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    00 06/02/2011 18:53
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    PAPA: DOVEROSO RISPETTARE LA VITA QUANDO E' DEBOLE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 6 feb.

    "Tutti si impegnino per far crescere la cultura della vita, per mettere al centro, in ogni circostanza, il valore dell'essere umano".
    Lo chiede Benedetto XVI che in occasione della Giornata della Vita promossa dalla Chiesa Italiana e' tornato all'Angelus sui temi dell'aborto e dell'eutanasia, ricordando che "la dignita' della persona e' irriducibile alle sue facolta' o alle capacita' che puo' manifestare, e pertanto non viene meno quando la persona stessa e' debole, invalida e bisognosa di aiuto". Il rispetto della vita e' doveroso, sottolinea, "secondo la fede e la ragione". Occorre impegnarsi: "sale della terra", come proclama il Vangelo di oggi, secondo Ratzinger, "i cristiani possono diffondere in mezzo alle tenebre dell'indifferenza e dell'egoismo la luce dell'amore di Dio, vera sapienza che dona significato all'esistenza e all'agire degli uomini".
    Citando poi il Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato che si celebrera' il prossimo 11 febbraio, il Papa ricorda che "il Signore si prende cura dell'uomo in ogni situazione, condivide la sofferenza e apre il cuore alla speranza".
    "Esorto, pertanto tutti gli operatori sanitari - scandisce - a riconoscere nell'ammalato non solo un corpo segnato dalla fragilita', ma prima di tutto una persona, alla quale donare tutta la solidarieta' e offrire risposte adeguate e competenti".
    L'esortazione del Pontefice e' ad invocare "la materna intercessione della Vergine Maria, affinche' i genitori, i nonni, gli insegnanti, i sacerdoti e quanti sono impegnati nell'educazione possano formare le giovani generazioni alla sapienza del cuore, perche' raggiungano la pienezza della vita".
    "Quando la ricerca scientifica e tecnologica e' guidata da autentici valori etici - possibile trovare soluzioni adeguate per l'accoglienza della vita nascente e per la promozione della maternita'", aggiunge il Papa dopo l'Angelus, salutando "le delegazioni delle Facolta' di Medicina e Chirurgia delle Universita' di Roma, accompagnate dal cardinale vicario, in occasione del convegno promosso dai Dipartimenti di Ginecologia e Ostetricia sul tema dell'assistenza sanitaria nella gravidanza".
    "Auspico - conclude - che le nuove generazioni di sanitari siano portatrici di una rinnovata cultura della vita" .
    "Nel corso degli ultimi anni - affermano i medici delle universita' romane nel documento diffuso in occasione della Giornata della Vita - si e' molto riflettuto su l'inizio della vita umana e sulla reale identita' dell'embrione.
    Riteniamo fondamentale pertanto - continua il testo - ribadire con forza in questa Carta l'importanza della vita umana ed il suo valore imprescindibile fin dal concepimento".
    Nel documento i docenti universitari sottolineano inoltre la necessita' di "riflettere anche sul ruolo di garanzia che la donna puo' interpretare durante la propria maternita'".
    "Diventa pertanto importante - rilevano - assicurare alla donna le opportune tutele, in tutte le fasi della vita, valorizzando le peculiari caratteristiche della femminilita' anche nel mondo professionale".
    I medici si soffermano infine sul ruolo delle istituzioni auspicando che "le forze politiche s'impegnino maggiormente nel sostegno delle famiglie, dei nuclei numerosi o di quelli in condizioni di disagio economico, ponendo particolare attenzione verso le madri dei gruppi etnici immigrati, che talvolta hanno maggiore difficolta' nel far rispettare i propri diritti", e che "sostengano la vita nascente e la maternita'".
    Da parte sua, il card. Agostino Vallini durante l'omelia della messa celebrata nella parrocchia di Santa Maria in Traspontina subito prima dell'Angelus, ha affermato che "un popolo che non riesce a difendere la vita deve a lungo meditare sul suo processo di civilta'".

    © Copyright (AGI)


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    PAPA: CRISTIANI PRESERVINO SOCIETA' DA CORRUZIONE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 6 feb.

    "Sale della terra e luce del mondo", come proclama il Vangelo di oggi, per il Papa "i discepoli del Signore sono chiamati a donare nuovo 'sapore' al mondo, e a preservarlo dalla corruzione, con la sapienza di Dio, che risplende pienamente sul volto del Figlio, perche' Egli e' la luce vera che illumina ogni uomo".
    Con questa riflessione, Benedetto XVI ha aperto il breve discorso che ha preceduto l'Angelus di oggi, dedicato al tema della difesa della vita.
    Salutando poi i fedeli polacchi, il Pontefice e' pero' tornato sul paragone avanzato da Gesu' tra i cristiani, il sale e la luce, definendo un "impegno e un privilegio" le identificazioni che provengono dal Vangelo odierno.
    "Come il sale da' un gusto ai cibi e la luce ci permette di vedere la dimensione e i colori, cosi' - ha spiegato - la testimonianza della nostra vita conduca tutti alla fede, indichi loro la dimensione di Dio, la sua Bellezza e l'Amore".

    © Copyright (AGI)

    EGITTO: PAPA, RITROVI TRANQUILLITA' E PACIFICA CONVIVENZA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 6 feb.

    Benedetto XVI segue "con attenzione la delicata situazione della cara Nazione egiziana".
    "Chiedo a Dio che quella Terra, benedetta dalla presenza della Santa Famiglia, ritrovi - ha invocato alla preghiera dell'Angelus - la tranquillita' e la pacifica convivenza, nell'impegno
    condiviso per il bene comune".

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    Il Papa invita a un impegno condiviso per la pace in Egitto

    ROMA, domenica, 6 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Mentre l'Egitto vive una forte agitazione politica, questa domenica, per la prima volta, Benedetto XVI ha fatto sentire la sua voce per invocare un impegno condiviso volto a riportare la normalità in questo Paese.

    “In questi giorni, seguo con attenzione la delicata situazione della cara Nazione egiziana”, ha detto il Papa ricordando l'ondata di proteste cominciate il 25 gennaio scorso con alcune manifestazioni contro il regime del presidente Hosni Mubarak, al potere dal 1981, dopo l'assassinio di Anwar al Sadat, e degenerate tre giorni dopo in diverse città egiziane in scontri con la polizia.

    “Chiedo a Dio – ha continuato il Pontefice – che quella Terra, benedetta dalla presenza della Santa Famiglia, ritrovi la tranquillità e la pacifica convivenza, nell’impegno condiviso per il bene comune”.

    Nel frattempo il vicepresidente egiziano Omar Suleiman ha avviato il dialogo con varie forze ed esponenti dell'opposizione alla presenza anche dei Fratelli musulmani, il principale gruppo antigovernativo, da decenni bandito dalla scena politica, i quali hanno assicurato di non voler presentare un loro candidato alle presidenziali di settembre.

    Al termine dei colloqui sono stati annunciati la formazione entro marzo di un comitato congiunto governo-opposizione per dare vita a delle riforme costituzionali, il rilascio degli attivisti arrestati e la revoca delle leggi d'emergenza.

    E mentre da più parti si invoca la formazione di un governo tecnico che guidi il Paese in questa fase di transizione, il contestato presidente Mubarak, pur sostituendo i vertici del suo partito, l’Npd, ha smentito qualsiasi notizia sulle sue possibili dimissioni, anche se il primo febbraio ha annunciato che non si ricandiderò alle prossime elezioni presidenziali.

    Questa domenica intanto oltre un milione di persone è tornata ad affollare piazza Tahrir, al Cairo, cuore della rivolta, per celebrare "la Giornata dei martiri", in memoria delle vittime delle proteste che in tutto il Paese hanno provocato almeno 300 morti e migliaia di feriti. Presenti anche numerosi cristiani copti che proprio questo sabato sono stati bersaglio di un ennesimo attacco a una chiesa di Rafah, nella Penisola del Sinai, colpita da un ordigno la cui esplosione fortunatamente non ha provocato vittime né feriti.












    Benedetto XVI incoraggia a una “rinnovata cultura della vita”
    E dedica un pensiero alla Giornata Mondiale del Malato dell'11 febbraio



    ROMA, domenica, 6 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Questa domenica Benedetto XVI è tornato a rivolgere un pressante appello alla società civile perché si impegni nella promozione di una cultura della vita, specialmente per quanto riguarda i malati e i bambini non nati.

    Nel discorso introduttivo alla preghiera dell'Angelus in piazza San Pietro, il Papa ha ricordato che il prossimo 11 febbraio, nella memoria della Beata Vergine di Lourdes, si celebrerà la Giornata Mondiale del Malato, voluta da Giovanni Paolo II.

    “Essa – ha sottolineato il Pontefice – è occasione propizia per riflettere, per pregare e per accrescere la sensibilità delle comunità ecclesiali e della società civile verso i fratelli e le sorelle malati”.

    Nel Messaggio per questa Giornata, ispirato ad una espressione della Prima Lettera di Pietro: "Dalle sue piaghe siete stati guariti" (2,24), il Papa ha invitato tutti a “contemplare Gesù, il Figlio di Dio, il quale ha sofferto, è morto, ma è risorto”.

    “Dio – ha continuato – si oppone radicalmente alla prepotenza del male. Il Signore si prende cura dell’uomo in ogni situazione, condivide la sofferenza e apre il cuore alla speranza. Esorto, pertanto tutti gli operatori sanitari a riconoscere nell’ammalato non solo un corpo segnato dalla fragilità, ma prima di tutto una persona, alla quale donare tutta la solidarietà e offrire risposte adeguate e competenti”.

