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    00 21/11/2009 16:28
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI riceve questa mattina in Udienza:
    Sua Grazia Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury, Primate della Comunione Anglicana, e Seguito.

    Il Papa riceve nel pomeriggio in Udienza:
    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.





    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA E NOMINA DEL VESCOVO DI SAN SEBASTIÁN (SPAGNA)

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San Sebastián (Spagna), presentata da S.E. Mons. Juan María Uriarte Goiricelaya, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di San Sebastián (Spagna) S.E. Mons. José Ignacio Munilla Aguirre, finora Vescovo di Palencia.

    S.E. Mons. José Ignacio Munilla Aguirre
    S.E. Mons. José Ignacio Munilla Aguirre è nato il 13 novembre 1961 a San Sebastián. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario Maggiore di Toledo e ha ottenuto la Licenza in Teologia Spirituale presso la Facoltà di Teologia del Nord della Spagna (Burgos). Ordinato sacerdote il 29 giugno 1986 per la diocesi di San Sebastián, dal 1986 al 1990 è stato Coadiutore nella Parrocchia della Asunción e quindi Parroco della Parrocchia di El Salvador di Zumárraga (Guipúzcoa).
    Nominato Vescovo di Palencia il 24 giugno 2006, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 10 settembre successivo.



    NOMINA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI OVIEDO (SPAGNA)

    Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Oviedo (Spagna) S.E. Mons. Jesús Sanz Montes, o.f.m., finora Vescovo di Huesca e di Jaca.

    S.E. Mons. Jesús Sanz Montes, o.f.m.
    S.E. Mons. Jesús Sanz Montes, o.f.m., è nato a Madrid il 18 gennaio 1955. Dopo aver lavorato in banca, è entrato nel Seminario di Toledo, ove ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia e Teologia. Entrato nell’Ordine Francescano, ha emesso la professione perpetua il 14 settembre 1985 ed è stato ordinato sacerdote il 20 settembre 1986. Ha conseguito la Licenza in Teologia della Vita religiosa presso la Pontificia Università di Salamanca (1992) e il Dottorato in Teologia Spirituale presso la Pontificia Università Antonianum di Roma (1999). È stato Rettore del Seminario Francescano di Ávila (1986-1991), Economo e Moderatore provinciale per la formazione permanente nel convento di San Antonio a La Cabrera (1991-1994), Guardiano ai Santi Quaranta Martiri a Roma (1994-1997), Superiore di San Juan de los Reyes a Toledo e Consigliere Provinciale della Provincia Francescana di Castiglia (1997-2000), Professore di Teologia nella Facoltà Teologica San Dámaso a Madrid (1998-2003), Direttore del Segretariato della Commissione Episcopale per la Vita Consacrata (2000-2003), Superiore della Fraternità Francescana della Curia Provinciale di Madrid (2000-2003).
    Il 23 ottobre 2003 è stato nominato Vescovo delle diocesi di Huesca e di Jaca, unite in persona episcopi ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 14 dicembre dello stesso anno.



    NOMINA DEL VESCOVO DI ANTIGONISH (CANADA)

    Il Papa ha nominato Vescovo di Antigonish (Canada) S.E. Mons. Brian Joseph Dunn, finora Vescovo titolare di Munaziana e Ausiliare della diocesi di Sault Sainte Marie.

    S.E. Mons. Brian Joseph Dunn
    S.E. Mons. Brian Joseph Dunn è nato a Saint John’s, Newfoundland, l’8 gennaio 1955. Entrato nel "St. Peter’s Seminary" di London, Ontario, ha ottenuto il Bachelor of Arts nel 1976 e il Master of Divinity nel 1979 presso l’Università del Western Ontario.
    È stato ordinato sacerdote il 28 agosto 1980 per la diocesi di Grand Falls.
    Nel 1991 ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico presso la "Saint Paul University" di Ottawa e nel 2006 il Master in Liturgia presso la "Notre Dame University" in Indiana.
    Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale della Cattedrale di Grand Falls (1980-1985); Vice Cancelliere Vescovile (1980-1996); Parroco della parrocchia "St. Gabriel’s" di St. Brendan’s (1985-1988); Parroco della Cattedrale di Grand Falls (1991-1996); Membro del Collegio dei Consultori (1991-2002); Parroco della parrocchia "St. Joseph’s" di Harbour Breton (1996-1999); Parroco delle parrocchie "Holy Cross" di Holyrood e "Ss. Peter and Paul" di Harbour Main (1999-2002); Cancelliere Vescovile (1996-2008); Vicario Giudiziale Aggiunto (2002-2008). Inoltre, dal 2002 al 2008, ha insegnato Diritto Canonico presso il "St. Peter’s Seminary" di London, Ontario, di cui è stato pure Decano degli Studi (2005-2008).
    Il 16 luglio 2008 è stato nominato Vescovo titolare di Munaziana e Ausiliare della diocesi di Sault Sainte Marie. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 9 ottobre 2008.



    CONCESSIONE DEL TITOLO DI ARCIVESCOVO AD PERSONAM AL VESCOVO DI KAOHSIUNG (TAIWAN)

    Il Santo Padre ha concesso il titolo di Arcivescovo ad personam a S.E. Mons. Peter Liu Cheng-chung, Vescovo della diocesi di Kaohsiung (Taiwan).


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    00 21/11/2009 16:29
    INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON GLI ARTISTI NELLA CAPPELLA SISTINA


    Alle ore 11 di questa mattina, nella Cappella Sistina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Artisti.

    Nel corso dell’evento, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura nel decennale della Lettera di Giovanni Paolo II agli Artisti (4 aprile 1999) e nel 45° anniversario dell’Incontro di Paolo VI con gli Artisti (7 maggio 1964), dopo l’indirizzo di omaggio di S.E. Mons. Gianfranco Ravasi, il Papa rivolge agli ospiti il seguente discorso:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,
    venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
    illustri Artisti,
    Signore e Signori!

    Con grande gioia vi accolgo in questo luogo solenne e ricco di arte e di memorie. Rivolgo a tutti e a ciascuno il mio cordiale saluto, e vi ringrazio per aver accolto il mio invito. Con questo incontro desidero esprimere e rinnovare l’amicizia della Chiesa con il mondo dell’arte, un’amicizia consolidata nel tempo, poiché il Cristianesimo, fin dalle sue origini, ha ben compreso il valore delle arti e ne ha utilizzato sapientemente i multiformi linguaggi per comunicare il suo immutabile messaggio di salvezza. Questa amicizia va continuamente promossa e sostenuta, affinché sia autentica e feconda, adeguata ai tempi e tenga conto delle situazioni e dei cambiamenti sociali e culturali. Ecco il motivo di questo nostro appuntamento. Ringrazio di cuore Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, per averlo promosso e preparato, con i suoi collaboratori, come pure per le parole che mi ha poc’anzi rivolto. Saluto i Signori Cardinali, i Vescovi, i Sacerdoti e le distinte Personalità presenti. Ringrazio anche la Cappella Musicale Pontificia Sistina che accompagna questo significativo momento. Protagonisti di questo incontro siete voi, cari e illustri Artisti, appartenenti a Paesi, culture e religioni diverse, forse anche lontani da esperienze religiose, ma desiderosi di mantenere viva una comunicazione con la Chiesa cattolica e di non restringere gli orizzonti dell’esistenza alla mera materialità, ad una visione riduttiva e banalizzante. Voi rappresentate il variegato mondo delle arti e, proprio per questo, attraverso di voi vorrei far giungere a tutti gli artisti il mio invito all’amicizia, al dialogo, alla collaborazione.

    Alcune significative circostanze arricchiscono questo momento. Ricordiamo il decennale della Lettera agli Artisti del mio venerato predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Per la prima volta, alla vigilia del Grande Giubileo dell’Anno 2000, questo Pontefice, anch’egli artista, scrisse direttamente agli artisti con la solennità di un documento papale e il tono amichevole di una conversazione tra "quanti – come recita l’indirizzo –, con appassionata dedizione, cercano nuove «epifanie» della bellezza". Lo stesso Papa, venticinque anni or sono, aveva proclamato patrono degli artisti il Beato Angelico, indicando in lui un modello di perfetta sintonia tra fede e arte. Il mio pensiero va, poi, al 7 maggio del 1964, quarantacinque anni fa, quando, in questo stesso luogo, si realizzava uno storico evento, fortemente voluto dal Papa Paolo VI per riaffermare l’amicizia tra la Chiesa e le arti. Le parole che ebbe a pronunciare in quella circostanza risuonano ancor oggi sotto la volta di questa Cappella Sistina, toccando il cuore e l’intelletto. "Noi abbiamo bisogno di voi - egli disse -. Il Nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione. Perché, come sapete, il Nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio. E in questa operazione… voi siete maestri. E’ il vostro mestiere, la vostra missione; e la vostra arte è quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità" (Insegnamenti II, [1964], 313). Tanta era la stima di Paolo VI per gli artisti, da spingerlo a formulare espressioni davvero ardite: "E se Noi mancassimo del vostro ausilio – proseguiva –, il ministero diventerebbe balbettante ed incerto e avrebbe bisogno di fare uno sforzo, diremmo, di diventare esso stesso artistico, anzi di diventare profetico. Per assurgere alla forza di espressione lirica della bellezza intuitiva, avrebbe bisogno di far coincidere il sacerdozio con l’arte" (Ibid., 314). In quella circostanza, Paolo VI assunse l’ impegno di "ristabilire l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti", e chiese loro di farlo proprio e di condividerlo, analizzando con serietà e obiettività i motivi che avevano turbato tale rapporto e assumendosi ciascuno con coraggio e passione la responsabilità di un rinnovato, approfondito itinerario di conoscenza e di dialogo, in vista di un’autentica "rinascita" dell’arte, nel contesto di un nuovo umanesimo.

    Quello storico incontro, come dicevo, avvenne qui, in questo santuario di fede e di creatività umana. Non è dunque casuale il nostro ritrovarci proprio in questo luogo, prezioso per la sua architettura e per le sue simboliche dimensioni, ma ancora di più per gli affreschi che lo rendono inconfondibile, ad iniziare dai capolavori di Perugino e Botticelli, Ghirlandaio e Cosimo Rosselli, Luca Signorelli ed altri, per giungere alle Storie della Genesi e al Giudizio Universale, opere eccelse di Michelangelo Buonarroti, che qui ha lasciato una delle creazioni più straordinarie di tutta la storia dell’arte. Qui è anche risuonato spesso il linguaggio universale della musica, grazie al genio di grandi musicisti, che hanno posto la loro arte al servizio della liturgia, aiutando l’anima ad elevarsi a Dio. Al tempo stesso, la Cappella Sistina è uno scrigno singolare di memorie, giacché costituisce lo scenario, solenne ed austero, di eventi che segnano la storia della Chiesa e dell’umanità. Qui, come sapete, il Collegio dei Cardinali elegge il Papa; qui ho vissuto anch’io, con trepidazione e assoluta fiducia nel Signore, il momento indimenticabile della mia elezione a Successore dell’apostolo Pietro.

    Cari amici, lasciamo che questi affreschi ci parlino oggi, attirandoci verso la méta ultima della storia umana. Il Giudizio Universale, che campeggia alle mie spalle, ricorda che la storia dell’umanità è movimento ed ascensione, è inesausta tensione verso la pienezza, verso la felicità ultima, verso un orizzonte che sempre eccede il presente mentre lo attraversa. Nella sua drammaticità, però, questo affresco pone davanti ai nostri occhi anche il pericolo della caduta definitiva dell’uomo, minaccia che incombe sull’umanità quando si lascia sedurre dalle forze del male. L’affresco lancia perciò un forte grido profetico contro il male; contro ogni forma di ingiustizia. Ma per i credenti il Cristo risorto è la Via, la Verità e la Vita. Per chi fedelmente lo segue è la Porta che introduce in quel "faccia a faccia", in quella visione di Dio da cui scaturisce senza più limitazioni la felicità piena e definitiva. Michelangelo offre così alla nostra visione l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine della storia, e ci invita a percorrere con gioia, coraggio e speranza l’itinerario della vita. La drammatica bellezza della pittura michelangiolesca, con i suoi colori e le sue forme, si fa dunque annuncio di speranza, invito potente ad elevare lo sguardo verso l’orizzonte ultimo. Il legame profondo tra bellezza e speranza costituiva anche il nucleo essenziale del suggestivo Messaggio che Paolo VI indirizzò agli artisti alla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, l’8 dicembre 1965: "A voi tutti - egli proclamò solennemente - la Chiesa del Concilio dice con la nostra voce: se voi siete gli amici della vera arte, voi siete nostri amici!" (Enchiridion Vaticanum, 1, p. 305). Ed aggiunse: "Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani… Ricordatevi che siete i custodi della bellezza nel mondo" (Ibid.).

    Il momento attuale è purtroppo segnato, oltre che da fenomeni negativi a livello sociale ed economico, anche da un affievolirsi della speranza, da una certa sfiducia nelle relazioni umane, per cui crescono i segni di rassegnazione, di aggressività, di disperazione. Il mondo in cui viviamo, poi, rischia di cambiare il suo volto a causa dell’opera non sempre saggia dell’uomo il quale, anziché coltivarne la bellezza, sfrutta senza coscienza le risorse del pianeta a vantaggio di pochi e non di rado ne sfregia le meraviglie naturali. Che cosa può ridare entusiasmo e fiducia, che cosa può incoraggiare l’animo umano a ritrovare il cammino, ad alzare lo sguardo sull’orizzonte, a sognare una vita degna della sua vocazione se non la bellezza? Voi sapete bene, cari artisti, che l’esperienza del bello, del bello autentico, non effimero né superficiale, non è qualcosa di accessorio o di secondario nella ricerca del senso e della felicità, perché tale esperienza non allontana dalla realtà, ma, al contrario, porta ad un confronto serrato con il vissuto quotidiano, per liberarlo dall’oscurità e trasfigurarlo, per renderlo luminoso, bello.

