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    00 26/09/2010 15:20
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Nel Vangelo di questa domenica (Lc 16,19-31), Gesù narra la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. Il primo vive nel lusso e nell’egoismo, e quando muore, finisce all’inferno. Il povero invece, che si ciba degli avanzi della mensa del ricco, alla sua morte viene portato dagli angeli nella dimora eterna di Dio e dei santi. "Beati voi poveri – aveva proclamato il Signore ai suoi discepoli – perché vostro è il regno di Dio" (Lc 6,20). Ma il messaggio della parabola va oltre: ricorda che, mentre siamo in questo mondo, dobbiamo ascoltare il Signore che ci parla mediante le sacre Scritture e vivere secondo la sua volontà, altrimenti, dopo la morte, sarà troppo tardi per ravvedersi. Dunque, questa parabola ci dice due cose: la prima è che Dio ama i poveri e li solleva dalla loro umiliazione; la seconda è che il nostro destino eterno è condizionato dal nostro atteggiamento, sta a noi seguire la strada che Dio ci ha mostrato per giungere alla vita, e questa strada è l’amore, non inteso come sentimento, ma come servizio agli altri, nella carità di Cristo.

    Per una felice coincidenza, domani celebreremo la memoria liturgica di san Vincenzo de’ Paoli, patrono delle organizzazioni caritative cattoliche, di cui ricorre il trecentocinquantesimo anniversario della morte. Nella Francia del 1600, egli toccò con mano proprio il forte contrasto tra i più ricchi e i più poveri. Infatti, come sacerdote, ebbe modo di frequentare sia gli ambienti aristocratici, sia le campagne, come pure i bassifondi di Parigi. Spinto dall’amore di Cristo, Vincenzo de’ Paoli seppe organizzare forme stabili di servizio alle persone emarginate, dando vita alle cosiddette "Charitées", le "Carità", cioè gruppi di donne che mettevano il loro tempo e i loro beni a disposizione dei più emarginati. Tra queste volontarie, alcune scelsero di consacrarsi totalmente a Dio e ai poveri, e così, insieme con santa Luisa di Marillac, san Vincenzo fondò le "Figlie della Carità", prima congregazione femminile a vivere la consacrazione "nel mondo", in mezzo alla gente, con i malati e i bisognosi.

    Cari amici, solo l’Amore con la "A" maiuscola dona la vera felicità! Lo dimostra anche un’altra testimone, una giovane, che ieri è stata proclamata Beata qui a Roma. Parlo di Chiara Badano, una ragazza italiana nata nel 1971, che una malattia ha condotto alla morte a poco meno di 19 anni, ma che è stata per tutti un raggio di luce, come dice il suo soprannome: "Chiara Luce". La sua parrocchia, la diocesi di Acqui Terme e il Movimento dei Focolari, a cui apparteneva, oggi sono in festa - ed è una festa per tutti i giovani, che possono trovare in lei un esempio di coerenza cristiana. Le sue ultime parole, di piena adesione alla volontà di Dio, sono state: "Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono". Rendiamo lode a Dio, perché il suo amore è più forte del male e della morte; e ringraziamo la Vergine Maria che conduce i giovani, anche attraverso le difficoltà e le sofferenze, ad innamorarsi di Gesù e a scoprire la bellezza della vita.



    DOPO L’ANGELUS

    Je salue cordialement les pèlerins francophones présents, ainsi que les personnes qui sont avec nous par la radio ou la télévision ! Je vous remercie encore pour votre prière qui m’a accompagné durant mon Voyage apostolique au Royaume Uni. Puissent la Vierge Marie et les Saints Archanges, Michel, Gabriel et Raphaël, nous aider tous à vivre dans la foi et l’amour, la persévérance et la douceur. Bonne préparation au mois du Rosaire qui approche et bon dimanche à tous !

    I am very pleased to welcome all the English-speaking pilgrims and visitors present here this morning! In today’s Gospel, the story of the rich man and Lazarus is held up to us as a warning to have a special care for the poor in all circumstances. As followers of our blessed Lord, let us always look to others first, before we look to our own comfort. God’s abundant blessings upon you all!

    Von Herzen grüße ich die deutschsprachigen Gäste, besonders die Pilger der katholischen Frauengemeinschaft aus Ühlingen im Erzbistum Freiburg. Am heutigen Sonntag legt uns die Kirche im Evangelium das Gleichnis vom reichen Prasser und dem armen Lazarus vor. Am Ende der Zeiten wird Gott alles Unrecht endgültig beseitigen. Er richtet Reiche und Arme nach dem Maßstab der Liebe. Alle Qual und alles Leid wird dann geheilt. Diese Liebe Gottes soll jetzt schon der Maßstab unseres Handelns sein. Der Herr segne euch alle und eure Lieben.

    Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular al grupo de la Parroquia de la Inmaculada Concepción, de Vitacura, Chile, y al de los jóvenes de la Obra de la Iglesia. Invito a todos a que, guiados por la Palabra de Dios, llevéis adelante vuestro compromiso cristiano sin desfallecer, fortaleciendo en vuestros corazones los sentimientos de confianza y misericordia, a ejemplo de Jesús. Que la Santísima Virgen María os acompañe en vuestro camino. Feliz domingo

    Drodzy Polacy, serdecznie was pozdrawiam. Dzisiaj w kościołach słyszymy przypowieść o bogaczu i Łazarzu. Przypomina ona, że w Dniu Sądu Bóg wyrówna wszelką niesprawiedliwość świata. Według kryterium miłości osądzi bogatych i biednych. Wynagrodzi krzywdę i niedolę. Niech nasze serca przeniknie duch solidarności z potrzebującymi. Bądźmy współpracownikami Boga w pomnażaniu miłości na ziemi. Niech Chrystus wam błogosławi.

    [Cari Polacchi, saluto cordialmente tutti voi. Oggi nelle chiese ascoltiamo la parabola del ricco e del povero Lazzaro. Essa ci ricorda che nel Giorno del Giudizio Dio appianerà ogni ingiustizia del mondo. Giudicherà i ricchi e i poveri secondo il criterio dell’amore. Riparerà i torti e le sfortune. I nostri cuori siano pervasi dallo spirito di solidarietà con chi si trova nel bisogno. Siamo collaboratori di Dio nella moltiplicazione dell’amore sulla terra. Cristo vi benedica.]

    Sono lieto di accogliere, da vari Paesi, il folto gruppo di Figlie della Carità, Sacerdoti della Missione e laici delle Associazioni Vincenziane; come pure i Fratelli della Società dell’Apostolato Cattolico (Pallottini).

    Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare la Scuola Pio XII di Castel Gandolfo, i bambini del gruppo Sant’Antonio di Ducenta, le associazioni "Fondo di Solidarietà" e "Cultura e Salento" di Taviano, "Calima" di Orzinuovi, e "Bellitalia" di Roma, e i fedeli di Città Sant’Angelo. Nella lingua di Dante saluto anche gli studenti dell’Aquinas College di Sydney, con un ricordo sempre vivo per quella città, dove abbiamo vissuto una memorabile Giornata mondiale della Gioventù!

    Cari amici, a Dio piacendo, giovedì prossimo ritornerò a Roma; perciò, mentre auguro a tutti una buona domenica, rivolgo il mio cordiale "arrivederci" alla comunità di Castel Gandolfo.






    Benedetto XVI alla scuola elementare pontificia "Paolo VI"


    ROMA, domenica, 26 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il saluto a braccio che Benedetto XVI ha rivolto giovedì 23 settembre, nel cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, nell'incontrare gli alunni della scuola pontificia Paolo VI, delle suore Maestre Pie Filippini, accompagnati da insegnanti e genitori.

    * * *

    Cari bambini,

    Cari insegnanti, cari genitori,

    Cari amici,

    benvenuti qui, nel Palazzo, nella casa del Papa. Sono molto felice di accogliervi finalmente, e di vedere questa Scuola Pontificia Paolo VI delle Suore Maestre Pie Filippini, per essere con voi almeno un attimo. Spiritualmente siamo sempre insieme, qui, in questo bel Castel Gandolfo, ma adesso vi posso anche vedere, e sono molto felice.

    Cari bambini, voi andate a scuola, imparate naturalmente, ed ho pensato che sono 77 anni da quando io ho cominciato ad andare a scuola. Era in un piccolo paese di 300 anime, un po’ "dietro la luna", si direbbe; tuttavia, abbiamo imparato l’essenziale. Abbiamo imparato soprattutto a leggere e a scrivere, e penso che sia una cosa grande poter scrivere e leggere, perché così possiamo conoscere il pensiero di altri, leggere i giornali, i libri; possiamo conoscere quanto è stato scritto duemila anni fa o ancora più tempo fa; possiamo conoscere i continenti spirituali del mondo e comunicare insieme; e soprattutto c’è una cosa straordinaria: Dio ha scritto un libro, cioè ha parlato a noi uomini e ha trovato delle persone che hanno scritto il libro con la Parola di Dio, così che, leggendolo, possiamo anche leggere cosa dice Dio a noi. E questo è molto importante: nella scuola imparare tutte le cose necessarie per la vita e imparare anche a conoscere Dio, conoscere Gesù e così conoscere come si vive bene. Voi trovate nella scuola tanti amici ed è bello; così si forma una grande famiglia. Ma tra i grandi amici, il primo che troviamo, che conosciamo, dovrebbe essere Gesù, che è amico di tutti e che ci dà realmente la strada della vita.

    Grazie per la vostra presenza, per la vostra gioia e auguri a voi tutti.

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]










    Benedetto XVI ai Vescovi brasiliani della regione Leste 1
    Il perdono ricostruisce l'uomo e favorisce il rinnovamento della società




    ROMA, domenica, 26 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo sabato da Benedetto XVI nel ricevere in udienza, a Castel Gandolfo, i Vescovi della regione Leste 1 della Conferenza episcopale del Brasile, in occasione della visita "ad Limina Apostolorum".

    * * *

    Venerati Fratelli nell'Episcopato,

    Vi do il benvenuto, lieto di ricevervi tutti nel corso della visita ad limina Apostolorum che state realizzando a nome e a favore delle vostre diocesi del regionale Leste I, per rafforzare i vincoli che le uniscono al Successore di Pietro. Proprio di questo si è fatto eco monsignor Rafael Cifuentes nelle parole di saluto che mi ha rivolto a nome vostro e per le quali lo ringrazio, apprezzando molto le preghiere ogni giorno levate al cielo per me e per l'intera Chiesa dalle varie comunità familiari, parrocchiali, religiose e diocesane delle province ecclesiastiche di Rio de Janeiro e di Niterói. Su tutti e su ognuno discenda, radiosa, la benevolenza del Signore: «Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6, 25-26).

    Sì, amati Fratelli, il fulgore di Dio s'irradia da tutto il vostro essere e dalla vostra vita, come avvenne a Mosè (cfr. Es 34, 29 e 25) e ancor di più, poiché ora noi riflettiamo «come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 3, 18). Così sentivano i Padri conciliari quando, al termine del Concilio Vaticano ii, presentarono la Chiesa in questi termini: «Ricca di un lungo passato sempre in essa vivente, e camminando verso la perfezione umana nel tempo e verso i destini ultimi della storia e della vita, essa è la vera giovinezza del mondo... Guardatela, e voi ritroverete in essa il volto di Cristo, il vero eroe, umile e saggio, il profeta della verità e dell'amore, il compagno e l'amico dei giovani» (Messaggio del Concilio Vaticano ii ai giovani). Lasciando trasparire il volto di Cristo, la Chiesa è la gioventù del mondo.

    Sarà però molto difficile convincere qualcuno di ciò, se la generazione giovane di oggi non si riflette in essa. Per questo, come certamente vi sarete resi conto, un tema ricorrente nei miei colloqui con voi è la situazione dei giovani nelle varie diocesi. Confidando nella provvidenza divina che presiede amorevolmente i destini della storia, non smettendo mai di preparare i tempi futuri, sono lieto di vedere risplendere il domani nei giovani di oggi. Già il venerabile Papa Giovanni Paolo ii, vedendo Roma diventare «giovane con i giovani», nell'anno 2000, li salutò come «sentinelle del mattino» (Lettera apostolica, Novo Millennio ineunte, n. 9; cfr. Omelia nella Veglia di Preghiera della xi Giornata Mondiale della Gioventù, 19 agosto 2000, n. 6), con il compito di risvegliare i propri fratelli affinché prendessero il largo nel vasto oceano del terzo millennio. E, a dimostrarlo, riaffiora inoltre nella memoria l'immagine delle lunghe file di giovani che attendevano di confessarsi nel Circo Massimo e che hanno ridato a molti sacerdoti la fiducia nel sacramento delle Penitenza.

    Come ben sapete, amati Pastori, la crisi spirituale del nostro tempo affonda le proprie radici nell'oscuramento della grazia del perdono. Quando questo non viene riconosciuto come reale ed efficace, si tende a liberare la persona dalla colpa, facendo in modo che le condizioni per l'esistenza di quest'ultima non si verifichino mai. Ma, nel loro intimo, le persone così «liberate» sanno che non è vero, che il peccato esiste e che loro stesse sono peccatrici. Sebbene alcune correnti della psicologia abbiano grande difficoltà ad ammettere che, fra i sensi di colpa, vi possano essere anche quelli dovuti a una vera colpa, chi è così freddo da non provare sentimenti di colpa neppure quando dovrebbe provarli, cerchi, con ogni mezzo, di recuperare tali sensi di colpa, perché nell'ordinamento spirituale sono necessari per la salute dell'anima. Di fatto Gesù è venuto per salvare non coloro che si sono già liberati da soli pensando di non aver bisogno di Lui, ma quanti sentono di essere peccatori e hanno bisogno di Lui (cfr. Lc 5, 31-32).

    La verità è che tutti noi abbiamo bisogno di Lui, quale Scultore divino che rimuove gli strati di polvere e d'immondizia che si sono posati sull'immagine di Dio iscritta in noi. Abbiamo bisogno del perdono, che costituisce il fulcro di ogni vera riforma: rinnovando la persona nel suo intimo, diviene anche il centro del rinnovamento della comunità. In effetti, se vengono tolte la polvere e l'immondizia che rendono irriconoscibile in me l'immagine di Dio, io divento veramente simile all'altro, che è a sua volta immagine di Dio, e soprattutto divento simile a Cristo, che è l'immagine di Dio senza alcun difetto o limite, il modello in base al quale tutti noi siamo stati creati. San Paolo lo esprime in modo molto concreto: «non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20). Vengo strappato dal mio isolamento e accolto in una nuova comunità-soggetto; e il mio «io» è inserito nell'«io» di Cristo ed è così unito a quello di tutti i miei fratelli. Solo a partire da questa profondità di rinnovamento dell'individuo nasce la Chiesa, nasce la comunità che unisce e sostiene nella vita e nella morte. Essa è una compagnia nella salita, nella realizzazione di quella purificazione che ci rende capaci della vera altezza dell'essere uomini, della compagnia di Dio. Man mano che si realizza la purificazione, anche la salita — che all'inizio è ardua — diviene sempre più gioiosa. Questa gioia deve trasparire sempre più dalla Chiesa, contagiando il mondo, poiché essa è la gioventù del mondo.

    Venerati Fratelli, una simile opera non possiamo realizzarla con le nostre forze; sono necessarie la luce e la grazia che provengono dallo Spirito di Dio e agiscono nell'intimo dei cuori e delle coscienze. Che esse sostengano voi e le vostre diocesi nella formazione delle menti e dei cuori! Portate il mio saluto affettuoso ai vostri giovani e ai loro animatori, sacerdoti, religiosi e laici. Alzino il loro sguardo verso l'Immacolata Concezione, Nossa Senhora Aparecida, alla cui protezione vi affido. Di cuore vi imparto la mia Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i vostri fedeli diocesani.

    [L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 26 settembre 2010]

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    Lettera del Papa per l'Incontro Mondiale delle Famiglie del 2012



    ROMA, domenica, 26 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la lettera di Benedetto XVI al Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il Card. Ennio Antonelli, in preparazione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012 sul tema: "La famiglia: il lavoro e la festa".

    * * *

    Venerato Fratello
    Cardinale ENNIO ANTONELLI
    Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia

    A conclusione del VI Incontro Mondiale delle Famiglie, svoltosi a Città del Messico nel gennaio 2009, annunciai che il successivo appuntamento delle famiglie cattoliche del mondo intero con il Successore di Pietro avrebbe avuto luogo a Milano, nel 2012, sul tema "La Famiglia: il lavoro e la festa". Desiderando ora avviare la preparazione di tale importante evento, sono lieto di precisare che esso, a Dio piacendo, si svolgerà dal 30 maggio al 3 giugno, e fornire al tempo stesso qualche indicazione più dettagliata riguardo alla tematica e alle modalità di attuazione.

    Il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa. La Sacra Scrittura (cfr Gen 1-2) ci dice che famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana. L’esperienza quotidiana attesta che lo sviluppo autentico della persona comprende sia la dimensione individuale, familiare e comunitaria, sia le attività e le relazioni funzionali, come pure l’apertura alla speranza e al Bene senza limiti.

    Ai nostri giorni, purtroppo, l’organizzazione del lavoro, pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico. Occorre perciò promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà.

    Il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie costituisce un’occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo familiare. L’evento, per riuscire davvero fruttuoso, non dovrebbe però rimanere isolato, ma collocarsi entro un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale. Auspico pertanto che già nel corso dell’anno 2011, XXX anniversario dell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, "magna charta" della pastorale familiare, possa essere intrapreso un valido itinerario con iniziative a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, mirate a mettere in luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti più veri e positivi, con particolare riguardo all’incidenza sul vissuto concreto delle famiglie. Famiglie cristiane e comunità ecclesiali di tutto il mondo si sentano perciò interpellate e coinvolte e si pongano sollecitamente in cammino verso "Milano 2012".

    Il VII Incontro Mondiale avrà, come i precedenti, una durata di cinque giorni e culminerà il sabato sera con la "Festa delle Testimonianze" e domenica mattina con la Messa solenne. Queste due celebrazioni, da me presiedute, ci vedranno tutti riuniti come "famiglia di famiglie". Lo svolgimento complessivo dell’evento sarà curato in modo da armonizzare compiutamente le varie dimensioni: preghiera comunitaria, riflessione teologica e pastorale, momenti di fraternità e di scambio fra le famiglie ospiti con quelle del territorio, risonanza mediatica.

    Il Signore ricompensi fin d’ora, con abbondanti favori celesti, l’Arcidiocesi ambrosiana per la generosa disponibilità e l’impegno organizzativo messo al servizio della Chiesa Universale e delle famiglie appartenenti a tante nazioni.

    Mentre invoco l’intercessione della santa Famiglia di Nazaret, dedita al lavoro quotidiano e assidua alle celebrazioni festive del suo popolo, imparto di cuore a Lei, venerato Fratello, ed ai Collaboratori la Benedizione Apostolica, che, con speciale affetto, estendo volentieri a tutte le famiglie impegnate nella preparazione del grande Incontro di Milano.

    Da Castel Gandolfo, 23 agosto 2010

    BENEDICTUS PP. XVI

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    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    S.E. Mons. Fernando Arêas Rifan, Vescovo tit. di Cedamusa, Amministratore Apostolico dell’Amministrazione Apostolica personale di São João Maria Vianney (Brasile), in Visita "ad Limina Apostolorum";

    S.E. Mons. Wilson Tadeu Jönck, Vescovo di Tubarão (Brasile), in Visita "ad Limina Apostolorum";

    Delegazioni del Comune di Castel Gandolfo, Autorità civili e Militari, Comunità Religiose e Dipendenti che hanno assicurato il servizio durante il periodo estivo.

    Il Papa ha ricevuto in Udienza:

    S.E. Mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano (Italia).











    UDIENZA ALLE DELEGAZIONI DEL COMUNE DI CASTEL GANDOLFO, ALLE AUTORITÀ CIVILI E MILITARI, ALLE COMUNITÀ RELIGIOSE E AI DIPENDENTI CHE HANNO ASSICURATO IL SERVIZIO DURANTE IL PERIODO ESTIVO

    Alle ore 11.30 di questa mattina, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza le Delegazioni del Comune di Castel Gandolfo, le Autorità civili e Militari, le Comunità Religiose e i Dipendenti delle Ville Pontificie che hanno assicurato il servizio durante il periodo estivo.

    Pubblichiamo di seguito le parole che il Santo Padre ha loro rivolto:


    SALUTO DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,

    prima di prendere congedo da Castel Gandolfo, al termine del periodo estivo, sono lieto di incontrare tutti voi, che rappresentate la comunità ecclesiale e quella civile di questa amena cittadina, a me tanto cara, dove la Provvidenza mi concede ogni anno di trascorrere un soggiorno sereno e proficuo.

    Anzitutto il mio fraterno saluto e la mia cordiale gratitudine vanno al Vescovo di Albano, Mons. Marcello Semeraro, estendendosi all’intera Diocesi, che seguo con speciale e orante affetto nella sua vita di fede e di testimonianza cristiana. Saluto poi il parroco di Castel Gandolfo e la comunità parrocchiale, insieme ai diversi Istituti religiosi maschili e femminili che qui vivono ed operano per servire in letizia il Vangelo e i fratelli.

    Un deferente saluto rivolgo al Signor Sindaco e ai componenti dell’Amministrazione Comunale, esprimendo ancora una volta la mia sincera riconoscenza per il contributo indispensabile che offrono, nell'ambito delle loro competenze, affinché Castel Gandolfo possa accogliere adeguatamente i numerosi pellegrini che qui vengono da ogni parte del mondo. Per vostro tramite, desidero far pervenire ai vostri concittadini il mio vivo apprezzamento per la ben nota cortesia e l'attenzione premurosa con cui mi circondano e seguono la mia attività al servizio della Chiesa universale.

    Vorrei poi ringraziare cordialmente i dirigenti e tutti gli addetti ai diversi Servizi del Governatorato, ad iniziare dal Corpo della Gendarmeria, la Floreria, le Direzioni dei Servizi Sanitari e dei Servizi Tecnici, come pure la Guardia Svizzera Pontificia. Cari amici, a tutti voi rivolgo un "grazie" speciale per la sollecitudine e la professionalità con cui vi siete adoperati nel venire incontro alle mie esigenze, a quelle dei miei collaboratori e di quanti, durante i mesi estivi, sono venuti a Castello per farmi visita. Per ciascuno di voi e per le vostre famiglie assicuro un costante ricordo nella preghiera.

    Un pensiero di sentita gratitudine va quindi ai funzionari e agli agenti delle diverse Forze dell’Ordine italiane, per la loro puntuale ed efficiente opera, come pure agli ufficiali ed avieri del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare. Ringrazio Dio e sono grato a tutti voi, perché ogni cosa si è svolta sempre nell'ordine e nella tranquillità.

    Nell'accomiatarmi da voi, mi piace affidare alla vostra considerazione la figura di san Vincenzo de’ Paoli, di cui oggi celebriamo la memoria. Questo apostolo della carità, così caro al popolo cristiano e conosciuto specialmente attraverso le Suore da lui fondate, fu proclamato da Papa Leone XIII "patrono universale di tutte le opere di carità sparse nel mondo". Con la sua incessante azione apostolica, egli fece in modo che il Vangelo diventasse sempre più faro luminoso di speranza e di amore per l'uomo del suo tempo, ed in particolare per i più poveri nel corpo e nello spirito. Il suo esempio virtuoso e la sua intercessione suscitino nelle vostre comunità e in ciascuno di voi un rinnovato impegno di solidarietà, cosicché gli sforzi di ognuno cooperino all'edificazione del bene comune.

    Accompagno questo cordiale auspicio con l'assicurazione del mio ricordo al Signore, perché assista tutti voi e le vostre famiglie con la sua grazia e vi colmi di abbondanti consolazioni. Vi ringrazio nuovamente, cari amici, e di cuore vi benedico.










    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN OCCASIONE DEL II CONGRESSO MONDIALE DI PASTORALE DEI PELLEGRINAGGI E SANTUARI (SANTIAGO DI COMPOSTELA, SPAGNA - 27-30.09.2010)




    Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato a S.E. Mons. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e a S.E. Mons. Julián Barrio Barrio, Arcivescovo di Santiago de Compostela, in occasione dell’apertura del II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, che si svolge a Santiago di Compostela (Spagna) dal 27 al 30 settembre 2010:


    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE



    Ai Venerabili Fratelli

    Mons. Antonio Maria Vegliò,

    Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale

    per i Migranti e gli Itineranti,

    e Mons. Julián Barrio Barrio,

    Arcivescovo di Santiago di Compostela

    In occasione del II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, che si svolge a Santiago di Compostela dal 27 al 30 settembre, desidero rivolgervi il mio saluto cordiale, estensibile a tutti i venerati Fratelli nell’Episcopato, ai membri della Delegazione Fraterna, ai partecipanti a questa importante riunione, nonché alle Autorità civili che hanno collaborato alla preparazione del Congresso. Parimenti esprimo il mio deferente saluto a Sua Maestà il Re di Spagna, che ha dato lustro a questa iniziativa, accettandone la Presidenza Onoraria.

    Guidati dal tema «Egli entrò per rimanere con loro» (Lc 24,29), desunto dal passaggio evangelico dei discepoli di Emmaus, vi disponete a riflettere sull’importanza dei pellegrinaggi ai santuari, come manifestazione di vita cristiana e spazio di evangelizzazione.

    Con vivo compiacimento desidero far giungere ai congressisti la mia vicinanza spirituale, affinché li incoraggi e sostenga nell’esercizio di un impegno pastorale tanto fondamentale nella vita ecclesiale. Io stesso mi recherò tra non molto pellegrino alla tomba dell’Apostolo San Giacomo, l’ "amico del Signore", così come ho volto i miei passi verso altri luoghi del mondo, dove accorrono numerosi fedeli con devozione fervente. A tal riguardo, fin dall’inizio del mio pontificato, ho inteso vivere il mio ministero di successore di Pietro con i sentimenti del pellegrino che percorre le vie del mondo con speranza e semplicità, portando sulle labbra e nel cuore il messaggio salvifico del Cristo Risorto e confermando nella fede i propri fratelli (cf. Lc 22,32). Come segno esplicito di tale missione, nel mio stemma figura, tra altri elementi, la conchiglia del pellegrino.

    In questo momento storico, in cui, con forza se possibile ancor maggiore, siamo chiamati ad evangelizzare il nostro mondo, va messa in debito risalto la ricchezza che scaturisce dal pellegrinaggio ai santuari. Innanzi tutto per la sua straordinaria capacità di richiamo, che attrae un numero crescente di pellegrini e turisti religiosi, alcuni dei quali si trovano in situazioni umane e spirituali complesse, alquanto lontani dal vissuto di fede e con una debole appartenenza ecclesiale. A tutti Cristo si rivolge con amore e speranza. L’anelito alla felicità che si annida nell’animo trova in Lui la sua risposta, e vicino a Lui il dolore umano acquista un proprio senso. Con la sua grazia, anche le cause più nobili giungono al loro pieno compimento. Come Simeone incontrò Gesù nel tempio (cf. Lc 2,25-35), così pure il pellegrino deve avere l’opportunità di scoprire il Signore nel santuario.

    A tal fine occorre far sì che i visitatori non dimentichino che i santuari sono luoghi sacri e che quindi vi si comportino con devozione, rispetto e decoro. In tal modo la Parola di Cristo, il Figlio del Dio vivo, potrà risuonare con chiarezza e l’evento della sua morte e risurrezione, fondamento della nostra fede, verrà proclamato nella sua interezza. Inoltre va curata con grande scrupolosità l’accoglienza del pellegrino, dando il giusto risalto, tra l’altro, alla dignità e bellezza del santuario, immagine della "tenda di Dio con gli uomini" (Ap 21,3); ai momenti e agli spazi di preghiera, tanto personali che comunitari; all’attenzione alle pratiche di pietà. Parimenti non si insisterà mai abbastanza sul fatto che i santuari devono essere fari di carità, incessantemente dedicati ai più sfavoriti mediante opere concrete di solidarietà e misericordia e una costante disponibilità all’ascolto. Essi devono inoltre facilitare ai fedeli l’accesso al sacramento della Riconciliazione e consentire loro di partecipare degnamente alla celebrazione eucaristica, che deve essere sempre il centro e il culmine di tutta la loro azione pastorale. Così si manifesterà chiaramente che l’Eucarestia è senza dubbio alcuno l’alimento del pellegrino, il "Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione" (Omelia nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, 22 maggio 2008).

