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Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2013 17:43
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10/02/2011 15:35
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:
Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. Jose S. Palma, Arcivescovo di Cebu, Amministratore Apostolico di Palo;
S.E. Mons. Emmanuel S. Trance, Vescovo di Catarman;
S.E. Mons. Jose Corazon T. Tala-oc, Vescovo di Romblon;
Rev.do Ulysses A. Dalida, Amministratore Diocesano di Kalibo.

Il Papa riceve oggi in Udienza:
Em.mo Card. Jorge Mario Bergoglio, S.I., Arcivescovo di Buenos Aires (Argentina), Presidente della Conferenza Episcopale Argentina
con i Vice Presidenti:
S.E. Mons. Luis Héctor Villalba, Arcivescovo di Tucumán;
S.E. Mons. José María Arancedo, Arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz;
e con il Segretario Generale:
S.E. Mons. Enrique Eguía Seguí, Vescovo tit. di Cissi, Ausiliare di Buenos Aires.

Il Santo Padre ha ricevuto oggi in Udienza:
Em.mo Card. John Patrick Foley, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.










RINUNCE E NOMINE




RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO MAGGIORE DI KYIV-HALYČ (UCRAINA)

Il Santo Padre ha accettato, a norma del can. 126 § 2 del CCEO, la rinuncia di S.B. Em.ma il Signor Cardinale Lubomyr Husar all’ufficio di Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč (Ucraina).

L’Amministratore della Chiesa Arcivescovile Maggiore sarà S.E. Mons. Ihor Vozniak, C.SS.R., Arcivescovo di Lviv degli Ucraini, al quale spetterà la convocazione del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco Cattolica Ucraina per l’elezione dell’Arcivescovo Maggiore.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN SLOVENIA

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Slovenia, con incarico di Delegato Apostolico in Kosovo, S.E. Mons. Juliusz Janusz, Arcivescovo tit. di Caorle, finora Nunzio Apostolico in Ungheria.

Nota della Sala Stampa circa l’incarico di Delegato Apostolico in Kosovo:
Al riguardo, si precisa che la nomina di un Delegato Apostolico rientra tra le funzioni di organizzazione della struttura della Chiesa cattolica e, pertanto, assume carattere prettamente intraecclesiale, restando del tutto distinta da considerazioni riguardanti situazioni giuridiche e territoriali o da ogni altra questione inerente all'attività diplomatica della Santa Sede. La missione di un Delegato Apostolico non è di natura diplomatica, ma risponde all’esigenza di sovvenire in modo adeguato alle esigenze pastorali dei fedeli cattolici.

Note from the Press Office in relation to the appointment of the new Apostolic Nuncio to Slovenia, with the responsibility of Apostolic Delegate in Kosovo:
In this regard, it should be pointed out that the appointment of an Apostolic Delegate falls within the organizational functions of the structure of the Catholic Church and hence has a purely intra-ecclesial character, being completely distinct from considerations regarding juridical and territorial situations or any other question inherent to the diplomatic activity of the Holy See. The mission of an Apostolic Delegate is not of a diplomatic nature but responds to the requirement to meet in an adequate way the pastoral needs of the Catholic faithful.























MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XLVIII GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI



Il 15 maggio 2011, IV Domenica di Pasqua, si celebra la 48ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema "Proporre le vocazioni nella Chiesa locale".
Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI invia per l’occasione ai Vescovi, ai sacerdoti ed ai fedeli di tutto il mondo:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle!

La XLVIII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che sarà celebrata il 15 maggio 2011, quarta Domenica di Pasqua, ci invita a riflettere sul tema: "Proporre le vocazioni nella Chiesa locale". Settant’anni fa, il Venerabile Pio XII istituì la Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali. In seguito, opere simili sono state fondate dai Vescovi in molte diocesi, animate da sacerdoti e da laici, in risposta all'invito del Buon Pastore, il quale, "vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore", e disse: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate, dunque, il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,36-38).

L’arte di promuovere e di curare le vocazioni trova un luminoso punto di riferimento nelle pagine del Vangelo in cui Gesù chiama i suoi discepoli a seguirlo e li educa con amore e premura. Oggetto particolare della nostra attenzione è il modo in cui Gesù ha chiamato i suoi più stretti collaboratori ad annunciare il Regno di Dio (cfr Lc 10,9). Innanzitutto, appare chiaro che il primo atto è stata la preghiera per loro: prima di chiamarli, Gesù passò la notte da solo, in orazione ed in ascolto della volontà del Padre (cfr Lc 6,12), in un’ascesa interiore al di sopra delle cose di tutti i giorni. La vocazione dei discepoli nasce proprio nel colloquio intimo di Gesù con il Padre. Le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono primariamente frutto di un costante contatto con il Dio vivente e di un'insistente preghiera che si eleva al "Padrone della messe" sia nelle comunità parrocchiali, sia nelle famiglie cristiane, sia nei cenacoli vocazionali.

Il Signore, all’inizio della sua vita pubblica, ha chiamato alcuni pescatori, intenti a lavorare sulle rive del lago di Galilea: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini" (Mt 4,19). Ha mostrato loro la sua missione messianica con numerosi "segni" che indicavano il suo amore per gli uomini e il dono della misericordia del Padre; li ha educati con la parola e con la vita affinché fossero pronti ad essere continuatori della sua opera di salvezza; infine, "sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre" (Gv 13,1), ha affidato loro il memoriale della sua morte e risurrezione, e prima di essere elevato al Cielo li ha inviati in tutto il mondo con il comando: "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli" (Mt 28,19).

È una proposta, impegnativa ed esaltante, quella che Gesù fa a coloro a cui dice "Seguimi!": li invita ad entrare nella sua amicizia, ad ascoltare da vicino la sua Parola e a vivere con Lui; insegna loro la dedizione totale a Dio e alla diffusione del suo Regno secondo la legge del Vangelo: "Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24); li invita ad uscire dalla loro volontà chiusa, dalla loro idea di autorealizzazione, per immergersi in un’altra volontà, quella di Dio e lasciarsi guidare da essa; fa vivere loro una fraternità, che nasce da questa disponibilità totale a Dio (cfr Mt 12,49-50), e che diventa il tratto distintivo della comunità di Gesù: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).

Anche oggi, la sequela di Cristo è impegnativa; vuol dire imparare a tenere lo sguardo su Gesù, a conoscerlo intimamente, ad ascoltarlo nella Parola e a incontrarlo nei Sacramenti; vuol dire imparare a conformare la propria volontà alla Sua. Si tratta di una vera e propria scuola di formazione per quanti si preparano al ministero sacerdotale ed alla vita consacrata, sotto la guida delle competenti autorità ecclesiali. Il Signore non manca di chiamare, in tutte le stagioni della vita, a condividere la sua missione e a servire la Chiesa nel ministero ordinato e nella vita consacrata, e la Chiesa "è chiamata a custodire questo dono, a stimarlo e ad amarlo: essa è responsabile della nascita e della maturazione delle vocazioni sacerdotali" (Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis, 41). Specialmente in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da "altre voci" e la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile, ogni comunità cristiana, ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l’impegno di promuovere le vocazioni. È importante incoraggiare e sostenere coloro che mostrano chiari segni della chiamata alla vita sacerdotale e alla consacrazione religiosa, perché sentano il calore dell’intera comunità nel dire il loro "sì" a Dio e alla Chiesa. Io stesso li incoraggio come ho fatto con coloro che si sono decisi ad entrare in Seminario e ai quali ho scritto: "Avete fatto bene a farlo. Perché gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell’epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione: del Dio che ci si è mostrato in Gesù Cristo e che ci raduna nella Chiesa universale, per imparare con Lui e per mezzo di Lui la vera vita e per tenere presenti e rendere efficaci i criteri della vera umanità" (Lettera ai Seminaristi, 18 ottobre 2010).

Occorre che ogni Chiesa locale si renda sempre più sensibile e attenta alla pastorale vocazionale, educando ai vari livelli, familiare, parrocchiale, associativo, soprattutto i ragazzi, le ragazze e i giovani - come Gesù fece con i discepoli – a maturare una genuina e affettuosa amicizia con il Signore, coltivata nella preghiera personale e liturgica; ad imparare l’ascolto attento e fruttuoso della Parola di Dio, mediante una crescente familiarità con le Sacre Scritture; a comprendere che entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona, ma permette di scoprire e seguire la verità più profonda su se stessi; a vivere la gratuità e la fraternità nei rapporti con gli altri, perché è solo aprendosi all’amore di Dio che si trova la vera gioia e la piena realizzazione delle proprie aspirazioni. "Proporre le vocazioni nella Chiesa locale", significa avere il coraggio di indicare, attraverso una pastorale vocazionale attenta e adeguata, questa via impegnativa della sequela di Cristo, che, in quanto ricca di senso, è capace di coinvolgere tutta la vita.

Mi rivolgo particolarmente a voi, cari Confratelli nell’Episcopato. Per dare continuità e diffusione alla vostra missione di salvezza in Cristo, è importante "incrementare il più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie" (Decr. Christus Dominus, 15). Il Signore ha bisogno della vostra collaborazione perché le sue chiamate possano raggiungere i cuori di chi ha scelto. Abbiate cura nella scelta degli operatori per il Centro Diocesano Vocazioni, strumento prezioso di promozione e organizzazione della pastorale vocazionale e della preghiera che la sostiene e ne garantisce l’efficacia. Vorrei anche ricordarvi, cari Confratelli Vescovi, la sollecitudine della Chiesa universale per un’equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo. La vostra disponibilità verso diocesi con scarsità di vocazioni, diventa una benedizione di Dio per le vostre comunità ed è per i fedeli la testimonianza di un servizio sacerdotale che si apre generosamente alle necessità dell’intera Chiesa.

Il Concilio Vaticano II ha ricordato esplicitamente che "il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana" (Decr. Optatam totius, 2). Desidero indirizzare quindi un fraterno e speciale saluto ed incoraggiamento a quanti collaborano in vario modo nelle parrocchie con i sacerdoti. In particolare, mi rivolgo a coloro che possono offrire il proprio contributo alla pastorale delle vocazioni: i sacerdoti, le famiglie, i catechisti, gli animatori. Ai sacerdoti raccomando di essere capaci di dare una testimonianza di comunione con il Vescovo e con gli altri confratelli, per garantire l’humus vitale ai nuovi germogli di vocazioni sacerdotali. Le famiglie siano "animate da spirito di fede, di carità e di pietà" (ibid.), capaci di aiutare i figli e le figlie ad accogliere con generosità la chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata. I catechisti e gli animatori delle associazioni cattoliche e dei movimenti ecclesiali, convinti della loro missione educativa, cerchino "di coltivare gli adolescenti a loro affidati in maniera di essere in grado di scoprire la vocazione divina e di seguirla di buon grado" (ibid.).

Cari fratelli e sorelle, il vostro impegno nella promozione e nella cura delle vocazioni acquista pienezza di senso e di efficacia pastorale quando si realizza nell’unità della Chiesa ed è indirizzato al servizio della comunione. È per questo che ogni momento della vita della comunità ecclesiale - la catechesi, gli incontri di formazione, la preghiera liturgica, i pellegrinaggi ai santuari - è una preziosa opportunità per suscitare nel Popolo di Dio, in particolare nei più piccoli e nei giovani, il senso di appartenenza alla Chiesa e la responsabilità della risposta alla chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata, compiuta con libera e consapevole scelta.

La capacità di coltivare le vocazioni è segno caratteristico della vitalità di una Chiesa locale. Invochiamo con fiducia ed insistenza l’aiuto della Vergine Maria, perché, con l’esempio della sua accoglienza del piano divino della salvezza e con la sua efficace intercessione, si possa diffondere all’interno di ogni comunità la disponibilità a dire "sì" al Signore, che chiama sempre nuovi operai per la sua messe. Con questo auspicio, imparto di cuore a tutti la mia Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 15 novembre 2010

BENEDICTUS PP. XVI

11/02/2011 15:25
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RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI CUTTACK-BHUBANESWAR (INDIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar (India), presentata da S.E. Mons. Raphael Cheenath, S.V.D., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar (India), S.E. Mons. John Barwa, S.V.D., finora Vescovo di Rourkela.


EREZIONE DELLA DIOCESI DI IMPFONDO (REPUBBLICA DEL CONGO) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

Il Santo Padre ha elevato la Prefettura Apostolica di Likouala (Repubblica del Congo) al rango di Diocesi, con il nome di Impfondo e con la medesima configurazione territoriale.

Inoltre, il Papa ha nominato primo Vescovo di Impfondo (Repubblica del Congo), il Rev. P. Jean Gardin, C.S.Sp., attuale Prefetto Apostolico di Likouala.

Rev.do P. Jean Gardin, C.S.Sp.
Rev.do P. Jean Gardin, C.S.Sp., è nato il 28 ottobre 1941 a Saint-Poïs, in Francia, Diocesi di Coutances. Dopo gli studi primari e secondari, egli è entrato nella Congregazione dello Spirito Santo, emettendo la professione perpetua nel 1969, e diventando sacerdote il 29 giugno di quello stesso anno.
Dopo l’Ordinazione ha svolto le seguenti mansioni: 1969-1970: ha conseguito il Baccellierato in Teologia presso l’Institut Catholique di Parigi; 1970-1995: Missionario per il Congo-Brazzaville. Ha lavorato presso le Missioni cattoliche di Ewo e di Mossaka, "missioni lungo il fiume", nella Diocesi di Owando; poi, nella regione missionaria del Likouala, appartenente in quel tempo alla Diocesi di Ouesso; 1995-2000: rientrato in Francia è diventato Superiore della Comunità dei PP. Spiritani della Regione ovest di Rennes, nonché Responsabile del Centro missionario di Poullart-des-Places; dal 2000: è Primo Prefetto della nuova Prefettura Apostolica di Likouala.

Dati statistici
La Prefettura Apostolica di Likouala è sorta il 30 ottobre del 2000, a seguito della divisione della Diocesi di Ouesso, ed è affidata alla Congregazione dello Spirito Santo (PP. Spiritani).
La Prefettura Apostolica ha una superficie di 66.044 kmq., ed una popolazione di 167.000 abitanti. Nel vasto territorio, posto a nord-est della nazione Congolese, sono presenti poco più di 45.000 Cattolici (ca. 27%). Nel territorio vi sono 8 parrocchie, dirette da 8 sacerdoti (1 diocesano e 7 Fidei Donum), 5 missionari Spiritani, 8 Fratelli coadiutori. Le Religiose sono 16 e 5 i Seminaristi maggiori. La chiesa principale della Prefettura è dedicata alla "Blessed Virgin Mary".
Ora, la Prefettura Apostolica di Likouala viene elevato a rango di diocesi con il nome nuovo di Impfondo (nom. lat. Impfonden/sis).


NOMINA DEL VESCOVO DI OWANDO (REPUBBLICA DEL CONGO)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Owando (Repubblica del Congo) il Rev.do Victor Abagna Mossa, del clero di Owando, attualmente impegnato nella pastorale dei Congolesi a Namur, in Belgio.

Rev.do Victor Abagna Mossa
Il Rev.do Victor Abagna Mossa è nato il 18 giugno 1946 a Makoua, poco lontano da Owando, nel nord della Repubblica del Congo. Dopo aver frequentato il Seminario Minore San Pio X di Makoua per gli studi primari e secondari, è passato al Seminario Maggiore di Brazzaville dove ha seguito i corsi di Filosofia e di Teologia. Completato il curriculum studiorum, è stato ordinato sacerdote ad Owando il 29 dicembre 1974.
Dopo l'Ordinazione ha svolto le seguenti mansioni: 1975-1977:Vicario parrocchiale di Gamboma e conseguimento della laurea in Lettere. Inoltre, ha insegnato Francese al Liceo Salvator Allende di Makoua; 1977-1979: Professore del Seminario Minore San Pio X di Makoua; 1979-1986: Direttore del medesimo Seminario Minore San Pio X di Makoua; 1986-1992:Vicario Generale della Diocesi di Owando; 1992-1997: nominato Parroco della parrocchia di S. Giovanni Maria Vianney di Ewo; 1997-1999: nominato Parroco della parrocchia di Boundji; dal 1999: inviato a Namur (Belgio), dove è cappellano dell'Ospedale ed Amministratore della parrocchia Sacré-Coeur et St Charles, a Vedrin Les Comognes.

12/02/2011 15:26
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

Em.mo Card. Ricardo J. Vidal, Arcivescovo emerito di Cebu (Filippine), in Visita "ad Limina Apostolorum",
con S.E. Mons. Antonio R. Rañola, Vescovo tit. di Claterna, già Ausiliare di Cebu.

S.E. Mons. Antonio Mennini, Arcivescovo tit. di Ferento, Nunzio Apostolico in Gran Bretagna.

Partecipanti all'Assemblea Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.












RINUNCE E NOMINE





RINUNCIA E SUCCESSIONE DELL'ARCIVESCOVO DI MONROVIA (LIBERIA)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'Arcidiocesi di Monrovia (Liberia), presentata da S.E. Mons. Michael Kpakala Francis, in conformità al canone 401 § l del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Lewis Zeigler, Coadiutore della medesima Arcidiocesi.




RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI POITIERS (FRANCIA)

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Poitiers (Francia), presentata da S.E. Mons. Albert Rouet, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.













UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA FRATERNITÀ SACERDOTALE DEI MISSIONARI DI SAN CARLO BORROMEO

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti all’Assemblea Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, in occasione del 25° anniversario della fondazione della comunità.
Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e amici,

è con vera gioia che vivo questo incontro con voi, sacerdoti e seminaristi della Fraternità san Carlo, qui convenuti in occasione del venticinquesimo anniversario della sua nascita. Saluto e ringrazio il fondatore e superiore generale, Mons. Massimo Camisasca, il suo consiglio, e tutti voi, parenti ed amici, che fate corona alla comunità. In particolare, saluto l'Arcivescovo della Madre di Dio di Mosca, Mons. Paolo Pezzi, e Don Julián Carrón, Presidente dalla Fraternità di Comunione e Liberazione, che esprimono simbolicamente i frutti e la radice dell'opera della Fraternità san Carlo. Questo momento riporta alla mia memoria la lunga amicizia con Mons. Luigi Giussani e testimonia la fecondità del suo carisma.

In questa occasione, vorrei rispondere a due domande che il nostro incontro mi suggerisce: qual è il posto del sacerdozio ordinato nella vita della Chiesa? Qual è il posto della vita comune nell’esperienza sacerdotale?

La vostra nascita dal movimento di Comunione e Liberazione e il vostro riferimento vitale all'esperienza ecclesiale che esso rappresenta, pongono davanti ai nostri occhi una verità che si è andata riaffermando con particolare chiarezza dall'Ottocento in poi e che ha trovato una significativa espressione nella teologia del Concilio Vaticano II. Mi riferisco al fatto che il sacerdozio cristiano non è fine a se stesso. Esso è stato voluto da Gesù in funzione della nascita e della vita della Chiesa. Ogni sacerdote, perciò, può dire ai fedeli, parafrasando sant'Agostino: Vobiscum christianus, pro vobis sacerdos. La gloria e la gioia del sacerdozio è di servire Cristo e il suo Corpo mistico. Esso rappresenta una vocazione bellissima e singolare all'interno della Chiesa, che rende presente Cristo, perché partecipa dell’unico ed eterno Sacerdozio di Cristo. La presenza di vocazioni sacerdotali è un segno sicuro della verità e della vitalità di una comunità cristiana. Dio infatti chiama sempre, anche al sacerdozio; non vi è crescita vera e feconda nella Chiesa senza un'autentica presenza sacerdotale che la sorregga e la alimenti. Sono grato perciò a tutti coloro che dedicano le loro energie alla formazione dei sacerdoti e alla riforma della vita sacerdotale. Come tutta la Chiesa, infatti, anche il sacerdozio ha bisogno rinnovarsi continuamente, ritrovando nella vita di Gesù le forme più essenziali del proprio essere.

Le diverse possibili strade di questo rinnovamento non possono dimenticare alcuni elementi irrinunciabili. Innanzitutto un'educazione profonda alla meditazione e alla preghiera, vissute come dialogo con il Signore risorto presente nella sua Chiesa. In secondo luogo, uno studio della teologia che permetta di incontrare le verità cristiane nella forma di una sintesi legata alla vita della persona e della comunità: solo uno sguardo sapienziale può infatti valorizzare la forza che la fede possiede di illuminare la vita e il mondo, conducendo continuamente a Cristo, Creatore e Salvatore.

La Fraternità san Carlo ha sottolineato, durante il corso breve ma intenso della sua storia, il valore della vita comune. Anch'io ne ho parlato più volte nei miei interventi prima e dopo la mia chiamata al soglio di Pietro. «È importante che i sacerdoti non vivano isolati da qualche parte, ma stiano insieme in piccole comunità, si sostengano a vicenda e facciano così esperienza dello stare insieme nel loro servizio a Cristo e nella rinuncia per il regno dei Cieli e ne prendano anche sempre più coscienza» (Luce del mondo, Città del Vaticano 2010, 208). Sono sotto i nostri occhi le urgenze di questo momento. Penso per esempio alla carenza di sacerdoti. La vita comune non è innanzitutto una strategia per rispondere a queste necessità. Essa non è neppure, di per sé, solo una forma di aiuto di fronte alla solitudine e alla debolezza dell'uomo. Tutto questo ci può essere, certamente, ma soltanto se la vita fraterna viene concepita e vissuta come strada per immergersi nella realtà della comunione. La vita comune è infatti espressione del dono di Cristo che è la Chiesa, ed è prefigurata nella comunità apostolica, che ha dato luogo ai presbiteri. Nessun sacerdote infatti amministra qualcosa che gli è proprio, ma partecipa con gli altri fratelli a un dono sacramentale che viene direttamente da Gesù.

La vita comune perciò esprime un aiuto che Cristo dà alla nostra esistenza, chiamandoci, attraverso la presenza dei fratelli, ad una configurazione sempre più profonda alla sua persona. Vivere con altri significa accettare la necessità della propria continua conversione e soprattutto scoprire la bellezza di tale cammino, la gioia dell'umiltà, della penitenza, ma anche della conversazione, del perdono vicendevole, del mutuo sostegno. Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum (Sal 133,1).

Nessuno può assumere la forza rigenerante della vita comune senza la preghiera, senza guardare all’esperienza e all'insegnamento dei santi, in particolar modo dei Padri della Chiesa, senza una vita sacramentale vissuta con fedeltà. Se non si entra nel dialogo eterno che il Figlio intrattiene col Padre nello Spirito Santo nessuna autentica vita comune è possibile. Occorre stare con Gesù per poter stare con gli altri. È questo il cuore della missione. Nella compagnia di Cristo e dei fratelli ciascun sacerdote può trovare le energie necessarie per prendersi cura degli uomini, per farsi carico dei bisogni spirituali e materiali che incontra, per insegnare con parole sempre nuove, dettate dall'amore, le verità eterne della fede di cui hanno sete anche i nostri contemporanei.

