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    00 02/02/2011 15:24
    Il Papa nominerà cinque nuovi Vescovi per la Curia Romana

    CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 2 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Sabato 5 febbraio, nella Basilica di San Pietro, Papa Benedetto XVI ordinerà Vescovi cinque sacerdoti che ha nominato per incarichi nella Curia Romana.

    Il primo è il sacerdote salesiano nato a Hong Kong Savio Hon Tai-Fai, di 61 anni, che il 23 dicembre 2010 è stato nominato dal Papa segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Riceverà il titolo di Arcivescovo della Diocesi titolare di Sila.

    Il secondo è l'italiano Marcello Bartolucci (67 anni), della Diocesi di Assisi, nominato il 29 dicembre per il ruolo di segretario della Congregazione per le Cause dei Santi, della quale era sottosegretario. Riceverà il titolo di Arcivescovo titolare di Bevagna.

    Il terzo è lo spagnolo Celso Morga Iruzubieta, 62 anni, della Diocesi di Calahorra, nominato anch'egli il 29 dicembre segretario della Congregazione per le Cause dei Santi, di cui era sottosegretario. Riceverà il titolo di Arcivescovo titolare di Alba Marittima.

    Il quarto è l'italiano Antonio Guido Filipazzi, 48 anni, della Diocesi di Ventimiglia-San Remo, nominato l'8 gennaio Nunzio Apostolico e Arcivescovo titolare di Sutri.

    Il quinto è infine il venezuelano Edgar Peña Parra, 49 anni, dell'Arcidiocesi di Maracaibo, nominato Nunzio Apostolico e Arcivescovo titolare di Telepte.

    Entrambi erano consiglieri di Nunziatura e avevano lavorato in diverse missioni diplomatiche.




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    00 02/02/2011 20:59
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    Papa/ Fuori programma a udienza,bambino sale su palco a salutarlo

    Città del Vaticano, 2 feb. (TMNews) - Fuori programma all'udienza generale in Vaticano per il Papa. Come ogni mercoledì Benedetto XVI aveva concluso la catechesi e si accingeva a salutare in lingua i diversi gruppi di fedeli presenti nell'aula Paolo VI. Ma un bambino è sgattaiolato fuori dalle prime file e - sotto il controllo dei gendarmi vaticani e delle Guardie svizzere - è salito sul palco per salutare il Papa, che si è intrattenuto con lui alcuni secondi. Il bambino è poi tornato al suo posto. (TMNews)


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    00 02/02/2011 23:32
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    PAPA: VIVIAMO IN SOCIETA' CARENTE DI VALORI SPIRITUALI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 feb.

    "Nella nostra societa', spesso carente di valori spirituali" servono "testimoni instancabili di Dio".
    Lo ha detto il Papa nell'Udienza generale di oggi, dedicata a Santa Teresa d'Avila il cui esempio, ha spiegato, "ci insegna a sentire realmente la sete di Dio che esiste nella profondita' del nostro cuore, a desiderarlo veramente, a cercare Dio per vederlo, per trovare la sua amicizia e cosi' la vera vita".
    Per il Papa, "il tempo della preghiera non e' tempo perso, ma un tempo in cui si apre la strada per la vita, per imparare da Dio un amore ardente a lui e alla sua Chiesa e una carita' concreta per i nostri fratelli".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: SEGUIRE TERESA D'AVILA SU DISTACCO DA BENI E AMORE A CHIESA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 feb.

    Santa Teresa d'Avila visse "un amore incondizionato alla Chiesa", anche "di fronte agli episodi di divisione e conflitto nella Chiesa del suo tempo".
    Lo ha ricordato il Papa nella catechesi all'Udienza Generale di oggi sottolineando che a muovere la santa spagnola che riformo' l'Ordine Carmelitano fu proprio "l'intenzione di meglio servire e difendere" la Chiesa del suo tempo, sottoposta anche allora a notevoli scosse e tensioni. In questo contesto, ha spiegato Beendetto XVI, un "aspetto essenziale" della dottrina teresiana e' la perfezione, come "aspirazione" e "meta finale di tutta la vita cristiana".
    Alla fine del percorso del "Castello interiore", nell'ultima "stanza" Teresa descrive la "pienezza" come "unione a Cristo attraverso il mistero della sua umanita'".
    Le "virtu' evangeliche", predicate e vissute da Santa Teresa d'Avila, del resto, sono la "base di tutta la vita cristiana e umana".
    Tra di esse, ha elencato Ratzinger, "il distacco dai beni o poverta' evangelica; l'amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale; l'umilta' come amore alla verita'; la determinazione come frutto dell'audacia cristiana; la speranza teologale, che descrive come sete di acqua viva. Senza dimenticare le virtu' umane: affabilita', veracita', modestia, cortesia, allegria, cultura". In secondo luogo, per il Papa, santa Teresa "propone una profonda sintonia con i grandi personaggi biblici e l'ascolto vivo della Parola di Dio", e "sottolinea quanto e' essenziale la preghiera", che per lei "e' vita e si sviluppa gradualmente di pari passo con la crescita della vita cristiana: comincia con la preghiera vocale, passa per l'interiorizzazione attraverso la meditazione e il raccoglimento, fino a giungere all'unione d'amore con Cristo e con la Santissima Trinita'".
    "Vera maestra per i fedeli di ogni tempo", per Benedetto XVI Teresa d'Avila e' insomma "una santa che rappresenta uno dei vertici della spiritualita' di tutti i tempi".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: INCORAGGIA COMUNITA' DI SANT'EGIDIO CHE FESTEGGIA 43 ANNI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 feb.

    Benedetto XVI ha incoraggiato oggi la Comunita' di Sant'Egidio che compie in questi giorni 43 anni di vita.
    Erano infatti presenti all'Udienza Generale 100 "vescovi amici della Comunita' di Sant'Egidio" che domani concelebreranno con il presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, card. Gianfranco Ravasi, una liturgia di ringraziamento nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Il Papa ha rivolto un breve saluto al gruppo guidato da mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e storico assistente ecclesiastico della Comunita' fondata da Andrea Riccardi. "Vi ringrazio tutti della vostra presenza - ha detto - e vi incoraggio a seguire con fedelta' Cristo e il suo Vangelo".
    Nel Rapporto sulle attivita' di Sant'Egidio nel 2010 - "un anno che, programmaticamente, si e' voluto dedicare principalmente all'Africa", anche attraverso il potenziamento del programma DREAM per la prevenzione e la cura dell'Aids, che "ha toccato centomila persone in cura, nel 2010, con un milione di persone coinvolte, e la preparazione di 3500 professionisti e figure professionali che sono gia' un patrimonio di conoscenza e di capacita' tecnica che rimane a lavorare in Africa, senza "fuga dei cervelli" - e' denunciata in particolare la difficolta' di "far passare" in Occidente le istanze di un Continente troppo spesso dimenticato, la cui realta' "e' sembrata diventare meno interessante proprio per gli europei, mentre ha visto una crescita di interesse da parte della Cina". Servirebbe, si legge, "un'Europa, meno rinunciataria e meno bloccata solo dai problemi interni".
    "La sfida di trovare da europei un cuore e un'anima e una passione dentro la globalizzazione si e' fatta - sottolinea il Rapporto - sfida culturale". Mentre, spiega il testo, "abbiamo assistito alla crescita di responsabilita' e di iniziativa delle diverse comunita' in Asia e nelle Americhe". "In molti dei 73 paesi in cui oltre 60 mila persone della comunita' di Sant'Egidio e tanti di piu' che con la comunita' collaborano", sono nate, infatti, "scuole della pace, iniziative di accompagnamento degli anziani in difficolta', di promozione di una cultura dell'accoglienza verso rom, immigrati, etnie e minoranze sociali".
    "Il bilancio del 2010 - insomma - e' quello di una crescita della Comunita' di Sant'Egidio in molti paesi del Sud del mondo", ma anche "una crescita significativa a Roma, in Italia e in molti paesi europei: che diventa un elemento di umanizzazione e di riconciliazione nella vita quotidiana di grandi citta' europee attraversate a volte da intolleranza e frammentazione sociale". Un anno di crescita, inoltre, "di una generazione di laici inpegnati anche in paesi in cui i cristiani sono minoranze e a volte bersaglio di estremisti", come testimonia il sacrificio di due giovani della Comunita' di Sant'Egidio negli ultimi 3 anni "per non avere accettato di essere corrotti o conformisti".

