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    00 22/02/2011 20:33
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    PAPA: PER CHI NON HA FEDE UNIVERSO E' UN SEPOLCRO SENZA FUTURO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 22 feb.

    "Privo della luce della fede l'universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza".
    Lo scrive Benedetto XVI nel messaggio per la Quaresima, presentato oggi in Vaticano.
    "La fede nella risurrezione dei morti e la speranza della vita eterna - spiega - aprono il nostro sguardo al senso ultimo della nostra esistenza: Dio ha creato l'uomo per la risurrezione e per la vita, e questa verita' dona la dimensione autentica e definitiva alla storia degli uomini, alla loro esistenza personale e al loro vivere sociale, alla cultura, alla politica, all'economia".
    "Il nostro immergerci nella morte e risurrezione di Cristo attraverso il Sacramento del Battesimo, ci spinge ogni giorno - continua Papa Ratzinger - a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la 'terra', che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo".
    Per il Pontefice, "attraverso le pratiche tradizionali del digiuno, dell'elemosina e della preghiera, espressioni dell'impegno di conversione, la Quaresima educa a vivere in modo sempre piu' radicale l'amore di Cristo".
    In particolare, "il digiuno, che puo' avere diverse motivazioni, acquista per il cristiano un significato profondamente religioso: rendendo piu' povera la nostra mensa impariamo a superare l'egoismo per vivere nella logica del dono e dell'amore; sopportando la privazione di qualche cosa -e non solo di superfluo - impariamo a distogliere lo sguardo dal nostro 'io', per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli. Per il cristiano - dunque - il digiuno non ha nulla di intimistico, ma apre maggiormente a Dio e alle necessita' degli uomini, e fa si' che l'amore per Dio sia anche amore per il prossimo".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: DIAVOLO E' ALL'OPERA ANCHE OGGI, MA VINCERA' CRISTO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 22 feb.

    "Il diavolo e' all'opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l'uomo che vuole avvicinarsi al Signore".
    Lo scrive il Papa nel messaggio per la Quaresima, reso noto oggi.
    "Il combattimento vittorioso contro le tentazioni, che da' inizio alla missione di Gesu' - ricorda Benedetto XVI soffermandosi sul Vangelo che sara' letto domenica 13 marzo - e' un invito a prendere consapevolezza della propria fragilita' per accogliere la Grazia che libera dal peccato e infonde nuova forza in Cristo, via, verita' e vita".
    E' un deciso richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull'esempio di Gesu' e in unione con Lui, una lotta "contro i dominatori di questo mondo tenebroso".
    Dall'eterna lotta contro il demonio, infatti, "Cristo ne esce vittorioso, per aprire anche il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male".

    © Copyright (AGI)


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    00 23/02/2011 01:14
    Il Papa: in Quaresima, riscoprire il valore del Battesimo
    Messaggio del Pontefice per la Quaresima 2011

    di Roberta Sciamplicotti


    CITTA' DEL VATICANO, martedì, 22 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La Quaresima è un'occasione preziosa per riscoprire il senso e il valore del Battesimo, ricorda Papa Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Quaresima 2011, reso pubblico dalla Santa Sede questo martedì.

    Nel testo, sul tema “Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti” (cfr Col 2,12), il Pontefice invita a vivere il periodo quaresimale in un “cammino di purificazione nello spirito, per attingere con maggiore abbondanza al Mistero della redenzione la vita nuova in Cristo Signore”.

    “Questa stessa vita ci è già stata trasmessa nel giorno del nostro Battesimo”, osserva, sottolineando che il fatto che nella maggior parte dei casi questo sacramento sia ricevuto da bambini “mette in evidenza che si tratta di un dono di Dio: nessuno merita la vita eterna con le proprie forze”.

    “La misericordia di Dio, che cancella il peccato e permette di vivere nella propria esistenza gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, viene comunicata all’uomo gratuitamente”.

    Il Pontefice spiega che “un nesso particolare” lega il Battesimo alla Quaresima “come momento favorevole per sperimentare la Grazia che salva”.

    In questo sacramento, infatti, “si realizza quel grande mistero per cui l’uomo muore al peccato, è fatto partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo stesso Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti”.

    “Questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi e la Quaresima ci offre un percorso analogo al catecumenato, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni d’oggi, è una scuola insostituibile di fede e di vita cristiana”.

    Via di virtù

    “Il nostro immergerci nella morte e risurrezione di Cristo attraverso il Sacramento del Battesimo”, prosegue il Papa, “ci spinge ogni giorno a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la 'terra', che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo”.

    Attraverso le pratiche tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghiera, “espressioni dell’impegno di conversione”, la Quaresima educa infatti “a vivere in modo sempre più radicale l’amore di Cristo”.

    Il digiuno acquista per il cristiano “un significato profondamente religioso”: “rendendo più povera la nostra mensa impariamo a superare l’egoismo per vivere nella logica del dono e dell’amore; sopportando la privazione di qualche cosa - e non solo di superfluo - impariamo a distogliere lo sguardo dal nostro 'io', per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli”.

    “Per il cristiano il digiuno non ha nulla di intimistico, ma apre maggiormente a Dio e alle necessità degli uomini, e fa sì che l’amore per Dio sia anche amore per il prossimo”.

    Allo stesso modo, si impara a resistere “alla tentazione dell’avere, dell’avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita”.

    “La bramosia del possesso provoca violenza, prevaricazione e morte; per questo la Chiesa, specialmente nel tempo quaresimale, richiama alla pratica dell’elemosina, alla capacità, cioè, di condivisione”.

    “Come comprendere la bontà paterna di Dio se il cuore è pieno di sé e dei propri progetti, con i quali ci si illude di potersi assicurare il futuro?”.

    La pratica dell’elemosina è dunque “un richiamo al primato di Dio e all’attenzione verso l’altro, per riscoprire il nostro Padre buono e ricevere la sua misericordia”.

    Ascolto della Parola

    “Per intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua e prepararci a celebrare la Risurrezione del Signore - la festa più gioiosa e solenne di tutto l’Anno liturgico - che cosa può esserci di più adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio?”, chiede il Papa nel suo Messaggio.

    Per questo, ricorda, nei testi evangelici delle domeniche di Quaresima la Chiesa “guida ad un incontro particolarmente intenso con il Signore”, facendo “ripercorrere le tappe del cammino dell’iniziazione cristiana”: “per i catecumeni, nella prospettiva di ricevere il Sacramento della rinascita, per chi è battezzato, in vista di nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui”.

    Meditando e interiorizzando la Parola di Dio per viverla quotidianamente, si impara “una forma preziosa e insostituibile di preghiera”, “perché l’ascolto attento di Dio, che continua a parlare al nostro cuore, alimenta il cammino di fede che abbiamo iniziato nel giorno del Battesimo”.

    La preghiera permette anche di acquisire “una nuova concezione del tempo”.

    Quest'ultimo, infatti, senza la prospettiva dell’eternità e della trascendenza “scandisce semplicemente i nostri passi verso un orizzonte che non ha futuro”, mentre nella preghiera si trova “tempo per Dio”, “per entrare in quell’intima comunione con Lui che nessuno potrà toglierci e che ci apre alla speranza che non delude, alla vita eterna”.

    In sintesi, constata Benedetto XVI, l’itinerario quaresimale consiste nel “farsi conformi alla morte di Cristo” per attuare “una conversione profonda della nostra vita”: “lasciarci trasformare dall’azione dello Spirito Santo, come san Paolo sulla via di Damasco; orientare con decisione la nostra esistenza secondo la volontà di Dio; liberarci dal nostro egoismo, superando l’istinto di dominio sugli altri e aprendoci alla carità di Cristo”.

    “Il periodo quaresimale – conclude – è momento favorevole per riconoscere la nostra debolezza, accogliere, con una sincera revisione di vita, la Grazia rinnovatrice del Sacramento della Penitenza e camminare con decisione verso Cristo”.

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    00 23/02/2011 15:41
    Dolore del Papa per le vittime del terremoto in Nuova Zelanda
    300 persone sono ancora sotto le macerie, informa Fides



    CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 23 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI, attraverso un telegramma inviato dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, a monsignor Barry Philip Jones, Vescovo di Christchurch, ha espresso la sua vicinanza alle vittime del terremoto che ha colpito questo lunedì la Nuova Zelanda.