    Una funzione essenziale della vera bellezza, infatti, già evidenziata da Platone, consiste nel comunicare all’uomo una salutare "scossa", che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo "risveglia" aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto. L’espressione di Dostoevskij che sto per citare è senz’altro ardita e paradossale, ma invita a riflettere: "L’umanità può vivere - egli dice - senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui". Gli fa eco il pittore Georges Braque: "L’arte è fatta per turbare, mentre la scienza rassicura". La bellezza colpisce, ma proprio così richiama l’uomo al suo destino ultimo, lo rimette in marcia, lo riempie di nuova speranza, gli dona il coraggio di vivere fino in fondo il dono unico dell’esistenza. La ricerca della bellezza di cui parlo, evidentemente, non consiste in alcuna fuga nell’irrazionale o nel mero estetismo.

    Troppo spesso, però, la bellezza che viene propagandata è illusoria e mendace, superficiale e abbagliante fino allo stordimento e, invece di far uscire gli uomini da sé e aprirli ad orizzonti di vera libertà attirandoli verso l’alto, li imprigiona in se stessi e li rende ancor più schiavi, privi di speranza e di gioia. Si tratta di una seducente ma ipocrita bellezza, che ridesta la brama, la volontà di potere, di possesso, di sopraffazione sull’altro e che si trasforma, ben presto, nel suo contrario, assumendo i volti dell’oscenità, della trasgressione o della provocazione fine a se stessa. L’autentica bellezza, invece, schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l’Altro, verso l’Oltre da sé. Se accettiamo che la bellezza ci tocchi intimamente, ci ferisca, ci apra gli occhi, allora riscopriamo la gioia della visione, della capacità di cogliere il senso profondo del nostro esistere, il Mistero di cui siamo parte e da cui possiamo attingere la pienezza, la felicità, la passione dell’impegno quotidiano. Giovanni Paolo II, nella Lettera agli Artisti, cita, a tale proposito, questo verso di un poeta polacco, Cyprian Norwid: "La bellezza è per entusiasmare al lavoro, / il lavoro è per risorgere" (n. 3). E più avanti aggiunge: "In quanto ricerca del bello, frutto di un’immaginazione che va al di là del quotidiano, l’arte è, per sua natura, una sorta di appello al Mistero. Persino quando scruta le profondità più oscure dell’anima o gli aspetti più sconvolgenti del male, l’artista si fa in qualche modo voce dell’universale attesa di redenzione" (n. 10). E nella conclusione afferma: "La bellezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente" (n. 16).

    Queste ultime espressioni ci spingono a fare un passo in avanti nella nostra riflessione. La bellezza, da quella che si manifesta nel cosmo e nella natura a quella che si esprime attraverso le creazioni artistiche, proprio per la sua caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull’abisso dell’Infinito, può diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio. L’arte, in tutte le sue espressioni, nel momento in cui si confronta con i grandi interrogativi dell’esistenza, con i temi fondamentali da cui deriva il senso del vivere, può assumere una valenza religiosa e trasformarsi in un percorso di profonda riflessione interiore e di spiritualità. Questa affinità, questa sintonia tra percorso di fede e itinerario artistico, l’attesta un incalcolabile numero di opere d’arte che hanno come protagonisti i personaggi, le storie, i simboli di quell’immenso deposito di "figure" – in senso lato – che è la Bibbia, la Sacra Scrittura. Le grandi narrazioni bibliche, i temi, le immagini, le parabole hanno ispirato innumerevoli capolavori in ogni settore delle arti, come pure hanno parlato al cuore di ogni generazione di credenti mediante le opere dell’artigianato e dell’arte locale, non meno eloquenti e coinvolgenti.

    Si parla, in proposito, di una via pulchritudinis, una via della bellezza che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica. Il teologo Hans Urs von Balthasar apre la sua grande opera intitolata Gloria. Un’estetica teologica con queste suggestive espressioni: "La nostra parola iniziale si chiama bellezza. La bellezza è l’ultima parola che l’intelletto pensante può osare di pronunciare, perché essa non fa altro che incoronare, quale aureola di splendore inafferrabile, il duplice astro del vero e del bene e il loro indissolubile rapporto". Osserva poi: "Essa è la bellezza disinteressata senza la quale il vecchio mondo era incapace di intendersi, ma che ha preso congedo in punta di piedi dal moderno mondo degli interessi, per abbandonarlo alla sua cupidità e alla sua tristezza. Essa è la bellezza che non è più amata e custodita nemmeno dalla religione". E conclude: "Chi, al suo nome, increspa al sorriso le labbra, giudicandola come il ninnolo esotico di un passato borghese, di costui si può essere sicuri che – segretamente o apertamente – non è più capace di pregare e, presto, nemmeno di amare". La via della bellezza ci conduce, dunque, a cogliere il Tutto nel frammento, l’Infinito nel finito, Dio nella storia dell’umanità. Simone Weil scriveva a tal proposito: "In tutto quel che suscita in noi il sentimento puro ed autentico del bello, c’è realmente la presenza di Dio. C’è quasi una specie di incarnazione di Dio nel mondo, di cui la bellezza è il segno. Il bello è la prova sperimentale che l’incarnazione è possibile. Per questo ogni arte di prim’ordine è, per sua essenza, religiosa". Ancora più icastica l’affermazione di Hermann Hesse: "Arte significa: dentro a ogni cosa mostrare Dio". Facendo eco alle parole del Papa Paolo VI, il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha riaffermato il desiderio della Chiesa di rinnovare il dialogo e la collaborazione con gli artisti: "Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte" (Lettera agli Artisti, n. 12); ma domandava subito dopo: "L’arte ha bisogno della Chiesa?", sollecitando così gli artisti a ritrovare nella esperienza religiosa, nella rivelazione cristiana e nel "grande codice" che è la Bibbia una sorgente di rinnovata e motivata ispirazione.

    Cari Artisti, avviandomi alla conclusione, vorrei rivolgervi anch’io, come già fece il mio Predecessore, un cordiale, amichevole ed appassionato appello. Voi siete custodi della bellezza; voi avete, grazie al vostro talento, la possibilità di parlare al cuore dell’umanità, di toccare la sensibilità individuale e collettiva, di suscitare sogni e speranze, di ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell’impegno umano. Siate perciò grati dei doni ricevuti e pienamente consapevoli della grande responsabilità di comunicare la bellezza, di far comunicare nella bellezza e attraverso la bellezza! Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità! E non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita! La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la méta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente.

    Sant’Agostino, cantore innamorato della bellezza, riflettendo sul destino ultimo dell’uomo e quasi commentando ante litteram la scena del Giudizio che avete oggi davanti ai vostri occhi, così scriveva: "Godremo, dunque di una visione, o fratelli, mai contemplata dagli occhi, mai udita dalle orecchie, mai immaginata dalla fantasia: una visione che supera tutte le bellezze terrene, quella dell’oro, dell’argento, dei boschi e dei campi, del mare e del cielo, del sole e della luna, delle stelle e degli angeli; la ragione è questa: che essa è la fonte di ogni altra bellezza" (In Ep. Jo. Tr. 4,5: PL 35, 2008). Auguro a tutti voi, cari Artisti, di portare nei vostri occhi, nelle vostre mani, nel vostro cuore questa visione, perché vi dia gioia e ispiri sempre le vostre opere belle. Mentre di cuore vi benedico, vi saluto, come già fece Paolo VI, con una sola parola: arrivederci!

    Je suis heureux de saluer tous les artistes présents. Chers amis, je vous encourage à découvrir et à exprimer toujours mieux, à travers la beauté de vos œuvres, le mystère de Dieu et le mystère de l’homme. Que Dieu vous bénisse !

    Dear friends, thank you for your presence here today. Let the beauty that you express by your God-given talents always direct the hearts of others to glorify the Creator, the source of all that is good. God’s blessings upon you all!

    Sehr herzlich grüße ich euch, liebe Freunde. Mit eurem künstlerischen Talent macht ihr gleichsam das Schöpferwirken Gottes sichtbar. Der Herr, der uns im Schönen nahe sein will, erfülle euch mit seinem Geist der Liebe. Gott segne euch alle.

    Saludo cordialmente a los artistas que participan en este encuentro. Queridos amigos, os animo a fomentar el sentido y las manifestaciones de la hermosura en la creación. Que Dios os bendiga. Muchas gracias.


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    00 21/11/2009 16:30
    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA ALL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY


    Questa mattina, Sua Santità il Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza privata Sua Grazia Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury.

    Nel corso dei cordiali colloqui ci si è soffermati sulle sfide che si presentano a tutte le comunità cristiane in questo inizio di millennio e sulla necessità di promuovere forme di collaborazione e di testimonianza comune nell'affrontarle.

    Si è anche parlato degli ultimi avvenimenti che hanno interessato le relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Comunione Anglicana, richiamando la comune volontà di continuare e di consolidare i rapporti ecumenici tra cattolici ed anglicani e ricordando che, nei prossimi giorni, si radunerà la Commissione incaricata di preparare la terza fase del dialogo teologico internazionale tra le parti (ARCIC).

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    00 23/11/2009 16:26
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Sua Altezza Shaikh Nasser Mohammad Al-Ahmad Al-Sabah, Primo Ministro del Kuwait, e Seguito;

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL 1), in Visita "ad Limina Apostolorum": Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL 1), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Fernando Mason, O.F.M. Conv., Vescovo di Piracicaba;

    S.E. Mons. Irineu Danelon, S.D.B., Vescovo di Lins;

    S.E. Mons. Paulo Mendes Peixoto, Vescovo di São José do Rio Preto;

    S.E. Mons. Osvaldo Giuntini, Vescovo di Marília;

    S.E. Mons. Maurício Grotto de Camargo, Arcivescovo di Botucatu.

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    00 23/11/2009 16:26
    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA: UDIENZA AL PRIMO MINISTRO DEL KUWAIT


    Oggi, 23 novembre 2009, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto il Primo Ministro dello Stato di Kuwait, Sua Altezza Sheikh Nasser Al-Mohammad Al-Ahmad Al-Sabah, il quale, successivamente, ha incontrato Sua Eminenza il Signor Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    Nel corso dei cordiali colloqui si sono ricordate le ottime relazioni bilaterali ultraquarantennali tra la Santa Sede e il Kuwait e sono stati passati in rassegna alcuni temi di comune interesse, con particolare riferimento alla promozione della pace e del dialogo interreligioso nell’aerea Medio Orientale. In seguito, si è rilevato il positivo contributo che la significativa minoranza cristiana apporta alla società kuwaitiana, sottolineando la necessaria assistenza pastorale a tale comunità.

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    00 23/11/2009 16:26
    AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


    CAPPELLA PAPALE PER L’INIZIO DEL TEMPO DI AVVENTO CAPPELLA PAPALE PER L’INIZIO DEL TEMPO DI AVVENTO

    Sabato 28 novembre 2009, alle ore 17, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiederà la Celebrazione dei Primi Vespri della I Domenica di Avvento.


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    00 24/11/2009 15:58
    SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
    RE DELL'UNIVERSO

    BENEDETTO XVI

    ANGELUS

    Piazza San Pietro
    Domenica, 22 novembre 2009




    Cari fratelli e sorelle!

    In quest’ultima domenica dell’Anno liturgico celebriamo la solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, una festa di istituzione relativamente recente, che però ha profonde radici bibliche e teologiche. Il titolo di “re”, riferito a Gesù, è molto importante nei Vangeli e permette di dare una lettura completa della sua figura e della sua missione di salvezza. Si può notare a questo proposito una progressione: si parte dall’espressione “re dei Giudei” e si giunge a quella di re universale, Signore del cosmo e della storia, dunque molto al di là delle attese dello stesso popolo ebraico. Al centro di questo percorso di rivelazione della regalità di Gesù Cristo sta ancora una volta il mistero della sua morte e risurrezione. Quando Gesù viene messo in croce, i capi dei Giudei lo deridono dicendo: “E’ il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui” (Mt 27,42). In realtà, proprio in quanto è il Figlio di Dio Gesù si è consegnato liberamente alla sua passione, e la croce è il segno paradossale della sua regalità, che consiste nella vittoria della volontà d’amore di Dio Padre sulla disobbedienza del peccato. E’ proprio offrendo se stesso nel sacrificio di espiazione che Gesù diventa il Re universale, come dichiarerà Egli stesso apparendo agli Apostoli dopo la risurrezione: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra” (Mt 28,18).

    Ma in che cosa consiste il “potere” regale di Gesù? Non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo Regno della Grazia non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà. Cristo è venuto a “rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37) – come dichiarò di fronte a Pilato –: chi accoglie la sua testimonianza, si pone sotto la sua “bandiera”, secondo l’immagine cara a sant’Ignazio di Loyola. Ad ogni coscienza, dunque, si rende necessaria – questo sì – una scelta: chi voglio seguire? Dio o il maligno? La verità o la menzogna? Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l’esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà.

    Cari fratelli e sorelle, quando l’Angelo Gabriele portò l’annuncio a Maria, Le preannunciò che il suo Figlio avrebbe ereditato il trono di Davide e regnato per sempre (cfr Lc 1,32-33). E la Vergine Santa credette ancor prima di donarLo al mondo. Dovette, poi, senz’altro domandarsi quale nuovo genere di regalità fosse quella di Gesù, e lo comprese ascoltando le sue parole e soprattutto partecipando intimamente al mistero della sua morte di croce e della sua risurrezione. Chiediamo a Maria di aiutare anche noi a seguire Gesù, nostro Re, come ha fatto Lei, e a renderGli testimonianza con tutta la nostra esistenza.


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    Dopo l'Angelus

    Oggi, a Nazaret si svolge la cerimonia di beatificazione di Suor Marie-Alphonsine Danil Ghattas, nata a Gerusalemme nel 1843 in una famiglia cristiana, che comprendeva ben diciannove figli. Scoprì ben presto la vocazione alla vita religiosa, a cui si appassionò, nonostante le iniziali difficoltà poste dalla famiglia. A lei va il merito di fondare una Congregazione formata solo da donne del posto, con lo scopo dell’insegnamento religioso, per vincere l’analfabetismo ed elevare le condizioni della donna di quel tempo nella terra dove Gesù stesso ne esaltò la dignità. Punto centrale della spiritualità di questa nuova Beata è l’intensa devozione alla Vergine Maria, modello luminoso di vita interamente consacrata a Dio: il Santo Rosario era la sua preghiera continua, la sua ancora di salvezza, la sua fonte di grazie. La beatificazione di questa così significativa figura di donna è di particolare conforto per la Comunità cattolica in Terra Santa ed è un invito ad affidarsi sempre, con ferma speranza, alla Divina Provvidenza e alla materna protezione di Maria.

