede quale partner all'interno della comunità dei Popoli e degli Stati".

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 21:35
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'Senza diritto stato e' banda di briganti'

Papa: 'Compito politici servire giustizia'
Benedetto XVI interviene al Bundestag

''Servire il diritto e combattere il dominio dell'ingiustizia e' e rimane il compito fondamentale del politico''. E' il richiamo pronunciato da Benedetto XVI a Berlino nel suo discorso al Bundestag, il Parlamento federale tedesco. ''Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo lavoro come politico - ha spiegato il Papa - non deve essere il successo e tanto meno il profitto materiale. La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare cosi' le condizioni di fondo per la pace''. E citando Sant'Agostino ha aggiunto: ''Togli il diritto - e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?''.

"Naturalmente un politico cercherà il successo che di per sé gli apre la possibilità dell'azione politica effettiva", ha detto il Papa, aggiungendo però che "il successo è subordinato al criterio della giustizia, alla volontà di attuare il diritto e all'intelligenza del diritto". Ratzinger ha quindi avvertito che "il successo può essere anche una seduzione e così può aprire la strada alla contraffazione del diritto, alla distruzione della giustizia". E ha aggiunto la citazione dal "De civitate Dei" di Sant'Agostino: "Togli il diritto - e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?". "Noi tedeschi - ha sottolineato ancora il Papa - sappiamo per nostra esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio. Noi abbiamo sperimentato il separarsi del potere del diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, così che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto: era diventato una banda di briganti molto ben organizzata, che poteva minacciare il mondo intero e spingerlo sull'orlo del precipizio".

PRESIDENTE BUNDESTAG, EVENTO STORICO PRESENZA RAZTINGER - "Nella storia non ha ancora mai parlato un Papa davanti al Parlamento tedesco eletto dal popolo e raramente un discorso in questo luogo ha così suscitato così tanta attenzione ed interesse: Santo Padre benvenuto nel Bundestag". Lo ha detto il presidente del Bundestag Norbert Lammert, prendendo la parola per salutare Benedetto XVI. Il presidente del Bundestag ha poi citato la "separazione fra Stato e chiesa" come uno dei "progressi indispensabili della civiltà".

OVAZIONE BUNDESTAG DOPO DISCORSO BENEDETTO XVI - Ovazione del Bundestag per il discorso del Papa. L'intervento di Benedetto XVI e' stato accolto con un minuto e mezzo di applausi dai parlamentari in piedi. Durante il discorso l'assemblea ha applaudito per tre volte, mentre due passaggi dell'intervento hanno strappato un sorriso ai parlamentari.

PAPA: A EBREI; SHOAH MEMORIA SPAVENTOSA,CAUSA FU RIFIUTO DIO - Quella della Shoah e' una ''memoria spaventosa'', alla cui origine c'e' il ''rifiuto di Dio''. Incontrando nel Palazzo del Reichstag, a Berlino, i rappresentanti della comunita' ebraica, guidati dal presidente Dieter Graumann, papa Benedetto XVI ha pronunciato una nuova, forte condanna del nazismo e degli ''atti di umano disprezzo'' di cui il regime hitleriano si rese colpevole. ''Il regime di terrore del nazionalsocialismo si fondava su un mito razzista, di cui faceva parte il rifiuto del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, del Dio di Gesu' Cristo e delle persone credenti in Lui - ha detto il Papa -. L''onnipotente' Adolf Hitler era un idolo pagano, che voleva porsi come sostituto del Dio biblico, creatore e padre di tutti gli uomini''. Secondo il Pontefice tedesco, ''con il rifiuto del rispetto per questo Dio unico si perde sempre anche il rispetto per la dignita' dell'uomo. Di che cosa sia capace l'uomo che rifiuta Dio - ha proseguito - e quale volto possa assumere un popolo nel 'no' a tale Dio, l'hanno rivelato le orribili immagini provenienti dai campi di concentramento alla fine della guerra''.

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 21:45
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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011), 22.09.2011

INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DELLA COMUNITÀ EBRAICA, NEL REICHSTAG DI BERLIN

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Illustri Signore e Signori!

Sono contento di questo incontro con Voi qui a Berlino.
Ringrazio di cuore il Presidente, Dr. Dieter Graumann, per le gentili parole di benvenuto. Esse mi manifestano quanto sia cresciuta la fiducia tra il Popolo ebraico e la Chiesa cattolica, che hanno in comune una parte non irrilevante delle loro tradizioni fondamentali.
Al tempo stesso, tutti noi sappiamo bene che una comunione amorevole e comprensiva tra Israele e la Chiesa, nel rispetto reciproco per l’essere dell’altro, deve ulteriormente crescere ed è da includere in modo profondo nell’annuncio della fede.

Durante la mia visita nella Sinagoga di Colonia sei anni fa, il rabbino Teitelbaum parlò della memoria come di una delle colonne, di cui si ha bisogno per fondare su di esse un futuro pacifico.
E oggi mi trovo in un luogo centrale della memoria, di una memoria spaventosa: da qui fu progettata ed organizzata la Shoah, l’eliminazione dei concittadini ebrei in Europa. Prima del terrore nazista in Germania viveva circa mezzo milione di ebrei, che costituivano una componente stabile della società tedesca.

Dopo la seconda guerra mondiale, la Germania considerata come il “Paese della Shoah” in cui, in fondo, non si poteva più vivere. All’inizio quasi non c’era più alcun sforzo per rifondare le antiche comunità ebraiche, anche se dall’Est arrivavano continuamente persone singole e famigli di ebrei.
Molti di loro volevano emigrare e costruirsi una nuova esistenza, soprattutto negli Stati Uniti o in Israele.

In questo luogo bisogna anche richiamare alla memoria il pogrom della “notte dei cristalli” dal 9 al 10 novembre 1938.

Pochi percepirono tutta la portata di tale atto di umano disprezzo come lo percepì il prevosto del Duomo di Berlino, Bernhard Lichtenberg, che, dal pulpito della cattedrale di Sant’Edvige, gridò: “Fuori il Tempio è in fiamme – è anch’esso una casa di Dio”.

Il regime di terrore del nazionalsocialismo si fondava su un mito razzista, di cui faceva parte il rifiuto del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, del Dio di Gesù Cristo e delle persone credenti in Lui.

L’“onnipotente” Adolf Hitler era un idolo pagano, che voleva porsi come sostituto del Dio biblico, Creatore e Padre di tutti gli uomini. Con il rifiuto del rispetto per questo Dio unico si perde sempre anche il rispetto per la dignità dell’uomo. Di che cosa sia capace l’uomo che rifiuta Dio e quale volto possa assumere un popolo nel “no” a tale Dio, l’hanno rivelato le orribili immagini provenienti dai campi di concentramento alla fine della guerra.

Di fronte a questa memoria vi è da constatare, con gratitudine, che da qualche decennio si manifesta un nuovo sviluppo circa il quale si può addirittura parlare di una rifioritura della vita ebraica in Germania.
È da sottolineare che in questo tempo la comunità ebraica si è resa benemerita in modo particolare nell’opera di integrazione di immigrati est-europei.
Con vivo apprezzamento vorrei accennare anche al dialogo della Chiesa cattolica con l’Ebraismo, un dialogo che si sta approfondendo. La Chiesa sente una grande vicinanza al Popolo ebraico.

Con la Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II si è cominciato a “percorrere un cammino irrevocabile di dialogo, di fraternità e di amicizia” (cfr Discorso nella Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2010). Ciò vale per l’intera Chiesa cattolica, nella quale il beato Papa Giovanni Paolo II si è impegnato in modo particolarmente intenso a favore di questo nuovo cammino.

Ciò vale ovviamente anche per la Chiesa cattolica in Germania che è ben consapevole della sua responsabilità particolare in questa materia. Nell’ambito pubblico si nota soprattutto la “Settimana della fraternità” che viene organizzata ogni anno nella prima settimana di marzo dalle associazioni locali per la collaborazione cristiano-ebraica.
Da parte cattolica ci sono inoltre incontri annuali tra Vescovi e Rabbini, come anche colloqui strutturati con il Consiglio centrale degli ebrei. Già negli anni Settanta, il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi (ZdK) si è distinto con la fondazione di un forum “Ebrei e Cristiani”, che nel corso degli anni ha prodotto, in modo competente, molti documenti utili. Non si deve trascurare poi lo storico incontro per il dialogo ebreo-cristiano [tenuto in Germania] del marzo 2006, con la partecipazione del Cardinale Walter Kasper. Questo raduno ha portato molti frutti fin nei tempi recenti.
Accanto a queste lodevoli iniziative concrete mi sembra che noi cristiani dobbiamo anche renderci sempre più conto della nostra affinità interiore con l’Ebraismo. Per i cristiani non può esserci una frattura nell’evento salvifico. La salvezza viene, appunto, dai Giudei (cfr Gv 4,22).

Laddove il conflitto di Gesù con il Giudaismo del suo tempo è visto in modo superficiale, come un distacco dall’Antica Alleanza, si finisce per ridurlo a un’idea di liberazione che considera la Torà soltanto come l’osservanza servile di riti e prescrizioni esteriori. Di fatto, però, il Discorso della montagna non abolisce la Legge mosaica, ma svela le sue possibilità nascoste e fa emergere nuove esigenze; ci rimanda al fondamento più profondo dell’agire umano, al cuore, dove l’uomo sceglie tra il puro e l’impuro, dove si sviluppano fede, speranza e amore.

Il messaggio di speranza, che i libri della Bibbia ebraica e dell’Antico Testamento cristiano trasmettono, è stato assimilato e sviluppato da giudei e da cristiani in modo diverso. “Dopo secoli di contrapposizione, riconosciamo come nostro compito il far sì che questi due modi della nuova lettura degli scritti biblici – quella cristiana e quella giudaica – entrino in dialogo tra loro, per comprendere rettamente la volontà e la parola di Dio” (Gesù di Nazaret. Seconda Parte: Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, p. 45).

In una società sempre più secolarizzata, questo dialogo deve rinforzare la comune speranza in Dio. Senza tale speranza la società perde la sua umanità.
Tutto sommato possiamo constatare che lo scambio tra la Chiesa cattolica e l’Ebraismo in Germania ha già portato frutti promettenti. Sono cresciuti rapporti durevoli e fiduciosi.
Certamente ebrei e cristiani hanno una responsabilità comune per lo sviluppo della società, la quale possiede sempre anche una dimensione religiosa. Possano tutti gli interessati continuare insieme questo cammino. Per questo l’Unico e l’Onnipotente – Ha Kadosch Baruch Hu – doni la sua Benedizione.

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 23:01
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PAPA: MI SORPRENDE CHE A 84 ANNI SI POSSA ESSERE RAGIONEVOLI

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set. - Con un'autoironia che ha conquistato il Bundestag, Benedetto XVI ha scherzato sulla sua eta' avanzata nello storico discorso al Parlamento tedesco riunito in sessione straordinaria per ascoltarlo. Stava citando "il grande teorico del positivismo giuridico, Kelsen, che all'eta' di 84 anni, nel 1965, abbandono' il dualismo di essere e dover essere", quando ha aggiunto: "mi sorprende che a 84 anni si possa essere cosi' ragionevoli". (AGI)


Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 23:02
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PAPA: AL BUNDESTAG INCONTRA LEADER DEI DIVERSI SCHIERAMENTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

Al suo arrivo al Bundestag, il Papa e' stato accolto dal presidente Norbert Lammert, che lo ha invitato nei mesi scorsi e gli ha presentato oggi le altre quattro piu' alte autorita' federali (il presidente, la cancelliera Federale, il presidente dell'altra Camera, detta Bundesrat, il presidente del Tribunale Costituzionale Federale) e subito dopo i presidenti dei Gruppi parlamentari e i membri dell'Ufficio di Presidenza del Bundestag. Benedetto XVI - che appare in buona forma nonostante l'impegnativo programma di oggi - ha stretto la mano a tutti e con ognuno ha scambiato un sorriso e qualche parola.

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PAPA: ACCOLTO DA LUNGHISSIMO APPLAUSO DEL BUNDESTAG

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

I parlamentari del Bundestag hanno accolto l'ingresso del Papa nell'aula ultramoderna che ospita i loro lavori con un lunghissimo applauso, durato oltre un minuto.
Un applauso ancora piu' lungo ha suggellato alla fine il discorso del Pontefice, senza distinzione di schieramento politico. Alcuni banchi (forse una quarantina) erano rimasti comunque vuoti per la defezione di parte dei parlamentari verdi del Linke e della Spd.

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PAPA: I VERDI TEDESCHI SONO UN GRIDO CHE NON SI PUO' IGNORARE

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"La comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, pur non avendo forse spalancato finestre, tuttavia e' stata e rimane un grido che anela all'aria fresca, un grido che non si puo' ignorare ne' accantonare". Benedetto XVI lo ha detto nel suo discorso al Bundestag, parlando ai parlamentari presenti, tra i quali c'erano diversi del Linke che hanno deciso diversamente dal loro gruppo che invece e' assente. Ratzinger ha ammesso che in questo movimento "si intravede troppa irrazionalita'", ma ha chiarito che i cattolici condividono le ragioni profonde dell'impegno a difesa dell'ambiente. "Persone giovani - ha ricordato - si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c'e' qualcosa che non va; che la materia non e' soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in se' la propria dignita' e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni".
"E' chiaro - ha avvertito - che qui non faccio propaganda per un determinato partito politico, in quanto nulla mi e' piu' estraneo di questo", ma "quando nel nostro rapporto con la realta' c'e' qualcosa che non va, allora dobbiamo tutti riflettere seriamente sull'insieme e tutti siamo rinviati alla questione circa i fondamenti della nostra stessa cultura".
Per il Papa teologo, "l'importanza dell'ecologia e' ormai indiscussa. Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi coerentemente. Vorrei pero' affrontare con forza ancora un punto che oggi come ieri viene largamente trascurato: esiste anche un'ecologia dell'uomo". "Anche l'uomo - ha pero' tenuto ad aggiungere il Pontefice - possiede una natura che deve rispettare e che non puo' manipolare a piacere. L'uomo non e' soltanto una liberta' che si crea da se'. L'uomo non crea se stesso. Egli e' spirito e volonta', ma e' anche natura, e la sua volonta' e' giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che e', e che non si e' creato da se'. Proprio cosi' e soltanto cosi' si realizza la vera liberta' umana".
Nell'aula del Bundestag, il passaggio del discorso che riguardava i Verdi e' stato accolto da un applauso.

