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    00 15/01/2011 00:59
    Il Papa: famiglia, maternità e lavoro siano le priorità
    Nell'udienza agli amministratori del Lazio e di Roma



    ROMA, venerdì, 14 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Politiche concrete di sostegno alla famiglia, alla maternità e al lavoro: sono queste le richieste avanzate dal Papa agli amministratori della regione Lazio e del Comune e della Provincia di Roma, ricevuti in udienza questo venerdì mattina in Vaticano.

    Per l'occasione, il Papa ha ricevuto l’on. Renata Polverini, presidente della Giunta regionale del Lazio, l’on. Gianni Alemanno, Sindaco di Roma – alla sua prima uscita pubblica con la nuova Giunta capitolina –, e l’on. Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma.

    Durante l'incontro, il Pontefice ha chiesto per la famiglia “politiche organiche che non si limitino a proporre soluzioni ai problemi contingenti, ma abbiano come scopo il suo consolidamento e sviluppo e siano accompagnate da un’adeguata opera educativa”.

    Benedetto XVI ha poi sottolineato l'importanza della famiglia come luogo di trasmissione dell'educazione e dei valori, e prima scuola dove “imparare a vivere l’amore nella logica del dono di sé, con una visione alta e oblativa della sessualità”, affinché “l’amore umano non sia ridotto ad oggetto da consumare”, ma “possa essere percepito e vissuto come esperienza fondamentale che dà senso e finalità all’esistenza”.

    Dal Papa, poi, anche un richiamo a “sostenere concretamente la maternità” e a “garantire alle donne che svolgono una professione la possibilità di conciliare famiglia e lavoro. Troppe volte, infatti, esse sono poste nella necessità di scegliere tra i due”.

    “Lo sviluppo di adeguate politiche di aiuto, come pure di strutture destinate all’infanzia, quali gli asili-nido, anche quelli gestiti da famiglie, può aiutare a far sì che il figlio non sia visto come un problema, ma come un dono e una gioia grande".

    Benedetto XVI ha quindi denunciato l'alto numero di aborti praticati nella regione Lazio e ha chiesto che i “consultori siano in condizione di aiutare le donne a superare le cause che possono indurre ad interrompere la gravidanza”.

    Ad ogni modo, ha anche espresso apprezzamento per “la legge vigente nella Regione Lazio che prevede il cosiddetto ‘quoziente familiare’ considerando il figlio concepito quale componente della famiglia”.

    Un impegno espresso in precedenza dalla stessa Renata Polverini, che nel suo indirizzo di saluto aveva dichiarato che “la famiglia ha costituito l'interlocutore ed il soggetto attivo a cui destinare risorse e programmi di intervento”.

    Il presidente della Giunta regionale del Lazio ha quindi citato le “iniziative in materia di prevenzione e di lotta all'usura” e “il grande impegno dedicato al mondo del lavoro e dell'impresa in questa particolare fase di contingenza economica”.

    La Polverini ha poi parlato del lavoro svolto a favore dei detenuti, “fatto di interventi normativi e di governo importanti, ma anche di semplici gesti di attenzione e di affetto, che hanno visto durante le recenti festività momenti di sano svago e la presenza di importanti personaggi dello spettacolo in molte delle carceri laziali”.

    A questo proposito, ha annunciato per il prossimo anno l'apertura di un istituto di custodia per le madri detenute, che permetta un maggiore rispetto per i bambini che si trovano senza alcuna responsabilità a dover vivere questo disagio.

    Nel suo discorso, Benedetto XVI ha fatto accenno alla crisi economica e al problema della disoccupazione, sottolineando che “i giovani, in particolare, che dopo anni di preparazione non vedono sbocchi lavorativi e possibilità di inserimento sociale e di progettazione del futuro, si sentono spesso delusi e sono tentati di rifiutare la stessa società”.

    “Il prolungarsi di simili situazioni causa tensioni sociali, che vengono sfruttate dalle organizzazioni criminali per proporre attività illecite”, ha riconosciuto.

    Per questo, ha definito “urgente che, pur nel difficile momento, si faccia ogni sforzo per promuovere politiche occupazionali che possano garantire un lavoro e un sostentamento dignitoso, condizione indispensabile per dare vita a nuove famiglie".

    Dal canto suo il Sindaco Alemanno, annunciando alcuni programmi per i prossimi anni, ha sottolineato che presto verrà avviato il “Progetto millennium”, il “primo piano strategico di sviluppo”, che sarà presentato nel mese di febbraio agli stati generali della città. “Un progetto armonico, che parte dal basso, che non cambierà solo l'aspetto urbanistico e architettonico di Roma, ma offrirà alla nostra comunità un nuovo modello di sviluppo basato sulla vocazione culturale e turistica della nostra città”.

    Alemanno ha inoltre reso noto che da quest'anno prenderanno il via gli “oratori dei piccoli”, cioè delle attività di alcune cooperative familiari all'interno delle parrocchie per offrire servizi e strutture che permettano ai bambini di trascorrere le ore della giornata mentre i genitori sono al lavoro. Allo stesso modo, verranno aperti i “Campanidi”, cioè asili nido convenzionati all'interno di molte comunità parrocchiali.

    Il presidente della Provincia di Roma Zingaretti ha ricordato le iniziative promosse dalla sua amministrazione, in particolare il progetto “Prevenzione 1000”, una rete di solidarietà che coinvolge parrocchie, associazioni e comitati dei quartieri più disagiati.

    Zingaretti ha ricordato che sono stati anche allargati i benefici della “carta famiglia”, fondata sulla solidarietà dei commercianti e delle banche, che offre aiuto economico a oltre 20.000 famiglie.

    Ha infine annunciato che la prossima settimana partirà il progetto “Buon samaritano”, che grazie a numerosi volontari raccoglierà i pasti in esubero delle mense aziendali per distribuirli ai bisognosi.

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    Paparatzifan
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    00 15/01/2011 21:41
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    PAPA: UNIONI CIVILI E ABORTO GUASTANO SOCIETA'

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 14 gen.

    Tutela della famiglia e difesa della vita dal concepimento alla morte naturale sono le preoccupazioni indicate da Benedetto XVI agli amministratori del Comune e della Provincia di Roma e della Regione Lazio, ricevuti in udienza - come e' tradizione - per gli auguri di inizio
    anno. "L'approvare forme di unione che snaturano l'essenza e il fine della famiglia, finisce per penalizzare quanti, non senza fatica, si impegnano a vivere legami affettivi stabili, giuridicamente garantiti e pubblicamente riconosciuti", ha affermato il Papa ribadendo che "la famiglia fondata sul matrimonio tra l'uomo e la donna" rappresenta "la cellula originaria della societa': e' nella famiglia che i figli apprendono i valori umani e cristiani che consentono una convivenza costruttiva e pacifica".
    Per questo, ha chiesto il Pontefice, "la famiglia deve essere sostenuta da politiche organiche che non si limitino a proporre soluzioni ai problemi contingenti, ma abbiano come scopo il suo consolidamento e sviluppo e siano accompagnate da un'adeguata opera educativa".
    "In questa prospettiva - ha assicurato - la Chiesa guarda con favore a tutte quelle iniziative che mirano ad educare i giovani a vivere l'amore nella logica del dono di se', con una visione alta e oblativa della sessualita'.
    Serve a tale scopo una convergenza educativa fra le diverse componenti della societa', perche' l'amore umano non sia ridotto ad oggetto da consumare, ma possa essere percepito e vissuto come esperienza fondamentale che da' senso e finalita' all'esistenza".
    Con la stessa forza, Benedetto XVI ha anche rinnovato alle autorita' locali di Roma e del Lazio il suo "invito a promuovere una cultura che rispetti la vita fino al suo termine naturale", ricordando nel suo discorso che "la misura dell'umanita' si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente".
    La battaglia contro l'eutanasia per Ratzinger e' dunque anzitutto culturale. Anche se e' reale che "l'invecchiamento della popolazione pone nuovi problemi", il Papa ha osservato infatti che si tratta di un fatto positivo: "gli anziani sono una grande ricchezza per la societa'. Le loro
    conoscenze, la loro esperienza e la loro saggezza sono un patrimonio per i giovani, che hanno bisogno di maestri di vita". E' un bene dunque che molti anziani possano "contare sul sostegno e la vicinanza della propria famiglia".
    Ma ugualmente "cresce il numero di quelli che sono soli e che hanno bisogno di assistenza medico-sanitaria". Da parte sua, ha sottolineato il Pontefice, "la Chiesa, anche nella nostra Regione, e' sempre stata vicina a coloro che si trovano in condizioni fragili a motivo dell'eta' o della salute precaria.
    Mentre mi rallegro per la sinergia esistente con le grandi realta' sanitarie cattoliche, come, ad esempio, nel campo dell'infanzia, tra l'Ospedale Bambin Gesu' e le Istituzioni pubbliche, auspico che tali strutture possano continuare a collaborare con gli Enti locali per assicurare il loro servizio a quanti ad esse si rivolgono".
    Nel discorso al sindaco Gianni Alemanno e ai presidenti Nicola Zigaretti e Renata Polverini, ricevuti con le rispettive Giunte, Benedetto XVI ha poi denunciato "l'elevato numero di aborti che vengono praticati nella Regione Lazio" sottolineando che questo fatto "non puo' lasciare
    indifferenti". "L'apertura alla vita e' al centro del vero sviluppo", ha osservato il Papa ricordando che "la comunita' cristiana attraverso numerose 'Case famiglia', i 'Centri di Aiuto alla Vita' e altre analoghe iniziative, e' impegnata ad accompagnare e dare sostegno alle donne che si trovano in difficolta' nell'accogliere una nuova vita".
    Ma, ha esortato, "le pubbliche Istituzioni sappiano offrire il loro sostegno affinche' i Consultori familiari siano in condizione di aiutare le donne a superare le cause che possono indurre ad interrompere la gravidanza".
    "In questi ultimi tempi, la serenita' delle nostre famiglie e' minacciata dalla grave e persistente crisi economica, e molte famiglie non riescono piu' a garantire un sufficiente tenore di vita ai propri figli", ha rilevato ancora il Pontefice confidando "che possano essere adottati adeguati provvedimenti, volti a sostenere le famiglie a basso reddito, particolarmente quelle numerose, troppo spesso penalizzate. A cio' si aggiunge un problema ogni giorno piu' drammatico". A questo proposito, Benedetto XVI ha voluto esprimere il suo "apprezzamento" per "la legge vigente nella Regione Lazio che prevede il cosiddetto 'quoziente familiare' e considera il figlio concepito quale componente della famiglia".
    Alla crisi, il Papa ha collegato "la grave questione del lavoro", rilevando che nell'attuale situazione "i giovani, in particolare, che dopo anni di preparazione non vedono sbocchi lavorativi e possibilita' di inserimento sociale e di progettazione del futuro, si sentono spesso delusi e scontentati, tanto da rifiutare la stessa societa'. Il prolungarsi di simili situazioni causa tensioni sociali, che vengono sfruttate dalle organizzazioni criminali per proporre attivita' illecite".
    "E' dunque urgente - ha detto - che, pur nel difficile momento, si faccia ogni sforzo per promuovere politiche occupazionali, che possano garantire un lavoro e un sostentamento dignitoso, condizione indispensabile per dare vita a nuove famiglie". Il Pontefice ha concluso il suo discorso con un augurio ai nuovi assessori della Giunta Alemanno. "Prego - ha detto - per coloro che oggi iniziano il loro nuovo servizio al bene comune".
    "Il vostro impegno di amministratori, che si sforzano di collaborare insieme per il bene della comunita', sappia sempre considerare - ha poi raccomandato a tutti i presenti - l'uomo come un fine, perche' egli possa vivere in maniera autenticamente umana".

    (AGI)


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    00 15/01/2011 21:44
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    I lefebvriani contro Ratzinger

    di Andrea Bevilacqua

    Benedetto XVI il prossimo ottobre sarà ad Assisi per partecipare a un raduno di preghiera tra esponenti di diverse fedi. In sostanza, una replica del raduno del 1986 organizzato da Karol Wojtyla. Il raduno ha suscitato molte polemiche. Alcuni settori della chiesa cattolica ritengono sia un raduno pericoloso perché mina le basi della dottrina secondo le quali la salvezza viene solo da Cristo. Invece pregare assieme fa pensare che la salvezza possa arrivare aderendo ad altre fedi.
    Contro Benedetto XVI hanno detto la loro anche i lefebvriani. A Parigi c'è stato nei giorni scorsi il congresso della Fraternità San Pio X organizzato dal Courrier de Rome. Bernard Fellay, il superiore della San Pio X, ha detto che quando ha saputo che il Papa andrà ad Assisi «un brivido» gli «è passato sulla colonna vertebrale».
    Perché? Perché «si cerca poi di negare ciò che è accaduto la prima volta».
    Cosa accadde? La prima volta si sono offerte delle chiese cattoliche per le pratiche di culto di altre religioni, giungendo all'atto di porre un Buddha su un tabernacolo. Questa volta invece si dice ci sia intenzione di mettere a disposizione delle sale del Convento, ma eliminando rigorosamente i crocifissi.
    Ha commentato Fellay: «È insensato! Si toglie così il mezzo della redenzione dell'uomo». In particolare Fellay è rimasto colpito da una parola presente nel discorso di Benedetto XVI dedicato all'annuncio dell'incontro del 2011. Si tratta della parola «fede». Ha infatti detto il Papa che andrà ad Assisi «allo scopo di fare memoria di quel gesto storico voluto dal mio predecessore e di rinnovare solennemente l'impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace». Ha commentato Fellah: si può parlare di altre «fedi religiose»? La fede è una virtù teologale che il cattolico riceve attraverso il battesimo per mezzo della grazia di Dio. Ma può «lo stesso termine essere usato per circostanze diverse? Si rischia così di mescolare cose diverse».
    Assisi per Fellay rappresenta «un simbolo» e questo simbolo «anche qualora lo si corregga, non lo si elimina». Permarrebbe dunque la sua forza evocativa. Quando Assisi potrebbe quindi avere un senso cattolico? «Il Vicario di Cristo dovrebbe dire: 'c'è un solo Dio ed è Gesù Cristo, convertitevi!' Così Assisi andrebbe bene!».
    Gli attriti tra i lefebvriani e il Vaticano sembrano dunque trovare ancora spazio. Da mesi la pontificia commissione Ecclesia Dei sta lavorando per riportare i lefebvriani in seno alla chiesa cattolica ma i risultati sembrano ancora lontani. Fellay, di per sé, è favorevole al rientro ma dentro la Fraternità vi sono personalità che spingono nella direzione opposta. E potrebbero anche avere la meglio.