    Il Papa ha quindi ricordato che questa domenica in Italia si celebrava anche la "Giornata per la vita", nata formalmente nel 1978 da un'intuizione della Commissione episcopale per la Famiglia ed un invito esplicito del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, nell'anno in cui entrò in vigore la legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza.

    “Auspico – ha detto il Santo Padre – che tutti si impegnino per far crescere la cultura della vita, per mettere al centro, in ogni circostanza, il valore dell’essere umano. Secondo la fede e la ragione la dignità della persona è irriducibile alle sue facoltà o alle capacità che può manifestare, e pertanto non viene meno quando la persona stessa è debole, invalida e bisognosa di aiuto”.

    Al termine della preghiera dell'Angelus, il Papa è quindi tornato a parlare del rispetto della vita nascente nel salutare le delegazioni delle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università di Roma, accompagnate dal Cardinale Vicario Agostino Vallini, in occasione del convegno promosso dai Dipartimenti di Ginecologia e Ostetricia sul tema dell’assistenza sanitaria nella gravidanza.

    A questo proposito il Papa ha ricordato che “quando la ricerca scientifica e tecnologica è guidata da autentici valori etici è possibile trovare soluzioni adeguate per l’accoglienza della vita nascente e per la promozione della maternità”.

    “Auspico che le nuove generazioni di sanitari siano portatrici di una rinnovata cultura della vita”, ha concluso infine.










    Il Papa: i cristiani devono essere sale e luce del mondo
    In occasione dell'Angelus domenicale in piazza San Pietro



    ROMA, domenica, 6 febbraio 2011 (ZENIT.org).- I cristiani devono essere sale, per dare sapore al mondo, e luce per rischiarare le tenebre. Lo ha detto questa domenica Benedetto XVI in occasione della tradizionale preghiera domenicale dell'Angelus prendendo spunto dal Vangelo di Matteo.

    “I discepoli del Signore – ha ricordato il Papa affacciandosi alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano – sono chiamati a donare nuovo 'sapore' al mondo, e a preservarlo dalla corruzione, con la sapienza di Dio che risplende pienamente sul volto del Figlio, perché Egli è la 'luce vera che illumina ogni uomo' (Gv 1,9)”.

    “Uniti a Lui – ha continuato –, i cristiani possono diffondere in mezzo alle tenebre dell’indifferenza e dell’egoismo la luce dell’amore di Dio, vera sapienza che dona significato all’esistenza e all’agire degli uomini”.

    Al termine della preghiera, il Papa ha salutato gli esponenti del Movimento dell’amore familiare - che conta attualmente una ottantina di coppie missionarie e altre 350 coppie in formazione - e quanti nella notte tra sabato 5 e domenica 6 febbraio hanno vegliato presso la chiesa romana di San Gregorio VII pregando per i cristiani perseguitati nel mondo e per la libertà religiosa.

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    IL DIBATTITO SI RIAPRE IN GERMANIA, AUSTRIA E SVIZZERA

    Appello contro il celibato di 160 teologi cattolici La Chiesa: “Approfondire”

    Anche l’Osservatore Romano dà notizia del documento

    GIACOMO GALEAZZI

    CITTA’ DEL VATICANO

    Parlare di preti sposati non è più tabù, neppure in Vaticano.
    L’Osservatore romano riferisce dell’appello con il quale 160 teologi cattolici di Germania, Austria e Svizzera chiedono l’abolizione del celibato, il sacerdozio femminile ed altre riforme strutturali della Chiesa.
    Il giornale vaticano dedica alla notizia un articolo nel quale si riporta il commento della Conferenza episcopale tedesca. «Disaccordo su temi della massima importanza e conseguente necessità di un maggiore approfondimento», afferma il segretario dell’episcopato tedesco, il gesuita Hans Langendoerfer, in risposta al memorandum «Chiesa 2011: una svolta necessaria» sottoscritto da un terzo dei docenti delle facoltà teologiche tedesche, austriache e svizzere. Prendendo spunto dal recente scandalo degli abusi sessuali, vengono sollecitate riforme in diversi settori della vita ecclesiale. «Per padre Langendoerfer, che riconosce l’importanza del dialogo con il mondo teologico il memorandum in sostanza raccoglie ancora una volta idee spesso già dibattute - sottolinea il quotidiano vaticano -. In questa misura non è molto più che un primo passo, però su una serie di questioni l’appello è in disaccordo con le convinzioni teologiche e le dichiarazioni della Chiesa al massimo livello. Temi che necessitano di ulteriore chiarimento, cui si dedicherà la prossima plenaria dei vescovi tedeschi».
    Non è un caso che la questione emerga dal mondo tedesco «nel quale la presenza protestante predispone storicamente la Chiesa cattolica al dialogo tali questioni», commenta il cardinale di Curia, Achille Silvestrini. Lo stesso Joseph Ratzinger firmò nel 1970 un documento nel quale venivano sollevati dubbi sul celibato sacerdotale. Il memorandum, datato 9 febbraio 1970 e firmato dal futuro Papa assieme ad altri nove teologi, venne inviato a tutti i vescovi tedeschi. «Le nostre riflessioni riguardano la necessità di una verifica urgente e di una diversa riflessione sul vincolo del celibato della Chiesa latina per la Germania e della Chiesa universale per il mondo intero», vi si legge. A voler aprire il dibattito sul celibato i più illustri teologi dell’epoca: da Karl Rahner a Otto Semmelroth, fino a Karl Lehmen e Walter Kasper.
    Le perplessità erano motivate in particolare con la mancanza di vocazioni: se i giovani preti sono troppo pochi, la Chiesa ha l’obbligo di procedere consapevolmente a qualche modifica delle regole. Nel testo i firmatari precisano che la petizione non intende condizionare decisioni che portino all’abolizione del vincolo del sacerdozio senza matrimonio, ma il fatto che i teologi si siano premurati di mettere per iscritto il loro intervento dimostra che volevano avviare un confronto pubblico. «Che vescovi e teologi avanzino proposte di cambiamenti nella disciplina storica della Chiesa è un indice di vitalità della comunità cristiana, cui tutti i battezzati, anche non preti, sono abilitati», sostiene il teologo Gianni Gennari. Il parallelo tra l’odierna dichiarazione e quella del 1970 è «giusto ma rischioso». Il celibato, evidenzia Gennari, «non è di necessità legato al sacerdozio, nella stessa Chiesa cattolica ci sono anche preti sposati». Finora «c’erano nelle chiese cattoliche orientali, di recente sono anche nella Chiesa latina grazie all’ingresso in essa di pastori anglicani voluto da Benedetto XVI, e lo stesso Concilio insegna che i preti sposati non sono né meno preti, né meno buoni preti di quelli celibi». Inoltre, «la legge del celibato non tocca assolutamente materia di fede», come dimostrano «le chiese orientali, anche cattoliche oltre che ortodosse e la disciplina storica delle chiese evangeliche». Nel memorandum attuale «si discute anche di seconde nozze dei divorziati, matrimoni omosessuali ministero sacerdotale femminile». E «su questi punti la differenza con la dottrina della Chiesa è essenziale».

    © Copyright La Stampa, 6 febbraio 2011


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    PAPA: SEMINARISTI USINO INTERNET, MA CON DISCERNIMENTO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 7 feb.

    "Internet, per la sua capacita' di superare le distanze e di mettere in contatto reciproco le persone, presenta grandi possibilita' anche per la Chiesa e la sua missione. Con il necessario discernimento per un suo uso intelligente e prudente, e' uno strumento che puo' servire non solo per gli studi, ma anche per l'azione pastorale dei futuri presbiteri".
    Lo afferma Benedetto XVI nel discorso tenuto oggi alla Congregazione dell'Educazione Cattolica.
    Il Papa indica ai seminaristi "i vari campi ecclesiali" nei quali Internet puo' aiutarli: "l'evangelizzazione, l'azione missionaria, la catechesi, i progetti educativi, la gestione delle istituzioni". Ma aggiunge: "anche in questo campo e' di estrema importanza poter contare su formatori adeguatamente preparati perche' siano guide fedeli e sempre aggiornate, al fine di accompagnare i candidati al sacerdozio all'uso corretto e positivo dei mezzi informatici".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: SEMINARI SONO IRRINUNCIABILI PER FORMARE FUTURI PRETI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 7 feb.

    "Sacerdoti non si diventa da soli. Occorre la comunita' dei discepoli, l'insieme di coloro che vogliono servire la comune Chiesa".
    Lo afferma Benedetto XVI citando - nel discorso alla Congregazione per l'Educazione Cattolica - la sua recente Lettera ai seminaristi.
    "Varie volte - ricorda - ho sottolineato come il seminario sia una tappa preziosa della vita, in cui il candidato al sacerdozio fa l'esperienza di essere un discepolo di Gesu'".
    Secondo il Papa, "per questo tempo destinato alla formazione, e' richiesto un certo distacco, un certo 'deserto', perche' il Signore parla al cuore con una voce che si sente se c'e' il silenzio; ma e' richiesta anche la disponibilita' a vivere insieme, ad amare la 'vita di famiglia' e la dimensione comunitaria che anticipano quella fraternita' sacramentale che deve caratterizzare ogni presbiterio diocesano".

