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Benedetto XVI Forum Luogo d'incontro di tutti quelli che amano il Santo Padre.

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    00 26/01/2011 00:23
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    ECUMENISMO: PAPA, UNITA' RESTA LONTANA NONOSTANTE PASSI AVANTI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 25 gen.

    "Nel corso degli ultimi decenni, il movimento ecumenico ha fatto significativi passi in avanti, che hanno reso possibile raggiungere incoraggianti convergenze e consensi su svariati punti, sviluppando tra le Chiese e le Comunita' ecclesiali rapporti di stima e rispetto reciproco, come pure di collaborazione concreta di fronte alle sfide del mondo contemporaneo".
    Lo ha riconosciuto Benedetto XVI nell'omelia della celebrazione ecumenica presieduta questa sera nella Basilica di San Paolo "Sappiamo bene, tuttavia, che siamo ancora lontani da quella unita' per la quale Cristo ha pregato" e che "non puo' ridursi ad un riconoscimento delle reciproche differenze ed al conseguimento di una pacifica convivenza", ha poi aggiunto Papa Ratzinger, sottolineando che "il cammino verso questa unita' deve essere avvertito come imperativo morale, risposta ad una precisa chiamata del Signore".
    Al rito, a conclusione della Settimana di preghiera per l'unita' dei cristiani, hanno partecipato i delegati delle altre chiese cristiane, tra i quali c'erano anche il metropolita Ghennadios, arcivescovo ortodosso d'Italia e di Malta, e il pastore Richardson rappresentante personale del primate anglicano, che hanno pronunciato ciascuno una lettura liturgica o una preghiera.

    © Copyright (AGI)

    ECUMENISMO: PAPA, VINCERE TENTAZIONE DELLA RASSEGNAZIONE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 25 gen.

    Nel dialogo ecumenico "occorre vincere la tentazione della rassegnazione e del pessimismo, che e' mancanza di fiducia nella potenza dello Spirito Santo".
    Lo ha detto il Papa nell'omelia della celebrazione ecumenica che ha presieduto questa sera nella Basilica di San Paolo fuori le mura.
    "Il nostro dovere - ha spiegato - e' proseguire con passione il cammino verso questa meta con un dialogo serio e rigoroso per approfondire il comune patrimonio teologico, liturgico e spirituale; con la reciproca conoscenza; con la formazione ecumenica delle nuove generazioni e, soprattutto, con la conversione del cuore e con la preghiera".
    In proposito, il Pontefice ha citato il Concilio Vaticano II che definisce "santo" il proposito di "riconciliare tutti i cristiani nell'unita' di una sola e unica Chiesa di Cristo", e sottolinea che si tratta di uno sforzo che "supera le forze e le doti umane".

    © Copyright (AGI)


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    00 26/01/2011 00:25
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    PAPA: BENEDICE ULIVO PIANTATO DA LUTERANI A BASILICA SAN PAOLO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 25 gen.

    Prima di lasciare la Basilica di San Paolo fuori le mura, il Papa ha benedetto l'ulivo piantato dalla delegazione luterana tedesca domenica scorsa, in occasione delle celebrazioni per la settimana ecumenica.
    La stessa delegazione della Chiesa unita evangelica luterana di Germania, guidata dal vescovo regionale di Monaco, Johannes Friedrich, e della quale hanno fatto parte il vescovo Friedrich Weber, e l'ex primo ministro della Baviera, Gunter Beckstein, ha partecipato ha partecipato questa sera al rito presieduto da Benedetto XVI.
    Dopo l'udienza pontificia di lunedì la delegazione tedesca, riferisce l'Osservatore Romano, "è stata ricevuta presso la sede del dicastero ecumenico per discutere il tema dello stato attuale delle relazioni tra cattolici e luterani e della possibilità di un approfondimento della comunione esistente".
    «L'incontro di San Paolo mostra ancora una volta che il dialogo tra le due comunità è diventato una realtà viva», afferma da parte sua il Pontificio Consiglio in una nota.

    © Copyright (AGI)

    M.O.: PAPA, NOSTRO AFFETTO E PREGHIERA PER CRISTIANI GERUSALEMME

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 25 gen.

    Nel corso della celebrazione ecumenica che ha presieduto questa sera nella Basilica di San Paolo fuori le mura, il Papa ha rivolto il suo pensiero alle comunita' cristiana di Gerusalemme, "alle quali - ha detto - vorrei esprimere il mio vivo ringraziamento, accompagnato dall'assicurazione dell'affetto e della preghiera sia da parte mia che di tutta la Chiesa".
    "I cristiani della Citta' Santa - ha aggiunto ricordando che quest'anno essi hanno proposto il tema della Settimana per l'unita' - ci invitano a rinnovare e rafforzare il nostro impegno per il ristabilimento della piena unita' meditando sul modello di vita dei primi discepoli di Cristo riuniti a Gerusalemme".
    "Nei suoi lunghi viaggi missionari - ha poi concluso Benedetto XVI - Paolo, peregrinando per citta' e regioni diverse, non dimentico' mai il legame di comunione con la Chiesa di Gerusalemme. La colletta in favore dei cristiani di quella comunita', i quali, molto presto, ebbero bisogno di essere soccorsi, occupo' un posto importante nelle preoccupazioni di Paolo, che la considerava non solo un'opera di carita', ma il segno e la garanzia dell'unita' e della comunione tra le Chiese da lui fondate e quella primitiva Comunita' della Citta' Santa".

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    00 26/01/2011 00:51

    Benedetto XVI: l'unità dei cristiani è un “imperativo morale”
    Invita a non cedere a rassegnazione e pessimismo



    ROMA, martedì, 25 gennaio 2011 (ZENIT.org).- L'unità dei cristiani è un “imperativo morale” per il quale bisogna impegnarsi senza cedere a sconforto e pessimismo, ha ricordato Benedetto XVI questo martedì pomeriggio nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura.

    Il Pontefice vi ha presieduto la celebrazione conclusiva della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, che si svolge ogni anno dal 18 al 25 gennaio.

    Nella sua omelia, ha ricordato la necessità di “essere riconoscenti” perché negli ultimi decenni il movimento ecumenico “ha fatto significativi passi in avanti, che hanno reso possibile raggiungere incoraggianti convergenze e consensi su svariati punti, sviluppando tra le Chiese e le Comunità ecclesiali rapporti di stima e rispetto reciproco, come pure di collaborazione concreta di fronte alle sfide del mondo contemporaneo”.

    Ad ogni modo, ha riconosciuto che “siamo ancora lontani da quella unità per la quale Cristo ha pregato e che troviamo riflessa nel ritratto della prima comunità di Gerusalemme”, un'unità che “non si realizza solo sul piano delle strutture organizzative, ma si configura, ad un livello molto più profondo, come unità espressa nella confessione di una sola fede, nella comune celebrazione del culto divino e nella fraterna concordia della famiglia di Dio”.

    La ricerca del ristabilimento dell'unità tra i cristiani divisi, ha sottolineato il Papa, non può “ridursi ad un riconoscimento delle reciproche differenze ed al conseguimento di una pacifica convivenza”.

    “Ciò a cui aneliamo è quell’unità per cui Cristo stesso ha pregato e che per sua natura si manifesta nella comunione della fede, dei sacramenti, del ministero”, e il cammino per raggiungerla “deve essere avvertito come imperativo morale, risposta ad una precisa chiamata del Signore”.

    Per questo, “occorre vincere la tentazione della rassegnazione e del pessimismo, che è mancanza di fiducia nella potenza dello Spirito Santo”.

    “Il nostro dovere è proseguire con passione il cammino verso questa meta con un dialogo serio e rigoroso per approfondire il comune patrimonio teologico, liturgico e spirituale; con la reciproca conoscenza; con la formazione ecumenica delle nuove generazioni e, soprattutto, con la conversione del cuore e con la preghiera”, ha sottolineato.

    La comunità degli Apostoli

    Benedetto XVI ha quindi ricordato che il tema della meditazione di quest'anno è stato proposto dalle comunità cristiane di Gerusalemme, che hanno invitato “a rinnovare e rafforzare il nostro impegno per il ristabilimento della piena unità meditando sul modello di vita dei primi discepoli di Cristo”: “Essi erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 2,42).

    “È questo il ritratto della prima comunità, nata a Gerusalemme il giorno stesso di Pentecoste”, “una comunità non chiusa in se stessa, ma, sin dal suo nascere, cattolica, universale, capace di abbracciare genti di lingue e di culture diverse”.

    “Una comunità non fondata su un patto tra i suoi membri”, né sulla “semplice condivisione di un progetto o di un’ideale”, ma sulla “comunione profonda con Dio, che si è rivelato nel suo Figlio”.

    L'evangelista Luca dice che i suoi membri “ascoltavano la Parola di Dio, trasmessa dagli Apostoli; stavano volentieri insieme, facendosi carico dei servizi necessari e condividendo liberamente e generosamente i beni materiali; celebravano il sacrificio di Cristo sulla Croce, il suo mistero di morte e risurrezione, nell’Eucaristia, ripetendo il gesto dello spezzare il pane; lodavano e ringraziavano continuamente il Signore, invocando il suo aiuto nelle difficoltà”.

