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Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2013 17:43
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03/04/2011 15:55
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi, IV Domenica di Quaresima, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

L’itinerario quaresimale che stiamo vivendo è un particolare tempo di grazia, durante il quale possiamo sperimentare il dono della benevolenza del Signore nei nostri confronti. La liturgia di questa domenica, denominata "Laetare", invita a rallegrarci, a gioire, così come proclama l’antifona d’ingresso della celebrazione eucaristica: "Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione" (cfr Is 66,10-11). Qual è la ragione profonda di questa gioia? Ce lo dice il Vangelo odierno, nel quale Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita. La domanda che il Signore Gesù rivolge a colui che era stato cieco costituisce il culmine del racconto: "Tu credi nel Figlio dell’uomo?" (Gv 9,35). Quell’uomo riconosce il segno operato da Gesù e passa dalla luce degli occhi alla luce della fede: "Credo, Signore!" (Gv 9,38). È da evidenziare come una persona semplice e sincera, in modo graduale, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesù come un "uomo" tra gli altri, poi lo considera un "profeta", infine i suoi occhi si aprono e lo proclama "Signore". In opposizione alla fede del cieco guarito vi è l’indurimento del cuore dei farisei che non vogliono accettare il miracolo, perché si rifiutano di accogliere Gesù come il Messia. La folla, invece, si sofferma a discutere sull’accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri.

E noi, quale atteggiamento assumiamo di fronte a Gesù? Anche noi a causa del peccato di Adamo siamo nati "ciechi", ma nel fonte battesimale siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo. Il peccato aveva ferito l’umanità destinandola all’oscurità della morte, ma in Cristo risplende la novità della vita e la meta alla quale siamo chiamati. In Lui, rinvigoriti dallo Spirito Santo, riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene. Infatti la vita cristiana è una continua conformazione a Cristo, immagine dell’uomo nuovo, per giungere alla piena comunione con Dio. Il Signore Gesù è "la luce del mondo" (Gv 8,12), perché in Lui "risplende la conoscenza della gloria di Dio" (2 Cor 4,6) che continua a rivelare nella complessa trama della storia quale sia il senso dell’esistenza umana. Nel rito del Battesimo, la consegna della candela, accesa al grande cero pasquale simbolo di Cristo Risorto, è un segno che aiuta a cogliere ciò che avviene nel Sacramento. Quando la nostra vita si lascia illuminare dal mistero di Cristo, sperimenta la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione. In questi giorni che ci preparano alla Pasqua ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che a volte rischia di essere soffocata. Alimentiamola con la preghiera e la carità verso il prossimo.

Alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, affidiamo il cammino quaresimale, perché tutti possano incontrare Cristo, Salvatore del mondo.



DOPO L’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle, ieri ricorreva il sesto anniversario della morte del mio amato Predecessore, il Venerabile Giovanni Paolo II. A motivo della sua prossima beatificazione, non ho celebrato la tradizionale Messa di suffragio per lui, ma l’ho ricordato con affetto nella preghiera, come penso tutti voi. Mentre, attraverso il cammino quaresimale, ci prepariamo alla festa di Pasqua, ci avviciniamo con gioia anche al giorno in cui potremo venerare come Beato questo grande Pontefice e Testimone di Cristo, e affidarci ancora di più alla sua intercessione.

Je salue cordialement les pèlerins francophones et particulièrement les élèves et les familles du collège Saint-Jean de Passy. L’évangile de ce dimanche pose à chacun de nous la question essentielle de la foi : « Crois-tu au Fils de l’homme ? » Puisse la réponse immédiate et joyeuse de l’aveugle-né devenir la nôtre : « Oui, je crois Seigneur ! » En acceptant la lumière de vérité qui vient du Christ, en soumettant notre intelligence à la révélation qui la dépasse et la comble, nous ouvrons notre cœur à l’Esprit. Dans une sincère révision de vie, accueillons la grâce rénovatrice du sacrement de Pénitence qui purifie notre regard. Que la Vierge Marie, modèle de la foi de l’Eglise, intercède pour nous durant ce Carême ! Bon pèlerinage à tous !

I offer a warm welcome to all the English-speaking visitors present for this Angelus prayer. I especially greet the students from the Oratory Preparatory School, Woodcote, and a group of the Daughters of Mary Help of Christians studying in Rome. In today’s Gospel Jesus, the light of the world, gives sight to the man born blind. May the light of Christ, received in Baptism, always guide us through this life to the splendour of divine glory. Upon you and your families I invoke God’s blessings of joy and peace!

Ein herzliches „Grüß Gott" sage ich den Pilgern und Besuchern aus den Ländern deutscher Sprache. Der Evangelist Johannes nennt die Wunder Jesu Zeichen. Auch die Heilung des Blindgeborenen im heutigen Evangelium ist ein solches Zeichen. Das Heilshandeln Jesu ist mit dem Öffnen der leiblichen Augen nicht am Ziel. Es verweist auf Größeres. Christus öffnet dem Geheilten auch die Augen des Herzens, so daß er vor Jesus niederfällt und bekennt: „Ich glaube, Herr!" Christus, der das Licht der Welt ist, will auch unsere Augen für die Schönheit des Glaubens, für seine Wahrheit, öffnen. Er will unser Leben hell machen. Dazu begleite euch Gott mit seiner Gnade.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, así como a los que se unen a ella a través de los medios de comunicación social. La liturgia de este día nos recuerda que Jesucristo es la Luz del mundo. De su mano podemos afrontar la vida y vencer todo lo que oscurece la conciencia y nos impide distinguir el bien del mal. Como hizo el Siervo de Dios Juan Pablo II, del que ayer recordamos el sexto aniversario de su fallecimiento, os invito a identificaros cada vez más con el Señor y de este modo avanzar siempre por el camino de la verdad y de la auténtica alegría. Feliz domingo.

Srdačno pozdravljam i blagoslivljam hrvatske hodočasnike, a osobito nastavnike i učenike pazinskog Kolegija. Dragi prijatelji, uvijek slijedite Krista! Ne bojte se ljubiti ga i vjerovati mu! Posvetite svoj život Spasitelju dijeleći s njim svoje radosti i teškoće. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto di cuore e benedico tutti i pellegrini Croati, particolarmente i professori e gli studenti del Collegio Cattolico di Pazin. Cari amici, seguite Cristo sempre! Non abbiate paura di amarLo e di crederGli! Consacrate la vostra vita al Salvatore, condividendo con Lui le gioie e le difficoltà. Siano lodati Gesù e Maria!]

Słowo pozdrowienia przekazuję wszystkim Polakom. Czwarta Niedziela Wielkiego Postu kieruje naszą myśl ku Chrystusowi, który przywraca wzrok niewidomemu od urodzenia. Syn Boży, oddając swe życie na krzyżu dla naszego zbawienia przywraca wzrok także naszej duszy, abyśmy dostrzegali blask Bożej prawdy. W każdej chwili życia, w każdym miejscu bądźmy świadkami Tego, który jest światłością świata i Jego ewangelicznego orędzia. Waszemu świadectwu wiary z serca błogosławię.

[Rivolgo il mio saluto a tutti i Polacchi. La Quarta Domenica di Quaresima orienta il nostro pensiero verso Cristo, il quale restituisce la vista ad un cieco dalla nascita. Il Figlio di Dio offrendo sulla Croce la Sua vita per la nostra salvezza restituisce la vista anche alla nostra anima perché possiamo scorgere lo splendore della Verità Divina. In ogni istante della vita e in ogni luogo cerchiamo di essere testimoni di Colui che è luce del mondo e del Suo evangelico messaggio. Di cuore benedico la vostra testimonianza di fede.]

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare a quelli provenienti da alcune parrocchie dell’Umbria e della Basilicata, da Valdagno, Orentano e Castelfranco di Sotto. Saluto i ragazzi di san Michele Arcangelo in Precotto–Milano e i cresimandi di Bertipaglia presso Padova, come pure il gruppo dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Pontedera e gli studenti di Lucera. A tutti auguro una buona domenica.

04/04/2011 16:22
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LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Joachim Meisner, Arcivescovo di Köln (Repubblica Federale di Germania);

S.E. Mons. Franz-Josef Overbeck, Vescovo di Essen (Repubblica Federale di Germania);

S.E. Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo tit. di Ulpiana, Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Pauly Kannookadan, Vescovo di Irinjalakuda dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum"

con il Vescovo emerito: S.E. Mons. James Pazhayattil;

S.E. Mons. Jacob Manathodath, Vescovo di Palghat dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Paul Alappatt, Vescovo di Ramanathapuram dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. John Vadakel, C.M.I., Vescovo di Bijnor dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Thomas Thuruthimattam, C.S.T., Vescovo di Gorakhpur dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum".














RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI MAITLAND-NEWCASTLE (AUSTRALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Maitland-Newcastle (Australia), presentata da S.E. Mons. Michael John Malone, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Maitland-Newcastle (Australia) il Rev.do William Wright, del clero dell’arcidiocesi di Sydney, Parroco del "All Saints’ Parish", Liverpool, Sydney.

Rev.do William Wright

Il Rev.do William Wright è nato il 26 ottobre 1952 a Washington, DC (USA). Ha frequentato le scuole elementari a Sydney (Australia), e completato il Liceo presso i Gesuiti a "Wimbledon College" in Gran Bretagna e al "St Aloysius College" a Sydney. È entrato nel Seminario di Sydney nel 1971 ed ha studiato prima al "St Columba’s College" a Springwood, quindi è passato al "St Patrick’s College" a Manly nel 1974. Nel 1976 ha completato il Baccellierato in Teologia al "Catholic Institute of Sydney", seguito da un "Master" in Storia alla "Macquarie University".

È stato ordinato sacerdote il 20 agosto 1977 nella Cattedrale di Sydney.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice-parroco a "St. Michael’s", Stanmore (1997-1984); Vice-rettore del Seminario, "St. Patrick’s College", Manly (1985); dal 1992 al 1994, è stato prestato alla parrocchia "Mt Druitt" nella diocesi di Parramatta; Assistente presso il Segretariato della Conferenza Episcopale (1995); Parroco di Dolwich Hill dopo una nomina temporanea nelle parrocchie di Fairfield e Enmore-Tempe (1996); Parroco di Bonnyrigg-Edensor Park (1999); dal 2005-2008 ha prestato servizio alla parrocchia di Moree nella diocesi di Armidale; Parroco di Sutherland (2008); Parroco di "All Saints’ Parish", Liverpool (dal 2009). Attualmente prestava, inoltre, il suo servizio come Segretario ad interim della "Catholic School Board" dell’Arcidiocesi di Sydney e rappresentava il Decanato Ovest nel Consiglio Presbiterale.

05/04/2011 16:08
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RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DI NAVRONGO-BOLGATANGA (GHANA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo della diocesi di Navrongo-Bolgatanga (Ghana) il Rev.do Alfred Agyenta, del clero di Navrongo-Bolgatanga, Professore al Seminario Maggiore St. Victor di Tamale.

Rev.do Alfred Agyenta

Il Rev.do Alfred Agyenta è nato il 20 gennaio 1959 nel villaggio Wiagha, nella diocesi di Navrongo-Bolgatanga. Ha studiato la Filosofia e la Teologia al Seminario Maggiore di St. Victor.

È stato ordinato sacerdote il 6 agosto 1988 ed incardinato nella diocesi di Navrongo-Bolgatanga.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1988-1991: Vicario parrocchiale di Our Lady of Sorrow Cathedral a Navrongo; 1991-1995: Studi per Licenza in Sacre Scrittura presso l’Istituto Biblico di Roma; 1995-2000: Professore al Seminario Maggiore St. Victor di Tamale; 2000-2006: Studi per il Dottorato in Teologia presso l’Università Cattolica di Leuven, in Belgio; dal 2006: Insegnante di Sacra Scrittura nei Seminari Maggiori di St. Augustin e di St. Victor a Tamale.

06/04/2011 16:20
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RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI MAR DEL PLATA (ARGENTINA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Mar del Plata (Argentina) S.E. Mons. Antonio Marino, finora Vescovo titolare di Basti ed Ausiliare di La Plata.

S.E. Mons. Antonio Marino

S.E. Mons. Antonio Marino è nato a Buenos Aires l’11 marzo 1942 e formato nel Seminario diocesano, ha ottenuto la Laurea in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma.

Ordinato sacerdote il 27 settembre 1971, è stato eletto Vescovo titolare di Basti ed Ausiliare di La Plata l’11 aprile 2003 e consacrato il 3 maggio successivo.

In seno alla Conferenza Episcopale è membro delle Commissioni di Fede e Cultura e dei Ministeri. Come Ausiliare di La Plata, oltre alle attività pastorali, ha la cura del Seminario dell’arcidiocesi.



NOMINA DEL VESCOVO DI CHITTAGONG (BANGLADESH)

Il Papa ha nominato Vescovo di Chittagong (Bangladesh) S.E. Mons. Moses Costa, C.S.C., finora Vescovo di Dinajpur.



NOMINA DEL VESCOVO DI ALOTAU-SIDEIA (PAPUA NUOVA GUINEA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Alotau-Sideia (Papua Nuova Guinea) il Rev.do P. Rolando Santos, C.M., Superiore Provinciale dei Padri Lazzaristi nelle Filippine.

Rev.do P. Rolando Santos, C.M.

Il Rev.do P. Rolando Santos, C.M., è nato a Malabon, Rizal, nelle Filippine, il 21 marzo 1949. Dopo gli studi elementari è entrato al Seminario Minore St. Vincent dei Padri Lazzaristi in Valenzuela, Bulacan, nelle Filippine. Nel 1966 è entrato nella Congregazione delle Missioni e ha trascorso il noviziato di due anni in Vicentian Hills, Angono, Rizal. Ha compiuto i suoi studi filosofici e teologici al St. Mary Immaculate Seminary di Northampton, in Pennsylvania, Stati Uniti. Il 18 giugno 1971, ha pronunciato i voti perpetui nella Congregazione della Missione.

È stato ordinato sacerdote il 1° giugno 1974.

Dopo la sua ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi nelle Filippine: 1974-1975: Formatore nel Seminario St. Vincent Ferrer a Jaro, Iloilo City; 1975-1981: Vicario parrocchiale e parroco di Calumpang, Iloilo City; 1981-1983: Maestro dei Novizi nel Vincentian Hills Seminary, Angono, Rizal; 1983-1984: Membro del Mission Team della provincia; 1984-1987: Rettore del Seminario St. Vincent in Tandang Sora, Queson City; 1987-2001: Direttore delle Figlie di Carità nelle Filippine, Vicario parrocchiale del Santuario Nazionale Miraculous Medal a Muntinglupa City, Rizal, e Superiore della comunità locale dei Lazzaristi al Santuario; 2001-2008: Inviato in Papua Nuova Guinea come Direttore Spirituale ed Economo del Seminario Holy Spirit a Bomana, nell’arcidiocesi di Port-Moresby; 2008-2009:Segretario Generale della Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone.

Dal 2009 è Superiore Provinciale della Congregazione della Missione nelle Filippine e nelle missioni in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone.



NOMINA DELL’AUSILIARE DI CINCINNATI (U.S.A.)

Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Cincinnati (U.S.A.) il Rev.do Mons. Joseph R. Binzer, del clero della medesima arcidiocesi, Vicario Generale, Cancelliere e Parroco della Saint Louis Parish, assegnandogli la sede titolare vescovile di Subbar.

Rev.do Mons. Joseph R. Binzer

Il Rev.do Mons. Joseph R. Binzer è nato il 26 aprile 1955 a Cincinnati. Dopo aver frequentato la scuola elementare di Saint Ann e la scuola secondaria di LaSalle High School, ha frequentato la Miami University dove ha ottenuto un Bachelor of Science in Business Administration Prima di entrare in Seminario ha lavorato come contabile pubblico. Ha quindi conseguito il Master of Divinity in Teologia presso il Mount Saint Mary’s of the West Seminary a Cincinnati e, poi, la Licenza in Diritto Canonico alla Catholic University of America a Washington, D.C.

È stato ordinato sacerdote il 4 giugno 1994 per l’arcidiocesi di Cincinnati.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice Parroco della Saint Dominic Parish (1994-1997); Amministratore della Saint John the Baptist Parish e della Saint Bartholomew Parish (1998-2000); Vice Parroco della Saint Louis Parish (2000-2003); Membro del Tribunale Ecclesiastico (1999-2003); Maestro delle Cerimonie dell’Arcivescovo (2003-2007); Parroco della Saint Louis Parish (dal 2003); Cancelliere e Direttore del Department of Executive Services dell’arcidiocesi (dal 2003); e Vicario Generale dell’arcidiocesi (dal 2007).



NOMINA DI MEMBRO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I TESTI LEGISLATIVI

Il Santo Padre ha nominato Membro del Pontificio Consiglio per Testi Legislativi l’Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.



















L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa - continuando il ciclo di catechesi sui Dottori della Chiesa - ha incentrato la sua meditazione sulla figura di Santa Teresa di Lisieux (1873-1897).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Infine ha pronunciato un appello per la drammatica situazione delle popolazioni della Costa d’Avorio e della Libia.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlarvi di santa Teresa di Lisieux, Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, che visse in questo mondo solo 24 anni, alla fine del XIX secolo, conducendo una vita molto semplice e nascosta, ma che, dopo la morte e la pubblicazione dei suoi scritti, è diventata una delle sante più conosciute e amate. La "piccola Teresa" non ha mai smesso di aiutare le anime più semplici, i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pregano, ma ha anche illuminato tutta la Chiesa con la sua profonda dottrina spirituale, a tal punto che il Venerabile Papa Giovanni Paolo II, nel 1997, ha voluto darle il titolo di Dottore della Chiesa, in aggiunta a quello di Patrona delle Missioni, già attribuitole da Pio XI nel 1939. Il mio amato Predecessore la definì "esperta della scientia amoris" (Novo Millennio ineunte, 27). Questa scienza, che vede risplendere nell'amore tutta la verità della fede, Teresa la esprime principalmente nel racconto della sua vita, pubblicato un anno dopo la sua morte sotto il titolo di Storia di un'anima. E’ un libro che ebbe subito un enorme successo, fu tradotto in molte lingue e diffuso in tutto il mondo. Vorrei invitarvi a riscoprire questo piccolo-grande tesoro, questo luminoso commento del Vangelo pienamente vissuto! La Storia di un'anima, infatti, è una meravigliosa storia d'Amore, raccontata con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne affascinato! Ma qual è questo Amore che ha riempito tutta la vita di Teresa, dall’infanzia fino alla morte? Cari amici, questo Amore ha un Volto, ha un Nome, è Gesù! La Santa parla continuamente di Gesù. Vogliamo ripercorrere, allora, le grandi tappe della sua vita, per entrare nel cuore della sua dottrina.

Teresa nasce il 2 gennaio 1873 ad Alençon, una città della Normandia, in Francia. E' l'ultima figlia di Luigi e Zelia Martin, sposi e genitori esemplari, beatificati insieme il 19 ottobre 2008. Ebbero nove figli; di essi quattro morirono in tenera età. Rimasero le cinque figlie, che diventarono tutte religiose. Teresa, a 4 anni, rimase profondamente ferita dalla morte della madre (Ms A, 13r). Il padre con le figlie si trasferì allora nella città di Lisieux, dove si svolgerà tutta la vita della Santa. Più tardi Teresa, colpita da una grave malattia nervosa, guarì per una grazia divina, che lei stessa definisce il "sorriso della Madonna" (ibid., 29v-30v). Ricevette poi la Prima Comunione, intensamente vissuta (ibid., 35r), e mise Gesù Eucaristia al centro della sua esistenza.

La "Grazia di Natale" del 1886 segna la grande svolta, da lei chiamata la sua "completa conversione" (ibid., 44v-45r). Guarisce, infatti, totalmente dalla sua ipersensibilità infantile e inizia una "corsa da gigante". All'età di 14 anni, Teresa si avvicina sempre più, con grande fede, a Gesù Crocifisso, e si prende a cuore il caso, apparentemente disperato, di un criminale condannato a morte e impenitente (ibid., 45v-46v). "Volli ad ogni costo impedirgli di cadere nell'inferno", scrive la Santa, con la certezza che la sua preghiera lo avrebbe messo a contatto con il Sangue redentore di Gesù. E' la sua prima e fondamentale esperienza di maternità spirituale: "Tanta fiducia avevo nella Misericordia Infinita di Gesù", scrive. Con Maria Santissima, la giovane Teresa ama, crede e spera con "un cuore di madre" (cfr PR 6/10r).

Nel novembre del 1887, Teresa si reca in pellegrinaggio a Roma insieme al padre e alla sorella Celina (ibid., 55v-67r). Per lei, il momento culminante è l'Udienza del Papa Leone XIII, al quale domanda il permesso di entrare, appena quindicenne, nel Carmelo di Lisieux. Un anno dopo, il suo desiderio si realizza: si fa Carmelitana, "per salvare le anime e pregare per i sacerdoti" (ibid., 69v). Contemporaneamente, inizia anche la dolorosa ed umiliante malattia mentale di suo padre. E’ una grande sofferenza che conduce Teresa alla contemplazione del Volto di Gesù nella sua Passione (ibid., 71rv). Così, il suo nome da Religiosa - suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo - esprime il programma di tutta la sua vita, nella comunione ai Misteri centrali dell'Incarnazione e della Redenzione. La sua professione religiosa, nella festa della Natività di Maria, l’8 settembre 1890, è per lei un vero matrimonio spirituale nella "piccolezza" evangelica, caratterizzata dal simbolo del fiore: "Che bella festa la Natività di Maria per diventare la sposa di Gesù! - scrive - Era la piccola Vergine Santa di un giorno che presentava il suo piccolo fiore al piccolo Gesù" (ibid., 77r). Per Teresa essere religiosa significa essere sposa di Gesù e madre delle anime (cfr Ms B, 2v). Lo stesso giorno, la Santa scrive una preghiera che indica tutto l'orientamento della sua vita: chiede a Gesù il dono del suo Amore infinito, di essere la più piccola, e sopratutto chiede la salvezza di tutti gli uomini: "Che nessuna anima sia dannata oggi" (Pr 2). Di grande importanza è la sua Offerta all'Amore Misericordioso, fatta nella festa della Santissima Trinità del 1895 (Ms A, 83v-84r; Pr 6): un'offerta che Teresa condivide subito con le sue consorelle, essendo già vice maestra delle novizie.

Dieci anni dopo la "Grazia di Natale", nel 1896, viene la "Grazia di Pasqua", che apre l'ultimo periodo della vita di Teresa, con l'inizio della sua passione in unione profonda alla Passione di Gesù; si tratta della passione del corpo, con la malattia che la condurrà alla morte attraverso grandi sofferenze, ma soprattutto si tratta della passione dell'anima, con una dolorosissima prova della fede (Ms C, 4v-7v). Con Maria accanto alla Croce di Gesù, Teresa vive allora la fede più eroica, come luce nelle tenebre che le invadono l’anima. La Carmelitana ha coscienza di vivere questa grande prova per la salvezza di tutti gli atei del mondo moderno, chiamati da lei "fratelli". Vive allora ancora più intensamente l'amore fraterno (8r-33v): verso le sorelle della sua comunità, verso i suoi due fratelli spirituali missionari, verso i sacerdoti e tutti gli uomini, specialmente i più lontani. Diventa veramente una "sorella universale"! La sua carità amabile e sorridente è l'espressione della gioia profonda di cui ci rivela il segreto: "Gesù, la mia gioia è amare Te" (P 45/7). In questo contesto di sofferenza, vivendo il più grande amore nelle più piccole cose della vita quotidiana, la Santa porta a compimento la sua vocazione di essere l’Amore nel cuore della Chiesa (cfr Ms B, 3v).