    Ieri, nella memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, ricorreva la Giornata pro orantibus, in favore delle comunità religiose di clausura. Colgo volentieri l’occasione per rivolgere ad esse il mio cordiale saluto, rinnovando a tutti l’invito a sostenerle nelle loro necessità. Sono lieto anche, in questa circostanza, di ringraziare pubblicamente le monache che si sono avvicendate nel piccolo Monastero in Vaticano: Clarisse, Carmelitane, Benedettine e, da poco, Visitandine. La vostra preghiera, care sorelle, è molto preziosa per il mio ministero.

    Chers pèlerins de langue française soyez les bienvenus. En ce jour où nous célébrons le Christ Roi de l’univers, l’Evangile nous invite à contempler le Crucifié et à nous laisser humblement sauver par Lui. Ainsi nous aurons accès à son Royaume de lumière. C’est dans l’abaissement du Christ en croix que nous pouvons découvrir la toute puissance divine. Confions-nous à la Vierge Marie, notre Mère et notre Reine, afin qu’elle nous conduise jusqu’au Royaume de justice et de paix de son Fils Jésus ! Bonne semaine à tous !

    I am happy to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at this Angelus on the Solemnity of Christ the King. His Kingdom is not built upon the power of this world but comes to us when we accept the presence of God in our hearts and live in his light. Let us strive to follow closely in the footsteps of Christ the Servant King and bear constant witness to his merciful love and his saving truth! God’s blessings upon you all!

    Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Gäste hier auf dem Petersplatz. Mit dem heutigen Christkönigssonntag findet das liturgische Kirchenjahr seinen Abschluß. Christus ist in die Welt gekommen, um mit der Hingabe seines Lebens für die Wahrheit der Liebe Gottes Zeugnis abzulegen. Hören wir auf seine Stimme und bitten wir um das Kommen seines Reiches der Heiligkeit und der Gnade, der Gerechtigkeit, der Liebe und des Friedens (Präfation). Christus, der Herrscher über Himmel und Erde, schenke uns sein Erbarmen und sein Heil.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de las parroquias de Santo Tomás Apóstol y Santo Domingo Savio, de Valencia. Con la Festividad de Jesucristo, Rey del Universo, concluimos el Año Litúrgico, ensalzando una vez más el señorío de Cristo. Él es “el Alfa y Omega, el que es, el que era y el que viene, el Todopoderoso”, como escuchamos este domingo en la lectura del libro del Apocalipsis. Os invito a que, a imitación de la Virgen María, “la esclava del Señor”, sirváis continuamente a Dios y a los hermanos y, junto con toda la Creación, glorifiquéis con vuestras vidas al Rey del Universo. Muchas gracias y feliz domingo.

    Drodzy Polacy, Bracia i Siostry! Uroczystość Chrystusa Króla przypomina, że celem dążeń człowieka nie jest doczesne królestwo przemocy, pieniądza czy przyjemności, lecz Boże Królestwo: „prawdy i życia, świętości i łaski, sprawiedliwości, miłości i pokoju”. Niech nasze życie będzie świadectwem realizacji tego ewangelicznego orędzia. Chrystus Król niech nam błogosławi!

    [Cari polacchi! Fratelli e sorelle! La Solennità di Gesù Cristo, Re dell’Universo ci ricorda che la meta delle aspirazioni dell’uomo non è il regno terreno della violenza, del denaro o dei piaceri mondani, ma il Regno di Dio: «di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, d’amore e di pace». La nostra vita sia testimonianza della realizzazione di questo messaggio evangelico. Cristo Re ci benedica!]

    Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli venuti da Berchiddeddu – diocesi di Ozieri – e dalle parrocchie romane dell’Ascensione e dei Santi Antonio e Annibale Maria di Francia. Saluto inoltre i partecipanti all’incontro promosso dal Movimento Cristiano Lavoratori sulla realtà dei lavoratori immigrati. A tutti auguro una buona domenica.





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    00 25/11/2009 16:16
    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI POTOSÍ (BOLIVIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Potosí (Bolivia), presentata da S.E. Mons. Walter Pérez Villamonte, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Potosí (Bolivia) S.E. Mons. Ricardo Ernesto Centellas Guzmán, Vescovo titolare di Torri di Ammenia, finora Vescovo Ausiliare della medesima diocesi.

    S.E. Mons. Ricardo Ernesto Centellas Guzmán

    S.E. Mons. Ricardo Ernesto Centellas Guzmán è nato a Suquistaca, Camargo, dipartimento di Chuquisaca, arcidiocesi di Sucre, il 7 novembre 1962.

    È stato ordinato sacerdote l’11 agosto 1988. Dal gennaio 1989 all’aprile 1991 ha esercitato il ministero come vicario parrocchiale nella parrocchia di "San Juan Bautista" di Padilla. Dal 1991 al 1993 ha studiato a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo la Licenza in Teologia Spirituale. Rientrato in diocesi ha iniziato a lavorare nel Seminario "San Cristobal" come membro del gruppo dei formatori. Dal 1996 al 2003 ha ricoperto l’incarico di Rettore del medesimo Seminario.

    Nominato Vescovo Ausiliare di Potosí il 30 giugno 2005, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 15 settembre successivo.



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI TEÓFILO OTONI (BRASILE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Teófilo Otoni (Brasile), presentata da S.E. Mons. Diogo Reesink, O.F.M., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Teófilo Otoni (Brasile) S.E. Mons. Aloísio Jorge Pena Vitral, finora Vescovo titolare di Tubursico-Bure ed Ausiliare di Belo Horizonte.

    S.E. Mons. Aloísio Jorge Pena Vitral

    S.E. Mons. Aloísio Jorge Pena Vitral è nato il 23 aprile 1955 a Rio de Janeiro, nell’omonima arcidiocesi. Ha cominciato la sua formazione seminaristica nella Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani). Ha studiato filosofia presso il Convento "Sagrado Coração de Jesus" nella città di Brusque, Stato di Santa Catarina, (1977-1979) e ha iniziato la teologia presso l’Istituto Teologico Dehoniano di Taubaté, Stato di São Paulo (1980-1983). Durante gli studi teologici ha fatto opzione per il clero diocesano, ed è stato ammesso nel Seminario "Coração Eucarístico de Jesus" dell’arcidiocesi di Belo Horizonte ed ha concluso gli studi teologici nella Pontificia Università Cattolica di Minas Gerais (1985). Ha frequentato corsi di approfondimento su temi di Sociologia, Comunicazione, Diritto e Pastorale Familiare presso la Scuola Superiore di Studi Sociali di Brusque, l’Università Federale di Santa Catarina e l’Istituto Teologico di Taubaté.

    Il 18 gennaio 1986 è stato ordinato sacerdote e incardinato nell’arcidiocesi di Belo Horizonte, dove ha svolto i seguenti incarichi: Parroco della Parrocchia "Santo Antônio do Morro Velho" a Nova Lima (1986-1990), Formatore e Rettore del Seminario di Filosofia "Emaús" (1991-1992), Membro dell’Equipe di Spiritualità del "Centro Loyola" dei Gesuiti, Vicario foraneo, Parroco della Parrocchia "Santa Efigênia dos Militares" a Belo Horizonte (1993-2005), Formatore Spirituale nel Seminario maggiore arcidiocesano e Parroco della Parrocchia "Nossa Senhora das Dores" a Belo Horizonte (2004-2006).

    L’11 febbraio 2006 è stato nominato Vescovo titolare di Tubursico-Bure ed Ausiliare di Belo Horizonte. Il 25 marzo 2006 ha ricevuto l’ordinazione episcopale.

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    00 25/11/2009 16:17
    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

    Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando la catechesi sulla cultura cristiana nel Medioevo, ha illustrato le figure di due teologi legati al monastero di San Vittore a Parigi: Ugo e Riccardo di San Vittore.

    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    in queste Udienze del mercoledì sto presentando alcune figure esemplari di credenti, che si sono impegnati a mostrare la concordia tra la ragione e la fede e a testimoniare con la loro vita l’annuncio del Vangelo. Oggi intendo parlarvi di Ugo e di Riccardo di San Vittore. Tutti e due sono tra quei filosofi e teologi noti con il nome di Vittorini, perché vissero e insegnarono nell’abbazia di San Vittore, a Parigi, fondata all’inizio del secolo XII da Guglielmo di Champeaux. Guglielmo stesso fu un maestro rinomato, che riuscì a dare alla sua abbazia una solida identità culturale. A San Vittore, infatti, fu inaugurata una scuola per la formazione dei monaci, aperta anche a studenti esterni, dove si realizzò una sintesi felice tra i due modi di fare teologia, di cui ho già parlato in precedenti catechesi: e cioè la teologia monastica, orientata maggiormente alla contemplazione dei misteri della fede nella Scrittura, e la teologia scolastica, che utilizzava la ragione per cercare di scrutare tali misteri con metodi innovativi, di creare un sistema teologico.

    Della vita di Ugo di San Vittore abbiamo poche notizie. Sono incerti la data e il luogo della nascita: forse in Sassonia o nelle Fiandre. Si sa che, giunto a Parigi – la capitale europea della cultura del tempo –, trascorse il resto dei suoi anni presso l’abbazia di San Vittore, dove fu prima discepolo e poi insegnante. Già prima della morte, avvenuta nel 1141, raggiunse una grande notorietà e stima, al punto da essere chiamato un "secondo sant’Agostino": come Agostino, infatti, egli meditò molto sul rapporto tra fede e ragione, tra scienze profane e teologia. Secondo Ugo di San Vittore, tutte le scienze, oltre a essere utili per la comprensione delle Scritture, hanno un valore in se stesse e vanno coltivate per allargare il sapere dell’uomo, come pure per corrispondere al suo anelito di conoscere la verità. Questa sana curiosità intellettuale lo indusse a raccomandare agli studenti di non restringere mai il desiderio di imparare e nel suo trattato di metodologia del sapere e di pedagogia, intitolato significativamente Didascalicon (circa l’insegnamento), raccomandava: "Impara volentieri da tutti ciò che non sai. Sarà più sapiente di tutti colui che avrà voluto imparare qualcosa da tutti. Chi riceve qualcosa da tutti, finisce per diventare più ricco di tutti" (Eruditiones Didascalicae, 3,14: PL 176,774).

    La scienza di cui si occupano i filosofi e i teologi detti Vittorini è in modo particolare la teologia, che richiede anzitutto lo studio amoroso della Sacra Scrittura. Per conoscere Dio, infatti, non si può che partire da ciò che Dio stesso ha voluto rivelare di sé attraverso le Scritture. In questo senso, Ugo di San Vittore è un tipico rappresentante della teologia monastica, interamente fondata sull’esegesi biblica. Per interpretare la Scrittura, egli propone la tradizionale articolazione patristico-medievale, cioè il senso storico-letterale, anzitutto, poi quello allegorico e anagogico, e infine quello morale. Si tratta di quattro dimensioni del senso della Scrittura, che anche oggi si riscoprono di nuovo, per cui si vede che nel testo e nella narrazione offerta si nasconde un’indicazione più profonda: il filo della fede, che ci conduce verso l’alto e ci guida su questa terra, insegnandoci come vivere. Tuttavia, pur rispettando queste quattro dimensioni del senso della Scrittura, in modo originale rispetto ai suoi contemporanei, egli insiste - e questa è una cosa nuova – sull’importanza del senso storico-letterale. In altre parole, prima di scoprire il valore simbolico, le dimensioni più profonde del testo biblico, occorre conoscere e approfondire il significato della storia narrata nella Scrittura: diversamente – avverte con un efficace paragone – si rischia di essere come degli studiosi di grammatica che ignorano l’alfabeto. A chi conosce il senso della storia descritta nella Bibbia, le vicende umane appaiono segnate dalla Provvidenza divina, secondo un suo disegno ben ordinato. Così, per Ugo di San Vittore, la storia non è l’esito di un destino cieco o di un caso assurdo, come potrebbe apparire. Al contrario, nella storia umana opera lo Spirito Santo, che suscita un meraviglioso dialogo degli uomini con Dio, loro amico. Questa visione teologica della storia mette in evidenza l’intervento sorprendente e salvifico di Dio, che realmente entra e agisce nella storia, quasi si fa parte della nostra storia, ma sempre salvaguardando e rispettando la libertà e la responsabilità dell’uomo.

    Per il nostro autore, lo studio della Sacra Scrittura e del suo significato storico-letterale rende possibile la teologia vera e propria, ossia l’illustrazione sistematica delle verità, conoscere la loro struttura, l’illustrazione dei dogmi della fede, che egli presenta in solida sintesi nel trattato De Sacramentis christianae fidei (I sacramenti della fede cristiana), dove si trova, fra l’altro, una definizione di "sacramento" che, ulteriormente perfezionata da altri teologi, contiene spunti ancor oggi molto interessanti. "Il sacramento", egli scrive, "è un elemento corporeo o materiale proposto in maniera esterna e sensibile, che rappresenta con la sua somiglianza una grazia invisibile e spirituale, la significa, perché a tal fine è stato istituito, e la contiene, perché è capace di santificare" (9,2: PL 176,317). Da una parte la visibilità nel simbolo, la "corporeità" del dono di Dio, nel quale tuttavia, dall’altra parte, si nasconde la grazia divina che proviene da una storia: Gesù Cristo stesso ha creato i simboli fondamentali. Tre dunque sono gli elementi che concorrono a definire un sacramento, secondo Ugo di San Vittore: l’istituzione da parte di Cristo, la comunicazione della grazia, e l’analogia tra l’elemento visibile, quello materiale, e l’elemento invisibile, che sono i doni divini. Si tratta di una visione molto vicina alla sensibilità contemporanea, perché i sacramenti vengono presentati con un linguaggio intessuto di simboli e di immagini capaci di parlare immediatamente al cuore degli uomini. È importante anche oggi che gli animatori liturgici, e in particolare i sacerdoti, valorizzino con sapienza pastorale i segni propri dei riti sacramentali – questa visibilità e tangibilità della Grazia – curandone attentamente la catechesi, affinché ogni celebrazione dei sacramenti sia vissuta da tutti i fedeli con devozione, intensità e letizia spirituale.