Cari fratelli e amici, continuate ad andare in tutto il mondo per portare a tutti la comunione che nasce dal cuore di Cristo! L'esperienza degli Apostoli con Gesù sia sempre il faro che illumini la vostra vita sacerdotale! Incoraggiandovi a continuare sulla strada tracciata in questi anni, volentieri imparto la mia benedizione a tutti i sacerdoti e i seminaristi della Fraternità san Carlo, alle Missionarie di san Carlo, ai loro familiari e amici.

13/02/2011 15:28
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Nella Liturgia di questa domenica prosegue la lettura del cosiddetto "Discorso della montagna" di Gesù, che occupa i capitoli 5, 6 e 7 del Vangelo di Matteo. Dopo le "Beatitudini", che sono il suo programma di vita, Gesù proclama la nuova Legge, la sua Torah, come la chiamano i nostri fratelli ebrei. In effetti, il Messia, alla sua venuta, avrebbe dovuto portare anche la rivelazione definitiva della Legge, ed è proprio ciò che Gesù dichiara: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti: non sono venuto ad abolire, ma a dare il pieno compimento". E, rivolto ai suoi discepoli, aggiunge: "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 5,17.20). Ma in che cosa consiste questa "pienezza" della Legge di Cristo, e questa "superiore" giustizia che Egli esige?

Gesù lo spiega mediante una serie di antitesi tra i comandamenti antichi e il suo modo di riproporli. Ogni volta inizia: "Avete inteso che fu detto agli antichi…", e poi afferma: "Ma io vi dico…". Ad esempio: "Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio". Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio" (Mt 5,21-22). E così per sei volte. Questo modo di parlare suscitava grande impressione nella gente, che rimaneva spaventata, perché quell’"io vi dico" equivaleva a rivendicare per sé la stessa autorità di Dio, fonte della Legge. La novità di Gesù consiste, essenzialmente, nel fatto che Lui stesso "riempie" i comandamenti con l’amore di Dio, con la forza dello Spirito Santo che abita in Lui. E noi, attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito Santo, che ci rende capaci di vivere l’amore divino. Perciò ogni precetto diventa vero come esigenza d’amore, e tutti si ricongiungono in un unico comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso. "Pienezza della Legge è la carità", scrive san Paolo (Rm 13,10). Davanti a questa esigenza, ad esempio, il pietoso caso dei quattro bambini Rom, morti la scorsa settimana alla periferia di questa città, nella loro baracca bruciata, impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, più coerente nell’amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto. E questa domanda vale per tanti altri avvenimenti dolorosi, più o meno noti, che avvengono quotidianamente nelle nostre città e nei nostri paesi.

Cari amici, forse non è un caso che la prima grande predicazione di Gesù si chiami "Discorso della montagna"! Mosè salì sul monte Sinai per ricevere la Legge di Dio e portarla al Popolo eletto. Gesù è il Figlio stesso di Dio che è disceso dal Cielo per portarci al Cielo, all’altezza di Dio, sulla via dell’amore. Anzi, Lui stesso è questa via: non dobbiamo far altro che seguire Lui, per mettere in pratica la volontà di Dio ed entrare nel suo Regno, nella vita eterna. Una sola creatura è già arrivata alla cima della montagna: la Vergine Maria. Grazie all’unione con Gesù, la sua giustizia è stata perfetta: per questo la invochiamo Speculum iustitiae. Affidiamoci a lei, perché guidi anche i nostri passi nella fedeltà alla Legge di Cristo.



DOPO L’ANGELUS

Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier les formateurs et les élèves du Collège Charles-Péguy de Paris ! Vendredi dernier, nous avons célébré la Journée mondiale du malade. Je vous invite à être des promoteurs d’une civilisation qui aime la vie, la respecte et la protège selon la volonté du Créateur. Puissiez-vous préserver non seulement la santé de vos corps mais aussi celle de vos âmes ! Avec ferveur, invoquons la Vierge Marie, Notre-Dame de Lourdes, pour les malades du monde entier et pour le personnel soignant qui les assiste ! Bon dimanche et bon pèlerinage à tous !

I extend warm greetings to the English-speaking pilgrims present at this Angelus prayer. "Immense is the wisdom of the Lord", we hear proclaimed in our liturgy today. As the Blessed Virgin Mary entrusted her entire life to that wisdom, may we too place our lives completely under the guidance of God’s law of love. Entrusting you to Mary’s motherly care, I invoke upon you and your families God’s blessings of peace and joy.

Einen frohen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. „Gib uns ein neues und reines Herz, das bereit ist dich aufzunehmen", so beten wir zu Gott im Tagesgebet des heutigen Sonntags. Wir wissen, daß vieles in uns ist, das immer wieder der Reinigung und der Erneuerung bedarf. Durch Gebet und Werke der Liebe können wir uns für die Gegenwart Christi öffnen. Er selbst wird dann in uns Neues schaffen und Erfüllung und Frieden schenken. Gottes Geist geleite euch auf allen Wegen.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, y en particular a los fieles de la parroquia San Antonio Abad, de Cartagena, y a los alumnos del Instituto Suárez de Figueroa, de Zafra. Como nos enseñan las lecturas de la Misa del día de hoy, la voluntad de Dios se nos manifiesta como un camino de sabiduría, para que sepamos discernir el bien y el mal con libertad. Asimismo, mediante el cumplimiento fiel de la voluntad amorosa de Dios, Cristo nos ha salvado. Pidamos, por intercesión de la Virgen María, que sepamos abrir nuestro corazón a la acción poderosa del Espíritu Santo, para conformar nuestra vida con el querer de Dios. Feliz domingo.

Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne zástupcov kresťanských laických hnutí a združení. Bratia a sestry, milí mladí, Cirkev v Európe oslávi zajtra sviatok svojich spolupatrónov, svätých bratov Cyrila a Metoda. Po ich stopách ste prišli do Ríma aj vy. Nech vás táto púť posilní vo viere, ktorú oni hlásali vašim predkom. S týmto želaním vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!
[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente i delegati dei movimenti e delle associazioni di fedeli laici. Fratelli e sorelle, cari giovani, la Chiesa in Europa celebrerà domani la festa dei suoi Compatroni, i santi fratelli Cirillo e Metodio. Seguendo le loro orme anche voi siete venuti a Roma. Che questo pellegrinaggio vi rafforzi nella fede, che essi hanno annunziato ai vostri antenati. Con questo augurio vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. W sposób szczególny jednoczę się w modlitwie z wiernymi Archidiecezji Lubelskiej, osieroconej po nagłej śmierci Arcybiskupa Józefa Życińskiego. Odszedł do Pana, spełniając posługę dla Kościoła powszechnego w Stolicy Apostolskiej. Niech raduje się w chwale owocami swego życia i pasterskiego trudu. Wszystkim biskupom, kapłanom i wiernym w Polsce serdecznie błogosławię.
[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. In modo particolare mi unisco nella preghiera con i fedeli dell’Arcidiocesi di Lublino, orfana dopo l’improvvisa morte dell’Arcivescovo Józef Życiński. E’ tornato al Signore, compiendo il servizio alla Chiesa universale nella Santa Sede. Goda nella gloria dei frutti della sua vita e dell’opera pastorale. A tutti i Vescovi, sacerdoti e fedeli in Polonia imparto di cuore la mia benedizione.]

Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Foligno e quelli della parrocchia di San Giovanni Leonardi in Roma. A tutti auguro una buona domenica.

14/02/2011 00:59
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Benedetto XVI all'Assemblea generale dei Missionari di San Carlo
“Il sacerdozio cristiano non è fine a se stesso”



CITTA' DEL VATICANO, domenica, 13 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo sabato da Benedetto XVI nel ricevere in udienza i partecipanti all’Assemblea generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, in occasione del 25° anniversario della fondazione della comunità.


* * *

Cari Fratelli e amici,

è con vera gioia che vivo questo incontro con voi, sacerdoti e seminaristi della Fraternità san Carlo, qui convenuti in occasione del venticinquesimo anniversario della sua nascita. Saluto e ringrazio il fondatore e superiore generale, Mons. Massimo Camisasca, il suo consiglio, e tutti voi, parenti ed amici, che fate corona alla comunità. In particolare, saluto l'Arcivescovo della Madre di Dio di Mosca, Mons. Paolo Pezzi, e Don Julián Carrón, Presidente dalla Fraternità di Comunione e Liberazione, che esprimono simbolicamente i frutti e la radice dell'opera della Fraternità san Carlo. Questo momento riporta alla mia memoria la lunga amicizia con Mons. Luigi Giussani e testimonia la fecondità del suo carisma.

In questa occasione, vorrei rispondere a due domande che il nostro incontro mi suggerisce: qual è il posto del sacerdozio ordinato nella vita della Chiesa? Qual è il posto della vita comune nell’esperienza sacerdotale?

La vostra nascita dal movimento di Comunione e Liberazione e il vostro riferimento vitale all'esperienza ecclesiale che esso rappresenta, pongono davanti ai nostri occhi una verità che si è andata riaffermando con particolare chiarezza dall'Ottocento in poi e che ha trovato una significativa espressione nella teologia del Concilio Vaticano II. Mi riferisco al fatto che il sacerdozio cristiano non è fine a se stesso. Esso è stato voluto da Gesù in funzione della nascita e della vita della Chiesa. Ogni sacerdote, perciò, può dire ai fedeli, parafrasando sant'Agostino: Vobiscum christianus, pro vobis sacerdos. La gloria e la gioia del sacerdozio è di servire Cristo e il suo Corpo mistico. Esso rappresenta una vocazione bellissima e singolare all'interno della Chiesa, che rende presente Cristo, perché partecipa dell’unico ed eterno Sacerdozio di Cristo. La presenza di vocazioni sacerdotali è un segno sicuro della verità e della vitalità di una comunità cristiana. Dio infatti chiama sempre, anche al sacerdozio; non vi è crescita vera e feconda nella Chiesa senza un'autentica presenza sacerdotale che la sorregga e la alimenti. Sono grato perciò a tutti coloro che dedicano le loro energie alla formazione dei sacerdoti e alla riforma della vita sacerdotale. Come tutta la Chiesa, infatti, anche il sacerdozio ha bisogno rinnovarsi continuamente, ritrovando nella vita di Gesù le forme più essenziali del proprio essere.

Le diverse possibili strade di questo rinnovamento non possono dimenticare alcuni elementi irrinunciabili. Innanzitutto un'educazione profonda alla meditazione e alla preghiera, vissute come dialogo con il Signore risorto presente nella sua Chiesa. In secondo luogo, uno studio della teologia che permetta di incontrare le verità cristiane nella forma di una sintesi legata alla vita della persona e della comunità: solo uno sguardo sapienziale può infatti valorizzare la forza che la fede possiede di illuminare la vita e il mondo, conducendo continuamente a Cristo, Creatore e Salvatore.

La Fraternità san Carlo ha sottolineato, durante il corso breve ma intenso della sua storia, il valore della vita comune. Anch'io ne ho parlato più volte nei miei interventi prima e dopo la mia chiamata al soglio di Pietro. «È importante che i sacerdoti non vivano isolati da qualche parte, ma stiano insieme in piccole comunità, si sostengano a vicenda e facciano così esperienza dello stare insieme nel loro servizio a Cristo e nella rinuncia per il regno dei Cieli e ne prendano anche sempre più coscienza» (Luce del mondo, Città del Vaticano 2010, 208). Sono sotto i nostri occhi le urgenze di questo momento. Penso per esempio alla carenza di sacerdoti. La vita comune non è innanzitutto una strategia per rispondere a queste necessità. Essa non è neppure, di per sé, solo una forma di aiuto di fronte alla solitudine e alla debolezza dell'uomo. Tutto questo ci può essere, certamente, ma soltanto se la vita fraterna viene concepita e vissuta come strada per immergersi nella realtà della comunione. La vita comune è infatti espressione del dono di Cristo che è la Chiesa, ed è prefigurata nella comunità apostolica, che ha dato luogo ai presbiteri. Nessun sacerdote infatti amministra qualcosa che gli è proprio, ma partecipa con gli altri fratelli a un dono sacramentale che viene direttamente da Gesù.

La vita comune perciò esprime un aiuto che Cristo dà alla nostra esistenza, chiamandoci, attraverso la presenza dei fratelli, ad una configurazione sempre più profonda alla sua persona. Vivere con altri significa accettare la necessità della propria continua conversione e soprattutto scoprire la bellezza di tale cammino, la gioia dell'umiltà, della penitenza, ma anche della conversazione, del perdono vicendevole, del mutuo sostegno. Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum (Sal 133,1).

Nessuno può assumere la forza rigenerante della vita comune senza la preghiera, senza guardare all’esperienza e all'insegnamento dei santi, in particolar modo dei Padri della Chiesa, senza una vita sacramentale vissuta con fedeltà. Se non si entra nel dialogo eterno che il Figlio intrattiene col Padre nello Spirito Santo nessuna autentica vita comune è possibile. Occorre stare con Gesù per poter stare con gli altri. È questo il cuore della missione. Nella compagnia di Cristo e dei fratelli ciascun sacerdote può trovare le energie necessarie per prendersi cura degli uomini, per farsi carico dei bisogni spirituali e materiali che incontra, per insegnare con parole sempre nuove, dettate dall'amore, le verità eterne della fede di cui hanno sete anche i nostri contemporanei.

Cari fratelli e amici, continuate ad andare in tutto il mondo per portare a tutti la comunione che nasce dal cuore di Cristo! L'esperienza degli Apostoli con Gesù sia sempre il faro che illumini la vostra vita sacerdotale! Incoraggiandovi a continuare sulla strada tracciata in questi anni, volentieri imparto la mia benedizione a tutti i sacerdoti e i seminaristi della Fraternità san Carlo, alle Missionarie di san Carlo, ai loro familiari e amici.

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana]

15/02/2011 01:34
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. John F. Du, Vescovo di Dumaguete;
S.E. Mons. Precioso D. Cantillas, S.D.B., Vescovo di Maasin;
S.E. Mons. Leonardo Y. Medroso, Vescovo di Tagbilaran;
S.E. Mons. Angel N. Lagdameo, Vescovo di Jaro.

Il Papa riceve oggi in Udienza:
Em.mo Card. Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid (Spagna).





AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


CONCISTORO PER IL VOTO SU ALCUNE CAUSE DI CANONIZZAZIONE


Lunedì 21 febbraio 2011, alle ore 12.00, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, avrà luogo, durante la celebrazione dell’Ora Sesta, il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei Beati:

- Guido Maria Conforti, Arcivescovo Vescovo di Parma, fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere (Missionari Saveriani);

- Luigi Guanella, presbitero, fondatore della Congregazione dei Servi della Carità e dell’Istituto Figlie di Santa Maria della Provvidenza;

- Bonifacia Rodríguez de Castro, vergine, fondatrice della Congregazione delle Serve di San Giuseppe.

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RINUNCE E NOMINE

RINUNCIA DEL VESCOVO DI MONGU (ZAMBIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mongu (Zambia), presentata da S.E. Mons. Paul Duffy, O.M.I., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Mongu (Zambia), il Rev.do P. Evans Chinyama Chinyemba, O.M.I., Superiore della Delegazione O.M.I. dello Zambia.

Rev.do P. Evans Chinyama Chinyemba, O.M.I.
Il Rev. do P. Evans Chinyama Chinyemba, O.M.I., è nato il 9 agosto 1967 in Lukulu, che allora apparteneva alla diocesi di Livingstone e attualmente a quella di Mongu. Ha seguito le scuole primarie e secondarie in Lukulu, prima presso i Fratelli Cristiani e poi alle scuole statali. Nel 1991 è entrato nel Pre-Noviziato degli Oblati di Maria Immacolata (United States Province). Dopo il Noviziato svolto in Sud Africa, si è recato a Roma, dove ha conseguito il Baccellierato in Filosofia e in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Ha emesso la professione perpetua come Oblato di Maria Immacolata il 6 gennaio 1999 ed è stato ordinato sacerdote in Lukulu il 19 agosto 2000, nel corso del Grande Giubileo.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti ministeri: 2000-2009: Direttore del Pre-noviziato degli Oblati di Maria Immacolata di Lusaka; 2005-2009: Vicario Superiore della Delegazione O.M.I. dello Zambia, Parroco di S. Leopoldo in Shang’ombo, nella diocesi di Mongu (da agosto a dicembre 2009).
Dal 2009 è Superiore della Delegazione O.M.I. dello Zambia.

16/02/2011 18:37
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RINUNCE E NOMINE




RINUNCIA DEL VESCOVO DI CARATINGA (BRASILE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Caratinga (Brasile), presentata da S.E. Mons. Hélio Gonçalves Heleno, in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Caratinga (Brasile) S.E. Mons. Emanuel Messias de Oliveira, finora Vescovo di Guanhães.

S.E. Mons. Emanuel Messias de Oliveira
S.E. Mons. Emanuel Messias de Oliveira è nato il 22 aprile 1948 a Salinas, a nord dello Stato di Minas Gerais. Dopo gli studi di Filosofia compiuti nel Seminario Arcidiocesano di Mariana (1967-1968) e quelli di Teologia, compiuti presso la Pontificia Università Gregoriana (1969-1972), ha ottenuto la licenza in Esegesi Biblica e lingue orientali presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma (1972-1975).
Il 4 febbraio 1976 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale e si è incardinato nella diocesi di Governador Valadares.
Come sacerdote è stato per 16 anni Parroco della Parrocchia Nossa Senhora Aparecida na Ilha dos Araújos a Governador Valadares e per 20 anni Professore di Sacra Scrittura presso il Seminario Maggiore di Caratinga e altri diversi seminari del nordest dello Stato di Minas Gerais.
Il 14 gennaio 1998 è stato nominato Vescovo di Guanhães ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 19 aprile successivo.
Come Vescovo è stato incaricato della formazione biblico-catechetica della Conferenza Episcopale Regionale Leste 2; Amministratore Apostolico della diocesi di Governador Valadares e Direttore Spirituale regionale del Movimento Ecclesiale Fé e Luz.
È autore di diverse pubblicazioni sul tema della letteratura sinottica.



NOMINA DELL’AUSILIARE DI BELÉM DO PARÁ (BRASILE)

Il Papa ha nominato Ausiliare dell’arcidiocesi di Belém do Pará (Brasile) il Rev.do P. Teodoro Mendes Tavares, C.S.Sp., finora Vicario Generale della prelatura di Tefé, assegnandogli la sede titolare vescovile di Verbe.

Rev.do P. Teodoro Mendes Tavares, C.S.Sp.
Il Rev.do P. Teodoro Mendes Tavares, C.S.Sp., è nato il 7 gennaio 1964, a São Miguel Arcanjo – Ilha de Santiago (Capo Verde). Ha emesso i voti come Membro della Congregazione dei Padri Spiritani l’8 settembre 1986 ed è stato ordinato sacerdote l’11 luglio 1993.
Ha compiuto gli studi filosofici presso l’Istituto Superiore di Teologia, a Braga – Portogallo (1986-1987) e quelli teologici presso l’Università Cattolica Portoghese, a Lisbona (1988-1993). Ha conseguito poi la Licenza in Ecumenismo, presso il Trinity College, a Dublino, Irlanda (1994). Ha frequentato anche un corso di Lingua francese, all’Alliance Française.
Nel corso del ministero sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale e Parroco a Alvarães, Uarini e Carauari, nella Prelatura di Tefé, Amazonas (1995-1998); Vicario Generale della Prelatura di Tefé (dal 2000 in poi); Parroco della Parrocchia Bom Jesus, in Tefé; Responsabile del Centro Vocazionale di Tefé (dal 1999 ad oggi); Superiore Maggiore del Distretto Spiritano dell’Amazzonia (dal 2003 ad oggi); Delegato al XIX Capitolo Generale della Congregazione a Cascais, Portogallo (2004).



NOMINA DELL’AUSILIARE DELL’ORDINARIATO MILITARE PER IL BRASILE

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Ordinariato Militare per il Brasile il Rev.do Sac. José Francisco Falcão de Barros, del clero della diocesi di Palmeira dos Índios, finora Parroco di San Vincenzo de’ Paoli a Palmeira dos Índios e Cappellano della Polizia Militare dello Stato di Alagoas, assegnandogli la sede titolare vescovile di Auguro.

Rev.do Sac. José Francisco Falcão de Barros
Il Rev.do Sac. José Francisco Falcão de Barros è nato il 14 marzo 1965 a Paulo Jacinto. Ha frequentato la scuola media presso il Collegio diocesano a Garanhuns e il Corso di Filosofia e di Teologia presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro. Ha conseguito la specializzazione in Agronomia presso l’ Università Federale di Alogoas; la Licenza e il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università San Tommaso di Aquino in Roma.
È stato ordinato sacerdote il 18 novembre 1991 a Palmeira dos Índios.
Dal 1993 ad oggi ricopre l’ufficio di Parroco della parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli. Ha ricoperto gli incarichi di: Professore di Teologia al Seminario Nossa Senhora da Assunção, a Maceió; Cancelliere della Curia diocesana di Palmeira dos Índios; Vicario Giudiziale della diocesi.
Dal 2006 è Cappellano della Polizia Militare dello Stato di Alagoas, a Palmeira dos Índios.












L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla figura di San Giovanni della Croce, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi e dottore della Chiesa (1542-1591).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

due settimane fa ho presentato la figura della grande mistica spagnola Teresa di Gesù. Oggi vorrei parlare di un altro importante Santo di quelle terre, amico spirituale di santa Teresa, riformatore, insieme a lei, della famiglia religiosa carmelitana: san Giovanni della Croce, proclamato Dottore della Chiesa dal Papa Pio XI, nel 1926, e soprannominato nella tradizione Doctor mysticus, "Dottore mistico".

Giovanni della Croce nacque nel 1542 nel piccolo villaggio di Fontiveros, vicino ad Avila, nella Vecchia Castiglia, da Gonzalo de Yepes e Catalina Alvarez. La famiglia era poverissima, perché il padre, di nobile origine toledana, era stato cacciato di casa e diseredato per aver sposato Catalina, un'umile tessitrice di seta. Orfano di padre in tenera età, Giovanni, a nove anni, si trasferì, con la madre e il fratello Francisco, a Medina del Campo, vicino a Valladolid, centro commerciale e culturale. Qui frequentò il Colegio de los Doctrinos, svolgendo anche alcuni umili lavori per le suore della chiesa-convento della Maddalena. Successivamente, date le sue qualità umane e i suoi risultati negli studi, venne ammesso prima come infermiere nell'Ospedale della Concezione, poi nel Collegio dei Gesuiti, appena fondato a Medina del Campo: qui Giovanni entrò diciottenne e studiò per tre anni scienze umane, retorica e lingue classiche. Alla fine della formazione, egli aveva ben chiara la propria vocazione: la vita religiosa e, tra i tanti ordini presenti a Medina, si sentì chiamato al Carmelo.