    Questa descrizione, ha indicato il Pontefice, “non è semplicemente un ricordo del passato e nemmeno la presentazione di un esempio da imitare o di una meta ideale da raggiungere”, quanto un'“affermazione della presenza e dell’azione dello Spirito Santo nella vita della Chiesa”, “un’attestazione, piena di fiducia, che lo Spirito Santo, unendo tutti in Cristo, è il principio dell’unità della Chiesa e fa dei credenti una sola cosa”.

    L'esempio di San Paolo

    Nel cammino di ricerca della piena unità visibile tra tutti i cristiani, ha proseguito Benedetto XVI, “ci accompagna e ci sostiene l’Apostolo Paolo”, del quale questo martedì si celebrava la festa della conversione e che prima che Cristo gli apparisse sulla via di Damasco “era uno tra i più accaniti avversari delle prime comunità cristiane”.

    Dopo la conversione, “fu ammesso, non solo come membro della Chiesa, ma anche come predicatore del Vangelo assieme agli altri Apostoli, avendo ricevuto, come loro, la manifestazione del Signore Risorto e la chiamata speciale ad essere 'strumento eletto' per portare il suo nome dinanzi ai popoli”.

    Nei suoi lunghi viaggi missionari, Paolo “non dimenticò mai il legame di comunione con la Chiesa di Gerusalemme”, favorendo la colletta in favore dei cristiani di quella comunità come “non solo un’opera di carità, ma il segno e la garanzia dell’unità e della comunione tra le Chiese da lui fondate e quella primitiva Comunità della Città Santa, come segno dell'unica Chiesa di Cristo”.

    “Uniti a Maria, che il giorno di Pentecoste era presente nel Cenacolo insieme agli Apostoli, ci rivolgiamo a Dio fonte di ogni dono perché si rinnovi per noi oggi il miracolo della Pentecoste e, guidati dallo Spirito Santo, tutti i cristiani ristabiliscano la piena unità in Cristo”, ha concluso il Papa.

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    00 26/01/2011 20:26
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    Papa/ Due fedeli tentano di scavalcare la transenna nell'aula Nervi





    Due fedeli presenti all'Udienza Generale di oggi hanno tentato di scavalcare le transenne dell'Aula Nervi per consegnare una busta al Santo Padre, attirando poi l'attenzione del Papa con delle grida. La Gendarmeria Pontificia ha fatto sapere che la busta conteneva messaggi devozionali. (Affari Italiani)


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    Papa/ I successori di don Camillo e Peppone incontrano Ratzinger

    A udienza generale prete e sindaco del paese set dei film

    I successori di don Camillo e Peppone hanno incontrato il Papa stamane.
    Nell'aula Paolo VI, infatti, hanno assistito all'udienza generale don Giovanni Davoli e Giuseppe Vezzani, rispettivamente parroco e sindaco di Brescello, il paese in provincia di Reggio Emilia nel quale sono stati girati tutti i cinque film tratti dai romanzi di Giovannino Guareschi. "Naturalmente - sottolinea l''Osservatore romano' che dà la notizia - all'udienza sindaco e parroco sono arrivati con due pullman diversi: anche se non litigano più, preferiscono comunque mantenere fede alle antiche tradizioni". Sindaco e sacerdote hanno regalato al Papa un cofanetto con i dvd dei cinque film, in italiano e in tedesco. Benedetto XVI ha raccontato, nel recente libro-intervista 'Luce del mondo', di apprezzare le storie di don Camillo e Peppone.

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    00 26/01/2011 20:54
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    Don Camillo e Peppone nell'Aula Paolo vi

    Don Camillo e Peppone di nuovo in scena questa mattina, mercoledì 26, nell'Aula Paolo vi. I due personaggi, resi famosi dai film tratti dai romanzi di Giovannino Guareschi, hanno per così dire preso parte all'udienza generale dove erano presenti i loro successori, don Giovanni Davoli e Giuseppe Vezzani, rispettivamente parroco e sindaco di Brescello, il paesotto in provincia di Reggio Emilia nel quale sono stati girati tutti i cinque film.
    Naturalmente nessuna gag, condita dai simpatici quanto innocenti sfottò che hanno reso vivace e seguitissima la serie. Anzi insieme hanno voluto, con la loro presenza, fare un omaggio al Papa, che nel libro Luce del mondo ha rivelato che qualche volta nell'appartamento rivede le vicende di Don Camillo e Peppone.
    Naturalmente all'udienza sindaco e parroco sono arrivati con due pullman diversi: anche se non litigano più, preferiscono comunque mantenere fede alle antiche tradizioni. Testimone di eccezione Vittorio, da 58 anni campanaro di Santa Maria nascente e San Ginesio — la parrocchia spesso teatro delle dispute tra sindaco e parroco — il quale ha offerto la sua collaborazione a tutte le riprese in chiesa.
    Al Papa hanno donato tra l'altro un cofanetto con i dvd dei cinque film, in italiano e in tedesco. Un altro sindaco, quello di Altopascio, Maurizio Marchetti, in qualità di presidente dell'Associazione nazionale delle città del pane, ha offerto al Pontefice, in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia, un cesto con del pane tipico, espressione delle migliori produzioni nazionali. All'insegna della speranza è stato invece il pellegrinaggio delle 150 persone, tra le quali familiari, medici volontari e bambini malati di cancro in cura presso l'Istituto per la ricerca e la cura dei tumori di Milano.

    (©L'Osservatore Romano - 27 gennaio 2011)


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    00 27/01/2011 00:56
    Benedetto XVI: S. Giovanna d'Arco, modello per i politici
    Nell'Udienza generale del mercoledì dedicato alla Pulzella d'Orlèans



    ROMA, mercoledì, 26 gennaio 2011 (ZENIT.org).- La santità di Giovanna d’Arco, nel suo “legame tra esperienza mistica e missione politica”, rappresenta un faro per chi è impegnato nella gestione della cosa pubblica.

    Lo ha detto Benedetto XVI questo mercoledì nell’Aula Paolo VI in occasione della tradizionale Udienza generale di fronte a circa tremila pellegrini, parlando della giovane santa francese, nata nel 1412 ed arsa viva sul rogo come eretica nel 1431, prima di essere riabilitata dalla Santa Sede alcuni anni dopo.

    All'inizio il Papa ne ha ricostruito la biografia accostandola a quella di santa Caterina da Siena: “due giovani donne del popolo, laiche e consacrate nella verginità”, “mistiche impegnate” fuori dal chiostro, “in mezzo alle realtà più drammatiche della Chiesa e del mondo del loro tempo”.

    Con un’infanzia turbata dal pericolo dell’invasione lorenese e dalla Guerra dei Cento Anni, Giovanna crebbe in una Francia indebolita dalle divisioni insorte fra la casa d’Orléans e quella di Borgogna.

    A soli 17 anni iniziò la sua azione politica e, dopo aver cercato di mediare senza successo una vera pace tra armate francese e inglesi, si mise alla testa di una spedizione militare che portò alla liberazione di Orléans.

    “La liberazione del suo popolo – ha detto il Papa – è un’opera di giustizia umana, che Giovanna compie nelle carità, per amore di Gesù. Il suo è un bell’esempio di santità per i laici impegnati in politica, soprattutto nelle situazioni più difficili”.

    In seguito, dopo la battaglia a Compiègne, venne catturata dai Borgognoni, il Re di Francia non fece alcuno sforzo per ottenere il suo rilascio e dunque venne venduta agli inglesi. Processata da giudici ecclesiastici venne quindi riconosciuta eretica e condannata al rogo.

    “I giudici di Giovanna – ha continuato Benedetto XVI – sono radicalmente incapaci di comprenderla, di vedere la bellezza della sua anima: non sapevano di condannare una Santa”.

    “Vengono alla mente – ha aggiunto – le parole di Gesù secondo le quali i misteri di Dio sono rivelati a chi ha il cuore dei piccoli, mentre rimangono nascosti a dotti e sapienti”.

    Per questo, anche l’appello di Giovanna al giudizio del Papa viene respinto dal Tribunale: “Questo processo è una pagina sconvolgente della storia della santità e anche una pagina illuminante sul mistero della Chiesa, che, secondo le parole del Concilio Vaticano II, è 'allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione'”.

    Occorrerà attendere circa 25 anni affinché nel 1456 Papa Callisto III, al termine di una seconda inchiesta, dichiari la nullità di tale processo. Beatificata nel 1909 da Papa Pio X sarà quindi Benedetto XV a canonizzarla nel 1920 e a dichiararla patrona di Francia.

    “Una luminosa testimonianza” per i nostri giorni, ha concluso il Papa: “Santa Giovanna d’Arco ci invita ad una misura alta della vita cristiana: fare della preghiera il filo conduttore delle nostre giornate; avere piena fiducia nel compiere la volontà di Dio, qualunque essa sia; vivere la carità senza favoritismi, senza limiti e attingendo, come lei, nell'Amore di Gesù un profondo amore per la Chiesa”.

    Al termine della catechesi, nel salutare i pellegrini di lingua polacca, il Papa ha rivolto un pensiero alla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani conclusasi martedì 25 gennaio, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, ed ha detto: “non possiamo mai cessare di pregare e di intraprendere iniziative per costruire la fraterna unità dei discepoli di Cristo”.