    © Copyright Italia Oggi, 15 gennaio 2011


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    ANGLICANI: PAPA CREA ORDINARIATO, LO GUIDERA' PRETE SPOSATO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 15 gen.

    Benedetto XVI ha istituito oggi l'Ordinariato che accogliera' vescovi, sacerdoti e fedeli provenienti dalla Comunione Anglicana consentendo loro di mantenere in uso le proprie tradizioni compresa la consuetudine dei preti sposati.
    Alla testa dell'organismo ha nominato uno dei tre vescovi anglicani che sono stati ordinati preti cattolici oggi nella Cattedrale Cattolica di Westminster a Londra: mons. Keith Newton, 58 anni, sposato.
    Egli avra' giurisdizione pari a quella di un vescovo sul clero e sui fedeli, ma non essendovi nella Chiesa Cattolica vescovi uxorati non potra' conferire direttamente il sacerdozio e l'episcopato ai membri della sua chiesa, che si configura di fatto come una diocesi extraterritoriale.
    L'Ordinariato Personale e' stato istituito, sottolinea una nota, "nel territorio d'Inghilterra e Galles per quei gruppi di pastori e fedeli anglicani che hanno espresso il loro desiderio di entrare nella piena visibile comunione con la Chiesa Cattolica".
    Il Decreto, che applica la recente Costituzione Apostolica "Anglicanorum coetibus" ed e' stato preceduto da una "accurata consultazione con la Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles", specifica che l'organismo sara' denominato Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham e avra' come patrono il Beato John Henry Newman, scelta che puo' essere certamente attribuita a Benedetto XVI che lo scorso settembre ha beatificato a Londra l'ex cappellano anglicano dell'Universita' di Oxford divenuto cardinale cattolico.
    "Un Ordinariato Personale - precisa la nota - e' una struttura canonica che consente una riunione in forma corporativa, cosi' da permettere a coloro che erano anglicani di entrare in piena comunione con la Chiesa Cattolica, conservando elementi del loro caratteristico patrimonio anglicano". Con tale struttura, dunque, "la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus mira a
    comporre da un lato l'intento di salvaguardare, all'interno della Chiesa Cattolica, le venerande tradizioni liturgiche, spirituali e pastorali anglicane e, dall'altro, il fatto che questi nuovi gruppi ed i rispettivi pastori siano pienamente integrati nella Chiesa Cattolica".
    Quanto alla nomina di un ordinario non vescovo decisa oggi dal Papa, che ha scelto l'uxorato Keith Newton tra i tre primi presuli anglicaniche hanno chiesto la piena comunione anche se tra essi vi era un celibe, la nota ricorda che "per ragioni dottrinali, la Chiesa non ammette in alcun caso l'ordinazione episcopale di uomini sposati. Nondimeno, la Costituzione Apostolica prevede, a certe condizioni, l'ordinazione come sacerdoti cattolici di ministri sposati gia' anglicani. Il nuovo ordinario, continua il testo, "unitamente al rev. Burnham e al rev. Broadhurst" che hanno ricevuto oggi l'ordinazione sacerdotale cattolica insieme con lui dal primate cattolico inglese, mons. Vincent Nichols, "curera' la preparazione catechetica dei primi gruppi di anglicani in Inghilterra e Galles, che a Pasqua saranno ricevuti nella Chiesa Cattolica insieme ai loro pastori, cosi' come l'accompagnamento dei ministri che si stanno preparando ad essere ordinati al sacerdozio cattolico, attorno a Pentecoste".
    La nota vaticana sottolinea poi che "la normativa di questa nuova struttura e' coerente con l'impegno per il dialogo ecumenico, che continua ad essere una priorita' per la Chiesa Cattolica". Del resto, conclude la nota, "l'iniziativa che ha portato all'Ordinariato Personale e' venuta da diversi gruppi di Anglicani, che hanno dichiarato di condividere la comune fede cattolica cosi' come espressa nel Catechismo della Chiesa Cattolica".

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    00 15/01/2011 21:52
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    ANNO GIUDIZIARO SCV: BERTONE, MORALE E LEGGI SONO COMPLEMENTARI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 14 gen.

    Morale e leggi sono complementari e non si puo' farne a meno.
    Se non ci fossero le leggi ci sarebbe la sopraffazione del piu' forte sul debole, ma attenzione: "Al di sopra di ogni legge umana, giusta o ingiusta, limpida o contorta, c'e' la legge di Dio, quella legge perfetta che il Creatore ha inscritto nel cuore di ogni uomo e ha poi inciso sulle tavole consegnate a Mose' sul Monte Sinai. Qui sta il fondamento della legge naturale e della
    morale oggettiva".
    Lo ha ricordato oggi il Segretario di Stato della Santa Sede, card. Tarcisio Bertone. "Per vivere in una societa' serena e ordinata, occorre un riferimento puntuale alla legalita', che si sostiene riscoprendo il significato positivo e liberante della legge morale e, nello stesso tempo, la sua incidenza sociale", ha detto nell'omelia per l'inaugurazione dell'Anno Giudiziario del Tribunale dello Stato della Citta' del Vaticano.
    "La legge morale - ha spiegato - non si pone contro la persona e le sue esigenze, ma piuttosto e' al suo servizio, in quanto la aiuta a non essere dissociata al proprio interno tra la verita' piu' profonda, che Dio ha impresso nel suo cuore, e il comportamento concreto che assume nel corso della vita". Secondo Bertone, dunque, "le radici dell'illegalita' risiedono soprattutto nella mancanza di una morale secondo verita'".
    Per Bertone, "e' la moralita' che responsabilizza e impegna a rispettare la legge in quanto fa sorgere nella persona una forza interiore che la spinge a osservare la legge. Se pero' non si sceglie la morale che parte dalla verita' stampata dentro ogni uomo, e dunque per tutti criterio del bene e del male, si cade nella morale soggettivistica".
    E cosi' viene "attribuita all'individuo una liberta' assoluta che va contro il disegno di Dio", con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

    © Copyright (AGI)

    ANNO GIUDIZIARIO SCV:PICARDI, SALTO DI QUALITA' CON NUOVE NORME

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 15 gen.

    Il Motu proprio di Benedetto XVI per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio e il finanziamento del terrorismo e le quattro leggi che lo accompagnano chiedono alla giustizia vaticana un grande salto di qualita'. Lo sottolinea la relazione del promotore di Giustizia del piccolo Stato, prof. Nicola Picardi, letta questa mattina all'inaugurazione dell'anno giudiziario del Tribunale della Citta' del Vaticano.
    Con questo "nuovo quadro normativo", spiega l'avvocato Picardi, "lo Stato della Citta' del Vaticano e la Santa Sede hanno predeterminato direzione e limiti della loro azione nel campo
    finanziario e monetario realizzando anche in questo settore il primato della legge". Inoltre, "la nuova legge e' stata un'occasione propizia per una parziale revisione e aggiornamento della giustizia penale vaticana" e "in presenza di un codice 'invecchiato'" dunque "il legislatore vaticano ha provveduto ad aumentare considerevolmente il numero degli illeciti sanzionabili penalmente". Sono dunque "accresciute competenze sia quantitative che qualitative" tali da "compromettere gravemente la funzionalita' del tribunale".
    Applicando a regime la nuova normativa antiriciclaggio, poi, "queste competenze aumenteranno ancora e serve dunque un pari accrescimento dell'organico", rileva Picardi per il quale il Tribunale Scv "finira' per assumere il ruolo di una Autorita' giurisdizionale ultrastatale". "Anche per questa nuove funzioni - sottolinea - occorrera' provvedere a un congruo aumento dell'organico". In proposito Picardi assicura piena collaborazione con la nuova "Autorita' di informazione finanziaria" istituita da Benedetto XVI, sottolinenando che essa "costituisce il cardine" di tutto il nuovo impianto normativo antiriciclaggio ed "esercita in piena autonomia e indipendenza funzioni in materia di prevenzione e contrasto del riciclaggio dei proventi di attivita' criminose, nonche' del finanziamento del terrorismo". Tale organismo, ha ricordato, "e' investito di poteri molto ampi fra gli altri quello di effettuare verifiche e controlli sul denaro contante in entrata e in uscita dallo Stato" e comunque "opera in stretta collaborazione con l'autorita' giudiziaria".
    Inoltre "in via cautelare puo' innanzitutto sospendere per un massimo di cinque giorni lavorativi operazioni sospette di riciclaggio, autoriciclaggio o di finanziamento del terrorismo dandone immediata notizia al Promotore di giustizia presso il Tribunale".
    Inevitabili quindi ulteriori aggravi del carico degli organi giudiziari ai quali non e' che il lavoro fino ad ora scarseggiasse: nel 2010 nello Stato della Citta' del Vaticano, a fronte di 492 abitanti, ci sono stati 1.126 procedimenti civili e 171 penali, anche se, come e' noto, l'alto numero di processi "dipende dal fatto che in Vaticano, transitano ogni anno oltre 18 milioni di pellegrini e turisti" di fatto facili prede di borseggiatori. Per punire i quali occorre fare spesso ricorso a forme di assistenza giudiziaria internazionale".

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    PAPA: LUNEDI' INCONTRA NEOCATECUMENALI; CDF HA APPROVATO IL LORO CATECHISMO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 15 gen.

    Sara' una grande festa l'incontro di lunedi' mattina tra Benedetto XVI e il Cammino neocatecumenale. Kiko Arguello, Carmen Hernandez, e padre Mario Pezzi, che ne sono i responsabili, presenteranno al Papa 230 nuove "famiglie in missione" che sono in partenza per 46 Nazioni dei 5 Continenti, e si aggiungono alle oltre 600 gia' inviate negli anni scorsi. In questi giorni - secondo quanto si e' appreso - la Congregazione per la Dottrina della Fede ha comunicato al Pontificio Consiglio per i Laici che, "a seguito di un attento studio dottrinale in materia", le catechesi del Cammino, utilizzate dalle equipes dei catechisti e contestate da alcuni vescovi che ne chiedevano la revisione, divengono ora "Direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale", perche' "non rappresentano più soltanto gli Orientamenti alle Equipes di catechisti, essendo stati emendati dalla Congregazione per la dottrina della Fede ed integrati a pie' di pagina con varie parti del Catechismo della Chiesa Cattolica". Il Pontificio Consiglio per i Laici ha reso nota tale approvazione che concede "sicurezza all'attuazione del Cammino neocatecumenale, segnando la conclusione del suo percorso istituzionale, ed offrendo altresi' delle garanzie dottrinali a tutti i Pastori della Chiesa".
    Dopo l'udienza, l'Equipe Internazionale Responsabile del Cammino neocatecumenale, terra' una conferenza stampa.

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    Ex anglicani, istituito il primo Ordinariato

    DA ROMA GIANNI CARDINALE

    Ieri la Congregazione per la dottrina della fede (Cdf) ha eretto un Ordinariato personale nel territorio d’Inghilterra e Galles per quei gruppi di pastori e fedeli anglicani che hanno espresso il loro desiderio di entrare nella piena visibile comunione con la Chiesa cattolica.
    L’Ordinariato è stato denominato Ordinariato personale di «Nostra Signora di Walsingham» e ha come patrono il beato John Henry Newman. Si tratta del primo frutto della Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus del 4 novembre 2009 con la quale Benedetto XVI dava proprio alla Cdf l’incarico di creare delle nuove strutture canoniche – gli Ordinariati personali appunto – che consentissero una riunione in forma corporativa, così da permettere a coloro che erano anglicani di entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica, conservando elementi del loro caratteristico patrimonio anglicano. Con tali strutture, ricorda un comunicato della Sala Stampa vaticana «la Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus mira a comporre da un lato l’intento di salvaguardare, all’interno della Chiesa cattolica, le venerande tradizioni liturgiche, spirituali e pastorali anglicane e, dall’altro, il fatto che questi nuovi gruppi ed i rispettivi pastori siano pienamente integrati nella Chiesa cattolica».
    L’erezione del nuovo Ordinariato d’Inghilterra e Galles è avvenuta dopo «accurata consultazione» della corrispettiva Conferenza episcopale cattolica che l’11 gennaio, con una dichiarazione della segreteria generale, aveva avvisato della novità in arrivo. In questa stessa dichiarazione si spiegava che il nuovo ordinario farà parta a pieno titolo della Conferenza episcopale, che il primo titolare di questo ufficio sarebbe stato nominato direttamente dal Papa mentre per il suo successore il Pontefice dovrà scegliere in base di una terna di nomi presentata dal costituendo Consiglio di governo dell’Ordinariato (almeno sei preti, la metà eletti dal clero) che sarà qualcosa di più del normale consiglio presbiterale e del collegio dei consultori delle normali diocesi.
    È noto che per ragioni dottrinali, la Chiesa cattolica non ammette in alcun caso l’ordinazione episcopale di uomini sposati. Comunque la Anglicanorum coetibus prevede, a certe condizioni, l’ordinazione come sacerdoti cattolici di ministri sposati già anglicani. Così sempre ieri nella Cattedrale di Westminster a Londra, l’arcivescovo Vincent Nichols, ha ordinato sacerdoti cattolici tre ex-vescovi anglicani (tutti sposati): Andrew Burnham, Keith Newton e John Broadhurst.
    La Costituzione prevede anche che l’ordinario può essere un vescovo ma anche un sacerdote. E infatti ieri Benedetto XVI ha nominato il neo-ordinato prete cattolico Keith Newton, sposato con tre figli che dal 2002 al 2010 è stato vescovo anglicano di Richborough, quale primo titolare dell’Ordinariato personale di «Nostra Signora di Walsingham». Newton così diventa il primo chierico uxorato a far parte di una Conferenza episcopale cattolica (fatto impossibile prima della Anglicanorum coetibus), anche se – è bene ricordarlo – pur avendone alcuni poteri non sarà comunque un vescovo. Newton, unitamente ai neo-sacerdoti Burnham e Broadhurst, curerà poi la preparazione catechetica dei primi gruppi di anglicani in Inghilterra e Galles, che a Pasqua saranno ricevuti nella Chiesa cattolica insieme ai loro pastori, così come l’accompagnamento dei ministri – e sono decine – che si stanno preparando ad essere ordinati al sacerdozio cattolico.
    La Santa Sede ha comunque ieri ribadito che l’istituzione degli Ordinariati per gli ex anglicani «è coerente con l’impegno per il dialogo ecumenico, che continua ad essere una priorità per la Chiesa cattolica». Nessuna contraddizione quindi tra la piena accoglienza nella Chiesa cattolica per i fedeli anglicani che desiderano farlo in gruppi e il dialogo con la Comunione guidata dall’arcivescovo di Canterbury.
    Intanto non sembra lontana la possibilità che entro il 2011 possano essere eretti altri due ordinariati in Paesi i cui il processo per la loro costituzione sembra a buon punto: in Australia e negli Stati Uniti.