    © Copyright (AGI)


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    PAPA: CULTURA CONSIDERA PERICOLOSO PARLARE DI VERITA'

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 7 feb.

    Nel mondo di oggi troppo spesso "si considera pericoloso parlare di verita', instillando cosi' il dubbio sui valori di base dell'esistenza personale e comunitaria".
    La cultura, denuncia il Papa, "fa del relativismo il proprio credo" e cosi' "viene a mancare la luce della verita'".
    Per questo, spiega, l'opera educativa sembra diventata sempre piu' ardua".
    In tale contesto, per Benedetto XVI che ha ricevuto oggi la Congregazione dell'Educazione Cattolica, "e' importante il servizio che svolgono nel mondo le numerose istituzioni formative che si ispirano alla visione cristiana dell'uomo e della realta': educare e' un atto d'amore, esercizio della carita' intellettuale, che richiede responsabilita', dedizione, coerenza di vita".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: SCUOLE E ATENEI CATTOLICI NON RINUNCINO AL LORO RUOLO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 7 feb.

    "Eliminare Dio significa spezzare il circolo del sapere".
    Lo ricorda il Papa nel discorso alla Congregazione dell'Educazione Cattolica.
    "In questa prospettiva - spiega - le Universita' cattoliche, con la loro identita' ben precisa e la loro apertura alla totalita' dell'essere umano, possono svolgere un'opera preziosa per promuovere l'unita' del sapere, orientando studenti ed insegnanti alla Luce del mondo, la luce vera che illumina ogni uomo". E, aggiunge, "sono considerazioni che valgono anche per le scuole cattoliche". "Occorre - riassume il Pontefice - anzitutto, il coraggio di annunciare il valore largo dell'educazione, per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare senso alla propria vita".

    © Copyright (AGI)

    SCUOLA: PAPA, INTERCULTURALITA' NON ESCLUDA ORA RELIGIONE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 7 feb.

    Benedetto XVI approva gli sforzi per un'educazione interculturale, ma avverte che "in questo ambito e' richiesta una fedelta' coraggiosa ed innovativa, che sappia coniugare chiara coscienza della propria identita' e apertura all'alterita', per le esigenze del vivere insieme nelle
    societa' multiculturali".
    "Anche a questo fine - spiega - emerge il ruolo educativo dell'insegnamento della Religione cattolica come disciplina scolastica in dialogo interdisciplinare con le altre". Infatti, "esso contribuisce largamente non solo allo sviluppo integrale dello studente, ma anche alla conoscenza dell'altro, alla comprensione e al rispetto reciproco".
    Secondo il Papa, "per raggiungere tali obiettivi dovra' essere prestata particolare cura alla formazione dei dirigenti e dei formatori, non solo da un punto di vista professionale, ma anche religioso e spirituale, perche', con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, la presenza dell'educatore cristiano diventi espressione di amore e testimonianza della verita'".

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    Il Papa: il cristiano prega ed ha una vita moralmente coerente
    Nell'Udienza generale dedicata al gesuita olandese san Pietro Canisio



    ROMA, mercoledì, 9 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Il cristiano deve nutrirsi di preghiera e vivere con fedeltà la propria adesione a Cristo attravero una condotta moralmente coerente. E' quanto ha ricordato questo mercoledì Benedetto XVI durante l'Udienza generale nell’Aula Paolo VI dedicata a san Pietro Canisio, gesuita e teologo olandese del Cinquecento.

    Proseguendo il ciclo di catechesi sui dottori della Chiesa, il Pontefice si è soffermato in particolare sull'operato e l'eredità spirituale di questo “autentico evangelizzatore” il cui tratto specifico è stata soprattutto “una profonda amicizia personale con Gesù”.

    In particolare, il gesuita fu chiamato a un impegno “quasi impossibile” e cioè ravvivare la fede cattolica nei Paesi di lingua germanica, che “davanti al fascino della Riforma, sembrava spegnersi”.

    Fu così che san Canisio si impegnò nella vita accademica, scrisse tre “Catechismi” destinati in particolare ai giovani, svolse il ministero pastorale negli ospedali e nelle carceri e “stabilì nei Paesi germanici una fitta rete di comunità del suo Ordine, specialmente di Collegi, che furono punti di partenza per la riforma cattolica, per il rinnovamento della fede cattolica”.

    “Perciò – ha continuato il Papa – , negli scritti destinati all’educazione spirituale del popolo, il nostro Santo insiste sull’importanza della Liturgia con i suoi commenti ai Vangeli, alle feste, al rito della santa Messa e degli altri Sacramenti, ma, nello stesso tempo, ha cura di mostrare ai fedeli la necessità e la bellezza che la preghiera personale quotidiana affianchi e permei la partecipazione al culto pubblico della Chiesa”.

    Al giorno d'oggi san Canisio “ci insegna con chiarezza che il ministero apostolico è incisivo e produce frutti di salvezza nei cuori solo se il predicatore è testimone di Gesù e sa essere strumento a sua disposizione, a Lui strettamente unito dalla fede nel suo Vangelo e nella sua Chiesa, da una vita moralmente coerente e da un’orazione incessante come l’amore. E questo vale per ogni cristiano che voglia vivere con impegno e fedeltà la sua adesione a Cristo”.

    Al termine della catechesi, salutando i pellegrini polacchi, Benedetto XVI ha quindi ricordato che venerdì prossimo ricorre la memoria della Madonna di Lourdes e la Giornata Mondiale del Malato. “Nella preghiera – ha detto il Papa – affidiamo alla Madre Immacolata i malati e quanti con amore si pongono al loro servizio negli ospedali, nelle case di cura e nelle famiglie. Vediamo nei volti dei malati il volto di Cristo sofferente”.

    Infine rivolgendo, come di consueto, un saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli ha ricordato che nella giornata di ieri è stata celebrata la memoria liturgica di san Girolamo Emiliani, fondatore dei Somaschi, e di santa Giuseppina Bakhita, “figlia dell’Africa diventata figlia della Chiesa”.

    “Il coraggio di questi testimoni fedeli di Cristo – ha detto il Papa – aiuti voi, cari giovani, ad aprire il cuore all’eroismo della santità nell’esistenza di ogni giorno”.

    “Sostenga voi, cari malati, nel perseverare con pazienza ad offrire la vostra preghiera e la vostra sofferenza per tutta la Chiesa”.

    “E dia a voi, cari sposi novelli, il coraggio di rendere le vostre famiglie comunità di amore, improntate ai valori cristiani”, ha concluso infine.

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    VATICANO: ALLA ROTA COMPETENZA SU MATRIMONIO RATO E NON CONSUMATO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 9 feb.

    Sarà trasferita alla Rota Romana la competenza sulla nullità del matrimonio "rato e non consumato", fino ad oggi appannaggio della Congregazione per il Culto Divino e i Sacramenti.
    Lo ha confermato oggi il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, il quale ha precisato anche che nella decisione del Papa, che sara’ formalizzata con un "motu proprio" da tempo in preparazione, "non vi e’ un’intenzione di promuovere un controllo di tipo restrittivo nella promozione del rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II".
    Insomma, il dicastero vaticano per la Liturgia cede una competenza "tecnico-giuridica" al tribunale della Rota ma non per trasformarsi in un organo di controllo sulla correttezza nell’applicazione del Concilio nei riti.

    © Copyright (AGI)

    VATICANO: PADRE LOMBARDI, NON CI SI PUO' CONFESSARE PER IPHONE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 9 feb.

    "Non si può parlare in nessun modo di "confessione per iPhone".
    Lo afferma il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi ricordando che "il sacramento della
    Penitenza richiede necessariamente il rapporto di dialogo personale tra il penitente e il confessore e l’assoluzione da parte del confessore presente".
    Tutto questo, precisa Lombardi conversando con i giornalisti, "non puo’ essere sostituito da nessuna applicazione informatica".
    Per padre Lombardi, e’ possibile invece utilizzzare i supporti informatici per aiutarsi nell’esame di coscienza (come avveniva un tempo con il formulario delle domande che alcuni confessori fornivano ai penitenti.
    "In questo caso - spiega il gesuita - si tratterebbe di un sussidio pastorale digitale che qualcuno potrebbe trovare utile, pur sapendo bene che non e’ per nulla un sostituto del sacramento". Occorre fare attenzione, pero’, affinche’ "non si tratti di un business alimentato da una realta’ religiosa e spirituale importante come un sacramento".

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    PAPA: CRISTIANI TESTIMONINO FEDE CON VITA MORALMENTE COERENTE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 9 feb.

    "Ogni cristiano che voglia vivere con impegno e fedelta’ la sua adesione a Cristo" deve essere
    "strumento a sua disposizione, a Lui strettamente unito dalla fede nel suo Vangelo e nella sua Chiesa, da una vita moralmente coerente e da un’orazione incessante come l’amore".
    Lo afferma Benedetto XVI ricordando che la vita cristiana "non cresce se non e’ alimentata dalla partecipazione alla Liturgia, in modo particolare alla santa messa domenicale, e dalla preghiera
    personale quotidiana".
    "In mezzo alle mille attivita’ e ai molteplici stimoli che ci circondano - spiega il Pontefice - e’ necessario trovare ogni giorno dei momenti di raccoglimento davanti al Signore per ascoltarlo e parlare con Lui".
    Nel discorso all’Udienza Generale di oggi il Papa teologo presenta la figura di san Pietro Canisio, gesuita, dottore della Chiesa, "figura molto importante nel Cinquecento cattolico". Canisio, ricorda il Pontefice, "insegna con chiarezza che il ministero apostolico e’ incisivo e produce frutti di salvezza nei cuori solo se il predicatore e’ testimone di Gesu’". E nella sua vita ha avuto cura di mostrare "ai fedeli la necessita’ e la bellezza che la preghiera personale quotidiana affianchi e permei la partecipazione al culto pubblico della Chiesa".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: SENZA COLPA MAGGIOR PARTE CRISTIANI CHE SEGUI' LUTERO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 9 feb.