    © Copyright (AGI)


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    PAPA: FUORI PROGRAMMA BREVE COLLOQUIO CON UN BAMBINO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 feb.

    Un bambino e' riuscito questa mattina ad avicinare Benedetto XVI nell'Aula Nervi e ha parlato brevemente con lui ricevendone una carezza sul capo e una benedizione.
    Si e' trattato di un fuori programma che non ha precedenti con questo Papa, tanto che il colloquio ha interrotto le sintesi della catechesi su Santa Teresa d'Avila nelle diverse lingue che il Pontefice stava leggendo ad alta voce.
    Finito di pronunciare il testo in inglese, infatti, Ratzinger ha alzato gli occhi e si e' trovato davanti il giovanetto, di carnagione scura e con un vistoso maglioncino a righe gialle e nere, e gli ha sorriso consentendo il colloquio.
    Guardie svizzere e i gendarmi si erano astenuti dal bloccare la rapida avanzata verso il palco del bambino sgusciato dalle transenne.
    Lo sguardo fermo e un eloquente gesto dell'attentissimo segretario del Papa, don Georg Gaeswaen, cui il movimento in corso non era sfuggito, ha infatti impedito che il bambino fosse fermato.

    © Copyright (AGI)


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    RELIGIOSI: CRESCONO SIA TRADIZIONALISTI CHE NON CELIBATARI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 feb. -

    Tra le nuove forme di vita religiosa ci sono "comunita', che non intendono accettare il celibato o puntano esplicitamente su un celibato temporaneo", ma crescono anche le comunita' tradizionaliste che utilizzano la liturgia antica avvalendosi del motu proprio "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI.
    Ad elencarle e' il sacerdote e teologo paolino don Giancarlo Rocca, nel "Primo censimento delle nuove comunita'" pubblicato a Roma, da "Urbaniana University Press".
    Un volumone di 368 pagine, recensito favorevolmente anche dall'Osservatore Romano che - in un articolo a firma del vice direttore Carlo Di Cicco - avanza alcune proposte per garantire uno sviluppo ordinato e armonico di queste realta' innovative. Per le comunita' che vogliono aprirsi
    alle coppie sposate, scrive, "si potrebbe studiare se non convenga indirizzarle verso le tante forme di ricerca di una maggiore perfezione di vita cristiana (come indica il Codice di Diritto Canonico), sempre esistite nella storia della vita consacrata, dando loro la possibilita', se desiderassero svolgere un apostolato, di associarsi a un istituto consacrato in senso stretto, ma sotto forma di oblati, donati, aggregati, cioe' mediante una delle forme che permettono di partecipare appieno alla spiritualita' e alla missione di un istituto, senza pero' avere tutti i diritti e i doveri che competono ai consacrati propriamente detti".
    Per quanto riguarda invece gli istituti tradizionalisti, che attualmente sono approvati dalla Commissione "Ecclesia Dei", organismo impegnato nel recupero dello scisma di mons. Lefebvre, "si
    potrebbe studiare - ipotizza l'articolo - se, una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l'aspetto dottrinale, l'approvazione non possa essere concessa dalla stessa Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le societa' di vita apostolica, un po' come quando si chiedeva il nulla osta del Sant'Uffizio per l'approvazione degli istituti religiosi".
    Attualmente, continua l'Osservatore, "il Codice di diritto canonico del 1983 non offre, secondo alcuni studiosi, i necessari punti fermi per procedere al riconoscimento di nuove forme di vita consacrata. Inoltre, la grande varieta' di forme di vita illustrate nel 'Primo censimento delle nuove comunita'' sarebbe una conferma della 'confusione' presente nelle cosiddette nuove forme di vita consacrata. Il trovarsi poi di fronte a tre dicasteri pontifici (Congregazione per gli istituti di vita consacrata e societa' di vita apostolica, Pontificio Consiglio per i laici, Pontificia Commissione Ecclesia Dei) che in vario modo e criteri non omogenei hanno approvato 'nuove comunita'', sarebbe un'ulteriore prova di incertezza".
    "Se ora si aggiunge - rileva ancora l'Osservatore - che nel 2008 Papa Benedetto XVI ha concesso la possibilita' ad alcune associazioni di incardinare i propri sacerdoti (estendendo al diritto latino una norma che si ritrova nel Codice dei Canoni delle Chiese orientali del 1990), creando una nuova figura di associazioni pubbliche clericali dipendenti dalla Congregazione per il Clero, si ha un quarto dicastero che si occupa di nuove comunita'".
    "Potrebbe anche essere - conlude il quotidiano vaticano - che la collocazione di queste associazioni pubbliche clericali nell'Annuario Pontificio, dopo le Societa' di Vita Apostolica, sia solo temporanea e non definitiva, ma intanto aumenta la sensazione che si debba arrivare a un riordinamento della materia".

    © Copyright (AGI)


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    Papa/ In società relativista serve testimonianza fede coerente

    Vespri con religiosi e religiose a San Pietro: Sforzo educativo

    Città del Vaticano, 2 feb. (TMNews)

    Il Papa esorta i religiosi e le religiose che prendono parte ai vespri, questa sera nella basilica di San Pietro, a dare alle nostre società una testimonianza di fede "luminosa e coerente".
    "Viviamo oggi, soprattutto nelle società più sviluppate, una condizione segnata spesso da una radicale pluralità, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fondamentali", ha detto Benedetto XVI nell'omelia.
    "Ciò esige che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente e che il nostro sforzo educativo sia sempre più attento e generoso. La vostra azione apostolica, in particolare, cari fratelli e sorelle, diventi impegno di vita, che accede, con perseverante passione, alla Sapienza come verità e come bellezza, splendore della verità. Sappiate orientare con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilità inesauste della vera educazione, l'intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la vita buona del Vangelo". Il Papa ha sottolineato che "vivere nella sequela di Cristo casto, povero ed obbediente è in tal modo una 'esegesi' vivente della Parola di Dio". Benedetto XVI ha presieduto i vespri in occasione della XV Giornata della Vita Consacrata.

    © Copyright TMNews

    PAPA: IN SOCIETA' RELATIVISTA SERVE TESTIMONIANZA CRISTIANI RELIGIOSI

    (ASCA) - Citta' del Vaticano, 2 feb

    In una societa' ''segnata spesso da una radicale pluralita', da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fondamentali'', serve una ''testimonianza cristiana luminosa e coerente'' e uno ''sforzo educativo sempre piu' attento e generoso''.
    Lo ha detto papa Benedetto XVI, celebrando nella basilica di San Pietro i vespri in occasione della Giornata della vita consacrata. ''Sappiate orientare con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilita' inesauste della vera educazione - l'auspicio rivolto dal pontefice ai religiosi e alle religiose presenti - l'intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la vita buona del Vangelo''. ''Ai consacrati e alle consacrate - ha aggiunto - e' dato di manifestare il primato di Dio, la passione per il Vangelo praticato come forma di vita e annunciato ai poveri e agli ultimi della terra''. Per il papa, la vita consacrata e' ''filocalia'', cioe' ''amore per la bellezza divina, riflesso della bonta' di Dio'' la cui ''luce'' risplende ''sul volto di Cristo''. I religiosi, ha spiegato, sono chiamati ad una ''testimonianza profetica, legata alla sua duplice attitudine contemplativa e attiva''.

    © Copyright Asca


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    00 03/02/2011 00:48
    Benedetto XVI: pregare per scoprire l'amore di Dio
    All’Udienza generale il Papa parla di santa Teresa di Gesù



    ROMA, mercoledì, 2 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Pregare insegna ad amare Dio e il prossimo. E' quanto ha detto questo mercoledì Benedetto XVI in occasione dell'Udienza generale su santa Teresa di Gesù, una mistica vissuta nel XVI secolo.

    Nel riprendere la serie di catechesi dedicate ai Dottori della Chiesa, il Papa ha ripercorso la biografia di Teresa d’Avila, definita “uno dei vertici della spiritualità cristiana di tutti i tempi”.

