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    00 13/11/2009 16:08
    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRIMO MINISTRO DELLA REPUBBLICA DI UNGHERIA

    Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Sua Eccellenza il Sig. Gordon Bajnai, Primo Ministro della Repubblica di Ungheria. Successivamente il Primo Ministro ha incontrato Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    Nel corso dei cordiali colloqui, dopo aver ricordato come gli Accordi bilaterali stipulati negli scorsi anni abbiano suggellato i rapporti reciproci, ci si è soffermati su alcune questioni attinenti alle relazioni tra la comunità ecclesiale e quella civile e si è sottolineata l’importanza di proseguire sulla via del dialogo tramite gli appositi organismi. Vi è stato anche uno scambio di opinioni sui temi di attualità internazionale, tra cui la crisi finanziaria alla luce dell’Enciclica "Caritas in Veritate", e si è fatto cenno alla presidenza ungherese dell’Unione Europea, nel primo semestre del 2011.


    www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=1099&sett...

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    00 13/11/2009 16:08
    UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM"

    Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio "Cor Unum" e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,

    venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

    cari fratelli e sorelle,

    sono lieto di salutare ciascuno di voi, Membri, Consultori e Officiali del Pontificio Consiglio "Cor Unum", qui convenuti per l’Assemblea Plenaria, durante la quale viene affrontato il tema "Percorsi formativi per gli operatori della carità". Saluto il Cardinale Paul Josef Cordes, Presidente del Dicastero, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto anche a nome vostro. A tutti esprimo la mia riconoscenza per il prezioso servizio che offrite all’attività caritativa della Chiesa. Il mio pensiero, in modo speciale, si rivolge ai numerosi fedeli che, a vario titolo e in ogni parte del mondo, fanno dono, con generosità e dedizione, del loro tempo e delle loro energie per testimoniare l’amore di Cristo, Buon Samaritano, che si china sui bisognosi nel corpo e nello spirito. Poiché, come ho sottolineato nell’Enciclica Deus caritas est, "l’intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia)" (cfr n. 25), la carità appartiene alla natura stessa della Chiesa.

    Operando in questo ambito della vita ecclesiale, voi svolgete una missione che si colloca in una tensione costante tra due poli: l’annuncio del Vangelo e l’attenzione al cuore dell’uomo e all’ambiente in cui egli vive. Quest’anno due speciali eventi ecclesiali hanno messo in risalto tale aspetto: la pubblicazione dell’Enciclica Caritas in veritate e la celebrazione dell’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi sulla riconciliazione, la giustizia e la pace. In prospettive diverse ma convergenti, essi hanno evidenziato come la Chiesa, nel suo annuncio salvifico, non possa prescindere dalle condizioni concrete di vita degli uomini, ai quali è inviata. L’agire per migliorarle concerne la sua stessa vita e la sua missione, poiché la salvezza di Cristo è integrale e riguarda l’uomo in tutte le sue dimensioni: fisica, spirituale, sociale e culturale, terrena e celeste. Proprio da questa consapevolezza sono nate, nel corso dei secoli, molte opere e strutture ecclesiali finalizzate alla promozione delle persone e dei popoli, che hanno dato e continuano a offrire un contributo insostituibile per la crescita, lo sviluppo armonico e integrale dell’essere umano. Come ho ribadito nell’Enciclica Caritas in veritate, "la testimonianza della carità di Cristo attraverso opere di giustizia, pace e sviluppo fa parte della evangelizzazione, perché a Gesù Cristo, che ci ama, sta a cuore tutto l’uomo" (n. 15).

    In questa ottica va considerato l’impegno della Chiesa per lo sviluppo di una società più giusta, nella quale siano riconosciuti e rispettati tutti i diritti degli individui e dei popoli (cfr ibid., 6). Molti fedeli laici, al riguardo, svolgono una proficua azione nel campo economico, sociale, legislativo e culturale, e promuovono il bene comune. Essi testimoniano il Vangelo, contribuendo a costruire un giusto ordine nella società e partecipando in prima persona alla vita pubblica (cfr Deus caritas est, 28). Non compete certo alla Chiesa intervenire direttamente nella politica degli Stati o nella costruzione di strutture politiche adeguate (cfr n. 9). La Chiesa con l’annuncio del Vangelo apre il cuore per Dio e per il prossimo, e sveglia le coscienze. Con la forza del suo annuncio difende i veri diritti umani e si impegna per la giustizia. La fede è una forza spirituale che purifica la ragione nella ricerca di un ordine giusto, liberandola dal rischio sempre presente di venire "abbagliata" dall’egoismo, dall’interesse e dal potere. In verità, come l’esperienza dimostra, anche nelle società più evolute dal punto di vista sociale, la caritas resta necessaria: il servizio dell’amore non diventa mai superfluo, non solo perché l’anima umana ha sempre bisogno, oltre che delle cose materiali, dell’amore, ma anche perché permangono situazioni di sofferenza, di solitudine, di necessità, che richiedono dedizione personale ed aiuti concreti. Quando offre amorevole attenzione all’uomo, la Chiesa sente pulsare in se stessa la pienezza di amore suscitata dallo Spirito Santo, il quale, mentre aiuta l’uomo a liberarsi dalle oppressioni materiali, assicura ristoro e sostegno all’anima, liberandola dai mali che l’affliggono. Sorgente di questo amore è Dio stesso, infinita misericordia ed amore eterno. Chiunque, pertanto, presta il suo servizio all’interno degli organismi ecclesiali che gestiscono iniziative e opere di carità, non può che avere questo precipuo obbiettivo: far conoscere e sperimentare il Volto misericordioso del Padre celeste, poiché nel cuore di Dio Amore c’è la risposta vera alle attese più intime di ogni cuore umano.

    Quanto è necessario per i cristiani mantenere fisso lo sguardo sul Volto di Cristo! Solo in Lui, pienamente Dio e pienamente uomo, possiamo contemplare il Padre (cfr Gv 14,9) e sperimentarne l’infinita misericordia! I cristiani sanno di essere chiamati a servire e ad amare il mondo, pur senza essere "del mondo" (cfr Gv 15,19); a portare una Parola di salvezza integrale dell’uomo, che non si può racchiudere nell’orizzonte terreno; a rimanere – come Cristo - totalmente fedeli alla volontà del Padre fino al dono supremo di se stessi, per percepire più facilmente quel bisogno di vero amore che c’è in ogni cuore. Ecco dunque il cammino che deve percorrere, se vuole seguire la logica del Vangelo, chiunque voglia testimoniare la carità di Cristo.

    Cari amici, è importante che la Chiesa, inserita nelle vicende della storia e della vita degli uomini, si faccia canale della bontà e dell’amore di Dio. Così sia per voi e per quanti operano nel vasto ambito di cui si occupa il vostro Pontificio Consiglio! Con tale auspicio, invoco la materna intercessione di Maria sui vostri lavori e, mentre rinnovo il mio ringraziamento per la vostra presenza e per l’opera che svolgete, ben volentieri imparto a ciascuno di voi e alle vostre famiglie la mia Apostolica Benedizione.

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    00 14/11/2009 15:45
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Signor Boris Tadić, Presidente della Repubblica di Serbia, e Seguito;

    Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL 1), in Visita "ad Limina Apostolorum".

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    S.E. il Signor Jan Fischer, Primo Ministro della Repubblica Ceca, con la Consorte, e Seguito.




    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI ANTSIRABÉ (MADAGASCAR) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre, in data 13 novembre 2009, ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Antsirabé (Madagascar), presentata da S.E. Mons. Félix Ramananarivo, M.S., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Antsirabé (Madagascar) S.E. Mons. Philippe Ranaivomanana, finora Vescovo di Ihosy (Madagascar).



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI FORT WAYNE-SOUTH BEND (U.S.A.) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Fort Wayne-South Bend (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. John Michael D’Arcy, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Fort Wayne-South Bend (U.S.A.) S.E. Mons. Kevin Carl Rhoades, finora Vescovo di Harrisburg.

    S.E. Mons. Kevin Carl Rhoades

    S.E. Mons. Kevin Carl Rhoades è nato a Mahanoy City, nella diocesi di Allentown, il 26 novembre 1957. Dopo aver frequentato la Saint Mary’s Elementary School e la Lebanon Catholic High School, ha iniziato gli studi universitari presso il Mount Saint Mary’s College. Poi, nel 1977, è entrato nel Seminario Maggiore di San Carlo Borromeo dell’arcidiocesi di Philadelphia dove ha ottenuto nel 1979 un Baccalaureato in filosofia. Inviato al Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma, ha fatto gli studi teologici dal 1979 al 1983 presso la Pontificia Università Gregoriana. In seguito, ha conseguito la Licenza in Teologia nel 1986 e la Licenza in Diritto Canonico nel 1988 presso la medesima Università.

    È stato ordinato sacerdote il 9 luglio 1983 per la diocesi di Harrisburg.

    Dopo l’ordinazione sacerdotale, è stato Vice Parroco nella Saint Patrick Parish a York (1983-1985). Al rientro in patria dopo gli studi a Roma, è diventato Vice Cancelliere della diocesi di Harrisburg e Segretario del Vescovo. Durante l’anno 1988-1989 ha svolto l’incarico di Direttore dell’Apostolato ispanico nelle contee di Dauphin, Cumberland e Perry. Poi, è stato nominato Parroco della Saint Francis of Assisi Parish a Harrisburg (1990-1995). Nel 1995 è stato nominato Professore di teologia al Mount Saint Mary’s Seminary di cui, poi, è stato il 28° Rettore (1997-2004).

    Nominato Vescovo di Harrisburg il 14 ottobre 2004, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 9 dicembre successivo.

    In seno alla Conferenza Episcopale è Presidente del Task Force on Health Care e Membro del Committee of Ecumenical and Interreligiouos Affairs. Oltre ad essere Membro di vari Boards d’istituzioni ecclesiastiche, è Presidente della Pennsylvania Catholic Conference.

    Oltre l’inglese, parla lo spagnolo.

    Il suo motto episcopale è "Veritatem in Caritate".



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI UDON THANI (THAILANDIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Udon Thani (Thailandia), presentata da S.E. Mons. George Yod Phimphisan, C.Ss.R., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Udon Thani (Thailandia) il Rev.do Joseph Luechai Thatwisai, del clero di Udon Thani, Professore al Seminario Maggiore Nazionale Lux Mundi a Sampran (Bangkok) e Segretario della Commissione Biblica della Conferenza Episcopale.

    Rev.do Joseph Luechai Thatwisai

    Il Rev.do Joseph Luechai Thatwisai è nato il 2 dicembre 1962 a Phonsung, nella diocesi di Udon Thani. Dopo aver terminato le scuole elementari e medie, è entrato nel Seminario Propedeutico a Nakhon Ratchasima, e poi nel Seminario Maggiore Nazionale Lux Mundi a Sampran (Bangkok), per gli studi filosofici e teologici.

    È stato ordinato sacerdote il 24 maggio 1990 ed incardinato nella Diocesi di Udon Thani.

    Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1990-1991: Vicario parrocchiale a Baan Phai e Preside della scuola a Khonkaen; 1992-1993: Studi di lingua al Seminario Maggiore Lux Mundi, in preparazione ai futuri studi; 1993-1997: Studi per la Licenza in Sacra Scrittura presso il Biblicum, a Roma, risiedendo presso il Pontificio Collegio S. Paolo Apostolo; 1998: Esperienza pastorale e studio della lingua inglese presso la Parrocchia di St. Philip the Apostle, Pasadena (CA), Stati Uniti; 1998-2000: Docente di Teologia Biblica al Seminario Maggiore Nazionale Lux Mundi; 2000-2006: Studi per la Laurea in Scienze Bibliche presso l’Istituto Cattolico di Parigi; dal 2007: Docente di Teologia Biblica al Seminario Maggiore Lux Mundi; dal 2008: Segretario della Commissione Biblica della Conferenza Episcopale.



    NOMINA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI MILWAUKEE (U.S.A.)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Arcivescovo Metropolita di Milwaukee (U.S.A.) S.E. Mons. Jerome Edward Listecki, finora Vescovo di La Crosse.

    S.E. Mons. Jerome Edward Listecki

    S.E. Mons. Jerome Edward Listecki è nato il 12 marzo 1949 a Chicago (Illinois). Dopo aver frequentato la scuola elementare St. Michael the Archangel, ha fatto gli studi secondari presso la Quigley South High School e quelli filosofici presso il Niles College della Loyola University di Chicago. Ha seguito la formazione teologica presso l’Università di Saint Mary of the Lake, Mundelein dove ha ottenuto la Licenza in Teologia nel 1978. Successivamente ha conseguito la laurea in Diritto Civile alla De Paul University di Chicago nel 1976. Inviato a Roma alla Casa Santa Maria del Collegio Americano del Nord, ha conseguito la Licenza in Diritto Canonico nel 1980 presso l’Università San Tommaso d’Aquino e, poi, la laurea in Diritto Canonico presso la stessa Università nel 1981.

    È stato ordinato sacerdote il 14 maggio 1975 per l’arcidiocesi di Chicago.

    Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto gli incarichi di Vice-Parroco nella Saint Margaret Mary Parish a Chicago, dal 1975 al 1976 e, poi, nella Mater Christi Parish, mentre era anche Professore e Decano al Quigley Preparatory Seminary North dal 1976 al 1979. Dal 1979 al 1983, ha studiato a Roma conseguendo i gradi accademici. Dal 1983 al 2000, è stato Professore di Teologia nel Seminario-Università Saint Mary of the Lake, Mundelein. Dal 1983 al 1999, è stato anche assistente cappellano alla base Militare di Chicago. Dal 1999 al 2000, è stato Parroco della Saint Ignatius Parish a Chicago.

    Nominato Vescovo titolare di Nara ed Ausiliare di Chicago il 7 novembre 2000, ha ricevuto l’ordinazione episcopale l’8 gennaio 2001.

    Il 29 dicembre 2004 è stato nominato Vescovo di La Crosse.

    In seno alla Conferenza Episcopale è Membro del Subcommittee on Pastoral Care of Migrants, Refugees, and Travelers.

    Oltre l’inglese, parla l’italiano.



    NOMINA DEL VESCOVO DI MOLEGBE (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)

    Il Papa ha nominato Vescovo di Molegbe (Repubblica Democratica del Congo) S.E. Mons. Dominique Bulamatari, finora Vescovo titolare di Elefantaria di Mauritania ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo).



    NOMINA DEL COADIUTORE DI NDOLA (ZAMBIA)

    Il Santo Padre, in data 13 novembre 2009, ha nominato Vescovo Coadiutore della diocesi di Ndola (Zambia) S.E. Mons. Alick Banda, finora Vescovo di Solwezi.



    NOMINA DELL’AUSILIARE DI L’AQUILA (ITALIA)

    Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di L’Aquila (Italia), il Rev.do Giovanni D’Ercole, F.D.P., finora Capo Ufficio della Prima Sezione della Segreteria di Stato, assegnandogli la sede titolare vescovile di Dusa.

    Rev.do Giovanni D’Ercole, F.D.P.

    Il Rev.do Giovanni D’Ercole, F.D.P., è nato a Morino (AQ) il 5 ottobre 1947. Ha compiuto i suoi studi nel seminario di don Orione, frequentando poi i corsi di filosofia e di teologia presso la Pontificia Università Lateranense, ed è stato ordinato sacerdote a Roma il 5 ottobre 1974. Ha conseguito la licenza e il dottorato in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana ed ha ottenuto un diploma in tecniche della Comunicazione Sociale presso la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università la Sapienza di Roma.

    Dal 1974 al 1976 ha reso servizio come Cappellano del Carcere Minorile di Casal del Marmo (Roma) Professore di Educazione Civica e Religione nel Centro Italiano Addestramento Cinematografico Don Orione di Monte Mario e Parroco della parrocchia "Nostra Signora di Fatima" nella Borgata Massimilla di Roma.

    Dal 1976 al 1984 è stato missionario in Costa D’Avorio, Parroco e Vicario Episcopale a Grand Bassam e Professore di Teologia Morale presso il Seminario Maggiore ad Anyama, vicino alla capitale Abidjan.

    Dal 1984 al 1985 è stato Parroco della parrocchia di Ognissanti in Roma; dal 1986 al 1987 Direttore Provinciale della Provincia Santi Pietro e Paolo dell’Opera Don Orione. Nel 1987 è stato chiamato ad assumere il compito di Vice-Direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

    Dal 1990 lavora in Segreteria di Stato, e dal 1998 è Capo Ufficio nella Sezione per gli Affari Generali.

    Unisce al servizio alla Santa Sede un’attività sociale soprattutto tra i giovani e in particolare con i ragazzi in difficoltà. È Assistente spirituale del Movimento "Tra Noi"; Giornalista Pubblicista è iscritto all’Ordine dei giornalisti del Lazio e del Molise.

    È Direttore responsabile del "Don Orione Oggi", rivista della Piccola Opera della Divina Provvidenza (Don Orione). È autore di diverse pubblicazioni ed articoli di carattere sociale e religioso; conosce e parla l’inglese, francese, spagnolo, portoghese e Russo.

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    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI SERBIA


    Questa mattina, il Santo Padre ha ricevuto S.E. il Sig. Boris Tadić, Presidente della Serbia. Successivamente questi ha avuto un colloquio con Sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone, che era accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti.

    Negli incontri, svoltisi in un’atmosfera assai cordiale, si è rilevato il buon livello delle relazioni bilaterali. In particolare, ci si è soffermati sulle principali sfide regionali e sul cammino della Serbia verso la piena integrazione nell’Unione Europea. Quindi, è stato sottolineato il contributo che la Chiesa cattolica desidera offrire alla società serba e sono stati richiamati gli elementi idonei ad assicurarne adeguatamente la presenza e l’attività. Si è preso atto altresì del positivo dialogo con la Chiesa Ortodossa, anche nella prospettiva della commemorazione, nel 2013, dell’Editto di Milano, ad opera dell’Imperatore Costantino, nato a Niš.



    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRIMO MINISTRO DELLA REPUBBLICA CECA


    Nella mattinata di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza il Primo Ministro della Repubblica Ceca, Sua Eccellenza il Sig. Jan Fischer. Successivamente il Primo Ministro ha incontrato Sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, che era accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    I cordiali colloqui hanno permesso di proseguire le conversazioni intraprese durante il recente Viaggio Apostolico di Sua Santità Benedetto XVI nella Repubblica Ceca. Sono stati rilevati i buoni rapporti esistenti tra la Santa Sede e la Repubblica Ceca ed è stata confermata la comune volontà di proseguire il dialogo costruttivo sui temi bilaterali attinenti alle relazioni tra la comunità ecclesiale e quella civile. Infine, c’è stato uno scambio di vedute su questioni di attualità nelle relazioni internazionali, in particolare sull’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

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    00 14/11/2009 15:47
    VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (REGIONE SUL 1)

    Alle ore 11.30 di questa mattina, nella Sala del Concistoro, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Sul 1), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, per la Visita "ad Limina Apostolorum" e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Senhor Cardeal,

    Amados Arcebispos e Bispos do Brasil,

    No meio da visita que estais cumprindo ad limina Apostolorum, vos reunistes hoje para subir à Casa do Sucessor de Pedro, que de braços abertos vos acolhe a todos vós, amados Pastores do Regional Sul 1, no Estado de São Paulo. Lá se encontra o importante centro de acolhimento e evangelização que é o Santuário de Nossa Senhora Aparecida, onde tive a alegria de estar em maio de 2007 para a inauguração da Quinta Conferência do Episcopado Latino-Americano e do Caribe. Faço votos por que a semente então lançada possa dar válidos frutos para o bem espiritual e também social das populações daquele promissor Continente, da querida Nação brasileira e do vosso Estado Federal. Elas «têm direito a uma vida plena, própria dos filhos de Deus, com condições mais humanas: livres da ameaças da fome e de toda forma de violência» [Discurso inaugural (13/V/2007), n. 4]. Uma vez mais, desejo agradecer tudo o que foi realizado com tão grande generosidade e renovar a minha cordial saudação a vós e às vossas dioceses, recordando de modo especial os sacerdotes, os consagrados e consagradas e os fiéis leigos que vos ajudam na obra de evangelização e animação cristã da sociedade.

    O vosso povo abriga no coração um grande sentimento religioso e nobres tradições, enraizadas no cristianismo, que se exprimem em sentidas e genuínas manifestações religiosas e civis. Trata-se de um patrimônio rico de valores, que vós – como mostram os relatórios, e Dom Nelson referia na amável saudação que em vosso nome acaba de dirigir-me – procurais manter, defender, estender, aprofundar, vivificar. Ao regozijar-me vivamente com tudo isto, exorto-vos a prosseguir nesta obra de constante e metódica evangelização, cientes de que a formação autenticamente cristã da consciência é decisiva para uma profunda vida de fé e também para o amadurecimento social e o verdadeiro e equilibrado bem-estar da comunidade humana.

    Com efeito, para merecer o título de comunidade, um grupo humano deve corresponder, na sua organização e nos seus objetivos, às aspirações fundamentais do ser humano. Por isso não é exagerado afirmar que uma vida social autêntica tem início na consciência de cada um. Dado que a consciência bem formada leva a realizar o verdadeiro bem do homem, a Igreja, especificando qual é este bem, ilumina o homem e, através de toda a vida cristã, procura educar a sua consciência. O ensinamento da Igreja, devido à sua origem – Deus –, ao seu conteúdo – a verdade – e ao seu ponto de apoio – a consciência –, encontra um eco profundo e persuasivo no coração de cada pessoa, crente e mesmo não crente. Concretamente, «a questão da vida e da sua defesa e promoção não é prerrogativa unicamente dos cristãos. Mesmo se recebe uma luz e força extraordinária da fé, aquela pertence a cada consciência humana que aspira pela verdade e vive atenta e apreensiva pela sorte da humanidade. (…) O "povo da vida" alegra-se de poder partilhar o seu empenho com muitos outros, de modo que seja cada vez mais numeroso o "povo pela vida", e a nova cultura do amor e da solidariedade possa crescer para o verdadeiro bem da cidade dos homens» [Enc. Evangelium vitæ (25/III/1995), 101].

    Venerados Irmãos, falai ao coração do vosso povo, acordai as consciências, reuni as vontades num mutirão contra a crescente onda de violência e menosprezo do ser humano. Este, de dádiva de Deus acolhida na intimidade amorosa do matrimônio entre o homem e a mulher, passou a ser visto como mero produto humano. «Hoje, um campo primário e crucial da luta cultural entre o absolutismo da técnica e a responsabilidade moral do homem é o da bioética, onde se joga radicalmente a própria possibilidade de um desenvolvimento humano integral. Trata-se de um âmbito delicadíssimo e decisivo, onde irrompe, com dramática intensidade, a questão fundamental de saber se o homem se produziu por si mesmo ou depende de Deus. As descobertas científicas neste campo e as possibilidades de intervenção técnica parecem tão avançadas que impõem a escolha entre estas duas concepções: a da razão aberta à transcendência ou a da razão fechada na imanência» [Enc. Caritas in veritate (29/VI/2009), 74]. Jó, de modo provocatório, chama os seres irracionais a darem o próprio testemunho: «Pergunta, pois, aos animais e eles te ensinarão; às aves do céu e elas te instruirão, aos répteis da terra e eles te responderão, e aos peixes do mar e eles te darão lições. Quem não vê em tudo isto a mão de Deus que fez todas estas coisas? Deus tem nas suas mãos a alma de todo o ser vivente, e o sopro de vida de todos os homens» (Jó 12, 7-10). A convicção da reta razão e a certeza da fé de que a vida do ser humano, desde a concepção até à morte natural, pertence a Deus e não ao homem, confere-lhe aquele caráter sagrado e aquela dignidade pessoal que suscita a única atitude legal e moral correta, isto é, a de profundo respeito. Porque o Senhor da vida falou: «Da vida do homem pedirei contas a seu irmão. (...) porque Deus fez o ser humano à sua imagem» (Gen 9, 5.6).

    Meus amados e venerados Irmãos, nunca podemos desanimar no nosso apelo à consciência. Não seríamos seguidores fiéis do nosso Divino Mestre, se não soubéssemos em todas as situações, mesmo nas mais árduas, levar a nossa «esperança para além do que se pode esperar» (Rom 4, 18). Continuai a trabalhar pelo triunfo da causa de Deus, não com o ânimo triste de quem adverte só carências e perigos, mas com a firme confiança de quem sabe poder contar com a vitória de Cristo. Unida ao Senhor de modo inefável está Maria, plenamente conforme ao seu Filho, vencedor do pecado e da morte. Pela intercessão de Nossa Senhora Aparecida, imploro de Deus luz, conforto, força, intensidade de propósitos e realizações para vós e vossos mais diretos colaboradores, ao mesmo tempo que de coração vos concedo, extensiva a todos os fiéis de cada comunidade diocesana, uma particular Bênção Apostólica.

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    LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’EVANGELIZZAZIONE DI TAIWAN (22 NOVEMBRE 2009)

    In data 3 ottobre 2009, il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato l’Em.mo Card. Jozef Tomko, Prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni conclusive del 150° anniversario dell’evangelizzazione di Taiwan, che avranno luogo a Taipei il 22 novembre 2009.

    Il Cardinale Inviato Speciale sarà accompagnato da una Missione composta dai seguenti ecclesiastici:

    - S.E. Mons. John-Baptist Tseng Chien-tsi, Vescovo Ausiliare della diocesi di Hwalien;

    - Rev.do P. Rubén Martínez, O.P., Parroco della Basilica dell’Immacolata a Wanchin, diocesi di Kaohsiung.

    Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. Jozef Tomko:


    LETTERA DEL SANTO PADRE

    Venerabili Fratri Nostro

    IOSEPHO S.R.E. CARDINALI TOMKO

    Congregationis pro Gentium Evangelizatione

    Praefecto emerito

    Centesimus eventurus est et quinquagesimus annus ex quo tempore Evangelii nuntius in Taivaniam allatus est, optatam importans spiritalem gentibus illis et copiosam prosperitatem. Iam profecto antiquitus, compluribus adlaborantibus christiani nominis praeconibus, Salvatoris beneficia illis in locis subministrari coepta sunt, ipsaque ibidem Ecclesia tutum felixque ingressa est iter, ut ex Dei benignitate uberem profectum assequeretur.

    Convenit igitur ac permagni refert ut eventus hic congruenter commemoretur et optimo iure extollatur. Celebratio enim haec copiam dat et facultatem non huius rei dumtaxat memoriam recolendi, verum animos ad ferventiorem religionis sensum, solidiorem fidem et firmiora proposita permovendi.

    Postulationi ideo subvenire cupimus Venerabilis Fratris Ioannis Hung Shan-Chuan, S.V.D., Archiepiscopi Taipehensis ipsiusque Sinensis Regionalis Catholicorum Episcoporum Conferentiae Praesidis, petentis eminentem Praesulem memoratam celebrationem collustrantem moderantemque, XXII die mensis Novembris, feliciter occurrente D. N. Iesu Christi universorum regis sollemnitate, cum erit a primaeva illa evangelizatione centesima et quinquagesima magni momenti anniversaria recordatio, ut ager hic dominicus, inde fere sumens vim, uberiores fructus fundat, cum novensiles filios filiasque laetans suum in gremium per salutiferum lavacrum recipiat Ecclesia.

    Quocirca ut ritus hic spectabilius efficaciusque evolvatur, ad te, Venerabilis Frater Noster, cogitationem convertimus, qui, ob officia a te pristina gesta et munera, prorsus idoneus occurris ad ministerium hoc praestandum et luculenter explendum. Itaque permagna moti affectione, te, Venerabilis Frater Noster, MISSUM EXTRAORDINARIUM NOSTRUM renuntiamus et constituimus ad celebrationem quam supra diximus agendam.

    Universis igitur participibus hominibusque inibi cunctis voluntatem Nostram benignam ostendes, cum quamvis longo spatio separemur adsimus spiritu praesentes. Omnibus Nostro nomine Benedictionem Apostolicam impertias velimus, quam pertinere imprimis volumus ad novensiles fideles, quaeque sit animorum renovationis signum et futuro de tempore supernarum gratiarum documentum.

    Ex Aedibus Vaticanis, die XIV mensis Octobris, anno MMIX, Pontificatus Nostri quinto.

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 15/11/2009 15:27
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Siamo giunti alle ultime due settimane dell’anno liturgico. Ringraziamo il Signore che ci ha concesso di compiere, ancora una volta, questo cammino di fede – antico e sempre nuovo – nella grande famiglia spirituale della Chiesa! E’ un dono inestimabile, che ci permette di vivere nella storia il mistero di Cristo, accogliendo nei solchi della nostra esistenza personale e comunitaria il seme della Parola di Dio, seme di eternità che trasforma dal di dentro questo mondo e lo apre al Regno dei Cieli. Nell’itinerario delle Letture bibliche domenicali ci ha accompagnato il Vangelo di san Marco, che oggi presenta una parte del discorso di Gesù sulla fine dei tempi. In questo discorso, c’è una frase che colpisce per la sua chiarezza sintetica: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno" (Mc 13,31). Fermiamoci un momento a riflettere su questa profezia di Cristo.

    L’espressione "il cielo e la terra" è frequente nella Bibbia per indicare tutto l’universo, il cosmo intero. Gesù dichiara che tutto ciò è destinato a "passare". Non solo la terra, ma anche il cielo, che qui è inteso appunto in senso cosmico, non come sinonimo di Dio. La Sacra Scrittura non conosce ambiguità: tutto il creato è segnato dalla finitudine, compresi gli elementi divinizzati dalle antiche mitologie: non c’è nessuna confusione tra il creato e il Creatore, ma una differenza netta. Con tale chiara distinzione, Gesù afferma che le sue parole "non passeranno", cioè stanno dalla parte di Dio e perciò sono eterne. Pur pronunciate nella concretezza della sua esistenza terrena, esse sono parole profetiche per eccellenza, come afferma in un altro luogo Gesù rivolgendosi al Padre celeste: "Le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato" (Gv 17,8). In una celebre parabola, Cristo si paragona al seminatore e spiega che il seme è la Parola (cfr Mc 4,14): coloro che l’ascoltano, l’accolgono e portano frutto (cfr Mc 4,20) fanno parte del Regno di Dio, cioè vivono sotto la sua signoria; rimangono nel mondo, ma non sono più del mondo; portano in sé un germe di eternità, un principio di trasformazione che si manifesta già ora in una vita buona, animata dalla carità, e alla fine produrrà la risurrezione della carne. Ecco la potenza della Parola di Cristo.

    Cari amici, la Vergine Maria è il segno vivente di questa verità. Il suo cuore è stato "terra buona" che ha accolto con piena disponibilità la Parola di Dio, così che tutta la sua esistenza, trasformata secondo l’immagine del Figlio, è stata introdotta nell’eternità, anima e corpo, anticipando la vocazione eterna di ogni essere umano. Ora, nella preghiera, facciamo nostra la sua risposta all’Angelo: "Avvenga per me secondo la tua parola" (Lc 1,38), perché, seguendo Cristo sulla via della croce, possiamo giungere pure noi alla gloria della risurrezione.



    DOPO L’ANGELUS

    Rivolgo anzitutto un cordiale saluto ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Commissione Episcopale Europea per i Media, i cui lavori si sono svolti in questi giorni in Vaticano. Carissimi, vi siete confrontati sulla cultura di internet e la comunicazione nella Chiesa. Vi ringrazio per il vostro qualificato contributo su questa tematica di grande attualità.

    Desidero inoltre ricordare che oggi ha luogo ad Ivrea, in Piemonte, la celebrazione nazionale della Giornata del Ringraziamento. Volentieri mi unisco spiritualmente a quanti sono riconoscenti al Signore per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo, rinnovando l’invito pressante al rispetto dell’ambiente naturale, risorsa preziosa affidata alla nostra responsabilità.

    Je vous accueille avec joie, pour la prière de l’Angélus, chers pèlerins francophones. En cette fin d’Année liturgique qui s’approche, nous sommes invités à faire mémoire du temps qui passe non pour le regretter mais pour en apprécier toute la nouveauté. Dans l’Évangile de ce jour, Jésus nous dit qu’il est inutile de s’interroger sur la fin des temps. Vivons chaque instant de notre vie sous le regard du Christ. En nous faisant le don de sa vie, il a tout accompli. C’est lui notre espérance, car chaque jour il introduit notre histoire dans l’éternité ! Que Dieu vous bénisse avec tous ceux que vous aimez ! Bon dimanche!

    I extend heartfelt greetings to the English-speaking visitors here today. During this month of November, we remember especially the Holy Souls in Purgatory. In recent days we prayed for those who lost their lives in war, and on this World Day of Remembrance for Road Traffic Victims, we pray for all who have been killed or injured in road accidents. As we commend their souls to the loving mercy of Almighty God, we also invoke his consolation upon their families and loved ones. For those of you who have travelled long distances to be here today, I pray that you may have a safe homeward journey. May God bless all of you, and your families and friends.

    Einen frohen Gruß richte ich an die Brüder und Schwestern deutscher Sprache. In Gott finden wir Menschen wahre Freiheit und bleibende Freude. Nach dem Willen Gottes zu leben macht frei, und ihm in Treue zu dienen schenkt vollkommene Freude (vgl. Tagesgebet). Dies wollen wir wieder neu mit dem Herzen begreifen und dabei auf Christus schauen. Er lehrt und zeigt uns, wie wir Gott und den Nächsten lieben sollen. Jesus Christus ist der Weg zum wirklichen, glücklichen Leben. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular a los fieles provenientes de Colombia, y a quienes se unen a ella a través de la radio y la televisión. Que la contemplación del misterio de Cristo y la meditación asidua de la Palabra de Dios acreciente en nosotros el deseo de servirle para que, a ejemplo de la Virgen María, fundemos nuestra vida sobre la roca firme de la fe y aceptemos con prontitud la voluntad amorosa de Dios. Muchas gracias y feliz domingo !

    Szeretettel köszöntöm a budapesti Szent László Plébánia híveinek csoportját. A keresztségben új emberré váltunk, képessé arra, hogy a szekularizált társadalomban is meg tudjuk élni az evangéliumi örömhírt.

    [Saluto con affetto il gruppo di fedeli della Parrocchia di St. László a Budapest. Carissimi, rinati nel battesimo siate capaci di vivere la lieta novella del Vangelo in una società secolarizzata.]

    Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Dziś przypada Światowy Dzień Pamięci o Ofiarach Wypadków Drogowych. Tych, którzy zginęli, polecam Bożemu miłosierdziu. Wszystkich, którzy przemierzają drogi świata, zachęcam do zachowania ostrożności, w duchu odpowiedzialności za dar zdrowia i życia własnego i innych. Niech Pan bezpiecznie prowadzi podróżujących i niech wam błogosławi.

    [Saluto cordialmente i polacchi. Oggi ricorre la Giornata Mondiale della Memoria delle Vittime degli Incidenti Stradali. Affido alla misericordia di Dio i defunti. Incoraggio tutti coloro che percorrono le strade del mondo alla prudenza, nello spirito di responsabilità per il dono della salute e della vita propria e altrui. Il Signore protegga quanti viaggiano e benedica tutti.]

    Oggi sono presenti qui in Piazza anche il Cardinale Adrianus Simonis con alcuni Presuli, Autorità civili e fedeli dell'Olanda, che, celebrando in questi giorni il Santo Patrono Willibrordo, ricordano la loro presenza qui a Roma nella Chiesa nazionale dei Santi Michele e Magno dei Frisoni. Esorto tutti ad essere sempre pietre vive della Chiesa di Cristo e .ad intensificare i legami di comunione con la Sede dell'Apostolo Pietro.

    Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Trieste, Cingoli e Pizzo Calabro. Possa, cari fratelli, la sosta presso la tomba di san Pietro rafforzare in ciascuno la fede e la testimonianza evangelica. A tutti auguro una buona domenica.

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    00 16/11/2009 00:20
    Discorso di Benedetto XVI ai Vescovi brasilicani della Regione “Sul 1”
    Una vita sociale autentica inizia da coscienze ben formate


    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 15 novembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere sabato i presuli della Conferenza episcopale regionale “Sul 1” del Brasile in visita ad “limina Apostolorum”.

    * * *

    Signor Cardinale,

    Amati Arcivescovi

    e Vescovi del Brasile,

    Nel corso della visita che state compiendo ad limina Apostolorum, vi siete riuniti oggi nella Casa del Successore di Pietro, che vi accoglie tutti a braccia aperte, amati Pastori della Regione Sul 1, nello Stato di São Paulo. Lì si trova quell'importante centro di accoglienza e di evangelizzazione che è il Santuario di Nossa Senhora Aparecida, dove ho avuto la gioia di recarmi nel maggio 2007 per l'inaugurazione della v Conferenza dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi. Formulo voti affinché il seme allora gettato possa recare validi frutti per il bene spirituale e anche sociale delle popolazioni di questo promettente Continente, dell'amata Nazione brasiliana e del vostro Stato Federale. Esse «hanno diritto a una vita piena, propria dei figli di Dio, con alcune condizioni più umane: liberi dalle minacce della fame e da ogni forma di violenza» (Discorso inaugurale, 13 maggio 2007, n. 4). Ancora una volta, desidero ringraziare per tutto ciò che è stato realizzato con così grande generosità e desidero rinnovare il mio cordiale saluto a voi e alle vostre diocesi, ricordando in modo particolare i sacerdoti, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici che vi aiutano nell'opera di evangelizzazione e di animazione cristiana della società.

    Il vostro popolo serba nel suo cuore un grande sentimento religioso e nobili tradizioni, radicate nel cristianesimo, che si esprimono in sentite e genuine manifestazioni religiose e civili. Si tratta di un patrimonio ricco di valori, che voi — come mostrano i vostri resoconti, e come monsignor Nelson Westrupp ha riferito nel cordiale saluto che mi ha appena rivolto a nome vostro — cercate di mantenere, difendere, diffondere, approfondire e vivificare. Nel rallegrarmi vivamente per tutto ciò, vi esorto a proseguire in questa opera di costante e metodica evangelizzazione, consapevoli che la formazione autenticamente cristiana della coscienza è decisiva per una profonda vita di fede e anche per la maturazione sociale e il vero ed equilibrato benessere della comunità umana.