    © Copyright Avvenire, 16 gennaio 2011


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    PAPA: I PROGRESSI RAGGIUNTI RAFFORZANO IL DIALOGO ECUMENICO CON I LUTERANI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 15 gen.

    Ancora non e' stato raggiunto "l'obiettivo del movimento ecumenico, ovvero la piena unita' di fede" tra cattolici e luterani, ma "nel dialogo sono maturati molti elementi di accordo e di avvicinamento, che ci rafforzano nel nostro desiderio generale di compiere la volonta' di nostro
    Signore Gesu' Cristo perche' tutti siano una sola cosa".
    Lo ha detto il Papa alla delegazione ecumenica della Finlandia, ricevuta in udienza come ogni anno per la festa di sant'Enrico, rilevando che "il cammino ecumenico e' divenuto, da alcuni punti di vista, piu' difficile, certamente piu' esigente" , con l'emergere in particolare di "questioni relative al metodo ecumenico e alle conquiste degli anni trascorsi nonche' all'incertezza del futuro, ai problemi del nostro tempo con la fede in generale".
    Secondo Benedetto XVI, "un risultato degno di attenzione, raggiunto di recente, e' stato il rapporto conclusivo sul tema della giustificazione nella vita della Chiesa, redatto dal gruppo di dialogo cattolico-luterano nordico in Finlandia e in Svezia, i cui membri si sono potuti incontrare lo scorso anno". "Resta viva - ha aggiunto il Pontefice - anche la nostra speranza che, sotto la guida dello Spirito Santo, molte persone impegnate in ambito ecumenico, competenti e solerti renderanno il loro contributo alla realizzazione di questo grande compito ecumenico e, sempre guidati dallo Spirito Santo possano procedere". "In occasione della vostra visita desideriamo tutti rafforzare la nostra certezza del fatto che lo Spirito Santo, che risveglia, accompagna e fino ad oggi ha reso fecondo il movimento ecumenico, prosegua cosi' anche in futuro. Spero con fermezza che la vostra visita a Roma rafforzi la futura collaborazione fra luterani e cattolici, si', fra tutti i cristiani in Finlandia, ha poi concluso il Pontefice sottolineando che "l'efficacia degli sforzi compiuti non puo' scaturire solo dallo studio e dal dibattito, ma dipende soprattutto dalla nostra preghiera costante, dalla nostra vita conforme alla volonta' di Dio, perche' l'ecumenismo non e' opera nostra bensi' frutto dell'azione di Dio".

    © Copyright (AGI)






    PAPA: ANCORA CRISTIANI COSTRETTI A FUGGIRE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 16 gen.

    Anche nel mondo di oggi non mancano situazioni a causa delle quali "talvolta, purtroppo, i cristiani si sentono costretti a lasciare, con sofferenza, la loro terra, impoverendo cosi' i Paesi in cui sono vissuti i loro avi".
    Benedetto XVI ha voluto ricordarlo nel breve discorso che ha preceduto l'Angelus, in occasione della Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato. "Nella festa della Santa Famiglia, subito dopo il Natale, abbiamo ricordato - ha detto il Papa - che anche i genitori di Gesu' dovettero fuggire dalla propria terra e rifugiarsi in Egitto, per salvare la vita del loro bambino: il Messia, il Figlio di Dio e' stato un rifugiato".
    "La Chiesa, da sempre, vive al proprio interno l'esperienza della migrazione", ha ricordato sottolinenando che "d'altra parte, gli spostamenti volontari dei cristiani, per diversi motivi, da una citta' all'altra, da un Paese all'altro, da un continente all'altro, sono occasione per incrementare il dinamismo missionario della Parola di Dio e fanno si' che la testimonianza della fede circoli maggiormente nel Corpo mistico di Cristo, attraversando i popoli e le culture, e raggiungendo nuove frontiere, nuovi ambienti".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: C'E' UNA SOLA FAMIGLIA UMANA E MIGRANTI NE SONO PARTE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 16 gen.

    "Una sola famiglia umana", il tema del Messaggio scritto dal Papa per l'odierna Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato, "indica il fine, la meta del grande viaggio dell'umanita' attraverso i secoli:formare un'unica famiglia, naturalmente con tutte le differenze che la arricchiscono, ma senza barriere, riconoscendoci tutti fratelli".
    Lo ha ricordato Benedetto XVI nel breve discorso che ha preceduto l'Angelus, citando il Concilio Vaticano II e il suo riconoscimento che "tutti i popoli costituiscono una sola comunita'. Essi hanno una sola origine, poiche' Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra". "La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ogni anno - ha sottolineato - ci invita a riflettere sull'esperienza di tanti uomini e donne, e tante famiglie, che lasciano il proprio Paese in cerca di migliori condizioni di vita. Questa migrazione a volte e' volontaria, altre volte, purtroppo, e' forzata da guerre o persecuzioni, e avviene spesso, come sappiamo, in condizioni drammatiche. Per questo fu istituito, 60 anni or sono, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati".
    "Nel rivolgerci alla Vergine Maria, con la preghiera dell’Angelus, affidiamo alla sua protezione - ha poi concluso il Pontefice tedesco - tutti i migranti e quanti si impegnano in un lavoro pastorale in mezzo a loro. Maria, Madre della Chiesa, ci ottenga inoltre di progredire nel cammino verso la piena comunione di tutti i discepoli di Cristo".

    © Copyright (AGI)


    PAPA: I CRISTIANI SIANO UNITI E VICINI AGLI EBREI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 16 gen.

    "E' fondamentale che i cristiani, pur essendo sparsi in tutto il mondo e, percio', diversi per culture e tradizioni, siano una cosa sola, come vuole il Signore".
    Lo ha affermato il Papa all'Angelus.
    "E' questo - ha spiegato - lo scopo della Settimana di preghiera per l'unita' dei cristiani, che avra' luogo nei prossimi giorni, dal 18 al 25 gennaio" che "quest'anno si ispira ad un passo degli Atti degli Apostoli: 'Uniti nell'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera'".
    "L'Ottavario per l'unita' dei cristiani e' preceduto domani - ha aggiunto inoltre Benedetto XVI - dalla Giornata del dialogo ebraico-cristiano: un accostamento molto significativo, che richiama l'importanza delle radici comuni che uniscono ebrei e cristiani".

    © Copyright (AGI)


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    00 17/01/2011 00:55
    Il Papa: le migrazioni, occasione per diffondere la Parola di Dio
    Angelus nella Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 16 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Le migrazioni che tanto caratterizzano la società odierna possono essere uno strumento prezioso per la diffusione della Parola di Dio, ha affermato Benedetto XVI nel suo intervento in occasione dell'Angelus.

    Il Papa ha ricordato che questa domenica ricorreva la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, “che ogni anno ci invita a riflettere sull’esperienza di tanti uomini e donne, e tante famiglie, che lasciano il proprio Paese in cerca di migliori condizioni di vita”.

    Alla migrazione volontaria, ha segnalato, si affianca quella “forzata da guerre o persecuzioni”, che avviene spesso “in condizioni drammatiche”.

    “La Chiesa, da sempre, vive al proprio interno l’esperienza della migrazione”, ha riconosciuto il Pontefice, segnalando che “talvolta, purtroppo, i cristiani si sentono costretti a lasciare, con sofferenza, la loro terra, impoverendo così i Paesi in cui sono vissuti i loro avi”.

    “D’altra parte, gli spostamenti volontari dei cristiani, per diversi motivi, da una città all’altra, da un Paese all’altro, da un continente all’altro, sono occasione per incrementare il dinamismo missionario della Parola di Dio e fanno sì che la testimonianza della fede circoli maggiormente nel Corpo mistico di Cristo, attraversando i popoli e le culture, e raggiungendo nuove frontiere, nuovi ambienti”.

    In questo contesto, il tema del Messaggio inviato dal Papa per l'occasione, “Una sola famiglia umana”, “indica il fine, la meta del grande viaggio dell’umanità attraverso i secoli: formare un’unica famiglia, naturalmente con tutte le differenze che la arricchiscono, ma senza barriere, riconoscendoci tutti fratelli”.

    Per questo, ha aggiunto Benedetto XVI collegandosi alla Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, che si celebrerà dal 18 al 25 gennaio, “è fondamentale che i cristiani, pur essendo sparsi in tutto il mondo e, perciò, diversi per culture e tradizioni, siano una cosa sola, come vuole il Signore”.

    La Settimana di quest'anno, ha indicato, si ispira ad un passo degli Atti degli Apostoli, “Uniti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera” (At 2,42).

    “Invito tutti a chiedere con costanza a Dio di continuare a santificare tutti i suoi figli nella verità di Cristo, che possiamo crescere nella conoscenza della sua Parola e servire all'edificazione del suo regno con umiltà e amore”, ha auspicato nel suo saluto ai pellegrini di lingua spagnola.

    “La materna intercessione della Santissima Vergine Maria esorti tutti i cuori, affinché si eliminino le barriere di separazione e, guariti da ogni divisione, diamo una testimonianza credibile del Vangelo della Salvezza”, ha aggiunto.

    Nei suoi saluti dopo la recita dell'Angelus, il Papa ha anche ricordato la prossima beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, programmata per il 1° maggio prossimo.

    “La data scelta è molto significativa – ha riconosciuto –: sarà infatti la II Domenica di Pasqua, che egli stesso intitolò alla Divina Misericordia, e nella cui vigilia terminò la sua vita terrena”.

    “Quanti lo hanno conosciuto, quanti lo hanno stimato e amato, non potranno non gioire con la Chiesa per questo evento. Siamo felici!”.

    Il Pontefice ha poi concluso assicurando un “particolare ricordo nella preghiera” alle “popolazioni dell’Australia, del Brasile, delle Filippine e dello Sri Lanka, recentemente colpite da devastanti inondazioni”.

    “Il Signore accolga le anime dei defunti, dia forza agli sfollati e sostenga l’impegno di quanti si stanno prodigando per alleviare sofferenze e disagi”.













    Il Papa incontrerà le famiglie che partono in missione
    Riceverà la direzione e le famiglie del Cammino neocatecumenale



    ROMA, domenica, 16 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Questo lunedì, 17 gennaio, alle 12.00 nell'Aula Paolo VI, il Santo Padre riceverà in udienza gli iniziatori del Cammino neocatecumenale, Kiko Argüello e Carmen Hernández, insieme a padre Mario Pezzi, accompagnati dalle équipes itineranti responsabili del Cammino in più di 120 Nazioni.

    Saranno presenti anche i 78 Rettori dei Seminari Redemptoris Mater, numerosi presbiteri e seminaristi, famiglie in missione, “missio ad gentes”, “communitates in missionem”, e i catechisti di Roma e del Lazio.

    Nel corso dell'udienza, il Papa invierà 230 nuove famiglie in missione in 46 Nazioni dei 5 continenti, che si aggiungono alle oltre 600 già inviate negli anni scorsi da Giovanni Paolo II e dallo stesso Benedetto XVI.

    Inaugurerà inoltre tredici nuove “missio ad gentes” in Europa (Germania, Austria, Macedonia, Francia, Ucraina, Svezia, Ungheria) e Sudamerica (Venezuela), che si aggiungono alle altre 30 già inviate precedentemente.

    Ciascuna “missio ad gentes” è costituita da un presbitero, accompagnato da tre/quattro famiglie numerose che, su richiesta di un Vescovo, ricevono un mandato per evangelizzare zone scristianizzate o pagane, con la missione, come dice il Signore, di far presente una comunità cristiana dove “siano perfettamente uno perché il mondo creda”.

    Nel 1985, al VI Simposio dei Vescovi Europei, Giovanni Paolo II disse che per rispondere alla secolarizzazione dell'Europa era necessario ritornare al “primissimo modello apostolico”. Così queste “missio ad gentes”, ad imitazione del “primissimo modello apostolico”, si riuniscono nelle case in mezzo ai non-battezzati.

    Dopo 4 anni si può constatare come si stiano avvicinando molti lontani e pagani che mai sarebbero entrati in una chiesa.

    In questi giorni la Congregazione per la Dottrina della Fede ha comunicato al Pontificio Consiglio per i Laici che, “a seguito di un attento studio dottrinale in materia”, le catechesi del Cammino, utilizzate dalle équipes dei catechisti, divengono ora “Direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale”, perché “non rappresentano più soltanto gli Orientamenti alle équipes di catechisti, essendo stati emendati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede ed integrati a piè di pagina con varie parti del Catechismo della Chiesa Cattolica”.

    Il Pontificio Consiglio per i Laici ha reso nota tale approvazione, che concede “sicurezza all'attuazione del Cammino neocatecumenale, segnando la conclusione del suo percorso istituzionale, ed offrendo altresì delle garanzie dottrinali a tutti i Pastori della Chiesa”.

    Per spiegare il significato di questi eventi, subito dopo l'udienza di questo lunedì, il team internazionale dei Neocatecumenali, Kiko, Carmen e padre Mario, terranno una conferenza stampa alle 13.30 in Via del Mascherino 53.










