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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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09/11/2009 12:48
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DUE PAPI E IL FILO CHE LI LEGA

PAOLO E BENEDETTO OGNI GIORNO DENTRO LA STORIA CON SPERANZA

ERSILIO TONINI

La visita di Benedetto XVI nella terra di Paolo VI è un dono per tutta la Chiesa. In questo gesto di venerazione e memoria infatti è riconoscibile quell’amore per la paternità e la maternità che strutturalmente anima la comunità cristiana.
Il Papa va nella Chiesa di Brescia, fra la sua gente, nella casa natale del suo predecessore, dicendo in questo gesto che se questa comunità è capace di testimoniare Cristo e di offrire speranza con singolare forza, lo deve anche al coraggio che ebbe un uomo della sua terra nell’accettare la gravosa responsabilità di condurre la Chiesa universale. Una paternità, quella di Paolo VI, che in termini umani gli costò immensamente, ma che ha lasciato un’eredità generosa.
Il Papa che condusse il Concilio e il giovane teologo tedesco che ne fu consulente ai lavori e poi vegliò sui suoi sviluppi. C’è un filo forte che lega Montini e Ratzinger: l’ansia di confrontare il cristianesimo e la sua tradizione con le sfide poste dalla modernità. Montini – posso testimoniarlo avendolo conosciuto bene – era il Papa della storia, il Papa che si poneva di fronte alla storia fino nella sua quotidiana declinazione che si esprime ogni giorno nei titoli dei giornali. Montini era il Papa che ogni mattina, appena dopo avere detto Messa, leggeva i giornali, e che volle “un” giornale cattolico, Avvenire, che fosse strumento quotidiano di giudizio e voce unitaria della Chiesa italiana. Un progetto che stava dentro l’ansia di portare ai fedeli non parole generiche, ma il confronto puntuale con la concretezza degli eventi; dentro la tensione di un cristianesimo ogni giorno incarnato nella realtà storica.
È la stessa passione che si avverte in Benedetto XVI, proprio da Paolo VI nominato arcivescovo di Monaco e poi cardinale. La passione per un cristianesimo che si confronta con la ragione dell’uomo, che si invera ogni giorno in uno sguardo aperto sulla realtà; sguardo sempre memore però delle ragioni della sua speranza. Speranza, ecco un altro filo tenace che lega i due Pontefici. Già ai tempi di Montini la Chiesa avvertiva la urgenza e la gravità delle sfide della modernità. Ma non ho mai sentito in Paolo VI parole di lamentazione di fronte ai tempi nuovi. Uomo di profondissima fede, coglieva con limpida certezza la potenzialità della grazia di Cristo, che occorre solo sapere vedere e cogliere. Della azione redentrice di una salvezza che già opera nella speranza cristiana.
C’è un’eco profonda di questa luminosa certezza di Paolo VI nella “Spe salvi” di Benedetto XVI. La stessa premura del Papa per il ministero del sacerdozio, sottolineata in questo Anno sacerdotale, mi riporta allo sguardo di Montini sui preti della Chiesa universale. Uguale la convinzione che il sacerdote è, prima di tutto, con la sua stessa veste un portatore di speranza. Solo per il fatto d’essere stato chiamato, è un testimone, è il portatore di una promessa che non può dimenticare. Ma non si tratta tanto di un “fare”, quanto di riconoscere un dono già ricevuto.
Nell’andare dunque di Benedetto XVI a Brescia, oggi, nella casa di Paolo VI, e là dove è stato battezzato, si legge la traccia di una storia fedele e tenace. La memoria del padre onorata, che reca frutti e svela, a chiunque la sappia guardare, la ricchezza di un’eredità cristiana che si tramanda, matura nel suo popolo, e continua a testimoniare Cristo risorto. E a offrire speranza: dentro la storia, tenacemente, ogni giorno.

© Copyright Avvenire, 8 novembre 2009


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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Dai bimbi malati stupore e gioia

In Duomo Nuovo l’abbraccio del Pontefice I piccoli: «È bello, perché è il nonno di tutti noi»

Anna Della Moretta

Alla fine è prevalsa l’esplosione di gioia. Sì, perché l’attesa è stata molto lunga per i malati che già dalle otto del mattino si trovavano all’interno della Cattedrale e, per loro, lo sguardo e le molte preghiere - pur essendo graditissimi - ancora non erano tutto. Non erano quel contatto fisico, quel bacio e quell’abbraccio che hanno commosso fino alle lacrime i bambini e i loro genitori. Poter salutare anche fisicamente Sua Santità Papa Benedetto XVI è stata la meritata conclusione della lunga mattinata di attesa. L’aspettativa era grande. E il Papa, alla fine, accompagnato da mons. Luciano Monari, vescovo della nostra Diocesi, non l'ha delusa. Non ha deluso le centinaia di persone che hanno affollato il Duomo e, tra queste, molti bimbi malati.

Tra stupore e gioia

Sui loro visi - bellissimi - dapprima si leggeva lo stupore di essere stati scelti. Ed era lo stupore che faceva trapelare la gioia del privilegio di poter incontrare il Papa, di poterlo vedere da vicino proprio lì, in Duomo, vicino a casa. Uno stupore che è rimasto, nella lunga attesa - il Papa è entrato in Cattedrale pochi minuti prima delle 11 - e che si è mantenuto inalterato, malgrado il timore che il protocollo non consentisse più quel lungo abbraccio finale. Un abbraccio che, invece, è arrivato: bello, liberatorio, commovente; 70 i malati sulle carrozzelle presenti in Cattedrale; altrettanti gli accompagnatori delle varie realtà che sono loro vicine, ma anche genitori e parenti dei molti bambini malati seduti nei primi banchi.
In prima fila c’era Stefano, 5 anni e un sorriso che spezza il cuore tanto è dolce e solare. Il piccolo è affetto dalla sindrome di Angelman, una malattia rara che non concede il dono della parola. Poi Debora, poco più che ventenne, costretta su una sedia a rotelle dopo un grave incidente stradale accaduto quando era ancora bambina. Anche lei parla con gli occhi e, quando è a casa, con l'aiuto di moderne tecnologie. Abbiamo incontrato anche Cristina, una donna dal volto di ragazzina, con una malattia rara: «Credo che il Papa mi dirà di star bene», ha detto, durante l'attesa. In prima fila, accanto a Stefano, è rimasto Daniele, di appena nove anni, affetto dalla malattia di Duchènne, distrofia muscolare generalizzata dell’infanzia. Lui - come ha testimoniato il padre Carlo - ogni domenica rimane davanti al televisore ad ascoltare l’Angelus trasmesso da piazza San Pietro. Da circa un mese, da quando è stato invitato in Duomo, sta vivendo l’attesa con una forte emozione. «Quando andiamo dal Papa?» è la domanda che ha più frequentemente posto in questi giorni ai genitori.

Storie di sofferenza

Verso le nove arrivano in gruppo i piccoli malati di leucemia. Tra loro, c’è Giorgia. Lei ha appena quattro anni, ed è malata da due. Dopo un periodo difficile, ora sta abbastanza bene al punto che, contrariamente a quanto è accaduto ad altri piccoli che hanno dovuto rinunciare all’ultimo momento per le loro condizioni di salute, è venuta in Duomo per vedere il Papa. Lei, piccola e innocente, nell’attesa a tratti ripeteva: «Dov’è il Papa?», certa che la visione di Benedetto XVI sul grande monitor, installato all’altare dal quale si poteva seguire la diretta di Teletutto, non fosse esattamente quello che le era stato promesso. E, nello sfogliare il libricino della celebrazione eucaristica, la piccola è rimasta molto colpita da una foto del Santo Padre: «Il Papa è bello, perché è il nonno di tutti», ha esclamato, con un candore speciale. Lo stesso con il quale ci ha mostrato, orgogliosa, la medaglietta della Madonna che mons. Monari le aveva donato poco prima, incontrandola tra le navate del Duomo. Qualche banco più distante, silenziosa sulla carrozzella, c’era Marina. Lei ha diciassette anni e frequenta il terzo anno delle scuole superiori e «potrebbe avere» la sindrome di George. «Dobbiamo dire potrebbe, perché la diagnosi non è ancora certa - ha spiegato la sorella che l'accompagnava -.Quel che è certo è che Marina è offesa nella parte destra del corpo, dalla quale non sente e non vede».
Potremmo continuare a lungo nel racconto di storie di sofferenza caratterizzate da una grandissima dignità. «Evviva il Papa», è stata l’esclamazione unanime quando Benedetto XVI è entrato in Cattedrale per indossare i paramenti liturgici e si è fermato a pregare davanti al monumento dedicato a Paolo VI. Poi il Santo Padre si è seduto, silenzioso. Accanto a lui il Vescovo Monari e mons. Carlo Bresciani, rettore del Seminario. A fargli da cornice, i seminaristi nella loro veste bianca. E in silenzio, tra i sussurri e lo stupore, si è diretto verso la sacrestia. Con la mano ha salutato, ancor prima di uscire per la celebrazione eucaristica in piazza. Ma è stato quell’abbraccio finale che ha sciolto il cuore di tutti. Ed ha fatto evaporare, d’un soffio, la lunga fatica dell’attesa.

© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 novembre 2009


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È dei giovani il primo saluto all’ingresso in piazza

Più di duemila ragazzi degli oratori hanno riempito l’ampio spazio davanti alla Rotonda

Daniela Zorat

Giovanna e Thomas arrivano prestissimo. Pochi minuti dopo le sei. Devono passare dal varco 2 per raggiungere lo spazio riservato ai giovani degli oratori, l’«area verde», un piccolo spicchio di piazza Paolo VI che insiste su via Trieste, alle spalle della Rotonda, proprio sotto il palazzo del Credito Agrario, fino al volto che dà su via Mazzini e piazza Vescovado.
La coppia di 27enni aspetta di prendere posto in prima fila, per vedere da vicino «il successore di Pietro». Un poco intimidita aspetta in un angolo, pazientemente, al coperto, al riparo dalla pioggia battente e fastidiosa, prima di poter passare oltre il blocco.
Pochi minuti dopo arriva anche Elisa, studentessa universitaria di 26 anni. È sola e spiega in due parole il perché: «Quelli della mia parrocchia, da Molinetto, arrivano alle sette e mezzo. Troppo tardi. Io voglio prendere un posto da dove si veda bene, e non ce ne sono molti. Sono passata giusto ieri a controllare per decidere dove mettermi». Mostrando spirito di solidarietà la giovane si mette ad aiutare i volontari impegnati a preparare i «kit del pellegrino» da consegnare ai fedeli al loro ingresso. E da studentessa che «da grande» vuole insegnare Religione nelle scuole commenta: «Questo Papa trasmette chiarezza e sicurezza, è affettuoso e vivace. Il più giusto, a mio parere, come successore di Giovanni Paolo II».
Con il chiarore del mattino iniziano ad arrivare al varco 2 in via Mazzini altri giovani degli oratori, si mettono in fila e aspettano che le forze dell’ordine diano il via libera per il loro ingresso in piazza. Si forma un po’ di coda, e poi finalmente venti minuti prima delle otto entrano ad occupare i loro 2.600 posti. Non ci sono tutti. Qualcuno si è ammalato, qualcuno si è fatto spaventare dal maltempo, ma comunque riempiono lo spazio che hanno a disposizione.

Sferzati dal vento

Avvolta in un poncho, sotto berretta e sciarpa di lana, Marika, 28 anni di Virle, è vicina alle transenne. «Ci tenevo ad essere qui perché questo Papa rappresenta la stabilità dei valori cristiani, una fedeltà alla tradizione di cui c’è molto bisogno oggi». Parole che colpiscono, che arrivano a stupire rispetto ad altre piuttosto piatte che sentiamo a poca distanza, con ragazzini diciottenni che giocano con gli ombrelli per indispettire «quelli dietro».
Marika resiste - con gli amici della parrocchia e i tanti ragazzi degli oratori - alle sferzate del vento e della pioggia. Qualcuno cerca di riscaldarsi con una tazzina di caffè caldo portato in un thermos da casa, altri sgranocchiano barrette di cioccolata.
Poi i ragazzi intonano cori e inneggiano al nome di «Benedetto», lo scandiscono, lo invocano. Ma non c’è nulla di organizzato, nessuna coreografia, nessun canto unico per tutti. Sono banditi anche gli striscioni. Mentre aspettano l’arrivo del Santo Padre, si animano e agitano le bandierine bianche e gialle quando le telecamere di Teletutto e della Rai li inquadrano.
L’emozione dell’arrivo
Si sciolgono in un applauso corale quando vedono il Papa scendere la scaletta dell’aereo, a Ghedi, e poi quando - finalmente - arriva in piazza Paolo VI. Sotto la pioggia battente seguono la cerimonia solenne leggendo il libretto della Messa, tenendolo all’asciutto sotto il poncho giallo o azzurro che hanno trovato nella sacca distribuita all’ingresso in piazza. Provano a intonare i canti seguendo le voci delle diverse corali accompagnate dall’organo in Cattedrale.
I giovani degli oratori seguono poi silenziosi l’omelia e l’Angelus, svagandosi forse un po’ di più nei momenti lasciati alla musica. Uniti dalla stessa grande emozione che dà loro la consapevolezza di vivere un evento così importante per la comunità intera. E aspettano che il Santo Padre lasci la piazza per allontanarsi una volta che la solenne cerimonia finisce.

«Si sente l’unità della Chiesa»

«Anche se non l’abbiamo visto da vicino, la presenza del Papa fa sentire sempre più uniti, fa vivere meglio la celebrazione eucaristica - afferma un giovane nell’uscire alla fine della Messa -. In questo settore della piazza abbiamo vissuto un senso di unità e comunione molto particolari».
L’emozione si fa ancora più grande, fino a far perdere le parole, per chi ha il fratello sul palco, a cantare per il Vangelo. O per chi ricorda la morte del padre avvenuta proprio l’8 novembre di 19 anni fa. E poi c’è chi non se la sente di commentare quanto provato, e si allontana dalla piazza in silenzio. «Anche se apparteniamo a diversi movimenti e diversi gruppi, quando c’è il Papa l’unione, il senso di unità della Chiesa si sente». Qualcuno infine chiama casa: «Ha piovuto tutto il tempo, ma ne valeva la pena».

© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 novembre 2009


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Il Papa all’Istituto Paolo VI

La bellezza dell’esperienza cristiana

L’inaugurazione, a Concesio, della nuova sede dell’Istituto Paolo VI, occasione per una pubblica riflessione sul Concilio Vaticano II, il post Concilio, l’emergenza educativa, l’importanza di istituzioni di studio e ricerca

Adalberto Migliorati

«La bellezza dell’esperienza cristiana»: domenica 8 novembre 2009, per i bresciani che hanno voluto guardare nella direzione della vista del Papa alla nostra terra, resterà un messaggio forte della testimonianza di speranza cristiana fondata sulla fatica dell’impegno educativo quotidiano e permanente.
Nell’Auditorium Vittorio Montini della nuova sede in Concesio dell’Istituto Paolo VI, Papa Benedetto XVI ritesse la trama dell’opera educativa di Montini e annota: «Generazioni di giovani universitari hanno trovato in lui, come assistente della Fuci, un punto di riferimento, un formatore di coscienze, capace di entusiasmare, di richiamare al compito di essere testimoni in ogni momento della vita, facendo trasparire la bellezza dell’esperienza cristiana». Quell’orizzonte riproposto con forza, «la bellezza dell’esperienza cristiana», pare al cronista la risposta alle domande sul senso della venuta a Brescia del Papa e sul valore di presenze che si fanno istituzione come l’Istituto Paolo VI. Citando il predecessore bresciano, Benedetto XVI scandisce: «L’azione non può essere luce a se stessa. Se si vuole curvare l’uomo a pensare come egli agisce, bisogna educarlo ad agire come egli pensa. Anche nel mondo cristiano, dove l’amore, la carità hanno importanza suprema, decisiva, non si può prescindere dal lume della verità, che all’amore presenta i suoi fini e i suoi motivi».

L’assegnazione del Premio

La giornata piovosa novembrina fa da sfondo pure al pomeriggio a Concesio, all’inaugurazione nella nuova sede dell’Istituto Paolo VI. Non aiuta a cogliere la bellezza del raccordo tra la casa natale, la nuova struttura, l’ambiente circostante, però incentiva a ripercorrere l’ ieri, l’oggi e il domani della vicenda che ruota attorno a Paolo VI, alla Chiesa cattolica, al legame tra fede - vita - cultura.
Nelle pagine che seguono pubblichiamo integralmente i discorsi pronunciati nell’Auditorium dal Papa e dal presidente Camadini in una circostanza caratterizzata anche dalla consegna da parte di Benedetto XVI del Premio internazionale Paolo VI. Giunto alla sesta edizione, introdotto dal prof. Gabriele Archetti, il riconoscimento, attribuito nell’ambito educativo, è stato assegnato alla collana di fonti patristiche «Sources Chrétiennes» edita dalla casa editrice Cerf.
La coraggiosa impresa editoriale, avviata nel 1942 da Henri De Lubac e Jean Daniélou, come recita la motivazione letta dal prof. Xenio Toscani, segretario generale del Comitato esecutivo dell’Istituto, ha assunto «un importante significato culturale, oltre che teologico ed ecclesiale» perché favorisce la «ricerca storica documentando momenti essenziali dello sviluppo del pensiero e contribuisce a illuminare l’incontro fecondo realizzato tra il messaggio cristiano e la cultura antica».

Dal saluto del presidente

Giuseppe Camadini, presidente dell’Istituto Paolo VI, accoglie il Papa davanti alla casa natale, lo accompagna nella visita e nel successivo passaggio alla nuova sede, il transito per le sale della mostra «Arte e Spiritualità» (ne riferiamo in questa stessa pagina), quindi gli rivolge l’indirizzo di saluto nell’Auditorium.
La soddisfazione è in un dato di fatto: l’impegno assunto 30 anni fa da alcuni laici e sacerdoti bresciani, confortato dall’approvazione e dalle consenzienti attenzioni dei Vescovi Morstabilini, Foresti, Sanguineti e ora Monari, inaugurato nella precedente sede cittadina da Giovanni Paolo II «ottiene oggi con la Sua solenne presenza un sigillo che si tramuta per noi in conferma e stimolo». La responsabilità della fatica di un impegno da continuare è nella constatazione di una umanità «ripiegata su sé stessa, quasi invincibilmente irretita in un relativismo immanentistico che spesso le impedisce di aprirsi alla luce della Rivelazione». Ecco allora «che pure il piccolo contributo alla conoscenza del pensiero e dell’opera di Paolo VI che il nostro Istituto cerca di recare può non essere vano, perché correlabile all’impegno stesso della Chiesa, di fronte alla "emergenza educativa"».