    In effetti, per meritare il titolo di comunità, un gruppo umano deve corrispondere, nella sua organizzazione e nei suoi obiettivi, alle aspirazioni fondamentali dell'essere umano. Per questo non è esagerato affermare che una vita sociale autentica ha inizio nella coscienza di ognuno. Poiché la coscienza ben formata porta a realizzare il vero bene dell'uomo, la Chiesa, specificando qual è questo bene, illumina l'uomo e, attraverso tutta la vita cristiana, cerca di educare la sua coscienza. L'insegnamento della Chiesa, per la sua origine — Dio —, il suo contenuto — la verità — e il suo punto di appoggio — la coscienza —, trova un'eco profonda e persuasiva nel cuore di ogni persona, credente e persino non credente. In concreto, «la questione della vita e della sua difesa e promozione non è prerogativa dei soli cristiani. Anche se dalla fede riceve luce e forza straordinarie, essa appartiene a ogni coscienza umana che aspira alla verità ed è attenta e pensosa per le sorti dell'umanità.... Il “popolo della vita” gioisce di poter condividere con tanti altri il suo impegno, così che sempre più numeroso sia il “popolo per la vita” e la nuova cultura dell'amore e della solidarietà possa crescere per il vero bene della città degli uomini» (Enciclica Evangelium vitae, 25 marzo 1995, n. 101).

    Venerati Fratelli, parlate al cuore del vostro popolo, risvegliate le coscienze, riunite le volontà in un'azione comune contro la crescente ondata di violenza e il disprezzo dell'essere umano. Quest'ultimo, da dono di Dio accolto nell'intimità amorosa del matrimonio fra un uomo e una donna, è passato a essere visto come un mero prodotto umano. «Campo primario e cruciale della lotta culturale tra l'assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell'uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale. Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l'uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio. Le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta fra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza e quella della ragione chiusa all'immanenza» (Enciclica Caritas in veritate, 29 giugno 2009, n. 74). Giobbe, in modo provocatorio, invita gli esseri irrazionali a rendere la propria testimonianza: «Interroga pure le bestie e ti insegneranno, gli uccelli del cielo e ti informeranno; i rettili della terra e ti istruiranno, i pesci del mare e ti racconteranno. Chi non sa, fra tutti costoro, che la mano del Signore ha fatto questo? Egli ha in mano l'anima di ogni vivente e il soffio di ogni essere umano» (Gb 12, 7-10). La convinzione della retta ragione e la certezza della fede per la quale la vita dell'essere umano, dal concepimento fino alla morte naturale, appartiene a Dio e non all'uomo, gli conferisce quel carattere sacro e quella dignità personale che suscita l'unico atteggiamento legale e morale corretto, ossia, quello di profondo rispetto. Poiché il Signore della vita ha detto: «Domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello.... perché a immagine di Dio è stato fatto l'uomo» (Gn 9, 5-6).

    Miei amati e venerati Fratelli, non possiamo mai scoraggiarci nel nostro appello alla coscienza. Non saremmo seguaci fedeli del nostro Divino Maestro se non sapessimo in tutte le situazioni, anche quelle più difficili, restare saldi «nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4, 18). Continuate a lavorare per il trionfo della causa di Dio, non con l'animo triste di chi avverte solo carenze e pericoli, ma con la ferma fiducia di chi sa di poter contare sulla vittoria di Cristo. Unita al Signore in modo ineffabile è Maria, pienamente conforme a suo Figlio, vincitore del peccato e della morte. Per intercessione di Nossa Senhora Aparecida, imploro da Dio luce, conforto, forza, intensità di propositi e realizzazioni per voi e per i vostri più diretti collaboratori, e allo stesso tempo vi imparto di cuore una particolare Benedizione apostolica, che estendo a tutti i fedeli di ogni comunità diocesana.

    [Traduzione del testo originale in portoghese a cura de “L'Osservatore Romano”]

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    00 16/11/2009 15:57
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI riceve nel pomeriggio in Udienza:

    S.E. Mons. Antônio Fernando Brochini, C.S.S., Vescovo di Jacoticabal (Brasile), in Visita "ad Limina Apostolorum".

    S.E. Mons. Paulo Sérgio Machado, Vescovo di São Carlos (Brasile), in Visita "ad Limina Apostolorum".





    RINUNCE E NOMINE


    RINUNCIA DEL VESCOVO DI QUEENSTOWN (SUD AFRICA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Qeenstown (Sud Africa), presentata da S.E. Mons. Herbert Nikolaus Lenhof, S.A.C., in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

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    00 16/11/2009 15:58
    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI IN OCCASIONE DELL’ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE

    Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre ha inviato all’Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in occasione dell’Assemblea Plenaria della Congregazione che si tiene dal 16 al 18 novembre 2009 presso l’Università Urbaniana, sul tema: "San Paolo e i nuovi areopaghi":


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Al Venerato Fratello
    Il Signor Cardinale IVAN DIAS
    Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli

    In occasione dell’Assemblea Plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, desidero rivolgere a Lei, Signor Cardinale, il mio cordiale saluto, che volentieri estendo ai Cardinali, agli Arcivescovi, ai Vescovi e a quanti vi prendono parte. Saluto, altresì, il Segretario, il Segretario Aggiunto, il Sottosegretario e tutti i collaboratori di codesto Dicastero. Unisco l’espressione dei miei sentimenti di apprezzamento e di gratitudine per il servizio che rendete alla Chiesa nell’ambito della missione ad gentes.

    Il tema da voi affrontato in questo incontro, "San Paolo e i nuovi areopaghi", anche alla luce dell’Anno Paolino da poco concluso, aiuta a rivivere l’esperienza dell’Apostolo delle Genti quando ad Atene, dopo aver predicato in numerosi luoghi, si recò all’areopago e vi annunciò il Vangelo usando un linguaggio che oggi potremmo definire ‘inculturato’ (cfr At 17,22-31).

    Quell’areopago, che allora rappresentava il centro della cultura del dotto popolo ateniese, oggi - come ebbe a dire il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II - "può essere assunto a simbolo dei nuovi ambienti in cui si deve proclamare il Vangelo" (Redemptoris missio, 37). In effetti, il riferimento a quell’evento costituisce un invito pressante a saper valorizzare gli "areopaghi" di oggi, dove si affrontano le grandi sfide dell’evangelizzazione. Voi intendete analizzare questo tema con realismo, tenendo conto dei molti cambiamenti sociali avvenuti. Un realismo sorretto dallo spirito di fede, che vede la storia alla luce del Vangelo, e con la certezza che aveva san Paolo della presenza di Cristo risorto. Risuonano confortanti anche per noi le parole che Gesù gli rivolse a Corinto: "Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male" (At 18,9-10). In maniera efficace, il Servo di Dio Paolo VI ebbe a dire che non si tratta soltanto di predicare il Vangelo, ma di "raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza" (Insegnamenti XIII, [1975], 1448).

    Occorre guardare ai "nuovi areopaghi" con tale spirito; alcuni di essi, nell’attuale globalizzazione, sono diventati comuni, mentre altri restano specifici di alcuni Continenti, come si è visto anche nella recente Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. L’attività missionaria della Chiesa va pertanto orientata verso questi centri nevralgici della società del terzo millennio. Né va sottovalutato l’influsso di una diffusa cultura relativista, il più delle volte carente di valori, che entra nel santuario della famiglia, si infiltra nel campo dell’educazione e in altri ambiti della società e li contamina, manipolando le coscienze, specialmente quelle giovanili. Al tempo stesso, però, malgrado queste insidie, la Chiesa sa che è sempre in azione lo Spirito Santo. Si aprono, infatti, nuove porte al Vangelo e si va estendendo nel mondo l’anelito verso un autentico rinnovamento spirituale e apostolico. Come in altre epoche di cambiamento, la priorità pastorale è mostrare il volto vero di Cristo, Signore della storia e unico Redentore dell’uomo. Ciò esige che ogni comunità cristiana e la Chiesa nel suo insieme offrano una testimonianza di fedeltà a Cristo, costruendo pazientemente quell’unità da Lui voluta e invocata per tutti i suoi discepoli. L’unità dei cristiani renderà, infatti, più facile l’evangelizzazione e il confronto con le sfide culturali, sociali e religiose del nostro tempo.

    In tale impresa missionaria possiamo guardare all’apostolo Paolo, imitarne lo "stile" di vita e il medesimo "spirito" apostolico incentrato totalmente in Cristo. Con tale completa adesione al Signore, i cristiani potranno più facilmente trasmettere alle generazioni future l’eredità della fede, capace di trasformare anche le difficoltà in possibilità di evangelizzazione. Nella recente Enciclica Caritas in veritate ho voluto sottolineare che lo sviluppo economico e sociale della società contemporanea ha bisogno di recuperare l’attenzione alla vita spirituale e una "seria considerazione delle esperienze di fiducia in Dio, di fraternità spirituale in Cristo, di affidamento alla Provvidenza e alla Misericordia divine, di amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace… L'anelito del cristiano è che tutta la famiglia umana possa invocare Dio come «Padre nostro!»" (n. 79).

    Signor Cardinale, mentre ringrazio per il servizio che codesto Dicastero rende alla causa del Vangelo, invoco su di Lei e su quanti prendono parte alla presente Assemblea Plenaria l’aiuto di Dio e la protezione della Vergine Maria, Stella dell’Evangelizzazione, mentre di cuore invio a tutti la mia Benedizione.

    Dal Vaticano, 13 novembre 2009.

    BENEDICTUS XVI PP

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    00 16/11/2009 15:59
    VISITA DEL SANTO PADRE ALLA SEDE DELLA FAO IN ROMA IN OCCASIONE DEL VERTICE MONDIALE SULLA SICUREZZA ALIMENTARE


    Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita alla sede della FAO in Roma in occasione dell’apertura del Vertice Mondiale sulla sicurezza alimentare (Roma, 16-18 novembre 2009).

    Alle ore 11.30 il Papa giunge al Palazzo della FAO, accolto dal Direttore Generale, Sig. Jacques Diouf. Nell’atrio del Palazzo, saluta gli 11 Vice Direttori della FAO.

    Salito al terzo piano, il Santo Padre è accolto nell’Aula Magna dal Segretario dell’ONU, Sig. Ban Ki-moon; dal Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, Sig. Ali Triki e dall’On. Silvio Berlusconi, nella veste di Presidente dell’Assemblea FAO.

    Dopo il saluto del Sig. Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO, il Papa rivolge ai presenti il seguente discorso:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE


    Signor Presidente,
    Signore e Signori!

    1. Ho accolto con grande piacere l'invito del Signor Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO, a prendere la parola nella sessione di apertura di questo Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare. Lo saluto cordialmente e lo ringrazio per le sue cortesi parole di benvenuto. Saluto le alte Autorità presenti e tutti i partecipanti. Desidero rinnovare - in continuità con i miei venerati Predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II - la stima per l'azione della FAO, a cui la Chiesa Cattolica e la Santa Sede guardano con attenzione ed interesse per il quotidiano servizio di quanti vi lavorano. Grazie alla vostra generosa opera, sintetizzata nel motto Fiat Panis, lo sviluppo dell'agricoltura e la sicurezza alimentare rimangono fra gli obiettivi prioritari dell'azione politica internazionale. E sono certo che questo spirito orienterà le decisioni del presente Vertice, come pure quelle che saranno adottate nel comune intento di vincere quanto prima la lotta alla fame e alla malnutrizione nel mondo.

    2. La Comunità internazionale sta affrontando in questi anni una grave crisi economico-finanziaria. Le statistiche testimoniano la drammatica crescita del numero di chi soffre la fame e a questo concorrono l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, la diminuzione delle disponibilità economiche delle popolazioni più povere, il limitato accesso al mercato e al cibo. Tutto ciò mentre si conferma il dato che la terra può sufficientemente nutrire tutti i suoi abitanti. Infatti, sebbene in alcune regioni permangano bassi livelli di produzione agricola anche a causa di mutamenti climatici, globalmente tale produzione è sufficiente per soddisfare sia la domanda attuale, sia quella prevedibile in futuro. Questi dati indicano l'assenza di una relazione di causa-effetto tra la crescita della popolazione e la fame, e ciò è ulteriormente provato dalla deprecabile distruzione di derrate alimentari in funzione del lucro economico. Nell’Enciclica Caritas in veritate ho osservato che "la fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale. Manca, cioè, un assetto di istituzioni economiche in grado sia di garantire un accesso al cibo e all'acqua regolare e adeguato…, sia di fronteggiare le necessità connesse con i bisogni primari e con le emergenze di vere e proprie crisi alimentari…". Ed ho aggiunto: "Il problema dell'insicurezza alimentare va affrontato in una prospettiva di lungo periodo, eliminando le cause strutturali che lo provocano e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali, in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate, capaci cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e socio-economiche maggiormente accessibili a livello locale, in modo da garantire una loro sostenibilità anche nel lungo periodo" (n. 27). In tale contesto, è necessario contrastare anche il ricorso a certe forme di sovvenzioni che perturbano gravemente il settore agricolo, la persistenza di modelli alimentari orientati al solo consumo e privi di una prospettiva di più ampio raggio e soprattutto l'egoismo, che consente alla speculazione di entrare persino nei mercati dei cereali, per cui il cibo viene considerato alla stregua di tutte le altre merci.