Nell’estate del 1563 iniziò il noviziato presso i Carmelitani della città, assumendo il nome religioso di Mattia. L’anno seguente venne destinato alla prestigiosa Università di Salamanca, dove studiò per un triennio arti e filosofia. Nel 1567 fu ordinato sacerdote e ritornò a Medina del Campo per celebrare la sua Prima Messa circondato dall'affetto dei famigliari. Proprio qui avvenne il primo incontro tra Giovanni e Teresa di Gesù. L’incontro fu decisivo per entrambi: Teresa gli espose il suo piano di riforma del Carmelo anche nel ramo maschile dell'Ordine e propose a Giovanni di aderirvi "per maggior gloria di Dio"; il giovane sacerdote fu affascinato dalle idee di Teresa, tanto da diventare un grande sostenitore del progetto. I due lavorarono insieme alcuni mesi, condividendo ideali e proposte per inaugurare al più presto possibile la prima casa di Carmelitani Scalzi: l’apertura avvenne il 28 dicembre 1568 a Duruelo, luogo solitario della provincia di Avila. Con Giovanni formavano questa prima comunità maschile riformata altri tre compagni. Nel rinnovare la loro professione religiosa secondo la Regola primitiva, i quattro adottarono un nuovo nome: Giovanni si chiamò allora "della Croce", come sarà poi universalmente conosciuto. Alla fine del 1572, su richiesta di santa Teresa, divenne confessore e vicario del monastero dell’Incarnazione di Avila, dove la Santa era priora. Furono anni di stretta collaborazione e amicizia spirituale, che arricchì entrambi. ! quel periodo risalgono anche le più importanti opere teresiane e i primi scritti di Giovanni.

L’adesione alla riforma carmelitana non fu facile e costò a Giovanni anche gravi sofferenze. L’episodio più traumatico fu, nel 1577, il suo rapimento e la sua incarcerazione nel convento dei Carmelitani dell'Antica Osservanza di Toledo, a seguito di una ingiusta accusa. Il Santo rimase imprigionato per mesi, sottoposto a privazioni e costrizioni fisiche e morali. Qui compose, insieme ad altre poesie, il celebre Cantico spirituale. Finalmente, nella notte tra il 16 e il 17 agosto 1578, riuscì a fuggire in modo avventuroso, riparandosi nel monastero delle Carmelitane Scalze della città. Santa Teresa e i compagni riformati celebrarono con immensa gioia la sua liberazione e, dopo un breve tempo di recupero delle forze, Giovanni fu destinato in Andalusia, dove trascorse dieci anni in vari conventi, specialmente a Granada. Assunse incarichi sempre più importanti nell'Ordine, fino a diventare Vicario Provinciale, e completò la stesura dei suoi trattati spirituali. Tornò poi nella sua terra natale, come membro del governo generale della famiglia religiosa teresiana, che godeva ormai di piena autonomia giuridica. Abitò nel Carmelo di Segovia, svolgendo l'ufficio di superiore di quella comunità. Nel 1591 fu sollevato da ogni responsabilità e destinato alla nuova Provincia religiosa del Messico. Mentre si preparava per il lungo viaggio con altri dieci compagni, si ritirò in un convento solitario vicino a Jaén, dove si ammalò gravemente. Giovanni affrontò con esemplare serenità e pazienza enormi sofferenze. Morì nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 1591, mentre i confratelli recitavano l'Ufficio mattutino. Si congedò da essi dicendo: "Oggi vado a cantare l'Ufficio in cielo". I suoi resti mortali furono traslati a Segovia. Venne beatificato da Clemente X nel 1675 e canonizzato da Benedetto XIII nel 1726.

Giovanni è considerato uno dei più importanti poeti lirici della letteratura spagnola. Le opere maggiori sono quattro: Ascesa al Monte Carmelo, Notte oscura, Cantico spirituale e Fiamma d'amor viva.

Nel Cantico spirituale, san Giovanni presenta il cammino di purificazione dell’anima, e cioè il progressivo possesso gioioso di Dio, finché l’anima perviene a sentire che ama Dio con lo stesso amore con cui è amata da Lui. La Fiamma d'amor viva prosegue in questa prospettiva, descrivendo più in dettaglio lo stato di unione trasformante con Dio. Il paragone utilizzato da Giovanni è sempre quello del fuoco: come il fuoco quanto più arde e consuma il legno, tanto più si fa incandescente fino a diventare fiamma, così lo Spirito Santo, che durante la notte oscura purifica e "pulisce" l'anima, col tempo la illumina e la scalda come se fosse una fiamma. La vita dell'anima è una continua festa dello Spirito Santo, che lascia intravedere la gloria dell'unione con Dio nell'eternità.

L’Ascesa al Monte Carmelo presenta l'itinerario spirituale dal punto di vista della purificazione progressiva dell'anima, necessaria per scalare la vetta della perfezione cristiana, simboleggiata dalla cima del Monte Carmelo. Tale purificazione è proposta come un cammino che l’uomo intraprende, collaborando con l'azione divina, per liberare l'anima da ogni attaccamento o affetto contrario alla volontà di Dio. La purificazione, che per giungere all'unione d’amore con Dio dev’essere totale, inizia da quella della vita dei sensi e prosegue con quella che si ottiene per mezzo delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità, che purificano l'intenzione, la memoria e la volontà. La Notte oscura descrive l'aspetto "passivo", ossia l'intervento di Dio in questo processo di "purificazione" dell'anima. Lo sforzo umano, infatti, è incapace da solo di arrivare fino alle radici profonde delle inclinazioni e delle abitudini cattive della persona: le può solo frenare, ma non sradicarle completamente. Per farlo, è necessaria l’azione speciale di Dio che purifica radicalmente lo spirito e lo dispone all'unione d'amore con Lui. San Giovanni definisce "passiva" tale purificazione, proprio perché, pur accettata dall'anima, è realizzata dall’azione misteriosa dello Spirito Santo che, come fiamma di fuoco, consuma ogni impurità. In questo stato, l’anima è sottoposta ad ogni genere di prove, come se si trovasse in una notte oscura.

Queste indicazioni sulle opere principali del Santo ci aiutano ad avvicinarci ai punti salienti della sua vasta e profonda dottrina mistica, il cui scopo è descrivere un cammino sicuro per giungere alla santità, lo stato di perfezione cui Dio chiama tutti noi. Secondo Giovanni della Croce, tutto quello che esiste, creato da Dio, è buono. Attraverso le creature, noi possiamo pervenire alla scoperta di Colui che in esse ha lasciato una traccia di sé. La fede, comunque, è l’unica fonte donata all'uomo per conoscere Dio così come Egli è in se stesso, come Dio Uno e Trino. Tutto quello che Dio voleva comunicare all'uomo, lo ha detto in Gesù Cristo, la sua Parola fatta carne. Gesù Cristo è l’unica e definitiva via al Padre (cfr Gv 14,6). Qualsiasi cosa creata è nulla in confronto a Dio e nulla vale al di fuori di Lui: di conseguenza, per giungere all'amore perfetto di Dio, ogni altro amore deve conformarsi in Cristo all’amore divino. Da qui deriva l'insistenza di san Giovanni della Croce sulla necessità della purificazione e dello svuotamento interiore per trasformarsi in Dio, che è la meta unica della perfezione. Questa "purificazione" non consiste nella semplice mancanza fisica delle cose o del loro uso; quello che rende l'anima pura e libera, invece, è eliminare ogni dipendenza disordinata dalle cose. Tutto va collocato in Dio come centro e fine della vita. Il lungo e faticoso processo di purificazione esige certo lo sforzo personale, ma il vero protagonista è Dio: tutto quello che l'uomo può fare è "disporsi", essere aperto all'azione divina e non porle ostacoli. Vivendo le virtù teologali, l’uomo si eleva e dà valore al proprio impegno. Il ritmo di crescita della fede, della speranza e della carità va di pari passo con l’opera di purificazione e con la progressiva unione con Dio fino a trasformarsi in Lui. Quando si giunge a questa meta, l'anima si immerge nella stessa vita trinitaria, così che san Giovanni afferma che essa giunge ad amare Dio con il medesimo amore con cui Egli la ama, perché la ama nello Spirito Santo. Ecco perché il Dottore Mistico sostiene che non esiste vera unione d’amore con Dio se non culmina nell’unione trinitaria. In questo stato supremo l'anima santa conosce tutto in Dio e non deve più passare attraverso le creature per arrivare a Lui. L’anima si sente ormai inondata dall'amore divino e si rallegra completamente in esso.

Cari fratelli e sorelle, alla fine rimane la questione: questo santo con la sua alta mistica, con questo arduo cammino verso la cima della perfezione ha da dire qualcosa anche a noi, al cristiano normale che vive nelle circostanze di questa vita di oggi, o è un esempio, un modello solo per poche anime elette che possono realmente intraprendere questa via della purificazione, dell'ascesa mistica? Per trovare la risposta dobbiamo innanzitutto tenere presente che la vita di san Giovanni della Croce non è stata un "volare sulle nuvole mistiche", ma è stata una vita molto dura, molto pratica e concreta, sia da riformatore dell'ordine, dove incontrò tante opposizioni, sia da superiore provinciale, sia nel carcere dei suoi confratelli, dove era esposto a insulti incredibili e a maltrattamenti fisici. E’ stata una vita dura, ma proprio nei mesi passati in carcere egli ha scritto una delle sue opere più belle. E così possiamo capire che il cammino con Cristo, l'andare con Cristo, "la Via", non è un peso aggiunto al già sufficientemente duro fardello della nostra vita, non è qualcosa che renderebbe ancora più pesante questo fardello, ma è una cosa del tutto diversa, è una luce, una forza, che ci aiuta a portare questo fardello. Se un uomo reca in sé un grande amore, questo amore gli dà quasi ali, e sopporta più facilmente tutte le molestie della vita, perché porta in sé questa grande luce; questa è la fede: essere amato da Dio e lasciarsi amare da Dio in Cristo Gesù. Questo lasciarsi amare è la luce che ci aiuta a portare il fardello di ogni giorno. E la santità non è un'opera nostra, molto difficile, ma è proprio questa "apertura": aprire e finestre della nostra anima perché la luce di Dio possa entrare, non dimenticare Dio perché proprio nell'apertura alla sua luce si trova forza, si trova la gioia dei redenti. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a trovare questa santità, lasciarsi amare da Dio, che è la vocazione di noi tutti e la vera redenzione. Grazie.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs,

né en 1542, saint Jean de la Croix est ordonné prêtre dans l’Ordre carmélitain. Il adhère immédiatement au projet de réforme du Carmel entrepris par sainte Thérèse d’Avila, « pour la plus grande gloire de Dieu ». Surnommé le « Docteur mystique ou de la théologie spirituelle », il est l’un des plus importants poètes lyriques espagnols. Ses œuvres sont : La montée du Mont Carmel, La Nuit obscure, Le Cantique spirituel et La Vive Flamme d’amour. Elles proposent un chemin de purification de l’âme par l’action mystérieuse de l’Esprit Saint jusqu’à l’union d’amour avec Dieu. La purification commence par celle des sens et se poursuit avec celle de l’intention, de la mémoire et de la volonté, qui s’obtient par la foi, seule mesure de Dieu, l’espérance pure et la charité qui relève l’âme vers Dieu. C’est Dieu seul qui purifie ! L’homme doit collaborer en se libérant de ce qui est contraire à la volonté de Dieu, et en se disposant à son action avec générosité. Chers frères et sœurs, saint Jean de la Croix, chantre de l’Amour divin, nous exhorte à emprunter résolument le chemin de purification de notre cœur et de notre vie pour rencontrer la lumière du Christ par delà nos obscurités humaines. La sainteté n’est pas le privilège de quelques-uns, elle est la vocation à laquelle chaque chrétien est appelé !

Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier les jeunes et les formateurs du séminaire de Bayonne, accompagnés de leur Évêque, Monseigneur Marc Aillet ! Recueillant le message de saint Jean de la Croix, je vous invite à approfondir votre vie chrétienne et à expérimenter les vertus théologales, source d’une vraie transformation de vos vies et d’une progressive union avec Dieu. Avec ma Bénédiction !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters in Christ,

In today’s catechesis, we discuss the sixteenth-century Spanish Carmelite mystic, Saint John of the Cross. John was born into a poor family. As a young man he entered the Carmelites and was ordained priest. Soon afterwards, he met Teresa of Avila in what was a decisive encounter for them both, as they discerned plans for reforming the Carmelite Order. He became confessor at Teresa’s monastery, and together they developed a rich articulation of the workings of the Lord upon the soul in the spiritual life. Despite persecution and misunderstanding from within his own Order, John produced some of the most illuminating and insightful treatises in all of Western spirituality. His four major writings are The Ascent of Mount Carmel, The Dark Night of the Soul, The Spiritual Canticle, and The Living Flame of Love. One of the themes much developed by John was that of the purification of the soul: by means of created things, we can discover traces of the living God in this world. Faith, however, is the unique means by which we can come to know God as he is in himself. The demanding process of purification, at times active and at others passive, requires our determined effort, but it is God who is the real centre; all man can do is dispose himself and humble himself before the loving work of God in the soul. In this sense, John is for us a model of humble dedication and of faithful perseverance on the road to spiritual maturity.

I extend a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those students from Saint Benedict’s School, Saint Aloysius College, Saint Patrick’s Grammar School, and students and parishioners from the United States. Upon you all, I invoke God’s blessings of joy and peace!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Der heilige Johannes vom Kreuz ist neben Theresia von Ávila, über die ich vor zwei Wochen gesprochen habe, die zweite große Gestalt der Reform des Karmelordens. Johannes wurde 1542 in Fontiveros bei Ávila geboren. Nach einer schwierigen Jugend trat er mit 21 Jahren bei den Karmeliten in Medina del Campo ein und wurde zum Studium an die Universität von Salamanca geschickt. Kurz nach seiner Priesterweihe 1567 kam es zur entscheidenden Begegnung mit Theresia von Ávila. Fasziniert von den Ideen dieser Heiligen, widmete er von da an sein ganzes Leben der Erneuerung des Karmels. Er nahm den Beinamen »vom Kreuz« an und gründete in Duruelo das erste Reformkloster für den männlichen Zweig des Ordens. Sein Einsatz brachte ihm heftigen Widerstand ein, er mußte sogar eine monatelange schwere Kerkerhaft im Karmel von Toledo erdulden, aus der er sich schließlich durch eine abenteuerliche Flucht befreien konnte. Johannes starb 1591 in Úbeda, wurde 1726 heiliggesprochen und 1926 von Papst Pius XI. zum Kirchenlehrer erhoben. Durch seine poetischen Schriften gilt Johannes vom Kreuz als ein Klassiker der spanischen Literatur und Mystik. In seinen vier Hauptwerken – Aufstieg auf den Berg Karmel, Die Dunkle Nacht, Der Geistliche Gesang und Die lebendige Flamme der Liebe – beschreibt er den geistlichen Weg des Menschen hin zur mystischen Vereinigung mit dem dreifaltigen Gott. Die Seele vollzieht durch die drei göttlichen Tugenden Glauben, Hoffnung und Liebe einen Prozeß der Reinigung. Aber es ist nicht eigentlich der Mensch, der sich heilig macht: Der Mensch muß offen sein, darf sich Gott nicht entgegensetzen, doch das Eigentliche der Heiligkeit kommt davon, daß Gottes Licht in uns hereinleuchtet, uns umwandelt und uns frei macht. Insofern ist es nicht ein Weg großer asketischer Anstrengungen, sondern ein Weg, der Gott Raum läßt und damit uns sagt, was eigentlich Heiligkeit ist. Heiligkeit ist das Offensein: sich von Gott lieben lassen, sich ihm aussetzen und so sich von ihm umformen und reinigen lassen. Es ist nicht Last des Herumwerkelns, sondern Freude des Beschenktseins von Gottes Liebe, der uns hilft, das andere, das Mühsame unseres Lebens zu ertragen und recht zu bewältigen.

Sehr herzlich heiße ich alle Brüder und Schwestern deutscher Sprache willkommen, besonders die Pilger aus der Diözese Eisenstadt in Begleitung von Bischof Ägidius Zsifkovics. Der heilige Johannes vom Kreuz lädt uns ein, unser ganzes Dasein mit allen Freuden und Mühsalen im Licht des Herrn zu sehen und mit ihm den Aufstieg zum wahren Leben in Gott zu wagen. Lassen wir uns also von der Liebe Christi formen, damit Er in uns und durch uns wirkt. Die Heiligkeit ist kein Privileg weniger, sondern Berufung und Geschenk eines jeden Christen. Gottes Gnade führe euch auf allen euren Wegen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

San Juan de la Cruz, nacido en una familia pobre, ingresó como carmelita en Medina del Campo, siendo ordenado sacerdote al terminar sus estudios en la Universidad de Salamanca. Colaboró estrechamente con santa Teresa de Jesús en la reforma del Carmelo, lo que le supuso muchos sufrimientos, llegando incluso a ser encarcelado. Mientras se preparaba para ir a México, enfermó gravemente y murió, dando un ejemplo de serenidad y paciencia en medio de sus dolores. En sus libros, como "Subida del Monte Carmelo", "Noche Oscura", "Cántico Espiritual" o "Llama de amor viva", de gran profundidad mística, nos propone un itinerario espiritual para alcanzar la santidad. Para llegar a la unión de amor con Dios hay que purificarse de todo afecto desordenado. Pero este proceso, aunque exige la colaboración del hombre, es obra de Dios, ya que el ser humano por sus propias fuerzas es incapaz de realizarlo. En cambio, mediante la fe, esperanza y caridad, se dispone a la acción de Dios, amándolo con el mismo amor con que Él lo ama.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española. En particular, a las Esclavas del Sagrado Corazón de Jesús, así como a los peregrinos de España, México y otros países latinoamericanos. Siguiendo las enseñanzas de san Juan de la Cruz, os exhorto a que recorráis el camino hacia la santidad, a la que el Señor os ha llamado con el bautismo, abriendo vuestro corazón al amor de Dios y dejándoos transformar y purificar por su gracia. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Há duas semanas apresentei a figura da grande mística espanhola Teresa de Jesus; hoje gostaria de falar de São João da Cruz, reformador junto com ela da Ordem Carmelita. Nasceu em uma família pobre, tendo ficado órfão de pai ainda jovem. Devido às suas qualidades humanas e resultados no estudo, foi admitido no Colégio dos Jesuítas em Medina do Campo. Terminada a sua formação, decidiu fazer-se Carmelita. Após ter sido ordenado sacerdote, conheceu Santa Teresa, a qual lhe expôs o plano reformador para a sua ordem religiosa, que daria origem aos Carmelitas Descalços. Contudo, a sua adesão à reforma, devido a injustiças e incompreensões, causou-lhe muito sofrimento. Por fim, depois de fazer parte do governo geral da família teresiana, morreu em 1591, dizendo aos seus confrades que recitavam o Ofício Matutino: "Hoje vou cantar o Ofício no céu". Suas principais obras, nas quais apresenta a sua profunda doutrina mística, são: Subida ao Monte Carmelo; Noite Escura; Cântico Espiritual e Chama viva de Amor.

Amados peregrinos de língua portuguesa: a todos saúdo cordialmente e recordo, com São João da Cruz, que a santidade não é privilégio de poucos, mas vocação a qual todo cristão é chamado. Por isso, exorto-vos a entrardes de modo sempre mais decidido no caminho de purificação do coração e da vida, para irdes ao encontro de Cristo. Somente nele jaz a verdadeira felicidade. Ide em paz!



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Saluto in lingua polacca

Z serdecznym pozdrowieniem zwracam się do Polaków. Św. Jan od Krzyża uczy, że nasze życie jest drogą ku spotkaniu z Chrystusem. Wszystkie nasze radości i troski, całe nasze istnienie powinniśmy widzieć w Jego świetle, otwierając serce na działanie Jego łaski, abyśmy byli coraz bardziej z Nim zjednoczeni. Świętość nie jest przywilejem nielicznych, ale powołaniem każdego chrześcijanina. Na tej drodze niech Bóg wam błogosławi.

[Con un cordiale saluto mi rivolgo ai polacchi. San Giovanni della Croce insegna che tutta la nostra vita è un cammino verso l’incontro con Cristo. Dobbiamo vedere nella sua luce tutte le nostre gioie e preoccupazioni, tutta la nostra esistenza, aprendo i cuori all’azione della sua grazia, affinché siamo sempre più uniti a Lui. La santità non è privilegio di pochi, ma è la vocazione di ogni cristiano. In questo cammino Dio vi benedica.]


○ Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám skupinu kněží a mladých ministrantů z Prahy a okolí, kteří na své pouti do Říma prosí Pána o nová kněžská povolání. Rád žehnám vám i vašim drahým! Chvála Kristu!

[Un cordiale benvenuto al gruppo di Sacerdoti e di giovani ministranti, di Praga e dintorni, che sono venuti in pellegrinaggio a Roma a pregare il Signore per le nuove vocazioni sacerdotali! Volentieri benedico voi e i vostri cari! Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al Capitolo generale dei Chierici Mariani dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, augurando di continuare con generosità il servizio a Cristo e alla Chiesa, seguendo fedelmente la via tracciata dal venerato Fondatore. Saluto con affetto le Missionarie della Carità e le ringrazio per la gioiosa testimonianza cristiana che rendono nei diversi Continenti, sulle orme della loro indimenticabile Fondatrice la beata Teresa di Calcutta. Saluto i coordinatori regionali dell’Apostolato del mare, in occasione del convegno promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e li incoraggio a individuare adeguate risposte pastorali ai problemi dei marittimi e delle loro famiglie. Saluto i rappresentanti della Banca di Viterbo Credito Cooperativo ed auspico che il centenario di fondazione dell’Istituto susciti sempre maggiore impegno a servizio degli autentici bisogni sociali.

Il mio pensiero va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Voi, cari giovani, fate spazio nel vostro cuore a Gesù e diffondete la sua gioia e la sua pace. Voi, cari malati, offrite al Signore i vostri momenti di prova perché si aprano le porte dei cuori all'annuncio del Vangelo. E voi, cari sposi novelli, siate sempre testimoni dell'amore di Cristo, che vi ha chiamati a realizzare un comune progetto di vita.

17/02/2011 15:59
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza:

S.E. il Signor Dmitrij Anatolievic Medvedev, Presidente della Federazione Russa, con la Consorte, e Seguito.

Em.mo Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.