    Il Papa, afferma il messaggio, “ha appreso con tristezza dell'improvvisa devastazione e perdita di vite nella città di Christchurch a causa del recente terremoto”.

    Per questo, “desidera esprimere la sua vicinanza spirituale a chiunque sia stato coinvolto, e invia le proprie condoglianze a tutti coloro che piangono la perdita dei propri cari”.

    Il Pontefice assicura anche agli abitanti di Christchurch e della Nuova Zelanda le sue “preghiere per tutti coloro che stanno lavorando urgentemente per salvare e assistere quanti sono ancora intrappolati e i feriti, e per quanti lavorano per ripristinare i servizi minimi”.

    Il messaggio si conclude con l'auspicio del Papa che “Dio effonda le sue benedizioni di coraggio e di forza” sulla popolazione.

    Anche la Conferenza Episcopale Australiana, attraverso il suo presidente, monsignor Philip Wilson, Arcivescovo di Adelaide, ha espresso le proprie condoglianze al Vescovo di Christchurch per l'accaduto.

    “Con profondo rammarico i Vescovi australiani e tutti i cattolici di questa Nazione assistono ai tragici eventi che hanno colpito la popolazione di Christchurch”, afferma il messaggio, riportato dall'agenzia vaticana Fides.

    “La vicinanza geografica dei nostri Paesi e la solidarietà che condividiamo in momenti come questi ci portano a provare un grande dolore verso le sofferenze di queste persone”, aggiunge monsignor Wilson.

    Il terremoto, il peggiore che abbia colpito il Paese negli ultimi 80 anni, ha avuto un'intensità di 6,3 gradi della scala Richter. Christchurch è stata devastata. Le due Cattedrali, quella cattolica e quella anglicana, sono state parzialmente distrutte.

    Secondo Fides, che cita il direttore neozelandese delle Pontificie Opere Missionarie, padre Paul Shannahan, 300 persone si trovano ancora sotto le macerie, “la maggior parte turisti”.

    “Tanta paura per una classe di studenti giapponesi che si trovavano in una scuola di lingua inglese. Fino ad ora sono stati recuperati 75 corpi, compresi quelli delle persone che si trovavano nella Cattedrale anglicana crollata”, ha reso noto Shannahan.


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    00 23/02/2011 19:29
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    PAPA: RIFORMA PROTESTANTE PROVOCATA DA CRISI POLITICA E RELIGIOSA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 23 feb.

    Alla fine del sedicesimo secolo "una grave crisi politica e religiosa provocò il distacco di intere Nazioni dalla Sede Apostolica".
    Lo ha ricordato Benedetto XVI identificando le cause della Riforma Protestante, definita "dolorosa scissione della cristianita' occidentale", nella catechesi dell'Udienza Generale di oggi, dedicata a San Roberto Bellarmino, il cardinale gesuita che "svolse un ruolo importante" nella Chiesa del suo tempo evitando "ogni taglio polemico e aggressivo nei confronti delle idee della Riforma, ma utilizzando gli argomenti della ragione e della tradizione della Chiesa, illustra in modo chiaro ed efficace la dottrina cattolica".
    L'eredita' di san Bellarmino, ha continuato il Papa, "sta nel modo con cui concepi' il suo lavoro. I gravosi uffici di governo non gli impedirono, infatti, di tendere quotidianamente verso la santita' con la fedelta' alle esigenze del proprio stato di religioso, sacerdote e vescovo". Da questa fedelta' discende "il suo impegno nella predicazione. Essendo, come sacerdote e vescovo, innanzitutto un pastore d'anime, senti' il dovere di predicare assiduamente".
    "La sua predicazione e le sue catechesi - ha ricordato il Papa teologo - presentano quel medesimo carattere di essenzialita' che aveva appreso dall'educazione ignaziana, tutta rivolta a concentrare le forze dell'anima sul Signore Gesu' intensamente conosciuto, amato e imitato". Mentre "un segno distintivo della spiritualita' del Bellarmino e' "la percezione viva e personale dell'immensa bonta' di Dio, per cui il nostro santo si sentiva veramente figlio amato da Lui ed era fonte di grande gioia il raccogliersi, con serenita' e semplicita', in preghiera, in contemplazione di Dio". Negli scritti di San Roberto Bellarmino, per Ratzinger "si avverte in modo molto chiaro, pur nella riservatezza dietro la quale cela i suoi sentimenti, il primato che egli assegna agli insegnamenti di Cristo".
    "San Bellarmino offre cosi' - ha concluso - un modello di preghiera, anima di ogni attivita': una preghiera che ascolta la Parola del Signore, che e' appagata nel contemplarne la grandezza, che non si ripiega su se stessa, ma e' lieta di abbandonarsi a Dio".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: SAGGEZZA E' SAPER DISTINGUERE VERO BENE DA VERO MALE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 23 feb.

    "Stima vero bene per te cio' che ti conduce al tuo fine, vero male cio' che te lo fa mancare. Avvenimenti prosperi o avversi, ricchezze e poverta', salute e malattia, onori e oltraggi, vita e morte, il sapiente non deve ne' cercarli, ne' fuggirli per se stesso. Ma sono buoni e desiderabili solo se contribuiscono alla gloria di Dio e alla tua felicita' eterna, sono cattivi e da fuggire se la ostacolano".
    Lo ha detto il Papa citando il primo "gradino" del "De ascensione mentis in Deum" di San Roberto Bellarmino a conclusione dell'Udienza Generale di oggi. "Se hai saggezza - ha continuato Benedetto XVI - comprendi che sei creato per la gloria di Dio e per la tua eterna salvezza.
    Questo e' il tuo fine, questo il centro della tua anima, questo il tesoro del tuo cuore". Per Papa Ratzinger, quelle del cardinale gesuita sull'opzione per il bene morale che ciascuno deve dare alla propria vita "non sono parole passate di moda, ma da meditare a lungo per orientare il
    nostro cammino su questa terra. Ci ricordano che il fine della nostra vita e' il Signore, il Dio che si e' rivelato in Gesu' Cristo, nel quale Egli continua a chiamarci e a prometterci la comunione con Lui".
    "Ci ricordano- ha concluso - l'importanza di confidare nel Signore, di spenderci in una vita fedele al Vangelo, di accettare e illuminare con la fede e con la preghiera ogni circostanza e ogni azione della nostra vita, sempre protesi all'unione con Lui".

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    M.O.: PAPA INCONTRA PRESIDENTE, MINISTRI E PATRIARCA DEL LIBANO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 23 feb.

    Prima di raggiungere l'Aula Nervi per l'Udienza Generale, Benedetto XVI ha incontrato questa mattina in Vaticano il card. Nasrallah Pierre Sfeir, patriarca di Antiochia dei Maroniti, il presidente libanese Michel Suleiman e un gruppo di ministri libanesi di tutte le confessioni.
    L'incontro e' avvenuto in via delle Fondamenta (sulla sinistra della Basilica di San Pietro) dove il Papa si e' fermato per la Benedizione della statua di San Marone, collocata in una nicchia esterna della Basilica. Il fondatore del rito maronita (presente in Libano, Siria, Egitto, Cipro, Terra Santa e nei Paesi della diaspora cioe' dovunque siano presenti immigrati libanesi) era un un monaco e sacerdote siriano vissuto tra il IV e il V secolo; ordinato sacerdote e scelta la vita eremitica, si ritiro' sulle montagne del Tauro, nei pressi di Cirro. Per il suo stile di vita ascetico e le guarigioni fisiche e spirituali a lui attribuite attiro' al suo eremo molti seguaci, che costruirono il primo nucleo della Chiesa Maronita.
    Incalzati dalle persecuzioni dei "non calcedonesi", nel VII secolo i maroniti lasciarono la Siria per rifugiarsi in Libano, stabilendo la sede del Patriarcato a Bkerke', dove la venerata reliquia del cranio di San Marone venne ospitata fino al 1130,quando l'abate dell'Abbazia di Sassovivo (Foligno), pellegrino in Terra Santa, la trasferi' nel suo convento da dove fu poi spostata nella Cappella delle Reliquie della Cattedrale di Foligno. Nella citta' umbra e' rimasta sotto il baldacchino dell'altare maggiore fino al 2000, quando una parte di essa, inserita in un busto di bronzo, e' stata restituita dal vescovo diocesano al Patriarca Sfeir. La statua benedetta oggi dal Papa e' stata commissionata dalla Chiesa cattolica maronita ed e' opera dello scultore spagnolo Marco Augusto Duenas, che l'ha ricavata da un unico blocco di marmo di Carrara. Alta oltre cinque metri, raffigura San Marone nell'atto di offrire al mondo una piccola chiesa di stile maronita, posta nell'incavo della mano sinistra; il Santo indossa una lunga stola che riporta scritte in siriaco e sostiene con la mano destra un pastorale.