    3. La debolezza degli attuali meccanismi della sicurezza alimentare e la necessità di un loro ripensamento sono testimoniati, in un certo senso, dalla stessa convocazione di questo Vertice. Infatti, nonostante i Paesi più poveri siano integrati nell'economia mondiale più ampiamente che in passato, l'andamento dei mercati internazionali li rende maggiormente vulnerabili e li costringe a ricorrere all'aiuto delle Istituzioni intergovernative, che senza dubbio prestano un'opera preziosa e indispensabile. Il concetto, però, di cooperazione deve essere coerente con il principio di sussidiarietà: è necessario coinvolgere "le comunità locali nelle scelte e nelle decisioni relative all’uso della terra coltivabile" (ibid.), perché lo sviluppo umano integrale richiede scelte responsabili da parte di tutti e domanda un atteggiamento solidale che non consideri l'aiuto o l'emergenza come funzionali a chi mette a disposizione le risorse o a gruppi elitari presenti fra i beneficiari. Di fronte a Paesi che manifestano necessità di apporti esterni, la Comunità internazionale ha il dovere di partecipare con gli strumenti della cooperazione, sentendosi corresponsabile del loro sviluppo, "mediante la solidarietà della presenza, dell'accompagnamento, della formazione e del rispetto" (ibid., 47). All’interno di questo contesto di responsabilità si colloca il diritto di ciascun Paese a definire il proprio modello economico, prevedendo i modi per garantire la propria libertà di scelta e di obiettivi. In una tale prospettiva, la cooperazione deve diventare strumento efficace, libero da vincoli e da interessi che possono assorbire una parte non trascurabile delle risorse destinate allo sviluppo. E’ inoltre importante sottolineare come la via solidaristica per lo sviluppo dei Paesi poveri possa diventare anche una via di soluzione della crisi globale in atto. Sostenendo, infatti, con piani di finanziamento ispirati a solidarietà tali Nazioni, affinché provvedano esse stesse a soddisfare le proprie domande di consumo e di sviluppo, non solo si favorisce la crescita economica al loro interno, ma si possono avere ripercussioni positive sullo sviluppo umano integrale in altri Paesi (cfr ibid., 27).

    4. Nell’odierna situazione permane ancora un livello di sviluppo diseguale tra e nelle Nazioni, che determina, in molte aree del pianeta, condizioni di precarietà, accentuando la contrapposizione tra povertà e ricchezza. Tale confronto non riguarda più solo i modelli di sviluppo, ma anche e soprattutto la percezione stessa che sembra affermarsi circa un fenomeno come l'insicurezza alimentare. Vi è il rischio cioè che la fame venga ritenuta come strutturale, parte integrante delle realtà socio-politiche dei Paesi più deboli, oggetto di un senso di rassegnato sconforto se non addirittura di indifferenza. Non è così, e non deve essere così! Per combattere e vincere la fame è essenziale cominciare a ridefinire i concetti ed i principi sin qui applicati nelle relazioni internazionali, così da rispondere all'interrogativo: cosa può orientare l'attenzione e la successiva condotta degli Stati verso i bisogni degli ultimi? La risposta non va ricercata nel profilo operativo della cooperazione, ma nei principi che devono ispirarla: solo in nome della comune appartenenza alla famiglia umana universale si può richiedere ad ogni Popolo e quindi ad ogni Paese di essere solidale, cioè disposto a farsi carico di responsabilità concrete nel venire incontro alle altrui necessità, per favorire una vera condivisione fondata sull'amore.

    5. Tuttavia, sebbene la solidarietà animata dall’amore ecceda la giustizia, perché amare è donare, offrire del ‘mio’ all’altro, essa non è mai senza la giustizia, che induce a dare all’altro ciò che è ‘suo’ e che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare. Non posso, infatti, ‘donare’ all’altro del ‘mio’, senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia (cfr ibid., 6). Se si mira all'eliminazione della fame, l'azione internazionale è chiamata non solo a favorire la crescita economica equilibrata e sostenibile e la stabilità politica, ma anche a ricercare nuovi parametri - necessariamente etici e poi giuridici ed economici - in grado di ispirare l'attività di cooperazione per costruire un rapporto paritario tra Paesi che si trovano in un differente grado di sviluppo. Ciò, oltre a colmare il divario esistente, potrebbe favorire la capacità di ogni Popolo di sentirsi protagonista, confermando così che la fondamentale uguaglianza dei diversi Paesi affonda le sue radici nella comune origine della famiglia umana, sorgente di quei principi della "legge naturale" chiamati ad ispirare scelte ed indirizzi di ordine politico, giuridico ed economico nella vita internazionale (cfr ibid., 59). San Paolo ha parole illuminanti in merito: "Non si tratta infatti – egli scrive - di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse poco non ebbe di meno" (2 Cor 8,13-15).

    6. Signor Presidente, Signore e Signori, per combattere la fame promuovendo uno sviluppo umano integrale occorre anche capire le necessità del mondo rurale, come pure evitare che la tendenziale diminuzione dell'apporto dei donatori crei incertezze nel finanziamento delle attività di cooperazione: va scongiurato il rischio che il mondo rurale possa essere considerato, in maniera miope, come una realtà secondaria. Al tempo stesso, va favorito l'accesso al mercato internazionale dei prodotti provenienti dalle aree più povere, oggi spesso relegati a spazi limitati. Per conseguire tali obiettivi è necessario sottrarre le regole del commercio internazionale alla logica del profitto fine a se stesso, orientandole a favore dell'iniziativa economica dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate, potranno procedere verso quell'autosufficienza, che è preludio alla sicurezza alimentare.

    7. Non si devono poi dimenticare i diritti fondamentali della persona tra cui spicca il diritto ad un’alimentazione sufficiente, sana e nutriente, come pure all’acqua; essi rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, ad iniziare da quello, primario, alla vita. È necessario, pertanto maturare "una coscienza solidale, che consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni" (Caritas in veritate, 27). Quanto pazientemente è stato realizzato in questi anni dalla FAO, se da un lato ha favorito l'allargamento degli obiettivi di questo diritto rispetto alla sola garanzia di soddisfare i bisogni primari, dall'altro ha evidenziato la necessità di una sua regolamentazione adeguata.

    8. I metodi di produzione alimentare impongono altresì un’attenta analisi del rapporto tra lo sviluppo e la tutela ambientale. Il desiderio di possedere e di usare in maniera eccessiva e disordinata le risorse del pianeta è la causa prima di ogni degrado dell’ambiente. La tutela ambientale si pone quindi come una sfida attuale per garantire uno sviluppo armonico, rispettoso del disegno di Dio il Creatore e dunque in grado di salvaguardare il pianeta (cfr ibid., 48-51). Se l'umanità intera è chiamata ad essere cosciente dei propri obblighi verso le generazioni che verranno, è anche vero che sugli Stati e sulle Organizzazioni Internazionali ricade il dovere di tutelare l'ambiente come bene collettivo. In tale ottica, vanno approfondite le interazioni esistenti tra la sicurezza ambientale e il preoccupante fenomeno dei cambiamenti climatici, avendo come focus la centralità della persona umana ed in particolare delle popolazioni più vulnerabili a entrambi i fenomeni. Non bastano però normative, legislazioni, piani di sviluppo e investimenti, occorre un cambiamento negli stili di vita personali e comunitari, nei consumi e negli effettivi bisogni, ma soprattutto è necessario avere presente quel dovere morale di distinguere nelle azioni umane il bene dal male per riscoprire così i legami di comunione che uniscono la persona e il creato.

    9. È importante ricordare – ho osservato sempre nell’Enciclica Caritas in veritate - che "il degrado della natura è… strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana: quando l'«ecologia umana» è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio". È vero: "Il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto che riguarda sia la sana convivenza in società sia il buon rapporto con la natura". Ed "Il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società". Pertanto, "i doveri che abbiamo verso l'ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri. Questa è una grave antinomia della mentalità e della prassi odierna, che avvilisce la persona, sconvolge l'ambiente e danneggia la società" (cfr ibid., 51).

    10. La fame è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori. Signor Presidente, Signore e Signori, da parte della Chiesa cattolica ci sarà sempre attenzione verso gli sforzi per sconfiggere la fame; ci sarà l'impegno a sostenere, con la parola e con le opere, l'azione solidale - programmata, responsabile e regolata - che tutte le componenti della Comunità internazionale saranno chiamate ad intraprendere. La Chiesa non pretende di interferire nelle scelte politiche; essa, rispettosa del sapere e dei risultati delle scienze, come pure delle scelte determinate dalla ragione quando sono responsabilmente illuminate da valori autenticamente umani, si unisce allo sforzo per eliminare la fame. È questo il segno più immediato e concreto della solidarietà animata dalla carità, segno che non lascia spazio a ritardi e compromessi. Tale solidarietà si affida alla tecnica, alle leggi ed alle istituzioni per venire incontro alle aspirazioni di persone, comunità e interi popoli, ma non deve escludere la dimensione religiosa, con la sua potente forza spirituale e di promozione della persona umana. Riconoscere il valore trascendente di ogni uomo e di ogni donna resta il primo passo per favorire quella conversione del cuore che può sorreggere l’impegno per sradicare la miseria, la fame e la povertà in tutte le loro forme.

    Ringrazio per il cortese ascolto, mentre, in conclusione, rivolgo un saluto augurale, nelle lingue ufficiali della FAO, a tutti gli Stati membri dell'Organizzazione:

    God bless your efforts to ensure that everyone is given their daily bread.

    Que Dieu bénisse vos efforts pour assurer le pain quotidien à chaque personne.

    Dios bendiga sus esfuerzos para garantizar el pan de cada día para cada persona.

    بَارَكَ اللهُ جُهُودَكُم لِضَمان الخُبْز اليَومِيِّ لِكُلِّ إنسان.

    [Dio benedica i vostri sforzi per assicurare il pane quotidiano ad ogni persona.]

    为确保每一个人都能够得到他的日常食粮,愿天主降福你们的努力。

    [Dio benedica I vostri sforzi per assicurare il pane quotidiano ad ogni persona.]

    Да благословит Господь ваши усилия, чтобы обеспечить каждого человека хлебом насущным.

    [Dio benedica I vostri sforzi per assicurare il pane quotidiano ad ogni persona.]

    Grazie.




    Terminato il discorso e preso congedo dalle Autorità che lo avevano accolto in Aula Magna, il Papa raggiunge l’attigua Sala Caraibi dove firma il registro della FAO.

    Verso le ore 12.15 il Santo Padre lascia la sede romana della FAO per rientrare in Vaticano.

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    00 17/11/2009 16:21
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI riceve questo pomeriggio in Udienza:

    S.E. il Signor Pierre Nkurunziza, Presidente della Repubblica del Burundi, e Seguito.






    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI SAPPORO (GIAPPONE)

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sapporo (Giappone), presentata da S.E. Mons. Peter Toshio Jinushi, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



    RINUNCIA E SUCCESSIONE DELL’ARCIVESCOVO DI DOUALA (CAMERUN)

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Douala (Camerun), presentata dall’Em.mo Card. Christian Wiyghan Tumi, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Gli succede S.E. Mons. Samuel Kleda, Coadiutore della medesima arcidiocesi.

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    00 18/11/2009 16:01
    LE UDIENZE

    Al termine dell’Udienza Generale, il Santo Padre riceve in Udienza nello Studio dell’Aula Paolo VI:
    S.E. la Signora Sheikh Hasina, Primo Ministro del Bangladesh, e Seguito.

    Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:
    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL 1), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Luiz Antônio Guedes, Vescovo di Campo Limpo
    con il Vescovo emerito: S.E. Mons. Emilio Pignoli;

    S.E. Mons. José Moreira de Melo, Vescovo di Itapeva;

    S.E. Mons. Francisco José Zugliani, Vescovo di Amparo.






    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DEL VESCOVO DI PORT-VILA (VANUATU)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Port-Vila (Vanuatu) il Rev.do P. Jean (John) Bosco Baremes, S.M., già Consigliere della Provincia di Oceania dei Padri Maristi.

    Rev.do P. Jean (John) Bosco Baremes, S.M.
    Il Rev.do P. Jean (John) Bosco Baremes, S.M., è nato il 30 agosto 1960 a Han, Isola Carteret, nella Provincia di North Solomon, in Papua Nuova Guinea.
    Dopo aver svolto gli studi primari nella sua isola di origine e quelli secondari al Collegio San Giuseppe a Rigu, è entrato nel Seminario Minore di Rabaul. Ha deciso poi di diventare Padre Marista ed è pertanto entrato nel noviziato dell’Istituto a Taveuni, Fiji. Ha emesso la professione perpetua il 18 gennaio 1981. Successivamente, ha studiato la Filosofia al Seminario di Bomana, in Port Moresby, e la Teologia nel medesimo Seminario, prima di passare al Seminario Regionale del Pacifico per concludervi gli studi ecclesiastici. È stato ordinato sacerdote il 4 dicembre 1987, nell’isola Carteret.
    Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1988 - 1997: Parroco a Pouébo, in Nuova Caledonia; 1998 - 1999: Studi di Pastoral Counselling al Loyola College, Baltimore, Maryland (Stati Uniti); 2000 - 2002: Direttore del Bouganiville Trauma Counselling Institute; 2003 - 2008: Consigliere della Provincia di Oceania dei Padri Maristi, Fiji; 2009:Anno sabbatico.