    "La maggior parte dei cristiani che aderirono alla Riforma era senza colpa".
    Lo ha ricordato oggi Benedetto XVI citando quanto affermato all’epoca da San Pietro Canisio, gesuita olandese coevo di Martin Lutero.
    "In un momento storico di forti contrasti confessionali, Canisio evitava", ha spiegato, "l’asprezza e la retorica dell’ira, cosa abbastanza rara a quei tempi nelle discussioni tra cristiani, dall’una e dall’altra parte e mirava soltanto alla presentazione delle radici spirituali e alla rivitalizzazione dell’intero corpo della Chiesa".
    Il Papa si e’ soffermato, in particolare, sulla capacita’ del gesuita olandese di "saper comporre armoniosamente la fedelta’ ai principi dogmatici con il rispetto dovuto ad ogni persona, tanto che alcuni rinvengono nel suo insegnamento le tracce di una prima formulazione del diritto alla liberta’ religiosa".
    E ancora: "Servi’ la conoscenza vasta e penetrante che ebbe della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa: la stessa conoscenza che sorresse la sua personale relazione con Dio e l’austera spiritualita’ che gli derivava dalla ’devotio moderna’ e dalla mistica renana".

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    00 10/02/2011 13:20
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    Papa/ Riceve arcivescovo Monaco,in Germania polemica su pedofilia

    Stampa tedesca cita insabbiamento, arcidiocesi avvia denuncia

    Città del Vaticano, 9 feb. (TMNews)

    Ricevuto ieri pomeriggio dal Papa, il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga è finito in questi giorni in una polemica su un caso di pedofilia, in Germania, tanto che l'arcidiocesi ha diffuso un comunicato di smentita questo pomeriggio.
    Al centro delle accuse il monastero benedettino di Ettal, in Baviera, dove nei mesi scorsi sono emersi maltrattamenti fisici e sessuali inflitti dai monaci ai minori dell'internato nei decenni passati. Il caso è stato investigato dalla procura di Monaco e da due visitatori apostolici. Ora il quotidiano 'Die Welt' torna a parlarne e punta il dito contro Marx.
    Una nota dell'arcidiocesi, però, definisce "false" le informazioni della 'Welt' circa l'"insabbiamento" di un caso di abusi sessuali ed annuncia di aver adito le vie legali.

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    00 10/02/2011 13:59
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    PAPA: DOVERE FEDELI LAICI INCORAGGIARE VOCAZIONI SACERDOTALI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 10 feb.

    "E' importante incoraggiare e sostenere coloro che mostrano chiari segni della chiamata alla vita sacerdotale e alla consacrazione religiosa, perche' sentano il calore dell'intera comunita' nel dire il loro si' a Dio e alla Chiesa.
    Ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l'impegno di promuovere le vocazioni".
    Lo scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle vocazioni, reso noto oggi. "Io stesso - sottolinea il Papa - li incoraggio come ho fatto con coloro che si sono decisi ad entrare in Seminario e ai quali ho scritto: 'avete fatto bene a farlo.
    Perche' gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell'epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione, del Dio che ci si e' mostrato in Gesu' Cristo e che ci raduna nella Chiesa universale, per imparare con Lui e per mezzo di Lui la vera vita e per tenere presenti e rendere efficaci i criteri della vera umanita''".
    La quarantottesima Giornata Mondiale per le Vocazioni, che sara' celebrata il 15 maggio 2011, quarta Domenica di Pasqua, continua il Pontefice, "ci invita a riflettere sul tema 'Proporre le vocazioni nella Chiesa locale'".
    "Settant'anni fa - ricorda in proposito Benedetto XVI - il venerabile Pio XII istitui' la Pontificia Opera per le vocazioni sacerdotali. In seguito, opere simili sono state fondate dai Vescovi in molte diocesi, animate da sacerdoti e da laici, in risposta all'invito del Buon Pastore, il quale, vedendo le folle, ne senti' compassione, perche' erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore, e disse che 'la messe e' abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate, dunque, il Signore della messe perche' mandi operai nella sua messe'".
    Viviamo oggi in "un tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da altre voci e la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile", ma, tiene a rilevare Benedetto XVI, "il Signore non manca di chiamare, in tutte le stagioni della vita, a condividere la sua missione e a servire la Chiesa nel ministero ordinato e nella vita consacrata, e la Chiesa è chiamata a custodire questo dono, a stimarlo e ad amarlo".
    "Essa - ribadisce citando l'esortazione apostolica "Pastores dabo vobis" di Giovanni Paolo II - e' responsabile della nascita e della maturazione delle vocazioni sacerdotali". Ed anche, continu ail testo, "il Concilio Vaticano II ha ricordato esplicitamente che il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunita' cristiana, che e' tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana".
    Per Ratzinger, del resto, "la capacita' di coltivare le vocazioni e' segno caratteristico della vitalita' di una Chiesa locale". "Desidero indirizzare quindi - spiega - un fraterno e speciale saluto ed incoraggiamento a quanti collaborano in vario modo nelle parrocchie con i sacerdoti". In particolare, aggiunge, "mi rivolgo a coloro che possono offrire il proprio contributo alla pastorale delle vocazioni i sacerdoti, le famiglie, i catechisti, gli animatori. Ai sacerdoti raccomando di essere capaci di dare una testimonianza di comunione con il vescovo e con gli altri confratelli, per garantire l'humus vitale ai nuovi germogli di vocazioni sacerdotali. Le famiglie siano animate da spirito di fede, di carita' e di pieta', capaci di aiutare i figli e le fi'glie ad accogliere con generosita' la chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata. I catechisti e gli animatori delle associazioni cattoliche e dei movimenti ecclesiali, convinti della loro missione educativa, cerchino di coltivare gli adolescenti a loro affidati in maniera di essere in grado di scoprire la vocazione divina e di seguirla di buon grado".

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    00 10/02/2011 20:14
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    Per diffondere la voce del Papa

    Radio Vaticana è nata insieme con il nuovo Stato istituito con i Patti lateranensi, ed è proprio una delle strutture che lo caratterizzano nella sua sovranità e libertà di azione internazionale.
    Diverso, invece, il contesto in cui nacque "L'Osservatore Romano", insieme all'unità d'Italia e al tramonto del potere temporale dei Papi. Lo evidenzia il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato, nell'intervento introduttivo della conferenza svoltasi giovedì 10 febbraio. Il porporato ricorda le tappe principali della nascita dell'emittente pontificia, sottolineando come con la nuova stazione la Città del Vaticano "ha uno strumento proprio di telecomunicazioni che la rende sovrana e autonoma in questo campo, potendo sviluppare servizi radiotelegrafici e radiotelefonici propri". In questo senso, è naturale notare che la prima stazione radio "era stata concepita principalmente per svolgere questi servizi di telegrafia e telefonia, e quindi la radio nel suo nascere è strettissimamente legata alle funzioni dello Stato e dipende direttamente dal Governatorato". Con questo nuovo strumento Pio XI ebbe non solo a disposizione il telegrafo senza fili, ma un microfono che gli permise di raggiungere con la sua voce il mondo intero. Con la Radio "l'universalità del suo servizio ha una via assolutamente nuova ed efficace per esprimersi". Infatti, i radiomessaggi "diverranno, almeno per diversi decenni, uno dei più importanti generi di espressione del magistero papale e soprattutto dei suoi moniti in rapporto alla situazione del mondo". Nel corso della sua storia la Radio è stata "lo strumento più adatto, forse l'unico, per diffondere un messaggio di fede e di libertà capace di superare le frontiere". Un aspetto particolare del suo servizio è "la ripresa del suono e l'amplificazione nei molti diversi luoghi in cui si svolgono le attività del Papa e altri eventi di rilievo in Vaticano": un modo, questo, non solo per far udire la voce del Pontefice ma anche per registrarla e custodirla come "fonte di documentazione e di studio preziosissima".

    (©L'Osservatore Romano - 11 febbraio 2011)


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    00 11/02/2011 00:40
    Il Papa: famiglia e parrocchia promuovano le vocazioni
    Pubblicato il Messaggio per la Giornata Mondiale per le Vocazioni



    CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 10 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Le famiglie e le parrocchie devono esortare i giovani che sentono una chiamata vocazionale, proprio in questo momento in cui questa sembra più difficile, afferma Papa Benedetto XVI.

    La Santa Sede ha reso noto il Messaggio del Pontefice per la Giornata Mondiale per le Vocazioni, che si celebrerà il 15 maggio, quarta Domenica di Pasqua, sul tema “Proporre le vocazioni nella Chiesa locale”.

    Nel testo, il Papa insiste sulla responsabilità delle famiglie, delle parrocchie e delle associazioni nella promozione delle vocazioni.

    “Specialmente in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da 'altre voci' e la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile, ogni comunità cristiana, ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l’impegno di promuovere le vocazioni”, afferma.