    © Copyright (AGI)

    NUOVA ZELANDA: PAPA, PREGO PER LE VITTIME E I SOCCORRITORI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 23 feb.

    "Un nuovo forte terremoto, persino piu' devastante di quello dello scorso settembre ha colpito la citta' di Christchurch, in Nuova Zelanda, causando una considerevole perdita di vite umane e molti dispersi, per non dire dei danni agli edifici".
    Lo ha detto il Papa salutando i pellegrini di lingua inglese presenti all'Udienza Generale. "In questo momento", ha assicurato Benedetto XVI, "i miei pensieri sono rivolti soprattutto alle persone che sono state duramente provate da questa tragedia.
    Chiediamo a Dio di dare sollievo alle loro sofferenze e di sostenere tutti coloro che sono coinvolti nelle operazioni di soccorso. Vi chiedo anche di unirvi a me nella preghiera per tutti coloro che hanno perso la vita".

    © Copyright (AGI)


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    00 23/02/2011 19:32
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    VATICANO-ISLAM:PORTAVOCE AL-AZHAR,PAPA SI SCUSI PER CROCIATE

    (ANSA) - ROMA, 23 FEB

    Per riavviare il dialogo interrotto con l'Islam papa Benedetto XVI deve compiere un ''gesto di
    rispetto'' verso i musulmani come ''chiedere scusa per le crociate, cosi' come ha chiesto scusa per l'olocausto'', oppure condannare ''l'occupazione israeliana in Palestina''.
    E' quanto ha affermato Muhammad Rifaa Al Tahtawi, portavoce dimissionario dell'università di Al-Azhar parlando con i giornalisti a margine del convegno 'Agenda della convivenza. Cristiani e musulmani per un futuro insieme', promosso a Roma dalla Comunita' di Sant'Egidio.
    Al Tathatwi, che ha specificato di parlare a titolo personale, ha detto di essere fiducioso sulla ripresa del dialogo congelato dopo gli interventi del Papa in difesa dei cristiani perseguitati in Medio Oriente, ma ha anche ricordato come ''i musulmani non si sentano rispettati ne' trattati da pari dal Pontefice'' e come questa ferita sia stata originata e non ancora rimarginata dal discusso discorso che papa Ratzinger pronuncio' nel 2006 a Ratisbona.

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    00 24/02/2011 01:08
    Benedetto XVI: non c’è riforma della Chiesa senza conversione
    All’Udienza generale nella catechesi su san Roberto Bellarmino



    ROMA, mercoledì, 23 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Non c’è riforma della Chiesa senza conversione personale. Lo ha detto questo mercoledì Benedetto XVI durante l’Udienza generale dedicata alla figura di san Roberto Bellarmino, Dottore della Chiesa, vissuto tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento.

    Rivolgendosi ai fedeli riuniti nell’Aula Paolo VI, il Pontefice ha tratteggiato la figura di questo Cardinale gesuita, che fu un grande pastore d’anime e che attraverso i suoi numerosi scritti svolse un ruolo determinante nella Chiesa del dopo Concilio di Trento per rispondere alla Riforma protestante.

    “Egli – ha detto il Papa – evita ogni taglio polemico e aggressivo nei confronti delle idee della Riforma, ma utilizzando gli argomenti della ragione e della Tradizione della Chiesa, illustra in modo chiaro ed efficace la dottrina cattolica”.

    Questo perché dalla contemplazione di Dio e dal “primato che egli assegna agli insegnamenti del Signore”, Bellarmino riusciva a ricavare “applicazioni pratiche” proiettandovi “la situazione della Chiesa del suo tempo con vivace afflato pastorale”. Costante fu infatti il suo sforzo “di tendere quotidianamente verso la santità con la fedeltà alle esigenze del proprio stato di religioso, sacerdote e Vescovo”.

    San Bellarmino fu dunque un modello di preghiera, “una preghiera che ascolta la Parola del Signore”, che “non si ripiega su stessa, ma è lieta di abbandonarsi a Dio”.

    Per questo, nelle sue opere il santo invitava i cristiani a “vivere semplicemente e con carità in modo da accumulare beni in Cielo”.

    E allo stesso tempo richiamava anche il clero e i fedeli ad una riforma personale della propria vita, perché “non può esserci vera riforma della Chiesa se prima non c’è la nostra personale riforma e la conversione del nostro cuore”.

    San Bellarmino, ha poi concluso il Papa, ci ricorda ancora oggi “l’importanza di confidare nel Signore, di spenderci in una vita fedele al Vangelo, di accettare e illuminare con la fede e con la preghiera ogni circostanza e ogni azione della nostra vita, sempre protesi all’unione con Lui”.












    Il Papa benedice una statua di san Marone
    Collocata in una nicchia esterna della Basilica Vaticana



    ROMA, mercoledì, 23 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Questo mercoledì prima di raggiungere l’Aula Paolo VI per l'Udienza generale, il Santo Padre ha benedetto la statua di san Marone, collocata in una nicchia esterna della Basilica di San Pietro.

    Vissuto tra il IV e il V secolo come eremita sulle montagne del Tauro, nei pressi di Cirro, un'antica città della Siria settentrionale, san Marone si guadagnò la fama di taumaturgo e godè di una grande reputazione come direttore spirituale.


    Per il suo stile di vita ascetico e le guarigioni fisiche e spirituali attirò presto al suo eremo molti seguaci, che costituirono il primo nucleo della Chiesa Maronita, comunità sui iuris in seno alla Chiesa Cattolica - da sempre in comunione con Roma anche se mantiene una liturgia e un calendario propri - presente in Libano, Siria, Egitto, Terra Santa e nei Paesi della diaspora.

    La statua, alta oltre cinque metri e di 20 tonnellate di peso, è stata commissionata dalla Chiesa cattolica maronita in occasione del giubileo – inaugurato il 14 febbraio 2010 – per i 1600 anni dalla morte di san Marone ed è opera dello scultore spagnolo Marco Augusto Dueñas, che l’ha ricavata da un unico blocco di marmo di Carrara.

    L'opera raffigura il santo nell’atto di offrire al mondo una piccola chiesa di stile maronita, posta nell’incavo della mano sinistra. San Marone indossa una lunga stola che riporta scritte in siriaco e sostiene con la mano destra un pastorale.

    Presenti alla cerimonia il Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca d'Antiochia dei Maroniti, il Presidente del Libano, Michel Suleiman, con la consorte – che giovedì 24 febbraio verranno ricevuti in Vaticano dal Santo Padre –, un gruppo di ministri libanesi di tutte le confessioni, oltre ai Cardinali Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro, Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Ignace Moussa i Daoud, Prefetto emerito della stessa Congregazione, e Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.












    Il Pontefice benedice “la fiaccola benedettina”
    All’inizio dell'annuale pellegrinaggio che si concluderà il 21 marzo



    ROMA, mercoledì, 23 febbraio 2011 (ZENIT.org).- All’Udienza generale di mercoledì, il Santo Padre ha benedetto “la fiaccola benedettina”, all’inizio del suo annuale pellegrinaggio, che quest’anno si svolgerà in terra britannica e si concluderà il 21 marzo - festa di san Benedetto, Patrono principale d’Europa - nei luoghi di nascita e di morte del santo: Norcia e Montecassino.

    La fiaccola giungerà quindi a Londra, dove sarà accesa nell’Abbazia di Westminster, il prossimo 2 marzo, nel corso di una celebrazione ecumenica.