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    00 18/11/2009 16:02
    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
    Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sulle Cattedrali europee nel Medioevo cristiano.
    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
    Al termine dell’Udienza Generale, il Papa ha pronunciato un appello alla Comunità internazionale in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera e di Azione per i Bambini.
    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle!

    Nelle catechesi delle scorse settimane ho presentato alcuni aspetti della teologia medievale. Ma la fede cristiana, profondamente radicata negli uomini e nelle donne di quei secoli, non diede origine soltanto a capolavori della letteratura teologica, del pensiero e della fede. Essa ispirò anche una delle creazioni artistiche più elevate della civiltà universale: le cattedrali, vera gloria del Medioevo cristiano. Infatti, per circa tre secoli, a partire dal principio del secolo XI si assistette in Europa a un fervore artistico straordinario. Un antico cronista descrive così l’entusiasmo e la laboriosità di quel tempo: "Accadde che in tutto il mondo, ma specialmente in Italia e nelle Gallie, si incominciasse a ricostruire le chiese, sebbene molte, per essere ancora in buone condizioni, non avessero bisogno di tale restaurazione. Era come una gara tra un popolo e l’altro; si sarebbe creduto che il mondo, scuotendosi di dosso i vecchi cenci, volesse rivestirsi dappertutto della bianca veste di nuove chiese. Insomma, quasi tutte le chiese cattedrali, un gran numero di chiese monastiche, e perfino oratori di villaggio, furono allora restaurati dai fedeli" (Rodolfo il Glabro, Historiarum 3,4).

    Vari fattori contribuirono a questa rinascita dell’architettura religiosa. Anzitutto, condizioni storiche più favorevoli, come una maggiore sicurezza politica, accompagnata da un costante aumento della popolazione e dal progressivo sviluppo delle città, degli scambi e della ricchezza. Inoltre, gli architetti individuavano soluzioni tecniche sempre più elaborate per aumentare le dimensioni degli edifici, assicurandone allo stesso tempo la saldezza e la maestosità. Fu però principalmente grazie all’ardore e allo zelo spirituale del monachesimo in piena espansione che vennero innalzate chiese abbaziali, dove la liturgia poteva essere celebrata con dignità e solennità, e i fedeli potevano sostare in preghiera, attratti dalla venerazione delle reliquie dei santi, mèta di incessanti pellegrinaggi. Nacquero così le chiese e le cattedrali romaniche, caratterizzate dallo sviluppo longitudinale, in lunghezza, delle navate per accogliere numerosi fedeli; chiese molto solide, con muri spessi, volte in pietra e linee semplici ed essenziali. Una novità è rappresentata dall’introduzione delle sculture. Essendo le chiese romaniche il luogo della preghiera monastica e del culto dei fedeli, gli scultori, più che preoccuparsi della perfezione tecnica, curarono soprattutto la finalità educativa. Poiché bisognava suscitare nelle anime impressioni forti, sentimenti che potessero incitare a fuggire il vizio, il male, e a praticare la virtù, il bene, il tema ricorrente era la rappresentazione di Cristo come giudice universale, circondato dai personaggi dell’Apocalisse. Sono in genere i portali delle chiese romaniche a offrire questa raffigurazione, per sottolineare che Cristo è la Porta che conduce al Cielo. I fedeli, oltrepassando la soglia dell’edificio sacro, entrano in un tempo e in uno spazio differenti da quelli della vita ordinaria. Oltre il portale della chiesa, i credenti in Cristo, sovrano, giusto e misericordioso, nell’intenzione degli artisti potevano gustare un anticipo della beatitudine eterna nella celebrazione della liturgia e negli atti di pietà svolti all’interno dell’edificio sacro.

    Nel secoli XII e XIII, a partire dal nord della Francia, si diffuse un altro tipo di architettura nella costruzione degli edifici sacri, quella gotica, con due caratteristiche nuove rispetto al romanico, e cioè lo slancio verticale e la luminosità. Le cattedrali gotiche mostravano una sintesi di fede e di arte armoniosamente espressa attraverso il linguaggio universale e affascinante della bellezza, che ancor oggi suscita stupore. Grazie all’introduzione delle volte a sesto acuto, che poggiavano su robusti pilastri, fu possibile innalzarne notevolmente l’altezza. Lo slancio verso l’alto voleva invitare alla preghiera ed era esso stesso una preghiera. La cattedrale gotica intendeva tradurre così, nelle sue linee architettoniche, l’anelito delle anime verso Dio. Inoltre, con le nuove soluzioni tecniche adottate, i muri perimetrali potevano essere traforati e abbelliti da vetrate policrome. In altre parole, le finestre diventavano grandi immagini luminose, molto adatte ad istruire il popolo nella fede. In esse - scena per scena – venivano narrati la vita di un santo, una parabola, o altri eventi biblici. Dalle vetrate dipinte una cascata di luce si riversava sui fedeli per narrare loro la storia della salvezza e coinvolgerli in questa storia.

    Un altro pregio delle cattedrali gotiche è costituito dal fatto che alla loro costruzione e alla loro decorazione, in modo differente ma corale, partecipava tutta la comunità cristiana e civile; partecipavano gli umili e i potenti, gli analfabeti e i dotti, perché in questa casa comune tutti i credenti erano istruiti nella fede. La scultura gotica ha fatto delle cattedrali una "Bibbia di pietra", rappresentando gli episodi del Vangelo e illustrando i contenuti dell’anno liturgico, dalla Natività alla Glorificazione del Signore. In quei secoli, inoltre, si diffondeva sempre di più la percezione dell’umanità del Signore, e i patimenti della sua Passione venivano rappresentati in modo realistico: il Cristo sofferente (Christus patiens) divenne un’immagine amata da tutti, ed atta a ispirare pietà e pentimento per i peccati. Né mancavano i personaggi dell’Antico Testamento, la cui storia divenne in tal modo familiare ai fedeli che frequentavano le cattedrali come parte dell’unica, comune storia di salvezza. Con i suoi volti pieni di bellezza, di dolcezza, di intelligenza, la scultura gotica del secolo XIII rivela una pietà felice e serena, che si compiace di effondere una devozione sentita e filiale verso la Madre di Dio, vista a volte come una giovane donna, sorridente e materna, e principalmente rappresentata come la sovrana del cielo e della terra, potente e misericordiosa. I fedeli che affollavano le cattedrali gotiche amavano trovarvi anche espressioni artistiche che ricordassero i santi, modelli di vita cristiana e intercessori presso Dio. E non mancarono le manifestazioni "laiche" dell’esistenza; ecco allora apparire, qua e là, rappresentazioni del lavoro dei campi, delle scienze e delle arti. Tutto era orientato e offerto a Dio nel luogo in cui si celebrava la liturgia. Possiamo comprendere meglio il senso che veniva attribuito a una cattedrale gotica, considerando il testo dell’iscrizione incisa sul portale centrale di Saint-Denis, a Parigi: "Passante, che vuoi lodare la bellezza di queste porte, non lasciarti abbagliare né dall’oro, né dalla magnificenza, ma piuttosto dal faticoso lavoro. Qui brilla un’opera famosa, ma voglia il cielo che quest’opera famosa che brilla faccia splendere gli spiriti, affinché con le verità luminose s’incamminino verso la vera luce, dove il Cristo è la vera porta".

    Cari fratelli e sorelle, mi piace ora sottolineare due elementi dell’arte romanica e gotica utili anche per noi. Il primo: i capolavori artistici nati in Europa nei secoli passati sono incomprensibili se non si tiene conto dell’anima religiosa che li ha ispirati. Un artista, che ha testimoniato sempre l’incontro tra estetica e fede, Marc Chagall, ha scritto che "i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell'alfabeto colorato che era la Bibbia". Quando la fede, in modo particolare celebrata nella liturgia, incontra l’arte, si crea una sintonia profonda, perché entrambe possono e vogliono parlare di Dio, rendendo visibile l’Invisibile. Vorrei condividere questo nell’incontro con gli artisti del 21 novembre, rinnovando ad essi quella proposta di amicizia tra la spiritualità cristiana e l’arte, auspicata dai miei venerati Predecessori, in particolare dai Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II. Il secondo elemento: la forza dello stile romanico e lo splendore delle cattedrali gotiche ci rammentano che la via pulchritudinis, la via della bellezza, è un percorso privilegiato e affascinante per avvicinarsi al Mistero di Dio. Che cos’è la bellezza, che scrittori, poeti, musicisti, artisti contemplano e traducono nel loro linguaggio, se non il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne? Afferma sant’Agostino: "Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell’aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l’ordine delle stelle, interroga il sole, che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell'acqua, che camminano sulla terra, che volano nell'aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole chi l’ha creata, se non la Bellezza Immutabile?" (Sermo CCXLI, 2: PL 38, 1134).

    Cari fratelli e sorelle, ci aiuti il Signore a riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente ed affascinante, per giungere ad incontrare ed amare Dio.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    La foi chrétienne a inspiré une des créations artistiques les plus élevées de la civilisation universelle : les cathédrales, vraie gloire du Moyen-Âge chrétien. Ce fut surtout grâce à l’ardeur et au zèle spirituel du monachisme que furent élevées des églises abbatiales, où la liturgie pouvait être célébrée avec dignité et solennité et où les fidèles pouvaient s’arrêter pour prier. Ainsi naquirent les églises et les cathédrales romanes. Par la suite, les cathédrales gothiques ont été une synthèse de foi et d’art, exprimée harmonieusement dans le langage universel et fascinant de la beauté, traduisant ainsi l’élancement de l’âme vers Dieu. Tous participaient à la construction et à la décoration de cette maison commune où les croyants étaient instruits dans la foi. Aujourd’hui, ces chefs-d’œuvre nés en Europe sont incompréhensibles si on ne tient pas compte de l’âme religieuse qui les a inspirés. Quand la foi rencontre l’art une profonde harmonie se crée, parce que les deux peuvent et veulent parler de Dieu, rendant visible l’Invisible. C’est ce que je voudrais partager lors de ma rencontre avec les artistes le 21 novembre prochain. Que le Seigneur nous aide à redécouvrir la beauté comme chemin pour aller à la rencontre de Dieu !

    C’est avec plaisir que je vous accueille ce matin chers pèlerins de langue française. Je salue particulièrement les membres de la Conférence des Évêques latins dans les Régions arabes. Que la beauté de la création et des œuvres d’art, si nombreuses à Rome, vous aide tous à rencontrer et à aimer Dieu ! Avec ma Bénédiction Apostolique !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    My dear brothers and sisters,

    I have been speaking in recent weeks about medieval theology, and would now like to turn my attention to how the Christian faith of the Middle Ages inspired some of the greatest works of art of all time: the cathedrals of Europe. Romanesque cathedrals are distinctive for their size and for introducing to churches beautiful sculpture, including the image of Christ as the Universal Judge and the Gate of Heaven. By entering through Him, as it were, the faithful enter a space and even a time different from everyday life, somewhere they can anticipate eternal life through their participation in the liturgy. Gradually, Gothic architecture replaced the Romanesque, adding height and luminosity to the previous style. The Gothic cathedral translates the aspirations of the soul into architectural lines, and is a synthesis between faith, art and beauty which still raises our hearts and minds to God today. When faith encounters art, in particular in the liturgy, a profound synthesis is created, making visible the Invisible, and the two great architectural styles of the Middle Ages demonstrate how beauty is a powerful means to draw us closer to the Mystery of God. May the Lord help us to rediscover that "way of beauty", surely one of the best ways to know and to love Almighty God.

    I am pleased to greet all the English-speaking pilgrims present at today’s audience, especially the board members of the World Union of Catholic Women’s Organizations. Upon you all I cordially invoke God’s abundant blessings!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    In den vergangenen Katechesen habe ich verschiedene Aspekte der mittelalterlichen Theologie behandelt. Der christliche Glaube äußert sich jedoch nicht nur in Wort und Schrift, sondern inspiriert auch große Meisterwerke der bildenden Kunst. Dazu gehören die eindrucksvollen romanischen und gotischen Kathedralen, von denen es auch in West- und Mitteldeutschland bedeutende Beispiele gibt: Denken wir an die romanischen Dome in Mainz, Worms, Speyer, Bamberg und Münster oder auch an die imposanten gotischen Kathedralen in Köln, Regensburg, Naumburg, Magdeburg und Halberstadt. In die romanischen Dome trat man durch ein mit reichem Skulpturenschmuck verziertes Portal ein, das Christus als die Tür, die zum Himmel führt, symbolisierte. Das ausgedehnte Langhaus ist wie ein Prozessionsweg und kennzeichnet die romanische Kirche als Ort monastischen Gebets. Ein Wandel des geistlichen Verständnisses zeigt sich im gotischen Kirchenbau. Das gotische Gebäude ist in die Vertikale, zum Himmel hin, ausgerichtet, und die Wände sind durch große Glasfenster aufgebrochen. So wird das Gotteshaus zu einem lichtdurchfluteten Raum. Dieser will alle Schichten des Gottesvolks im Glauben stärken: mit den Glasmalereien als bebilderter Heilsgeschichte, mit den ausdrucksstarken Skulpturen und den Reliquienschreinen, in denen die Heiligen sozusagen leibhaft anwesend sind. Beide Baustile bringen zum Ausdruck, daß die Schönheit ein bevorzugter Zugang zum Geheimnis Gottes ist. Die gläubigen Künstler versuchten in ihre Sprache zu übersetzen, was sie als Widerschein des Glanzes des fleischgewordenen Ewigen Wortes Gottes erfahren haben. Der Glaube verbindet sich mit der Kunst zu einem tiefen Einklang, in dem sich der unsichtbare Gott sichtbar macht.