    Infine rivolgendosi ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli ha ricordato che oggi ricorre la memoria liturgica dei santi Timoteo e Tito, discepoli di san Paolo.

    “Cari giovani – ha detto il Santo Padre –, come questi servi fedeli del Vangelo, vi invito a rendere sempre più salda e convinta la vostra adesione a Gesù, per essere veri testimoni in questa società”.

    “Invito anche voi, cari malati, sul loro esempio, a fare vostri i sentimenti di Cristo, per trovare conforto in Lui, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo”.

    “E voi, cari sposi novelli – ha concluso –, scoprite ogni giorno nella vita coniugale il mistero di Dio che si dona per la salvezza di tutti, affinché il vostro amore sia sempre più vero, duraturo e solidale verso gli altri”.

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    PAPA: PROCESSO A GIOVANNA D'ARCO PAGINA SCONVOLGENTE, ILLUMINANTE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 26 gen.

    Il processo a Giovanna D'Arco rappresenta "una pagina sconvolgente della storia della santità, e anche illuminante sul mistero della Chiesa, che è allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione".
    Lo ha detto il Papa presentando nell'Udienza Generale di oggi la figura della santa francese che nel 1431 fu condannata al rogo da un tribunale ecclesiastico.
    "La liberazione del suo popolo e' - ha spiegato Benedetto XVI - un'opera di giustizia umana che Giovanna compie nella carita', per amore di Gesu'".
    "Giovanna contempla anche tutta la realta' della Chiesa - ha proseguito - la Chiesa trionfante del cielo, come la Chiesa militante della terra".
    "E' un tutt'uno nostro Signore e la Chiesa": quest'affermazione, contenuta nel Catechismo della Chiesa Cattolica, per il Papa "ha un carattere veramente eroico nel contesto del processo di condanna, di fronte ai suoi giudici, uomini di Chiesa, che la perseguitarono e la condannarono. Nell'amore di Gesu', Giovanna trova la forza di amare la Chiesa fino alla fine". Venne riabilitata 25 anni dopo il rogo, ma la canonizzazione arrivo' solo nel 1920 ad opera di Benedetto XV.
    "I giudici di Giovanna - ha sottolineato oggi Papa Ratzinger - sono radicalmente incapaci di comprenderla, di vedere la bellezza della sua anima: non sapevano di condannare una santa". Per la santa, "la verginita' dell'anima e' lo stato di grazia, valore supremo, per lei piu' prezioso della vita: e' un dono di Dio che va ricevuto e custodito e con umilta' e fiducia".
    Giovanna d'Arco, ha osservato il Papa attualizzandone la figura, "ci invita a una misura alta della vita cristiana: fare della preghiera il filo conduttore delle nostre giornate; avere piena fiducia nel compiere la volonta' di Dio, qualunque essa sia; vivere la carita' senza favoritismi, senza limiti e attingendo, come lei, da Gesu' un profondo amore alla sua Chiesa". Tra gli influssi esercitati da Giovanna d'Arco nella storia della santita', Benedetto XVI ha citato quello su Teresa di Lisieux, "giovane santa dell'epoca moderna", con lei copatrona della Francia. "In una vita completamente diversa, trascorsa nella clausura - ha concluso il Papa - si sentiva molto vicina a Giovanna, vivendo nel cuore della Chiesa e partecipando alle sofferenze di Cristo per la salvezza del mondo".

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    PAPA: GIOVANNA D'ARCO BRUCIATA DA TEOLOGI E' ESEMPIO PER POLITICA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 26 gen.

    "Per i laici impegnati nella vita politica, la fede é la luce che guida ogni scelta anche in situazioni difficili".
    Benedetto XVI lo ha ribadito oggi ricordando "l'incontro drammatico tra Giovanna D'Arco e i suoi giudici, che sono ecclesiastici, teologi dell'Universita' di Parigi, ai quali - ha spiegato - manca la carita' e l'umilta' per vedere in questa giovane, accusata e condannata alla morte terribile del rogo, l'azione di Dio".
    "Una donna - ha ricordato il Papa - di soli 17 anni, molto forte e decisa, capace di convincere uomini insicuri e scoraggiati". "I misteri di Dio - infatti - sono rivelati a chi ha il cuore dei piccoli ma rimangono nascosti ai dotti: per questo i giudici ecclesiastici sono incapaci di vedere la bellezza della sua anima, che nell'amore di Gesu' trova la forza di amare la Chiesa fino alla fine, anche nel momento della condanna".
    Nell'Udienza Generale di oggi, il Pontefice ha accostato la figura di Giovanna D'Arco a quella di un altro grande santo, l'inglese Thomas More, che sacrifico' la sua vita in nome della coscienza, dichiarato da Giovanni Paolo II patrono dei politici cattolici, ed anche a santa Caterina da Siena, patrona d'Italia e d'Europa. Giovanna e Caterina, per il Papa, sono infatti "due giovani donne del popolo, laiche e consacrate nella verginita'; due mistiche impegnate, non nel chiostro, ma in mezzo alle realta' piu' drammatiche della Chiesa e del mondo del loro tempo. Sono forse le figure piu' caratteristiche di quelle 'donne forti' che, alla fine del Medioevo, portarono senza paura la grande luce del Vangelo nelle complesse vicende della storia". Il Papa le ha anche accostate "alle sante donne che rimasero sul Calvario, vicino a Gesu' crocifisso e a Maria sua Madre, mentre gli apostoli erano fuggiti e lo stesso Pietro lo aveva rinnegato tre volte".
    La Chiesa, in quel periodo, "viveva la profonda crisi del grande scisma d'Occidente, durato quasi 40 anni", ha ricordato il Papa rilevando che "quando Caterina da Siena muore, nel 1380, ci
    sono un Papa e un Antipapa; quando Giovanna nasce, nel 1412, ci sono un Papa e due Antipapa". Oltre a questa "lacerazione all'interno della Chiesa", c' erano "continue guerre fratricide tra i popoli cristiani d'Europa", la piu' drammatica delle quali fu l'interminabile "Guerra dei cent'anni" tra Francia e Inghilterra. In questo "contesto drammatico" della guerra Giovanna, "fin dall'infanzia, dimostra una grande carita' e compassione verso i piu' poveri, gli ammalati e tutti i sofferenti", e a partire dai 13 anni Giovanna "si sente
    chiamata dal Signore ad intensificare la sua vita cristiana e anche ad impegnarsi in prima persona per la liberazione del suo popolo". "La compassione e l'impegno della giovane contadina francese di fronte alla sofferenza del suo popolo sono resi piu' intensi dal suo rapporto mistico con Dio", ha affermato il Papa, secondo il quale "uno degli aspetti piu' originali della santita' di questa giovane e' proprio questo legame tra esperienza mistica e missione politica". Dopo "gli anni di vita nascosta e di maturazione interiore segue il biennio breve, ma intenso, della sua vita pubblica: un anno di azione e un anno di passione".

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    CRISTIANI: PAPA, IN ALCUNE REGIONI PROVE E DIFFICOLTA'

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 28 gen.

    Un nuovo allarme per la situazione in cui vivono le comunita' cristiane in alcune regioni del mondo e' stato lanciato oggi dal Papa nell'udienza concessa ai membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra Chiesa Cattolica e Chiese Ortodosse Orientali.
    "Molti di voi - ha detto - giungono da regioni in cui le singole persone e le comunita' cristiane affrontano prove e difficolta' che sono motivo di profonda preoccupazione per noi tutti".
    Secondo Benedetto XVI, inoltre, "tutti i cristiani devono cooperare all'accettazione e alla fiducia reciproche per servire la causa della pace e della giustizia".
    "Dobbiamo avere fiducia - ha aggiunto - nel fatto che la vostra riflessione teologica condurra' le nostre Chiese non solo a comprendersi reciprocamente, ma a proseguire in modo risoluto e decisivo il nostro cammino verso la piena comunione alla quale siamo chiamati dalla volonta' di Cristo".
    "Per questa intenzione - ha ricordato il Pontefice - abbiamo elevato la nostra preghiera comune durante la Settimana di Preghiera per l'Unita' dei Cristiani che si e' appena conclusa".

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    00 28/01/2011 20:12
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    ISLAM: CARD. TAURAN, PER NOI DIALOGO NON E' INTERROTTO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 28 gen.