    Un degno discepolo di Ugo di San Vittore è Riccardo, proveniente dalla Scozia. Egli fu priore dell’abbazia di San Vittore dal 1162 al 1173, anno della sua morte. Anche Riccardo, naturalmente, assegna un ruolo fondamentale allo studio della Bibbia, ma, a differenza del suo maestro, privilegia il senso allegorico, il significato simbolico della Scrittura con il quale, ad esempio, interpreta la figura anticotestamentaria di Beniamino, figlio di Giacobbe, quale simbolo della contemplazione e vertice della vita spirituale. Riccardo tratta questo argomento in due testi, Beniamino minore e Beniamino maggiore, nei quali propone ai fedeli un cammino spirituale che invita anzitutto ad esercitare le varie virtù, imparando a disciplinare e a ordinare con la ragione i sentimenti ed i moti interiori affettivi ed emotivi. Solo quando l’uomo ha raggiunto equilibrio e maturazione umana in questo campo, è pronto per accedere alla contemplazione, che Riccardo definisce come "uno sguardo profondo e puro dell’anima riversato sulle meraviglie della sapienza, associato a un senso estatico di stupore e di ammirazione" (Benjamin Maior 1,4: PL 196,67).

    La contemplazione quindi è il punto di arrivo, il risultato di un arduo cammino, che comporta il dialogo tra la fede e la ragione, cioè – ancora una volta – un discorso teologico. La teologia parte dalle verità che sono oggetto della fede, ma cerca di approfondirne la conoscenza con l’uso della ragione, appropriandosi del dono della fede. Questa applicazione del ragionamento alla comprensione della fede viene praticata in modo convincente nel capolavoro di Riccardo, uno dei grandi libri della storia, il De Trinitate (La Trinità). Nei sei libri che lo compongono egli riflette con acutezza sul Mistero di Dio uno e trino. Secondo il nostro autore, poiché Dio è amore, l’unica sostanza divina comporta comunicazione, oblazione e dilezione tra due Persone, il Padre e il Figlio, che si trovano fra loro in uno scambio eterno di amore. Ma la perfezione della felicità e della bontà non ammette esclusivismi e chiusure; richiede anzi l’eterna presenza di una terza Persona, lo Spirito Santo. L’amore trinitario è partecipativo, concorde, e comporta sovrabbondanza di delizia, godimento di gioia incessante. Riccardo cioè suppone che Dio è amore, analizza l’essenza dell’amore, che cosa è implicato nella realtà amore, arrivando così alla Trinità delle Persone, che è realmente l’espressione logica del fatto che Dio è amore.

    Riccardo tuttavia è consapevole che l’amore, benché ci riveli l’essenza di Dio, ci faccia "comprendere" il Mistero della Trinità, è pur sempre un’analogia per parlare di un Mistero che supera la mente umana, e – da poeta e mistico quale è – ricorre anche ad altre immagini. Paragona ad esempio la divinità a un fiume, a un’onda amorosa che sgorga dal Padre, fluisce e rifluisce nel Figlio, per essere poi felicemente diffusa nello Spirito Santo.

    Cari amici, autori come Ugo e Riccardo di San Vittore elevano il nostro animo alla contemplazione delle realtà divine. Nello stesso tempo, l’immensa gioia che ci procurano il pensiero, l’ammirazione e la lode della Santissima Trinità, fonda e sostiene l’impegno concreto di ispirarci a tale modello perfetto di comunione nell’amore per costruire le nostre relazioni umane di ogni giorno. La Trinità è veramente comunione perfetta! Come cambierebbe il mondo se nelle famiglie, nelle parrocchie e in ogni altra comunità i rapporti fossero vissuti seguendo sempre l’esempio delle tre Persone divine, in cui ognuna vive non solo con l’altra, ma per l’altra e nell’altra! Lo ricordavo qualche mese fa all’Angelus: "Solo l'amore ci rende felici, perché viviamo in relazione, e viviamo per amare e per essere amati" (L’Oss. Rom., 8-9 giugno 2009, p. 1). È l’amore a compiere questo incessante miracolo: come nella vita della Santissima Trinità, la pluralità si ricompone in unità, dove tutto è compiacenza e gioia. Con sant’Agostino, tenuto in grande onore dai Vittorini, possiamo esclamare anche noi: "Vides Trinitatem, si caritatem vides - contempli la Trinità, se vedi la carità" (De Trinitate VIII, 8,12).



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    Parmi les figures de croyants qui ont montré le lien entre la raison et la foi et qui témoignent de l’annonce de l’Evangile, je voudrais mentionner Hugues et Richard de Saint-Victor. Ils ont vécu au 12ème siècle et enseigné à l’Abbaye de Saint-Victor à Paris. Hugues médita beaucoup sur le rapport entre foi et raison, entre science profane et théologie. Pour lui, les sciences ont une valeur en elles-mêmes et elles doivent être cultivées pour élargir le savoir de l’homme et pour correspondre à son désir de connaître la vérité. Pour connaître Dieu, il faut partir de ce qu’il a révélé de lui-même dans les Écritures. La vision théologique de l’histoire d’Hugues de Saint-Victor met en évidence l’intervention salvifique de Dieu, mais en sauvegardant toujours la liberté et la responsabilité de l’homme. Richard fut un disciple d’Hugues. Lui aussi assigne un rôle fondamental à l’étude de la Bible. La contemplation est le résultat d’un chemin ardu qui comporte le dialogue entre la foi et la raison. La théologie part des vérités qui sont objet de la foi, mais elle cherche à en approfondir la connaissance par l’usage de la raison. Hugues et Richard élèvent notre esprit à la contemplation des réalités célestes. La pensée, l’admiration et la louange de la sainte Trinité nous procurent une immense joie. Puissions-nous, nous aussi, vivre selon l’exemple des trois Personnes divines, où chacune vit non seulement avec l’autre, mais par l’autre et dans l’autre.

    Je suis heureux d’accueillir les pèlerins de langue française présents ce matin. Que votre pèlerinage à Rome contribue à approfondir votre connaissance de Dieu dans son mystère trinitaire et à faire grandir votre amour de l’Église. Que Dieu vous bénisse !

    Je voudrais aussi adresser un salut chaleureux aux responsables et aux opérateurs de Télé Lumière – Noursat du Liban, ainsi qu’à leur président, Mgr Aboujaoudé. Chers amis, je vous encourage à poursuivre avec générosité votre mission au service de l’annonce de l’Évangile, de la paix et de la réconciliation au Liban et dans toute la région. A vous tous ainsi qu’à tous les auditeurs de Noursat j’adresse une particulière Bénédiction apostolique.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    In our continuing catechesis on the Christian culture of the Middle Ages, we now turn to two outstanding twelfth-century theologians associated with the monastery of Saint Victor in Paris. Hugh of Saint Victor stressed the importance of the literal or historical sense of sacred Scripture as the basis of theology’s effort to unite faith and reason in understanding God’s saving plan. His treatise On the Sacraments of the Christian Faith offered an influential definition of a sacrament, stressing not only its institution by Christ and its communication of grace, but also its value as an outward sign. Richard of Saint Victor, a disciple of Hugh, stressed the allegorical sense of the Scriptures in order to present a spiritual paedagogy aimed at human maturity and contemplative wisdom. Richard’s work On the Trinity sought to understand the mystery of the triune God by analyzing the mystery of love, which entails a giving and receiving between two persons and finds its perfection in being bestowed upon a third person. These great Victorines, Hugh and Richard, remind us that theology is grounded in the contemplation born of faith and the pursuit of understanding, and brings with it the immense joy of experiencing the eternal love of the Blessed Trinity.

    I offer a warm welcome to the pilgrimage of Bishops and faithful from Japan celebrating the first anniversary of the Beatification of Blessed Peter Kibe and Companions. My cordial greeting also goes to the groups from Denmark and the United States of America. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, I invoke God’s blessings of joy and peace!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    In der heutigen Katechese möchte ich zwei weitere große mittelalterliche Theologen vorstellen. Hugo von St. Viktor und sein Schüler Richard lebten im 12. Jahrhundert in der bedeutenden Abtei gleichen Namens, wo sich Glaube und Wissenschaft, monastische und scholastische Theologie zu einer fruchtbaren Synthese verbanden. Ausgangspunkt des theologischen Studiums war eine sorgfältige Auslegung der Heiligen Schrift. Hugo betonte vor allem den historischen, den wörtlichen Sinn der Schrift. Die in der Bibel wiedergegebenen Ereignisse prägten auch seine theologische Sicht der Geschichte, in der Gott die Menschen wie ein Freund in weiser Vorsehung führt, ohne ihre Freiheit und ihre Verantwortung zu beeinträchtigen. Besondere Zeichen seiner heilbringenden Gegenwart die Zeiten hindurch sind die von Christus eingesetzten Sakramente, die die Gnade mitteilen, die sie in äußeren Zeichen und Gesten darstellen. Die symbolisch-allegorische Sprache spielte auch in der Theologie seines Schülers Richard eine besondere Rolle, sowohl in seiner Bibelauslegung als auch in seinem theologischen Hauptwerk Über die Dreieinigkeit. Dort spricht er vom Geheimnis der Dreifaltigkeit vor allem mit dem Begriff der Liebe. Er untersucht, was sozusagen im Begriff Liebe enthalten ist und kommt von selbst zur Dreifaltigkeit. Denn wenn Liebe sein soll, muß einer da sein, der liebt, und einer, den er liebt. Dann muß aber auch das Weitergeben da sein in einem Dritten, so daß er aus dem Wesen der Liebe selbst die Dreieinigkeit Gottes als höchste Einheit und als vollkommenen Ausdruck der Liebe versteht und dadurch uns hilft, eine Ahnung zu haben von diesem Geheimnis Gottes und von ihm zu lernen, daß auch wir in dem Füreinander- und Miteinander-Sein unser Leben recht erfüllen.

    Mit diesen Gedanken grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Die denkerische Bemühung der Theologie wie auch der persönliche Einsatz für ein tugendhaftes Leben helfen uns bei der Betrachtung der Geheimnisse des Glaubens und bei der Bewältigung unseres Alltags. Wenn der Blick des reinen Herzens auf Gott ruht, dann kommt aus diesem Blick Freude, dann ist Gott, auch wenn sozusagen sein Anspruch an uns groß scheint, doch Grund für die Freude, daß der letzte Grund alles Seins Güte und Liebe ist und daß er bis zu mir persönlich herreicht. Und so kommt aus diesem Blick auf Gott, der uns Freude schenkt, dann auch die Kraft, das Leben recht zu leben, nicht nur mit den anderen, sondern für die anderen und in den anderen. Der Herr segne euch alle und eure Familien.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    En estas últimas audiencias estoy presentando algunas figuras ejemplares, que han mostrado la íntima unión que existe entre fe y razón. Hoy me detengo en la vida de dos monjes, que ejercieron su magisterio en la Abadía de San Víctor, en París, que desde el siglo doce contaba con una importante escuela de teología monástica y teología escolástica.

    En este contexto, nos encontramos con Hugo de San Víctor, del que sabemos muy poco sobre sus orígenes. En la citada abadía, primero fue alumno y luego maestro, alcanzando una notable fama, hasta el punto de ser llamado un "segundo San Agustín", por su dedicación a las ciencias profanas y la teología. Inculcaba a sus discípulos un constante deseo por conocer toda verdad. Entre sus alumnos destaca el escocés Ricardo de San Víctor, que ejerció durante años como Prior de la mencionada Comunidad. En sus enseñanzas invitaba a los fieles a un continuo ejercicio de las virtudes para alcanzar una estable madurez humana, y poder acceder así a la contemplación y a la admiración de las maravillas de la sabiduría.

    Queridos amigos, autores como Hugo y Ricardo de San Víctor nos mueven a la contemplación de las realidades celestes y a la admiración de la Santísima Trinidad como modelo perfecto de comunión. ¡Cuánto cambiaría el mundo si en las familias, en las parroquias y en cualquier comunidad, las relaciones tuvieran como modelo las tres Personas divinas, que no sólo viven con las otras, sino para las otras y en las otras!

    Saludo a los fieles de lengua española, en particular a los peregrinos provenientes de España, Costa Rica y otros países de Latinoamérica. A todos os invito a profundizar en la contemplación divina para crecer en la caridad y en la comunión fraterna. Muchas gracias.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    No século XII, a Abadia de São Vítor, em Paris, contava entre os seus mestres Hugo e Ricardo, duas figuras exemplares de teólogos e filósofos crentes que se empenharam a mostrar a concórdia entre a razão e a fé. Hugo de São Vítor estimulava a uma sã curiosidade intelectual, considerando como o mais sábio quem tiver procurado aprender qualquer coisa de todos. Quem aprendeu o sentido da história descrito na Bíblia, sabe que as vicissitudes humanas não são guiadas por um destino cego, mas age nelas o Espírito Santo que suscita um diálogo maravilhoso dos homens com Deus, seu amigo. Deste Deus que é amor, fala Ricardo de São Vítor na sua obra sobre a Trindade. A divindade é como uma onda amorosa que jorra do Pai, flui e reflui no Filho para ser depois felizmente difusa no Espírito Santo.

    Saúdo o grupo de Alphaville e demais peregrinos de língua portuguesa, desejando que o exemplo das três Pessoas divinas – cada uma vive não só com a outra, mas para a outra e na outra – possa inspirar e animar as vossas relações humanas de todos os dias. Com estes votos, de bom grado a todos abençoo.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua polacca

    Witam serdecznie pielgrzymów polskich. Pragnę przypomnieć dzisiaj dwa istotne wydarzenia roku liturgicznego, który się kończy: zakończony Rok św. Pawła oraz trwający Rok Kapłański. Niech one pomogą wam pełniej zrozumieć tajemnicę Kościoła, jego dzieje i misję ewangelizacyjną. Polecając waszej modlitwie intencje Kościoła a zwłaszcza kapłanów, wam tu obecnym i waszym Bliskim z serca błogosławię.