    Il Pontefice ringrazia le forze dell'ordine che vegliano sul Vaticano
    I membri della Pubblica Sicurezza operano “quasi come 'angeli custodi'”



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 16 gennaio 2011 (ZENIT.org).- In occasione della tradizionale udienza per presentare gli auguri per il nuovo anno, Benedetto XVI ha espresso riconoscenza ai dirigenti, funzionari e agenti dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza in servizio presso il Vaticano.

    Nel discorso che ha rivolto loro, il Pontefice ha espresso il suo “sincero apprezzamento per l’impegno e la professionalità con cui i funzionari e gli agenti della Polizia di Stato, quasi come 'angeli custodi', vegliano giorno e notte sul Vaticano, garantendo la necessaria sicurezza e ponendosi al servizio dei pellegrini”.

    Quest’opera di vigilanza, svolta “con diligenza e sollecitudine a tutela dell’ordine pubblico”, “è certamente considerevole e delicata”, ha riconosciuto.

    “Essa richiede a volte non poca pazienza, perseveranza, sacrificio e disponibilità all’ascolto”, e rappresenta “un servizio quanto mai utile al tranquillo e sicuro svolgimento delle manifestazioni spirituali e religiose che si svolgono specialmente nella piazza S. Pietro”.

    Ispirazione per la vita

    “La vostra significativa presenza nel cuore della cristianità, dove folle di fedeli giungono senza sosta per incontrare il Successore di Pietro e per visitare le tombe degli Apostoli, susciti sempre più in ciascuno di voi il proposito di ravvivare la dimensione spirituale della vita, come pure l’impegno ad approfondire la vostra fede cristiana, testimoniandola con gioia attraverso una condotta coerente”, ha chiesto il Pontefice ai membri dell'Ispettorato.

    Nel periodo natalizio da poco concluso, ha ricordato, “la liturgia ci ha invitato ad accogliere il Verbo che fin dal principio è nel seno del Padre e che Egli ci ha donato, rivelandone il volto in un Bambino”.

    “Egli è l’Eterno che entra nel tempo e lo riempie della sua pienezza; è la luce che illumina e rischiara quanti stanno nelle tenebre; è il Figlio di Dio che reca all’umanità la salvezza. Accogliamolo sempre con fiducia e gioia!”, ha auspicato.

    “Ce lo presenta la Vergine Maria. Ella, quale Madre premurosa, veglia su di noi – ha concluso –. Rivolgetevi di frequente alla sua materna intercessione e affidate a Lei l’anno 2011 da poco iniziato, affinché sia per tutti un tempo di speranza e di pace”.











    Il Papa: preghiera e vita secondo la volontà di Dio, basi per l'unità dei cristiani
    Riceve una delegazione ecumenica della Chiesa Luterana di Finlandia



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 16 gennaio 2011 (ZENIT.org).- La preghiera e il vivere secondo la volontà di Dio sono le basi su cui avanzare per raggiungere l'unità dei cristiani.

    Papa Benedetto XVI lo ha spiegato questo sabato, ricevendo in udienza una delegazione ecumenica della Chiesa Luterana di Finlandia in occasione dell’annuale pellegrinaggio ecumenico a Roma per celebrare la festa di Sant’Enrico, patrono del Paese.

    “Sebbene non abbiamo ancora raggiunto l'obiettivo del movimento ecumenico, ovvero la piena unità di fede, nel dialogo sono maturati molti elementi di accordo e di avvicinamento, che ci rafforzano nel nostro desiderio generale di compiere la volontà di nostro Signore Gesù Cristo 'perché tutti siano una sola cosa' (Gv 17, 21)”, ha spiegato il Pontefice nel discorso che ha rivolto ai suoi ospiti.

    Un risultato “degno di attenzione, raggiunto di recente”, ha ricordato, è stato il rapporto conclusivo sul tema della giustificazione nella vita della Chiesa, redatto dal gruppo di dialogo cattolico-luterano nordico in Finlandia e in Svezia, i cui membri si sono incontrati lo scorso anno.

    “Nella teologia e nella fede tutto è collegato e quindi una più profonda comprensione comune della giustificazione ci aiuterà anche a comprendere meglio insieme la natura della Chiesa”, ha osservato Benedetto XVI.

    Ciò, ha aggiunto, permetterà anche di “trovare l'unità della Chiesa in forma concreta”, essendo così capaci “di esporre la fede agli uomini di oggi che si interrogano e renderla loro comprensibile affinché vedano che Lui è risposta, che Cristo è il redentore di tutti noi”.

    “In tal modo, resta viva anche la nostra speranza che, sotto la guida dello Spirito Santo, molte persone impegnate in ambito ecumenico, competenti e solerti renderanno il loro contributo alla realizzazione di questo grande compito ecumenico e, sempre guidati dallo Spirito Santo possano procedere”.

    Futuro di sfide

    “L'efficacia dei nostri sforzi non può scaturire solo dallo studio e dal dibattito, ma dipende soprattutto dalla nostra preghiera costante, dalla nostra vita conforme alla volontà di Dio, perché l'ecumenismo non è opera nostra bensì frutto dell'azione di Dio”, ha sottolineato il Pontefice.

    Il Vescovo di Roma si è detto consapevole del fatto che negli ultimi anni “il cammino ecumenico è divenuto, da alcuni punti di vista, più difficile, certamente più esigente”, comportando l'espressione di “questioni relative al metodo ecumenico e alle conquiste degli anni trascorsi nonché all'incertezza del futuro, ai problemi del nostro tempo con la fede in generale”.

    In questa luce, ha osservato, il pellegrinaggio annuale a Roma della delegazione finlandese costituisce “un evento importante, un segno e un incoraggiamento per i nostri sforzi ecumenici, per la nostra certezza che dobbiamo camminare insieme e che Cristo è la via per l'umanità”.

    La visita finlandese, ha aggiunto, “ci aiuta a guardare indietro con gioia a quanto è stato ottenuto finora e a guardare al futuro con il desiderio di assumerci un impegno pieno di responsabilità e di fede”.

    “Desideriamo tutti rafforzare la nostra certezza del fatto che lo Spirito Santo, che risveglia, accompagna e fino ad oggi ha reso fecondo il movimento ecumenico, prosegua così anche in futuro”, ha osservato il Papa, auspicando che la visita della delegazione a Roma “rafforzi la futura collaborazione fra luterani e cattolici”.

    “In vista dell'imminente settimana di preghiera per l'unità dei cristiani [dal 18 al 25 gennaio, ndr.] vogliamo pregare affinché lo spirito di verità ci conduca a un amore e a una fraternità ancora più grandi”, ha concluso.

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    00 17/01/2011 15:48
    Benedetto XVI: la Chiesa ha bisogno di sacerdoti “ben preparati”
    Udienza ai membri del Pontificio Istituto Polacco di Roma



    CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 17 gennaio 2011 (ZENIT.org).- “La Chiesa ha bisogno di sacerdoti ben preparati”, che cerchino la verità e siano “legati a Pietro”, ha affermato questo lunedì Papa Benedetto XVI ricevendo in udienza i sacerdoti che studiano al Pontificio Istituto Polacco di Roma, istituzione che celebra in questi giorni il suo centenario.

    Il Pontefice ha ricordato innanzitutto l'importanza di questo Istituto nella vita della Chiesa e della Polonia. Ad esso sono infatti legate figure storiche del calibro del Cardinale Adam Sapieha, primate polacco durante la difficile occupazione tedesca, e del Cardinal Wyszyński, figura di spicco del Concilio Vaticano II.

    Proprio quest'ultimo ha avuto l'opportunità, durante il suo soggiorno all'Istituto, di preparare la celebrazione del Millenario del Battesimo della Polonia e lo storico Messaggio di riconciliazione che i Vescovi polacchi rivolsero ai presuli tedeschi, due avvenimenti storici per il XX secolo.

    Benedetto XVI ha voluto anche ricordare la visita a questo Istituto, nel 1980, da parte di Papa Giovanni Paolo II, che “ebbe modo di sottolineare il suo grande significato per la Chiesa e per il popolo polacco”, così come l'affetto di Paolo VI per questa istituzione.

    Il Papa ha invitato i sacerdoti polacchi che oggi risiedono nell'Istituto a sentirsi “parte importante di questa storia che oggi richiede anche la vostra personale ed incisiva risposta, offrendo il vostro generoso contributo”.

    “La Chiesa ha bisogno di sacerdoti ben preparati, ricchi di quella sapienza che si acquisisce nell’amicizia con il Signore Gesù, attingendo costantemente alla Mensa eucaristica e alla fonte inesauribile del suo Vangelo”, ha sottolineato il Pontefice.

    Ha quindi esortato i presenti ad avvalersi dell'Eucaristia e della Scrittura per “trarre il continuo sostegno e la necessaria ispirazione per la vostra vita e il vostro ministero, per un sincero amore alla Verità, che oggi siete chiamati ad approfondire anche attraverso lo studio e la ricerca scientifica”.

    “La ricerca della Verità, per voi che da sacerdoti vivete questa peculiare esperienza romana, viene stimolata e arricchita dalla vicinanza alla Sede Apostolica, a cui compete uno specifico ed universale servizio alla comunione cattolica nella verità e nella carità”.

    Per questo, “rimanere legati a Pietro, nel cuore della Chiesa, significa riconoscere, pieni di gratitudine, di essere all’interno di una plurisecolare e feconda storia di salvezza, che per una multiforme grazia vi ha raggiunti e alla quale siete chiamati a partecipare attivamente affinché, come albero rigoglioso, porti sempre i suoi preziosi frutti”.

    Il Pontefice ha poi concluso esortando gli studenti del Pontificio Istituto Polacco all'amore e alla devozione per la “figura di Pietro”, per “servire generosamente la comunione di tutta la Chiesa cattolica e delle vostre Chiese particolari”.












    Il Papa riceve la direttrice generale dell'UNESCO

    CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 17 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha ricevuto questo lunedì mattina la direttrice generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), Irina Bokova, secondo quanto ha riferito la Santa Sede in un comunicato.

    La Bokova ha poi incontrato il Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone, e il Segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti.

    Durante il colloquio, si è trattato l'“impegno dell’UNESCO nell’area dell’educazione, della scienza e della cultura, di particolare interesse anche per la Santa Sede che attivamente partecipa ai lavori dell’Organizzazione”.

    In questo senso, afferma la nota, “è stata sottolineata la necessità di assicurare uno sviluppo integrale della persona umana, nonché l’importanza di garantire un’educazione di qualità per tutti”.

    “Ci si è poi soffermati su alcuni aspetti di tutela del patrimonio culturale mondiale e di protezione dell’ambiente, come pure sul valore del dialogo tra le culture”, conclude il testo.




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    PAPA: A NEOCATECUMENALI, SIETE DONO PER CHIESA MA OBBEDITE A VESCOVI

    (ASCA) - Citta' del Vaticano, 17 gen

    Il Cammino neocatecumenale e' un ''dono'' dello Spirito Santo alla Chiesa ma i suoi membri devono agire ''in filiale obbedienza alla Santa Sede e ai Pastori della Chiesa'' e cercare sempre ''una profonda comunione con i Pastori e con tutte le componenti delle Chiese particolari e dei contesti ecclesiali, assai diversi, nei quali siete chiamati ad operare''. Lo ha detto questa mattina papa Benedetto XVI ricevendo in udienza oltre 7000 membri del movimento cattolico. L'incontro e' stata un'occasione per il pontefice per rinnovare pubblicamente la sua fiducia nei confronti dei neocatecumenali, dopo che vescovi in Giappone e nelle Filippine avevano chiesto di sospenderne l'attivita' nel loro territorio accusandoli di portare nelle parrocchie ''confusione dilagante, conflitti, divisioni e caos''. Papa Ratzinger ha pero' rifiutato in dicembre la richiesta di sospendere per cinque anni le attivita' del Cammino Neocatecumenale avanzata dai vescovi del Giappone.

    © Copyright Asca


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    PAPA: LA S. SEDE HA APPROVATO I CATECHISMI NEOCATECUMENALI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 17 gen.

    "L'approvazione, ad opera dei competenti Dicasteri della Santa Sede, del 'Direttorio catechetico del Cammino Neocatecumenale'" e' stata annunciata ufficialmente oggi da Benedetto XVI ai membri delle comunita' fondate da Kiko Arguello e Carmen Hernandez, che hanno partecipato a un grande
    incontro nell'Aula Nervi in occasione del mandato missionario conferito dallo stesso pontefice a piu' di 200 nuove famiglie missionarie in partenza per i cinque continenti.
    "Negli ultimi anni - ha osservato il Pontefice - e' stato percorso con profitto il processo di redazione dello Statuto del Cammino Neocatecumenale che, dopo un congruo periodo di validita' 'ad experimentum', ha avuto la sua approvazione definitiva nel giugno 2008".
    Ora, ha aggiunto Ratzinger con soddisfazione, "un altro passo significativo si e' compiuto in questi giorni" con l'approvazione dei catechismi. "Con questi sigilli ecclesiali - ha spiegato - il Signore conferma oggi e vi affida nuovamente questo strumento prezioso che e' il Cammino, in modo che possiate, in filiale obbedienza alla Santa Sede e ai Pastori della Chiesa, contribuire, con nuovo slancio e ardore, alla riscoperta radicale e gioiosa del dono del Battesimo ed offrire il vostro originale contributo alla causa della nuova evangelizzazione". "La Chiesa - ha scandito il Papa teologo - ha riconosciuto nel Cammino Neocatecumenale un particolare dono suscitato dallo Spirito Santo: come tale, esso tende naturalmente ad inserirsi nella grande armonia del Corpo ecclesiale". In proposito, alludendo indirettamente alle tensioni che ci sono state in passato con alcuni vescovi in diversi Paesi (anni fa in Italia e recentemente in Giappone) il Pontefice ha voluto sottolineare che "la comunione fraterna tra i discepoli di Gesu' e' la prima e piu' grande testimonianza al nome di Gesu' Cristo". "In questa luce - ha continuato - vi esorto a ricercare sempre una profonda comunione con i Pastori e con tutte le componenti delle Chiese particolari e dei contesti ecclesiali, assai diversi, nei quali siete chiamati ad operare".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: LODA GENEROSITA' FAMIGLIE NEOCATECUMENALI IN MISSIONE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 17 gen.

