I libri che parlano di lui...

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Paparatzifan
00venerdì 3 settembre 2010 21:40
Dal blog di Lella...

"Attacco a Ratzinger"

Benedetto XVI lo ha detto durante il viaggio in Portogallo: il cancro della Chiesa viene dal suo interno.

Un cancro interno dal quale la Chiesa istituzione sembra non abbia imparato ancora a difendersi

Andrea Gagliarducci

«Attacco a Ratzinger. Accuse e scandali, profezie e complotti» (Piemme), scritto dai vaticanisti Andrea Tornielli e Paolo Rodari (rispettivamente del Giornale e del Foglio) rimette ordine in cinque anni di pontificato. Indietro nel tempo, a guardare tutte le bucce di banana messe sul cammino di Benedetto XVI, dal caso Ratisbona alla questione Wielgus, dal caso Williamson dopo la revoca della scomunica ai lefevbriani fino agli ultimi attacchi al Papa sul tema della pedofilia. Bucce di banana che la comunicazione della Santa Sede non è stata in grado di evitare. Come, ad esempio, nel discorso di Ratisbona. Considerato «pericoloso» dai giornalisti che si erano visti recapitare il testo in anticipo e si erano affrettati a parlare con i loro riferimenti in Segreteria di Stato, per avvertire di un possibile scandalo diplomatico. Avvertimenti rimasti senza conseguenze.
Eppure, quel discorso rappresenta ancora oggi una pietra milliare del pontificato di Ratzinger. Prima di Ratisbona, si aveva persino paura a parlare di Islam. Dopo, la Chiesa ha potuto intavolare un dialogo con l'Islam moderato.
Il libro di Tornielli e Rodari è denso di indiscrezioni che testimoniano non solo l'attacco mosso verso il Papa, ma anche la scarsa perizia di chi dovrebbe prenderne le difese. Da segnalare, in particolare, l'eco che ha avuto la revoca della scomunica ai lefevbriani, a causa anche delle frasi antisemite e negazioniste di uno dei vescovi cui la scomunica è stata revocata, Williamson. Dichiarazioni rese alla fine del 2008, e anticipate dallo Spiegel, rivista tedesca, il 20 gennaio. Il 22 gennaio, l'intervista viene ripresa dalle agenzie italiane, mentre già in mattinata gli autori del libro avevano anticipato sui loro quotidiani la notizia della revoca della scomunica. «Nonostante - scrivono Tornelli e Rodari - vi siano stati almeno due giorni per riflettere sul da farsi ed eventualmente correre ai ripari, nessuno in Vaticano sembra preoccuparsi troppo per ciò che potrebbe accadere e per le reazioni del mondo ebraico. Nessuno in Segreteria di Stato sembra pensare che sia necessario spiegare bene i termini e le conseguenze della revoca della scomunica».
Gli autori scrivono che il Papa non può essere avvertito delle polemiche perché il suo segretario, mons. Gaenswein, è a letto con una fastidiosa forma influenzale che lo tiene isolato. Suona difficile pensare che le comunicazioni siano interrotte, ma è un passaggio che lascia dedurre una certa incuria da parte del resto dell'apparato.
Sempre il 22 gennaio, c'è una riunione in Segreteria di Stato. Dal verbale riportato dagli autori - una copia di quello a loro mostrato dal cardinal Dario Castrillòn Hoyos, al tempo presidente di Ecclesia Dei, organismo che si occupava del dialogo con i lefevbriani - si notano due particolari importanti. Primo: non è presente padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa, che deve spiegare la decisione ai media, e che - stando alla ricostruzione degli autori - aveva avvertito comunque per tempo la Segreteria di Stato. Secondo: nessuno si prende la briga di scavare nel passato di Williamson, sapendo che i giornalisti lo avrebbero fatto. Manca, in fondo, quel collegamento diretto tra Sala Stampa e appartamento papale che aveva fatto la fortuna di Joaquin Navarro Valls. I due autori avvertono che il libro «non presenta una tesi pre-costituita», ma le critiche al ruolo della Sala Stampa della Santa Sede, al suo scollamento con la Segreteria di Stato, sono evidenti. A onor del vero, non vengono solo dai due autori. I quali hanno l'indubbio merito di rimettere insieme i pezzi di un Papato che ha avuto molte pietre di intralcio nella sua strada. Ma c'è una riflessione che viene da fare, al termine della lettura: è vero che questo Papa, attaccato da tutti i fronti, ha un problema di immagine. Ma quanto influiscono i giornalisti stessi su questo problema di immagine? Quanto anticipazioni gratuite, fughe di notizie delle quali si dà conto senza considerare il modo in cui possano essere strumentalizzate, non costituiscono parte del cancro interno della Chiesa?