    Al termine della catechesi odierna il Papa ha salutato la delegazione di Norcia e Montecassino, che accompagnerà il simbolo benedettino nella missione di pace e fratellanza nella capitale del Regno Unito, guidata dall’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, e dall’Abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli.

    “Cari amici – ha auspicato –, mentre vi ringrazio per l’odierna visita, faccio voti che la tradizionale iniziativa contribuisca a ravvivare la luce della fede, specialmente in Europa e sia portatrice di concordia e di riconciliazione”.

    L'iniziativa della fiaccola è nata nel 1964, quando Papa Paolo VI ha proclamato san Benedetto da Norcia Patrono d'Europa.

    Lo scorso anno il pellegrinaggio è iniziato a Colonia (Germania). In precedenza, la fiaccola ha anche viaggiato alla volta di New York per portare un messaggio di speranza dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001.

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    00 25/02/2011 00:50
    L'Osservatore Romano

    Edizione quotidiana 25 febbraio 2011





    www.vatican.va/news_services/or/or_quo/index.html

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    00 25/02/2011 00:51
    “Attaccano il Papa perché lotta contro il relativismo”
    Presentato il libro “La verità del Papa” del vaticanista Aldo Maria Valli



    ROMA, giovedì, 24 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Il 22 febbraio è stato presentato presso il Collegio don Nicola Mazza, a Roma, il libro “La verità del Papa. Perché lo attaccano, perché va ascoltato” del giornalista vaticanista del TG1, Aldo Maria Valli. L’incontro è stato moderato dal suo collega Lorenzo Fazzini e illustrato dall’autore e dal presidente dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), Ettore Gotti Tedeschi.

    Perché il Papa attuale è l’uomo pubblico più attaccato in assoluto o le sue parole sono oggetto di forti manipolazione? Si è chiesto Valli: “Perché - ha risposto - nel suo magistero al centro c’è una battaglia contro il relativismo, battaglia fatta con toni pacati e gentili, ma che ha centrato il problema dell'uomo odierno. E’ una convergenza di interessi e di persone che non vogliono che l’uomo si ponga il problema della verità e che possa quindi essere facilmente manipolato”.

    Valli ha confessato il suo poco entusiasmo iniziale sull’attuale Papa: “Quando Bendetto XVI fu eletto non ero un suo tifoso, lo ero di Giovanni Paolo II, un Papa che ha chiesto di incontrare tanti popoli, con cambiamenti positivi, come il crollo del muro di Berlino”. Ed ha confidato: “preferivo un Papa di un paese del sud povero. Ma poco a poco sono stato conquistato dal pensiero di Benedetto XVI”.

    Tuttavia, ha aggiunto, “lo Spirito soffia dove vuole, viene fuori un Papa europeo, tedesco, un teologo, ex prefetto della Dottrina della fede, e tutte le mie attese sono state scombinate”.

    Questo Papa, ha proseguito il vaticanista, “mi ha conquistato con la sua razionalità e semplicità”, anche se “la questione più profonda erano temi decisivi come la libertà e la verità”, e la necessità di dialogare anche con coloro che non sono cristiani, che si è concretizzata con l'istituzione del Cortile dei Gentili, grazie al Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

    “Poi si aggiungono i casi di pedofilia agli attacchi consueti – ha continuato Aldo Maria Valli –. Fatti terribili che sono avvenuti, e che sono stati impiegati dal mondo dell’informazione per scatenare un nuovo attacco e su responsabilità che non sono state sue”.

    Ma il problema di fondo, ha continuato il giornalista, è che “gli attacchi avvengono perché il Papa pone dei problemi, nei quali la questione della verità è assolutamente centrale, perché è una autentica battaglia contro il relativismo”. Perché ciò che permea la nostra cultura e mentalità attuali è la negazione dell'esistenza della verità, soppiantata da tante verità individuali, la quale non si può raggiungere, ma alla quale ci si può al limite avvicinare in misura maggiore o minore a seconda delle esperienze fatte.

    “Con grande semplicità – ha proseguito Valli - il nostro Papa indica che la verità esiste ma non si è pienamente uomini se non la si ricerca. Che l’uomo ha questo anelito e se neghiamo questa voglia, amputiamo una parte di noi stessi”. E quindi, “se non si enuncia questo problema di fondo non si può capire il suo pontificato”.

    Nel libro si raccontano diversi casi come quello recente “in cui Benedetto XVI ha parlato agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede sulla libertà di religione ed ha fatto appello ai responsabili musulmani dei diversi Paesi, perché garantiscano l’autentica libertà di religione a tutte le fedi e ai cristiani”.

    “Ma la stampa – ha fatto notare – da questo discorso di quattro cartelle ha estratto solo quattro linee di un inciso sulla educazione sessuale nelle scuole, pensando alla situazione spagnola e i titoli il giorno dopo erano: ‘Attacco del Papa all’educazione sessuale’. Le sue parole, quindi, vengono manipolate e questo avviene continuamente”.

    Per il giornalista, la battaglia del Santo Padre “non è una battaglia di retroguardia, ha uno sguardo più largo di tutti”, perché abbraccia “l’antropologia: che cosa è l’uomo? Che cosa siamo noi?”.

    “Alla fine ti conquista sul piano della razionalità – ha detto – ma occorre ascoltarlo e leggerlo” ed ha aggiunto: “Facciamolo. Alcuni nemici lo hanno capito molto bene. Noi il suo gregge molte volte lo ignoriamo”.

    Alla domanda del giornalista Lorenzo Fazzini, se dietro questi attacchi ci sia o meno una regia occulta, una strategia, Valli ha risposto che “il Papa non pensa a un complotto”, o almeno non a un complotto “alla James Bond, e neanche a un grande vecchio che muove i fili”. Esiste sì una “convergenza di interessi”. E Valli ha ricordato che “il Papa a più riprese ha parlato di persecuzione ma mai di persecuzione esterna. Mai si è trincerato dicendo ‘mi stanno attaccando’”.

    Ed ha ricordato che “nel viaggio in Portogallo, davanti alla madonna di Fatima, il Papa ha voluto consacrare i sacerdoti del mondo” perché la “vera persecuzione è la mancanza di fedeltà a partire dai consacrati, fino ai Vescovi, ai Cardinali, e ai laici. Il Papa ci chiama a un nostro ruolo in questa società e ci dobbiamo interrogare se stiamo rendendo testimonianza oppure se ci stiamo mimetizzando”.

    Il moderatore ha raccontato che quando la Caritas in Veritate è stata presentata a porte chiuse dal professor Stefano Zamagni a un gruppo di banchieri della City, qualcuno di loro disse: “Possiamo accettare tutto tranne che il Papa metta il naso nei nostri affari” e che dopo questa enciclica gli attacchi sarebbero aumentati.

    Il presidente dello IOR, rispondendo alla domanda, ha ricordato che nell’introduzione e nel capitolo sesto la Caritas in Veritate afferma che il nichilismo nuoce all'uomo, perché gli fa smarrire il senso della vita tanto da non riesce più a distinguere tra mezzi e fini. E quindi, “gli strumenti economici assumono un'autonomia morale e non servono più a nulla”.

    Gotti Tedeschi ha quindi richiamato l’enciclica di Giovanni Paolo II Sollicitudo rei sociali, dove si indica che “l’uomo è cresciuto molto nella capacità tecnologica ma non nella conoscenza e capacità di saperle usare” e che quindi esiste il “rischio che gli strumenti sfuggano di mano”. Mentre nella Caritas in Veritate, il Papa sostiene che “gli strumenti sono strumenti e quindi né buoni né cattivi. Neanche la finanza, neanche i derivati. E' cattivo l’uomo immaturo ed egoista che li usa male”.

    E se per uscire dalla crisi, ha proseguito, “useremo male gli strumenti a nostra disposizione sarà ancora peggio. E nel capitolo VI fa capire quali sono gli strumenti che preoccupano di più, come la biotecnologia e la tentazione di un uomo immaturo che pensa di potersi sostituire a Dio”. Gotti Tedeschi ha poi ricordato che “chi guidava il mondo fino a poco tempo fa erano gli Stati Uniti e l’Europa che, nel bene o nel male, avevano radici cristiane anche se corrotte, ma dove il senso di responsabilità fa parte di queste radici”.