    Benedetto XVI sottolinea quindi l'importanza di “incoraggiare e sostenere coloro che mostrano chiari segni della chiamata alla vita sacerdotale e alla consacrazione religiosa, perché sentano il calore dell’intera comunità nel dire il loro 'sì' a Dio e alla Chiesa”.

    Per questo, chiede “che ogni Chiesa locale si renda sempre più sensibile e attenta alla pastorale vocazionale, educando ai vari livelli, familiare, parrocchiale, associativo”.

    E' necessario aiutare i bambini e i giovani “a maturare una genuina e affettuosa amicizia con il Signore, coltivata nella preghiera personale e liturgica; ad imparare l’ascolto attento e fruttuoso della Parola di Dio, mediante una crescente familiarità con le Sacre Scritture”.

    Allo stesso modo, devono comprendere “che entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona, ma permette di scoprire e seguire la verità più profonda su se stessi”, ed essere aiutati “a vivere la gratuità e la fraternità nei rapporti con gli altri, perché è solo aprendosi all’amore di Dio che si trova la vera gioia e la piena realizzazione delle proprie aspirazioni”.

    In particolare, il Papa si rivolge a chi è direttamente coinvolto nel discernimento vocazionale dei giovani: sacerdoti, famiglie, catechisti e animatori.

    “Ai sacerdoti raccomando di essere capaci di dare una testimonianza di comunione con il Vescovo e con gli altri confratelli, per garantire l’humus vitale ai nuovi germogli di vocazioni sacerdotali”.

    Alle famiglie chiede invece che siano “animate da spirito di fede, di carità e di pietà, capaci di aiutare i figli e le figlie ad accogliere con generosità la chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata”.

    “I catechisti e gli animatori delle associazioni cattoliche e dei movimenti ecclesiali, convinti della loro missione educativa, cerchino di coltivare gli adolescenti a loro affidati in maniera di essere in grado di scoprire la vocazione divina e di seguirla di buon grado”, prosegue.

    Il Papa si rivolge poi ai Vescovi, ricordando loro l'importanza di “incrementare il più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie”.

    “Il Signore ha bisogno della vostra collaborazione perché le sue chiamate possano raggiungere i cuori di chi ha scelto”, dice ai presuli, raccomandando loro di avere “cura nella scelta degli operatori per il Centro Diocesano Vocazioni”.

    Ricorda poi “la sollecitudine della Chiesa universale per un’equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo”. “La vostra disponibilità verso Diocesi con scarsità di vocazioni, diventa una benedizione di Dio per le vostre comunità ed è per i fedeli la testimonianza di un servizio sacerdotale che si apre generosamente alle necessità dell’intera Chiesa”.

    “Proporre le vocazioni nella Chiesa locale significa avere il coraggio di indicare, attraverso una pastorale vocazionale attenta e adeguata, questa via impegnativa della sequela di Cristo, che, in quanto ricca di senso, è capace di coinvolgere tutta la vita”, dichiara Benedetto XVI.

    La capacità di coltivare le vocazioni “è segno caratteristico della vitalità di una Chiesa locale”, conclude, invitando le comunità locali a far sì che “si possa diffondere all’interno di ogni comunità la disponibilità a dire 'sì' al Signore, che chiama sempre nuovi operai per la sua messe”.

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    Paparatzifan
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    00 11/02/2011 21:38
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    Il 12 febbraio 1931 nasceva l'emittente radiofonica del più piccolo Stato del mondo

    E Pio XI parlò nel microfono di Marconi

    Sabato 12 febbraio il Centro internazionale di Studi e Documentazione Pio XI organizza a Desio, nella casa natale di Papa Ratti, un incontro in occasione dell'ottantesimo anniversario dell'inaugurazione di Radio Vaticana. Anticipiamo ampi stralci dell'intervento del cardinale prefetto emerito della Congregazione per i vescovi.

    di GIOVANNI BATTISTA RE

    L'11 febbraio 1929, con, la firma e la ratifica dei Patti Lateranensi nacque lo Stato della Città del Vaticano. Se si deve moltissimo a Papa Pio XI per aver conseguito la soluzione della "questione romana" mediante la conciliazione, moltissimo si deve al medesimo Papa, nato a Desio, per la saggezza e la capacità con cui ha organizzato il piccolo Stato Vaticano. Come noto, si tratta del più piccolo Stato del mondo, ma di non piccola importanza, perché assicura la piena sovranità e indipendenza del Papa. È piccolo come Stato, ma la sua missione è universale.
    Con la celerità e il dinamismo che gli erano propri, Pio XI emanò immediatamente la legge fondamentale dello Stato Vaticano e, in pari tempo, stipulò convenzioni con l'Italia per il collegamento del Vaticano con le ferrovie italiane, fondò l'ufficio postale, l'ufficio telegrafico e l'ufficio telefonico e attuò le relative convenzioni e collegamenti con l'Italia.
    Pio XI pensò subito anche a dotare il nuovo Stato del Vaticano di una stazione radio, ispirato in questo dal desiderio di poter disporre di uno strumento che permettesse al Papa di far giungere la sua parola a tutti i popoli della terra, grazie a quelle che in quel momento erano le ultime meravigliose conquiste del progresso tecnico.
    Pio XI teneva molto ad avere una propria radio e desiderava che fosse la più potente possibile in quel momento; lo voleva per motivi di evangelizzazione; desiderava valorizzare ciò che le scienze e le tecniche moderne mettevano a disposizione per annunciare il Vangelo.
    Ma vi era in lui anche un'altra motivazione: come studioso aveva partecipato a vari incontri culturali e aveva stretto e mantenuto rapporti con specialisti di varie scienze e, pertanto, apprezzava di avere un mezzo di comunicazione quale la radio, che superasse le distanze e permettesse di far giungere informazioni e messaggi anche a persone lontane. La radio sarebbe servita per informazioni e messaggi religiosi, ma riteneva che potesse essere utile anche a scopi di studio e di comunicazione.
    Voleva che la stazione del Vaticano fosse la più perfezionata e potente possibile. Pertanto affidò l'incarico a Guglielmo Marconi in persona e la fece costruire all'interno del Vaticano, dando disposizioni perché fosse offerta a Marconi tutta la collaborazione necessaria.
    Quattro giorni dopo la ratifica dei Patti Lateranensi, Pio XI ricevette per un colloquio Marconi e subito dopo l'allora monsignor Confalonieri accompagnò il grande inventore nei giardini Vaticani per il primo sopralluogo dove collocare le antenne e la sede della trasmissione.
    Per il personale che doveva poi far funzionare la radio, pensò che fra i gesuiti si potessero trovare le persone meglio preparate per questa nuova attività; affidò così il tutto alla Compagnia di Gesù. La Radio che in quel momento era l'ultima parola della scienza e della tecnica, fu inaugurata il 12 febbraio 1931, esattamente ottant'anni fa, con un atto di una solennità eccezionale. Nelle numerose pubblicazioni che Desio ha prodotto in questi anni, si vede sovente una foto storica che ritrae Pio XI affiancato dal cardinale Pacelli, segretario di Stato, e da Guglielmo Marconi.
    L'inaugurazione avvenne con un radiomessaggio al mondo del Papa, in lingua latina, la lingua della Chiesa. Il Papa in tale radiomessaggio si rivolse all'intero creato con parole bibliche: "Udite, o cieli, quello che sto per dire, ascolti la terra le parole della mia bocca" (Deuteronomio, 32, 1). "Udite, o genti tutte, tendete l'orecchio, o voi tutti che abitate il globo, uniti in un medesimo intento, il ricco e il povero" (Salmo, 48, 1). "Udite, o isole, ed ascoltate, o popoli lontani" (Isaia, 49, 1). Si rivolse poi a Dio dicendo: "A Dio sia la nostra prima parola: gloria a Dio nel più alto dei Cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Gloria a Dio, che diede, ai nostri giorni, tale potere agli uomini da fare giungere le loro parole veramente sino ai confini della terra; e pace in terra, dove siamo i rappresentanti di quel divino Redentore Gesù che venendo annunziò la pace".
    La voce del Papa si rivolse poi agli uomini incominciando dai cattolici, cioè a tutti quelli che fanno parte della "famiglia e dell'ovile del Signore", e con accenti biblici il Papa si indirizzò con affetto ai cardinali, ai vescovi, a religiosi e religiose, ai missionari e a tutti i fedeli laici augurando ogni bene. Passò poi a rivolgersi ai lontani dalla fede, agli infedeli e ai dissidenti, chiedendo al Signore di illuminarli con la sua luce. Il Papa volse poi il suo pensiero e la sua parola ai governanti, invitandoli a operare per il bene di tutti secondo giustizia e carità, e ricordando loro che un giorno "a Dio dovranno rendere rigoroso conto".
    Pio XI non dimenticò nessuno ed ebbe parole per i ricchi e per i poveri; per gli operai e per i datori di lavoro. Pensò anche agli afflitti e ai perseguitati. Volle abbracciare col suo saluto l'intero globo terrestre. Il microfono, costruito da Marconi, col quale il Papa trasmise il radiomessaggio, è ora gelosamente custodito fra i cimeli della Radio Vaticana.
    Questo evento solenne del primo radiomessaggio trasmesso in diretta dal Papa, fu seguito immediatamente da un gesto di stima e di apprezzamento nei riguardi di Guglielmo Marconi, nominato membro della Pontificia Accademia delle Scienze.
    Tutto il gruppo di personalità che avevano partecipato all'inaugurazione della Radio Vaticana si recò nella Casina Pio IV, sede della Pontificia Accademia delle Scienze nei giardini Vaticani, dove alla presenza di tutti i membri dell'Accademia, il Papa nominò Marconi nuovo accademico, pronunciando un grande elogio e riaffermando gli scopi scientifici dell'Accademia, che era la continuazione di quella dei Lincei. Nella lapide che sta all'entrata del piccolo edificio della stazione radio vaticana, sorta nei giardini Vaticani, si legge: "Affinché la voce del Sommo Pastore - per le onde eteree - a gloria di Cristo Re e a benedizione delle anime, sia udita fino ai confini dell'Orbe".
    Qualche mese dopo la Radio Vaticana partecipò agli esperimenti compiuti da Marconi per lo studio delle microonde. Due anni dopo (1933), nella ricorrenza dei Patti Lateranensi, nei locali della Radio Vaticana fu inaugurato il primo sistema stabile di comunicazione a onde cortissime, tra il Vaticano e Castel Gandolfo, realizzato sempre da Guglielmo Marconi.
    Quel giorno l'indirizzo di omaggio al Papa fu letto al microfono in Castel Gandolfo dal vescovo ausiliare di Albano che parlava a nome di quelle popolazioni, e Pio XI lo ascoltò in Vaticano dall'altoparlante. Il Papa volle che tutte le nunziature e delegazioni apostoliche sparse nel mondo fossero fornite di un apparecchio radio ricevente, di facile manovra. La Radio Vaticana provvedeva anche a trasmettere informazioni e notizie non segrete alle Nunziature da parte della Segreteria di Stato o di altri Dicasteri della Curia Romana. Era anche fissato un orario (due volte alla settimana) in cui nelle Nunziature, soprattutto in Paesi importanti, si doveva stare in ascolto sulla lunghezza d'onda della stazione vaticana per informazioni o notizie che potevano essere utili. Fu anche questo un collegamento vantaggioso, seppure incompleto in quanto, allora, le nunziature non disponevano a loro volta di una stazione trasmittente, ma soltanto di un apparecchio ricevente.
    Nel giugno del 1932 Pio XI poté dal Vaticano parlare in diretta con la folla riunita a Dublino per la celebrazione del Congresso eucaristico. Da quel momento i radiomessaggi diretti del Papa si moltiplicarono. Nel 1935 rimase famoso il messaggio che i pellegrini a Lourdes poterono ascoltare in diretta. Profonda impressione destarono il Messaggio natalizio del 1936, che il Papa trasmise dal letto dove per malattia era trattenuto, e quello del 2 settembre 1938, lanciato da Castel Gandolfo come suprema invocazione di pace, mentre nei cieli d'Europa si infittivano le nubi foriere di guerra.
    Pio XI volle che la Radio Vaticana cercasse di mantenersi al passo con la storia e col progresso. Quando il 9 febbraio 1939 Papa Ratti morì, la Radio Vaticana già trasmetteva in nove lingue e le sue apparecchiature erano migliorate.
    Di fronte alla stampa laica e alle radio che passavano sotto silenzio l'attività, della Chiesa, e le persecuzioni contro i cattolici che vi erano in alcune nazioni, la Radio Vaticana diede a Pio XI e alla Chiesa la possibilità di farsi sentire dall'opinione pubblica. Fece così conoscere la sollecitudine del Papa per l'annuncio del Vangelo, per la conservazione del patrimonio della fede, per la coraggiosa difesa del popolo di Dio dagli errori nefasti del suo tempo (fascismo, nazismo e comunismo), la difesa della libertà, della giustizia e dei diritti umani.
    Pochi mesi dopo la morte di Pio XI, allo scoppio della seconda guerra mondiale (settembre 1939), la Radio Vaticana si rivelò un mezzo prezioso di libera informazione, nonostante le intimidazioni che dovette subire. Sembra ormai assodato storicamente che il bombardamento che ebbe luogo in Vaticano la sera del 5 novembre 1943 intendesse colpire proprio la stazione trasmittente della Radio Vaticana. Furono sganciate cinque bombe. Una cadde a dieci metri dalla sede della Radio Vaticana e le altre tra i cento e i duecento metri dall'emittente. Una non scoppiò. Non vi furono morti, ma vari danni specialmente al laboratorio dei mosaici. Le schegge di una bomba ruppero tutti i vetri dell'appartamento di monsignor Tardini, che così per un paio di settimane fu ospitato da monsignor Montini, mentre venivano riparate le finestre e soprattutto i danni arrecati allo studio.
    I giornali italiani accusarono del bombardamento gli anglo-americani. La notizia vera è quella che circolò tre giorni dopo. L'aereo era un Savoia Marchetti 79, partito da Viterbo su incarico del gerarca fascista Roberto Farinacci. Si voleva far tacere la Radio Vaticana. Un altro tentativo vi fu cinque mesi dopo, il 1° marzo 1944, ma fallì, perché l'aereo volò basso, urtò contro un contrafforte del Gianicolo, per cui scaricò subito le bombe (fuori dalle mura del Vaticano), e il velivolo precipitò. Il pilota morì. I suoi resti, assieme a quelli del velivolo, furono subito portati via.
    Nel gennaio del 1940 nacque presso la Radio Vaticana l'Ufficio informazioni, che lanciava appelli per rintracciare civili e militari dispersi e trasmetteva messaggi delle famiglie ai prigionieri: mediante Radio Vaticana dal 1940 al 1946 furono inviati 1.240.728 messaggi pari a 12.105 ore di trasmissione.