© Copyright Il Tempo, 3 settembre 2010


Paparatzifan
00venerdì 3 settembre 2010 21:48
Dal blog di Lella...

"Perché mi attaccano". Autobiografia di un pontificato

Da quando è stato eletto, Joseph Ratzinger è bersaglio di un crescendo di assalti, da dentro e fuori la Chiesa. C'è una "mano invisibile" che li muove? Ecco come il papa giudica e spiega

di Sandro Magister

ROMA, 3 settembre 2010

Sono usciti questa estate, negli Stati Uniti e in Italia, due libri che ricostruiscono e analizzano gli attacchi sferrati da più parti contro Benedetto XVI fin dall'inizio del suo pontificato, con un crescendo che ha toccato l'acme quest'anno.
Il libro di Gregory Erlandson e Matthew Bunson, editori di testate cattoliche molto diffuse negli Stati Uniti, si concentra sullo scandalo degli abusi sessuali del clero.

Il libro dei vaticanisti italiani Paolo Rodari e Andrea Tornielli estende invece l'analisi a una decina di attacchi contro altrettanti atti e discorsi di Benedetto XVI: dalla lezione di Ratisbona alla liberalizzazione della messa in rito antico, dalla revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani alla condanna del preservativo anti-AIDS, dall'accoglienza degli anglicani nella Chiesa cattolica allo scandalo della pedofilia.

Di ciascuno di questi episodi Rodari e Tornielli forniscono una ricostruzione molto accurata, con retroscena anche inediti.

La loro conclusione è che sono in atto tre diversi attacchi contro Benedetto XVI, ad opera di tre diversi nemici.

Il primo e principale è il nemico esterno. Sono le correnti d'opinione e i centri di potere ostili alla Chiesa e a questo papa.

Il secondo nemico sono quei cattolici – tra i quali non pochi sacerdoti e vescovi – che vedono in Benedetto XVI un ostacolo al loro progetto di riforma "modernista" della Chiesa.

Il terzo nemico sono infine quei funzionari della curia vaticana che invece di aiutare il papa gli portano danno, per incapacità, per insipienza o anche per opposizione.

Non risulta che questi tre fronti rispondano a un'unica regia. Ciò non impedisce però di cercare se vi sia una ragione unificante che spieghi attacchi così aspri e continui, tutti concentrati sull'attuale papa. È quanto fanno Rodari e Tornielli nell'ultimo capitolo del loro libro, raccogliendo i pareri di vari analisti e commentatori.

Ma non meno importante è sapere come lo stesso Benedetto XVI interpreta gli attacchi portati contro di lui.

*

Nell'omelia della messa conclusiva dell'Anno Sacerdotale, lo scorso 11 giugno, anche Benedetto XVI si è riferito a un "nemico". Così:

"Era da aspettarsi che al 'nemico' questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo. E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti, soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario".

E così il papa si è espresso all'inizio del suo viaggio a Fatima, lo scorso 11 aprile:

"Non solo da fuori vengono attacchi al papa e alla Chiesa,. [...] La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E quindi la Chiesa ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione".

Già da qui si intuisce che per Benedetto XVI anche l'orribile 2010 è da viversi come un anno di grazia, al pari degli anni precedenti, anch'essi costellati da attacchi alla Chiesa e al papa.

Per lui tutto si tiene. La tribolazione prodotta dal peccato è la condizione dell'umanità bisognosa di salvezza. Una salvezza che viene solo da Dio ed è offerta nella Chiesa con i sacramenti amministrati dai sacerdoti.

Per questo – fa capire il papa – il rifiuto di Dio coincide così spesso con un attacco al sacerdozio e a ciò che pubblicamente lo contrassegna, il celibato.