    Mentre con il nuovo sistema geoculturale i valori che si affermeranno “sono quelli dei paesi di cultura pragmatica come la Cina, che si fonda sul taoismo, che esclude una divinità assoluta e con un po’ di maoismo”. Il presidente dello IOR ha infine ricordato l’importanza di ricristianizzare l’Europa che pur nelle sue derive pagane, è forte nella cultura e nelle idee, e vanta un patrimonio di tremila anni di pensiero.


























    Benedetto XVI: il Libano, un messaggio di libertà e convivenza
    Nel ricevere in udienza il Presidente di questo Paese, Michel Sleiman



    ROMA, giovedì, 24 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha ricevuto questo giovedì in udienza il Presidente della Repubblica del Libano, Michel Sleiman, che successivamente ha incontrato il Segretario di Stato vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti.

    “Nel corso dei cordiali colloqui – fa sapere una nota della Sala Stampa vaticana – è stato sottolineato che il Libano, a motivo della presenza di diverse comunità cristiane e musulmane, rappresenta un messaggio di libertà e di rispettosa convivenza non solo per la Regione ma anche per il mondo intero”.

    In Libano, infatti, una pluralità di religioni e riti convive in armonia, da quando soprattutto la Costituzione del 23 maggio 1926 e il Patto nazionale del 1943 hanno instaurato un regime consociativo o di democrazia consensuale.

    Infatti, il Patto nazionale ha sancito una suddivisione delle cariche pubbliche in base all'appartenenza religiosa: il presidente della Repubblica deve essere cristiano maronita, resta in carica sei anni e condivide il potere esecutivo con il Consiglio dei ministri, presieduto da un musulmano di confessione sunnita.

    In particolare l'articolo 9 della Costituzione dichiara che “la libertà di coscienza è assoluta” e che “lo Stato, rendendo omaggio all'Altissimo, garantisce in pari misura alle popolazioni, a qualunque rito appartengano, il rispetto del loro statuto personale e dei loro interessi religiosi”.

    “In tale contesto – afferma la nota – la promozione della collaborazione e del dialogo fra le confessioni religiose si rivela sempre più necessaria”.

    “Si è quindi rilevata – si legge ancora – l’importanza dell’impegno delle Autorità civili e religiose per educare le coscienze alla pace e alla riconciliazione e si è auspicato che la formazione del nuovo Governo favorisca la desiderata stabilità della Nazione, chiamata ad affrontare importanti sfide interne e internazionali”.

    Durante i colloqui, “ci si è soffermati sulla situazione del Medio Oriente, con particolare riferimento ai recenti avvenimenti in alcuni Paesi arabi, ed è stata espressa la comune convinzione che è urgente risolvere i conflitti ancora aperti nella Regione”.

    “Infine – conclude la nota –, particolare attenzione è stata dedicata alla situazione dei Cristiani in tutta la regione ed al contributo che essi possono offrire per il bene dell’intera società”.

    Il 23 febbraio, durante un pranzo offerto dall’“istituzione maronita della diaspora” a Roma in occasione dell’inaugurazione della statua di san Marone nella Basilica di san Pietro in Vaticano, il Presidente Sleiman ha affermato che la sorte dei cristiani nei diversi paesi non è legata “al principio della difesa personale o esterna, e neppure alla capacità di cogliere gli elementi della forza fisica e materiale, o allo sforzo d’altro canto di chiudersi o isolarsi”.

    La via d'uscita, ha indicato, sta “nella riuscita di far parte di movimenti e regimi nati da un pensiero illuminato, nel seno di una nazione giusta, in grado di custodire la libertà pubblica e di lottare contro il terrorismo e la corruzione cercando il bene comune sulla base dell’uguaglianza nazionale”.

    Inoltre, ha aggiunto, “è dovere di tutte le confessioni, cristiane in particolare, in questo tempo problematico, di intraprendere uno sforzo di riconciliazione tra tutte le religioni e le confessioni, sottolineando i punti in comune tra loro, lontano dal 'gioco della politica delle nazioni' e specialmente lontano dalla politica degli schieramenti che impiega ogni sforzo nel tentativo di sostenere una parte della popolazione a discapito dell’altra”.

    Sul piano internazionale, ha sottolineato, “il Libano ha preso a cuore la 'causa palestinese' e tutte le preoccupazioni degli arabi nei confronti dell’incursione e dell’occupazione israeliana”. A questo proposito, ha aggiunto che “durante il summit di Beirut nell’anno 2002, il paese ha sostenuto l’iniziativa araba per la pace, per la ricerca di una soluzione giusta e integra riguardante tutti gli aspetti del conflitto arabo-israeliano, preservando il suo diritto legale alla difesa del proprio territorio e per liberarlo con i tutti mezzi leciti e disponibili”.

    “Uno dei punti di maggior rilievo di questa iniziativa – ha concluso – è il rifiuto di inglobare i rifugiati palestinesi nei paesi arabi, perché, come nel caso del Libano, la loro condizione non permetterebbe tale insediamento.”






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    00 25/02/2011 14:00
    Da "Libero"...

    Minacciavano Papa Benedetto XVI e il giornalista Magdi Cristiano Allam

    A Brescia la polizia ha arrestato sei cittadini del Marocco, legati al movimento fondamentalista islamico Adl Wal Ihsane (Giustizia e Carità). Cinque dei fermati sono stati relegati agli arresti domiciliari, mentre il sesto è in custodia cautelare in carcere. I marocchini, tutti residenti nel bresciano, sono accusati di aver costituito una cellula che aveva come obiettivo l'incitamento alla discriminazione e all'odio razziale e religioso, alla violenza e alla jihad (la guerra santa) nei confronti di cristiani ed ebrei. In un documento sequestrato ai sei, c'è anche il resoconto manoscritto di una riunione: nel testo si legge che il Santo Padre sarebbe il responsabile della conversione al cattolicesimo di Allam e per questo entrambi dovevano essere puniti.

    L'INCHIESTA - L'avvio delle indagini che hanno portato agli arresti risale a più di un anno fa. Nell'inchiesta è stato documentato come i soggetti finiti in manette avessero creato una struttura segreta e all'interno della quale i figli degli affiliati venivano educati all'odio verso cultura e costumi occidentali, nonché di tutte le religioni differenti da quella islamica. Il gruppo non si faceva scrupoli ad utilizzare violenza sia fisica sia psicologica.

    25/02/2011


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    00 26/02/2011 01:09
    L'Osservatore Romano

    Edizione quotidiana 26 febbraio 2011





    www.vatican.va/news_services/or/or_quo/index.html

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    00 27/02/2011 00:52
    L'Osservatore Romano

    Edizione quotidiana 27 febbraio 2011





    www.vatican.va/news_services/or/or_quo/index.html

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    00 27/02/2011 08:34
    Dal blog di Lella...

    PAPA: ABORTO LASCIA FERITE PROFONDE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 26 feb.

    "Il grave disagio psichico sperimentato frequentemente dalle donne che hanno fatto ricorso all'aborto volontario rivela la voce insopprimibile della coscienza morale, e la ferita gravissima che essa subisce ogniqualvolta l'azione umana tradisce l’innata vocazione al bene dell'essere umano, che essa testimonia".
    Lo afferma Benedetto XVI in un discorso rivolto questa mattina alla Pontificia Accademia della Vita, che ha dedicato i suoi lavori alla sindrome post-abortiva, uno di quei "temi di rilevante attualita', che - per il Pontefice - interrogano profondamente la societa' contemporanea e la sfidano a trovare risposte sempre piu' adeguate al bene della persona umana".
    "Tutto l'uomo - rileva Ratzinger - rimane ferito quando il suo agire si svolge contrariamente al dettame della propria coscienza.
    Tuttavia, anche quando l'uomo rifiuta la verita' e il bene che il Creatore gli propone, Dio non lo abbandona, ma, proprio attraverso la voce della coscienza, continua a cercarlo e a parlargli, affinche' riconosca l'errore e si apra alla Misericordia divina, capace di coscienza morale, e la ferita gravissima che essa subisce ogniqualvolta l'azione umana tradisce l'innata vocazione al bene dell’essere umano, che essa testimoni".
    A quanti invece vorrebbero negare l'esistenza della coscienza morale nell'uomo, riducendo la sua voce al risultato di condizionamenti esterni o ad un fenomeno puramente emotivo", il Papa ricorda che "la qualita' morale dell’agire umano non e' un valore estrinseco oppure opzionale e non e' neppure una prerogativa dei cristiani o dei credenti, ma accomuna ogni essere umano". "Nella coscienza morale - infatti - Dio parla a ciascuno e invita a difendere la vita umana in ogni momento. In questo legame personale con il Creatore sta la dignita' profonda della coscienza morale e la ragione della sua inviolabilita'".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: ABORTO, QUANTI UOMINI LASCIANO SOLE LE DONNE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 26 feb.