    "Avete abbandonato le sicurezze delle vostre comunita' di origine per andare in luoghi piu' lontani e scomodi, accettando di essere inviati per aiutare parrocchie in difficolta' e per ricercare la pecora perduta e riportarla all'ovile di Cristo".
    Con queste parole Benedetto XVI ha reso omaggio alla "grande generosita'" delle 200 famiglie neocatecumenali che hanno ricevuto oggi dalle sue mani il mandato missionario e si apprestano a partire per i cinque continenti.
    "Sono particolarmente lieto - ha confidato il Pontefice - di poter inviare in diverse parti del mondo le famiglie, che partono per la missione, unendosi idealmente alle circa 600 che gia' operano in tutto il mondo". "Possiate sempre sentire accanto a voi la presenza viva del Signore Risorto e l'accompagnamento di tanti fratelli, cosi' come la preghiera del Papa", ha auspicato suggerendo ai neomissionari di non scoraggiarsi davanti alle "sofferenze o aridita' che potete sperimentare", ma di sentirsi "uniti alla sofferenza di Cristo sulla croce, e al suo desiderio di raggiungere tanti fratelli lontani dalla fede e dalla verita', per riportarli alla casa del Padre".
    Alle 200 famiglie, il Papa ha ricordato che "la missione della Chiesa non puo' essere considerata come realta' facoltativa o aggiuntiva della vita ecclesiale". Infatti, ha spiegato, "tutto il Popolo di Dio e' un popolo inviato e l'annuncio del Vangelo e' un impegno di tutti i cristiani, come conseguenza del Battesimo". "Con lo stesso sentimento - ha poi promesso ai responsabili internazionali del Cammino, Kiko Arguello, Carmen Hernandez e don Mario Pezzi - inviero' 13 nuove 'missiones ad gentes', che saranno chiamate a realizzare una nuova presenza ecclesiale in ambienti molto secolarizzati di vari Paesi, o in luoghi nei quali il messaggio di Cristo non e' ancora giunto". Inoltre, rivolgendosi "con affetto" ai preti provenienti dai Seminari diocesani "Redemptoris Mater" d'Europa, e a piu' di duemila seminaristi presenti, Benedetto XVI ha definito i sacerdoti impegnati nel cammino neocatecumenale "un segno speciale ed eloquente dei frutti di bene che possono nascere dalla riscoperta della grazia del proprio Battesimo".
    "A voi - ha detto loro - guardiamo con particolare speranza: siate sacerdoti innamorati di Cristo e della sua Chiesa, capaci di trasmettere al mondo la gioia di avere incontrato il Signore e di poter essere al suo servizio".
    Infine, il Papa ha salutato "anche i catechisti itineranti e quelli delle Comunita' neocatecumenali di Roma e del Lazio".
    "Cari amici - ha concluso - sentiamoci partecipi dell'ansia di salvezza del Signore Gesu', della missione che Egli affida a tutta la Chiesa. La Vergine che ha ispirato il vostro Cammino e che vi ha dato la famiglia di Nazareth come modello delle vostre comunita', vi conceda di vivere la fede in umilta', semplicita' e lode, interceda per tutti voi e vi accompagni nella vostra missione. E vi sostenga anche la mia Benedizione".

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    Grandi manovre per la successione di Tettamanzi

    di Andrea Tornielli

    Il prossimo 14 marzo il cardinale compirà 77 anni e lascerà la diocesi più importante d’Europa e la più grande del mondo. Ed è già iniziata la corsa dei possibili eredi. Tra i nomi più probabili c’è il patriarca di Venezia, Angelo Scola

    Fra qualche settimana, il prossimo 14 marzo, il cardi­nale Dionigi Tettamanzi compirà 77 anni e conclude­rà il biennio di proroga che la Santa Sede gli ha concesso al­la guida della diocesi ambro­siana. In quei giorni si mette­rà in moto la macchina per la designazione del suo succes­sore. Un procedimento non facile: si tratta infatti di indivi­duare il vescovo della diocesi che se si incrociano i dati sul numero di battezzati e sul­l’estensione del suo territo­rio può considerarsi la più grande del mondo e di certo la più importante d’Europa. Non è inusuale che un car­dinale residenziale venga la­sciato al suo posto per un cer­to tempo dopo il compimen­to del 75˚ anno d’età e la pre­sentazione delle dimissioni obbligate a norma di diritto canonico. Se gode di buona salute e non ha chiesto di la­sciare subito l’incarico (co­me ad esempio fecero a suo tempo i cardinali Carlo Ma­ria Martini e Giacomo Biffi), uno o due anni di proroga so­no la norma. Del tutto straor­dinaria è stata invece la deci­sione vaticana di comunica­re, su richiesta degli interes­sati, l’esatto periodo di que­sta proroga: è accaduto una prima volta con il cardinale Severino Poletto, arcivesco­vo di Torino. Si è ripetuto con Tettamanzi. E così come il meccanismo della successio­ne si è velocemente attivato lo scorso giugno subito dopo lo scadere del biennio con­cesso a Poletto al quale è suc­ceduto l’arcivescovo Cesare Nosiglia, tutto fa ritenere che questo avverrà anche con Tettamanzi, nonostante qualcuno ipotizzasse per lui un’ulteriore proroga per per­mettergli di ricevere a Mila­no Benedetto XVI a fine mag­gio 2012 per il raduno mon­diale delle famiglie, e persino una conferma fino al 2013, an­no in cui si celebreranno i 1700 anni dall’Editto di Mila­no. Il nunzio apostolico in Ita­lia, l’arcivescovo Giuseppe Bertello, il prossimo marzo, inizierà dunque la sua inchie­sta tra il clero ma anche tra i laici della diocesi ambrosia­na. Trattandosi della più im­portante sede cardinalizia del nostro Paese, saranno consultati anche i porporati delle altre sedi italiane. Poi tutto arriverà a Roma, nelle mani del Prefetto della Con­gregazione dei vescovi, il car­dinale canadese Marc Ouel­let. Al momento la partita è apertissima. Tra i candidati ci sono innanzitutto due car­dinali di origine ambrosiana. Il primo è il «ministro della cultura» vaticano, il biblista Gianfranco Ravasi (68 anni). Per lui, che non ha mai guida­to una diocesi, Milano signifi­cherebbe il viatico per un’eventuale candidatura in caso di conclave: l’autorevo­le vaticanista americano John Allen già da tre anni in­fatti lo indica tra i più accredi­tati «papabili» italiani. Al mo­mento le probabilità della sua nomina appaiono al­quanto remote. L’altro possi­bile candidato cardinale è An­gelo Scola (69 anni), patriar­ca di Venezia dal 2002: stima­to da Papa Ratzinger, del qua­le è stato collaboratore all’ex Sant’Uffizio, nelle diocesi che ha retto ha mostrato di non farsi condizionare dalle sue origini cielline e in questi anni nella città lagunare è sta­to protagonista di iniziative di dialogo con l’Oriente.Iltra­sferimento da una sede cardi­nalizia italiana a un’altra è del tutto inusuale, anche se il primo precedente è stato rap­presentato proprio da Tetta­manzi, trasferito sessantot­tenne da Genova a Milano. Il candidato considerato più vicino al Segretario di Sta­to Bertone è l’attuale vescovo di Piacenza, Gianni Ambro­sio ( 67 anni), di origini vercel­­lesi, già assistente ecclesiasti­co dell’Università cattolica a Milano. Ci sono poi tre nomi di vescovi della Lombardia su cui potrebbero puntare i sostenitori della continuità con Tettamanzi: Luciano Mo­nari ( 69 anni a marzo), vesco­vo di Brescia; Diego Coletti (69 anni), vescovo di Como e il neo-vescovo di Bergamo, Francesco Beschi (60 anni il prossimo agosto). Mentre tra gli attuali vescovi ausiliari di Tettamanzi, l’unico nome che si fa è quello di Franco Giulio Brambilla (61 anni). Più defilata appare la candi­datura del vescovo di San Ma­rino, Luigi Negri (69 anni), di origini cielline, a lungo do­cente alla Cattolica. Ricordando che proprio la sede ambrosiana il secolo scorso ha avuto tre pastori che vi sono arrivati senza pre­cedenti esperienze episcopa­li – Alfredo Ildefonso Schu­ster (beato), Giovanni Batti­sta Montini (Papa e candida­to agli altari), Carlo Maria Martini – c’è chi auspica l’ar­rivo di un giovane outsider come l’attuale Custode di Terra Santa, il francescano bergamasco Pierbattista Piz­zaballa (47 anni). Tettamanzi è un arcivesco­vo amato dai fedeli, con i qua­li s’intrattiene con semplicità al termine di ogni cerimonia e che il settimanale Famiglia Cristiana ha eletto «italiano dell’anno 2010», in quanto simbolo di «una Chiesa che non si arrocca nei sacri palaz­zi, nella cura di propri “orti­celli”. Ma dialoga con tutti. Premurosa verso gli ultimi della società». Lascia al suo successore alcuni problemi aperti,tra i quali l’introduzio­ne delle unità pastorali e l’ac­corpamento delle parroc­chie, che una parte non inin­fluente del clero ha mal dige­rito considerandola una scel­ta calata dall’alto; la discus­sione sul nuovo Lezionario; le rigidità di alcuni collabora­tori che rivendicando l’auto­nomia liturgica del rito am­brosiano hanno prontamen­te respinto al mittente come inapplicabile il motu proprio di Benedetto XVI che ha rida­to cittadinanza nella Chiesa alla messa preconciliare.

    © Copyright Il Giornale, 16 gennaio 2011


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    Papa/ Dà ultimo ok a neocatecumenali: Ma siate fedeli a Chiesa

    Negli anni dubbi su liturgia e autonomia, ora ok a catechismo

    Città del Vaticano, 17 gen. (TMNews)

    Il Papa ha concesso udienza ai neocatecumenali, oggi in Vaticano, dopo che, nei giorni scorsi, la Santa Sede ha approvato il loro catechismo. Si tratta dell'ultimo riconoscimento ufficiale di questo vivace e numeroso movimento cattolico nato in Spagna negli anni Sessanta.
    Il percorso è stato lungo e non privo di difficoltà. I neocatecumenali hanno sempre avuto uno spiccato senso di autonomia rispetto alle diocesi nelle quali si sono installati. Ciò ha attirato loro critiche e diffidenze. Al contempo, come si legge sul sito dei neocatecumenali, "vari Vescovi, preoccupati per la situazione di secolarizzazione presente in tante parrocchie, vedendo che in quelle parrocchie dove era nato il cammino neocatecumenale si costituivano delle piccole comunità vive, piene di lontani, hanno sollecitato di poter aprire lo stesso percorso di iniziazione cristiana, chiedendo catechisti da altre città e nazioni". Il movimento prende il nome dal percorso di riscoperta del battesimo intrapreso dai suoi seguaci.
    A fondare il Cammino neocatecumenale furono il pittore spagnolo Kiko Arguello e la chimica Carmen Hernandez, che negli anni Sessanta assistevano gli abitanti delle baracche della periferia di Madrid. A loro, quando ormai il movimento era cresciuto, Giovanni Paolo II affiancò il sacerdote italiano Mario Pezzi. "Quando uno va a vivere tra i poveri, o perde la fede e diventa guerrigliero alla 'Che Guevara' o si mette in silenzio davanti a Cristo e si santifica", ha avuto a scrivere Arguello. Il movimento si è poi esteso alla Spagna e a tutto il mondo. Esso è ora presente in oltre 1.320 diocesi di 110 paesi nei 5 continenti, con 20mila comunità in circa 6mila parrocchie. Negli anni Settanta arrivano anche a Roma. Tra gli aderenti, anche nomi noti come il leader della Cisl Raffaele Bonanni. Papa Paolo VI fu il primo che, nel 1974, ricevette i neocatecumenali. I rapporti con la Santa Sede hanno avuto alti e bassi. Nel 1985 i fondatori presentarono a Giovanni Paolo II un progetto per rievangelizzare il Nord Europa con l'invio di famiglie missionarie, accompagnate da sacerdoti. Nel 1986 il Papa inviò le prime tre famiglie: una nel nord della Finlandia, una nel quartiere a luci rosse di Amburgo e la terza a Strasburgo. Oggi il Papa ha inviato altre 230 famiglie. Il numero delle famiglie in missione per la nuova evangelizzazione in 78 paesi di 5 continenti sale così a oltre 800 con 3.097 figli. I neocatecumenali sono stati accusati di segretezza per quanto riguarda il percorso catechetico dei seguaci e di eterodossia relativamente alla liturgia. Il 1 dicembre 2005 il cardinale Francis Arinze, allora prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, indirizzò ai capi del Cammino una lettera con sei richieste di correzione. La più importante riguardava il modo con cui fare la comunione eucaristica: non seduti attorno a "una mensa addobbata al centro della chiesa", ma in piedi o in ginocchio e arrivando all'altare in processione, come prescritto dai libri liturgici per tutti i fedeli. A gennaio del 2006 in un'udienza a migliaia di neocatecumenali Benedetto XVI - da sempre molto attento all'ortodossia liturgica - insistette perché ubbidissero. Quanto agli statuti dei neocatecumenali, la Santa Sede li approvò nel 2002 'ad experimentum' per un periodo di cinque anni. Nel giugno del 2008 Benedetto XVI li ha approvati. Infine, "un altro passo significativo - ha annunciato oggi Papa Ratzinger - si è compiuto in questi giorni, con l'approvazione, ad opera dei competenti Dicasteri della Santa Sede, del 'Direttorio catechetico del Cammino Neocatecumenale'". Benedetto XVI ha spiegato così il significato dell'evento: "Con questi sigilli ecclesiali, il Signore conferma oggi e vi affida nuovamente questo strumento prezioso che è il Cammino, in modo che possiate, in filiale obbedienza alla Santa Sede e ai Pastori della Chiesa, contribuire, con nuovo slancio e ardore, alla riscoperta radicale e gioiosa del dono del Battesimo ed offrire il vostro originale contributo alla causa della nuova evangelizzazione". Il Papa ha però avvertito: "La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino Neocatecumenale un particolare dono suscitato dallo Spirito Santo: come tale, esso tende naturalmente ad inserirsi nella grande armonia del Corpo ecclesiale". Ancora: "Vi esorto a ricercare sempre una profonda comunione con i Pastori e con tutte le componenti delle Chiese particolari e dei contesti ecclesiali, assai diversi, nei quali siete chiamati ad operare".