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PAPA: SUCCESSO POLITICO NON AUTORIZZA CONTRAFFAZIONE DIRITTO

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

Per un politico "il successo puo' essere anche una seduzione e cosi' puo' aprire la strada alla contraffazione del diritto, alla distruzione della giustizia". Benedetto XVI lo ha voluto ricordare oggi nella storica visita al Bundestag, il parlamento tedesco dove per la prima volta prende la parola un Papa. Nel suo discorso, per affermare che quale "criterio ultimo e motivazione per il suo lavoro", un politico non puo' avere "il successo e tanto meno il profitto materiale", Ratzinger ha citato il monito di Sant'Agostino: "togli il diritto, e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?". "La politica - ha scandito - deve essere un impegno per la giustizia e creare cosi' le condizioni di fondo per la pace".
"Naturalmente - ha ammesso il Pontefice - un politico cerchera' il successo che di per se' gli apre la possibilita' dell'azione politica effettiva". "Ma il successo e' subordinato al criterio della giustizia, alla volonta' di attuare il diritto e all'intelligenza del diritto", ha insistito citando ancora il vescovo d'Ippona. "Noi tedeschi - ha rilevato in riferimento agli abomini nazisti - sappiamo per nostra esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio. Noi abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, cosi' che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto, era diventato una banda di briganti molto ben organizzata, che poteva minacciare il mondo intero e spingerlo sull'orlo del precipizio". Per il Papa teologo, "servire il diritto e combattere il dominio dell'ingiustizia e' e rimane il compito fondamentale del politico". E "in un momento storico in cui l'uomo ha acquistato un potere finora inimmaginabile, questo compito diventa particolarmente urgente", perche' "l'uomo e' in grado di distruggere il mondo".

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PAPA: DIFESA VALORI E RADICI E' COME RESISTENZA AL NAZISMO

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"I combattenti della Resistenza hanno agito contro il regime nazista e contro altri regimi totalitari, rendendo cosi' un servizio al diritto e all'intera umanita'". Benedetto XVI ha ricordato il loro eroismo nel discorso al Bundstag, il parlamento tedesco riunito in seduta straordinaria per la prima volta nella sua storia per ascoltare un Papa. E ha espressamente citato "le testimonianze delle loro coscienza", quando ha sottolineato - con implicita accusa alla ignavia della maggioranza dei tedeschi dell'epoca - che durante il Nazismo "era evidente in modo incontestabile che il diritto vigente, in realta', era ingiustizia". E tanto per evitare fraintendimenti, ha citato il grande teologo Origene del III secolo che giustificava "la resistenza dei cristiani a certi ordinamenti giuridici in vigore" affermando che davanti alle "leggi irreligiose" si "agirebbe in modo molto ragionevole se, in nome della legge della verita' si formassero associazioni anche contro l'ordinamento in vigore, che e' illegalita'". Invece oggi, ha denunciato Ratzinger, "l'idea del diritto naturale e' considerata una dottrina cattolica piuttosto singolare, su cui non varrebbe la pena discutere al di fuori dell'ambito cattolico, cosi' che quasi ci si vergogna di menzionarne anche soltanto il termine".
In realta', ha osservato ancora il Pontefice teologo, "dove la ragione positivista si ritiene come la sola cultura sufficiente, relegando tutte le altre realta' culturali allo stato di sottoculture, essa riduce l'uomo, anzi, minaccia la sua umanita'". "Lo dico - ha scandito rivolto ai parlamentari - proprio in vista dell'Europa, in cui vasti ambienti cercano di riconoscere solo il positivismo come cultura comune e come fondamento comune per la formazione del diritto, mentre tutte le altre convinzioni e gli altri valori della nostra cultura vengono ridotti allo stato di una sotto-cultura".

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PAPA: QUELLO DELLA MAGGIORANZA NON PUO' ESSERE UNICO CRITERIO

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

Oggi che l'uomo "puo' manipolare se stesso, puo', per cosi' dire, creare esseri umani ed escludere altri esseri umani dall'essere uomini, come riconosciamo che cosa e' giusto? Come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente?". Benedetto XVI se lo e' chiesto nello storico discorso pronunciato questo pomeriggio al Bundestag, sottolineando che tale domanda, posta anche dalla Sacra Scrittura, "resta la questione decisiva davanti alla quale l'uomo politico e la politica si trovano anche oggi". "In gran parte della materia da regolare giuridicamente, quello della maggioranza - ha ammesso il Pontefice teologo - puo' essere un criterio sufficiente. Ma - ha scandito - e' evidente che nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali e' in gioco la dignita' dell'uomo e dell'umanita', il principio maggioritario non basta: nel processo di formazione del diritto, ogni persona che ha responsabilita' deve cercare lei stessa i criteri del proprio orientamento". Per il Papa, se durante il Nazismo "era evidente in modo incontestabile che il diritto vigente, in realta', era ingiustizia", oggi "nelle decisioni di un politico democratico, la domanda su che cosa ora corrisponda alla legge della verita', che cosa sia veramente giusto e possa diventare legge non e' altrettanto evidente. Cio' che in riferimento alle fondamentali questioni antropologiche sia la cosa giusta e possa diventare diritto vigente, oggi non e' affatto evidente di per se'". Insomma, "alla questione come si possa riconoscere cio' che veramente e' giusto e servire cosi' la giustizia nella legislazione, non e' mai stato facile trovare la risposta" e anche oggi, "nell'abbondanza delle nostre conoscenze e delle nostre capacita', tale questione e' diventata ancora molto piu' difficile". "Nella storia - ha ricordato in proposito - gli ordinamenti giuridici sono stati quasi sempre motivati in modo religioso: sulla base di un riferimento alla Divinita' si decide cio' che tra gli uomini e' giusto". Ma, ha tenuto a rimarcare, "contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla societa' un diritto rivelato, un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto, ha rimandato all'armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un'armonia che pero' presuppone l'essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio".
Secondo Benedetto XVI, "per lo sviluppo del diritto e per lo sviluppo dell'umanita' e' stato decisivo che i teologi cristiani abbiano preso posizione contro il diritto religioso, richiesto dalla fede nelle divinita', e si siano messi dalla parte della filosofia, riconoscendo come fonte giuridica valida per tutti la ragione e la natura nella loro correlazione, una scelta che aveva gia' compiuto san Paolo per il quale cio' che la Legge esige e' scritto nei cuori".

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 23:04
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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011), 22.09.2011

SANTA MESSA ALL’OLYMPIASTADION DI BERLIN

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari confratelli nell’Episcopato,
cari fratelli e sorelle,

lo sguardo all’ampia circonferenza dello stadio olimpico che voi riempite oggi in così gran numero, suscita in me grande gioia e fiducia. Saluto con affetto tutti voi: i fedeli dell’Arcidiocesi di Berlino e delle Diocesi tedesche, nonché i numerosi pellegrini provenienti dai Paesi vicini.
Quindici anni or sono, per la prima volta un Papa è venuto nella capitale federale Berlino. Tutti abbiamo un vivo ricordo della Visita del mio venerato Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, e della Beatificazione del Prevosto del Duomo di Berlino Bernhard Lichtenberg – insieme a Karl Leisner – avvenuta proprio qui, in questo luogo.
Pensando a questi Beati e a tutta la schiera dei Santi e Beati, possiamo capire che cosa significhi vivere come tralci della vera vite che è Cristo, e portare molto frutto.

Il Vangelo di oggi ci ha richiamato alla mente l’immagine di questa pianta, che è rampicante in modo rigoglioso nell’oriente e simbolo di forza vitale, una metafora per la bellezza e il dinamismo della comunione di Gesù con i suoi discepoli e amici.

Nella parabola della vite, Gesù non dice: “Voi siete la vite”, ma: “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5). Ciò significa: “Così come i tralci sono legati alla vite, così voi appartenete a me! Ma appartenendo a me, appartenete anche gli uni agli altri”. E quest’appartenere l’uno all’altro e a Lui non è una qualsiasi relazione ideale, immaginaria, simbolica, ma – vorrei quasi dire – un appartenere a Gesù Cristo in senso biologico, pienamente vitale.

È la Chiesa, questa comunità di vita con Lui e dell'uno per l’altro, che è fondata nel Battesimo e approfondita ogni volta di più nell’Eucaristia. “Io sono la vera vite”; questo, però, in realtà significa: “Io sono voi e voi siete me” – un’inaudita identificazione del Signore conm noi, la sua Chiesa.

Cristo stesso, quella volta, vicino a Damasco, chiese a Saulo, il persecutore della Chiesa: “Perché mi perseguiti?” (At 9,4). In tal modo il Signore esprime la comunanza di destino che
deriva dall’intima comunione di vita della sua Chiesa con Lui, il Cristo risorto. Egli continua a vivere nella sua Chiesa in questo mondo. Egli è con noi, e noi siamo con Lui. –

“Perché mi perseguiti?” – Quindi è Gesù che colpiscono le persecuzioni contro la sua Chiesa. E, allo stesso tempo, noi non siamo soli quando siamo oppressi a causa della nostra fede. Gesù è con noi.
Nella parabola, Gesù continua: “Io sono la vite vera, e il Padre mio è l’agricoltore” (Gv 15,1), e spiega che il vignaiolo prende il coltello, taglia i tralci secchi e pota quelli che portano frutto perché portino più frutto. Per dirlo con l'immagine del profeta Ezechiele, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, Dio vuole togliere dal nostro petto il cuore morto, di pietra, per darci un cuore vivente, di carne (cfr Ez 36,26).

Vuole donarci una vita nuova e piena di forza. Cristo è venuto a chiamare i peccatori. Sono loro che hanno bisogno del medico, non i sani (cfr Lc 5,31s.). E così, come dice il Concilio Vaticano II, la Chiesa è il “sacramento universale di salvezza” (Lumen gentium, 48) che esiste per i peccatori, per aprire loro la via della conversione, della guarigione e della vita.

Questa è la vera e grande missione della Chiesa, conferitale da Cristo.
Alcuni guardano la Chiesa fermandosi al suo aspetto esteriore. Allora la Chiesa appare solo come una delle tante organizzazioni in una società democratica, secondo le cui norme e leggi, poi, deve essere giudicata e trattata anche una figura così difficile da comprendere come la “Chiesa”. Se poi si aggiunge ancora l'esperienza dolorosa che nella Chiesa ci sono pesci buoni e cattivi, grano e zizzania, e se lo sguardo resta fisso sulle cose negative, allora non si schiude più il mistero grande e profondo della Chiesa.

Quindi, non sorge più alcuna gioia per il fatto di appartenere a questa vite che è la “Chiesa”.
Insoddisfazione e malcontento vanno diffondendosi, se non si vedono realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di “Chiesa” e i propri “sogni di Chiesa”! Allora cessa anche il lieto canto “Sono grato al Signore, che per grazia mi ha chiamato nella sua Chiesa”, che generazioni di cattolici hanno cantato con convinzione.

Il Signore continua nel suo discorso: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me, … perché senza di me – si potrebbe anche tradurre: fuori di me – non potete far nulla” (Gv 15,4).
Ognuno di noi è messo di fronte a tale decisione.

Il Signore, nella sua parabola, ci dice di nuovo quanto essa sia seria: “Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (Gv 15,6). Al riguardo, osserva S. Agostino: “L’uno o l’altro spetta al tralcio, o la vite o il fuoco; se [il tralcio] non è nella vite, sarà nel fuoco; quindi affinché non sia nel fuoco, sia nella vite” (In Joan. Ev. tract. 81,3 [PL 35, 1842]).

La scelta qui richiesta ci fa capire, in modo insistente, il significato esistenziale della nostra decisione di vita. Allo stesso tempo, l'immagine della vite è un segno di speranza e di fiducia. Incarnandosi, Cristo stesso è venuto in questo mondo per essere il nostro fondamento. In ogni necessità e aridità, Egli è la sorgente che dona l’acqua della vita che ci nutre e ci fortifica. Egli stesso porta su di sé ogni peccato, paura e sofferenza e, in fine, ci purifica e ci trasforma misteriosamente in vino buono. In questi momenti di bisogno, a volte ci sentiamo come finiti sotto un torchio, come i grappoli d’uva che vengono pigiati completamente. Ma sappiamo che, uniti a Cristo, diventiamo vino maturo. Dio sa trasformare in amore anche le cose pesanti e opprimenti nella nostra vita. Importante è che “rimaniamo” nella vite, in Cristo. In questa breve pericope, l’evangelista usa la parola “rimanere” una dozzina di volte. Questo “rimanere-in- Cristo” segna l’intero discorso.

Nel nostro tempo di inquietudine e di qualunquismo, in cui così tanta gente perde l’orientamento e il sostegno; in cui la fedeltà dell’amore nel matrimonio e nell’amicizia è diventata così fragile e di breve durata; in cui vogliamo gridare, nel nostro bisogno, come i discepoli di Emmaus: “Signore, resta con noi, perché si fa sera (cfr Lc 24,29), sì, è buio intorno a noi!”; qui il Signore risorto ci offre un rifugio, un luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza. Dove la siccità e la morte minacciano i tralci, là in Cristo c’è futuro, vita e gioia.