Teresa muore la sera del 30 settembre 1897, pronunciando le semplici parole "Mio Dio, vi amo!", guardando il Crocifisso che stringeva nelle sue mani. Queste ultime parole della Santa sono la chiave di tutta la sua dottrina, della sua interpretazione del Vangelo. L'atto d'amore, espresso nel suo ultimo soffio, era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore. Le semplici parole "Gesù Ti amo" sono al centro di tutti i suoi scritti. L'atto d'amore a Gesù la immerge nella Santissima Trinità. Ella scrive: "Ah tu lo sai, Divin Gesù Ti amo, / Lo Spirito d'Amore m'infiamma col suo fuoco, / E' amando Te che io attiro il Padre" (P 17/2).

Cari amici, anche noi con santa Teresa di Gesù Bambino dovremmo poter ripetere ogni giorno al Signore che vogliamo vivere di amore a Lui e agli altri, imparare alla scuola dei santi ad amare in modo autentico e totale. Teresa è uno dei "piccoli" del Vangelo che si lasciano condurre da Dio nelle profondità del suo Mistero. Una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di Dio, svolgono il ministero di teologi. Con l'umiltà e la carità, la fede e la speranza, Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che racchiude il Mistero di Cristo. E tale lettura della Bibbia, nutrita dalla scienza dell’amore, non si oppone alla scienza accademica. La scienza dei santi, infatti, di cui lei stessa parla nell'ultima pagina della Storia di un'anima, è la scienza più alta "Tutti i santi l'hanno capito e in modo più particolare forse quelli che riempirono l'universo con l'irradiazione della dottrina evangelica. Non è forse dall'orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso d'Aquino, Francesco, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto questa scienza divina che affascina i geni più grandi?" (Ms C, 36r). Inseparabile dal Vangelo, l'Eucaristia è per Teresa il Sacramento dell'Amore Divino che si abbassa all'estremo per innalzarci fino a Lui. Nella sua ultima Lettera, su un'immagine che rappresenta Gesù Bambino nell'Ostia consacrata, la Santa scrive queste semplici parole: "Non posso temere un Dio che per me si è fatto così piccolo! (...) Io Lo amo! Infatti, Egli non è che Amore e Misericordia!" (LT 266).

Nel Vangelo, Teresa scopre soprattutto la Misericordia di Gesù, al punto da affermare: "A me Egli ha dato la sua Misericordia infinita, attraverso essa contemplo e adoro le altre perfezioni divine! (...) Allora tutte mi paiono raggianti d'amore, la Giustizia stessa (e forse ancor più di qualsiasi altra) mi sembra rivestita d'amore" (Ms A, 84r). Così si esprime anche nelle ultime righe della Storia di un'anima: "Appena do un'occhiata al Santo Vangelo, subito respiro i profumi della vita di Gesù e so da che parte correre... Non è al primo posto, ma all'ultimo che mi slancio… Sì lo sento, anche se avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei, con il cuore spezzato dal pentimento, a gettarmi tra le braccia di Gesù, perché so quanto ami il figliol prodigo che ritorna a Lui" (Ms C, 36v-37r). "Fiducia e Amore" sono dunque il punto finale del racconto della sua vita, due parole che come fari hanno illuminato tutto il suo cammino di santità, per poter guidare gli altri sulla stessa sua "piccola via di fiducia e di amore", dell’infanzia spirituale (cf Ms C, 2v-3r; LT 226). Fiducia come quella del bambino che si abbandona nelle mani di Dio, inseparabile dall'impegno forte, radicale del vero amore, che è dono totale di sé, per sempre, come dice la Santa contemplando Maria: "Amare è dare tutto, e dare se stesso" (Perché ti amo, o Maria, P 54/22). Così Teresa indica a tutti noi che la vita cristiana consiste nel vivere pienamente la grazia del Battesimo nel dono totale di sé all'Amore del Padre, per vivere come Cristo, nel fuoco dello Spirito Santo, il Suo stesso amore per tutti gli altri.





SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, fille des bienheureux Louis et Zélie Martin, Sainte Thérèse de l’Enfant Jésus et de la Sainte Face est née en 1873 en France. Le décès de sa mère, alors qu’elle a 4 ans, la blesse profondément. Totalement guérie et convertie à Noël 1886, elle devint à 15 ans religieuse carmélite à Lisieux, épouse du Christ comme elle le dit elle-même, pour

sauver les âmes et prier pour les prêtres.Elle vécut ses douloureuses souffrances physiques et spirituelles en union à la Passion de Jésus et dans une foi héroïque, jusqu’à sa mort à 24 ans. Docteur de l’Église et Patronne des Missions, Thérèse s’est offerte totalement à l’Amour miséricordieux, voulant être l’amour au cœur de l’Église. Son œuvre, Histoire d’une âme, est un lumineux commentaire de l’Évangile vécu à la lumière de la science de l’amour. L’amour a un Visage, un Nom, c’est Jésus ! Inséparable de l’Évangile, l’Eucharistie est le Sacrement de l’Amour divin. L’amour était comme le souffle ininterrompu de l’âme et le battement du cœur de la petite Thérèse. « Aimer c’est tout donner, et se donner soi-même ». Chers amis, sainte Thérèse de l’Enfant Jésus est un guide pour tous, particulièrement pour les théologiens. Experte de la scientia amoris, elle nous enseigne que la voie de la sainteté est toute de confiance et d’amour.

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, particulièrement les Frères du Sacré-Cœur, ainsi que les lycéens et les collégiens ! N’ayez pas peur d’imiter sainte Thérèse de l’Enfant Jésus ! La vie chrétienne consiste vraiment à vivre pleinement la grâce du baptême dans le don total de soi à l’amour du Père, pour manifester comme le Christ, dans le feu de l’Esprit Saint, son amour pour les autres. Ma prière vous accompagne !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our catechesis today deals with Saint Theresa of Lisieux, the young Carmelite nun whose teaching of the "little way" of holiness has been so influential in our time. Born and raised in a devout French family, Theresa received permission to enter the Carmel of Lisieux at the tender age of fifteen. Her name in religion – Sister Theresa of the Child Jesus and the Holy Face – expresses the heart of her spirituality, centred on the contemplation of God’s love revealed in the mysteries of the Incarnation and Redemption. In imitation of Christ, Theresa sought to be little in all things and to seek the salvation of the world. Taken ill in her twenty-third year, she endured great physical suffering in union with the crucified Lord; she also experienced a painful testing of faith which she offered for the salvation of those who deny God. By striving to embody God’s love in the smallest things of life, Theresa found her vocation to be "love in the heart of the Church". May her example and prayers help us to follow "the little way of trust and love" in spiritual childhood, abandoning ourselves completely to the love of God and the good of souls.

I offer a warm greeting to the members of the Conference on Parkinson’s Disease sponsored by the Pontifical Academy of Sciences. I also greet the group from the NATO Defense College, with prayerful good wishes for their important work in the service of peace. I also welcome the priests of the Institute for Continuing Theological Education of the North American College. To the choirs I express my gratitude for their praise of God in song. Upon all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, especially those from the Channel Islands, England, Scotland, Denmark, Finland, Norway, Sweden, South Korea and the United States, I cordially invoke the Lord’s blessings of joy and peace.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der heutigen Mittwochskatechese möchte ich über die heilige Theresia von Lisieux sprechen, die auch unter ihrem karmelitanischen Ordensnamen als Theresia vom Kinde Jesu und vom heiligen Antlitz bekannt ist. Die kleine Thérèse hat ein kurzes und eher unauffälliges Leben geführt, und doch wurde sie gleich nach ihrem Tod im Jahr 1897 sehr verehrt, bald heilig gesprochen und zur Patronin der Missionen erhoben, im Jahr 1997 schließlich zur Kirchenlehrerin erklärt. Die Gestalt der heiligen Theresia macht deutlich, so hat es Edith Stein einmal gesagt, »daß hier ein Menschenleben einzig und allein von der Gottesliebe bis ins letzte durchgeformt ist« (Brief an Sr. Adelgundis Jaegerschmidt OSB vom 17. März 1933). Theresia hatte ein empfindsames Gemüt, und der frühe Tod der Mutter – als sie vier Jahre alt war – wie auch einige Jahre später der Eintritt ihrer Schwester Pauline in den Karmel steigerte ihre Nervosität und Überempfindlichkeit, so daß sie ernstlich krank wurde. Weihnachten 1886 erfuhr sie eine tiefe Bekehrung: Das göttliche Kind in der Krippe wandelte ihre Schwachheit in Stärke. Sie erkannte den Sinn ihres Lebens darin, Gottes Liebe vorbehaltlos anzunehmen und weiterzuschenken. Dabei mochte sie keine Gelegenheit versäumen, um Jesus mit kleinen Dingen Freude zu bereiten. Vertrauen und Liebe wurden die beiden Säulen ihres Lebens: Vertrauen wie ein Kind, das sich in die Hände Gottes fallen läßt, begleitet vom unbändigen Einsatz einer Liebe, die in Wirklichkeit Selbsthingabe ist. In der Ordensberufung fand sie die Verwirklichung ihres Lebensplans, und so trat sie 1888 in den Karmel zu Lisieux ein. Sie wollte im Herzen der Kirche die Liebe sein. Ihr Leben opferte sie im Gebet für die Sünder, die Schwachen und die Strauchelnden, ehe sie nach einer Zeit der Prüfungen durch Krankheit 24jährig gestorben ist.

Von Herzen grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Die heilige Therese von Lisieux lädt uns ein, den »kleinen Weg« zu gehen. Sie sagt: Auf dem Marathon des Glaubens will ich die allerletzte sein, aber es reicht mir anzukommen. Und wenn ich die größte Sünderin wäre, würde ich mich voll Vertrauen in die Hände Gottes stürzen. Sie lädt uns ein, den »kleinen Weg« zu gehen, den einfachen Weg des Vertrauens, darauf zu vertrauen, daß Christus in uns wirkt und wir mit unserer Liebe zu den Menschen darauf antworten. So können wir dem Wirken Gottes in der Welt Raum geben. Der Herr begleite euch auf allen euren Wegen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Me detengo hoy en la figura de santa Teresita del Niño Jesús, monja carmelita que vivió apenas veinticuatro años, al final del siglo diecinueve. Una vida escondida que ha tenido una relevancia crucial en la historia de la espiritualidad de la Iglesia contemporánea, hasta el punto de ser declarada patrona de las misiones por el Papa Pío once, y doctora de la Iglesia por el venerable Juan Pablo segundo. Su mensaje se nos muestra en el libro Historia de un alma. En él, santa Teresita nos narra las etapas de una intensa y profunda historia de Amor con Jesús desde su infancia hasta su muerte. Es una obra fascinante por su sencillez y frescura. En todas sus dolencias ve la gracia del Señor que la sana y la invita a progresar en su carrera de gigante. Ella propone el hacerse pequeño como camino hacia la plenitud del Amor ofrecido por la Iglesia, por los pecadores, por los últimos. Su noche oscura, al final de la vida, es una fuerte prueba de fe que ella acepta por todos los ateos del mundo moderno. Cumpliendo su vocación de ser, en el corazón de la Iglesia, el amor, muere con las sencillas palabras "¡Dios mío, os amo!".

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los de las diócesis de Alcalá de Henares y Plasencia, al grupo de Religiosas Siervas de María, que celebran el cincuenta aniversario de su consagración religiosa, así como a los demás fieles provenientes de España, Argentina, México y otros países latinoamericanos. A ejemplo de santa Teresita del Niño Jesús, invito a todos a descubrir en la lectura orante de la Biblia, en participación fructuosa en la Eucaristía y en la contemplación del Crucificado la ciencia del amor misericordioso que impregna el misterio de Cristo. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Padroeira das missões e doutora da Igreja, Santa Teresa de Lisieux, apesar da sua vida breve, que terminou em 1897, tornou-se uma das santas mais conhecidas e amadas. Um ano após a sua morte, foi publicada a sua obra autobiográfica, "História de uma alma". Trata-se de uma maravilhosa história de amor que encheu toda a vida Teresa; este amor tem um rosto e um Nome: é Jesus. Recebida a autorização papal, pôde, aos dezesseis anos, entrar no Carmelo de Lisieux, assumindo o nome de Teresa do Menino Jesus e da Sagrada Face. Era movida pelo desejo de salvar almas e rezar pelos sacerdotes. Um ano antes da sua morte, iniciou a sua paixão pessoal que viveu em profunda união com a Paixão de Cristo. Tratou-se de uma paixão do corpo, com a doença que acabaria por levá-la à morte, mas, sobretudo, tratou-se de uma paixão na alma com uma dolorosa prova da fé, a qual ofereceu pela salvação de todos os ateus do mundo. Neste contexto de sofrimento, vivendo o maior amor nas pequenas coisas da vida diária, Teresa realizou a sua vocação de ser o Amor no coração da Igreja. De fato, as palavras "Jesus, eu Vos amo" estão no centro de todos os seus escritos, nos quais ressalta o "pequeno caminho de confiança e amor" que ela percorreu e procurou inculcar aos demais.

Queridos peregrinos lusófonos, a todos saúdo e dou as boas-vindas, particularmente, aos portugueses vindos de Espinho e aos brasileiros de Divinópolis. Possa essa peregrinação reforçar o vosso zelo apostólico para fazerdes crescer o amor a Jesus Cristo na própria casa e na sociedade! Que Deus vos abençoe!




SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie pozdrawiam obecnych tu Polaków. Święta Teresa od Dzieciątka Jezus przypomniała wszystkim, że istotnym świadectwem wiary jest życie pełnią łaski sakramentu Chrztu Świętego i pokorne oddanie siebie Chrystusowi, który jest Miłością. Uczmy się od niej całkowitego zawierzenia Chrystusowi, by jak On, w mocy Ducha Świętego pełnić czyny miłości wobec bliźnich. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i polacchi qui presenti. Santa Teresa di Gesù Bambino ha ricordato a tutti che l’essenziale testimonianza della fede è il vivere la pienezza della grazia del Sacramento del Battesimo e l’umile dono di sé a Cristo che è Amore. Impariamo da lei il totale abbandono a Cristo, affinché come Lui, con la forza dello Spirito Santo, possiamo compiere opere di carità verso il prossimo. Sia lodato Gesù Cristo.]


○ Saluto in lingua croata

Upućujem srdačan pozdrav hrvatskim hodočasnicima, a na poseban način policajcima i djelatnicima hrvatskog Ministarstva unutarnjih poslova. U svojoj časnoj dužnosti služenja drugima, slijedite Isusa koji nas je ljubio do kraja i dao svoj život da bismo mi živjeli. Zahvalite mu svjedočeći svakodnevno svoju vjeru. Hvaljen Isus i Marija!

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini Croati, particolarmente ai poliziotti e dipendenti del Ministero dell’interno Croato. Nel vostro nobile compito di servizio agli altri, seguite Gesù che ci ha amato sino alla fine e ha dato la sua vita affinché noi vivessimo. RingraziateLo testimoniando quotidianamente la vostra fede. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua lituana

Nuoširdžiai sveikinu piligrimus lietuvius. Brangūs bičiuliai, Gavėnia mus ragina atpažinti Jėzų Kristų kaip mūsų viltį. Kviečiu Jus visur būti ištikimais išganymo Gerosios Naujienos liudytojais. Nuoširdžiai laiminu Jus ir Jūsų šeimas. Garbė Jėzui Kristui!

[Saluto con affetto i pellegrini lituani. Cari amici, la Quaresima ci esorta a riconoscere Gesù Cristo come nostra speranza. Vi invito ad essere dappertutto testimoni fedeli della Buona Novella della salvezza. Di cuore benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ungherese

Nagy szeretettel köszöntöm a magyar híveket, különösképpen azokat, akik Debrecenből és Murakeresztúrról érkeztek. A nagyböjt legyen számotokra a személyes megtérés és lelki megújulás ideje, hogy örömteli szívvel tudjátok követni Krisztust szavaitokban és tetteitekben. Szívesen adom apostoli áldásomat Kedves Mindannyiotokra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Un saluto cordiale ai pellegrini di lingua ungherese, specialmente ai gruppi che sono arrivati da Debrecen e da Murakeresztúr. Il tempo quaresimale vi conduca alla conversione personale e al rinnovo spirituale affinché possiate seguire con gioia Cristo con le parole e le opere di carità. Volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto il folto gruppo di fedeli legati con speciale devozione al Santuario della Santissima Trinità in Vallepietra. Carissimi, nel ringraziarvi per la vostra presenza, vi esorto a tenere viva la tradizione del pellegrinaggio a tale Santuario, tanto radicata nella vostra terra. Saluto, inoltre, gli studenti ebrei e palestinesi e li incoraggio ad impegnarsi sempre per testimoniare la fraternità e la pace.

Infine il mio saluto va ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari giovani, incontrarvi è sempre per me motivo di consolazione e di speranza, perché la vostra età è la primavera della vita. Sappiate rispondere all'amore che Dio ha per voi. Cari ammalati, lasciatevi illuminare dalla Croce del Signore per essere forti nella prova. E voi, cari sposi novelli, siate grati a Dio per il dono della famiglia: contando sempre sul suo aiuto, fate della vostra esistenza una missione di amore fedele e generoso.




APPELLO DEL SANTO PADRE

Continuo a seguire con grande apprensione le drammatiche vicende che le care popolazioni della Costa d’Avorio e della Libia stanno vivendo in questi giorni. Mi auguro, inoltre, che il Cardinale Turkson, che avevo incaricato di recarsi in Costa d’Avorio per manifestare la mia solidarietà possa presto entrare nel Paese. Prego per le vittime e sono vicino a tutti coloro che stanno soffrendo. La violenza e l’odio sono sempre una sconfitta! Per questo rivolgo un nuovo e accorato appello a tutte le parti in causa, affinché si avvii l’opera di pacificazione e di dialogo e si evitino ulteriori spargimenti di sangue.

07/04/2011 15:57
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Juan Luis Cipriani Thorne, Arcivescovo di Lima (Perù);

S.E. Mons. Anthony Chirayath, Vescovo di Sagar dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Mathew Vaniakizhakkel, C.V., Vescovo di Satna dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Sebastian Vadakel, Vescovo di Ujjain dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Thomas Elavanal, M.C.B.S., Vescovo di Kalyan dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. José Chittooparambil, C.M.I., Vescovo di Rajkot dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum"

con il Vescovo emerito:

S.E. Mons. Gregory Karotemprel, C.M.I..

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Gruppo dei Vescovi di rito Siro-Malabarese in Visita "ad Limina Apostolorum".












RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI LAHORE (PAKISTAN)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Lahore (Pakistan), presentata da S.E. Mons. Lawrence John Saldanha, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.


















VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CHIESA SIRO-MALABARESE DELL’INDIA


Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra il gruppo di Vescovi della Chiesa Siro-Malabarese dell’India, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Dear Brother Bishops,

I offer you a warm fraternal welcome on the occasion of your visit ad Limina Apostolorum a moment which is now sadly marked by the death of Cardinal Varkey Vithayathil. Before you all, I wish again to give thanks to God for his able and willing service over many years to the whole of the Church in India. May our loving Saviour welcome his noble soul into paradise, and may he rest in peace in communion with all the saints.

Thank you for the sentiments of respect and esteem offered by Mar Bosco Puthur on your behalf and in the name of those whom you shepherd. Your presence is an eloquent expression of the deep spiritual bonds which unite the Syro-Malabar Church to the Church universal, in fidelity to Christ’s prayer for all his disciples (cf. Jn 17:21). You bring to the tombs of the Apostles Peter and Paul the joys and hopes of the entire Syro-Malabar Church, which my predecessor the Venerable John Paul II happily raised to the status of a Major-Archiepiscopal Church in 1992.My greetings go to the priests, the women and men religious, the members of the lay movements, the families and in particular the young people who are the hope of the Church.

The Second Vatican Council taught that "Bishops have been designated by the Holy Spirit to take the place of the Apostles as pastors of souls and, together with the Supreme Pontiff and subject to his authority, they are commissioned to perpetuate the work of Christ, the eternal Pastor" (Christus Dominus, 1). Today’s encounter thus forms an essential part of your pilgrimage ad Limina Apostolorum; it is also an occasion to intensify the awareness of the divine gift and responsibility received in the ordination by which you became members of the College of Bishops. I join you in seeking the intercession of the Apostles for your ministry. They, who were the first to receive the charge of caring for Christ’s flock, continue to guide and watch over the Church from their place in heaven and remain a model and inspiration to all Bishops by their holiness of life, teaching and example.

Your visit also provides a precious opportunity to give thanks to God for the gift of communion in the apostolic faith and in the life of the Spirit which unites you among yourselves and with your people. With divine inspiration and grace on the one hand, and with humble prayers and efforts on the other, this precious gift of fellowship with the Triune God and with one another will grow ever richer and deeper. Each Bishop, for his part, is called to be a minister of unity (cf. ibid., 6) in his particular church and within the universal Church. This responsibility is of special importance in a country like India where the unity of the Church is reflected in the rich diversity of her rites and traditions. I encourage you to do all you can to continue to foster the communion between yourselves and all Catholic Bishops throughout the world, and to be the living expression of that fellowship among your priests and faithful. Let the gentle command of Saint Paul continue to guide your hearts and your apostolic endeavours: "Let love be genuine, hate what is evil, hold fast to what is good, love one another with brotherly affection, outdo one another in showing honour. Live in harmony with one another" (Rom 12:9-10,16). Thus will the unity of the Triune God be proclaimed and lived in the world, and thus will our new life in Christ be experienced always more profoundly, to the benefit of the entire Catholic Church.

Within this mystery of loving communion, a privileged expression of sharing in the divine life is through sacramental marriage and family life. The rapid and dramatic changes which are a part of contemporary society throughout the world bring with them not only serious challenges, but new possibilities to proclaim the liberating truth of the Gospel message to transform and elevate all human relationships. Your support, dear Brother Bishops, and that of your priests and communities for the sound and integral education of young people in the ways of chastity and responsibility will not only enable them to embrace the true nature of marriage, but will also benefit Indian culture as a whole. Unfortunately, the Church can no longer count on the support of society at large to promote the Christian understanding of marriage as a permanent and indissoluble union ordered to procreation and the sanctification of the spouses. Have your families look to the Lord and his saving word for a complete and truly positive vision of life and marital relations, so necessary for the good of the whole human family. Let your preaching and catechesis in this field be patient and constant.

At the heart of many of the works of education and charity exercised in your Eparchies are the various communities of men and women religious who devote themselves to the service of God and their neighbour. I wish to express the Church’s appreciation for the charity, faith and hard work of these religious, who by professing and living the evangelical counsels of poverty, chastity and obedience offer an example of complete devotion to the divine Master and thus help considerably to equip your faithful for every good work (cf. 2 Tim 3:17). The vocation to religious life and the pursuit of perfect charity is attractive in every age, but it should be nourished by a constant spiritual renewal which is to be fostered by superiors who devote great care to the human, intellectual and spiritual formation of their fellow religious (cf. Perfectae Caritatis, 11). The Church insists that preparation for religious profession is to be marked by long and careful discernment with the goal of ensuring, before final vows are made, that each candidate is firmly rooted in Christ, solid in his or her capacity for genuine commitment and joyful in the gift of self to Jesus Christ and his Church. Furthermore, by its nature, formation is never completed, but is ongoing and must be an integral part of the daily life of each individual and community. Much needs to be done in this area, utilizing the many resources available in your Church, above all through deeper training in the practice of prayer, the particular spiritual and liturgical traditions of the Syro-Malabar rite, and the intellectual demands of a solid pastoral practice. I encourage you, in close collaboration with religious superiors, to plan effectively for such a solid ongoing formation, so that religious men and women continue to be powerful witnesses to the presence of God in the world and to our eternal destiny, so that the complete gift of self to God through religious life may shine with all its beauty and purity before men.