    In effetti, diversamente dal vagabondo, i cui passi non hanno una destinazione precisa, il pellegrino ha sempre una meta davanti a sé, anche se a volte non ne è pienamente cosciente. E la meta altro non è se non l’incontro con Dio per mezzo di Gesù Cristo, in cui tutte le nostre aspirazioni trovano risposta. Ecco perché la celebrazione dell’Eucarestia può ben considerarsi il culmine del pellegrinaggio.

    In quanto "collaboratori di Dio" (1 Cor 3,9) esorto tutti voi che vi dedicate a questa bella missione a incoraggiare nei pellegrini, con la vostra cura pastorale, la conoscenza e l’imitazione di Cristo, che continua a camminare con noi, illuminando la nostra vita con la sua Parola e distribuendoci il Pane di Vita nell’Eucarestia. In tal modo il pellegrinaggio al santuario sarà occasione propizia per rinvigorire in coloro che lo visitano il desiderio di condividere con altri l’esperienza meravigliosa di sapersi amati da Dio e di essere inviati al mondo a dare testimonianza di questo amore.

    Con tali sentimenti affido i frutti di questo Congresso all’intercessione di Maria Santissima e dell’Apostolo San Giacomo, mentre rivolgo la mia preghiera a Gesù, «Via, Verità e Vita» (Gv 14,6) a cui presento tutti coloro, che, pellegrinando per la vita, vanno cercando il suo volto:

    Signore Gesù, pellegrino di Emmaus,

    per amore ti fai vicino a noi,

    anche se, a volte, lo sconforto e la tristezza

    ci impediscono di scoprire la tua presenza.

    Tu sei la fiamma che ravviva la nostra fede.

    Tu sei la luce che purifica la nostra speranza.

    Tu sei la forza che infiamma la nostra carità.

    Insegnaci a riconoscerti nella Parola,

    nella casa e alla Mensa dove si condivide il Pane della Vita,

    nel servizio generoso al prossimo che soffre.

    E quando si fa sera, Signore, aiutaci a dire:

    "Resta con noi". Amen.

    Imparto a tutti l’implorata Benedizione Apostolica, pegno di copiose grazie celesti.

    Dal Vaticano, 8 settembre 2010

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 29/09/2010 15:55
    TEMA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 2011




    TEMA DELLA GIORNATA


    Viene reso pubblico oggi, Festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il tema che il Santo Padre Benedetto XVI ha scelto per la 45a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2011:

    Italiano
    Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale.



    COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI



    Il tema scelto dal Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2011 - Verità annuncio e autenticità di vita nell’era digitale- si caratterizza per porre al centro di tutti i processi della comunicazione, la persona umana. Anche in un tempo così largamente dominato – e, spesso, condizionato – dalle nuove tecnologie, resta fondamentale il valore della testimonianza personale: accostarsi alla verità e assumersi l’impegno dell’annuncio richiede, per chi opera nel mondo dell’informazione e particolarmente per i giornalisti cattolici, la "garanzia" di un’autenticità di vita che non può venir meno neppure nell’era digitale.

    Non sono gli strumenti a poter modificare ad accrescere il livello di credibilità dei singoli operatori: né possono mutare i valori di riferimento rispetto a una comunicazione che continua a varcare le soglie di sempre nuovi traguardi tecnologici. La verità resta l’immutabile faro d’approdo anche per i new-media e, anzi, l’era digitale, allargando i confini dell’informazione e della conoscenza, può rendere idealmente più vicino ciò che rappresenta il più importante degli obiettivi per chiunque operi nel mondo dei media.

    Il tema che viene reso noto oggi, precede il Messaggio per la 45a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che sarà pubblicato, come ogni anno, il prossimo 24 gennaio, ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.







    L’UDIENZA GENERALE




    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

    Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di Santa Matilde di Hackeborn, religiosa cistercense tedesca.

    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

    Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    oggi vorrei parlarvi di santa Matilde di Hackeborn, una della grandi figure del monastero di Helfta, vissuta nel XIII secolo. La sua consorella santa Gertrude la Grande, nel VI libro dell’opera Liber specialis gratiae (Il libro della grazia speciale), in cui vengono narrate le grazie speciali che Dio ha donato a santa Matilde, così afferma: "Ciò che abbiamo scritto è ben poco in confronto di quello che abbiamo omesso. Unicamente per gloria di Dio ed utilità del prossimo pubblichiamo queste cose, perché ci sembrerebbe ingiusto serbare il silenzio, sopra tante grazie che Matilde ricevette da Dio non tanto per lei medesima, a nostro avviso, ma per noi e per quelli che verranno dopo di noi" (Mechthild von Hackeborn, Liber specialis gratiae, VI, 1).

    Quest’opera è stata redatta da santa Gertrude e da un’altra consorella di Helfta ed ha una storia singolare. Matilde, all’età di cinquant’anni, attraversava una grave crisi spirituale, unita a sofferenze fisiche. In questa condizione confidò a due consorelle amiche le grazie singolari con cui Dio l’aveva guidata fin dall’infanzia, ma non sapeva che esse annotavano tutto. Quando lo venne a conoscere, ne fu profondamente angosciata e turbata. Il Signore, però, la rassicurò, facendole comprendere che quanto veniva scritto era per la gloria di Dio e il vantaggio del prossimo (cfr ibid., II,25; V,20). Così, quest’opera è la fonte principale a cui attingere le informazioni sulla vita e spiritualità della nostra Santa.

    Con Lei siamo introdotti nella famiglia del Barone di Hackeborn, una delle più nobili, ricche e potenti della Turingia, imparentata con l’imperatore Federico II, ed entriamo nel monastero di Helfta nel periodo più glorioso della sua storia. Il Barone aveva già dato al monastero una figlia, Gertrude di Hackeborn (1231/1232 - 1291/1292), dotata di una spiccata personalità, Badessa per quarant’anni, capace di dare un’impronta peculiare alla spiritualità del monastero, portandolo ad una fioritura straordinaria quale centro di mistica e di cultura, scuola di formazione scientifica e teologica. Gertrude offrì alle monache un’elevata istruzione intellettuale, che permetteva loro di coltivare una spiritualità fondata sulla Sacra Scrittura, sulla Liturgia, sulla tradizione Patristica, sulla Regola e spiritualità cistercense, con particolare predilezione per san Bernardo di Chiaravalle e Guglielmo di St-Thierry. Fu una vera maestra, esemplare in tutto, nella radicalità evangelica e nello zelo apostolico. Matilde, fin dalla fanciullezza, accolse e gustò il clima spirituale e culturale creato dalla sorella, offrendo poi la sua personale impronta.

    Matilde nasce nel 1241 o 1242 nel castello di Helfta; è la terza figlia del Barone. A sette anni con la madre fa visita alla sorella Gertrude nel monastero di Rodersdorf. È così affascinata da quell’ambiente che desidera ardentemente farne parte. Vi entra come educanda e nel 1258 diventa monaca nel convento trasferitosi, nel frattempo, ad Helfta, nella tenuta degli Hackeborn. Si distingue per umiltà, fervore, amabilità, limpidezza e innocenza di vita, familiarità e intensità con cui vive il rapporto con Dio, la Vergine, i Santi. È dotata di elevate qualità naturali e spirituali, quali "la scienza, l’intelligenza, la conoscenza delle lettere umane, la voce di una meravigliosa soavità: tutto la rendeva adatta ad essere per il monastero un vero tesoro sotto ogni aspetto" (Ibid., Proemio). Così, "l’usignolo di Dio" – come viene chiamata – ancora molto giovane, diventa direttrice della scuola del monastero, direttrice del coro, maestra delle novizie, servizi che svolge con talento e infaticabile zelo, non solo a vantaggio delle monache, ma di chiunque desiderava attingere alla sua sapienza e bontà.

    Illuminata dal dono divino della contemplazione mistica, Matilde compone numerose preghiere. È maestra di fedele dottrina e di grande umiltà, consigliera, consolatrice, guida nel discernimento: "Ella - si legge - distribuiva la dottrina con tanta abbondanza che non si è mai visto nel monastero, ed abbiamo, ahimé! gran timore, che non si vedrà mai più nulla di simile. Le suore si riunivano intorno a lei per sentire la parola di Dio, come presso un predicatore. Era il rifugio e la consolatrice di tutti, ed aveva, per dono singolare di Dio, la grazia di rivelare liberamente i segreti del cuore di ciascuno. Molte persone, non solo nel Monastero, ma anche estranei, religiosi e secolari, venuti da lontano, attestavano che questa santa vergine li aveva liberati dalle loro pene e che non avevano mai provato tanta consolazione come presso di lei. Compose inoltre ed insegnò tante orazioni che se venissero riunite, eccederebbero il volume di un salterio" (Ibid., VI,1).

    Nel 1261 giunge al convento una bambina di cinque anni di nome Gertrude: è affidata alle cure di Matilde, appena ventenne, che la educa e la guida nella vita spirituale fino a farne non solo la discepola eccellente, ma la sua confidente. Nel 1271 o 1272 entra in monastero anche Matilde di Magdeburgo. Il luogo accoglie, così, quattro grandi donne - due Gertrude e due Matilde –, gloria del monachesimo germanico. Nella lunga vita trascorsa in monastero, Matilde è afflitta da continue e intense sofferenze a cui aggiunge le durissime penitenze scelte per la conversione dei peccatori. In questo modo partecipa alla passione del Signore fino alla fine della vita (cfr ibid., VI, 2). La preghiera e la contemplazione sono l’humus vitale della sua esistenza: le rivelazioni, i suoi insegnamenti, il suo servizio al prossimo, il suo cammino nella fede e nell’amore hanno qui la loro radice e il loro contesto. Nel primo libro dell’opera Liber specialis gratiae, le redattrici raccolgono le confidenze di Matilde scandite nelle feste del Signore, dei Santi e, in modo speciale, della Beata Vergine. E’ impressionante la capacità che questa Santa ha di vivere la Liturgia nelle sue varie componenti, anche quelle più semplici, portandola nella vita quotidiana monastica. Alcune immagini, espressioni, applicazioni talvolta sono lontane della nostra sensibilità, ma, se si considera la vita monastica e il suo compito di maestra e direttrice di coro, si coglie la sua singolare capacità di educatrice e formatrice, che aiuta le consorelle a vivere intensamente, partendo dalla Liturgia, ogni momento della vita monastica.

    Nella preghiera liturgica Matilde dà particolare risalto alle ore canoniche, alla celebrazione della santa Messa, soprattutto alla santa Comunione. Qui è spesso rapita in estasi in una intimità profonda con il Signore nel suo ardentissimo e dolcissimo Cuore, in un dialogo stupendo, nel quale chiede lumi interiori, mentre intercede in modo speciale per la sua comunità e le sue consorelle. Al centro vi sono i misteri di Cristo verso i quali la Vergine Maria rimanda costantemente per camminare sulla via della santità: "Se tu desideri la vera santità, sta’ vicino al Figlio mio; Egli è la santità medesima che santifica ogni cosa" (Ibid., I,40). In questa sua intimità con Dio è presente il mondo intero, la Chiesa, i benefattori, i peccatori. Per lei Cielo e terra si uniscono.

    Le sue visioni, i suoi insegnamenti, le vicende della sua esistenza sono descritti con espressioni che evocano il linguaggio liturgico e biblico. Si coglie così la sua profonda conoscenza della Sacra Scrittura, che era il suo pane quotidiano. Vi ricorre continuamente, sia valorizzando i testi biblici letti nella liturgia, sia attingendo simboli, termini, paesaggi, immagini, personaggi. La sua predilezione è per il Vangelo: "Le parole del Vangelo erano per lei un alimento meraviglioso e suscitavano nel suo cuore sentimenti di tale dolcezza che sovente per l'entusiasmo non poteva terminarne la lettura … Il modo con cui leggeva quelle parole era così fervente che in tutti suscitava la devozione. Così pure, quando cantava in coro, era tutta assorta in Dio, trasportata da tale ardore che talvolta manifestava i suoi sentimenti con i gesti ... Altre volte, come rapita in estasi, non sentiva quelli che la chiamavano o la muovevano ed a mala pena riprendeva il senso delle cose esteriori" (Ibid., VI, 1). In una delle visioni, è Gesù stesso a raccomandarle il Vangelo; aprendole la piaga del suo dolcissimo Cuore, le dice: "Considera quanto sia immenso il mio amore: se vorrai conoscerlo bene, in nessun luogo lo troverai espresso più chiaramente che nel Vangelo. Nessuno ha mai sentito esprimere sentimenti più forti e più teneri di questi: Come mi ha amato mio Padre, cosi io vi ho amati (Joan. XV, 9)" (Ibid., I,22).

    Cari amici, la preghiera personale e liturgica, specialmente la Liturgia delle Ore e la Santa Messa sono alla radice dell’esperienza spirituale di santa Matilde di Hackeborn. Lasciandosi guidare dalla Sacra Scrittura e nutrire dal Pane eucaristico, Ella ha percorso un cammino di intima unione con il Signore, sempre nella piena fedeltà alla Chiesa. E’ questo anche per noi un forte invito ad intensificare la nostra amicizia con il Signore, soprattutto attraverso la preghiera quotidiana e la partecipazione attenta, fedele e attiva alla Santa Messa. La Liturgia è una grande scuola di spiritualità.

    La discepola Gertrude descrive con espressioni intense gli ultimi momenti della vita di santa Matilde di Hackeborn, durissimi, ma illuminati dalla presenza della Beatissima Trinità, del Signore, della Vergine Maria, di tutti i Santi, anche della sorella di sangue Gertrude. Quando giunse l’ora in cui il Signore volle attirarla a Sé, ella Gli chiese di poter ancora vivere nella sofferenza per la salvezza delle anime e Gesù si compiacque di questo ulteriore segno di amore.

    Matilde aveva 58 anni. Percorse l’ultimo tratto di strada caratterizzato da otto anni di gravi malattie. La sua opera e la sua fama di santità si diffusero ampiamente. Al compimento della sua ora, "il Dio di Maestà … unica soavità dell'anima che lo ama … le cantò: Venite vos, benedicti Patris mei ... Venite, o voi che siete i benedetti dal Padre mio, venite a ricevere il regno … e l'associò alla sua gloria" (Ibid., VI,8).

    Santa Matilde di Hackeborn ci affida al Sacro Cuore di Gesù e alla Vergine Maria. Invita a rendere lode al Figlio con il Cuore della Madre e a rendere lode a Maria con il Cuore del Figlio: "Vi saluto, o Vergine veneratissima, in quella dolcissima rugiada, che dal Cuore della santissima Trinità si diffuse in voi; vi saluto nella gloria e nel gaudio con cui ora vi rallegrate in eterno, voi che di preferenza a tutte le creature della terra e del cielo, foste eletta prima ancora della creazione del mondo! Amen" (Ibid., I, 45).



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers frères et sœurs, aujourd’hui je voudrais vous parler de sainte Mathilde (ou Mechtilde) de Hackeborn, religieuse cistercienne, qui a vécu, au 13ème siècle, en Allemagne. Attirée par la vie monastique, elle entrera jeune dans le monastère de Rodersdorf, et puis, en 1258, elle deviendra moniale à Helfta, en Saxe. Mathilde se distinguera par son humilité, sa ferveur, sa simplicité, sa pureté et par l’intensité de son union avec Dieu. Son don naturel pour le chant, lui vaudra le surnom de « rossignol de Dieu ». Elle sera l’auteur de nombreuses prières. Le livre de la grâce spéciale, rédigé par Gertrude la Grande, recueille les fruits de sa contemplation nourrie de la Liturgie, école de spiritualité. On y trouve l’une des plus anciennes références à la dévotion du Sacré-Cœur de Jésus, symbole de l’amour divin. En se laissant guider par la Sainte Écriture et nourrir par le Pain eucharistique, et s’appuyant sur la Liturgie, Mathilde vécut chaque moment de la vie monastique, dans la pleine fidélité à l’Église. Elle connut également d’intenses et continuelles souffrances auxquelles elle ajoutait de dures pénitences pour la conversion des pécheurs, participant ainsi à la passion du Seigneur jusqu’à la fin de sa vie, en 1299. Par son existence, Mathilde de Hackeborn nous invite à intensifier notre amitié avec le Seigneur, surtout à travers la prière quotidienne et la participation attentive, fidèle et active à l’Eucharistie !

    Je suis heureux d’accueillir ce matin les francophones présents, en particulier ceux venus d’Haïti. Je continue à porter les Haïtiens dans ma prière suppliant Dieu de soulager leur misère. Que votre pèlerinage à Rome, chers pèlerins, soit pour vous tous l’occasion d’approfondir votre relation personnelle avec le Christ. Que Dieu vous bénisse !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    In our catechesis today, we focus on the life of Saint Matilda of Hackeborn, one of several important thirteenth-century figures of the convent of Helfta in Saxony. Entering there at an early age, Matilda was formed in an intensely spiritual and intellectual atmosphere founded upon Sacred Scripture, the liturgy, and the patristic tradition. This climate, along with the gift of divine illumination that she received through her mystical contemplation, enabled her to compose numerous prayers and be of counsel and consolation to many. Distinguished by her humility and intelligence, and by the intensity with which she lived her relationship with God and the saints, Matilda became the director of the convent’s novices, its choir, and its school. In this way she also became the spiritual guide of Saint Gertrude the Great, another important figure of Germanic monasticism. Dear friends, Saint Matilda’s life of prayer, guided by Sacred Scripture and nourished by the Holy Eucharist, led her to an intimate union with Christ, expressed in her devotion to his Sacred Heart. May we too grow in that devotion, through the power of her intercession.

    I am pleased to greet the seminarians and staff from the Venerable English College and the new students and staff from the Pontifical Irish College, and I offer prayerful good wishes for their studies. I also welcome the members of the Christ Child Society from the Diocese of Toledo, Ohio, accompanied by Bishop Leonard Blair. Upon all the English-speaking visitors present at today’s audience, especially the pilgrim groups from Britain, Ireland, Denmark, Nigeria, Oceania, the Philippines, and North America, I invoke God’s abundant blessings.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    In der heutigen Katechese setze ich die Reihe der bedeutenden mittelalterlichen Frauengestalten fort, über die ich jetzt einige Zeit spreche, und zwar heute mit der hl. Mechthild von Hackeborn. Mechthild gehört zu den vier großen Mystikerinnen, die das Kloster Helfta in Mitteldeutschland berühmt gemacht haben: Es handelt sich um Gertrud und Mechthild von Hackeborn, Gertrud von Helfta und Mechthild von Magdeburg. Das Zisterzienserinnenkloster zu Helfta wurde etwa 40 Jahre lang von Mechthilds Schwester Gertrud geleitet, die es verstand, der Gemeinschaft eine außergewöhnliche geistliche und kulturelle Prägung zu vermitteln. In dieser Umgebung erwarb ihre jüngere Schwester Mechthild, die schon als Siebenjährige 1248 dem Kloster zur Erziehung anvertraut worden war, eine hohe liturgische und theologische Bildung, die sie dann mit großem Eifer an ihre Mitschwestern weitergab. Mechthilds reiche mystische Erfahrungen, von denen sie nur mündlich erzählt hat, wurden von Gertrud von Helfta, ihrer Biographin, aufgezeichnet. Die monastische Liturgie und die Heilige Schrift waren die Quellen ihres geistlichen Lebens. In ihren Visionen ist es immer wieder Christus selbst, der durch das Evangelium zu ihr spricht und sie die Größe seiner Liebe zu den Menschen ahnen läßt. Dies ist ihr besonders deutlich geworden in dem Jesuswort: »Wie mich der Vater geliebt hat, so habe ich euch geliebt« (Joh 15,9). Mechthild nimmt die Worte des Stundengebets und der Heiligen Messe als eine Art Nahrung in die tägliche Arbeit mit. So ist für sie Himmel und Erde miteinander verbunden und gegenseitig offen aufeinander. In der ständigen Verbundenheit mit Gott ist ihr die konkrete Welt immer gegenwärtig: die Kirche, die Wohltäter, die Sünder. Ihre Biographin berichtet, daß sie im Alter den Herrn gebeten hat, für die Rettung der Seelen noch einige Zeit auf dieser Welt leiden zu dürfen. Jesus erfüllte diesen Wunsch; und noch acht Jahre lang lebte sie mit Gebrechen und Krankheiten, ehe sie 1298 zur Vollendung gelangte.

    Ganz herzlich grüße ich die Pilger deutscher Sprache, besonders die Wallfahrer des Malteserhilfsdienstes aus Österreich. Herzlich willkommen! Mögen euch viele schöne Stunden hier in Rom geschenkt sein, die ihr als innere Gabe und Kraft nach Hause mitnehmt! Zudem ist aus den Niederlanden heute eine große Pilgergruppe des Bistums Rotterdam mit ihrem Bischof Adrian van Luyn zugegen. Herzlich willkommen! Die hl. Mechthild will uns ein Vorbild sein, im Gebet mit Gott verbunden zu bleiben und so den Alltag zu heiligen. Der Herr begleite euch auf allen euren Wegen.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    Hoy quisiera hablaros de Matilde de Hackeborn, una santa alemana que vivió en el siglo doce. Hija de familia noble, ingresó muy joven en el Monasterio de Helfta, donde su hermana, Santa Gertrudis de Hackeborn, era abadesa. De hecho, la fuente principal para conocer la vida de Santa Matilde es un libro escrito por Gertrudis, titulado "El libro de las gracias".

    En este monasterio, se vivía en un clima de gran radicalidad evangélica, y las religiosas gozaban además de una excelente formación humana, bíblica y patrística. En este contexto, va madurando la consagración de Matilde. Pronto destacó por su entrega a la vida monástica y por sus grandes dotes humanas. Por ello, se le confió la escuela del monasterio, la dirección del coro y la formación de las novicias. En su vida espiritual gozaba de continuas experiencias místicas y el Señor le concedió un don especial para el consejo. Su espiritualidad giraba en torno a la oración personal y litúrgica, especialmente la Liturgia de las Horas y la Santa Misa.

    Santa Matilde falleció cuando tenía cincuenta y ocho años, después de sufrir durante un largo período graves enfermedades, que no dudó en ofrecer por la salvación de las almas. A su muerte, su fama de santidad se extendió rápidamente.

    Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a la Delegación de la Junta de Castilla y León, de España, y a la de la Escuela de Carabineros, de Santiago de Chile, así como a los demás grupos provenientes de España, México, Panamá, y demás países latinoamericanos. Que el ejemplo de Santa Matilde nos mueva a todos a considerar la Liturgia como una gran escuela de espiritualidad.

    Muchas gracias.
    ]

    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    Santa Matilde de Hackeborn foi uma das grandes figuras do monaquismo alemão no século XIII. Desde criança sentiu-se chamada à vida religiosa, vindo a fazer parte da comunidade do mosteiro de Helfa, no período mais glorioso da sua história, onde se oferecia uma sólida formação intelectual e espiritual fundada na Sagrada Escritura, na Liturgia, na Tradição Patrística e na regra cisterciense. As elevadas qualidades naturais e espirituais de que era dotada, associadas ao dom divino da contemplação mística, faziam que muitas pessoas, às vezes vindas de longe, a procurassem para encontrar o consolo dos seus sábios conselhos. De fato, ao deixar-se guiar pela Sagrada Escritura e nutrindo-se pelo Pão eucarístico, Matilde percorreu um caminho de íntima união com o Senhor, entrando em diálogo com o seu dulcíssimo e ardente Coração, fonte de luzes interiores e ocasião de intercessão pelas suas irmãs. Pouco após a sua morte, a sua obra e a sua fama de santidade já tinham se difundido grandemente.

    Saúdo, com fraterna amizade, os peregrinos vindos de Portugal e de demais países de língua portuguesa, cuja romagem se detém hoje junto do túmulo de São Pedro e nesta Audiência com o seu Sucessor: Obrigado pela vossa presença e oração! Peço a Cristo Senhor que guarde no seu Coração Sagrado as vossas famílias e comunidades cristãs, abençoando a todos com a sua paz e o seu amor.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE



    ○ Saluto in lingua polacca

    Słowo pozdrowienia kieruję do Polaków, a zwłaszcza do przedstawicielek Zgromadzenia Sióstr Zmartwychwstania Pańskiego, które gromadzą się na kapitule generalnej. Niech modlitwa i refleksja przyniesie obfite owoce duchowe. Wszystkich tu obecnych polecam opiece Archaniołów Michała, Gabriela i Rafała, patronów dnia dzisiejszego, i z serca błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

    [Una parola di saluto rivolgo ai polacchi qui presenti, e in particolare alle rappresentanti della Congregazione della Suore della Risurrezione del Signore che si radunano per il Capitolo Generale. La preghiera e la riflessione portino abbondanti frutti spirituali. Raccomando tutti alla protezione degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, patroni del giorno, a vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua ucraina

    Щиро вітаю українських прочан. Дорогі друзі, бажаю, щоб кожний із вас відчув живу присутність Бога у своїй Церкві. Від щирого вас благословлю. Слава Ісусу Христу!

    [Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ucraini. Cari amici, auguro che ciascuno di voi possa fare l’esperienza della presenza viva del Signore nella sua Chiesa. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua ungherese

    Isten hozta a magyar híveket, különösen is azokat, akik Pécsről érkeztek. Kedves Testvéreim, Szent Mihály, Gábor és Ráfáel Arkangyalok közbenjárását kérve szívesen adom apostoli áldásomat Rátok és családjaitokra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

    [Saluto con affetto i fedeli ungheresi, specialmente quelli che sono arrivati da Pécs.

    Cari fratelli e sorelle, mentre chiedo l'intercessione dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, volentieri imparto la Benedizione Apostolica a tutti voi e alle vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua croata

    Upućujem srdačan pozdrav svim hrvatskim hodočasnicima, a na poseban način vjernicima iz župe Svetog Luke iz Zagreba. Po zagovoru svetih Arkanđela koje danas slavimo, obdario Gospodin vas i vaše obitelji mirom i svakim nebeskim blagoslovom. Hvaljen Isus i Marija!

    [Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini croati, e in modo particolare ai fedeli della parrocchia di San Luca di Zagabria. Con l’intercessione dei santi Arcangeli che oggi celebriamo, il Signore doni a voi e alle vostre famiglie la pace e ogni benedizione celeste. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua ceca

    Upřímně vítám poutníky z farnosti svaté Ludmily v Praze! Včera jsme oslavili patrona české církve, mučedníka svatého Václava. Zůstaňte vždy věrni duchovnímu odkazu tohoto velikána dějin vaší vlasti! Srdečně vám žehnám. Chvála Kristu!

    [Un cordiale benvenuto ai pellegrini della parrocchia di Santa Ludmilla, di Praga! Ieri abbiamo festeggiato il Patrono della Chiesa Ceca, San Venceslao, martire. Rimanete sempre fedeli all'eredità spirituale di questo gigante della storia della vostra Patria! Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua slovacca

    Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov zo Širokého a Košíc ako aj ďakovnú púť študentov a pedagógov Grécko-katolíckeho gymnázia svätého Jána Krstiteľa z Trebišova. Bratia a sestry, pozajtra sa začína mariánsky mesiac október. Pozývam vás do školy Panny z Nazareta. Učte sa od nej byť stále ochotní plniť Božiu vôľu. S láskou žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi provenienti da Široké e Košice come pure il pellegrinaggio di ringraziamento degli studenti e docenti del Ginnasio greco-cattolico San Giovanni Battista di Trebišov. Fratelli e sorelle, dopodomani inizia il mese mariano di ottobre. Vi invito a mettervi alla scuola della Vergine di Nazaret. Imparate da Lei ad essere sempre disponibili a compiere la volontà di Dio. Con affetto benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua romena

    Adresez un cordial salut pelerinilor provenind din România. Iubţi prieteni, urez ca vizita voastră la mormintele Apostolilor să suscite în voi o angajare tot mai generoasă de mărturie creştină în Patria voastră. Invoc peste voi şi familiile voastre binecuvântarea mea apostolică. Lăudat să fie Isus Cristos!