    (©L'Osservatore Romano - 12 febbraio 2011)


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    RADIO VATICANA: RE, PER SPEGNERLA I FASCISTI BOMBARDARONO SCV

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 11 feb.

    Doveva "spegnere" la Radio Vaticana il bombardamento che ebbe luogo sulla Citta' del Vaticano la sera del 5 novembre 1943.
    Lo rivela il card. Giovanni Battista Re sull'Osservatore Romano, in occasione degli 80 anni dell'emittente.
    "I giornali italiani - ricorda il porporato - accusarono del bombardamento gli anglo-americani. La notizia vera e' quella che circolo' tre giorni dopo. L'aereo era un Savoia Marchetti 79, partito da Viterbo su incarico del gerarca fascista Roberto Farinacci.
    Si voleva far tacere la Radio Vaticana" che si stava rivelando "un mezzo prezioso di libera informazione, nonostante le intimidazioni che dovette subire. Furono sganciate cinque bombe. Una cadde a dieci metri dalla sede della Radio Vaticana e le altre tra i cento e i duecento metri dall'emittente.
    Una non scoppio'. Non vi furono morti, ma vari danni specialmente al laboratorio dei mosaici. Le schegge di una bomba ruppero tutti i vetri dell'appartamento di mons.Domenico Tardini, futuro segretario di Stato, che cosi' per un paio di settimane fu ospitato da mons. Montini, il futuro Paolo VI, mentre venivano riparate le finestre e soprattutto i danni arrecati allo studio".
    "Un altro tentativo - ricostruisce il prefetto emerito della Congregazione dei vescovi - vi fu cinque mesi dopo, il primo marzo 1944, ma falli', perche' l'aereo volo' basso, urto' contro un contrafforte del Gianicolo, per cui scarico' subito le bombe (fuori dalle mura del Vaticano), e il velivolo precipito'. Il pilota mori'. I suoi resti, assieme a quelli del velivolo, furono subito portati via". Nel gennaio del 1940, racconta ancora il card. Re per spiegare l'ostilita' dei fascisti, era nato presso la Radio Vaticana l'Ufficio informazioni, che lanciava appelli per rintracciare civili e militari dispersi e trasmetteva messaggi delle famiglie ai prigionieri: mediante Radio Vaticana dal 1940 al 1946 furono inviati 1.240.728 messaggi pari a 12.105 ore di trasmissione.
    "La Radio Vaticana - elenca il card. Re - provvedeva anche a trasmettere informazioni e notizie non segrete alle Nunziature da parte della Segreteria di Stato o di altri Dicasteri della Curia Romana. Era anche fissato un orario (due volte alla settimana) in cui nelle Nunziature, soprattutto in Paesi importanti, si doveva stare in ascolto sulla lunghezza d'onda della stazione vaticana per informazioni o notizie che potevano essere utili. Fu anche questo un collegamento vantaggioso, seppure incompleto in quanto, allora, le nunziature non disponevano a loro volta di una stazione trasmittente, ma soltanto di un apparecchio ricevente". In precedenza, continua il porporato, "profonda impressione desto' il Messaggio natalizio del 1936, che il Papa trasmise dal letto dove per malattia era trattenuto, e quello del 2 settembre 1938, lanciato da Castel Gandolfo come suprema invocazione di pace, mentre nei cieli d'Europa si infittivano le nubi foriere di guerra". In sostanza, per il card. Re, "di fronte alla stampa laica e alle radio che passavano sotto silenzio l'attivita', della Chiesa, e le persecuzioni contro i cattolici che vi erano in alcune nazioni, la Radio Vaticana diede a Pio XI e alla Chiesa la possibilita' di farsi sentire dall'opinione pubblica.
    Fece cosi' conoscere la sollecitudine del Papa per l'annuncio del Vangelo, per la conservazione del patrimonio della fede, per la coraggiosa difesa del popolo di Dio dagli errori nefasti del suo tempo (fascismo, nazismo e comunismo), la difesa della liberta', della giustizia e dei diritti umani".

