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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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24/05/2009 16:20
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VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CASSINO E A MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009) - (I)


CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA MIRANDA A CASSINO


Alle ore 9 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI parte in elicottero dall’eliporto del Vaticano per la Visita Pastorale a Cassino e Montecassino.

All’atterraggio nel Campo sportivo "Salveti" di Cassino il Papa è accolto dalle Autorità politiche, civili ed ecclesiastiche. Quindi il Santo Padre raggiunge in auto Piazza Miranda, che da oggi, per decisione del Consiglio Comunale, prende il nome di Piazza Benedetto XVI. Qui riceve il saluto del Sindaco di Cassino, Dr. Bruno Scittarelli, che offre in dono, a nome della cittadinanza, una Croce astile romana del 1633.

Alle ore 10.15, in Piazza Miranda a Cassino, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Concelebrazione Eucaristica nella Solennità dell’Ascensione.

Nel corso della Santa Messa, introdotta dall’indirizzo di omaggio di Dom Pietro Vittorelli, Abate Ordinario di Montecassino, il Papa tiene la seguente omelia:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

"Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra" (At 1,8). Con queste parole, Gesù si congeda dagli Apostoli, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura. Subito dopo l’autore sacro aggiunge che "mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi" (At 1,9). E’ il mistero dell’Ascensione, che quest’oggi solennemente celebriamo. Ma cosa intendono comunicarci la Bibbia e la liturgia dicendo che Gesù "fu elevato in alto"? Si comprende il senso di questa espressione non a partire da un unico testo, neppure da un unico libro del Nuovo Testamento, ma nell'attento ascolto di tutta la Sacra Scrittura. L’uso del verbo "elevare" è in effetti di origine veterotestamentaria, ed è riferito all'insediamento nella regalità. L’Ascensione di Cristo significa dunque, in primo luogo, l'insediamento del Figlio dell'uomo crocifisso e risorto nella regalità di Dio sul mondo.

C’è però un senso più profondo non percepibile immediatamente. Nella pagina degli Atti degli Apostoli si dice dapprima che Gesù fu "elevato in alto" (v. 9), e dopo si aggiunge che "è stato assunto" (v. 11). L'evento è descritto non come un viaggio verso l'alto, bensì come un’azione della potenza di Dio, che introduce Gesù nello spazio della prossimità divina. La presenza della nuvola che "lo sottrasse ai loro occhi" (v. 9), richiama un'antichissima immagine della teologia veterotestamentaria, ed inserisce il racconto dell'Ascensione nella storia di Dio con Israele, dalla nube del Sinai e sopra la tenda dell'alleanza del deserto, fino alla nube luminosa sul monte della Trasfigurazione. Presentare il Signore avvolto nella nube evoca in definitiva il medesimo mistero espresso dal simbolismo del "sedere alla destra di Dio". Nel Cristo asceso al cielo, l’essere umano è entrato in modo inaudito e nuovo nell'intimità di Dio; l'uomo trova ormai per sempre spazio in Dio. Il "cielo" non indica un luogo sopra le stelle, ma qualcosa di molto più ardito e sublime: indica Cristo stesso, la Persona divina che accoglie pienamente e per sempre l’umanità, Colui nel quale Dio e uomo sono per sempre inseparabilmente uniti. E noi ci avviciniamo al cielo, anzi, entriamo nel cielo, nella misura in cui ci avviciniamo a Gesù ed entriamo in comunione con Lui. Pertanto, 1'odierna solennità dell’Ascensione ci invita a una comunione profonda con Gesù morto e risorto, invisibilmente presente nella vita di ognuno di noi.

In questa prospettiva comprendiamo perché l’evangelista Luca affermi che, dopo l'Ascensione, i discepoli tornarono a Gerusalemme "pieni di gioia" (24,52). La causa della loro gioia sta nel fatto che quanto era accaduto non era stato in verità un distacco: anzi essi avevano ormai la certezza che il Crocifisso- Risorto era vivo, ed in Lui erano state per sempre aperte all’umanità le porte della vita eterna. In altri termini, la sua Ascensione non ne comportava la temporanea assenza dal mondo, ma piuttosto inaugurava la nuova, definitiva ed insopprimibile forma della sua presenza, in virtù della sua partecipazione alla potenza regale di Dio. Toccherà proprio a loro, ai discepoli, resi arditi dalla potenza dello Spirito Santo, renderne percepibile la presenza con la testimonianza, la predicazione e l’impegno missionario. La solennità dell'Ascensione del Signore dovrebbe colmare anche noi di serenità e di entusiasmo, proprio come avvenne per gli Apostoli che dal Monte degli Ulivi ripartirono "pieni di gioia". Come loro, anche noi, accogliendo l’invito dei "due uomini in bianche vesti", non dobbiamo rimanere a fissare il cielo, ma, sotto la guida dello Spirito Santo, dobbiamo andare dappertutto e proclamare l’annuncio salvifico della morte e risurrezione del Cristo. Ci accompagnano e ci sono di conforto le sue stesse parole, con le quali si chiude il Vangelo secondo san Matteo: "Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19).

Cari fratelli e sorelle, il carattere storico del mistero della risurrezione e dell’ascensione del Cristo ci aiuta a riconoscere e a comprendere la condizione trascendente ed escatologica della Chiesa, la quale non è nata e non vive per supplire all’assenza del suo Signore "scomparso", ma piuttosto trova la ragione del suo essere e della sua missione nell’invisibile presenza di Gesù operante con la potenza del suo Spirito. In altri termini, potremmo dire che la Chiesa non svolge la funzione di preparare il ritorno di un Gesù "assente", ma, al contrario, vive ed opera per proclamarne la "presenza gloriosa" in maniera storica ed esistenziale. Dal giorno dell’Ascensione, ogni comunità cristiana avanza nel suo itinerario terreno verso il compimento delle promesse messianiche, alimentata dalla Parola di Dio e nutrita dal Corpo e Sangue del suo Signore. Questa è la condizione della Chiesa – ricorda il Concilio Vaticano II - mentre "prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, annunziando la passione e morte del Signore fino a che Egli venga" (Lumen gentium, 8).