Lo scorso 10 giugno, nella veglia di chiusura dell'Anno Sacerdotale, Benedetto XVI ha detto che il celibato è un'anticipazione "del mondo della risurrezione". È il segno "che Dio c’è, che Dio c’entra nella mia vita, che posso fondare la mia vita su Cristo, sulla vita futura".

Per questo – ha detto ancora – il celibato "è un grande scandalo". Non solo per il mondo di oggi "in cui Dio non c’entra". Ma per la stessa cristianità, nella quale "non si pensa più al futuro di Dio e sembra sufficiente solo il presente di questo mondo".

Che "rendere Dio presente in questo mondo" sia la priorità della sua missione, papa Joseph Ratzinger l'ha detto più volte, in particolare nella memorabile lettera da lui rivolta ai vescovi di tutto il mondo il 10 marzo 2009.

Ma legare alla questione di Dio quella del sacerdozio e del celibato sacerdotale non è così scontato. Eppure è proprio ciò che Benedetto XVI fa costantemente.

Ad esempio, alla fine del 2006, tracciando un bilancio del suo viaggio in Germania che aveva fatto colpo per la lezione di Ratisbona, dopo aver sottolineato che "il grande problema dell'Occidente è la dimenticanza di Dio", ha proseguito dicendo che "è questo il compito centrale del sacerdote: portare Dio agli uomini". Ma il sacerdote "può farlo soltanto se egli stesso viene da Dio, se vive con e da Dio". E il celibato è segno di questa dedizione piena:

"Il nostro mondo diventato totalmente positivistico, in cui Dio entra in gioco tutt’al più come ipotesi ma non come realtà concreta, ha bisogno di questo poggiare su Dio nel modo più concreto e radicale possibile. Ha bisogno della testimonianza per Dio che sta nella decisione di accogliere Dio come 'terra' su cui si fonda la propria esistenza".

Non sorprende quindi che, nell'imminenza della sua elezione a papa, Ratzinger abbia invocato una riforma della Chiesa che cominciasse col purificare dalla "sporcizia" anzitutto i ministri di Dio.

Non sorprende che abbia inventato e indetto un Anno Sacerdotale finalizzato a condurre il clero a una vita santa.

Non sorprende che la liturgia sia così centrale, in questo pontificato. Per la liturgia il sacerdote vive. È al sacerdote che Dio "ha dato di preparare la mensa di Dio per gli uomini, di dare loro il suo corpo e il suo sangue, di offrire loro il dono prezioso della sua stessa presenza".

La liberalizzazione della messa in rito antico, la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, l'accoglienza data alle comunità anglicane più legate alla tradizione sono parti di questo stesso disegno. E puntualmente sono tutte oggetto di attacco.

C'è una misteriosa lucidità di visione che unifica gli attacchi all'attuale pontificato. Come se in essi agisse una "mano invisibile", nascosta ai suoi stessi attori. Una mano, una mente, che intuisce il disegno di fondo di Benedetto XVI e quindi fa di tutto per contrastarlo.

Nel Vangelo di Marco c'è un "segreto messianico" che accompagna la vita di Gesù e resta celato ai suoi stessi discepoli. Ma non al "nemico". Il diavolo è colui che riconosce da subito in Gesù il Messia salvatore. E lo grida.

Il paradosso degli attacchi di oggi alla Chiesa è che, proprio mentre la vogliono ridurre all'impotenza e al silenzio, ne svelano l'essenza, come luogo del Dio che perdona.

"Dottore serafico" è l'epiteto di san Bonaventura da Bagnoregio, uno dei primi successori di san Francesco alla testa dell'ordine da lui fondato. Potrebbe essere applicato anche a Benedetto XVI, per come guida la Chiesa nella tempesta.

Nella catechesi da lui dedicata lo scorso 10 marzo a questo santo – da lui molto studiato già da giovane teologo – papa Ratzinger ha espresso il suo pensiero anche sui "nemici" interni alla Chiesa.

A quelli che, scontenti, pretendono una palingenesi radicale della Chiesa, un nuovo cristianesimo spirituale fatto di nudo Vangelo senza più gerarchie né precetti né dogmi, Benedetto XVI ha detto che dallo spiritualismo all'anarchia il passo è breve. La Chiesa "è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di grazia". Progredisce ed evolve, ma sempre in continuità con la tradizione.