    Sebbene la nostra società sia “spesso carente di valori spirituali”, tutti “nella profondità del nostro cuore” abbiamo il desiderio di Dio e di esserne amici. Ecco perché - ha detto il Papa lasciando da parte il discorso preparato per l'Udienza - , “santa Teresa ci insegna ad essere testimoni instancabili di Dio, della sua presenza e della sua azione, ci insegna a sentire realmente questa sete di Dio che esiste nella profondità del nostro cuore”.

    La santa spagnola sottolineava inoltre il valore di virtù umane come “affabilità, veracità, modestia, cortesia, allegria, cultura” e proponeva “il distacco dai beni o povertà evangelica”, “l'amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale”, “l'umiltà come amore alla verità”, “la determinazione come frutto dell'audacia cristiana” e “la speranza teologale, che descrive come sete di acqua viva”.

    “L’esempio di questa Santa, profondamente contemplativa ed efficacemente operosa, spinga anche noi a dedicare ogni giorno il giusto tempo alla preghiera” - ha concluso il Santo Padre -, perché “il tempo della preghiera non è tempo perso, ma è un tempo nel quale si apre la strada verso la vera vita per imparare da Dio un amore ardente per Lui e per la sua Chiesa e una carità concreta per i nostri fratelli”.









    Il Papa ai consacrati: “Siate ascoltatori assidui della Parola”
    Nella Festa della Presentazione del Signore e Giornata della Vita Consacrata



    CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 2 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Essere “ascoltatori assidui della Parola” di Dio: è questo l'invito che Papa Benedetto XVI ha rivolto ai consacrati questo mercoledì, Festa della Presentazione del Signore e Giornata della Vita Consacrata.

    Il Pontefice ha presieduto nel pomeriggio la Messa nella Basilica di San Pietro, sottolineando nella sua omelia come la Presentazione di Gesù al tempio sia passata quasi inosservata a “tante persone, prese dai loro impegni: i sacerdoti e i leviti con i loro turni di servizio, i numerosi devoti e pellegrini, desiderosi di incontrarsi con il Dio santo di Israele”.

    “Gesù è un bambino come gli altri, figlio primogenito di due genitori molto semplici. Anche i sacerdoti risultano incapaci di cogliere i segni della nuova e particolare presenza del Messia e Salvatore. Solo due anziani, Simeone ed Anna, scoprono la grande novità. Condotti dallo Spirito Santo, essi trovano in quel Bambino il compimento della loro lunga attesa e vigilanza. Entrambi contemplano la luce di Dio, che viene ad illuminare il mondo”.

    La Presentazione di Gesù al tempio, ha spiegato il Papa, “costituisce un’eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti, uomini e donne, sono chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente”.

    In questo contesto, ha voluto sottolineare tre aspetti importanti collegati all’icona evangelica della Presentazione, indicando innanzitutto che essa manifesta “la sapienza di Simeone ed Anna, la sapienza di una vita dedicata totalmente alla ricerca del volto di Dio, dei suoi segni, della sua volontà; una vita dedicata all’ascolto e all’annuncio della sua Parola”.

    “Siate ascoltatori assidui della Parola, perché ogni sapienza di vita nasce dalla Parola del Signore!”, ha chiesto il Pontefice ai presenti. “Siate scrutatori della Parola, attraverso la lectio divina, poiché la vita consacrata nasce dall’ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita”.

    L'icona evangelica della Presentazione contiene poi “il simbolo fondamentale della luce; la luce che, partendo da Cristo, si irradia su Maria e Giuseppe, su Simeone ed Anna e, attraverso di loro, su tutti”.

    “I Padri della Chiesa hanno collegato questa irradiazione al cammino spirituale”, ha rilevato il Papa. “La vita consacrata esprime tale cammino, in modo speciale, come 'filocalia', amore per la bellezza divina, riflesso della bontà di Dio”.

    “Sul volto di Cristo risplende la luce di tale bellezza”, ha sottolineato.

    L’icona evangelica manifesta infine “la profezia, dono dello Spirito Santo”. “Simeone ed Anna, contemplando il Bambino Gesù, intravvedono il suo destino di morte e di risurrezione per la salvezza di tutte le genti e annunciano tale mistero come salvezza universale”.

    La vita consacrata, ha indicato il Papa, è chiamata a questa “testimonianza profetica”, “legata alla sua duplice attitudine contemplativa e attiva”.

    “Ai consacrati e alle consacrate è dato infatti di manifestare il primato di Dio, la passione per il Vangelo praticato come forma di vita e annunciato ai poveri e agli ultimi della terra”.

    Benedetto XVI ha quindi riconosciuto che al giorno d'oggi, soprattutto nelle società più sviluppate, si vive “una condizione segnata spesso da una radicale pluralità, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fondamentali”.

    “Ciò esige che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente e che il nostro sforzo educativo sia sempre più attento e generoso”, ha osservato.

    Allo stesso modo, ha chiesto ai consacrati che la loro azione apostolica “diventi impegno di vita, che accede, con perseverante passione, alla Sapienza come verità e come bellezza”,

    “Sappiate orientare con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilità inesauste della vera educazione, l’intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la 'vita buona del Vangelo'”, ha concluso.





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    Paparatzifan
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    PAPA: IN SOCIETA' ODIERNA SERVONO RELIGIOSI LUMINOSI E COERENTI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 feb.

    Nella societa' di oggi, "segnata spesso da una radicale pluralita', da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica e da un relativismo che tocca i valori fondamentali", e' piu' che mai necessario che "la testimonianza cristiana sia luminosa e coerente e che il nostro sforzo educativo sia sempre piu' attento e generoso".
    Lo ha detto il Papa ai 5000 religiosi presenti questo pomeriggio in San Pietro in occasione della Giornata della Vita Consacrata.
    "La vostra azione apostolica - ha raccomandato loro Benedetto XVI - diventi impegno di vita, che accede, con perseverante passione, alla Sapienza come verita' e come bellezza, splendore della verita'".
    "Sappiate orientare - ha concluso ricordando ai religiosi i recenti Orientamenti Pastorali della Cei - con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilita' inesauste della vera educazione, l'intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la vita buona del Vangelo".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: DIO HA PARLATO NELLA BIBBIA MA ANCHE ATTRAVERSO I SANTI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 feb.

    "Lo Spirito Santo, in forza del quale e' stata scritta la Bibbia, e' il medesimo che illumina di luce nuova la Parola di Dio ai fondatori e alle fondatrici" degli Istituti Religiosi. Lo ha detto il Papa nell'omelia pronunciata questo pomeriggio in San Pietro in occasione della Vita Consacrata.
    Dalla Parola, ha aggiunto Benedetto XVI, "e' sgorgato ogni carisma e di essa ogni regola vuole essere espressione, dando origine ad itinerari di vita cristiana segnati dalla radicalita' evangelica".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: PRIMATO DI DIO E PASSIONE PER I POVERI VANNO INSIEME

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 feb.

    La vita consacrata e' chiamata a una "testimonianza profetica, legata alla sua duplice attitudine contemplativa e attiva: ai consacrati e alle consacrate e' dato infatti di manifestare il primato di Dio, la passione per il Vangelo praticato come forma di vita e annunciato ai poveri e agli ultimi della terra".
    Lo ha detto il Papa nell'omelia pronunciata in San Pietro in occasione della Giornata della Vita Consacrata. "In forza di tale primato - ha spiegato ai 5000 religiosi presenti - nulla puo' essere anteposto all'amore personale per Cristo e per i poveri in cui Egli vive.
    La vera profezia nasce da Dio, dall'amicizia con Lui, dall'ascolto attento della sua Parola nelle diverse circostanze della storia". Secondo il Papa, "in questo modo la vita consacrata, nel suo vissuto quotidiano sulle strade dell'umanita', manifesta il Vangelo e il Regno gia' presente e operante".
    Proprio ieri sull'Osservatore Romano l'arcivescovo brasiliano mons. Joao Braz de Aviz, neo prefetto della Congregazione per i religiosi, al quale il Pontefice che lo ha nominato in dicembre ha rivolto questa sera il suo caloroso benvenuto, aveva affrontato questo tema invitando a rilanciare l'opzione preferenziale per i poveri che era stata messa in ombra dalla condanna della Teologia della Liberazione.
    "La sua scoperta e la sua costruzione da parte della teologia della liberazione hanno significato - ha dichiarato il prelato - uno sguardo sincero e responsabile della Chiesa al vasto fenomeno dell'esclusione sociale.
    Giovanni Paolo II ha affermato all'epoca, attraverso la lettera inviata alla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile e consegnata dal cardinale Gantin, che la teologia della liberazione non e' solo utile ma anche necessaria". Il neo prefetto per i religiosi, ha affermato che "ancora non sia stato sufficientemente completato il lavoro teologico per svincolare l'opzione per i poveri dalla sua dipendenza da una teologia della liberazione ideologica, come ha ammonito ultimamente Benedetto XVI".
    Quanto alle due istruzioni sulla Teologia della Liberazione inviate da Roma a firma dell'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Joseph Ratzinger, secondo mons. Braz de Aviz esse "correggevano questioni legate all'uso del metodo marxista nell'interpretazione della realta'".
    Ma "l'opzione preferenziale per i poveri e' un'opzione evangelica dalla quale dipendera', prima di tutto, la nostra stessa salvezza". Il Papa questa sera non lo ha negato ma, nell'affidarli al nuovo prefetto brasiliano, ha voluto ricordare ai religiosi di tutto il mondo che il primato di Dio e la passione per i poveri vanno insieme.