Rimanere in Cristo significa, come abbiamo già visto, rimanere anche nella Chiesa. L’intera comunità dei credenti è saldamente compaginata in Cristo, la vite. In Cristo, tutti noi siamo uniti insieme. In questa comunità Egli ci sostiene e, allo stesso tempo, tutti i membri si sostengono a vicenda. Essi resistono insieme alle tempeste e offrono protezione gli uni agli altri. Noi non crediamo da soli, ma crediamo con tutta la Chiesa.

La Chiesa quale annunciatrice della Parola di Dio e dispensatrice dei sacramenti ci unisce con Cristo, la vera vite. La Chiesa come “la pienezza e il completamento del Redentore” (Pio XII, Mystici corporis, AAS 35 [1943] p. 230: “plenitudo et complementum Redemptoris”) è per noi pegno della vita divina e mediatrice dei frutti di cui parla la parabola della vite.

La Chiesa è il dono più bello di Dio. Pertanto, dice anche S. Agostino: “Ognuno possiede lo Spirito Santo nella misura in cui ama la Chiesa di Cristo” (In Ioan. Ev. tract. 32, 8 [PL 35, 1646]).

Con la Chiesa e nella Chiesa possiamo annunciare a tutti gli uomini che Cristo è la fonte della vita, che Egli è presente, che Egli è la grande realtà a cui aneliamo. Egli dona se stesso. Chi crede in Cristo, ha un futuro. Perché Dio non vuole ciò che è arido, morto, artificiale, che alla fine è gettato via, ma vuole le cose feconde e vive, la vita in abbondanza.

Cari fratelli e sorelle! Auguro a tutti voi di scoprire sempre più profondamente la gioia di essere uniti con Cristo nella Chiesa, di poter trovare nelle vostre necessità conforto e redenzione e di diventare sempre più il vino delizioso della gioia e dell’amore di Cristo per questo mondo.
Amen.

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 23:06
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IL PAPA IN GERMANIA

Il bene e il male

Il discorso di Benedetto XVI al Parlamento federale

“La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace”, e proprio “al criterio della giustizia, alla volontà di attuare il diritto e all’intelligenza del diritto” è subordinato “il successo” di ogni politico. Così Benedetto XVI, nel discorso pronunciato questo pomeriggio, primo giorno del suo viaggio apostolico in Germania (22-25 settembre), nel corso della visita al Parlamento federale nel Reichstag di Berlino.

La “questione decisiva”. Richiamando l’episodio biblico del Primo Libro dei Re in cui il giovane Salomone chiese a Dio “un cuore docile” e la capacità di “distinguere il bene dal male”, e riferendosi all’esperienza del nazismo, il Papa ha ribadito che “servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia è e rimane il compito fondamentale del politico” ed oggi “questo compito diventa particolarmente urgente”. L’uomo, ha spiegato, “è in grado di distruggere il mondo. Può manipolare se stesso. Può, per così dire, creare esseri umani ed escludere altri esseri umani dall’essere uomini”. Per questo “la richiesta salomonica resta la questione decisiva davanti alla quale l’uomo politico e la politica si trovano anche oggi”. “In gran parte della materia da regolare giuridicamente, quello della maggioranza può essere un criterio sufficiente”, ha quindi osservato Benedetto XVI; tuttavia “nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità, il principio maggioritario non basta”.

La legge della verità. “Nel processo di formazione del diritto – ha spiegato il Papa –, ogni persona che ha responsabilità deve cercare lei stessa i criteri del proprio orientamento”. Ma per un politico “la domanda su che cosa ora corrisponda alla legge della verità”, ossia “ciò che in riferimento alle fondamentali questioni antropologiche sia la cosa giusta e possa diventare diritto vigente”, non è “affatto evidente di per sé”. Di qui il richiamo al cristianesimo che, “contrariamente ad altre grandi religioni”, non ha mai “imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato”, ma “ha rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva” che “però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio”. Proprio dal “legame precristiano tra diritto e filosofia parte la via che porta, attraverso il Medioevo cristiano”, “alla Dichiarazione dei diritti umani” e “alla nostra Legge Fondamentale tedesca”, ha sottolineato Benedetto XVI. Eppure oggi “l’idea del diritto naturale” è considerata “una dottrina cattolica piuttosto singolare”, e di fronte alla “concezione positivista” quasi “generalmente adottata, di natura e ragione”, “le fonti classiche di conoscenza dell’ethos e del diritto sono messe fuori gioco”.

Ecologia dell’uomo. Secondo il Papa, “la visione positivista del mondo” non è tuttavia una cultura “sufficiente all’essere uomini in tutta la sua ampiezza”; se essa “si ritiene” tale, “riduce l’uomo, anzi, minaccia la sua umanità”. Di qui lo sguardo all’Europa, “in cui vasti ambienti cercano di riconoscere solo il positivismo come cultura comune e come fondamento comune per la formazione del diritto” ponendo così il continente “in una condizione di mancanza di cultura” e suscitando, “al contempo, correnti estremiste e radicali”. Accennando, quindi, alla comparsa del movimento ecologista nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, e precisando di non voler fare nessun tipo di propaganda, il Papa ha sostenuto che “esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé”; non “crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è”. “Proprio così e soltanto così – ha precisato Benedetto XVI – si realizza la vera libertà umana”.

L’intima identità dell’Europa. Ritornando al “patrimonio culturale dell’Europa”, il Papa ha evidenziato che “sulla base della convinzione circa l’esistenza di un Dio creatore sono state sviluppate l’idea dei diritti umani, l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la conoscenza dell’inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli uomini per il loro agire”. Per Benedetto XVI “queste conoscenze della ragione costituiscono la nostra memoria culturale. Ignorarla o considerarla come mero passato sarebbe un’amputazione della nostra cultura nel suo insieme e la priverebbe della sua interezza”. La cultura dell’Europa è nata “dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identità dell’Europa”. Nella consapevolezza “della responsabilità dell’uomo davanti a Dio e nel riconoscimento della dignità inviolabile dell’uomo, di ogni uomo - ha concluso il Pontefice -, questo incontro ha fissato dei criteri del diritto, difendere i quali è nostro compito in questo momento storico”.

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 23:07
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PAPA: SBAGLIA PODIO E A BUNDESTAG CHIEDE DI NON ESSERE FRAINTESO

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

Il momento era molto solenne, per la prima volta un Papa stava per prendere la parola al Bundestag, il Parlamento tedesco. Paralizzati dalla storicita' dell'evento, i commessi non hanno pensato di indicare al Pontefice il podio da cui doveva parlare e Benedetto XVI si e' avviato allo scanno del presidente Lemmer, che lo aveva appena salutato con un suo breve discorso. Il primo a ridere dell'errore e' stato il Papa stesso, quando lo hanno fermato e indirizzato finalmente al leggio posto al centro dell'aula. Ugualmente ha strappato un sorriso a tutti i presenti quando candidamente Ratzinger ha auspicato nel suo discorso "di non essere troppo frainteso ne' di suscitare troppe polemiche unilaterali".

(AGI)

PAPA: HITLER SI CREDEVA ONNIPOTENTE E VOLEVA SOSTITUIRSI A DIO

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"L''onnipotente' Adolf Hitler era un idolo pagano, che voleva porsi come sostituto del Dio biblico, Creatore e Padre di tutti gli uomini". Benedetto XVI ha definito cosi' il dittatore tedesco nel discorso rivolto ai rappresentanti della comunita' ebraica, ricordando che "il regime di terrore del nazionalsocialismo si fondava su un mito razzista, di cui faceva parte il rifiuto del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, del Dio di Gesu' Cristo e delle persone credenti in Lui". "Con il rifiuto del rispetto per questo Dio unico si perde sempre anche il rispetto per la dignita' dell'uomo", ha ammonito il Papa osservando che "di che cosa sia capace l'uomo che rifiuta Dio e quale volto possa assumere un popolo nel 'no' a tale Dio l'hanno rivelato le orribili immagini provenienti dai campi di concentramento alla fine della guerra".

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PAPA: LA SHOAH FU PIANIFICATA PER ELIMINARE CONCITTADINI EBREI

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"Il Reichstag e' il luogo centrale di una memoria spaventosa: da qui fu progettata ed organizzata la Shoah, l'eliminazione dei concittadini ebrei in Europa". Benedetto XVI ha voluto ricordarlo questa sera, incontrando i rappresentanti della comunita' ebraica riuniti proprio in una sala del Reichstag, sottolineando che bisogna anche "richiamare alla memoria il pogrom della 'notte dei cristalli' dal 9 al 10 novembre 1938". "Pochi - ha sottolineato il Pontefice - percepirono tutta la portata di tale atto di umano disprezzo". "Prima del terrore nazista - ha detto ancora il Papa tedesco - in Germania viveva circa mezzo milione di ebrei, che costituivano una componente stabile della societa' tedesca". "Dopo la seconda guerra mondiale, la Germania - ha proseguito - fu considerata come il 'Paese della Shoah' in cui, in fondo, non si poteva piu' vivere. All'inizio quasi non c'era piu' alcun sforzo per rifondare le antiche comunita' ebraiche, anche se dall'Est arrivavano continuamente persone singole e famiglie di ebrei. Molti di loro volevano emigrare e costruirsi una nuova esistenza, soprattutto negli Stati Uniti o in Israele". Di fronte a questa memoria, ha pero' rilevato Benedetto XVI, "vi e' da constatare, con gratitudine, che da qualche decennio si manifesta un nuovo sviluppo circa il quale si puo' addirittura parlare di una rifioritura della vita ebraica in Germania". Secondo Papa Ratzinger e' poi da sottolineare "che in questo tempo la comunita' ebraica si e' resa benemerita in modo particolare nell'opera di integrazione di immigrati est-europei".

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PAPA: DIALOGO CON EBRAISMO DEVE CONTINUARE PER IL BENE DI TUTTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"Ebrei e cristiani hanno una responsabilita' comune per lo sviluppo della societa', la quale possiede sempre anche una dimensione religiosa". E questo assume maggiore importanza "in una societa' sempre piu' secolarizzata" in cui invece il dialogo tra le due religioni "deve rinforzare la comune speranza in Dio. Senza tale speranza la societa' perde la sua umanita'". Lo ha affermato Benedetto XVI nel discorso rivolto ai rappresentanti della comunita' ebraica di Berlino (la piu' antica della Germania e dell'Europa centrsettentrionale) riuniti nel Reichstag. "La Chiesa - ha spiegato - sente una grande vicinanza al Popolo ebraico. Con la Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II si e' cominciato a 'percorrere un cammino irrevocabile di dialogo, di fraternita' e di amicizia'". Cio', ha proseguito il Pontefice, "vale per l'intera Chiesa Cattolica, nella quale il beato Papa Giovanni Paolo II si e' impegnato in modo particolarmente intenso a favore di questo nuovo cammino". Ma ovviamente anche "per la Chiesa Cattolica in Germania che e' ben consapevole della sua responsabilita' particolare in questa materia". Secondo il Papa, "noi cristiani dobbiamo renderci sempre piu' conto della nostra affinita' interiore con l'Ebraismo: per i cristiani non puo' esserci una frattura nell'evento salvifico. La salvezza viene, appunto, dai Giudei". "Tutto sommato - ha concluso - possiamo constatare che lo scambio tra la Chiesa cattolica e l'Ebraismo in Germania ha gia' portato frutti promettenti. Sono cresciuti rapporti durevoli e fiduciosi".

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PAPA: PRESIDENTE EBREI CONTESTA RICONCILIAZIONE CON LEFEBVRIANI

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

Parlando a braccio alla presenza del Papa, il presidente del Consiglio Centrale degli ebrei in Germania, dottor Dieter Graumann, ha ricordato che nel dialogo con la Chiesa ci sono "problemi aperti che stanno molto a cuore agli ebrei tedeschi" e li ha elencati: il processo di riconciliazione in atto con i lefebvriani, accusati di essere antisemiti, la beatificazione di Pio XII, il cui silenzio e' rimproverato dagli ebrei, e la preghiera del venerdi' santo che anche nella nuova formulazione contiene l'auspicio di una conversione.

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PAPA: IN PAPAMOBILE TRA GLI 80MILA DELL'OLYMPIASTADIUM

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

Benedetto XVI ha compiuto un giro in "Papamobile" tra gli le migliaia di fedeli che gremiscono il prato dell'Olympiastadium di Berlino. Sommati ai 70mila che hanno trovato posto sugli spalti, i presenti alla messa del Pontefice superano questa sera gli 80mila previsti.

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 23:08
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PAPA: QUESTA FOLLA A BERLINO MI DA' GIOIA E FIDUCIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"Lo sguardo all'ampia circonferenza dello stadio olimpico che voi riempite oggi in cosi' gran numero, suscita in me grande gioia e fiducia".
Lo ha detto il Papa salutando gli 80mila fedeli presenti alla messa nell'Olympiastadium di Berlino (i partecipanti alla manifestazione anti-papa, invece, sono stati poche migliaia, cioe' molto al di sotto delle aspettative degli organizzatori e dei media che da settimane ne parlavano).
"Saluto con affetto - ha aggiunto Benedetto XVI - tutti voi: i fedeli dell'Arcidiocesi di Berlino e delle Diocesi tedesche, nonche' i numerosi pellegrini provenienti dai Paesi vicini. Quindici anni or sono, per la prima volta un Papa e' venuto nella capitale federale Berlino. Tutti abbiamo un vivo ricordo della Visita del mio venerato Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, e della Beatificazione del Prevosto del Duomo di Berlino Bernhard Lichtenberg, insieme a Karl Leisner, avvenuta proprio qui, in questo luogo. Pensando a questi Beati e a tutta la schiera dei Santi e Beati, possiamo capire che cosa significhi vivere come tralci della vera vite che e' Cristo, e portare molto frutto.
Il Vangelo di oggi ci ha richiamato alla mente l'immagine di questa pianta, che e' rampicante in modo rigoglioso nell'oriente e simbolo di forza vitale, una metafora per la bellezza e il dinamismo della comunione di Gesu' con i suoi discepoli e amici".