    Ganz herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Gäste. Die vielen Zeugnisse großer christlicher Kunst, die wir hier in Rom und in unserer Heimat sehen, laden uns ein, Gott für die Macht seiner Liebe zu danken, mit der er uns Menschen auch durch die Schönheit nahekommt. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Aufenthalt in der Ewigen Stadt.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    Las catedrales, una de las creaciones artísticas más elevadas de la humanidad, son fruto de la fe de la Edad Media cristiana. Las catedrales románicas se caracterizan por la solidez de sus muros, sus bóvedas y sus líneas simples y esenciales. Como novedad, introdujeron las esculturas, realizadas con una finalidad más pedagógica que de perfección técnica. En los Pórticos de estas iglesias, predomina la representación de Cristo como juez universal, significando que Él es la puerta que lleva al Cielo. Entrando en la Iglesia y participando en la celebración litúrgica, los fieles podían gustar un anticipo de la bienaventuranza eterna. La Catedral gótica, verdadera síntesis armónica de fe y de arte, se diferenció de la románica por su impulso vertical y su luminosidad, intentando expresar en sus líneas arquitectónicas el anhelo del alma a Dios. La escultura gótica, representando escenas del Evangelio, de los misterios del año litúrgico, de la Virgen María o de los santos, hizo de las catedrales una "Biblia de piedra". Tanto el arte románico como el gótico no se pueden comprender sin tener en cuenta el alma religiosa que los ha inspirado. Además, nos recuerdan que la vía de la belleza es un camino privilegiado para acercarnos al Misterio de Dios

    Saludo cordialmente a los fieles de lengua española. En particular, al grupo de la Caja de Ahorros, de Burgos, con su Arzobispo Monseñor Francisco Gil Hellín, y a la Caravana "por la paz y la liberación de los secuestrados", de Colombia, así como a los peregrinos de España, México y de otros Países Latinoamericanos. Os invito a cultivar en vuestro espíritu el gusto por el arte religioso, para saber descubrir en él un reflejo del esplendor y hermosura de Cristo, el Hijo de Dios hecho carne. Muchas gracias.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    Fruto de uma profunda harmonia entre a fé cristã e a cultura, a Idade Média viu nascer uma das maiores criações artísticas da civilização universal: as igrejas e catedrais românicas e góticas. A partir do século IX, surgem as sólidas construções românicas caracterizadas pelo aumento das dimensões longitudinais e pelas suas abóbadas em pedra com traços simples e essenciais. Nos séculos XII e XIII, chega-se às majestosas catedrais góticas, que se distinguem das românicas pela altura esguia das construções e a sua luminosidade. O objetivo era traduzir, através das suas linhas arquitetônicas, o desejo de Deus no coração do homem. Contemplando a força do estilo românico e o esplendor do gótico, adentramo-nos na senda da beleza, que é um caminho privilegiado e fascinante para nos aproximar do Mistério de Deus.

    A minha saudação a todos peregrinos de língua portuguesa, com uma bênção particular para o grupo vindo do Brasil. Que Nossa Senhora vos acompanhe e ampare na caminhada da vida e no crescimento cristão, conservando a vós e a quantos vos são queridos na perene amizade de Deus.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua polacca

    Witam polskich pielgrzymów. Przybyliście do grobów Apostołów Piotra i Pawła, aby umacniać swą wiarę i pogłębiać miłość do Chrystusa i do Kościoła. Dziś jest ku temu szczególna okazja: dziś przypada rocznica poświęcenia Bazylik św. Piotra w Watykanie i św. Pawła za Murami. Nawiedzając te miejsca, wnikajcie w tajemnice nauczania i męczeństwa pierwszych Świadków, aby kształtowały wasze chrześcijańskie życie. Niech Bóg wam błogosławi!

    [Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Siete giunti alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, per consolidare la vostra fede e approfondire l’amore per Cristo e per la Chiesa. Oggi è un’occasione particolare: si celebra l’anniversario della dedicazione delle Basiliche di San Pietro in Vaticano e di San Paolo fuori le Mura. Visitando questi luoghi scrutate i misteri dell’insegnamento e del martirio dei primi Testimoni, affinché modellino la vostra vita cristiana. Dio vi benedica!]


    ○ Saluto in lingua ungherese

    Isten hozta az ezeréves Pécsi Egyházmegye küldöttségét, akik Mayer Mihály Püspök Atya vezetésével érkeztek. Szent Péter Apostol és Szent Mór Püspök, az egyházmegye védőszentjeinek közbenjárására a mindenható Isten áldását kérem Kedves Mindnyájukra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

    [Do il benvenuto ai Rappresentanti della millenaria Diocesi di Pécs, i quali sono arrivati con il loro Vescovo, Mons. Mihály Mayer. Chiedendo la protezione dei Santi Patroni diocesani San Pietro Apostolo e San Mauro Vescovo, imploro la benedizione dell'Onnipotente su tutti voi. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua slovacca

    Srdečne pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z Bratislavy. Bratia a sestry, v týchto dňoch si pripomínate dvadsiate výročie pádu totalitného režimu vo vašej vlasti a návratu slobody občianskej i náboženskej. Ďakujme Bohu za tento dar a nezabúdajme na našich bratov a sestry vo svete, ktorí trpia. S láskou žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente quelli di Bratislava. Fratelli e sorelle, in questi giorni ricordate il ventesimo anniversario della caduta del regime totalitario nella vostra Patria ed il ritorno della libertà civile e religiosa. Ringraziamo Dio per questo dono e non dimentichiamo i nostri fratelli e sorelle nel mondo che soffrono. Con affetto benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, sono lieto di rivolgere il mio benvenuto ai Signori Cardinali, ai Vescovi e a tutti i membri dell’Assemblea Plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, presieduta dal Cardinale Ivan Dias. La vostra presenza mi offre l’opportunità di rinnovare a ciascuno l’espressione della mia viva gratitudine per il generoso impegno con il quale operate a favore della diffusione del messaggio evangelico. Affido alla protezione di Maria Santissima, Regina degli Apostoli, questa vostra Plenaria, invocando la sua materna assistenza su quanti sono coinvolti nell’azione missionaria in ogni angolo della terra. Saluto i sacerdoti dell’Arcidiocesi di Taranto, accompagnati dal loro Pastore Mons. Benigno Papa, e li esorto a cercare con sollecitudine "le cose di lassù" (Col, 3,1) per essere testimoni sempre più credibili del primato di Dio. Saluto i rappresentanti della Federazione Italiana degli Addetti al Culto ed esprimo il mio cordiale compiacimento per l’opera importante che essi svolgono nella preparazione e nella cura degli spazi liturgici, come pure dei Beni culturali custoditi nelle chiese.

    Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Nell'odierna Liturgia celebriamo la Dedicazione della Basilica di San Pietro in Vaticano e di quella di San Paolo sulla via Ostiense. Questa festa ci offre l'occasione di porre in luce il significato ed il valore della Chiesa. Cari giovani, amate la Chiesa e cooperate con entusiasmo alla sua edificazione. Cari malati, vivete l'offerta della vostra sofferenza come un contributo prezioso alla crescita spirituale delle comunità cristiane. E voi, cari sposi novelli, siate nel mondo un segno vivo dell'amore di Cristo.



    APPELLO DEL SANTO PADRE

    Dopodomani si terrà presso le Nazioni Unite la Giornata Mondiale di Preghiera e di Azione per i Bambini, in occasione del 20° anniversario dell’adozione della Convenzione sui diritti del fanciullo. Il mio pensiero va a tutti i bambini del mondo, specialmente a quanti vivono in condizioni difficili e soffrono a causa della violenza, degli abusi, della malattia, della guerra o della fame.

    Vi invito ad unirvi alla mia preghiera e, al tempo stesso, faccio appello alla Comunità internazionale affinchè si moltiplichino gli sforzi per offrire un’adeguata risposta ai drammatici problemi dell’infanzia. Non manchi il generoso impegno di tutti affinchè siano riconosciuti i diritti dei fanciulli e rispettata sempre più la loro dignità.

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    00 18/11/2009 16:02
    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRIMO MINISTRO DEL REPUBBLICA POPOLARE DEL BANGLADESH


    Al termine dell’Udienza Generale di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto il Primo Ministro della Repubblica Popolare del Bangladesh, Sua Eccellenza la Sig.ra Sheikh Hasina, la quale, successivamente, ha incontrato Sua Eminenza il Sig. Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    Nel corso dei cordiali colloqui vi è stato uno scambio di opinioni sull’attuale situazione in Bangladesh, sulle sfide principali che l’attendono e sugli sforzi di promuovere una società sempre più aperta e rispettosa dei diritti umani di tutti i cittadini. Inoltre, con riferimento ai regolari contatti tra le Autorità civili e le Autorità ecclesiastiche, ci si è soffermati sul contributo positivo ed apprezzato della Chiesa cattolica alla promozione umana e alla vita sociale del Paese, attraverso le sue attività educative, sanitarie ed assistenziali.
    [Modificato da +PetaloNero+ 18/11/2009 16:03]

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    00 19/11/2009 16:29
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL 1), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    Em.mo Card. Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo
    con gli Ausiliari:
    S.E. Mons. Pedro Luiz Stringhini, Vescovo tit. di Ita,
    S.E. Mons. Joaquim Justino Carreira, Vescovo tit. di Cabarsussi,
    S.E. Mons. João Mamede Filho, O.F.M. Conv., Vescovo tit. di Acque Albe di Mauritania,
    S.E. Mons. Tarcísio Scaramussa, S.D.B., Vescovo tit. di Segia;

    S.E. Mons. Ercílio Turco, Vescovo di Osasco;

    S.E. Mons. David Dias Pimentel, Vescovo di São João da Boa Vista;

    S.E. Mons. José Luiz Bertanha, S.V.D., Vescovo di Registro.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:
    Docenti e Studenti dei Pontifici Atenei Romani e Partecipanti all’Assemblea Generale della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche.









    RINUNCE E NOMINE



    NOMINA DI CONSULTORI NELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

    Il Santo Padre ha nominato Consultori della Congregazione per la Dottrina della Fede gli Ecc.mi Monsignori Manuel Monteiro de Castro, Arcivescovo tit. di Benevento, Segretario della Congregazione per i Vescovi, e Jean-Louis Bruguès, Arcivescovo-Vescovo emerito di Angers, Segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica.



    NOMINA DI MEMBRO DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE

    Il Papa ha nominato Membro della Commissione Teologica Internazionale l’Ill.mo Dottor John C. Cavadini, docente di teologia presso l’Università di Notre Dame di South Bend (Stati Uniti d’America).

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    00 19/11/2009 16:30
    UDIENZA AI DOCENTI E AGLI STUDENTI DEI PONTIFICI ATENEI ROMANI E AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DELLE UNIVERSITÀ CATTOLICHE

    Alle ore 12.15 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Docenti e gli Studenti dei Pontifici Atenei Romani e i Partecipanti alla 23maAssemblea Generale della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,
    venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
    illustri Rettori, Autorità accademiche e Professori,
    cari studenti, fratelli e sorelle!

    Con gioia vi accolgo e vi ringrazio di essere convenuti ad Petri Sedem, per essere confermati nel vostro importante ed impegnativo compito di insegnamento, di studio e di ricerca al servizio della Chiesa e dell’intera società. Ringrazio cordialmente il Cardinale Zenon Grocholewski per le parole che mi ha rivolto introducendo questo incontro, nel quale ricordiamo due ricorrenze particolari: il 30.mo della Costituzione apostolica Sapientia christiana, promulgata il 15 aprile 1979 dal Servo di Dio Giovanni Paolo II, e il 60.mo anniversario del riconoscimento da parte della Santa Sede dello Statuto della Fédération Internationale des Universités Catholiques (FIUC).

    Sono lieto di fare memoria insieme con voi di questi significativi anniversari, che mi offrono l’occasione di evidenziare ancora una volta il ruolo insostituibile delle Facoltà ecclesiastiche e delle Università cattoliche nella Chiesa e nella società. Il Concilio Vaticano II lo aveva già ben sottolineato nella Dichiarazione Gravissimum educationis, quando esortava le Facoltà ecclesiastiche ad approfondire i vari settori delle scienze sacre, per avere una conoscenza sempre più profonda della Rivelazione, per esplorare il tesoro della sapienza cristiana, favorire il dialogo ecumenico e interreligioso, e per rispondere ai problemi emergenti in ambito culturale (cfr n. 11). Lo stesso Documento conciliare raccomandava di promuovere le Università cattoliche, distribuendole nelle diverse regioni del mondo e, soprattutto, curandone il livello qualitativo per formare persone versate nel sapere, pronte a testimoniare la loro fede nel mondo e a svolgere compiti di responsabilità nella società (cfr n. 10). L’invito del Concilio ha trovato vasta eco nella Chiesa. Oggi vi sono, infatti, oltre 1.300 Università cattoliche e circa 400 Facoltà ecclesiastiche, diffuse in tutti i continenti, molte delle quali sono sorte negli ultimi decenni, a testimonianza di una crescente attenzione delle Chiese particolari per la formazione degli ecclesiastici e dei laici alla cultura e alla ricerca.