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    Benedetto XVI dalla Baviera a Roma

    di Ruggero Romeo

    Da quando nell’ultimo Conclave il Cardinale Joseph Ratzinger è stato eletto Romano Pontefice ed ha assunto il nome di Benedetto XVI si è riaccesa l’attenzione su di una interessante zona dell’Europa, la Baviera.
    Questa terra è geograficamente ricca di corsi d’acqua fra i quali principali sono il Danubio, il Meno e l’Inn e di montagne fra le quali gli altipiani bavarese e svevo, il Fichtelgebirge e la Selva Boema che anche sul piano paesaggistico interessano notevolmente.
    Il primo nucleo della Baviera è stato abitato dai Celti fin quando nel I secolo essa non è stata occupata dai Romani che vi hanno costituito diverse colonie. Nel V secolo la zona è stata invasa dai Marcomanni della Boemia che le hanno dato il nome di Baioaria, corretto in Baiovaria precursore di Baviera.
    Già nel VI secolo vi hanno dominato Duchi ereditari, i Bavari che entrati nella sfera di influenza dei Franchi sono stati da questi convertiti alla religione cristiana anche con l’arrivo nel 600 di missionari irlandesi che vi hanno divulgato il credo cristiano.
    Nel 788 con Carlo Magno è stato instaurato nella zona il sistema feudale. Purtroppo nel 900 la Baviera è stata invasa dagli Ungari ed in rapida successione temporale è stata dominata quale ducato dalla Casa di Sassonia (948-1004), dalla Casa di Franconia (1004-1070), dalla Casa Guelfa (1070-1139), da quella dei Babenberg (1139-1156) per ritornare ai Guelfi dal 1156 al 1180.
    Dopo aver perduto Stiria, Carinzia, Carniola e Tirolo la Baviera è stata concessa quale feudo da Federico I ad Ottone di Wittelsbach i cui successori la hanno governata fino al 1918 con titolo diventato regio dal 1806. I Wittelsbach sono stati fondamentali per la Baviera sia per il lungo periodo nel quale l’hanno dominata che per le vicende legate a molti dei membri di questa famiglia.
    Tre di essi hanno regnato sull’Impero Germanico, Ludovico IV il Bovaro, Roberto il Breve e Carlo VII. Il primo ha regnato nel 1346, anche se per breve tempo, sul Brandeburgo, sul Tirolo, sull’Olanda, sulla Zelanda e sulla Frigia. Celebre è la sua contesa con Papa Giovanni XXII che nel 1324 lo ha scomunicato.
    Per tutta risposta Ludovico IV, abbracciate le teorie di Marsilio da Padova ha dichiarato a sua volta decaduto il Pontefice contrapponendogli l’antipapa Niccolò V (Pietro da Corvara) ottenendo però una nuova scomunica e l’elezione al suo posto di Carlo del Lussemburgo.
    Questo è uno dei tanti casi, in particolare nel Medioevo, di dissidio fra i Sovrani Europei ed i Papi e che hanno determinato l’avvento di alcuni antipapa che però hanno avuto sempre breve vita. Certo la Baviera ha tratto notevoli vantaggi dall’aver sostenuto Napoleone nei suoi interventi bellici.
    Nel 1813 però essa ha preferito allearsi con i nemici dell’Imperatore. Massimiliano I ha concesso la prima Costituzione nel 1818, Costituzione che è stata poi modificata per ben due volte nel 1848 e nel 1871.
    Ma quello che è stato il più noto sovrano bavarese è Ludwig II che è salito al trono giovanissimo, appena diciottenne nel 1864, che è stato il grande protettore di Richard Wagner e che purtroppo è morto suicida nel Lago di Starnberg nel 1886, il giorno dopo di essere stato deposto per alienazione mentale.
    A lui si deve la realizzazione di tre splendidi castelli realizzati a Neueschwanstein, a Linderhof ed a Herrenchienisee e che perpetuano la memoria del suo interesse per la storia, la musica e l’arte.
    Capitale della Baviera è Monaco e città importanti sono fra le altre Norimberga, famosa non solo per i giocattoli ma anche per i Processi che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale sono stati celebrati contro i superstiti personaggi del Terzo Reich, Augusta, fondata nel 14 a.C. dopo le vittorie di Druso sui Vindelici, Bamberga detta la “Roma Tedesca” perché sorge come la nostra Capitale su sette poggi, Bayreuth che con il suo “Teatro Nazionale di Wagner” accoglie ogni anno le celebrazioni in memoria del compositore.
    Prestigiosa è stata l’elezione di Joseph Ratzinger a Sovrano Pontefice che, come già Giovanni Paolo II il precedente Papa Polacco, ha fatto riaffermare la tradizione della Universalità della Chiesa Cattolica che si rafforza con la diversa nazionalità del suo Capo. È importante per una religione tanto affermata, valida e prestigiosa che questo avvenga con frequenza proprio per aggregare con sempre maggior forza tanti fedeli di nazionalità diverse, legati però da un unico profondo credo religioso.
    Benedetto XVI è nato nel 1927 a Marktl am Inn ed è stato battezzato nella Parrocchiale di St. Oswald. Il Santo Padre ha ricevuto insieme con il fratello maggiore Georg, oggi musicista e direttore del coro locale, gli Ordini Sacri a Freising nel 1951 mentre a Regensburg ha insegnato nella locale Università.
    A Monaco il Cardinale è stato Arcivescovo dal 1977 al 1982.
    Chiamato a Roma per rivestire il prestigioso incarico di Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, egli si è perfettamente integrato svolgendo il difficile compito di responsabile di uno dei più prestigiosi Dicasteri della Chiesa Cattolica.
    In Baviera resta nel paese di nascita del Papa il “Museo - Casa Natale” come pure altro centro importante è il paese di Traunstein presso il Lago Chiemsee, che è stato residenza della sua famiglia dal 1937.
    Oggi noi Cattolici praticanti e credenti dobbiamo guardare a Benedetto XVI nella speranza che il suo impegno possa portare ad un recupero dei principi di moralità, di disponibilità e di prestigio non solo per il popolo di Dio, ma anche per i membri del Clero alcuni dei quali sono portati a procurarsi godimenti terreni piuttosto che ad impegnarsi nell’aiuto a chi può trovarsi vittima di crisi non solo materiali, ma soprattutto spirituali.
    Il nostro Papa, Benedetto XVI, ha tutte le caratteristiche per rappresentare degnamente Gesù Cristo, per esserne il Vicario in terra, per indicare al mondo quale è la via più onesta e sicura per vivere nel reciproco amore e nel rifiuto di ogni bassezza.
    Tornando alla Baviera vanno ricordati anche altri personaggi celebri non solo nel tempo ma anche nell’attualità fra i quali Ottone I, Re di Grecia, i Pittori Hans Holbein il Vecchio, Albrecht Dührer, Lucas Cranach e Carl von Spitzweg fra gli altri, gli Scienziati Premi Nobel Konrad Lorenz, Alois Senefelder, Conrad Röntgen e Joseph von Frauenhofer, il Neurologo Alois Alzheimer per nominarne solo alcuni.
    Importante è infine il festeggiamento che si fa ogni anno per la ricorrenza del matrimonio di Re Ludovico I e di Theresa Principessa Sassone e che è noto a tutto il mondo con il nome di “Oktober Fest” e che si celebra da ben duecento anni e cioè dal 1810.
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    Papa/ Dopo scandalo finanziario si dimette vescovo sloveno