Dal discorso del Papa

L’intervento del Santo Padre entra nel merito dell’azione del «Papa del Concilio Vaticano II e del dopo Concilio» affermando: «Maestro di vita e coraggioso testimone di speranza è stato questo mio venerato Predecessore, non sempre capito, anzi più di qualche volta avversato ed isolato da movimenti culturali allora dominanti. Ma, solido anche se fragile fisicamente, ha condotto senza tentennamenti la Chiesa». Annota che Montini «avvertì sempre la necessità di una presenza qualificata nel mondo della cultura, dell’arte e del sociale, una presenza radicata nella verità di Cristo e, al tempo stesso, attenta all’uomo e alle sue esigenze vitali». Quindi: «Assicuro la mia preghiera, mentre benedico voi tutti qui presenti, le vostre famiglie, il vostro lavoro e le iniziative dell’Istituto Paolo VI».

© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 novembre 2009


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10/11/2009 22:26
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La firma di Benedetto sul nuovo registro

Dall’arrivo alla casa natale all’ingresso nell’auditorium

Francesca Sandrini

È l’imbrunire quando Benedetto XVI arriva alla casa natale di Paolo VI. Un farsi sera uggioso nel quale le stanze illuminate dell’antica dimora sembrano di nuovo abitate da quella vita che s’intravvede attraverso le finestre di tutte le abitazioni al calare del buio. Una vita che qui, in questo 8 novembre, è innanzitutto attesa, con i parenti di Giovanni Battista Montini riuniti al piano terreno e i 250 ospiti dell’Istituto Paolo VI che prendono posto nell’auditorium della nuova sede che il Papa è venuto a inaugurare.

L’attesa

Aspetta all’ingresso di via Rodolfo anche suor Enrica Rosanna, sottosegretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata: a Concesio ha accompagnato la sorella Teresina, una delle tre suore salesiane che formano la Comunità insediatasi da una decina di giorni nei locali adiacenti la casa natale di Paolo VI. E aspetta con emozione nonostante sia «in servizio» un fotografo tornato dopo 27 anni; nel 1982 immortalò la visita di Giovanni Paolo II che - racconta - prese per mano suo figlio e con lui, un bambino di dieci anni, camminò in quel giardino dal quale ora si vede la sede dell’Istituto: tre diversi corpi di fabbrica costruiti intorno a una corte comune in arenaria di Santafiora, una pietra che stasera pare cavata dal monte sullo sfondo - il monte così familiare al Montini adolescente - con i suoi colori d’autunno, dal giallo al marrone, dal rosso bruciato al rosa acceso.

L’arrivo

Alle 16 arriva il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. Cinque minuti dopo ecco Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con il prefetto di Brescia Narcisa Brassesco Pace. Sono le 16.45, da fuori si odono applausi e grida d’entusiasmo. È il momento tanto atteso. Benedetto XVI varca la soglia, lo accolgono il presidente dell’Istituto Paolo VI, Giuseppe Camadini, e il sindaco di Concesio, Stefano Retali.
Subito dopo, l’incontro con i familiari di Paolo VI. Prima del Papa, dal locale in cui questi si sono raccolti, esce un sorridente cardinale Giovanni Battista Re, che scambia qualche parola con i presenti. E quando anche Benedetto XVI torna all’esterno per percorrere il brevissimo tratto che lo separa dall’entrata nella casa natale di Montini, qualcuno non può fare a meno di esclamare «Viva il Papa». Il Papa vede due bambini: sono i nipoti di Ivana e Ulisse, che oggi si godono il piccolo-grande privilegio di essere i custodi di questi luoghi; e li accarezza, prima il piccolo in braccio alla mamma e poi la sorellina un po’ più grande.

All’interno dell’Istituto

Dalla casa Benedetto XVI accede all’Istituto Paolo VI camminando lungo il vialetto dedicato a Carlo Manziana (nella nuova sede ogni struttura racconta così, attraverso un’intitolazione, un pezzo di storia, e le piccole strade che collegano la dimora all’Istituto portano ognuna il nome di un padre della Pace). Qui il primo incontro è con i collaboratori del Paolo VI. Il presidente Camadini li presenta uno per uno. I referenti dell’Opera per l’educazione cristiana - l’ente promotore dell’Istituto -, consegnano al Papa una lettera. Si tratta di giovani che, dopo avere seguito i percorsi formativi dell’Opera, hanno deciso di «fermarsi» per collaborare; nella lettera si presentano e, richiamando la figura di Vittorino Chizzolini, chiedono a Benedetto XVI una benedizione per l’efficacia della loro missione educativa.

Una firma, cinque pubblicazioni

Al secondo piano, il Papa raggiunge l’archivio intitolato al professor Nello Vian - che proprio l’archivio dell’Istituto Paolo VI ha avuto il merito d’impostare, oltre che la biblioteca - dove sono riuniti i membri del Comitato esecutivo, del Comitato scientifico e del Comitato promotore; il Consiglio dell’Opera per l’educazione cristiana e il Comitato scientifico dell’associazione Arte e spiritualità. Anche in questo caso il presidente introduce i presenti, Benedetto XVI ascolta con interesse i dettagli su ognuno. Poi viene condotto nell’Ufficio di presidenza, dove Camadini lo invita a firmare il nuovo registro degli ospiti dell’Istituto «con la stessa penna utilizzata da Giovanni Paolo II per il primo». Quindi gli dona le ultime cinque pubblicazioni del Paolo VI: il carteggio tra Giovanni Battista Montini e il padre Giorgio dal 1900 al 1942, curato da Luciano Pazzaglia; una raccolta di discorsi e scritti sul tema dell’educazione a cura di don Angelo Maffeis; gli Atti dell’ultimo colloquio internazionale sulla trasmissione della fede a cura di Renato Papetti; la cronaca dei trent’anni di attività dell’Istituto con la prefazione del cardinal Paul Poupard; e la raccolta di 25 anni di auguri di Natale del Paolo VI.

Verso l’auditorium

Ma è ora di scendere per dirigersi nell’auditorium «Vittorio Montini», passando attraverso lo spazio museale della Collezione Paolo VI, tra la Crocifissione di Fiume, lo Studio per Crocifissione di Guttuso e le sculture di Scorzelli. Appena fuori dall’auditorium si fanno incontro al Papa il sottosegretario Letta e il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: «Grazie - gli dice il ministro - per questo regalo». Lui s’informa cordiale se sia bresciana, e intanto incede verso la platea dei 250. Anche per loro l’attesa è finita.

© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 novembre 2009


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Mascher: «Il Papa felice per il calore di Brescia»

IL BILANCIO.

Parla il vicario episcopale, presidente del Comitato diocesano di accoglienza

«Le immagini con i bambini e alla stele resteranno nella memoria Il suo messaggio su Paolo VI e sull'educazione avrà effetti profondi»

Massimo Tedeschi

«Il Papa era molto contento, molto soddisfatto per la giornata a Brescia. L'ho visto anche poco prima di partire all'aeroporto di Ghedi: gli occhi gli brillavano. Era davvero contento».
Mentre un po' tutti i bresciani tirano il loro bilancio personale della visita del Papa, il consuntivo più importante è quello dell'illustre ospite. E il bilancio - umano e spirituale - del Pontefice è evidentemente molto positivo, a giudicare dalle parole di chi ha avuto modo di incontrarlo personalmente: monsignor Gianfranco Mascher, vicario generale della diocesi, presidente del Comitato per la visita del Papa. Ovvero di quella «cabina di regia» tutta bresciana formata da 19 persone (11 religiosi e 8 laici) che ha curato la visita in tutti i suoi aspetti: logistici, operativi, pastorali, mediatici.
«Il Papa - racconta monsignor Mascher nel «day after» - ho avuto modo di incontrarlo tre volte, a tu per tu, nell'arco della giornata. La terza volta mi ha detto: "Ancora lei?" E io gli ho risposto scherzando: "Santità, non c'è due senza tre!"».
Con il vescovo Monari che ieri mattina all'alba è partito alla volta di Assisi per l'assemblea generale della Cei, e che forse tirerà un consuntivo «ufficiale» della visita papale a fine settimana, è monsignor Mascher a interpretare il bilancio che la diocesi fa di questa giornata faticosa, complicata, ma in molti momenti esaltante per i fedeli.

Monsignor Mascher, quali sono i momenti che, a suo avviso, entreranno nell'immaginario collettivo dei bresciani?

Dal punto di vista emotivo, sicuramente l'incontro con i bambini malati in Duomo e l'incontro e il saluto con i bambini di Botticino. Anche la decisione di sostare alla stele che ricorda la strage di piazza della Loggia è indubbiamente molto significativa. Dal punto di vista emotivo anche l'immagine del Papa che bacia un bambino a Concesio è molto forte.

La sua percezione sul bilancio dei fedeli?

Ciascuno naturalmente fa una valutazione soggettiva. Ho notato che i 270 messaggi arrivati a una trasmissione tv dicevano di un sentimento di assoluta soddisfazione.

E dal punto di vista religioso come si sedimenterà la vista nel vissuto di Brescia?

Il magistero che ha evocato il rapporto di Paolo VI con la Chiesa e con i giovani troverà sicuramente una grande eco. Bisogna appunto distinguere fra l'aspetto emotivo e il radicarsi del messaggio del Papa, in particolare sul piano educativo, che è stato indubbiamente molto forte, e che è sullo sfondo delle decisioni che il Comitato prenderà nei prossimi giorni.

Non c'è un pizzico di delusione per il fatto che il Papa non ha mai evocato il tema della possibile beatificazione di Montini?