A quelli che per riformare la Chiesa puntano tutto su nuove strutture di comando e nuovi comandanti, ha detto che "governare non è semplicemente un fare, ma soprattutto pensare e pregare": cioè "guidando e illuminando le anime, orientando a Cristo".

Gli attacchi che si concentrano su papa Benedetto sono per lui la prova di quanto sia alta la scommessa che egli lancia agli uomini d'oggi, a tutti, anche agli increduli: "vivere come se Dio ci fosse".

chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1344604


Paparatzifan
00venerdì 3 settembre 2010 21:51
Dal blog di Lella...

Benedetto XVI e la crisi degli abusi sessuali

di padre John Flynn, LC



ROMA, domenica, 13 giugno 2010 (ZENIT.org).

Le continue rivelazioni sugli abusi sessuali commessi dai preti nella Chiesa cattolica sta convogliando un’inedita attenzione sul ruolo del Vaticano e in particolare sulle misure prese da Benedetto XVI. Tuttavia, nel marasma dell’informazione esiste il rischio che i fatti vengano oscurati dall’intensità delle opinioni espresse.
Un esempio recente è rappresentato dalla notizia di copertina della rivista Time del 7 giugno. Il titolo del servizio, sovrapposto all’immagine del Papa ripreso di spalle, recitava: “Perché essere Papa significa non dover mai chiedere scusa”.
Tuttavia, basta un rapido sguardo nella sezione del sito Internet del Vaticano dedicata agli abusi sessuali, per constatare che Benedetto XVI ha ripetutamente espresso il suo rimorso riguardo agli abusi subiti da bambini e adolescenti. In particolare, il primo link in alto contiene un video sul sesto paragrafo della lettera del Papa, del 19 marzo, indirizzata ai cattolici di Irlanda, in cui afferma: “Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto”.

Per aiutare a chiarire la questione, Gregory Erlandson e Matthew Bunson hanno appena pubblicato un libro dal titolo: “Pope Benedict XVI and the Sexual Abuse Crisis” (Our Sunday Visitor). Gli autori sono ben titolati ad esprimere commenti sulla questione. Erlandson è il presidente ed editore di Our Sunday Visitor Publishing Company, mentre Bunson è l’editore del Catholic Almanac e anche del Catholic Answers magazine.

Secondo loro, una delle lezioni derivanti dagli scandali degli abusi sessuali è quella di non dover avere timore della verità. “I fatti devono essere affrontati, ma devono anche essere esaminati con equilibrio e onestà”, osservano nella premessa.
Le questioni sul passato di Benedetto XVI sono sorte con la pubblicazione di notizie sulle misure da lui prese quando era Arcivescovo di Monaco nei confronti di un sacerdote. Altre accuse hanno fatto seguito, che riguardavano alcune sue decisioni quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, in relazione ai casi di abusi negli Stati Uniti. La stampa ha accusato il Pontefice di negligenza, insabbiamento e di mancanza di attenzione per le vittime degli abusi.

Travisamento

Gli autori del libro rifiutano queste asserzioni considerandole false, ma ammettono che la gente avrà avuto difficoltà a trovare punti di vista contrari, in grado di portarli ad una più fedele visione della situazione reale. Il risultato è che Benedetto XVI è stato diffamato e anche che i dati sulla Chiesa cattolica negli Stati Uniti sono stati travisati. Durante gli ultimi anni, l’adozione di nuove regole e procedure ha portato ad un cambiamento considerevole nell’ambito degli abusi sessuali, sottolinea il libro. Gran parte della stampa recente presenta, tuttavia, la situazione come se questi cambiamenti non fossero mai avvenuti.
Riguardo al ruolo del Pontefice all'epoca in cui era capo della Congregazione per la dottrina della fede, gli autori pongono due importanti questioni. Anzitutto, fino al 2001 la responsabilità su questi casi di abusi sessuali era condivisa tra alcuni alti esponenti del Vaticano. Solo con la pubblicazione della lettera apostolica del 18 maggio di quell’anno, tutti i sacerdoti accusati di abusi sessuali sono stati assegnati alla Congregazione per la dottrina della fede.