Fratelli e sorelle di questa cara Comunità diocesana, l’odierna solennità ci esorta a rinsaldare la nostra fede nella reale presenza di Gesù; senza di Lui nulla possiamo compiere di efficace nella nostra vita e nel nostro apostolato. E’ Lui, come ricorda l’apostolo Paolo nella seconda lettura, che "ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri per compiere il ministero allo scopo di edificare il corpo di Cristo" cioè la Chiesa. E ciò per giungere "all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio", essendo la comune vocazione di tutti formare "un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza a cui siamo chiamati" (Ef 4,11-13.14). In quest’ottica si colloca l’odierna mia visita che, come ha ricordato il vostro Pastore, ha l’obbiettivo di incoraggiarvi a "costruire, fondare e riedificare" costantemente la vostra Comunità diocesana su Cristo. Come? Ce lo indica lo stesso san Benedetto, che raccomanda nella sua Regola di niente anteporre a Cristo: "Christo nihil omnino praeponere" (LXII,11).

Rendo pertanto grazie a Dio per il bene che sta realizzando la vostra Comunità sotto la guida del suo Pastore, il Padre Abate Dom Pietro Vittorelli, che saluto con affetto e ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Con lui saluto la Comunità monastica, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose presenti. Saluto le Autorità civili e militari, in primo luogo il Sindaco a cui sono grato per l’indirizzo di benvenuto, con cui mi ha accolto all’arrivo in questa Piazza Miranda, che da oggi porterà il mio nome. Saluto i catechisti, gli operatori pastorali, i giovani e quanti in vario modo si prendono cura della diffusione del Vangelo in questa terra carica di storia, che ha conosciuto durante la seconda guerra mondiale momenti di grande sofferenza. Ne sono silenziosi testimoni i tanti cimiteri che circondano la vostra risorta città, tra i quali ricordo in particolare quello polacco, quello tedesco e quello del Commonwealth. Il mio saluto si estende infine a tutti gli abitanti di Cassino e dei centri vicini: a ciascuno, specialmente agli ammalati e ai sofferenti, giunga l’assicurazione del mio affetto e della mia preghiera.

Cari fratelli e sorelle, sentiamo echeggiare in questa nostra celebrazione l’appello di san Benedetto a mantenere il cuore fisso sul Cristo, a nulla anteporre a Lui. Questo non ci distrae, al contrario ci spinge ancor più ad impegnarci nel costruire una società dove la solidarietà sia espressa da segni concreti. Ma come? La spiritualità benedettina, a voi ben nota, propone un programma evangelico sintetizzato nel motto: ora et labora et lege, la preghiera, il lavoro, la cultura. Innanzitutto la preghiera, che è la più bella eredità lasciata da san Benedetto ai monaci, ma anche alla vostra Chiesa particolare: al vostro Clero, in gran parte formato nel Seminario diocesano, per secoli ospitato nella stessa Abbazia di Montecassino, ai seminaristi, ai tanti educati nelle scuole e nei "ricreatori" benedettini e nelle vostre parrocchie, a tutti voi che vivete in questa terra. Elevando lo sguardo da ogni paese e contrada della diocesi, potete ammirare quel richiamo costante al cielo che è il monastero di Montecassino, al quale salite ogni anno in processione alla vigilia di Pentecoste. La preghiera, a cui ogni mattina la campana di san Benedetto con i suoi gravi rintocchi invita i monaci, è il sentiero silenzioso che ci conduce direttamente nel cuore di Dio; è il respiro dell’anima che ci ridona pace nelle tempeste della vita. Inoltre, alla scuola di san Benedetto, i monaci hanno sempre coltivato un amore speciale per la Parola di Dio nella lectio divina, diventata oggi patrimonio comune di molti. So che la vostra Chiesa diocesana, facendo proprie le indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana, dedica grande cura all’approfondimento biblico, ed anzi ha inaugurato un itinerario di studio delle Sacre Scritture, consacrato quest’anno all’evangelista Marco e che proseguirà nel prossimo quadriennio per concludersi, a Dio piacendo, con un pellegrinaggio diocesano in Terra Santa. Possa l’attento ascolto della Parola divina nutrire la vostra preghiera e rendervi profeti di verità e di amore in un corale impegno di evangelizzazione e di promozione umana.

Altro cardine della spiritualità benedettina è il lavoro. Umanizzare il mondo lavorativo è tipico dell’anima del monachesimo, e questo è anche lo sforzo della vostra Comunità che cerca di stare a fianco dei numerosi lavoratori della grande industria presente a Cassino e delle imprese ad essa collegate. So quanto sia critica la situazione di tanti operai. Esprimo la mia solidarietà a quanti vivono in una precarietà preoccupante, ai lavoratori in cassa-integrazione o addirittura licenziati. La ferita della disoccupazione che affligge questo territorio induca i responsabili della cosa pubblica, gli imprenditori e quanti ne hanno la possibilità a ricercare, con il contributo di tutti, valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie. A questo proposito, come non ricordare che la famiglia ha oggi urgente bisogno di essere meglio tutelata, poiché è fortemente insidiata nelle radici stesse della sua istituzione? Penso poi ai giovani che fanno fatica a trovare una degna attività lavorativa che permetta loro di costruirsi una famiglia. Ad essi vorrei dire: non scoraggiatevi, cari amici, la Chiesa non vi abbandona! So che ben 25 giovani della vostra Diocesi hanno partecipato alla scorsa Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney: facendo tesoro di quella straordinaria esperienza spirituale, siate lievito evangelico tra i vostri amici e coetanei; con la forza dello Spirito Santo, siate i nuovi missionari in questa terra di san Benedetto!