    Città del Vaticano, 3 feb. (TMNews)

    Si è dimesso il vescovo sloveno di Maribor, mons. Franc Kramberger, dopo che la sua diocesi è stata travolta da uno scandalo finanziario.
    Il Vaticano si limita a rendere noto, oggi, che il presule si è dimesso in base al secondo comma del canone 401 del codice di diritto canonico, che prevede le dimissioni per "infermità o altra grave causa". "Gli succede S.E. Mons. Marjan Turnsek, finora Vescovo Coadiutore della medesima arcidiocesi".
    Il settimanale 'Espresso' ha rivelato, di recente, il crac sfiorato da Kramberger.
    L''Espresso' aveva riferito che le società controllate dalla diocesi di Maribor "sono riuscite ad accumulare la bellezza di oltre 800 milioni di euro di debiti". Il settimanale aveva ricostruito la vicenda finanziaria a partire da quando in Vaticano "s'accorgono dell'enormità del bubbone causato dalle avventure finanziarie del vescovo Franc Kramberger. La scoperta avviene quasi per caso, quando a fine 2007 una tv controllata dalla Chiesa slovena si mette a trasmettere programmi pornografici". Il nunzio apostolico presso la Slovenia "intuisce che dietro ai filmini hard che la tv dei preti usa per sbaragliare la concorrenza c'è altro, qualcuno inizia a sussurrare di esposizioni milionarie e investimenti folli. Monsignor Mauro Piacenza, allora segretario della Congregazione per il clero, comincia così a chiedere alla diocesi informazioni più dettagliate", ma "le risposte arrivano dopo mesi, omissive e incomprensibili: Piacenza avverte così Bertone e il Papa si decide di spedire a Maribor un ispettore di fiducia per studiare le carte da vicino. Gianluca Piredda, esperto di bilanci, arriva in Slovenia all'inizio del 2010 con il titolo di 'visitatore apostolico'. Ci mette poco a capire che il dissesto dell'arcidiocesi è di proporzioni bibliche. Le sue conclusioni vengono spedite in un rapporto a Roma lo scorso ottobre". In particolare, secondo la ricostruzione del giornalista dell''Espresso' Emiliano Fittipaldi, "l'avventura parte all'inizio degli anni Novanta, quando la diocesi di Maribor costituisce la banca Krek (in dieci anni diventa il decimo istituto del Paese, nel 2002 viene venduto) e una società commerciale (la Gospodarstvo Rast). Passa qualche anno, e nascono due holding per investimenti e business assortiti, la Zvon 1 e la Zvon 2, controllate a loro volta dalla Rast. Le società comprano immobili, altre Spa, fanno ipoteche con le banche da cui si fanno prestare decine di milioni, decidono di investire non solo in finanziarie e aziende sicure, ma pure in settori tecnologici come le fibre ottiche e la telecomunicazione".

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    RINUNCIA E SUCCESSIONE DELL’ARCIVESCOVO DI MARIBOR (SLOVENIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Maribor (Slovenia), presentata da S.E. Mons. Franc Kramberger in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.
    Gli succede S.E. Mons. Marjan Turnšek, finora Vescovo Coadiutore della medesima arcidiocesi.

    Bollettino Ufficiale Santa Sede


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    Il papa non può donare organi

    Lo impedisce la dottrina della Chiesa

    Dopo che in Germania, un medico cattolico aveva cercato di incentivare la donazione di organi, pubblicizzando l'iscrizione del Papa nella schiera dei donatori, arriva ora, la secca smentita del segretario di Joseph Ratzinger, monsignor Georg Gaenswein: se anche Benedetto XVI è stato in passato un donatore, l'elezione al soglio pontificio, rende nullo qualunque documento firmato precedentemente.
    E' la Radio vaticana tedesca a diffondere la secca lettera di smentita inviata dal segretario del Papa, monsignor Georg Gaenswein, al dottor Gero Winkelmann, medico cattolico di Monaco di Baviera, che in passato aveva fatto più volte riferimento alla carta di donazione di organi firmata da Ratzinger, in articoli o durante conferenze organizzati per promuovere la disponibilità al dono degli organi per i trapianti.
    La dottrina della Chiesa Cattolica prevede infatti che alla morte, il corpo del Pontefice debba essere sepolto integro e quindi di fatto risulterebbe impossibile la donazione di organi. "Se è vero che il Papa possiede una carta di donazione di organi - ha scritto infatti monsignor Gaenswein - è vero anche, contrariamente ad alcune affermazione pubbliche, che con l'elezione del cardinale Ratzinger a capo della Chiesa Cattolica, ipso facto essa è diventata obsoleta".

    © Copyright Tgcom


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    UE: PAPA, CASA COMUNE IMPOSSIBILE SENZA RADICI CRISTIANE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 3 gen. -

    "La costruzione di una 'Casa Europa' comune puo' riuscire solo se questo Continente e' consapevole dei propri fondamenti cristiani e se i valori del Vangelo e dell'immagine della persona cristiana continueranno anche in futuro ad essere fermento della civilta' europea".
    Lo ha affermato Benedetto XVI nel discorso al nuovo ambasciatore di Austria presso la Santa Sede, Alfons M. Kloss.
    Nel discorso, il Papa ha rilevato "la particolare situazione di tensione in molti Paesi europei", in cui "da un lato le autorita' politiche sono molto attente a evitare che alle religioni, intese unicamente come convinzioni di fede individuali dei cittadini, non vengano praticate pubblicamente; dall'altro esiste il tentativo di applicare i criteri di un'opinione pubblica secolare anche alle comunita' religiose".
    Per il Pontefice, "e' come se si volesse adattare il Vangelo alla cultura, tentando al contempo di evitare con cura che la cultura venga influenzata dalla religione".
    Contro questa tendenza il Papa ha sottolineato "l'atteggiamento, particolarmente da parte di alcuni Stati dell'Europa centrale ed orientale, di dare spazio al desiderio fondamentale della persona, alla fede della persona in Dio e alla fede nella salvezza tramite Dio". Il Pontefice tedesco ha citato in proposito la presa di posizione austriaca sulla sentenza sul Crocifisso della Corte europea dei diritti dell'uomo.
    "Il riconoscimento della liberta' religiosa consente alla comunita' religiosa di svolgere le sue molteplici attivita' da cui trae vantaggio anche l'intera societa'", ha ricordato Benedetto XVI facendo riferimento alle "diverse strutture formative" e ai "servizi caritativi" gestiti dalla Chiesa.
    Un'attivita' a favore dei bisognosi che "evidenzia come la Chiesa in un certo senso si ritenga portavoce delle persone svantaggiate.
    Questo impegno ecclesiastico, riconosciuto ampiamente nella societa', non puo' essere ridotto a semplice attivita' caritatevole", ha puntualizzato il Papa, poiche' "ha il suo fondamento piu' profondo in Dio, nel Dio che e' amore".
    Per Ratzinger "piu' che la cultura occidentale cristiana conta la fede vissuta in Cristo e l'amore attivo per il prossimo, orientato alla parola e alla vita di Cristo, cosi' come all'esempio dei Santi". Ed "e' necessario rispettare pienamente l'essenza e l'opera della Chiesa senza farla diventare una tra le tante istituzioni che svolgono prestazioni sociali. Essa va piuttosto vista nell'interezza della sua dimensione religiosa".
    "Occorre sempre contrastare - ha raccomandato inoltre Benedetto XVI - la tendenza all'isolamento egoistico". "Compito urgente e permanente" di "tutte le forze sociali" e' dunque "assicurare la dimensione morale della cultura, una cultura degna della persona e della vita nella societa'". In cio', ha concluso il Papa, "la Chiesa cattolica continuera' ad adoperarsi con tutte le sue forze per il bene della societa'".

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    PAPA: E' DOVERE CRISTIANI ANNUNCIARE DIO A MONDO DISORIENTATO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 3 feb.