    "Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso continuera' ad accogliere con amicizia chi vuole entrare in conversazione con la Chiesa Cattolica. Quindi, per il momento, tutti i nostri appuntamenti restano validi, compreso quello di febbraio con i nostri partner del Cairo". Lo afferma il card. Jean Louis Tauran, presidente del dicastero per il dialogo interreligioso che commenta, in un'intervista all'Osservatore Romano, l'annuncio dell'Universita' di Al Azhar di voler sospendere il dialogo con la Chiesa Cattolica.
    "Desideriamo - spiega il cardinale - capire bene quali siano i motivi che hanno potuto spingere il Consiglio dell'Accademia delle Ricerche Islamiche di Al Azhar, il 20 gennaio scorso, a "congelare" il dialogo con noi".
    Secondo il cardinale, "una lettura attenta delle parole di Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata della pace 2011, nonche' del suo discorso al Corpo Diplomatico del 10 gennaio, possa aiutare a dissipare i malintesi".
    "Da questi due testi - infatti - si capisce bene che il Papa si rifa' ai valori universali e percio', nel parlare del rispetto effettivo dei diritti e delle liberta' della persona umana, egli non commette alcuna ingerenza in questioni che non sono di sua competenza. Si tratta di rimanere fedeli alla linea di Nostra Aetate, che ci esorta tutti a "dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonche' a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la
    liberta'". E questo e' valido per tutti".
    Non ho mai trovato nelle parole di Benedetto XVI - assicura il capo del dicastero per il dialogo interreligioso - il minimo disprezzo per l'islam". "Se vogliamo progredire nel dialogo - osserva - si deve prima di tutto trovare il tempo di sedersi e parlarsi da persona a persona, non attraverso i giornali.
    Spero che chi legga i discorsi di Papa Benedetto XVI, sia aiutato a comprendere come le comunita' di credenti siano chiamate a diventare scuole di preghiera e di fraternita'.
    Poi, personalmente, credo molto nel ruolo della scuola e dell'Universita', dove s'impone, secondo me, l'urgenza di una nuova redazione dei libri di storia, tanto dal punto di vista dello stile, che del contenuto.
    Cosi' il dialogo interreligioso rimane uno strumento prioritario per la promozione della pace. Ricordiamoci che a dialogare non sono le religioni, ma i credenti, che sono un misto di bene e di male. Non sono le religioni a essere violente, ma semmai i loro seguaci".
    Nell'intervista all'Osservatore Romano, il card. Tauran ribadisce poi esplicitamente che "e' falso affermare che il Papa non ama l'islam".
    "Basta leggere - suggerisce - le parole rivolte ai rappresentanti delle religioni non cristiane proprio all'inizio del suo Pontificato, il 25 aprile 2005, in cui Benedetto XVI espresse il suo
    apprezzamento per 'la crescita del dialogo con l'islam' e augurava di 'continuare a stabilire ponti di amicizia con tutte le religioni, nella ricerca dell'autentico bene di ogni persona e della societa' intera'". In proposito, il porporato cita la visita alla Moschea blu di Istanbul, il 30 novembre 2007, e quella alla Cupola della Roccia, nel piazzale delle Moschee di Gerusalemme nel maggio 2009. "Personalmente - racconta - sono stato testimone oculare del rispetto, col quale il Pontefice ha visitato questi luoghi", pronunciando "parole eloquenti". "Si potrebbe anche ricordare - conclude Tauran - la riunione del novembre 2008 qui a Roma con i firmatari della famosa Lettera delle 138 personalita' musulmane ai capi religiosi cristiani".

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    00 29/01/2011 00:59
    Gioia del Papa per la Commissione mista con le antiche Chiese orientali
    Riceve in udienza i partecipanti alla riunione dell'organismo



    CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 28 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha espresso questo venerdì la propria soddisfazione per i risultati raggiunti dalla Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Orientali Ortodosse.

    Lo ha fatto ricevendo in udienza nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano i partecipanti alla riunione della Commissione, che ha accolto “con grande gioia” dicendosi “grato” per l'opera svolta dall'organismo, iniziata nel gennaio 2003 come iniziativa condivisa delle autorità ecclesiali della famiglia delle Chiese Orientali ortodosse e del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

    L'esito della prima fase del dialogo, dal 2003 al 2009, è stato il testo congiunto intitolato “Natura, Costituzione e missione della Chiesa”, ha sottolineato, indicando come il documento evidenzi “aspetti di principi ecclesiologici fondamentali che condividiamo e questioni specifiche che richiederanno una riflessione più profonda in fasi successive del dialogo”.

    “Non possiamo che essere grati per il fatto che, dopo quasi millecinquecento anni di separazione, troviamo ancora accordo sulla natura sacramentale della Chiesa, sulla successione apostolica nel servizio sacerdotale e sulla necessità impellente di testimoniare nel mondo il Vangelo di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo”, ha riconosciuto.

    Nella seconda fase dei lavori, la Commissione ha riflettuto da un punto di vista storico sui modi in cui le Chiese hanno espresso la propria comunione nel corso dei secoli.

    Durante l'incontro di questa settimana si sta “approfondendo lo studio sulla comunione e sulla comunicazione esistenti fra le Chiese fino alla metà del quinto secolo della storia cristiana, nonché sul ruolo svolto dal monachesimo nella vita della Chiesa primitiva”.

    “Dobbiamo avere fiducia nel fatto che la vostra riflessione teologica condurrà le nostre Chiese non solo a comprendersi reciprocamente, ma a proseguire in modo risoluto e decisivo il nostro cammino verso la piena comunione alla quale siamo chiamati dalla volontà di Cristo”, ha detto il Papa ai presenti.

    Benedetto XVI ha poi sottolineato che molti dei partecipanti “giungono da regioni in cui le singole persone e le comunità cristiane affrontano prove e difficoltà che sono motivo di profonda preoccupazione per noi tutti”.

    “Tutti i cristiani devono cooperare all'accettazione e alla fiducia reciproche per servire la causa della pace e della giustizia”, ha indicato.

    Ha quindi concluso il suo discorso auspicando che “l'intercessione e l'esempio dei numerosi martiri e santi, che hanno reso una testimonianza generosa a Cristo in tutte le nostre Chiese, sostengano e rafforzino” i partecipanti alla riunione della Commissione e le loro comunità cristiane, invocando su tutti i presenti “con sentimenti di affetto fraterno” “la grazia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo”.


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    00 30/01/2011 21:40
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    PAPA: LA LEBBRA CONTINUA A COLPIRE I POVERI DEL MONDO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 30 gen.

    "La lebbra, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora molte persone in condizione di grave miseria". Benedetto XVI ha voluto ricordarlo al termine dell'Angelus assicurando "una speciale preghiera per tutti i malati, che estendo a quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano a sconfiggere il morbo di Hansen". Con queste parole, il Papa ha voluto unirsi alla odierna "Giornata mondiale dei malati di lebbra", promossa, ha sottolineato, "negli anni '50 del secolo scorso da Raoul Follereau e riconosciuta ufficialmente dall'Onu".

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    PAPA: UN PENSIERO ALLA TERRA SANTA E UNO ALLA CINA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 30 gen. - Benedetto XVI ha voluto unirsi alla "Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa". "Mi associo - ha detto dopo l'Angelus - al Patriarca Latino di Gerusalemme e al Custode di Terra Santa nell'invitare tutti a pregare il Signore affinche' faccia convergere le menti e i cuori a concreti progetti di pace".
    Ai fedeli presenti in piazza San Pietro il Papa ha ricordato anche che "nei prossimi giorni, in vari Paesi dell'Estremo Oriente si celebra, con gioia, specialmente nell'intimita' delle famiglie, il capodanno lunare". "A tutti quei grandi popoli auguro di cuore serenita' e prosperita'".

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    PAPA: GIOVANI AC RINGRAZIANO PER BEATIFICAZIONE WOJTYLA E LIBERANO COLOMBE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 30 gen.

    Cinquemila ragazzi dell'Azione Cattolica hanno partecipato oggi con la loro "Carovana della Pace" all'Angelus del Papa. E come ogni anno, due di loro sono stati alla finestra dello studio privato con Benedetto XVI, il quale a un certto punto ha ceduto il microfono alla piu' grande. La piccola ne ha approfittato per ringraziarlo della decisione di beatificare Giovanni Paolo II. "Saremo tutti qui il primo maggio e vogliamo che tu sappia che ti vogliamo bene", ha assicurato la giovinetta a nome di tutti i compagni.
    Poi con il Papa e l'altro bambino hanno liberato due colombe bianche, simbolo di pace. E queste, come era accaduto piu' volte durante il Pontificato di Wojtyla, non hanno voluto allontanarsi subito: una volta liberate dal Pontefice infatti sono rientrate nello studio dell'appartamento privato, per essere poi di nuovo fatte librare in volo dai ragazzi, mentre Ratzinger guardava divertito.

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    00 31/01/2011 00:47
    Il Papa invia un videomessaggio all'università filippina di Santo Tomas
    In occasione del IV centenario della sua fondazione



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 30 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha registrato un videomessaggio in occasione del 400° anniversario della fondazione dell’Università Pontificia di Santo Tomas di Manila (Filippine).

    La celebrazione dell’anniversario è avvenuta questo venerdì, 28 gennaio, memoria liturgica di San Tommaso, alla presenza dell’Inviato Speciale del Papa, il Cardinale Zenon Grocholewski (ZENIT, 20 gennaio 2011).

    Nel suo messaggio, il Pontefice osserva che il quarto centenario dell'istituzione è “un evento significativo nella vita della Chiesa”.

    “Pur non potendo essere con voi fisicamente, sono lieto di parlarvi personalmente in questo modo, per unirmi a voi spiritualmente e offrire a tutti i miei migliori auguri in questa felice occasione”, aggiunge.

    Il Papa ricorda poi “con riconoscenza” “i tanti sacerdoti, religiosi e laici che, alla Santo Tomas, hanno tramandato a generazioni di filippini la fede, la conoscenza e la saggezza da trovare nelle scienze religiose e secolari”.

    In particolare, sottolinea la figura del fondatore dell'università, il Vescovo Miguel de Benavides, e “il grande impegno dei domenicani che hanno guidato questa istituzione attraverso le tante sfide dei quattro secoli trascorsi”.