In secondo luogo, quando l’allora cardinale Joseph Ratzinger ha preso in carico la gestione di questi casi, ha attraversato un cambiamento di atteggiamento e si è reso conto più chiaramente della gravità della situazione e della necessità di adottare misure molto più energiche.

Questo lo ha portato alle parole scritte per le meditazioni della Via Crucis del Venerdì Santo del 2005, poco prima della morte di Giovanni Paolo II. Per la Nona Stazione ha declamato: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!”.

Una volta che la Congregazione per la dottrina della fede ha assunto la responsabilità della gestione dei sacerdoti che hanno commesso abusi sessuali, si è mossa speditamente per risolverli. Questo è stato spiegato in un intervista che monsignor Charles J. Scicluna ha rilasciato al quotidiano Avvenire a febbraio di quest’anno. Circa il 60% dei casi non sono stati portati in giudizio a causa dell’età avanzata degli accusati, ma sono stati sottoposti ad azione disciplinare e interdetti da ogni ministero pubblico. Nell’insieme, in gran parte dei casi, i vescovi locali hanno consentito di prendere immediate misure disciplinari, per non dover aspettare lo svolgimento dei processi.

Alcuni servizi giornalistici hanno criticato la lentezza o l’assenza di misure prese da Roma nei confronti dei preti colpevoli di abusi. Ma gli autori del libro, traendo elementi da varie fonti, dimostrano che i ritardi nella gestione di questi casi sono da attribuire molto più alla responsabilità dei vescovi americani locali, che alla negligenza del cardinale Ratzinger o dei funzionari del suo Ufficio.

Infatti, come sottolineano gli autori, uno dei fattori che ha aggravato i problemi degli abusi sessuali è stata la mancata applicazione, da parte dei vescovi, delle leggi e norme della Chiesa previste per questi casi. Ma non è stata solo una mancanza dei vescovi. Ai tempi in cui sono avvenuti questi abusi, spesso diversi decenni fa, gli psichiatri e molti altri della società dell’epoca non comprendevano appieno l’intensità della malattia che sta dietro queste azioni.
Constatando i grandi progressi che sono stati compiuti, Erlandson e Bunson avanzano anche alcune proposte sugli ulteriori passi che la Chiesa può compiere. Anzitutto, devono essere mantenute la chiarezza e l’affidabilità che Benedetto XVI ha stabilito e inoltre deve essere chiesto il conto ai colpevoli. Secondo, il Vaticano dovrebbe cercare di stabilire delle norme valide ovunque, per assicurare che le autorità civili siano informate dei casi di abusi sessuali e che i casi siano trattati in modo adeguato. In terzo luogo, deve proseguire il rinnovamento spirituale del sacerdozio e della vita religiosa.

Leadership

Erlandson e Bunsen concludono il loro studio affermando che la crisi degli abusi sessuali dei preti molto probabilmente caratterizzerà il pontificato di Benedetto XVI. E questo non tanto per la quantità dei casi rivelati, ma piuttosto per il ruolo di guida dimostrato dal Pontefice.
Prima di diventare Papa, è stato artefice di importanti azioni intraprese della Congregazione per la dottrina della fede nei confronti di sacerdoti autori di abusi. Una volta eletto Papa, si è incontrato con molte vittime, ha richiamato i preti colpevoli e ha responsabilizzato i vescovi. Ha anche indirizzato le riforme procedurali che consentono alla Chiesa di rispondere più rapidamente ai casi di abusi sessuali. Il libro cita le parole del cardinale Sean O'Malley di Boston, secondo cui, per un decennio, il maggiore sostegno che i vescovi americani avevano a Roma, nella gestione degli abusi sessuali, era l’allora cardinale Ratzinger.
Una volta eletto, Benedetto XVI ha scelto come suo successore alla Congregazione per la dottrina della fede un americano, il cardinale William J. Levada, qualcuno che aveva ben presente la prospettiva degli scandali. Nei suoi messaggi relativi agli abusi sessuali, il Pontefice ha parlato in modo chiaro e forte. E, come ha detto chiaramente nella sua lettera ai cattolici irlandesi, ha ben presente la necessità di un rinnovamento spirituale, osserva il libro.