Dentro l'importanza dei suoi interventi non si può non notare la sottolineatura che il Papa ha fatto della sua venerazione per Paolo VI, ed è immaginabile che ciò possa avere delle ricadute per questo processo. Anche nel discorso all'Istituto ha parlato a lungo della sua venerazione per «il grande pontefice». Anche se non ha fatto riferimento diretto al processo canonico, le sue parole suonano di incoraggiamento per questo cammino, lento ma così importante per illustrare e comunicare la grandezza di Paolo VI. Un fatto come questo avrà un impatto anche sulla devozione per papa Montini. Come ho sentito dire in questi giorni, questi interventi possono avere un effetto di «sdoganamento» della figura di Paolo VI che era stata o ridotta o mortificata o travisata. È insomma possibile una ricaduta anche nella comprensione della gente semplice. Dopo interventi come quelli di Benedetto XVI è difficile fermarsi ancora all'immagine del Papa mesto, o drammaticamente provato dalla storia. L'allocuzione all'Istituto ha sottolineato con vigore l'amore per i giovani, per la loro educazione, e la grande umanità di Paolo VI.

Ma, restando alle interpretazioni «politiche», non sono stati scarsi i riferimenti al Concilio Vaticano II?

Che Paolo VI sia stato il Papa del Concilio è stato ribadito in alcuni passaggi. Del resto alcuni temi affrontati da Benedetto XVI erano obbligati dalla liturgia: Ratzinger non piega mai i brani liturgici alle circostanze. L'intervento più significativo su Montini era all'Istituto di Concesio, ma anche in questo caso il «taglio» sul tema educativo era obbligato, dato il conferimento del premio «Sources Chrétiennes». La scelta del premio ha legato molto con l'attualità, e la riflessione sul tema educativo ha assunto una centralità particolare.

L'impressione è che la macchina organizzativa abbia funzionato al meglio...

Abbiamo ricevuto i complimenti dalla gendarmeria vaticana e un consenso generale. Si temeva che il maltempo avrebbe condizionato molto, ma era stato previsto davvero tutto. C'è stata una particolare coralità nel mondo del volontariato. Sono stati i volontari a garantire ordine ma anche una particolare serenità ai varchi, dove tutti hanno dato una prova di autodisciplina.
Forse si poteva evitare un blocco preventivo così prolungato delle strade provinciali interessate al passaggio del corteo papale...
È un tema che ha riguardato la sicurezza. Avendo visto dall'interno la messa a punto di questi aspetti, posso dire che c'erano ragioni di prudenza a dettare questa scelta. Comunque abbiamo trovato una collaborazione splendida delle istituzioni. Credo che i disagi provocati siano rientrati nell'ordine delle cose sopportabili, e credo ci sia stata tolleranza da parte di tutti.

La risposta dei bresciani è stata all'altezza delle previsioni?

Il Papa ha coperto il tragitto verso Concesio fra due ali ininterrotte di folla. Le persone sono state molto disciplinate, non si sono assembrate nei punti in cui era stato chiesto di non stare. È stata, nel complesso, una grande prova di maturità dei bresciani: ne sono ammirato, e a tutti sono molto grato.

© Copyright Il Brescia Oggi, 10 novembre 2009


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10/11/2009 23:04
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Casa natale di Paolo VI, l’abbraccio dei Montini

Commozione delle salesiane appena giunte e dei due storici custodi

Gianluca Gallinari

La gioia della folla che l’acclamava lungo le strade di Concesio. Quindi l’arrivo della papamobile in via Rodolfo da Concesio. Un istante, e Benedetto XVI ha varcato la soglia del portone della casa natale di Papa Paolo VI trovando ad accoglierlo l’intimità dell’antico cortile, di quelle aiuole ornate di rose, viole e caroline in fiore tra le quali il pontefice bresciano trascorse giornate liete della sua infanzia.

Il benvenuto dei familiari

Il primo benvenuto nell’antica dimora, lasciatosi alle spalle i flash dei fotografi, il Santo Padre lo ha ricevuto proprio dai familiari di Giovanni Battista Montini. Poco meno di quaranta, quattro generazioni riunite per stringersi in un abbraccio attorno a Benedetto XVI, il secondo pontefice approdato a quell’edificio segnato dalla storia per rendere omaggio alla grandezza del messaggio di Paolo VI. Lo hanno atteso nella sala al piano terreno cui si accede dal porticato e nella quale, accanto al maxischermo che rilanciava la diretta della visita papale, dominava una grande foto del pontefice bresciano immortalato mentre saluta Vittorio Montini, l’amato cugino che per anni ha avuto cura di quella antica dimora - da lui donata alla morte all’Opera per l’Educazione Cristiana - le cui fondamenta risalgono addirittura al 1400. Eretta dai Conti di Lodrone, fu acquisita dalla famiglia Montini nell’Ottocento. Ieri appariva quanto mai suggestivo il legame ideale tra l’antica casa di campagna e il nuovo prestigioso complesso dell’Istituto Paolo VI che sorge proprio in quello che fu il brolo della casa natale, come incastonato nell’arco di colline che gli fanno da sfondo. Era il 1997 quando Vittorio Montini si spegneva improvvisamente, mentre camminava proprio immerso in quel verde, all’ombra di quella casa in cui, un secolo prima - il 26 settembre 1897 - nasceva il piccolo Giovanni Battista. E proprio nella stanza in cui vide la luce il futuro Pontefice si è soffermato ieri Benedetto XVI, dopo aver attraversato l’anticamera al piano terra, come pure la cucina, che appare ancora nella semplicità di un tempo, per salire quindi al piano superiore e alla stanza natale. Sono stati momenti di autentica emozione quelli vissuti dai Montini al cospetto di Benedetto XVI, che li ha voluti salutare uno a uno. Il racconto di quegli istanti di rara intensità fluisce dalle parole di chi li ha vissuti.

Tra Paolo VI e Benedetto XVI

Il primo a porgere il saluto al Santo Padre, giunto alle 16.45, è stato Fausto Montini, figlio del senatore Lodovico, fratello maggiore di Paolo VI. «Ci ha lasciati con l’animo pieno di gioia e soddisfazione» ha commentato dopo aver ascoltato le parole di Benedetto XVI nell’auditorium, sottolineando la grande vicinanza di Papa Ratzinger e Papa Montini «come tipo di cultura e di stile» e ribadendo «l’eccezionalità del fatto che per la seconda volta un pontefice sia venuto qui per ricordare Paolo VI».
Un momento che «ci ha trovati tutti accomunati da un enorme affetto». Concorde la sorella Pia, che tra l’altro racconta come Benedetto XVI nel salutarla «ha tenuto a ricordare di aver conosciuto nostro padre».
«È stato emozionante. Era emozionatissimo lo stesso Santo Padre di essere nella casa natale di Paolo VI» testimonia da parte sua Giovanni Battista Bosco Montini, pure figlio di Lodovico. «È stato un momento di grande commozione» ha commentato Laura Montini, sorella di Vittorio e come lui cugina prima di Papa Montini. Vi erano poi Chiara ed Elisabetta, figlie del fratello più giovane del Papa bresciano, Francesco. E i familiari più stretti hanno voluto con sé i propri cari, specie i più giovani. Come il piccolo Stefano di tre anni appena, che pure ha ricevuto il saluto affettuoso di Benedetto XVI.

Le suore salesiane e i custodi

A rendere omaggio al Santo Padre, ieri, vi erano anche le tre suore salesiane che da dieci giorni si sono insediate al primo piano della casa natale con un compito speciale. «La nostra convenzione - spiega la madre superiora, Suor Maria Vanda Penna, giunta da Torino - prevede che collaboriamo con le realtà diocesane che hanno relazioni con l’Istituto Paolo VI», allo scopo di contribuire «non solo a tenere viva la memoria di Paolo VI, ma pure di diffondere la profondità del suo magistero e della sua spiritualità in modo che questa bellissima figura che ho molto amato, abbia il giusto peso nella storia della Chiesa». Il tutto, secondo la vocazione educativa che deriva loro da S. Giovanni Bosco così come dal magistero di Paolo VI, «con un fermo desiderio di incontrare i giovani». A suggellare l’inizio della missione, l’incontro di ieri con Benedetto XVI, che suor Maria Vanda ha definito «bello, caldo, spirituale: un incontro di sguardi che si capiscono».
Momenti di profonda commozione hanno vissuto ieri anche i due custodi della casa natale, presenti dal 1982, e che proprio in quell’anno accolsero un altro pontefice, Giovanni Paolo II. Ulisse Binacchi e la moglie Ivana ancora ricordano la commozione di allora, ieri rinnovata in toto. In questi 27 anni sono stati testimoni oltre che di queste due visite eccezionali, di migliaia di attestazioni di affetto per Paolo VI da parte di persone comuni, che ebbero in vita modo di conoscere da vicino il pontefice, recatisi come in pellegrinaggio alla casa natale: «Da chi, gli era stato accanto come chierichetto quando era giovane sacerdote a Verolavecchia ai nipoti della donna di Nave che gli era stata balia».

© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 novembre 2009


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Botticino, il dono di un saluto a sorpresa

Dopo la meditazione nella parrocchiale sulle spoglie di San Tadini, il gradito fuoriprogramma coi fedeli «Io, edificato da Sant’Arcangelo» ha detto il Papa intrattenendosi brevemente con la gente sul sagrato

Bagno di folla per Benedetto XVI a Botticino Sera

Enrico Mirani

«Che emozione, che emozione». Le parole della religiosa mentre varca l’ingresso della chiesa esprimono il sentimento della comunità. Sono le 10.25, il Papa ha lasciato da pochi minuti Botticino Sera e i fedeli riempiono la basilica santuario per la Messa solenne. «Un’emozione enorme, straordinaria», ripetono anche il parroco don Raffaele Licini e il sindaco Mario Benetti, i soli botticinesi ad accompagnare Benedetto XVI in chiesa per la preghiera davanti alla teca con le reliquie di Sant’Arcangelo Tadini.