    Segnalando che quella di Santo Tomas è “la più antica istituzione di istruzione superiore cattolica in Estremo Oriente e continua a giocare un ruolo molto importante nella Chiesa della regione”, il Vescovo di Roma si dice fiducioso che, “tenendo a mente la fede e la ragione che sono sempre parti di un approccio all'istruzione veramente integrato”, l'università “continui a contribuire all'arricchimento intellettuale, spirituale e culturale delle Filippine e non solo”.

    “Prego anche affinché cerchiate sempre una conoscenza delle questioni umane e divine alla luce di quella chiarezza ultima che si ritrova nella persona di Gesù Cristo”, conclude, invocando sull'università e su tutte le persone ad essa collegate la benedizione del patrono dell'istituzione, San Tommaso d'Aquino.









    Il Pontefice incoraggia progetti concreti di pace per la Terra Santa
    Libera due colombe accompagnato da due ragazzi



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 30 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha incoraggiato questa domenica progetti concreti di pace in Terra Santa in un momento di forti cambiamenti in Medio Oriente.

    Celebrando l'ultima domenica di gennaio, mese della pace, due ragazzi appartenenti all'Azione Cattolica si sono recati nello studio del Papa per liberare simbolicamente due colombe, tra gli applausi delle migliaia di pellegrini che gremivano Piazza San Pietro in Vaticano.

    Nello stesso giorno si celebrava anche la Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace in Terra Santa.

    Prendendo la parola, il Papa si è unito al Patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal, e al custode francescano di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, per “invitare tutti a pregare il Signore affinché faccia convergere le menti e i cuori a concreti progetti di pace”.

    Commentando le rivendicazioni sociali scoppiate in Tunisia e in Egitto nelle ultime settimane, padre Pizzaballa ha ammesso di seguire le notizie “con grande sorpresa, mista ad attesa e preoccupazione: attesa per quello che potrà accadere, perché sono cambiamenti che tutti avvertiamo epocali”.

    “Nessuno di noi avrebbe immaginato cose di questo genere, fino a pochi mesi fa. Questo significa che ci sono delle spinte, soprattutto nel mondo arabo, che adesso hanno trovato espressione esterna visibile”, ha aggiunto.

    “Questo è sicuramente un segno positivo, ma anche preoccupante perché non sappiamo come finirà tutto questo”, ha concluso il custode parlando ai microfoni della “Radio Vaticana”. “Ci auguriamo con il minor spargimento di violenza e di sangue possibile, e ci auguriamo che il rispetto delle minoranze religiose venga conservato”.








    Auguri del Papa per il capodanno lunare in Estremo Oriente
    L'evento provoca la più grande migrazione umana del pianeta



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 30 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha espresso questa domenica i propri auguri ai popoli che si preparano a festeggiate il capodanno lunare, manifestando in particolare il suo apprezzamento per queste popolazioni, la più numerosa delle quali è quella cinese.

    Rivolgendosi ai pellegrini presenti in Piazza San Pietro per recitare con lui la preghiera mariana dell'Angelus, il Papa ha ricordato che “nei prossimi giorni, in vari Paesi dell’Estremo Oriente si celebra, con gioia, specialmente nell’intimità delle famiglie, il capodanno lunare”.

    “A tutti quei grandi popoli auguro di cuore serenità e prosperità”, ha aggiunto.

    Il capodanno lunare, noto in Cina anche come Festa della Primavera, è la festività tradizionale più importante del calendario cinese, celebrata anche in altri Paesi.

    In questo periodo si verifica la più consistente migrazione umana del pianeta, il “movimento di primavera”, con milioni di persone che si recano nei propri luoghi d'origine per celebrare le feste con la propria famiglia. L'anno nuovo inizierà il 3 febbraio.













    Benedetto XVI: le beatitudini, chiave per l'autentica felicità
    Intervento per l'Angelus domenicale



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 30 gennaio 2011 (ZENIT.org).- L'annuncio delle beatitudini è “una chiara proposta del Signore per vivere in comunione con Lui e raggiungere la felicità autentica”.

    Papa Benedetto XVI lo ha spiegato questa domenica nel saluto che ha rivolto ai pellegrini di lingua spagnola dopo la recita dell'Angelus, commentando il brano evangelico di questa quarta domenica del Tempo Ordinario, in cui viene prospettato il primo grande discorso che Gesù rivolge alla gente sulle colline intorno al Lago di Galilea.

    “Chi accoglie con radicalità questo programma di vita trova la forza necessaria per collaborare all'edificazione del Regno di Dio ed essere strumento di salvezza”, ha segnalato.

    “Gesù, nuovo Mosè”, “proclama 'beati' i poveri in spirito, gli afflitti, i misericordiosi, quanti hanno fame della giustizia, i puri di cuore, i perseguitati”, ha osservato il Papa nel suo commento in italiano prima di recitare la preghiera mariana.

    “Non si tratta di una nuova ideologia, ma di un insegnamento che viene dall’alto e tocca la condizione umana, proprio quella che il Signore, incarnandosi, ha voluto assumere, per salvarla”.

    “Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi valori del mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri. Quando, infatti, Dio consola, sazia la fame di giustizia, asciuga le lacrime degli afflitti, significa che, oltre a ricompensare ciascuno in modo sensibile, apre il Regno dei Cieli”.

    Le beatitudini, dunque, “sono la trasposizione della croce e della risurrezione nell’esistenza dei discepoli”, come il Pontefice ha scritto nel suo libro “Gesù di Nazaret (p. 97). “Rispecchiano la vita del Figlio di Dio che si lascia perseguitare, disprezzare fino alla condanna a morte, affinché agli uomini sia donata la salvezza”.

    Il Vangelo delle beatitudini, ha proseguito, “si commenta con la storia stessa della Chiesa, la storia della santità cristiana, perché – come scrive san Paolo – 'quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono' (1 Cor 1,27-28)”.

    Per questo, “la Chiesa non teme la povertà, il disprezzo, la persecuzione in una società spesso attratta dal benessere materiale e dal potere mondano”.

    Le otto beatitudini, ha poi sottolineato nel saluto ai fedeli polacchi, costituiscono “il fondamento della moralità dell’uomo nuovo, il programma di vita dei discepoli di Cristo e di quanti credono in Lui”, “una nuova dimensione delle relazioni e dei reciproci comportamenti”.

    Questo programma, ha sottolineato, è “destinato a ognuno di noi”.










    Il Papa esorta a sconfiggere definitivamente la lebbra
    Nella giornata dedicata alla lotta contro questa malattia



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 30 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha chiesto un rinnovato impegno affinché l'umanità possa sconfiggere finalmente la lebbra in questa domenica in cui si celebrava la Giornata Mondiale dei Malati affetti dal morbo di Hansen.

    La Giornata, riconosciuta ufficialmente dall'ONU, è stata ideata negli anni Cinquanta del secolo scorso da Raoul Follereau (1903-1977), scrittore francese di cui si sta iniziando ad analizzare la causa di beatificazione.

    “La lebbra, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora molte persone in condizione di grave miseria”, ha dichiarato il Papa dopo aver recitato la preghiera mariana dell'Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini giunti per l'occasione.

    Il Pontefice ha poi assicurato “una speciale preghiera” a tutti i malati e a “quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano a sconfiggere il morbo di Hansen”.

    Ha infine salutato l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, che compie 50 anni di attività.

    Nel suo Messaggio in occasione della Giornata, il Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, monsignor Zygmunt Zimowski, esorta a “unire i nostri sforzi per esprimere meglio la Giustizia e l'Amore verso i malati di lebbra”.

    Secondo il Presidente del dicastero vaticano, la lebbra è un esempio paradigmatico di come nella nostra epoca si assista “da una parte ad un’attenzione alla salute che rischia di trasformarsi in consumismo farmacologico, medico e chirurgico, diventando quasi un culto per il corpo, e dall’altra parte, alla difficoltà di milioni di persone ad accedere a condizioni di sussistenza minimali e a farmaci indispensabili per curarsi” (cfr. ZENIT, 28 gennaio 2011).












    Il Papa: “Dio ha bisogno anche di ciascuno di noi”
    Riceve in udienza la comunità del Pontificio Collegio Etiopico



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 30 gennaio 2011 (ZENIT.org).- “Dio ha bisogno anche di ciascuno di noi per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù”.

    Papa Benedetto XVI lo ha ricordato questo sabato mattina, ricevendo in udienza nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico la comunità del Pontificio Collegio Etiopico in Vaticano.

    Nel suo discorso, il Pontefice ha ricordato ai sacerdoti e ai seminaristi che Cristo “non sopprime le qualità caratteristiche della persona; al contrario, le eleva, le nobilita e, facendole sue, le chiama a servire il suo mistero e la sua opera”.

    “Nonostante il carattere proprio della vocazione di ciascuno, non siamo separati tra di noi; siamo invece solidali, in comunione all’interno di un unico organismo spirituale”, ha aggiunto.

    “Siamo chiamati a formare il Cristo totale, un’unità ricapitolata nel Signore, vivificata dal suo Spirito”.

    Allo stesso modo, ha proseguito, “Cristo è inseparabile dalla Chiesa che è il suo Corpo”.