Appartiene infine alla vostra tradizione anche l’attenzione al mondo della cultura e dell’educazione. Il celebre Archivio e la Biblioteca di Montecassino raccolgono innumerevoli testimonianze dell’impegno di uomini e donne che hanno meditato e ricercato come migliorare la vita spirituale e materiale dell’uomo. Nella vostra Abbazia si tocca con mano il "quaerere Deum", il fatto cioè che la cultura europea è stata la ricerca di Dio e la disponibilità al suo ascolto. E questo vale anche nel nostro tempo. So che voi state operando con questo stesso spirito nell’Università e nelle scuole, perché diventino laboratori di conoscenza, di ricerca, di passione per il futuro delle nuove generazioni. So pure che, in preparazione a questa mia visita, avete tenuto un recente convegno sul tema dell’educazione per sollecitare in tutti la viva determinazione a trasmettere ai giovani i valori irrinunciabili del nostro patrimonio umano e cristiano. Nell’odierno sforzo culturale teso a creare un nuovo umanesimo, fedeli alla tradizione benedettina voi intendete giustamente sottolineare anche l’attenzione all’uomo fragile, debole, alle persone disabili e agli immigrati. E vi sono grato che mi diate la possibilità di inaugurare quest’oggi la "Casa della Carità", dove si costruisce con i fatti una cultura attenta alla vita.

Cari fratelli e sorelle! Non è difficile percepire che la vostra Comunità, questa porzione di Chiesa che vive attorno a Montecassino, è erede e depositaria della missione, impregnata dello spirito di san Benedetto, di proclamare che nella nostra vita nessuno e nulla devono togliere a Gesù il primo posto; la missione di costruire, nel nome di Cristo, una nuova umanità all’insegna dell’accoglienza e dell’aiuto ai più deboli. Vi aiuti e vi accompagni il vostro santo Patriarca, con santa Scolastica sua sorella; vi proteggano i santi Patroni e soprattutto Maria, Madre della Chiesa e Stella della nostra speranza. Amen!





VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CASSINO E A MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009) - (II)


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CAELI IN PIAZZA MIRANDA A CASSINO


Al termine della Santa Messa celebrata in Piazza Miranda a Cassino, il Papa guida la recita del Regina Caeli. Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:


PRIMA DEL REGINA CAELI

Cari fratelli e sorelle!

Ogni volta che celebriamo la Santa Messa, sentiamo echeggiare nel cuore le parole che Gesù affidò ai discepoli nell’Ultima Cena come un dono prezioso: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace" (Gv 14,27). Quanto bisogno ha la comunità cristiana e l’intera umanità di assaporare appieno la ricchezza e la potenza della pace di Cristo! San Benedetto ne è stato grande testimone, perché l’ha accolta nella sua esistenza e l’ha fatta fruttificare in opere di autentico rinnovamento culturale e spirituale. Proprio per questo, all’ingresso dell’Abbazia di Montecassino e di ogni altro monastero benedettino, è posta come motto la parola "PAX": la comunità monastica, infatti, è chiamata a vivere secondo questa pace, che è dono pasquale per eccellenza. Come sapete, nel mio recente viaggio in Terra Santa mi sono fatto pellegrino di pace, e oggi – in questa terra segnata dal carisma benedettino – mi è data l’occasione per sottolineare, ancora una volta, che la pace è in primo luogo dono di Dio, e dunque la sua forza sta nella preghiera.

E’ dono affidato, però, all’impegno umano. Anche l’energia necessaria per attuarlo si può attingere dalla preghiera. E’ pertanto fondamentale coltivare un’autentica vita di preghiera per assicurare il progresso sociale nella pace. Ancora una volta la storia del monachesimo ci insegna che una grande crescita di civiltà si prepara nel quotidiano ascolto della Parola di Dio, che spinge i credenti ad un sforzo personale e comunitario di lotta contro ogni forma di egoismo e di ingiustizia. Solo imparando, con la grazia di Cristo, a combattere e vincere il male dentro di sé e nelle relazioni con gli altri, si diventa autentici costruttori di pace e di progresso civile. La Vergine Maria, Regina della Pace, aiuti tutti i cristiani, nelle diverse vocazioni e situazioni di vita, ad essere testimoni della pace, che Cristo ci ha donato e ci ha lasciato come missione impegnativa da realizzare dappertutto.

Oggi, 24 maggio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani - che è venerata con grande devozione nel santuario di Sheshan a Shanghai -, si celebra la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina. Il mio pensiero va a tutto il Popolo cinese. In particolare saluto con grande affetto i cattolici in Cina e li esorto a rinnovare in questo giorno la loro comunione di fede in Cristo e di fedeltà al Successore di Pietro. La nostra comune preghiera ottenga un 'effusione dei doni dello Spirito Santo, affinché l'unità fra tutti i cristiani, la cattolicità e l'universalità della Chiesa siano sempre più profonde e visibili.

Je suis heureux de saluer les pèlerins de langue française qui ont voulu participer à cette célébration ou qui nous sont unis par la radio ou par la télévision. Mon pèlerinage en ces lieux marqués par le souvenir de saint Benoît est l’occasion de l’invoquer aux intentions de l’Europe tout entière, dont il est aussi l’un des Patrons. Que son témoignage spirituel aide les peuples qui vivent sur ce continent à demeurer fidèles à leurs racines chrétiennes, et à édifier une Europe unie et solidaire, fondée sur la recherche de la justice et de la paix. Que Dieu vous bénisse !

I greet the English-speaking pilgrims who have come here today to Monte Cassino. From the heights of this mountain we contemplate with joy our risen and ascended Lord, who has taken his seat in heaven at the right hand of the Father. Where he has gone, we hope to follow. In this place, where so many lost their lives in the battles that were fought during the Second World War, we pray especially for the souls of the fallen, commending them to God’s infinite mercy, and we pray for an end to the wars that continue to afflict our world. May God pour out his blessings upon all of you and upon your loved ones at home.