Gli autori ammettono che, come molti della sua generazione, l’attuale Papa inizialmente ha avuto difficoltà a cogliere la gravità della situazione, ma è poi cambiato al punto che “è diventato un indiscutibile sostenitore della riforma e del rinnovamento della Chiesa, comprendendo appieno l’importanza di questa lotta”.

In altre parole, Benedetto XVI, non solo non è un ostacolo all’efficace gestione dei problemi degli abusi sessuali, ma è una parte vitale della loro soluzione.

© Copyright Zenit


Paparatzifan
00lunedì 6 settembre 2010 13:27
Dal blog di Lella...

DOMENICA 5 SETTEMBRE 2010

ATTACCO A RATZINGER: CUI PRODEST?

di Francesco Colafemmina

Che il Papa sia sotto attacco sin dalla sua elezione al soglio di Pietro nell'aprile del 2005, credo sia ormai evidente a tutti. Nessuno, tuttavia, aveva ancora raccolto in maniera sistematica ed approfondita la lunga serie di agguati, colpi bassi, vere e proprie campagne mediatiche ostili, volti a indebolire il pontificato di Papa Benedetto XVI, succedutisi durante gli ultimi cinque anni. Ci hanno pensato i vaticanisti Paolo Rodari e Andrea Tornielli con il loro nuovo saggio dal titolo "Attacco a Ratzinger".
Il volume racconta da un punto di vista estremamente obiettivo tutti i principali "incidenti" con cui l'attuale pontefice ha dovuto man mano fare i conti. Incidenti il cui riverbero o la cui stessa creazione in ambito mediatico, ne hanno favorito l'impatto piuttosto negativo sulla percezione generale dello stato di salute della Chiesa Cattolica e sul giudizio dei fedeli. I due giornalisti non vogliono però ricorrere alle facili strade del complottismo. Pertanto nessuna illazione o supposizione viene avanzata direttamente sulle cause occulte o palesi di questi attacchi a intervalli costanti. Una ragione in più per sforzarsi di comprendere il senso dei fatti descritti nella loro inchiesta.

1. Il Papa è da sempre sotto attacco? Come ha ricordato recentemente anche lo storico Alberto Melloni, già conferenziere del Grande Oriente d'Italia, nonché dossettiano d'annata, la "compassione" indirizzata verso la figura del Pontefice parrebbe costituire una sorta di archetipo psicologico del fedele cattolico. In fondo, il Papa è o non è il catalizzatore umano di quella "inadeguatezza" della Chiesa che è causa di conflitti ed attacchi?
Purtroppo però la questione non è così semplice. Gli attacchi evidenziati da Tornielli e Rodari costituiscono un oggetto di grande interesse per una duplice ragione: sono singolari per la loro intensità, frequenza e qualità, e sono volti a screditare la figura dell'attuale pontefice prima ancora che l'intera Chiesa Cattolica.

E' per queste due ragioni che gli attacchi a Ratzinger costituiscono un unicum nella storia recente del papato. D'altronde, anche in epoche più remote, ma sempre "moderne", gli attacchi a Papi come Pio VI e Pio IX, erano mossi da specifici ambienti politici e settari. Ma a quell'epoca i Papi potevano ancora contare sul supporto di Nazioni cattoliche, di un clero florido e credibile, di una società non secolarizzata e ancora fortemente ancorata alla fede. Oggi il completo mutamento dei costumi sociali, degli assetti politici ed istituzionali mondiali, nonché della forza umana all'interno della Chiesa (calo di vocazioni e arretramento della fede specie in Occidente), comporta una ancor più palpabile unicità degli attacchi rivolti a Papa Ratzinger.
Converrà perciò capire per quali misteriose ragioni questi attacchi siano rivolti alla Chiesa non direttamente, bensì indirettamente, ossia colpendo la persona stessa di Joseph Ratzinger. Dovremmo quindi domandarci: a. Perché questo Papa è più attaccato dei suoi predecessori? b. Perché si attacca così fortemente proprio questo Papa?

La prima domanda vuole stabilire un confronto col passato. La seconda si concentra sulla specificità dell'insegnamento e dell'azione dell'uomo Joseph Ratzinger. A queste due domande bisognerebbe però aggiungere le seguenti: c. Questi attacchi nascono dall'interno della Chiesa o dall'esterno? d. Chi trae vantaggio da tali attacchi?

