Il Papa invita a un impegno condiviso per la pace in Egitto
ROMA, domenica, 6 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Mentre l'Egitto vive una forte agitazione politica, questa domenica, per la prima volta, Benedetto XVI ha fatto sentire la sua voce per invocare un impegno condiviso volto a riportare la normalità in questo Paese.
“In questi giorni, seguo con attenzione la delicata situazione della cara Nazione egiziana”, ha detto il Papa ricordando l'ondata di proteste cominciate il 25 gennaio scorso con alcune manifestazioni contro il regime del presidente Hosni Mubarak, al potere dal 1981, dopo l'assassinio di Anwar al Sadat, e degenerate tre giorni dopo in diverse città egiziane in scontri con la polizia.
“Chiedo a Dio – ha continuato il Pontefice – che quella Terra, benedetta dalla presenza della Santa Famiglia, ritrovi la tranquillità e la pacifica convivenza, nell’impegno condiviso per il bene comune”.
Nel frattempo il vicepresidente egiziano Omar Suleiman ha avviato il dialogo con varie forze ed esponenti dell'opposizione alla presenza anche dei Fratelli musulmani, il principale gruppo antigovernativo, da decenni bandito dalla scena politica, i quali hanno assicurato di non voler presentare un loro candidato alle presidenziali di settembre.
Al termine dei colloqui sono stati annunciati la formazione entro marzo di un comitato congiunto governo-opposizione per dare vita a delle riforme costituzionali, il rilascio degli attivisti arrestati e la revoca delle leggi d'emergenza.
E mentre da più parti si invoca la formazione di un governo tecnico che guidi il Paese in questa fase di transizione, il contestato presidente Mubarak, pur sostituendo i vertici del suo partito, l’Npd, ha smentito qualsiasi notizia sulle sue possibili dimissioni, anche se il primo febbraio ha annunciato che non si ricandiderò alle prossime elezioni presidenziali.
Questa domenica intanto oltre un milione di persone è tornata ad affollare piazza Tahrir, al Cairo, cuore della rivolta, per celebrare "la Giornata dei martiri", in memoria delle vittime delle proteste che in tutto il Paese hanno provocato almeno 300 morti e migliaia di feriti. Presenti anche numerosi cristiani copti che proprio questo sabato sono stati bersaglio di un ennesimo attacco a una chiesa di Rafah, nella Penisola del Sinai, colpita da un ordigno la cui esplosione fortunatamente non ha provocato vittime né feriti.
Benedetto XVI incoraggia a una “rinnovata cultura della vita”
E dedica un pensiero alla Giornata Mondiale del Malato dell'11 febbraio
ROMA, domenica, 6 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Questa domenica Benedetto XVI è tornato a rivolgere un pressante appello alla società civile perché si impegni nella promozione di una cultura della vita, specialmente per quanto riguarda i malati e i bambini non nati.
Nel discorso introduttivo alla preghiera dell'Angelus in piazza San Pietro, il Papa ha ricordato che il prossimo 11 febbraio, nella memoria della Beata Vergine di Lourdes, si celebrerà la Giornata Mondiale del Malato, voluta da Giovanni Paolo II.
“Essa – ha sottolineato il Pontefice – è occasione propizia per riflettere, per pregare e per accrescere la sensibilità delle comunità ecclesiali e della società civile verso i fratelli e le sorelle malati”.
Nel Messaggio per questa Giornata, ispirato ad una espressione della Prima Lettera di Pietro: "Dalle sue piaghe siete stati guariti" (2,24), il Papa ha invitato tutti a “contemplare Gesù, il Figlio di Dio, il quale ha sofferto, è morto, ma è risorto”.
“Dio – ha continuato – si oppone radicalmente alla prepotenza del male. Il Signore si prende cura dell’uomo in ogni situazione, condivide la sofferenza e apre il cuore alla speranza. Esorto, pertanto tutti gli operatori sanitari a riconoscere nell’ammalato non solo un corpo segnato dalla fragilità, ma prima di tutto una persona, alla quale donare tutta la solidarietà e offrire risposte adeguate e competenti”.
Il Papa ha quindi ricordato che questa domenica in Italia si celebrava anche la "Giornata per la vita", nata formalmente nel 1978 da un'intuizione della Commissione episcopale per la Famiglia ed un invito esplicito del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, nell'anno in cui entrò in vigore la legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza.
“Auspico – ha detto il Santo Padre – che tutti si impegnino per far crescere la cultura della vita, per mettere al centro, in ogni circostanza, il valore dell’essere umano. Secondo la fede e la ragione la dignità della persona è irriducibile alle sue facoltà o alle capacità che può manifestare, e pertanto non viene meno quando la persona stessa è debole, invalida e bisognosa di aiuto”.
Al termine della preghiera dell'Angelus, il Papa è quindi tornato a parlare del rispetto della vita nascente nel salutare le delegazioni delle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università di Roma, accompagnate dal Cardinale Vicario Agostino Vallini, in occasione del convegno promosso dai Dipartimenti di Ginecologia e Ostetricia sul tema dell’assistenza sanitaria nella gravidanza.
A questo proposito il Papa ha ricordato che “quando la ricerca scientifica e tecnologica è guidata da autentici valori etici è possibile trovare soluzioni adeguate per l’accoglienza della vita nascente e per la promozione della maternità”.
“Auspico che le nuove generazioni di sanitari siano portatrici di una rinnovata cultura della vita”, ha concluso infine.
Il Papa: i cristiani devono essere sale e luce del mondo
In occasione dell'Angelus domenicale in piazza San Pietro
ROMA, domenica, 6 febbraio 2011 (ZENIT.org).- I cristiani devono essere sale, per dare sapore al mondo, e luce per rischiarare le tenebre. Lo ha detto questa domenica Benedetto XVI in occasione della tradizionale preghiera domenicale dell'Angelus prendendo spunto dal Vangelo di Matteo.
“I discepoli del Signore – ha ricordato il Papa affacciandosi alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano – sono chiamati a donare nuovo 'sapore' al mondo, e a preservarlo dalla corruzione, con la sapienza di Dio che risplende pienamente sul volto del Figlio, perché Egli è la 'luce vera che illumina ogni uomo' (Gv 1,9)”.
“Uniti a Lui – ha continuato –, i cristiani possono diffondere in mezzo alle tenebre dell’indifferenza e dell’egoismo la luce dell’amore di Dio, vera sapienza che dona significato all’esistenza e all’agire degli uomini”.
Al termine della preghiera, il Papa ha salutato gli esponenti del Movimento dell’amore familiare - che conta attualmente una ottantina di coppie missionarie e altre 350 coppie in formazione - e quanti nella notte tra sabato 5 e domenica 6 febbraio hanno vegliato presso la chiesa romana di San Gregorio VII pregando per i cristiani perseguitati nel mondo e per la libertà religiosa.