    Davanti al dramma dell'aborto, il Papa esorta a "porre l'attenzione sulla coscienza, talvolta offuscata, dei padri dei bambini, che spesso lasciano sole le donne incinte".
    "Nella coscienza morale - ricorda nel discorso rivolto oggi alla Pontificia Accademia della Vita - Dio parla a ciascuno e invita a difendere la vita umana in ogni momento. In questo legame personale con il Creatore sta la dignita' profonda della coscienza morale e la ragione della sua inviolabilita'".

    © Copyright (AGI)

    CORDONE OMBELICALE: PAPA, DONAZIONE CONTRO SPECULAZIONI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 26 feb.

    Benedetto XVI si associa alla "perplessita'" con la quale "molti ricercatori medici guardano giustamente con al crescente fiorire di banche private per la conservazione del sangue cordonale ad esclusivo uso autologo".
    E rivolgendosi ai partecipanti all'assemblea plenaria della Pontificia Accademia della vita ricorda che "tale opzione oltre ad essere priva di una reale superiorita' scientifica rispetto alla donazione cordonale, indebolisce il genuino spirito solidaristico che deve costantemente animare la ricerca di quel bene comune a cui, inultima analisi, la scienza e la ricerca mediche tendono".
    "La ricerca medico-scientifica - ha detto in termini piu' generali il Papa - e' un valore, e dunque un impegno, non solo peri ricercatori, ma per l'intera comunita' civile.
    Ne scaturisce ildovere di promozione di ricerche eticamente valide da parte delleistituzioni e il valore della solidarieta' dei singoli nellapartecipazione a ricerche volte a promuovere il bene comune".

    © Copyright (AGI)


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    00 27/02/2011 08:45
    Dal blog di Lella...

    La voce della coscienza

    Non è difficile prevedere come molti media daranno conto del discorso di Benedetto XVI alla Pontificia accademia per la vita, sottolineando in chiave soltanto negativa la condanna dell'aborto, per rafforzare gli stereotipi caricaturali di un Papa e di un cattolicesimo spietati, retrogradi e nemici di presunte libertà, se non addirittura di diritti. Naturalmente non è così, e basta leggere il testo per accorgersi che l'intervento del Pontefice è ancora una volta positivo e ragionevole: insomma, profondamente umano.
    L'Accademia per la vita ha approfondito i temi della sindrome post-abortiva e l'utilizzo delle banche del cordone ombelicale: cioè un dramma lacerante che da sempre è purtroppo presente nella vita di molte persone, soprattutto donne, anche se il più delle volte viene rimosso, e una problematica invece recente, posta dal progresso della ricerca. Commentando i due temi, Benedetto XVI è andato al cuore delle questioni, richiamando la presenza e il ruolo della coscienza.
    Proprio l'angoscia conseguente l'aborto rivela la voce della coscienza. E ad avvertirla in modo insopprimibile sono spesso le donne che l'hanno patito, mentre a essere offuscata è talvolta quella degli uomini, i quali - osserva il Papa - "spesso lasciano sole le donne incinte". Il richiamo alla coscienza è centrale nel ragionamento di Benedetto XVI, che sottolinea come "la qualità morale dell'agire umano" non è una realtà di fronte alla quale si possa restare indifferenti e soprattutto non è prerogativa di cristiani o credenti, ma un valore che "accomuna ogni essere umano", mentre la Chiesa guarda con favore al progresso medico e scientifico purché rispetti il bene comune.
    L'indicazione papale è dunque chiara: in una cultura segnata "dall'eclissi del senso della vita" - dalla minimizzazione dell'aborto, che "non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre", fino agli altri attentati contro la vita umana - non bisogna stancarsi di promuovere la difesa di ogni persona nei diversi momenti dell'esistenza. Lo ha ripetuto nell'ultimo mezzo secolo la Chiesa, nei documenti del concilio Vaticano II e negli insegnamenti di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, ma anche con la testimonianza di figure come madre Teresa.
    In questa battaglia culturale sempre più negli ultimi tempi e in diversi ambienti alla voce e alla testimonianza di molti cattolici e di altri credenti si sono unite voci e testimonianze laiche. A favore della persona umana, senza distinzioni, in una questione che tutti riguarda e che a tutti dunque deve stare a cuore.

    g.m.v.

    (©L'Osservatore Romano - 27 febbraio 2011)


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    00 28/02/2011 01:31
    Il Patriarca maronita della pace in Libano rinuncia a 90 anni
    Lettera del Papa per ringraziarlo per una vita al servizio della Chiesa



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 27 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha riconosciuto il contributo alla pace in Libano del Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, in una lettera scritta accettando la sua rinuncia a 90 anni di età.

    Il messaggio ricorda anche il culmine delle celebrazioni del 1.600° anniversario della morte di San Marone, il monaco anacoreta siriano fondatore del famoso monastero che ha dato origine alla Chiesa maronita, di rito orientale, che è sempre stata in comunione con la Santa Sede.

    “Lei ha scelto di rinunciare all’ufficio di Patriarca di Antiochia dei Maroniti in questa circostanza molto particolare. Ora accetto la sua decisione libera e generosa, che è espressione di grande umiltà e profondo distacco”, afferma il Papa nella lettera, un fatto poco comune nei documenti pontifici.

    Ricordando la sua vita al servizio della Chiesa, il Pontefice constata che Sua Beatitudine Nasrallah Pierre Sfeir ha iniziato il suo ministero di Patriarca di Antiochia dei Maroniti “nella tormenta della guerra che ha insanguinato il Libano per troppo tempo”.

    “È con l’ardente desiderio di pace per il suo Paese che ha guidato questa Chiesa e percorso il mondo per consolare il suo popolo costretto a emigrare. Infine, la pace è ritornata, sempre fragile, ma sempre attuale”, constata.

    Come vicario dei due Patriarchi precedenti, il Cardinale Sfeir è diventato la voce più potente a favore della pace durante la guerra civile libanese (1975-1990), nonché della giustizia sociale e dei più bisognosi.








    Il Papa invita “alla fiducia nell’indefettibile amore di Dio”
    Intervento in occasione dell'Angelus domenicale



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 27 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Le letture proposte dalla liturgia di questa domenica (Is 49, 14-15, 1 Cor 4, 1-5 e Mt 6,24-34) sono un “invito alla fiducia nell'indefettibile amore di Dio”, ha ricordato questa domenica Papa Benedetto XVI rivolgendosi ai fedeli e ai pellegrini che si erano riuniti in Piazza San Pietro per recitare con lui la preghiera mariana dell'Angelus.

    Nel brano evangelico di Matteo, infatti, “Gesù esorta i suoi discepoli a confidare nella Provvidenza del Padre celeste, il quale nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo, e conosce ogni nostra necessità”.

    “Di fronte alla situazione di tante persone, vicine e lontane, che vivono in miseria, questo discorso di Gesù potrebbe apparire poco realistico, se non evasivo”, ha riconosciuto il Pontefice.

    “In realtà – ha indicato –, il Signore vuole far capire con chiarezza che non si può servire a due padroni: Dio e la ricchezza”.

    “Chi crede in Dio, Padre pieno d’amore per i suoi figli, mette al primo posto la ricerca del suo Regno, della sua volontà. E ciò è proprio il contrario del fatalismo o di un ingenuo irenismo”.