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PAPA: FEDELTA' E' DIVENTATA FRAGILE IN MATRIMONIO E AMICIZIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

Viviamo "un tempo di inquietudine e di qualunquismo, in cui cosi' tanta gente perde l'orientamento e il sostegno; in cui la fedelta' dell'amore nel matrimonio e nell'amicizia e' diventata cosi' fragile e di breve durata". Lo ha sottolineato Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata questa sera nell'Olympiastadium di Berlino gremito da 80mila fedeli. Allora - ha spiegato - vogliamo gridare, nel nostro bisogno, come i discepoli di Emmaus, 'Signore, resta con noi, perche' si fa sera'". "Si' - ha scandito il Papa tedesco rivolto ai suoi connazionali - e' buio intorno a noi", ma "il Signore risorto ci offre un rifugio, un luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza. Dove la siccita' e la morte minacciano i tralci, la' in Cristo c'e' futuro, vita e gioia".

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PAPA: I CATTIVI TRA DI NOI CI TOLGONO GIOIA DI ESSERE CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set. - Benedetto XVI ha evocato oggi nel discorso davanti a 80mila fedeli riuniti nell'Olympiastadium di Berlino, "l'esperienza dolorosa che nella Chiesa ci sono pesci buoni e cattivi, grano e zizzania, e se lo sguardo resta fisso sulle cose negative, allora non si schiude piu' il mistero grande e profondo della Chiesa. Quindi, non sorge piu' alcuna gioia per il fatto di appartenere a questa vite che e' la Chiesa". Questa mattina, nel volo verso Berlino, il Papa aveva gia' utilizzato la medesima metafora parlando degli abusi commessi da preti pedofili e della reazione che spinge alcuni ad abbandonare la Chiesa. "Io - queste le sue parole - direi che sarebbe piu' importante conoscere che essere Chiesa non e' essere in qualche associazione ma nella rete del Signore, nella quale tira pesci buoni e cattivi dalle acque della morte alla terra della vita. Puo' darsi che in questa rete sono proprio accanto a pesci cattivi e sento questo, ma e' anche vero che non sono nella Chiesa per questi o per questi altri, ma sono nella Chiesa per Dio".

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PAPA: NELLA CHIESA C'E' TALVOLTA INGIUSTIFICATO MALCONTENTO

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 22 set.

"Alcuni guardano la Chiesa fermandosi al suo aspetto esteriore. Allora la Chiesa appare solo come una delle tante organizzazioni in una societa' democratica, secondo le cui norme e leggi, poi, deve essere giudicata e trattata anche una figura cosi' difficile da comprendere come la Chiesa".
Lo ha detto Papa Ratzinger nell'omelia pronunciata in serata davanti all'Olympiastadium di Berlino. "Insoddisfazione e malcontento - ha aggiunto - vanno diffondendosi, se non si vedono realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di Chiesa e i propri sogni di Chiesa. Allora cessa anche il lieto canto 'Sono grato al Signore, che per grazia mi ha chiamato nella sua Chiesa', che generazioni di cattolici hanno cantato con convinzione".

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Paparatzifan
00giovedì 22 settembre 2011 23:16
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Calorosa accoglienza per il Papa a Berlino
L’abbraccio della sua gente


Gianluca Biccini

Il maxiposter che da alcuni giorni campeggia sulle due facciate del grattacielo del quotidiano tedesco «Bild», ha salutato idealmente stamane, giovedì 22 settembre, l’arrivo di Benedetto XVI a Berlino, prima tappa del suo viaggio in Germania. Il giornale che nell’aprile 2005 aveva festeggiato l’elezione di Joseph Ratzinger su un’intera pagina con il titolo Wir sind Papst, «noi siamo Papa», ha ricoperto i 19 piani dell’edificio con una riproduzione di quella storica edizione con la fotografia del Pontefice in formato gigante. Un benvenuto al quale si sono uniti naturalmente i fedeli cattolici del Paese.
A questo primo giorno tra i suoi connazionali, sotto il cielo di Berlino attraversato da nubi spinte veloci dal vento, Benedetto XVI ha riservato la parte istituzionale della visita, durante la quale hanno avuto luogo gli incontri ufficiali con le più alte cariche dello Stato e il discorso davanti al Parlamento federale. E al di là delle polemiche che ogni volta sembrano dover accompagnare i viaggi internazionali del Papa, alimentate soprattutto da alcuni mezzi di informazione, resta la risposta della gente comune. Una manifestazione di affetto che testimonia sempre come la maggioranza delle persone comprenda il vero significato della presenza di Benedetto XVI. Anche oggi i berlinesi hanno dimostrato di aver capito che egli non è venuto per perseguire obiettivi politici o economici, ma per incontrare la gente e parlare loro di Dio.
Ed è venuto a farlo in una arcidiocesi in cui i cattolici sono meno del 7 per cento, su una popolazione che sfiora i sei milioni di abitanti, il 60 per cento dei quali dichiara di non professare alcuna religione. Del resto Berlino è il secondo comune più popoloso d’Europa, dopo Londra. I suoi oltre sessanta musei ne fanno un centro culturale — oltre che economico e politico — tra i più importanti del Continente.
Scortato dai caccia dell’aviazione militare tedesca, il velivolo con a bordo il Papa è atterrato poco prima delle 10.30 nell’aeroporto internazionale di Berlino-Tegel, intitolato a Otto Lilienthal, il pioniere del deltaplano che tra il 1891 e il 1896 compì oltre duemila voli prima di uno schianto fatale.
Affacciatosi sulla piattaforma superiore della scaletta, il Pontefice è stato salutato da ventuno salve di cannone, prima di scendere a terra dov’erano ad attenderlo il presidente della Repubblica Christian Wulff, e il Cancelliere federale Angela Merkel, con i rispettivi consorti.
Erano presenti l’arcivescovo di Berlino monsignor Rainer Maria Woelki — resterà nel seguito papale per tutta la permanenza di Benedetto XVI, nella capitale, con il suo ausiliare, il vescovo Matthias Heinrich, e il vicario generale, monsignor Ronald Rother; il presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo di Friburgo, monsignor Robert Zollitsch, con il nunzio apostolico in Germania, l’arcivescovo Jean-Claude Périsset — faranno parte del seguito papale per tutto il viaggio insieme con il gesuita Hans Langendörfer, segretario generale della Conferenza episcopale e coordinatore della vista — e i consiglieri di nunziatura Rüdiger Feulner e Tuomo T. Vimpari.
Nel clima autunnale di questi giorni l’accoglienza ufficiale si è svolta in modo semplice e senza discorsi, ma con l’eloquente omaggio floreale di un gruppo di bambini, che il Papa ha ringraziato. Poi il trasferimento in automobile al castello di Bellevue nel centro cittadino, residenza ufficiale del capo dello Stato. Sorge sulla riva della Sprea, poco distante dal Bundestag e dalla Porta di Brandeburgo, dinanzi alla quale sventolano oggi insieme le bandiere tedesca, europea e pontificia.
Legata all’etichetta di città-caserma, di Sparta-prussiana specie da quando, nel 1871, fu proclamata capitale del Reich, Berlino ha vissuto da protagonista tutti gli avvenimenti della storia antica e recente della Germania, in particolare nel Novecento, nel secolo che qui ha visto scendere la notte buia del nazismo e del conflitto mondiale scatenato da Hitler. Una città annientata da ideologie di morte, con i bombardamenti costati la vita ad almeno cinquantamila berlinesi; il blocco sovietico protrattosi per quasi un anno — dal giugno 1948 al maggio 1949 — e il successivo ponte aereo degli alleati per rifornire la parte occidentale della città, che segnarono l’inizio della guerra fredda; la rivolta degli operai del 1953, repressa nel sangue dall’armata rossa; le fughe dei cittadini dell’est verso occidente che nel 1960 raggiunsero la cifra record di 152.291, tanto da far erigere, nella notte tra il 12 e il 13 agosto dell’anno seguente, quel monumento di inciviltà che è stato per trent’anni il Muro. Le famiglie furono divise, le parrocchie smembrate, strutture consolidate vennero arbitrariamente distrutte. Nonostante tutte le difficoltà e le resistenze incontrate, la comunità cattolica riuscì però a mantenere una certa unità per rinascere finalmente dopo il crollo del Muro la notte del 9 novembre 1989 e la successiva Wiedervereinigung del 1990, che misero fine ai regimi comunisti dell’Europa centro-orientale. Per questo, quando quindici anni fa Giovanni Paolo II poté finalmente visitare la capitale riunificata, il suo appello davanti alla Porta di Brandeburgo — «Non spegnete lo Spirito! Mantenete aperta questa Porta per voi e per tutti gli uomini!» — è rimasto un monito per molti cristiani a Berlino.
Ed è in questa cornice che si sono svolte la cerimonia di benvenuto e la successiva visita di cortesia al presidente della Repubblica, nel Castello di Bellevue. Al suo arrivo il Papa ha firmato il Libro d’Oro nel salone d’ingresso. Quindi nel giardino del palazzo presidenziale, alla presenza di un migliaio di ospiti, dopo la presentazione delle delegazioni, sono stati resi gli onori militari mentre venivano eseguiti gli inni tedesco e pontificio. Infine la sfilata della guardia in alta uniforme, al termine della quale si sono susseguiti il saluto del presidente Federale e il primo dei diciotto discorsi del Papa previsti in questo viaggio. Successivamente il capo dello Stato ha accompagnato Benedetto XVI nel salone al piano terra per il colloquio privato. Benedetto XVI ha lasciato in dono un facsimile della «Geographia di Claudio Tolomeo», riproduzione del manoscritto contenente la traduzione latina, eseguita nel 1473, dell’antico testo greco risalente al secondo secolo dopo Cristo.
In auto si è poi recato nella vicina sede berlinese della Conferenza episcopale tedesca; quella storica si trova a Bonn, l’ex capitale della Germania occidentale. Nel complesso, che ospita anche l’Accademia cattolica, ha incontrato la cancelliera Merkel. Accolta dal cardinale Bertone e dagli arcivescovi Zollitsch e Périsset, il capo del governo tedesco ha poi avuto un colloquio privato con il Pontefice. A ricordo dell’incontro il Papa ha donato alla cancelliera una formella della «Fontana dei Sacramenti dei Giardini Vaticani» con dedica autografa.
Al termine di un’intensa mattinata Benedetto XVI ha raggiunto a piedi il refettorio per il pranzo, prima di recarsi nella sede della nunziatura apostolica, sua residenza durante il breve soggiorno berlinese.
Cresce intanto l’attesa per la visita pomeridiana al Parlamento federale al termine della quale il Papa incontrerà la comunità ebraica, atto conclusivo della sua permanenza a Berlino. Domattina, infatti, venerdì 23, sarà ad Erfurt, nella terra di Lutero e dell’ex Germania est, dove la Conferenza episcopale tedesca ha volutamente stabilito il proprio Centro cattolico per la pastorale missionaria.

(©L'Osservatore Romano 23 settembre 2011)


Paparatzifan
00venerdì 23 settembre 2011 10:35
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RIEPILOGO: PAPA AL BUNDESTAG FORTE MONITO SU ETICA E DEMOCRAZIA

(AGI) - Berlino, 22 set.

(dall'inviato Salvatore Izzo)

C'e' una distanza siderale tra l'eroismo dei martiri della resistenza al nazismo, capaci di offrire la propria vita perche' non fossero calpestati i deboli, e la politica di chi cerca invece il proprio tornaconto piegandosi "alla contraffazione del diritto, alla distruzione della giustizia".
Benedetto XVI ha voluto ricordarlo a Berlino, nella storica visita al Bundestag, il parlamento tedesco dove per la prima volta ha preso la parola un Papa. E lo ha fatto per affermare che quale "criterio ultimo e motivazione per il suo lavoro", un politico non puo' avere "il successo e tanto meno il profitto materiale", citando anche il monito di Sant'Agostino: "togli il diritto, e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?". "La politica - ha scandito - deve essere un impegno per la giustizia e creare cosi' le condizioni di fondo per la pace". Un tema evocato in mattinata anche nel messaggio al presidente Napolitano, auspicando "un forte rinnovamento etico" per il nostro Paese e che, nel briefing del pomeriggio al press center, il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, aveva commentato confermando che il richiamo del Papa riguarda molti aspetti delal situazione italiana, compreso il comportamento personale dei politici.
Inaspettatamente per i tanti che avevano soffiato in questi giorni sulle contestazioni (ma la manifestazione anti-papa piu' annunciata della storia e' stata un flop, perche' i manifestanti erano poche centinaia, mentre i posti vuoti nell'avveniristica aula parlamentare appena 40) il discorso del Pontefice teologo ha reso omaggio ai Verdi: "persone giovani - ha detto strappando un lungo applauso a tutti i gruppi politici presenti - si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c'e' qualcosa che non va; che la materia non e' soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in se' la propria dignita' e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni". Per Ratzinger, anche se in questo movimento "si intravede troppa irrazionalita'", di fatto "la comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, pur non avendo forse spalancato finestre e' stata e rimane un grido che anela all'aria fresca, un grido che non si puo' ignorare ne' accantonare".
"Lo sguardo all'ampia circonferenza dello stadio olimpico che voi riempite oggi in cosi' gran numero, suscita in me grande gioia e fiducia", ha concluso infine salutando in serata gli 80mila fedeli presenti alla messa. In "un tempo di inquietudine e di qualunquismo - sono state le sue parole - vogliamo gridare come i discepoli di Emmaus, 'Signore, resta con noi, perche' si fa sera'. Si' e' buio intorno a noi", ma "il Signore risorto ci offre un rifugio, un luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00venerdì 23 settembre 2011 10:41
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Nel saluto del presidente federale Wulff