COMUNICATO DELLA SALA STAMPA: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE RUSSA



Oggi, 17 febbraio 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Sua Eccellenza il Sig. Dmitrij Medvedev, Presidente della Federazione Russa. Successivamente, insieme al Ministro degli Affari Esteri Sua Eccellenza Sig. Sergey Lavrov, il Presidente ha incontrato Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Nel corso dei cordiali colloqui ci si è compiaciuti per i buoni rapporti bilaterali e si è sottolineata la volontà di rafforzarli, anche in seguito all’allacciamento dei pieni Rapporti diplomatici. Si è riconosciuta l’ampia collaborazione tra la Santa Sede e la Federazione Russa sia nella promozione degli specifici valori umani e cristiani, sia in ambito culturale e sociale. Successivamente si è rilevato il contributo positivo che il dialogo interreligioso può offrire alla società. Infine, ci si è soffermati sulla situazione internazionale, con particolare riferimento al Medio Oriente.

18/02/2011 15:54
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. Patricio A. Buzon, S.D.B., Vescovo di Kabankalan;
S.E. Mons. Jose F. Advincula, Vescovo di San Carlos;
S.E. Mons. Jose Romeo O. Lazo, Vescovo di San Jose de Antique;
S.E. Mons. Gilbert A. Garcera, Vescovo di Daet;
S.E. Mons. Joel Z. Baylon, Vescovo di Legazpi;
S.E. Mons. Jose R. Rojas, Vescovo di Libmanan.

Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:
Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.










RINUNCE E NOMINE





NOMINA DEL VESCOVO DI YOLA (NIGERIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Yola (Nigeria) il Rev.do Stephen Dami Mamza, del clero di Maiduguri, attualmente in Irlanda per un corso di studi sullo sviluppo umano.

Rev.do Stephen Dami Mamza
Il Rev.do Stephen Dami Mamza è nato il 30 novembre 1969 a Bazza, Adamawa State, nella diocesi di Maiduguri. Dopo le scuole primarie svolte alla Ldaba Primary School in Bazza (1976-1982) e le scuole secondarie al Seminario Minore St. Peter di Yola (1983-1988), ha proseguito gli studi di Filosofia al Seminario Maggiore di Makurdi (1988-1991) e quelli di Teologia al Seminario Maggiore St. Augustine, Jos (1991-1995).
È stato ordinato sacerdote il 13 aprile 1996, per la diocesi di Maiduguri.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1996-1997: Vicario parrocchiale a Maiduguri; 1997-2003: Direttore diocesano delle Vocazioni; 1997-1999: Parroco delle parrocchie di Michika e Yaffa; 1999-2005: Parroco a St. Andrew Parish, Mubi; 2005-2009: Parroco delle parrocchie di St. Timothy e St. Rita in Maiduguri e Coordinatore diocesano della Commissione Giustizia, Pace e Sviluppo.
Dal 2009 si trova in Irlanda dove frequenta il Kimmage Development Study Centre, Holy Ghost College, a Dublino, per ottenere un Master’s Degree sullo sviluppo umano.
È stato anche Membro del Collegio dei Consultori e Direttore diocesano dei progetti.



NOMINA DI AUSILIARE DI PORTO (PORTOGALLO)

Il Papa ha nominato Ausiliare della diocesi di Porto (Portogallo) il Rev.do Can. Pio Gonçalo Alves de Sousa, finora Decano del Capitolo della Cattedrale di Braga, assegnandogli la sede titolare vescovile di Acque Flavie.

Rev.do Can. Pio Gonçalo Alves de Sousa
Il Rev.do Canonico Pio Gonçalo Alves de Sousa è nato il 20 aprile 1945 nella città di Lanheses, diocesi di Viana do Castelo.
Dopo aver frequentato il Seminario Conciliare di Braga ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 15 agosto 1968 ed è stato incardinato nel clero dell’arcidiocesi di Braga.
Nel corso del suo ministero sacerdotale ha svolto gli incarichi seguenti: Vicario Parrocchiale a Creixomil (1968); Vicario episcopale per l’Educazione della Fede (1985); Canonico della cattedrale (1987); Docente di Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Università Cattolica di Braga (1987); Direttore dell’Ufficio per le attività culturali di Braga (1989-1997); Direttore della Facoltà Teologica di Braga (1992-1996); Vice Rettore dell’Università Cattolica del Portogallo (1994-2000); Decano del Capitolo della Cattedrale di Braga (dal 2003) e Presidente del Centro Regionale di Braga dell’Università Cattolica Portoghese (dal 2007).
















VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLE FILIPPINE (II GRUPPO)

Alle ore 11.45 di oggi, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai Vescovi presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

My dear Brother Bishops,

I am pleased to receive you today on the occasion of your ad Limina visit, and I offer my sincere good wishes and prayers for yourselves and for all those entrusted to your pastoral care. Your presence at the tombs of the Apostles Peter and Paul strengthens the profound unity that already exists between the Church in the Philippines and the Holy See. As the deep links which Catholics enjoy with the Successor of Peter have always been a significant characteristic of faith in your country, I pray that this communion will continue to grow and flourish as you consider the present challenges of your apostolate.

While the Philippines continues to face many challenges in the area of economic development, we must recognize that these obstacles to a life of happiness and fulfilment are not the only stumbling blocks that must be addressed by the Church. Filipino culture is also confronted with the more subtle questions inherent to the secularism, materialism, and consumerism of our times. When self-sufficiency and freedom are severed from their dependence upon and completion in God, the human person creates for himself a false destiny and loses sight of the eternal joy for which he has been made. The path to rediscovering humanity’s true destiny can only be found in the re-establishment of the priority of God in the heart and mind of every person.

Above all, to keep God at the center of the life of the faithful, the preaching of you and your clergy must be personal in its focus so that each Catholic will grasp in his or her innermost depths the life-transforming fact that God exists, that he loves us, and that in Christ he answers the deepest questions of our lives. Your great task in evangelization is therefore to propose a personal relationship with Christ as key to complete fulfilment. In this context, the second Plenary Council of the Philippines continues to have beneficial effects, the result being that many dioceses have formed pastoral programs focused on conveying the good news of salvation. At the same time, it must be recognized that new initiatives in evangelization will only be fruitful if, by the grace of God, those proposing them are people who truly believe and live the message of the Gospel themselves.

This is surely one of the reasons why basic ecclesial communities have had such a positive impact throughout the country. When formed and guided by people whose motivating force is the love of Christ, these communities have proven themselves to be worthy tools of evangelization as they work in conjunction with local parishes. Similarly, the Church in the Philippines is fortunate to have a number of lay organizations which continue to draw people to the Lord. In order to confront the questions of our times, the laity need to hear the Gospel message in its fullness, to understand its implications for their personal lives and for society in general, and thus be constantly converted to the Lord. I therefore urge you to take special care in shepherding such groups, so that the primacy of God may remain in the forefront.

This primacy is of particular importance when it comes to the evangelization of youth. I am happy to note that, in your country, the faith plays a very important role in the lives of many young people, a fact that is due in large part to the patient work of the local Church to reach out to the youth at all levels. I encourage you to continue to remind young people that the glamour of this world will not satisfy their natural desire for happiness. Only true friendship with God will break the bonds of loneliness from which our fragile humanity suffers and will establish a true and lasting communion with others, a spiritual bond that will readily prompt within us the wish to serve the needs of those we love in Christ. Care must also be given to showing young people the importance of the sacraments as instruments of God's grace and assistance. This is particularly true of the sacrament of matrimony, which sanctifies married life from its very beginning, so that God's presence may sustain young couples in their struggles.

The pastoral care of young people which aims to establish the primacy of God in their hearts, tends inherently to result not only in vocations to Christian marriage but also in plentiful callings of all kinds. I am pleased to note the success of local initiatives in fostering numerous vocations to the priesthood and the religious life. However, the need for ever more dedicated servants of Christ both at home and abroad is still pressing. From your quinquennial reports, it appears that in many dioceses the number of priests and the corresponding number of parishes is not yet sufficient to meet the spiritual needs of the large and growing Catholic population. With you, I therefore pray that young Filipinos who feel called to the priesthood and the religious life will respond generously to the promptings of the Spirit. May the Church’s mission of evangelization be sustained by the wonderful gifts which the Lord offers to those whom he calls! In your turn, as Pastors you will wish to offer these young vocations a well-developed and carefully applied plan of integral formation so that their initial inclination towards a life of service to Christ and his faithful may come to full spiritual and human maturity.

Dear brothers in the episcopate, with these thoughts I assure you of my prayers and commend you to the intercession of Saint Lorenzo Ruiz. May his example of steadfast faithfulness to Christ be an encouragement to you in your apostolic labors. To you, to the clergy and religious, and to all the faithful entrusted to your care, I cordially impart my Apostolic Blessing as a pledge of grace and peace.






Il Papa ai Vescovi delle Filippine in visita ad limina apostolorum

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 18 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito il testo del discorso che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questo venerdì mattina ricevendo in udienza i Vescovi delle Filippine, a Roma in visita ad limina apostolorum.

* * *

Cari Fratelli Vescovi,

Sono lieto di ricevervi oggi, in occasione della vostra visita ad Limina, e vi offro i miei sinceri e buoni auspici e le mie preghiere per voi e per tutti coloro che sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale. La vostra presenza presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo rafforza la profonda unità già esistente tra la Chiesa nelle Filippine e la Santa Sede. Poiché i profondi legami tra i cattolici e il Successore di Pietro sono sempre stati una caratteristica importante della fede nel vostro Paese, prego affinché questa comunione continui a crescere e a prosperare mentre affrontate le sfide presenti del vostro apostolato.

Mentre le Filippine continuano ad affrontare molte sfide nell’ambito dello sviluppo economico, dobbiamo riconoscere che questi ostacoli a una vita di gioia e di realizzazione non sono gli unici sassi d’inciampo che la Chiesa deve fronteggiare. La cultura filippina deve anche confrontarsi con le questioni più complesse relative al secolarismo, al materialismo e al consumismo dei nostri tempi. Quando l’autosufficienza e la libertà vengono separate dalla loro dipendenza da Dio e dal loro compimento in Lui, la persona umana crea per se stessa un falso destino e perde di vista la gioia eterna per la quale è stata creata. Il cammino verso la riscoperta del destino autentico dell’umanità può essere trovato solo ristabilendo la priorità di Dio nel cuore e nella mente di ogni persona.

Soprattutto, per mantenere Dio al centro della vita dei fedeli, la vostra predicazione e quella del vostro clero devono essere mirate, affinché ogni cattolico comprenda nel profondo il fatto, capace di trasformare la vita, che Dio esiste, che ci ama e che in Cristo risponde alle domande più profonde della nostra vita. Il vostro grande compito nell’evangelizzazione è quindi di proporre un rapporto personale con Cristo come chiave per la completa realizzazione. In questo contesto, il secondo Concilio Plenario delle Filippine continua ad avere effetti benefici, facendo sì che molte diocesi abbiano realizzato programmi pastorali incentrati sulla trasmissione della buona novella della salvezza. Allo stesso tempo, occorre riconoscere che le nuove iniziative nell’ambito dell’evangelizzazione saranno feconde solo se, per grazia di Dio, coloro che le propongono sono persone che credono veramente nel messaggio del Vangelo e lo vivono personalmente.

Questo è certamente uno dei motivi per cui le comunità ecclesiali di base hanno avuto un impatto tanto positivo in tutto il Paese. Laddove sono state costituite e guidate da persone motivate dalla forza dell’amore di Cristo, tali comunità si sono dimostrate degni strumenti di evangelizzazione operando insieme alle parrocchie locali. In modo analogo, la Chiesa nelle Filippine è fortunata ad avere numerose organizzazioni laiche che continuano ad attirare persone verso il Signore. Al fine di rispondere alle domande del nostro tempo, i laici devono ascoltare il messaggio del Vangelo nella sua pienezza, comprenderne le implicazioni per la loro vita personale e per la società in generale, e quindi essere costantemente convertiti al Signore. Vi esorto, pertanto, ad avere particolare cura nel guidare tali gruppi, affinché il primato di Dio possa rimanere in primo piano.

Questo primato è particolarmente importante quando si tratta di evangelizzare i giovani. Sono lieto di constatare che nel vostro Paese la fede svolge un ruolo molto importante nella vita di molti giovani, fatto dovuto in larga parte al paziente lavoro della Chiesa locale per avvicinarsi ai giovani a tutti i livelli. Vi incoraggio a continuare a ricordare ai giovani che le seduzioni di questo mondo non soddisferanno il loro desiderio naturale di felicità. Solo la vera amicizia con Dio spezzerà le catene della solitudine della quale soffre la nostra fragile umanità e creerà una comunione autentica e duratura con gli altri, un legame spirituale che prontamente susciterà in noi il desiderio di servire i bisogni di coloro che amiamo in Cristo. Occorre anche preoccuparsi di mostrare ai giovani l’importanza dei sacramenti come strumenti della grazia e dell’aiuto di Dio. Ciò vale in modo particolare per il sacramento del matrimonio, che santifica la vita coniugale sin dai suoi inizi, affinché la presenza di Dio possa sostenere le giovani coppie nelle loro difficoltà.

La cura pastorale dei giovani volta a stabilire il primato di Dio nel loro cuore tende, per sua natura, a produrre non solo vocazioni al matrimonio cristiano, ma anche numerose altre chiamate. Sono lieto di constatare il successo di iniziative locali atte a promuovere numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Tuttavia, il bisogno di servitori di Cristo sempre più impegnati sia in patria sia all’estero è ancora pressante. Dai vostri resoconti quinquennali emerge che in molte diocesi il numero di sacerdoti e il corrispondente numero di parrocchie non sono ancora sufficienti a rispondere ai bisogni spirituali della grande e crescente popolazione cattolica. Insieme a voi, dunque, prego affinché i giovani filippini che si sentono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa rispondano con generosità ai suggerimenti dello Spirito. Possa la missione evangelizzatrice della Chiesa essere sostenuta dai meravigliosi doni che il Signore offre a coloro che chiama! Da parte vostra, come Pastori desidererete offrire a queste giovani vocazioni un piano di formazione integrale ben sviluppato e attentamente applicato, di modo che la loro inclinazione iniziale verso una vita di servizio a Cristo e ai suoi fedeli possa giungere a una piena maturazione spirituale e umana.

Cari Fratelli nell’Episcopato, con queste riflessioni vi assicuro delle mie preghiere e vi affido all’intercessione di san Lorenzo Ruiz. Possa il suo esempio d’incrollabile fedeltà a Cristo essere per voi un incoraggiamento nel vostro impegno apostolico. A voi, al clero e ai religiosi e a tutti i fedeli affidati alle vostre cure imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica come pegno di grazia e pace.

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]

19/02/2011 16:07
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LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":
Monsignor Claro M. Caluya, Amministratore diocesano di Masbate;
S.E. Mons. Arturo M. Bastes, S.V.D., Vescovo di Sorsogon;
S.E. Mons. Manolo A. de los Santos, Vescovo di Virac;
S.E. Mons. Pedro D. Arigo, Vescovo tit. di Mactaris, Vicario Apostolico di Puerto Princesa;
S.E. Mons. Edgardo S. Juanich, Vescovo tit. di Ausuaga, Vicario Apostolico di Taytay;
S.E. Mons. Leopoldo S. Tumulak, Ordinario Militare.

Comunità del Pontificio Collegio Filippino in Roma, in occasione del 50° anniversario di istituzione.

Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:
Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.







RINUNCE E NOMINE

NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO NELLA FEDERAZIONE RUSSA

Il Papa ha nominato Nunzio Apostolico nella Federazione Russa S.E. Mons. Ivan Jurkovič, Arcivescovo titolare di Corbavia, finora Nunzio Apostolico in Ucraina.



NOMINA DEL VESCOVO AUSILIARE DI RÍO GALLEGOS (ARGENTINA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di Río Gallegos Mons. Miguel Ángel D’Annibale, finora Vicario Generale della diocesi di San Isidro, assegnandogli la sede titolare di Nasai.

Rev.do Mons. Miguel Ángel D’Annibale
Il Rev.do Mons. Miguel Ángel D’Annibale è nato a Buenos Aires il 27 marzo 1959. Entrato nel Seminario di San Isidro, è stato ordinato sacerdote il 6 dicembre 1985. Nel 1995 ha ottenuto la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Cattolica di Buenos Aires.
Nominato nel 1986 Vicario parrocchiale di Nuestra Señora del Carmen in Benavides, nel 1989 ha assunto l’ufficio di Cancelliere e Segretario generale della diocesi di San Isidro.
Ha ricoperto poi i seguenti incarichi: Prefetto del Seminario diocesano (1990); Vicario parrocchiale della Cattedrale di San Isidro (1994); Notaio del Tribunale diocesano (1996).
Ha collaborato inoltre in varie cappelle nella zona del Delta (località di Tigre) ed è stato Amministratore parrocchiale in Santa Rita, in Nuestra Señora de Carupá, nel Niño Jesús de Praga ed in San Juan Bautista. Dal 1994 al 2001 è stato Assistente dell’Equipe diocesana di Comunicazione Sociale.
Attualmente era incaricato dell’Equipe diocesana di Liturgia (dal 1999); Vicario Generale di San Isidro (dal 2001) e membro della Commissione per la formazione permanente del clero.
Inoltre è Presidente della Società Argentina di Liturgia (S.A.L.), professore di Liturgia e Catechesi in Scuole e Centri di Formazione liturgica e presso l’ITEPAL (CELAM-Bogotá), dove collabora nella redazione di Manuali di Liturgia.








RINUNCE E NOMINE (CONTINUAZIONE)

NOMINA DEL VESCOVO DI EBEBIYIN (GUINEA EQUATORIALE)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Ebebiyin (Guinea Equatoriale) il Rev.do Juan Nsue Edjang Mayé, finora Parroco delle Parrocchie di Nostra Signora del Carmen e di Maria Ausiliatrice nell’Isola di Bioko.

Rev.do Juan Nsue Edjang Mayé
Il Rev.do Juan Nsue Edjang Mayé è nato a Mikomeseng-Kie Ntem il 9 novembre 1957.
Ordinato sacerdote il 25 marzo 1995 e incardinato nell’arcidiocesi di Malabo, è stato Parroco della Cattedrale di Malabo, Economo della medesima arcidiocesi, Direttore spirituale e formatore nel Seminario interdiocesano La Purísima di Bata.
Ha completato gli studi di teologia in Spagna, conseguendo la Licenza in Storia della Chiesa nella Facoltà di Teologia di Toledo.
Attualmente è Parroco delle Parrocchie di Nuestra Señora del Carmen e María Auxiliadora nell’Isola di Bioko.
Oltre le lingue locali della Guinea Equatoriale, conosce lo spagnolo e il francese.














UDIENZA ALLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO COLLEGIO FILIPPINO IN ROMA

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza la Comunità del Pontificio Collegio Filippino in Roma, in occasione del 50° anniversario di istituzione.
Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa rivolge ai presenti:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Your Eminence,
Dear Brother Bishops and Priests,

I am pleased to greet you, the students and faculty of the Pontifical Filipino College in this year marking the fiftieth anniversary of its establishment by my predecessor Blessed John XXIII. I join you in giving thanks to God for all your College has contributed to the life of your fellow Filipinos both at home and abroad over the course of the last five decades.

As a house of formation located here, by the tombs of the great Apostles Peter and Paul, the Filipino College has fulfilled the mission entrusted to it in a variety of ways. Its first and most important task remains to assist students in their formation in the sacred sciences. This the College has accomplished well, as hundreds of priests have returned home with advanced degrees obtained from the various Pontifical universities and institutions in the city, and have gone on to serve the Church throughout the world, some of them with great distinction. Let me encourage you, the present generation of students at the College, to grow in faith, to strive for excellence in your studies, and to grasp every opportunity afforded you to attain spiritual and theological maturity, so that you will be equipped, trained, and stout-hearted for whatever awaits you in the future.

As you know, a complete priestly formation includes not only the academic: over and above the intellectual component offered to them here, the students of the Filipino College are also formed spiritually through the Church of Rome’s living history and the shining example of her martyrs, whose sacrifice configures them perfectly to the person of Jesus Christ himself. I am confident that each of you will be inspired by their union with the mystery of Christ and embrace the Lord's call to holiness which demands from you as priests nothing less than the complete gift of your lives and labors to God. Doing so in the company of other young priests and seminarians gathered here from throughout the world, you will return home, like those before you, with a grateful and permanent sense of the Church of Rome’s history, of her roots in the paschal mystery of Christ, and of her wonderful universality.

While you are in Rome, pastoral necessity should not be overlooked and so it is right, even for priests in studies, to consider the needs of those around them, including the members of the Filipino community living in Rome and its environs. In doing so, let the use of your time always strike a healthy balance between local pastoral concerns and the academic requirements of your stay here, to the benefit of all.

Finally, do not forget the affection of the Pope for you and for your homeland. I urge you all to return to the Philippines with an unshakeable affection of your own for the Successor of Peter and with the desire to strengthen and maintain the communion which binds the Church in charity around him. In this way, having completed your studies, you will surely be a leaven of the Gospel in the life of your beloved nation.

Invoking the intercession of Our Lady of Peace and Good Voyage, and as a pledge of grace and peace in the Lord, I willingly impart to all of you my Apostolic Blessing.

20/02/2011 15:50
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

In questa settima domenica del Tempo Ordinario, le letture bibliche ci parlano della volontà di Dio di rendere partecipi gli uomini della sua vita: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo» - si legge nel Libro del Levitico (19,1). Con queste parole, e i precetti che ne conseguono, il Signore invitava il popolo che si era scelto ad essere fedele all’alleanza con Lui camminando sulle sue vie e fondava la legislazione sociale sul comandamento «amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lv 19,18). Se ascoltiamo, poi, Gesù, nel quale Dio ha assunto un corpo mortale per farsi prossimo di ogni uomo e rivelare il suo amore infinito per noi, ritroviamo quella stessa chiamata, quello stesso audace obiettivo. Dice, infatti, il Signore: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Ma chi potrebbe diventare perfetto? La nostra perfezione è vivere con umiltà come figli di Dio compiendo concretamente la sua volontà. San Cipriano scriveva che «alla paternità di Dio deve corrispondere un comportamento da figli di Dio, perché Dio sia glorificato e lodato dalla buona condotta dell’uomo» (De zelo et livore, 15: CCL 3a, 83).

In che modo possiamo imitare Gesù? Gesù stesso dice: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,44-45). Chi accoglie il Signore nella propria vita e lo ama con tutto il cuore è capace di un nuovo inizio. Riesce a compiere la volontà di Dio: realizzare una nuova forma di esistenza animata dall’amore e destinata all’eternità. L’apostolo Paolo aggiunge: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1 Cor 3,16). Se siamo veramente consapevoli di questa realtà, e la nostra vita ne viene profondamente plasmata, allora la nostra testimonianza diventa chiara, eloquente ed efficace. Un autore medievale ha scritto: «Quando l’intero essere dell’uomo si è, per così dire, mescolato all’amore di Dio, allora lo splendore della sua anima si riflette anche nell’aspetto esteriore» (GIOVANNI CLIMACO, Scala Paradisi, XXX: PG 88, 1157 B), nella totalità della vita. «Grande cosa è l’amore – leggiamo nel libro dell’Imitazione di Cristo –, un bene che rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente ogni cosa difficile. L’amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché di terreno. Nasce da Dio e soltanto in Dio può trovare riposo» (III, V, 3).