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    00 11/02/2011 21:54
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    CELIBATO: KASPER, PER I MEDIA MAGGIORANZA NON LO VUOLE, IO SI'

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 11 feb.

    "Leggendo i giornali si ha l'impressione che la maggioranza sia contraria al celibato sacerdotale. Sono lieto di non appartenere a questa maggioranza".
    Lo ha dichiarato il card. Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per l'unione dei cristiani.
    Secondo quanto riportato dall'Osservatore Romano, per il porporato tedesco, il cui nome con quelli di Joseph Ratzinger e Hans Kung figura tra i giovani teologi firmatari di un documento che, mezzo secolo fa, chiedeva una riflessione critica della Chiesa sul tema, "il celibato e' una testimonianza di sequela radicale di Cristo, come dovrebbe essere, in particolare, per i sacerdoti.
    E' il segno che si esiste per Cristo e per il Regno di Dio. E' quel pizzico di sale, che non tutti possono essere, ma che fa bene a tutti.
    Adattarsi - ha concluso Kasper - non aiuta".

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    00 11/02/2011 22:00
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    La conferma nell'Annuario Statistico della Chiesa

    Aumentano nel mondo le ordinazioni sacerdotali

    Cresce nel mondo il numero dei sacerdoti ordinati, mentre diminuisce sensibilmente il numero di quanti abbandonano scegliendo di tornare allo stato laicale. In calo anche il numero dei morti. Forse i numeri dicono poco -- si parla dell'1,4 per cento dei nuovi ordinati e del 3-4 per mille di defezioni negli ultimi anni -- tuttavia basta riflettere sul fatto che dal 1999 non si registrava, nel computo dei sacerdoti nel mondo, un saldo positivo come quello registrato nel 2009, cioè 809 unità in più, per guardare al futuro con rinnovata speranza.
    A certificare la buona notizia è l'Annuarium Statisticum Ecclesiae 2009, preparato dall'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana, che sarà presentato nei prossimi giorni. Rispetto al più noto Annuario Pontificio, nel quale vengono privilegiati nomi e biografie, l'Annuario Statistico della Chiesa -- del quale anticipiamo alcuni contenuti -- fornisce una lettura quantitativa di tutte le forze della Chiesa cattolica impegnate nell'apostolato e nell'evangelizzazione nei diversi Paesi e continenti.
    Le statistiche ufficiali più recenti si riferiscono al 2009. Il numero complessivo dei sacerdoti a quella data era 410.593, di cui 275.542 membri del clero diocesano e 135.051 del clero religioso. Nel 1999 erano invece 405.009 suddivisi in 265.012 diocesani e 139.997 religiosi. L'incidenza del clero diocesano e di quello religioso non è mutata in modo significativo: rispettivamente 65% e 35% nel 1999 contro il 67% e il 33% nel 2009. L'ammontare globale di sacerdoti nel mondo nel 2009, rispetto a quello del 1999, ha subito dunque un incremento dell' 1,4% risultante dall'aumento del 4,0% del clero diocesano e dalla flessione del 3,5% di quello religioso.
    Il decremento percentuale ha interessato l'America del Nord (circa 7% per il clero diocesano e 21% per il clero religioso), l'Europa (col 9%) e l'Oceania (col 4,6%); sono invece aumentati i sacerdoti africani (38,5%), quelli dell'Asia (30,5%) e quelli diocesani dell'America Centrale e Meridionale. Tranne che nell'Africa e nell'Asia il clero religioso è ovunque diminuito.
    La distribuzione del clero del 2009 tra i continenti è caratterizzata da una forte prevalenza di sacerdoti europei (46,5%) che sono circa il 56% in più di quelli americani; il clero asiatico incide per il 13,5%, quello africano per l' 8,9% e quello dell'Oceania per l' 1,2%. Tra il 1999 e il 2009 è cresciuto il peso sia del clero africano (da 6,6 a 8,9), sia quello asiatico (da 10,6 a 13,5) che quello dei sacerdoti americani (da 29,7 a 29,9); la crescita è andata a scapito del peso del clero europeo che è sceso dal 52,0% al 46,5%.
    Per un quadro completo, alle statistiche sui sacerdoti conviene aggiungere quelle dei cattolici. Si avrà un quadro preciso tra domanda e offerta di servizio pastorale.
    Per quanto concerne i cattolici, le loro percentuali di composizione sono cresciute in Africa, in Asia e nell'America Meridionale mentre sono diminuite nel Nord America e in Europa. Se esistesse un perfetto equilibrio tra presenza e richiesta di attività pastorale, le percentuali di composizione dei sacerdoti dovrebbero coincidere per ogni area con quella dei cattolici. Viceversa, dal confronto tra le due percentuali di composizione dei sacerdoti e dei cattolici, risulta che nel 1999 esistevano dei larghi divari: le percentuali dei sacerdoti superavano quelle dei cattolici nel Nord America, in Europa, nel Medio Oriente e in Oceania; le più evidenti carenze di sacerdoti erano localizzate in Africa e nell'America Meridionale e Centro Continentale.
    Nel 2009 la sovrabbondanza relativa di sacerdoti rispetto ai cattolici si è manifestata in Europa, nel Nord America e in Asia. Dove invece sussisteva nel 1999 carenza relativa di sacerdoti rispetto ai cattolici, e cioè nell'America centrale e meridionale, si registra una diminuzione del divario (15,2% di sacerdoti contro 42,4% di cattolici nel 1999; 17,3% contro 42,2 % nel 2009).
    Dal 1999 al 2009 il numero dei decessi tra i sacerdoti è stato costantemente inferiore alle ordinazioni e ha fatto registrare mediamente, nel periodo, le 7.750 unità.
    Infine una notazione sul numero di decessi di sacerdoti nel mondo. Tendenzialmente è in diminuzione per i sacerdoti diocesani mentre si può rilevare una notevole stabilità del numero dei morti tra i sacerdoti religiosi. In Europa, caratterizzata da un corpo sacerdotale nettamente più anziano, i decessi sopravanzano costantemente le ordinazioni. L'Africa e l'Asia che godono di una popolazione sacerdotale assai più giovane, presentano un bilancio demografico ampiamente positivo; in questi continenti nel complesso i decessi sono stati nell'intero periodo circa un terzo delle ordinazioni. Quasi in perfetta parità il bilancio demografico in Oceania; saldo positivo in America.

    (©L'Osservatore Romano - 11 febbraio 2011)


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    00 11/02/2011 22:03
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    Seewald, l’amico del Papa. striglia i teologi, “minoranza saccente”

    di Paolo Rodari

    Il giornalista tedesco Peter Seewald – nel suo curriculum ci sono tre libri-intervista con Joseph Ratzinger – ha una certa frequentazione dell’appartamento papale. Beninteso, quando parla non lo fa a nome di Benedetto XVI e nemmeno della Santa Sede. Però, in qualche modo, di Ratzinger e della chiesa cattolica sa rifletterne (pur con tutti i distinguo del caso) almeno gli umori. E’ per questo motivo che meritano attenzione le sue ultime dichiarazioni rilasciate all’agenzia di stampa cattolica austriaca kath.net in merito al manifesto “Kirche 2011” firmato da circa 200 teologi tedeschi, austriaci e svizzeri dove si invita la chiesa cattolica a un “indispensabile rinnovamento” che coinvolge l’esercizio del primato di Pietro, l’ordinazione sacerdotale femminile nonché l’abolizione del celibato ecclesiastico.
    Cosa pensa Seewald del manifesto? Pensa che sia il prodotto di “forze neoliberali che fanno pressione per delle trasformazioni che avrebbero come risultato di spogliare la chiesa cattolica del suo stesso essere, e quindi del suo spirito e della sua forza”. I teologi accusano la chiesa di “autoreferenzialità” e “ossessione di sé”. Ma, dice Seewald ai contestatori, “chi semina vento raccoglie tempesta”. Dove la tempesta è, secondo il giornalista tedesco, la contro rivolta che coloro che sono “fedeli alla chiesa” sono pronti a scatenare contro questi teologi del dissenso.
    Seewald paragona i firmatari a dei “rami marci che possono certo fare danni, ma soltanto cadendo dall’albero a cui sono appesi”. Li chiama “saccenti teologi, piccolo-borghesi, fanfaroni che vanno a perorare in tutti i microfoni che vengono loro offerti”. Ma, ricorda ancora Seewald, gli attacchi più gravi “vengono dall’interno” della chiesa. Dice: ci sono “gesuiti d’alto rango” che si permettono di criticare la morale sessuale cattolica mentre si dimenticano che gli scandali della pedofilia hanno avuto luogo “nelle loro case”, come i fatti verificatisi nel collegio Canisius di Berlino dimostrano.
    Sospettando la minoranza (riformatrice) di voler imporre le sue visioni (moderniste) alla maggioranza dei cattolici, Seewald parla, con una formula sorprendente, di “una sorta di stalinismo teologico”. Striglia, inoltre, tanto i movimenti contestatori come Wir sind Kirche (Noi siamo chiesa) che il Comitato centrale dei cattolici tedeschi che paragona al Comitato centrale della Sed (il partito comunista della Germania dell’est) prima della caduta del Muro. E ancora: le critiche sarebbero di fatto superate da tempo, tanto che se i teologi firmatari del manifesto possono ancora sperare di raccogliere tra le loro fila qualche militante, non potranno “mai riuscire a entusiasmare le folle e soprattutto i giovani”.
    E poi la stoccata finale. Seewald chiede le dimissioni del portavoce della Conferenza episcopale tedesca, il padre gesuita Hans Langendörfer, che ha accolto in qualche modo il memorandum dei teologi annunciando che in futuro i vescovi avrebbero loro risposto.