    [Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Romania. Cari amici, auguro che la visita alle tombe degli Apostoli susciti in voi un sempre più generoso impegno di testimonianza cristiana nella vostra Patria. Invoco su di voi e sulle vostre famiglie la mia benedizione apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto con affetto i fedeli della diocesi di Belluno-Feltre, accompagnati dal loro Pastore, Mons. Giuseppe Andrich, e convenuti a Roma per pregare sulla tomba del Servo di Dio Giovanni Paolo I in occasione dell’anniversario della sua morte. Saluto gli alunni del Pontificio Collegio Internazionale "Maria Mater Ecclesiae" di Roma, assicurando per ciascuno un ricordo nella preghiera, perché il Signore li ricolmi sempre dei suoi doni di grazia. Saluto, inoltre, i partecipanti al pellegrinaggio dei Giovani del Movimento dei Focolari, promosso in occasione della beatificazione di Chiara Badano e li invito, sull'esempio della nuova Beata, a proseguire nell'impegno di adesione a Cristo e di testimonianza evangelica.

    Saluto infine i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. L'odierna festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e quella imminente dei santi Angeli Custodi, ci spingono a pensare alla provvida premura con cui Dio si occupa di ogni persona umana. Sentite accanto a voi, cari giovani, la presenza degli Angeli e lasciatevi guidare da loro, affinché tutta la vostra vita sia illuminata dalla Parola di Dio. Voi, cari ammalati, aiutati dai vostri Angeli Custodi, unite le vostre sofferenze a quelle di Cristo per il rinnovamento spirituale dell'umana società. E voi, cari sposi novelli, ricorrete sovente all'aiuto dei vostri Angeli Custodi, affinché possiate crescere nella costante testimonianza di un amore autentico.



    APPELLO DEL SANTO PADRE APPELLO DEL SANTO PADRE

    Nel corso dell’Udienza, dopo la sintesi della catechesi in lingua inglese, il Santo Padre ha pronunciato il seguente appello per la grave crisi umanitaria nel nord della Nigeria, sconvolta dalle inondazioni:

    My thoughts also turn to the grave humanitarian crisis which has recently struck Northern Nigeria, where some two million people have been forced to flee their homes because of severe flooding. To all those affected I express my spiritual closeness and I assure them of my prayers.

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    00 30/09/2010 15:38
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

    Em.mo Card. Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    il Prof. Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità di Sant’Egidio

    con:

    S.E. Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia (Italia).






    LE UDIENZE (AGGIUNTA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto oggi in Udienza:

    S.E. Mons. Mieczysław Mokrzycki, Arcivescovo di Lviv dei Latini (Ucraina).

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    00 01/10/2010 15:36
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE I - NOROESTE), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Luiz Soares Vieira, Arcivescovo di Manaus

    con i Vescovi Ausiliari:

    S.E. Mons. Mário Pasqualotto, P.I.M.E., Vescovo tit. di Vico di Cesare

    S.E. Mons. Mário Antônio Da Silva, Vescovo tit. di Arena;

    S.E. Mons. Evangelista Alcimar Caldas Magalhães, O.F.M. Cap,. Vescovo di Alto Solimões;

    S.E. Mons. Giuliano Frigeni, P.I.M.E., Vescovo di Parintins;

    S.E. Mons. Roque Paloschi, Vescovo di Roraima;

    S.E. Mons. Edson Taschetto Damian, Vescovo di São Gabriel da Cachoeira.









    RINUNCE E NOMINE





    RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI SHREWSBURY (INGHILTERRA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Shrewsbury (Inghilterra), presentata da S.E. Mons. Brian M. Noble, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Gli succede S.E. Mons. Mark Davies, finora Vescovo Coadiutore della medesima diocesi.



    RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VICARIO APOSTOLICO DI PHNOM-PENH (CAMBOGIA)

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Phnom-Penh (Cambogia), presentata da S.E. Mons. Emile Destombes, M.E.P., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Gli succede S.E. Mons. Olivier Schmitthaeusler, M.E.P., Coadiutore del medesimo Vicariato Apostolico.

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    00 02/10/2010 15:24
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE I - NOROESTE), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Moacyr Grechi, O.S.M., Arcivescovo di Porto Velho;

    S.E. Mons. Mosé João Pontelo, C.S.Sp., Vescovo di Cruzeiro do Sul;

    S.E. Mons. Geraldo Verdier, Vescovo di Guajará-Mirim;

    S.E. Mons. Franz Josef Meinrad Merkel, Vescovo di Humaitá, C.S.Sp..






    RINUNCE E NOMINE





    RINUNCIA DI AUSILIARI DI GUATEMALA (GUATEMALA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di Vescovo Ausiliare di Guatemala (Guatemala), presentata da S.E. Mons. José Ramiro Pellecer Samoya, Vescovo titolare di Teglata di Proconsolare, e da Mario Enrique Rios Mont, Vescovo titolare di Tiguala, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



    RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI GUATEMALA (GUATEMALA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Guatemala (Guatemala), presentata dall’Em.mo Card. Rodolfo Ignacio Quezada Toruño, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Guatemala (Guatemala) S.E. Mons. Oscar Julio Vian Morales, S.D.B., finora Arcivescovo di Los Altos, Quetzaltenango-Totonicapán.

    S.E. Mons. Oscar Julio Vian Morales, S.D.B.

    S.E. Mons. Oscar Julio Vian Morales, S.D.B., è nato a Guatemala City il 18 ottobre 1947. Ordinato sacerdote il 15 agosto 1976, nel 1980 ha ottenuto la licenza in Liturgia presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo.

    Come sacerdote ha svolto, fra altri, i seguenti incarichi: Consigliere Scolastico nell’Istituto Tecnico Don Bosco a Panama, professore dell’Istituto Teologico Salesiano di Guatemala, Direttore del collegio salesiano "San Miguel" di Tegucigalpa in Honduras, Delegato Ispettore della pastorale giovanile, Consigliere Provinciale, Direttore del Centro Giovanile Don Bosco di Managua e Direttore del Collegio Don Bosco a Città di Guatemala.

    Il 30 novembre 1996 è stato nominato Vicario Apostolico di El Petén e ha ricevuto la consacrazione episcopale il 1° febbraio del 1997. Il 19 aprile 2007 è stato trasferito all’Arcidiocesi di Los Altos, Quetzaltenango-Totonicapán.



    NOMINA DEL VESCOVO DI UGENTO-SANTA MARIA DI LEUCA (ITALIA)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca (Italia) il Rev.do Mons. Vito Angiuli, del clero dell’arcidiocesi metropolitana di Bari-Bitonto, finora Pro-Vicario Generale della medesima arcidiocesi.

    Rev.do Mons. Vito Angiuli

    Il Rev.do Mons. Vito Angiuli è nato a Sannicandro di Bari il 6 agosto 1952.

    Ha compiuto gli studi ginnasiali e liceali presso il Seminario Minore di Bari, e quelli filosofico-teologici presso il Seminario Regionale di Molfetta. Nel 1993 si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Bari e nel 1997 ha ottenuto il Dottorato in Teologia Dommatica alla Pontificia Università Gregoriana.

    Ordinato sacerdote il 23 aprile 1977 per l'Arcidiocesi di Bari-Bitonto, ha esercitato il ministero sacerdotale come Vicario Parrocchiale a Sannicandro di Bari dal 1977 al 1982; Educatore nel Seminario Arcivescovile di Bari dal 1981 al 1982; Vice-Rettore del Seminario Regionale di Molfetta dal 1982 al 1990; dal 1990 Padre Spirituale del Seminario Regionale di Molfetta e Docente presso l’Istituto Teologico Pugliese. Dal 1993 al 1998 è stato Direttore dell’Ufficio Pastorale Diocesano; dal 1994 al 1998 è stato Vicario Episcopale per la Pastorale; dal 1995 al 1998 ha svolto gli incarichi di Vicario Episcopale per l’Evangelizzazione e di Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano.

    Dal 1998 è Pro-Vicario Generale di Bari-Bitonto; dal 2000 è Docente presso l’Istituto di Scienze Religiose di Bari e Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Odegitria di Bari.

    È Protonotario Apostolico Soprannumerario dal 5 marzo 2000. Dal 2002 è Canonico del Capitolo della cattedrale di Bari.

    È autore di alcune pubblicazioni concernenti materie filosofico-teologiche e storico-catechetiche.


















    LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLA CELEBRAZIONE DEL III CENTENARIO DELLA CONSACRAZIONE DELLA CATTEDRALE DI MINSK (BIELORUSSIA) (9 OTTOBRE 2010)

    In data 7 agosto 2010, il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato l’Em.mo Card. Jozef Tomko, Prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Suo Inviato Speciale alla celebrazione del III centenario della consacrazione della Cattedrale di Minsk (Bielorussia), che avrà luogo il 9 ottobre 2010.

    Il Cardinale Inviato Speciale sarà accompagnato da una Missione composta dai seguenti ecclesiastici:

    - Rev.do Mons. Edmund Dowgilowicz-Nowicki, Parroco della Parrocchia di San Giuseppe a Maladzechna;

    - Rev.do P. Bernard Radzik, O.C.D., Parroco della Parrocchia di Sant’Andrea a Narach.

    Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. Jozef Tomko:


    LETTERA DEL SANTO PADRE

    Venerabili Fratri Nostro

    IOSEPHO S.R.E. Cardinali TOMKO

    Congregationis pro Gentium Evangelizatione Praefecto emerito

    Minscensis-Mohiloviensis communitas ecclesialis grato omnino animo trecentos celebrat annos a consecratione cathedralis sui templi, Nomini Sanctissimae Mariae dicati. Dilecti istius gregis pastores et fideles, memoriam huius eventus recolentes, evangelici itineris praecipua elementa assidue perscrutantur, Domini vocem diligenter auscultant, sociali in provincia accurate eius providentiam demonstrant. Multa revera sunt pastoralia incepta, spiritales potissimum exercitationes, quae haec Ecclesia particularis suis proponit fidelibus omnibusque hominibus bonae voluntatis, ut omnes clare videre possint quomodo religio christiana historiam istius regionis sit comitata.

    Die IX proximi mensis Octobris, fausta iubilaei data occasione, sollemnis agetur in cathedrali aede celebratio, signum erga Deum omnipotentem pastorum et fidelium gratitudinis ob tanta Eius beneficia quae saeculorum decursu toti ecclesiali communitati largiri est dignatus.

    Nuper igitur Venerabilis Frater Thaddaeus Kondrusiewicz, Archiepiscopus Metropolita Minscensis-Mohiloviensis, actuose gregem sibi concreditum per semitas Evangelii ducens, humanissime a Nobis quaesivit ut aliquem eminentem virum ad memoratam celebrationem mitteremus, qui Nostras vices Minsci posset gerere Nostramque erga christianos ibi adstantes dilectionem manifestare. Ad Te ergo, Venerabilis Frater Noster, qui Congregationi pro Gentium Evangelizatione olim praefuisti quique fidelium Bielorussiae funditus laetitias novisti et difficultates, mentem Nostram vertimus Teque hisce Litteris MISSUM EXTRAORDINARIUM NOSTRUM nominamus ad sollemnem celebrationem III centenarii dedicationis ecclesiae cathedralis Minscensis, quae die IX proximi mensis Octobris agetur.

    Praeclaro illo in templo sollemni praesidebis Eucharistiae atque, Sacrarum Scripturarum verba recolens: "Adducam eos in montem sanctum meum et laetificabo eos in domo orationis meae" (Is 56,7), omnes adstantes sermone tuo ad diligentiorem usque Christi vitae imitationem cohortaberis: decet enim ut novis viribus novaque diligentia peculiarem dilectionem Christi Ecclesiae et Evangelii demonstrent atque fidei virtute cotidie ardeant.

    Rogamus Te etiam ut nomine Nostro omnibus ibi congregatis salutationem afferas, Archiepiscopo praesertim Metropolitae Minscensi-Mohiloviensi ceterisque sacris Pastoribus, presbyteris, religiosis viris ac mulieribus, christifidelibus laicis. Exoptamus denique ut verba Nostrae benevolentiae etiam ad civiles auctoritates extendas et ad omnes qui Ecclesiae missionem, libertatis religiosae notionem atque sincerum personae humanae bonum studiose considerant.

    Nos autem Te, Venerabilis Frater Noster, in tua missione implenda precibus comitabimur. Denique Benedictionem Nostram Apostolicam libentes Tibi impertimur, signum Nostrae erga Te benevolentiae et caelestium donorum pignus, quam omnibus celebrationis participibus rite transmittes.

    Ex Aedibus Vaticanis, die VIII mensis Iunii, anno MMX, Pontificatus Nostri sexto.

    BENEDICTUS PP. XVI











    LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLA CELEBRAZIONE DEL MILLENARIO DELL’ABBAZIA DI SAINT-PIERRE DE SOLESMES (FRANCIA) (12 OTTOBRE 2010)

    In data 7 agosto 2010, il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato l’Em.mo Card. Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Suo Inviato Speciale alla celebrazione del millenario dell’Abbazia di Saint-Pierre de Solesmes (Francia), che avrà luogo il 12 ottobre 2010.

    Il Cardinale Inviato Speciale sarà accompagnato da una Missione composta dai seguenti religiosi:

    - Dom Michel Du Merle, monaco che, tra gli altri incarichi, si occupa del dialogo interreligioso;

    - Dom Bertrand Gamelin, monaco bibliotecario dell’Abbazia.

    Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. Jean-Louis Tauran:


    LETTERA DEL SANTO PADRE

    Venerabili Fratri Nostro

    IOANNI LUDOVICO S.R.E. CARDINALI TAURAN

    Pontificii Consilii pro Dialogo inter Religiones Praesidi

    Millesimo recurrente anno a dedicatione Abbatiae Sancti Petri Solesmensis, dignum omnino videtur singulare hoc faustum eventum magno cum iubilo memorari. Miram consideramus divinae Providentiae tutelam in hunc locum, quondam a domino Godefrido conditum, quod plures historiae eversiones ac turbationes persistere potuit, tot per generationes Deo servire eiusque laudem cotidie extollere diligenti oratione et labore, praesertim verum pulcherrimo canto Gregoriano qui maxime ibi a monachis colitur. Ideo gaudentes notitiam percepimus hoc in monasterio annum iubilarem fieri. Ad maiorem profecto honorem tribuendum huic fausto iubilaeo Reverendissimus Pater Philippus Dupont, O.S.B., Abbas Solesmensis, a Nobis petivit ut eminentem Praesulem mitteremus qui Personam Nostram gereret.

    Permoti quidem pia eius postulatione, decernimus mittere Patrem Purpuratum ad proximum dictae Abbatiae festum diem sollemniore ritu celebrandum. Ad te autem fidentes recurrimus, Venerabilis Frater Noster, qui Gallicae Nationis praestantissimus es filius Nobisque carissimus, quique iam tot per annos Romae ministerium tuum fideliter praestas in Sedis Apostolicae et universalis Ecclesiae utilitatem, primum quidem in Secretaria Status, nunc autem veluti Pontificii Consilii pro Dialogo inter Religiones Praeses. Quapropter hisce Litteris Missum Extraordinarium Nostrum te nominamus ad sollemnem celebrationem millesimi expleti anni a dedicatione Abbatiae Sancti Petri, quae Solesmae persolvetur die XII proximi mensis Octobris.

    Hoc die igitur liturgicis celebrationibus Nostro nomine praesidebis Nostramque benignam omnibus significabis salutationem. In precibus clementi Deo grato animo commendabis omnes defunctos monachos Benedictinos cunctosque Abbatiae benefactores. Congregatos inde invitabis ad catholicae fidei, spei et caritatis aequam testificationem, potissimum ad fidelitatem servandam erga Dei mandata necnon antiquam christianam et religiosam traditionem.

    Comitetur missionem tuam valida intercessio Beatissimae Virginis Mariae, Matris Ecclesiae, atque insignis Abbatis et Patriarchae sancti Benedicti. Benedictionem denique Apostolicam, caelestis gratiae auspicem atque propensae Nostrae voluntatis testem, tibi in primis impertimus, Venerabilis Frater Noster, eamque illius communitatis sollicito Abbati omnibus cum sodalibus, ceteris adstantibus Episcopis, sacerdotibus, religiosis viris et mulieribus, christifidelibus laicis, civilibus auctoritatibus omnibusque iubilaris laetitiae participibus nomine Nostro largiaris volumus.

    Ex Arce Gandulfi, die XIII mensis Septembris, anno MMX, Pontificatus Nostri sexto.

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 04/10/2010 15:27
    VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (REGIONI "NORTE I" E "NOROESTE")

    Alle ore 12 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile (Regioni

    Norte 1e Noroeste), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Caros Irmãos no Episcopado,

    É com muita satisfação que vos dou as boas-vindas, Pastores dos Regionais Norte 1 e Noroeste da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil, por ocasião da vossa visita ad Limina Apostolorum. Agradeço a Dom Moacyr Grechi pelas suas amáveis palavras e pelos sentimentos expressos em vosso nome, ao mesmo tempo em que asseguro que vos tenho presente diariamente nas minhas orações, pedindo ao Céu que sustente e torne fecundos os esforços que fazeis – muitas vezes carecendo de meios adequados – para levar a Boa Nova de Jesus a todos os cantos da floresta amazônica, conscientes de que "Deus quer que todos os homens se salvem e cheguem ao conhecimento da verdade" (1 Tim 2,4).

    Deus pode realizar esta salvação por vias extraordinárias que somente Ele conhece. Entretanto, se o seu Filho veio, foi precisamente para nos revelar, pela sua palavra e pela sua vida, os caminhos ordinários da salvação; e Ele mandou-nos transmitir aos outros essa revelação, com a sua própria autoridade. Sendo assim, não podemos furtar-nos a este pensamento: os homens poderão salvar-se por outras vias, graças à misericórdia de Deus, se não lhes anunciar o Evangelho; mas poderei eu salvar-me se por negligência, medo, vergonha ou por seguir idéias falsas, deixar de o anunciar?

    Por vezes deparamos com esta objeção: impor uma verdade, ainda que seja a verdade do Evangelho, impor uma via, ainda que seja a salvação, não pode ser senão uma violência à liberdade religiosa. Apraz-me transcrever a reposta pertinente e elucidativa que lhe deu o Papa Paulo VI: "É claro que seria certamente um erro impor qualquer coisa à consciência dos nossos irmãos. Mas propor a essa consciência a verdade evangélica e a salvação em Jesus Cristo, com absoluta clareza e com todo o respeito pelas opções livres que essa consciência fará – e isso, sem pressões coercitivas, sem persuasões desonestas e sem aliciá-la com estímulos menos retos – longe de ser um atentado à liberdade religiosa, é uma homenagem a essa liberdade, à qual é proporcionado o escolher uma via que mesmo os não crentes reputam nobre e exaltante. (…) Esta maneira respeitosa de propor Cristo e o seu Reino, mais do que um direito, é um dever do evangelizador. E é também um direito dos homens seus irmãos receber dele o anúncio da Boa Nova da salvação" (Exort. ap. Evangelii nuntiandi, 80).

    "Ai de mim, se eu não anunciar o Evangelho!" (1 Co 9,16) exclamava o Apóstolo das gentes. O desejo de anunciar o Evangelho nasce de um coração enamorado por Jesus, que anela ardentemente que mais pessoas possam receber o convite e participar no banquete das Bodas do Filho de Deus (cf. Mt 22,8-10). De fato, a missão é o desbordar da chama de amor que se inflama no coração do ser humano, que, ao abrir-se à verdade do Evangelho e deixar-se transformar por ela, passa a viver a sua vida – como dizia São Paulo – "na fé do Filho de Deus que me amou e se entregou por mim" (Gal 2,20). Conseqüentemente, o chamado à missão não é algo destinado exclusivamente a um restrito grupo de membros da Igreja, mas um imperativo dirigido a cada batizado, um elemento essencial da sua vocação. Como afirmou o Concílio Vaticano II: a "vocação cristã é, por sua própria natureza, vocação ao apostolado" (Decr. Apostolicam actuositatem, 2). Neste sentido, um dos compromissos centrais da V Conferência do Episcopado Latino-Americano e Caribenho, que tive a alegria de iniciar em Aparecida, em 2007, foi o de despertar nos cristãos a consciência de discípulos e missionários, resgatando a dimensão missionária da Igreja ao convocar uma "Missão Continental".

    Ao pensar nos desafios que esta proposta de renovação missionária supõe para vós, Prelados brasileiros, vem-me a mente a figura do Beato José de Anchieta. Com efeito a sua incansável e generosíssima atividade apostólica, não isenta de graves perigos, que fez com que a Palavra de Deus se propagasse tanto entre os índios quanto entre os portugueses – razão pela qual desde o momento de sua morte recebeu o epíteto de Apóstolo do Brasil – pode servir de modelo para ajudar as vossas Igrejas particulares a encontrar os caminhos para empreender a formação dos discípulos missionários no espírito da Conferência de Aparecida (cf. Documento de Aparecida, 275).

    Contudo, os desafios do contexto atual poderiam conduzir a uma visão reducionista do conceito de missão. Esta não pode ser limitada a uma simples busca de novas técnicas e formas que tornem a Igreja mais atrativa e capaz de vencer a concorrência com outros grupos religiosos ou com ideologias relativistas. A Igreja não trabalha para si: está ao serviço de Jesus Cristo; existe para fazer que a Boa Nova seja acessível para todas as pessoas. A Igreja é católica justamente porque convida todo o ser humano a experimentar a nova existência em Cristo. A missão, portanto, nada mais é que a conseqüência natural da própria essência da Igreja, um serviço do ministério da união que Cristo quis operar no seu corpo crucificado.

    Isso deve levar a refletir que o esmorecimento do espírito missionário talvez não se deva tanto a limitações e carências nas formas externas da ação missionária tradicional quanto ao esquecimento de que a missão deve alimentar-se de um núcleo mais profundo. Esse núcleo é a Eucaristia. Esta, como presença do amor humano-divino de Jesus Cristo, supõe continuamente o passo de Jesus aos homens que serão seus membros, que serão eles mesmos Eucaristia. Em suma, para que a Missão Continental seja realmente eficaz, esta deve partir da Eucaristia e conduzir para a Eucaristia.

    Amados irmãos, ao retornardes às vossas dioceses e prelazias, peço-vos que transmitais aos vossos sacerdotes, religiosos, religiosas, seminaristas, catequistas e fiéis, a saudação afetuosa do Papa, que em todos pensa e por todos ora com grande afeto e firme esperança. À intercessão do Beato José de Anchieta, que encontrava no Sacrário o segredo da sua eficácia apostólica, confio as vossas pessoas, as vossas intenções e propósitos pastorais, para que o nome de Cristo esteja sempre presente no coração e nos lábios de cada brasileiro. Com estes sentimentos vos acompanham a minha prece e a minha Bênção Apostólica.

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    Caterina63
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    00 04/10/2010 15:53
    [SM=g1740738] L'Angelus Domini del Papa in Sicilia e l'invito al Rosario....

    sul finale c'è un pò di pausa prima della benedizione conclusiva...
    it.gloria.tv/?media=101430




    [SM=g1740717]


    [SM=g1740750] [SM=g1740752]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 05/10/2010 00:47
    Il Papa ai Vescovi brasiliani delle regioni Norte 1 e Noroeste
    La missione non è ricerca di nuove tecniche ma servizio al Vangelo di Cristo




    ROMA, lunedì, 4 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo lunedì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza in Vaticano i Vescovi delle regioni Norte 1 e Noroeste della Conferenza episcopale brasiliana, in occasione della loro visita “ad limina Apostolorum”.

    * * *

    Cari Fratelli nell'Episcopato,

    È con grande soddisfazione che vi do il benvenuto, pastori dei Regionali Norte 1 e Noroeste della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile, in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. Ringrazio monsignor Moacyr Grechi per le cordiali parole e per i sentimenti che mi ha espresso a nome vostro, e allo stesso tempo vi assicuro che vi tengo presenti ogni giorno nelle mie preghiere, chiedendo al Cielo di sostenere e di rendere fecondi gli sforzi che fate — molto spesso senza i mezzi adeguati — per portare la Buona Novella di Gesù in tutti gli angoli della foresta amazzonica, consapevoli che Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4).

    Dio può realizzare questa salvezza lungo vie straordinarie che solamente Lui conosce. Tuttavia, se suo Figlio è venuto, è stato proprio per rivelarci, attraverso la sua parola e la sua vita, i cammini ordinari della salvezza; ed Egli ci ha poi inviati a trasmettere agli altri questa rivelazione, con la sua stessa autorità. Noi non possiamo quindi sottrarci a questo pensiero: gli uomini potranno salvarsi per altre vie, grazie alla misericordia di Dio, se non annunciamo loro il Vangelo; ma potrò io salvarmi se per negligenza, paura e vergogna e per seguire idee false, smettessi di annunciarlo?

    A volte ci viene sollevata questa obiezione: imporre una verità, sebbene sia la verità del Vangelo, imporre una via, sebbene sia la salvezza, non può che essere una violenza alla libertà religiosa. Mi compiaccio di trascrivere qui la risposta pertinente e chiarificatrice che diede Papa Paolo VI: «Sarebbe certo un errore imporre qualcosa alla coscienza dei nostri fratelli. Ma proporre a questa coscienza la verità evangelica e la salvezza in Gesù Cristo con piena chiarezza e nel rispetto assoluto delle libere opzioni che essa farà — senza «spinte coercitive o sollecitazioni disoneste o stimoli meno retti» — lungi dall'essere un attentato alla libertà religiosa, è un omaggio a questa libertà, alla quale è offerta la scelta di una via, che gli stessi non credenti stimano nobile ed esaltante... Questo modo rispettoso di proporre il Cristo e il suo Regno, più che un diritto, è un dovere dell'evangelizzatore. Ed è parimenti un diritto degli uomini suoi fratelli di ricevere da lui l'annuncio della Buona Novella della salvezza» (Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, n. 80).

    «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9, 16), esclamava l'Apostolo delle genti. Il desiderio di annunciare il Vangelo nasce da un cuore innamorato di Gesù, che vuole ardentemente che più persone possano ricevere l'invito a partecipare al banchetto di nozze del Figlio di Dio (cfr Mt 22, 8-10). Di fatto, la missione è il diffondersi della fiamma d'amore che arde nel cuore dell'essere umano, che, aprendosi alla verità del Vangelo e lasciandosi trasformare da essa, passa a vivere la sua vita — come diceva san Paolo — «nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2, 20). Di conseguenza, la chiamata alla missione non è qualcosa di destinato esclusivamente a un ristretto gruppo di membri della Chiesa, ma è un imperativo rivolto a ogni battezzato, un elemento essenziale della sua vocazione. Come ha affermato il concilio Vaticano II: «la vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all'apostolato» (Decreto Apostolicam actuositatem, n. 2). In tal senso, uno degli impegni centrali della v Conferenza dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, che ho avuto la gioia di aprire ad Aparecida, nel 2007, è stato quello di risvegliare nei cristiani la consapevolezza di essere discepoli e missionari; ha così riscattato la dimensione missionaria della Chiesa convocando una «Missione Continentale».

    Nel pensare alle sfide che questa proposta di rinnovamento comporta per voi, prelati brasiliani, mi viene in mente la figura del Beato José de Anchieta. Di fatto la sua instancabile e generosissima attività apostolica, non esente da gravi pericoli, che fece sì che la Parola di Dio si diffondesse sia fra gli indios sia fra i portoghesi — ragion per cui dal momento della sua morte ricevette l'epiteto di Apostolo del Brasile — può servire da modello per aiutare le vostre Chiese particolari a trovare i cammini per intraprendere la formazione dei discepoli missionari nello spirito della Conferenza di Aparecida (cfr. Documento di Aparecida, n. 275).

    Ciononostante, le sfide del momento attuale potrebbero condurre a una visione riduttiva del concetto di missione. Questa non si può limitare a una semplice ricerca di nuove tecniche e forme che rendano la Chiesa più attraente e capace di vincere la concorrenza di altri gruppi religiosi o di ideologie relativiste. La Chiesa non lavora per se stessa: è al servizio di Gesù Cristo; esiste per far sì che la Buona Novella sia accessibile a tutte le persone. La Chiesa è cattolica proprio perché invita ogni essere umano a sperimentare la nuova esistenza in Cristo. La missione, pertanto, non è altro che la conseguenza naturale dell'essenza stessa della Chiesa, un servizio del ministero di unione che Cristo ha voluto operare nel suo corpo crocifisso.