Cari amici, dopodomani, 22 febbraio, celebreremo la festa della Cattedra di San Pietro. A lui, primo degli Apostoli, Cristo ha affidato il compito di Maestro e di Pastore per la guida spirituale del Popolo di Dio, affinché esso possa innalzarsi fino al Cielo. Esorto, pertanto, tutti i Pastori ad «assimilare quel "nuovo stile di vita" che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli» (Lettera Indizione Anno Sacerdotale). Invochiamo la Vergine Maria, Madre di Dio e della Chiesa, affinché ci insegni ad amarci gli uni gli altri e ad accoglierci come fratelli, figli dello stesso Padre celeste.



DOPO L’ANGELUS

Je salue cordialement les pèlerins francophones et particulièrement les élèves de troisième du collège Charles-Péguy de Bobigny. Chers amis, les lectures de ce dimanche nous orientent vers la joie de la réconciliation. Le Seigneur nous invite à poser résolument des actes concrets de pardon : cet amour effectif du prochain est capable de changer l’ordre du monde en refusant sa fausse sagesse et les idoles qu’il nous propose. Que l’Esprit Saint qui habite en nous soit source de discernement, de force et de générosité pour témoigner de la vérité de l’Evangile dans notre vie quotidienne ! Je souhaite à tous un bon séjour !

I offer heartfelt greetings to all the English-speaking visitors present at today’s Angelus! In particular I greet the young singers from the Cardinal Vaughan Memorial School in London. The Cardinal’s motto, "Amare et Servire", is a beautiful expression of the Christian way of life. We are all called to love unconditionally, as today’s Gospel reminds us, and to place ourselves generously at the service of our neighbour. Upon everyone here today, and upon your families and loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings.

Mit Freude heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher willkommen. Im heutigen Evangelium sagt der Herr seinen Jüngern: „Liebt eure Feinde und betet für die, die euch verfolgen" (Mt 5,44). So werden wir zu Söhnen des himmlischen Vaters und machen ihn für die Menschen sichtbar: durch unsere Großherzigkeit, die in ihrem Maß über das normalerweise Erfahrene hinausgeht, und durch jene reine Aufrichtigkeit, die den Blick für Gott öffnet. Der Herr will, daß wir der sich verschenkenden Liebe nichts in den Weg stellen. Er hat uns selbst ein Beispiel gegeben, weil er die Seinen mit einer äußersten Liebe geliebt hat, die grenzenlos war und bis zum äußersten ging und geht. In dieser Liebe möge er uns alle stärken, euch und eure Familien mit seiner Gnade erfüllen.

Saludo a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, en particular a los fieles de la Parroquia de Santa Eulalia, de Murcia. La liturgia nos invita hoy a la plenitud de la vida cristiana y a la perfección de la caridad, mediante el perdón de los enemigos y la oración por los perseguidores, fuente de la reconciliación duradera. Un mensaje oportuno también para el pueblo colombiano, al que deseo hacer llegar mi cercanía y afecto con motivo de las diferentes iniciativas que se están llevan a cabo para conmemorar que, hace veinticinco años, mi venerado predecesor, el Papa Juan Pablo II, se puso en marcha "con la paz de Cristo, por los caminos de Colombia". Que Santa María la Virgen, Madre del Amor hermoso, acompañe los esfuerzos que en aquella querida Nación latinoamericana, y en otras partes del mundo, se realizan para promover la fraternidad y la concordia entre todas las personas sin excepción alguna. Feliz domingo.

Pozdrawiam serdecznie Polaków, uczestników modlitwy „Anioł Pański". W dzisiejszej Ewangelii Chrystus przypomina: „Miłujcie waszych nieprzyjaciół" (Mt 5, 44). W obliczu zła, prześladowań, niesprawiedliwości, strzeżmy się chęci odwetu, zemsty i nienawiści, módlmy się za prześladowców. Zło dobrem zwyciężajmy (por. Rz 12, 21). Wszystkie przeciwności zawierzmy Bogu, by zyskać wolność i duchowy pokój. Niech Bóg wam błogosławi.

[Saluto cordialmente i Polacchi partecipanti alla preghiera dell’Angelus. Nel Vangelo odierno il Cristo ci fa ricordare: "Amate i vostri nemici" (Mt 5,44). Quando si soffre per il male, la persecuzione, l’ingiustizia, evitiamo la rivincita, la vendetta e l’odio, e preghiamo per i persecutori. "Vinciamo il male col bene" (cfr. Rm 12,21). Affidiamo a Dio tutte queste avversità per raggiungere la libertà e la pace spirituale. Dio vi benedica.]

Rivolgo infine il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli venuti da Poggiomarino, Modica, Cento di Ferrara e dalla parrocchia di Sant’Igino Papa in Roma, come pure alla Fondazione Petroniana di Bologna. Saluto volentieri le Figlie di San Camillo, nel centenario della nascita al Cielo della loro Fondatrice, la Beata Giuseppina Vannini. A tutti auguro una buona domenica.

21/02/2011 15:35
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CONCISTORO PER IL VOTO SU ALCUNE CAUSE DI CANONIZZAZIONE



Questa mattina, alle ore 12, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, durante la celebrazione dell’Ora Sesta, il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei Beati:

Guido Maria Conforti (1865-1931), Arcivescovo Vescovo di Parma, fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere (Missionari Saveriani);

Luigi Guanella (1842-1915), presbitero, fondatore della Congregazione dei Servi della Carità e dell’Istituto Figlie di Santa Maria della Provvidenza;

Bonifacia Rodríguez de Castro (1837-1905), vergine, fondatrice della Congregazione delle Serve di San Giuseppe.

Nel corso del Concistoro, il Papa ha decretato che i Beati: Guido Maria Conforti; Luigi Guanella e Bonifacia Rodríguez de Castro siano iscritti nell’Albo dei Santi domenica 23 ottobre 2011.



È seguita l’Optatio di alcuni Cardinali dall’Ordine dei Diaconi all’Ordine dei Presbiteri:

su richiesta del Card. Agostino Cacciavillan, la Diaconia dei Ss. Angeli Custodi a Città Giardino è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale;

su richiesta del Card. Sergio Sebastiani, la Diaconia di S. Eustachio è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale;

su richiesta del Card. Zenon Grocholewski, la Diaconia di S. Nicola in Carcere è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale;

su richiesta del Card. Jorge María Mejía, la Diaconia di S. Girolamo della Carità è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale;

su richiesta del Card. Walter Kasper, la Diaconia di Ognissanti in Via Appia Nuova è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale;

su richiesta del Card. Roberto Tucci, la Diaconia di S. Ignazio di Loyola a Campo Marzio è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale.

In seguito all’opzione del Card. Agostino Cacciavillan per l’Ordine Presbiterale, accede all’Officio di Protodiacono il Card. Jean-Louis Tauran, Diacono di S. Apollinare alle Terme Neroniane-Alessandrine, confermato dal Santo Padre in tale Officio.

In assenza del Card. Walter Kasper, la sua richiesta è stata presentata dal Segretario del Collegio Cardinalizio, S.E. Mons. Manuel Monteiro de Castro.

22/02/2011 15:38
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RINUNCE E NOMINE





NOMINA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI QUÉBEC (CANADA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Arcivescovo metropolita di Québec (Canada), S.E. Mons. Gérald Cyprien Lacroix, I.S.P.X., finora Vescovo titolare di Ilta e Ausiliare di Québec (Canada).

S.E. Mons. Gérald Cyprien Lacroix, I.S.P.X.

S. E. Mons. Gérald Cyprien Lacroix, I.S.P.X, è nato il 27 luglio 1957 a Saint-Hilaire de Dorset, nell’arcidiocesi di Québec, ed ha compiuto i suoi studi secondari e superiori presso la Trinty Hig School e al Saint- Anselme College di Manchester, New Hampshire. In seguito ha svolto la sua formazione teologica presso l’Università di Laval, ottenendo il baccalaureato in Teologia e una "maîtrise ès art". Nel 1975 è stato accolto presso l’Institut Séculier Pie X emettendo i voti perpetui nel 1982.

Nel 1982 è diventato Segretario Generale dell’Istituto e, dal 1985, Consigliere del Consiglio Generale. Dal 1985 al 1987 ha assunto l’incarico di Direttore Generale della Maison du Renouveau, centro di formazione cristiana e spirituale del suddetto Istituto secolare.

È stato ordinato sacerdote l’8 ottobre 1988 presso la parrocchia Notre-Dame-de-la-Recouvrance.

Dal 1990 al 2000 ha svolto la sua missione in Colombia, dove ha aperto nuove case per l’ Istituto stesso. Dal 2001 al 2004 è stato Direttore Generale dell’Istituto, incarico rinnovato per un quinquennio a partire dal 2005.

È stato nominato Vescovo titolare di Ilta e Ausiliare di Québec il 7 aprile 2009 ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 24 maggio.



RINUNCIA DEL VESCOVO DI AMOS (CANADA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Amos (Canada) presentata da S.E. Mon. Eugéne Tremblay in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Amos S.E. Mons. Gilles Lemay, finora Vescovo titolare di Eguga e Ausiliare di Québec (Canada).

S.E. Mons. Gilles Lemay

S. E. Mons. Gilles Lemay è nato il 24 febbraio 1948 a Sainte-Emmélie, Leclercville. Ha svolto gli studi teologici presso la Facoltà dell’Università di Laval, ottenendo una Licenza in Teologia.

È stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1972.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: dal 1972 al 1982 è stato Vicario della Parrocchia Saint-Eugène de Vanier; nel 1982 ha svolto l’incarico di Segretario per la regione pastorale Lotbinière/Bois-Francs; nel 1984 membro dell’équipe dei preti dell’arcidiocesi di Québec in missione in Paraguay - diocesi di Asunción - per divenire poi Superiore della medesima équipe nel 1989 e, contemporaneamente, parroco della parrocchia della Vergine del Rosario de Luque in Paraguay.

Nel 1999, rientrato nell’arcidiocesi di Québec, è stato nominato parroco a Saint-Étienne de Lauzon, St-Nicolas et Très-Saint.Rédempteur.

L’11 febbraio 2005 è stato nominato Vescovo titolare di Eguga e Ausiliare di Québec. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 10 aprile.



NOMINA DEL VESCOVO COADIUTORE DI PALMERSTON NORTH (NUOVA ZELANDA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Coadiutore della diocesi di Palmerston North (Nuova Zelanda) il Rev.do Mons. Charles Drennan, del clero di Christchurch, Cancelliere della medesima diocesi e Amministratore della Cattedrale di Christchurch.

Rev.do Mons. Charles Drennan

Il Rev.do Mons. Charles Drennan, è nato il 23 agosto 1960 a Christchurch. Ha compiuto gli studi secondari al Christ’s College di Christchurch e gli studi di universitari all’University of Canterbury e al Christchurch Teacher’s College. Dopo aver esercitato la professione di insegnante è entrato nel Seminario Holy Cross, allora a Mosgiel. È stato poi inviato a Roma per gli studi superiori.

È stato ordinato sacerdote il 14 giugno 1996.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1996-1997: Vicario parrocchiale in Our Lady of the Assumption Parish, Hoon Hay, per 6 mesi; 1997-1999: Vicario Parrocchiale a St. Joseph’s Parish, Timaru North; 1999-2001: Studi per la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana; nel 2002: Professore al Good Shepherd College e formatore al Seminario Holy Cross, Auckland, per nove mesi; 2002-2009: Minutante nella Prima Sezione della Segreteria di Stato.

Dal 2010 è Amministratore della Cattedrale di Christchurch, Parroco della St. Anne’s Parish, Cancelliere della diocesi di Christ Church, e Membro del Consiglio dei Consultori e del Consiglio Presbiterale


NOMINA DI AUSILIARI PER L’ARCIDIOCESI DI MALINES-BRUXELLES (BELGIO)

Il Santo Padre ha nominato Vescovi Ausiliari dell’arcidiocesi di Malines-Bruxelles (Belgio):

il Reverendo Jean Kockerols, del clero di Malines-Bruxelles, finora Decano di Bruxelles-Sud, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ieper;

il Reverendo Can. Jean-Luc Hudsyn, del clero di Malines-Bruxelles, finora Vicario Episcopale per il Brabante Vallone, assegnandogli la sede titolare vescovile di Apt;

il Reverendo Can. Léon Lemmens, del clero di Hasselt, finora Officiale della Congregazione per le Chiese Orientali, assegnandogli la sede titolare di Municipa.

Rev.do Jean Kockerols

Il Rev.do Jean Kockerols è nato il 13 agosto 1958 a Brecht, allora arcidiocesi di Malines, oggi diocesi di Anversa. Ha compiuto gli studi superiori in diritto civile, esercitando per un periodo la professione di avvocato. Poi si è dedicato come volontario alle comunità dell’Arche di Jean Vanier. Entrato in Seminario, ha cominciato la sua formazione filosofica e teologica nel Seminario Maggiore di Bruxelles, continuando poi a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo il Dottorato in Teologia. Ha molti titoli accademici: licenza in diritto civile, licenza in diritto marittimo, baccalaureato in diritto canonico, baccalaureato in filosofia, diploma in cooperazione e sviluppo.

È stato ordinato sacerdote il 18 settembre 1993, per l’arcidiocesi di Malines-Bruxelles.

Ha ricoperto poi i seguenti incarichi: Vicario nella parrocchia Notre-Dame du Sacré-Coeur e poi Parroco di Saint-Pierre a Woluwé (1995-2001). Dal 2001 è Fondatore e Direttore del Centro di Studi Pastorali a Bruxelles, dove è stato anche Professore di teologia. Nello stesso tempo, dal 2004, è Parroco e Responsabile della pastorale francofona nella parrocchia di Saint-Pierre a Uccle (Bruxelles-Sud), dal 2007, Decano di Bruxelles-Sud, Parroco delle parrocchie Saint-Marc e Saint-Paul a Uccle e Corresponsabile della pastorale francofona nelle parrocchie del Précieux sang e Notre-Dame de la Consolation a Uccle.

Inoltre, è stato Direttore dell’Ecole de la foi, Formatore al Seminario diocesano di Limelette, Commissario Apostolico incaricato degli affari economici e patrimoniali delle Suore dell’Eucaristia. È autore del libro "L’Esprit à la Croix. La dernière onction de Jésus" e pubblica regolarmente articoli nella rivista diocesana Pastoralia e nelle riviste di spiritualità, specialmente nel quadro dell’Ecole de la Foi.



Rev.do Can. Jean-Luc Hudsyn

Il Rev.do Can. Jean-Luc Hudsyn è nato il 26 febbraio 1947 a Uccle, a Buxelles. Ha compiuto studi di filosofia e di teologia presso il Seminario Maggiore di Bruxelles. Possiede il titolo accademico di "candidat" in filosofia e lettere (storia moderna) ed una licenza in teologia, ambedue conseguiti all’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve.

È stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1972, per l’arcidiocesi di Malines-Bruxelles.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale a Bruxelles, Cappellano degli studenti a Bruxelles (1972-1985). Dal 1985, è Responsabile del servizio della formazione cristiana nel Vicariato del Brabante Vallone; contemporaneamente, dal 1988, è Adjoint del Vescovo ausiliare per il Brabante Vallone. Inoltre, dal 1991, Corresponsabile diocesano della preparazione al diaconato permanente, e dal 1997, Corresponsabile dell’accompagnamento dei diaconi nel Vicariato del Brabante Vallone; dal 1° giugno 2010 è Vicario episcopale per il Brabante Vallone.

Fa anche parte della direzione della Radio cattolica RCF come amministratore della società, e del Comitato di redazione della rivista diocesana Pastoralia, in cui ha pubblicato numerosi articoli. Inoltre, è membro della direzione del Centro di Studi Pastorali.

Dal 1992 è Canonico titolare.



Rev.do Can. Léon Lemmens

Il Rev.do Can. Léon Lemmens è nato il 16 marzo 1954 a Boorsem, allora diocesi di Liegi, oggi diocesi di Hasselt. Dopo gli studi secondari al Seminario minore a Sint-Truiden (diocesi di Hasselt), ha compiuto gli studi di filosofia e di teologia al Seminario maggiore diocesano, ottenendo il grado di baccalaureato in teologia all’Università Cattolica di Leuven. Dopo l’ordinazione, ha completato la sua formazione a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo la Licenza in Teologia morale, e poi il Dottorato.

È stato ordinato sacerdote il 10 luglio 1977, per la diocesi di Hasselt.

Ha ricoperto poi i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale a Genk (1981-1984); Professore al Seminario di Hasselt (1984-2004), di cui è stato Rettore dal 1997 al 2004; contemporaneamente dal 1998 al 2004, è stato Vicario generale. È stato anche membro della Commissione interdiocesana per la liturgia (1986-1997), Responsabile nazionale per la pastorale delle vocazioni (1990-1995), Responsabile per l’organizzazione dell’incontro del Papa con i giovani a Bruxelles (1994-1995), Vicario episcopale per la formazione permanente, i media e la cultura (1995-1998). Dal 2004 al 2005 è stato Rettore del Collegio Rumeno a Roma.

Dal 2005, è Officiale alla Congregazione per le Chiese Orientali, dove è responsabile del settore "Formazione e Studi" e Segretario della riunione Opere Aiuto Chiesa Orientali (ROACO). Ha pubblicato alcuni libri e numerosi articoli, principalmente in fiammingo, in varie riviste cattoliche, soprattutto di carattere liturgico.

Dal 1996 è Canonico titolare.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN GRECIA

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Grecia S.E. Mons. Edward Joseph Adams, Arcivescovo titolare di Scala, finora Nunzio Apostolico nelle Filippine.



NOMINA DEL SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI

Il Papa ha nominato Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti S.E. Mons. Joseph Kalathiparambil, finora Vescovo di Calicut (India).

S.E. Mons. Joseph Kalathiparambil

S.E. Mons. Joseph Kalathiparambil è nato il 6 ottobre 1952 a Vaduthala (Kerala), nell'arcidiocesi di Verapoly (India).

Ha compiuto i suoi studi di filosofia al Seminario Maggiore di San Paolo a Trichinpoly e quelli di Teologia al Pontificio Seminario Maggiore di San Giuseppe ad Alwaye. Si è laureato in Diritto Canonico alla Pontificia Università Urbaniana.

È stato ordinato sacerdote il 13 marzo 1978.

Dopo aver esercitato il ministero di vice-parroco della cattedrale di S. Francesco Saverio a Verapoly, nel 1980 si è recato a Roma come studente e - conseguito nel 1984 il dottorato - ha svolto, fino al 1989, l’incarico di Vice-Rettore al Pontificio Collegio San Paolo.

Rientrato nell'arcidiocesi di Verapoly, ha ricoperto dapprima l'incarico di Cancelliere, quindi, dal 1998 al 2002, quello di Vicario Generale.

Il 27 marzo 2002 è stato nominato Vescovo della diocesi di Calicut (India). Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 19 maggio successivo.






RINUNCE E NOMINE (CONTINUAZIONE)

RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI SAN LUIS (ARGENTINA)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San Luis (Argentina), presentata da S.E. Mons. Jorge Luis Lona, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Pedro Daniel Martínez, finora Vescovo Coadiutore della medesima diocesi.















MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2011



Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2011 sul tema: "Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti" (cfr Col 2,12):


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

"Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti" (cfr Col 2,12)

Cari fratelli e sorelle,

la Quaresima, che ci conduce alla celebrazione della Santa Pasqua, è per la Chiesa un tempo liturgico assai prezioso e importante, in vista del quale sono lieto di rivolgere una parola specifica perché sia vissuto con il dovuto impegno. Mentre guarda all’incontro definitivo con il suo Sposo nella Pasqua eterna, la Comunità ecclesiale, assidua nella preghiera e nella carità operosa, intensifica il suo cammino di purificazione nello spirito, per attingere con maggiore abbondanza al Mistero della redenzione la vita nuova in Cristo Signore (cfr Prefazio I di Quaresima).

1. Questa stessa vita ci è già stata trasmessa nel giorno del nostro Battesimo, quando, "divenuti partecipi della morte e risurrezione del Cristo", è iniziata per noi "l’avventura gioiosa ed esaltante del discepolo" (Omelia nella Festa del Battesimo del Signore, 10 gennaio 2010). San Paolo, nelle sue Lettere, insiste ripetutamente sulla singolare comunione con il Figlio di Dio realizzata in questo lavacro. Il fatto che nella maggioranza dei casi il Battesimo si riceva da bambini mette in evidenza che si tratta di un dono di Dio: nessuno merita la vita eterna con le proprie forze. La misericordia di Dio, che cancella il peccato e permette di vivere nella propria esistenza "gli stessi sentimenti di Cristo Gesù" (Fil 2,5), viene comunicata all’uomo gratuitamente.

L’Apostolo delle genti, nella Lettera ai Filippesi, esprime il senso della trasformazione che si attua con la partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo, indicandone la meta: che "io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti" (Fil 3,10-11). Il Battesimo, quindi, non è un rito del passato, ma l’incontro con Cristo che informa tutta l’esistenza del battezzato, gli dona la vita divina e lo chiama ad una conversione sincera, avviata e sostenuta dalla Grazia, che lo porti a raggiungere la statura adulta del Cristo.

Un nesso particolare lega il Battesimo alla Quaresima come momento favorevole per sperimentare la Grazia che salva. I Padri del Concilio Vaticano II hanno richiamato tutti i Pastori della Chiesa ad utilizzare "più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia quaresimale" (Cost. Sacrosanctum Concilium, 109). Da sempre, infatti, la Chiesa associa la Veglia Pasquale alla celebrazione del Battesimo: in questo Sacramento si realizza quel grande mistero per cui l’uomo muore al peccato, è fatto partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo stesso Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti (cfr Rm 8,11). Questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi e la Quaresima ci offre un percorso analogo al catecumenato, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni d’oggi, è una scuola insostituibile di fede e di vita cristiana: davvero essi vivono il Battesimo come un atto decisivo per tutta la loro esistenza.

2. Per intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua e prepararci a celebrare la Risurrezione del Signore - la festa più gioiosa e solenne di tutto l’Anno liturgico - che cosa può esserci di più adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio? Per questo la Chiesa, nei testi evangelici delle domeniche di Quaresima, ci guida ad un incontro particolarmente intenso con il Signore, facendoci ripercorrere le tappe del cammino dell’iniziazione cristiana: per i catecumeni, nella prospettiva di ricevere il Sacramento della rinascita, per chi è battezzato, in vista di nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui.