Einen herzlichen Gruß richte ich an die deutschsprachigen Gäste hier in Cassino wie auch an alle, die über Rundfunk und Fernsehen mit uns verbunden sind. Gerne nehme ich eure Anliegen mit auf den Berg, wenn ich dort am Grab des heiligen Benedikt, des Patrons Europas, für den Frieden auf diesem Kontinent und in der Welt bete. Ebenso gedenke ich aller Gefallenen des Zweiten Weltkriegs, wenn ich am Abend stellvertretend den nahegelegenen polnischen Soldatenfriedhof besuche. Es fügt sich, daß genau heute sich zum hundertsten Mal der Todestag von Abt Franz Pfanner aus Vorarlberg jährt, dem Gründer der Kongregation der Missionare von Mariannhill. Nehmen wir ein Wort dieses Mönchs und Missionars mit in die neue Woche hinein: „Laß das Licht der Freude und des Frohsinns brennen und behüte es in deiner Seele". Ja, lassen wir dieses Licht Christi in uns nicht ausgehen! Der Herr geleite euch auf allen Wegen.

Queridos hermanos y hermanas, en esta solemnidad de la Ascensión del Señor, que hoy se celebra en muchos lugares, os invito a pedir constantemente por la Iglesia, para que, exultante de gozo por la resurrección de Cristo y con la fuerza del Espíritu Santo, continúe anunciando con fidelidad el Evangelio de la salvación y dando testimonio de la caridad con la palabra y las obras. Feliz domingo.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Po południu udam się na polski cmentarz, aby uczcić pamięć wszystkich żołnierzy różnych narodowości, którzy dali świadectwo odwagi i tu ponieśli śmierć. Za wstawiennictwem św. Benedykta prośmy Boga, abyśmy dzięki modlitwie i pracy odkrywali nowe przestrzenie wolności, i by trwał pokój w Europie i na całym świecie. Niech Bóg wam błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Nel pomeriggio mi recherò al Cimitero polacco, per rendere onore alla memoria di tutti i militari di diverse nazioni che diedero testimonianza valorosa e qui persero la vita. Per l’intercessione di San Benedetto chiediamo a Dio che, grazie alla preghiera e al lavoro, scopriamo le nuove dimensioni della libertà, e che la pace duri in Europa e in tutto il mondo. Dio vi benedica!]

E infine saluto con grande affetto voi tutti, abitanti di Cassino e del suo territorio! Vi ringrazio per la vostra accoglienza, in particolare quanti avete in diversi modi collaborato alla preparazione della mia visita. La Madonna vegli sempre su di voi e vi dia la forza di perseverare nel bene. Un pensiero speciale rivolgo anche ai ragazzi della Diocesi di Genova, radunati in questo momento a Roma, in Piazza San Pietro, per festeggiare la loro Cresima. In questa domenica, in cui si celebra la Giornata delle comunicazioni sociali, con fiducia filiale invochiamo Maria Ausiliatrice con la preghiera del Regina caeli.



SOSTA ALLA "CASA DELLA CARITÀ" DI CASSINO

Conclusa la Celebrazione Eucaristica in Piazza Miranda a Cassino, il Papa parte in auto per l’Abbazia di Montecassino. Lungo il tragitto, si ferma alla "Casa della Carità" in via Casilina, voluta dall’Abbazia di Montecassino e creata con l’aiuto della Regione Lazio per accogliere persone bisognose di aiuto, poveri e immigrati. Qui è salutato dall’On. Pietro Marrazzo, Presidente della Regione Lazio, e dal Dr. Bruno Scittarelli, Sindaco di Cassino. Il Santo Padre scopre la targa a ricordo dell’evento, e con una Preghiera benedice e inaugura la struttura.





VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CASSINO E A MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009) - (III)

Alle ore 13.30 il Santo Padre Benedetto XVI giunge all’Abbazia di Montecassino. Alla porta del Monastero è accolto dall’Abate, Dom Pietro Vittorelli, con il rito della lavanda delle mani, secondo la Regola di San Benedetto. Nel Monastero il Papa pranza e compie una sosta di riposo.

Alle 16.30 il Santo Padre incontra la Comunità Monastica di Montecassino, e saluta poi alcuni organizzatori della Visita. Quindi processionalmente, al canto delle "Laudes regiae", si avvia verso la Basilica per la celebrazione dei Vespri.


CELEBRAZIONE DEI VESPRI NELL’ABBAZIA DI MONTECASSINO

Nella Basilica dell’Abbazia di Montecassino, alle ore 17 il Santo Padre Benedetto XVI presiede la celebrazione dei Vespri con la partecipazione degli Abati e delle Comunità di Monaci e Monache Benedettini. Al termine, il Papa venera le Reliquie di San Benedetto e di Santa Scolastica, che sono sepolti dietro l’altare maggiore della Basilica. Dell’avvenuta venerazione viene letto il "Rogito".

Nel corso della celebrazione dei Vespri, dopo il saluto di Dom Pietro Vittorelli, Abate Ordinario di Montecassino, il Papa tiene l'omelia.



VISITA AL CIMITERO MILITARE POLACCO DI MONTECASSINO E PREGHIERA PER I CADUTI DI TUTTE LE GUERRE E DI TUTTE LE NAZIONI

Terminata la celebrazione dei Vespri, alle ore 18 il Papa esce dalla Basilica sulla "Loggia del Paradiso", per raggiungere in auto il vicino Cimitero Militare Polacco. Dopo la visita privata al cimitero, il Papa si porta sul piazzale centrale dove accende una lampada votiva e recita la preghiera per i caduti di tutte le guerre e di tutte le Nazioni.


Conclusa la visita al Cimitero, il Santo Padre raggiunge in auto il Piazzale Pax dell’Abbazia di Montecassino e da qui, preso congedo dalle autorità che lo avevano accolto al mattino, alle ore 18.30 parte in elicottero alla volta del Vaticano, dove l’arrivo è previsto per le ore 19.