    "In un mondo spesso disorientato e alla ricerca di nuove ragioni di vivere, la luce di Cristo deve essere portata a tutti.
    Siate quindi in mezzo agli uomini e alle donne di oggi missionari ardenti del Vangelo, sostenuti da una vita fortemente radicata in Cristo.
    Abbiate l'ardore di annunciare la Parola di Dio".
    Lo ha chiesto oggi papa Benedetto XVI ai membri della Comunita' dell'Emmanuel, fondata in Francia da Pierre Goursat, la cui causa di beatificazione e' stata iniziata lo scorso anno. La Comunita' conta 7.200 membri ed e' diffusa in 64 Paesi del mondo soprattutto in Francia. "Oggi - ha aggiunto Ratzinger - l'urgenza di questo annuncio si fa particolarmente sentire nelle famiglie, cosi spesso divise, nei giovani e negli ambienti culturali. Contribuite a rinnovare dall'interno il dinamismo apostolico delle parrocchie". "Che dappertutto la vostra carita' sia luce dell'amore di Dio e divenga cosi' - e' stato l'auspicio conclusivo del Papa - una forza per la costruzione di un mondo piu' giusto e piu' fraterno".

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    PAPA: NULLITA' MATRIMONI, GIUDICI ECCLESIASTICI RAPIDI MA SEVERI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 4 feb.

    Per la seconda volta in due settimane il Papa torna a chiedere rapidita' e serieta' alla giustizia ecclesiastica, impegnata a verificare la nullita' dei matrimoni, cause -insiste- che debbono essere "trattate e definite nel modo piu' celere e sicuro".
    Nel discorso rivolto oggi al Tribunale della Segnatura Apostolica, che nella Chiesa Cattolica ha funzioni analoghe alla Corte di Cassazione e dunque anche di controllo sull'operato dei tribunali ecclesiastici locali, ricorda: "La' dove sorgono legittimamente dubbi sulla validita' del matrimonio sacramentale contratto, si deve intraprendere quanto e' necessario per verificarne la fondatezza.
    Bisogna poi assicurare, nel pieno rispetto del diritto canonico, la presenza sul territorio dei tribunali ecclesiastici, il loro carattere pastorale, la loro corretta e pronta attivita'. Occorre che in ogni Diocesi ci sia un numero sufficiente di persone preparate per il sollecito funzionamento dei tribunali ecclesiastici". Ripete Benedetto XVI ai giudici della Segnatura: "Ricordo che e' un obbligo grave quello di rendere l'operato istituzionale della Chiesa nei tribunali sempre piu' vicino ai fedeli". E proprio "ad assicurare che i tribunali ecclesiastici siano presenti nel territorio e che il loro ministero sia adeguato alle giuste esigenze di celerita' e di semplicita' cui i fedeli hanno diritto nella trattazione delle loro cause, e' volta l'attivita' della Segnatura Apostolica quando, secondo la sua competenza, promuove l'erezione di tribunali interdiocesani; provvede con prudenza alla dispensa dai titoli accademici dei ministri dei tribunali, pur nella puntuale verifica della loro reale perizia nel diritto sostantivo e processuale; concede le necessarie dispense da leggi processuali quando l'esercizio della giustizia richiede in un caso particolare la relaxatio legis per raggiungere il fine inteso dalla legge". Per il Papa, si tratta di "un'opera importante di discernimento e di applicazione della legge processuale".
    Ma, conclude, "la vigilanza sulla retta amministrazione della giustizia sarebbe pero' carente se non comprendesse anche la funzione di tutela della retta giurisprudenza" operata "in sinergia con il Tribunale della Rota Romana" e che "si rivela provvidenziale per la Chiesa". Seguite, raccomanda in merito il Papa teologo, "le esortazioni e le direttive proposte nelle annuali allocuzioni pontificie alla Rota Romana".

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    PAPA: PENTIMENTO E PREGHIERA, MA I PROCESSI SERVONO ALLA GIUSTIZIA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 4 feb.

    "Se e' vero che l'ingiustizia va affrontata anzitutto con le armi spirituali della preghiera, della carita', del perdono e della penitenza, tuttavia non si puo' escludere, in alcuni casi, l'opportunita' e la necessita' che essa sia fronteggiata con gli strumenti processuali".
    Lo ricorda il Papa nel discorso al Tribunale della Segnatura Apostolica, rilevando che anche nella Chiesa "la predisposizione di strumenti di giustizia, dalla pacifica composizione delle controversie sino alla trattazione e definizione giudiziale delle medesime, costituisce l'offerta di un luogo di dialogo e di ripristino della comunione nella Chiesa".
    Per Benedetto XVI, i tribunali ecclesiastici "costituiscono, anzitutto, luoghi di dialogo, che talvolta conducono alla concordia e alla riconciliazione". Rileva il Pontefice: "Non a caso l'ordinamento processuale prevede che in limine litis, anzi, in ogni stadio del processo, si dia spazio e occasione perche' ogniqualvolta qualcuno si ritenga onerato da un decreto, non vi sia contesa tra lui e l'autore del decreto, ma tra di loro si provveda di comune accordo a ricercare un'equa soluzione, ricorrendo anche a persone autorevoli per la mediazione e lo studio, cosi' che per via idonea si eviti o si componga la controversia.
    Sono anche incoraggiate a tal fine iniziative e normative volte all'istituzione di uffici o consigli che abbiano come compito, secondo norme da stabilire, di ricercare e suggerire eque soluzioni". Sempre, del resto, "l'attivita' del Supremo Tribunale mira alla ricostituzione della comunione ecclesiale, ossia al ristabilimento di un ordine oggettivo conforme al bene della Chiesa. Solo questa comunione ristabilita e giustificata attraverso la motivazione della decisione giudiziale puo' condurre nella compagine ecclesiale ad una autentica pace e concordia".

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    Benedetto XVI: la giustizia è indispensabile per la comunione
    I fedeli hanno diritto a una giustizia ecclesiale rapida e semplificata



    CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 4 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Ricevendo questo venerdì i membri del Tribunale della Segnatura Apostolica, Papa Benedetto XVI ha affermato che i fedeli hanno diritto a una giustizia rapida, efficace e semplice nella Chiesa, perché non può esserci carità né comunione senza giustizia.

    Il Pontefice ha voluto ricevere i membri del più alto tribunale della Chiesa per la prima volta dalla promulgazione della Lex propria di questo organismo, il 21 giugno 2008.

    La Segnatura Apostolica è stata fondata nel XIII secolo, e San Pio X l'ha trasformata nel supremo tribunale della Chiesa agli inizi del XX. Si occupa degli appelli di fronte alle sentenze della Rota Romana e dei processi di tipo contenzioso-amministrativo in ultima istanza.

    Tra le sue missioni rientrano anche la supervisione dell'amministrazione della giustizia da parte dei tribunali ecclesiastici locali e la risoluzione di conflitti tra loro.

    Nel suo discorso, il Papa ha alluso a questo obiettivo del Tribunale di “promozione della retta amministrazione della giustizia nella Chiesa”, perché la sua missione non è solo quella di giudicare, ma anche di vegliare sull'azione dei tribunali locali, per migliorare il loro lavoro.

    “Si tratta di un’opera coordinata e paziente, volta soprattutto a fornire ai fedeli un’amministrazione della giustizia retta, pronta ed efficiente”, ha spiegato, riferendosi in particolare alle cause di nullità matrimoniale.

    In questi casi, ha sottolineato la necessità di “assicurare, nel pieno rispetto del diritto canonico, la presenza sul territorio dei tribunali ecclesiastici, il loro carattere pastorale, la loro corretta e pronta attività”.

    “E' un obbligo grave quello di rendere l’operato istituzionale della Chiesa nei tribunali sempre più vicino ai fedeli”, adeguandosi “alle giuste esigenze di celerità e di semplicità” a cui questi “hanno diritto nella trattazione delle loro cause”, ha affermato.

    Tra le missioni del Tribunale c'è anche quella di vegliare affinché la giurisprudenza dei tribunali locali e della Rota sia coerente con la dottrina e tra sé, soprattutto nei casi di nullità.

    In tal senso, il Papa ha chiesto ai presenti di riflettere “sulla retta giurisprudenza da proporre ai tribunali locali in materia di error iuris quale motivo di nullità matrimoniale”.