La prima domenica dell’itinerario quaresimale evidenzia la nostra condizione dell’uomo su questa terra. Il combattimento vittorioso contro le tentazioni, che dà inizio alla missione di Gesù, è un invito a prendere consapevolezza della propria fragilità per accogliere la Grazia che libera dal peccato e infonde nuova forza in Cristo, via, verità e vita (cfr Ordo Initiationis Christianae Adultorum, n. 25). E’ un deciso richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull’esempio di Gesù e in unione con Lui, una lotta "contro i dominatori di questo mondo tenebroso" (Ef 6,12), nel quale il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore: Cristo ne esce vittorioso, per aprire anche il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male.

Il Vangelo della Trasfigurazione del Signore pone davanti ai nostri occhi la gloria di Cristo, che anticipa la risurrezione e che annuncia la divinizzazione dell’uomo. La comunità cristiana prende coscienza di essere condotta, come gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, "in disparte, su un alto monte" (Mt 17,1), per accogliere nuovamente in Cristo, quali figli nel Figlio, il dono della Grazia di Dio: "Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo" (v. 5). E’ l’invito a prendere le distanze dal rumore del quotidiano per immergersi nella presenza di Dio: Egli vuole trasmetterci, ogni giorno, una Parola che penetra nelle profondità del nostro spirito, dove discerne il bene e il male (cfr Eb 4,12) e rafforza la volontà di seguire il Signore.

La domanda di Gesù alla Samaritana: "Dammi da bere" (Gv 4,7), che viene proposta nella liturgia della terza domenica, esprime la passione di Dio per ogni uomo e vuole suscitare nel nostro cuore il desiderio del dono dell’ "acqua che zampilla per la vita eterna" (v. 14): è il dono dello Spirito Santo, che fa dei cristiani "veri adoratori" in grado di pregare il Padre "in spirito e verità" (v. 23). Solo quest’acqua può estinguere la nostra sete di bene, di verità e di bellezza! Solo quest’acqua, donataci dal Figlio, irriga i deserti dell’anima inquieta e insoddisfatta, "finché non riposa in Dio", secondo le celebri parole di sant’Agostino.

La "domenica del cieco nato" presenta Cristo come luce del mondo. Il Vangelo interpella ciascuno di noi: "Tu, credi nel Figlio dell’uomo?". "Credo, Signore!" (Gv 9,35.38), afferma con gioia il cieco nato, facendosi voce di ogni credente. Il miracolo della guarigione è il segno che Cristo, insieme alla vista, vuole aprire il nostro sguardo interiore, perché la nostra fede diventi sempre più profonda e possiamo riconoscere in Lui l’unico nostro Salvatore. Egli illumina tutte le oscurità della vita e porta l’uomo a vivere da "figlio della luce".

Quando, nella quinta domenica, ci viene proclamata la risurrezione di Lazzaro, siamo messi di fronte al mistero ultimo della nostra esistenza: "Io sono la risurrezione e la vita… Credi questo?" (Gv 11,25-26). Per la comunità cristiana è il momento di riporre con sincerità, insieme a Marta, tutta la speranza in Gesù di Nazareth: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo" (v. 27). La comunione con Cristo in questa vita ci prepara a superare il confine della morte, per vivere senza fine in Lui. La fede nella risurrezione dei morti e la speranza della vita eterna aprono il nostro sguardo al senso ultimo della nostra esistenza: Dio ha creato l’uomo per la risurrezione e per la vita, e questa verità dona la dimensione autentica e definitiva alla storia degli uomini, alla loro esistenza personale e al loro vivere sociale, alla cultura, alla politica, all’economia. Privo della luce della fede l’universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza.

Il percorso quaresimale trova il suo compimento nel Triduo Pasquale, particolarmente nella Grande Veglia nella Notte Santa: rinnovando le promesse battesimali, riaffermiamo che Cristo è il Signore della nostra vita, quella vita che Dio ci ha comunicato quando siamo rinati "dall’acqua e dallo Spirito Santo", e riconfermiamo il nostro fermo impegno di corrispondere all’azione della Grazia per essere suoi discepoli.

3. Il nostro immergerci nella morte e risurrezione di Cristo attraverso il Sacramento del Battesimo, ci spinge ogni giorno a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la "terra", che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo. In Cristo, Dio si è rivelato come Amore (cfr 1Gv 4,7-10). La Croce di Cristo, la "parola della Croce" manifesta la potenza salvifica di Dio (cfr 1Cor 1,18), che si dona per rialzare l’uomo e portargli la salvezza: amore nella sua forma più radicale (cfr Enc. Deus caritas est, 12). Attraverso le pratiche tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghiera, espressioni dell’impegno di conversione, la Quaresima educa a vivere in modo sempre più radicale l’amore di Cristo. Il digiuno, che può avere diverse motivazioni, acquista per il cristiano un significato profondamente religioso: rendendo più povera la nostra mensa impariamo a superare l’egoismo per vivere nella logica del dono e dell’amore; sopportando la privazione di qualche cosa - e non solo di superfluo - impariamo a distogliere lo sguardo dal nostro "io", per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli. Per il cristiano il digiuno non ha nulla di intimistico, ma apre maggiormente a Dio e alle necessità degli uomini, e fa sì che l’amore per Dio sia anche amore per il prossimo (cfr Mc 12,31).

Nel nostro cammino ci troviamo di fronte anche alla tentazione dell’avere, dell’avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita. La bramosia del possesso provoca violenza, prevaricazione e morte; per questo la Chiesa, specialmente nel tempo quaresimale, richiama alla pratica dell’elemosina, alla capacità, cioè, di condivisione. L’idolatria dei beni, invece, non solo allontana dall’altro, ma spoglia l’uomo, lo rende infelice, lo inganna, lo illude senza realizzare ciò che promette, perché colloca le cose materiali al posto di Dio, unica fonte della vita. Come comprendere la bontà paterna di Dio se il cuore è pieno di sé e dei propri progetti, con i quali ci si illude di potersi assicurare il futuro? La tentazione è quella di pensare, come il ricco della parabola: "Anima mia, hai a disposizione molti beni per molti anni…". Conosciamo il giudizio del Signore: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita…" (Lc 12,19-20). La pratica dell’elemosina è un richiamo al primato di Dio e all’attenzione verso l’altro, per riscoprire il nostro Padre buono e ricevere la sua misericordia.

In tutto il periodo quaresimale, la Chiesa ci offre con particolare abbondanza la Parola di Dio. Meditandola ed interiorizzandola per viverla quotidianamente, impariamo una forma preziosa e insostituibile di preghiera, perché l’ascolto attento di Dio, che continua a parlare al nostro cuore, alimenta il cammino di fede che abbiamo iniziato nel giorno del Battesimo. La preghiera ci permette anche di acquisire una nuova concezione del tempo: senza la prospettiva dell’eternità e della trascendenza, infatti, esso scandisce semplicemente i nostri passi verso un orizzonte che non ha futuro. Nella preghiera troviamo, invece, tempo per Dio, per conoscere che "le sue parole non passeranno" (cfr Mc 13,31), per entrare in quell’intima comunione con Lui "che nessuno potrà toglierci" (cfr Gv 16,22) e che ci apre alla speranza che non delude, alla vita eterna.

In sintesi, l’itinerario quaresimale, nel quale siamo invitati a contemplare il Mistero della Croce, è "farsi conformi alla morte di Cristo" (Fil 3,10), per attuare una conversione profonda della nostra vita: lasciarci trasformare dall’azione dello Spirito Santo, come san Paolo sulla via di Damasco; orientare con decisione la nostra esistenza secondo la volontà di Dio; liberarci dal nostro egoismo, superando l’istinto di dominio sugli altri e aprendoci alla carità di Cristo. Il periodo quaresimale è momento favorevole per riconoscere la nostra debolezza, accogliere, con una sincera revisione di vita, la Grazia rinnovatrice del Sacramento della Penitenza e camminare con decisione verso Cristo.

Cari fratelli e sorelle, mediante l’incontro personale col nostro Redentore e attraverso il digiuno, l’elemosina e la preghiera, il cammino di conversione verso la Pasqua ci conduce a riscoprire il nostro Battesimo. Rinnoviamo in questa Quaresima l’accoglienza della Grazia che Dio ci ha donato in quel momento, perché illumini e guidi tutte le nostre azioni. Quanto il Sacramento significa e realizza, siamo chiamati a viverlo ogni giorno in una sequela di Cristo sempre più generosa e autentica. In questo nostro itinerario, ci affidiamo alla Vergine Maria, che ha generato il Verbo di Dio nella fede e nella carne, per immergerci come Lei nella morte e risurrezione del suo Figlio Gesù ed avere la vita eterna.

Dal Vaticano, 4 novembre 2010

BENEDICTUS PP XVI

23/02/2011 15:40
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RINUNCE E NOMINE

RINUNCIA DELL’AUSILIARE DI BRASÍLIA (BRASILE)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di Brasília presentata da S.E. Mons. Francisco de Paula Victor, in conformità ai canoni 411 e 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.










TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LE VITTIME DEL TERREMOTO A CHRISTCHURCH (NUOVA ZELANDA)

Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio per le vittime del sisma che in questi giorni ha nuovamente colpito la città di Christchurch in Nuova Zelanda, inviato dal Santo Padre Benedetto XVI, tramite il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, al Vescovo S.E. Mons. Barry Philip Jones:


TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

THE RIGHT REVEREND BARRY JONES
BISHOP OF CHRISTCHURCH

THE HOLY FATHER WAS SADDENED TO LEARN OF THE SUDDEN DEVASTATION AND LOSS OF LIFE IN THE CITY OF CHRISTCHURCH DUE TO THE RECENT EARTHQUAKE. HE WISHES TO EXPRESS HIS SPIRITUAL CLOSENESS TO EVERYONE WHO HAS BEEN AFFECTED, AND SENDS HIS CONDOLENCES TO THE FAMILIES OF ALL WHO MOURN THE LOSS OF LOVED ONES. COMMENDING THE DECEASED TO THE MERCIFUL LOVE OF GOD, HIS HOLINESS ASSURES THE PEOPLE OF THE CITY AND THE NATION OF HIS PRAYERS FOR ALL THOSE WHO ARE WORKING URGENTLY TO RESCUE AND ASSIST THE TRAPPED AND THE INJURED, AS WELL AS FOR THOSE LABOURING TO RESTORE ESSENTIAL SERVICES. UPON ALL THE PEOPLE OF NEW ZEALAND, THE HOLY FATHER WILLINGLY INVOKES ALMIGHTY GOD’S BLESSINGS OF COURAGE AND STRENGTH.

CARDINAL TARCISIO BERTONE
SECRETARY OF STATE


















BENEDIZIONE DELLA STATUA DI SAN MARONE

Prima di raggiungere l’Aula Paolo VI per l’Udienza Generale di questa mattina, il Santo Padre si è fermato in Via delle Fondamenta per benedire la statua di San Marone, collocata in una nicchia esterna della Basilica di San Pietro.

Alla cerimonia di benedizione hanno assistito tra gli altri - con il Cardinale Tarcisio Bertone, SDB, Segretario di Stato - S.B. il Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti; S.E. il Signor Michel Sleiman, Presidente del Libano, con un gruppo di Ministri libanesi di tutte le confessioni. Era presente anche lo scultore spagnolo Marco Augusto Dueñas, autore dell’opera scolpita da un blocco di marmo di Carrara.















L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla figura di San Roberto Bellarmino, della Compagnia di Gesù, Cardinale, Vescovo e Dottore della Chiesa (1542-1621).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

San Roberto Bellarmino, del quale desidero parlarvi oggi, ci porta con la memoria al tempo della dolorosa scissione della cristianità occidentale, quando una grave crisi politica e religiosa provocò il distacco di intere Nazioni dalla Sede Apostolica.

Nato il 4 ottobre 1542 a Montepulciano, presso Siena, era nipote, per parte di madre, del Papa Marcello II. Ebbe un’eccellente formazione umanistica prima di entrare nella Compagnia di Gesù il 20 settembre 1560. Gli studi di filosofia e teologia, che compì tra il Collegio Romano, Padova e Lovanio, incentrati su san Tommaso e i Padri della Chiesa, furono decisivi per il suo orientamento teologico. Ordinato sacerdote il 25 marzo 1570, fu per alcuni anni professore di teologia a Lovanio. Successivamente, chiamato a Roma come professore al Collegio Romano, gli fu affidata la cattedra di "Apologetica"; nel decennio in cui ricoprì tale incarico (1576 – 1586) elaborò un corso di lezioni che confluirono poi nelle Controversiae, opera divenuta subito celebre per la chiarezza e la ricchezza di contenuti e per il taglio prevalentemente storico. Si era concluso da poco il Concilio di Trento e per la Chiesa Cattolica era necessario rinsaldare e confermare la propria identità anche rispetto alla Riforma protestante. L’azione del Bellarmino si inserì in questo contesto. Dal 1588 al 1594 fu prima padre spirituale degli studenti gesuiti del Collegio Romano, tra i quali incontrò e diresse san Luigi Gonzaga, e poi superiore religioso. Il Papa Clemente VIII lo nominò teologo pontificio, consultore del Sant’Uffizio e rettore del Collegio dei Penitenzieri della Basilica di san Pietro. Al biennio 1597 – 1598 risale il suo catechismo, Dottrina cristiana breve, che fu il suo lavoro più popolare.

Il 3 marzo 1599 fu creato cardinale dal Papa Clemente VIII e, il 18 marzo 1602, fu nominato arcivescovo di Capua. Ricevette l’ordinazione episcopale il 21 aprile dello stesso anno. Nei tre anni in cui fu vescovo diocesano, si distinse per lo zelo di predicatore nella sua cattedrale, per la visita che realizzava settimanalmente alle parrocchie, per i tre Sinodi diocesani e un Concilio provinciale cui diede vita. Dopo aver partecipato ai conclavi che elessero Papi Leone XI e Paolo V, fu richiamato a Roma, dove fu membro delle Congregazioni del Sant’Uffizio, dell’Indice, dei Riti, dei Vescovi e della Propagazione della Fede. Ebbe anche incarichi diplomatici, presso la Repubblica di Venezia e l’Inghilterra, a difesa dei diritti della Sede Apostolica. Nei suoi ultimi anni compose vari libri di spiritualità, nei quali condensò il frutto dei suoi esercizi spirituali annuali. Dalla lettura di essi il popolo cristiano trae ancora oggi grande edificazione. Morì a Roma il 17 settembre 1621. Il Papa Pio XI lo beatificò nel 1923, lo canonizzò nel 1930 e lo proclamò Dottore della Chiesa nel 1931.

San Roberto Bellarmino svolse un ruolo importante nella Chiesa degli ultimi decenni del secolo XVI e dei primi del secolo successivo. Le sue Controversiae costituirono un punto di riferimento, ancora valido, per l’ecclesiologia cattolica sulle questioni circa la Rivelazione, la natura della Chiesa, i Sacramenti e l’antropologia teologica. In esse appare accentuato l’aspetto istituzionale della Chiesa, a motivo degli errori che allora circolavano su tali questioni. Tuttavia Bellarmino chiarì anche gli aspetti invisibili della Chiesa come Corpo Mistico e li illustrò con l’analogia del corpo e dell’anima, al fine di descrivere il rapporto tra le ricchezze interiori della Chiesa e gli aspetti esteriori che la rendono percepibile. In questa monumentale opera, che tenta di sistematizzare le varie controversie teologiche dell’epoca, egli evita ogni taglio polemico e aggressivo nei confronti delle idee della Riforma, ma utilizzando gli argomenti della ragione e della Tradizione della Chiesa, illustra in modo chiaro ed efficace la dottrina cattolica.

Tuttavia, la sua eredità sta nel modo in cui concepì il suo lavoro. I gravosi uffici di governo non gli impedirono, infatti, di tendere quotidianamente verso la santità con la fedeltà alle esigenze del proprio stato di religioso, sacerdote e vescovo. Da questa fedeltà discende il suo impegno nella predicazione. Essendo, come sacerdote e vescovo, innanzitutto un pastore d’anime, sentì il dovere di predicare assiduamente. Sono centinaia i sermones – le omelie – tenuti nelle Fiandre, a Roma, a Napoli e a Capua in occasione delle celebrazioni liturgiche. Non meno abbondanti sono le sue expositiones e le explanationes ai parroci, alle religiose, agli studenti del Collegio Romano, che hanno spesso per oggetto la sacra Scrittura, specialmente le Lettere di san Paolo. La sua predicazione e le sue catechesi presentano quel medesimo carattere di essenzialità che aveva appreso dall’educazione ignaziana, tutta rivolta a concentrare le forze dell’anima sul Signore Gesù intensamente conosciuto, amato e imitato.

Negli scritti di quest’uomo di governo si avverte in modo molto chiaro, pur nella riservatezza dietro la quale cela i suoi sentimenti, il primato che egli assegna agli insegnamenti di Cristo. San Bellarmino offre così un modello di preghiera, anima di ogni attività: una preghiera che ascolta la Parola del Signore, che è appagata nel contemplarne la grandezza, che non si ripiega su se stessa, ma è lieta di abbandonarsi a Dio. Un segno distintivo della spiritualità del Bellarmino è la percezione viva e personale dell’immensa bontà di Dio, per cui il nostro Santo si sentiva veramente figlio amato da Dio ed era fonte di grande gioia il raccogliersi, con serenità e semplicità, in preghiera, in contemplazione di Dio. Nel suo libro De ascensione mentis in Deum - Elevazione della mente a Dio - composto sullo schema dell’Itinerarium di san Bonaventura, esclama: «O anima, il tuo esemplare è Dio, bellezza infinita, luce senza ombre, splendore che supera quello della luna e del sole. Alza gli occhi a Dio nel quale si trovano gli archetipi di tutte le cose, e dal quale, come da una fonte di infinita fecondità, deriva questa varietà quasi infinita delle cose. Pertanto devi concludere: chi trova Dio trova ogni cosa, chi perde Dio perde ogni cosa».

In questo testo si sente l’eco della celebre contemplatio ad amorem obtineundum – contemplazione per ottenere l’amore - degli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Il Bellarmino, che vive nella fastosa e spesso malsana società dell’ultimo Cinquecento e del primo Seicento, da questa contemplazione ricava applicazioni pratiche e vi proietta la situazione della Chiesa del suo tempo con vivace afflato pastorale. Nel libro De arte bene moriendi – l’arte di morire bene - ad esempio, indica come norma sicura del buon vivere, e anche del buon morire, il meditare spesso e seriamente che si dovrà rendere conto a Dio delle proprie azioni e del proprio modo di vivere, e cercare di non accumulare ricchezze in questa terra, ma di vivere semplicemente e con carità in modo da accumulare beni in Cielo. Nel libro De gemitu columbae - Il gemito della colomba, dove la colomba rappresenta la Chiesa - richiama con forza clero e fedeli tutti ad una riforma personale e concreta della propria vita seguendo quello che insegnano la Scrittura e i Santi, tra i quali cita in particolare san Gregorio Nazianzeno, san Giovanni Crisostomo, san Girolamo e sant’Agostino, oltre ai grandi Fondatori di Ordini religiosi quali san Benedetto, san Domenico e san Francesco. Il Bellarmino insegna con grande chiarezza e con l’esempio della propria vita che non può esserci vera riforma della Chiesa se prima non c’è la nostra personale riforma e la conversione del nostro cuore.

Agli Esercizi spirituali di sant’Ignazio, il Bellarmino attingeva consigli per comunicare in modo profondo, anche ai più semplici, le bellezze dei misteri della fede. Egli scrive: "Se hai saggezza, comprendi che sei creato per la gloria di Dio e per la tua eterna salvezza. Questo è il tuo fine, questo il centro della tua anima, questo il tesoro del tuo cuore. Perciò stima vero bene per te ciò che ti conduce al tuo fine, vero male ciò che te lo fa mancare. Avvenimenti prosperi o avversi, ricchezze e povertà, salute e malattia, onori e oltraggi, vita e morte, il sapiente non deve né cercarli, né fuggirli per se stesso. Ma sono buoni e desiderabili solo se contribuiscono alla gloria di Dio e alla tua felicità eterna, sono cattivi e da fuggire se la ostacolano" (De ascensione mentis in Deum, grad. 1).

Queste, ovviamente, non sono parole passate di moda, ma parole da meditare a lungo oggi da noi per orientare il nostro cammino su questa terra. Ci ricordano che il fine della nostra vita è il Signore, il Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, nel quale Egli continua a chiamarci e a prometterci la comunione con Lui. Ci ricordano l’importanza di confidare nel Signore, di spenderci in una vita fedele al Vangelo, di accettare e illuminare con la fede e con la preghiera ogni circostanza e ogni azione della nostra vita, sempre protesi all’unione con Lui. Grazie.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, Saint Robert Bellarmin, né en 1542 près de Sienne et mort à Rome en 1621, a joué un rôle important dans l'Église à une époque marquée par une grave crise politique et religieuse. Après le Concile de Trente, il était devenu nécessaire pour l'Église catholique de renforcer et de confirmer son identité face à la Réforme protestante. Cet éminent Jésuite fut d’abord professeur au Collège romain où il élabora son œuvre intitulée « Les Controverses », célèbre pour la clarté et la richesse de son contenu, puis son Catéchisme, qui fut son œuvre la plus célèbre. Par la suite il fut créé Cardinal et Archevêque de Capoue où il se distingua notamment par son talent de prédicateur et ses visites dans les paroisses. Comme prêtre et évêque, il fut avant tout un pasteur. Ses prédications et ses catéchèses invitent à concentrer toutes les forces de l’âme sur le Seigneur Jésus intensément connu, aimé et imité. Robert Bellarmin nous offre un modèle de prière qui doit être écoute et contemplation de la parole de Dieu. Il eut une perception très vive de l’immense bonté de Dieu dont il se sentait un fils aimé. Pour Robert Bellarmin, il ne peut y avoir de vraie réforme de l'Église sans d’abord notre réforme personnelle et la conversion de notre cœur.

Je vous accueille avec joie, chers pèlerins francophones. Je salue en particulier les séminaristes de Nantes et les novices de la Fraternité monastique des Frères de Saint-Jean, ainsi que les nombreux jeunes lycéens et servants d’autel ! Puissiez-vous comprendre toujours mieux que le but de notre vie est le Seigneur Jésus qui nous appelle à la communion avec lui ! Bon pèlerinage à tous ! Que Dieu vous bénisse !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our catechesis today deals with Saint Robert Bellarmine, the great Jesuit theologian and Doctor of the Church. In the period following the Council of Trent, Saint Robert taught theology, first at Louvain and then in the Roman College. His most famous work, the Controversiae, sought to address the issues raised by Protestant theology from a serene historical and theological perspective, while his most popular work remained his brief catechism of Christian doctrine. He also served as spiritual father to the Jesuit students of the Roman College, including Saint Aloysius Gonzaga. Saint Robert was created Cardinal by Pope Clement VIII, and made Archbishop of Capua, where he spent three years in preaching and pastoral activity before being recalled to Rome and the service of the Holy See. In his later years, he composed a number of works of spirituality which reflect his deep Ignatian formation, with its stress on meditation on the mysteries of Christ and the loving imitation of the Lord. May the example of Saint Robert Bellarmine inspire us to integrate our work and our pursuit of Christian holiness, to grow in closeness to God through prayer, and to contribute to the Church’s renewal through our own inner conversion to the Lord and the truth of his word.