Il Papa a Montecassino: l'Europa riparta da San Benedetto



Il Papa è arrivato stamani, alle 9.30 circa, a Cassino. Nella Solennità dell’Ascensione celebra la Messa nella centrale Piazza Miranda, ribattezzata per l'occasione Piazza Benedetto XVI. Nel pomeriggio si recherà nell’Abbazia benedettina di Montecassino per recitare i Vespri con la comunità monastica. Tante le iniziative promosse dalla diocesi, in questi giorni, per accogliere il Papa: ieri sera i ragazzi di Cassino si sono ritrovati in Piazza Labriola per uno spettacolo intitolato “Aspettando B16”. Il viaggio del Papa si caratterizza in particolare per la sua dimensione benedettina. Fin dall’infanzia in Baviera, come confidò nella sua prima udienza generale dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro, il Papa è sempre stato legato alla figura di San Benedetto. Per questo la visita alla diocesi di Montecassino assume un significato davvero particolare, come ci riferisce il nostro inviato Alessandro Gisotti:

“Abbiamo bisogno di uomini come San Benedetto” che a Montecassino mise insieme le forze “per formare un mondo nuovo”: basta ricordare queste parole pronunciate dall’allora cardinale Ratzinger nell’aprile 2005, pochi giorni prima della sua elezione a Pontefice, per cogliere immediatamente il significato simbolico della visita di Benedetto XVI nella culla del monachesimo occidentale. Molti a Cassino ricordano con orgoglio che il Papa è di casa in questa terra benedettina. Nell’abbazia di Montecassino, nel 2001, l’allora porporato tedesco scrisse il libro-colloquio “Dio e il mondo”. E nel 2004 vi tornò per celebrare una Messa per la Pontificia Accademia delle Scienze. La visita, pur se concentrata in una sola giornata, vivrà quattro momenti diversi, tutti particolarmente intensi: innanzitutto la Messa, celebrata con i vescovi del Lazio, nella centrale Piazza Miranda che si chiamerà d’ora in poi “Piazza Benedetto XVI”.

Dopo la recita del Regina Caeli, il Pontefice inaugurerà la Casa della Carità, presso l’ospedale “Gemma de Bosis”. Una struttura per immigrati senza fissa dimora voluta dall’abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli. Nel pomeriggio, dunque, il terzo momento con la recita dei Vespri nella suggestiva cornice dell’Abbazia, dove riposano le spoglie di San Benedetto, che proprio qui a Montecassino, intorno al 534, dettò la Regola dell’Ordine monastico da lui fondato. Con questa Regola, sottolineò Benedetto XVI all’Angelus del 10 luglio del 2005, San Benedetto gettò il seme di una nuova civiltà capace di integrare i valori cristiani con l’eredità classica. E spiegò, come poi avrebbe ribadito nel memorabile discorso al College des Bernardins di Parigi, che scopo fondamentale di San Benedetto e dei monaci era cercare Dio, Quaerere Deum. Una ricerca, è il suo costante appello, che rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura.

Ultimo evento della giornata, altrettanto significativo, sarà la visita di Benedetto XVI al cimitero polacco, dove riposano oltre mille soldati, caduti nella sanguinosa battaglia che, nel 1944, vide contrapposte le forze alleate e le truppe del Terzo Reich sulla cosiddetta “Linea Gustav”. Una visita in forma privata, eppure di grande valore che si inscrive nell’impegno di Papa Benedetto per la purificazione della memoria e la riconciliazione, che lo ha già portato ad Auschwitz-Birkenau, nel 2006, e allo Yad Vashem, la settimana scorsa. A dare ancor più rilevanza a questa visita è la coincidenza con il 65.mo anniversario del terribile bombardamento della città cassinate e dell’Abbazia di Montecassino da parte dell’aviazione americana. L’ultima delle distruzioni sofferte dal monastero fondato da San Benedetto nel 529: prima i longobardi nel 574, poi i saraceni nell’883 e ancora un devastante terremoto nel 1349. Ma fedele al suo motto, “Succisa virescit”, l’Abbazia è sempre tornata a germogliare, ad essere centro di irradiazione del Vangelo e scrigno di un patrimonio culturale inestimabile.

Per guardare con fiducia al futuro, l’Europa deve ripartire da San Benedetto, dai suoi insegnamenti, ha detto tante volte il Papa. Ed oggi, in questo luogo simbolo della civiltà europea risuonano forti le parole pronunciate da Benedetto XVI il 9 aprile del 2008 nell’udienza generale dedicata al fondatore dell’Ordine benedettino: “Per creare una unità nuova e duratura sono certo importanti” gli strumenti politici ed economici, “ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa”.




Il Papa a Cassino: cultura europea è ricerca di Dio e attenzione ai più deboli. Il saluto ai cattolici in Cina


Benedetto XVI è a Cassino, terra di San Benedetto e Santa Scolastica, per una visita pastorale di un giorno. Stamani, durante la Messa nel cuore di Cassino, “Città martire” della Seconda Guerra Mondiale, il Papa ha levato un vibrante appello per la pace nel mondo ed ha ribadito che il vero umanesimo non può prescindere dalla ricerca di Dio. Un nuovo umanesimo, è stata la sua esortazione, deve mostrare attenzione verso gli ultimi, i bisognosi e gli immigrati. Il Papa ha inoltre espresso solidarietà agli operai della zona disoccupati e cassintegrati. Da Cassino, il nostro inviato Alessandro Gisotti:

Canto


San Benedetto e il monachesimo hanno ancora tanto da offrire all’Europa, ai suoi popoli, alla sua civiltà: è il forte messaggio che Benedetto XVI ha lanciato da Cassino nella Messa concelebrata con i vescovi del Lazio, davanti ad almeno ventimila fedeli, che hanno accolto il passaggio della “Papamobile” con uno sventolio di bandierine del Vaticano e canti festosi.