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    00 18/01/2011 00:34
    Il Papa ringrazia i cattolici della Siria per la loro fedeltà
    Il Cardinale Sandri consacra la Cattedrale di Aleppo



    ROMA, lunedì, 17 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ringrazia la comunità cattolica della Siria per la sua “fedeltà al Signore e alla sua Chiesa, fedeltà al Vescovo di Roma e al suo ministero di Successore di Pietro”.

    Lo ricorda il messaggio, firmato dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, che il Pontefice ha inviato in occasione della consacrazione della Cattedrale di Aleppo, avvenuta questo sabato mattina ad opera del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

    “Il Santo Padre – recita il testo, come riferisce “L'Osservatore Romano” – conosce bene la fedeltà della comunità cattolica di Siria”. “La ringrazia per questa fedeltà e per la sua preghiera per la fecondità del suo servizio della verità e dell'unità”.

    “Ringrazia anche i cattolici latini di Siria che hanno unito le loro forze, il loro lavoro, i loro sacrifici e le loro offerte come le loro preghiere per fare dono a Dio di una casa degna di lui, per invocare il suo nome e implorare la sua misericordia”, aggiunge il testo.

    Il Papa auspica inoltre che la comunità cattolica di Siria possa continuare a offrire al proprio Paese “un contributo apprezzabile per la sua elevazione morale e sociale, in un autentico spirito ecumenico e interreligioso”.

    Comunione e testimonianza

    Nell'omelia della consacrazione, il Cardinale Sandri ha esortato a tendere la mano “ai fratelli e alle sorelle di ogni religione, cercando ciò che unisce, offrendo e chiedendo il vicendevole rispetto dei diritti e dei doveri, anche religiosi, per i singoli e le comunità”.

    Il porporato ha quindi richiamato i due messaggi principali del recente Sinodo per il Medio Oriente: comunione e testimonianza.

    “Sono due impegni inscindibili e per tutti – ha osservato –, ma desidero incoraggiare soprattutto i laici, chiamati a viverli in famiglia, nel lavoro, nel mondo educativo, assistenziale e sociale. È essenziale il ruolo della famiglia nella comunità parrocchiale per trasmettere la fede alle giovani generazioni e per coltivare le vocazioni al matrimonio-sacramento, alla vita sacerdotale, religiosa e missionaria”.

    Il Cardinale ha poi rivolto il suo pensiero “a tutti i pastori e i fedeli; ai sofferenti nel corpo e nello spirito; a quanti hanno lasciato la terra nativa ma sono col cuore tra noi; e a quanti vi hanno preceduto nel segno della fede dopo avere preparato con i loro sacrifici questo giorno di lode al Signore e di festa per il suo popolo”.

    “Sia questo un giorno di benedizione anche per le altre Chiese e Comunità ecclesiali cristiane, come per i fratelli e amici dell'Islam e delle altre religioni, e per tutti gli uomini e le donne di buona volontà”, ha auspicato.

    Ruolo del Vescovo e unità dei cristiani

    “Promettiamo di rimanere sempre col Vescovo, che è sacerdote, maestro e guida per il mandato ricevuto dal Buon Pastore”, ha proseguito il Cardinale, riconoscendo l'importanza del fatto che “il Vescovo sia unito al Successore di Pietro, il Papa di Roma, e perciò a tutti i fratelli Vescovi nell'unica Chiesa per essere certi di stare col Signore”.

    “La nostra fede dice chiaramente: ubi Petrus et Episcopus ibi Ecclesia. Con Pietro e col Vescovo: là è la Chiesa di Cristo”, ha avvertito.

    Il porporato ha anche ricordato che dal 18 al 25 gennaio si svolgerà, come ogni anno, la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani.

    “Faremo nostra l'invocazione di Gesù al Padre: 'siano una cosa sola'. È il mandato contenuto anche nel Sinodo convocato dal Papa a Roma nell'ottobre scorso per i Vescovi del Medio Oriente – ha constatato –. Comunione con Dio, prima di tutto, dalla quale scaturisce l'unità in seno alla Chiesa cattolica tra latini e orientali di ogni tradizione. Solo insieme potremo poi pregare e lavorare per l'unità tra i battezzati”.

    Alla consacrazione della Cattedrale, dedicata al Bambin Gesù, erano presenti, tra gli altri, l'Arcivescovo Mario Zenari, Nunzio Apostolico nella Repubblica araba di Siria, il Vescovo Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico di Aleppo, monsignor Maurizio Malvestiti, sottosegretario della Congregazione per le Chiese Orientali, il muftì, il governatore della regione, religiosi e consacrate.










    Il Papa ratifica l'approvazione ecclesiale del Cammino Neocatecumenale
    Esortando alla comunione con i Vescovi



    CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 17 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha ricevuto questo lunedì in udienza 7.000 membri del Cammino Neocatecumenale, tra cui circa 2.000 seminaristi, insieme agli iniziatori del movimento, Kiko Argüello e Carmen Hernández, nell'Aula Paolo VI per l'invio di 230 nuove famiglie in 46 Paesi del mondo.

    Questo invio di famiglie si aggiunge, come ha reso noto il Cammino Neocatecumenale in un comunicato, all'apertura di tredici nuove destinazioni per la “missio ad gentes”, una forma particolare di presenza missionaria in luoghi in cui la Chiesa non è presente.

    Durante l'incontro, il Papa ha voluto sottolineare l'approvazione ecclesiale che ha ricevuto negli ultimi anni il Cammino Neocatecumenale, alla quale si unisce la recente approvazione definitiva dei suoi direttori catechetici.

    Negli ultimi anni, ha affermato, “è stato percorso con profitto il processo di redazione dello Statuto del Cammino Neocatecumenale che, dopo un congruo periodo di validità 'ad experimentum', ha avuto la sua approvazione definitiva nel giugno 2008”.

    “Un altro passo significativo si è compiuto in questi giorni, con l’approvazione, ad opera dei competenti Dicasteri della Santa Sede, del Direttorio catechetico del Cammino Neocatecumenale”, ha aggiunto.

    “Con questi sigilli ecclesiali, il Signore conferma oggi e vi affida nuovamente questo strumento prezioso che è il Cammino, in modo che possiate, in filiale obbedienza alla Santa Sede e ai Pastori della Chiesa, contribuire, con nuovo slancio e ardore, alla riscoperta radicale e gioiosa del dono del Battesimo ed offrire il vostro originale contributo alla causa della nuova evangelizzazione”.

    Cercare la comunione

    Dall'altro lato, il Papa ha ricordato ai membri del Cammino Neocatecumenale l'importanza di “cercare la comunione” con i Vescovi e con il resto della Chiesa.

    Quest'ultima, ha sottolineato, “ha riconosciuto nel Cammino Neocatecumenale un particolare dono suscitato dallo Spirito Santo: come tale, esso tende naturalmente ad inserirsi nella grande armonia del Corpo ecclesiale”.

    Il Pontefice ha riconosciuto nel carisma neocatecumenale un “dono di Dio per la sua Chiesa”, rimarcando il suo contributo a “ravvivare e consolidare nelle Diocesi e nelle parrocchie l’Iniziazione cristiana, favorendo una graduale e radicale riscoperta delle ricchezze del Battesimo”.

    Per questo, ricordando gli stessi Statuti del Cammino, ha indicato che questo si pone “al servizio del Vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente nella fede”.

    In questo senso, ha esortato i suoi membri a “ricercare sempre una profonda comunione con i Pastori e con tutte le componenti delle Chiese particolari e dei contesti ecclesiali, assai diversi”, nei quali sono “chiamati ad operare”.

    “La comunione fraterna tra i discepoli di Gesù è, infatti, la prima e più grande testimonianza al nome di Gesù Cristo”, ha affermato.

    Il Pontefice ha quindi esortato le famiglie che ha poi inviato in missione a far sì che “la fede che avete ricevuto in dono sia quella luce posta sul candelabro, capace di indicare agli uomini la via del Cielo”.

    Rivolgendosi in particolare alle famiglie che andranno in missione ad gentes, ha rinnovato loro il suo appello “a realizzare una nuova presenza ecclesiale in ambienti molto secolarizzati di vari Paesi, o in luoghi nei quali il messaggio di Cristo non è ancora giunto”.

    “Possiate sempre sentire accanto a voi la presenza viva del Signore Risorto e l’accompagnamento di tanti fratelli, così come la preghiera del Papa, che è con voi!”, ha auspicato.

    Allo stesso modo, ha definito i seminaristi e i sacerdoti presenti, membri dei seminari diocesani “Redemptoris Mater” dell'Europa, “un segno speciale ed eloquente dei frutti di bene che possono nascere dalla riscoperta della grazia del proprio Battesimo”.

    “A voi guardiamo con particolare speranza: siate sacerdoti innamorati di Cristo e della sua Chiesa, capaci di trasmettere al mondo la gioia di avere incontrato il Signore e di poter essere al suo servizio”.

    Benedetto XVI ha infine salutato le communitates in missionem, intere comunità che lasciano la propria parrocchia per aiutare in altre realtà parrocchiali: “Avete abbandonato, per così dire, le sicurezze delle vostre comunità di origine per andare in luoghi più lontani e scomodi, accettando di essere inviati per aiutare parrocchie in difficoltà e per ricercare la pecora perduta e riportarla all’ovile di Cristo”.

    “Nelle sofferenze o aridità che potete sperimentare, sentitevi uniti alla sofferenza di Cristo sulla croce, e al suo desiderio di raggiungere tanti fratelli lontani dalla fede e dalla verità, per riportarli alla casa del Padre”, ha concluso.

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    00 19/01/2011 00:55
    “Una buona idea per un incoraggiamento a una vita cristiana esigente”
    Messaggio di Benedetto XVI all'Istituzione Teresiana nel suo centenario



    MADRID, martedì, 18 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Nel suo messaggio alla famiglia spirituale Istituzione Teresiana, che celebra il suo centenario, Benedetto XVI esprime parole piene di affetto.

    Ricordando i suoi inizi, il Papa afferma: “Davanti allo sguardo amorevole di Nostra Signora di Covadonga è nata un'idea, una buona idea per un rinnovato incoraggiamento a una vita cristiana esigente e a una generosa missione di evangelizzare e umanizzare i vari settori sociali”.

    L'atto ufficiale di inaugurazione del centenario ha avuto luogo sabato 15 gennaio nella Collegiata di San Isidro di Madrid (Spagna).

    Il Papa si riferisce anche a San Pietro Poveda, il fondatore, che “ha messo in pratica [l'Istituzione Teresiana] con determinazione, dolcezza e competenza, fino a giungere oggi in numerosi Paesi in quattro continenti”.

    Il Santo Padre si unisce all'azione di grazie a Dio “per tanti doni ricevuti dalla sua bontà durante questi anni, per i frutti di santità raggiunti”, e invita “le teresiane e gli associati a rinnovare con gioia il loro impegno a coltivare con attenzione nel proprio cuore la presenza di Cristo, secondo la grande maestra nelle cose dello spirito, Santa Teresa, di modo che la sua vita sia esempio nel mondo e le sue attività proiettino in ogni essere umano la luce di Dio”.

    Il Pontefice affida poi a Maria le iniziative e le celebrazioni della commemorazione “perché raggiungano molti frutti in questo appassionante compito di risvegliare l'anima cristiana e umana nel mondo dell'istruzione, della cultura e della promozione integrale della persona”, e imparte a tutti i membri dell'Associazione la sua benedizione apostolica.

    Un pomeriggio luminoso è stato il teatro, a Madrid, dell'apertura solenne del centenario. L'accesso alla Collegiata di San Isidro era pieno di amici, familiari e membri dell'Istituzione Teresiana.

    Un grande quadro di San Pietro Poveda spiccava a lato dell'altare, accanto a un'immagine della Madonna dell'Almudena. Fiori bianchi oranavano l'altare, e rose rosse, colore liturgico del martirio, erano state collocate sotto il ritratto del fondatore.

    Nella sua omelia, il Cardinale Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid, ha espresso la propria gioia per il fatto di presiedere la celebrazione e ha ringraziato per il centenario dell'Istituzione Teresiana, per la varietà dei suoi frutti e “la molteplice e complessa realtà che è, una grande rappresentazione della Chiesa nella società”.

    Il porporato ha poi segnalato la forza delle “radici dell'Istituzione Teresiana, fondata in Cristo attraverso espressioni e persone sante, tra cui spicca il fondatore San Pietro Poveda”. Ha menzionato anche la beata Victoria Díez, maestra, membro dell'Istituzione e martire come Poveda, e Josefa Segovia, che ha auspicato di vedere presto beata.

    Il Cardinale ha quindi sottolineato come “coincidenza provvidenziale” l'annuncio della beatificazione di Papa Giovanni Paolo II per il 1° maggio prossimo, nel contesto di questo centenario.

    “E' una bella coincidenza visto che si tratta del Papa che ha beatificato [a Roma] e canonizzato San Pietro Poveda a Madrid”, ha commentato, annunciando che il 16 marzo verrà posta la prima pietra della parrocchia di San Pietro Poveda a Madrid.

    Riferendosi al 1911, anno della fondazione dell'Istituzione, l'Arcivescovo di Madrid ha sottolineato che era l'inizio del tempo moderno e nella società c'era un ambiente poco consapevole di ciò che sarebbe accaduto. L'idea di Poveda spicca in quel momento come una risposta di cui la società e la Chiesa avevano bisogno. “Aiutò l'infanzia e la gioventù con l'istruzione, e a comprendere la verità dell'uomo attraverso il mistero di Cristo”, ha spiegato.