With these thoughts, dear Brother Bishops, I once again express my fraternal affection and esteem. Commending you to the intercession of Saint Thomas, Apostle of India, I assure you of my prayers for you and for those entrusted to your pastoral care. To all I impart my Apostolic Blessing as a pledge of grace and peace in the Lord.

08/04/2011 01:22
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Il Papa ai Vescovi della Chiesa siro-malabarese dell'India
In occasione della loro visita ad limina apostolorum



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 7 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questo giovedì mattina nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano ricevendo i Vescovi della Chiesa siro-malabarese dell’India in occasione della loro visita “ad limina apostolorum”.

* * *

Cari Fratelli Vescovi,

vi porgo un affettuoso benvenuto fraterno in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum in un momento tristemente segnato dalla morte del Cardinale Varkey Vithayathil. Di fronte a tutti voi, desidero rendere ancora grazie a Dio per il servizio valido e volenteroso che egli ha prestato per molti anni alla Chiesa in India. Che il nostro Salvatore amorevole accolga la sua nobile anima in paradiso e che egli possa riposare in pace in comunione con tutti i santi.

Grazie per i sentimenti di rispetto e di stima offerti da Mar Bosco Puthur a vostro nome e a nome di quanti amministrate. La vostra presenza è un’espressione eloquente dei profondi vincoli spirituali che uniscono la Chiesa siro-malabarese alla Chiesa universale, in fedeltà alla preghiera di Cristo per tutti i suoi discepoli (cfr. Gv 17, 21). Portate sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo le gioie e le speranze di tutta la Chiesa siro-malabarese, che il mio predecessore, il Venerabile Giovanni Paolo II, ha elevato con gioia allo status di Chiesa Arcivescovile Maggiore nel 1992. I miei saluti vanno ai sacerdoti, ai religiosi, uomini e donne, ai membri dei movimenti laicali, alle famiglie e in particolare ai giovani che sono la speranza della Chiesa.

Il Concilio Vaticano II ha insegnato che «anche i vescovi, posti dallo Spirito Santo, succedono agli apostoli come pastori delle anime e, insieme col sommo Pontefice e sotto la sua autorità hanno la missione di perpetuare l’opera di Cristo, pastore eterno» (Christus Dominus, 2). L’incontro di oggi quindi costituisce una parte essenziale del vostro pellegrinaggio ad limina Apostolorum. È anche un’occasione per intensificare la consapevolezza del dono divino e della responsabilità ricevuti nell’ordinazione con la quale siete divenuti membri del collegio episcopale. Mi unisco a voi nel chiedere l’intercessione degli Apostoli per il vostro ministero. Essi, che furono i primi a ricevere il mandato di custodire il gregge di Cristo, continuano a guidare la Chiesa e a vegliare su di essa dal loro posto nei cieli e restano un modello e una fonte di ispirazione per tutti i Vescovi con la loro santità di vita, il loro insegnamento e il loro esempio.

La vostra visita offre anche una preziosa opportunità per rendere grazie a Dio per il dono di comunione nella fede apostolica e nella vita dello Spirito che vi rende uniti fra voi e con il vostro popolo. Con l’ispirazione e la grazia divine da un lato e con umili sforzi e preghiere dall’altro, questo dono prezioso di comunione con il Dio Uno e Trino e fra voi diverrà sempre più ricco e profondo. Ogni Vescovo, da parte sua, è chiamato a essere un ministro di unità (cfr. ibidem 6) nella sua Chiesa particolare e nella Chiesa universale. Questa responsabilità riveste un’importanza speciale in un Paese come l’India in cui l’unità della Chiesa si riflette nella ricca diversità dei suoi riti e delle sue tradizioni. Vi incoraggio a fare tutto il possibile per promuovere la comunione fra voi e con tutti i vescovi cattolici nel mondo, e a essere espressione vivente di quella comunione fra i vostri sacerdoti e fedeli. Che il delicato monito di san Paolo continui a guidare i vostri cuori e i vostri sforzi apostolici: «fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm 12, 9–10, 16). Quindi l’unità del Dio Uno e Trino sarà proclamata e vissuta nel mondo, e quindi la nostra nuova vita in Cristo sarà vissuta sempre più profondamente a beneficio di tutta la Chiesa cattolica.

In seno a questo ministero di comunione amorevole, un’espressione pri«vilegiata di condivisione della vita divina è costituita dal matrimonio sacramentale e dalla vita familiare. I cambiamenti rapidi e incisivi che sono parte della società attuale in tutto il mondo recano non solo sfide ingenti, ma anche nuove possibilità per proclamare la verità liberatrice del messaggio evangelico, per trasformare ed elevare tutti i rapporti umani. Il vostro sostegno, cari Fratelli Vescovi, e quello dei vostri sacerdoti e delle vostre comunità per l’educazione solida e integrale dei giovani nella castità e nella responsabilità non solo permetteranno loro di accogliere la natura autentica del matrimonio, ma saranno anche di beneficio alla cultura indiana nel suo insieme. Purtroppo, la Chiesa non può più contare sul sostegno della società nel suo insieme per promuovere l’idea cristiana del matrimonio come unione permanente e indissolubile tesa alla procreazione e alla santificazione dei coniugi. Fate sì che le vostre famiglie guardino al Signore e alla sua parola salvifica per una visione completa e autenticamente positiva della vita e dei rapporti coniugali, tanto necessaria per il bene di tutta la famiglia umana. Che la vostra predicazione e la vostra catechesi in questo campo siano pazienti e costanti.

Al centro di molte delle opere di educazione e di carità svolte nelle vostre eparchie ci sono varie comunità di religiosi, uomini e donne, che si dedicano al servizio di Dio e del prossimo. Desidero esprimere l’apprezzamento della Chiesa per la carità, la fede e il duro lavoro di questi religiosi, che professando e vivendo i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza offrono un esempio di devozione completa al divino Maestro e in tal modo contribuiscono in maniera considerevole a ben preparare i vostri fedeli per ogni opera buona (cfr. 2 Tm 3, 17). La vocazione alla vita religiosa e la ricerca della perfetta carità sono attraenti a ogni età, ma dovrebbero essere alimentate da un costante rinnovamento spirituale promosso da superiori che dedichino grande cura alla formazione umana, intellettuale e spirituale dei loro confratelli religiosi (cfr. Perfectae caritatis, 11). La Chiesa insiste affinché la preparazione alla professione religiosa sia caratterizzata da un discernimento lungo e attento teso a garantire, prima dei voti definitivi, che ogni candidato sia profondamente radicato in Cristo, saldo nella sua capacità di impegno autentico e gioioso nel dono di sé a Gesù Cristo e alla sua Chiesa. Inoltre, per sua stessa natura, la formazione non è mai completa, ma è permanente e deve essere parte integrante della vita quotidiana di ogni individuo e comunità. In questa area bisogna fare molto, utilizzando le numerose risorse disponibili nella vostra Chiesa, soprattutto attraverso un esercizio più profondo della pratica della preghiera, le particolari tradizioni spirituali e liturgiche del rito sio-malabarese e le esigenze intellettuali di una solida pratica pastorale. Vi incoraggio a pianificare in modo efficace, in stretta collaborazione con i superiori religiosi, questa salda formazione permanente cosicché i religiosi, uomini e donne, continuino a essere testimoni validi della presenza di Dio nel mondo e del nostro destino eterno, cosicché il dono completo di sé a Dio attraverso la vita religiosa possa risplendere in tutta la sua bellezza e purezza di fronte agli uomini.

Con queste riflessioni, cari Fratelli Vescovi, esprimo ancora una volta il mio affetto fraterno e la mia stima. Affidandovi all’intercessione di san Tommaso, Apostolo dell’India, vi assicuro delle mie preghiere per voi e per quanti sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale. A tutti imparto al mia benedizione apostolica quale pegno di grazia e di pace nel Signore.

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]



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LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Joseph Kunnath, C.M.I., Vescovo di Adilabad dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Vijay Anand Nedumpuram, C.M.I., Vescovo di Chanda dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Simon Stock Palathara, C.M.I., Vescovo di Jagdalpur dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Jacob Angadiath, Vescovo di Saint Thomas the Apostle of Chicago dei Siro-Malabaresi (Stati Uniti d’America); Visitatore Apostolico per i fedeli di rito siro-malabarese residenti in Canada, in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Papa ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Partecipanti alla Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina.

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.














RINUNCE E NOMINE


NOMINA DELL’AUSILIARE DI BAMENDA (CAMERUN)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Ausiliare della diocesi di Bamenda (Camerun) il Rev.do Agapitus Enuyehnyoh Nfon, del clero di Kumbo, Rettore del Seminario Maggiore di St. Thomas Aquinas, a Bambui, assegnandogli la sede titolare vescovile di Unizibira.

Rev.do Agapitus Enuyehnyoh Nfon

Il Rev.do Agapitus Enuyehnyoh Nfon è nato l’11 febbraio 1964 a Shishong, diocesi di Kumbo. Ha studiato la Filosofia e la Teologia in patria, al Seminario Maggiore St. Thomas Aquinas di Bamenda.

È stato ordinato sacerdote il 22 marzo 1991 ed incardinato nella diocesi di Kumbo.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1991-1992: Vicario parrocchiale a St. Theresa Quasi Parish, Sop, e poi a St. Theresa Cathedral Parish, Kumbo; 1991-1993: Amministratore delle scuole nelle parrocchie di Kumbo e Meluf; 1992-1993: Cappellano e Insegnante al St. Augustine’s College, Kumbo; 1993-1994: Parroco a St.Pius X, Tatum; 1994-1995: Segretario del Vescovo della diocesi di Kumbo; 1995-1996: Segretario per le finanze diocesane; 1996-1998: Direttore del St. Augustine’s College, Kumbo, e Cappellano diocesano dell’Associazione delle Donne Cattoliche (CWA); 1998-2001: Studi per la Licenza in Teologia all’Istituto Augustinianum, Roma; 2001-2004: Formatore al Seminario Maggiore St. Thomas Aquinas, Bambui; 2004-2005: Economo del medesimo Seminario.

Dal 2005 è Rettore del Seminario Maggiore St. Thomas Aquinas, Bambui. Dal 2007 è anche Membro del Collegio dei Consultori della diocesi di Kumbo.
























UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER L’AMERICA LATINA

Alle ore 11.45 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Señores Cardenales,

Queridos hermanos en el Episcopado

1. Saludo con afecto a los Consejeros y Miembros de la Comisión Pontificia para América Latina, que se han reunido en Roma para su Asamblea Plenaria. Saludo de manera especial al Señor Cardenal Marc Ouellet, Prefecto de la Congregación para los Obispos y Presidente de dicha Comisión Pontificia, agradeciéndole vivamente las palabras que me ha dirigido en nombre de todos para presentarme los resultados de estos días de estudio y reflexión.

2. El tema elegido para este encuentro, «Incidencia de la piedad popular en el proceso de evangelización de América Latina», aborda directamente uno de los aspectos de mayor importancia para la tarea misionera en la que están empeñadas las Iglesias particulares de ese gran continente latinoamericano. Los Obispos que se reunieron en Aparecida para la V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano y del Caribe, que tuve el gusto de inaugurar en mi viaje a Brasil, en mayo de 2007, presentan la piedad popular como un espacio de encuentro con Jesucristo y una forma de expresar la fe de la Iglesia. Por tanto, no puede ser considerada como algo secundario de la vida cristiana, pues eso «sería olvidar el primado de la acción del Espíritu y la iniciativa gratuita del amor de Dios» (

Documento conclusivo, n. 263).

Esta expresión sencilla de la fe tiene sus raíces en el comienzo mismo de la evangelización de aquellas tierras. En efecto, a medida que el mensaje salvador de Cristo fue iluminando y animando las culturas de allí, se fue tejiendo paulatinamente la rica y profunda religiosidad popular que caracteriza la vivencia de fe de los pueblos latinoamericanos, la cual, como dije en el Discurso de inauguración de la Conferencia de Aparecida, constituye «el precioso tesoro de la Iglesia católica en América Latina, y que ella debe proteger, promover y, en lo que fuera necesario, también purificar» (n. 1).

3. Para llevar a cabo la nueva evangelización en Latinoamérica, dentro de un proceso que impregne todo el ser y quehacer del cristiano, no se pueden dejar de lado las múltiples demostraciones de la piedad popular. Todas ellas, bien encauzadas y debidamente acompañadas, propician un fructífero encuentro con Dios, una intensa veneración del Santísimo Sacramento, una entrañable devoción a la Virgen María, un cultivo del afecto al Sucesor de Pedro y una toma de conciencia de pertenencia a la Iglesia. Que todo ello sirva también para evangelizar, para comunicar la fe, para acercar a los fieles a los sacramentos, para fortalecer los lazos de amistad y de unión familiar y comunitaria, así como para incrementar la solidaridad y el ejercicio de la caridad.

Por consiguiente, la fe tiene que ser la fuente principal de la piedad popular, para que ésta no se reduzca a una simple expresión cultural de una determinada región. Más aún, tiene que estar en estrecha relación con la sagrada Liturgia, la cual no puede ser sustituida por ninguna otra expresión religiosa. A este respecto, no se puede olvidar, como afirma el Directorio sobre la piedad popular y la liturgia, publicado por la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos, que «liturgia y piedad popular son dos expresiones cultuales que se deben poner en relación mutua y fecunda: en cualquier caso, la Liturgia deberá constituir el punto de referencia para "encauzar con lucidez y prudencia los anhelos de oración y de vida carismática" que aparecen en la piedad popular; por su parte la piedad popular, con sus valores simbólicos y expresivos, podrá aportar a la Liturgia algunas referencias para una verdadera inculturación, y estímulos para un dinamismo creador eficaz» (n. 58).

4. En la piedad popular se encuentran muchas expresiones de fe vinculadas a las grandes celebraciones del año litúrgico, en las que el pueblo sencillo de América Latina reafirma el amor que siente por Jesucristo, en quien encuentra la manifestación de la cercanía de Dios, de su compasión y misericordia. Son incontables los santuarios que están dedicados a la contemplación de los misterios de la infancia, pasión, muerte y resurrección del Señor, y a ellos concurren multitudes de personas para poner en sus divinas manos sus penas y alegrías, pidiendo al mismo tiempo copiosas gracias e implorando el perdón de sus pecados. Íntimamente unida a Jesús, está también la devoción de los pueblos de Latinoamérica y el Caribe a la Santísima Virgen María. Ella, desde los albores de la evangelización, acompaña a los hijos de ese continente y es para ellos manantial inagotable de esperanza. Por eso, se recurre a Ella como Madre del Salvador, para sentir constantemente su protección amorosa bajo diferentes advocaciones. De igual modo, los santos son tenidos como estrellas luminosas que constelan el corazón de numerosos fieles de aquellos países, edificándolos con su ejemplo y protegiéndolos con su intercesión.

5. No se puede negar, sin embargo, que existen ciertas formas desviadas de religiosidad popular que, lejos de fomentar una participación activa en la Iglesia, crean más bien confusión y pueden favorecer una práctica religiosa meramente exterior y desvinculada de una fe bien arraigada e interiormente viva. A este respecto, quisiera recordar aquí lo que escribí a los seminaristas el año pasado: «La piedad popular puede derivar hacia lo irracional y quizás también quedarse en lo externo. Sin embargo, excluirla es completamente erróneo. A través de ella, la fe ha entrado en el corazón de los hombres, formando parte de sus sentimientos, costumbres, sentir y vivir común. Por eso, la piedad popular es un gran patrimonio de la Iglesia. La fe se ha hecho carne y sangre. Ciertamente, la piedad popular tiene siempre que purificarse y apuntar al centro, pero merece todo nuestro aprecio, y hace que nosotros mismos nos integremos plenamente en el "Pueblo de Dios"» (Carta a los seminaristas, 18 octubre 2010, n. 4).

6. Durante los encuentros que he tenido en estos últimos años, con ocasión de sus visitas ad limina, los Obispos de América Latina y del Caribe me han hecho siempre referencia a lo que están realizando en sus respectivas circunscripciones eclesiásticas para poner en marcha y alentar la Misión continental, con la que el episcopado latinoamericano ha querido relanzar el proceso de nueva evangelización después de Aparecida, invitando a todos los miembros de la Iglesia a ponerse en un estado permanente de misión. Se trata de una opción de gran trascendencia, pues se quiere con ella volver a un aspecto fundamental de la labor de la Iglesia, es decir, dar primacía a la Palabra de Dios para que sea el alimento permanente de la vida cristiana y el eje de toda acción pastoral.

Este encuentro con la divina Palabra debe llevar a un profundo cambio de vida, a una identificación radical con el Señor y su Evangelio, a tomar plena conciencia de que es necesario estar sólidamente cimentado en Cristo, reconociendo que «no se comienza a ser cristiano por una decisión ética o una gran idea, sino por el encuentro con un acontecimiento, con una Persona, que da un nuevo horizonte a la vida, y, con ello, una orientación decisiva» (Carta enc. Deus caritas est, n. 1).

En este sentido, me complace saber que en América Latina ha ido creciendo la práctica de la lectio divina en las parroquias y en las pequeñas comunidades eclesiales, como una forma ordinaria para alimentar la oración y, de esa manera, dar solidez a la vida espiritual de los fieles, ya que «en las palabras de la Biblia, la piedad popular encontrará una fuente inagotable de inspiración, modelos insuperables de oración y fecundas propuestas de diversos temas» (Directorio sobre la piedad popular y la liturgia, n. 87).

7. Queridos hermanos, les agradezco sus valiosos aportes encaminados a proteger, promover y purificar todo lo relacionado con las expresiones de la religiosidad popular en América Latina. Para alcanzar este objetivo, será de gran valor continuar impulsando la Misión continental, en la cual ha de tener particular espacio todo lo que se refiere a este ámbito pastoral, que constituye una manera privilegiada para que la fe sea acogida en el corazón del pueblo, toque los sentimientos más profundos de las personas y se manifieste vigorosa y operante por medio de la caridad (cf. Ga 5, 6).

8. Al concluir este gozoso encuentro, a la vez que invoco el dulce Nombre de María Santísima, perfecta discípula y pedagoga de la evangelización, les imparto de corazón la Bendición Apostólica, prenda de la benevolencia divina.

09/04/2011 01:01
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Discorso del Papa alla Pontificia Commissione per l'America Latina
Criteri per discernere la pietà popolare



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 8 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso che Papa Benedetto XVI ha rivolto questo venerdì ai partecipanti all'assemblea della Pontificia Commissione per l'America Latina.

* * *

Signori Cardinali, Cari fratelli nell’Episcopato,
1. Saluto con affetto i consiglieri e i membri della Pontificia Commissione per l’America latina, che si sono riuniti a Roma per la loro Assemblea Plenaria. Saluto in modo particolare il signor cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente di detta Pontificia Commissione, ringraziandolo vivamente per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti per presentarmi i risultati di queste giornate di studio e di riflessione.

2. Il tema scelto per questo incontro, «Incidenza della pietà popolare nel processo di evangelizzazione dell’America latina», affronta direttamente uno degli aspetti più importanti per il compito missionario nel quale sono impegnate le Chiese particolari di questo grande continente latinoamericano. I vescovi che si sono riuniti ad Aparecida per la v Conferenza generale dell’episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, che ho avuto il piacere d’inaugurare nel mio viaggio in Brasile nel maggio del 2007, presentano la pietà popolare come uno spazio d’incontro con Gesù Cristo e un modo di esprimere la fede della Chiesa. Non può pertanto essere considerata come un aspetto secondario della vita cristiana, poiché ciò «sarebbe dimenticare il primato dell’azione dello Spirito e l’iniziativa gratuita dell’amore di Dio» (Documento conclusivo, n. 263).

Questa espressione semplice della fede ha le sue radici nell’inizio stesso dell’evangelizzazione di quelle terre. In effetti, man mano che il messaggio salvifico di Cristo illuminava e animava le culture locali, si tesseva pian piano la ricca e profonda religiosità popolare che caratterizza l’esperienza di fede dei popoli latinoamericani, la quale, come ho detto nel discorso inaugurale della Conferenza di Aparecida, costituisce «il prezioso tesoro della Chiesa cattolica in America latina, e che essa deve proteggere, promuovere e, quando fosse necessario, anche purificare» (n. 1).

3. Per portare a termine la nuova evangelizzazione in America latina, all’interno di un processo che permei tutto l’essere e l’agire del cristiano, non si possono trascurare le molteplici dimostrazioni della pietà popolare. Tutte, ben canalizzate e debitamente accompagnate, propiziano un fecondo incontro con Dio, un’intensa venerazione del Santissimo Sacramento, una profonda devozione alla Vergine Maria, un coltivare l’affetto per il Successore di Pietro e una presa di coscienza di appartenenza alla Chiesa. Che tutto ciò serva anche per evangelizzare, per comunicare la fede, per avvicinare i fedeli ai sacramenti, per rafforzare i vincoli di amicizia e di unione familiare e comunitaria, come pure per incrementare la solidarietà e l’esercizio della carità.

La fede deve essere di conseguenza la fonte principale della pietà popolare, affinché questa non si riduca a una semplice espressione culturale di una determinata regione. Deve inoltre essere in stretta relazione con la sacra Liturgia, la quale non può essere sostituita da nessun’altra espressione religiosa. A tale proposito, non si può dimenticare, come afferma il Direttorio su pietà popolare e liturgia, pubblicato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che «liturgia e pietà popolare sono quindi due espressioni cultuali da porre in mutuo e fecondo contatto: in ogni caso tuttavia la Liturgia dovrà costituire il punto di riferimento per “incanalare con lucidità e prudenza gli aneliti di preghiera e di vita carismatica” che si riscontrano nella pietà popolare; dal canto suo la pietà popolare, con i suoi valori simbolici ed espressivi, potrà fornire alla Liturgia alcune coordinate per una valida inculturazione e stimoli per un efficace dinamismo creatore» (n. 58).

4. Nella pietà popolare s’incontrano molte espressioni di fede legate alle grandi celebrazioni dell’anno liturgico, in cui la gente semplice dell’America latina riafferma l’amore che sente per Gesù Cristo, nel quale trova la manifestazione della vicinanza di Dio, della sua compassione e misericordia. Sono numerosi i santuari dedicati alla contemplazione dei misteri dell’infanzia, passione, morte e resurrezione del Signore, e a essi si recano moltitudini di persone per mettere nelle sue divine mani le loro sofferenze e le loro gioie, chiedendo allo stesso tempo copiose grazie e implorando il perdono per i loro peccati. Intimamente unita a Gesù è anche la devozione dei popoli dell’America latina e dei Caraibi per la Santissima Vergine Maria. Ella, fin dagli albori dell’evangelizzazione, accompagna i figli di questo continente ed è per essi sorgente inesauribile di speranza. Per questo, si ricorre a Maria come Madre del Salvatore, per sentire costantemente la sua protezione amorevole con diversi titoli. Allo stesso modo, i santi sono considerati stelle luminose che costellano il cuore di numerosi fedeli di quei Paesi, edificandoli con il loro esempio e proteggendoli con la loro intercessione.