Canto


Il Papa ha ricevuto il saluto del sindaco di Cassino, Bruno Scittarelli che ha annunciato, tra uno scroscio di applausi, che il luogo della celebrazione, già Piazza Miranda, si chiamerà ora “Piazza Benedetto XVI”. Quindi, è stata la volta del vescovo abate dom Pietro Vittorelli, che ha salutato con emozione il Papa che porta il nome di San Benedetto:


“Un Papa di nome Benedetto che visita la Terra di San Benedetto è una parola fin troppo eloquente delle misericordia di Dio che ancora una volta benedice questa nostra terra, una terra che ha visto distruzioni e riedificazioni, ma che ha fatto della pace il suo orgoglio”.


Benedetto XVI ha subito invocato il dono della pace per l’umanità, appello particolarmente significativo in questa terra che ha commemorato proprio in questi giorni il 65.mo anniversario della devastante Battaglia di Montecassino. Poi, nell’omelia, ha messo l’accento sull’attualità della tradizione benedettina. Ancora oggi, ha detto il Papa, sentiamo echeggiare l’appello di San Benedetto a mantenere il cuore fisso su Cristo, “a nulla anteporre a Lui”. Montecassino, ha aggiunto, ci ricorda su quali solide fondamenta è cresciuta la cultura del Vecchio Continente:


“Nella vostra Abbazia si tocca con mano il ‘quaerere Deum’, il fatto cioè che la cultura europea è stata la ricerca di Dio e la disponibilità al suo ascolto. E questo vale anche nel nostro tempo”.


Ora et labora et lege, “la preghiera, il lavoro e la cultura”: questo motto, ha spiegato il Pontefice, sintetizza il programma evangelico proposto dalla spiritualità benedettina. Si è dunque soffermato su ognuno di questi tre pilastri indicati da San Benedetto. Innanzitutto la preghiera, “la più bella eredità lasciata” dal fondatore dell’Ordine benedettino:


“Elevando lo sguardo da ogni paese e contrada della diocesi, potete ammirare quel richiamo costante al cielo che è il monastero di Montecassino, al quale salite ogni anno in processione alla vigilia di Pentecoste. La preghiera, a cui ogni mattina la campana di san Benedetto con i suoi gravi rintocchi invita i monaci, è il sentiero silenzioso che ci conduce direttamente nel cuore di Dio; è il respiro dell’anima che ci ridona pace nelle tempeste della vita”.


Ed ha aggiunto: “Alla scuola di San Benedetto, i monaci hanno sempre coltivato un amore speciale per la Parola di Dio nella lectio divina, diventata oggi patrimonio comune di molti”. Di qui l’invito ai fedeli affinché l’ascolto della Parola di Dio possa renderli “profeti di verità e di amore in un corale impegno di evangelizzazione e di promozione umana”. Ha così rivolto il pensiero al lavoro, altro cardine della spiritualità benedettina. “Umanizzare il mondo lavorativo – ha rilevato – è tipico dell’anima del monachesimo”. Uno sforzo, ha detto ancora, che si concretizza nello stare a fianco dei numerosi lavoratori della grande industria presente a Casino. Ed ha espresso solidarietà agli operai che vivono una preoccupante situazione di precarietà:


“La ferita della disoccupazione che affligge questo territorio induca i responsabili della cosa pubblica, gli imprenditori e quanti ne hanno la possibilità a ricercare, con il contributo di tutti, valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie”.


In particolare, il Papa ha chiesto un impegno in favore della famiglia, “oggi fortemente insediata” e dei “giovani che fanno fatica a trovare una degna attività lavorativa che permetta loro di costruirsi una famiglia”. A loro, il Santo Padre ha rivolto parole di incoraggiamento. E, ancora, ha invitato i ragazzi della diocesi che hanno preso parte alla GMG di Sydney ad essere “lievito evangelico” tra i propri coetanei. “Nell’odierno sforzo culturale teso a creare un nuovo umanesimo – ha detto ancora - fedeli alla tradizione benedettina voi intendete giustamente sottolineare anche l’attenzione all’uomo fragile, debole, alle persone disabili e agli immigrati”:


“Non è difficile percepire che la vostra Comunità, questa porzione di Chiesa che vive attorno a Montecassino, è erede e depositaria della missione, impregnata dello spirito di san Benedetto, di proclamare che nella nostra vita nessuno e nulla devono togliere a Gesù il primo posto; la missione di costruire, nel nome di Cristo, una nuova umanità all’insegna dell’accoglienza e dell’aiuto ai più deboli”.


Nell’odierna Solennità dell’Ascensione, il Pontefice non ha poi mancato di offrire la sua riflessione su questo Mistero che, ha detto, dovrebbe colmarci di serenità ed entusiasmo, spronandoci a proclamare dappertutto l’annuncio della Risurrezione del Cristo:


“Nel Cristo asceso al cielo, l’essere umano è entrato in modo inaudito e nuovo nell'intimità di Dio; l'uomo trova ormai per sempre spazio in Dio. Il ‘cielo’ non indica un luogo sopra le stelle, ma qualcosa di molto più ardito e sublime: indica Cristo stesso, la Persona divina che accoglie pienamente e per sempre l’umanità, Colui nel quale Dio e uomo sono per sempre inseparabilmente uniti”.


L’Ascensione, ha affermato il Papa, non è un distacco. Piuttosto inaugura la “nuova, definitiva ed insopprimibile forma” della presenza di Cristo, “in virtù della sua partecipazione alla potenza regale di Dio”. Ed ha evidenziato che la Chiesa non vive per “supplire all’assenza del suo Signore scomparso, ma piuttosto trova la ragione del suo essere e della sua missione nell’invisibile presenza di Gesù operante con la potenza del suo Spirito”.