    La Costituzione apostolica Sapientia christiana, fin dalle sue prime espressioni, rileva l’urgenza, ancora attuale, di superare il divario esistente tra fede e cultura, invitando ad un maggiore impegno di evangelizzazione, nella ferma convinzione che la Rivelazione cristiana è una forza trasformante, destinata a permeare i modi di pensare, i criteri di giudizio, le norme di azione. Essa è in grado di illuminare, purificare e rinnovare i costumi degli uomini e le loro culture (cfr Proemio, I) e deve costituire il punto centrale dell’insegnamento e della ricerca, nonché l’orizzonte che illumina la natura e le finalità di ogni Facoltà ecclesiastica. In questa prospettiva, mentre viene sottolineato il dovere dei cultori delle discipline sacre di raggiungere, con la ricerca teologica, una conoscenza più profonda della verità rivelata, si incoraggiano, allo stesso tempo, i contatti con gli altri campi del sapere, per un fruttuoso dialogo, soprattutto al fine di offrire un prezioso contributo alla missione che la Chiesa è chiamata a svolgere nel mondo. Dopo trent’anni, le linee di fondo della Costituzione apostolica Sapientia christiana conservano ancora tutta la loro attualità. Anzi, nell’odierna società, dove la conoscenza diventa sempre più specializzata e settoriale, ma è profondamente segnata dal relativismo, risulta ancora più necessario aprirsi alla "sapienza" che viene dal Vangelo. L’uomo, infatti, è incapace di comprendere pienamente se stesso e il mondo senza Gesù Cristo: Lui solo illumina la sua vera dignità, la sua vocazione, il suo destino ultimo e apre il cuore ad una speranza solida e duratura.

    Cari amici, il vostro impegno di servire la verità che Dio ci ha rivelato partecipa della missione evangelizzatrice che Cristo ha affidato alla Chiesa: è pertanto un servizio ecclesiale. Sapientia christiana cita, al riguardo, la conclusione del Vangelo secondo Matteo: "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). E’ importante per tutti, docenti e studenti, non perdere mai di vista il fine da perseguire, quello cioè di essere strumento dell’annuncio evangelico. Gli anni degli studi ecclesiastici superiori si possono paragonare all’esperienza che gli Apostoli hanno vissuto con Gesù: nello stare con Lui hanno appreso la verità, per diventarne poi annunciatori dappertutto. Al tempo stesso è importante ricordare che lo studio delle scienze sacre non va mai separato dalla preghiera, dall’unione con Dio, dalla contemplazione – come ho richiamato nelle recenti Catechesi sulla teologia monastica medioevale – altrimenti le riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale. Ogni scienza sacra, alla fine, rinvia alla "scienza dei santi", alla loro intuizione dei misteri del Dio vivente, alla sapienza, che è dono dello Spirito Santo, e che è anima della "fides quaerens intellectum" (cfr Udienza Generale, 21 ottobre 2009).

    La Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (FIUC) è nata nel 1924 per iniziativa di alcuni Rettori e riconosciuta 25 anni dopo dalla Santa Sede. Cari Rettori delle Università cattoliche, il 60.mo anniversario dell’erezione canonica di questa vostra Federazione è un’occasione quanto mai propizia per fare un bilancio dell’attività svolta e per tracciare le linee degli impegni futuri.

    Celebrare un anniversario è rendere grazie a Dio che ha guidato i nostri passi, ma è attingere anche dalla propria storia ulteriore slancio per rinnovare la volontà di servire la Chiesa. In questo senso, il vostro motto è un programma anche per il futuro della Federazione: "Sciat ut serviat", sapere per servire. In una cultura che manifesta una "mancanza di sapienza, di riflessione, di pensiero in grado di operare una sintesi orientativa" (Enc. Caritas in veritate, 31), le Università cattoliche, fedeli alla propria identità che fa dell’ispirazione cristiana un punto qualificante, sono chiamate a promuovere una "nuova sintesi umanistica" (ibid., 21), un sapere che sia "sapienza capace di orientare l’uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi" (ibid., 30), un sapere illuminato dalla fede.

    Cari amici, il servizio che svolgete è prezioso per la missione della Chiesa. Mentre formulo a tutti sinceri auguri per l’anno accademico da poco iniziato e per il pieno successo del Convegno della FIUC, affido ognuno di voi e le istituzioni che rappresentate alla materna protezione di Maria Santissima, Sede della Sapienza, e ben volentieri imparto a voi tutti la Benedizione Apostolica.

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    00 20/11/2009 16:42
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Signor Runaldo Ronald Venetiaan, Presidente della Repubblica del Suriname, con la Consorte, e Seguito;

    S.E. Mons. Luigi Ventura, Arcivescovo tit. di Equilio, Nunzio Apostolico in Francia;

    S.E. Mons. Gorgônio Alves da Encarnação Neto, C.R., Vescovo di Itapetininga (Brasile), in Visita "ad Limina Apostolorum";

    S.E. Mons. Carmo João Rhoden, S.C.I., Vescovo di Taubaté (Brasile), in Visita "ad Limina Apostolorum".

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Partecipanti alla Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute).

    Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

    Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

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    00 20/11/2009 16:43
    UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE PROMOSSA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI (PER LA PASTORALE DELLA SALUTE)

    Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti alla XXIV Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) sul tema: "Effatà! La persona sorda nella vita della Chiesa" e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle!

    Sono lieto di incontravi in occasione della XXIV Conferenza Internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari su un tema di grande rilevanza sociale ed ecclesiale: Effatà! La persona sorda nella vita della Chiesa. Saluto il Presidente del Dicastero, l'Arcivescovo Zygmunt Zimowski, e lo ringrazio per le sue cordiali parole. Il mio saluto si estende al Segretario ed al nuovo Sotto-Segretario, ai Sacerdoti, ai Religiosi e ai Laici, agli Esperti e a tutti i presenti. Desidero esprimere il mio apprezzamento e incoraggiamento per il generoso impegno da voi profuso in questo importante settore della pastorale.

    Numerose, infatti, e delicate sono le problematiche riguardanti le persone non udenti, che sono state fatte oggetto di attenta riflessione in questi giorni. Si tratta di una realtà articolata, che spazia dall'orizzonte sociologico a quello pedagogico, da quello medico e psicologico a quello etico-spirituale e pastorale. Le relazioni degli specialisti, lo scambio di esperienze tra chi opera nel settore, le testimonianze stesse di non udenti, hanno offerto la possibilità di un’analisi approfondita della situazione e di formulare proposte e indicazioni per un’attenzione sempre più adeguata a questi nostri fratelli e sorelle.

    La parola "Effatà", posta all'inizio del titolo della Conferenza, richiama alla mente il noto episodio del Vangelo di Marco (cfr 7,31-37), che costituisce un paradigma di come il Signore opera verso le persone non udenti. Gesù prende in disparte un uomo sordo e muto e, dopo aver compiuto alcuni gesti simbolici, alza gli occhi al Cielo e gli dice: "Effatà!", cioè: "Apriti!". In quell’istante, riferisce l'evangelista, all'uomo fu restituito l'udito, gli si sciolse la lingua e parlava correttamente. I gesti di Gesù sono colmi di attenzione amorosa ed esprimono profonda compassione per l’uomo che gli sta davanti: gli manifesta il suo interessamento concreto, lo toglie dalla confusione della folla, gli fa sentire la sua vicinanza e comprensione mediante alcuni gesti densi di significato. Gli pone le dita negli orecchi e con la saliva gli tocca la lingua. Lo invita poi a volgere con Lui lo sguardo interiore, quello del cuore, verso il Padre celeste. Infine, lo guarisce e lo restituisce alla sua famiglia, alla sua gente. E la folla, stupita, non può che esclamare: "Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!" (Mc 7,37).

    Col suo modo di agire, che rivela l’amore di Dio Padre, Gesù non sana solo la sordità fisica, ma indica che esiste un'altra forma di sordità da cui l'umanità deve guarire, anzi da cui deve essere salvata: è la sordità dello spirito, che alza barriere sempre più alte alla voce di Dio e del prossimo, specialmente al grido di aiuto degli ultimi e dei sofferenti, e rinchiude l’uomo in un profondo e rovinoso egoismo. Come ho avuto modo di ricordare nell’omelia della mia visita pastorale alla Diocesi di Viterbo, il 6 settembre scorso, "Possiamo vedere in questo ‘segno’ l'ardente desiderio di Gesù di vincere nell'uomo la solitudine e l'incomunicabilità create dall'egoismo, per dare volto ad una ‘nuova umanità’, l'umanità dell'ascolto e della parola, del dialogo, della comunicazione, della comunione con Dio. Un’umanità ‘buona’, come buona è tutta la creazione di Dio; una umanità senza discriminazioni, senza esclusioni… così che il mondo sia veramente e per tutti ‘campo di genuina fraternità’…" (L’Oss. Rom., 7-8 settembre 2009, pag. 6).

    Purtroppo l’esperienza non sempre attesta gesti di solerte accoglienza, di convinta solidarietà e di calorosa comunione verso le persone non udenti. Le numerose associazioni, nate per tutelare e promuovere i loro diritti, evidenziano l’esistenza di una mai sopita cultura segnata da pregiudizi e discriminazioni. Sono atteggiamenti deplorevoli e ingiustificabili, perché contrari al rispetto per la dignità della persona non udente e alla sua piena integrazione sociale. Molto più vaste, però, sono le iniziative promosse da istituzioni e da associazioni, sia in campo ecclesiale che in quello civile, ispirate ad un'autentica e generosa solidarietà, che hanno apportato un miglioramento delle condizioni di vita di molte persone non udenti. A tale proposito, è significativo ricordare che le prime scuole per l'istruzione e la formazione religiosa di questi nostri fratelli e sorelle sono sorte in Europa, già nel settecento. Da allora sono andate moltiplicandosi, nella Chiesa, opere caritative, sotto l'impulso di sacerdoti, religiosi, religiose e laici, con lo scopo di offrire ai non udenti non solo una formazione, ma anche un'assistenza integrale per la piena realizzazione di se stessi. Non è possibile, però dimenticare la grave situazione in cui essi vivono ancora oggi nei Paesi in via di sviluppo, sia per la mancanza di appropriate politiche e legislazioni, sia per la difficoltà ad avere accesso alle cure sanitarie primarie; la sordità, infatti, è spesso conseguenza di malattie facilmente curabili. Faccio appello, quindi, alle autorità politiche e civili, nonché agli organismi internazionali, affinché offrano il necessario sostegno per promuovere, anche in quei Paesi, il dovuto rispetto della dignità e dei diritti delle persone non udenti, favorendo, con aiuti adeguati, la loro piena integrazione sociale. La Chiesa, seguendo l'insegnamento e l'esempio del suo divino Fondatore, continua ad accompagnare le diverse iniziative pastorali e sociali a loro beneficio con amore e solidarietà, riservando speciale attenzione verso chi soffre, nella consapevolezza che proprio nella sofferenza è nascosta una particolare forza che avvicina interiormente l'uomo a Cristo, una grazia particolare.

    Cari fratelli e sorelle non udenti, voi non siete solo destinatari dell'annunzio del messaggio evangelico, ma ne siete, a pieno titolo, anche annunciatori, in forza del vostro Battesimo. Vivete quindi ogni giorno da testimoni del Signore negli ambienti della vostra esistenza, facendo conoscere Cristo e il suo Vangelo. In quest’Anno Sacerdotale pregate anche per le vocazioni, perché il Signore susciti numerosi e buoni ministri per la crescita delle comunità ecclesiali.

    Cari amici, vi ringrazio per questo incontro e affido tutti voi qui presenti alla materna protezione di Maria Madre dell'amore, Stella della speranza, Madonna del Silenzio. Con questi voti, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo alle vostre famiglie e a tutte le associazioni che attivamente operano nel servizio dei non udenti.

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    00 20/11/2009 16:43
    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL SURINAME

    Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Presidente della Repubblica del Suriname, Sua Eccellenza il Signor Runaldo Ronald Venetiaan, è stato ricevuto in Udienza da Sua Santità Benedetto XVI e, successivamente si è incontrato con Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    I cordiali colloqui hanno permesso un fruttuoso scambio di opinioni su temi attinenti all’attuale congiuntura internazionale e regionale.

    Ci si è poi soffermati su alcuni aspetti della situazione in Suriname, in particolare sulle politiche sociali avviate dal Governo, sulla salvaguardia dell’ambiente, nonché sugli ambiti di collaborazione tra la Chiesa e lo Stato.

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