5. Non si può negare tuttavia che esistono alcune forme deviate di religiosità popolare che, lungi dal promuovere una partecipazione attiva alla Chiesa, creano piuttosto confusione e possono favorire una pratica religiosa meramente esteriore e svincolata da una fede ben radicata e interiormente viva. A tale proposito vorrei ricordare qui quel che ho scritto ai seminaristi lo scorso anno: «la pietà popolare tende all’irrazionalità, talvolta forse anche all’esteriorità. Eppure, escluderla è del tutto sbagliato. Attraverso di essa, la fede è entrata nel cuore degli uomini, è diventata parte dei loro sentimenti, delle loro abitudini, del loro comune sentire e vivere. Perciò la pietà popolare è un grande patrimonio della Chiesa. La fede si è fatta carne e sangue. Certamente la pietà popolare dev’essere sempre purificata, riferita al centro, ma merita il nostro amore, ed essa rende noi stessi in modo pienamente reale “Popolo di Dio”» (Lettera ai seminaristi, 18 ottobre 2010, n. 4).

6. Durante gli incontri che ho avuto in questi ultimi anni, in occasione delle visite ad limina, i vescovi dell’America latina e dei Caraibi hanno sempre fatto riferimento a ciò che stanno realizzando nelle loro rispettive circoscrizioni ecclesiastiche per avviare e incoraggiare la Missione continentale, con la quale l’episcopato latinoamericano ha voluto rilanciare il processo di nuova evangelizzazione dopo Aparecida, invitando tutti i membri della Chiesa a mettersi in stato permanente di missione. Si tratta di un’opzione molto importante, poiché con essa si vuole tornare a un aspetto fondamentale dell’opera della Chiesa, ossia dare il primato alla Parola di Dio affinché sia l’alimento permanente della vita cristiana e l’asse di ogni azione pastorale.

Questo incontro con la Parola divina deve portare a un profondo cambiamento di vita, a un’identificazione radicale con il Signore e con il suo Vangelo, a prendere pienamente coscienza che è necessario essere saldamente consolidati in Cristo, riconoscendo che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Lettera enciclica Deus caritas est, n. 1).

In tal senso, sono lieto di sapere che in America latina sta crescendo la pratica della lectio divina nelle parrocchie e nelle piccole comunità ecclesiali, come un modo comune di alimentare la preghiera e così facendo di dare solidità alla vita spirituale dei fedeli, poiché «nella parola biblica la pietà popolare troverà una fonte inesauribile di ispirazione, insuperabili modelli di preghiera e feconde proposte tematiche» (Direttorio su pietà popolare e liturgia, n. 87).

7. Cari fratelli, vi ringrazio per i vostri validi contributi volti a proteggere, promuovere e purificare tutto ciò che è legato alle espressioni della religiosità popolare in America latina. Per raggiungere tale obiettivo, sarà molto importante continuare a dare impulso alla Missione continentale, nella quale deve avere uno spazio particolare tutto ciò che si riferisce a questo ambito pastorale, che costituisce una forma privilegiata affinché la fede sia accolta nel cuore del popolo, tocchi i sentimenti più profondi delle persone e si manifesti vigorosa e operante per mezzo della carità (cfr. Gal 5, 6).

8. Nel concludere questo gioioso incontro, mentre invoco il dolce Nome di Maria Santissima, perfetta discepola e pedagoga dell’evangelizzazione, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, pegno della benevolenza divina.


[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]


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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

Em.mo Card. Carlo Maria Martini, Arcivescovo emerito di Milano (Italia).











RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VICARIO APOSTOLICO DI MACHIQUES (VENEZUELA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Machiques (Venezuela), presentata da S.E. Mons. Ramiro Díaz Sánchez, O.M.I., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



ELEVAZIONE AL RANGO DI DIOCESI DEL VICARIATO APOSTOLICO DI MACHIQUES (VENEZUELA) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

Il Papa ha elevato al rango di diocesi il Vicariato Apostolico di Machiques (Venezuela) con la medesima denominazione e configurazione territoriale e rendendola suffraganea della Chiesa Metropolitana di Maracaibo.

Il Santo Padre ha nominato primo Vescovo di Machiques (Venezuela) S.E. Mons. Jesús Alfonso Guerrero Contreras, O.F.M. Cap., finora Vescovo titolare di Leptimino e Vicario Apostolico di Caroní.

S.E. Mons. Jesús Alfonso Guerrero Contreras, O.F.M. Cap.

S.E. Mons. Jesús Alfonso Guerrero Contreras, O.F.M. Cap., è nato a La Pedregoza, arcidiocesi di Mérida, il 13 gennaio 1951. Ha ottenuto la Licenza in Filosofia presso l'Università Centrale di Caracas e ha frequentato studi di specializzazione in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Ha emesso la professione religiosa a Guana il 15 agosto 1977 ed è stato ordinato sacerdote il 10 dicembre 1977.

Ha svolto diversi incarichi: Formatore del Centro Vocazionale dei Cappuccini a Caracas; Professore di Filosofia nel Seminario Maggiore interdiocesano di Caracas; Vicario Parrocchiale della Parrocchia di Nuestra Señora de Belén a Mérida; Professore presso l’Istituto di Teologia per i religiosi di Caracas; Direttore del Filosofato a La Merced; Parroco e Superiore della Parrocchia di Nuestra Señora de Belén a Mérida; Professore del Seminario Maggiore arcidiocesano di Mérida; Direttore di Teologia presso l’Istituto di Teologia per i religiosi e professore dell’Università Cattolica Andrés Bello a Caracas.

I1 6 dicembre 1995 è stato nominato Vescovo titolare di Leptimino e Vicario Apostolico di Caroní. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 20 gennaio 1996.



NOMINA DEL VESCOVO DI PÉCS (UNGHERIA)

Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Pécs (Ungheria) S.E. Mons. György Udvardy, finora Vescovo titolare di Marazane ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest.

S.E. Mons. György Udvardy

S.E. Mons. György Udvardy è nato il 14 maggio 1960 a Balassagyarmat (nell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest). Ha frequentato la scuola elementare a Szécsény ed ha continuato gli studi ad Esztergom nella scuola tecnica dell’industria degli strumenti di precisione, dove ha conseguito il diploma di perito meccanico.

Dopo aver compiuto il servizio militare, nel 1980 è entrato nel Seminario arcivescovile di Esztergom. È stato ordinato sacerdote il 15 giugno 1985.

Dal 1985 al 1988 è stato Viceparroco a Érsekvadkert e, dal 1988 al 1990, Parroco di Csitár. Ha proseguito gli studi a Roma (1990-1993), presso la Pontificia Università Salesiana, ove ha conseguito la Licenza in Teologia, con specializzazione in pastorale giovanile e catechetica. Rientrato in Ungheria, è stato Ispettore diocesano della catechesi (1993-2003) e Direttore della Commissione Catechetica nazionale (1995). Nel 1997 si è laureato presso la facoltà di Teologia dell’Università cattolica "Péter Pázmány" di Budapest. Dal 1997 è stato Docente di Catechesi, Pedagogia e Metodologia al Seminario maggiore di Budapest ed alla menzionata Università cattolica. Nel 1991 è stato nominato Cappellano di Sua Santità. Dal 2003 al 2004 è stato Parroco della parrocchia di Szent Ersébet e Vicario generale dell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest.

Il 24 gennaio 2004 è stato nominato Vescovo titolare di Marazane ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 21 febbraio dello stesso anno.



NOMINA DELL’ARCIVESCOVO COADIUTORE DI GUWAHATI (INDIA)

Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Coadiutore di Guwahati (India) S.E. Mons. John Moolachira, finora Vescovo di Diphu.



NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI PER LA CHIUSURA DELL’ANNO GIUBILARE PAOLINO DIOCESANO A POZZUOLI (ITALIA) (30 MAGGIO 2011)

Il Papa ha nominato l’Em.mo Card. Salvatore De Giorgi, Arcivescovo emerito di Palermo, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni che avranno luogo il 30 maggio 2011 a Pozzuoli (Italia), in occasione della chiusura dell’Anno Giubilare Paolino diocesano nel 1950° anniversario dell’approdo e della predicazione dell’Apostolo San Paolo in tale città

10/04/2011 16:04
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi, V domenica di Quaresima, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Mancano solo due settimane alla Pasqua, e le Letture bibliche di questa domenica parlano tutte della risurrezione. Non ancora di quella di Gesù, che irromperà come una novità assoluta, ma della nostra risurrezione, quella a cui noi aspiriamo e che proprio Cristo ci ha donato, risorgendo dai morti. In effetti, la morte rappresenta per noi come un muro che ci impedisce di vedere oltre; eppure il nostro cuore si protende al di là di questo muro, e anche se non possiamo conoscere quello che esso nasconde, tuttavia lo pensiamo, lo immaginiamo, esprimendo con simboli il nostro desiderio di eternità.

Al popolo ebraico, in esilio lontano dalla terra d’Israele, il profeta Ezechiele annuncia che Dio aprirà i sepolcri dei deportati e li farà ritornare nella loro terra, per riposarvi in pace (cfr Ez 37,12-14). Questa aspirazione ancestrale dell’uomo ad essere sepolto insieme con i suoi padri è anelito ad una "patria" che lo accolga al termine delle fatiche terrene. Questa concezione non contiene ancora l’idea di una risurrezione personale dalla morte, che compare solo verso la fine dell’Antico Testamento, e ancora al tempo di Gesù non era accolta da tutti i Giudei. Del resto, anche tra i cristiani, la fede nella risurrezione e nella vita eterna si accompagna non raramente a tanti dubbi, a tanta confusione, perché si tratta pur sempre di una realtà che oltrepassa i limiti della nostra ragione, e richiede un atto di fede. Nel Vangelo di oggi – la risurrezione di Lazzaro – noi ascoltiamo la voce della fede dalla bocca di Marta, la sorella di Lazzaro. A Gesù che le dice: "Tuo fratello risorgerà", ella risponde: "So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno" (Gv 11,23-24). Ma Gesù replica: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà" (Gv 11,25-26). Ecco la vera novità, che irrompe e supera ogni barriera! Cristo abbatte il muro della morte, in Lui abita tutta la pienezza di Dio, che è vita, vita eterna. Per questo la morte non ha avuto potere su di Lui; e la risurrezione di Lazzaro è segno del suo pieno dominio sulla morte fisica, che davanti a Dio è come un sonno (cfr Gv 11,11).

Ma c’è un’altra morte, che è costata a Cristo la più dura lotta, addirittura il prezzo della croce: è la morte spirituale, il peccato, che minaccia di rovinare l’esistenza di ogni uomo. Per vincere questa morte Cristo è morto, e la sua Risurrezione non è il ritorno alla vita precedente, ma l’apertura di una realtà nuova, una "nuova terra", finalmente ricongiunta con il Cielo di Dio. Per questo san Paolo scrive: "Se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi" (Rm 8,11). Cari fratelli, rivolgiamoci alla Vergine Maria, che già partecipa di questa Risurrezione, perché ci aiuti a dire con fede: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio" (Gv 11,27), a scoprire veramente che Lui è la nostra salvezza.



DOPO L’ANGELUS

Chers pèlerins francophones, avec l’évangile de ce dernier dimanche de Carême nous voici face au mystère ultime de notre existence : « Je suis la résurrection et la vie… Le crois-tu ? » La communion avec le Christ, aujourd’hui, nous prépare à franchir l’obstacle de la mort pour vivre éternellement en Lui. Ainsi se révèle le sens ultime de notre vie terrestre et sa dimension authentique et définitive : notre vocation est unique, à savoir divine. Confions-nous à la Vierge Marie pour nous plonger comme elle dans la mort et la résurrection de son Fils et avoir la vie éternelle ! Je vous bénis de grand cœur ainsi que vos familles !

I offer a warm greeting to all the English-speaking visitors present for this Lenten Angelus prayer, including those from the Cathedral School of Skara, Sweden. In today’s Gospel, Jesus raises Lazarus from the dead as a sign that he himself is "the resurrection and the life" (Jn 11:25). Let us renew our faith in Christ’s promises as we prepare to unite ourselves to the Church’s celebration of the Paschal Mystery. Upon you and your families I invoke the Lord’s abundant blessings!

Ganz herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher auf dem Petersplatz. Das Evangelium dieses fünften Fastensonntags berichtet vom gläubigen Bekenntnis der Marta und der Auferweckung ihres verstorbenen Bruders Lazarus. Beides steht in einem tiefen Zusammenhang: Wer sich zu Christus, dem Sohn Gottes, bekennt, erhält das Leben. Auch zu uns sagt der Herr: „Wer an mich glaubt, wird leben, auch wenn er stirbt". Durch die Taufe haben wir Anteil an diesem neuen Leben in Christus; so wollen wir unseren Mitmenschen bezeugen: Christus ist die Auferstehung und das Leben für die Welt. Der Herr schenke euch sein Licht auf allen euren Wegen.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, y en particular a los fieles de diversas parroquias de la Diócesis de Tenerife, a los profesores y alumnos de los Institutos de Arganda del Rey y de Fuensalida, Toledo. En el Evangelio de este quinto domingo de Cuaresma, contemplamos a Jesús que devuelve a la vida a su amigo Lázaro, después de haber llorado su muerte. En estos días, y ante la proximidad del comienzo de la Semana Santa, pidamos a la Virgen María que nos ayude en nuestro camino de preparación espiritual, para que, a través de la oración, las obras de caridad y de penitencia cuaresmal, podamos participar con fruto en la Pascua de Aquel que es la resurrección y la vida. Feliz domingo.

Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z Beluše, Bratislavy a Smolníckej Huty. Bratia a sestry, táto doba prípravy na Veľkú noc nech je pre každého z vás vzácnou príležitosťou na vzrast a posilnenie vašej viery v Krista. S láskou vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Beluša, Bratislava e Smolnícka Huta. Fratelli e sorelle, questo tempo di preparazione alla Pasqua sia per ciascuno di voi occasione preziosa per accrescere e rinvigorire la fede in Cristo. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesú Cristo!]

Drodzy Polacy, bracia i siostry! Dzisiaj, gdy obchodzicie rocznicę katastrofy lotniczej pod Smoleńskiem, w której zginął Prezydent waszego kraju i inne osoby udające się na uroczystości w Katyniu, łączę się z wami w tej szczególnej narodowej modlitwie. Niech Chrystus, który jest naszym życiem i zmartwychwstaniem przyjmie ich do swojej chwały i umocni wasze serca w przeżywaniu tego bolesnego doświadczenia. Waszej Ojczyźnie i wszystkim Polakom z serca błogosławię.

[Cari fratelli e sorelle polacchi! Oggi mentre celebrate l’anniversario della catastrofe aerea nei pressi di Smoleńsk, nella quale ha perso la vita il Presidente del vostro Paese e altre personalità che si recavano alla commemorazione a Katyń, mi unisco a voi in questa particolare preghiera della vostra nazione. Cristo, la nostra vita e risurrezione li accolga nella sua gloria e vi conforti in questa dolorosa esperienza. Di cuore, benedico la vostra Patria e tutti i Polacchi.]

Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i responsabili dell’UNITALSI in Lombardia, i fedeli provenienti da Gela, i ragazzi di Milano che fanno la loro Professione di Fede e i cresimandi del Mugello. Saluto la rappresentanza degli operai della Eurallumina di Portovesme, in Sardegna, con l’augurio di una positiva soluzione dei problemi che rendono precaria la vostra attività lavorativa. Saluto la Sezione di Manerbio dell’Associazione Nazionale Carabinieri, i giovani del Rione San Michele di Pescia e i ciclisti venuti da Bellaria-Igea Marina. A tutti auguro una buona domenica.

















PROIEZIONE DEL DOCUMENTARIO "PELLEGRINO VESTITO DI BIANCO" (SABATO 9 APRILE 2011)


Nel pomeriggio di ieri, sabato 9 aprile, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha assistito alla proiezione del documentario "Pellegrino vestito di bianco" („Jan Paweł II. Szukałem Was..."), diretto dal regista polacco Jarosław Szmidt e prodotto da Artrama. Il film racconta i momenti-chiave del pontificato del Servo di Dio Giovanni Paolo II, con testimonianze di leaders religiosi, personalità del mondo dei media, della cultura, della scienze e della politica.

Erano presenti diversi Cardinali e membri della Curia Romana e diversi ospiti fra cui, in particolare, i realizzatori del documentario a cui il Santo Padre ha rivolto le seguenti parole di apprezzamento:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Eminenze, Eccellenze, cari fratelli e sorelle,

Desidero rivolgere un cordiale saluto e anche un vivo ringraziamento ai produttori, ai realizzatori di questo film documentario sul Venerabile Papa Giovanni Paolo II. Sono lieto di aver potuto prenderne visione qui in Vaticano ed esprimervi un vivo apprezzamento per il lavoro compiuto associandomi al plauso già espresso dall’Episcopato polacco e da alcuni miei collaboratori.

Per la serietà con cui è stato preparato, la qualità della sua fattura, questo film si pone tra i contributi più validi offerti al pubblico in occasione della prossima Beatificazione del mio amato predecessore.

Sono numerose ormai le opere audiovisive che hanno per oggetto la figura di Giovanni Paolo II, tra cui svariati documentari prodotti dalle emittenti televisive. Questo film, "Il pellegrino vestito di bianco", si distingue in questo panorama per diversi elementi, ad esempio le interviste a stretti collaboratori, le testimonianze di illustre personalità, la ricchezza della documentazione. Tutto ciò ha lo scopo di far emergere fedelmente, sia la personalità del Papa sia la sua instancabile azione nell’arco del lungo Pontificato.

Vorrei sottolineare ancora una volta i due cardini della sua vita e del suo ministero: la preghiera e lo zelo missionario. Giovanni Paolo II è stato un grande contemplativo e un grande apostolo di Cristo. Dio lo ha scelto per la sede di Pietro e lo ha conservato a lungo per introdurre la Chiesa nel terzo millennio. Con il suo esempio, lui ci ha guidati tutti in questo pellegrinaggio e adesso continua ad accompagnarci dal Cielo.

Grazie ancora perciò a tutti coloro che, in molti modi, hanno collaborato alla realizzazione di questo film che ci aiuta a far tesoro della luminosa testimonianza del Papa Giovanni Paolo II. Con questo sentimento di riconoscenza, benedico di cuore tutti voi e i vostri cari.

11/04/2011 16:11
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LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Sig. Filip Vučak, Ambasciatore di Croazia presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

Em.mo Card. Lluís Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcelona (Spagna) e Seguito;

Em.mo Card. Edmund Casimir Szoka, Presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano;

S.E. Mons. Salvatore Fisichella, Arcivescovo tit. di Voghenza, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Gérald Cyprien Lacroix, Arcivescovo di Québec (Canada).













RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI RAROTONGA (ISOLE COOK) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Rarotonga (Isole Cook), presentata da S.E. Mons. Stuart France O’Connell, S.M., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Rarotonga (Isole Cook) il Rev.do Paul Donoghue, S.M., Superiore Provinciale dei Padri Maristi in Oceania.

Rev.do Paul Donoghue, S.M.

Il Rev.do Paul Donoghue, S.M., è nato il 18 gennaio 1949 ad Auckland, Nuova Zelanda. Dopo le scuole primarie e secondarie nel Collegio della Società di Maria Saint Patrick’s a Silverstream, è entrato nel Noviziato dei Padri Maristi con l’intenzione di diventare un fratello religioso, e poi si è sentito chiamato al sacerdozio. Ha completato gli studi di Filosofia e Teologia al Seminario Maggiore Mount Saint Mary a Greenmeadows, Hawkes Bay. Il 7 gennaio 1969 ha emesso la prima professione con la Società di Maria ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1975.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1975-1977: Insegnante al Collegio Saint Bede, Christchurch; 1977-1981: Insegnante al Collegio Saint Peter Chanel, Samoa; 1981-1985: Insegnante al Marist Training Center, Tutu, Taveuni, Fiji; 1985-1990: Direttore del Centro Saint Martin de Porres, Loloima, Vanuatu; 1990-1995: Parroco, Isole Malekula, Vanuatu; 1993-1996: Superiore regionale, Vanuatu; 1996-1998: Maestro dei Novizi, Tutu, Taveuni, Fiji; 1998-2000: Programma Marista di rinnovamento, Irlanda; 2000-2006: Maestro dei Novizi, Tutu, Taveuni, Fiji; dal 2006: Superiore Provinciale in Oceania, Fiji.




























LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DI CROAZIA PRESSO LA SANTA SEDE

Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Sig. Filip Vučak, Ambasciatore di Croazia presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Sig. Filip Vučak:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Monsieur l'Ambassadeur,

Je suis heureux de vous accueillir en cette circonstance solennelle de la présentation des Lettres qui vous accréditent en qualité d'Ambassadeur extraordinaire et plénipotentiaire de la Croatie près le Saint-Siège. Je vous remercie pour les paroles aimables que vous m’avez adressées. En retour, je vous saurai gré de bien vouloir exprimer au Président de la République, Monsieur Ivo Josipović que j’ai eu le plaisir de rencontrer récemment, mes vœux cordiaux pour sa personne ainsi que pour le bonheur et la paix du peuple croate.

Le début de votre mission coïncide heureusement avec le 20ème anniversaire de l’indépendance de la Croatie. Et l’an prochain sera celui de l’établissement des relations diplomatiques entre votre pays et le Saint-Siège. Nos relations sont harmonieuses et sereines. Le Saint-Siège a toujours eu pour la Croatie une sollicitude particulière. Mon lointain prédécesseur, le pape Léon X, voyant la beauté de votre culture et la profondeur de la foi de vos ancêtres, a défini votre pays comme le « scutum saldissimum et antemurale Christianitatis ». Ces antiques valeurs animent encore nos contemporains qui ont eu à affronter, il y a peu encore, des difficultés particulières. Il convient donc pour fortifier les générations actuelles de leur exposer avec clarté le riche patrimoine de l’histoire croate et de la culture chrétienne qui l’a irriguée en profondeur et sur laquelle votre peuple s’est toujours appuyé dans l’adversité.

C’est avec satisfaction que j’ai su que votre Parlement a proclamé l’année en cours comme l’« Année Bošcović ». Ce jésuite était un physicien, un astronome, un mathématicien, un architecte, un philosophe et un diplomate. Son existence démontre la possibilité à faire vivre en harmonie la science et la foi, le service à la mère-patrie et l’engagement dans l’Eglise. Ce savant chrétien dit aux jeunes qu’il est possible de se réaliser dans la société actuelle et d’y être heureux tout en étant croyant. D’ailleurs, les monuments et les innombrables crucifix qui parsèment votre pays sont la claire démonstration de cette heureuse symbiose. En voyant cette harmonie, les jeunes seront fiers de leur pays, de son histoire et de sa foi et ils se sentiront toujours plus les héritiers d’un trésor qu’il leur revient aujourd’hui de faire fructifier.

La Croatie intégrera bientôt pleinement l’Union européenne. Le Saint-Siège ne peut que se féliciter lorsque la famille européenne se complète et reçoit des Etats qui, historiquement en font partie. Cette intégration, Monsieur l’Ambassadeur, devra se faire dans le plein respect des spécificités croates, de sa vie religieuse et de sa culture. Il serait illusoire de vouloir renier sa propre identité pour en rejoindre une autre qui est née dans des circonstances si différentes de celles qui ont vu naître et se construire celle de la Croatie. En entrant dans l’Union européenne, votre pays ne sera pas uniquement récipiendaire d’un système économique et juridique qui a ses avantages et ses limites, mais il pourra également apporter une contribution propre et typiquement croate. Il ne faudra pas avoir peur de revendiquer avec détermination le respect de sa propre histoire et sa propre identité religieuse et culturelle. Des voix chagrines contestent avec une stupéfiante régularité la réalité des racines religieuses européennes. Il est devenu de bon ton d’être amnésique et de nier les évidences historiques. Affirmer que l’Europe n’a pas de racines chrétiennes, équivaut à prétendre qu’un homme peut vivre sans oxygène et sans nourriture. Il ne faut pas avoir honte de rappeler et de soutenir la vérité en refusant, si nécessaire, ce qui est contraire à elle. Je suis certain que votre pays saura défendre sa propre identité avec conviction et fierté en évitant les nouveaux écueils qui se présenteront et qui, sous prétexte d’une liberté religieuse mal comprise, sont contraires au droit naturel, à la famille, et à la morale tout simplement.