Canto


Benedetto XVI ha salutato con affetto le autorità civili e coloro che hanno contribuito alla preparazione della visita. E qui ha ricordato quanto la gente di Cassino abbia sofferto durante la Seconda Guerra Mondiale. Ne sono silenziosi testimoni, ha osservato, i tanti cimiteri che circondano la città di Cassino. Al cimitero polacco, che visiterà in serata al termine del viaggio, il Papa ha fatto riferimento dopo la recita del Regina Caeli. Salutando i pellegrini venuti a Cassino dalla Polonia, Benedetto XVI ha invocato una pace duratura per l’Europa e per tutto il mondo. Invocazione espressa anche nei saluti in italiano:


“Quanto bisogno ha la comunità cristiana e l’intera umanità di assaporare appieno la ricchezza e la potenza della pace di Cristo! San Benedetto ne è stato grande testimone, perché l’ha accolta nella sua esistenza e l’ha fatta fruttificare in opere di autentico rinnovamento culturale e spirituale”.


Ricordando il suo recente viaggio in Terra Santa dove si è fatto “pellegrino di pace”, il Papa ha ribadito che “la pace è in primo luogo dono di Dio e dunque la sua forza sta nella preghiera”. Tuttavia, ha precisato, è un dono affidato all’impegno umano e dunque, come insegna la storia del monachesimo, l’ascolto della Parola di Dio deve spingere i credenti “ad uno sforzo personale e comunitario di lotta contro ogni forma di egoismo e di ingiustizia”. Per diventare “autentici costruttori di pace”, ha avvertito, bisogna imparare “a combattere e vincere il male dentro di sé e nelle relazioni con gli altri”. Nell’odierna Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, il Papa ha rivolto il suo pensiero a tutto il popolo cinese:


“In particolare saluto con grande affetto i cattolici in Cina e li esorto a rinnovare in questo giorno la loro comunione di fede in Cristo e di fedeltà al Successore di Pietro”.


La nostra comune preghiera, ha concluso, “ottenga un'effusione dei doni dello Spirito Santo, affinché l'unità fra tutti i cristiani, la cattolicità e l'universalità della Chiesa siano sempre più profonde e visibili”. Infine, ha rinnovato la sua gratitudine ai fedeli di Cassino che hanno risposto con entusiasmo:

“Vi ringrazio per la vostra accoglienza, in particolare quanti avete in diversi modi collaborato alla preparazione della mia visita. Grazie di cuore!"


Applausi





L'abate primate Nokter Wolf: la società si costruisce se l'uomo non diventa Dio ma vede se stesso alla luce dell'amore di Dio



“Quaerere Deum”, cercare Dio: su questa ricerca – ha detto il Papa, riprendendo San Benedetto - si è fondata l’Europa. Come ripartire da questa esortazione benedettina? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a Dom Notker Wolf, Abate Primate dei Benedettini Confederati:

R. – Bisogna fare capire alla gente che il cammino odierno “quaerere” l’uomo invece di Dio è sbagliato perché se io metto l’uomo al centro di tutto, allora al centro sono “io”, è solo egoismo e la società si distrugge. La società è crollata e adesso lo vediamo anche in Europa. Per esempio con la crisi finanziaria abbiamo visto che è stato il desiderio dell’individuo di avere più soldi, il più possibile, benché egli stesso poi non possa sfruttare tutto quello che prende dalla società. Questa spinta egoistica è un istinto, un impeto forte, interiore ad avere sempre di più e a non essere mai soddisfatto. Se l’individuo ha molti soldi allora vuole confrontarsi con altri che sono molto ricchi e allora vuole essere il primo della lista: in questo modo l’uomo perde il senso, la misura: cerca l’uomo ma in realtà cerca se stesso e si perde.


D. – In questo senso il primato di Dio torna anche nel lavoro. Sappiamo quanto sia presente questo aspetto del lavoro nella regola di San Benedetto e allora quanto è attuale il primato di Dio e della persona?


R. – Il primato di Dio comprende tutta la persona in tutto il suo essere: nella politica, nella vita sociale, nella responsabilità, anche per la difesa, per la sicurezza. In questo modo si può entrare in tutta la vita individuale e sociale.


D. – Ogni pellegrino che si avvicina all’ingresso di un monastero benedettino – lo vediamo qui a Montecassino e qui ha davvero un grande significato – incrocia lo sguardo con la scritta “Pax”, pace. La visita del Papa all’abbazia di Montecassino e poi al cimitero polacco, pochi giorni dopo il pellegrinaggio in Terra Santa, ha evidentemente anche un forte richiamo alla pace. Una sua riflessione…


R. – Montecassino è l’esempio più grande di quanto sia irrazionale e assurda la guerra. Sui monasteri benedettini c’è sempre la scritta “Pax”: è una pace che viene da Dio stesso, è un suo dono. Gesù ha detto, dopo la sua Resurrezione: “la pace sia con voi”. Il Papa venendo a Montecassino ha voluto dimostrare che dobbiamo costruire continuamente la pace. Il bombardamento di un monastero dove c’è scritto “pace” è un’assurdità che non si può capire. Basandoci su questa esperienza cerchiamo di costruire la pace e una pace che si basi sull’unità, sulla ricerca di Dio, sulla giusta misura umana. Che l’uomo accetti che è veramente creato da Dio e che l’uomo stesso non è Dio, ma che si vede nella luce di Dio, nell’amore di Dio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)





La visita alla Casa della Carità: San Benedetto ha civilizzato l'Europa con un amore preferenziale per gli ultimi


Subito dopo la Messa il Papa si è recato ad inaugurare la Casa della Carità di Cassino: ha scoperto una targa a ricordo dell'evento, quindi ha benedetto il nuovo centro di accoglienza ricevendo un omaggio floreale di alcuni ospiti. Di questo centro ci parla il suo coordinatore, don Giovanni Coppola, al microfono di Alessandro Gisotti:


R. – La Casa della Carità è un centro di accoglienza per chi ha bisogno, di qualunque colore, di qualunque religione, da dovunque venga, viene accolto; chi ha bisogno bussa e noi cercheremo di aprire. L’idea iniziale l’ha avuta il padre abate: nel suo primo incontro con la diocesi, appena eletto, la sua omelia è stata tutta ispirata al tema degli ultimi: sono come i pastori che vanno ad adorare Cristo, che non erano accettati dalla società di allora. Quindi, partendo da questo presupposto, è nata poi quest’idea della Casa della Carità, che è stata realizzata nel vecchio ospedale “Gemma De Bosis” di Cassino.