    Carità e giustizia

    Il terzo campo d'azione della Segnatura, ha ricordato il Papa, è quello che riguarda il dirimere cause contenzioso-amministrative dei fedeli contro le istituzioni ecclesiastiche, compito affidato a questo tribunale da Papa Paolo VI.

    In tal senso, ha ricordato che la predisposizione deve essere alla “pacifica composizione”, costituendo “un luogo di dialogo e di ripristino della comunione nella Chiesa”.

    “Se è vero, infatti che l’ingiustizia va affrontata anzitutto con le armi spirituali della preghiera, della carità, del perdono e della penitenza, tuttavia non si può escludere, in alcuni casi, l’opportunità e la necessità che essa sia fronteggiata con gli strumenti processuali”, ha commentato.

    Nella Chiesa, questi processi “costituiscono, anzitutto, luoghi di dialogo, che talvolta conducono alla concordia e alla riconciliazione”, senza dimenticare che la giustizia è una premessa necessaria per la riconciliazione stessa.

    Nei casi in cui non sia possibile risolvere la controversia pacificamente, “lo svolgimento del processo contenzioso amministrativo comporterà la definizione giudiziale della controversia: anche in questo caso l’attività del Supremo Tribunale mira alla ricostituzione della comunione ecclesiale, ossia al ristabilimento di un ordine oggettivo conforme al bene della Chiesa”.

    “Il faticoso ristabilimento della giustizia è destinato a ricostruire giuste e ordinate relazioni tra i fedeli e tra loro e l’Autorità ecclesiastica”.

    “La giustizia, che la Chiesa persegue attraverso il processo contenzioso amministrativo, può essere considerata quale inizio, esigenza minima e insieme aspettativa di carità, indispensabile ed insufficiente nello stesso tempo, se rapportata alla carità di cui la Chiesa vive”.

    “Nondimeno il Popolo di Dio pellegrinante sulla terra non potrà realizzare la sua identità di comunità di amore se in esso non si avrà riguardo alle esigenze della giustizia”, ha concluso.

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    Il Papa non può donare gli organi e il Vaticano lo cancella dalla lista

    ORAZIO LA ROCCA

    CITTÀ DEL VATICANO

    Donare i propri organi è «un profondo atto d' amore» disse nel 1999 l' allora cardinale Joseph Ratzinger, rivelando di essere lui stesso un iscritto alla lista dei donatori. Ma un Papa non può farlo.
    La puntualizzazione arriva dal segretario di Ratzinger, monsignor Georg Gaenswein, in una lettera scritta per mettere a tacere alcune insistenti voci circolate nei giorni scorsi in Germania sulla disponibilità di Benedetto XVI a mettere a disposizione i suoi organi per eventuali trapianti. Quella iscrizione di Ratzinger nella lista dei donatori, puntualizza ora il Vaticano, è diventata però praticamente nulla con l' elezione dell' aprile del 2005. Monsignor Gaenswein - ha rivelato ieri la Radio Vaticana nel programma in lingua tedesca - lo ha scritto in una lettera per «smentire indiscrezioni inopportune» indirizzata al dottor Gero Winkelmann, medico cattolico di Monaco di Baviera. Quest' ultimo, impegnato a promuovere la cultura della donazione degli organi, recentemente aveva più volte fatto riferimento alla disponibilità sottoscritta da Ratzinger quando non era ancora Papa, parlandone anche in articoli e conferenze. «Se è vero che il Santo Padre possiede una carta di donazione di organi - scrive Gaenswein - è vero anche, contrariamente ad alcune affermazione pubbliche, che con l' elezione del cardinale Ratzinger a capo della Chiesa Cattolica, ipso facto essa è diventata obsoleta». Il segretario papale non specifica il motivo per cui un pontefice non può far parte della schiera dei donatori di organi. Ma in Curia i motivi sono evidenti: «Evidentemente una simile eventualità non è ammissibile perché il corpo di un Papa appartiene a tutta la Chiesa universale», spiega l' arcivescovo polacco Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari e "ministro" della Sanità della Santa Sede, pur precisando di non essere «assolutamente in grado di commentare la lettera di monsignor Gaenswein» non conoscendone il «contenuto reale». «Tuttavia- azzarda Zimowski - è comprensibile che il corpo di un pontefice resti intatto perché, nella sua veste di successore di San Pietro e di pastore universale della cattolicità appartiene in tutto e per tutto alla Chiesa, sia con l' anima che col corpo. Comprensibile, quindi, che alla sua morte la salma papale sia conservata integralmente, anche in vista di future e possibili venerazioni. Senza nulla togliere alla validità e alla bellezza del gesto della donazione degli organi». «Validità e bellezza» di cui - ricorda Zimowski - non a caso Ratzinger ha parlato in più occasioni sia da cardinale che da Papa. Nel ' 99, quando era prefetto della Congregazione della dottrina della fede, definì la donazione per i trapianti «un atto gratuito d' amore verso il prossimo». Da Papa, nel 2008, ricevendo i partecipanti a un congresso internazionale sui trapianti, parlò della donazione di organi come di «una forma peculiare di testimonianza della carità». Tuttavia, sempre in quell' occasione, Benedetto XVI chiese a medici e ad operatori sanitari di fare grande attenzione nello stabilire quando da un corpo si possono espiantare gli organi, perché - avvertì - i trapianti sono leciti solo se la persona che si è detta disponibile alla donazione è «effettivamente» deceduta.

    © Copyright Repubblica, 4 febbraio 2011


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    Padre Georg, dottore in timidezza

    La laurea honoris causa in «Relazioni internazionali» dall’Università per gli stranieri di Perugia è solo l’ultimo dei tanti titoli del curriculum di monsignor Georg Gaenswein (nella foto), il segretario particolare di Benedetto XVI, abituato a seguire silenziosamente il suo Papa e così schivo a prendere la parola in pubblico. Martedì prossimo nell’aula magna dell’Ateneo umbro però il dottor Georg dovrà vincere la sua tradizionale timidezza e reticenza nella sua lectio magistralis sul tema «Relazione tra Chiesa e Stato in Italia. La libertas ecclesiae nel Concordato».

    © Copyright Il Giornale, 5 febbraio 2011


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    PAPA: VESCOVI NON DEBBONO PIEGARSI ALLE MODE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 5 feb.

    "Il Pastore non deve essere una canna di palude che si piega secondo il soffio del vento, un servo dello spirito del tempo". Lo chiede il Papa nell'omelia tenuta oggi in San Pietro per l'ordinazione episcopale di cinque nuovi vescovi.
    "L'essere intrepido, il coraggio di opporsi alle correnti del momento appartiene in modo essenziale - ricorda Benedetto XVI - al compito del Pastore".
    Il vescovo, dunque, "non deve essere una canna di palude, bensi' deve essere come un albero che ha radici profonde nelle quali sta saldo e ben fondato". Secondo il Pontefice teologo, "cio' non ha niente a che fare con la rigidita' o l'inflessibilita'". Ma semplicemente riafferma che "solo dove c'e' stabilita' c'e' anche crescita".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: NEL MONDO DI OGGI GRANDE ANELITO GIUSTIZIA

    (AGI) - CdV, 5 feb

    "Anche se puo' sembrare che grandi parti del mondo moderno, degli uomini di oggi, volgano le spalle a Dio e ritengano la fede una cosa del passato, esiste tuttavia l'anelito che finalmente vengano stabiliti la giustizia, l'amore, la pace, che poverta' e sofferenza vengano superate, che gli uomini trovino la gioia".
    Lo rileva il Papa nell'omelia tenuta questa mattina in San Pietro per l'ordinazione episcopale di cinque nuovi vescovi.
    "Tutto questo anelito - commenta Benedetto XVI - e' presente nel mondo di oggi: anelito verso cio' che e' grande, verso cio' che e' buono".
    Inconsapevolmente, dunque, e' "nostalgia del Redentore, di Dio stesso, anche li' dove Egli viene negato".
    Ai nuovi presuli, il Papa raccomanda dunque di "essere operai nella messe della storia del mondo con il compito di risanare aprendo le porte del mondo alla signoria di Dio, affinche' la volonta' di Dio sia fatta sulla terra come in cielo".
    "E' questo - spiega - il lavoro per la messe nel campo di Dio, nel campo della storia umana: portare agli uomini la luce della verita', liberarli dalla poverta' di verita', che e' la vera tristezza e la vera poverta' dell'uomo".
    "Portare loro il lieto annuncio - ricorda Papa Ratzinger - che non e' soltanto parola, ma evento: Dio, Lui stesso, e' venuto, da noi. Egli ci prende per mano, ci trae verso l'alto, verso se stesso, e cosi' il cuore spezzato viene risanato".
    A renderlo possibile sono "gli operai" che il Signore incarica di annunciare il Vangelo, drammaticamente pochi rispetto al bisogno.
    Ma esortandoci a pregare perche' ne arrivino altri, aggiunge il Papa, "il Signore ci lascia capire che non possiamo essere semplicemente noi da soli a mandare operai nella sua messe; che non e' una questione di management, della nostra propria capacita' organizzativa. Possiamo cooperare per la venuta degli operai, ma possiamo farlo solo cooperando con Dio".