    Ciò deve portare a riflettere sul fatto che l'indebolimento dello spirito missionario forse non si deve tanto a limitazioni e a carenze nelle forme esterne dell'azione missionaria tradizionale, quanto all'aver dimenticato che la missione deve alimentarsi a partire da un nucleo più profondo. Tale nucleo è l'Eucaristia. Questa, come presenza dell'amore umano-divino di Gesù Cristo, presuppone continuamente il passaggio da Gesù agli uomini che saranno sue membra, che saranno essi stessi Eucaristia. In sintesi, per essere realmente efficace, la Missione Continentale deve partire dall'Eucaristia e condurre all'Eucaristia.

    Amati Fratelli, una volta tornati alle vostre diocesi e prelature, vi chiedo di trasmettere ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, catechisti e fedeli, il saluto affettuoso del Papa, che pensa a tutti e prega per tutti con grande affetto e ferma speranza. All'intercessione del Beato José de Anchieta, che trovava nell'Eucaristia il segreto della sua efficacia apostolica, affido le vostre persone, le vostre intenzioni e i vostri propositi pastorali, affinché il nome di Cristo sia sempre presente nel cuore e sulle labbra di ogni brasiliano. Con questi sentimenti vi accompagnano la mia preghiera e la mia Benedizione Apostolica.

    [L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 4-5 ottobre 2010]


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    00 05/10/2010 15:19
    NOMINE NELL’AMBITO DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI



    MEMBRI DI NOMINA PONTIFICIA

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Membri dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4, 32)»:

    Em.mo Card. Angelo SODANO, Decano del Collegio Cardinalizio (Città del Vaticano).

    Sua Beatitudine Em.ma Card. Lubomyr HUSAR, dei Monaci Studiti Ucraini, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Haly (Ucraina).

    Em.mo Card. Walter KASPER, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani (Città del Vaticano).

    Em.mo Card. John Patrick FOLEY, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (Città del Vaticano).

    Sua Beatitudine Michel SABBAH, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini (Gerusalemme).

    Sua Beatitudine Baselios Cleemis THOTTUNKAL, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India).

    Ecc.mo Mons. Edmond FARHAT, Arcivescovo titolare di Biblo, Nunzio Apostolico (Italia).

    Ecc.mo Mons. Riccardo FONTANA, Arcivescovo di Arezzo-Cortona-San Sepolcro (Italia).

    Ecc.mo Mons. Mounged EL-HACHEM, Arcivescovo titolare di Darni, Nunzio Apostolico (Libano).

    Ecc.mo Mons. Cyril VASIL', S.I., Arcivescovo titolare di Tolemaide di Libia, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali (Città del Vaticano).

    Ecc.mo Mons. Virgil BERCEA, Vescovo di Oradea Mare, Gran Varadino dei Romeni (Romania).

    Ecc.mo Mons. Bohdan DZYURAKH, C.SS.R., Vescovo titolare di Vagada, Vescovo di Curia di Kyiv-Halyč (Ucraina).

    Ecc.mo Mons. Dimitrios SALACHAS, Vescovo titolare di Carcabia, Esarca Apostolico per i cattolici di rito bizantino residenti in Grecia (Grecia).

    Ecc.mo Mons. Bosco PUTHUR, Vescovo titolare di Foratiana, Vescovo di Curia di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi (India).

    Rev.do Mons. Archimandrita Robert L. STERN, Segretario Generale del «Catholic Near East Welfare Association» - C.N.E.W.A. (Stati Uniti d’America).

    Rev.do Mons. Mikael Antoine MOURADIAN, Vicario Patriarcale per l’Istituto del Clero Patriarcale di Bzommar (Libano).

    Rev.do P. David NEUHAUS, S.I., di Gerusalemme dei Latini per la pastorale dei cattolici di lingua ebraica (Gerusalemme).



    ELENCO DEGLI ESPERTI (Adiutores Secretarii Specialis)

    In vista dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo dal 10 al 24 ottobre 2010 sul tema «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4, 32)», a norma di quanto previsto nell’Ordo Synodi Episcoporum, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, con l’approvazione del Sommo Pontefice, ha nominato i seguenti Adiutores Secretarii Specialis (o Esperti):

    Rev.do Nicolas ANTIBA, Archimandrita della Chiesa Greco-Melchita Cattolica, Parigi (Francia).

    Rev.do P. Miguel Ángel AYUSO GUIXOT, M.C.C.J., Preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica (Italia).

    Rev.do Jean AZZAM, Segretario della Commissione Episcopale teologica e biblica dell’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici del Libano - A.P.E.C.L. (Libano).

    Rev.do Hani Nasif Wasif BAKHOUM KIROULOS, Segretario del Patriarca Copto Cattolico (Repubblica Araba di Egitto).

    Rev.do P. Claudio Giovanni BOTTINI, O.F.M., Decano della Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia di Gerusalemme - Pontificia Università "Antonianum", Roma (Gerusalemme).

    Rev.do P. Frans BOUWEN, M. Afr., Direttore della Rivista «Proche-Orient Chrétien» (Gerusalemme).

    Rev.do Mons. Claude BRESSOLETTE, Protosincello dell’Ordinariato per i fedeli di rito orientale residenti in Francia e sprovvisti dell’Ordinario del proprio rito (Francia).

    Rev.do Nicola BUX, Professore della Facoltà Teologica Pugliese, Bari (Italia).

    Rev.do P. Jalil CANLI HADAYA, O.F.M. Conv., Vicario Giudiziale del Vicariato Apostolico dei Latini in Libano (Libano).

    Rev.do Elias DAW, Presidente del Tribunale Ecclesiastico di Appello della Chiesa Cattolica Greco-Melkita (Israele).

    Dott. Martino DIEZ, Direttore di ricerca della Fondazione Internazionale Oasis (Italia).

    Rev.do P. Peter DU BRUL, S.I., Fondatore del Dipartimento per Studi Religiosi dell'Università di Betlemme (Territori Palestinesi).

    Rev.do Pier Giorgio GIANAZZA, S.D.B., Professore di Teologia presso l’Istituto Teologico Salesiano di Gerusalemme (Gerusalemme).

    Rev.do Rafic Edward GREICHE, Capo dell'Ufficio Stampa della Chiesa Cattolica in Egitto (Repubblica Araba di Egitto).

    Rev.do P. Gaby HACHEM, C.S.P., Professore Associato di Ecclesiologia presso la Facoltà di Teologia dell'Università "Saint-Esprit"di Kaslik (Libano).

    Rev.do Damian HOWARD, S.I., Docente di Teologia al «Heythrop College» dell’Università di Londra (Gran Bretagna).

    Suor Eudoxie KECHICHIAN, S.A.I.C., Superiora Generale delle Suore Armene dell'Immacolata Concezione (Libano).

    Rev.do P. Antoine Louis Mouawad KHALIFE, O.L.M., Direttore Generale del «C.H.U. Notre Dame de Secours» di Jbeil-Byblos (Libano).

    Rev.do Mons. Rafiq KHOURY, Parroco di «Bir Zeit», Patriarcato di Gerusalemme dei Latini (Territori Palestinesi).

    Rev.do Hanna KILDANI, Professore di Storia Moderna della Cristianità in Terra Santa (Giordania).

    Sig.ra Annie LAURENT, Membro dell'Associazione dei Notai cattolici e dell'Unione Internazionale della Stampa francofona (Francia).

    Rev.do P. Philippe LUISIER, S.I., Professore di Lingua e Letteratura Copta presso il Pontificio Istituto Orientale, Roma (Italia).

    Rev.do Peter H. MADROUS, Dottore in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche, Patriarcato Latino (Gerusalemme).

    Rev.do Mons. Ermenegildo MANICARDI, Rettore dell'Almo Collegio Capranica, Roma (Italia).

    Rev.do P. Frédéric MANNS, O.F.M., Professore Ordinario della Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia, dello "Studium Biblicum Franciscanum" di Gerusalemme (Israele).

    Rev.do Sameer Shaba MAROKI, O.P., Professore di Teologia spirituale orientale presso il «Babel Collège» (Iraq).

    Rev.do P. Paolo MARTINELLI, O.F.M. Cap., Preside dell'Istituto Francescano di Spiritualità presso la Pontificia Università «Antonianum», Roma (Italia).

    Dott. Graziano MOTTA, Giornalista della Radio Vaticana (Italia).

    Rev.da Suor Telesphora PAVLOU, Docente di Teologia dogmatica presso lo Studio Teologico San Salvatore (Gerusalemme).

    Rev.do P. Paul ROUHANA, O.L.M., Rettore della Facoltà di Teologia dell’Università "Saint-Esprit" di Kaslik (Libano).

    Rev.do P. Samir Khalil SAMIR, S.I., Professore di Storia della Cultura Araba e d'Islamologia presso l'Università «Saint Joseph» di Beirut (Libano).

    Rev.do Selim SFEIR, Vicario Giudiziale dell'Eparchia di Cipro dei Maroniti (Cipro).

    Rev.do P. Mark SHERIDAN, O.S.B., Membro dell’«International Association for Coptic Studies», Roma (Stati Uniti d’America).

    Rev.do Mons. Salim SOUSSAN, Protosincello dell’Arcieparchia di Haifa e Terra Santa (Israele).

    Rev.do P. Guy TARDIVY, O.P., Priore del Convento dei Dominicani «Saint-Etienne», Scuola Biblica ed Archeologica Francese di Gerusalemme (Gerusalemme).

    Prof. Dietmar Werner WINKLER, Direttore del Dipartimento di Studi Biblici e Storia Ecclesiastica, Università di Salisburgo (Austria).



    ELENCO DEGLI UDITORI (Auditores)

    Inoltre, il medesimo Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, con l’approvazione del Santo Padre, ha nominato per l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi i seguenti Auditores (o Uditori):

    Rev.do P. Faèz ALFRÉJATT, O.B.S., Monaco Basiliano Salvatoriano del Convento di San Salvatore, Joun (Libano).

    Sig. Hanna ALMASSO, Membro dell'Equipe Nazionale dei Responsabili della J.O.C. Dubai (Emirati Arabi Uniti).

    Rev.do Mons. Michel AOUN, Vicario Episcopale dell’Eparchia di Beirut dei Maroniti (Libano).

    Sig. Anton R. ASFAR, Membro del Consiglio dell'Esarcato Patriarcale dei Siro-cattolici di Gerusalemme (Gerusalemme).

    Sig. Said A. AZER, Membro del Pontificio Consiglio per i Laici (Repubblica Araba di Egitto).

    Prof. Agostino BORROMEO, Governatore Generale dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (Italia).

    Rev.do Mons. Philippe BRIZARD, Direttore Generale emerito de «L'Oeuvre d'Orient» (Francia).

    Sig. Tanios CHAHWAN, Presidente del Consiglio Nazionale dei Laici del Libano (Libano).

    Sig. Harés CHÉHAB, Segretario Generale del Comitato Nazionale per il Dialogo Islamico-Cristiano (Libano).

    Sig. Jacques F. EL KALLASSI, Direttore Generale di «Télé Lumière» e Presidente del Consiglio di Amministrazione di «Noursat» (Libano).

    Sig. Amin FAHIM, Co-fondatore dell'Associazione Cristiana dell'Alto Egitto (Repubblica Araba di Egitto).

    Sig. Joseph Boutros FARAH, Presidente di «Caritas Internationalis» per il Medio Oriente e l’Africa Settentrionale - M.O.N.A. (Libano).

    Rev.da Sr. Daniella HARROUK, SS.CC., Superiora Generale della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria (Libano).

    Prof. Marco IMPAGLIAZZO, Presidente della Comunità di Sant'Egidio (Italia).

    Sig.ra Jocelyne KHOUEIRY, Presidente del Movimento laicale «La Libanaise-Femme du 31 May» (Libano).

    Sig. Naguib KHOUZAM, Direttore Generale del SETI Center - Caritas Egitto (Repubblica Araba di Egitto).

    Sig.ra Pilar LARA ALÉN, Presidente della Fondazione Promozione Sociale della Cultura (Spagna).

    Sig.ra Anan J. LEWIS, Docente di Poesia inglese Vittoriana e Moderna, Dipartimento di Inglese, Università di Bagdad (Iraq).

    Sig.ra Regina LYNCH, Direttrice dei Progetti di «Aid Church in Need» (Germania).

    Prof. Sobhy MAKHOUL, Segretario Generale dell'Esarcato Maronita Cattolico di Gerusalemme, del Territorio dell'Autorità Palestinese e della Giordania (Israele).

    Sig.ra Rita MOUSSALLEM, Membro del Movimento dei Focolari - Opera di Maria (Libano).

    Sig.ra Huda MUSHER, Direttrice di Caritas Giordania (Giordania).

    Rev.da Sr. Clauda Achaya NADDAF, R.B.P. Superiora del Convento delle Religiose di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore a Damasco (Siria).

    Rev.do Georges DANKAYÉ (Kévork Noradounguian), Rettore del Pontificio Collegio Armeno, Roma (Italia).

    Rev.do P. Raymond Leslie O'TOOLE, S.F.M., Assistente del Segretario Generale della «Federation of Asian Bishops' Conferences» - F.A.B.C. (Hong Kong).

    Rev.do Rino ROSSI, Direttore della «Domus Galilaeae» (Israele).

    Rev.da Sr. Marie-Antoinette SAADÉ, della Congregazione delle Suore Maronite della Santa Famiglia (Libano).

    Sig. Epiphan Bernard Z. SABELLA, Professore Associato di Sociologia presso l'Università di Betlemme (Territori Palestinesi).

    Sig. Paul SAGHBINI, Ospedaliere dell'Associazione Libanese dei Cavalieri di Malta (Libano).

    Dott. Rudolf Wilhelm Maria SOLZBACHER, Membro della Presidenza del «Deutsche Verein vom Heiligen Lande» (Germania).

    Dott. Harald SUERMANN, Responsabile per la sezione Medio-orientale di «MISSIO» (Germania).

    Rev.da Sr. Karima TAMER HENDY AWAD, R.B.P., Superiora Provinciale delle Religiose di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore (Repubblica Araba di Egitto).

    Dott.ssa Christa von SIEMENS, Direttore della Commissione di Terra Santa dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (Germania).

    Dott. Husam J. WAHHAB, Presidente dell'Azione Cattolica di Betlemme (Territori Palestinesi).













    AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


    CAPPELLA PAPALE PER L’APERTURA DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI


    Il 10 ottobre 2010, XXVIII Domenica del tempo "per annum", alle ore 9.30, il Santo Padre Benedetto XVI presiederà nella Basilica Vaticana la concelebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali, in occasione dell’Apertura dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi sul tema: «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4, 32)».

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    00 06/10/2010 15:33
    RINUNCE E NOMINE


    RINUNCIA DI AUSILIARE DI BROOKLYN (U.S.A.)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare della diocesi di Brooklyn (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. Guy Sansaricq, in conformità ai canoni 411 e 401 & 1 del Codice di Diritto Canonico.









    L’UDIENZA GENERALE




    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

    Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di Santa Gertrude la Grande (1256-1302), religiosa tedesca cistercense.

    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    Santa Gertrude la Grande, della quale vorrei parlarvi oggi, ci porta anche questa settimana nel monastero di Helfta, dove sono nati alcuni dei capolavori della letteratura religiosa femminile latino-tedesca. A questo mondo appartiene Gertrude, una delle mistiche più famose, unica donna della Germania ad avere l’appellativo di "Grande", per la statura culturale ed evangelica: con la sua vita e il suo pensiero ha inciso in modo singolare sulla spiritualità cristiana. È una donna eccezionale, dotata di particolari talenti naturali e di straordinari doni di grazia, di profondissima umiltà e ardente zelo per la salvezza del prossimo, di intima comunione con Dio nella contemplazione e di prontezza nel soccorrere i bisognosi.

    A Helfta si confronta, per così dire, sistematicamente con la sua maestra Matilde di Hackeborn, di cui ho parlato nell’Udienza di mercoledì scorso; entra in rapporto con Matilde di Magdeburgo, altra mistica medioevale; cresce sotto la cura materna, dolce ed esigente, della Badessa Gertrude. Da queste tre consorelle attinge tesori di esperienza e sapienza; li elabora in una propria sintesi, percorrendo il suo itinerario religioso con sconfinata confidenza nel Signore. Esprime la ricchezza della spiritualità non solo del suo mondo monastico, ma anche e soprattutto di quello biblico, liturgico, patristico e benedettino, con un timbro personalissimo e con grande efficacia comunicativa.

    Nasce il 6 gennaio del 1256, festa dell’Epifania, ma non si sa nulla né dei genitori né del luogo di nascita. Gertrude scrive che il Signore stesso le svela il senso di questo suo primo sradicamento: "L'ho scelta per mia dimora perché mi compiaccio che tutto ciò che c'è di amabile in lei sia opera mia […]. Proprio per questa ragione io l'ho allontanata da tutti i suoi parenti perché nessuno cioè l'amasse per ragione di consanguineità e io fossi il solo motivo dell'affetto che le si porta" (Le Rivelazioni, I, 16, Siena 1994, p. 76-77).

    All’età di cinque anni, nel 1261, entra nel monastero, come si usava spesso in quella epoca, per la formazione e lo studio. Qui trascorre tutta la sua esistenza, della quale lei stessa segnala le tappe più significative. Nelle sue memorie ricorda che il Signore l’ha prevenuta con longanime pazienza e infinita misericordia, dimenticando gli anni della infanzia, adolescenza e gioventù, trascorsi - scrive - "in un tale accecamento di mente che sarei stata capace […] di pensare, dire o fare senza alcun rimorso tutto ciò che mi fosse piaciuto e dovunque avessi potuto, se tu non mi avessi prevenuta, sia con un insito orrore del male ed una naturale inclinazione per il bene, sia con la vigilanza esterna degli altri. Mi sarei comportata come una pagana […] e ciò pur avendo tu voluto che fin dall'infanzia e cioè dal mio quinto anno di età, abitassi nel santuario benedetto della religione per esservi educata fra i tuoi amici più devoti" (Ibid., II, 23, p. 140s).

    Gertrude è una studentessa straordinaria, impara tutto ciò che si può imparare delle scienze del Trivio e del Quadrivio, la formazione di quel tempo; è affascinata dal sapere e si dà allo studio profano con ardore e tenacia, conseguendo successi scolastici oltre ogni aspettativa. Se nulla sappiamo delle sue origini, molto ella ci dice delle sue passioni giovanili: letteratura, musica e canto, arte della miniatura la catturano; ha un carattere forte, deciso, immediato, impulsivo; sovente dice di essere negligente; riconosce i suoi difetti, ne chiede umilmente perdono. Con umiltà chiede consiglio e preghiere per la sua conversione. Vi sono tratti del suo temperamento e difetti che l’accompagneranno fino alla fine, tanto da far stupire alcune persone che si chiedono come mai il Signore la prediliga tanto.

    Da studentessa passa a consacrarsi totalmente a Dio nella vita monastica e per vent’anni non accade nulla di eccezionale: lo studio e la preghiera sono la sua attività principale. Per le sue doti eccelle tra le consorelle; è tenace nel consolidare la sua cultura in svariati campi. Ma, durante l’Avvento del 1280, inizia a sentire disgusto di tutto ciò, ne avverte la vanità e il 27 gennaio del 1281, pochi giorni prima della festa della Purificazione della Vergine, verso l’ora di Compieta, la sera, il Signore illumina le sue dense tenebre. Con soavità e dolcezza calma il turbamento che l’angoscia, turbamento che Gertrude vede come un dono stesso di Dio "per abbattere quella torre di vanità e di curiosità che, pur portando ahimè e il nome e l'abito di religiosa, io ero andata innalzando con la mia superbia, onde almeno così trovar la via per mostrarmi la tua salvezza" (Ibid., II,1, p. 87). Ha la visione di un giovanetto che la guida a superare il groviglio di spine che opprime la sua anima, prendendola per mano. In quella mano, Gertrude riconosce "la preziosa traccia di quelle piaghe che hanno abrogato tutti gli atti di accusa dei nostri nemici" (Ibid., II,1, p. 89), riconosce Colui che sulla Croce ci ha salvati con il suo sangue, Gesù.

    Da quel momento la sua vita di comunione intima con il Signore si intensifica, soprattutto nei tempi liturgici più significativi - Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua, feste della Vergine - anche quando, ammalata, era impedita di recarsi in coro. È lo stesso humus liturgico di Matilde, sua maestra, che Gertrude, però, descrive con immagini, simboli e termini più semplici e lineari, più realistici, con riferimenti più diretti alla Bibbia, ai Padri, al mondo benedettino.

    La sua biografa indica due direzioni di quella che potremmo definire una sua particolare "conversione": negli studi, con il passaggio radicale dagli studi umanistici profani a quelli teologici, e nell’osservanza monastica, con il passaggio dalla vita che ella definisce negligente alla vita di preghiera intensa, mistica, con un eccezionale ardore missionario. Il Signore, che l’aveva scelta dal seno materno e fin da piccola l’aveva fatta partecipare al banchetto della vita monastica, la richiama con la sua grazia "dalle cose esterne alla vita interiore e dalle occupazioni terrene all'amore delle cose spirituali". Gertrude comprende di essere stata lontana da Lui, nella regione della dissomiglianza, come ella dice con sant’Agostino; di essersi dedicata con troppa avidità agli studi liberali, alla sapienza umana, trascurando la scienza spirituale, privandosi del gusto della vera sapienza; ora è condotta al monte della contemplazione, dove lascia l’uomo vecchio per rivestirsi del nuovo. "Da grammatica diventa teologa, con l'indefessa e attenta lettura di tutti i libri sacri che poteva avere o procurarsi, riempiva il suo cuore delle più utili e dolci sentenze della Sacra Scrittura. Aveva perciò sempre pronta qualche parola ispirata e di edificazione con cui soddisfare chi veniva a consultarla, e insieme i testi scritturali più adatti per confutare qualsivoglia opinione errata e chiudere la bocca ai suoi oppositori" (Ibid., I,1, p. 25).

    Gertrude trasforma tutto ciò in apostolato: si dedica a scrivere e divulgare la verità di fede con chiarezza e semplicità, grazia e persuasività, servendo con amore e fedeltà la Chiesa, tanto da essere utile e gradita ai teologi e alle persone pie. Di questa sua intensa attività ci resta poco, anche a causa delle vicende che portarono alla distruzione del monastero di Helfta. Oltre all’Araldo del divino amore o Le rivelazioni, ci restano gli Esercizi Spirituali, un raro gioiello della letteratura mistica spirituale.

    Nell'osservanza religiosa la nostra Santa è "una salda colonna […], fermissima propugnatrice della giustizia e della verità" (Ibid., I, 1, p. 26), dice la sua biografa. Con le parole e l’esempio suscita negli altri grande fervore. Alle preghiere e alle penitenze della regola monastica ne aggiunge altre con tale devozione e tale abbandono fiducioso in Dio, da suscitare in chi la incontra la consapevolezza di essere alla presenza del Signore. E di fatto Dio stesso le fa comprendere di averla chiamata ad essere strumento della sua grazia. Di questo immenso tesoro divino Gertrude si sente indegna, confessa di non averlo custodito e valorizzato. Esclama: "Ahimè! Se Tu mi avessi dato per tuo ricordo, indegna come sono, anche un filo solo di stoppa, avrei pur dovuto riguardarlo con maggior rispetto e reverenza di quanto ne abbia avuta per questi tuoi doni!" (Ibid., II,5, p. 100). Ma, riconoscendo la sua povertà e la sua indegnità, ella aderisce alla volontà di Dio, "perché – afferma - ho così poco approfittato delle tue grazie che non posso risolvermi a credere che mi siano state elargite per me sola, non potendo la tua eterna sapienza venir frustrata da alcuno. Fa’ dunque, o Datore di ogni bene che mi hai gratuitamente elargito doni così indebiti, che, leggendo questo scritto, il cuore di uno almeno dei tuoi amici sia commosso al pensiero che lo zelo delle anime ti ha indotto a lasciare per tanto tempo una gemma di valore così inestimabile in mezzo al fango abominevole del mio cuore" (Ibid., II,5, p. 100s).

    In particolare due favori le sono cari più di ogni altro, come Gertrude stessa scrive: "Le stimmate delle tue salutifere piaghe che mi imprimesti, quasi preziosi monili, nel cuore, e la profonda e salutare ferita d'amore con cui lo segnasti. Tu mi inondasti con questi Tuoi doni di tanta beatitudine che, anche dovessi vivere mille anni senza nessuna consolazione né interna né esterna, il loro ricordo basterebbe a confortarmi, illuminarmi, colmarmi di gratitudine. Volesti ancora introdurmi nell’inestimabile intimità della tua amicizia, aprendomi in diversi modi quel sacrario nobilissimo della tua Divinità che è il tuo Cuore divino […]. A questo cumulo di benefici aggiungesti quello di darmi per Avvocata la santissima Vergine Maria Madre Tua, e di avermi spesso raccomandata al suo affetto come il più fedele degli sposi potrebbe raccomandare alla propria madre la sposa sua diletta" (Ibid., II, 23, p. 145).

    Protesa verso la comunione senza fine, conclude la sua vicenda terrena il 17 novembre del 1301 o 1302, all’età di circa 46 anni. Nel settimo Esercizio, quello della preparazione alla morte, santa Gertrude scrive: "O Gesù, tu che mi sei immensamente caro, sii sempre con me, perché il mio cuore rimanga con te e il tuo amore perseveri con me senza possibilità di divisione e il mio transito sia benedetto da te, così che il mio spirito, sciolto dai lacci della carne, possa immediatamente trovare riposo in te. Amen" (Esercizi, Milano 2006, p. 148).

    Mi sembra ovvio che queste non sono solo cose del passato, storiche, ma l’esistenza di santa Gertrude rimane una scuola di vita cristiana, di retta via, e ci mostra che il centro di una vita felice, di una vita vera, è l’amicizia con Gesù, il Signore. E questa amicizia si impara nell’amore per la Sacra Scrittura, nell’amore per la liturgia, nella fede profonda, nell’amore per Maria, in modo da conoscere sempre più realmente Dio stesso e così la vera felicità, la meta della nostra vita. Grazie.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE



    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    Née au milieu du treizième siècle, sainte Gertrude fut une disciple de sainte Mathilde de Hackeborn dont j’ai parlé mercredi dernier. Elle était dotée de grands talents naturels et de dons spirituels extraordinaires. D’une humilité profonde et d’un zèle ardent pour le salut du prochain, Gertrude vivait dans une intime communion avec Dieu, toujours disponible à secourir les nécessiteux. Elle réalisa une double « conversion » : passant des études humanistes profanes aux études théologiques et, dans l’observance monastique, passant d’une vie qu’elle qualifie de négligente à une vie de prière intense, mystique, avec une ardeur missionnaire exceptionnelle. Elle se consacra à écrire et à répandre les vérités de la foi avec clarté et simplicité, servant l’Église avec amour et fidélité. Ceux qui la rencontraient, se sentaient en présence du Seigneur. Reconnaissant sa pauvreté et son indignité, elle voulait adhérer pleinement à la volonté de Dieu. Chers amis, puissions-nous apprendre de sainte Gertrude la Grande à aimer le Christ et son Église avec humilité et foi. À son école puissions-nous aussi cultiver la prière personnelle, participer fidèlement à la Messe, vivre intensément la Liturgie et connaître toujours plus profondément les Saintes Écritures.

    J’accueille avec joie les pèlerins francophones présents ce matin, en particulier les jeunes du Centre Madeleine Danielou de Blois, ainsi que les Paroisses de Saint-Raphaël et de Pamataii. N’ayez pas peur de vous laisser guider par l’exemple de sainte Gertrude ! Fructueux pèlerinage à tous !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    Our catechesis today focuses on Saint Gertrude the Great, a remarkable figure associated with the monastery of Helfta, where so many masterpieces of religious literature were born. Saint Gertrude is the only woman of Germanic descent to be called "Great", an honour due to her exceptional natural and supernatural gifts. As a youth, Gertrude was intelligent, strong and decisive, but also impulsive. With humility she asked others for advice and prayer. Eventually, she experienced a deep conversion: in her studies she passed from worldly pursuits to the sacred sciences, and in her monastic observance she moved from concern with external things to a life of intense prayer. In her writings, she sought to explain the truths of the faith with clarity and simplicity, while not failing to develop spiritual themes associated with Divine Love. In her religious practice, she pursued prayer with devotion and faithful abandonment to God. Dear friends, may we learn from Saint Gertrude the Great how to love Christ and His Church with humility and faith, and to cultivate our personal prayer through an intense participation in the Holy Mass and the sacred liturgy.