Una mattina unica

È una mattina unica per il paese e la sua gente. Profondo il senso della visita papale, prima tappa della giornata bresciana di Benedetto: l’omaggio alla memoria, alla santità e all’opera di un sacerdote diocesano, un parroco, un prete sociale come don Tadini.
«Cari fratelli e sorelle sono molto felice di essere qui, nella parrocchia di Sant’Arcangelo Tadini, che ho canonizzato poco tempo fa (il 26 aprile, ndr) e dal quale sono stato edificato». Il programma non prevede un suo intervento, dovrebbe essere una visita silenziosa ancorché intensa, ma il Pontefice non vuole lasciare i duemilacinquecento fedeli raccolti in piazza IV Novembre senza la sua parola. Dopo la sosta davanti all’altare dedicato a Sant’Arcangelo, si ferma all’ingresso della chiesa e parla al microfono, sovrastando il suono delle campane.
«Don Tadini - sottolinea Benedetto XVI - ha dato un dono all’umanità. Ci ha insegnato a lavorare per un mondo fraterno, ci invita a vivere non per se stessi, ma per gli altri». A pochi metri dal Pontefice c’è la testimonianza concreta di questo impegno, le religiose della Congregazione delle Suore Operaie, creata da Tadini nel 1900. Il Papa saluta la folla con un sorriso grande e dolce: «Grazie per l’accoglienza calorosa. Auguri e buona domenica».

Dieci minuti d’oro

La visita a Botticino Sera dura dieci minuti. Dalle 10.10 alle 10.20. Ma l’intensità e il valore di questi eventi non si misura ovviamente con la clessidra. Benedetto XVI arriva sulla papamobile, accompagnato dal segretario padre Georg Gaenswein e dal Vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari. Oltre quattro chilometri di strade botticinesi fra ali di folla festante, prima di imboccare via Carini e poi piazza IV Novembre. Sul sagrato ad accogliere il Papa ci sono il parroco e il sindaco, gli danno il benvenuto con rispetto e commozione. Caloroso l’abbraccio fra il Vescovo e don Raffaele: a sottolineare la comunione fra il presule e il suo sacerdote, la gioia condivisa per questa visita. Intorno, battono continuamente le mani le tantissime persone arrivate fin dalle 7.30 per prendere posto. L’attesa è cresciuta con il passare dei minuti, con gli annunci che indicavano l’avvicinarsi del Papa. «È arrivato alla rotonda»; «È davanti alla Banca»; «Eccolo...».

L’allegria e la gioia dei bambini

In prima fila dietro le transenne ci sono i bambini, sventolano le bandierine bianche e gialle del Vaticano. Il Papa scende, saluta ed entra nella basilica di Santa Maria Assunta con il Vescovo e, fra gli altri, il bresciano cardinale Giovan Battista Re. Resta cinque minuti nel santuario, pregando davanti alle reliquie di don Tadini. Riceve i doni della comunità, simboli locali raccolti in una cesta: fra l’altro un’incisione di Battista Tregambe, una targa in marmo, calze, bottiglie di vino; e poi un aquilone con un messaggio di pace degli Aquilonisti bresciani.
All’uscita, ecco la sorpresa: quelle parole per ricordare la santità dell’uomo che fu pastore di Botticino Sera dal 1885 alla morte, nel 1912. Frasi che arrivano al cuore dei fedeli. Poi il Papa scende i gradini del sagrato e si accosta ai bambini. Stringe mani, accarrezza teste e guance, regala sorrisi e saluti. Tutti vorrebbero toccarlo, dirgli qualcosa, affidargli un pensiero: ma Brescia attende e bisogna andare. La papamobile lascia la piazza, mentre Benedetto XVI saluta con ampi gesti delle braccia e risuonano le note della Banda «Giuseppe Forti».

Cose semplici e belle

«Il Papa ha detto cose semplici e belle» commenta il parroco don Raffaele, che mentre la sua gente entra in chiesa per la Messa si gusta sul sagrato una sigaretta distensiva. «Ci ha detto di seguire l’esempio di don Tadini, di volerci bene, di non dimenticare l’impegno sociale. Quello del Santo è un messaggio vecchio ma sempre nuovo». Il Papa, ha rivelato il parroco, ha fatto un regalo imprevisto alla parrocchia: «Un calice».
Una giornata indimenticabile anche per il sindaco Mario Benetti: «L’incontro con il Papa, la partecipazione della gente ci ripagano del grande lavoro compiuto per organizzare questo evento. Un grazie a tutti coloro che l’hanno reso possibile». Fra gli altri le centinaia di alpini, volontari della protezione civile e della parrocchia, coordinati da Giacomo Rossi, che hanno curato l’accoglienza lungo il percorso. Presenza e sacrificio nel nome di Sant’Arcangelo.

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Botticino, il dono di un saluto a sorpresa

Dopo la meditazione nella parrocchiale sulle spoglie di San Tadini, il gradito fuoriprogramma coi fedeli «Io, edificato da Sant’Arcangelo» ha detto il Papa intrattenendosi brevemente con la gente sul sagrato

Bagno di folla per Benedetto XVI a Botticino Sera

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«Che emozione, che emozione». Le parole della religiosa mentre varca l’ingresso della chiesa esprimono il sentimento della comunità. Sono le 10.25, il Papa ha lasciato da pochi minuti Botticino Sera e i fedeli riempiono la basilica santuario per la Messa solenne. «Un’emozione enorme, straordinaria», ripetono anche il parroco don Raffaele Licini e il sindaco Mario Benetti, i soli botticinesi ad accompagnare Benedetto XVI in chiesa per la preghiera davanti alla teca con le reliquie di Sant’Arcangelo Tadini.

Una mattina unica

È una mattina unica per il paese e la sua gente. Profondo il senso della visita papale, prima tappa della giornata bresciana di Benedetto: l’omaggio alla memoria, alla santità e all’opera di un sacerdote diocesano, un parroco, un prete sociale come don Tadini.
«Cari fratelli e sorelle sono molto felice di essere qui, nella parrocchia di Sant’Arcangelo Tadini, che ho canonizzato poco tempo fa (il 26 aprile, ndr) e dal quale sono stato edificato». Il programma non prevede un suo intervento, dovrebbe essere una visita silenziosa ancorché intensa, ma il Pontefice non vuole lasciare i duemilacinquecento fedeli raccolti in piazza IV Novembre senza la sua parola. Dopo la sosta davanti all’altare dedicato a Sant’Arcangelo, si ferma all’ingresso della chiesa e parla al microfono, sovrastando il suono delle campane.
«Don Tadini - sottolinea Benedetto XVI - ha dato un dono all’umanità. Ci ha insegnato a lavorare per un mondo fraterno, ci invita a vivere non per se stessi, ma per gli altri». A pochi metri dal Pontefice c’è la testimonianza concreta di questo impegno, le religiose della Congregazione delle Suore Operaie, creata da Tadini nel 1900. Il Papa saluta la folla con un sorriso grande e dolce: «Grazie per l’accoglienza calorosa. Auguri e buona domenica».

Dieci minuti d’oro

La visita a Botticino Sera dura dieci minuti. Dalle 10.10 alle 10.20. Ma l’intensità e il valore di questi eventi non si misura ovviamente con la clessidra. Benedetto XVI arriva sulla papamobile, accompagnato dal segretario padre Georg Gaenswein e dal Vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari. Oltre quattro chilometri di strade botticinesi fra ali di folla festante, prima di imboccare via Carini e poi piazza IV Novembre. Sul sagrato ad accogliere il Papa ci sono il parroco e il sindaco, gli danno il benvenuto con rispetto e commozione. Caloroso l’abbraccio fra il Vescovo e don Raffaele: a sottolineare la comunione fra il presule e il suo sacerdote, la gioia condivisa per questa visita. Intorno, battono continuamente le mani le tantissime persone arrivate fin dalle 7.30 per prendere posto. L’attesa è cresciuta con il passare dei minuti, con gli annunci che indicavano l’avvicinarsi del Papa. «È arrivato alla rotonda»; «È davanti alla Banca»; «Eccolo...».

L’allegria e la gioia dei bambini

In prima fila dietro le transenne ci sono i bambini, sventolano le bandierine bianche e gialle del Vaticano. Il Papa scende, saluta ed entra nella basilica di Santa Maria Assunta con il Vescovo e, fra gli altri, il bresciano cardinale Giovan Battista Re. Resta cinque minuti nel santuario, pregando davanti alle reliquie di don Tadini. Riceve i doni della comunità, simboli locali raccolti in una cesta: fra l’altro un’incisione di Battista Tregambe, una targa in marmo, calze, bottiglie di vino; e poi un aquilone con un messaggio di pace degli Aquilonisti bresciani.
All’uscita, ecco la sorpresa: quelle parole per ricordare la santità dell’uomo che fu pastore di Botticino Sera dal 1885 alla morte, nel 1912. Frasi che arrivano al cuore dei fedeli. Poi il Papa scende i gradini del sagrato e si accosta ai bambini. Stringe mani, accarrezza teste e guance, regala sorrisi e saluti. Tutti vorrebbero toccarlo, dirgli qualcosa, affidargli un pensiero: ma Brescia attende e bisogna andare. La papamobile lascia la piazza, mentre Benedetto XVI saluta con ampi gesti delle braccia e risuonano le note della Banda «Giuseppe Forti».