    Il Cardinale ha infine apprezzato l'audacia implicita nel carisma dell'Istituzione Teresiana, visto che questa si è ispirata a Santa Teresa di Gesù, che ha saputo come pochi ciò che significa una vita interiore che porta al radicamento in Cristo.

    Per ulteriori informazioni sugli atti di questo Centenario, www.institucionteresiana.org.

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    00 19/01/2011 19:08
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    Il Papa apre ai preti e ai vescovi anglicani sposati

    di Marco Bertoncini

    Una decisione coraggiosa e rilevante, quella di Benedetto XVI di designare un ex sacerdote anglicano, sposato, a ordinario di quelle comunità che, in Inghilterra e Galles, hanno deciso di passare alla comunione col vescovo di Roma. Non è chiaro quanti siano i sacerdoti e i fedeli che, dissentendo da taluni orientamenti ora diffusi presso le comunità anglicane (come l'ordinazione di donne al sacerdozio e la loro successiva consacrazione vescovile), transitano nel gregge cattolico; tuttavia è già nelle previsioni che altri ordinariati siano istituiti, verosimilmente negli Stati Uniti e in Australia. Quel che caratterizza l'operazione è il lasciare gli anglicani neocattolici in una situazione peculiare, serbando riti e liturgie e tradizioni, parrocchie e sacerdoti propri. L'analogia, per quanto ripetutamente smentita dalle fonti cattoliche (verosimilmente per respingere accuse di proselitismo ed evitare le scontate, negative reazioni del mondo dell'ortodossia), è con le chiese orientali cattoliche, dette uniate. I fedeli di queste chiese, come appunto gli anglicani convertiti, non vengono inseriti nella chiesa latina, ma restano fra loro legati, con l'unico, ovvio limite della comunione col papa.
    Pur di consentire l'ingresso di queste migliaia (decine di migliaia?) di anglicani, il Papa ha scelto di pagare il prezzo non indifferente della rinuncia al celibato, per i sacerdoti già ordinati nell'anglicanesimo e ora riordinati nella Chiesa cattolica. È un prezzo, del resto, consueto nelle chiese orientali cattoliche e nelle precedenti adesioni (che erano di singoli, mentre ora sono organicamente inquadrate) di sacerdoti anglicani. Non solo: al vertice degli anglicani ora cattolici viene inserito un quasi-vescovo (definizione impropria, ma comprensibile anche a chi non sia versato in teologia o in diritto canonico) ammogliato. Attenzione: non è un vescovo, bensì è un ordinario privo della consacrazione vescovile (la precedente consacrazione a vescovo nella comunità anglicana non è riconosciuta, perché ritenuta invalida, dalla chiesa cattolica). Vescovi sposati, infatti, non esistono oggi fra i cattolici, chiese orientali comprese.

    Tuttavia un elemento completamente innovativo è costituito dal fatto che il nuovo ordinario, avendo un'autorità e responsabilità simili, secondo il diritto canonico, a quelle di un vescovo diocesano, sarà membro ex officio della Conferenza episcopale cattolica d'Inghilterra e Galles. In tale veste, l'ordinario parteciperà pienamente, come un normale vescovo diocesano, a dibattiti e decisioni. Eserciterà la responsabilità collegiale per applicare nella vita del proprio ordinariato le risoluzioni prese dalla conferenza, come un qualsiasi vescovo diocesano nella sua diocesi.
    Il pontefice avrebbe potuto mettere ai vertici dell'ordinariato qualche altro sacerdote, già anglicano, celibe, consacrandolo vescovo. Ha preferito scegliere all'interno degli ex vescovi anglicani, sacrificando il principio del celibato ecclesiastico, senza però, conseguentemente, elevarlo all'episcopato. Può anche darsi che abbia agito in lui la riserva di non correre eccessivi rischi, nel caso di un eventuale ritorno all'anglicanesimo da parte del nuovo ordinario. Altro, infatti, sarebbe un abbandono del cattolicesimo per tornare anglicano operato da un ordinario, non vescovo; altro sarebbe un ritorno di un ordinario, consacrato vescovo.
    Come che sia, si è trattato, ancora una volta, della chiara contrapposizione di Benedetto XVI al relativismo, in questo caso al relativismo confessionale. Le religioni cristiane non sono assimilabili al cattolicesimo, restando per il Papa quella cattolica l'unica chiesa di Cristo. Quindi, sono gli altri a venire o a tornare nella chiesa considerata l'unica in compiuto possesso della verità. E questo a tanti “ecumenisti” non piace.

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    Beato chi ha bisogno di beati. Il processo di Wojtyla spinto dai suoi polacchi e dalla vox populi. Cardinali perplessi, da Martini a Sodano

    di Paolo Rodari

    Della santità di Giovanni Paolo II, nella chiesa cattolica, sono convinti tutti. E, infatti, all’annuncio dato venerdì scorso della firma da parte di Benedetto XVI del decreto che riconosce il miracolo avvenuto per intercessione del suo predecessore (era l’ultimo ostacolo prima della beatificazione, tappa intermedia che precede la canonizzazione), le campane hanno suonato a festa in ogni diocesi del mondo.
    Anche piazza San Pietro sembrava invasa da una luce diversa: gli operai entravano e uscivano dalla basilica vaticana dove fervevano i lavori per preparare la cappella di San Sebastiano scelta per accogliere la salma del nuovo beato a beneficio delle migliaia di pellegrini pronti a venerarlo. Ai bordi della piazza, i venditori ambulanti tiravano fuori i cimeli riguardanti il Papa polacco cercando d’attirare l’attenzione dei non pochi turisti presenti.
    A Cracovia venerdì scorso pioveva. Ma don Stanislao Dziwisz, per oltre quarant’anni ombra fedele di Karol Wojtyla, oggi cardinale arcivescovo di Cracovia, era raggiante. C’era la beatificazione da festeggiare. E c’era la soddisfazione per la data fissata, la prima domenica dopo Pasqua, ovvero la festa della Divina misericordia. E’ stato Dziwisz a chiedere a Benedetto XVI che venisse scelto quel giorno. E il Papa l’ha assecondato. Ha spiegato Dziwisz ad Avvenire: “Tutta la vita di Wojtyla si è svolta nell’affidamento alla Divina misericordia e si è conclusa alla vigilia di questo mistero che lui stesso aveva istituito”.
    E ancora: “Quest’anno la festa cade il Primo maggio, a ridosso della festività polacca del tre maggio, un ponte di vacanza che permetterà ai miei connazionali di recarsi a Roma”. E poi la notizia inattesa e che forse può infastidire coloro che in Vaticano temono quell’eccesso di trionfalismo che sembra non volere abbandonare la figura di Wojtyla. Già si parla delle reliquie del beato Giovanni Paolo II, è vero che esiste un’ampolla del suo sangue? Risponde Dziwisz: “Sì, l’ho chiesta ai medici del Gemelli il 2 aprile del 2005, poco prima che morisse. Una reliquia preziosa che potrà essere venerata in un santuario che si sta costruendo a Cracovia”.
    A Roma il Primo maggio ci saranno tutti i fedelissimi di Wojtyla. Tra questi i polacchi della curia romana che nei ventisei anni e mezzo di pontificato gli hanno fatto da scudo permettendogli di svolgere una parabola unica nella storia del papato: Papa “magno”, lo ha definito il cardinale Angelo Sodano poche ore dopo la sua morte, parole non buttate lì a caso. Nel 1989 due tra i più affermati vaticanisti dell’epoca, Luigi Accattoli del Corriere della Sera e Domenico Del Rio di Repubblica, in occasione del decimo anniversario di pontificato di Giovanni Paolo II, mandarono in libreria “Il nuovo Mosè”, un’opera che segnò una svolta nella percezione mediatica di Wojtyla, un’apologia scritta da chi negli anni precedenti non gli aveva risparmiato critiche. Dice oggi Accattoli: “Chi era Wojtyla? Un Papa grande perché ‘missionario’, perché capace, lui come pochi, di raggiungere tutte le periferie dell’umanità. La missionarietà credo sia il tratto maggiormente capace di riassumere tutte le pieghe della vita di Wojtyla. Non trovo una caratteristica che lo descriva in modo più compiuto”.