    I am pleased to welcome all the English speaking pilgrims and visitors. In particular, I extend greetings to the Candidates for Diaconate Ordination from the Pontifical North American College, along with their families and friends, to the new students and staff at the Pontifical Beda College, and to the pilgrims from Corpus Christi Parish, Dublin. May your time in Rome and your visit to the Successor of Peter bring you peace and joy. Upon all of you, I invoke God’s abundant blessings.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    In der Reihe von Katechesen über große Frauengestalten möchte ich heute über eine weitere bedeutende Gestalt des Klosters Helfta sprechen, nämlich über die heilige Gertrud die Große. Als einzige Deutsche trägt diese außergewöhnliche Mystikerin den Beinamen „die Große". Sie wurde 1256 in Thüringen geboren; man weiß aber nichts von ihrer genauen Herkunft und ihrer frühesten Kindheit. Sie kam schon im Alter von fünf Jahren als Waise zur Obhut ins Kloster Helfta. Unter der Äbtissin Gertrud von Hackeborn und ihrer Lehrerin Mechthild von Hackeborn, deren Biographin sie später wurde, erhielt sie dort eine umfassende wissenschaftliche und geistliche Ausbildung – Literatur, Sprachen, Musik –, und die hochbegabte Schülerin wurde dann selber Ordensfrau. Zwanzig Jahre lang führte sie ein unauffälliges Leben, als eine unter den Schwestern des Klosters, ehe 1281 eine Christusvision sie aufrüttelte und gleichsam bekehrte, sie verwandelte. Sie hat sozusagen, wie sie schreibt, eine doppelte Bekehrung erlebt: Während sie bisher leidenschaftlich die weltliche Literatur las, wurde nun die Heilige Schrift ihre ganze Leidenschaft; und während sie bisher, wie sie sagt, eine eher „schlampige Ordensfrau" gewesen war, hat sie nun mit Leidenschaft und innerlicher Freude und Begeisterung ihr Leben als Ordensfrau gelebt, in der Liturgie, in der Regel, in allem, was zu diesem Leben gehört. Sie wurde so zu einer Lehrerin für viele, indem sie ganz aus dem Geist der Liturgie und der Heiligen Schrift lebte. Ihre geistlichen Erfahrungen schrieb sie auf göttliche Weisung hin nieder; nur zwei ihrer Schriften sind erhalten: „Der Gesandte der göttlichen Liebe" und die geistlichen Übungen „Exercitia spiritualia". Sie erkannte, daß Gott sie als sein Werkzeug rief, daß sie nicht für sich allein diese Gnaden erhielt, sondern daß sie für die anderen da war; und sie war dankbar dafür, daß Christus ihr als Zeichen seiner Gnade seine Wundmale gleichsam ins Herz eindrückte. Sie hatte auch eine besondere Verehrung für das Herz Jesu, das höchste Symbol der Menschliebe Gottes, und ihre Herz-Jesu-Mystik und ihre Gebete haben die Frömmigkeitsgeschichte nachhaltig geprägt.

    Mit Freude grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Gäste, vor allem die vielen Schüler und Jugendlichen. Die heilige Gertrud von Helfta zeigt uns, wie wichtig die persönliche Beziehung zu Christus ist, die sich aus dem Gebet, der Heiligen Schrift, der Liturgie der Kirche und den Sakramenten nährt. Mühen wir uns also auch, die Liebe zur Schrift, zur Bibel zu finden, die Liebe zur Liturgie und von ihr das persönliche Beten zu erlernen und so Christus nahezukommen und die Freude zu erlernen, die die heilige Gertrud hatte. Sie hat gesagt: Wenn ich tausend Jahre jetzt nur noch im Leid leben müßte, die Erinnerung an das Schöne, das ich erfahren habe in der Begegnung mit Christus, würde ausreichen, um mich immer froh und glücklich zu halten. Versuchen wir diese Nähe zu Christus zu finden und so wahre Christen zu werden, erfüllt mit der Freude, den zu kennen, auf den alles ankommt und auf den unser Leben zugeht. Danke!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    Hoy quisiera hablar de santa Gertrudis, única mujer en Alemania que ha recibido por su talla cultural y evangélica el apelativo de "Magna o Grande". De sus orígenes tenemos pocas noticias. Nació en el año mil doscientos cincuenta y seis. En el monasterio de Helfta, bajo la guía de grandes místicas, como Maltilde de Hackeborn o Matilde de Magdeburgo, adquirió una esmerada educación filosófica, literaria y musical, destacando entre sus hermanas de comunidad por su inteligencia y sabiduría. A los veinticinco años de edad tuvo una visión de Cristo adolescente, que la tomaba de su mano. A partir de ese momento, su vida de intimidad con el Señor se acentúa. Abandona los estudios profanos para consagrarse totalmente a los teológicos y, en la observancia monástica, pasa de una vida que ella define como negligente a una de plegaria intensa, mística y de excepcional ardor misionero. Comienza entonces a escribir y a divulgar las verdades de la fe con claridad y sencillez. De este período se han conservado obras como el Heraldo del amor divino o las Revelaciones y los Ejercicios espirituales, auténtica joya de la literatura mística. Murió en torno al año mil trescientos uno.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular, a las Hermanas Terciarias Capuchinas de la Sagrada Familia, así como a los fieles procedentes de España, Argentina, Chile, Colombia, Guatemala, México, Nicaragua y otros países latinoamericanos. Que el ejemplo de Santa Gertrudis os impulse a conocer profundamente la Sagrada Escritura, a amar con humildad a Cristo y a su Iglesia, a cultivar la oración personal y a participar con fidelidad en la Santa Misa. Muchas gracias y que Dios os bendiga.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    Nos primeiros anos do século XIV, falecia no mosteiro de Helfta Santa Gertrudes, uma das místicas mais famosas e a única mulher da Alemanha a receber o cognome de "Grande"; com 5 anos de idade, entrara como aluna no mosteiro; e de aluna passou a monja. Mas, só aos 25 anos, teve lugar a sua «conversão»: nos estudos, com a passagem radical dos estudos humanistas profanos aos teológicos; e, na observância monástica, com a passagem de uma vida negligente a uma vida de oração intensa, mística, animada de grande ardor missionário. Então Gertrudes tivera a visão de um jovem que a guiava para fora da confusão que lhe oprimia a alma, tomando-a pela mão. Naquela mão, ela reconhece a marca daquelas preciosas chagas que aboliram todos os nossos pecados; reconhece Jesus, Aquele que na Cruz nos salvou com o seu sangue.

    Amados peregrinos de língua portuguesa, a minha cordial saudação para todos, em particular para os grupos do Brasil e de Portugal, da paróquia dos Milagres na Bidoeira. Este mês do Rosário incita-nos a perseverar na reza diária do terço; que, desta forma, as vossas famílias se reúnam com a Virgem Mãe, para aprender a cooperar plenamente com os desígnios de salvação que Deus tem sobre vós. Como encorajamento e penhor de graças, de coração vos dou a minha Bênção Apostólica.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE



    ○ Saluto in lingua polacca

    Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich. Jutro przypada wspomnienie Najświętszej Maryi Panny Różańcowej. Różaniec to szczególna modlitwa Kościoła i duchowy oręż dla każdego z nas. Niech rozważanie życia Jezusa i Maryi będzie dla wszystkich światłem na drodze ewangelicznej odnowy życia i przemiany serc. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

    [Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Domani ricorre la memoria della Beata Maria Vergine del Rosario. Il rosario è una particolare preghiera della Chiesa e un’arma spirituale per ognuno di noi. La meditazione della vita di Gesù e Maria sia per tutti noi luce sulla via evangelica del rinnovamento spirituale e della conversione del cuore. Sia lodato Gesù Cristo.]


    ○ Saluto in lingua croata

    Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, na poseban način svećenike i vjernike iz sisačke biskupije predvođene Pastirom monsinjorom Vladom Košićem, kao i vjernike Hrvatske katoličke misije iz St. Gallena. Dragi prijatelji, došli ste na grobove apostola očitovati svoju vjernost i zahvalnost Apostolskoj Stolici za ponovnu uspostavu biskupije Sisak. U mjesecu posvećenom našoj nebeskoj Majci prosite njen zagovor i zaštitu za vas i vaše obitelji. Ujedno vas potičem na molitvu za prijeko potrebna nova duhovna zvanja, a osobito u vašoj biskupiji. Neka vam blagoslov, koji rado podjeljujem, pomogne da ustrajete. Hvaljen Isus i Marija!

    [Saluto di cuore i pellegrini croati, in modo particolare i sacerdoti ed i fedeli tutti della Diocesi di Sisak, guidati dal loro Pastore Mons. Vlado Kosic, come pure i fedeli della Missione Croata di St. Gallen. Cari amici, siete venuti alle tombe degli Apostoli a manifestare la vostra fedeltà e gratitudine alla Sede Apostolica per la erezione della nuova Diocesi di Sisak. Nel mese dedicato alla nostra Madre Celeste, chiedete la sua intercessione e la sua protezione per voi e per le vostre famiglie. Vi esorto poi a pregare per le vocazioni al Sacerdozio ed alla Vita Consacrata, tanto necessarie specialmente nella vostra Diocesi. La benedizione, che volentieri vi imparto, vi aiuti a perseverare. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua slovacca

    S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne z farnosti Panny Márie Sedembolestnej z Bratislavy-Petržalky ako i z Tesár a okolia. Bratia a sestry, Cirkev zajtra v liturgii slávi spomienku Ružencovej Panny Márie. Znovu objavte hodnotu modlitby Ruženca ako cesty k osobnému stretnutiu s Kristom. Zo srdca vám udeľujem Apoštolské požehnanie. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, in particolare a quelli provenienti dalla Parrocchia della Madonna Addolorata di Bratislava-Petržalka come pure da Tesáre e dintorni. Fratelli e sorelle, la Chiesa domani fa memoria liturgica della Beata Vergine Maria del Rosario. Riscoprite il valore della preghiera del Rosario come via per un incontro personale con Cristo. Di cuore vi imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua romena

    Salut cu afecţiune pelerinii români. Dragi prieteni, urez ca pelerinajul vostru în această lună dedicată Fecioarei Maria, să vă ajute să redescoperiţi valoarea Sfântului Rozariu, această rugăciune simplă dar eficace. Din inimă vă dau Binecuvântarea Apostolică.

    [Saluto con affetto i pellegrini rumeni. Cari amici, auspico che il vostro pellegrinaggio in questo mese di ottobre dedicato alla Vergine Maria, vi aiuti a riscoprire il valore del Santo Rosario, questa preghiera semplice ma efficace. Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i Missionari Oblati di Maria Immacolata, che stanno tenendo il loro Capitolo Generale ed auguro ad essi di impegnarsi con rinnovato slancio apostolico a rendere sempre più attuale il carisma dell’Istituto, per cooperare generosamente nell'opera della nuova evangelizzazione. Sono lieto di accogliere i sacerdoti, provenienti da varie Nazioni, iscritti presso il Pontificio Collegio San Paolo Apostolo per il completamento dei loro studi, come pure i Seminaristi dei Servi della Carità-Opera Don Guanella. A tutti auguro un proficuo anno accademico.

    Indirizzo, infine, un affettuoso pensiero ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Domani la Chiesa celebrerà la festa della Madonna del Rosario. Ottobre è il mese del Santo Rosario, che ci invita a valorizzare questa preghiera così cara alla tradizione del popolo cristiano. Invito voi, cari giovani, a fare del Rosario la vostra preghiera d'ogni giorno. Incoraggio voi, cari malati, a crescere, grazie alla recita del Rosario, nel fiducioso abbandono nelle mani di Dio. Esorto voi, cari sposi novelli, a fare del Rosario una costante contemplazione dei misteri di Cristo.

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    00 07/10/2010 15:47
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Sig. Fernando Zegers Santa Cruz, Ambasciatore del Cile presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

    Em.mo Card. Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum";

    Presidenza della Conferenza Episcopale del Venezuela:

    S.E. Mons. Ubaldo Ramón Santana Sequera, F.M.I., Arcivescovo di Maracaibo, Presidente;

    S.E. Mons. Baltazar Enrique Porras Cardozo, Arcivescovo di Mérida, primo Vice Presidente;

    S.E. Mons. Roberto Lückert León, Arcivescovo di Coro, secondo Vice Presidente;

    Mons. Jesús González de Zarate, Segretario Generale

    con:

    l’Em.mo Card. Jorge Liberato Urosa Savino, Arcivescovo di Caracas, Santiago de Venezuela.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Partecipanti al Congresso promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.






    RINUNCE E NOMINE





    RINUNCIA DEL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accolto la rinunzia presentata, per raggiunti limiti d’età, dall’Em.mo Card. Cláudio Hummes all’incarico di Prefetto della Congregazione per il Clero ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico S.E. Mons. Mauro Piacenza, Arcivescovo titolare di Vittoriana, finora Segretario dello stesso Dicastero.



    RINUNCIA DEL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM" E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Papa ha accolto la rinunzia presentata, per raggiunti limiti d’età, dall’Em.mo Card. Paul Josef Cordes all’incarico di Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum" ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico S.E. Mons. Robert Sarah, Arcivescovo emerito di Conakry, finora Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.



    RINUNCIA E SUCCESSIONE DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI MANIZALES (COLOMBIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Manizales (Colombia), presentata da S.E. Mons. Fabio Betancur Tirado, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Gli succede S.E. Mons. Gonzalo Restrepo Restrepo, finora Arcivescovo Coadiutore della medesima arcidiocesi metropolitana.








    UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO SULLA STAMPA CATTOLICA PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

    Alle ore 12.10 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti al Congresso sulla Stampa Cattolica promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli nell'episcopato,

    illustri Signore e Signori!

    Vi accolgo con gioia al termine delle quattro giornate di intenso lavoro promosse dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e dedicate alla stampa cattolica. Saluto cordialmente tutti voi - provenienti da 85 Paesi -, che operate nei quotidiani, nei settimanali o in altri periodici e nei siti internet. Saluto il Presidente del Dicastero, l’Arcivescovo Claudio Maria Celli, che ringrazio per essersi fatto interprete dei sentimenti di tutti, come pure i Segretari, il Sottosegretario, tutti gli Officiali ed il Personale. Sono lieto di potervi rivolgere una parola di incoraggiamento a continuare, con rinnovate motivazioni, nel vostro importante e qualificato impegno.

    Il mondo dei media è attraversato da una profonda trasformazione anche al proprio interno. Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, in particolare, la diffusa multimedialità, sembra porre in discussione il ruolo dei mezzi più tradizionali e consolidati. Opportunamente il vostro Congresso si sofferma a considerare il ruolo peculiare della stampa cattolica. Un’attenta riflessione su questo campo, infatti, fa emergere due particolari aspetti: da un lato la specificità del mezzo, la stampa, e cioè la parola scritta e la sua attualità ed efficacia, in una società che ha visto moltiplicarsi antenne, parabole e satelliti, divenuti quasi gli emblemi di un nuovo modo di comunicare nell’era della globalizzazione. Dall’altro lato, la connotazione "cattolica", con la responsabilità che ne deriva di esservi fedeli in modo esplicito e sostanziale, attraverso il quotidiano impegno di percorrere la strada maestra della verità.

    La ricerca della verità dev’essere perseguita dai giornalisti cattolici con mente e cuore appassionati, ma anche con la professionalità di operatori competenti e dotati di mezzi adeguati ed efficaci. Ciò risulta ancora più importante nell’attuale momento storico, che chiede alla figura stessa del giornalista, quale mediatore dei flussi di informazione, di compiere un profondo mutamento. Oggi, ad esempio, nella comunicazione ha un peso sempre maggiore il mondo dell’immagine con lo sviluppo di sempre nuove tecnologie; ma se da una parte tutto ciò comporta indubbi aspetti positivi, dall’altra l’immagine può anche diventare indipendente dal reale, può dare vita ad un mondo virtuale, con varie conseguenze, la prima delle quali è il rischio dell’indifferenza nei confronti del vero. Infatti, le nuove tecnologie, assieme ai progressi che portano, possono rendere interscambiabili il vero e il falso, possono indurre a confondere il reale con il virtuale. Inoltre, la ripresa di un evento, lieto o triste, può essere consumata come spettacolo e non come occasione di riflessione. La ricerca delle vie per un’autentica promozione dell’uomo passa allora in secondo piano, perché l’evento viene presentato principalmente per suscitare emozioni. Questi aspetti suonano come campanello d’allarme: invitano a considerare il pericolo che il virtuale allontani dalla realtà e non stimoli alla ricerca del vero, della verità.

    In tale contesto, la stampa cattolica è chiamata, in modo nuovo, ad esprimere fino in fondo le sue potenzialità e a dare ragione giorno per giorno della sua irrinunciabile missione. La Chiesa dispone di un elemento facilitante, dal momento che la fede cristiana ha in comune con la comunicazione una struttura fondamentale: il fatto che il mezzo ed il messaggio coincidono; infatti il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, è, allo stesso tempo, messaggio di salvezza e mezzo attraverso il quale la salvezza si realizza. E questo non è un semplice concetto, ma una realtà accessibile a tutti, anche a quanti, pur vivendo da protagonisti nella complessità del mondo, sono capaci di conservare l’onestà intellettuale propria dei "piccoli" del Vangelo. Inoltre, la Chiesa, Corpo mistico di Cristo, presente contemporaneamente ovunque, alimenta la capacità di rapporti più fraterni e più umani, ponendosi come luogo di comunione tra i credenti e insieme come segno e strumento della vocazione di tutti alla comunione. La sua forza è Cristo, e nel suo nome essa "insegue" l’uomo sulle strade del mondo per salvarlo dal "mysterium iniquitatis", insidiosamente operante in esso. La stampa evoca in maniera più diretta, rispetto ad ogni altro mezzo di comunicazione, il valore della parola scritta. La Parola di Dio è giunta agli uomini ed è stata tramandata anche a noi attraverso un libro, la Bibbia. La parola resta lo strumento fondamentale e, in un certo senso, costitutivo della comunicazione: essa viene utilizzata oggi sotto varie forme, e anche nella cosiddetta "civiltà dell’immagine" conserva tutto intero il suo valore.

    A partire da queste brevi considerazioni, appare evidente che la sfida comunicativa è, per la Chiesa e per quanti condividono la sua missione, molto impegnativa. I cristiani non possono ignorare la crisi di fede che è sopraggiunta nella società, o semplicemente confidare che il patrimonio di valori trasmesso lungo i secoli passati possa continuare ad ispirare e plasmare il futuro della famiglia umana. L’idea di vivere "come se Dio non esistesse" si è dimostrata deleteria: il mondo ha bisogno piuttosto di vivere "come se Dio esistesse", anche se non c’è la forza di credere, altrimenti esso produce solo un "umanesimo disumano".

    Carissimi fratelli e sorelle, chi opera nei mezzi della comunicazione, se non vuole essere solo "un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna" (1Cor 13,1) - come direbbe san Paolo - deve avere forte in sé l’opzione di fondo che lo abilita a trattare le cose del mondo ponendo sempre Dio al vertice della scala dei valori. I tempi che stiamo vivendo, pur avendo un notevole carico di positività, perché i fili della storia sono nelle mani di Dio e il suo eterno disegno si svela sempre più, restano segnati anche da tante ombre. Il vostro compito, cari operatori della stampa cattolica, è quello di aiutare l’uomo contemporaneo ad orientarsi a Cristo, unico Salvatore, e a tenere accesa nel mondo la fiaccola della speranza, per vivere degnamente l’oggi e costruire adeguatamente il futuro. Per questo vi esorto a rinnovare costantemente la vostra scelta personale per Cristo, attingendo da quelle risorse spirituali che la mentalità mondana sottovaluta, mentre sono preziose, anzi, indispensabili. Cari amici, vi incoraggio a proseguire nel vostro non facile impegno e vi accompagno con la preghiera, perché lo Spirito Santo lo renda sempre proficuo. La mia benedizione, piena di affetto e di gratitudine, che volentieri imparto, vuole abbracciare voi qui presenti e quanti operano nella stampa cattolica in tutto il mondo.











    LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DEL CILE PRESSO LA SANTA SEDE

    Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Sig. Fernando Zegers Santa Cruz, Ambasciatore del Cile presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo Ambasciatore nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Sig. Fernando Zegers Santa Cruz:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Señor Embajador:

    Me complace recibir a Vuestra Excelencia en este solemne acto en el que me hace entrega de las Cartas que lo acreditan como Embajador Extraordinario y Plenipotenciario de Chile ante la Santa Sede. Deseo expresarle mi más cordial bienvenida, al mismo tiempo que le agradezco las palabras de saludo de parte del Señor Presidente de la República, Doctor Sebastián Piñera Echenique, y de su Gobierno.

    La presencia de Vuestra Excelencia en la Santa Sede me hace pensar con renovada viveza en un País que, aunque esté lejano geográficamente de aquí, lo llevo muy dentro de mi corazón, y muy especialmente después del terrible terremoto sufrido recientemente. Desde el primer momento, quise mostrar mi cercanía al pueblo chileno y, a través de la visita de mi Secretario de Estado, el Cardenal Tarcisio Bertone, hice llegar mi consuelo y esperanza a las víctimas, a sus familiares y a los numerosos damnificados, a quienes tengo muy presentes en mi oración. No me olvido tampoco de los mineros de la región de Atacama y sus seres queridos, por quienes rezo fervientemente.

    A este respecto, quiero resaltar y valorar la unidad del pueblo chileno ante las desgracias, su respuesta tan generosa y solidaria cuando el sufrimiento arrecia, así como el esfuerzo inmenso que la Iglesia católica en Chile, muchas de cuyas comunidades han sido también duramente probadas por el seísmo, está realizando para intentar ayudar a quienes más lo necesitan.

    Vuestra Excelencia comienza su misión ante la Santa Sede precisamente en el año en que Chile celebra el Bicentenario de su Independencia, lo cual me ofrece la ocasión para destacar una vez más el papel de la Iglesia en los acontecimientos más señalados de su País, así como en la consolidación de una identidad nacional propia, profundamente marcada por el sentimiento católico. Son muy numerosos los frutos que el Evangelio ha producido en esta bendita tierra. Frutos abundantes de santidad, de caridad, de promoción humana, de búsqueda constante de la paz y la convivencia. En este sentido, deseo recordar la celebración el año pasado del 25 aniversario de la firma del Tratado de paz y amistad con la hermana Nación Argentina que, con la mediación pontificia, puso fin al diferendo austral. Este Acuerdo histórico quedará para las generaciones futuras como un ejemplo luminoso del bien inmenso que la paz trae consigo, así como de la importancia de conservar y fomentar aquellos valores morales y religiosos que constituyen el tejido más íntimo del alma de un pueblo. No se puede pretender explicar el triunfo de ese anhelo de paz, de concordia y de entendimiento, si no se tiene en cuenta lo hondo que arraigó la semilla del Evangelio en el corazón de los chilenos. En este sentido, es importante, y más aún en las circunstancias actuales, en las que hay que hacer frente a tantos desafíos que amenazan la propia identidad cultural, favorecer especialmente entre los más jóvenes un sano orgullo, un renovado aprecio y revalorización de su fe, de su historia, su cultura, sus tradiciones y su riqueza artística, y de aquello que constituye el mejor y más rico patrimonio espiritual y humano de Chile.

    En este contexto, quisiera subrayar que, si bien la Iglesia y el Estado son independientes y autónomos en su propio campo, ambos están llamados a desarrollar una colaboración leal y respetuosa para servir la vocación personal y social de las mismas personas (cf. Gaudium et spes, 76). En el cumplimiento de su misión específica de anunciar la Buena Nueva de Jesucristo, la Iglesia busca responder a las expectativas y a los interrogantes de los hombres, apoyándose también en valores y principios éticos y antropológicos que están inscritos en la naturaleza del ser humano. Cuando la Iglesia alza su voz frente a los grandes retos y problemas actuales, como las guerras, el hambre, la pobreza extrema de tantos, la defensa de la vida humana desde su concepción hasta su ocaso natural, o la promoción de la familia fundada en el matrimonio entre un hombre y una mujer y primera responsable de la educación de los hijos, no actúa por un interés particular o por principios que sólo pueden percibir los que profesan una determinada fe religiosa. Respetando las reglas de la convivencia democrática, lo hace por el bien de toda la sociedad y en nombre de valores que toda persona puede compartir con su recta razón (cf. Discurso al Presidente de la República italiana, 20 noviembre 2006).

    A este respecto, el pueblo chileno sabe bien que la Iglesia en esa Nación colabora sincera y eficazmente, y desea seguir haciéndolo, en todo aquello que contribuya a la promoción del bien común, del justo progreso y de la pacífica y armónica convivencia de todos los que viven en esa hermosa tierra.

    Señor Embajador, antes de concluir este encuentro, le manifiesto mis mejores deseos en el cumplimiento de su alta misión, al mismo tiempo que le aseguro la cordial acogida y disponibilidad por parte de mis colaboradores. Con estos sentimientos, invoco de corazón sobre usted, Excelencia, sobre su familia y los demás miembros de esa Misión Diplomática, así como sobre todo el amadísimo pueblo chileno y sus dirigentes, por intercesión de la Virgen del Carmen, la abundancia de las bendiciones divinas.

    S.E. il Sig. Fernando Zegers Santa Cruz

    Ambasciatore del Cile presso la Santa Sede

    È nato a Santiago de Chile il 17 luglio 1932.

    È sposato ed ha quattro figli.

    Laureato in Diritto (Università del Cile), ha ottenuto il titolo di Avvocato.

    Esercitata la libera professione (1956-1960), è stato poi Vice-Direttore e Direttore di El Diario Ilustrado (1960-1963) e contemporaneamente Docente-Cofondatore della Scuola di Giornalismo all'Università Cattolica.

    È stato anche Docente di Diritto Internazionale del mare presso 1' Universidad de los Andes.

    Entrato nella carriera diplomatica nel 1964, ha ricoperto i seguenti incarichi: Sottodirettore e Direttore del Dipartimento per le Frontiere ed i Limiti presso il Ministero degli Affari Esteri (1964-1965); Ministro Consigliere presso l'Ambasciata del Brasile (1965-1966); Rappresentante "alterno" presso l'ONU (1968-1971) e Presidente della Delegazione cilena alla III Conferenza dell'ONU sul Diritto del Mare (1968-1982); Direttore dell'Accademia Diplomatica Andrés Bello (1986-1990); Delegato in missione speciale all'Assemblea dell'ONU (1772, 1973 e 1975); Direttore della Diffusione Culturale e l'Informazione all'Estero presso il Ministero degli Affari Esteri (1973); Ambasciatore in missione speciale in Nicaragua (1974); Sottodirettore per le Relazioni Internazionali presso il Ministero degli Affari Esteri (1974-1975); Ambasciatore "alterno" presso le Nazioni Unite a Ginevra (1974-1976) e Presidente della Delegazione cilena per il Trattato Antartico ed il Sistema Antartico (1975-1989); Ambasciatore in Brasile (1978-1981); Direttore Generale di Politica Estera (1981-1983); Ambasciatore in Spagna (1984-1986);

    Direttore dell'Istituto Antartico del Cile (1990-1991); Ambasciatore in Australia (1992-1996);

    Asesor internazionale della Società Nazionale della Pesca e, dal 1996 al 2010, Redattore del quotidiano El Mercurio.






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    00 08/10/2010 00:40
    Benedetto XVI al nuovo ambasciatore del Cile presso la Santa Sede


    CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 7 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo il discorso pronunciato questo giovedì mattina da Benedetto XVI ricevendo in udienza Fernando Zegers Santa Cruz, ambasciatore del Cile presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.


    * * *

    Signor Ambasciatore,

    Sono lieto di riceverla, Eccellenza, in questo solenne atto nel quale mi consegna le Lettere che l'accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario del Cile presso la Santa Sede. Desidero porgerle il mio più cordiale benvenuto, e nello stesso tempo la ringrazio per le parole di saluto da parte del Presidente della Repubblica, il dottor Sebastián Piñera Echenique, e del suo Governo.