    “E’ nella Chiesa che Cristo congiunge più strettamente a sé i battezzati e, nutrendoli alla Mensa eucaristica, li rende partecipi della sua vita gloriosa”.

    Esempio

    Il Pontefice ha voluto poi soffermarsi sulla “luminosa figura di San Giustino De Jacobis” (1800-1860), del quale il 31 luglio è stato commemorato il 150° anniversario della morte. De Jacobis, beatificato da Papa Pio XII il 25 giugno 1939, è stato canonizzato da Papa Paolo VI il 26 ottobre 1975.

    “Inviato a trentotto anni dall’allora Prefetto di Propaganda Fide, il Cardinale Franzoni, come missionario in Etiopia, nel Tigrai, lavorò prima ad Adua e poi a Guala, dove pensò subito a formare preti etiopi”, ha osservato.

    “Con il suo zelante ministero operò instancabilmente perché quella porzione di popolo di Dio ritrovasse il fervore originario della fede, seminata dal primo evangelizzatore San Frumenzio”.

    In particolare, “intuì con lungimiranza che l’attenzione al contesto culturale doveva essere una via privilegiata sulla quale la grazia del Signore avrebbe formato nuove generazioni di cristiani”.

    “Sappiate suscitare in ciascuno l’amore a Dio e alla Chiesa, sull’esempio di san Giustino De Jacobis”, ha detto il Papa ai sacerdoti e seminaristi del Collegio Etiopico.

    “Vivete con gioia e dedizione questo periodo importante della vostra formazione”, “camminate con decisione sulla strada della santità”, ha aggiunto.

    “Voi siete un segno di speranza, specialmente per la Chiesa nei vostri Paesi di origine”.

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    Il Papa chiede di pregare a febbraio per il rispetto della famiglia
    Intenzioni affidate per questo mese all'Apostolato della Preghiera



    CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 31 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Nel mese di febbraio che sta per iniziare, Papa Benedetto XVI chiede ai fedeli di pregare per il rispetto della famiglia e il riconoscimento del suo ruolo nella società.

    E' questa, infatti, la proposta che fa nelle intenzioni di preghiera per il secondo mese dell'anno, contenute nella lettera pontificia che ha affidato all'Apostolato della Preghiera, iniziativa seguita da circa 50 milioni di persone nei cinque continenti.

    “Perché la famiglia sia da tutti rispettata nella sua identità e sia riconosciuto il suo insostituibile contributo in favore dell'intera società”, dice l'intenzione generale.

    Ogni mese il Pontefice propone anche un'intenzione missionaria.

    Quella per il mese di febbraio recita: “Perché in quei territori di missione dove più urgente è la lotta contro le malattie, le comunità cristiane sappiano testimoniare la presenza di Cristo accanto ai sofferenti”.

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    Dal blog di Lella - Repost di tanti anni fa...

    Appena sposati… dal cardinal Joseph Ratzinger

    Marta ed Anthony Valle sono stati sposati dal nuovo Papa pochi mesi fa

    CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 22 aprile 2005 (ZENIT.org).

    Quando Marta ed Anthony Valle sono stati sposati dal cardinal Joseph Ratzinger il 24 giugno scorso non avrebbero mai immaginato che a benedire il loro matrimonio sarebbe stato un futuro Papa.
    Entrambi frequentano l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma: Marta, tedesca, studia Bioetica, mentre, Anthony, statunitense, studia Teologia dogmatica. Non sono uniti solo dal sacramento del matrimonio, hanno in comune tante altre cose, come l'amore per la Teologia e per Roma e l'ammirazione per l'“umile” uomo che li ha sposati.
    In questa intervista concessa a ZENIT, in cui Marta parla quasi senza voce, a causa della laringite messa a dura prova dalle grida di gioia per l'annuncio del nome del nuovo Vescovo di Roma, i due raccontano le loro esperienze personali legate all’ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Come mai siete stati sposati dal cardinale Ratzinger?

    Anthony: Siamo stati solo fortunati, provvidenzialmente fortunati. Glielo abbiamo chiesto dopo una delle sue Messe pubbliche e lui ha detto: “Va bene, vediamo quello che si può fare. Datemi qualche altra informazione”.
    Da bravi studenti abbiamo fatto i nostri compiti ed abbiamo consegnato al Cardinale una lettera che avevamo preparato la sera prima contenente tutte le informazioni necessarie. Nell’arco di una settimana Marta ha ricevuto la risposta: sì!
    Ci ha sposati nella Basilica di San Pietro il 24 giugno 2004. E’ davvero un uomo molto disponibile. Nonostante fosse il numero due della Chiesa, quel giovedì mattina ci ha dedicato un’ora e mezza del suo tempo per farci ricevere il sacramento del matrimonio. Ed è proprio in questo che consiste il carisma del sacerdote: amministrare i sacramenti, che costituiscono lo strumento di salvezza donatoci da Cristo.

    Cosa avete provato quando avete sentito il suo nome?

    Anthony: Siamo stati così entusiasti ed emozionati che le lacrime hanno cominciato a scorrerci lungo le guance.

    Marta: Abbiamo gridato così tanto! (Marta non ha quasi più voce!).

    Anthony: E’ straordinario il fatto che sia stato eletto dopo appena quattro votazioni e in meno di 24 ore. Questo dimostra che c’è stata una grande unità tra i Cardinali. Sapevano che era l’uomo giusto. Siamo molto felici di avere un uomo così santo ed umile come nuovo Papa.
    Dopo Papa Giovanni Paolo II, che è stato così valido, Papa Benedetto XVI continuerà a guidare la Chiesa, a conservare la sua tradizione e a condurla nel nuovo millennio con la Nuova Evangelizzazione. Sì, è anziano, ma Dio gli concederà le grazie necessarie.
    Se vi ricordate, la prima cosa che ha detto dopo essere apparso al balcone è stata: “Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere”.
    E’ molto umile. Non riesco a sottolinearlo in modo sufficiente. Spesso, però, è considerato un impositore duro e rigido. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Questi stereotipi sono assurdi e ridicoli. E’ un uomo estremamente gentile e modesto, forse perfino un po’ timido.
    Come sappiamo, il suo incarico precedente di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede faceva di lui il custode degli insegnamenti bimillenari della Chiesa cattolica. Chiunque ha occupato o occupa questo incarico darà di sé un’immagine negativa, perché molti insegnamenti della Chiesa cattolica non si adattano alla mentalità dell’umanesimo secolare moderno e a molti degli altri affascinanti e falsi “-ismi” della nostra epoca.

    Alcuni dicono che ha il volto troppo duro…

    Anthony: Se avrete l’occasione di incontrarlo, come abbiamo fatto noi in varie occasioni, vi accorgerete immediatamente di quanto sia dolce, gentile e pastorale. E’ stato il Cardinale più accessibile nella Chiesa. Ad esempio, negli ultimi vent’anni ha celebrato la Messa in una piccola cappella aperta al pubblico ogni giovedì mattina.
    Oltre a questo, celebra la Messa in un modo estremamente bello e riverente, entrando davvero nel suo mistero di redenzione. Dopo aver celebrato, si toglie i paramenti nella sacrestia in un’atmosfera di grande raccoglimento, continuando a meditare sull’enorme mistero che ha appena avuto luogo.
    Esce poi dalla sacrestia per salutare la gente che è venuta a trovarlo. E’ lì che si vede com’è realmente, chi è in realtà. Saluta ogni persona, guardandola negli occhi, stringendole la mano, chiedendo il suo nome, da dove viene, a quale diocesi appartiene, firmando autografi, posando per una fotografia… Concede davvero tutta la sua attenzione e parla a tu per tu con la persona.
    E’ così che dovrebbe essere un sacerdote, è così che dovrebbe essere un Papa: una guida, un pastore delle anime, ed è proprio questo che è Benedetto XVI. E’ questo che il mondo ha bisogno di conoscere e conoscerà.

    Quali consigli vi ha lasciato durante l’omelia del vostro matrimonio?

    Anthony: Marta può rispondere meglio di me, perché l’omelia è stata pronunciata quasi interamente in tedesco.

    Marta: Ci siamo sposati nel giorno di San Giovanni Battista, per cui solo la seconda lettura è stata scelta specificatamente per il nostro matrimonio. Abbiamo scelto il quinto capitolo della lettera di San Paolo agli Efesini, che parla di come dovrebbero essere il marito e la moglie. Il cardinal Ratzinger ha detto che abbiamo bisogno di modellarci sulla base dell’esempio d’amore di Cristo, un amore che si manifesta in modo molto concreto in atti di servizio e sacrificio.

    Anthony: Il Cardinale ha sottolineato come sia il marito che la moglie debbano essere sottomessi l’uno all’altro. Oggi, tuttavia, tutti si concentrano sul versetto in cui si legge che la moglie dovrebbe essere sottomessa al marito. Si dimentica, però, che in seguito San Paolo sottolinea – ed è stato uno dei punti-chiave del discorso del Cardinale – che il marito dovrebbe amare la moglie come Cristo ama la Chiesa, vale a dire fino al punto di sacrificare la propria vita per lei.
    E’ questo che vuol dire per il marito essere il capo della famiglia: imitare Gesù Cristo come Capo della Chiesa. Anche se è il Signore, il primo, manifesta il suo dominio essendo l’ultimo, mettendosi all’ultimo posto, diventando il servo di tutti, lavando i piedi dei discepoli.