A new and powerful earthquake, even more devastating than the one last September, has struck the city of Christchurch, in New Zealand, causing considerable loss of life and the disappearance of many people, to say nothing of the damage to buildings. At this time, my thoughts turn especially to the people there who are being severely tested by this tragedy. Let us ask God to relieve their suffering and to support all who are involved in the rescue operations. I also ask you to join me in praying for all who have lost their lives.

Finally, I would like to greet the English-speaking visitors and pilgrims present at today’s Audience, especially those from England, Ireland, Sweden, Japan and the United States. I also thank the choirs for their praise of God in song. Upon you and your families I cordially invoke God’s abundant blessings.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Heute möchte ich über den heiligen Robert Bellarmin sprechen, der in der Zeit der schmerzlichen Spaltung der abendländischen Christenheit gelebt und gewirkt hat. Robert Bellarmin wurde 1542 in Montepulciano in der Toskana geboren. 1560 trat er in die Gesellschaft Jesu ein und wurde Professor für Apologetik am Collegium Romanum. Kurz nach dem Abschluß des Konzils von Trient trugen seine Vorlesungen, die in den vier Bänden der Kontroversen veröffentlicht wurden, wesentlich dazu bei, daß die Identität der katholischen Kirche neu gestärkt und gefestigt wurde. Durch Vernunftargumente, durch Verweis auf die Tradition der Kirche und unter Vermeidung jeder Polemik gegenüber den Ideen der Reformation legte Bellarmin die katholische Lehre dar. Die Kontroversen beschreiben vor dem Hintergrund jener Probleme von damals die Gestalt der Kirche: Er betont sehr stark ihren sichtbaren Aspekt als Institution, aber auch ihre unsichtbare, innere Seite und vergleicht das Verhältnis von Institution und Inwendigkeit der Kirche mit dem Verhältnis der Seele zum Leib – die inneren Reichtümer der Kirche werden durch ihre äußere Gestalt sichtbar gemacht. Robert Bellarmin hatte als päpstlicher Theologe und später als Kardinal, als Mitglied verschiedener Kongregationen und als Gesandter des Apostolischen Stuhles hohe Aufgaben in der Kirche inne. Aber das Eigentliche seines Lebens war doch immer, daß er nach Christus, nach der Gemeinschaft mit dem lebendigen Gott suchte, heilig zu sein suchte. Aus seiner Treue und seiner pastoralen Liebe sind Hunderte von Predigten und pastoralen Vorträgen entstanden, in denen er als geistlicher Sohn des heiligen Ignatius die Hörer zum Wesentlichen hinführte: zur Ausrichtung der ganzen Kräfte der Seele auf Jesus Christus. Ihn zu erkennen, zu lieben und nachzuahmen ist sein Ziel. Als sichere Richtschnur für ein gutes Leben und Sterben riet er, oft und ernsthaft daran zu denken, daß wir Gott über unser Leben Rechenschaft abzulegen haben; nicht Reichtümer auf Erden anzuhäufen, sondern daß wir durch Einfachheit und Liebe Reichtümer im Himmel schaffen sollten. Und so geht es ihm letztlich darum, ein Mensch zu sein, der sich von der Liebe Gottes umfangen und getragen weiß.

Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Pilger, heute besonders Bischof Ludwig Schwarz mit den Dechanten aus der Diözese Linz. Die Heiligen sind Menschen, die ein ganz normales Leben, ein anspruchsvolles Berufsleben wie der heilige Bellarmin gelebt haben, aber darin inwendig bei Gott geblieben sind und von daher auch das Berufliche besser bewältigt haben. So sollten wir vom heiligen Robert Bellarmin dies lernen: den inneren Kontakt mit Gott, mit Christus zu halten und so von ihm langsam geformt und erleuchtet zu werden. Er sagt ausdrücklich: Jede Reform der Kirche beginnt mit der Reform meiner selbst. Nur wenn ich mich reformieren lasse, trage ich auch wirklich zur Erneuerung der Kirche bei. Der Herr schenke uns allen dazu seine Gnaden.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Quisiera hablaros hoy de san Roberto Belarmino, figura destacada en las últimas décadas del siglo dieciséis y las primeras del siguiente, una época difícil en la que naciones enteras se separaron de la Sede Apostólica. De excelente formación humana, entró en la Compañía de Jesús. Estudió en Roma, Pádua y Lovaina. Fue nombrado cardenal y obispo de Capua, desempeñando después las más altas responsabilidades al servicio del Papa. Tras el Concilio de Trento, la Iglesia tenía que reafirmar y ahondar su propia identidad, y la primera gran obra de nuestro Santo fue sobre las Controversias, una referencia también hoy para la doctrina católica. Aunque acentúa el aspecto institucional de la Iglesia, no ignora su dimensión espiritual y su riqueza interior. Más tarde plasmó esto de manera más popular en su catecismo Doctrina cristiana breve. Pero lo que animaba sus muchas actividades y responsabilidades de gobierno era la meta principal: la santidad de vida, según esa espiritualidad esencial propia del carisma Ignaciano. La contemplación de la bondad de Dios lleva a entregarse gozosamente a Él e inspira formas de conducta y apostolado. San Roberto muestra así que la verdadera reforma de la Iglesia pasa por una reforma personal del corazón. Canonizado por el Papa Pío X, fue proclamado Doctor de la Iglesia por Pío XI.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a las Aliadas Carmelitas Descalzas y a los demás grupos procedentes de España, Méjico, Chile y otros países de América latina. Que la enseñanza y el testimonio de vida de san Roberto Belarmino, ilumine también nuestro camino hacia Dios en la Iglesia. Muchas Gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

«Fomos criados para a glória de Deus e para a salvação eterna: este é o nosso fim. Se o alcançarmos, seremos felizes; se dele nos afastamos, seremos infelizes. Por isso, devemos considerar como verdadeiramente bom o que nos conduz ao nosso fim, e como verdadeiramente mau o que dele nos afasta»: assim escreve São Roberto Belarmino, bispo e doutor da Igreja. O Concílio de Trento terminara há pouco, e a Igreja Católica precisava de ver confirmada e consolidada a sua identidade face à Reforma protestante. A acção do nosso Santo insere-se neste contexto, tendo servido fiel e valorosamente a Igreja ao longo dos últimos decénios do século XVI e primeiros do século XVII. Na sua obra O Gemido da Pomba – «pomba» aqui é a Igreja –, chama vigorosamente o clero e os fiéis a uma reforma pessoal e concreta da própria vida. Com grande clareza e com o exemplo da vida, ensina que não pode haver verdadeira reforma da Igreja, se primeiro não houver a nossa reforma pessoal e a conversão do coração.

Amados peregrinos de língua portuguesa, a todos saúdo cordialmente, desejando que este nosso encontro dê frutos de renovação interior, que consolidem a concórdia nas famílias e comunidades cristãs, a bem da justiça e da paz no mundo. Como penhor de graça e paz divina, para vós e vossos queridos, de bom grado vos concedo a Bênção Apostólica.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. Robert Belarmin nauczał, że celem naszego życia jest komunia z Bogiem, który objawił się w Jezusie Chrystusie. Aby ją osiągnąć, trzeba pokładać ufność w Panu, być wiernym Ewangelii i przyjmować z wiarą codzienne sytuacje, odczytując na modlitwie ich najgłębszy sens. Takie jest powołanie i zadanie każdego z nas wierzących. Niech Boże błogosławieństwo wspiera was na drogach świętości. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Roberto Bellarmino ci insegna che il fine della nostra vita è la comunione con Dio che si è rivelato in Gesù Cristo. Per raggiungerla bisogna confidare nel Signore, essere fedeli al Vangelo e accettare con la fede ogni quotidiana circostanza, leggendo nella preghiera il loro più profondo significato. Questa è la vocazione e il compito di ognuno di noi credenti. La benedizione di Dio vi sostenga sulle vie della santità. Sia lodato Gesù Cristo.]


○ Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám studenty Gymnázia Vodňany a Strakonice! Milovaní, přeji vám, aby vaše studium bylo vždy oživeno úsilím o dosažení opravdových duchovních hodnot. K tomu uděluji apoštolské požehnání vám i vašim nejdražším! Chvála Kristu!

[Un cordiale benvenuto agli studenti delle Scuole Superiori di Vodňany e Strakonice. Carissimi, vi auguro che il vostro studio sia sempre animato dall'impegno a favore di autentici valori spirituali . Con questi voti imparto la Benedizione Apostolica a voi e ai vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne z farnosti svätej Rodiny z Bratislavy - Petržalky. Bratia a sestry, včera sme slávili sviatok Katedry svätého Petra, apoštola. Ďakujem vám za modlitby, ktorými sprevádzate moju službu Petrovho Nástupcu a zo srdca žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do un benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli provenienti dalla Parrocchia della Santa Famiglia di Bratislava-Petržalka. Fratelli e sorelle, ieri abbiamo celebrato la festa della Cattedra di San Pietro Apostolo. Vi ringrazio per le vostre preghiere con le quali accompagnate il mio servizio di Successore di Pietro e cordialmente benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli venuti con la "Fiaccola benedettina", che nei prossimi giorni giungerà a Londra per una celebrazione ecumenica; essi sono accompagnati dall’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Mons. Renato Boccardo, e dall’Abate di Montecassino, Dom Pietro Vittorelli. Cari amici, mentre vi ringrazio per l’odierna visita, faccio voti che la tradizionale iniziativa contribuisca a ravvivare la luce della fede, specialmente in Europa e sia portatrice di concordia e di riconciliazione. Saluto con affetto i rappresentanti della Comunità Montana e del Parco del Matese e i redattori del periodico "Clarus", accompagnati dal loro Vescovo Mons. Valentino Di Cerbo, e volentieri invoco su ciascuno la continua assistenza del Signore, perché possano portare nella società il fermento dei valori cristiani, per contribuire così al progresso civile e morale del territorio, venendo incontro ai veri bisogni spirituali e materiali dei loro concittadini. Saluto poi i fedeli delle parrocchia di S. Policarpo in Roma e quelli di Maria Santissima del Rosario di Pompei, in Salerno, che ricordano il 50° anniversario di fondazione delle rispettive comunità ed auguro loro di condurre un’esistenza cristiana che sia sempre generosa testimonianza di fede.

Rivolgo, infine, un affettuoso pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria liturgica di San Policarpo. Il suo esempio di fedeltà a Cristo susciti in voi, cari giovani, propositi di coraggiosa testimonianza evangelica. Aiuti voi, cari malati, ad offrire le quotidiane sofferenze, perché nel mondo si diffonda la civiltà dell’amore. Sostenga voi, cari sposi novelli, nell’impegno di porre a fondamento della vostra famiglia l’intima unione con Dio.












COMUNICATO DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA

Accogliendo l’invito dell’Associazione Nazionale tra le Famiglie Italiane dei Martiri caduti per la libertà della Patria (A.N.F.I.M.), il Santo Padre si recherà in visita privata al Sacrario delle Fosse Ardeatine, nel 67° anniversario dell’eccidio, domenica 27 marzo 2011, alle ore 10.

24/02/2011 15:42
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LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza:

S.E. il Signor Michel Sleiman, Presidente della Repubblica del Libano, con la Consorte, e Seguito.

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Reynaldo G. Evangelista, Vescovo di Boac;

S.E. Mons. Buenaventura M. Famadico, Vescovo di Gumaca;

S.E. Mons. Rolando Joven T. Tirona, O.C.D., Prelato di Infanta;

S.E. Mons. Julius S. Tonel, Vescovo di Ipil;

S.E. Mons. Martin S. Jumoad, Prelato di Isabela;

S.E. Mons. Elenito R. Galido, Vescovo di Iligan;

S.E. Mons. Emilio Z. Marquez, Vescovo di Lucena.













RINUNCE E NOMINE




RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI BERLIN (GERMANIA)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Berlin (Germania), presentata dall’Em.mo Cardinale Georg Maximilian Sterzinsky, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



NOMINA DELL’ORDINARIO MILITARE PER LA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Ordinario Militare per la Repubblica Federale di Germania S.E. Mons. Franz-Josef Overbeck, Vescovo di Essen.



S.E. Mons. Franz-Josef Overbeck

S.E. Mons. Franz-Josef Overbeck è nato a Marl (diocesi di Münster) il 19 giugno 1964. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici dapprima presso la Facoltà teologica dell’Università di Münster e poi nella Pontificia Università Gregoriana come alunno del Pontificio Collegio Germanico-Hungarico.

È stato ordinato sacerdote il 10 ottobre 1989 a Roma, per la diocesi di Münster.

Dal 1990 al 1994 ha ricoperto l’incarico di Vice parroco a Haltern am See. Nel 1994 è stato nominato Vicario della Cattedrale e Direttore della casa per studenti "am Breul" a Münster. Ha proseguito anche gli studi teologici presso l’Università della medesima città, concludendoli con il dottorato in teologia. Dal 2000 al 2007 è stato Direttore dell’Istituto per il diaconato ed i ministeri pastorali ed incaricato episcopale per il diaconato permanente nella diocesi di Münster. Dal 2002 al 2007 è stato anche Direttore spirituale della Comunità di Vita Cristiana (Gemeinschaft Christlichen Lebens), costituita da sacerdoti e laici che vivono secondo lo spirito di S. Ignazio di Loyola.

Il 18 luglio 2007 è stato eletto Vescovo titolare di Matara di Numidia ed Ausiliare del Vescovo di Münster. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 1° settembre dello stesso anno.

Dal marzo 2008 al marzo 2009 è stato Amministratore diocesano di Münster.

Il 28 ottobre 2009 è stato nominato Vescovo di Essen.



NOMINA DI AUSILIARE DI TRIER (GERMANIA)

Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare di Trier (Germania) il Rev.do Sacerdote Helmut Dieser, del clero della medesima diocesi, Parroco di Adenau, Dümpelfeld, Kaltenborn e Kaltenborn-Herschbach, assegnandogli la sede titolare vescovile di Narona.

Rev.do Helmut Dieser

Il Rev.do Helmut Dieser è nato a Neuwied (diocesi di Trier) il 15 maggio 1962. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Facoltà Teologica di Trier e all’Università di Tübingen.

È stato ordinato sacerdote l’8 luglio 1989 a Trier.

Dal 1989 al 1992 ha ricoperto l’incarico di vice-parroco ad Ahrweiler e a Ramersbach. Dal 1992 al 1996 è stato assistente presso la cattedra di Teologia dogmatica della Facoltà Teologica di Trier. Durante tale periodo ha proseguito gli studi teologici, concludendoli nel 1998 con il dottorato. Dal 1992 ha anche svolto l’incarico di cooperatore nelle parrocchie di Saarburg-Beurig, Irsch e Ockfen-Schoden. Dal 1996 al 2004 è stato docente di omiletica presso l’Istituto di psicologia pastorale e di omiletica del Seminario Maggiore di Trier e dal 1997 anche responsabile per l’introduzione dei Vice-parroci della diocesi di Trier al ministero pastorale. Inoltre è stato dal 1998 cooperatore nelle parrocchie di Waldrach, Kasel e Morscheid.

Dal 2004 è parroco di Adenau, Dümpelfeld, Kaltenborn e Kaltenborn-Herschbach. Nel contempo è docente di omiletica presso il Seminario Maggiore interdiocesano di Lantershofen.



NOMINA DI AUSILIARI DI PUEBLA (MESSICO)

Il Santo Padre ha nominato Vescovi Ausiliari di Puebla (Messico) i Reverendi Eugenio Andrés Lira Rugarcía, Presidente della Commissione diocesana per la Pastorale delle Comunicazioni sociali, assegnandogli la sede titolare di Capo della Foresta e Dagoberto Sosa Arriaga, Vicario episcopale per la Pastorale, assegnandogli la sede titolare di Gummi di Bizacena.

Rev.do Eugenio Andrés Lira Rugarcía

Il Rev.do Eugenio Andrés Lira Rugarcía è nato il 24 luglio 1965 a Puebla (Messico). Ha studiato filosofia e teologia nel Seminario Palafoxiano di Puebla. Ha conseguito la Licenza in Filosofia presso l’Università Popolare di Puebla.

È stato ordinato sacerdote il 22 febbraio 1991.

Come sacerdote ha ricoperto i seguenti ministeri: Professore nella "Libera Scuola di Diritto" dell’Università Autonoma dello Stato e nell’Università La Salle Benavente, sempre a Puebla; Presidente della Commissione diocesana delle Comunicazioni sociali e Portavoce ufficiale dell’arcidiocesi di Puebla.



Rev.do Dagoberto Sosa Arriaga

Il Rev.do Dagoberto Sosa Arriaga è nato in La Loma, Aquixtla, Puebla (Messico) il 15 aprile 1955. Ha fatto studi specialistici presso la Pontificia Università Gregoriana, in Roma, ottenendo la Licenza in Storia della Chiesa.

È stato ordinato sacerdote il 24 aprile 1983, per l’arcidiocesi di Puebla.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi pastorali: Professore di Storia della Chiesa nel Seminario Maggiore di Puebla, Assistente del Movimento Familiare Cristiano e Incontro Matrimoniale, Vice Rettore del Seminario Minore di Puebla.

Attualmente è Vicario episcopale per la Pastorale e Parroco della Parrocchia Santa María de la Asunción, in Amazoc.













COMUNICATO DELLA SALA STAMPA: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL LIBANO

Oggi, nel Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Sua Eccellenza il Sig. Michel Sleiman, Presidente della Repubblica del Libano. Successivamente, il Presidente ha incontrato l’Em.mo Segretario di Stato, Card. Tarcisio Bertone, il quale era accompagnato dall’Ecc.mo Segretario per i Rapporti con gli Stati, Mons. Dominique Mamberti.

Nel corso dei cordiali colloqui è stato sottolineato che il Libano, a motivo della presenza di diverse comunità cristiane e musulmane, rappresenta un messaggio di libertà e di rispettosa convivenza non solo per la Regione ma anche per il mondo intero. In tale contesto la promozione della collaborazione e del dialogo fra le confessioni religiose si rivela sempre più necessaria.

Si è quindi rilevata l’importanza dell’impegno delle Autorità civili e religiose per educare le coscienze alla pace e alla riconciliazione e si è auspicato che la formazione del nuovo Governo favorisca la desiderata stabilità della Nazione, chiamata ad affrontare importanti sfide interne e internazionali.

Nel proseguo dei colloqui ci si è soffermati sulla situazione del Medio Oriente, con particolare riferimento ai recenti avvenimenti in alcuni Paesi arabi, ed è stata espressa la comune convinzione che è urgente risolvere i conflitti ancora aperti nella Regione.

Infine, particolare attenzione è stata dedicata alla situazione dei Cristiani in tutta la regione ed al contributo che essi possono offrire per il bene dell’intera società.


25/02/2011 15:27
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LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Sua Beatitudine Em.ma il Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano).

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Ramon C. Argüelles, Arcivescovo di Lipa;

S.E. Mons. Romulo G. Valles, Arcivescovo di Zamboanga;

S.E. Mons. Jesus A. Dosado, C.M., Arcivescovo di Ozamiz;

S.E. Mons. Antonio J. Ledesma, S.I., Arcivescovo di Cagayan de Oro.



Il Papa riceve oggi in Udienza:

S.E. Mons. Pierre Morissette, Vescovo di Saint-Jérôme (Canada), Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici del Canada,

con il Vice Presidente: S.E. Mons. Richard William Smith, Arcivescovo di Edmonton

e con il Segretario Generale: Monsignor Patrick Power.

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:
Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.












RINUNCE E NOMINE




RINUNCIA DEL VESCOVO DI CONCORDIA-PORDENONE (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Concordia-Pordenone (Italia), presentata da S.E. Mons. Ovidio Poletto, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Concordia-Pordenone (Italia) il Rev.do Mons. Giuseppe Pellegrini, finora Vicario Generale di Verona.

Rev.do Mons. Giuseppe Pellegrini

Mons. Giuseppe Pellegrini è nato a Monteforte d'Alpone, in diocesi e provincia di Verona, il 10 novembre 1953. Ha frequentato il Seminario Minore e Maggiore di Verona, conseguendo poi la Laurea in Sociologia.

È stato ordinato presbitero il 2 giugno 1979 per la diocesi di Verona.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: dal 1979 al 1983, Vicario parrocchiale a Bovolone (VR); dal 1983 al 1993, Assistente del Seminario Teologico; dal 1993 al 1996, Assistente diocesano di Azione Cattolica; dal 1994 al 1998, Direttore dell'Ufficio diocesano di Pastorale giovanile; dal 1998 al 2000, a servizio della Conferenza Episcopale Italiana per il Giubileo; dal 1991 al 2006, Docente di Sociologia religiosa presso lo Studio Teologico "San Zeno" di Verona; dal 2000 al 2006, Vicedirettore dell'Ufficio Nazionale di Cooperazione Missionaria e Vicedirettore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie e Assistente Nazionale del Movimento Giovanile Missionario; dal 2006 al 2008, Direttore dell'Ufficio Nazionale di Cooperazione Missionaria e Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie e Direttore Generale di "Missio".

Dal 2007 è Vicario Generale della diocesi di Verona.

Dal 2004 è Cappellano di Sua Santità.

È autore di diversi sussidi per la pastorale.



NOMINA DELL’AUSILIARE DI PITTSBURGH (U.S.A.)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare della diocesi di Pittsburgh (U.S.A.) il Rev.do William J. Waltersheid, del clero della diocesi di Harrisburg (U.S.A.), Vicario per il Clero e la Vita Religiosa, assegnandogli la sede titolare vescovile di California.

Rev.do William J. Waltersheid

Il Rev.do William J. Waltersheid è nato il 18 novembre 1956 a Ashland (Pennsylvania). Dopo le scuole elementari ha frequentato la scuola secondaria Mount Carmel Area High School a Mount Carmel (1970-1974) e la Pottsville Hospital School of Nursing (1980-1983). Ha frequentato poi il Saint John Seminary a Brighton (Massachusetts) dove ha conseguito il Master of Divinity (1988-1991). Ha ottenuto la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma (1991-1993).

È stato ordinato sacerdote l’11 luglio 1992 per la diocesi di Harrisburg.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice Parroco della Saint Theresa of the Infant Jesus Parish a New Cumberland (1994-1995) e della Prince of Peace Parish a Steelton (1995-1999); Direttore della Formazione Pastorale del Collegio Americano del Nord a Roma (1999-2000) e Vice-Rettore del medesimo Collegio (2000-2003). Ritornato in patria, è diventato Parroco della Saint Patrick Parish a Carlisle (2003-2006).