Cose semplici e belle

«Il Papa ha detto cose semplici e belle» commenta il parroco don Raffaele, che mentre la sua gente entra in chiesa per la Messa si gusta sul sagrato una sigaretta distensiva. «Ci ha detto di seguire l’esempio di don Tadini, di volerci bene, di non dimenticare l’impegno sociale. Quello del Santo è un messaggio vecchio ma sempre nuovo». Il Papa, ha rivelato il parroco, ha fatto un regalo imprevisto alla parrocchia: «Un calice».
Una giornata indimenticabile anche per il sindaco Mario Benetti: «L’incontro con il Papa, la partecipazione della gente ci ripagano del grande lavoro compiuto per organizzare questo evento. Un grazie a tutti coloro che l’hanno reso possibile». Fra gli altri le centinaia di alpini, volontari della protezione civile e della parrocchia, coordinati da Giacomo Rossi, che hanno curato l’accoglienza lungo il percorso. Presenza e sacrificio nel nome di Sant’Arcangelo.

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Ostensione, il Papa cambia platea

ERICA DI BLASI 

Repubblica — 28 novembre 2009 pagina 11 sezione: TORINO 

PIAZZA del Duomo è troppo piccola. 
Così la messa celebrata dal Papa in occasione dell' Ostensione della Sindone, sarà trasferita in piazza San Carlo. «Abbiamo preso questa decisione - spiega monsignor Giuseppe Ghiberti, vicepresidente del Comitato per l' Ostensione - per l' elevata affluenza di fedeli che, secondo le previsioni, arriveranno nel capoluogo piemontese per vedere il Papa. 
Piazza San Carlo è una piazza bella, unitaria e soprattutto è capace di contenere tra le 50 e le 60mila persone. Senza contare che se l' affluenza dovesse essere ancora superiore, i fedeli potranno trovare posto nelle due ali laterali di via Roma». Una soluzione che ha subito raccolto il plauso del Comune. «Celebrare la messa in piazza del Duomo - concorda l' assessore alla Cultura Fiorenzo Alfieri - non avrebbe permesso a tutti i partecipanti di assistere all' evento. Piazza San Carlo, a maggior ragione adesso che è stata pedonalizzata, si presta meglio. Monteremo le tribune tra le due chiese e un maxischermo dietro al monumento». Intanto, in vista dell' Ostensione, in programma a Torino dal 23 aprile al 10 maggio 2010, fervono i preparativi. Per l' evento sono stati reclutati 4mila volontari e il sito web è già pronto. Accessibile proprio a tutti: tra le lingue inserite su Internet, all' indirizzo www. sindone. org, compare infatti anche il russo, con tutte le informazioni in cirillico. «Si tratta - sottolineano i curatori del sito - di un gesto di attenzione verso i milioni di fedeli che vivono in quei Paesi dell' Europa orientale e dove il Cristianesimo, cattolico e ortodosso, ha profonde radici. La traduzione in russo, inoltre, vuole essere un servizio utilea tutte quelle persone che dalla Russia o dalle Repubbliche dell' Est europeo verranno a Torino per vedere il Sacro Telo». Il portale www. sindone. org è online, rivisitato per l' Ostensione 2010, dallo scorso 19 ottobre e nelle prime 5 settimane ha fatto registrare oltre 410mila contatti. 
Sul sito dal 1 dicembre sarà possibile prenotare gratuitamente la visita alla Sindone: per il call center bisognerà invece attendere il primo gennaio. Nei prossimi giorni partirà anche un concorso-laboratorio di scrittura e multimediale rivolto agli studenti delle scuole elementari, medie e superiori. L' iniziativa è promossa dall' ufficio scolastico regionale in collaborazione con la diocesi di Torino e il Comitato per l' Ostensione della Sindone. 
I migliori elaborati saranno premiati ed esposti nei giorni dell' ostensione mentre la classe vincitrice riceverà una lavagna interattiva multimediale. «Il concorso - concludono i promotori - servirà ad aiutare i bambini che frequentano le elementari a conoscere meglio il personaggio di Gesù, le sue caratteristiche e la storia essenziale della Sindone». 

© Copyright Repubblica (Torino), 28 novembre 2009


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Il Papa sarà a Palermo il 3 ottobre 2010
In occasione di un raduno delle famiglie e di un incontro con i giovani



ROMA, martedì, 8 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI sarà a Palermo il prossimo 3 ottobre. L'annuncio è stato fatto questo mercoledì in Cattedrale dall’Arcivescovo del capoluogo siciliano, mons. Paolo Romeo, durante il Pontificale dell’Immacolata.

Secondo quando si legge in una nota diffusa dalla arcidiocesi di Palermo, “due saranno gli eventi più significativi della visita che avranno carattere regionale e riguarderanno perciò tutte le diocesi: un raduno delle famiglie e l’incontro con i giovani”.


“Con riferimento a questi due settori della pastorale: famiglia e giovani – continua la nota –, le Chiese di Sicilia sono già fortemente impegnate per riaffermare la dignità e il valore unico e insostituibile della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita, e hanno a cuore la sorte delle giovani generazioni spesso lasciate in balia di se stesse e bisognose di una specifica attenzione educativa”.

Oltre ad esprimere gratitudine al Santo Padre per aver accolto il loro invito, i presuli sottolineano la loro volontà di “far conoscere al Successore di Pietro non solo la storia ma anche l’attuale impegno comune delle diciotto Diocesi per la costruzione del Regno di Dio e per un servizio concreto a favore dell’uomo, radicato nel tessuto vitale dell’intero territorio dell’Isola”.

“I Vescovi, interpretando le attese dei fedeli delle Chiese di Sicilia, hanno chiara consapevolezza che la visita del Santo Padre e il Suo luminoso insegnamento potranno aiutare a dare un rinnovato slancio missionario alle Comunità cristiane spingendole all’arduo compito dell’evangelizzazione e della trasmissione della fede alle nuove generazioni in un tempo così complesso e difficile in cui gli stessi credenti sentono forte il bisogno di essere confermati nella loro fede per rinnovare gioiosamente la loro testimonianza del Signore risorto”.

“I Vescovi di Sicilia – si legge infine – e particolarmente la Chiesa palermitana esprimono già sin da ora la loro filiale gratitudine e il loro commosso ringraziamento al Santo Padre per il dono grande della Sua presenza che confermerà nella fede i credenti, generando in tutti gioia, speranza, entusiasmo ed impegno fattivo per la crescita umana, sociale e religiosa della Sicilia”.

09/01/2010 12:28
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Aspetto con ansia il giorno in cui il Papa verrà in Friuli!!!!!
é andato quasi dappertutto in Italia sono sicura che un giorno verrà anche da noi!!!!! [SM=g9503] [SM=g9503] [SM=g9503] [SM=g9503] [SM=g9503] [SM=g9503] [SM=g9503] [SM=g9503] [SM=g9503] [SM=g9503] [SM=g9503] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434]
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Diffuso il programma della visita di Benedetto XVI a Torino
Il 2 maggio in occasione dell'ostensione della Sindone



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 11 marzo 2010 (ZENIT.org).- E' stato diffuso il programma della visita che Benedetto XVI compirà a Torino il 2 maggio in occasione dell'ostensione della Sindone.

Il Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo della città, si è detto emozionato e certo che “la Visita Pastorale di Benedetto XVI alla nostra città e Diocesi segnerà una nuova pagina gloriosa della già ricca storia di fede della nostra Chiesa torinese”.

“Facciamo in modo che la nostra numerosa e calorosa presenza agli incontri previsti col Papa sia il segno dell’affetto e sincera comunione con la sua Persona ed il suo Magistero”, ha esortato.

Il porporato ha anche indicato che, “al fine di manifestare l’unità e la comunione col Santo Padre e per favorire la partecipazione dei sacerdoti e dei fedeli alla S. Messa del Papa, in contemporanea non verranno celebrate altre SS. Messe nel territorio dell’Arcidiocesi”.

Il Papa partirà dall'aeroporto di Ciampino e arriverà a Torino verso le 9.15, dirigendosi subito in Piazza San Carlo per l'incontro con le autorità e la cittadinanza. Il Pontefice riceverà il saluto del Sindaco di Torino, l'onorevole Sergio Chiamparino, e quello del Cardinal Poletto.

Alle 10.00 avrà luogo la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal Papa con i Cardinali, i Vescovi e i sacerdoti. Dopo la Messa, il Pontefice guiderà la recita del Regina Caeli proponendo un'ulteriore riflessione.

Si recherà in seguito all'Arcivescovado, dove pranzerà con i Vescovi del Piemonte.


Dopo il pranzo tornerà in piazza San Carlo, dove alle 16.30 incontrerà i giovani, pronunciando un discorso dopo il saluto del Cardinal Poletto e di due ragazzi.

Alle 17.15 si recherà al Duomo. Entrando nella Cattedrale, sosterà in adorazione nella cappella del SS.Sacramento, poi, venerata la Sindone, proporrà una sua meditazione sul tema “Passio Christi, Passio hominis”. Saluterà quindi i membri del Comitato per l’Ostensione della Sindone.

Alle 18.15 Benedetto XVI si recherà alla Piccola Casa del Cottolengo, dove incontrerà gli ammalati e gli ospiti della Casa.

Riceverà il saluto di padre Aldo Sarotto, Superiore Generale della Famiglia cottolenghina, e pronuncerà un suo discorso rivolto agli ospiti, salutando poi una rappresentanza degli ammalati.

Alle 19.00 il Papa lascerà Torino per raggiungere in auto l’aeroporto di Caselle. Dopo essersi congedato dalle autorità, prenderà l'aereo per Roma, dove è previsto che arrivi verso le 20.30.

16/04/2010 15:32
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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A TORINO (2 MAGGIO 2010) - PROGRAMMA

Domenica 2 maggio 2010

08.00
Partenza in elicottero dal Vaticano per l’aeroporto di Ciampino (Roma).

08.15
Partenza in aereo dall’aeroporto di Ciampino (Roma) per l’aeroporto di Caselle (Torino).

09.15
Arrivo all’aeroporto di Caselle (Torino).

09.45
INCONTRO CON LA CITTADINANZA in Piazza San Carlo a Torino.

10.15
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA in Piazza San Carlo a Torino. Omelia del Santo Padre.