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    00 01/02/2011 00:51
    Benedetto XVI e la battaglia per la verità
    Massimo Introvigne spiega il magistero del Papa

    di Antonio Gaspari



    ROMA, lunedì, 31 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI è non solo tra i più grandi intellettuali viventi ma anche uno degli autori più letti al mondo.

    Tuttavia, anche tra i cristiani, di rado i suoi discorsi sono letti integralmente e quasi mai sono studiati a sufficienza. Talvolta, il suo Magistero viene spesso relativizzato, non riconosciuto e contestato.

    Per fare il punto sul Magistero di Benedetto XVI, il sociologo e storico delle religioni di fama internazionale, Massimo Introvigne, ha appena pubblicato il libro: “Tu sei Pietro. Benedetto XVI contro la dittatura del relativismo” (Sugarco, Milano 2011).

    In 320 pagine Introvigne spiega il Magistero del Papa, dall’enciclica Spe salvi del 2007 alla lettera Ubicumque et semper del 2010 con cui s’istituisce il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

    L’autore illustra come il Pontefice Benedetto XVI stia conducendo una offensiva contro la “dittatura del relativismo” per allargare gli orizzonti della ragione, riallacciare la fede al cuore e offrire spazio alla proclamazione della verità.

    “Dall’Africa alla Francia e alla Gran Bretagna, dalla sua diocesi di Roma alla Casa Bianca e all’incontro con il popolo delle Giornate Mondiali della Gioventù in Australia – scrive Introvigne –, Benedetto XVI emerge come il primo custode non solo della fede ma anche della ragione minacciata dal relativismo. Per questo molti lo attaccano. Per questo è dovere dei fedeli cattolici stringersi attorno a lui ripetendogli, con le parole del Signore, «Tu sei Pietro»”.

    Massimo Introvigne è autore di sessanta volumi e di oltre cento articoli pubblicati in riviste accademiche internazionali sulla nuova religiosità, il pluralismo religioso contemporaneo e il Magistero pontificio.

    È fondatore e direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, e membro del Comitato per l’Islam italiano del Ministero dell’Interno. Inoltre, di recente è stato anche nominato Rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta all’intolleranza e alla discriminazione contro i cristiani.

    ZENIT lo ha intervistato.

    Perchè ha voluto scrivere questo libro?

    Introvigne: Sono vice-responsabile nazionale di Alleanza Cattolica, un'associazione che ha come vocazione specifica lo studio e la diffusione del Magistero sociale della Chiesa. Sul Magistero si dibatte molto, distinguendo fra infallibile, non infallibile, dogmatico, pastorale, ordinario, straordinario, e ogni blogger si trasforma in teologo, ma la verità l'ha detta il Papa nella sua ultima intervista: molti parlano del Magistero senza leggerlo. Per esempio si continuano a porre al Papa domande - tipicamente in tema d'interpretazione dei documenti del Vaticano II - cui ha già risposto più di una volta. Volendo escludere che chi pone queste domande reclamando risposte che il Papa ha già dato sia in malafede, rimane l'ipotesi che non legga i documenti.

    Giustamente lei indica il problema della ricezione del Magistero da parte del clero e dei fedeli. Mentre i mass media e certi intellettuali criticano il Pontefice a prescindere, c’è il fatto che moltissimi cattolici non leggono mai cosa il Papa scrive o dice. Neanche il testo dell’Angelus o dell’Udienza del mercoledì. In genere molti fedeli e anche tanti sacerdoti si accontentano di leggere ciò che i giornali riportano sulle parole del Pontefice. Che cosa ha scritto a tal proposito nel suo libro?

    Introvigne: Che il problema mette in gioco la stessa normale modalità di funzionamento della Chiesa, e che forse la soluzione ormai spetta ai laici. Tanto clero, è troppo occupato a fare altro.

    Un altro problema riguarda il fatto che non tutti i sacerdoti citano il Pontefice durante le omelie o nel corso della catechesi. E’ un problema di ignoranza di ciò che il Pontefice dice e scrive, oppure è incomprensione o disabitudine a riprendere il Magistero ordinario?

    Introvigne: Ci sono a mio avviso tre problemi. C'è una minoranza "progressista" che consapevolmente rifiuta Benedetto XVI considerandolo troppo conservatore. C'è un'altra minoranza che il Papa chiama "anticonciliarista" che, nella smania di rifiutare il Vaticano II dichiarandolo non infallibile, si è abituata a considerare irrilevanti i quotidiani pronunciamenti non infallibili del Papa, dimenticando che il buon fedele segue tutto il Magistero e non solo quello dotato di infallibilità. E c'è una palude, forse maggioritaria, che semplicemente non legge il Magistero perché la sua organizzazione del tempo non gliene lascia la possibilità.

    Eppure questo Pontefice è uno degli autori più letti al mondo. I suoi libri, seppure densi e profondi, sono stampati e venduti in tutto il pianeta. Benedetto XVI gode di grande stima e credibilità anche tra religiosi e fedeli di altre confessioni, tra atei e pagani. Come spiega questo fenomeno?

    Introvigne: Insisto: incontro grandi appassionati di Benedetto XVI che sono molto più spesso laici che sacerdoti. Ed è vero: il Papa è letto con passione da tanti non cattolici e non credenti. È uno dei maggiori pensatori viventi, con cui anche chi non crede ha il dovere e spesso, mi creda, anche il piacere intellettuale di confrontarsi.

    Lei sostiene che uno dei problemi è anche la lettura parziale e limitata nel tempo degli insegnamenti pontifici. Al contrario, nel suo libro si afferma che ogni testo va letto alla luce degli interventi precedenti dello stesso e di altri Pontefici, e diventa a sua volta criterio d’interpretazione dei testi successivi. Può illustrarci il suo punto di vista in materia?

    Introvigne: Non ho un punto di vista personale in materia e mi limito a trasmettere quello illustrato più volte dal Papa stesso, per esempio nella "Caritas in veritate". Qui a proposito della "Populorum progressio" del servo di Dio Paolo VI spiega che per non ridurla a una mera "collezione di dati sociologici", che oggi non interesserebbero più a nessuno, quell'enciclica va letta sia alla luce di tutto il Magistero sociale precedente, che presuppone, sia interpretandola alla luce del Magistero successivo, che la chiarisce e la spiega. Questo significa Tradizione vivente e questo vale per ogni documento del Magistero.

    Il Pontefice Benedetto XVI è stato presentato come colui che avrebbe distrutto il dialogo ecumenico perchè troppo rigoroso nell’annuncio. Invece dagli anglicani, ai luterani fino agli ortodossi, mai le relazioni sono state così buone. Come spiegare questo fenomeno?

    Introvigne: Nella Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani appena conclusa il Papa ha detto due verità sull'ecumenismo. La prima è che, specie con i protestanti, vive una stagione di crisi che non deriva da cause teologiche ma dal fatto che alcune grandi comunità protestanti hanno ceduto allo spirito del mondo su temi come l'aborto o il matrimonio omosessuale, su cui non si deve tacere per presunto quieto vivere ecumenico ma che vanno loro spiegati continuamente con argomenti di ragione e non solo di fede. Il secondo è che, nonostante queste gravi difficoltà, la scelta per l'ecumenismo del Vaticano II rimane irreversibile, obbligatoria e parte del nucleo centrale del pontificato di Benedetto XVI perché la Chiesa crede che questo sforzo, anche se a volte sembra inutile e impossibile, sia voluto da Dio stesso. I cristiani non cattolici capiscono questa dimensione ecumenica, eroica e sofferta, del Papa e la apprezzano, più di tanti cattolici che magari concludono i loro scritti con "Viva il Papa!" ma poi ignorano questa che indica come una dimensione essenziale del suo intero pontificato.



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    00 01/02/2011 20:13
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    LEGIONARI: CREATA COMMISSIONE PER RISARCIMENTI A VITTIME MACIEL

    (ASCA) - Citta' del Vaticano, 1 feb

    I Legionari di Cristo, la congregazione religiosa fondata da p. Marcial Maciel Degollado commissariata da papa Benedetto XVI dopo l'emersione degli abusi e degli scandali sessuali del suo fondatore, hanno creato una ''Commissione per l'avvicinamento'' nei confronti delle vittime di p. Maciel che hanno chiesto risarcimenti e compensazioni alla Legione.
    La possibile creazione della Commissione era stata annunciata dal Delegato Pontificio per la congregazione, il card. Velasio De Paolis, nella sua lettera del 19 ottobre 2010. La commissione, spiega una nota della Legione, avra' due compiti fondamentali.
    ''In primo luogo ascoltera' le persone che, a causa di P. Marcial Maciel o in relazione a lui, richiedono azioni da parte della congregazione dei Legionari di Cristo. Successivamente elaborera' una relazione dettagliata da sottoporre al Delegato Pontificio che, aiutato dai suoi consiglieri, decidera' che cosa la Legione debba fare in ciascun caso''. La commissione vuole garantire ''obbiettivita' e imparzialita''' alle vittime e sara' composta da mons. Mario Marchesi, uno dei consiglieri personali del delegato, da due legionari (Cristo Florencio Sa'nchez, Cappellano dell'Universita' Francisco de Vitoria di Madrid, e Eduardo Robles-Gil, Direttore di una Sezione del Movimento Regnum Christi a Citta' del Messico) e due esperti esterni (Don SilverioNietoNu'nez, sacerdote dell'arcidiocesi di Madrid, gia' giudice e magistrato che adesso dirige il Servizio Giuridico Civile della Conferenza Episcopale Spagnola e Jorge Adame Goddard, investigatore titolare dell'istituto di Investigazioni Giuridiche della UNAM e professore della Facolta' di Diritto dell'Universita' Panamericana in Messico).

