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I libri che parlano di lui...

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2014 13:33
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PAPA: COME GIOVANNI XXIII DISTINGUE PECCATO DA PECCATORE

(AGI) - CdV, 23 nov.

(di Salvatore Izzo)

Nel suo libro "Luce del mondo" Benedetto XVI mostra un volto molto simile a quello di Giovanni XXIII, compiendo come lui lo sforzo di distinguere sempre il peccato dal peccatore.
L'omosessualita' e' "una grande prova", spiega, di fronte alla quale una persona puo' trovarsi, "cosi' come una persona puo' dovere sopportare altre prove". Ma "non per questo diviene moralmente giusta". E la stessa misericordia invita ad avere verso i sacerdoti che lasciano perche' innamorati: "laddove un sacerdote vive insieme a una donna si deve esaminare se esista una vera volonta' matrimoniale e se i due possano contrarre un buon matrimonio. Se cosi' fosse, dovranno imboccare quella strada". "Se invece si trattasse di una caduta della volonta' morale, senza un autentico legame interiore, sara' necessario - spiega - trovare vie di risanamento per lui e per lei.
In ogni caso e' necessario provvedere al fatto che i bambini, che sono il bene piu' prezioso, siano tutelati e che possano vivere nel contesto educativo vivo del quale hanno bisogno". Durissimo e' invece sul tema degli abusi sessuali commessi da ecclesiastici sui minori e critica - piu' o meno con le parole del card.Schoenborn che tante polemiche hanno suscitato, ritardi e coperture nella gestione del caso di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo.
"Purtroppo - afferma nel libro-intervista presentato oggi in Vaticano - abbiamo affrontato la questione solo con molta lentezza e con grande ritardo.
In qualche modo era molto ben coperta e solo dal 2000 abbiamo iniziato ad avere dei punti di riferimento concreti. Era necessario avere prove certe per essere sicuri che le accuse avessero un fondamento". In proposito, il Papa ammette di capire quanti lasciano la Chiesa cattolica per protesta dopo lo scandalo della pedofilia. "Penso naturalmente in primo luogo - confida - alle vittime stesse.
Posso capire che a loro riesca difficile credere ancora che la Chiesa sia fonte del bene, che essa trasmetta la luce di Cristo, che essa aiuti a vivere. E anche altri, che pure hanno solo questa percezione negativa, non riescono piu' a vedere l'insieme, quello che e' vivo nella Chiesa. Tanto piu' essa deve impegnarsi affinche' questa grandezza e questa vitalita' tornino ad essere visibili, nonostante tutta la negativita'".
Questa l'analisi del Papa sulla coincidenza tra l'emergere dello scandalo pedofilia e l'anno sacerdotale: "E' immaginabile che il diavolo non riuscisse a sopportare l'anno sacerdotale e allora ci ha scaraventato in faccia il sudiciume. Ha voluto mostrare al mondo quanta sporcizia c'e' anche proprio tra i sacerdoti", aggiunge Benedetto XVI, dicendosi certo che "queste terribili rivelazioni siano state alla fine un gesto della Provvidenza, che ci mortifica, che ci costringe a ricominciare di nuovo".
"Dal punto di vista giornalistico il viaggio in Africa e' stato del tutto oscurato da un'unica mia frase", ammette a proposito della risposta che diede nel 2009 in volo verso il Camerun, a una domanda sulla posizione della Chiesa rispetto ai preservativi. "Mi e' stato chiesto - racconta Benedetto XVI - perche' la Chiesa cattolica, relativamente all'Aids, assumesse una posizione irrealistica ed inefficace. Cosi' mi sono sentito sfidato perche' la Chiesa fa piu' di tutti gli altri. E continuo a sostenerlo, perche' la Chiesa e' l'unica istituzione veramente vicina alle persone, molto concretamente: nel prevenire, nell'educare, nell'aiutare, nel consigliare e nello stare a fianco; e perche' come nessun altro si cura di tanti malati di Aids e in particolare di tantissimi bambini colpiti da questa malattia".
Ed ammette anche di aver sbagliato il tono nel discorso di Ratisbona (non la sostanza, ovviamente. "Avevo concepito quel discorso - rivela - come una lezione strettamente accademica, senza rendermi conto che il discorso di un Papa non viene considerato dal punto di vista accademico, ma da quello politico". Non si considerarono pero' i particolari, e "fu invece estrapolato un passo e dato ad esso un significato politico, che in realta' non aveva. Quel passo trattava di un antico dialogo che, ora come allora, considero di grande interesse". "L'imperatore Manuele, di cui si parla - ricorda - a quel tempo era gia' vassallo del Regno ottomano. Non poteva quindi scagliarsi contro i musulmani; ma, nell'ambito del dialogo intellettuale, poteva porre domande vive. Ma - commenta il Papa - l'attuale comunicazione politica e' tale da non permettere la comprensione di simili correlazioni".
Nel libro, e qui torna la somiglianza con Giovanni XXIII, il Papa del Concilio, Benedetto XVI confida anche le sue "speranze".
Una riguarda l' "unificazione" della Chiesa in Cina, divisa tra ufficiale e clandestina, possa avvenire durante il suo pontificato. Lo afferma rispondendo a una domanda di Peter Seewald per il libro-intervista "Luce del mondo", pubblicato oggi. Un segnale importante in questa direzione, per Benedetto XVI, sono le ordinazioni di vescovi approvati da Roma. "Anche se sorgeranno sempre nuove difficolta' - spiega - si ha la grande speranza di poter superare definitivamente questa divisione. E' un obiettivo che mi sta particolarmente a cuore e per il quale prego ogni giorno il Signore". "Matura sempre piu' il contesto in cui potra' avvenire", sottolinea, anche l'incontro tra il Papa e il patriarca di Mosca, che Benedetto XVI "spera" di realizzare durante il proprio pontificato ma per questo, osserva, "dipende da quanti anni di vita mi concedera' ancora il buon Dio". "Direi di si"', risponde infatti il Pontefice alla domanda se sia possibile "un incontro non troppo lontano tra Roma e Mosca".

© Copyright (AGI)


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