Je voudrais aussi exprimer ma satisfaction pour l’intérêt porté par votre pays afin que les Croates en Bosnie-Herzégovine puissent remplir le rôle qui leur correspond en tant que l’un des trois peuples constitutifs du pays. Je constate également que, dans un désir de paix et de saines collaborations avec les pays de votre région géopolitique, la Croatie ne manque pas d’apporter sa spécificité pour faciliter le dialogue et la compréhension entre des peuples ayant des traditions différentes, mais vivant ensemble depuis des siècles. Je vous encourage à continuer sur cette voie qui consolidera la paix dans le respect de chacun. A l’intérieur même de vos frontières nationales, les quatre Accords signés par votre pays et le Saint-Siège permettent, dans le respect des spécificités propres, de discuter sur des matières d’intérêts communs. Il faudra poursuivre dans ce sens pour le bien des deux parties. Je suis heureux de constater que la Croatie promeut la liberté religieuse et respecte la mission spécifique de l’Eglise.

Pour toutes ces raisons, Monsieur l’Ambassadeur, je me réjouis profondément de pouvoir visiter votre pays dans quelques semaines. Mon prédécesseur, le vénéré Jean Paul II l’a fait trois fois, et moi-même, étant encore à la tête d’un Dicastère romain, j’y suis venu plusieurs fois. J’ai accueilli volontiers l’invitation des Autorités croates et celles des Evêques de votre noble pays. Comme vous le savez, le thème choisi pour le voyage sera : « Ensemble, dans le Christ ! ». C’est cet ensemble que je désire célébrer avec votre peuple. Ensemble malgré les innombrables différences humaines, ensemble avec ces différences ! Et cela, dans le Christ qui a accompagné le peuple croate depuis des siècles avec bonté et miséricorde. A cause de lui, je désire encourager votre pays et encourager l’Eglise qui se trouve parmi et avec vous. Elle qui accompagne avec la même sollicitude que le Christ, le destin et le cheminement de votre nation depuis ses origines. En cette heureuse circonstance, je voudrais aussi saluer chaleureusement les Evêques et les fidèles de l’Eglise catholique en Croatie.

Au moment où vous inaugurez votre noble mission de représentation auprès du Saint-Siège, je vous adresse, Monsieur l’Ambassadeur, mes vœux les meilleurs pour le bon accomplissement de votre mission. Soyez certain que vous trouverez toujours auprès de mes collaborateurs l’accueil et la compréhension dont vous pourrez avoir besoin. Confiant votre Pays à la protection de la Mère de Dieu, Notre Dame de Marija Bistrica, ainsi qu’à l’intercession du Bienheureux Alojzije Stepinac, j’invoque de grand cœur l’abondance des Bénédictions divines sur Votre Excellence, sur sa famille et sur ses collaborateurs, ainsi que sur tout le peuple croate et ses dirigeants.

S.E. il Sig. Filip Vučak,

Ambasciatore di Croazia presso la Santa Sede

È nato il 6 dicembre 1951.

È sposato ed ha due figli.

Laureato in Lingue e letterature croata e francese (Facoltà di Filosofia di Zagreb, 1975), si è specializzato in Storia Antica (Università della Sorbonne, Parigi, 1977), in Giornalismo (Facoltà di Scienze Politiche di Zagreb, 1979) ed in Relazioni Internazionali (Istituto per la Strategia di Parigi, 1998).

Ha svolto attività privata nel campo del turismo (1979-1992) ed ha intrapreso la carriera diplomatica nel 1992, ricoprendo successivamente i seguenti incarichi: Desk-Officer per i rapporti con la Francia ed il Benelux presso il Ministero degli Affari Esteri (1992-1993); Capo del Dipartimento per l'Europa Occidentale e del Nord presso il Ministero degli Affari Esteri (1993-1995); Ministro Consigliere e poi Ministro plenipotenziario di Ambasciata in Francia (1995-2000); Capo del Dipartimento per i Paesi confinanti con la Croazia presso il Ministero degli Affari Esteri (2000-2003); Ambasciatore in Spagna (2003-2008); Capo del Dipartimento per l'Europa Centrale e dell'Est (2008-2010).

Oltre il croato, parla il francese, lo spagnolo, l'italiano e l'inglese.

12/04/2011 01:44
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Il Papa al nuovo ambasciatore della Croazia presso la Santa Sede


CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 11 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato da Papa Benedetto XVI questo lunedì mattina ricevendo in udienza il nuovo ambasciatore della Croazia presso la Santa Sede, Filip Vučak, in occasione della presentazione delle sue Lettere Credenziali.

* * *

Signor Ambasciatore,

Sono lieto di accoglierla nella solenne circostanza della presentazione delle Lettere che l’accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Croazia presso la Santa Sede. La ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto. Da parte mia, le sarei grato se volesse esprimere al Presidente della Repubblica, il signor Ivo Josipović, che ho avuto il piacere di incontrare di recente, i miei cordiali voti per la sua persona, come pure per il benessere e la pace del popolo croato.

L’inizio della sua missione coincide felicemente con il ventesimo anniversario dell’indipendenza della Croazia. E l’anno prossimo si celebrerà quello dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra il suo Paese e la Santa Sede. Le nostre relazioni sono armoniose e serene. La Santa Sede ha sempre avuto una particolare sollecitudine per la Croazia. Il mio lontano predecessore papa Leone x, vedendo la bellezza della vostra cultura e la profondità della fede dei vostri antenati, definì il suo Paese “scutum saldissimum et antemurale Christianitatis”. Questi antichi valori animano ancora i nostri contemporanei che, solo poco tempo fa, hanno dovuto affrontare difficoltà particolari. È dunque opportuno, per rafforzare le generazioni presenti, illustrare loro con chiarezza il ricco patrimonio della storia croata e della cultura cristiana che l’ha permeata in profondità e sulla quale il suo popolo si è sempre appoggiato nelle avversità.

Con piacere ho appreso che il vostro Parlamento ha proclamato l’anno in corso come «Anno di Bošković». Questo gesuita era fisico, astronomo, matematico, architetto, filosofo e diplomatico. La sua esistenza dimostra che è possibile far convivere in armonia la scienza e la fede, il servizio alla madre patria e l’impegno nella Chiesa. Questo erudito cristiano dice ai giovani che è possibile realizzarsi nella società attuale ed esservi felici e allo stesso tempo essere credenti. D’altronde, i monumenti e gli innumerevoli crocifissi disseminati nel suo Paese sono la chiara dimostrazione di questa felice simbiosi. Vedendo questa armonia, i giovani saranno fieri del loro Paese, della sua storia e della sua fede e si sentiranno sempre più eredi di un tesoro che ora spetta a loro far fruttificare.

La Croazia molto presto sarà pienamente integrata nell’Unione Europea. La Santa Sede non può che rallegrarsi quando la famiglia europea si completa e accoglie Stati che storicamente ne fanno parte. Questa integrazione, Signor Ambasciatore, dovrà compiersi nel pieno rispetto delle specificità della Croazia, della sua vita religiosa e della sua cultura. Sarebbe illusorio voler rinnegare la propria identità per assumerne un’altra, che è nata in circostanze diverse da quelle che hanno visto nascere e formarsi quella croata. Entrando a far parte dell’Unione Europea, il suo Paese non sarà soltanto un nuovo membro di un sistema economico e giuridico che ha i propri vantaggi e i propri limiti, ma potrà anche dare un contributo proprio e tipicamente croato. Non bisogna avere paura di rivendicare con determinazione il rispetto della propria storia e della propria identità religiosa e culturale. Alcune voci amareggianti contestano con sorprendente regolarità la realtà delle radici religiose europee. Affermare che l’Europa non ha radici cristiane equivale a pretendere che un uomo possa vivere senza ossigeno e senza cibo. Non bisogna vergognarsi di ricordare e di sostenere la verità rifiutando, se necessario, ciò che è contrario ad essa. Sono certo che il suo Paese saprà difendere la propria identità con convinzione e fierezza, evitando i nuovi ostacoli che si presenteranno e che, sotto il pretesto di una libertà religiosa mal compresa, sono contrari al diritto naturale, alla famiglia e, più semplicemente, alla morale.

Desidero anche esprimere la mia soddisfazione per l’interesse dimostrato dal suo Paese perché i Croati in Bosnia ed Erzegovina possano svolgere il ruolo che spetta loro come uno dei tre popoli costitutivi del Paese. Constato inoltre che, nel desiderio di pace e di sana collaborazione con i Paesi della vostra regione geopolitica, la Croazia non manca di apportare la sua specificità per facilitare il dialogo e la comprensione tra popoli che hanno tradizioni differenti, ma che da secoli vivono insieme. Vi incoraggio a proseguire su questa strada, che consoliderà la pace nel rispetto di ognuno. All’interno stesso dei vostri confini nazionali, i quattro Accordi firmati dal suo Paese e dalla Santa Sede permettono, nel rispetto delle specificità proprie, di discutere su temi di interesse comune. Occorrerà proseguire in tale direzione per il bene delle due parti. Sono lieto di constatare che la Croazia promuove la libertà religiosa e rispetta la missione specifica della Chiesa.

Per tutte queste ragioni, Signor Ambasciatore, sono profondamente lieto di poter visitare il suo Paese tra qualche settimana. Il mio predecessore, il venerato Giovanni Paolo II, lo ha fatto tre volte, e anch’io, quando ero ancora a capo di un Dicastero romano, sono venuto più volte. Ho accolto volentieri l’invito delle Autorità croate e quello dei Vescovi del suo nobile Paese. Come sa, il tema scelto per il viaggio sarà: «Insieme in Cristo!». È proprio insieme che desidero celebrare con la sua gente. Insieme malgrado le innumerevoli differenze umane, insieme con queste differenze! E questo nel Cristo che ha accompagnato il popolo croato per secoli con bontà e misericordia. A motivo di Lui desidero incoraggiare il suo Paese e anche la Chiesa che è in mezzo a voi e con voi. La Chiesa che accompagna, con la stessa sollecitudine di Cristo, il destino e il cammino della sua nazione sin dalle sue origini. In questa lieta circostanza vorrei salutare con affetto anche i Vescovi e i fedeli della Chiesa cattolica in Croazia.

Nel momento in cui inizia il suo nobile compito di rappresentanza presso la Santa Sede, le rivolgo, Signor Ambasciatore, i miei migliori voti per il buon svolgimento della sua missione. Sia certo che troverà sempre presso i miei collaboratori l’accoglienza e la comprensione di cui potrà aver bisogno. Affidando il suo Paese alla protezione della Madre di Dio, Nostra Signora di Marija Bistrica, e all’intercessione del Beato Alojzije Stepinac, invoco di tutto cuore l’abbondanza delle Benedizioni divine su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e i suoi collaboratori nonché su tutto il popolo croato e i suoi dirigenti.


[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]



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RINUNCIA DEL VESCOVO DI YAKIMA (U.S.A.) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Yakima (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. Carlos A. Sevilla, S.I., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Yakima (U.S.A.) S.E. Mons. Joseph J. Tyson, finora Vescovo titolare di Migirpa e Ausiliare di Seattle.

S.E. Mons. Joseph J. Tyson

S.E. Mons. Joseph Jude Tyson è nato il 16 ottobre 1957 a Moses Lake (Washington), nella diocesi di Yakima. Ha ricevuto la sua educazione dapprima presso la scuola elementare Saint Alphonsus a Ballare e, poi, presso la Bishop Blanchet High School a Seattle. Nel 1975 ha frequentato lo Shoreline Community College a Seattle e l’University of Washington, dove ha conseguito il baccellierato in Communications and Journalism e un Masters in International Studies. Ha completato gli studi ecclesiastici al Theological College presso l’Università Cattolica d’America a Washington, D.C.

Ordinato sacerdote il 10 giugno 1989 per l’arcidiocesi di Seattle, ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale della Saint Ann Parish (1989-1993) e della Saint Frances Cabrini Parish a Lakewood (1993-1995), Parroco della Saint Edward Parish a Seattle (1996-2005) cui, poi, nel 1997 sono state aggiunte Saint George Parish e Saint Paul Parish sempre a Seattle.

Nominato Vescovo titolare di Migirpa ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Seattle il 12 marzo 2005, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 6 giugno successivo. Come Ausiliare di Seattle è Vicario Generale e Sovrintendente delle scuole cattoliche.

Oltre l’inglese, conosce lo spagnolo ed il tedesco.



EREZIONE DELLA PROVINCIA ECCLESIASTICA DI MALANJE (ANGOLA) E NOMINA DEL PRIMO ARCIVESCOVO METROPOLITA

Il Santo Padre ha eretto la Provincia Ecclesiastica di Malanje (Angola), elevando a Chiesa Metropolitana l’omonima sede vescovile, assegnandole come Chiese suffraganee le diocesi di Uije e Ndalatando.

Il Papa ha nominato primo Arcivescovo Metropolita di Malanje (Angola) S.E. Mons. Luis Maria Pérez de Onraita Aguirre, finora Vescovo della medesima diocesi.

Dati statistici

La diocesi di Malanje, eretta il 25 novembre 1957, che adesso diventa Sede Metropolitana, ha una superficie di 107.000 kmq., con 1.090.000 abitanti, di cui 500.000 sono cattolici (ca. 50%), serviti in 10 parrocchie da 49 sacerdoti (29 diocesani e 20 religiosi), e 120 religiose. Vi sono 30 seminaristi maggiori.



EREZIONE DELLA PROVINCIA ECCLESIASTICA DI SAURIMO (ANGOLA) E NOMINA DEL PRIMO ARCIVESCOVO METROPOLITA

Il Santo Padre ha eretto la Provincia Ecclesiastica di Saurimo (Angola), elevando a Chiesa Metropolitana l’omonima sede vescovile, assegnandole come Chiese suffraganee le diocesi di Lwena e Dundo.

Il Papa ha nominato primo Arcivescovo Metropolita di Saurimo (Angola) S.E. Mons. José Manuel Imbamba, finora Vescovo di Dundo e Amministratore Apostolico di Saurimo.

Dati statistici

La diocesi di Saurimo, eretta il 10 agosto 1975, che adesso diventa Sede Metropolitana, è situata nella parte nord-orientale del Paese e comprende i confini della Provincia di Lunda-Sul, la cui capitale è la città di Saurimo. Si estende su 77.600 kmq., con una popolazione di 420.000 abitanti, di cui 61.700 cattolici (15%), suddivisi in 5 parrocchie, servite da 11 sacerdoti diocesani, 10 religiosi (appartenenti a 3 Congregazioni) e 18 religiose (di 2 Congregazioni) che gestiscono la scuola e collaborano nell’assistenza parrocchiale. Vi sono 3 seminaristi maggiori.

La diocesi di Saurimo è vacante dal 18 febbraio 2008, a seguito del trasferimento di S.E. Mons. Eugenio Dal Corso, P.S.D.P., a Benguela.



NOMINA DEL VESCOVO DI TETE (MOZAMBICO)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Tete (Mozambico) il Rev.do P. Inácio Saure, I.M.C., Maestro dei Novizi presso il Noviziato Internazionale della Consolata a Maputo.

Rev.do P. Inácio Saure, I.M.C.

Il Rev.do P. Inácio Saure, I.M.C., è nato il 2 marzo 1960, a Balama, nella diocesi di Pemba, in Mozambico. Dopo lo scoppio della guerra civile è entrato nel Seminario della Consolata a Maputo; ha frequentato i corsi di Filosofia e il I anno di Teologia nel Seminario S. Agostino di Matola (1990-1992), proseguendo poi nel 1993 gli studi teologici presso l’Istituto Superiore di Teologia S. Eugenio di Mazenod a Kinshasa (R.D. del Congo), e conseguendo nel 1998 il Baccellierato in Sacra Teologia. Ha emesso la Prima Professione religiosa nell’Istituto Missioni Consolata (I.M.C.) il 7 gennaio 1995, e quella Perpetua il 15 maggio 1998.

È stato ordinato sacerdote l’8 dicembre 1998.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1999-2001: Vicario parrocchiale della Parrocchia S. Makusa Lukunga, a Kinshasa; 2002-2005: Parroco della Parrocchia Mater Dei e Superiore della Comunità a Mont-Ngafula (diocesi di Kisantu); Direttore della Scuola d’informatica e Vice Superiore Regionale; 2006: Destinato in Mozambico per lavorare nell’ambito della formazione; 2006-2007: ha prima seguito un corso di lingua Italiana a Roma, e subito dopo un corso per Maestri dei Novizi presso l’Istituto Mater Christi a Bobo- Dioulasso (Burkina Faso); dal 2008: Rettore del Seminario Medio e Filosofico dei Missionari Consolata a Matola; dal mese di dicembre dello stesso anno è Maestro dei Novizi presso il Noviziato Internazionale della Consolata a Maputo.





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RINUNCE E NOMINE



EREZIONE DELLA PROVINCIA ECCLESIASTICA DI PELOTAS (BRASILE) E NOMINA DEL PRIMO ARCIVESCOVO METROPOLITA

Il Santo Padre Benedetto XVI ha eretto la Provincia Ecclesiastica di Pelotas (Brasile) elevando a Chiesa Metropolitana la sede vescovile di Pelotas ed assegnandole come suffraganee le diocesi di Bagé e Rio Grande, finora appartenenti alla Provincia Ecclesiastica di Porto Alegre.

Il Papa ha nominato primo Arcivescovo Metropolita di Pelotas (Brasile) S.E. Mons. Jacinto Bergmann, finora Vescovo di Pelotas.

S.E. Mons. Jacinto Bergmann

S.E. Mons. Jacinto Bergmann è nato il 29 ottobre 1951 nel municipio di Alto Feliz, nello Stato di Rio Grande do Sul. Dopo aver concluso gli studi elementari nel seminario São José a Gravataí, ha frequentato i corsi di filosofia presso la Facoltà Nossa Senhora da Conceição a Viamão (1971-1974) e quelli di teologia presso la Pontificia Università Cattolica del Rio Grande do Sul (1973-1976). Ha conseguito, dopo l’ordinazione, la licenza in Scienze Bibliche presso l’Istituto Biblico di Roma (1981-1986) e ha compiuto studi biblici specializzati in Germania negli anni 1993-1994.

Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 20 ottobre 1976.

Quindi ha svolto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale della Parrocchia di São Pedro a Porto Alegre (1977); Coordinatore della Pastorale della Gioventù della Conferenza Episcopale (1980); Professore nell’Istituto di Teologia della Pontificia Università del Rio Grande do Sul (1986); Direttore del Centro Teologico (1988-1993); Direttore dell’Istituto di Pastorale dell’arcidiocesi di Porto Alegre (1995-1996) e Sotto-segretario per la pastorale presso la Conferenza Episcopale Nazionale (2000-2002).

L’8 maggio 2002 è stato nominato Vescovo Titolare di Ausuccura e Ausiliare di Pelotas ed il 14 luglio successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale.

Il 15 giugno 2004 è stato trasferito alla diocesi di Tubarão, nello Stato di Santa Catarina. Ha svolto l’incarico di Vescovo Responsabile per le Comunicazioni Sociali del Regionale Sul 3 della C.N.B.B. (2002-2004) e di Vescovo Coordinatore della Commissione Episcopale Biblico – catechetica e Missionaria dello Stato di Santa Catarina (2004-2009).

Il 1° luglio 2009 è stato nominato Vescovo di Pelotas.



EREZIONE DELLA PROVINCIA ECCLESIASTICA DI SANTA MARIA (BRASILE) E NOMINA DEL PRIMO ARCIVESCOVO METROPOLITA

Il Santo Padre ha eretto la Provincia Ecclesiastica di Santa Maria (Brasile), elevando a Chiesa Metropolitana la sede vescovile di Santa Maria ed assegnandole come suffraganee le diocesi di Uruguaiana, Cruz Alta, Santo Ângelo, Santa Cruz do Sul e Cachoeira do Sul, finora appartenenti alla Provincia Ecclesiastica di Porto Alegre.

Il Papa ha nominato primo Arcivescovo Metropolita di Santa Maria (Brasile) S.E. Mons. Hélio Adelar Rubert, finora Vescovo di Santa Maria.

S.E. Mons. Hélio Adelar Rubert

S.E. Mons. Hélio Adelar Rubert è nato l’11 maggio 1945 a Sobradinho, nell’attuale diocesi di Cachoeira do Sul, Stato di Rio Grande do Sul. Dopo aver completato gli studi preparatori nel seminario diocesano São José, della diocesi di Santa Maria, ha frequentato i corsi di filosofia e teologia presso il seminario maggiore di Viamão, nell’arcidiocesi di Porto Alegre. In seguito, come alunno del Pontificio Collegio Pio Brasiliano di Roma, ha frequentato i corsi di Sacra Liturgia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo conseguendone la licenza.

Il 18 dicembre 1971 è stato ordinato sacerdote e incardinato nella diocesi di Santa Maria.

Quindi ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale a Cachoeira do Sul (1971-1975); Direttore spirituale e Professore nel seminario minore diocesano di Santa Maria; nel contempo, Assistente dei seminaristi maggiori di Santa Maria nel Seminario di Viamão (1975-1986); Professore di liturgia e Assistente dei seminaristi presso il seminario maggiore di Santa Maria (1989-1999); Parroco della parrocchia da Ressurreição, a Santa Maria (1990-1994); Parroco e Rettore del Santuario Nossa Senhora Medianeira (1994-1999).

Il 4 agosto 1999 è stato nominato Vescovo titolare di Flenucleta e Ausiliare di Vitória, ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 3 ottobre successivo.

Il 24 marzo 2004 è stato nominato Vescovo di Santa Maria.



EREZIONE DELLA PROVINCIA ECCLESIASTICA DI PASSO FUNDO (BRASILE) E NOMINA DEL PRIMO ARCIVESCOVO METROPOLITA

Il Santo Padre ha eretto la Provincia Ecclesiastica di Passo Fundo (Brasile), elevando a Chiesa Metropolitana la sede vescovile di Passo Fundo ed assegnandole come suffraganee le diocesi di Vacaria, Frederico Westphalen e Erexim, finora appartenenti alla Provincia Ecclesiastica di Porto Alegre.

Il Papa ha nominato primo Arcivescovo Metropolita di Passo Fundo (Brasile) S.E. Mons. Pedro Ercílio Simon, finora Vescovo di Passo Fundo.

S.E. Mons. Pedro Ercílio Simon

S.E. Mons. Pedro Ercílio Simon è nato a Lagoa Vermelha, Ibiaçá nella diocesi di Vacaria, nello Stato di Rio Grande do Sul, il 19 settembre 1942. Dopo gli studi Superiori nel Seminario Nossa Senhora de Fatima ad Erexim, ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia presso la Facoltà Nossa Senhora da Conceiçãoa Viamão (1959-1966).

Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 12 dicembre 1965 e si è incardinato nella diocesi di Passo Fundo, nella quale ha svolto gli incarichi di Parroco, Promotore Vocazionale diocesano, Professore di Teologia dogmatica e Rettore del Seminario diocesano, Coordinatore per la Pastorale e Vicario Generale.

Il 24 ottobre 1990 è stato nominato Vescovo Coadiutore di Cruz Alta e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 30 dicembre successivo.

Il 5 luglio 1995 è stato nominato Vescovo di Uruguaiana.

Il 16 settembre 1998 è stato trasferito alla diocesi di Passo Fundo come Coadiutore e il 19 maggio 1999 ne è divenuto Ordinario.