    Pubblicato sul Foglio venerdì 11 febbraio 2011

    © Copyright Il Foglio, 11 febbraio 2011


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    00 12/02/2011 20:20
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    PAPA: NON PUO' ESSERCI CHIESA SENZA SACERDOZIO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 12 feb.

    "Non vi e' crescita vera e feconda nella Chiesa senza un'autentica presenza sacerdotale che la sorregga e la alimenti".
    Lo ha ricordato Benedetto XVI nel discorso rivolto oggi alla Fraternita' sacerdotale San Carlo Borromeo, fondata 25 anni fa da don Massimo Camisasca, uno dei piu' stretti collaboratori di don Luigi Giussani.
    "La vostra nascita dal movimento di Comunione e Liberazione e il vostro riferimento vitale all'esperienza ecclesiale che esso rappresenta, pongono davanti ai nostri occhi - ha sottolineato in proposito il Papa - una verita' che ha trovato una significativa espressione nella teologia del Concilio Vaticano II: il sacerdozio cristiano non e' fine a se stesso. Esso e' stato voluto da Gesu' in funzione della nascita e della vita della Chiesa. Esso rappresenta una vocazione bellissima e singolare all'interno della Chiesa, che rende presente Cristo, perche' partecipa dell'unico ed eterno Sacerdozio di Cristo".
    Dunque, ha rilevato Papa Ratzinger, "la presenza di vocazioni sacerdotali e' un segno sicuro della verita' e della vitalita' di una comunita' cristiana. Dio infatti chiama sempre, anche al sacerdozio. Sono grato percio' a tutti coloro che dedicano le loro energie alla formazione dei sacerdoti e alla riforma della vita sacerdotale".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: RIFORMA SACERDOZIO PER TORNARE ALL'ESSENZIALE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 12 feb.

    "Come tutta la Chiesa anche il sacerdozio ha bisogno rinnovarsi continuamente, ritrovando nella vita di Gesù le forme piu' essenziali del proprio essere".
    Lo ha detto il Papa incontrando oggi la Fraternita' San Carlo Borromeo, nata 25 anni fa all'interno di Comunione e Liberazione. "Le diverse possibili strade di questo rinnovamento non possono dimenticare - ha spiegato il Pontefice - alcuni elementi irrinunciabili. Innanzitutto un'educazione profonda alla meditazione e alla preghiera, vissute
    come dialogo con il Signore risorto presente nella sua Chiesa. In secondo luogo, uno studio della
    teologia che permetta di incontrare le verita' cristiane nella forma di una sintesi legata alla vita sacerdotale".
    Nel suo discorso, il Pontefice ha sottolineato il valore per della "vita comunitaria dei sacerdoti", la cui scelta di vivere in piccoli gruppi, ha sottolineato, "non e' una strategia per rispondere alle urgenze di questo momento, una forma di aiuto di fronte alla solitudine e alla debolezza dell'uomo" ma "espressione del dono di Cristo che e' la Chiesa. Occorre stare con Gesu' per poter stare con gli altri. E' questo il cuore della missione".
    Ad ascoltare le parole del Papa cento preti della Fraternita' San Carlo tornati a Roma da tutto il mondo per l'occasione e quaranta seminaristi che frequentano oggi la casa di formazione. Con loro il fondatore dell'istituto, don Massimo Camisasca, storico collaboratore di don Giussani, e il suo successore alla guida di CL, don Julian Carron. Presente anche il primo vescovo scelto tra le fila dalla Fraternita', mons. Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca e presidente della Conferenza Episcopale Russa. "La nostra Fraternita' - ha ricordato Camisasasca, rieletto lo scorso giugno superiore generale - e' presente in 16 Paesi del mondo, dalla Spagna alla Russia, dalla Siberia, al Kenya, da Taiwan agli Stati Uniti, dall’Italia al Sudamerica, con 25 case, nate in risposta alle necessita' della Chiesa, alle domande dei vescovi e del movimento".
    I membri della Fraternita', ha ricordato Camisasca, "svolgono la loro missione in parrocchie, scuole, universita', carceri e ospedali. I missionari collaborano alla nuova evangelizzazione iniziata da Giovanni Paolo II contribuendo anche alla riscoperta delle radici cristiane nei paesi europei dove le chiese di grande tradizione sembrano rinascere con difficolta'".

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    00 13/02/2011 20:01
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    PAPA: IL FRATELLO, DA BIMBI FACEVAMO IL GIOCO DEL PARROCO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 12 feb.

    "Eravamo i due maschi e abbiamo giocato molto insieme e fatto tante cose insieme: costruivamo insieme il presepe, e poi tra i giochi piu' frequenti c'erano giochi spirituali, noi lo chiamiamo il 'gioco del parroco' e lo facevamo noi due, nostra sorella non partecipava".
    Lo racconta mons. Georg Ratzinger, fratello maggiore di Benedetto XVI, che in un'intervista al mensile statunitense "Inside the Vatican" ricostruisce i suoi rapporti con il futuro Pontefice.
    "Uno alla volta, a turno - ricorda - eravamo il ministrante o il chierichetto. Si celebrava la messa e avevamo delle casule fatte dalla sarta della mamma proprio per noi".
    Poi il seminario, e la passione per la liturgia, la musica, lo studio. "E' stato - spiega mons. Ratzinger - uno sviluppo continuo. Fin da piccoli abbiamo vissuto con un amore per la liturgia e questo e' proseguito via via nel seminario.
    Dopo la prima messa - ricostruisce il sacerdote 87enne - per tre anni siamo stati separati perche' nel 1947 Joseph e' andato a Monaco e nel 1950 ci siamo ritrovati a Frisinga. Dopo l’ordinazione dal novembre del 1951 ad ottobre 1952 a Monaco stavamo in parrocchie confinanti divise da un parco : io avevo la chiesa di San Ludwig e Joseph al Preziossismo Sangue".
    Gia' allora, mio fratello, rivela mons. Georg, "era il riferimento per tutti noi, ed ha accettato di diventare professore a Bonn anche in vista della utilita' della famiglia. Nel 1955 i nostri genitori si sono trasferiti da lui a Frisinga e nel 1956 si e' aggiunta anche nostra sorella Maria, e cosi' quando io ero libero ho sempre raggiunto la famiglia a Frisinga. Poi alla fine ci siamo ritrovati a Ratisbona, io a dirigere i Domspatzen e mio fratello all'universita'. E' stato un periodo molto bello ed intenso, noi tre fratelli eravamo riuniti. Certo con la nomina e il trasferimento a Monaco, ma la distanza non era tanta, era piuttosto la mancanza di tempo che ci teneva lontani perche' Joseph era impegnato come vescovo e cardinale. Infine il trasferimento a Roma e' stato un po' come una perdita anche perche' sapevo che era una grande responsabilita' per mio fratello e sapevo che avremmo avuto pochi contatti.
    Tre volte l’anno io andavo a Roma, soprattutto l'estate, e a Natale Joseph e Maria venivano da me, nella casa a Pentling: Maria completava il trio. Da quando non c'e' non c'e' piu' questo trio. Naturalmente la sua presenza richiamava anche la presenza dei nostri genitori. Anche se mancavano lei e' sempre stata la persona che ci faceva pensare a loro".
    "Durante il Conclave - confida ancora mons. Georg - non ho mai pensato che mio fratello potesse diventare Papa: ero convinto che non fosse possibile perche' era troppo anziano ormai. Mi ricordavo di papa Giovanni XXIII ma Papa Pio XII non aveva fatto piu' cardinali, e quindi c’era anche una scelta ristretta, ma nel 2005 non era piu' cosi'. Poi quando e' arrivata la notizia la primissima reazione è stata di tristezza, perche' ero consapevole del fatto che come Papa sarebbe stato trasportato fuori dalla sua vita privata e personale. Non sapevo che si puo' mantenere un rapporto molto personale con il Papa e incontralo come faccio adesso, con tutti i privilegi che ho ricevuto per arrivare e ripartire".
    "E' sempre un momento molto festoso e solenne - assicura - quando si scende dall'aereo: un'auto della polizia viene a prendermi sotto la stiva e io penso agli altri viaggiatori con le vligie, costretti a cercare i mezzi pubblici. E in Vaticano c'e' sempre un'accoglienza gioiosa da parte delle memores, i segretari, suor Christine, che rendono l’accoglienza molto bella. Poi vado a visitare mio fratello nella sua stanza. Quello e' il nostro primo incontro, ed per me e' tornare a casa, quando ci raccontiamo le ultime novita'.
    La casa e' l'incontro con mio fratello dovunque sia.
    E sento che qui la famiglia del Papa e' diventata anche la mia famiglia. Si parla di Regensburg, dei vicini, delle persone che conosce da tempo, dei compagni di studio". I fratelli parlano anche dei gatti che sono rimasti nella casa in Germania (mentre nel Palazzo Apostolico non ce ne sono).
    Tornato a Regensburg, poi, "ogni mattina - conclude infine mons. Ratzinger - il mio pensiero per lui e' che possa avere la salute e la forza, di cui ha bisogno per compiere la sua missione".

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