La via del dialogo in una società pluralista

«Benvenuto di cuore in Germania a nome della gente del nostro Paese. Benvenuto a casa». Così il presidente federale tedesco, Christian Wulff, ha dato il primo saluto al Papa, durante la cerimonia al castello di Bellevue di Berlino.
Rivolgendosi a Benedetto XVI, il presidente ha così proseguito il suo discorso di accoglienza: «Lei viene nella sua patria. Viene in un Paese la cui storia e la cui cultura sono strettamente intrecciate con la fede cristiana. Viene in un Paese in cui testimoni di fede integri, come Dietrich Bonhoeffer, Bernhard Lichtenberg e Edith Stein, si sono schierati, sacrificando la propria vita, contro un regime criminale e senza Dio».
«Viene in un Paese — ha detto ancora — che ventidue anni fa ha vissuto il miracolo di una rivoluzione pacifica e il ripristino dell’unità della Germania e dell’Europa. Senza il suo coraggioso predecessore Giovanni Paolo II, senza gli operai cattolici in Polonia e senza le Chiese cristiane nella Ddr, che hanno dato rifugio a quanti cercavano la libertà, tutto ciò non sarebbe stato possibile. Per questo ringrazio di cuore!».
«Viene in un Paese — ha proseguito — in cui milioni di donne e di uomini si impegnano ogni giorno, a partire dalla loro fede. Un Paese nel quale proprio nell’ambito del lavoro dei giovani nella Chiesa tanti ragazzi si assumono la responsabilità per sé stessi e per gli altri. Viene in un Paese in cui la fede cristiana non è più una cosa ovvia, in cui la Chiesa deve rideterminare il proprio posto in una società pluralistica».
Il presidente federale ha evidenziato come «molte persone sono alla ricerca. Uno dei grandi temi da lei affrontato, Santo Padre, è il rapporto tra fede e ragione. Non è affatto un dibattito solo accademico. Dinanzi alle crisi ecologiche ed economiche, alla discordia e all’ingiustizia, alle esperienze di insicurezza personale e sradicamento, cresce il desiderio di trovare un significato. Alle Chiese e alle comunità religiose si presentano una grande opportunità e una grande responsabilità. Anche per questo è molto importante che le Chiese siano vicine alle persone, che malgrado la necessità di risparmiare e la mancanza di sacerdoti non si rinchiudano su se stesse. Quello che le Chiese cristiane offrono nell’ambito del diaconato e della Caritas, nella cura dei poveri e dei deboli nel nostro Paese e nel mondo intero, è straordinario e imprescindibile!».
«Quando le persone — ha aggiunto — sperimentano questa vicinanza e questo impegno altruistico, allora ascoltano anche i non sempre comodi messaggi cristiani. Santo Padre, le sue affermazioni sulla protezione del creato e della vita umana sono preziose come esortazione alla nostra società. Anche per questo ringrazio lei e tutti i cristiani impegnati nel nostro Paese».
«La Chiesa e lo Stato — ha ricordato Wulff — da noi sono giustamente separati. Tuttavia, la Chiesa non è una società parallela, vive in questo mondo e in questo tempo. Perciò viene sfidata da nuovi interrogativi. Con quanta misericordia tratta le spaccature nella vita degli uomini? E le spaccature nella propria storia e i comportamenti sbagliati? Che posto occupano i laici accanto ai sacerdoti, le donne accanto agli uomini? Che cosa fa la Chiesa per superare le divisioni? La Germania è la terra in cui è nata la Riforma. Domani si recherà a Erfurt, luogo importante per l’opera di Martin Lutero, e incontrerà i rappresentanti, uomini e donne, della Chiesa evangelica. Mi rallegro del fatto che la Chiesa in Germania abbia avviato, tra le proprie fila, un processo di dialogo. Sono convinto che non sono solo i laici impegnati ad aspettarsi molto. E la Chiesa ha bisogno di tutti loro».

(©L'Osservatore Romano 23 settembre 2011)


Paparatzifan
00venerdì 23 settembre 2011 10:49
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Berlín, ciudad abierta

José Luis Restán

"Existe el viaje real, y el viaje que nos contarán los medios", ha dicho con sorna el anciano cardenal Brandmüller. Más aún, al viaje real, con el peso de los gestos y de las palabras reales, se contrapone la ficción construida durante las semanas previas por la artillería pesada de algunos medios. Pero la realidad termina por imponerse al fantasma. Era algo muy claro al contemplar los rostros de los diputados y senadores en el Bundestag, siguiendo un discurso grandioso, como jamás se ha escuchado desde aquella tribuna. A esa hora Hans Küng peroraba contra Benedicto comparándole a Vladimir Putin. A esto ha llegado, pobre hombre.

El Papa no busca ciertamente un éxito fácil. Conoce la linfa profunda de los bosques teutones, las viejos fantasmas anti-romanos, el runruneo de la disidencia, el sarcasmo de algunos medios como el Spiegel, que le han tildado de "incorregible". Incorregible, claro, porque anuncia la misma fe del apóstol Pedro. En el avión no elude la pregunta sobre las protestas y dice entenderlas. "Es algo normal que en una sociedad libre y en una época secularizada se den posiciones en contra de una visita del Papa. Es justo que expresen su contrariedad: forma parte de nuestra libertad y tenemos que reconocer que el secularismo, y precisamente la oposición al catolicismo, es fuerte en nuestras sociedades. Cuando estas oposiciones se expresan de una manera civilizada no se puede decir nada en contra. Por otra parte, también es verdad que hay tantas expectativas y tanto amor por el Papa". No elude la polémica, simplemente la desbarata.
Ante el presidente Wulff el Papa realiza una cita significativa del gran obispo y reformador social Ketteler: "como la religión necesita de la libertad, así la libertad tiene necesidad de la religión", y recuerda que la República Federal, surgida del trauma del nazismo y de la guerra, ha llegado a ser lo que es gracias a la fuerza de la libertad plasmada por la responsabilidad ante Dios y ante el prójimo. Es un auténtico hilo dorado de su diálogo con la laicidad, la clave en la que el Papa Ratzinger sabe hablar a nuestro tiempo, sin miedo y sin concesiones fáciles, con simpatía pero sin complejos. De tú a tú.
Dice el vaticanista Magíster que el discurso ante el Bundestag ha sido la tercera gran lección del pontificado, tras Ratisbona y París. Es verdad. Aquí el Papa teólogo nacido en Baviera ha mostrado toda la potencia de razón que posee la fe cristiana, ha roto todos los esquemas, ha descolocado a propios y extraños. Su gran tema ha sido el de los fundamentos éticos del Estado liberal democrático y lo ha desarrollado en un discurso chispeante, con guiños de humor a la bancada, pero con el aplomo, la densidad y la frescura de los grandes Padres de la Iglesia o de los grandes maestros medievales.
En el templo de la democracia el obispo de Roma ha explicado que en la política "el éxito está subordinado al criterio de la justicia, a la voluntad de aplicar el derecho", porque sin esto, parafraseando a San Agustín, no hay diferencia entre el Estado y una cuadrilla de bandidos. Y no ha temido recordar lo que sucedió en ese mismo espacio durante el nazismo, cuando el Estado se convirtió en instrumento para la destrucción del derecho, para rendir homenaje a los combatientes de la resistencia que prestaron un gran servicio a la humanidad.
Y el Papa lanza su primer gran desafío: "en las cuestiones fundamentales del derecho, en las cuales está en juego la dignidad del hombre y de la humanidad, el principio de la mayoría no basta: en el proceso de formación del derecho, una persona responsable debe buscar los criterios de su orientación". Entonces describe un momento crucial para la historia de occidente, cuando los teólogos cristianos rechazaron un derecho basado en la revelación divina y se pusieron de parte de la filosofía, reconociendo la razón y la naturaleza como fuente jurídica válida para todos.
Tras reconocer la importancia de la ecología, Benedicto XVI subraya que existe también un a ecología del hombre, que éste posee una naturaleza que no puede manipular a su antojo, porque el hombre no se crea a sí mismo. Y lanza un nuevo desafío a la cultura positivista en la que se reconocen no pocos de los representantes del pueblo: "¿carece verdaderamente de sentido, como sostenía Kelsen, reflexionar sobre si la razón objetiva que se manifiesta en la naturaleza no presupone una razón creativa, un Creator Spiritus?". Touché, aplausos en la sala.
El Papa concluyó afirmando que la cultura en Europa nació del encuentro entre Jerusalén, Atenas y Roma, un encuentro que ha fijado los criterios del derecho, y defenderlos frente a un positivismo salvaje que nos hace ciegos y sordos a la vida en toda su riqueza, es nuestro deber en este momento histórico.
En el estadio Olímpico le esperaban casi cien mil personas, y muchas han quedado sin un puesto, quizás por exceso de precaución o de reglamentismo. Pero ya no importa, ahora Joseph Ratzinger está en medio de su pueblo y le habla a tumba abierta. Es un canto precioso al misterio de la Iglesia, el don más bello de Dios. Y usa de nuevo la imagen de la red que recoge peces buenos y malos, del campo en el que crecen juntos la cizaña y el trigo. Le habla también de ese descontento amargo que emponzoña a tantos católicos, de los sueños que cada uno acaricia de una Iglesia a su medida, de la soberbia que pretende juzgarla desde fuera y que mata la gratitud sencilla de considerarse hijo de este pueblo. Es la homilía apasionada de un padre que reúne a sus hijos tentados por la desbandada, a veces discutidores y rebeldes, otras temerosos de un entorno demasiado invernal.
El Papa les pide permanecer unidos a la vid para no secarse, les habla de esa misteriosa comunión en la que los más fuertes deben llevar las cargas de los más débiles, un lugar que es refugio de luz y calor en medio de la tempestad. Una casa no para atrincherarse sino para abrazar al mundo, dándole la única riqueza que verdaderamente necesita, Jesucristo. Cae la lluvia sobre el anochecer de Berlín, la marcha antipapa ha reunido unas dos mil personas. Como dice Brandmüller hay un viaje real, y está el que nos quiera contar cierta prensa.

www.paginasdigital.es/v_portal/informacion/informacionver.asp?cod=2503&te=15&idage=48...


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Paparatzifan
00venerdì 23 settembre 2011 11:15
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Papa nel Bundestag sbaglia strada per podio, scherza con deputati

Battuta sul filosofo Kelsen, "era ancora ragionevole a 84 anni"

Berlino, 22 set. (TMNews)

Due fuori-programma fanno sorridere i parlamentari tedeschi che assistono al Bundestag di Berlino al discorso di Papa Ratzinger. Dopo l'intervento di Norbert Lammert, presidente del Parlamento, Benedetto XVI ha lasciato la sua poltrona per raggiungere il leggio. Il Papa è stato però ingannato dall'architettura iper-moderna dell'emiciclo: il leggio, infatti, è disposto al di sotto del palco della presidenza. Benedetto XVI si è diretto al palco superiore e solerti funzionari lo hanno riaccompagnato, tra i sorrisi dei deputati e dell'entourage papale, al luogo dal quale ha pronunciato il suo discorso.
Il Papa, 84 anni, ha poi suscitato le risate dei parlamentari con una battuta venata di autoironia al momento di parlare della 'conversione' del filoso Hans Kelsen. "Il grande teorico del positivismo giuridico, Kelsen, all'età di 84 anni - nel 1965 - abbandonò il dualismo di essere e dover essere. Mi sorprendo che fosse ancora così ragionevole a 84 anni...", ha aggiunto Benedetto XVI.

© Copyright TMNews


Paparatzifan
00venerdì 23 settembre 2011 11:19
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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011), 22.09.2011

INCONTRO CON RAPPRESENTANTI DELLE COMUNITÀ MUSULMANE NELLA NUNZIATURA APOSTOLICA DI BERLIN

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari amici musulmani,

mi è gradito porgere qui, oggi, un saluto a Voi, Rappresentanti di diverse comunità musulmane presenti in Germania.
Ringrazio di cuore il professore Mouhanad Khorchide per le cortesi parole di saluto. Esse mi mostrano come è cresciuta un’atmosfera di rispetto e di fiducia tra la Chiesa cattolica e le comunità musulmane in Germania.
Berlino è un luogo opportuno per un tale incontro, non solo perché qui si trova la moschea più antica sul suolo tedesco, ma anche perché a Berlino vive il numero più grande di musulmani rispetto a tutte le altre città in Germania.

A partire dagli anni ‘70, la presenza di numerose famiglie musulmane è divenuta sempre di più un tratto distintivo di questo Paese. Sarà tuttavia necessario impegnarsi costantemente per una migliore reciproca conoscenza e comprensione. Ciò è essenziale non solo per una convivenza pacifica, ma anche per l’apporto che ciascuno è in grado di dare per la costruzione del bene comune all’interno della medesima società.

Molti musulmani attribuiscono grande importanza alla dimensione religiosa. Ciò, a volte, è interpretato come una provocazione in una società che tende ad emarginare questo aspetto o ad ammetterlo tutt’al più nella sfera delle scelte individuali dei singoli.
La Chiesa cattolica si impegna fermamente perché venga dato il giusto riconoscimento alla dimensione pubblica dell’appartenenza religiosa. Si tratta di un’esigenza che non diventa irrilevante nel contesto di una società maggiormente pluralista. Va fatta, però, attenzione che il rispetto verso l’altro sia sempre mantenuto.

Il rispetto reciproco cresce solo sulla base dell’intesa su alcuni valori inalienabili, propri della natura umana, soprattutto l’inviolabile dignità di ogni persona. Tale intesa non limita l’espressione delle singole religioni; al contrario, permette a ciascuno di testimoniare in modo propositivo ciò in cui crede, non sottraendosi al confronto con l’altro.

In Germania – come in molti altri Paesi non solo occidentali – tale quadro di riferimento comune è rappresentato dalla Costituzione, il cui contenuto giuridico è vincolante per ogni cittadino, che sia appartenente o meno ad una confessione religiosa.
Naturalmente il dibattito sulla migliore formulazione di principi come la libertà di culto pubblico, è vasto e sempre aperto, tuttavia è significativo il fatto che la Legge Fondamentale li esprima in un modo ancora oggi valido, a distanza di più di 60 anni (cfr art. 4, 2).