Dal 2006 è Vicario per il Clero e la Vita Religiosa.

Dal 1998 è Censor Librorium della diocesi di Harrisburg.

Oltre l’inglese, parla l’italiano, il francese e lo spagnolo e conosce il polacco e il croato.

26/02/2011 15:54
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LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Emmanuel T. Cabajar, C.SS.R., Vescovo di Pagadian;

S.E. Mons. Juan de Dios M. Pueblos, Vescovo di Butuan;

S.E. Mons. Jose A. Cabantan, Vescovo di Malaybalay;

S.E. Mons. Antonieto D. Cabajog, Vescovo di Surigao;

S.E. Mons. Nereo P. Odchimar, Vescovo di Tandag;

S.E. Mons. Romulo T. de la Cruz, Vescovo di Kidapawan;

S.E. Mons. Dinualdo D. Gutierrez, Vescovo di Marbel.

Il Papa riceve oggi in Udienza:
Partecipanti all’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita.

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:
Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per Vescovi.










RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI MARONITI

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato a norma del can. 126 § 2 del CCEO, la rinuncia all’ufficio di Patriarca di Antiochia dei Maroniti presentata da S.B. Em.ma il Signor Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir.






























UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

Alle ore 12 di oggi, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti alla XVII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita. I membri della Pontificia Accademia, riuniti dal 24 febbraio, hanno affrontato quest’anno due temi: "Le banche di cordone ombelicale" e "Il trauma post-aborto".
Nel corso dell’incontro che conclude i lavori della plenaria, il Papa rivolge ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari Fratelli e Sorelle,

vi accolgo con gioia in occasione dell’Assemblea annuale della Pontificia Accademia per la Vita. Saluto in particolare il Presidente, Mons. Ignacio Carrasco de Paula, e lo ringrazio per le sue cortesi parole. A ciascuno rivolgo il mio cordiale benvenuto! Nei lavori di questi giorni avete affrontato temi di rilevante attualità, che interrogano profondamente la società contemporanea e la sfidano a trovare risposte sempre più adeguate al bene della persona umana. La tematica della sindrome post-abortiva - vale a dire il grave disagio psichico sperimentato frequentemente dalle donne che hanno fatto ricorso all’aborto volontario - rivela la voce insopprimibile della coscienza morale, e la ferita gravissima che essa subisce ogniqualvolta l’azione umana tradisce l’innata vocazione al bene dell’essere umano, che essa testimonia. In questa riflessione sarebbe utile anche porre l’attenzione sulla coscienza, talvolta offuscata, dei padri dei bambini, che spesso lasciano sole le donne incinte. La coscienza morale - insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica - è quel "giudizio della ragione, mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto" (n. 1778). È infatti compito della coscienza morale discernere il bene dal male nelle diverse situazioni dell’esistenza, affinché, sulla base di questo giudizio, l’essere umano possa liberamente orientarsi al bene. A quanti vorrebbero negare l’esistenza della coscienza morale nell’uomo, riducendo la sua voce al risultato di condizionamenti esterni o ad un fenomeno puramente emotivo, è importante ribadire che la qualità morale dell’agire umano non è un valore estrinseco oppure opzionale e non è neppure una prerogativa dei cristiani o dei credenti, ma accomuna ogni essere umano. Nella coscienza morale Dio parla a ciascuno e invita a difendere la vita umana in ogni momento. In questo legame personale con il Creatore sta la dignità profonda della coscienza morale e la ragione della sua inviolabilità.

Nella coscienza l’uomo tutto intero - intelligenza, emotività, volontà - realizza la propria vocazione al bene, cosicché la scelta del bene o del male nelle situazioni concrete dell’esistenza finisce per segnare profondamente la persona umana in ogni espressione del suo essere. Tutto l’uomo, infatti, rimane ferito quando il suo agire si svolge contrariamente al dettame della propria coscienza. Tuttavia, anche quando l’uomo rifiuta la verità e il bene che il Creatore gli propone, Dio non lo abbandona, ma, proprio attraverso la voce della coscienza, continua a cercarlo e a parlargli, affinché riconosca l’errore e si apra alla Misericordia divina, capace di sanare qualsiasi ferita.

I medici, in particolare, non possono venire meno al grave compito di difendere dall’inganno la coscienza di molte donne che pensano di trovare nell’aborto la soluzione a difficoltà familiari, economiche, sociali, o a problemi di salute del loro bambino. Specialmente in quest’ultima situazione, la donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto "terapeutico" per evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia, e un "ingiusto" peso alla società. Su uno sfondo culturale caratterizzato dall’eclissi del senso della vita, in cui si è molto attenuata la comune percezione della gravità morale dell’aborto e di altre forme di attentati contro la vita umana, si richiede ai medici una speciale fortezza per continuare ad affermare che l’aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso, la vita famigliare.

Tale compito, tuttavia, non riguarda solo la professione medica e gli operatori sanitari. È necessario che la società tutta si ponga a difesa del diritto alla vita del concepito e del vero bene della donna, che mai, in nessuna circostanza, potrà trovare realizzazione nella scelta dell’aborto. Parimenti sarà necessario - come indicato dai vostri lavori - non far mancare gli aiuti necessari alle donne che, avendo purtroppo già fatto ricorso all’aborto, ne stanno ora sperimentando tutto il dramma morale ed esistenziale. Molteplici sono le iniziative, a livello diocesano o da parte di singoli enti di volontariato, che offrono sostegno psicologico e spirituale, per un recupero umano pieno. La solidarietà della comunità cristiana non può rinunciare a questo tipo di corresponsabilità. Vorrei richiamare a tale proposito l’invito rivolto dal Venerabile Giovanni Paolo II alle donne che hanno fatto ricorso all’aborto: "La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica. Probabilmente la ferita nel vostro animo non s’è ancor rimarginata. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. Allo stesso Padre e alla sua misericordia potete affidare con speranza il vostro bambino. Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita" (Enc. Evangelium vitae, 99).

La coscienza morale dei ricercatori e di tutta la società civile è intimamente implicata anche nel secondo tema oggetto dei vostri lavori: l’utilizzo delle banche del cordone ombelicale, a scopo clinico e di ricerca. La ricerca medico-scientifica è un valore, e dunque un impegno, non solo per i ricercatori, ma per l’intera comunità civile. Ne scaturisce il dovere di promozione di ricerche eticamente valide da parte delle istituzioni e il valore della solidarietà dei singoli nella partecipazione a ricerche volte a promuovere il bene comune. Questo valore, e la necessità di questa solidarietà, si evidenziano molto bene nel caso dell’impiego delle cellule staminali provenienti dal cordone ombelicale. Si tratta di applicazioni cliniche importanti e di ricerche promettenti sul piano scientifico, ma che nella loro realizzazione molto dipendono dalla generosità nella donazione del sangue cordonale al momento del parto e dall’adeguamento delle strutture, per rendere attuativa la volontà di donazione da parte delle partorienti. Invito, pertanto, tutti voi a farvi promotori di una vera e consapevole solidarietà umana e cristiana. A tale proposito, molti ricercatori medici guardano giustamente con perplessità al crescente fiorire di banche private per la conservazione del sangue cordonale ad esclusivo uso autologo. Tale opzione - come dimostrano i lavori della vostra Assemblea - oltre ad essere priva di una reale superiorità scientifica rispetto alla donazione cordonale, indebolisce il genuino spirito solidaristico che deve costantemente animare la ricerca di quel bene comune a cui, in ultima analisi, la scienza e la ricerca mediche tendono.

Cari Fratelli e Sorelle, rinnovo l’espressione della mia riconoscenza al Presidente e a tutti i Membri della Pontificia Accademia per la Vita per il valore scientifico ed etico con cui realizzate il vostro impegno a servizio del bene della persona umana. Il mio augurio è che manteniate sempre vivo lo spirito di autentico servizio che rende le menti e i cuori sensibili a riconoscere i bisogni degli uomini nostri contemporanei. A ciascuno di voi e ai vostri cari imparto di cuore la Benedizione Apostolica.



















LETTERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A S.B. IL CARDINALE NASRALLAH PIERRE SFEIR AL TERMINE DEL SUO SERVIZIO COME PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI MARONITI



Pubblichiamo di seguito il testo della Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI ha indirizzato a Sua Beatitudine il Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir nel momento in cui accetta la sua rinuncia all’ufficio di Patriarca di Antiochia dei Maroniti:


LETTERA DEL SANTO PADRE

A Sa Béatitude Éminentissime
le Cardinal Nasrallah Pierre Sfeir
Patriarche d’Antioche des Maronites



L’année consacrée au mille-six-centième anniversaire de la mort de Saint Maron arrive à sa conclusion: un temps de grâce a été accordé à l’Église Maronite pendant ce jubilé exceptionnel. C’est aussi le couronnement de votre service pour la plus grande gloire de Dieu et le bien de tous ses fidèles.

Dieu dans son amour insondable vous a façonné et marqué de sa trace indélébile pour une élection particulière à son service. Ce choix secret a trouvé sa correspondance dans votre réponse libre et enthousiaste à l’exemple de la Mère de Dieu: "Qu’il m’advienne selon ta parole!" (Lc 1, 38).

Vous avez pu fêter l’an dernier soixante ans de sacerdoce: preuve de fidélité et d’amour pour Jésus-Christ, le Souverain Prêtre. En juillet prochain, vous aurez de nouveau l’occasion d’élever une action de grâce à la Trinité Sainte pour l’accomplissement de cinquante ans d’épiscopat.

Pendant presque vingt-cinq ans, vous avez collaboré avec vos deux prédécesseurs sur le Siège d’Antioche, avant d’être choisi par le Synode pour leur succéder le 19 avril 1986: un moment décisif qui vous place aujourd’hui au seuil de votre jubilé d’argent dans cette charge.

Vous avez commencé ce noble ministère de Patriarche d’Antioche des Maronites dans la tourmente de la guerre qui a ensanglanté le Liban pendant de trop longues années. C’est avec l’ardent désir de la paix pour votre pays que vous avez conduit cette Eglise et sillonné le monde pour consoler votre peuple contraint à l’émigration. La paix enfin est revenue, toujours fragile, mais toujours actuelle.

Le Pape Jean-Paul II, que j’aurai la joie de proclamer Bienheureux le 1er mai prochain, vous a appelé à devenir membre du Collège des Cardinaux, le 26 novembre 1994, pour vous insérer dans une communion plus profonde avec l’Eglise Universelle. La venue de mon vénérable Prédécesseur à Beyrouth, en 1997, pour signer l’Exhortation Apostolique post-synodale: Une espérance nouvelle pour le Liban, a marqué de nouveau le lien constant de Votre Église avec le Successeur de Pierre.

Lorsque j’ai convoqué le Synode extraordinaire pour le Moyen-Orient en septembre 2009, je vous ai nommé Président délégué ad honorem pour souligner la valeur du service ecclésial que vous avez accompli au nom du Christ.

Ces derniers jours j’ai béni la statue de Saint Maron placée auprès de la Basilique Saint Pierre à la fin de l’année jubilaire et j’ai pu vous saluer ainsi que le Président de la République Libanaise et de nombreux Evêques et fidèles.

Vous avez choisi de renoncer à la charge de Patriarche d’Antioche des Maronites en cette circonstance très particulière. Maintenant, j’accueille votre décision libre et magnanime qui est l’expression d’une grande humilité et d’un profond détachement. Je suis sûr que vous accompagnerez toujours le chemin de l’Église Maronite par la prière, le sage conseil et les sacrifices.

Je demande à Dieu Tout-Puissant, par l’intercession de Saint Maron et de Notre-Dame du Liban, de vous combler de ses bienfaits. De grand cœur, je vous adresse la Bénédiction Apostolique ainsi qu’aux évêques, aux prêtres, aux personnes consacrées et à tous les fidèles de l’Église Maronite, et à la bien-aimée Nation Libanaise!

Au Vatican, le 26 février 2011.

BENEDICTUS PP XVI

27/02/2011 16:01
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Nella Liturgia odierna riecheggia una delle parole più toccanti della Sacra Scrittura. Lo Spirito Santo ce l’ha donata mediante la penna del cosiddetto "secondo Isaia", il quale, per consolare Gerusalemme abbattuta dalle sventure, così si esprime: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai" (Is 49,15). Questo invito alla fiducia nell’indefettibile amore di Dio viene accostato alla pagina, altrettanto suggestiva, del Vangelo di Matteo, in cui Gesù esorta i suoi discepoli a confidare nella provvidenza del Padre celeste, il quale nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo, e conosce ogni nostra necessità (cfr 6,24-34). Così si esprime il Maestro: "Non preoccupatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno".

Di fronte alla situazione di tante persone, vicine e lontane, che vivono in miseria, questo discorso di Gesù potrebbe apparire poco realistico, se non evasivo. In realtà, il Signore vuole far capire con chiarezza che non si può servire a due padroni: Dio e la ricchezza. Chi crede in Dio, Padre pieno d’amore per i suoi figli, mette al primo posto la ricerca del suo Regno, della sua volontà. E ciò è proprio il contrario del fatalismo o di un ingenuo irenismo. La fede nella Provvidenza, infatti, non dispensa dalla faticosa lotta per una vita dignitosa, ma libera dall’affanno per le cose e dalla paura del domani. E’ chiaro che questo insegnamento di Gesù, pur rimanendo sempre vero e valido per tutti, viene praticato in modi diversi a seconda delle diverse vocazioni: un frate francescano potrà seguirlo in maniera più radicale, mentre un padre di famiglia dovrà tener conto dei propri doveri verso la moglie e i figli. In ogni caso, però, il cristiano si distingue per l’assoluta fiducia nel Padre celeste, come è stato per Gesù. E’ proprio la relazione con Dio Padre che dà senso a tutta la vita di Cristo, alle sue parole, ai suoi gesti di salvezza, fino alla sua passione, morte e risurrezione. Gesù ci ha dimostrato che cosa significa vivere con i piedi ben piantati per terra, attenti alle concrete situazioni del prossimo, e al tempo stesso tenendo sempre il cuore in Cielo, immerso nella misericordia di Dio.

Cari amici, alla luce della Parola di Dio di questa domenica, vi invito ad invocare la Vergine Maria con il titolo di Madre della divina Provvidenza. A lei affidiamo la nostra vita, il cammino della Chiesa, le vicende della storia. In particolare, invochiamo la sua intercessione perché tutti impariamo a vivere secondo uno stile più semplice e sobrio, nella quotidiana operosità e nel rispetto del creato, che Dio ha affidato alla nostra custodia.



DOPO L’ANGELUS

Alors que la solitude est une épreuve pour de nombreuses personnes, la liturgie nous rappelle aujourd’hui, chers pèlerins francophones, que Dieu ne nous oublie pas et que nous avons du prix à ses yeux. Puissions-nous acquérir un regard capable de discerner sa présence au cœur de notre vie ! Car rechercher le Royaume de Dieu nous libère de la peur du lendemain et nous ouvre à la confiance et à l’espérance qui ne déçoit point. Je vous invite à être pour ceux qui vous entourent les témoins de l’amour de Dieu, plus tendre que celui d’une mère pour son enfant, et à prier pour que la justice et le dialogue l’emportent sur le profit et la violence. A tous, je souhaite un bon dimanche !

I welcome all the English-speaking pilgrims and visitors gathered for this Angelus prayer. In today’s Gospel Jesus invites us to trust in the provident care of our heavenly Father and to seek first his Kingdom and its righteousness. May his words inspire us to see all things in their true perspective and to live our lives in joyful faith and sure hope in God’s promises. Upon you and your families I invoke the Lord’s abundant blessings!

Gerne grüße ich die Pilger und Gäste aus den Ländern deutscher Sprache. Zur Grundhaltung des christlichen Lebens gehört das Vertrauen in Gottes Güte und Vorsehung. Bei aller notwendigen Sorge um die Dinge des täglichen Lebens darf das Eigentliche, das Wesentliche nicht aus dem Blick geraten, nämlich Gott selbst. „Euch muß es zuerst um das Reich Gottes und seine Gerechtigkeit gehen, dann wird euch alles andere dazugegeben" (vgl. Mt 6,33), mahnt uns der Herr im heutigen Evangelium. So wollen wir uns auch im Alltag ganz der Gegenwart Gottes öffnen. Er hilft uns, unsere Aufgaben zu meistern, und macht uns bereit, den Mitmenschen in Not beizustehen. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag und eine gute Woche.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, en particular al grupo de peregrinos de las parroquias de Santa Eulalia y de Santa Cruz, de la diócesis de Ibiza, acompañados de su Obispo, así como a los fieles provenientes de la parroquia de San Miguel Arcángel de Villanueva, de Córdoba. La liturgia de este día nos exhorta a confiar en la providencia divina; recordándonos que somos amados por Dios y asistidos por su auxilio. Os invito a corresponder a dicho amor, a imitación de la Virgen María, cuya existencia terrena se mostró siempre bajo el signo de la gratuidad y de la alabanza, para que así experimentéis la paz verdadera y la alegría auténtica. Feliz domingo.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Liturgia dzisiejszej niedzieli wzywa nas, abyśmy ufali Bożej Opatrzności i zawierzyli Jej wszystkie nasze troski, kłopoty i niepokoje o przyszłość. „Starajcie się naprzód o królestwo Boga i o Jego sprawiedliwość, a wszystko będzie wam dodane" – mówi Chrystus (Mt 6, 33). Niech nie gaśnie w nas ta ufność i niech budzi gotowość do pomocy tym, którzy ją tracą na skutek trudnych doświadczeń życiowych. Niech Bóg wam błogosławi.

[Rivolgo un cordiale saluto ai polacchi. La liturgia della domenica odierna ci invita ad avere fiducia nella Divina Provvidenza e ad affidarLe tutte le nostre angosce, difficoltà e preoccupazioni per il futuro: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta". Non si spenga in noi questa fiducia e susciti in noi la prontezza ad aiutare coloro che la perdono a causa delle difficili esperienze di vita. Dio vi benedica!]

Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Cirkevného gymnázia Štefana Mišíka zo Spišskej Novej Vsi. Bratia a sestry, milí mladí, prajem vám, aby púť do Ríma posilnila vaše puto s Kristom a s jeho Cirkvou. Všetkých vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli del Ginnasio Cattolico Štefan Mišík di Spišská Nová Ves. Fratelli e sorelle, cari giovani, vi auguro che il pellegrinaggio a Roma approfondisca il vostro legame con Cristo e con la sua Chiesa. A tutti la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare la rappresentanza venuta in occasione della "Giornata per le malattie rare", con una preghiera speciale e un augurio per la ricerca in questo campo. Saluto i fedeli provenienti da Moncalvo e Ivrea, da Giussano, Cologno al Serio, Modena, Rimini e Cervia, Incisa Valdarno, Foligno e Spello, dalla diocesi di Concordia-Pordenone e dalla parrocchia romana di Santa Francesca Cabrini; i Salesiani Cooperatori di Latina, l’associazione culturale "L’Ottimista", il gruppo "Arcobaleno" di Modena, i ragazzi di Lodi e gli alunni della scuola "Don Carlo Costamagna" di Busto Arsizio. A tutti auguro una buona domenica.


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Lettera del Papa al Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir
Accettando la sua rinuncia all'ufficio di Patriarca di Antiochia dei Maroniti



CITTA' DEL VATICANO, domenica, 27 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo della lettera che Papa Benedetto XVI ha indirizzato a Sua Beatitudine il Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir accettando la sua rinuncia all’ufficio di Patriarca di Antiochia dei Maroniti.


* * *

A Sua Beatitudine Eminentissima il Cardinale Nasrallah Pierre SfeirPatriarca di Antiochia dei Maroniti

L’anno dedicato al milleseicentesimo della morte di san Marone giunge alla sua conclusione: durante questo giubileo eccezionale, alla Chiesa maronita è stato concesso un tempo di grazia. È anche il coronamento del suo servizio per la maggior gloria di Dio e il bene di tutti i suoi fedeli.

Dio, nel suo amore insondabile, l’ha modellata e contraddistinta con il proprio segno indelebile per una particolare elezione al suo servizio. Questa scelta segreta ha trovato un riscontro nella sua risposta libera ed entusiasta secondo l’esempio della Madre di Dio: «avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38).

Lo scorso anno lei ha potuto celebrare il sessantesimo di sacerdozio: testimonianza di fedeltà e di amore per Gesù Cristo, Sommo Sacerdote. Nel prossimo mese di luglio avrà di nuovo l’occasione di elevare un’azione di rendimento di grazie alla Santa Trinità per il compimento di cinquant’anni di episcopato.

Per quasi venticinque anni ha collaborato con i suoi due predecessori nella Sede di Antiochia, prima di essere scelto dal Sinodo come loro successore il 19 aprile 1986: un momento importante che la pone oggi alle soglie del giubileo d’argento in questo ufficio.

Ha iniziato il nobile ministero di Patriarca di Antiochia dei Maroniti nella tormenta della guerra che ha insanguinato il Libano per troppo tempo. È con l’ardente desiderio di pace per il suo Paese che ha guidato questa Chiesa e percorso il mondo per consolare il suo popolo costretto a emigrare. Infine, la pace è ritornata, sempre fragile, ma sempre attuale.

Papa Giovanni Paolo II, che avrò la gioia di beatificare il prossimo 1° maggio, l’ha chiamata a far parte del Collegio dei Cardinali il 26 novembre 1994, per inserirla in una comunione più profonda con la Chiesa Universale. La visita del mio venerabile predecessore a Beirut, nel 1997, per firmare l’Esortazione apostolica post-sinodale Una speranza nuova per il Libano ha segnato di nuovo il legame costante della sua Chiesa con il Successore di Pietro.

Quando ho convocato il Sinodo speciale per il Medio Oriente nel settembre del 2009, l’ho nominata Presidente delegato ad honorem per sottolineare l’importanza del servizio ecclesiale che lei ha svolto nel nome di Cristo.

Negli ultimi giorni ho benedetto la statua di san Marone, collocata in una nicchia della Basilica di San Pietro al termine dell’anno giubilare e ho quindi potuto salutare lei, come pure il Presidente della Repubblica del Libano e numerosi vescovi e fedeli.

Lei ha scelto di rinunciare all’ufficio di Patriarca di Antiochia dei Maroniti in questa circostanza molto particolare. Ora accetto la sua decisione libera e generosa, che è espressione di grande umiltà e profondo distacco. Sono certo che accompagnerà sempre il cammino della Chiesa maronita con la sua preghiera, il suo saggio consiglio e i sacrifici.

Chiedo a Dio Onnipotente, per intercessione di san Marone e di Nostra Signora del Libano, di colmarla delle sue benedizioni. Di tutto cuore imparto a lei la Benedizione Apostolica, come pure ai vescovi, ai sacerdoti e alle persone consacrate, nonché a tutti i fedeli della Chiesa maronita e all’amata Nazione Libanese.

Dal Vaticano, 26 febbraio 2011

Benedetto XVI

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]



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