Nell’ambito della Conferenza Episcopale Regionale Sul 3 è stato Responsabile per l’accompagnamento pastorale della Pastorale Liturgica, della Pastorale Vocazionale, dei Seminari e della Pastorale Presbiterale.

Dal 2001 al 2004 è stato Segretario Regionale dei Vescovi dello Stato di Rio Grande do Sul.


LA PROVINCIA ECCLESIASTICA DI PORTO ALEGRE (BRASILE)

La Provincia Ecclesiastica di Porto Alegre (Brasile) conserva le diocesi suffraganee di Caxias do Sul, Novo Hamburgo, Osório e Montenegro.



















L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, al termine del ciclo di catechesi sulle vite dei Santi, ha incentrato la sua meditazione sulla santità a cui ogni cristiano è chiamato.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nelle Udienze generali di questi ultimi due anni ci hanno accompagnato le figure di tanti Santi e Sante: abbiamo imparato a conoscerli più da vicino e a capire che tutta la storia della Chiesa è segnata da questi uomini e donne che con la loro fede, con la loro carità, con la loro vita sono stati dei fari per tante generazioni, e lo sono anche per noi. I Santi manifestano in diversi modi la presenza potente e trasformante del Risorto; hanno lasciato che Cristo afferrasse così pienamente la loro vita da poter affermare con san Paolo "non vivo più io, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20). Seguire il loro esempio, ricorrere alla loro intercessione, entrare in comunione con loro, "ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla Fonte e dal Capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso del Popolo di Dio" (Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium 50). Al termine di questo ciclo di catechesi, vorrei allora offrire qualche pensiero su che cosa sia la santità.

Che cosa vuol dire essere santi? Chi è chiamato ad essere santo? Spesso si è portati ancora a pensare che la santità sia una meta riservata a pochi eletti. San Paolo, invece, parla del grande disegno di Dio e afferma: "In lui – Cristo – (Dio) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità" (Ef 1,4). E parla di noi tutti. Al centro del disegno divino c’è Cristo, nel quale Dio mostra il suo Volto: il Mistero nascosto nei secoli si è rivelato in pienezza nel Verbo fatto carne. E Paolo poi dice: "E’ piaciuto infatti a Dio che abiti in Lui tutta la pienezza" (Col 1,19). In Cristo il Dio vivente si è fatto vicino, visibile, ascoltabile, toccabile affinché ognuno possa attingere dalla sua pienezza di grazia e di verità (cfr Gv 1,14-16). Perciò, tutta l’esistenza cristiana conosce un’unica suprema legge, quella che san Paolo esprime in una formula che ricorre in tutti i suoi scritti: in Cristo Gesù. La santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua. E’ l’essere conformi a Gesù, come afferma san Paolo: "Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo" (Rm 8,29). E sant’Agostino esclama: "Viva sarà la mia vita tutta piena di Te" (Confessioni, 10,28). Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Chiesa, parla con chiarezza della chiamata universale alla santità, affermando che nessuno ne è escluso: "Nei vari generi di vita e nelle varie professioni un’unica santità è praticata da tutti coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio e … seguono Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria" (n. 41).

Ma rimane la questione: come possiamo percorrere la strada della santità, rispondere a questa chiamata? Posso farlo con le mie forze? La risposta è chiara: una vita santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio, il tre volte Santo (cfr Is 6,3), che ci rende santi, è l’azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di Cristo Risorto che ci è comunicata e che ci trasforma. Per dirlo ancora una volta con il Concilio Vaticano II: "I seguaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della sua grazia e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere nella loro vita e perfezionare la santità che hanno ricevuta" (ibid., 40). La santità ha dunque la sua radice ultima nella grazia battesimale, nell’essere innestati nel Mistero pasquale di Cristo, con cui ci viene comunicato il suo Spirito, la sua vita di Risorto. San Paolo sottolinea in modo molto forte la trasformazione che opera nell’uomo la grazia battesimale e arriva a coniare una terminologia nuova, forgiata con la preposizione "con": con-morti, con-sepolti, con-risucitati, con-vivificati con Cristo; il nostro destino è legato indissolubilmente al suo. "Per mezzo del battesimo - scrive - siamo stati sepolti insieme con lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti… così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,4). Ma Dio rispetta sempre la nostra libertà e chiede che accettiamo questo dono e viviamo le esigenze che esso comporta, chiede che ci lasciamo trasformare dall’azione dello Spirito Santo, conformando la nostra volontà alla volontà di Dio.

Come può avvenire che il nostro modo di pensare e le nostre azioni diventino il pensare e l’agire con Cristo e di Cristo? Qual è l’anima della santità? Di nuovo il Concilio Vaticano II precisa; ci dice che la santità cristiana non è altro che la carità pienamente vissuta. "«Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16). Ora, Dio ha largamente diffuso il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu dato (cfr Rm 5,5); perciò il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di Lui. Ma perché la carità, come un buon seme, cresca nell’anima e vi fruttifichi, ogni fedele deve ascoltare volentieri la parola di Dio e, con l'aiuto della sua grazia, compiere con le opere la sua volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti, soprattutto all'Eucaristia e alla santa liturgia; applicarsi costantemente alla preghiera, all'abnegazione di se stesso, al servizio attivo dei fratelli e all'esercizio di ogni virtù. La carità infatti, vincolo della perfezione e compimento della legge (cfr Col 3,14; Rm 13,10), dirige tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li conduce al loro fine. Forse anche questo linguaggio del Concilio Vaticano II per noi è ancora un po' troppo solenne, forse dobbiamo dire le cose in modo ancora più semplice. Che cosa è essenziale? Essenziale è non lasciare mai una domenica senza un incontro con il Cristo Risorto nell'Eucaristia; questo non è un peso aggiunto, ma è luce per tutta la settimana. Non cominciare e non finire mai un giorno senza almeno un breve contatto con Dio. E, nella strada della nostra vita, seguire gli "indicatori stradali" che Dio ci ha comunicato nel Decalogo letto con Cristo, che è semplicemente l'esplicitazione di che cosa sia carità in determinate situazioni. Mi sembra che questa sia la vera semplicità e grandezza della vita di santità: l’incontro col Risorto la domenica; il contatto con Dio all’inizio e alla fine del giorno; seguire, nelle decisioni, gli "indicatori stradali" che Dio ci ha comunicato, che sono solo forme di carità. Perciò il vero discepolo di Cristo si caratterizza per la carità verso Dio e verso il prossimo" (Lumen gentium, 42). Questa è la vera semplicità, grandezza e profondità della vita cristiana, dell'essere santi.

Ecco perché sant’Agostino, commentando il capitolo quarto della Prima Lettera di san Giovanni, può affermare una cosa coraggiosa: "Dilige et fac quod vis", "Ama e fa’ ciò che vuoi". E continua: "Sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; vi sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene" (7,8: PL 35). Chi è guidato dall’amore, chi vive la carità pienamente è guidato da Dio, perché Dio è amore. Così vale questa parola grande: "Dilige et fac quod vis", "Ama e fa’ ciò che vuoi".

Forse potremmo chiederci: possiamo noi, con i nostri limiti, con la nostra debolezza, tendere così in alto? La Chiesa, durante l’Anno Liturgico, ci invita a fare memoria di una schiera di Santi, di coloro, cioè, che hanno vissuto pienamente la carità, hanno saputo amare e seguire Cristo nella loro vita quotidiana. Essi ci dicono che è possibile per tutti percorrere questa strada. In ogni epoca della storia della Chiesa, ad ogni latitudine della geografia del mondo, i Santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione. E sono tipi molto diversi. In realtà devo dire che anche per la mia fede personale molti santi, non tutti, sono vere stelle nel firmamento della storia. E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono "indicatori di strada", ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità.

Nella comunione dei Santi, canonizzati e non canonizzati, che la Chiesa vive grazie a Cristo in tutti i suoi membri, noi godiamo della loro presenza e della loro compagnia e coltiviamo la ferma speranza di poter imitare il loro cammino e condividere un giorno la stessa vita beata, la vita eterna.

Cari amici, come è grande e bella, e anche semplice, la vocazione cristiana vista in questa luce! Tutti siamo chiamati alla santità: è la misura stessa della vita cristiana. Ancora una volta san Paolo lo esprime con grande intensità, quando scrive: "A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo… Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo" (Ef 4,7.11-13). Vorrei invitare tutti ad aprirsi all’azione dello Spirito Santo, che trasforma la nostra vita, per essere anche noi come tessere del grande mosaico di santità che Dio va creando nella storia, perché il volto di Cristo splenda nella pienezza del suo fulgore. Non abbiamo paura di tendere verso l’alto, verso le altezze di Dio; non abbiamo paura che Dio ci chieda troppo, ma lasciamoci guidare in ogni azione quotidiana dalla sua Parola, anche se ci sentiamo poveri, inadeguati, peccatori: sarà Lui a trasformarci secondo il suo amore. Grazie.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, je vous propose aujourd’hui une réflexion sur la sainteté chrétienne, au terme des catéchèses sur les figures de plusieurs saints et saintes. Mais qu’est-ce que la sainteté ? C’est une union et une configuration au Christ, un enracinement dans la grâce baptismale et dans le mystère pascal. Elle n’est pas d’abord le fruit de nos efforts. C’est Dieu qui sanctifie à travers l’action de son Esprit et le don de la vie du Christ ressuscité. La charité est l’âme de la sainteté ! Elle croît et produit des fruits dans le baptisé, grâce à l’écoute de la Parole de Dieu, à la participation fréquente aux sacrements, surtout à l’Eucharistie, à la prière constante, à l’abnégation, au service fraternel et à la pratique des vertus. La sainteté n’est autre que la charité vécue pleinement. Chers amis, nous sommes tous appelés à la sainteté, chacun dans l’état de vie et la charge qui lui sont propres. La sainteté est possible pour tous, à tout âge et à tout moment, car chacun de nous a reçu sa part de la faveur divine. Dieu nous demande d’accueillir ce don et d’en vivre les exigences. Laissons-nous transformer par l’action de son Esprit, pour nous conformer à sa volonté. À la suite des saints, soyons nous aussi une pièce de la grande mosaïque de sainteté que Dieu crée dans l’histoire.

J’accueille avec joie les pèlerins de langue française, particulièrement les membres de l’Association Evangelizo! En diffusant quotidiennement la Parole de Dieu, vous offrez aux baptisés la possibilité de se configurer au Christ. Je vous encourage dans cette noble mission. Je salue également les Confréries de Saint-Eloi et de Charité. Chers pèlerins venus de France, de Belgique, de Suisse et du Canada, puissiez-vous par toute votre vie faire resplendir le visage du Christ ressuscité. Bonne préparation à Pâques !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

As a conclusion to this series of catecheses on the lives of the saints, I would like today to speak of the holiness to which each Christian is called. Holiness is the fullness of the Christian life, a life in Christ; it consists in our being united to Christ, making our own his thoughts and actions, and conforming our lives to his. As such, it is chiefly the work of the Holy Spirit who is poured forth into our hearts through Baptism, making us sharers in the paschal mystery and enabling us to live a new life in union with the Risen Christ. Christian holiness is nothing other than the virtue of charity lived to its fullest. In the pursuit of holiness, we allow the seed of God’s life and love to be cultivated by hearing his word and putting it into practice, by prayer and the celebration of the sacraments, by sacrifice and service of our brothers and sisters. The lives of the saints encourage us along this great path leading to the fullness of eternal life. By their prayers, and the grace of the Holy Spirit, may each of us live fully our Christian vocation and thus become a stone in that great mosaic of holiness which God is creating in history, so that the glory shining on the face of Christ may be seen in all its splendour.

I am pleased to greet the members of the European Society of Temporomandibular Joint Surgeons meeting these days in Rome. I also greet the participants in the World Anesthesia Congress. My warm welcome goes to the priests of the Institute for Continuing Theological Education of the North American College. To the Saint Bonaventure Wind Ensemble and Choir from Canada I express my gratitude for their praise of God in song. Upon all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, especially those from England, Finland, the Philippines and the United States, I invoke God’s abundant blessings.

I am pleased to send my warm greetings to all who are gathering at Xavier College in Melbourne for the Third National Family Gathering. This important event is an occasion for you not only to witness to the bonds of affection within your individual families, but also to deepen them with the wider family of God, which is the Church, so that you become protagonists of a new humanity, a renewed culture of love and unity, of life and stability, giving glory to God our Father at all times. I assure you of my prayers, especially for your children and for those who are ill. Commending you to the Holy Family of Nazareth and invoking the intercession of Saint Mary MacKillop, I willingly impart my Apostolic Blessing as a pledge of joy and peace.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In den Katechesen der beiden vergangenen Jahre haben uns große Gestalten heiliger Männer und Frauen begleitet. Zum Abschluß dieses Zyklus möchte ich heute einige Gedanken darüber entwickeln, was eigentlich »Heiligsein« ist. Was bedeutet Heiligkeit? Wer ist dazu gerufen? Ist sie nur eine Sache für wenige? Der heilige Paulus spricht von einem großen Plan Gottes für uns und sagt: »In Christus hat Gott uns erwählt vor der Erschaffung der Welt, damit wir heilig und untadelig leben vor Gott« (vgl. Eph 1,4), und da meint er natürlich uns alle. Der bei Paulus immer wiederkehrende Gedanke des in Christus – wir sind in Christus – erinnert uns daran, daß wir unser ganzes Leben nach seinem Vorbild ausrichten sollen. Heiligkeit besteht darin, Christus zu folgen, seine Haltung, seine Gedanken, seine Taten in unser Leben zu übersetzen. Aber wie können wir das schaffen? Einfach indem wir Gott und die Menschen lieben, denn Heiligkeit ist nichts anderes als die Liebe zu Gott und den Menschen. Diese Liebe erhält uns lebendig und wird möglich durch das Gebet, das Hören auf das Wort Gottes und den Empfang der Sakramente, wo wir dem Herrn selber begegnen und er sich uns schenkt. Und schließlich zeigt uns die große Schar der Heiligen verschiedenster Art, daß es mit der Gnade Gottes möglich ist, trotz all unserer Schwächen und Begrenzungen, den wunderbaren Weg der Nachfolge Christi, das heißt den Weg der Liebe zu Gott und zu den Menschen zu gehen.

Ganz herzlich grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher, besonders die Gäste, die mit Bischof Gerhard Ludwig Müller aus Regensburg zur Ausstellungseröffnung »Veritas+Vita=Ars« nach Rom gekommen sind, sowie die Verleger und Mitarbeiter am Jugendkatechismus Youcat. Habt keine Angst, euch nach dem hohen Ziel der Heiligkeit auszustrecken. Heilig kann jeder werden, der mit Christus in lebendiger Verbindung bleibt. In all unseren Unzulänglichkeiten wird der Herr uns in seiner Gnade und Liebe formen. In diesem Sinn wünsche ich euch allen einen guten Weg nach Ostern und gesegnete Osterzeit.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Al concluir el ciclo de catequesis en el que nos ha acompañado la figura de tantos santos y santas, que con su fe, caridad y vida han sido faros para numerosas generaciones y también para nosotros, quiero ofrecer ahora una reflexión sobre la santidad. Ésta no consiste en realizar acciones extraordinarias, sino en unirse a Cristo, en vivir sus misterios, en hacer propias sus actitudes, sus pensamientos y sus comportamientos. Una vida santa no es sólo fruto de un esfuerzo personal, sino también de la acción del Espíritu del Señor Resucitado, que desde el interior comunica y transforma. La raíz última de la santidad cristiana está en la gracia bautismal con la que se comunica la vida del Resucitado; no es otra cosa que la caridad vivida plenamente. Pero para que esta caridad crezca en el alma y fructifique en cada fiel se debe escuchar con gusto la palabra de Dios y, con la ayuda de su gracia, cumplir su voluntad, participar con frecuencia de los sacramentos, apoyándose en la oración, en el abnegado servicio a los hermanos y en la práctica de cada una de las virtudes. Todos estamos llamados a la santidad: ésta es la medida misma de la vida cristiana.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los profesores y alumnos del Colegio diocesano San Roque, de Valencia, al grupo de la Escuela de la Santísima Trinidad, de Barcelona, así como a los fieles provenientes de España, México, Argentina y otros países latinoamericanos. Les invito a que se abran sin miedo a la acción del Espíritu Santo, que con sus dones transforma la vida, para responder a la vocación a la santidad, a la cual el Señor nos llama a todos los bautizados. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Nas Audiências Gerais dos últimos dois anos, pudemos conhecer a figura de muitos Santos e Santas; hoje, queria falar-vos um pouco da santidade. Esta consiste em unir-se a Cristo e assumir as suas atitudes, pensamentos e formas de vida. Por isso a santidade tem a sua raiz última no baptismo, pelo qual somos enxertados em Cristo e nos é comunicado o seu Espírito, a sua vida de Ressuscitado. Mas, Deus respeita sempre a nossa liberdade, pedindo que aceitemos este dom e vivamos as suas exigências; isto é, pede que nos deixemos transformar pela acção do Espírito Santo, conformando a nossa vontade com a d’Ele. A santidade mede-se pela estatura que Cristo atinge em nós. O Concílio Vaticano II lembrou que todos somos chamados à santidade, mas poderemos nós, com os nossos limites e a nossa fragilidade, chegar tão alto? A Igreja propõe-nos muitos Santos, que viveram plenamente a caridade, que souberam amar e seguir Cristo na sua vida quotidiana. Todos eles nos dizem que é possível percorrer a estrada da santidade.

De coração saúdo os peregrinos do Brasil e os portugueses da paróquia de São Martinho do Bispo e da Escola da Lourinhã. Esta vossa peregrinação a Roma seja para todos um encontro com Jesus Cristo, que encha cada vez mais a vossa vida de amor de Deus e do próximo. Sobre as vossas famílias e comunidades desçam abundantes os favores divinos, que, sobre todos invoco, ao dar-vos a Bênção Apostólica.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Saluto in lingua polacca

Witam serdecznie obecnych tu pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, jeśli pragniemy, aby świat stał się lepszym, bardziej sprawiedliwym, byśmy mogli żyć w pokoju i wzajemnym zrozumieniu, nieodzowna jest świętość życia każdego z nas. Przykład świętych uczy nas, że jej osiągnięcie jest możliwe niezależnie od wieku, zawodu, stanu, wykształcenia. Niech nasze dążenie do świętości przenika wezwanie Chrystusa: „Bądźcie więc wy doskonali, jak doskonały jest Ojciec wasz niebieski" (Mt 5, 48). Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi qui presenti. Fratelli e sorelle, se desideriamo che il mondo diventi più buono, più giusto, affinché possiamo vivere nella pace e nella comprensione reciproca, è indispensabile la santità della vita di ognuno di noi. L’esempio dei santi ci insegna che è possibile raggiungerla indipendentemente dall’età, dalla professione, dallo stato e dall’istruzione. Il nostro tendere alla santità si fonda sull’esortazione di Cristo: "Siate dunque perfetti, come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5, 48). Sia lodato Gesù Cristo.]


○ Saluto in lingua slovacca

S láskou pozdravujem slovenských veriacich, osobitne mládež zo Žilinskej diecézy ako aj skupinu slovenských kňazov z Rumunska. Bratia a sestry, odporúčam vám prežívať tieto dni Pôstu v duchu pokánia, ako návrat do domu Otca, ktorý čaká každého z nás s otvoreným náručím. Ochotne udeľujem Apoštolské požehnanie vám i vašim rodinám vo vlasti. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto con affetto i fedeli slovacchi, particolarmente i giovani provenienti dalla Diocesi di Žilina, come pure il gruppo dei sacerdoti slovacchi dalla Romania. Fratelli e sorelle, vi raccomando di vivere questi giorni della Quaresima con spirito di penitenza come ritorno alla casa del Padre, che attende ognuno di noi a braccia aperte. Volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi ed alle vostre famiglie in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]


Saluto in lingua slovena

Lepo pozdravljam vernike iz Celja v Sloveniji! Prav malo še manjka do velikonočnih praznikov. To vaše romanje naj vam pomaga, da se boste nanje lepo pripravili: naj premišljevanje Jezusovega trpljenja in vstajenja v vas okrepi vero, upanje in ljubezen, da se boste po zgledu svetih apostolov Petra in Pavla tudi vi povsem izročili večno živemu Gospodu. Pri tem vašem prizadevanju naj vas spremlja moj blagoslov!

[Rivolgo un caro saluto ai pellegrini provenienti da Celje in Slovenia! Mancano pochi giorni alle feste pasquali. Questo vostro pellegrinaggio vi sia d’aiuto perché le possiate celebrare ben preparati: la meditazione della passione e della risurrezione di Gesù rafforzi la vostra fede, speranza e carità affinché, sull’esempio dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, anche voi vi abbandoniate al Signore che vive in eterno. In questo vostro impegno vi accompagni la mia benedizione!]


○ Saluto in lingua ucraina

З любов’ю вітаю українських паломників і закликаю їх відкрити свої серця на дар Божої любові, щоб принести плоди добра на свою Батьківщину. Слава Ісусу Христу!

[Saluto con affetto i pellegrini ucraini e li esorto ad aprire i loro cuori al dono dell’amore di Dio, per portare frutti di bene nella loro Patria. Sia lodato Gesù Cristo.]


○ Saluto in lingua ungherese

Isten hozta a magyar zarándokokat, különösképpen azokat, akik Komáromból és Aradról érkeztek. Kedves Barátaim, nagyböjt ideje a lelki megtisztulást szolgálja. Kérjük az Urat, hogy megtérésünk igaz legyen és hogy Krisztus-szeretetünk elmélyüljön! Ehhez adom apostoli áldásomat Rátok és szeretteitekre. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Saluto con affetto i fedeli di lingua ungherese, specialmente i gruppi che sono giunti da Komárno e da Arad. Cari amici, il tempo di Quaresima è un’occasione di rinnovamento spirituale. Chiediamo al Signore una vera conversione e l’amore profondo a Cristo! Con questi voti benedico di cuore voi e i vostri cari! Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli che ricordano il 150° anniversario di fondazione delle Suore Mantellate Serve di Maria, di Pistoia; le Religiose di diverse Congregazioni che partecipano al corso promosso dall’USMI; le Pie Discepole del Divin Maestro riunite nel Capitolo Generale; gli studenti del collegio San Carlo di Milano, del collegio Bianconi di Monza e del centro Don Bosco di Treviglio. Tutti ringrazio per la loro partecipazione e invoco su ciascuno copiose benedizioni celesti.

Rivolgo, infine, il mio saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. In questo ultimo tratto della Quaresima, vi esorto a proseguire con impegno il cammino spirituale verso la Pasqua. Cari giovani, intensificate la vostra testimonianza di amore fedele a Cristo Crocifisso. Voi, cari malati, guardate alla Croce del Signore per offrire con coraggio la prova della malattia. E voi, cari sposi novelli, fate sì che la vostra unione sponsale sia sempre vivificata dall'amore divino.

14/04/2011 15:55
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LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Sig. Valdis Zatlers, Presidente della Repubblica di Lettonia, con la Consorte, e Seguito;

Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti;

S.E. il Sig. Francisco Vázquez y Vázquez, Ambasciatore di Spagna, con la Consorte, in visita di congedo.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Vescovi e Fedeli al Seguito di Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti.