    “La fede nella Provvidenza, infatti, non dispensa dalla faticosa lotta per una vita dignitosa, ma libera dall’affanno per le cose e dalla paura del domani”.

    “E’ chiaro”, ha sottolineato Benedetto XVI, che questo insegnamento di Gesù, “pur rimanendo sempre vero e valido per tutti, viene praticato in modi diversi a seconda delle diverse vocazioni”.

    “In ogni caso, però, il cristiano si distingue per l’assoluta fiducia nel Padre celeste, come è stato per Gesù”, perché “è proprio la relazione con Dio Padre che dà senso a tutta la vita di Cristo, alle sue parole, ai suoi gesti di salvezza, fino alla sua passione, morte e risurrezione”.

    Gesù, infatti, “ci ha dimostrato che cosa significa vivere con i piedi ben piantati per terra, attenti alle concrete situazioni del prossimo, e al tempo stesso tenendo sempre il cuore in Cielo, immerso nella misericordia di Dio”.

    In questo contesto, il Papa ha invitato a invocare la Vergine Maria con il titolo di Madre della Divina Provvidenza.

    “A lei affidiamo la nostra vita, il cammino della Chiesa, le vicende della storia”, ha concluso. “In particolare, invochiamo la sua intercessione perché tutti impariamo a vivere secondo uno stile più semplice e sobrio, nella quotidiana operosità e nel rispetto del creato, che Dio ha affidato alla nostra custodia”.
















    Benedetto XVI: “l'aborto non risolve nulla”
    Udienza ai partecipanti all'Assemblea Generale della PAV



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 27 febbraio 2011 (ZENIT.org).- In una società caratterizzata spesso dall'“eclissi del senso della vita”, Papa Benedetto XVI ha ribadito ancora una volta che “l'aborto non risolve nulla”, creando invece gravissimi problemi a tutte le persone coinvolte.

    Il Pontefice ha ricevuto questo sabato mattina in udienza i partecipanti alla XVII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), sottolineando l'“inganno” nel quale viene indotta “la coscienza di molte donne che pensano di trovare nell’aborto la soluzione a difficoltà familiari, economiche, sociali, o a problemi di salute del loro bambino”.

    “Specialmente in quest’ultima situazione, la donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto 'terapeutico' per evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia, e un 'ingiusto' peso alla società”, ha rilevato.

    “Su uno sfondo culturale caratterizzato dall’eclissi del senso della vita, in cui si è molto attenuata la comune percezione della gravità morale dell’aborto e di altre forme di attentati contro la vita umana, si richiede ai medici una speciale fortezza per continuare ad affermare che l’aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso, la vita famigliare”.

    Questo compito, ha sottolineato, non riguarda ad ogni modo “solo la professione medica e gli operatori sanitari”.

    È infatti necessario che “la società tutta si ponga a difesa del diritto alla vita del concepito e del vero bene della donna, che mai, in nessuna circostanza, potrà trovare realizzazione nella scelta dell’aborto”.

    Allo stesso modo, bisogna “non far mancare gli aiuti necessari alle donne che, avendo purtroppo già fatto ricorso all’aborto, ne stanno ora sperimentando tutto il dramma morale ed esistenziale”.

    In questo contesto, il Papa ha ricordato le molteplici iniziative, “a livello diocesano o da parte di singoli enti di volontariato”, che offrono “sostegno psicologico e spirituale, per un recupero umano pieno”.

    “La solidarietà della comunità cristiana non può rinunciare a questo tipo di corresponsabilità”, ha sottolineato.

    Coscienza morale

    La questione dell'aborto, ha proseguito Benedetto XVI, interpella la coscienza morale dell'individuo.

    Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1778), la coscienza morale è quel “giudizio della ragione, mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto”.

    È infatti compito della coscienza morale “discernere il bene dal male nelle diverse situazioni dell’esistenza, affinché, sulla base di questo giudizio, l’essere umano possa liberamente orientarsi al bene”.

    “A quanti vorrebbero negare l’esistenza della coscienza morale nell’uomo, riducendo la sua voce al risultato di condizionamenti esterni o ad un fenomeno puramente emotivo, è importante ribadire che la qualità morale dell’agire umano non è un valore estrinseco oppure opzionale e non è neppure una prerogativa dei cristiani o dei credenti, ma accomuna ogni essere umano”, ha indicato il Pontefice.

    “Nella coscienza morale Dio parla a ciascuno e invita a difendere la vita umana in ogni momento. In questo legame personale con il Creatore sta la dignità profonda della coscienza morale e la ragione della sua inviolabilità”.

    “Anche quando l’uomo rifiuta la verità e il bene che il Creatore gli propone, Dio non lo abbandona, ma, proprio attraverso la voce della coscienza, continua a cercarlo e a parlargli, affinché riconosca l’errore e si apra alla Misericordia divina, capace di sanare qualsiasi ferita”.

    Promuovere la ricerca

    Un altro argomento importante affrontato nell'Assemblea Plenaria della PAV è stato “l’utilizzo delle banche del cordone ombelicale, a scopo clinico e di ricerca.”

    E' in gioco il valore e quindi l'impegno della ricerca medico-scientifica “non solo per i ricercatori, ma per l’intera comunità civile”, e da ciò scaturisce “il dovere di promozione di ricerche eticamente valide da parte delle istituzioni e il valore della solidarietà dei singoli nella partecipazione a ricerche volte a promuovere il bene comune”.

    Nel caso dell’impiego delle cellule staminali provenienti dal cordone ombelicale, ha riconosciuto il Pontefice, “si tratta di applicazioni cliniche importanti e di ricerche promettenti sul piano scientifico, ma che nella loro realizzazione molto dipendono dalla generosità nella donazione del sangue cordonale al momento del parto e dall’adeguamento delle strutture, per rendere attuativa la volontà di donazione da parte delle partorienti”.

    Per questo, ha invitato i presenti a farsi “promotori di una vera e consapevole solidarietà umana e cristiana”.

    In questo contesto, ha ricordato che “molti ricercatori medici guardano giustamente con perplessità al crescente fiorire di banche private per la conservazione del sangue cordonale ad esclusivo uso autologo”, opzione che, “oltre ad essere priva di una reale superiorità scientifica rispetto alla donazione cordonale, indebolisce il genuino spirito solidaristico che deve costantemente animare la ricerca di quel bene comune a cui, in ultima analisi, la scienza e la ricerca mediche tendono”.

    Per questa ragione, ha concluso augurando ai presenti di mantenere “sempre vivo lo spirito di autentico servizio che rende le menti e i cuori sensibili a riconoscere i bisogni degli uomini nostri contemporanei”.

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    00 28/02/2011 15:41
    Il Papa chiede di pregare per un maggior riconoscimento della donna
    Intenzioni affidate a marzo all'Apostolato della Preghiera



    CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 28 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Per il mese di marzo, Papa Benedetto XVI chiede ai fedeli di pregare perché si riconosca il ruolo della donna, così come per i cristiani perseguitati in Asia.

    E' questa la proposta che fa nelle intenzioni di preghiera per il terzo mese dell'anno, contenute nella lettera pontificia che ha affidato all'Apostolato della Preghiera, iniziativa seguita da quasi 50 milioni di persone nei cinque continenti.

    “Perché le Nazioni dell'America Latina possano camminare nella fedeltà al Vangelo e progredire nella giustizia sociale e nella pace”, recita l'intenzione generale.

    Ogni mese, il Pontefice propone anche un'intenzione missionaria.

    Quella di marzo dice: “Perché lo Spirito Santo dia luce e forza alle comunità cristiane e ai fedeli perseguitati o discriminati a causa del Vangelo in tante regioni del mondo”.

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    00 28/02/2011 21:16
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    PAPA: MEDIA PROMUOVANO VALORI SPIRITO, NON VIOLENZA E CHIUSURE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 28 feb.