D. – Che cosa significa l’inaugurazione del Papa di questa Casa della Carità?


D. – Forse, se non veniva il Papa, la cosa andava un po’ più per le lunghe; venendo il Papa, ci siamo pregiati di darci da fare, perché la presenza del Papa è per noi un impegno ulteriore a portare a termine questo grosso impegno; sono cose che bisogna fare, perché la gente che ha bisogno ce n’è tanta in giro.


D. – Casa della Carità: il Papa ha dedicato la sua prima Enciclica alla carità, quindi anche qui, rompere le barriere ed andare incontro agli ultimi…


R. – Anche nello spirito di San Benedetto, perché San Benedetto si rivolgeva agli umili, si rivolgeva alla gente povera, civilizzando l’Europa con l’amore. Noi, siamo sotto l’ombra di San Benedetto, per cui dipendiamo da lui e siamo impregnati di spirito benedettino, quindi spirito caritatevole.


Montecassino, oasi di pace, oasi dello spirito: ma qual è l’esperienza di chi ci abita quotidianamente? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a don Benedetto Minchella, giovane parroco della Chiesa di Sant’Antonio da Padova a Cassino:


R. – Montecassino è per ciascuno di noi quel luogo dove si ferma il tempo. Io vedo che spesso, parlando con le persone, viene fuori quest’immagine simbolica che però, nello stesso tempo, è molto reale, proprio perché a frequentare Montecassino, essere partecipi delle liturgie così ben curate da parte della comunità monastica, essere inseriti comunque in un particolare tipo di preghiera che è quello monastico e di chi fa vita claustrale, è come se ci staccasse dallo spazio e dal tempo, ma non perché ce ne vogliamo separare, ma è proprio una sorta di ricarica nello spirito: un proverbio cassinese – che forse non tutti conoscono – dice: “chi Montecassino non vede, Paradiso non crede”, quindi credo che questo sia già significativo di per sé. E devo dire che, anche noi, culturalmente ed etnicamente parlando, siamo chiamati la “terra di San Benedetto”. Credo che ciascuno di noi percepisca molto forte quest’eredità che San Benedetto ci ha lasciato, proprio perché, se possiamo oggi dirci appartenenti alla Chiesa di Cristo, è perché comunque San Benedetto ha cominciato un’opera di evangelizzazione ben 15 secoli fa, che ancora oggi il monastero porta avanti. (Montaggi a cura di Maria Brigini)





La preghiera per i caduti di tutte le guerre nel Cimitero polacco di Montecassino


L’ultimo momento della giornata di Benedetto XVI a Montecassino sarà la visita al Cimitero polacco dove riposano 1052 soldati caduti nella drammatica battaglia per espugnare l’altura occupata dalle truppe tedesche, nel maggio del 1944. Si tratta di una visita breve in forma privata, ma di grande valore simbolico. Il Papa preghierà per i caduti di tutte le guerre e di tutte le nazioni. Ascoltiamo la prof.ssa Silvana Casmirri, direttore del Dipartimento di Storia dell’Università di Cassino, al microfono di Alessandro Gisotti:

R. – Questa visita di Benedetto XVI al Cimitero polacco ha un significato di riconciliazione della memoria, o meglio delle memorie, perché le memorie della Seconda Guerra Mondiale, proprio per i contenuti ideologici e fortemente connotati della guerra stessa, sono spesso state memorie divise. Invece, attraverso questa visita di un Papa tedesco ad un cimitero polacco, che è stato, come è noto, già visitato anche dal Papa precedente, Giovanni Paolo II, io credo che questa drammatica storia del ‘900 giunga ad un momento di riflessione e di metabolizzazione più profonda.


D. – Dopo la visita ad Auschwitz nel 2006, allo Yad Vashem pochi giorni fa, ora il Cimitero polacco di Montecassino. Proprio come Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI sottolinea la necessità di una purificazione della memoria ...


R. – Lei ha menzionato delle esperienze che si inscrivono tutte in quella drammatica totalizzante esperienza della Seconda Guerra Mondiale. Evidentemente è un passato che non passa. Pensiamo poi anche agli aspetti della deportazione. Tutto questo ha un quadro comune, il quadro della Seconda Guerra Mondiale. Un Papa che percorre i luoghi dove questa memoria è depositata, interiorizzata anche da chi è sopravvissuto, o dalle nazioni e dai popoli che hanno vissuto sulle loro spalle gli effetti devastanti della guerra, ha un significato tendente a ristabilire una circolarità del messaggio cristiano all’interno di una esperienza novecentesca, che è stata devastante.


D. – In questi giorni si è celebrato il 65.mo anniversario della battaglia di Montecassino. Come salvare la memoria di questo evento con il trascorrere degli anni?


R. – Si deve agire su più fronti. Le scuole devono avere un ruolo molto importante in questo. Poi Cassino, e anche la comunità benedettina, hanno una grande tradizione alle spalle, che deve continuare a portare avanti, una mirabile tradizione di giornate per la pace, gemellaggi con altre città, vittime di distruzioni totalizzanti nella Seconda Guerra Mondiale. Insistere sulla pace, in tempi in cui le guerre sono ormai a livello diffuso, endemiche, in questo mondo globalizzato, è l’unico modo per educare i sentimenti e le coscienze.







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