    © Copyright (AGI)


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    PAPA: VESCOVI NON DEBBONO PIEGARSI ALLE MODE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 5 feb.

    "Il Pastore non deve essere una canna di palude che si piega secondo il soffio del vento, un servo dello spirito del tempo". Lo chiede il Papa nell'omelia tenuta oggi in San Pietro per l'ordinazione episcopale di cinque nuovi vescovi.
    "L'essere intrepido, il coraggio di opporsi alle correnti del momento appartiene in modo essenziale - ricorda Benedetto XVI - al compito del Pastore".
    Il vescovo, dunque, "non deve essere una canna di palude, bensi' deve essere come un albero che ha radici profonde nelle quali sta saldo e ben fondato". Secondo il Pontefice teologo, "cio' non ha niente a che fare con la rigidita' o l'inflessibilita'". Ma semplicemente riafferma che "solo dove c'e' stabilita' c'e' anche crescita".

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    PAPA: NEL MONDO DI OGGI GRANDE ANELITO GIUSTIZIA

    (AGI) - CdV, 5 feb

    "Anche se puo' sembrare che grandi parti del mondo moderno, degli uomini di oggi, volgano le spalle a Dio e ritengano la fede una cosa del passato, esiste tuttavia l'anelito che finalmente vengano stabiliti la giustizia, l'amore, la pace, che poverta' e sofferenza vengano superate, che gli uomini trovino la gioia".
    Lo rileva il Papa nell'omelia tenuta questa mattina in San Pietro per l'ordinazione episcopale di cinque nuovi vescovi.
    "Tutto questo anelito - commenta Benedetto XVI - e' presente nel mondo di oggi: anelito verso cio' che e' grande, verso cio' che e' buono".
    Inconsapevolmente, dunque, e' "nostalgia del Redentore, di Dio stesso, anche li' dove Egli viene negato".
    Ai nuovi presuli, il Papa raccomanda dunque di "essere operai nella messe della storia del mondo con il compito di risanare aprendo le porte del mondo alla signoria di Dio, affinche' la volonta' di Dio sia fatta sulla terra come in cielo".
    "E' questo - spiega - il lavoro per la messe nel campo di Dio, nel campo della storia umana: portare agli uomini la luce della verita', liberarli dalla poverta' di verita', che e' la vera tristezza e la vera poverta' dell'uomo".
    "Portare loro il lieto annuncio - ricorda Papa Ratzinger - che non e' soltanto parola, ma evento: Dio, Lui stesso, e' venuto, da noi. Egli ci prende per mano, ci trae verso l'alto, verso se stesso, e cosi' il cuore spezzato viene risanato".
    A renderlo possibile sono "gli operai" che il Signore incarica di annunciare il Vangelo, drammaticamente pochi rispetto al bisogno.
    Ma esortandoci a pregare perche' ne arrivino altri, aggiunge il Papa, "il Signore ci lascia capire che non possiamo essere semplicemente noi da soli a mandare operai nella sua messe; che non e' una questione di management, della nostra propria capacita' organizzativa. Possiamo cooperare per la venuta degli operai, ma possiamo farlo solo cooperando con Dio".

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    PAPA: VESCOVI DEBBONO CUSTODIRE COMUNIONE CATTOLICA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 5 feb.

    I vescovi hanno "la missione di conservare la comunione cattolica".
    Lo ricorda Benedetto XVI ai cinque nuovi presuli da lui consacrati in San Pietro: il salesiano di Hong Kong mons. Savio Hon Tai-Fai, neo segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; mons. Marcello Bartolucci, neo segretario della Congregazione delle Cause dei Santi;
    mons. Celso Morga Iruzubieta, neo segretario della Congregazione per il Clero; mons. Antonio Guido Filipazzi, nunzio apostolico in attesa di destinazione; mons. Edgar Pena Parra, nuovo nunzio apostolico in Pakistan. Coconsacranti il card. Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, e il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato. "Sapete - ribadisce il Pontefice teologo ai nuovi vescovi - che il Signore ha incaricato San Pietro e i suoi successori di essere
    il centro di tale comunione, i garanti dello stare nella totalita' della comunione apostolica e della sua fede. Offrite il vostro aiuto perche' rimanga viva la gioia per la grande unita' della Chiesa, per la comunione di tutti i luoghi e i tempi, per la comunione della fede che abbraccia il cielo e la terra".
    Occorre, ha raccomandato ancora Ratzinger ai nuovi presuli, "perseverare nell'insegnamento degli Apostoli" non dimenticando mai che "la fede ha un contenuto concreto: non e' una spiritualita' indeterminata, una sensazione indefinibile per la trascendenza.
    Dio ha agito e proprio Lui ha parlato. Ha realmente fatto qualcosa e ha realmente detto qualcosa". E' questo il fondamento attendibile, sul quale noi cristiani ci basiamo anche oggi. E' la base sicura sulla quale possiamo costruire la casa della nostra fede".
    In tale visione, riafferma ancora Benedetto XVI, "la dimensione orizzontale (dell'azione sociale, ndr) e quella verticale (della preghiera, ndr) sono inscindibilmente intrecciate l'una con l'altra. Con lo stare in comunione con gli Apostoli, con lo stare nella loro fede, noi stessi stiamo in contatto con il Dio vivente".
    "Cari amici - ricorda ai nuovi presuli - a tale scopo serve il ministero dei vescovi: che questa catena della comunione non si interrompa. E' questa l'essenza della Successione apostolica: conservare la comunione con coloro che hanno incontrato il Signore in modo visibile e tangibile e cosi' tenere aperto il Cielo, la presenza di Dio in mezzo a noi.
    Solo mediante la comunione con i Successori degli Apostoli siamo anche in contatto con il Dio incarnato".
    Ma, per Ratzinger, "vale anche l'inverso: solo grazie alla comunione con Dio, solo grazie alla comunione con Gesu' Cristo questa catena dei testimoni rimane unita".
    "Vescovi - infatti - non si e' mai da soli, ci dice il Vaticano II, ma sempre soltanto nel collegio dei vescovi" che "non puo' rinchiudersi nel tempo della propria generazione" perche' "alla collegialita' appartiene l'intreccio di tutte le generazioni, la Chiesa vivente di tutti i tempi".
    Nell'omelia, il Papa tedesco cita poi il predecessore Giovanni Paolo II che si accingea beatificare: "Duc in altum, prendete il largo" chiede infatti ai nuovi presuli ricordando che "Giovanni Paolo II, nei suoi ultimi anni, ha ripreso con forza questa parola e l'ha proclamata a voce alta ai discepoli del Signore di oggi" indicando la misura alta della vita cristiana. "Duc in altum - spiega - dice il Signore in quest'ora a voi, cari amici.
    Siete stati chiamati per incarichi che riguardano la Chiesa universale. Siete chiamati a gettare la rete del Vangelo nel mare agitato di questo tempo per ottenere l'adesione degli uomini a Cristo; per tirarli fuori, per cosi' dire, dalle acque saline della morte e dal buio nel quale la luce del cielo non penetra. Dovete portarli sulla terra della vita, nella comunione con Gesu' Cristo". "Per questo - conclude - preghiamo in quest'ora per voi, cari amici. Dispiegate quindi le vele delle vostre anime, le vele della fede, della speranza, dell'amore, affinche' lo Spirito Santo possa gonfiarle e concedervi un viaggio benedetto come pescatori di uomini nell'oceano del nostro tempo".

    © Copyright (AGI)


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