RINUNCE E NOMINE


NOMINA DI CONSULTORI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I TESTI LEGISLATIVI

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Consultori del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi gli Ecc.mi Monsignori: Krzysztof NITKIEWICZ, Vescovo di Sandomierz (Polonia); Bernard Anthony HEBDA, Vescovo di Gaylord (U.S.A.); i Rev.di Monsignori: Giacomo INCITTI, Professore Straordinario di Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana (Roma); Joaquín LLOBELL, Professore Ordinario di Diritto Canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce e Giudice della Corte di Appello dello Stato della Città del Vaticano; Mauro RIVELLA, Sotto-Segretario della Conferenza Episcopale Italiana; i Rev.di Signori: Jorge MIRAS POUSO, Decano della Facoltà di Diritto Canonico presso la Università di Navarra (Spagna); Marcel NDJONDJO NDJULA K'ASHA, Decano della Facoltà di Diritto e Scienze Politiche presso la Université Catholique del Congo; Jean-Pierre SCHOUPPE, Promotore di Giustizia e Difensore del Vincolo presso il Tribunale Interdiocesano di prima istanza delle diocesi francofone del Belgio; Markus GRAULICH, S.D.B., Promotore di Giustizia Sostituto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; i Rev.di Padri: Manuel Jesus ARROBA CONDE, C.M.F., Preside dell'Istituto Utriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense - Roma; Damián Guillermo ASTIGUETA, S.I., Professore Ordinario della Facoltà di Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana - Roma; Priamo ETZI, O.F.M., Decano della Facoltà di Diritto Canonico presso la Pontificia Università Antonianum - Roma; Philippe TOXÉ, O.P., Professore Ordinario della Facoltà di Diritto Canonico presso l'Institut Catholique di Parigi (Francia); gli Ill.mi Signori: Prof. Carlo CARDIA, Professore Ordinario di Diritto Ecclesiastico e Docente di Filosofia del Diritto della Facoltà di Giurisprudenza presso l'Università di "Roma Tre"; Prof. Ludger MÜLLER, Preside dell'Istituto di Diritto Canonico della Facoltà di Teologia Cattolica presso l'Università di Vienna (Austria); Prof. Helmuth PREE, Professore Ordinario di Diritto Canonico presso la Università di Monaco (Germania); Prof. Carlos René SALINAS ARANEDA, Professore Ordinario di Diritto Canonico e Giurisprudenza nella Facoltà di Giurisprudenza presso la Pontificia Universidad Católica di Valparaíso (Cile); Prof.ssa Geraldina BONI, Professore Ordinario della Facoltà di Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Bologna; Prof.ssa María José ROCA FERNÁNDEZ, Professore Ordinario della Facoltà di Giurisprudenza presso l'Università Complutense di Madrid (Spagna).





















UDIENZA A SUA BEATITUDINE BÉCHARA BOUTROS RAÏ, PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI MARONITI, ED AI VESCOVI E FEDELI AL SUO SEGUITO


Dopo l’udienza privata a Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, alle ore 12 di oggi, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra il Patriarca con la Delegazione di Vescovi e Fedeli che lo hanno accompagnato a Roma in occasione della concessione della "Ecclesiastica Communio" accordata il 24 marzo scorso.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Béatitude,

Vénérés Frères dans l'épiscopat,

Chers Fils et Filles de l'Église Maronite,

Cette première visite au Successeur de Pierre après votre élection au Siège Patriarcal d'Antioche des Maronites, est un moment privilégié pour l'Eglise Universelle. Je me réjouis de vous recevoir ici, avec les Évêques maronites, les prêtres, les personnes consacrées et les fidèles, pour solenniser l’« Ecclesiastica Communio» que je vous ai signifiée par lettre le 24 mars dernier. Votre élection survenue quelques jours après la clôture de l'Année Sainte, promulguée pour célébrer le seize-centième anniversaire de la mort de saint Maron, apparaît comme le fruit le plus éminent des nombreuses grâces qu'il a obtenues pour son Église.

Je vous salue tous chaleureusement, vous qui êtes venus entourer votre Patriarche pour ce grand moment de communion fraternelle et d'indéfectible unité de l'Église Maronite avec l'Église de Rome, soulignant ainsi l’importance de l’unité visible de l’Église dans sa catholicité. En l'absence du Cardinal Nasrallah Pierre Sfeir, je me permets de lui exprimer mon affection et mes remerciements pour avoir consacré vingt-cinq ans de sa vie à guider comme Patriarche l'Église Maronite au milieu des turbulences de l'histoire.

Prochainement, cette communion ecclésiastique trouvera son expression la plus authentique dans la Divine Liturgie où sera partagé l'unique Corps et Sang du Christ. C'est là que se trouve manifestée la plénitude de la communion entre le Successeur du Prince des Apôtres et le soixante-dix-septième Successeur de saint Maron, Père et Chef de l'Église d'Antioche des Maronites, ce Siège Apostolique si prestigieux, où les fidèles du Christ ont reçu pour la première fois le nom de « chrétiens » ! Votre Église patriarcale, sa riche tradition spirituelle, liturgique et théologique, de la tradition d'Antioche, parent toujours l'Église entière de ce trésor.

Parce que vous êtes au cœur du Moyen-Orient, vous avez une mission immense auprès des hommes, auxquels l'Amour du Christ presse d'annoncer la Bonne Nouvelle du Salut. Lors du récent Synode que j’ai convoqué en octobre 2010, il a été rappelé, de nombreuses fois, l'urgence de proposer à nouveau l'Évangile aux personnes qui le connaissent peu ou qui se sont éloignés de l'Église. Avec toutes les forces vives présentes au Liban et au Moyen-Orient, je sais, Béatitude, que vous aurez à cœur d'annoncer, de témoigner et de vivre dans la communion cette Parole de vie afin de retrouver l'ardeur des premiers fidèles qui « se montraient assidus à l'enseignement des apôtres, fidèles à la communion fraternelle, à la fraction du pain et aux prières » (Ac 2, 42). Cette région du monde que les patriarches, les prophètes, les apôtres et le Christ lui-même ont bénie par leur présence et par leur prédication, aspire à cette paix durable que la Parole de Vérité, accueillie et vécue, a la capacité d'établir.

Vous poursuivrez cette tâche au travers d'une éducation humaine et spirituelle, morale et intellectuelle des jeunes grâce à votre réseau scolaire et catéchétique, dont je sais la qualité. Je souhaite ardemment que votre rôle dans leur formation soit toujours mieux reconnu par la société, pour que les valeurs fondamentales soient transmises, sans discrimination. Qu’ainsi les jeunes d'aujourd'hui deviennent des hommes et des femmes responsables dans leurs familles et dans la société, pour construire une plus grande solidarité et une plus grande fraternité entre toutes les composantes de la Nation. Transmettez aux jeunes toute mon estime et mon affection en leur rappelant que l'Église et la société ont besoin de leur enthousiasme et de leur espérance. Pour cela, je vous invite à intensifier la formation des prêtres et des nombreux jeunes que le Seigneur appelle dans vos éparchies et dans vos congrégations religieuses. Que par leur enseignement et par leur existence, ils soient d'authentiques témoins du Verbe de Dieu pour aider les fidèles à enraciner leur vie et leur mission dans le Christ!

Béatitude, je Vous adresse des vœux fraternels pour que l'Esprit-Saint vous assiste dans l'exercice de votre charge. Qu’il vous console dans les difficultés et vous procure la joie de voir grandir en ferveur et en nombre votre Église ! A l'aube de votre ministère, je veux vous redire ces paroles du Christ aux disciples: « Sois sans crainte, petit troupeau, car votre Père a trouvé bon de vous donner le Royaume » (Lc 12, 32). Tandis que j'adresse à tout le peuple libanais mes chaleureuses salutations, je vous confie de façon toute spéciale à l'intercession de Notre-Dame du Liban, puisque que Votre Béatitude est fils de l'Ordre Maronite de la Bienheureuse Vierge Marie, et aussi à celle de saint Maron et de tous les saints et bienheureux libanais. Et de grand cœur je vous accorde la Bénédiction Apostolique, ainsi qu'aux évêques et aux prêtres, aux religieux, aux religieuses et à tous les fidèles de Votre Patriarcat.























LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’EM.MO CARD. LEONARDO SANDRI DI NOMINA A SUO DELEGATO PER LA CONFERMA DELLA COMUNIONE ECCLESIASTICA A SUA BEATITUDINE BÉCHARA BOUTROS RAÏ, NUOVO PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI MARONITI

Pubblichiamo di seguito la Lettera inviata dal Santo Padre Benedetto XVI al Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Em.mo Card. Leonardo Sandri, con cui lo nomina Suo Delegato per la conferma della Comunione Ecclesiastica a Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, nuovo Patriarca di Antiochia dei Maroniti:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro
LEONARDO S.R.E. Cardinali SANDRI
Praefecto Congregationis pro Ecclesiis Orientalibus

Romani Pontifices Decessores Nostri, ut plane liquet, per saeculorum decursum, fraterna caritate et sollicito studio Orientalium Ecclesiarum Patriarchas cum beati Petri Sede plenam communionem habentes prosecuti sunt.

Cum vero laetum nuntium sit Nobis allatum Suam Beatitudinem Bechara Petrum RAÏ, nuper Patriarcham Antiochenum Maronitarum electum, antiquum morem secutum, a Nobis petere ut haec plena ecclesiastica communio cum Sede Romana confirmetur, Nos, cupientes dilectionem Nostram, existimationem et animi affectionem illi ostendere, vellemus quidem una cum eo Eucharisticam oblationem celebrare.

Te, Venerabilis Frater Noster, qui scite naviterque Congregationi pro Ecclesiis Orientalibus praees, Delegatum Nostrum nominamus, qui in Basilica Papali Sancti Petri Nostro nomine cum venerabili Patriarcha sacram Synaxim in signum constitutae ecclesiasticae communionis celebres, eum debito honore suscipiens eique Nostram fervidam salutationem referens. Dum denique Suae Beatitudini fraternum rependimus sacrum osculum, Praesulibus Maronitis, Episcopis, clericis et omnibus sacro ritui interfuturis Apostolicam Benedictionem impertimur, supernorum munerum conciliatricem ac signum Nostrae dilectionis in Christo Domino.

Ex Aedibus Vaticanis, die VIII mensis Aprilis, anno MMXI, Pontificatus Nostri sexto.

BENEDICTUS PP. XVI






























COMUNICATO DELLA SALA STAMPA: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI LETTONIA



Questa mattina, nel Palazzo Apostolico vaticano, il Santo Padre, Benedetto XVI, ha ricevuto in udienza il Presidente della Repubblica di Lettonia, S.E. il Sig. Valdis Zatlers, il quale successivamente si è incontrato con il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato dall’Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Nel corso dei cordiali colloqui ci si è soffermati sul buono stato dei rapporti che legano la Lettonia con la Santa Sede, sottolineato anche dall’Accordo del 2000, e dalla stima di cui gode la Chiesa Cattolica nel Paese.

Nell’attuale congiuntura economica internazionale, che ha avuto pesanti ripercussioni anche in Lettonia, si è espresso apprezzamento per il significativo e valido contributo che la Chiesa offre alla società lettone non solo con le sue iniziative in campo educativo e sociale, ma anche con la presentazione della sua Dottrina sociale.

Nel prosieguo dei colloqui si è rilevata l’importanza della salvaguardia dei valori tradizionali e della pacifica convivenza. A livello internazionale ci si è soffermati sul contributo della Lettonia nella promozione della pace e sugli ambiti di collaborazione con la Santa Sede.

15/04/2011 00:47
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Discorso del Papa al nuovo Patriarca di Antiochia dei Maroniti
Testimonianza di unità della Chiesa per la pace in Medio Oriente



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 14 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo giovedì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza Sua Beatitudine Béchara Pierre Raï, nuovo Patriarca di Antiochia dei Maroniti.

* * *

Beatitudine, Venerati Fratelli nell’Episcopato, Cari Figlie e Figlie della Chiesa Maronita,

Questa prima visita al Successore di Pietro dalla sua elezione alla Sede Patriarcale di Antiochia dei Maroniti, è un momento privilegiato per la Chiesa universale. Sono lieto di riceverla qui, con i vescovi maroniti, i sacerdoti, le persone consacrate e i fedeli, per solennizzare l’Ecclesiastica Communio che le ho manifestato per lettera lo scorso 24 marzo. La sua elezione, avvenuta alcuni giorni dopo la chiusura dell’Anno Santo, promulgato per celebrare il milleseicentesimo anniversario della morte di san Marone, appare come il frutto più importante delle numerose grazie che egli ha ottenuto per la sua Chiesa.

Saluto cordialmente tutti voi che siete venuti per stare accanto al vostro Patriarca in questo grande momento di comunione fraterna e d’indefettibile unità della Chiesa Maronita con la Chiesa di Roma, sottolineando così l’importanza dell’unità visibile della Chiesa nella sua cattolicità. In assenza del Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir mi permetto di esprimergli il mio affetto e il mio ringraziamento per aver dedicato venticinque anni della sua vita a guidare come Patriarca la Chiesa Maronita fra le turbolenze della storia.

Fra non molto questa comunione ecclesiastica troverà la sua espressione più autentica nella Divina Liturgia dove verrà condiviso l’unico Corpo e Sangue di Cristo. È lì che si manifesta la pienezza della comunione fra il Successore del Principe degli Apostoli e il settantasettesimo Successore di san Marone, Padre e Capo della Chiesa di Antiochia dei Maroniti, Sede Apostolica tanto prestigiosa dove i fedeli di Cristo hanno ricevuto per la prima volta il nome di “cristiani”! La vostra Chiesa patriarcale e la sua ricca tradizione spirituale, liturgica e teologica, di tradizione antiochena, adornano sempre l’intera Chiesa con questo tesoro.

Poiché siete nel cuore del Medio Oriente, avete una missione immensa fra gli uomini, ai quali l’Amore di Cristo spinge ad annunciare la Buona Novella della Salvezza. Durante il Sinodo che ho convocato nell’ottobre del 2010, è stata ricordata molte volte, l’urgenza di proporre nuovamente il Vangelo alle persone che lo conoscono poco o che si sono allontanate dalla Chiesa.

Con tutte le forze vive presenti in Libano e in Medio Oriente, so, Beatitudine, che avrà a cuore di annunciare, di testimoniare e di vivere nella comunione questa parola di vita al fine di ritrovare l’ardore dei primi fedeli che “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2, 42).

Questa regione del mondo che i patriarchi, i profeti, gli apostoli e Cristo stesso hanno benedetto con la loro presenza e con la loro predicazione, aspira a quella pace duratura che la Parola di verità, accolta e vissuta, ha la capacità di stabilire.

Conseguirete questo obiettivo attraverso un’educazione umana e spirituale, morale e intellettuale dei giovani grazie alla vostra rete scolastica e catechetica, di cui conosco la qualità. Auspico ardentemente che il vostro ruolo nella formazione sia sempre più riconosciuto dalla società, affinché i valori fondamentali vengano trasmessi senza discriminazioni.

Che in tal modo i giovani di oggi diventino uomini e donne responsabili nelle loro famiglie e nella società, per costruire una solidarietà e una fraternità più grandi fra tutte le componenti della Nazione. Trasmettete ai giovani tutta la mia stima e il mio affetto, ricordando loro che la Chiesa e la società hanno bisogno del loro entusiasmo e della loro speranza. A tal fine vi invito a intensificare la formazione dei sacerdoti e dei numerosi giovani che il Signore chiama nelle vostre Eparchie e nelle vostre congregazioni religiose. Che, mediante il loro insegnamento e la loro vita, siano autentici testimoni del Verbo di Dio per aiutare i fedeli a radicare la loro vita e la loro missione in Cristo!

Beatitudine, le formulo voti fraterni affinché lo Spirito Santo l’assista nell’esercizio del suo mandato. Che la consoli nelle difficoltà e le dia la gioia di veder crescere in fervore e in numero la sua Chiesa! All’alba del suo ministero, voglio ripeterle le parole di Cristo ai discepoli: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno” (Lc 12, 32). Mentre rivolgo a tutto il popolo libanese i miei cordiali saluti, l’affido in modo particolare all’intercessione di Nostra Signora del Libano, visto che lei, Beatitudine, è figlio dell’Ordine Maronita della Beata Vergine Maria, e anche all’intercessione di san Marone e di tutti i santi e i beati libanesi. Di tutto cuore le imparto la Benedizione Apostolica, che estendo ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli del suo Patriarcato.

[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - 15 aprile 2011]

15/04/2011 15:58
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.










RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI KINGSTON IN JAMAICA (GIAMAICA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Kingston in Jamaica (Giamaica), presentata da S.E. Mons. Donald James Reece, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo di Kingston in Jamaica (Giamaica) S.E. Mons. Charles Henry Dufour, finora Vescovo di Montego Bay (Giamaica).

16/04/2011 16:16
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LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. la Sig.ra María Jesús Figa López-Palop, Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.











RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DI VICENZA (ITALIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Vicenza (Italia) S.E. Mons. Beniamino Pizziol, finora Vescovo titolare di Cittanova e Ausiliare di Venezia.

S.E. Mons. Beniamino Pizziol

S.E. Mons. Beniamino Pizziol è nato a Ca’ Vio-Treporti, patriarcato e provincia di Venezia, il 15 giugno 1947.

Ha percorso l’itinerario formativo nel Seminario Minore e Maggiore di Venezia fino all’ordinazione sacerdotale, ricevuta il 3 dicembre 1972 dall’allora Patriarca di Venezia, il Cardinale Albino Luciani.

Da giovane chierico, ha ottenuto dal Cardinale Patriarca il permesso di svolgere un’attività lavorativa per breve periodo.

Ha frequentato i corsi di Liturgia Pastorale presso l’Istituto Santa Giustina di Padova.

Dal 1972 al 1987, è stato Vicario Parrocchiale. Dal 1987 al 2002, è stato Parroco di San Trovaso in Venezia e Incaricato della Pastorale Universitaria. Dal 1996 al 2002, è stato Assistente dell’AIMC e della FUCI. Dal 1997 al 2002, ha svolto l’incarico di Pro Vicario Foraneo. Dal 1999 al 2002, è stato Membro del Collegio dei Consultori.

Dal 2002, è Vicario Generale di Venezia e Canonico Onorario di San Marco e dal 2007 Moderatore della curia patriarcale.

Eletto alla Chiesa titolare di Cittanova e nominato Ausiliare di Venezia il 15 gennaio 2008, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 24 febbraio successivo.



















LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DI SPAGNA PRESSO LA SANTA SEDE


Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. la Sig.ra María Jesús Figa López-Palop, Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. la Sig.ra María Jesús Figa López-Palop:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Señora Embajadora:

Al recibir las cartas credenciales que acreditan a Vuestra Excelencia como Embajadora Extraordinaria y Plenipotenciaria de España ante la Santa Sede, le agradezco cordialmente las palabras que ha tenido a bien dirigirme, así como el deferente saludo que me trasmite de Sus Majestades los Reyes, del Gobierno y el pueblo español. Correspondo gustosamente expresando mis mejores deseos de paz, prosperidad y bien espiritual para todos ellos, a quienes tengo muy presentes en el recuerdo y en la oración. Reciba la más cordial bienvenida al iniciar su importante quehacer en esta Misión diplomática, que cuenta con siglos de brillante historia y tantos ilustres predecesores suyos.

He visitado recientemente Santiago de Compostela y Barcelona, y recuerdo con gratitud tantas atenciones y manifestaciones de cercanía y afecto al Sucesor de Pedro por parte de los españoles y sus Autoridades. Son dos lugares emblemáticos, en los que se pone de relieve tanto el atractivo espiritual del Apóstol Santiago, como la presencia de signos admirables que invitan a mirar hacia lo alto aun en medio de un ambiente plural y complejo.

Durante mi visita he percibido muchas muestras de la vivacidad de la fe católica de esas tierras, que han visto nacer tantos santos, y que están sembradas de catedrales, centros de asistencia y de cultura, inspirados por la fecunda raigambre y fidelidad de sus habitantes a sus creencias religiosas. Esto comporta también la responsabilidad de unas Relaciones diplomáticas entre España y la Santa Sede que procuren fomentar siempre, con mutuo respeto y colaboración, dentro de la legítima autonomía en sus respectivos campos, todo aquello que suscite el bien de las personas y el desarrollo auténtico de sus derechos y libertades, que incluyen la expresión de su fe y de su conciencia, tanto en la esfera pública como en la privada.

Por su significativa trayectoria en la actividad diplomática, Vuestra Excelencia conoce bien que la Iglesia, en el ejercicio de su propia misión, busca el bien integral de cada pueblo y sus ciudadanos, actuando en el ámbito de sus competencias y respetando plenamente la autonomía de las autoridades civiles, a las que aprecia y por las que pide a Dios que ejerzan con generosidad, honradez, acierto y justicia su servicio a la sociedad. Este marco en el que confluyen la misión de la Iglesia y la función del Estado, además, ha quedado plasmado en acuerdos bilaterales entre España y la Santa Sede sobre los principales aspectos de interés común, que proporcionan ese soporte jurídico y esa estabilidad necesaria para que las respectivas actuaciones e iniciativas beneficien a todos.

El comienzo de su alta responsabilidad, Señora Embajadora, tiene lugar en una situación de gran dificultad económica de ámbito mundial que atenaza también a España, con resultados verdaderamente preocupantes, sobre todo en el campo de la desocupación, que provoca desánimo y frustración especialmente en los jóvenes y las familias menos favorecidas. Tengo muy presentes a todos los ciudadanos, y pido al Todopoderoso que ilumine a cuantos tienen responsabilidades públicas para buscar denodadamente el camino de una recuperación provechosa a toda la sociedad. En este sentido, quisiera destacar con satisfacción la benemérita actuación que las instituciones católicas están llevando a cabo para acudir con presteza en ayuda de los más menesterosos, a la vez que hago votos para una creciente disponibilidad a la cooperación de todos en este empeño solidario.

Con esto, la Iglesia muestra una característica esencial de su ser, tal vez la más visible y apreciada por muchos, creyentes o no. Pero ella pretende ir más allá de la mera ayuda externa y material, y apuntar al corazón de la caridad cristiana, para la cual el prójimo es ante todo una persona, un hijo de Dios, siempre necesitado de fraternidad, respeto y acogida en cualquier situación en que se encuentre.

En este sentido, la Iglesia ofrece algo que le es connatural y que beneficia a las personas y las naciones: ofrece a Cristo, esperanza que alienta y fortalece, como un antídoto a la decepción de otras propuestas fugaces y a un corazón carente de valores, que termina endureciéndose hasta el punto de no saber percibir ya el genuino sentido de la vida y el porqué de las cosas. Esta esperanza da vida a la confianza y a la colaboración, cambiando así el presente sombrío en fuerza de ánimo para afrontar con ilusión el futuro, tanto de la persona como de la familia y de la sociedad.

No obstante, como he recordado en el Mensaje para la celebración de la Jornada Mundial de la Paz 2011, en vez de vivir y organizar la sociedad de tal manera que favorezca la apertura a la trascendencia (cf. n. 9), no faltan formas, a menudo sofisticadas, de hostilidad contra la fe, que «se expresan a veces renegando de la historia y de los símbolos religiosos, en los que se reflejan la identidad y la cultura de la mayoría de los ciudadanos» (n. 13). El que en ciertos ambientes se tienda a considerar la religión como un factor socialmente insignificante, e incluso molesto, no justifica el tratar de marginarla, a veces mediante la denigración, la burla, la discriminación e incluso la indiferencia ante episodios de clara profanación, pues así se viola el derecho fundamental a la libertad religiosa inherente a la dignidad de la persona humana, y que «es un arma auténtica de la paz, porque puede cambiar y mejorar el mundo» (cf. n. 15).