    La presenza di Sua Eccellenza nella Santa Sede mi fa pensare con rinnovato vigore a un Paese che, sebbene geograficamente lontano da qui, serbo nel profondo del cuore, soprattutto dopo il terribile terremoto che ha subito recentemente. Fin dal primo momento, ho voluto mostrare la mia vicinanza al popolo cileno e, attraverso la visita del Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone, ho trasmesso il mio conforto e la mia speranza alle vittime, ai loro familiari e ai numerosi sinistrati, che tengo particolarmente presenti nel mio cuore. Non mi dimentico neppure dei minatori della regione di Atacama e dei loro cari, per i quali prego con fervore.

    A tale proposito, desidero sottolineare e valorizzare l'unità del popolo cileno dinanzi alle disgrazie, la sua risposta tanto generosa e solidale quando la sofferenza imperversa, come pure lo sforzo immenso che la Chiesa cattolica in Cile, molte delle cui comunità sono state a loro volta duramente colpite dal sisma, sta realizzando per cercare di aiutare quanti ne hanno bisogno.

    Lei, Eccellenza, comincia la sua missione presso la Santa Sede proprio nell'anno in cui il Cile celebra il Bicentenario della sua Indipendenza, il che mi offre l'opportunità di sottolineare ancora una volta il ruolo della Chiesa negli eventi più importanti del suo Paese, come pure nel consolidamento di un'identità nazionale propria, profondamente segnata dal sentimento cattolico. Sono molto numerosi i frutti che il Vangelo ha prodotto in questa terra benedetta. Frutti abbondanti di santità, di carità, di promozione umana, di ricerca costante della pace e della convivenza. In tal senso, desidero ricordare la celebrazione, lo scorso anno, del venticinquesimo anniversario della firma del Trattato di pace e di amicizia con l'Argentina, nazione sorella, che, con la mediazione pontificia, ha posto fine al contenzioso australe. Questo Accordo storico resterà per le generazioni future un esempio luminoso del bene immenso che la pace porta con sé, come pure dell'importanza di conservare e di promuovere quei valori morali e religiosi che costituiscono il tessuto più intimo dell'anima di un popolo. Non si può pretendere di spiegare il trionfo di questo anelito di pace, di concordia e di intesa, se non si tiene conto di quanto profondamente il seme del Vangelo si è radicato nel cuore dei cileni. In tal senso e ancora di più nelle circostanze attuali, nelle quali bisogna far fronte a tante sfide che minacciano la stessa identità culturale, è importante favorire soprattutto fra i giovani un sano orgoglio, un rinnovato apprezzamento e una rivalorizzazione della loro fede, della loro storia, della loro cultura, delle loro tradizioni e della loro ricchezza artistica e di ciò che costituisce il migliore e più ricco patrimonio spirituale e umano del Cile.

    In questa ottica, vorrei sottolineare che, sebbene lo Stato e la Chiesa siano indipendenti e autonomi ognuno nel proprio campo, entrambi sono chiamati a sviluppare una collaborazione leale e rispettosa per servire la vocazione personale e sociale delle persone stesse (cfr. Gaudium et spes, n. 76). Nel compimento della sua missione specifica di annunciare la Buona Novella di Gesù Cristo, la Chiesa cerca di rispondere alle aspettative e agli interrogativi degli uomini, basandosi anche su valori e principi etici e antropologici iscritti nella natura stessa dell'essere umano. Quando la Chiesa fa sentire la sua voce dinanzi alle grandi sfide e ai problemi attuali, come le guerre, la fame, la povertà estrema di tanti, la difesa della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale, o la promozione della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna e prima responsabile dell'educazione dei figli, non agisce per un interesse particolare o per principi che possono percepire solo quanti professano una determinata fede religiosa. Rispettando le regole della convivenza democratica, lo fa per il bene di tutta la società e a nome dei valori che ogni persona può condividere con la sua retta ragione (cfr. Discorso al Presidente della Repubblica italiana, 20 novembre 2006).

    A tale proposito, il popolo cileno sa bene che la Chiesa in questa Nazione collabora, in modo sincero ed efficace, e desidera continuare a farlo, a tutto ciò che può contribuire alla promozione del bene comune, del giusto progresso e della pacifica e armoniosa convivenza di tutti coloro che vivono in questa bella terra.

    Signor Ambasciatore, prima di concludere questo incontro, le formulo i miei voti migliori per lo svolgimento della sua alta missione, e nello stesso tempo l'assicuro della cordiale accoglienza e della disponibilità da parte dei miei collaboratori. Con questi sentimenti, invoco di cuore su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e sugli altri membri di questa Missione Diplomatica, come pure su tutto l'amatissimo popolo cileno e sui suoi dirigenti, per intercessione della Vergine del Carmen, l'abbondanza delle benedizioni divine.

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]




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    00 08/10/2010 15:43
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Sig. Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica Francese, e Seguito;

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE I - NOROESTE), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Bruno Pedron, S.D.B., Vescovo di Ji-Paraná;

    S.E. Mons. Joaquín Pertíñez Fernández, O.A.R., Vescovo di Rio Branco;

    S.E. Mons. Elói Róggia, S.A.C., Prelato di Borba;

    S.E. Mons. Carillo Gritti, I.M.C., Prelato di Itacoatiara;

    S.E. Mons. Sérgio Eduardo Castriani, C.S.Sp., Prelato di Tefé;

    S.E. Mons. Jesús Moraza Ruiz de Azúa, O.A.R., Prelato di Lábrea;

    S.E. Mons. Gutemberg Freire Régis, Amministratore Apostolico della Prelatura di Coari.

    Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:

    Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.





    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DEL VESCOVO DI CESENA-SARSINA (ITALIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Cesena-Sarsina (Italia) il Rev.do Mons. Douglas Regattieri, finora Vicario Generale di Carpi.

    Rev.do Mons. Douglas Regattieri

    Il Rev.do Mons. Douglas Regattieri è nato a Vallalta di Concordia, in provincia di Modena, il 5 ottobre 1949.

    È entrato nel Seminario Minore di Carpi fin dalla prima media per poi frequentare lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia-Guastalla. Ha proseguito gli studi ecclesiastici conseguendo la Licenza in Teologia presso lo Studio Teologico di Bologna.

    È stato ordinato sacerdote il 15 settembre 1973 per la diocesi di Carpi.

    Nel suo ministero ha ricoperto i seguenti incarichi: dal 1973 al 1981, Segretario particolare del Vescovo; dal 1981 al 1990, Vicario parrocchiale a Mirandola; dal 1990 al 2001,Vicario Episcopale per la Pastorale di Carpi; dal 1990, Canonico della Cattedrale di Carpi; dal 1997, Rettore del Seminario Vescovile di Carpi e Direttore della Casa soggiorno per il clero; dal 2000, Vicario Generale di Carpi e, dal 2001, Vicario Giudiziale del Tribunale diocesano.

    Inoltre, è Presidente della Commissione Storica Diocesana e delle Commissioni Diocesane per la Formazione del clero e per il Diaconato permanente e i Ministeri istituiti.

    Dal 1997 è Prelato d'onore di Sua Santità.









    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FRANCESE




    Questa mattina, nel Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza il Presidente della Repubblica francese, Sua Eccellenza il Sig. Nicolas Sarkozy.

    Successivamente il Presidente ha incontrato il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, che era accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    Al centro dei cordiali colloqui ci sono stati temi di politica internazionale, quali il processo di pace in Medio Oriente, la situazione dei cristiani in vari Paesi e l’allargamento della rappresentatività delle aeree del mondo negli Organismi multilaterali. In seguito, è stata sottolineata l’importanza della dimensione etica e sociale delle problematiche economiche, nella prospettiva proposta dall’enciclica "Caritas in Veritate".

    Dopo aver evocato il Viaggio Apostolico di Sua Santità a Lourdes e a Parigi nel 2008 e la visita del Presidente Sarkozy nell’anno precedente, è stata ribadita la reciproca volontà di mantenere un dialogo permanente ai diversi livelli istituzionali e di continuare a collaborare costruttivamente nelle questioni di comune interesse.

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    00 09/10/2010 15:13
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Sig. Ivo Josipović, Presidente della Repubblica di Croazia, con la Consorte, e Seguito;

    Presidenza della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d’America:

    Em.mo Card. Francis Eugene George, O.M.I., Arcivescovo di Chicago, Presidente;

    S.E. Mons. Gerald Frederic Kicanas, Vescovo di Tucson, Vice Presidente;

    Mons. David John Malloy, Segretario Generale;

    Mons. Ronny Jenkins, Segretario Generale Aggiunto.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Partecipanti al Convegno di Studio promosso dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

    Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

    Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.





    UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO DI STUDIO PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I TESTI LEGISLATIVI PER IL XX ANNIVERSARIO DELLA PROMULGAZIONE DEL CODEX CANONUM ECCLESIARUM ORIENTALIUM

    Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti al Convegno di studio promosso dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi - in collaborazione con la Congregazione per le Chiese Orientali, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e il Pontificio Istituto Orientale - in occasione del ventesimo anniversario della promulgazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre rivolge ai presenti:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,

    Venerati Patriarchi, Arcivescovi Maggiori,

    Cari Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

    Illustri Rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, Egregi Operatori del Diritto Canonico Orientale,

    con grande gioia vi accolgo a conclusione del Convegno di studio, col quale si è voluto opportunamente celebrare il ventesimo anniversario della promulgazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium. Vi saluto tutti cordialmente ad iniziare da Mons. Francesco Coccopalmerio, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto anche a nome dei presenti. Un pensiero riconoscente alla Congregazione per le Chiese Orientali, al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e al Pontificio Istituto Orientale, che hanno collaborato con il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi nell’organizzare questo Convegno. Desidero esprimere cordiale apprezzamento ai Relatori per il competente apporto scientifico a questa iniziativa ecclesiale.

    A vent’anni dalla promulgazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium vogliamo rendere omaggio all’intuizione del Venerabile Giovanni Paolo II, il quale, nella sua sollecitudine affinché le Chiese orientali cattoliche «fioriscano e assolvano con nuovo vigore apostolico la missione loro affidata» (Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Orientalium Ecclesiarum, 1), ha voluto dotare queste venerande Chiese di un Codice completo, comune e adatto ai tempi. Così si è adempiuta «la stessa costante volontà dei romani pontefici di promulgare due Codici, uno per la Chiesa latina e l’altro per le Chiese orientali cattoliche» (Cost. ap. Sacri canones). Al tempo stesso, si è riaffermata «chiarissima l’intenzione costante e ferma del supremo legislatore nella Chiesa a riguardo della fedele custodia e diligente osservanza di tutti i riti» (Ibid.)

    Il Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium è stato seguito da due altri importanti documenti del magistero di Giovanni Paolo II: la Lettera enciclica Ut unum sint (1995) e la Lettera apostolica Orientale Lumen (1995). Inoltre, non possiamo dimenticare il Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo, pubblicato dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (1993) e l’Istruzione della Congregazione per le Chiese Orientali circa l’applicazione delle prescrizioni liturgiche del Codice (1996). In questi autorevoli documenti del Magistero diversi canoni del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, come del Codex Iuris Canonici vengono quasi testualmente citati, commentati ed applicati alla vita della Chiesa.

    Questa ricorrenza ventennale non è solo evento celebrativo per conservarne la memoria, bensì provvida occasione di verifica, alla quale sono chiamate anzitutto le Chiese orientali cattoliche sui iuris e le loro istituzioni, specie le Gerarchie. Al riguardo, la Costituzione Apostolica Sacri canones già prevedeva gli ambiti di verifica. Si tratta di vedere in quale misura il Codice abbia avuto effettivamente forza di legge per tutte le Chiese orientali cattoliche sui iuris e come sia stato tradotto nell’attività della vita quotidiana delle Chiese orientali; come pure in quale misura la potestà legislativa di ciascuna Chiesa sui iuris abbia provveduto alla promulgazione del proprio diritto particolare, tenendo presenti le tradizioni del proprio rito, come pure le disposizioni del Concilio Vaticano II.

    Le tematiche del vostro Convegno, articolate in tre unità: la storia, le legislazioni particolari, le prospettive ecumeniche, indicano un iter quanto mai significativo da seguire in questa verifica. Essa deve partire dalla consapevolezza che il nuovo Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium ha creato per i fedeli orientali cattolici una situazione disciplinare in parte nuova, diventando valido strumento per custodire e promuovere il proprio rito inteso come «patrimonio liturgico, teologico, spirituale e disciplinare, distinto per cultura e circostanze storiche di popoli, che si esprime in un modo di vivere la fede che è proprio di ciascuna Chiesa sui iuris» (can. 28, § 1).

    In proposito, i sacri canones della Chiesa antica, che ispirano la vigente codificazione orientale, stimolano tutte le Chiese orientali a conservare la propria identità, che è allo stesso tempo orientale e cattolica. Nel mantenere la comunione cattolica, le Chiese orientali cattoliche non intendevano affatto rinnegare la fedeltà alla loro tradizione. Come più volte è stato ribadito, la già realizzata unione piena delle Chiese orientali cattoliche con la Chiesa di Roma non deve comportare per esse una diminuzione nella coscienza della propria autenticità ed originalità. Pertanto, compito di tutte le Chiese orientali cattoliche è quello di conservare il comune patrimonio disciplinare e alimentare le tradizioni proprie, ricchezza per tutta la Chiesa.

    Gli stessi sacri canones dei primi secoli della Chiesa costituiscono in larga misura il fondamentale e medesimo patrimonio di disciplina canonica che regola anche le Chiese ortodosse. Pertanto, le Chiese orientali cattoliche possono offrire un peculiare e rilevante contributo al cammino ecumenico. Sono lieto che nel corso del vostro simposio abbiate tenuto conto di questo particolare aspetto e vi incoraggio a farne oggetto di ulteriori studi, cooperando così, da parte vostra al comune impegno di aderire alla preghiera del Signore: «Tutti siano una cosa sola…perché il mondo creda…» (Gv 17,21).

    Cari amici, nell’ambito dell’attuale impegno della Chiesa per una nuova evangelizzazione, il diritto canonico, come ordinamento peculiare ed indispensabile della compagine ecclesiale, non mancherà di contribuire efficacemente alla vita e alla missione della Chiesa nel mondo, se tutte le componenti del Popolo di Dio sapranno saggiamente interpretarlo e fedelmente applicarlo. Esorto perciò, come fece il Venerabile Giovanni Paolo II, tutti i diletti figli orientali «a osservare i precetti indicati con animo sincero e con umile volontà, non dubitando minimamente che le Chiese orientali provvederanno nel miglior modo possibile al bene delle anime dei fedeli cristiani con una rinnovata disciplina, e che sempre fioriranno e assolveranno il compito loro affidato sotto la protezione della gloriosa e benedetta sempre vergine Maria che con piena verità è chiamata Theothokos e che rifulge come madre eccelsa della Chiesa universale» (Cost. ap. Sacri canones).

    Accompagno questo auspicio con la Benedizione Apostolica, che imparto a voi e a quanti recano il proprio contributo nei vari campi connessi con il diritto canonico orientale.









    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI CROAZIA




    Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto il Presidente della Repubblica di Croazia, il Sig. Ivo Josipović, che successivamente ha incontrato il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, che era accompagnato dall’Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    I cordiali colloqui hanno permesso un fruttuoso scambio di opinioni su temi attinenti all’attuale congiuntura della regione, con uno speciale riferimento alla situazione dei Croati nella Bosnia ed Erzegovina.

    Ci si è poi soffermati su alcuni aspetti della situazione in Croazia, sul contributo della Chiesa allo sviluppo culturale e spirituale, sul cammino del Paese verso la piena integrazione nell’Unione Europea e sull’importanza che essa mantenga la propria identità cristiana.

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    00 10/10/2010 15:15
    Il Papa al Convegno per i 20 anni del Codice di Diritto Canonico Orientale


    ROMA, domenica, 10 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo sabato da Benedetto XVI nel ricevere in udienza in Vaticano i partecipanti al Convegno di studio promosso dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi - in collaborazione con la Congregazione per le Chiese Orientali, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e il Pontificio Istituto Orientale - in occasione del ventesimo anniversario della promulgazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium.

    * * *

    Signori Cardinali,

    Venerati Patriarchi, Arcivescovi Maggiori,

    Cari Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

    Illustri Rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, Egregi Operatori del Diritto Canonico Orientale,

    con grande gioia vi accolgo a conclusione del Convegno di studio, col quale si è voluto opportunamente celebrare il ventesimo anniversario della promulgazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium. Vi saluto tutti cordialmente ad iniziare da Mons. Francesco Coccopalmerio, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto anche a nome dei presenti. Un pensiero riconoscente alla Congregazione per le Chiese Orientali, al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e al Pontificio Istituto Orientale, che hanno collaborato con il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi nell’organizzare questo Convegno. Desidero esprimere cordiale apprezzamento ai Relatori per il competente apporto scientifico a questa iniziativa ecclesiale.

    A vent’anni dalla promulgazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium vogliamo rendere omaggio all’intuizione del Venerabile Giovanni Paolo II, il quale, nella sua sollecitudine affinché le Chiese orientali cattoliche «fioriscano e assolvano con nuovo vigore apostolico la missione loro affidata» (Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Orientalium Ecclesiarum, 1), ha voluto dotare queste venerande Chiese di un Codice completo, comune e adatto ai tempi. Così si è adempiuta «la stessa costante volontà dei romani pontefici di promulgare due Codici, uno per la Chiesa latina e l’altro per le Chiese orientali cattoliche» (Cost. ap. Sacri canones). Al tempo stesso, si è riaffermata «chiarissima l’intenzione costante e ferma del supremo legislatore nella Chiesa a riguardo della fedele custodia e diligente osservanza di tutti i riti» (Ibid.)

    Il Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium è stato seguito da due altri importanti documenti del magistero di Giovanni Paolo II: la Lettera enciclica Ut unum sint (1995) e la Lettera apostolica Orientale Lumen (1995). Inoltre, non possiamo dimenticare il Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo, pubblicato dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (1993) e l’Istruzione della Congregazione per le Chiese Orientali circa l’applicazione delle prescrizioni liturgiche del Codice (1996). In questi autorevoli documenti del Magistero diversi canoni del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, come del Codex Iuris Canonici vengono quasi testualmente citati, commentati ed applicati alla vita della Chiesa.

    Questa ricorrenza ventennale non è solo evento celebrativo per conservarne la memoria, bensì provvida occasione di verifica, alla quale sono chiamate anzitutto le Chiese orientali cattoliche sui iuris e le loro istituzioni, specie le Gerarchie. Al riguardo, la Costituzione Apostolica Sacri canones già prevedeva gli ambiti di verifica. Si tratta di vedere in quale misura il Codice abbia avuto effettivamente forza di legge per tutte le Chiese orientali cattoliche sui iuris e come sia stato tradotto nell’attività della vita quotidiana delle Chiese orientali; come pure in quale misura la potestà legislativa di ciascuna Chiesa sui iuris abbia provveduto alla promulgazione del proprio diritto particolare, tenendo presenti le tradizioni del proprio rito, come pure le disposizioni del Concilio Vaticano II.

    Le tematiche del vostro Convegno, articolate in tre unità: la storia, le legislazioni particolari, le prospettive ecumeniche, indicano un iter quanto mai significativo da seguire in questa verifica. Essa deve partire dalla consapevolezza che il nuovo Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium ha creato per i fedeli orientali cattolici una situazione disciplinare in parte nuova, diventando valido strumento per custodire e promuovere il proprio rito inteso come «patrimonio liturgico, teologico, spirituale e disciplinare, distinto per cultura e circostanze storiche di popoli, che si esprime in un modo di vivere la fede che è proprio di ciascuna Chiesa sui iuris» (can. 28, § 1).

    In proposito, i sacri canones della Chiesa antica, che ispirano la vigente codificazione orientale, stimolano tutte le Chiese orientali a conservare la propria identità, che è allo stesso tempo orientale e cattolica. Nel mantenere la comunione cattolica, le Chiese orientali cattoliche non intendevano affatto rinnegare la fedeltà alla loro tradizione. Come più volte è stato ribadito, la già realizzata unione piena delle Chiese orientali cattoliche con la Chiesa di Roma non deve comportare per esse una diminuzione nella coscienza della propria autenticità ed originalità. Pertanto, compito di tutte le Chiese orientali cattoliche è quello di conservare il comune patrimonio disciplinare e alimentare le tradizioni proprie, ricchezza per tutta la Chiesa.

    Gli stessi sacri canones dei primi secoli della Chiesa costituiscono in larga misura il fondamentale e medesimo patrimonio di disciplina canonica che regola anche le Chiese ortodosse. Pertanto, le Chiese orientali cattoliche possono offrire un peculiare e rilevante contributo al cammino ecumenico. Sono lieto che nel corso del vostro simposio abbiate tenuto conto di questo particolare aspetto e vi incoraggio a farne oggetto di ulteriori studi, cooperando così, da parte vostra al comune impegno di aderire alla preghiera del Signore: «Tutti siano una cosa sola…perché il mondo creda…» (Gv 17,21).

    Cari amici, nell’ambito dell’attuale impegno della Chiesa per una nuova evangelizzazione, il diritto canonico, come ordinamento peculiare ed indispensabile della compagine ecclesiale, non mancherà di contribuire efficacemente alla vita e alla missione della Chiesa nel mondo, se tutte le componenti del Popolo di Dio sapranno saggiamente interpretarlo e fedelmente applicarlo. Esorto perciò, come fece il Venerabile Giovanni Paolo II, tutti i diletti figli orientali «a osservare i precetti indicati con animo sincero e con umile volontà, non dubitando minimamente che le Chiese orientali provvederanno nel miglior modo possibile al bene delle anime dei fedeli cristiani con una rinnovata disciplina, e che sempre fioriranno e assolveranno il compito loro affidato sotto la protezione della gloriosa e benedetta sempre vergine Maria che con piena verità è chiamata Theothokos e che rifulge come madre eccelsa della Chiesa universale» (Cost. ap. Sacri canones).

    Accompagno questo auspicio con la Benedizione Apostolica, che imparto a voi e a quanti recano il proprio contributo nei vari campi connessi con il diritto canonico orientale.

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    00 10/10/2010 15:15
    CAPPELLA PAPALE PER L’APERTURA DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI

    Alle ore 9.30 di questa mattina, XXVIII Domenica del tempo "per annum", il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Celebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali, in occasione dell’apertura dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi sul tema: «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4, 32)».

    Concelebrano con il Papa 177 Padri sinodali e 69 Presbiteri collaboratori del Sinodo a vario titolo.

    Per la Preghiera Eucaristica, salgono all’altare i Presidenti delegati: Sua Beatitudine Em.ma il Card. Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano), Presidente delegato ad honorem; Sua Beatitudine Em.ma il Card. Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei (Iraq), Presidente delegato ad honorem; l’Em.mo Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; Sua Beatitudine Rev.ma Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano); il Relatore generale: Sua Beatitudine Rev.ma Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto); il Segretario generale: S.E. Mons. Nikola Eterović, Arcivescovo titolare di Cibale, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi; il Segretario speciale: S.E. Mons. Joseph Soueif, Arcivescovo di Cipro dei Maroniti (Cipro).

    Nel corso del Sacro Rito, dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre pronuncia l’omelia che pubblichiamo di seguito:


    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Venerati Fratelli,

    illustri Signori e Signore,

    cari fratelli e sorelle!

    La Celebrazione eucaristica, rendimento di grazie a Dio per eccellenza, è segnata oggi per noi, radunati presso il Sepolcro di San Pietro, da un motivo straordinario: la grazia di vedere riuniti per la prima volta in un’Assemblea Sinodale, intorno al Vescovo di Roma e Pastore Universale, i Vescovi della regione mediorientale. Tale singolare evento dimostra l’interesse dell’intera Chiesa per la preziosa e amata porzione del Popolo di Dio che vive in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente.

    Anzitutto eleviamo il nostro ringraziamento al Signore della storia, perché ha permesso che, nonostante vicende spesso difficili e tormentate, il Medio Oriente vedesse sempre, dai tempi di Gesù fino ad oggi, la continuità della presenza dei cristiani. In quelle terre l’unica Chiesa di Cristo si esprime nella varietà di Tradizioni liturgiche, spirituali, culturali e disciplinari delle sei venerande Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, come pure nella Tradizione latina. Il fraterno saluto, che rivolgo con grande affetto ai Patriarchi di ognuna di esse, vuole estendersi in questo momento a tutti i fedeli affidati alle loro cure pastorali nei rispettivi Paesi e anche nella diaspora.

    In questa Domenica 28.ma del Tempo per annum, la Parola di Dio offre un tema di meditazione che si accosta in modo significativo all’evento sinodale che oggi inauguriamo. La lettura continua del Vangelo di Luca ci conduce all’episodio della guarigione dei dieci lebbrosi, dei quali uno solo, un samaritano, torna indietro a ringraziare Gesù. In connessione con questo testo, la prima lettura, tratta dal Secondo Libro dei Re, racconta la guarigione di Naaman, capo dell’esercito arameo, anch’egli lebbroso, che viene guarito immergendosi sette volte nelle acque del fiume Giordano, secondo l’ordine del profeta Eliseo. Anche Naaman ritorna dal profeta e, riconoscendo in lui il mediatore di Dio, professa la fede nell’unico Signore. Dunque, due malati di lebbra, due non ebrei, che guariscono perché credono alla parola dell’inviato di Dio. Guariscono nel corpo, ma si aprono alla fede, e questa li guarisce nell’anima, cioè li salva.

    Il Salmo responsoriale canta questa realtà: "Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, / agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. / Egli si è ricordato del suo amore, / della sua fedeltà alla casa d’Israele" (Sal 98,2-3). Ecco allora il tema: la salvezza è universale, ma passa attraverso una mediazione determinata, storica: la mediazione del popolo di Israele, che diventa poi quella di Gesù Cristo e della Chiesa. La porta della vita è aperta per tutti, ma, appunto, è una "porta", cioè un passaggio definito e necessario. Lo afferma sinteticamente la formula paolina che abbiamo ascoltato nella Seconda Lettera a Timoteo: "la salvezza che è in Cristo Gesù" (2 Tm 2,10). E’ il mistero dell’universalità della salvezza e al tempo stesso del suo necessario legame con la mediazione storica di Gesù Cristo, preceduta da quella del popolo di Israele e prolungata da quella della Chiesa. Dio è amore e vuole che tutti gli uomini abbiano parte alla sua vita; per realizzare questo disegno Egli, che è Uno e Trino, crea nel mondo un mistero di comunione umano e divino, storico e trascendente: lo crea con il "metodo" – per così dire – dell’alleanza, legandosi con amore fedele e inesauribile agli uomini, formandosi un popolo santo, che diventi una benedizione per tutte le famiglie della terra (cfr Gen 12,3). Si rivela così come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe (cfr Es 3,6), che vuole condurre il suo popolo alla "terra" della libertà e della pace. Questa "terra" non è di questo mondo; tutto il disegno divino eccede la storia, ma il Signore lo vuole costruire con gli uomini, per gli uomini e negli uomini, a partire dalle coordinate di spazio e di tempo in cui essi vivono e che Lui stesso ha dato.

    Di tali coordinate fa parte, con una sua specificità, quello che noi chiamiamo il "Medio Oriente". Anche questa regione del mondo Dio la vede da una prospettiva diversa, si direbbe "dall’alto": è la terra di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; la terra dell’esodo e del ritorno dall’esilio; la terra del tempio e dei profeti; la terra in cui il Figlio Unigenito è nato da Maria, dove ha vissuto, è morto ed è risorto; la culla della Chiesa, costituita per portare il Vangelo di Cristo sino ai confini del mondo. E noi pure, come credenti, guardiamo al Medio Oriente con questo sguardo, nella prospettiva della storia della salvezza. E’ l’ottica interiore che mi ha guidato nei viaggi apostolici in Turchia, nella Terra Santa - Giordania, Israele, Palestina - e a Cipro, dove ho potuto conoscere da vicino le gioie e le preoccupazioni delle comunità cristiane. Anche per questo ho accolto volentieri la proposta di Patriarchi e Vescovi di convocare un’Assemblea sinodale per riflettere insieme, alla luce della Sacra Scrittura e della Tradizione della Chiesa, sul presente e sul futuro dei fedeli e delle popolazioni del Medio Oriente.