    [Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Voglio ricordare oggi due importanti eventi dell’anno liturgico che sta volgendo al termine: si è concluso l’Anno Paolino, l’Anno Sacerdotale si sta svolgendo. Che essi ci aiutino a meglio comprendere il mistero della Chiesa, la sua storia e la missione evangelica. Raccomandando alla vostra preghiera le intenzioni della Chiesa, e in modo particolare i sacerdoti, a voi tutti qui presenti e ai vostri cari imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.]


    ○ Saluto in lingua ucraina

    Щиро вітаю українських військовиків, запевняючи їм та їхнім родинам окрему згадку в молитвах, щоб вони завжди змогли виконувати Божу волю! Від щирого серця вас благословлю.

    [Rivolgo un cordiale saluto ai militari ucraini, assicurando per loro e per le loro famimiglie un particolare ricordo nella preghiera perché possano sempre compiere la volontà di Dio. Di cuore vi benedico.]


    ○ Saluto in lingua ceca

    Srdečně zdravím poutníky z České republiky, zejména věřící Plzeňské diecéze a všechny ujišťuji svou modlitbou za to, aby Pán každého naplnil svou milostí a svým požehnáním.

    [Saluto cordialmente i pellegrini della Repubblica Ceca, specialmente i fedeli della diocesi di Plzen, assicurando per ciascuno il mio ricordo nella preghiera affinché il Signore ricolmi ciascuno della sua grazia e della sua benedizione.]


    ○ Saluto in lingua slovacca

    S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Čadce - Kýčerky a Žiliny. Bratia a sestry, budúcu nedeľu začíname nový liturgický rok. Prajem vám, aby ste Adventné obdobie prežívali podľa vzoru Panny Márie v radostnom očakávaní Spasiteľa. Zo srdca žehnám vás i vaše rodiny. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Čadca - Kýčerka e Žilina. Fratelli e sorelle, domenica prossima iniziamo il nuovo anno liturgico. Vi auguro di vivere il Tempo di Avvento come la Vergine Maria nella gioiosa attesa del Salvatore. Di cuore benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua croata

    Srdačnu dobrodošlicu upućujem hrvatskim hodočasnicima, a osobito vjernicima iz Netretićkog Završja. Neka vam hodočašće na grobove apostola osnaži vjeru u Isusa Krista, učvrsti nadu u vječni život i usavrši ljubav prema bližnjima. Hvaljen Isus i Marija!

    [Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini croati, particolarmente ai fedeli di Zavrsje Netreticko! Auspico che il pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli fortifichi la vostra fede in Gesù Cristo, rafforzi la speranza nella vita eterna e perfezioni l’amore verso il prossimo. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Saluto con affetto i pellegrini italiani. In particolare rivolgo un cordiale benvenuto ai sacerdoti della diocesi di Forlì-Bertinoro, assicurando la mia preghiera affinché possano rinnovare generosamente i loro propositi di fedeltà alla chiamata del Signore. Saluto i rappresentanti del Centro Benedetto XIII, di Gravina, qui convenuti con il Vescovo Mons. Mario Paciello, esortandoli a far conoscere sempre più la luminosa figura di questo Pontefice, che servì il Vangelo e la Chiesa con ardore apostolico. Saluto altresì i fedeli della parrocchia Santa Maria Assunta in Cervia, i partecipanti al pellegrinaggio promosso dall’Ordine dei Minimi e gli alunni del liceo Parini di Barzanò.

    Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Domenica prossima, inizia il tempo di Avvento. Esorto voi, giovani, a vivere questo "tempo forte" con vigile preghiera e generoso impegno evangelico. Incoraggio voi, malati, a sostenere con l'offerta delle vostre sofferenze il cammino di preparazione al Santo Natale del popolo cristiano. Auguro a voi, sposi novelli, di essere testimoni dello Spirito d'amore che anima e sostiene l'intera Famiglia di Dio.

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    00 26/11/2009 15:41
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL 1), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    Rev.do Jamil de Souza, Amministratore diocesano di Franca;

    S.E. Mons. Benedito Gonçalves dos Santos, Vescovo di Presidente Prudente;

    Rev.do Joaquim Wladimir Lopes Dias, Amministratore diocesano di Jundiaí;

    S.E. Mons. José Benedito Simão, Vescovo di Assis;

    S.E. Mons. Benedito Beni dos Santos, Vescovo di Lorena.




    RINUNCE E NOMINE


    EREZIONE DELLA DIOCESI DI TENANCINGO (MESSICO) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

    Il Santo Padre ha eretto la diocesi di Tenancingo (Messico) con territorio dismembrato dalla diocesi di Toluca, rendendola suffraganea della Chiesa Metropolitana di México.

    Il Papa ha nominato primo Vescovo di Tenancingo (Messico) il Rev.do Mons. Raúl Gómez González, finora Vicario Generale della diocesi di San Juan de los Lagos.

    Rev.do Mons. Raúl Gómez González

    Il Rev.do Mons. Raúl Gómez González è nato il 17 febbraio 1954 a Capilla di Guadalupe, Jalisco.

    Ha iniziato gli studi nel Seminario Minore di Guadalajara; dopo l’erezione, nel 1972, della diocesi di San Juan de los Lagos, è entrato nel locale Seminario diocesano per proseguirvi gli studi in vista dell’ordinazione.

    Ordinato sacerdote il 23 aprile 1983, dopo un breve periodo di ministero pastorale come Vicario parrocchiale, negli anni 1984-1986 è stato inviato a Roma per completare la sua formazione, e ha conseguito la Licenza in Teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana.

    È stato, quindi parroco a San Miguel, coordinatore per i laici della Vicaria e Direttore del Coro della Cattedrale e della Scuola di Musica diocesana, professore di Teologia Morale e di Musica nel Seminario diocesano. Dal marzo 2004 è parroco della Parrocchia "San Juan Bautista" a San Juan de los Lagos e, dal 2008, Vicario Generale della sua diocesi.

    Dati statistici

    La nuova diocesi di Tenancingo (nome latino: Tenancingana) ha una superficie di 2.896 Km2, e una popolazione di 350.406 abitanti di cui 332.829 sono cattolici. Le parrocchie sono 28; vi sono 47 sacerdoti diocesani e 18 sacerdoti religiosi, 86 religiose, e 12 seminaristi maggiori. Come Cattedrale è stata designata la Basilica di San Clemente, nella città di Tenancingo.

    Con l’erezione della nuova diocesi di Tenancingo le circoscrizioni ecclesiastiche in Messico sono ora 91.

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    00 26/11/2009 15:41
    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL VIÊT NAM, S.E. MONS. PIERRE NGUYÊN VĂN NHON, VESCOVO DI ĐÀ LAT

    Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente della Conferenza Episcopale del Viêt Nam, S.E. Mons. Pierre Nguyên Văn Nhon, Vescovo di Đà Lat, in occasione dell’apertura dell’anno giubilare per la celebrazione del 350° anniversario della creazione di due Vicariati Apostolici e del 50° anniversario dell’istituzione della gerarchia cattolica nel Viêt Nam:


    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

    A Son Excellence Mgr Pierre NGUYÊN-VĂN-NHON

    Evêque de Dalat

    Président de la Conférence épiscopale du Viêt-Nam

    Alors que commence la célébration jubilaire du trois cent cinquantième anniversaire de la création des Vicariats apostoliques du Tonkin et de la Cochinchine, et des cinquante ans de l'établissement de la Hiérarchie catholique au Viêt-Nam, je m'unis de tout coeur à la joie et à l'action de grâce des Evêques de votre pays, que j'ai eu la joie de rencontrer en juin dernier, et de l'ensemble de leurs diocésains.

    Vous avez désiré que le début de cette célébration coïncide avec la fête des glorieux cent dix-sept saints martyrs de votre pays. Le souvenir de leur noble témoignage aidera l'ensemble du peuple de Dieu au Viêt-Nam à activer sa charité, accroître son espérance et à consolider sa foi que le quotidien éprouve parfois. Parmi ces martyrs émerge la figure singulière d'André Dung-Lac dont les vertus sacerdotales sont des modèles lumineux pour les pretres et les séminaristes, séculiers et réguliers, de votre pays. En cette Année Sacerdotale, puissent-ils puiser dans son exemple et dans celui de ses compagnons une énergie spirituelle renouvelée qui les aidera à vivre leur sacerdoce dans une fidélité plus grande à leur vocation, dans la communion fraternelle, dans la digne célébration des Sacrements de l'Eglise et dans un apostolat dynamique et intense.

    Pour l'ouverture de votre célébration, vous avez choisi So-Kiên, dans l'archidiocèse de Ha Noi, lieu emblématique qui parle particulièrement à votre coeur. Il fut le siège du premier Vicariat apostolique du Viêt-Nam et il garde encore des vestiges précieux de vos saints martyrs ainsi que leurs nobles reliques. En cette Année Jubilaire, puisse ce lieu qui vous est si cher être au coeur d'une évangélisation approfondie qui portera à l'ensemble de la société vietnamienne les valeurs évangéliques de la charité, de la vérité, de la justice et de la rectitude. Ces valeurs, vécues à la suite du Christ, prennent une dimension nouvelle qui dépasse leur sens moral traditionnel, lorsqu'elles s'ancrent en Dieu qui désire le bien de tout homme et qui veut son bonheur.

    L'Année Jubilaire est un temps de grâce propice à la réconciliation avec Dieu et avec le prochain. Dans ce but, il convient de reconnaître les manquements du passé et du présent commis contre les frères dans la foi et contre les frères compatriotes et d' en demander pardon. En même temps, il convient aussi de prendre comme résolution d'approfondir et d'enrichir la communion ecclésiale et d'édifier une société juste, solidaire et équitable par le dialogue authentique, le respect mutuel et la saine collaboration. Le Jubilé est aussi un temps spécial offert pour renouveler l'annonce de l'Evangile aux concitoyens et devenir toujours davantage une Eglise qui est communion et mission.

    L'ensemble de l'Eglise du Viêt-Nam s'est préparée à la célébration du Jubilé par une neuvaine de prière afin que cet événement exceptionnel trouve grâce aux yeux de Dieu, contribue au progrès spirituel de tous les fidèles et consolide la mission de l'Eglise. Ma pensée va tout naturellement vers les religieux et les religieuses dont la vie désire témoigner de la radicalité évangélique à travers le charisme de leurs fondateurs respectifs. Puissent-ils continuer à grandir en Dieu par l'approfondissement de leur vie spirituelle dans la fidélité à leur vocation et par un apostolat fructueux dans la suite du Christ. Mon affection paternelle va également vers l' ensemble des fidèles laïcs vietnamiens. Ils sont présents dans mon souvenir et dans ma prière quotidienne. Puissent-ils s' engager plus profondément et activement dans la vie et dans la mission de l'Eglise.

    Chers frères dans l'Episcopat, je demande à Dieu de vous éclairer et de vous guider afin que vous soyez, à l' exemple de Notre Seigneur et Maître, des bons pasteurs (Cf. Jn 10, 11 - 16) qui se consacrent à faire paître leurs brebis, les encourager et les soigner lorsqu'il faut, et des Evêques qui témoignent avec courage et persévérance de la grandeur de Dieu et de la beauté de la vie dans le Christ.

    Que Notre Dame de La Vang, chère aux chrétiens de votre nation, vous accompagne de sa tendresse maternelle au long de cette année. Je vous adresse, Monseigneur, mon affectueuse Bénédiction apostolique que j'étends volontiers aux Evêques, aux prêtres et aux séminaristes, aux religieux et aux religieuses ainsi qu'à tous les fidèles du Viêt-Nam et à toutes les personnes qui s' associent de près ou de loin à la joie de vos célébrations.

    Du Vatican, le 17 novembre 2009

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 27/11/2009 00:43
    Messaggio del Papa ai Vescovi vietnamiti per l'anno giubilare
    Un tempo di perdono e di riconciliazione tra credenti e non credenti



    CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 26 novembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il messaggio che Benedetto XVI ha inviato al Presidente della Conferenza Episcopale del Viêt Nam, mons. Pierre Nguyên Văn Nhon, Vescovo di Đà Lat, in occasione dell’apertura dell’anno giubilare per la celebrazione del 350° anniversario della creazione di due Vicariati Apostolici e del 50° anniversario dell’istituzione della gerarchia cattolica nel Viêt Nam.

    * * *

    A Sua Eccellenza Monsignor

    Pierre NGUYÊN-VĂN-NHON

    Vescovo di Ðà Lat Presidente della Conferenza episcopale del Viêt Nam

    Mentre ha inizio la celebrazione giubilare del trecentocinquantesimo anniversario della creazione dei Vicariati apostolici del Tonkin e della Cocincina, e dei cinquant'anni dall'istituzione della gerarchia cattolica in Viêt Nam, mi unisco di tutto cuore alla gioia e all'azione di rendimento di grazie dei Vescovi del vostro Paese, che ho avuto la gioia d'incontrare lo scorso giugno, e di tutti i loro diocesani.

    Voi avete voluto che l'inizio di questa celebrazione coincidesse con la festa dei gloriosi centodiciassette santi martiri del suo Paese. Il ricordo della loro nobile testimonianza aiuterà tutto il popolo di Dio in Viêt Nam ad attivare la sua carità, ad accrescere la sua speranza e a consolidare la sua fede che la vita quotidiana a volte mette alla prova. Fra questi martiri spicca la figura singolare di André Dung-Lac, le cui virtù sacerdotali sono modelli luminosi per i sacerdoti e i seminaristi, secolari e regolari, del suo Paese. In questo Anno sacerdotale, possano essi trarre dal suo esempio e da quello dei suoi compagni un'energia spirituale rinnovata che li aiuterà a vivere il loro sacerdozio in una fedeltà più grande alla loro vocazione, nella comunione fraterna, nella degna celebrazione dei Sacramenti della Chiesa e in un apostolato dinamico e intenso.

    Per l'apertura della celebrazione, avete scelto So-Kiên, nell'arcidiocesi di Hà Nôi, luogo emblematico che parla in modo particolare al vostro cuore. Fu la sede del primo Vicariato apostolico del Viêt Nam e conserva ancora vestigia preziose dei vostri santi martiri come pure le loro nobili reliquie. In questo Anno Giubilare, possa questo luogo che vi è tanto caro essere al centro di un'evangelizzazione profonda che porti a tutta la società vietnamita i valori evangelici della carità, della verità, della giustizia e della rettitudine. Questi valori, vissuti nella sequela di Cristo, assumono una dimensione nuova che trascende il loro significato morale tradizionale, quando si ancorano a Dio che desidera il bene di ogni uomo e vuole la sua felicità.