    I polacchi, i fedelissimi di Wojtyla. Loro, più di altri, hanno avuto accesso all’appartamento papale. Il primo maggio saranno tutti in piazza. Ci sarà Edward Nowak. Se Wojtyla ha fatto più canonizzazioni di tutti i Pontefici degli ultimi quattro secoli messi assieme, lo si deve anche a lui, per diciassette anni segretario della Cause dei santi. Ci sarà Mieczyslaw Mokrzycki, don Mietek per gli amici. Secondo segretario di Wojtyla, oggi arcivescovo di Lviv dei Latini in Ucraina. Non aveva il ruolo “politico” che era di Dziwisz, ma non per questo era meno intimo del Papa. Poi Wanda Poltawska, guarita dal cancro per intercessione di Padre Pio da Pietrelcina, è stata per anni la confidente di Wojtyla, presente anche il 2 aprile del 2005 nell’appartamento dove il Papa stava morendo. Difficile dire, poi, se in piazza, vista l’età e la salute, ci sarà il cardinale Andrzej Maria Deskur. Di certo egli sarà presente spiritualmente. Se Wojtyla nel 1978 non era uno sconosciuto ai membri del Conclave che lo hanno eletto, lo si deve all’abilità relazionale di Deskur, grande interprete della chiesa recente. Fatto vescovo da Paolo VI nel 1974, fondò il Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali intuendo che era in quel campo che la chiesa si giocava parte del proprio futuro agli occhi del mondo. Wojtyla gli fu sempre riconoscente. Non a caso il 17 ottobre 1978, il giorno dopo l’elezione, sorprese tutti. Lasciò in macchina il Vaticano, direzione Gemelli, e andò a trovare Deskur che lì era ricoverato. Era a Deskur, prima che ad altri, che Wojtyla voleva esprimere riconoscenza per il Conclave, i voti guadagnati dopo la prematura scomparsa di Albino Luciani, l’improvvisa ascesa da Cracovia a Roma, un Papa straniero dopo tanti italiani.
    Se il processo di beatificazione ha viaggiato su una corsia preferenziale, talmente preferenziale da superare per velocità addirittura quella di Madre Teresa di Calcutta, lo si deve certamente ai polacchi. Ma lo si deve pure a Ratzinger, il successore di Giovanni Paolo II salito al soglio di Pietro anche grazie al voto dei wojtyliani. Non è un mistero che durante il Conclave i cardinali più legati al Pontefice scomparso firmarono una petizione per chiedere l’immediata apertura del processo canonico di Wojtyla. Come a dire: una volta eletto, dal nuovo Papa è questo passo che anzitutto attendiamo. E Ratzinger non ha dimenticato. Il 13 maggio del 2005, quando ancora non era passato un mese dall’elezione, la causa di Wojtyla prendeva inizio. Tutti d’accordo? Non proprio tutti. Beninteso: nessuno ha mai dubitato della fama di santità di Wojtyla. I dubbi erano e sono più che altro sui tempi e sui modi del processo. Ogni pontificato, infatti, ha i suoi lati oscuri da districare e perché vengano dipanati occorre tempo, anni, spesso decenni.
    Venerdì, poche ore dopo l’annuncio della beatificazione dato da padre Federico Lombardi in una sala stampa vaticana gremita soprattutto di giornalisti stranieri, è stato John Allen, sul National Catholic Reporter, a indicare alcuni nodi ancora irrisolti del pontificato wojtyliano.
    Tra questi ci sono le critiche che Wojtyla ha ricevuto dalle aree più liberal della chiesa. La beatificazione a tempo di record cozza con le richieste di coloro che ritengono fosse più opportuno canonizzare, prima di Wojtyla, Papa Giovanni XXIII, il Pontefice delle grandi riforme, il Papa, dicono, che ha avuto il coraggio di aprire quel Concilio che il “conservatore” Wojtyla non ha mai amato. Poi c’è il nodo della pedofilia. Fino a che punto Wojtyla sapeva degli abusi? E poi: perché Wojtyla non ha fatto nulla contro Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo, padre di più figli nonché molestatore di minori?
    Un abbozzo di risposta l’ha data nelle scorse ore, tra le righe di un’intervista, il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. Sul Resto del Carlino ha detto: “Ratzinger sa bene quanto Wojtyla ha influito non solo sui cattolici. Nella valutazione della causa è entrato non tanto il suo pontificato o le eventuali ombre quanto lo straordinario profilo personale e spirituale dell’uomo”. Come a dire: le ombre del pontificato, i passaggi più controversi e inevitabilmente oscuri, non c’entrano con la grandezza del Pontefice che ne è stato protagonista. Anche perché, quanto alle ombre, i pareri sono contrastanti.
    A riguardo di Marcial Maciel, ad esempio, lapidario è stato il prefetto dei Santi, il salesiano Angelo Amato. Intervenendo nelle scorse ore su Famiglia Cristiana ha detto: “Giovanni Paolo II non era a conoscenza della doppia personalità di padre Maciel”. Stessa linea mantenuta dal successore di Ratzinger alla Dottrina della fede, il cardinale statunitense William Joseph Levada. “Non risulta alcun coinvolgimento personale del Servo di Dio Giovanni Paolo II nel procedimento nei confronti del Rev. Padre Marcial Maciel Degollado LC, fondatore dei Legionari di Cristo”, scrive Levada in una lettera inviata alle Cause dei santi nel 2007 e pubblicata qualche mese fa dal Giornale. Poche righe nelle quali, senza spiegare altro e senza entrare in dettagli, Levada comunica che Wojtyla non era a conoscenza di nulla.
    Sono stati circa 120 i testimoni chiamati, sotto vincolo di segretezza, a deporre al processo di Wojtyla. Tra questi testimoni, non tutti hanno espresso parere positivo. C’è ad esempio il teologo Giovanni Franzoni, già abate di San Paolo fuori le Mura a Roma, tra i primi animatori delle comunità di base, a distinguersi per aver espresso una posizione fortemente critica. Franzoni ha affermato, nella deposizione, di avere “fondate riserve alla beatificazione”. Quali? Il caso “Ior-Banco Ambrosiano”. Dice: il Papa “violò gravemente le virtù della prudenza e della fortezza”, non favorendo la ricerca della verità sul caso. Poi la beatificazione di Pio IX, Papa che aveva rifiutato la grazia a due patrioti e aveva fatto rapire un bambino ebreo battezzato perché fosse educato alla “vera religione”. Quindi il nodo della “reiterata punizione della libertà di ricerca teologica”: molti i teologi non allineati che furono allontanati dalle cattedre o dalla ricerca. Infine il ruolo avuto da Wojtyla nella promozione della donna nella chiesa. Dice Franzoni: “Pur avendo più volte esaltato il ‘genio femminile’ e avendo dedicato alla ‘dignità della donna’ una lettera apostolica, in realtà Wojtyla non ha ascoltato le richieste delle donne; le ha soffocate, interpretandole a modo suo per conservare lo status quo dell’istituzione ecclesiastica”.
    Tra i cardinali chiamati a deporre la maggioranza ha portato prove favorevoli. Ma alcune eccezioni ci sono state. E non si tratta di eccezioni di poco peso. Anzitutto il cardinale Carlo Maria Martini. L’arcivescovo emerito di Milano ha lamentato l’eccessiva esposizione mediatica di Wojtyla il quale, a suo dire, con i suoi viaggi internazionali ha mortificato le chiese locali. La battaglia di Wojtyla per un’interpretazione del primato di Pietro verticale è nota. Come note sono le richieste di Martini in senso opposto: più collegialità e meno romanità. Decisioni sinodali, dal basso, orizzontali.
    Gianni Gennari è un teologo e prete romano che dopo aver ricevuto nel 1984 la dispensa “pro grazia” dal celibato grazie a Wojtyla, si è sposato e ha sospeso la funzione del ministero, ma si considera ancora disponibile al “servizio” connesso al sacramento dell’ordine. Alle sue messe negli anni Settanta, i tempi del compromesso storico, partecipavano tutte le domeniche Franco Rodano e Tonino Tatò, che dal ’49 fino al ’62, i tempi della scomunica dei comunisti, andavano a messa senza comunicarsi, per obbedienza alla chiesa. Dice: “Ogni pontificato, come è logico che sia, ha luci e ombre. Quando Giovanni Paolo II beatificò Pio IX nel 2000 fu detto ufficialmente che la beatificazione non era giustificazione storica di tutte le scelte storiche e culturali del suo pontificato, ma riconoscimento delle virtù cristiane della persona. Così è oggi per lui. Anche il pontificato di Giovanni Paolo II ha nodi da sbrogliare e scelte concrete discusse e discutibili. Un esempio: quando andò in Brasile, ma anche in tanti altri viaggi ebbe a dire: ‘Sono venuto fin qui perché sappiate che la chiesa vi è vicina’. Ebbene: dal punto di vista dottrinale questa è una forzatura pesante. Allora ricordo che un arcivescovo brasiliano ebbe a dirmi, personalmente, di essere rimasto addolorato: ‘Ma come? E noi, e tutti i vescovi e i preti del Brasile non sono ‘la chiesa’?’. So che questa critica era mossa anche da altri, illustri e certamente bendisposti verso di lui. Queste ed altre critiche, particolarmente quella di aver in qualche modo come congelato tutti i problemi della chiesa cattolica, anche tagliando duramente persone e comunità, per dedicarsi totalmente alla grande impresa sia di cambiare il mondo che di annunciare i tempi di una nuova evangelizzazione globale, sono perfettamente compatibili con la beatificazione. E’ un fatto che dietro ogni discorso sul ‘Papa’ c’è sempre il rischio della esagerazione servile, e teologicamente errata: negli Atti San Pietro stesso, primo Papa, ma anche traditore tre volte, poi pentito e perdonato, quando un cristiano gli si inginocchia davanti lo ammonisce: ‘Ma che fai? Io come te sono solo un servo di Dio!’. Del resto la storia è piena di Papi santi, ma anche di Papi moralmente e cristianamente peccatori come e più degli altri. Alessandro VI è solo uno tra i tanti. Ma queste critiche non c’entrano col fatto che oggi Giovanni Paolo II è beato e domani sarà santo. A me pare esemplare il modo equilibrato, sapiente e tranquillo con cui Benedetto XVI parla del suo predecessore, senza enfasi ed esagerazioni. Quello che conta, in fondo, è quell’essere ‘successore’ di Pietro. Il resto è secondario, può essere ottimo e anche pessimo. Da questo punto di vista a me, romano, pare esemplare la straordinaria intuizione della fantasia del Belli nella sua poesia ‘Il passamano’, per la quale chi è destinato a diventare Papa nasce in qualche modo ‘senz’anima’, perché la sua vera anima è quella di Pietro, che nella memoria viva di Gesù Cristo, nonostante i suoi limiti e i suoi errori personali, gli consente di portare in pieno il suo compito: una grande lezione di teologia, del Papato e della chiesa”.
    Nella curia romana sono due i pezzi da novanta che non hanno voluto testimoniare al processo. Sono due cardinali stretti collaboratori di Wojtyla quando questi era Papa. Sono l’attuale prefetto delle chiese orientali, il cardinale argentino Leonardo Sandri, sostituto della segreteria di stato vaticana per cinque anni, dal 2000 al 2005. E il cardinale Angelo Sodano, segretario di stato per quindici anni. Sodano ha spiegato in una lettera datata 17 giugno 2008 (anch’essa pubblicata dal Giornale), i motivi della decisione di non deporre. Scrive: “Personalmente ritengo che Wojtyla abbia vissuto santamente”. L’unico “dubbio” riguarda non la sua santità, quanto piuttosto “l’opportunità di dare la precedenza a tale causa, scavalcando quelle già in corso” da anni per Pio XII e Paolo VI. Sodano appoggia implicitamente la causa e non mostra, nella missiva, di aver alcun dubbio sulla santità del Pontefice polacco. Insieme però, mette nero su bianco una riserva pesante, appunto i processi di due dei tre predecessori di Wojtyla (Sodano cita Montini e Pacelli ma non Luciani). Scrive ancora Sodano: “Riconosco però che si tratta di un problema che esula dalle sue (del postulatore, ndr) responsabilità. Ho voluto però segnalarlo, per inquadrare tale causa di beatificazione e canonizzazione nella realtà del pontificato romano dell’ultimo secolo”. E ancora: “Non ci resta, caro monsignore, che ringraziare il Signore per aver suscitato nella santa chiesa di questi ultimi tempi figure così eccezionali di successori di Pietro, che hanno brillato di fronte al mondo per la loro santità di vita, imitando Cristo Buon Pastore”. Insomma, a parte l’ammirazione per Wojtyla, la riserva di Sodano è pesante. Un vero e proprio macigno buttato dentro il processo di canonizzazione. Un macigno che però non ha bloccato il processo.
    Perché questa riserva? Se le motivazioni non riguardano la santità di Wojtyla, senz’altro hanno a che fare con la complessità dei rapporti all’interno dello stretto entourage papale. Non è un mistero che negli ultimi anni di vita di Giovanni Paolo II il ruolo dei fedelissimi di Wojtyla, tra questi il ruolo di Dziwisz, fosse di molto cresciuto, forse troppo. Dice in proposito il decano dei vaticanisti, Benny Lai: “Giovanni Paolo II è stato un grande Pontefice seppure dietro di sé, ovvero nel governo della curia romana, abbia lasciato il vuoto. La chiesa non era abituata a un Papa viaggiatore. Wojtyla ha stravolto le regole e si è messo a correre in tutto il mondo. Tutti sono rimasti abbagliati dal suo carisma, dalla sua energia, dalla sua forza profetica. Ma a Roma non tutto è andato per il giusto verso. I maggiori problemi si sono verificati negli ultimi anni. Dziwisz ha preso sempre più potere forse contrapponendosi troppo all’altro grande potere vaticano: la segreteria di stato guidata dal cardinale Angelo Sodano. E’ innegabile che l’attivismo di Dziwisz ha creato qualche problema. E la cosa mi sembra continui ancora oggi: mai nessun segretario particolare di un Papa è divenuto cardinale. Dziwisz invece sì. Non solo: ogni segretario particolare, ad esempio Pasquale Macchi segretario di Paolo VI, ha consegnato a un istituto tutte le memorie riguardanti il suo Papa. Dziwisz invece no. Continua a tenere per sé i diari di Wojtyla. E adesso tira fuori anche questa ampolla di sangue. La curia romana preferisce atteggiamenti più morbidi, avanzare a fari spenti senza trionfalismi e protagonismi eccessivi”.

    Pubblicato sul Foglio martedì 18 gennaio 2011



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    PAPA: NOMINA PRESIDENTE E MEMBRI AUTHORITY ANTIRICICLAGGIO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 19 gen.

    Benedetto XVI ha dato attuazione concreta oggi alle nuove norme per la vigilanza sull'attivita' finanziaria degli Enti della Santa Sede nominando il presidente e i membri dell'Authority che dovra' applicarle.
    Nessuna sorpresa per quanto riguarda il presidente dell'Autorita' di Informazione Finanziaria varata lo scorso 30 dicembre: la scelta del Pontefice e' caduta infatti sul card. Attilio Nicora, presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, gia' protagonista - come presidente di parte vaticana della commissione bilaterale - delle trattative che portarono agli accordi di revisione del Concordato del 1984.
    Lo affiancano come consiglieri quattro autorevoli esperti laici: il prof. Giuseppe dalla Torre, che della commissione bilaterale era segretario di parte italiana e oggi e' il presidente del Tribunale della Citta' del Vaticano oltre che rettore della Libera Universita' Maria Santissima Assunta, l'ex magistrato italiano Marcello Condemi, esperto di diritto bancario e per molti anni componente della delegazione italiana presso il gafi e nel Comitato Antiriciclaggio costituito in seno al Ministero dell'Economia e delle Finanze, Claudio Bianchi, gia' ordinario di ragioneria alla Sapienza e membro di collegi dei revisori di vari enti collegati alla Santa Sede, e, infine, Cesare Testa che e' stato presidente dell'Istituto per il sostentamento del clero.

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    PAPA: VIVO RAMMARICO PER LE DIVISIONI TRA I CRISTIANI

    (AGI) - CdV, 19 gen.

    "Vivo rammarico per l'impossibilita' di condividere la mensa eucaristica" tra i fedeli delle Chiese che hanno denominazioni diverse e' stato espresso oggi da Benedetto XVI nel corso dell'Udienza Generale, dedicata alla Settimana di preghiera per l'unita' dei cristiani.
    "Questo - ha detto il Papa - e' segno che siano ancora lontani da quell'unita' per la quale Gesu' ha pregato.
    E' - ha aggiunto - una dolorosa esperienza che conferisce anche una dimensione penitenziale alla nostra preghiera che deve diventare un impegno piu' generoso ancora da parte di tutti, affinche' vengano rimossi gli ostacoli alla piena comunione".
    Il Pontefice ha esortato dunque a "impegnarsi a superare le barriere che ancora esistono tra i cristiani" ma essendo "consapevoli che in questo itinerario il Signore deve assisterci, aiutarci ancora molto, perche' da soli non possiamo far nulla".
    "L'unita' - ha spiegato il Papa teologo - non puo' essere semplice prodotto dell'operare umano", perche' "e' anzitutto un dono di Dio".
    Il cammino verso "l'unita' visibile tra tutti i cristiani" abita, dunque, "nella preghiera, perche' fondamentalmente l'unita' non la costruiamo noi, ma la costruisce Dio".
    Una Chiesa "unita nell'ascolto dell'insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere": questi quattro elementi della comunita' cristiana delle origini, ha detto Benedetto XVI, "rappresentano ancora oggi i pilastri della vita di ogni comunita' cristiana e costituiscono anche l'unico solido fondamento sul quale progredire nella costruzione dell'unita' visibile della Chiesa".
    "Crescere ogni giorno nell'amore reciproco, impegnandosi a superare quelle barriere che ancora esistono tra i cristiani; sentire che esiste una vera unita' interiore tra tutti coloro che seguono il Signore; collaborare il piu' possibile, lavorando assieme sulle questioni ancora aperte": queste dunque le "consegne" del Papa per la Settimana di preghiera per l'unita' dei cristiani le cui celebrazioni saranno concluse dallo stesso Benedetto XVI il prossimo 25 gennaio con la ormai tradizionale liturgia ecumenica alla Basilica di San Paolo. Riferendosi in particolare al tema scelto quest'anno per l'Ottavario, che fa riferimento all'esperienza della prima comunita' cristiana di Gerusalemme cosi' come e' descritta dagli Atti degli Apostoli, il Papa ha fatto notare che "gia' al momento della Pentecoste lo Spirito Santo discende su persone di diversa lingua e cultura: cio' sta a significare che la Chiesa abbraccia sin dagli inizi gente di diversa provenienza e tuttavia, proprio a partire da tali differenze, lo Spirito crea un unico corpo". La Pentecoste "come inizio della Chiesa" segna, dunque, "l'allargamento dell'alleanza di Dio a tutte le creature, a tutti i popoli e a tutti i tempi.

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    PAPA: NELLA CHIESA NESSUNO DEVE ESSERE POVERO E SOFFRIRE FAME

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 19 gen.

    "Nessuno deve avere fame nella comunita' cristiana, nessuno deve essere povero". Lo ha ricordato il Papa, nella catechesi tenuta oggi all'Udienza Generale. La "comunione fraterna", che e' "una delle caratteristiche fondamentali della vita delle prime comunita' cristiane", rappresenta anche oggi, ha spiegato a braccio, "un obbligo fondamentale della comunione con Dio, che crea comunione nella Chiesa e che si esprime nel concreto dell'impegno sociale, della carita' cristiana, della giustizia".
    Occorre dunque "aprirsi alla fraternita'". "Solo cosi' - ha spiegato Benedetto XVI - possiamo dire Padre Nostro".
    "Apriamoci alla fraternita' - ha chiesto il Papa ancora fuori testo - che deriva dall'essere figli dell'unico Padre celeste, ed essere disposto al perdono e alla riconciliazione". "Perseveriamo" nella fede, ha concluso, "implorando da Dio il dono dell'unita', affinche' si compia per il mondo intero il suo disegno di salvezza e di riconciliazione".

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