In essa troviamo espresso prima di tutto quell’ethos comune che è alla base della convivenza civile e che in qualche modo segna anche le regole apparentemente solo formali del funzionamento degli organi istituzionali e della vita democratica.
Potremmo chiederci come possa un tale testo, elaborato in un’epoca storica radicalmente diversa, in una situazione culturale quasi uniformemente cristiana, essere adatto alla Germania di oggi, che vive nel contesto di un mondo globalizzato ed è segnata da un notevole pluralismo in materia di convinzioni religiose.
La ragione di ciò, mi pare, si trova nel fatto che i padri della Legge Fondamentale ebbero la piena consapevolezza, in quel momento importante, di dover cercare un solido terreno, nel quale tutti i cittadini potessero riconoscersi. Nel fare ciò essi non prescindevano dalla propria appartenenza religiosa; per molti di loro, anzi, la visione cristiana dell’uomo era la vera forza ispiratrice.

Tuttavia sapevano di doversi confrontare con uomini con una base confessionale diversa o addirittura non religiosa: il terreno comune fu trovato nel riconoscimento di alcuni diritti inalienabili, che sono propri della natura umana e che precedono ogni formulazione positiva.
In questo modo una società sostanzialmente omogenea pose il fondamento che oggi riconosciamo valido per un mondo segnato dal pluralismo. Fondamento che, in realtà, indica anche degli evidenti confini a tale pluralismo: non è pensabile, infatti, che una società possa sostenersi nel lungo termine senza un consenso sui valori etici fondamentali.

Cari amici, sulla base di quanto ho qui accennato, penso che sia possibile una collaborazione feconda tra cristiani e musulmani. E in questo modo contribuiamo alla costruzione di una società che, sotto molti aspetti, sarà diversa da ciò che abbiamo portato con noi dal passato. In quanto uomini religiosi, a partire dalle rispettive convinzioni possiamo dare una testimonianza importante in molti settori cruciali della vita sociale. Penso, ad esempio, alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio, al rispetto della vita in ogni fase del suo naturale decorso o alla promozione di una più ampia giustizia sociale.

Anche per questo ritengo importante celebrare una Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia del mondo; e vogliamo fare questo il prossimo 27 ottobre, a 25 anni dallo storico incontro di Assisi guidato dal mio Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II.

Con tale raduno vogliamo mostrare, con semplicità, che da uomini religiosi noi offriamo il nostro particolare contributo per la costruzione di un mondo migliore, riconoscendo al tempo stesso la necessità, per l’efficacia della nostra azione, di crescere nel dialogo e nella stima reciproca.
Con questi sentimenti rinnovo il mio cordiale saluto e vi ringrazio per questo incontro, che arricchisce il mio soggiorno nella mia patria.
Grazie per la vostra attenzione!

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana


Paparatzifan
00venerdì 23 settembre 2011 11:21
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PAPA IN GERMANIA: I TITOLI DEI GIORNALI

“Alle fonti del diritto” (Avvenire), “La Germania abbraccia il ‘suo’ Papa – Il potere non si ponga contro il diritto” (Repubblica), “Il mea culpa di Ratzinger: capisco chi lascia la Chiesa” (il Giornale), “La svolta verde del Papa conquista Berlino” (La Stampa), “Chiesa e abusi, capisco chi lascia” (Corriere della Sera): sono alcuni dei titoli che campeggiano sulle pagine dei principali quotidiani italiani relativi al viaggio pastorale di Benedetto XVI in Germania. La giornata di ieri è stata quella dell’atteso, “storico” discorso al parlamento tedesco, tuttavia a catturare l’attenzione della stampa italiana sono state le dichiarazioni del Papa sullo scandalo degli abusi sessuali: “posso capire chi lascia la Chiesa”. Parole che, secondo Luigi Accattoli sul Corriere della Sera, rivelano “voglia di verità”. Il Corriere, relativamente al discorso al Parlamento, mette in evidenza anche “l’elogio ai movimenti ecologisti” definiti al Pontefice “un grido che anela aria fresca e che non si può ignorare”.
Anche La Stampa riprende il tema ambientale arrivando a parlare di “Svolta verde del Papa” che conquista Berlino. Ampiamente riportato da Avvenire, che ne propone anche il testo integrale, è il discorso di Benedetto XVI al Bundestag. “Una breccia nel Reichstag – la tenera forza di Benedetto XVI conquista i parlamentari. Fallito il boicottaggio” è il titolo del pezzo interno del quotidiano cattolico che offre anche resoconti degli appuntamenti papali di ieri, dalla cerimonia di benvenuto fino alla messa serale all’Olympiastadion di Berlino. Tutti i giornali, infine, hanno dato risalto al testo del telegramma inviato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in cui il Pontefice auspica “un sempre più intenso rinnovamento etico” per l’Italia. Un passaggio significativo alla luce del particolare momento politico. Ci ha pensato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, a fare chiarezza: “Papa Ratzinger parla spesso della dimensione etica della politica e dell’economia”.

© Copyright Sir


Paparatzifan
00venerdì 23 settembre 2011 11:22
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PAPA: IN VOLO DA BERLINO A ERFURT

Salvatore Izzo

(AGI) - Berlino, 23 set.

Benedetto XVI e' in volo - su un apparecchio del'aeronautica militare tedesca - da Berlino a Erfurt, la citta' dove visse Martin Lutero. All'arrivo sara' accolto dal ministro presidente della Turingia, Christine Lieberknecht, e dal Vescovo di Erfurt, monsignor Joachim Wanke. Nel chiostro della Cattedrale, che raggiungera' in auto dall'aeroporto, salutera' invece 15 professori di Teologia dell'Universita' di Erfurt e firmera' i Libri d'Oro della Turingia e della Citta' di Erfurt alla presenza del presidente e del sindaco. La tappa successiva, a fine mattinata, sara' l'antico Convento degli Agostiniani dove Lutero maturo' la ribellione che lo porto' allo scisma.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00venerdì 23 settembre 2011 14:00
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VISITA ALLA CATTEDRALE DI SANTA MARIA DI ERFURT

Illustri Signore e Signori!

Prendendo la parola, vorrei innanzitutto ringraziare per quest’occasione di incontrarvi. La mia particolare gratitudine va al Presidente Schneider, che mi ha dato il benvenuto e mi ha ricevuto in mezzo a voi con le sue cortesi parole.

Vorrei ringraziare, allo stesso tempo, per questo dono speciale, che il nostro incontro possa svolgersi in questo luogo storico.
Per me, come Vescovo di Roma, è un momento emozionante incontrare qui, nell’antico convento agostiniano di Erfurt, rappresentanti del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania.

Qui Lutero ha studiato teologia. Qui è stato ordinato sacerdote nel 1507. Contro il desiderio del padre, egli non continuò gli studi di giurisprudenza, ma studiò teologia e si incamminò verso il sacerdozio nell’Ordine di sant’Agostino. In questo cammino non gli interessava questo o quello. Ciò che non gli dava pace era la questione su Dio, che fu la passione profonda e la molla della sua vita e dell’intero suo cammino.

“Come posso avere un Dio misericordioso?”: questa domanda gli penetrava nel cuore e stava dietro ogni sua ricerca teologica e ogni lotta interiore. Per lui la teologia non era una questione accademica, ma la lotta interiore con se stesso, e questo, poi, era una lotta riguardo a Dio e con Dio.

“Come posso avere un Dio misericordioso?”. Che questa domanda sia stata la forza motrice di tutto il suo cammino mi colpisce sempre nuovamente. Chi, infatti, si preoccupa oggi di questo, anche tra i cristiani?

Che cosa significa la questione su Dio nella nostra vita? Nel nostro annuncio? La maggior parte della gente, anche dei cristiani, oggi dà per scontato che Dio, in ultima analisi, non si interessa dei nostri peccati e delle nostre virtù. Egli sa, appunto, che tutti siamo soltanto carne. Se oggi si crede ancora in un al di là e in un giudizio di Dio, allora quasi tutti presupponiamo in pratica che Dio debba essere generoso e, alla fine, nella sua misericordia, ignorerà le nostre piccole mancanze. Ma sono veramente così piccole le nostre mancanze? Non
viene forse devastato il mondo a causa della corruzione dei grandi, ma anche dei piccoli, che pensano soltanto al proprio tornaconto? Non viene forse devastato a causa del potere della droga, che vive, da una parte, della brama di vita e di denaro e, dall’altra, dell’avidità di piacere delle persone dedite ad essa? Non è forse minacciato dalla crescente disposizione alla violenza che, non di rado, si maschera con l’apparenza della religiosità? La fame e la povertà potrebbero devastare a tal punto intere parti del mondo se in noi l’amore di Dio e, a partire da Lui, l’amore per il prossimo, per le creature di Dio, gli uomini, fosse più vivo?

Le domande in questo senso potrebbero continuare. No, il male non è un’inezia. Esso non potrebbe essere così potente se noi mettessimo Dio veramente al centro della nostra vita. La domanda: Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? – questa scottante domanda di Martin Lutero deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda. Penso che questo sia il primo appello che dovremmo sentire nell’incontro con Martin Lutero.
E poi è importante: Dio, l’unico Dio, il Creatore del cielo e della terra, è qualcosa di diverso
da un’ipotesi filosofica sull’origine del cosmo. Questo Dio ha un volto e ci ha parlato. Nell’uomo Gesù Cristo è diventato uno di noi – insieme vero Dio e vero uomo. Il pensiero di Lutero, l’intera sua spiritualità era del tutto cristocentrica: “Ciò che promuove la causa di Cristo” era per Lutero il criterio ermeneutico decisivo nell’interpretazione della Sacra Scrittura. Questo, però, presuppone che Cristo sia il centro della nostra spiritualità e che l’amore per Lui, il vivere insieme con Lui orienti la nostra vita.
Ora forse voi direte: Va bene, ma cosa ha a che fare tutto questo con la nostra situazione ecumenica? Tutto ciò è forse soltanto un tentativo di eludere con tante parole i problemi urgenti, nei quali aspettiamo progressi pratici, risultati concreti? A questo riguardo rispondo: la cosa più necessaria per l’ecumenismo è innanzitutto che, sotto la pressione della secolarizzazione, non perdiamo quasi inavvertitamente le grandi cose che abbiamo in comune, che di per sé ci rendono cristiani e che ci sono restate come dono e compito. È stato l’errore dell’età confessionale aver visto per lo più soltanto ciò che separa, e non aver percepito in modo esistenziale ciò che abbiamo in comune nelle grandi direttive della Sacra Scrittura e nelle professioni di fede del cristianesimo antico. È questo il grande progresso ecumenico degli ultimi decenni: che ci siamo resi conto di questa comunione e, nel pregare e cantare insieme, nell’impegno comune per l’ethos cristiano di fronte al mondo, nella comune testimonianza del Dio di Gesù Cristo in questo mondo, riconosciamo tale comunione come il nostro fondamento imperituro.
Il pericolo di perderla, purtroppo, non è irreale. Vorrei qui far notare due aspetti. Negli ultimi tempi, la geografia del cristianesimo è profondamente cambiata e sta cambiando ulteriormente.
Davanti ad una forma nuova di cristianesimo, che si diffonde con un immenso dinamismo missionario, a volte preoccupante nelle sue forme, le Chiese confessionali storiche restano spesso perplesse. È un cristianesimo di scarsa densità istituzionale, con poco bagaglio razionale e ancora meno bagaglio dogmatico e anche con poca stabilità. Questo fenomeno mondiale ci pone tutti davanti alla domanda: che cosa ha da dire a noi di positivo e di negativo questa nuova forma di cristianesimo? In ogni caso, ci mette nuovamente di fronte alla domanda su che cosa sia ciò che resta sempre valido e che cosa possa o debba essere cambiato, di fronte alla questione circa la nostra scelta fondamentale nella fede.

Più profonda e nel nostro Paese più scottante è la seconda sfida per l’intera cristianità; di essa vorrei parlare: si tratta del contesto del mondo secolarizzato, nel quale dobbiamo vivere e testimoniare oggi la nostra fede. L’assenza di Dio nella nostra società si fa più pesante, la storia della sua rivelazione, di cui ci parla la Scrittura, sembra collocata in un passato che si allontana sempre di più. Occorre forse cedere alla pressione della secolarizzazione, diventare moderni mediante un annacquamento della fede? Naturalmente, la fede deve essere ripensata e soprattutto rivissuta oggi in modo nuovo per diventare una cosa che appartiene al presente. Ma non è l’annacquamento della fede che aiuta, bensì solo il viverla interamente nel nostro oggi. Questo è un compito ecumenico centrale. In questo dovremmo aiutarci a vicenda: a credere in modo più profondo e più vivo. Non saranno le tattiche a salvarci, a salvare il cristianesimo, ma una fede ripensata e rivissuta in modo nuovo, mediante la quale Cristo, e con Lui il Dio vivente, entri in questo nostro mondo. Come i martiri dell’epoca nazista ci hanno condotti gli uni verso gli altri e hanno suscitato la prima grande apertura ecumenica, così anche oggi la fede, vissuta a partire dell’intimo di se stessi, in un mondo secolarizzato, è la forza ecumenica più forte che ci ricongiunge, guidandoci verso l’unità nell’unico Signore.

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Paparatzifan
00venerdì 23 settembre 2011 14:01
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CELEBRAZIONE ECUMENICA NELLA CHIESA NELL’AUGUSTINERKLOSTER DI ERFURT

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle nel Signore!

“Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola” (Gv 17,20): così ha detto Gesù, secondo il Vangelo di Giovanni, nel Cenacolo, al Padre.
Egli intercede per le generazioni future di credenti.
Guarda al di là del Cenacolo verso il futuro.
Ha pregato anche per noi. E prega per la nostra unità. Questa preghiera di Gesù non è semplicemente una cosa del passato. Sempre Egli sta davanti al Padre intercedendo per noi, e così in quest’ora sta in mezzo a noi e vuole attrarci nella sua preghiera. Nella preghiera di Gesù si trova il luogo interiore, più profondo, della nostra unità. Diventeremo una sola cosa, se ci lasceremo attirare dentro tale preghiera. Ogni volta che, come cristiani, ci troviamo riuniti nella preghiera, questa lotta di Gesù riguardo a noi e con il Padre per noi dovrebbe toccarci profondamente nel cuore. Quanto più ci lasciamo attrarre in questa dinamica, tanto più si realizza l’unità.
È rimasta inascoltata la preghiera di Gesù? La storia del cristianesimo è, per così dire, il lato visibile di questo dramma, in cui Cristo lotta e soffre con noi esseri umani.
Sempre di nuovo Egli deve sopportare il contrasto con l’unità, e tuttavia sempre di nuovo si compie anche l’unità con Lui e così con il Dio trinitario. Dobbiamo vedere ambedue le cose: il peccato dell’uomo, che si nega a Dio e si ritira in se stesso, ma anche le vittorie di Dio, che sostiene la Chiesa nonostante la sua debolezza e attira continuamente uomini dentro di sé, avvicinandoli così gli uni agli altri.
Per questo, in un incontro ecumenico, non dovremmo soltanto lamentare le divisioni e le separazioni, bensì ringraziare Dio per tutti gli elementi di unità che ha conservato per noi e sempre di nuovo ci dona. E questa gratitudine deve al contempo essere disponibilità a non perdere, in mezzo ad un tempo di tentazione e di pericoli, l’unità così donata.
L’unità fondamentale consiste nel fatto che crediamo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra. Che lo professiamo quale Dio trinitario – Padre, Figlio e Spirito Santo.
L’unità suprema non è solitudine di una monade, ma unità attraverso l’amore. Crediamo in Dio – nel Dio concreto.
Crediamo nel fatto che Dio ci ha parlato e si è fatto uno di noi. Testimoniare questo Dio vivente è il nostro comune compito nel momento attuale.
L’uomo ha bisogno di Dio, oppure le cose vanno abbastanza bene anche senza di Lui?
Quando, in una prima fase dell’assenza di Dio, la sua luce continua ancora a mandare i suoi riflessi e tiene insieme l’ordine dell’esistenza umana, si ha l’impressione che le cose funzionino anche senza Dio. Ma quanto più il mondo si allontana da Dio, tanto più diventa chiaro che l’uomo, nell’hybris del potere, nel vuoto del cuore e nella brama di soddisfazione e di felicità, “perde” sempre di più la vita. La sete di infinito è presente nell’uomo in modo inestirpabile.
L’uomo è stato creato per la relazione con Dio e ha bisogno di Lui. Il nostro primo servizio ecumenico in questo tempo deve essere di testimoniare insieme la presenza del Dio vivente e con ciò dare al mondo la risposta di cui ha bisogno.

Naturalmente di questa testimonianza fondamentale per Dio fa poi parte, in modo assolutamente centrale, la testimonianza per Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio, che è vissuto insieme con noi, ha patito per noi, è morto per noi e, nella risurrezione, ha spalancato la porta della morte. Cari amici, fortifichiamoci in questa fede! Aiutiamoci a vicenda a viverla! Questo è un grande compito ecumenico che ci introduce nel cuore della preghiera di Gesù.

La serietà della fede in Dio si manifesta nel vivere la sua parola. Si manifesta, nel nostro tempo, in modo molto concreto, nell’impegno per quella creatura che Egli volle a sua immagine, per l’uomo. Viviamo in un tempo in cui i criteri dell’essere uomini sono diventati incerti.

L’etica viene sostituita con il calcolo delle conseguenze. Di fronte a ciò noi come cristiani dobbiamo difendere la dignità inviolabile dell’uomo, dal concepimento fino alla morte – nelle questioni della diagnosi pre-impiantatoria fino all’eutanasia. “Solo chi conosce Dio, conosce l’uomo”, ha detto una volta Romano Guardini.

Senza la conoscenza di Dio, l’uomo diventa manipolabile. La fede in Dio deve concretizzarsi nel nostro comune impegno per l’uomo. Fanno parte di tale impegno per l’uomo non soltanto questi criteri fondamentali di umanità, ma soprattutto e molto concretamente l’amore che Gesù ci insegna nella descrizione del Giudizio finale (Mt 25): il Dio giudice ci giudicherà secondo come ci siamo comportati nei confronti di coloro che ci sono prossimi, nei confronti dei più piccoli dei suoi fratelli. La disponibilità ad aiutare, nelle necessità di questo tempo, al di là del proprio ambiente di vita è un compito essenziale del cristiano.
Ciò vale anzitutto nell’ambito della vita personale di ciascuno. Vale poi nella comunità di un popolo e di uno Stato, in cui tutti devono farsi carico gli uni degli altri. Vale per il nostro Continente, in cui siamo chiamati alla solidarietà in Europa. E, infine, vale al di là di tutte le frontiere: la carità cristiana esige oggi il nostro impegno anche per la giustizia nel vasto mondo.
So che da parte dei tedeschi e della Germania si fa molto per rendere possibile a tutti gli uomini un’esistenza degna dell’uomo, e per questo vorrei dire una parola di viva gratitudine.
Infine vorrei ancora accennare ad una dimensione più profonda del nostro obbligo di amare.
La serietà della fede si manifesta soprattutto anche quando essa ispira certe persone a mettersi totalmente a disposizione di Dio e, a partire da Dio, degli altri. I grandi aiuti diventano concreti soltanto quando sul luogo esistono coloro che sono totalmente a disposizione dell’altro e con ciò rendono credibile l’amore di Dio. Persone del genere sono un segno importante per la verità della nostra fede.

Alla vigilia della visita del Papa si è parlato diverse volte di un dono ecumenico dell’ospite, che ci si aspettava da questa visita. Non c’è bisogno che io specifichi i doni menzionati in tale contesto. Al riguardo vorrei dire che questo costituisce un fraintendimento politico della fede e dell’ecumenismo. Quando un Capo di Stato visita un Paese amico, generalmente precedono contatti tra le istanze, che preparano la stipulazione di uno o anche di più accordi tra i due Stati: nella ponderazione dei vantaggi e degli svantaggi si arriva al compromesso che, alla fine, appare vantaggioso per ambedue le parti, così che poi il trattato può essere firmato. Ma la fede dei cristiani non si basa su una ponderazione dei nostri vantaggi e svantaggi.

Una fede autocostruita è priva di valore. La fede non è una cosa che noi escogitiamo o concordiamo. È il fondamento su cui viviamo. L’unità cresce non mediante la ponderazione di vantaggi e svantaggi, bensì solo attraverso un sempre più profondo penetrare nella fede mediante il pensiero e la vita.

In questa maniera, negli ultimi 50 anni, e in particolare anche dalla visita di Papa Giovanni Paolo II, 30 anni fa, è cresciuta molta comunanza, della quale possiamo essere solo grati. Mi piace ricordare l’incontro con la commissione guidata dal Vescovo [luterano] Lohse, nella quale ci si è esercitati insieme in questo penetrare in modo profondo nella fede mediante il pensiero e la vita.

A tutti coloro che hanno collaborato in questo – per la parte cattolica, in modo particolare, al Cardinale Lehmann – vorrei esprimere il mio vivo ringraziamento. Non menziono altri nomi – il Signore li conosce tutti. Insieme possiamo tutti solo ringraziare il Signore per le vie dell’unità sulle quali ci ha condotti, ed associarci in umile fiducia alla sua preghiera: Fa’ che diventiamo una sola cosa, come Tu sei una sola cosa col Padre, perché il mondo creda che Egli Ti ha mandato” (cfr Gv 17,21).

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Paparatzifan
00sabato 24 settembre 2011 09:18
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Papa/ Dono a protestanti sarebbe fraintendimento politico di fede

Prima di viaggio a Erfurt circolate ipotesi su dono simbolico

Erfurt, 23 set. (TMNews)

Si era ipotizzato che avrebbe portato ai protestanti un dono dal forte valore simbolico, si è addirittura favoleggiato di un ritiro della scomunica a Martin Lutero, ma Benedetto XVI smentisce con forza l'idea stessa che i progressi ecumenici si realizzino a suon di regali e mosse diplomatiche.
"Alla vigilia della visita del Papa - ha detto Benedetto XVI parlando in terza persona nel corso di una cerimonia con i protestanti a Erfurt - si è parlato diverse volte di un dono ecumenico dell'ospite, che ci si aspettava da questa visita. Non c'è bisogno che io specifichi i doni menzionati in tale contesto. Al riguardo - ha proseguito Ratzinger - vorrei dire che questo costituisce un fraintendimento politico della fede e dell'ecumenismo. Quando un Capo di Stato visita un Paese amico, generalmente precedono contatti tra le istanze, che preparano la stipulazione di uno o anche di più accordi tra i due Stati: nella ponderazione dei vantaggi e degli svantaggi si arriva al compromesso che, alla fine, appare vantaggioso per ambedue le parti, così che poi il trattato può essere firmato. Ma la fede dei cristiani non si basa su una ponderazione dei nostri vantaggi e svantaggi. Una fede autocostruita è priva di valore. La fede non è una cosa che noi escogitiamo o concordiamo. È il fondamento su cui viviamo. L'unità cresce non mediante la ponderazione di vantaggi e svantaggi, bensì solo attraverso un sempre più profondo penetrare nella fede mediante il pensiero e la vita. In questa maniera - ha detto il Papa - negli ultimi 50 anni, e in particolare anche dalla visita di Papa Giovanni Paolo II, 30 anni fa, è cresciuta molta comunanza, della quale possiamo essere solo grati".

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Paparatzifan
00sabato 24 settembre 2011 09:35
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PAPA: LA VESCOVA GLI DA' IL BENVENUTO ALLO STORICO INCONTRO

Salvatore Izzo

(AGI) - Erfurt, 23 set.

"Vi saluto con viva cordialita' e, a nome della Chiesa Evangelica nella Germania Centrale, vi do il benvenuto qui nella Sala del Capitolo del Convento agostiniano evangelico di Erfurt". Parole del tutto simili il Papa se le e' sentite rivolgere ad ogni incontro in ogni viaggio, ma oggi, nella citta' di Martin Lutero, a dirle e' stata la vescova della Chiesa Evangelica della Germania Centrale, Ilse Junkermann. "Storico viene definito da molti - ha continuato la donna - questo incontro. In questa definizione - ha spiegato - trova espressione l'alto significato politico e sociale, che viene attribuito dall'opinione pubblica a questo appuntamento".

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PAPA: FOTO CON ANGELA MERKEL E I CAPI DELLA CHIESA LUTERANA

Salvatore Izzo

(AGI) - Erfurt, 23 set.

La cancelliera Angela Merkel, figlia di un pastore luterano, ha voluto partecipare oggi all'incontro di Benedetto XVI con i vertci della sua chiesa nel convento agostiniano di Erfurt, dove abito' Martin Lutero prima della riforma.
E al termine ha posato per una foto-ricordo con il Papa e i due massimi rappresentanti della chiesa evangelica, la signora Katrin G. Eckhardt, presidente del Sinodo, e il vescovo Fredrich Weber, presidente del Conssiglio della Chiesa, Nikolaus Schneider.

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PAPA: EMOZIONE PER INCONTRO CON EVANGELICI IN LUOGHI LUTERO

Salvatore Izzo

(AGI) - Erfurt, 23 set.

"Come Vescovo di Roma, per me e' un momento emozionante incontrarvi nell'antico convento agostiniano di Erfurt dove Lutero ha studiato teologia, ed e' stato ordinato sacerdote nel 1507". Benedetto XVI si e' rivolto con queste parole ai rappresentanti del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania. Nel discorso non ha modificato la tradizionale posizione cattolica in merito allo scisma del monaco tedesco ma ha tuttavia riconosciuto che "il pensiero di Lutero, l'intera sua spiritualita' era del tutto cristocentrica" ed ha aggiunto che la domanda sulla Misericordia di Dio e' stata la forza motrice di tutto il suo cammino". Questo, ha confidato, "mi colpisce sempre nuovamente".
"La maggior parte della gente, anche dei cristiani, oggi da' per scontato - ha osservato in proposito il Pontefice - che Dio, in ultima analisi, non si interessa dei nostri peccati e delle nostre virtu'. Se oggi si crede ancora in un al di la' e in un giudizio di Dio, allora quasi tutti presupponiamo in pratica che Dio debba essere generoso e, alla fine, nella sua misericordia, ignorera' le nostre piccole mancanze". Lutero, invece, con la sua riflessione ci ricorda che "il male non e' un'inezia.
Esso non potrebbe essere cosi' potente se noi mettessimo Dio veramente al centro della nostra vita". Questo ci spinge a domandarci "qual e' la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio?". Per Papa Ratzinger, "tale scottante domanda di Martin Lutero deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda. Penso - ha affermato - che questo sia il primo appello che dovremmo sentire nell'incontro con Martin Lutero".

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Paparatzifan
00sabato 24 settembre 2011 09:36
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PAPA: MARTIRI DEL NAZISMO CI SPINGONO A DIALOGO ECUMENICO

Salvatore Izzo

(AGI) - Erfurt (Germania), 23 set.