    L'Anno Giubilare è un tempo di grazia propizio per la riconciliazione con Dio e con il prossimo. A tal fine, è opportuno riconoscere gli errori del passato e del presente commessi contro i fratelli nella fede e contro i fratelli compatrioti e chiederne perdono. Nello stesso tempo, è anche opportuno prendere la decisione di approfondire e di arricchire la comunione ecclesiale e di edificare una società giusta, solidale ed equa attraverso il dialogo autentico, il rispetto reciproco e la sana collaborazione. Il Giubileo è anche un tempo speciale offerto per rinnovare l'annuncio del Vangelo ai concittadini e divenire sempre più una Chiesa che è comunione e missione.

    Tutta la Chiesa in Viêt Nam si è preparata alla celebrazione del Giubileo con una novena di preghiera affinché questo evento eccezionale trovi grazia agli occhi di Dio, contribuisca al progresso spirituale di tutti i fedeli e consolidi la missione della Chiesa. Il mio pensiero si volge naturalmente ai religiosi e alle religiose che con la propria vita desiderano testimoniare la radicalità evangelica attraverso il carisma dei loro rispettivi fondatori. Possano continuare a crescere in Dio attraverso l'approfondimento della loro vita spirituale nella fedeltà alla loro vocazione e un apostolato fecondo nella sequela di Cristo. Il mio affetto paterno va anche a tutti i fedeli laici vietnamiti. Essi sono presenti nel mio ricordo e nella mia preghiera quotidiana. Possano impegnarsi più profondamente e attivamente nella vita e nella missione della Chiesa.

    Cari Fratelli nell'Episcopato, chiedo a Dio di illuminarvi e di guidarvi affinché siate, sull'esempio del Nostro Signore e Maestro, buoni Pastori (cfr. Gv 10, 11-16), che si dedicano a fare pascere il loro gregge, a incoraggiarlo e a curarlo quando è necessario, e Vescovi che testimonino con coraggio e perseveranza la grandezza di Dio e la bellezza della vita in Cristo.

    Che Nostra Signora de La Vang, cara ai cristiani della sua nazione, vi accompagni con la sua tenerezza materna nel corso di questo anno. Le imparto, Monsignore, la mia affettuosa Benedizione apostolica che estendo volentieri ai Vescovi, ai sacerdoti e ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, come pure a tutti i fedeli del Viêt Nam e a tutte le persone che si uniscono da vicino e da lontano alla gioia delle vostre celebrazioni.

    Dal Vaticano, 17 novembre 2009




    [Traduzione dal francese a cura de “L'Osservatore Romano”]

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    00 27/11/2009 15:57
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

    Sua Beatitudine Em.ma il Card. Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei (Iraq).

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL 1), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Vilson Dias de Oliveira, D.C., Vescovo di Limeira;

    S.E. Mons. Antônio Carlos Altieri, S.D.B., Vescovo di Caraguatatuba;

    S.E. Mons. José Maria Pinheiro, Amministratore Apostolico di Bragança Paulista.

    Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

    Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.


    www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=1119&sett...




    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DELL’AUSILIARE DI MONTEVIDEO (URUGUAY)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di Montevideo (Uruguay) il Rev.do Sacerdote Milton Luis Tróccoli Cebedio, Vicario Episcopale per la pastorale e Parroco a Montevideo, assegnandogli la sede titolare di Munaziana.

    Rev.do Milton Luis Tróccoli Cebedio

    Il Rev.do Milton Luis Tróccoli Cebedio è nato a Montevideo il 3 marzo 1964.

    Ha compiuto gli studi di filosofia e teologia presso il Seminario Maggiore di Montevideo (già Istituto Teologico dell’Uruguay) dove ha ottenuto il Baccalaureato.

    È stato ordinato sacerdote l’8 maggio 1988 in Florida, dal Santo Padre Giovanni Paolo II.

    Nel 1995 ha conseguito la Licenza in Teologia Spirituale presso la Università Gregoriana.

    Durante il suo ministero sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale nella Parrocchia "Nuestra Señora del Sagrado Corazón y Santa Rita"; Parroco delle Parrocchie "Nuestra Señora de Pompeya" e "Nuestra Señora de la Merced", docente di Teologia Spirituale presso la Facultad de Teología Mariano Soler e Rettore del Seminario Maggiore Interdiocesano "Cristo Rey" a Montevideo.

    Attualmente è Vicario Episcopale per la Pastorale e Vicario Episcopale per la Pastorale Vocazionale dell’arcidiocesi di Montevideo.

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    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA 96a GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO (17 GENNAIO 2010)


    I migranti e i rifugiati minorenni: questo il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la 96a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà celebrata domenica 17 gennaio 2010.
    Di seguito pubblichiamo il testo del Messaggio del Santo Padre per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato:


    Cari fratelli e sorelle,

    la celebrazione della Giornata del Migrante e del Rifugiato mi offre nuovamente l'occasione di manifestare la costante sollecitudine che la Chiesa nutre verso coloro che vivono, in vari modi, l'esperienza dell'emigrazione. Si tratta di un fenomeno che, come ho scritto nell'Enciclica Caritas in veritate, impressiona per il numero di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale. Il migrante è una persona umana con diritti fondamentali inalienabili da rispettare sempre e da tutti (cfr n. 62). Il tema di quest'anno - "I migranti e i rifugiati minorenni" tocca un aspetto che i cristiani valutano con grande attenzione, memori del monito di Cristo, il quale nel giudizio finale considererà riferito a Lui stesso tutto ciò che è stato fatto o negato "a uno solo di questi più piccoli" (cfr Mt 25, 40.45). E come non considerare tra "i più piccoli" anche i minori migranti e rifugiati? Gesù stesso da bambino ha vissuto l'esperienza del migrante perché, come narra il Vangelo, per sfuggire alle minacce di Erode dovette rifugiarsi in Egitto insieme a Giuseppe e Maria (cfr Mt 2,14).

    Se la Convenzione dei Diritti del Bambino afferma con chiarezza che va sempre salvaguardato l'interesse del minore (cfr art. 3), al quale vanno riconosciuti i diritti fondamentali della persona al pari dell'adulto, purtroppo nella realtà questo non sempre avviene. Infatti, mentre cresce nell'opinione pubblica la consapevolezza della necessità di un'azione puntuale e incisiva a protezione dei minori, di fatto tanti sono lasciati in abbandono e, in vari modi, si ritrovano a rischio di sfruttamento. Della drammatica condizione in cui essi versano, si è fatto interprete il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II nel messaggio inviato il 22 settembre del 1990 al Segretario Generale delle Nazioni Unite, in occasione del Vertice Mondiale per i Bambini. "Sono testimone egli scrisse - della straziante condizione di milioni di bambini di ogni continente. Essi sono più vulnerabili perché meno capaci di far sentire la loro voce" (Insegnamenti XIII, 2, 1990, p. 672). Auspico di cuore che si riservi la giusta attenzione ai migranti minorenni, bisognosi di un ambiente sociale che consenta e favorisca il loro sviluppo fisico, culturale, spirituale e morale. Vivere in un paese straniero senza effettivi punti di riferimento crea ad essi, specialmente a quelli privi dell'appoggio della famiglia, innumerevoli e talora gravi disagi e difficoltà.

    Un aspetto tipico della migrazione minorile è costituito dalla situazione dei ragazzi nati nei paesi ospitanti oppure da quella dei figli che non vivono con i genitori emigrati dopo la loro nascita, ma li raggiungono successivamente. Questi adolescenti fanno parte di due culture con i vantaggi e le problematiche connesse alla loro duplice appartenenza, condizione questa che tuttavia può offrire l'opportunità di sperimentare la ricchezza dell'incontro tra differenti tradizioni culturali. È importante che ad essi sia data la possibilità della frequenza scolastica e del successivo inserimento nel mondo del lavoro e che ne vada facilitata l'integrazione sociale grazie a opportune strutture formative e sociali. Non si dimentichi mai che l'adolescenza rappresenta una tappa fondamentale per la formazione dell'essere umano.

    Una particolare categoria di minori è quella dei rifugiati che chiedono asilo, fuggendo per varie ragioni dal proprio paese, dove non ricevono adeguata protezione. Le statistiche rivelano che il loro numero è in aumento. Si tratta dunque di un fenomeno da valutare con attenzione e da affrontare con azioni coordinate, con misure di prevenzione, di protezione e di accoglienza adatte, secondo quanto prevede anche la stessa Convenzione dei Diritti del Bambino (cfr art. 22).

    Mi rivolgo ora particolarmente alle parrocchie e alle molte associazioni cattoliche che, animate da spirito di fede e di carità, compiono grandi sforzi per venire incontro alle necessità di questi nostri fratelli e sorelle. Mentre esprimo gratitudine per quanto si sta facendo con grande generosità, vorrei invitare tutti i cristiani a prendere consapevolezza della sfida sociale e pastorale che pone la condizione dei minori migranti e rifugiati. Risuonano nel nostro cuore le parole di Gesù: "Ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25,35), come pure il comandamento centrale che Egli ci ha lasciato: amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente, ma unito all'amore al prossimo (cfr Mt 22,37-39). Questo ci porta a considerare che ogni nostro concreto intervento deve nutrirsi prima di tutto di fede nell'azione della grazia e della Provvidenza divina. In tal modo anche l'accoglienza e la solidarietà verso lo straniero, specialmente se si tratta di bambini, diviene annuncio del Vangelo della solidarietà. La Chiesa Io proclama quando apre le sue braccia e opera perché siano rispettati i diritti dei migranti e dei rifugiati, stimolando i responsabili delle Nazioni, degli Organismi e delle istituzioni internazionali perché promuovano opportune iniziative a loro sostegno. Vegli su tutti materna la Beata Vergine Maria e ci aiuti a comprendere le difficoltà di quanti sono lontani dalla propria patria. A quanti sono coinvolti ne vasto mondo dei migranti e rifugiati assicuro la mia preghiera e imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

    Dal Vaticano, 16 ottobre 2009

    BENEDICTUS PP. XVI

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    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. la Signora Cristina Fernández de Kirchner, Presidente della Repubblica Argentina;

    S.E. la Signora Michelle Bachelet, Presidente della Repubblica del Cile; S.E. la Signora Michelle Bachelet, Presidente della Repubblica del Cile;

    Delegazioni dell’Argentina e del Cile, in occasione del XXV anniversario del Trattato di Pace e di Amicizia tra i due Paesi. Delegazioni dell’Argentina e del Cile, in occasione del XXV anniversario del Trattato di Pace e di Amicizia tra i due Paesi.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:
    S.E. Mons. Airton José dos Santos, Vescovo di Mogi das Cruzes (Brasile), in Visita "ad Limina Apostolorum"
    con il Vescovo emerito: S.E. Mons. Paulo Antonino Mascarenhas Roxo, O. Praem.




    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI LJUBLJANA (SLOVENIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Ljubljana (Slovenia), presentata da S.E. Mons. Alojzij Uran, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Ljubljana (Slovenia) S.E. Mons. Anton Stres, C.M., finora Coadiutore dell’arcidiocesi di Maribor.

    S.E. Mons. Anton Stres, C.M.
    S.E. Mons. Anton Stres, C.M., è nato il 15 dicembre 1942 a Donačka Gora, diocesi di Celje. Dopo aver frequentato le scuole medie e superiori a Zagabria (1957-1962), ha seguito i corsi di filosofia e teologia presso la Facoltà Teologica di Ljubljana (1962-1966) e presso l’Istituto Cattolico di Parigi (1966-1969). Si è laureato prima in Teologia a Ljubljana (1974) e poi in Filosofia a Parigi (1984). Entrato nella Congregazione della Missione il 22 agosto 1960, ha emesso i voti il 28 marzo 1967. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 20 aprile 1968.
    È stato professore e Decano presso la Facoltà Teologica di Lubljana, Provinciale della Provincia slovena della Congregazione della Missione.
    Nominato Vescovo titolare di Ptuj e Ausiliare di Maribor il 13 maggio del 2000, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 24 giugno dello stesso anno.
    Il 7 aprile 2006 è stato trasferito come Vescovo diocesano di Celje e il 31 gennaio 2009 è divenuto Coadiutore dell’arcidiocesi di Maribor.
    Ha pubblicato numerosi libri e articoli di carattere filosofico e spirituale.



    NOMINA DELL’ARCIVESCOVO COADIUTORE DI MARIBOR (SLOVENIA)

    Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Coadiutore di Maribor (Slovenia) S.E. Mons. Marjan Turnšek, finora Vescovo di Murska Sobota.

    S.E. Mons. Marjan Turnšek
    S.E. Mons. Marjan Turnšek è nato il 25 luglio 1955 a Celje. Ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia alla Facoltà Teologica di Ljubljana.
    Ordinato sacerdote il 28 giugno 1981, fino al 1985 è stato Vice-parroco a Velenje (Maribor). Dal 1985 al 1990 ha seguito gli Studi teologici superiori presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, ottenendo il Dottorato in Teologia Dogmatica, il 17 dicembre 1990, con la Tesi di laurea Chiesa e Sacramenti nella Teologia del periodo pre-conciliare nei Decreti del Vaticano II, pubblicata dall'Università Gregoriana. Ha ottenuto anche il Diploma della Biblioteca Apostolica Vaticana. Dal 18 luglio 1992 si è dedicato, come Vice-postulatore, alla causa del Vescovo Anton Martin Slomšek, beatificato il 19 settembre 1999.
    Dal 1° settembre 1994 è stato Rettore del Seminario Maggiore diocesano di Maribor, Membro del Collegio dei Consultori, Esorcista della diocesi e Responsabile della Formazione permanente per il clero. Il 7 gennaio 1999 è stato nominato Canonico della Cattedrale di Maribor e il 18 gennaio 1999 Prelato d'Onore di Sua Santità.
    Il 7 aprile 2006 è stato nominato Vescovo di Murska Sobota ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 25 giugno dello stesso anno.



    NOMINA DEL VESCOVO DI MURSKA SOBOTA (SLOVENIA)

    Il Papa ha nominato Vescovo d Murska Sobota (Slovenia) S.E. Mons. Peter Štumpf, S.D.B., finora Vescovo titolare di Musti di Numidia e Ausiliare di Maribor.

