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Paparatzifan
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22/11/2010
08:45
Dal blog di Lella...
L’INTERVISTA
Infine gli dà speranza il fatto che Gesù Cristo non abbandonerà mai la sua Chiesa. Non la lascerà mai cadere in rovina».
Seewald: «Un Pietro 'giovane'»
di Andrea Galli
Peter Seewald ama ricordare, sorridendo, che dai colloqui di papa Gregorio Magno con il diacono Pietro nacquero i famosi quattro Dialoghi , il secondo dei quali è dedicato alla figura di san Benedetto da Norcia. Ora, Ratzinger è diventato Papa con il nome di Benedetto, Peter è diventato diacono e i 'dialoghi' tra i due sono già tre…
Seewald, come ha trovato il Papa rispetto alle altre due interviste?
«L’ho trovato ovviamente più invecchiato. L’incarico che ricopre gli conferisce un’aura che mette più soggezione.
Ma il Ratzinger di prima è il Ratzinger di oggi, ugualmente umile, amabile e presente. Se devo essere onesto, conosco poche persone così efficienti, lucide, curiose e in un certo senso così giovani e moderne come quest’uomo apparentemente anziano che siede sulla cattedra di Pietro. E che ha conservato anche un sottile senso dell’umorismo».
Lei ha potuto rivolgere delle domande non preparate. Il Papa ha comunque rivisto il testo alla fine? Ha corretto diverse cose?
«Io ho presentato in anticipo una traccia, ma le domande non sono state concordate e non ne è stata rifiutata nessuna. Per Ratzinger non ci sono temi tabù.
Ha lasciato nel libro la parola parlata e nel dare l’autorizzazione finale ha solo fatto piccole correzioni, dove riteneva necessarie alcune precisazioni testuali».
Lei conosce Ratzinger e la sua forma mentis molto bene. Cosa l’ha colpita in questa intervista? Ci sono state risposte che non si aspettava?
«Sì, certo. Ratzinger è un osservatore molto preciso ma anche originale. Sono molte le cose che mi hanno colpito nel nostro colloquio. Per esempio la grandezza d’animo e l’amore per il prossimo con cui parla dell’integrazione e del dialogo tra le religioni.
Sono temi che possono far scivolare facilmente su una posizione di chiusura o di eccessivo timore.
Ratzinger integra, non esclude. Vede le cose dalla visuale di Dio, che è un Dio di amore. Nelle sue risposte ci sono poi una quantità di sfumature che prima non si conoscevano. Sulla sua interpretazione del papato, sull’ecumenismo, sulle questioni di morale sessuale, per esempio la prevenzione dell’Aids e l’uso dei profilattici. Mi ha colpito sentire quanto grave giudichi la condizione dell’umanità nella nostra epoca. Questo riguarda la situazione spirituale, ecologica e quella socio-economica. I 'capitali anonimi', questo 'potere anonimo', dice il Papa, rende letteralmente 'schiavo' l’uomo. E coloro che servono tale potere 'sono tormentati e persino distrutti'».
Lei ha detto che ci sono parti di questo libro che non piaceranno a molti vescovi. In che senso?
«Da questa Chiesa il Papa vuole che dopo gli spaventosi casi di abusi e i tanti errori si sottoponga a una profonda purificazione. Inoltre, ritiene sia indispensabile che dopo infinite e sterili discussioni e dopo essersi occupata in modo estenuante di se stessa, la Chiesa torni finalmente a conoscere e a far conoscere Gesù Cristo e il messaggio del Vangelo.
Il compito è annunciare agli uomini la verità. La verità riguardo al mistero della Creazione. La verità riguardo alla nostra speranza, che va al di là della dimensione terrena. Siamo stati a guardare troppo a lungo. Anche i vescovi. Ci siamo accontentati di un cristianesimo di facciata, prendiamo per esempio l’ora di religione o la catechesi, che è a terra. Questo tempo è finito. Le sfide che abbiamo davanti sono diventate estremamente serie.
Oggi si tratta di ritrovare un cristianesimo deciso, votato all’annuncio, per la salvezza della creazione.
Sempre consci del fatto che non siamo cittadini di questa terra, ma, come dice il Papa, siamo in ultimo 'cittadini del Cielo'».
Cosa consola Benedetto XVI della Chiesa di oggi?
«Il Papa pensa che il tempo del relativismo con la sua Weltanschauung, che prende a misura solo l’Io e i suoi desideri, sia destinato a finire. Possiamo già vedere come tanti falsi dei crollano su se stessi. Certamente la Chiesa sta vivendo una crisi seria. In Occidente assistiamo a un crollo del cristianesimo vissuto e delle strutture ecclesiali. Tuttavia molti sottovalutano il fatto che le persone in Europa – in Italia, in Germania, in Spagna, in Polonia – si considerano cristiane e appartenenti alla Chiesa. Non è una minoranza, ma come prima è di gran lunga la maggioranza. Questo è un potenziale che non è andato perso. Inoltre, vista su scala globale, la Chiesa non è mai stata così grande ed estesa come oggi. La speranza del Papa è che possa interrompersi la spirale del silenzio, che i cristiani ritrovino il coraggio per annunciare la propria fede. Non sono pochi coloro che della Chiesa tornano ad apprezzare non solo la sua incomparabile liturgia, ma anche la sua capacità di resistere allo spirito del tempo e alle deformazioni che esso causa. Al Papa danno speranza i molti nuovi movimenti religiosi in giro per il mondo.
© Copyright Avvenire, 21 novembre 2010
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