Dopo aver beatificato nel luglio scorso i tre sacerdoti di Lubecca Johannes Prassek, Hermann Lange ed Eduard Muller che furono decapitati il 10 novembre del 1943, nel carcere di Holstenglacis ad Amburgo, assieme al pastore protestante Karl Friedrich Stellbrink, Benedetto XVI ha evocato oggi il sacrificio comune di tanti preti e pastori luterani che hanno dato la avita per proteggere i deboli durante l'abominevole dittatura di Adolf Hitler.
Lo ha fatto a Erfurt, citta' di Martin Lutero, in un incontro con il Consiglio della Chiesa Evangelica, che il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha definito "molto cordiale".
"Come i martiri dell'epoca nazista ci hanno condotti gli uni verso gli altri e hanno suscitato la prima grande apertura ecumenica, cosi' anche oggi - ha detto il Papa - la fede, vissuta a partire dell'intimo di se stessi, in un mondo secolarizzato, e' la forza ecumenica piu' forte che ci ricongiunge, guidandoci verso l'unita' nell'unico Signore". Nel suo discorso, il Pontefice si e' chiesto se oggi il dialogo ecumenico non sia invece talvolta "soltanto un tentativo di eludere con tante parole i problemi urgenti, nei quali aspettiamo progressi pratici, risultati concreti?".
"A questo riguardo - ha scandito - rispondo: la cosa piu' necessaria per l'ecumenismo e' innanzitutto che, sotto la pressione della secolarizzazione, non perdiamo quasi inavvertitamente le grandi cose che abbiamo in comune, che di per se' ci rendono cristiani e che ci sono restate come dono e compito".
Per il Papa teologo, "e' stato l'errore dell'eta' confessionale aver visto per lo piu' soltanto cio' che separa, e non aver percepito in modo esistenziale cio' che abbiamo in comune nelle grandi direttive della Sacra Scrittura e nelle professioni di fede del cristianesimo antico. E' questo il grande progresso ecumenico degli ultimi decenni: che ci siamo resi conto di questa comunione e, nel pregare e cantare insieme, nell'impegno comune per l'ethos cristiano di fronte al mondo, nella comune testimonianza del Dio di Gesu' Cristo in questo mondo, riconosciamo tale comunione come il nostro fondamento imperituro".

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PAPA: CHIEDE A PROTESTANTI DI DIFENDERE INVIOLABILITA' VITA

Salvatore Izzo

(AGI) - Erfurt, 23 set.

"Come cristiani dobbiamo difendere la dignita' inviolabile dell'uomo, dal concepimento fino alla morte, nelle questioni della diagnosi pre-impiantatoria fino all'eutanasia". Lo ha detto il Papa nell'omelia alla celebrazione ecumenica di Erfurt, alla quale hanno partecipato i vescovi e le vescove della Chiesa Luterana tedesca. Benedetto XVI ha citato in proposito il suo antico maestro Romano Guardini, teologo e filosofo italo-tedesco, per affermare che "solo chi conosce Dio, conosce l'uomo". "Senza la conoscenza di Dio - ha speigato Ratzinger ai capi del protestantesimo tedesco, in realta' schierati su ben diverse posizione etiche - l'uomo diventa manipolabile". "La fede in Dio - ha scandito il Pontefice - deve concretizzarsi nel nostro comune impegno per l'uomo".
"Il Dio giudice - ha concluso - ci giudichera' secondo come ci siamo comportati nei confronti di coloro che ci sono prossimi, nei confronti dei piu' piccoli dei suoi fratelli. La disponibilita' ad aiutare, nelle necessita' di questo tempo, al di la' del proprio ambiente di vita e' un compito essenziale del cristiano".

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PAPA: PECCATI DI OGGI DROGA, AVIDITA', E ODIO FONDAMENTALISTA

Salvatore Izzo

(AGI) - Erfurt, 23 set.

I peccati degli uomini rovinano questo mondo. Lo ha affermato Benedetto XVI nell'appassionato discorso rivolto al Consiglio della Chiesa Evangelica, a Erfurt, la citta' di Martin Lutero, denunciando "la corruzione dei grandi, ma anche dei piccoli, che pensano soltanto al proprio tornaconto". Il mondo, ha elencato, "viene devastato a causa del potere della droga, che vive, da una parte, della brama di vita e di denaro e, dall'altra, dell'avidita' di piacere delle persone dedite ad essa. Ed e' minacciato dalla crescente disposizione alla violenza che, non di rado, si maschera con l'apparenza della religiosita'". Inoltre, per il Papa teologo, "la fame e la poverta' potrebbero devastare a tal punto intere parti del mondo se in noi l'amore di Dio e, a partire da Lui, l'amore per il prossimo, per le creature di Dio, gli uomini, fosse piu' vivo".

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PAPA: PREOCCUPA AVANZATA RELIGIOSITA' IRRAZIONALE DELLE SETTE

Salvatore Izzo

(AGI) - Erfurt, 23 set.

Davanti all'"immenso dinamismo missionario, a volte preoccupante nelle sue forme" delle sette religiose, "le Chiese confessionali storiche restano spesso perplesse". Lo ha sottolineato il Papa nel discorso al Consiglio della Chiesa Evangelica a Erfurt, la citta' di Martin Lutero. "E' un cristianesimo - ha sottolineato - di scarsa densita' istituzionale, con poco bagaglio razionale e ancora meno bagaglio dogmatico e anche con poca stabilita'". Secondo Papa Ratzinger, "questo fenomeno mondiale ci pone tutti davanti alla domanda: che cosa ha da dire a noi di positivo e di negativo questa nuova forma di cristianesimo?". "In ogni caso - ha concluso - ci mette nuovamente di fronte alla domanda su che cosa sia cio' che resta sempre valido e che cosa possa o debba essere cambiato, di fronte alla questione circa la nostra scelta fondamentale nella fede".

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PAPA: IN GERMANIA OGGI L'ASSENZA DI DIO SI FA PIU' PESANTE

Salvatore Izzo

(AGI) - Erfurt, 23 set.

"Una sfida profonda e nel nostro Paese scottante e' quella che arriva del contesto del mondo secolarizzato, nel quale dobbiamo vivere e testimoniare oggi la nostra fede". Lo ha detto il Papa nel discorso al Consiglio della Chiesa Evangelica, che incontrato a Erfurt. "L'assenza di Dio nella nostra societa' - ha denunciato - si fa piu' pesante, la storia della sua rivelazione, di cui ci parla la Scrittura, sembra collocata in un passato che si allontana sempre di piu'". "Occorre forse cedere - si e' chiesto Ratzinger - alla pressione della secolarizzazione, diventare moderni mediante un annacquamento della fede? Naturalmente, la fede deve essere ripensata e soprattutto rivissuta oggi in modo nuovo per diventare una cosa che appartiene al presente". Secondo il Papa teologo, "non e' l'annacquamento della fede che aiuta, bensi' solo il viverla interamente nel nostro oggi". "Questo - ha scandito - e' un compito ecumenico centrale. In questo dovremmo aiutarci a vicenda: a credere in modo piu' profondo e piu' vivo". "Non saranno le tattiche - ha concluso - a salvarci, a salvare il cristianesimo, ma una fede ripensata e rivissuta in modo nuovo, mediante la quale Cristo, e con Lui il Dio vivente, entri in questo nostro mondo".

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PAPA: NEL MONDO SENZA DIO ETICA SOSTITUITA DA CALCOLO CONVENIENZE

Salvatore Izzo

(AGI) - Erfurt, 23 set.

"L'uomo ha bisogno di Dio, oppure le cose vanno abbastanza bene anche senza di Lui?". Se lo e' chiesto Benedetto XVI nell'omelia tenuta alla celebrazione ecumenica alla quale hanno partecipato i vescovi (e le vescove) delle chiese cattolica e luterana della Germania, nella chiesa del convento agostiniano di Erfurt, dove Martin Lutero fu ordinato prete nel 1507. "In una prima fase dell'assenza di Dio, la sua luce - ha osservato - continua ancora a mandare i suoi riflessi e tiene insieme l'ordine dell'esistenza umana, si ha l'impressione che le cose funzionino anche senza Dio. Ma quanto piu' il mondo si allontana da Dio, tanto piu' diventa chiaro che l'uomo, nella superbia del potere, nel vuoto del cuore e nella brama di soddisfazione". Ed eccoci "in un tempo in cui i criteri dell'essere uomini sono diventati incerti. L'etica viene sostituita con il calcolo delle conseguenze".

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Paparatzifan
00sabato 24 settembre 2011 09:43
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I giornali tedeschi ribaltano i giudizi della vigilia, dallo scetticismo all'entusiasmo

Il primo giorno di visita del Papa in Germania si segnala anche per un “fenomeno” che sta diventando consueto in seno ai media internazionali: spesso critici alla vigilia di una visita apostolica e poi pronti a dedicare allo stesso evento pagine e titoli positivi. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

“Discorso del secolo”, “impressionante” senza essere “fondamentalista”; quella del Papa una visita che diventa un pezzo di “buona storia democratica” della Germania. Con l’arrivo del Papa, sui giornali tedeschi lo scetticismo del giorno prima si è trasformato nell’entusiasmo del giorno dopo.
Oltre al “flop” delle proteste antivaticane di Berlino, e alla in fondo non così eclatante defezione dei parlamentari al Bundestag, quotidiani come la Frankfurter Allgmeine Zeitung, di linea liberal-conservatrice, ha definito quello pronunciato da Benedetto XVI davanti al parlamento tedesco il “discorso del secolo”. Der Spiegel – tra le voci “contro” della vigilia – ha parlato di un Papa delle sorprese e convincente, condensando nella cronaca del viaggio le testimonianze, tante e belle, raccolte durante la Messa: quelle di persone con un passato di sofferenze che nella Chiesa hanno trovato la pace e non un luogo dal quale fuggire, e dunque per nulla scandalizzate dal peso degli scandali, ma capaci di avere un’esperienza di fede libera e non condizionata dai clamori.

Tra gli entusiasti anche la Bild: 5 pagine solo al primo giorno di viaggio, quasi un record. Il giornale liberale di sinistra, la Suddeutsche Zeitung, è rimasta invece colpita dall’atteggiamento umile del Papa: la sua visita al Bundestag – scrive – ha avuto grande attenzione e il merito è tutto del protagonista. Quello al Bundestag, commenta, è stato “impressionante, grande, filosofico, umano. Un discorso complesso ma semplice nel suo messaggio, fondamentale ma non fondamentalista”. Anzi, dà dell’intollerante a chi critica pregiudizialmente Benedetto XVI. Die Welt concorda sul fatto che il Papa è riuscito a stupire fedeli e avversari. L’unica critica del giorno dopo arriva dal Tageszeitung, giornale berlinese di sinistra, convinto che il Papa non avesse nulla da dire. E tuttavia il suo editoriale nella parte conclusiva è sorprendente: il discorso di Benedetto XVI al Bundestag – si riconosce – è stato un buon momento della storia democratica della Germania.

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Paparatzifan
00sabato 24 settembre 2011 09:43
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Papa/ Tra luterani e cattolici scintille in conferenza stampa

Erfurt, 23 set. (TMNews)

Sorrisi e parole di reciproca stima non hanno impedito ai rappresentanti cattolici e protestanti presenti a Erfurt per la visita-omaggio del Papa a Martin Lutero di ingaggiare un confronto franco, nel corso di una conferenza stampa, che su alcuni punti storici e dottrinali si è trasformata in un serrato botta-e-risposta. Il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca, Nikolaus Schneider, aveva già affermato, nel discorso rivolto in mattinata al "caro fratello in Cristo" Benedetto XVI, che "sarebbe una benedizione" rendere possibile, "in un tempo non troppo lontano", la comunione eucaristica comune ai "credenti che vivono legami matrimoniali o familiari in cui si ritrovano insieme confessioni diverse". Concetto ribadito poi in una conferenza stampa di metà giornata nella quale il pastore ha precisato che i protestanti pongono la questione già da "molto tempo" non senza suscitare qualche polemica tra "i confratelli" cattolici.
Il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la Promozione dell'unità dei cristiani, ha ribattuto che "prima ci sono temi più teologici da risolvere, a cominciare dalle questioni etiche sulla vita" che, a loro volta, hanno provocato polemiche tra i protestanti. Immediata la replica di Schneider, secondo il quale "le questioni teologiche sono importanti, ma la vita concreta dei fedeli può essere una vera e propria categoria teologica non meno importante".
Pochi minuti e un'altra questione ha fatto scoppiare nuove scintille tra l'esponente vaticano e il leader dei protestanti tedeschi. Si tratta di Martin Lutero, il padre della Riforma, al quale Benedetto XVI in persona ha tributato un riconoscimento in un discorso pronunciato in mattinata. "Non c'è qualcosa di sostanziale che lo lega alla Chiesa cattolica-romana, qualcosa che rimane?", aveva detto Schneider nel suo discorso. "Non è forse il monaco agostiniano di Erfurt, Martin Lutero, concepibile anche come una sorta di cerniera tra le nostre Chiese, poiché egli appartiene ad entrambe?".
E ai cronisti che in conferenza stampa domandano se la Chiesa cattolica stia riabilitando, o almeno rivalutando, Lutero, lo stesso Schneider risponde: "Forse non ci sarà una riabilitazione formale, ma una rivalutazione di fatto della sua figura l'abbiamo sentita molto chiaramente dalla bocca del Papa. Sarebbe fantastico - aggiunge - avere anche una rivalutazione della sua teologia".
Immediata la replica del cardinale Koch: "Questa non è una strada a senso unico, anche gli evangelici devono spiegare come vedono oggi la Riforma del Cinquecento, se con continuità rispetto a quell'epoca o con una rottura".
Il pastore protestante ha concluso affermando che un percorso di "purificazione della memoria" deve effettivamente essere una "strada a doppio senso", pur sottolineando che la Chiesa evangelica tedesca rimane legata alla figura di Lutero.
Per Schneider, più in generale, il Papa oggi ha messo "pietre importanti" nella costruzione del rapporto ecumenico tra cattolici e protestanti ed ha sottolineato quanto per lui sia "personalmente importante" Lutero.
Il pastore ha poi sottolineato che il 500esimo della Riforma luterana, che si celebrerà nel 2017, non deve essere un'occasione di ostilità tra cattolici e protestanti ma una festa della fede alla quale saranno invitati anche i cattolici, "anche se la questione va ancora elaborata".

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