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    Il Papa nomina nuovi membri della Segreteria di Stato

    CITTA' DEL VATICANO, martedì, 1° febbraio 2011 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha nominato il 29 gennaio nuovi membri della Segreteria di Stato e del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, così come un nuovo difensore del vincolo per il Tribunale della Rota Romana.

    Il Pontefice ha infatti nominato nuovi membri del Consiglio di Cardinali e Vescovi della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, il dicastero vaticano che si incarica delle relazioni internazionali della Santa Sede.

    I nuovi membri sono il Cardinale ungherese Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, e il Cardinale canadese Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Ha anche nominato per la stessa Sezione Fortunato Baldelli, Penitenziere Maggiore, e Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

    Benedetto XVI ha poi nominato sei nuovi membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

    Tra questi, spiccano il Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e due membri collegati alle Chiese orientali cattoliche: Cyril Vasil', S.I., Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, e Antoine Audo, S.I., Vescovo di Aleppo dei Caldei (Siria).

    Proprio le problematiche legate alla famiglia e all'Oriente cristiano sono al centro dell'attenzione di questo dicastero vaticano negli ultimi mesi.

    Gli altri tre membri sono monsignor Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, monsignor Guerino Di Tora, Ausiliare di Roma, e monsignor John Charles Wester, Vescovo di Salt Lake City (Stati Uniti).

    Nello stesso dicastero, il Papa ha nominato anche nuovi consultori: monsignor Jacques Harel, Consulente Nazionale per l'Apostolato del Mare (Mauritius), e padre Maurizio Pettenà, direttore dell'Ufficio Migranti della Conferenza Episcopale Australiana.

    Altri nuovi consultori sono i professori Paolo Morozzo della Rocca, della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Urbino, e Laura Zanfrini, della Facoltà di Sociologia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, così come Christopher Hein, direttore del “Consiglio Italiano per i Rifugiati”.

    Il Papa ha infine nominato nuovo Difensore del Vincolo Sostituto del Tribunale della Rota Romana monsignor Robert Gołębiowski, finora Notaio dello stesso Tribunale.













    Il Papa: le vocazioni sono frutto dell'evangelizzazione
    Sottolinea “l’importanza di curare la vita spirituale” dei giovani



    CITTA' DEL VATICANO, martedì, 1° febbraio 2011 (ZENIT.org).- Un'azione missionaria più incisiva porta come frutto prezioso, insieme al rafforzamento della vita cristiana in generale, l'aumento delle vocazioni a una consacrazione speciale.

    Papa Benedetto XVI lo afferma nel suo Messaggio al II Congresso Continentale Latinoamericano sulle Vocazioni, promosso dal Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) e in svolgimemnto a Cartago (Costa Rica) da questo lunedì al 5 febbraio.

    Nel testo, e collegandosi al Messaggio conclusivo dell'Assemblea di Aparecida, il Papa afferma che “l’abbondanza delle vocazioni è un segno eloquente di vitalità ecclesiale, come pure della forte esperienza della fede da parte di tutti i membri del popolo di Dio”.

    La Chiesa, spiega il Papa, “nel più profondo di sé, ha una dimensione vocazionale”, e quindi “la vita cristiana partecipa a sua volta a questa stessa dimensione vocazionale che caratterizza la Chiesa”.

    “Nell’animo di ogni cristiano risuona sempre e nuovamente quel 'seguimi' di Gesù agli apostoli, che cambiò per sempre la loro vita”, sottolinea.

    Dall'altro lato, ricordando l'appello alla grande missione continentale lanciata nell'Assemblea di Aparecida, il Pontefice aggiunge che questo compito “richiede un numero sempre più grande di persone che rispondano generosamente alla chiamata di Dio e si dedichino per tutta la vita alla causa del Vangelo”.

    Vita spirituale

    Tra i fattori che promuovono il risveglio della vocazione, il Papa segnala in particolare la cura della vita spirituale, proprio perché “la vocazione non è frutto di un progetto umano o di un’abile strategia organizzativa”.

    “Nella sua realtà più profonda, è un dono di Dio, un’iniziativa misteriosa e ineffabile del Signore, che entra nella vita di una persona seducendola con la bellezza del suo amore, e suscitando di conseguenza un donarsi totale e definitivo a questo amore divino”.

    Per questo, esorta i Vescovi latinoamericani, sottolineando che “bisogna tenere sempre presente il primato della vita dello spirito come base di ogni programmazione pastorale”.

    “È necessario offrire alle giovani generazioni la possibilità di aprire il proprio cuore a una realtà più grande: a Cristo, l’unico che può dare senso e pienezza alla loro vita”.

    “La testimonianza personale e comunitaria di una vita di amicizia e d’intimità con Cristo, di totale e gioioso dono di sé a Dio, occupa un posto di prim’ordine nell’opera di promozione vocazionale. La testimonianza fedele e gioiosa della propria vocazione è stata ed è un mezzo privilegiato per risvegliare in tanti giovani il desiderio di seguire i passi di Cristo, come pure il coraggio di proporre con delicatezza e rispetto la possibilità che Dio chiami anche loro”.

    La pastorale vocazionale, aggiunge, “deve essere pienamente inserita nell’insieme della pastorale generale, con una presenza capillare in tutti gli ambiti pastorali concreti”.

    “L’esperienza ci insegna che, laddove ci sono una buona pianificazione e una pratica costante della pastorale vocazionale, le vocazioni non mancano. Dio è generoso, e altrettanto generoso dovrebbe essere l’impegno pastorale vocazionale in tutte le Chiese particolari”, conclude.

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    ASIA/PAKISTAN - Bruciate immagini del Papa e del Ministro Bhatti: sconcerto dei cristiani

    Lahore (Agenzia Fides)

    I gruppi radicali islamici riuniti nella rete “Tehrik Tahaffuz Namoos-i-Risalat" (TTNR, “Alleanza per difendere l’onore del Profeta”), hanno bruciato immagini e manichini che rappresentavano il Papa e il Ministro federale per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, nonchè il simbolo cristiano della Croce.
    Come riferito all’Agenzia Fides dalla “All Pakistan Minorities Alliance” (APMA), organizzazione che difende i diritti delle minoranze religiose in Pakistan, è quanto accaduto domenica scorsa, 30 gennaio, durante la manifestazione che ha visto sfilare per le strade di Lahore oltre 40mila militanti islamici contrari ad ogni modifica della legge sulla blasfemia, alla liberazione di Asia Bibi (la donna cristiana condannata a morte con l’accusa di blasfemia), contrari al Papa e agli Stati Uniti, simboli dell’Occidente che “intende condizionare il paese”.
    Sua Ecc. Mons Lawrence Saldhana, Arcivescovo di Lahore e Presidente della Conferenza Episcopale del Pakistan, commenta all’Agenzia Fides: “I radicali islamici hanno attaccato il Papa, accusandolo di interferire nella vita del paese. Hanno bruciato la sua immagine e la Croce: questo ci dispiace molto, ferisce i nostri sentimenti di fedeli cristiani. Ci dissociamo da ogni atto violento e chiediamo il rispetto di tutti i simboli sacri, a qualsiasi religione appartengano”.
    Fonti di Fides notano che gli stessi islamici radicali che difendono il nome e l’onore del Profeta Maometto – contro ogni persona o atto che considerano “blasfemo” – non hanno esitato a compiere vilipendio e offesa ai simboli della religione cristiana, come la Croce e il Papa.
    La manifestazione di Lahore, inoltre, ha confermato l’odio verso il Ministro per le Minoranze, il cattolico Shahbaz Bhatti. Secondo la “All Pakistan Minorities Alliance”, “è l’ennesima, aperta minaccia contro il Ministro Bhatti, che è in serio pericolo di vita, in quanto è stato lasciato completamente solo a livello politico”. Inoltre l’APMA sottolinea a Fides che “le misure di sicurezza in atto per difenderlo sono del tutto insufficienti: urge predisporre maggiore protezione”.
    Mons. Saldanha afferma: “Il Ministro Bhatti vive tempi molto difficili, è nel mirino degli estremisti. A nome di tutti cristiani del Pakistan, vogliamo esprimere al Ministro tutta la nostra solidarietà e gratitudine per il suo impegno sociale e politico in difesa delle minoranze religiose”.
    L’Arcivescovo, ricordando la Giornata di Preghiera e digiuno per la pace che la Chiesa la vissuto il 30 gennaio scorso (vedi Fides 31/1/2011), afferma: “La preghiera, il digiuno, la condivisione, le parole di pace che abbiamo pronunciato domenica scorsa ci danno speranza e forza, anche se siamo una piccola comunità, che vive sofferenze e difficoltà”. (PA)

    © Copyright (Agenzia FIdes 2/2/2011)


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