    Guardare quella parte del mondo nella prospettiva di Dio significa riconoscere in essa la "culla" di un disegno universale di salvezza nell’amore, un mistero di comunione che si attua nella libertà e perciò chiede agli uomini una risposta. Abramo, i profeti, la Vergine Maria sono i protagonisti di questa risposta, che però ha il suo compimento in Gesù Cristo, figlio di quella stessa terra, ma disceso dal Cielo. Da Lui, dal suo Cuore e dal suo Spirito, è nata la Chiesa, che è pellegrina in questo mondo, ma gli appartiene. La Chiesa è costituita per essere, in mezzo agli uomini, segno e strumento dell’unico e universale progetto salvifico di Dio; essa adempie questa missione semplicemente essendo se stessa, cioè "comunione e testimonianza", come recita il tema dell’Assemblea sinodale che oggi si apre, e che fa riferimento alla celebre definizione lucana della prima comunità cristiana: "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola" (At 4,32). Senza comunione non può esserci testimonianza: la grande testimonianza è proprio la vita di comunione. Lo disse chiaramente Gesù: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35). Questa comunione è la vita stessa di Dio che si comunica nello Spirito Santo, mediante Gesù Cristo. E’ dunque un dono, non qualcosa che dobbiamo anzitutto costruire noi con le nostre forze. Ed è proprio per questo che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta: la comunione ci chiede sempre conversione, come dono che va sempre meglio accolto e realizzato. I primi cristiani, a Gerusalemme, erano pochi. Nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che poi è accaduto. E la Chiesa vive sempre di quella medesima forza che l’ha fatta partire e crescere. La Pentecoste è l’evento originario ma è anche un dinamismo permanente, e il Sinodo dei Vescovi è un momento privilegiato in cui si può rinnovare nel cammino della Chiesa la grazia della Pentecoste, affinché la Buona Novella sia annunciata con franchezza e possa essere accolta da tutte le genti.

    Pertanto, lo scopo di questa Assise sinodale è prevalentemente pastorale. Pur non potendo ignorare la delicata e a volte drammatica situazione sociale e politica di alcuni Paesi, i Pastori delle Chiese in Medio Oriente desiderano concentrarsi sugli aspetti propri della loro missione. Al riguardo, l’Instrumentum laboris, elaborato da un Consiglio Presinodale i cui Membri ringrazio vivamente per il lavoro svolto, ha sottolineato questa finalità ecclesiale dell’Assemblea, rilevando che essa intende, sotto la guida dello Spirito Santo, ravvivare la comunione della Chiesa Cattolica in Medio Oriente. Anzitutto all’interno di ciascuna Chiesa, tra tutti i suoi membri: Patriarca, Vescovi, sacerdoti, religiosi, persone di vita consacrata e laici. E, quindi, nei rapporti con le altre Chiese. La vita ecclesiale, così corroborata, vedrà svilupparsi frutti assai positivi nel cammino ecumenico con le altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti in Medio Oriente. Questa occasione è poi propizia per proseguire costruttivamente il dialogo con gli ebrei, ai quali ci lega in modo indissolubile la lunga storia dell’Alleanza, come pure con i musulmani.

    I lavori dell’Assise sinodale sono, inoltre, orientati alla testimonianza dei cristiani a livello personale, familiare e sociale. Questo richiede di rafforzare la loro identità cristiana mediante la Parola di Dio e i Sacramenti. Tutti auspichiamo che i fedeli sentano la gioia di vivere in Terra Santa, terra benedetta dalla presenza e dal glorioso mistero pasquale del Signore Gesù Cristo. Lungo i secoli quei Luoghi hanno attirato moltitudini di pellegrini ed anche comunità religiose maschili e femminili, che hanno considerato un grande privilegio il poter vivere e rendere testimonianza nella Terra di Gesù. Nonostante le difficoltà, i cristiani di Terra Santa sono chiamati a ravvivare la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente, presso i Luoghi santi della nostra salvezza. Ma quello di vivere dignitosamente nella propria patria è anzitutto un diritto umano fondamentale: perciò occorre favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione. Tutti dunque sono chiamati a dare il proprio contributo: la comunità internazionale, sostenendo un cammino affidabile, leale e costruttivo verso la pace; le religioni maggiormente presenti nella regione, nel promuovere i valori spirituali e culturali che uniscono gli uomini ed escludono ogni espressione di violenza. I cristiani continueranno a dare il loro contributo non soltanto con le opere di promozione sociale, quali gli istituti di educazione e di sanità, ma soprattutto con lo spirito delle Beatitudini evangeliche, che anima la pratica del perdono e della riconciliazione. In tale impegno essi avranno sempre l’appoggio di tutta la Chiesa, come attesta solennemente la presenza qui dei Delegati degli Episcopati di altri continenti.

    Cari amici, affidiamo i lavori dell’Assemblea sinodale per il Medio Oriente ai numerosi Santi e Sante di quella terra benedetta; invochiamo su di essa la costante protezione della Beata Vergine Maria, affinché le prossime giornate di preghiera, di riflessione e di comunione fraterna siano portatrici di buoni frutti per il presente e il futuro delle care popolazioni mediorientali. Ad esse rivolgiamo con tutto il cuore il saluto augurale: "Pace a te e pace alla tua casa e pace a quanto ti appartiene!" (1Sam 25,6).










    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS




    Conclusa nella Basilica Vaticana la concelebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali in occasione dell’apertura dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Vengo or ora dalla Basilica di San Pietro dove ho presieduto la Messa di apertura dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Questa straordinaria assise sinodale, che durerà due settimane, vede riuniti in Vaticano i Pastori della Chiesa che vive nella regione mediorientale, una realtà quanto mai variegata: in quelle terre, infatti, l’unica Chiesa di Cristo si esprime in tutta la ricchezza delle sue antiche Tradizioni. Il tema su cui rifletteremo è il seguente: "La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza". Infatti, in quei Paesi, purtroppo segnati da profonde divisioni e lacerati da annosi conflitti, la Chiesa è chiamata ad essere segno e strumento di unità e di riconciliazione, sul modello della prima comunità di Gerusalemme, nella quale "la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4,32) come dice San Luca. Questo compito è arduo, dal momento che i cristiani del Medio Oriente si trovano spesso a sopportare condizioni di vita difficili, sia a livello personale che familiare e di comunità. Ma ciò non deve scoraggiare: è proprio in quel contesto che risuona ancora più necessario e urgente il perenne messaggio di Cristo: "Convertitevi e credete nel Vangelo" (Mc 1,15). Nella mia recente visita a Cipro ho consegnato lo Strumento di Lavoro di questa Assemblea sinodale; ora che essa è iniziata, invito tutti a pregare invocando da Dio un’abbondante effusione dei doni dello Spirito Santo.

    Il mese di ottobre è detto il mese del Rosario. Si tratta, per così dire, di un’«intonazione spirituale» data dalla memoria liturgica della Beata Vergine Maria del Rosario, che si celebra il giorno 7. Siamo dunque invitati a lasciarci guidare da Maria in questa preghiera antica e sempre nuova, che a Lei è specialmente cara perché ci conduce direttamente a Gesù, contemplato nei suoi misteri di salvezza: gioiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi. Sulle orme del Venerabile Giovanni Paolo II (cfr Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae), vorrei ricordare che il Rosario è preghiera biblica, tutta intessuta di Sacra Scrittura. E’ preghiera del cuore, in cui la ripetizione dell’"Ave Maria" orienta il pensiero e l’affetto verso Cristo, e quindi si fa supplica fiduciosa alla Madre sua e nostra. E’ preghiera che aiuta a meditare la Parola di Dio e ad assimilare la Comunione eucaristica, sul modello di Maria che custodiva nel suo cuore tutto ciò che Gesù faceva e diceva, e la sua stessa presenza.

    Cari amici, sappiamo quanto la Vergine Maria sia amata e venerata dai nostri fratelli e sorelle del Medio Oriente. Tutti guardano a Lei quale Madre premurosa, vicina ad ogni sofferenza, e quale Stella di speranza. Alla sua intercessione affidiamo l’Assemblea sinodale che oggi si apre, affinché i cristiani di quella regione si rafforzino nella comunione e diano a tutti testimonianza del Vangelo dell’amore e della pace.



    DOPO L’ANGELUS

    Nei giorni scorsi si è svolta a Roma la "Missione ai Giovani 2010", organizzata dal Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile. Quest’anno essa ha raggiunto i quartieri di Tor Bella Monaca e Torre Angela, con molte iniziative di animazione spirituale, incontri nelle parrocchie, nelle scuole e nell’università, visite agli ammalati. Al centro di tutto, l’adorazione eucaristica, cioè la presenza di Gesù Cristo vivo. Esprimo il mio apprezzamento ai giovani missionari, ai seminaristi e a quanti si sono impegnati in questa esperienza. Il Signore faccia fruttificare i semi di Vangelo che avete sparso con fede e con amore!



    Je salue avec joie les pèlerins francophones présents pour la prière de l’Angelus. Aujourd’hui s’ouvre l’Assemblée Spéciale pour le Moyen-Orient du Synode des Évêques. Je recommande à votre prière les travaux des Pères synodaux. Je vous invite aussi à prier pour les Chrétiens du Moyen-Orient, afin que Dieu leur donne d’avoir toujours « un seul cœur et une seule âme » pour témoigner courageusement de la Bonne Nouvelle du Salut là où ils se trouvent. Puisse la Vierge Marie, Notre-Dame du Rosaire, les y accompagner ! Bon dimanche à tous !

    I offer warm greetings to the English-speaking visitors gathered for this Angelus prayer. I invite all of you to join me in praying for the ‘Special Assembly for the Middle East’ of the Synod of Bishops, which opened this morning in Saint Peter’s Basilica. May this momentous ecclesial event strengthen the communion of the faithful in the Middle East, especially as they give witness to the Gospel of Jesus Christ and to the gift of peace he offers. As we entrust these prayers to the powerful intercession of the Blessed Virgin Mary and Saint Joseph, her Spouse, who themselves came from that region, I invoke upon you and your families God’s abundant blessings.

    Ein herzliches „Grüß Gott" sage ich allen Pilgern und Besuchern aus den Ländern deutscher Sprache. Heute vormittag hat mit einer Eucharistiefeier im Petersdom die Sonderversammlung der Bischofssynode für den Nahen Osten begonnen. In den beiden kommenden Wochen möchte diese Versammlung unter dem Wort aus der Apostelgeschichte „ein Herz und eine Seele" (Apg 4,32) die Christen im Nahen Osten in ihrer Gemeinschaft und ihrem Zeugnis stärken und ihnen dabei helfen, die gegenwärtigen Herausforderungen zuversichtlich anzugehen. Ich bitte um euer Gebet für die Beratungen und die Arbeit der Synode. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag.

    Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular al grupo de la Comunidad y Colegio de Madres Agustinas, de Huelva, en su quinto centenario, así como a los rapresentantes del Colegio Gabriel Taborín, de Córdoba en Argentina. Invito a todos a identificarse cada vez más con Jesucristo, a vivir de su amor, a serle fieles en todo momento, a agradecerle tantos dones como recibimos de su divina bondad y a descubrir su presencia salvadora en medio de las pruebas de la vida. Que en este mes de octubre, la invocación constante del dulce Nombre de la Virgen María, mediante el rezo del santo Rosario, sea para todos fuente de consuelo y esperanza. Feliz Domingo.

    A minha saudação estende-se a todos os peregrinos de língua portuguesa, em particular aos fiéis cristãos da cidade de Jundiaí, no Brasil, invocando abundantes graças divinas sobre os seus passos para construírem a vida sobre aquela rocha firme que é Cristo vivo na sua Igreja. Deus a todos guarde e abençoe!

    Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Dziś w Polsce po raz dziesiąty jest obchodzony Dzień Papieski. W tym roku jego mottem jest „Odwaga świętości". Modlę się, aby wszyscy wierzący, w mocy Ducha Świętego, mężnie kroczyli ewangeliczną drogą prawdy i miłości, jaką wskazywał Jan Paweł II. Jestem wdzięczny za modlitwy w mojej intencji. Dziękuję też za duchowe i materialne wsparcie edukacji młodzieży w ramach Dzieła Nowego Tysiąclecia. Niech Bóg wam błogosławi!

    [Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Oggi in Polonia per la decima volta si celebra la Giornata Papale. Quest’anno il suo motto è "Il coraggio della santità". Prego che tutti i credenti, nella potenza dello Spirito Santo, audacemente procedano sull’evangelica via della verità e dell’amore che ha indicato Giovanni Paolo II. Sono grato per le preghiere secondo le mie intenzioni. Ringrazio anche per il sostegno spirituale e materiale dell’educazione dei giovani nell’ambito dell’Opera del Nuovo Millennio. Dio vi benedica!]

    Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo venuto da Pordenone per la presentazione di un libro sul Cardinale Celso Costantini, la Fondazione San Vito di Mazara del Vallo, i fedeli di Lamezia Terme, agenti e familiari della Polizia Municipale di Agropoli e i chierichetti di Certaldo. A tutti auguro una buona domenica.







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    00 11/10/2010 15:24
    LE UDIENZE

    Alle ore 12 di questa mattina, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza:

    S.E. Mons. Joseph William Tobin, Arcivescovo tit. di Obba, Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, con i Familiari;

    S.E. Mons. Giorgio Lingua, Arcivescovo tit. di Tuscania, Nunzio Apostolico in Giordania e in Iraq, con i Familiari;

    S.E. Mons. Ignacio Carrasco de Paula, Vescovo tit. di Tapso, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, con i Familiari;

    S.E. Mons. Enrico Dal Covolo, S.D.B., Vescovo tit. di Eraclea, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, con i Familiari.










    RINUNCE E NOMINE





    RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI TORINO (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Torino (Italia), presentata dall’Em.mo Card. Severino Poletto, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Torino (Italia) S.E. Mons. Cesare Nosiglia, finora Arcivescovo-Vescovo di Vicenza.

    S.E. Mons. Cesare Nosiglia
    S.E. Mons. Cesare Nosiglia è nato il 5 ottobre 1944 a Rossiglione, nella diocesi di Acqui e provincia di Genova. Dopo aver compiuto gli studi nel Seminario di Acqui Terme è stato inviato a Roma per proseguire la sua formazione, conseguendo la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense e quella in Sacra Scrittura presso il Pontifico Istituto Biblico.
    È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1968 per la diocesi di Acqui.
    Gli incarichi pastorali più significativi da lui svolti sono: dal 1968 al 1975, studente a Roma e Collaboratore nella Parrocchia di San Giovanni Battista De Rossi; dal 1971 al 1983, Addetto all'Ufficio Catechistico Nazionale della C.E.I.; dal 1975 al 1991, Collaboratore nella Parrocchia di San Filippo Neri alla Pineta Sacchetti; dal 1978 al 1980, Docente di Teologia al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo; dal 1983 al 1986, Vicedirettore dell'Ufficio Catechistico Nazionale C.E.I.; dal 1986 al 1991, Direttore dell'Ufficio Catechistico Nazionale della C.E.I.
    Eletto alla Chiesa titolare di Vittoriana e nominato Ausiliare di Roma il 6 luglio 1991, ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 14 settembre successivo. Durante il Sinodo di Roma ha ricoperto gli incarichi di Relatore Generale e Presidente della Commissione post-sinodale. Il 19 luglio 1996 è stato nominato Vicegerente di Roma con il titolo personale di Arcivescovo. Il 6 ottobre 2003 è stato trasferito alla diocesi di Vicenza.
    A livello nazionale, è stato anche Presidente del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, Presidente dell'Organismo Internazionale dell'Educazione Cattolica (OIEC), nonché Delegato del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa per la Catechesi e l'Università.
    Nell'ambito della Conferenza Episcopale Italiana è stato Membro della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede (1992-1999), Segretario della Commissione Episcopale per l'Educazione Cattolica (1995-2000) e Presidente della stessa Commissione (2000-2005).
    All'ultima Assemblea Generale (maggio 2010) è stato nominato Vice-Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
    In occasione del Grande Giubileo dell'anno 2000 gli è stata affidata la Vicepresidenza della Commissione Pastorale-Missionaria del Comitato Centrale, la Presidenza del Comitato Italiano per la Giornata Mondiale della Gioventù, come pure la Vicepresidenza del Congresso Eucaristico Internazionale. Inoltre, è stato Membro del Consiglio Internazionale per la Catechesi della Congregazione per il Clero.



    RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI LANCIANO-ORTONA (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Lanciano-Ortona (Italia), presentata da S.E. Mons. Carlo Ghidelli, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Arcivescovo di Lanciano-Ortona (Italia) il Rev.do Emidio Cipollone, del clero della diocesi di Avezzano, finora Direttore Spirituale del Seminario Regionale "San Pio X" di Chieti.

    Rev.do Emidio Cipollone
    Il Rev.do Emidio Cipollone è nato a Cese di Avezzano (diocesi di Avezzano e provincia di L’Aquila), il 26 gennaio 1960.
    Dopo aver frequentato le scuole medie ed il ginnasio nel Seminario Minore di Avezzano, ha continuato il suo percorso formativo presso il Seminario Regionale di Chieti, ottenendo il baccellierato in Teologia. A Roma ha frequentato i corsi di licenza in Teologia Morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana.
    È stato ordinato Sacerdote il 18 agosto 1984 ed è incardinato nella diocesi di Avezzano.
    Negli anni del suo ministero presbiterale ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale di "San Giovanni" ad Avezzano dal 1984 al 1985; Cappellano ospedaliero a Pescina dal 1984 al 1985; Parroco di "Santa Maria Assunta" a Lecce dei Marsi dal 1985 al 1989; Parroco di "San Giuseppe" a Pescina dal 1989 al 2000.
    Inoltre è: Direttore Spirituale del Seminario Regionale di Chieti dal 2000; Responsabile della Pastorale Familiare Regionale dal 2007; Assistente spirituale dei Medici Cattolici di Avezzano dal 2008 e Assistente spirituale delle "Maestre Pie e laici per il Vangelo" dal 2009.
    È stato anche Vice-Direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, Responsabile della Pastorale familiare, Assistente spirituale dell’Unitalsi di Avezzano nonché Vicario foraneo e Insegnante di Religione nel liceo classico del capoluogo.



    NOMINA DEL VESCOVO DI SOBRAL (BRASILE)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Sobral (Brasile) il Rev.do Padre Odelir José Magri, M.C.C.J., finora Vicario Generale dei Padri Comboniani a Roma.

    Rev.do Padre Odelir José Magri, M.C.C.J.
    Il Rev.do Padre Odelir José Magri, M.C.C.J., è nato il 18 aprile 1963, nella città di Campo Erê, diocesi di Chapecó, Santa Catarina. Dopo gli studi preparatori, il 26 giugno 1988, ha emesso la professione religiosa nella Congregazione dei Missionari Comboniani del Sacro Cuore di Gesù.
    Ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia a Parigi (1988-1992), ottenendo la licenza in Filosofia. Ha seguito il corso quadriennale per Formatori dei Seminari organizzato a São Paulo in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana. Il 18 ottobre 1992 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale.
    Dal 1992 al 1996 ha svolto il ministero sacerdotale in Congo Kinshasa, RDC, dove nel 1996 è stato Formatore dei Postulanti. Rientrato in Brasile, a São Paulo è stato Formatore Scolastico e Parroco (1997-1999); Consigliere Provinciale (1999-2001); Padre Maestro del Noviziato di Contagem a Belo Horizonte e Superiore della Comunità (2000-2003); Vice Superiore Provinciale (2002-2003).
    Dal 2003 è Assistente Generale a Roma e dal 2009, Vicario Generale.



    NOMINA DEL VICE COMANDANTE DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA

    Il Papa ha nominato Vice Comandante della Guardia Svizzera Pontificia, col grado di Tenente Colonnello, l’Ill.mo Sig. Christoph Graf, finora Capitano del medesimo Corpo.









    RIFLESSIONE DEL SANTO PADRE NEL CORSO DELLA PRIMA CONGREGAZIONE GENERALE DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI

    Pubblichiamo di seguito il testo della meditazione che il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto questa mattina, alle ore 9, nell’Aula del Sinodo, nel corso della prima Congregazione Generale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, dopo la lectio brevis dell’Ora Terza:


    PAROLE DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,

    l'11 ottobre 1962, trentotto anni fa, Papa Giovanni XXIII inaugurava il Concilio Vaticano II. Si celebrava allora l'11 ottobre la festa della Maternità divina di Maria, e, con questo gesto, con questa data, Papa Giovanni voleva affidare tutto il Concilio alle mani materne, al cuore materno della Madonna. Anche noi cominciamo l'11 ottobre, anche noi vogliamo affidare questo Sinodo, con tutti i problemi, con tutte le sfide, con tutte le speranze, al cuore materno della Madonna, della Madre di Dio.

    Pio XI, nel 1930, aveva introdotto questa festa, milleseicento anni dopo il Concilio di Efeso, il quale aveva legittimato, per Maria, il titolo Theotókos, Dei Genitrix. In questa grande parola Dei Genitrix, Theotókos, il Concilio di Efeso aveva riassunto tutta la dottrina di Cristo, di Maria, tutta la dottrina della redenzione. E così vale la pena riflettere un po', un momento, su ciò di cui parla il Concilio di Efeso, ciò di cui parla questo giorno.

    In realtà, Theotókos è un titolo audace. Una donna è Madre di Dio. Si potrebbe dire: come è possibile? Dio è eterno, è il Creatore. Noi siamo creature, siamo nel tempo: come potrebbe una persona umana essere Madre di Dio, dell'Eterno, dato che noi siamo tutti nel tempo, siamo tutti creature? Perciò si capisce che c'era forte opposizione, in parte, contro questa parola. I nestoriani dicevano: si può parlare di Christotókos, sì, ma di Theotókos no: Theós, Dio, è oltre, sopra gli avvenimenti della storia. Ma il Concilio ha deciso questo, e proprio così ha messo in luce l'avventura di Dio, la grandezza di quanto ha fatto per noi. Dio non è rimasto in sé: è uscito da sé, si è unito talmente, così radicalmente con quest'uomo, Gesù, che quest'uomo Gesù è Dio, e se parliamo di Lui, possiamo sempre anche parlare di Dio. Non è nato solo un uomo che aveva a che fare con Dio, ma in Lui è nato Dio sulla terra. Dio è uscito da sé. Ma possiamo anche dire il contrario: Dio ci ha attirato in se stesso, così che non siamo più fuori di Dio, ma siamo nell'intimo, nell'intimità di Dio stesso.

    La filosofia aristotelica, lo sappiamo bene, ci dice che tra Dio e l'uomo esiste solo una relazione non reciproca. L'uomo si riferisce a Dio, ma Dio, l'Eterno, è in sé, non cambia: non può avere oggi questa e domani un'altra relazione. Sta in sé, non ha relazione ad extra. È una parola molto logica, ma è una parola che ci fa disperare: quindi Dio stesso non ha relazione con me. Con l'incarnazione, con l’avvenimento della Theotókos, questo è cambiato radicalmente, perché Dio ci ha attirato in se stesso e Dio in se stesso è relazione e ci fa partecipare nella sua relazione interiore. Così siamo nel suo essere Padre, Figlio e Spirito Santo, siamo nell'interno del suo essere in relazione, siamo in relazione con Lui e Lui realmente ha creato relazione con noi. In quel momento Dio voleva essere nato da una donna ed essere sempre se stesso: questo è il grande avvenimento. E così possiamo capire la profondità dell’atto di Papa Giovanni, che affidò l’Assise conciliare, sinodale, al mistero centrale, alla Madre di Dio che è attirata dal Signore in Lui stesso, e così noi tutti con Lei.

    Il Concilio ha cominciato con l'icona della Theotókos. Alla fine Papa Paolo VI riconosce alla stessa Madonna il titolo Mater Ecclesiae. E queste due icone, che iniziano e concludono il Concilio, sono intrinsecamente collegate, sono, alla fine, un’icona sola. Perché Cristo non è nato come un individuo tra altri. È nato per crearsi un corpo: è nato — come dice Giovanni al capitolo 12 del suo Vangelo — per attirare tutti a sé e in sé. È nato — come dicono le Lettere ai Colossesi e agli Efesini — per ricapitolare tutto il mondo, è nato come primogenito di molti fratelli, è nato per riunire il cosmo in sé, cosicché Lui è il Capo di un grande Corpo. Dove nasce Cristo, inizia il movimento della ricapitolazione, inizia il momento della chiamata, della costruzione del suo Corpo, della santa Chiesa. La Madre di Theós, la Madre di Dio, è Madre della Chiesa, perché Madre di Colui che è venuto per riunirci tutti nel suo Corpo risorto.

    San Luca ci fa capire questo nel parallelismo tra il primo capitolo del suo Vangelo e il primo capitolo degli Atti degli Apostoli, che ripetono su due livelli lo stesso mistero. Nel primo capitolo del Vangelo lo Spirito Santo viene su Maria e così partorisce e ci dona il Figlio di Dio. Nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli Maria è al centro dei discepoli di Gesù che pregano tutti insieme, implorando la nube dello Spirito Santo. E così dalla Chiesa credente, con Maria nel centro, nasce la Chiesa, il Corpo di Cristo. Questa duplice nascita è l’unica nascita del Christus totus, del Cristo che abbraccia il mondo e noi tutti.

    Nascita a Betlemme, nascita nel Cenacolo. Nascita di Gesù Bambino, nascita del Corpo di Cristo, della Chiesa. Sono due avvenimenti o un unico avvenimento. Ma tra i due stanno realmente la Croce e la Risurrezione. E solo tramite la Croce avviene il cammino verso la totalità del Cristo, verso il suo Corpo risorto, verso l'universalizzazione del suo essere nell'unità della Chiesa. E così, tenendo presente che solo dal grano caduto in terra nasce poi il grande raccolto, dal Signore trafitto sulla Croce viene l'universalità dei suoi discepoli riuniti in questo suo Corpo, morto e risorto.

    Tenendo conto di questo nesso tra Theotókos e Mater Ecclesiae, il nostro sguardo va verso l'ultimo libro della Sacra Scrittura, l'Apocalisse, dove, nel capitolo 12, appare proprio questa sintesi. La donna vestita di sole, con dodici stelle sul capo e la luna sotto i piedi, partorisce. E partorisce con un grido di dolore, partorisce con grande dolore. Qui il mistero mariano è il mistero di Betlemme allargato al mistero cosmico. Cristo nasce sempre di nuovo in tutte le generazioni e così assume, raccoglie l'umanità in se stesso. E questa nascita cosmica si realizza nel grido della Croce, nel dolore della Passione. E a questo grido della Croce appartiene il sangue dei martiri.

    Così, in questo momento, possiamo gettare uno sguardo sul secondo Salmo di questa Ora Media, il Salmo 81, dove si vede una parte di questo processo. Dio sta tra gli dei – ancora sono considerati in Israele come dei. In questo Salmo, in un concentramento grande, in una visione profetica, si vede il depotenziamento degli dei. Quelli che apparivano dei non sono dei e perdono il carattere divino, cadono a terra. Dii estis et moriemini sicut nomine (cfr al 81, 6-7): il depotenziamento, la caduta delle divinità.

    Questo processo che si realizza nel lungo cammino della fede di Israele, e che qui è riassunto in un'unica visione, è un processo vero della storia della religione: la caduta degli dei. E così la trasformazione del mondo, la conoscenza del vero Dio, il depotenziamento delle forze che dominano la terra, è un processo di dolore. Nella storia di Israele vediamo come questo liberarsi dal politeismo, questo riconoscimento — «solo Lui è Dio» — si realizza in tanti dolori, cominciando dal cammino di Abramo, l'esilio, i Maccabei, fino a Cristo. E nella storia continua questo processo del depotenziamento, del quale parla l'Apocalisse al capitolo 12; parla della caduta degli angeli, che non sono angeli, non sono divinità sulla terra. E si realizza realmente, proprio nel tempo della Chiesa nascente, dove vediamo come col sangue dei martiri vengono depotenziate le divinità, cominciando dall'imperatore divino, da tutte queste divinità. È il sangue dei martiri, il dolore, il grido della Madre Chiesa che le fa cadere e trasforma così il mondo.