    S.E. Mons. Peter Štumpf, S.D.B.
    S.E. Mons. Peter Štumpf, S.D.B., è nato il 28 giugno 1962 a Beltinci, diocesi di Murska Sobota. È entrato nella Società Salesiana di S. Giovanni Bosco e, dopo gli studi teologici presso l’Università Salesiana di Torino, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1990.
    Successivamente è stato parroco in alcune parrocchie affidate ai PP. Salesiani: Ig (Ljubljana), Sevnica, Maribor e Veržej.
    Nel 2002 ha ottenuto il dottorato in Teologia presso la Facoltà Teologica di Ljubljana e, dal 2003, è stato Parroco di Rakovnik (Ljubljana) e Decano del settore sud della Capitale slovena.
    Il 24 maggio 2006 è stato nominato Vescovo titolare di Musti di Numidia e Ausiliare di Maribor. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 10 settembre dello stesso anno.

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    00 28/11/2009 15:42
    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ARGENTINA E AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL CILE IN OCCASIONE DEL XXV ANNIVERSARIO DEL TRATTATO DI PACE E DI AMICIZIA TRA I DUE PAESI


    Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, in occasione del 25° anniversario della firma del "Trattato di Pace e Amicizia" tra il Cile e l’Argentina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienze separate il Presidente della Nazione Argentina, Sua Eccellenza la Signora Cristina Fernández de Kirchner, e il Presidente della Repubblica di Cile, Sua Eccellenza la Signora Michelle Bachelet Jeria. Le illustri ospiti si sono incontrate anche con il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da Sua Eccellenza Monsignor Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati. In seguito il Santo Padre ha pronunciato un Discorso alle Delegazioni dei due Presidenti, riunitesi nella Sala Clementina.

    Nel corso dei cordiali colloqui si è ricordato con gratitudine la meritoria opera di Mediazione compiuta dal Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II e dal compianto Card. Antonio Samoré, i quali aiutarono i due Paesi, attraverso la via del dialogo, a dissipare un’annosa controversia territoriale. In particolare, ci si è soffermati sul fatto che, nel corso di questo quarto di secolo, l’intesa ha portato frutti concreti di bene e di prosperità a due popoli fratelli e continua ad essere d’esempio e di modello per i Paesi dell’America Latina e per l’intera Comunità internazionale. Non è mancato uno scambio di vedute sull’attuale situazione internazionale.




    UDIENZA ALLE DELEGAZIONI DELL’ARGENTINA E DEL CILE IN OCCASIONE DEL XXV ANNIVERSARIO DEL TRATTATO DI PACE E DI AMICIZIA TRA I DUE PAESI

    Alle ore 11.45 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza le Delegazioni dell’Argentina e del Cile, guidate rispettivamente da S.E. la Signora Cristina Fernández de Kirchner, Presidente della Repubblica Argentina e da S.E. la Signora Michelle Bachelet, Presidente della Repubblica del Cile, in occasione del XXV anniversario del Trattato di Pace e di Amicizia fra i due Paesi.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre rivolge loro:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Señoras Presidentas de Argentina y Chile,
    Señores Cardenales,
    Queridos Hermanos en el Episcopado,
    Señores Embajadores,
    Amigos todos:

    1. Con sumo gusto les recibo y les doy la bienvenida en esta Sede de Pedro, con motivo de la celebración del 25 aniversario del Tratado de Paz y Amistad, que clausuró el diferendo territorial que mantuvieron durante largo tiempo sus respectivos Países en la zona Austral. En efecto, es una oportuna y feliz conmemoración de aquellas intensas negociaciones que, con la mediación pontificia, concluyeron con una solución digna, razonable y ecuánime, evitando así un conflicto armado que estaba a punto de enfrentar a dos pueblos hermanos.

    2. El Tratado de Paz y Amistad, y la mediación que lo hizo posible, está indisolublemente unido a la amada figura del Papa Juan Pablo II, el cual, movido por sentimientos de afecto hacia esas queridas Naciones y en sintonía con su incansable labor como mensajero y artífice de paz, no dudó en aceptar la delicada y crucial tarea de ser mediador en dicho contencioso. Con la ayuda inestimable del Cardenal Antonio Samorè, él mismo siguió personalmente todos los avatares de esas largas y complejas negociaciones, hasta la definición de la propuesta que llevó a la firma del Tratado, en presencia de las delegaciones de ambos Países y del entonces Secretario de Estado de Su Santidad y Prefecto del Consejo para los Asuntos Públicos de la Iglesia, Cardenal Agostino Casaroli.

    La intervención pontificia fue una respuesta también a un expreso pedido de los Episcopados de Chile y Argentina, los cuales, en comunión con la Santa Sede, ofrecieron su decisiva colaboración para la consecución de dicho acuerdo. Es de agradecer, además, los esfuerzos de todas las personas que, en los Gobiernos y delegaciones diplomáticas de ambos Países, dieron su positiva contribución para llevar adelante ese camino de resolución pacífica, cumpliendo así los profundos anhelos de paz de la población argentina y chilena.

    3. A veinticinco años de distancia, podemos constatar con satisfacción cómo aquel histórico evento ha contribuido benéficamente a reforzar en ambos Países los sentimientos de fraternidad, así como una más decidida cooperación e integración, concretada en numerosos proyectos económicos, intercambios culturales e importantes obras de infraestructura, superando de este modo prejuicios, sospechas y reticencias del pasado. En realidad, Chile y Argentina no son sólo dos Naciones vecinas sino mucho más: son dos Pueblos hermanos con una vocación común de fraternidad, de respeto y amistad, que es fruto en gran parte de la tradición católica que está en la base de su historia y de su rico patrimonio cultural y espiritual.

    Este acontecimiento que hoy conmemoramos forma ya parte de la gran historia de dos nobles Naciones, pero también de toda América Latina. El Tratado de Paz y Amistad es un ejemplo luminoso de la fuerza del espíritu humano y de la voluntad de paz frente a la barbarie y la sinrazón de la violencia y la guerra como medio para resolver las diferencias. Una vez más, hay que tener presente las palabras que mi Predecesor, el Papa Pío XII, pronunció en momentos especialmente difíciles de la historia: «Nada se pierde con la paz. Todo puede perderse con la guerra» (Radiomensaje, 24 agosto 1939). Por tanto, es necesario perseverar en todo momento con voluntad firme y hasta las últimas consecuencias en tratar de resolver las controversias con verdadera voluntad de diálogo y de acuerdo, a través de pacientes negociaciones y necesarios compromisos, y teniendo siempre en cuenta las justas exigencias y legítimos intereses de todos.

    4. Para que la causa de la paz se abra camino en la mente y el corazón de todos los hombres y, de modo especial, de aquellos que están llamados a servir a sus ciudadanos desde las más altas magistraturas de las naciones, es preciso que esté apoyada en firmes convicciones morales, en la serenidad de los ánimos, a veces tensos y polarizados, y en la búsqueda constante del bien común nacional, regional y mundial. La consecución de la paz, en efecto, requiere la promoción de una auténtica cultura de la vida, que respete la dignidad del ser humano en plenitud, unida al fortalecimiento de la familia como célula básica de la sociedad. Requiere también la lucha contra la pobreza y la corrupción, el acceso a una educación de calidad para todos, un crecimiento económico solidario, la consolidación de la democracia y la erradicación de la violencia y la explotación, especialmente contra las mujeres y los niños.

    5. La Iglesia católica, que continúa en la tierra la misión de Cristo, que con su muerte en la cruz trajo la paz al mundo (cf. Ef 2, 14-17), no deja de proclamar a todos su mensaje de salvación y de reconciliación y, uniendo sus esfuerzos a todos los hombres de buena voluntad, se entrega con ahínco para cumplir las aspiraciones de paz y concordia de toda la humanidad.

    Excelentísimas Señoras Presidentas, queridos amigos, agradeciéndoles nuevamente su significativa visita, dirijo mi mirada al Cristo de los Andes, en la cumbre de la Cordillera, y le pido que, como un don constante de su gracia, selle para siempre la paz y la amistad entre argentinos y chilenos, al mismo tiempo que como prenda de mi afecto les imparto una especial Bendición Apostólica.


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    00 29/11/2009 15:54
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Alle ore 12 di oggi, prima Domenica di Avvento, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    In questa domenica iniziamo, per grazia di Dio, un nuovo Anno liturgico, che si apre naturalmente con l’Avvento, tempo di preparazione al Natale del Signore. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla liturgia, afferma che la Chiesa "nel ciclo annuale presenta tutto il mistero di Cristo, dall’Incarnazione e Natività fino all’Ascensione, al giorno di Pentecoste e all’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore". In questo modo, "ricordando i misteri della Redenzione, essa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, così che siano resi in qualche modo presenti in ogni tempo, perché i fedeli possano venirne a contatto ed essere ripieni della grazia della salvezza" (Sacrosanctum Concilium, 102). Il Concilio insiste sul fatto che il centro della liturgia è Cristo, come il sole intorno al quale, al modo dei pianeti, ruotano la Beata Vergine Maria – la più vicina – e quindi i martiri e gli altri santi che "in cielo cantano a Dio la lode perfetta e intercedono per noi" (ivi, 104).

    Questa è la realtà dell’Anno liturgico vista, per così dire, "dalla parte di Dio". E dalla parte – diciamo - dell’uomo, della storia e della società? Che rilevanza può avere? La risposta ce la suggerisce proprio il cammino dell’Avvento, che oggi intraprendiamo. Il mondo contemporaneo ha bisogno soprattutto di speranza: ne hanno bisogno i popoli in via di sviluppo, ma anche quelli economicamente evoluti. Sempre più ci accorgiamo che ci troviamo su un’unica barca e dobbiamo salvarci tutti insieme. Soprattutto ci rendiamo conto, vedendo crollare tante false sicurezze, che abbiamo bisogno di una speranza affidabile, e questa si trova solo in Cristo, il quale, come dice la Lettera agli Ebrei, "è lo stesso ieri e oggi e per sempre" (13,8). Il Signore Gesù è venuto in passato, viene nel presente, e verrà nel futuro. Egli abbraccia tutte le dimensioni del tempo, perché è morto e risorto, è "il Vivente" e, mentre condivide la nostra precarietà umana, rimane per sempre e ci offre la stabilità stessa di Dio. E’ "carne" come noi ed è "roccia" come Dio. Chiunque anela alla libertà, alla giustizia, alla pace può risollevarsi e alzare il capo, perché in Cristo la liberazione è vicina (cfr Lc 21,28) – come leggiamo nel Vangelo di oggi. Possiamo pertanto affermare che Gesù Cristo non riguarda solo i cristiani, o solo i credenti, ma tutti gli uomini, perché Egli, che è il centro della fede, è anche il fondamento della speranza. E della speranza ogni essere umano ha costantemente bisogno.

    Cari fratelli e sorelle, la Vergine Maria incarna pienamente l’umanità che vive nella speranza basata sulla fede nel Dio vivente. Lei è la Vergine dell’Avvento: è ben piantata nel presente, nell’"oggi" della salvezza; nel suo cuore raccoglie tutte le promesse passate; ed è protesa al compimento futuro. Mettiamoci alla sua scuola, per entrare veramente in questo tempo di grazia e accogliere, con gioia e responsabilità, la venuta di Dio nella nostra storia personale e sociale.



    DOPO L’ANGELUS

    Il 1° dicembre prossimo ricorre la Giornata mondiale contro l’AIDS. Il mio pensiero e la mia preghiera vanno ad ogni persona colpita da questa malattia, in particolare ai bambini, ai più poveri, a quanti sono rifiutati. La Chiesa non cessa di prodigarsi per combattere l’AIDS, attraverso le sue istituzioni e il personale a ciò dedicato. Esorto tutti a dare il proprio contributo con la preghiera e l’attenzione concreta, affinché quanti sono affetti dal virus HIV sperimentino la presenza del Signore che dona conforto e speranza. Auspico infine che, moltiplicando e coordinando gli sforzi, si giunga a fermare e debellare questa malattia.

    Chers pèlerins francophones, en ce premier dimanche de l’Avent, nous sommes invités à tenir bon et à relever la tête car la venue de Dieu parmi nous est toute proche. Le Christ notre Espérance, notre présent et notre avenir vient à toute heure. Veillons donc afin de l’attendre ! Gardons notre cœur disponible et accueillant à cette venue et confions à la Vierge Marie notre désir de découvrir que son Fils est tout proche de nous dans chacune de nos vies ! A tous je souhaite de vivre une bonne Année liturgique !

    I welcome all the English-speaking pilgrims and visitors present for the Angelus. On this First Sunday of Advent let us join with Mary in prayerful trust, watchful for the presence of Jesus in our world, mindful of our need to grow in compassion and mercy, and ready to embrace God’s will as a sign of hope. Upon you and your families I invoke God’s abundant blessings of joy and peace.

    Mit Freude heiße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen. Mit diesem Sonntag treten wir in die liturgische Zeit des Advents ein. Advent bedeutet aufstehen, wach werden, aus der Nacht heraustreten. So lädt uns diese Zeit besonders ein, das Dunkel der Sorgen und der Lieblosigkeit hinter uns zu lassen und uns im Gebet, im Hören auf Gottes Wort und durch den Empfang des Sakraments der Versöhnung dem Licht Christi zu öffnen und die Welt mit seiner Liebe hell zu machen. Gott schenke euch und euren Familien eine gnadenreiche Adventszeit.

    Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, así como a quienes se unen a ella a través de la radio y la televisión. Al comenzar el Adviento, invito a todos a avivar el deseo de salir al encuentro de Cristo, que viene, intensificando la oración, participando frecuentemente en la Eucaristía y dando un testimonio elocuente de caridad. Que a ello os ayude la intercesión de la Virgen Santísima, a cuyas manos de Madre encomendamos el compromiso por la paz y la justicia entre los pueblos. Feliz Domingo.

    W adwentowym duchu pozdrawiam Polaków. Moi drodzy, Chrystus przychodzi do każdego z nas i do całej ludzkości jako Zbawca. Dlatego Ewangelia dzisiejszej liturgii wzywa: „nabierzcie ducha i podnieście głowy, ponieważ zbliża się wasze odkupienie" (Łk 21, 28). Niech ta myśl towarzyszy nam w czasie radosnego oczekiwania na przyjście Pana. Niech Bóg wam błogosławi!