En su preocupación por cada ser humano de manera concreta y en todas sus dimensiones, la Iglesia vela por sus derechos fundamentales, en diálogo franco con todos los que contribuyen a que sean efectivos y sin reducciones. Vela por el derecho a la vida humana desde su comienzo a su término natural, porque la vida es sagrada y nadie puede disponer de ella arbitrariamente. Vela por la protección y ayuda a la familia, y aboga por medidas económicas, sociales y jurídicas para que el hombre y la mujer que contraen matrimonio y forman una familia tengan el apoyo necesario para cumplir su vocación de ser santuario del amor y de la vida. Aboga también por una educación que integre los valores morales y religiosos según las convicciones de los padres, como es su derecho, y como conviene al desarrollo integral de los jóvenes. Y, por el mismo motivo, que incluya también la enseñanza de la religión católica en todos los centros para quienes la elijan, como está preceptuado en el propio ordenamiento jurídico.

Antes de concluir, deseo hacer una referencia a mi nueva visita a España para participar en Madrid, el próximo mes de agosto, en la celebración de la XXVI Jornada Mundial de la Juventud. Me uno con gozo a los esfuerzos y oraciones de sus organizadores, que están preparando esmeradamente tan importante acontecimiento, con el anhelo de que dé abundantes frutos espirituales para la juventud y para España. Me consta también la disponibilidad, cooperación y ayuda generosa que tanto el Gobierno de la Nación como las autoridades autonómicas y locales están dispensando para el mejor éxito de una iniciativa que atraerá la atención de todo el mundo y mostrará una vez más la grandeza de corazón y de espíritu de los españoles.

Señora Embajadora, hago mis mejores votos por el desempeño de la alta misión que le ha sido encomendada, para que las relaciones entre España y la Santa Sede se consoliden y progresen, a la vez que le aseguro el gran aprecio que tiene el Papa por las siempre queridas gentes de España. Le ruego así mismo que se haga intérprete de mis sentimientos ante los Reyes de España y las demás Autoridades de la Nación, a la vez que invoco abundantes bendiciones del Altísimo sobre Vuestra Excelencia, su familia que hoy la acompaña, así como sobre sus colaboradores y el noble pueblo español.

Sig.ra María Jesús Figa López-Palop

Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede

È nata a Barcelona il 26 aprile 1951.

È sposata ed ha due figli.

Laureata in Diritto, ha ottenuto un Diploma in Scienze internazionali presso la Scuola Diplomatica.

Intrapresa la carriera diplomatica nel 1978, ha ricoperto i seguenti incarichi: Direttore di Dipartimento presso il Ministero degli Affari Esteri (1978); Segretario di Ambasciata in Costa d'Avorio (1978-1980); Direttore di Dipartimento presso il Ministero degli Affari Esteri (1980-1984); Segretario di Ambasciata in Messico (1984-1988); Capo di Gabinetto presso il Ministero degli Affari Esteri (1988-1990); Consigliere di Ambasciata in Portogallo (1990-1994); Consigliere di Ambasciata in Messico (1994-1998); Vocal-Asesora della Direzione Generale del Ministero degli Affari Esteri (1998-2000); Vocal-Asesora presso il Gabinetto del Presidente del Governo (2000-2002); Ambasciatore nella Repubblica Dominicana (2002-2005); Ambasciatore in missione speciale per i Summit iberoamericani e gli affari multilaterali (2005); Direttore Generale per gli Affari economici presso il Ministero degli Affari Esteri (2005-2007); Sotto-Segretario del Ministero degli Affari Esteri (2007-2010).

17/04/2011 15:53
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CELEBRAZIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE



Alle ore 9.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI presiede, in Piazza San Pietro, la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Il Papa benedice le palme e gli ulivi e, al termine della processione, celebra la Santa Messa della Passione del Signore.

Alla celebrazione prendono parte, in occasione della ricorrenza diocesana della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù sul tema: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (Col 2, 7) giovani di Roma e di altre Diocesi, come preludio della GMG 2011 che si terrà dal 16 al 21 agosto a Madrid (Spagna).

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia dopo la proclamazione della Passione del Signore secondo Matteo:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

cari giovani!

Ci commuove nuovamente ogni anno, nella Domenica delle Palme, salire assieme a Gesù il monte verso il santuario, accompagnarLo lungo la via verso l’alto. In questo giorno, su tutta la faccia della terra e attraverso tutti i secoli, giovani e gente di ogni età Lo acclamano gridando: "Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"

Ma che cosa facciamo veramente quando ci inseriamo in tale processione – nella schiera di coloro che insieme con Gesù salivano a Gerusalemme e Lo acclamavano come re di Israele? È qualcosa di più di una cerimonia, di una bella usanza? Ha forse a che fare con la vera realtà della nostra vita, del nostro mondo? Per trovare la risposta, dobbiamo innanzitutto chiarire che cosa Gesù stesso abbia in realtà voluto e fatto. Dopo la professione di fede, che Pietro aveva fatto a Cesarea di Filippo, nell’estremo nord della Terra Santa, Gesù si era incamminato come pellegrino verso Gerusalemme per le festività della Pasqua. È in cammino verso il tempio nella Città Santa, verso quel luogo che per Israele garantiva in modo particolare la vicinanza di Dio al suo popolo. È in cammino verso la comune festa della Pasqua, memoriale della liberazione dall’Egitto e segno della speranza nella liberazione definitiva. Egli sa che Lo aspetta una nuova Pasqua e che Egli stesso prenderà il posto degli agnelli immolati, offrendo se stesso sulla Croce. Sa che, nei doni misteriosi del pane e del vino, si donerà per sempre ai suoi, aprirà loro la porta verso una nuova via di liberazione, verso la comunione con il Dio vivente. È in cammino verso l’altezza della Croce, verso il momento dell’amore che si dona. Il termine ultimo del suo pellegrinaggio è l’altezza di Dio stesso, alla quale Egli vuole sollevare l’essere umano.

La nostra processione odierna vuole quindi essere l’immagine di qualcosa di più profondo, immagine del fatto che, insieme con Gesù, c’incamminiamo per il pellegrinaggio: per la via alta verso il Dio vivente. È di questa salita che si tratta. È il cammino a cui Gesù ci invita. Ma come possiamo noi tenere il passo in questa salita? Non oltrepassa forse le nostre forze? Sì, è al di sopra delle nostre proprie possibilità. Da sempre gli uomini sono stati ricolmi – e oggi lo sono quanto mai – del desiderio di "essere come Dio", di raggiungere essi stessi l’altezza di Dio. In tutte le invenzioni dello spirito umano si cerca, in ultima analisi, di ottenere delle ali, per potersi elevare all’altezza dell’Essere, per diventare indipendenti, totalmente liberi, come lo è Dio. Tante cose l’umanità ha potuto realizzare: siamo in grado di volare. Possiamo vederci, ascoltarci e parlarci da un capo all’altro del mondo. E tuttavia, la forza di gravità che ci tira in basso è potente. Insieme con le nostre capacità non è cresciuto soltanto il bene. Anche le possibilità del male sono aumentate e si pongono come tempeste minacciose sopra la storia. Anche i nostri limiti sono rimasti: basti pensare alle catastrofi che in questi mesi hanno afflitto e continuano ad affliggere l’umanità.

I Padri hanno detto che l’uomo sta nel punto d’intersezione tra due campi di gravitazione. C’è anzitutto la forza di gravità che tira in basso – verso l’egoismo, verso la menzogna e verso il male; la gravità che ci abbassa e ci allontana dall’altezza di Dio. Dall’altro lato c’è la forza di gravità dell’amore di Dio: l’essere amati da Dio e la risposta del nostro amore ci attirano verso l’alto. L’uomo si trova in mezzo a questa duplice forza di gravità, e tutto dipende dallo sfuggire al campo di gravitazione del male e diventare liberi di lasciarsi totalmente attirare dalla forza di gravità di Dio, che ci rende veri, ci eleva, ci dona la vera libertà.

Dopo la liturgia della Parola, all’inizio della Preghiera eucaristica durante la quale il Signore entra in mezzo a noi, la Chiesa ci rivolge l’invito: "Sursum corda – in alto i cuori!" Secondo la concezione biblica e nella visione dei Padri, il cuore è quel centro dell’uomo in cui si uniscono l’intelletto, la volontà e il sentimento, il corpo e l’anima. Quel centro, in cui lo spirito diventa corpo e il corpo diventa spirito; in cui volontà, sentimento e intelletto si uniscono nella conoscenza di Dio e nell’amore per Lui. Questo "cuore" deve essere elevato. Ma ancora una volta: noi da soli siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all’altezza di Dio. Non ne siamo in grado. Proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da Dio. Dio stesso deve tirarci in alto, ed è questo che Cristo ha iniziato sulla Croce. Egli è disceso fin nell’estrema bassezza dell’esistenza umana, per tirarci in alto verso di sé, verso il Dio vivente. Egli è diventato umile, dice oggi la seconda lettura. Soltanto così la nostra superbia poteva essere superata: l’umiltà di Dio è la forma estrema del suo amore, e questo amore umile attrae verso l’alto.

Il Salmo processionale 24, che la Chiesa ci propone come "canto di ascesa" per la liturgia di oggi, indica alcuni elementi concreti, che appartengono alla nostra ascesa e senza i quali non possiamo essere sollevati in alto: le mani innocenti, il cuore puro, il rifiuto della menzogna, la ricerca del volto di Dio. Le grandi conquiste della tecnica ci rendono liberi e sono elementi del progresso dell’umanità soltanto se sono unite a questi atteggiamenti – se le nostre mani diventano innocenti e il nostro cuore puro, se siamo in ricerca della verità, in ricerca di Dio stesso, e ci lasciamo toccare ed interpellare dal suo amore. Tutti questi elementi dell’ascesa sono efficaci soltanto se in umiltà riconosciamo che dobbiamo essere attirati verso l’alto; se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio. Abbiamo bisogno di Lui: Egli ci tira verso l’alto, nell’essere sorretti dalle sue mani – cioè nella fede – ci dà il giusto orientamento e la forza interiore che ci solleva in alto. Abbiamo bisogno dell’umiltà della fede che cerca il volto di Dio e si affida alla verità del suo amore.

La questione di come l’uomo possa arrivare in alto, diventare totalmente se stesso e veramente simile a Dio, ha da sempre impegnato l’umanità. È stata discussa appassionatamente dai filosofi platonici del terzo e quarto secolo. La loro domanda centrale era come trovare mezzi di purificazione, mediante i quali l’uomo potesse liberarsi dal grave peso che lo tira in basso ed ascendere all’altezza del suo vero essere, all’altezza della divinità. Sant’Agostino, nella sua ricerca della retta via, per un certo periodo ha cercato sostegno in quelle filosofie. Ma alla fine dovette riconoscere che la loro risposta non era sufficiente, che con i loro metodi egli non sarebbe giunto veramente a Dio. Disse ai loro rappresentanti: Riconoscete dunque che la forza dell’uomo e di tutte le sue purificazioni non basta per portarlo veramente all’altezza del divino, all’altezza a lui adeguata. E disse che avrebbe disperato di se stesso e dell’esistenza umana, se non avesse trovato Colui che fa ciò che noi stessi non possiamo fare; Colui che ci solleva all’altezza di Dio, nonostante la nostra miseria: Gesù Cristo che, da Dio, è disceso verso di noi e, nel suo amore crocifisso, ci prende per mano e ci conduce in alto.

Noi andiamo in pellegrinaggio con il Signore verso l’alto. Siamo in ricerca del cuore puro e delle mani innocenti, siamo in ricerca della verità, cerchiamo il volto di Dio. Manifestiamo al Signore il nostro desiderio di diventare giusti e Lo preghiamo: Attiraci Tu verso l’alto! Rendici puri! Fa’ che valga per noi la parola che cantiamo col Salmo processionale; cioè che possiamo appartenere alla generazione che cerca Dio, "che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe" (Sal 24,6). Amen.



















LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Al termine della solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI recita l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini presenti in Piazza San Pietro. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Je salue avec joie les pèlerins francophones. En suivant Jésus qui s’avance vers sa Passion et sa Résurrection, accueillons son enseignement au cœur de nos vies. Puisse sa lumière éclairer nos jugements et nos choix ! Chers jeunes, demeurez enracinés dans le Christ et fermes dans la foi ! Ainsi, vous serez les témoins joyeux et inlassables de l’amour infini de Dieu pour nous aujourd’hui. Que la Vierge Marie nous accompagne dans notre montée vers Pâques !

I welcome all the English-speaking pilgrims and visitors here in Rome this Palm Sunday, as the whole Church sings "Hosanna" to the Son of David, commemorating Our Lord’s solemn entry into Jerusalem in the days leading up to his Passion and death. In a special way I greet all the young people present and I look forward to celebrating World Youth Day in Madrid this summer with many thousands of others from around the world.

Von Herzen grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. In der Liturgie des Palmsonntags folgt auf den Jubelruf „Hosanna" beim Einzug des Herrn in Jerusalem kurz darauf das Geschrei des „Kreuzige ihn" im Leidensbericht. Beide Haltungen liegen nahe beisammen und machen die Unbeständigkeit des menschlichen Herzens sichtbar. Bitten wir den Herrn in dieser Heiligen Woche, daß er uns in der Treue zu ihm bewahre. Dazu möge er uns die Gnade schenken, die aus seinem Tod und seiner Auferstehung kommt. Euch allen wünsche ich eine gesegnete Karwoche!

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española y los animo a vivir las celebraciones de la pasión del Rey de la Gloria, para alcanzar la plenitud de lo que estas fiestas significan y contienen. Me dirijo ahora en particular a vosotros, queridos jóvenes, para que me acompañéis en la Jornada Mundial de la Juventud, que tendrá lugar en Madrid el próximo mes de agosto, bajo el lema: "Arraigados y edificados en Cristo, firmes en la fe".

Hoy pienso también en Colombia, donde el próximo Viernes Santo se celebra la Jornada de Oración por las Víctimas de la Violencia. Me uno espiritualmente a esta importante iniciativa y exhorto encarecidamente a los colombianos a participar en ella, al mismo tiempo que pido a Dios por cuantos en esa amada Nación han sido despojados vilmente de su vida y sus haberes. Renuevo mi urgente llamado a la conversión, al arrepentimiento y a la reconciliación. ¡No más violencia en Colombia, que reine en ella la paz!

Uma saudação amiga para os jovens e demais peregrinos de língua portuguesa, com votos de uma Semana Santa rica de frutos espirituais, vivendo-a unidos à Virgem Maria para aprender d’Ela a escutar Deus no silêncio interior, a olhar os outros com o coração puro e a seguir Jesus, com fé amorosa, pelo caminho do calvário que conduz à alegria da ressurreição. Até Madrid, se Deus quiser!

Serdeczne pozdrowienie kieruję do pielgrzymów z Polski, szczególnie do młodych, którzy przygotowują się do światowego spotkania w Madrycie. Pozwólcie, że dziś, w niedzielę Męki Pańskiej, powtórzę słowa z przesłania na ten dzień: Krzyż « jest Bożym „tak" dla człowieka, najwyższym wyrazem miłości i źródłem, z którego wypływa życie wieczne. (...) Mogę zatem jedynie ponaglić Was, byście przyjęli Krzyż Jezusa, znak Bożej miłości, jako źródło nowego życia ». Niech Bóg wam błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini provenienti dalla Polonia, specialmente ai giovani che si preparano all’incontro mondiale a Madrid. Permettete che oggi, nella domenica della Passione del Signore, ripeta le parole dal messaggio per questa giornata: la Croce di Cristo "è il "sì" di Dio all’uomo, l’espressione massima del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Dunque, non posso che invitarvi ad accogliere la Croce di Gesù, segno dell’amore di Dio, come fonte di vita nuova". Dio vi benedica!]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, specialmente i giovani, ai quali do appuntamento a Madrid, per la Giornata Mondiale della Gioventù, nel prossimo mese di agosto.

Ed ora ci rivolgiamo in preghiera a Maria, affinché ci aiuti a vivere con fede intensa la Settimana Santa. Anche Maria esultò nello spirito quando Gesù fece il suo ingresso regale in Gerusalemme, compiendo le profezie; ma il suo cuore, come quello del Figlio, era pronto al Sacrificio. Impariamo da Lei, Vergine fedele, a seguire il Signore anche quando la sua via porta alla croce.

Angelus Domini…

18/04/2011 01:26
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Il Papa al nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede
La Chiesa veglia sul diritto alla vita e sui diritti della famiglia



ROMA, domenica, 17 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo sabato da Benedetto XVI nel ricevere in udienza in Vaticano la sig.ra María Jesús Figa López-Palop, Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere credenziali.

* * *

Ambasciatore,

Nel ricevere le Lettere Credenziali che accreditano Vostra Eccellenza come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Spagna presso la Santa Sede, la ringrazio cordialmente per le parole che ha tenuto a rivolgermi, come pure per il deferente saluto che mi ha trasmesso da parte delle Loro Maestà il Re e la Regina, del Governo e del popolo spagnolo. Contraccambio con piacere, formulando i miei migliori voti di pace, di prosperità e di bene spirituale per tutti loro, particolarmente presenti nel mio ricordo e nella mia preghiera. Riceva il più cordiale benvenuto nell’iniziare la sua importante attività in questa Missione diplomatica, che può contare su secoli di brillante storia e su tanti illustri suoi predecessori.

Ho visitato recentemente Santiago de Compostela e Barcellona, e ricordo con gratitudine le tante attenzioni e manifestazioni di vicinanza e di affetto al Successore di Pietro da parte degli spagnoli e delle loro Autorità. Sono due luoghi emblematici, nei quali risaltano sia il fascino spirituale dell’Apostolo Giacomo sia la presenza di segni ammirevoli che invitano a guardare verso l’alto anche in un contesto plurale e complesso.

Durante la mia visita ho percepito molte dimostrazioni della vivacità della fede cattolica in queste terre, che hanno visto nascere tanti santi e che sono disseminate di cattedrali, di centri di accoglienza e di cultura, ispirati dal fecondo attaccamento e dalla fedeltà degli abitanti alle loro credenze religiose. Ciò comporta anche la responsabilità di relazioni diplomatiche fra Spagna e Santa Sede che cerchino di promuovere sempre, nel reciproco rispetto e nella collaborazione, all’interno della legittima autonomia dei loro rispettivi campi, tutto ciò che può suscitare il bene delle persone e lo sviluppo autentico dei loro diritti e delle loro libertà, che includono l’espressione della propria fede e della proprio coscienza, nella sfera sia pubblica sia privata.

Per il suo significativo iter nell’attività diplomatica, lei, Eccellenza, sa bene che la Chiesa, nell’esercizio della sua missione, ricerca il bene integrale di ogni popolo e dei suoi cittadini, agendo nell’ambito delle sue competenze e rispettando pienamente l’autonomia delle autorità civili, che apprezza e per le quali chiede a Dio che esercitino con generosità, onestà, abilità e giustizia il loro servizio alla società. Questo ambito nel quale confluiscono la missione della Chiesa e la funzione dello Stato, è stato inoltre plasmato in accordi bilaterali fra Spagna e Santa Sede sui principali aspetti d’interesse comune, che forniscono il supporto giuridico e la stabilità necessaria affinché le rispettive azioni e iniziative beneficino tutti.

L’inizio della sua alta responsabilità, Ambasciatore, avviene in una situazione di grande difficoltà economica su scala mondiale che attanaglia anche la Spagna, con risultati veramente preoccupanti, soprattutto nel campo della disoccupazione, che genera sconforto e frustrazione soprattutto nei giovani e nelle famiglie meno favorite. Ricordo sempre tutti i cittadini e chiedo all’Onnipotente d’illuminare quanti hanno responsabilità pubbliche affinché cerchino strenuamente il cammino di una ripresa vantaggiosa per l’intera società. In tal senso, vorrei sottolineare con soddisfazione la benemerita azione che le istituzioni cattoliche stanno portando avanti per andare prontamente in aiuto dei più bisognosi, e allo stesso tempo formulo voti per una crescente disponibilità alla cooperazione da parte di tutti in questo impegno solidale.

Con ciò la Chiesa mostra una caratteristica essenziale del suo essere, forse la più visibile e apprezzata da molti, credenti e non credenti. Ma essa intende andare al di là del semplice aiuto esterno e materiale e puntare al cuore della carità cristiana, per la quale il prossimo è innanzitutto una persona, un figlio di Dio, sempre bisognoso di fratellanza, di rispetto e di accoglienza in qualsiasi situazione si trovi.

In tal senso la Chiesa offre qualcosa che le è connaturale e che beneficia le persone e le nazioni: offre Cristo, speranza che incoraggia e rafforza, come un antidoto alla delusione di altre proposte fugaci e a un cuore carente di valori, che finisce con l’indurirsi al punto da non sapere percepire più l’autentico senso della vita e il perché delle cose. Questa speranza dà vita alla fiducia e alla collaborazione, cambiando così il cupo presente in forza d’animo per affrontare con speranza il futuro, sia della persona sia della famiglia e della società.

Malgrado ciò, come ho ricordato nel Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 2011, invece di vivere e di organizzare la società in modo tale da favorire l’apertura alla trascendenza (cfr. n. 9), non mancano forme, spesso sofisticate, di ostilità alla fede, che «si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini» (n. 13). Che in certi ambienti si tenda a considerare la religione come un fattore socialmente insignificante, e addirittura molesto, non giustifica il fatto che si cerchi di emarginarla, a volte mediante la diffamazione, la beffa, la discriminazione e persino l’indifferenza dinanzi a episodi di chiara profanazione, poiché così si viola il diritto fondamentale alla libertà religiosa inerente alla dignità della persona umana, che «è un’arma autentica della pace, perché può cambiare e migliorare il mondo» (cfr. n. 15).

Nella sua preoccupazione per ogni essere umano, in modo concreto e in tutte le sue dimensioni, la Chiesa veglia sui suoi diritti fondamentali, in dialogo sincero con tutti coloro che contribuiscono a renderli effettivi e a non farli limitare. Veglia sul diritto alla vita umana dal suo inizio al suo termine naturale, poiché la vita è sacra e nessuno può disporre di essa arbitrariamente. Veglia sulla tutela e sull’aiuto alla famiglia, e sostiene misure economiche, sociali e giuridiche affinché l’uomo e la donna che contraggono matrimonio e formano una famiglia abbiano il sostegno necessario per compiere la loro vocazione di essere santuario dell’amore e della vita. Sostiene anche un’educazione che includa i valori morali e religiosi secondo le convinzioni dei genitori, come è loro diritto, e come si addice allo sviluppo integrale dei giovani. E, per lo stesso motivo, un’educazione che includa anche l’insegnamento della religione cattolica in tutti i centri per quanti la scelgono, come è stabilito nello stesso ordinamento giuridico.

Prima di concludere, desidero fare un riferimento alla mia nuova visita in Spagna per partecipare a Madrid, il prossimo mese di agosto, alla celebrazione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Mi unisco con gioia agli sforzi e alle preghiere dei suoi organizzatori, che stanno preparando con cura un così importante evento, con l’anelito che rechi abbondanti frutti spirituali per la gioventù e per la Spagna. Mi sono altresì noti la disponibilità, la cooperazione e l’aiuto generoso che sia il Governo della Nazione sia le Autorità autonome e locali stanno offrendo per il migliore esito possibile di un’iniziativa che attirerà l’attenzione di tutto il mondo e mostrerà ancora una volta la grandezza di cuore e di spirito degli spagnoli.

Ambasciatore, le formulo i miei voti migliori per lo svolgimento dell’alta missione che le è stata affidata, affinché le relazioni fra Spagna e la Santa Sede si consolidino e progrediscano, e allo stesso tempo l’assicuro della grande stima che il Papa nutre per il sempre amato popolo spagnolo. La prego anche di farsi interprete dei miei sentimenti presso i Reali di Spagna e le altre Autorità delle Nazione, e allo stesso tempo invoco abbondanti benedizioni dell’Altissimo su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia che oggi l’accompagna, come pure sui suoi collaboratori e sul nobile popolo spagnolo.

[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 17 aprile 2011]



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