    Questa caduta non è solo la conoscenza che esse non sono Dio; è il processo di trasformazione del mondo, che costa il sangue, costa la sofferenza dei testimoni di Cristo. E, se guardiamo bene, vediamo che questo processo non è mai finito. Si realizza nei diversi periodi della storia in modi sempre nuovi; anche oggi, in questo momento, in cui Cristo, l'unico Figlio di Dio, deve nascere per il mondo con la caduta degli dei, con il dolore, il martirio dei testimoni. Pensiamo alle grandi potenze della storia di oggi, pensiamo ai capitali anonimi che schiavizzano l'uomo, che non sono più cosa dell’uomo, ma sono un potere anonimo al quale servono gli uomini, dal quale sono tormentati gli uomini e perfino trucidati. Sono un potere distruttivo, che minaccia il mondo. E poi il potere delle ideologie terroristiche. Apparentemente in nome di Dio viene fatta violenza, ma non è Dio: sono false divinità, che devono essere smascherate, che non sono Dio. E poi la droga, questo potere che, come una bestia vorace, stende le sue mani su tutte le parti della terra e distrugge: è una divinità, ma una divinità falsa, che deve cadere. O anche il modo di vivere propagato dall'opinione pubblica: oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù, e così via.

    Queste ideologie che dominano, così che si impongono con forza, sono divinità. E nel dolore dei santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere queste divinità, deve realizzarsi quanto dicono le Lettere ai Colossesi e agli Efesini: le dominazioni, i poteri cadono e diventano sudditi dell'unico Signore Gesù Cristo. Di questa lotta nella quale noi stiamo, di questo depotenziamento di dio, di questa caduta dei falsi dei, che cadono perché non sono divinità, ma poteri che distruggono il mondo, parla l'Apocalisse al capitolo 12, anche con un'immagine misteriosa, per la quale, mi pare, ci sono tuttavia diverse belle interpretazioni. Viene detto che il dragone mette un grande fiume di acqua contro la donna in fuga per travolgerla. E sembra inevitabile che la donna venga annegata in questo fiume. Ma la buona terra assorbe questo fiume ed esso non può nuocere. Io penso che il fiume sia facilmente interpretabile: sono queste correnti che dominano tutti e che vogliono far scomparire la fede della Chiesa, la quale non sembra più avere posto davanti alla forza di queste correnti che si impongono come l'unica razionalità, come l'unico modo di vivere. E la terra che assorbe queste correnti è la fede dei semplici, che non si lascia travolgere da questi fiumi e salva la Madre e salva il Figlio. Perciò il Salmo dice – il primo salmo dell’Ora Media – la fede dei semplici è la vera saggezza (cfr Sal 118,130). Questa saggezza vera della fede semplice, che non si lascia divorare dalle acque, è la forza della Chiesa. E siamo ritornati al mistero mariano.

    E c'è anche un'ultima parola nel Salmo 81, "movebuntur omnia fundamenta terrae" (Sal 81,5), vacillano le fondamenta della terra. Lo vediamo oggi, con i problemi climatici, come sono minacciate le fondamenta della terra, ma sono minacciate dal nostro comportamento. Vacillano le fondamenta esteriori perché vacillano le fondamenta interiori, le fondamenta morali e religiose, la fede dalla quale segue il retto modo di vivere. E sappiamo che la fede è il fondamento, e, in definitiva, le fondamenta della terra non possono vacillare se rimane ferma la fede, la vera saggezza.

    E poi il Salmo dice: "Alzati, Signore, e giudica la terra" (Sal 81,8). Così diciamo anche noi al Signore: "Alzati in questo momento, prendi la terra tra le tue mani, proteggi la tua Chiesa, proteggi l'umanità, proteggi la terra". E affidiamoci di nuovo alla Madre di Dio, a Maria, e preghiamo: "Tu, la grande credente, tu che hai aperto la terra al cielo, aiutaci, apri anche oggi le porte, perché sia vincitrice la verità, la volontà di Dio, che è il vero bene, la vera salvezza del mondo". Amen

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    00 12/10/2010 15:24
    AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


    CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI: STANISŁAW KAZIMIERCZYK SOŁTYS, ANDRÉ (ALFRED) BESSETTE, CÁNDIDA MARÍA DE JESÚS (JUANA JOSEFA) CIPITRIA Y BARRIOLA, MARY OF THE CROSS (MARY HELEN) MacKILLOP, GIULIA SALZANO, BATTISTA CAMILLA DA VARANO

    Il 17 ottobre 2010, XXIX domenica del tempo "per annum", alle ore 10, il Santo Padre Benedetto XVI celebrerà l’Eucaristia sul sagrato della Basilica Vaticana e procederà alla Canonizzazione dei Beati:

    STANISŁAW KAZIMIERCZYK SOŁTYS (1433-1489), Sacerdote, dell’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi;

    ANDRÉ (ALFRED) BESSETTE (1845-1937), Religioso, della Congregazione di Santa Croce;

    CÁNDIDA MARÍA DE JESÚS (JUANA JOSEFA) CIPITRIA Y BARRIOLA (1845-1912), Vergine, Fondatrice della Congregazione delle Figlie di Gesù;

    MARY OF THE CROSS (MARY HELEN) MacKILLOP (1842-1909), Vergine, Fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore;

    GIULIA SALZANO (1846-1929), Vergine, Fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore di Gesù;

    BATTISTA CAMILLA DA VARANO (1458-1524), Vergine, dell’Ordine di Santa Chiara.
















    LETTERA APOSTOLICA IN FORMA DI "MOTU PROPRIO" UBICUMQUE ET SEMPER DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI CON LA QUALE SI ISTITUISCE IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE





    TESTO IN LINGUA LATINA


    LITTERAE APOSTOLICAE
    MOTU PROPRIO DATAE

    QUIBUS PONTIFICIUM CONSILIUM
    DE NOVA EVANGELIZATIONE PROMOVENDA CONSTITUITUR

    BENEDICTUS PP. XVI

    Ubicumque et semper Iesu Christi Evangelii nuntiandi munus tuetur Ecclesia. Primus et supremus evangelizator ipse ascensionis ad Patrem die Apostolis mandavit: "Euntes ergo docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, docentes eos servare omnia, quaecumque mandavi vobis" (Mt 28,19-20). Huic mandato fidelis Ecclesia, populus acquisitionis, ut virtutem annuntiet (cfr 1Pe 2,9), inde a Pentecostes die, cum Spiritus Sanctus recepit (cfr Act 2,14), numquam cessavit, ut universo mundo Evangelii pulchritudinem cognoscendam traderet, Iesum Christum annuntians, verum Deum et verum hominem, eundem "heri et hodie idem, et in saecula" (Heb 13,8), qui sua morte ac resurrectione salvationem attulit, antiquam complens repromissionem. Itaque evangelizationis missio, quae continuatio est operae, quam voluit Dominus Iesus, est Ecclesiae necessaria, quae praetermitti non potest atque ipsius naturae est manifestatio.

    Missio haec in historia varias species induit atque rationes usque renovatas, quoad loca, condiciones et historiae momenta. Nostra aetate singulare id est quod cum fidei desertione contenditur, quae procedente tempore apud societates et culturas sese manifestavit, quae Evangelio e saeculis imbutae videbantur. Sociales immutationes, quas novissimis decenniis vidimus, implicatas causas secum ferunt, quae diuturnitate temporis radices egerunt atque nostri mundi intellectum funditus immutaverunt. Mens convertatur ad permagnas scientiae et technicae artis progressiones, facultatum rationes amplificandas quoad vitam et individui libertatis spatia, magnas in re oeconomica immutationes, stirpium culturarumque colluviem, quam praegrandes migrationes effecerunt, augescentem inter populos mutuam obnoxietatem. Haec omnia non sine effectibus evenerunt quod ad vitam hominis quoque religiosam attinet. Si quidem hinc certa beneficia humanitas his immutationibus est experta atque Ecclesia alios impulsus obtinuit ut spei, quam detinet, rationem ostenderet (cfr 1Pe 3,15), illinc turbans quaedam evenit sacri sensus amissio, cum de fundamentis illis controversia esset, quae firma videbantur, quae sunt fides in Deum creatorem et providentem, Iesu Christi unici salvatoris revelatio et communis intellectio praecipuarum experientiarum hominis, id est ortus, obitus, in familia vita, ad legem moralem naturalem relatio.

    Si haec omnia a nonnullis liberatio quaedam sunt habita, mature interior solitudo est perspecta, quae oritur ubi homo, prae se ferens suae naturae suaeque sortis se esse unum artificem, eo destituitur quod est omnium rerum fundamentum.

    Concilium Oecumenicum Vaticanum II iam inter praecipua argumenta quaestionem posuit necessitudinis Ecclesiae cum hoc nostrae aetatis mundo. Ob oculos conciliarem doctrinam habentes, proinde Decessores Nostri de necessitate ultra cogitarunt aptas formas inveniendi ut hodierni homines vivum aeternumque Domini Verbum percipere possent.

    In longitudinem consulens Dei Servus Paulus VI evangelizationis munus planum faciebat, quae "semper necessaria est – cum crebro hodie eae invaluerint condiciones, quibus a lege christiana prorsus disceditur – plurimis hominibus, qui sacro quidem tincti sunt baptismate, sed extra quamvis formam vitae christianae degunt, plebi simplici, quae quandam possidet fidem, sed eius fundamenta vix cognoscit, viris studia colentibus, qui opus sibi esse sentiunt, ut Iesum Christum agnoscant alia ratione sibi propositum quam institutione, quae puerili aetate tradi solet, necnon aliis multis" (Adhort. ap. Evangelii nuntiandi, n. 52). Atque de iis cogitans qui longe a fide erant, addebat ut Ecclesiae in evangelizationis opera "apta subsidia et sermonis ratio quaerantur ad revelationem divinam et fidem in Iesum Christum alterutri primum vel iterum proponendam" (Ibid., n. 56). Venerabilis Dei Servus Ioannes Paulus II hoc grave officium cardinem habuit lati sui Magisterii, sententia "novae evangelizationis", quam ipse compluribus documentis penitus perpendit, complectens munus quod hodie Ecclesiae impendet, perculiarem in modum in regionibus religione christiana antiquitus institutis. Munus istud, si directe eius rationem respicit sese extra ferendi, tamen ante omnia continuatam renovationem intus, continuatum transitum, ut ita dicamus, ab evangelizata ad evangelizatricem sibi vindicat. Sufficit ut memoretur id quod in Adhortatione postsynodali Christifideles laici dictum est: "Integrae regiones nec non nationes in quibus anteacto tempore religio et vita christiana florebant, quae vivacis ac operosae fidei communitates excitabant, nunc rebus adversis premuntur ac non raro radicitus sunt transformatae, gliscentibus indifferentismo, saecularismo et atheismo. Agitur praesertim de regionibus et nationibus Primi Mundi qui dicitur, in quibus oeconomica prosperitas et consumendarum rerum cupiditas, quamquam etiam terribilibus paupertatis et miseriae adiunctis commixtae, inhiant ac proclamant ita esse vivendum «etsi Deus non daretur». At religiosa indifferentia et practica Dei completa neglegentia ad vitae quaestiones licet graviores exsolvendas non minus affligunt animum nec minus videntur evertentes quam proclamatus atheismus; ipsa namque christiana fides, quamquam in aliquibus traditis moribus vel ritibus subsistit, pedetemptim ab ipsis vitae supremis momentis veluti in nascendo, in patiendo et in moriendo disiungitur. [...] In aliis vero regionibus vel nationibus, ubi adhuc modo vivido pietatis ac religiositatis christianae popularis servantur traditiones, hoc morale ac spirituale patrimonium, prementibus multiplicibus causis, inter quas saecularizatio et sectarum diffusio recensendae sunt, periculum subversionis patitur. Quare solummodo nova evangelizatio limpidum ac profundum fidei incrementum firmare potest, quod ex his traditionibus vim authenticae efficiat libertatis. Utique consortium humanum spiritu christiano ubique denuo imbuendum est. Id tamen possibile erit si christianus communitatum ipsarum ecclesialium contextus, quae his in regionibus et nationibus degunt, renovetur" (n. 34).

    Decessorum Nostrorum sollicitudines in Nos recipientes, aequum putamus congruas responsiones praebere, ut cuncta Ecclesia, quae Spiritus Sancti vi sinit se regenerari, hodierno mundo missionali impetu se monstret, ut nova evangelizatio promoveatur. Ipsa praesertim mentionem facit Ecclesiarum antiquitus conditarum, quae etiam in variis condicionibus vivunt, quibus diversae conveniunt necessitates, quae diversos evangelizationis motus requirunt: quibusdam enim in regionibus, quamvis saecularizationis realitas progrediatur, christianus usus adhuc bene floret et in integrorum populorum animis radicitus innititur; aliis autem in regionibus manifesta animadvertitur societatis a fide in universum seiunctio, cuius ecclesialis compago debilior est, licet cuiusdam vigoris elementa non desint, quae Spiritus Sanctus excitare pergit; novimus pro dolor loca quae fere christianam religionem omnino amiserunt, in quibus fidei lumen parvarum communitatum testificationibus demandatur: regiones hae, quae renovato primo Evangelii nuntio indigent, peculiarem in modum complures christiani nuntii partes renuere videntur.

    Condicionum diversitas diligens iudicium secum fert; cum "nova evangelizatio" dicitur, id non significat unam formulam reperire, quae cunctis circumstantiis par sit. Attamen non est difficile perspicere id, quo universae Ecclesiae indigent quae in regionibus, quoad traditiones, christianis degunt, renovatum esse impetum missionalem, qui gratiae dono denuo largiterque pateat. Etenim oblivisci non possumus primum munus semper fore id quo operae gratuitae Spiritus Resuscitati obsequentes nos praebeamus, qui omnes comitatur Evangelii praecones et cor aperit illorum qui audiunt. Ut Evangelii Verbum frugifere proclametur, oportet potissimum alta Dei experientia habeatur.

    Ut in primis Nostris Litteris encyclicis Deus caritas est autumavimus: "Ad initium, cum quis christianus fit, nulla est ethica voluntas neque magna opinio, verumtamen congressio datur cum Persona quae novum vitae finem imponit eodemque tempore certam progressionem" (n. 1). Similiter in omnis evangelizationis fundamento non adest humanum extensionis propositum, sed studium inaestimabile donum participandi, quod Deus nobis concredidit, suam ipsius nobiscum communicans vitam.

    Itaque harum cogitationum sub lumine, cunctis perpensis diligenter rebus itemque consiliis postulatis peritarum personarum, statuimus et decernimus quae sequuntur:

    Art. 1

    § 1. Pontificium Consilium de Nova Evangelizatione promovenda constituitur, ut Romanae Curiae Dicasterium, secundum Constitutionem apostolicam Pastor bonus.

    § 2. Consilium sua proposita persequitur, tum meditationem de novae evangelizationis argumentis concitans, tum eligens et promovens formas instrumentaque ad eandem efficiendam apta.

    Art. 2

    Consilii opera, quae una cum ceteris Dicasteriis et Curiae Romanae Institutis navatur, servatis uniuscuiusque competentiis, particularibus Ecclesiis inservit, in illis potissimum locis christianae traditionis, ubi clarius saecularizationis realitas manifestatur.

    Art. 3

    Ex Consilii muneribus officia extolluntur:

    1° theologicum pastoralemque sensum novae evangelizationis altius vestigandi;

    2° promovendi et iuvandi, Conferentiis Episcopalibus arte cooperantibus, quae institutum ad hoc habere poterunt, vestigationem, diffusionem et exsecutionem Magisterii pontificii, quod ad argumenta attinet, quae cum nova evangelizatione nectuntur;

    3° notificandi et sustinendi incepta, quae cum nova evangelizatione coniunguntur quaeque in nonnullis Ecclesiis particularibus iam aguntur, atque promovendi nova efficienda, naviter vires etiam implicando, quae in Institutis vitae consecratae et Societatibus vitae apostolicae reperiuntur, itemque in fidelium sodalitatibus atque novis communitatibus;

    4° perpendendi et curandi recentiores communicationis socialis formas adhibendas, veluti instrumenta novae evangelizationis;

    5° catechismi Catholicae Ecclesiae usum promovendi, qui essentialiter pleneque summam fidei complectitur pro nostrae aetatis hominibus.

    Art. 4

    § 1 Consilium ab Archiepiscopo Praeside regitur, iuvantibus Secretario, Subsecretario et congruo numero Officialium, secundum statutas normas Constitutionis apostolicae Pastor bonus et Ordinationis Generalis Curiae Romanae.

    § 2 Consilium propria Membra habet et proprios Consultores constituere potest.

    Nostra haec autem statuta et Motu proprio praescripta nunc et in posterum firma et efficacia esse et fore volumus, non obstantibus quibusvis contrariis rebus, etiam peculiari mentione dignis, atque decernimus ut per editionem in actis diurnis "L’Osservatore Romano" eadem promulgentur atque ipso promulgationis die vigere incipient.

    Datum ex Arce Gandulfi, die XXI mensis Septembris, in festivitate S. Matthaei, Apostoli et Evangelistae, anno Domini MMX, Pontificatus Nostri sexto.

    BENEDICTUS PP. XVI



    TESTO IN LINGUA ITALIANA

    LETTERA APOSTOLICA
    in forma di MOTU PROPRIO

    UBICUMQUE ET SEMPER

    del Sommo Pontefice
    BENEDETTO XVI

    CON LA QUALE SI ISTITUISCE IL PONTIFICIO CONSIGLIO
    PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

    La Chiesa ha il dovere di annunciare sempre e dovunque il Vangelo di Gesù Cristo. Egli, il primo e supremo evangelizzatore, nel giorno della sua ascensione al Padre comandò agli Apostoli: "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). Fedele a questo comando la Chiesa, popolo che Dio si è acquistato affinché proclami le sue ammirevoli opere (cfr 1Pt 2,9), dal giorno di Pentecoste in cui ha ricevuto in dono lo Spirito Santo (cfr At 2,14), non si è mai stancata di far conoscere al mondo intero la bellezza del Vangelo, annunciando Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, lo stesso "ieri, oggi e sempre" (Eb 13,8), che con la sua morte e risurrezione ha attuato la salvezza, portando a compimento la promessa antica. Pertanto, la missione evangelizzatrice, continuazione dell'opera voluta dal Signore Gesù, è per la Chiesa necessaria ed insostituibile, espressione della sua stessa natura.

    Tale missione ha assunto nella storia forme e modalità sempre nuove a seconda dei luoghi, delle situazioni e dei momenti storici. Nel nostro tempo, uno dei suoi tratti singolari è stato il misurarsi con il fenomeno del distacco dalla fede, che si è progressivamente manifestato presso società e culture che da secoli apparivano impregnate dal Vangelo. Le trasformazioni sociali alle quali abbiamo assistito negli ultimi decenni hanno cause complesse, che affondano le loro radici lontano nel tempo e hanno profondamente modificato la percezione del nostro mondo. Si pensi ai giganteschi progressi della scienza e della tecnica, all'ampliarsi delle possibilità di vita e degli spazi di libertà individuale, ai profondi cambiamenti in campo economico, al processo di mescolamento di etnie e culture causato da massicci fenomeni migratori, alla crescente interdipendenza tra i popoli. Tutto ciò non è stato senza conseguenze anche per la dimensione religiosa della vita dell'uomo. E se da un lato l'umanità ha conosciuto innegabili benefici da tali trasformazioni e la Chiesa ha ricevuto ulteriori stimoli per rendere ragione della speranza che porta (cfr 1Pt 3,15), dall'altro si è verificata una preoccupante perdita del senso del sacro, giungendo persino a porre in questione quei fondamenti che apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e provvidente, la rivelazione di Gesù Cristo unico salvatore, e la comune comprensione delle esperienze fondamentali dell'uomo quali il nascere, il morire, il vivere in una famiglia, il riferimento ad una legge morale naturale.

    Se tutto ciò è stato salutato da alcuni come una liberazione, ben presto ci si è resi conto del deserto interiore che nasce là dove l'uomo, volendosi unico artefice della propria natura e del proprio destino, si trova privo di ciò che costituisce il fondamento di tutte le cose.

    Già il Concilio Ecumenico Vaticano II assunse tra le tematiche centrali la questione della relazione tra la Chiesa e questo mondo contemporaneo. Sulla scia dell'insegnamento conciliare, i miei Predecessori hanno poi ulteriormente riflettuto sulla necessità di trovare adeguate forme per consentire ai nostri contemporanei di udire ancora la Parola viva ed eterna del Signore.

    Con lungimiranza il Servo di Dio Paolo VI osservava che l'impegno dell'evangelizzazione "si dimostra ugualmente sempre più necessario, a causa delle situazioni di scristianizzazione frequenti ai nostri giorni, per moltitudini di persone che hanno ricevuto il battesimo ma vivono completamente al di fuori della vita cristiana, per gente semplice che ha una certa fede ma ne conosce male i fondamenti, per intellettuali che sentono il bisogno di conoscere Gesù Cristo in una luce diversa dall'insegnamento ricevuto nella loro infanzia, e per molti altri" (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, n. 52). E, con il pensiero rivolto ai lontani dalla fede, aggiungeva che l'azione evangelizzatrice della Chiesa "deve cercare costantemente i mezzi e il linguaggio adeguati per proporre o riproporre loro la rivelazione di Dio e la fede in Gesù Cristo" (Ibid., n. 56). Il Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II fece di questo impegnativo compito uno dei cardini del suo vasto Magistero, sintetizzando nel concetto di "nuova evangelizzazione", che egli approfondì sistematicamente in numerosi interventi, il compito che attende la Chiesa oggi, in particolare nelle regioni di antica cristianizzazione. Un compito che, se riguarda direttamente il suo modo di relazionarsi verso l'esterno, presuppone però, prima di tutto, un costante rinnovamento al suo interno, un continuo passare, per così dire, da evangelizzata ad evangelizzatrice. Basti ricordare ciò che si affermava nell'Esortazione postsinodale Christifideles Laici: "Interi paesi e nazioni, dove la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti e capaci di dar origine a comunità di fede viva e operosa, sono ora messi a dura prova, e talvolta sono persino radicalmente trasformati, dal continuo diffondersi dell'indifferentismo, del secolarismo e dell'ateismo. Si tratta, in particolare, dei paesi e delle nazioni del cosiddetto Primo Mondo, nel quale il benessere economico e il consumismo, anche se frammisti a paurose situazioni di povertà e di miseria, ispirano e sostengono una vita vissuta «come se Dio non esistesse». Ora l'indifferenza religiosa e la totale insignificanza pratica di Dio per i problemi anche gravi della vita non sono meno preoccupanti ed eversivi rispetto all'ateismo dichiarato. E anche la fede cristiana, se pure sopravvive in alcune sue manifestazioni tradizionali e ritualistiche, tende ad essere sradicata dai momenti più significativi dell'esistenza, quali sono i momenti del nascere, del soffrire e del morire. [...] In altre regioni o nazioni, invece, si conservano tuttora molto vive tradizioni di pietà e di religiosità popolare cristiana; ma questo patrimonio morale e spirituale rischia oggi d'essere disperso sotto l'impatto di molteplici processi, tra i quali emergono la secolarizzazione e la diffusione delle sette. Solo una nuova evangelizzazione può assicurare la crescita di una fede limpida e profonda, capace di fare di queste tradizioni una forza di autentica libertà. Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi paesi e in queste nazioni" (n. 34).

    Facendomi dunque carico della preoccupazione dei miei venerati Predecessori, ritengo opportuno offrire delle risposte adeguate perché la Chiesa intera, lasciandosi rigenerare dalla forza dello Spirito Santo, si presenti al mondo contemporaneo con uno slancio missionario in grado di promuovere una nuova evangelizzazione. Essa fa riferimento soprattutto alle Chiese di antica fondazione, che pure vivono realtà assai differenziate, a cui corrispondono bisogni diversi, che attendono impulsi di evangelizzazione diversi: in alcuni territori, infatti, pur nel progredire del fenomeno della secolarizzazione, la pratica cristiana manifesta ancora una buona vitalità e un profondo radicamento nell'animo di intere popolazioni; in altre regioni, invece, si nota una più chiara presa di distanza della società nel suo insieme dalla fede, con un tessuto ecclesiale più debole, anche se non privo di elementi di vivacità, che lo Spirito Santo non manca di suscitare; conosciamo poi, purtroppo, delle zone che appaiono pressoché completamente scristianizzate, in cui la luce della fede è affidata alla testimonianza di piccole comunità: queste terre, che avrebbero bisogno di un rinnovato primo annuncio del Vangelo, appaiono essere particolarmente refrattarie a molti aspetti del messaggio cristiano.

    La diversità delle situazioni esige un attento discernimento; parlare di "nuova evangelizzazione" non significa, infatti, dover elaborare un'unica formula uguale per tutte le circostanze. E, tuttavia, non è difficile scorgere come ciò di cui hanno bisogno tutte le Chiese che vivono in territori tradizionalmente cristiani sia un rinnovato slancio missionario, espressione di una nuova generosa apertura al dono della grazia. Infatti, non possiamo dimenticare che il primo compito sarà sempre quello di rendersi docili all'opera gratuita dello Spirito del Risorto, che accompagna quanti sono portatori del Vangelo e apre il cuore di coloro che ascoltano. Per proclamare in modo fecondo la Parola del Vangelo, è richiesto anzitutto che si faccia profonda esperienza di Dio.

    Come ho avuto modo di affermare nella mia prima Enciclica Deus caritas est: "All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva" (n. 1). Similmente, alla radice di ogni evangelizzazione non vi è un progetto umano di espansione, bensì il desiderio di condividere l'inestimabile dono che Dio ha voluto farci, partecipandoci la sua stessa vita.

    Pertanto, alla luce di queste riflessioni, dopo avere esaminato con cura ogni cosa e aver richiesto il parere di persone esperte, stabilisco e decreto quanto segue:

    Art. 1.

    § 1. È costituito il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, quale Dicastero della Curia Romana, ai sensi della Costituzione apostolica Pastor bonus.

    § 2. Il Consiglio persegue .la propria finalità sia stimolando la riflessione sui temi della nuova evangelizzazione, sia individuando e promuovendo le forme e gli strumenti atti a realizzarla.

    Art. 2.

    L'azione del Consiglio, che si svolge in collaborazione con gli altri Dicasteri ed Organismi della Curia Romana, nel rispetto delle relative competenze, è al servizio delle Chiese particolari, specialmente in quei territori di tradizione cristiana dove con maggiore evidenza si manifesta il fenomeno della secolarizzazione.

    Art. 3.

    Tra i compiti specifici del Consiglio si segnalano:

    1°. approfondire il significato teologico e pastorale della nuova evangelizzazione;

    2°. promuovere e favorire, in stretta collaborazione con le Conferenze Episcopali interessate, che potranno avere un organismo ad hoc, lo studio, la diffusione e l'attuazione del Magistero pontificio relativo alle tematiche connesse con la nuova evangelizzazione;

    3°. far conoscere e sostenere iniziative legate alla nuova evangelizzazione già in atto nelle diverse Chiese particolari e promuoverne la realizzazione di nuove, coinvolgendo attivamente anche le risorse presenti negli Istituti di Vita Consacrata e nelle Società di Vita Apostolica, come pure nelle aggregazioni di fedeli e nelle nuove comunità;

    4°. studiare e favorire l'utilizzo delle moderne forme di comunicazione, come strumenti per la nuova evangelizzazione;

    5°. promuovere l'uso del Catechismo della Chiesa Cattolica, quale formulazione essenziale e completa del contenuto della fede per gli uomini del nostro tempo.

    Art.4

    § 1. Il Consiglio è retto da un Arcivescovo Presidente, coadiuvato da un Segretario, da un Sotto-Segretario e da un congruo numero di Officiali, secondo le norme stabilite dalla Costituzione apostolica Pastor bonus e dal Regolamento Generale della Curia Romana.

    § 2. Il Consiglio ha propri Membri e può disporre di propri Consultori.

    Tutto ciò che è stato deliberato con il presente Motu proprio, ordino che abbia pieno e stabile valore, nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione, e stabilisco che venga promulgato mediante la pubblicazione nel quotidiano "L'Osservatore Romano" e che entri in vigore il giorno della promulgazione.

    Dato a Castel Gandolfo, il giorno 21 settembre 2010, Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista, anno sesto di Pontificato.

    BENEDICTUS PP. XVI

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