    [Nello spirito dell’Avvento saluto i polacchi. Miei cari, Cristo viene ad ognuno di noi e a tutta l’umanità come Salvatore. Ecco perché il Vangelo della liturgia odierna ci invita: "Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina" (Lc 21, 28). Questo pensiero ci accompagni nel tempo della gioiosa attesa della venuta del Signore. Dio vi benedica!]

    Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare coloro che hanno preso parte alla marcia promossa dal Movimento dell’Amore Familiare per manifestare profondo amore al Crocifisso, riconoscendone il valore religioso, storico e culturale. Saluto inoltre l’associazione "Insieme per crescere" di Durazzano e il gruppo "Regina della Pace" di Andria. A tutti auguro una buona domenica e un fruttuoso cammino di Avvento.

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    00 30/11/2009 00:40
    Udienza del Papa alle delegazioni di Argentina e Cile
    Nel venticinquesimo del Trattato di pace e di amicizia



    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 29 novembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere questo sabato in udienza le delegazioni di Argentina e Cile, in occasione del venticinquesimo anniversario del Trattato di pace e di amicizia tra le due nazioni.

    * * *

    Signore Presidenti

    di Argentina e Cile,

    Signori Cardinali,

    Cari Fratelli nell'Episcopato,

    Signori Ambasciatori,

    Amici tutti,

    1. Con sommo piacere vi ricevo e vi do il benvenuto in questa Sede di Pietro, in occasione della celebrazione del 25º anniversario del Trattato di Pace e Amicizia, che ha posto fine alla controversia territoriale che i vostri rispettivi Paesi hanno mantenuto per lungo tempo nella zona australe. Di fatto, è un'opportuna e felice commemorazione di quegli intensi negoziati che, con la mediazione pontificia, si conclusero con una soluzione degna, ragionevole ed equanime, evitando così il conflitto armato che stava per contrapporre due popoli fratelli.

    2. Il Trattato di Pace e Amicizia, e la mediazione che lo rese possibile, è inscindibilmente legato all'amata figura di Papa Giovanni Paolo ii, il quale, mosso da sentimenti di affetto verso quelle amate Nazioni, e in sintonia con il suo instancabile lavoro di messaggero e artefice di pace, non esitò ad accettare il delicato e cruciale compito di essere mediatore in quel contenzioso. Con l'inestimabile aiuto del Cardinale Antonio Samoré, seguì personalmente tutte le vicissitudini di quei lunghi e complessi negoziati, fino alla definizione della proposta che portò alla firma del Trattato, alla presenza delle delegazioni di entrambi i Paesi, e dell'allora segretario di Stato di Sua Santità e Prefetto del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, il Cardinale Agostino Casaroli.

    L'intervento pontificio fu anche una risposta a un'espressa richiesta degli Episcopati di Cile e Argentina, i quali, in comunione con la Santa Sede, offrirono la loro decisiva collaborazione per il raggiungimento di tale accordo. Bisogna inoltre essere grati per gli sforzi di tutte le persone che, nei Governi e nelle delegazioni diplomatiche di entrambi i Paesi, diedero il loro positivo contributo per portare avanti quel cammino di risoluzione pacifica, realizzando così i profondi aneliti di pace della popolazione argentina e di quella cilena.

    3. A venticinque anni di distanza, possiamo constatare con soddisfazione come quello storico evento abbia contribuito beneficamente a rafforzare in entrambi i Paesi i sentimenti di fraternità, come pure una più decisa cooperazione e integrazione, concretizzata in numerosi progetti economici, scambi culturali e importanti opere di infrastruttura, superando in tal modo pregiudizi, sospetti e reticenze del passato. In realtà, il Cile e l'Argentina non sono solo due Nazioni vicine ma molto di più: sono due popoli fratelli con una vocazione comune di fraternità, di rispetto e di amicizia, che è frutto in gran parte della tradizione cattolica che è alla base della loro storia e del loro ricco patrimonio culturale e spirituale.

    L'evento che oggi commemoriamo fa già parte della grande storia di due nobili Nazioni, ma anche di tutta l'America Latina. Il Trattato di Pace e Amicizia è un esempio luminoso della forza dello spirito umano e della volontà di pace di fronte alla barbarie e all'assurdità della violenza e della guerra come mezzo per risolvere le divergenze. Ancora una volta, occorre tener presente le parole che il mio Predecessore, Papa Pio xii, pronunciò in un momento particolarmente difficile della storia: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra» (Radiomessaggio, 24 agosto 1939). È quindi necessario perseverare in ogni momento, con volontà ferma e fino alle estreme conseguenze, nel cercare di risolvere le controversie con vera volontà di dialogo e di accordo, attraverso pazienti negoziati e necessari impegni, e tenendo sempre conto delle giuste esigenze e dei legittimi interessi di tutti.

    4. Affinché la causa della pace si faccia strada nella mente e nel cuore di tutti gli uomini e, in modo particolare, di quelli che sono chiamati a servire i propri concittadini dalle più alte magistrature delle nazioni, è necessario che si fondi su salde convinzioni morali, nella serenità degli animi, a volte tesi e polarizzati, e nella ricerca costante del bene comune nazionale, regionale e mondiale. Il conseguimento della pace, in effetti, richiede la promozione di un'autentica cultura della vita, che rispetti pienamente la dignità dell'essere umano, unita al rafforzamento della famiglia come cellula primaria della società. Richiede anche la lotta contro la povertà e la corruzione, l'accesso a un'educazione di qualità per tutti, una crescita economica solidale, il consolidamento della democrazia e lo sradicamento della violenza e dello sfruttamento, soprattutto nei riguardi delle donne e dei bambini.

    5. La Chiesa cattolica, che continua sulla terra la missione di Cristo, il quale con la sua morte sulla croce portò la pace al mondo (cfr Ef 2, 14-17), non smette di proclamare a tutti il suo messaggio di salvezza e di riconciliazione e, unendo i suoi sforzi a quelli di tutti gli uomini di buona volontà, si dedica con impegno a realizzare le aspirazioni di pace e di concordia di tutta l'umanità.

    Eccellentissime Signore Presidenti, cari amici, ringraziandovi nuovamente per la vostra significativa visita, rivolgo il mio sguardo al Cristo delle Ande, sulla cima della Cordigliera, e gli chiedo che, come dono costante della sua grazia, suggelli per sempre la pace e l'amicizia fra argentini e cileni, e, nello stesso tempo, come pegno del mio affetto vi imparto una speciale Benedizione Apostolica.

    [Traduzione del testo originale in spagnolo a cura de “L'Osservatore Romano”]


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    00 30/11/2009 00:40
    Omelia del Papa per i primi Vespri della I domenica di Avvento


    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 29 novembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'omelia pronunciata questo sabato da Benedetto XVI nel presiedere nella Basilica di San Pietro la celebrazione dei primi Vespri della I domenica di Avvento.

    * * *

    Cari fratelli e sorelle,

    con questa celebrazione vespertina entriamo nel tempo liturgico dell’Avvento. Nella lettura biblica che abbiamo appena ascoltato, tratta dalla Prima Lettera ai Tessalonicesi, l’apostolo Paolo ci invita a preparare la "venuta del Signore nostro Gesù Cristo" (5,23) conservandoci irreprensibili, con la grazia di Dio. Paolo usa proprio la parola "venuta", in latino adventus, da cui il termine Avvento.

    Riflettiamo brevemente sul significato di questa parola, che può tradursi con "presenza", "arrivo", "venuta". Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia. Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto. I cristiani adottarono la parola "avvento" per esprimere la loro relazione con Gesù Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera "provincia" denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui, quanti credono nella sua presenza nell’assemblea liturgica. Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi.

    Il significato dell’espressione "avvento" comprende quindi anche quello di visitatio, che vuol dire semplicemente e propriamente "visita"; in questo caso si tratta di una visita di Dio: Egli entra nella mia vita e vuole rivolgersi a me. Tutti facciamo esperienza, nell’esistenza quotidiana, di avere poco tempo per il Signore e poco tempo pure per noi. Si finisce per essere assorbiti dal "fare". Non è forse vero che spesso è proprio l’attività a possederci, la società con i suoi molteplici interessi a monopolizzare la nostra attenzione? Non è forse vero che si dedica molto tempo al divertimento e a svaghi di vario genere? A volte le cose ci "travolgono". L’Avvento, questo tempo liturgico forte che stiamo iniziando, ci invita a sostare in silenzio per capire una presenza. E’ un invito a comprendere che i singoli eventi della giornata sono cenni che Dio ci rivolge, segni dell’attenzione che ha per ognuno di noi. Quanto spesso Dio ci fa percepire qualcosa del suo amore! Tenere, per così dire, un "diario interiore" di questo amore sarebbe un compito bello e salutare per la nostra vita! L’Avvento ci invita e ci stimola a contemplare il Signore presente. La certezza della sua presenza non dovrebbe aiutarci a vedere il mondo con occhi diversi? Non dovrebbe aiutarci a considerare tutta la nostra esistenza come "visita", come un modo in cui Egli può venire a noi e diventarci vicino, in ogni situazione?

    Altro elemento fondamentale dell’Avvento è l’attesa, attesa che è nello stesso tempo speranza. L’Avvento ci spinge a capire il senso del tempo e della storia come "kairós", come occasione favorevole per la nostra salvezza. Gesù ha illustrato questa realtà misteriosa in molte parabole: nel racconto dei servi invitati ad attendere il ritorno del padrone; nella parabola delle vergini che aspettano lo sposo; o in quelle della semina e della mietitura. L’uomo, nella sua vita, è in costante attesa: quando è bambino vuole crescere, da adulto tende alla realizzazione e al successo, avanzando nell’età, aspira al meritato riposo. Ma arriva il tempo in cui egli scopre di aver sperato troppo poco se, al di là della professione o della posizione sociale, non gli rimane nient’altro da sperare. La speranza segna il cammino dell’umanità, ma per i cristiani essa è animata da una certezza: il Signore è presente nello scorrere della nostra vita, ci accompagna e un giorno asciugherà anche le nostre lacrime. Un giorno, non lontano, tutto troverà il suo compimento nel Regno di Dio, Regno di giustizia e di pace.

    Ma ci sono modi molto diversi di attendere. Se il tempo non è riempito da un presente dotato di senso, l’attesa rischia di diventare insopportabile; se si aspetta qualcosa, ma in questo momento non c’è nulla, se il presente cioè rimane vuoto, ogni attimo che passa appare esageratamente lungo, e l’attesa si trasforma in un peso troppo grave, perché il futuro rimane del tutto incerto. Quando invece il tempo è dotato di senso, e in ogni istante percepiamo qualcosa di specifico e di valido, allora la gioia dell’attesa rende il presente più prezioso. Cari fratelli e sorelle, viviamo intensamente il presente dove già ci raggiungono i doni del Signore, viviamolo proiettati verso il futuro, un futuro carico di speranza. L’Avvento cristiano diviene in questo modo occasione per ridestare in noi il senso vero dell’attesa, ritornando al cuore della nostra fede che è il mistero di Cristo, il Messia atteso per lunghi secoli e nato nella povertà di Betlemme. Venendo tra noi, ci ha recato e continua ad offrirci il dono del suo amore e della sua salvezza. Presente tra noi, ci parla in molteplici modi: nella Sacra Scrittura, nell’anno liturgico, nei santi, negli eventi della vita quotidiana, in tutta la creazione, che cambia aspetto a seconda che dietro di essa ci sia Lui o che sia offuscata dalla nebbia di un’incerta origine e di un incerto futuro. A nostra volta, noi possiamo rivolgergli la parola, presentargli le sofferenze che ci affliggono, l’impazienza, le domande che ci sgorgano dal cuore. Siamo certi che ci ascolta sempre! E se Gesù è presente, non esiste più alcun tempo privo di senso e vuoto. Se Lui è presente, possiamo continuare a sperare anche quando gli altri non possono più assicurarci alcun sostegno, anche quando il presente diventa faticoso.

    Cari amici, l’Avvento è il tempo della presenza e dell’attesa dell’eterno. Proprio per questa ragione è, in modo particolare, il tempo della gioia, di una gioia interiorizzata, che nessuna sofferenza può cancellare. La gioia per il fatto che Dio si è fatto bambino. Questa gioia, invisibilmente presente in noi, ci incoraggia a camminare fiduciosi. Modello e sostegno di tale intimo gaudio è la Vergine Maria, per mezzo della quale ci è stato donato il Bambino Gesù. Ci ottenga Lei, fedele discepola del suo Figlio, la grazia di vivere questo tempo liturgico vigilanti e operosi nell’attesa. Amen!

    [© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]


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    00 30/11/2009 16:33
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Signor Alan García Pérez, Presidente del Perù, e Seguito;

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL 3), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Dadeus Grings, Arcivescovo di Porto Alegre

    con gli Ausiliari:

    S.E. Mons. Remídio José Bohn, Vescovo tit. di Uchi maggiore,

    S.E. Mons. Alessandro Carmelo Ruffinoni, C.S., Vescovo tit. di Fornos maggiore;

    S.E. Mons. Irineu Sílvio Wilges, O.F.M., Vescovo di Cachoeira do Sul,

    S.E. Mons. Girônimo Zanandréa, Vescovo di Erexim,

    S.E. Mons. Zeno Hastenteufel, Vescovo di Novo Hamburgo,

    S.E. Mons. Jaime Pedro Kohl, P.S.D.P., Vescovo di Osório,

    S.E. Mons. Jacinto Bergmann, Vescovo di Pelotas,

    S.E. Mons. José Mário Stroeher, Vescovo di Rio Grande,

    S.E. Mons. Aloísio Sinésio Bohn, Vescovo di Santa Cruz do Sul,

    S.E. Mons. Hélio Adelar Rubert, Vescovo di Santa Maria,

    S.E. Mons. José Clemente Weber, Vescovo di Santo Ângelo;

    S.E. Mons. Frederico Heimler, S.D.B., Vescovo di Cruz Alta.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Sua Altezza Reale e Imperiale Otto d’Asburgo, Arciduca d’Austria, e Seguito.

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