REGINA CAELI in Piazza San Carlo a Torino. Parole del Santo Padre.

13.30
Pranzo con i Vescovi del Piemonte nell’Arcivescovado di Torino.

16.30
INCONTRO CON I GIOVANI in Piazza San Carlo a Torino. Discorso del Santo Padre.

17.30
VENERAZIONE DELLA SANTA SINDONE nel Duomo di Torino. Meditazione del Santo Padre.

18.30
INCONTRO CON GLI AMMALATI nella Chiesa della Piccola Casa della Divina Provvidenza-Cottolengo di Torino. Discorso del Santo Padre.

19.30
Partenza in aereo dall’aeroporto di Caselle (Torino) per l’aeroporto di Ciampino (Roma).

20.30
Arrivo all’aeroporto di Ciampino (Roma) e trasferimento in elicottero in Vaticano.

20.45
Arrivo in Vaticano.








Reso noto il programma della visita pastorale del Papa a Torino


Incontri con la cittadinanza, giovani e ammalati, la Santa Messa, la venerazione della Sindone. Sono i principali appuntamenti della visita pastorale di Benedetto XVI a Torino, in programma il prossimo 2 maggio. Il primo incontro - rende noto la Sala Stampa della Santa Sede - è con la cittadinanza in Piazza San Carlo. Seguirà la concelebrazione eucaristica e, subito dopo, la recita del Regina Caeli. Dopo il pranzo con i vescovi del Piemonte, seguiranno l’incontro con i giovani e la venerazione della Sindone nel Duomo di Torino. L’ultimo incontro previsto nel capoluogo piemontese è con gli ammalati nella Chiesa della Piccola Casa della Divina Provvidenza-Cottolengo.

26/04/2010 16:43
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L'attesa per la visita del Papa alla Sindone. Benedetto XVI: questo atto di venerazione aiuti tutti a cercare il Volto di Dio


I fedeli di Torino attendono, con trepidazione, la visita pastorale di Benedetto XVI domenica prossima, in occasione dell’Ostensione della Santa Sindone. Un evento straordinario che, dallo scorso 10 aprile, sta attraendo ogni giorno nel capoluogo piemontese decine di migliaia di pellegrini da tutto il mondo. Al Regina Caeli dell’11 aprile scorso, il Papa ha definito l’Ostensione “soprattutto uno straordinario richiamo verso il mistero della sofferenza di Cristo”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Pellegrino tra i pellegrini per contemplare il mistero del Volto di Cristo. Sono passati due anni dall’annuncio di Benedetto XVI dell’Ostensione della Sindone. Un annuncio fatto il 2 giugno del 2008, durante un’udienza in Vaticano ai fedeli torinesi accompagnati dal loro pastore, il cardinale Severino Poletto:


“In tale contesto, sono lieto di venire incontro alla vostra grande attesa e di accogliere il desiderio del vostro Arcivescovo, consentendo che nella primavera del 2010 abbia luogo un’altra solenne 'Ostensione della Sindone'. (Applausi) Se il Signore mi dona la vita e la salute, spero di venire anch'io per questa Ostensione. (Applausi) Sarà un’occasione quanto mai propizia – ne sono certo - per contemplare quel misterioso Volto, che silenziosamente parla al cuore degli uomini, invitandoli a riconoscervi il volto di Dio”.


Il Volto di Dio è dunque la meta di chi si incammina con fedeltà sulla via dell’amore. “Chi ha visto me ha visto il Padre”, afferma il Signore. Per vedere Dio, è quindi l’esortazione del Papa, “bisogna conoscere Cristo e lasciarsi plasmare dal suo spirito”:


“Auspico che questo atto di venerazione aiuti tutti a cercare il Volto di Dio, che fu l’intima aspirazione degli Apostoli, come anche la nostra”. (Regina Caeli – 11 aprile 2010)


La ricerca del Volto di Cristo era stato il cuore anche di un altro viaggio pastorale di Benedetto XVI: quello al Santuario abruzzese di Manoppello, all’inizio del suo Pontificato, il primo settembre del 2006:


“Insieme cerchiamo di conoscere sempre meglio il volto del Signore e dal volto del Signore attingiamo questa forza di amore e di pace che ci mostra anche la strada della nostra vita”.


Contemplando l’icona del Volto Santo custodita a Manoppello, sottolineò il Papa, comprendiamo che per riconoscere il Volto del Signore in quello dei fratelli "sono necessarie mani innocenti e cuori puri":


"'Il tuo volto, Signore, io cerco': ricercare il volto di Gesù deve essere l’anelito di tutti noi cristiani; siamo infatti noi 'la generazione' che in questo tempo cerca il suo volto, il volto del 'Dio di Giacobbe'. Se perseveriamo nel cercare il volto del Signore, al termine del nostro pellegrinaggio terreno sarà Lui, Gesù, il nostro eterno gaudio, la nostra ricompensa e gloria per sempre”.



27/04/2010 11:31
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Caccia ai pass per la messa con il Papa

MARIA ELENA SPAGNOLO

PIAZZA San Carlo, il Duomo, il Cottolengo. Sono questi i luoghi della visita a Torino del Papa, che arriverà tra una settimana esatta: domenica prossima, 2 maggio, il Pontefice atterrerà a Caselle e trascorrerà la giornata in città. Si stanno preparando i responsabili dell' organizzazione, intenti a definire i dettagli. Si preparano, come ha chiesto il cardinal Poletto, i fedeli e le parrocchie, cui l' arcivescovo ha chiesto preghiere speciali per tutti i nove giorni che precedono la venuta del Papa ("una novena di preghiere").
E fanno le ultime prove anche i 270 giovani del "Coro grande Hope", che animeranno l' incontro del pomeriggio con Ratzinger cantando l' inno ufficiale della giornata " Santo volto dei volti". La domenica del Papa comincerà di mattina presto, quando dopo l' atterraggio a Caselle il pontefice arriverà in Piazza San Carlo. Qui alle 9.45 è previsto l' inizio ufficiale della visita, con i saluti di Chiamparino e del cardinal Poletto. Dopo un quarto d' ora, alle 10, comincerà la messa, presieduta dal Papa: saranno presenti cardinali, vescovi e sacerdoti. Il palco, dove sarà seduto Ratzinger, sarà tra le due chiese di piazza San Carlo. Da qui il Papa guiderà la recita del Regina Coeli dopo la messa.
L' accesso alla piazza non è libero: per entrare servono i pass, che devono essere prenotati dai sacerdoti per i loro fedeli presso la Segreteria dell' ostensione. I pass, in tutto 25mila, saranno indispensabili per entrare in piazza San Carlo, dagli accessi di via Maria Vittoria, via Santa Teresa e via Roma. Per chi non riuscirà ad ottenere il permesso e vorrà seguire lo stesso la celebrazione verranno installati due maxischermi: uno sarà in Piazza Castello, l' altro in via Roma. Stesse procedure per il pomeriggio, quando il Papa incontrerà i giovani in piazza San Carlo. Anche qui, la piazza sarà accessibile solo a chi ha un pass, che sarà diverso da quello della mattina. Come nel caso della messa, i pass vanno richiesti dai sacerdoti per i giovani. Il papa pranzerà con i vescovi piemontesi in arcivescovado dove non è esclusa la possibilità che Benedetto XVI riceva - in forma privata - alcuni illustri rappresentanti del mondo economico e imprenditoriale della città. Il papa Tornerà in piazza San Carlo alle 16.15.
Ma l' animazione per i ragazzi comincerà già alle 14.30, curata dal "Grande coro Hope". A formarlo ci sono 270 giovani provenienti dal Piemonte e anche da altre parti d' Italia. L' iniziativa è nata dall' esperienza del progetto Hope, curato dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile. Il coro per l' incontro del Papa si è formato sulla scia del progetto nazionale: i ragazzi hanno provato i brani per quattro mesi. A dirigere c' è Massimo Versaci, che insieme a Marco Brusati ha scritto l' inno dell' incontro, la canzone "Santo volto dei volti", ispirata all' ostensione della Sindone. Proprio il Duomo sarà la tappa successiva dell' incontro del Papa, che dovrebbe arrivare alle 17.30 a San Giovanni. Secondo il programma, il Papa dovrebbe fermarsi un po' in Duomo, per incontrare i membri del Comitato e proporre una meditazione sul tema dell' Ostensione, "Passio Christi, Passio hominis". La giornata del Papa si concluderà al Cottolengo, dove è atteso per le 18.30. Qui Ratzinger inconterà gli ammalati e gli ospiti della Piccola Casa, per poi ripartire in aereo a Roma. Arrivo previstoa Ciampino alle 20.30.

© Copyright Repubblica (Torino), 25 aprile 2010


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L'attesa per la visita del Papa alla Sindone. Benedetto XVI: questo atto di venerazione aiuti tutti a cercare il Volto di Dio


I fedeli di Torino attendono, con trepidazione, la visita pastorale di Benedetto XVI domenica prossima, in occasione dell’Ostensione della Santa Sindone. Un evento straordinario che, dallo scorso 10 aprile, sta attraendo ogni giorno nel capoluogo piemontese decine di migliaia di pellegrini da tutto il mondo. Al Regina Caeli dell’11 aprile scorso, il Papa ha definito l’Ostensione “soprattutto uno straordinario richiamo verso il mistero della sofferenza di Cristo”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Pellegrino tra i pellegrini per contemplare il mistero del Volto di Cristo. Sono passati due anni dall’annuncio di Benedetto XVI dell’Ostensione della Sindone. Un annuncio fatto il 2 giugno del 2008, durante un’udienza in Vaticano ai fedeli torinesi accompagnati dal loro pastore, il cardinale Severino Poletto:


“In tale contesto, sono lieto di venire incontro alla vostra grande attesa e di accogliere il desiderio del vostro Arcivescovo, consentendo che nella primavera del 2010 abbia luogo un’altra solenne 'Ostensione della Sindone'. (Applausi) Se il Signore mi dona la vita e la salute, spero di venire anch'io per questa Ostensione. (Applausi) Sarà un’occasione quanto mai propizia – ne sono certo - per contemplare quel misterioso Volto, che silenziosamente parla al cuore degli uomini, invitandoli a riconoscervi il volto di Dio”.