    Solo "l'appello ai valori spirituali" permettera' di "promuovere una comunicazione veramente umana" in un mondo ancora dominato da "incomunicabilita' e violenza", che nella Bibbia sono le caratteristiche "di Caino".
    Lo ricorda Benedetto XVI ai membri del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali.
    "La comunicazione - spiega il Papa - al di la' di ogni facile entusiasmo o scetticismo, e' una risposta alla chiamata impressa nella nostra natura di esseri creati a immagine e somiglianza del Dio della comunione", come insegna anche la Sacra Scrittura "con le figure di Abramo, Mose', Giobbe e i Profeti". Mai, invece, i media debbono indulgere, ha ammonito, "alla seduzione linguistica, come e' invece il caso del serpente".
    Papa Ratzinger mette in guardia dai rischi che corrono oggi i media: la perdita dell'interiorita', la superficialita' nel vivere le relazioni, la fuga nell'emotivita', il prevalere dell'opinione piu' convincente rispetto al desiderio di verita'".
    "Sono sotto gli occhi di tutti", osserva definendoli "la conseguenza di un'incapacita' di vivere con pienezza e in maniera autentica il senso delle innovazioni.
    Ecco perche' la riflessione sui linguaggi sviluppati dalle nuove tecnologie e' urgente". E dunque con il discorso di oggi esorta i credenti a impegnarsi nel mondo dei media, "aprendo orizzonti di senso e di valore che la cultura digitale non e' capace da sola di intravedere e rappresentare".
    "La cultura digitale - rileva il Pontefice nel suo discorso - pone nuove sfide alla nostra capacita' di parlare e di ascoltare un linguaggio simbolico che parli della trascendenza. Gesu' stesso nell'annuncio del Regno ha saputo utilizzare elementi della cultura e dell'ambiente del suo tempo: il gregge, i campi, il banchetto, i semi e cosi' via".
    Oggi, sottolinea, "siamo chiamati a scoprire, anche nella cultura digitale, simboli e metafore
    significative per le persone, che possano essere di aiuto nel parlare del Regno di Dio all'uomo contemporaneo".
    Parlando ai membri del dicastero vaticano competente sui media, Benedetto XVI si sofferma poi sul fatto che "la comunicazione ai tempi dei nuovi media comporta una relazione sempre piu' stretta e ordinaria tra l'uomo e le macchine, dai computer ai telefoni cellulari, per citare solo i piu' comuni". "Gia' Paolo VI - conclude - indicava una pista di riflessione" in merito, domandandosi se nella civilta' delle macchine lo spirito non sia diventato "prigioniero della materia".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: MATTEO RICCI E' STATO GRANDE COMUNICATORE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 28 feb.

    La figura di padre Matteo Ricci, "protagonista dell'annuncio del Vangelo in Cina nell'era moderna", e' stata evocata oggi dal Papa nel discorso al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.
    Per Benedetto il missionario gesuita "del quale abbiamo celebrato il IV centenario della morte", puo' essere annoverato, infatti, tra "i comunicatori". "Nella sua opera di diffusione del messaggio di Cristo ha - infatti - considerato sempre la persona, il suo contesto culturale e filosofico, i suoi valori, il suo linguaggio, cogliendo tutto cio' che di positivo si trovava nella sua tradizione, e offrendo di animarlo ed elevarlo con la sapienza e la verita' di Cristo".

    © Copyright (AGI)


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    00 28/02/2011 21:16
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    Papa/ Rabbino Di Segni: Ora risposta su bambini ebrei battezzati

    Richiesta su shoah in occasione di visita in sinagoga anno scorso

    Da Papa Benedetto XVI "non c'è stata alcuna risposta decisiva" sulla vicenda dei "bambini scampati alla Shoah, nascosti in conventi, battezzati e mai restituiti a quello che rimaneva delle loro famiglie o comunità originarie, spesso lasciati ignari delle loro origini". Lo ha scritto il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo di Segni, che ha ricordato come una esplicita richiesta sul tema sia stata fatta a Ratzinger in occasione della sua visita alla sinagoga di Roma dell'anno scorso. "Conoscere le proprie origini è un diritto su cui si discute molto", ha scritto il rabbino in un contributo per il notiziario quotidiano dell'Unione delle comunità ebraiche italiane. "Un figlio adottato potrebbe voler conoscere chi erano i suoi veri genitori; una persona concepita con procedure 'medicalmente assistite' potrebbe voler sapere chi era il suo padre biologico o la madre che ha offerto l'ovulo o l'utero. Qualche volta gli interessati ignorano del tutto di essere figli di genitori diversi da quelli che li hanno cresciuti; altre volte lo sospettano o ne sono consapevoli, ma non desiderano affatto fare delle ricerche. Si prospettano drammi, crisi di identità, equilibri da distruggere e ricostruire. Ma pensiamo a un'altra eventualità - ha scritto Di Segni - quella dei bambini scampati alla Shoah, nascosti in conventi, battezzati e mai restituiti a quello che rimaneva delle loro famiglie o comunità originarie, spesso lasciati ignari delle loro origini. Certo per loro, ormai settantenni, sarebbe un trauma mettere in discussione la loro storia; al qualcuno non gliene importerebbe niente, ad altri sì. Se sono donne, i loro figli sarebbero inconsapevolmente ebrei. Per noi è importante che questa verità venga a galla, anche se sempre più lontana. Perché dietro c'è una storia di violenza (la persecuzione) su cui si è sovrapposto un atto di solidarietà (il rifugio) trasformato in un'altra violenza, seppure differente (la negazione dell'identità). Fa impressione il fatto che la Chiesa, salvo rare eccezioni (un caso è quello del giovane prete Wojtyla) abbia spesso rifiutato di collaborare seriamente su questo punto; a 13 mesi dalla nuova richiesta fatta a papa Benedetto XVI (in occasione della sua visita alla Sinagoga di Roma) non c'è stata alcuna risposta decisiva", ha concluso il rabbino Di Segni. "Talvolta nascondere a qualcuno le sue vere origini può essere un atto di misericordia; ma nel caso dei bambini ebrei battezzati la reticenza e il silenzio sono solo il segno dell'incapacità di rapportarsi all'ebraismo in modi non conflittuali".

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    PAPA: SPIEGA LIBERTA' RELIGIOSA A PRESIDENTE EUROPARLAMENTO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 28 feb.

    "L'impegno per la promozione della liberta' religiosa e la tutela delle minoranze cristiane nel mondo" sono stati i "temi di attualita'" che Benedetto XVI ha affrontato con il Presidente del Parlamento Europeo, Jerzy Buzek, ricevuto in udienza in Vaticano. Buzek ha incontrato anche il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e mons. Dominique Mamberti, responsabile dei Rapporti con gli Stati. "I colloqui - sottolinea una nota - si sono svolti in un clima di cordialita' ed hanno permesso un utile scambio di opinioni sulle relazioni fra la Chiesa cattolica, il Parlamento Europeo e le altre istituzioni europee, nonche' sul contributo che la Chiesa puo' offrire all'Unione".
    Da parte sua, il presidente del Parlamento Europeo ha defintito "molto emozionante" l'incontro con il Papa.
    "In questi difficili tempi di crisi - ha dichiarato al Servizio Informazione Religiosa - e' molto importante incontrare un uomo di profonda fede e grande intelligenza, anche per quello che in qualita' di Papa puo' fare per tutta la comunita' dei popoli, in Europa e anche al di fuori di essa". Tra i temi di attualita' trattati nel colloquio, Buzek ha aggiunto, rispetto al comunicato vaticano, "i recenti eventi in Nord Africa e Medio Oriente".
    "Abbiamo espresso l'auspicio che essi portino alla democratizzazione, allo sviluppo della societa' civile e alla difesa dei diritti umani - ha aggiunto - ma oltre a cio' abbiamo sottolineato che e' molto importante lottare per i diritti delle minoranze religiose, in particolare quelli delle minoranze cristiane in queste parti del mondo, ma anche nel resto del mondo".
    Del resto, "per la costruzione di una societa' autenticamente democratica e' ovunque essenziale la tutela della liberta' religiosa". Nel corso dell'incontro, ha concluso Buzek, "si e' parlato anche della prossima beatificazione di Giovanni Paolo II, di cui ricordiamo il discorso tenuto nel 1988 al Parlamento europeo di Strasburgo, durante il quale il Pontefice aveva affermato l'importanza che l'Europa respiri con due polmoni".

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    00 01/03/2011 01:12
    L'Osservatore Romano

    Edizione quotidiana 28 febbraio - 1 marzo 2011





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