Il Volto di Dio è dunque la meta di chi si incammina con fedeltà sulla via dell’amore. “Chi ha visto me ha visto il Padre”, afferma il Signore. Per vedere Dio, è quindi l’esortazione del Papa, “bisogna conoscere Cristo e lasciarsi plasmare dal suo spirito”:


“Auspico che questo atto di venerazione aiuti tutti a cercare il Volto di Dio, che fu l’intima aspirazione degli Apostoli, come anche la nostra”. (Regina Caeli – 11 aprile 2010)


La ricerca del Volto di Cristo era stato il cuore anche di un altro viaggio pastorale di Benedetto XVI: quello al Santuario abruzzese di Manoppello, all’inizio del suo Pontificato, il primo settembre del 2006:


“Insieme cerchiamo di conoscere sempre meglio il volto del Signore e dal volto del Signore attingiamo questa forza di amore e di pace che ci mostra anche la strada della nostra vita”.


Contemplando l’icona del Volto Santo custodita a Manoppello, sottolineò il Papa, comprendiamo che per riconoscere il Volto del Signore in quello dei fratelli "sono necessarie mani innocenti e cuori puri":


"'Il tuo volto, Signore, io cerco': ricercare il volto di Gesù deve essere l’anelito di tutti noi cristiani; siamo infatti noi 'la generazione' che in questo tempo cerca il suo volto, il volto del 'Dio di Giacobbe'. Se perseveriamo nel cercare il volto del Signore, al termine del nostro pellegrinaggio terreno sarà Lui, Gesù, il nostro eterno gaudio, la nostra ricompensa e gloria per sempre”.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1361&sett...

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Il cardinale Poletto: la visita del Papa a Torino per la Sindone, occasione per ridare slancio alla fede


“Un evento eccezionale, soprattutto sul piano della grazia, un’occasione per dare nuovo slancio alla fede'': è quanto ha affermato stamani, durante una conferenza stampa a Torino il cardinale Severino Poletto, in vista della visita di Benedetto XVI - in programma domenica prossima - per l'Ostensione della Sindone. Ma ascoltiamo l’arcivescovo di Torino al microfono del nostro inviato Massimiliano Menichetti:

R. – L’attesa nostra è gioiosamente entusiasta perché il 2 giugno 2008, quando settemila pellegrini sono venuti con me a Roma per la professione di fede sulla Tomba di Pietro, fu il Papa stesso che annunciò la disponibilità e l’approvazione a questa Ostensione e disse: se posso verrò anch’io. Quindi, da allora noi attendiamo già il Papa e quest’attesa si inserisce in quello che è il filo conduttore di questa Ostensione che è la “Passio Christi, passio hominis”, per mettere in collegamento la Passione del Signore, la sofferenza di cui la Sindone è specchio, con la sofferenza umana, quella del passato ma soprattutto quella di oggi. Allora, aspettiamo che il Santo Padre ci incoraggi sia a guardare nella sofferenza di Cristo la rivelazione toccante dell’amore di Dio per l’umanità, sia a mettere in relazione alla sofferenza di Cristo le nostre sofferenze per dar loro un valore, perché acquistino un significato redentivo dalla Grazia del Signore.


D. – Il Papa verrà per confermare nella fede i torinesi e non solo; quindi farà una meditazione e una preghiera davanti alla Sindone. Due aspetti importantissimi…


R. – Sì, due aspetti importantissimi perché la visita del Papa non deve essere considerata in modo folkloristico. Noi non celebriamo l’Ostensione della Sindone o l’incontro col Papa come eventi occasionali di un momento per poi voltare pagina e il giorno dopo tornare a vivere come prima: per me sono - e prego per questo e ho fatto pregare per questo - momenti di crescita, di sviluppo, di impegno futuro perché la nostra Chiesa sia sempre più all’altezza di raccogliere le sfide dei tempi, soprattutto la sfida dell’evangelizzazione.


D. – Cardinale Poletto, Benedetto XVI incontrerà la cittadinanza, i giovani, farà visita agli ammalati della Piccola Casa della Divina Provvidenza, il Cottolengo. Quindi, conoscerà da vicino la cittadinanza ma anche la grande opera di volontariato, la carità…


R. – Il Cottolengo è una città nella città. Qui a Torino è stata definita “città della carità” perché uno sa e conosce come la storia religiosa di questa città sia stata segnata dai cosiddetti “santi sociali”: il Cottolengo, don Bosco, il Capasso, il Murialdo, Giorgio Frassati che presenta una santità fresca giovanile. Un giovane che sapeva coniugare l’adorazione eucaristica al mattino presto, la Comunione e la meditazione con lo studio e il lavoro, con la vita al fianco dei poveri nelle soffitte, dove è stato colpito da una poliomielite fulminante che l’ha portato in Paradiso prima del tempo. Sapeva coniugare queste cose con lo sport, con le gite in montagna e anche con l’impegno poi associativo e anche sociale. Questa tradizione di santità vede nel Cottolengo quello che è un po’ il sigillo della carità, perché si è preoccupato degli emarginati della società di allora. Il Papa incontrando gli ospiti della Piccola Casa vedrà il miracolo della carità e lì abbiamo i padri, le numerosissime suore che danno la loro vita la servizio dei poveri. Non per nulla lui diceva: i poveri sono i nostri padroni perché in loro noi dobbiamo servire Gesù.(Montaggio a cura di Maria Brigini)



30/04/2010 15:45
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Torino in attesa del Papa: intervista col sindaco Chiamparino


La città di Torino si appresta ad accogliere Benedetto XVI per l’Ostensione della Sindone: il Papa sarà nel capoluogo piemontese domenica prossima 2 maggio. Su questi due eventi, la visita del Pontefice e l’Ostensione, ascoltiamo il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, al microfono del nostro inviato Massimiliano Menichetti:

R. – Sono due eventi che obbligano tutta la città, credenti e non credenti, ad una riflessione, come conto di dire anche nell’indirizzo di saluto a Sua Santità, che è una riflessione insieme sulla sofferenza e sul rispetto: la sofferenza che c’è nel mondo, che c’è nella società, e il rispetto dell’altro, che credo sia la grande sfida, che abbiamo davanti a noi ovunque, in particolare forse in questa parte di mondo più secolarizzata e in cui le tendenze egoistiche sono più forti.


D. – Torino si presenta come una società mutata, in evoluzione, dal punto di vista sociale. Sono presenti grandi sfide sul piano del lavoro, ma anche delle difficoltà. Che città presenta al Papa?


R. – Una città che sta cambiando, che è immersa nel pieno di una metamorfosi economica e sociale, resa più difficile dalla sferza di una crisi che non è certo finita, soprattutto dal punto di vista sociale, e che forse è nel pieno dei suoi effetti più laceranti, e che però, tuttavia, è una città che ha saputo e sa reagire, sia sul piano economico che sul piano sociale, cercando di non lasciare nessuno solo. Io credo che da questo punto di vista, ecco cosa mi aspetto da Benedetto XVI: mi aspetto che nel suo messaggio incoraggi questo lavoro. Vorrei anche ricordare, perché no, che Torino è una città che ha una storia, com’è noto, di santi "sociali", che forse facilita rispetto ad altri luoghi l’individuazione di quello che io considero il necessario riconoscimento del valore pubblico della religiosità. E’ abbastanza facile intravederlo attraverso la storia di don Bosco, ma bisogna vederlo, però, anche attraverso tutto ciò che la religiosità suggerisce dal punto di vista del comportamento pubblico. Secondo me, questo è molto importante, perché è la premessa per poter trovare soluzioni che sul piano dei diritti ed anche dei doveri consentano ad una comunità di essere effettivamente tale.



30/04/2010 17:39
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Sindone/ Da Diocesi, giovani e Comune i doni per il Santo Padre

Un suo ritratto fatto dal pittore Gribaudo il regalo dei giovani

"Doneremo al santo padre l'effigie della Sacra Sindone in bronzo dorato in un cofanetto di pelle bianca". Così il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, spiega quale sarà il dono della Curia che verrà offerto al Papa domenica due maggi, quando sarà a Torino per l'ostensione. "Si tratta dell'immagine che verrà regalata anche agli altri vescovi - spiega Poletto - ma quella per il santo Padre è realizzata in un formato più grande. Inoltre, come di solito si fa in questi casi, faremo un'offerta al Santo Padre per la sua carità. E' riservata, quindi non posso dire a quanto ammonta. ma posso dire che vogliamo essere vicini al Santo Padre che ha tante richieste da parte delle missioni che in tutto il mondo seguono i più poveri e bisognosi". La pastorale giovanile invece regalerà a Benedetto XVI un quadro del pittore torinese Ezio Gribaudo. Si tratta di un ritratto che il celebre artista realizzò nel 2005 quando Joseph Ratzinger diventò Papa. Anche la Città di Torino ha fatto confezionare un dono speciale per il Santo padre: una penna stilografica in radica bianca con lo stemma papale in oro e argento.

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