Cercherò di trovare una risposta all'ultima domanda, il cui prodest?. Rispondere oggi a questa domanda sarebbe forse un po' da sciocchi. Credo, infatti, che i profittatori dell'indebolimento della personalità mediatica di Papa Ratzinger, preferiscano ancora restare dietro le quinte. Ma intanto cerchiamo di tratteggiarne la fisionomia.
La storia ci insegna che il più delle volte complotti e manomissioni alla corte di un re sono stati operati o da aspiranti al trono frustrati nelle loro aspettative, o dall'aristocrazia di corte vogliosa di innovazioni e di guadagno di potere, o da nemici esterni al regno, capaci di portare tra le loro fila alcuni fedeli cortigiani del re sotto scacco. Chiaramente, rispetto al passato, il vero problema della Chiesa Cattolica e dell'attuale papato riguarda un fattore storicamente nuovo, come la comunicazione. Dunque, aggiungiamo che gli attacchi possono essere - diciamo così - "provocati", ma non finalmente "causati" da una cattiva comunicazione.
Visto però che la comunicazione rientra sempre nell'attività interna alla "corte" pontificia, la "provocazione" dell'attacco può anche coincidere con la sua "causa", nel momento in cui si sappia che talune comunicazioni sono mediamente in grado di produrre effetti dannosi per l'immagine del pontefice. Sicché o gli errori di comunicazione sono dovuti ad imperizia o sono dovuti ad una volontà esplicita di danneggiare il Pontefice.
Per capire come stiano le cose su quest'ultimo punto, è opportuno però dare uno sguardo all'intero sistema comunicativo della Santa Sede. Questo sistema è sempre fallace o lo è solo in casi specifici? In poche parole gli errori li commette solo quando nella comunicazione è coinvolto il Papa o anche in altri casi?

Prima di dare una risposta a quest'ulteriore quesito, domandiamoci chi sia il responsabile finale della comunicazione della Santa Sede. E' o non è il Cardinal Segretario di Stato? Non si tratta dunque di una figura istituzionale di spicco all'interno della "corte" pontificia? Sicché possiamo concludere il ragionamento sulla possibile causa degli attacchi da ascrivere ad una cattiva comunicazione della Santa Sede, affermando che una volta che il re è nudo - ovvero si è ampiamente dimostrato che la comunicazione della Santa Sede fa spesso acqua da tutte le parti ed espone ancor più spesso ad attacchi mediatici il Santo Padre - non ci si può più nascondere dietro un dito. Così l'imperizia non può che trasformarsi in responsabilità (errare humanum est, perseverare diabolicum!).

Ritorniamo perciò alla casistica già espressa: preparazione di un cambio al vertice (giochi preparatori per il prossimo Conclave), rivendicazioni dell'aristocrazia (collegialità richiesta dai Vescovi), complicità con agenti esterni (infiltrazioni lobbistiche in Vaticano). Esaminiamo quindi nel dettaglio questi tre casi, a mio parere interconnessi tra di loro.

2. Sfogliando le pagine di "Attacco a Ratzinger" (titolo che emblematicamente spiega l'indirizzo personale e non istituzionale di tali attacchi) si può agilmente delineare, in via preliminare, il profilo ideologico dell'attaccante. Anzitutto l'attaccante è un tipico conformista: non ambisce a creare "problemi" e "discussioni" sia in ambito politico che religioso. Ama l'irenismo e il dialogo fini a se stessi e vuole che la Chiesa conviva pacificamente con le altre religioni senza proclamare la sua unica verità (esempio Ratisbona). E' totalmente contrario alla cosiddetta "riforma della riforma" e ambisce ad una piena e completa attuazione della riforma liturgica del Concilio Vaticano II (casi Linz, Williamson, Summorum Pontificum). Qua e là fa emergere insoddisfazione e voglia di apertura dinanzi alle ferree norme etiche della Chiesa, in particolare quando si parla di contraccezione e aborto, comunione per separati e divorziati (vedi caso Preservativo africano, ma si potrebbero citare altri casi di contestazione al Papa omessi nel dossier Rodari-Tornielli per la loro minore intensità). Inoltre l'attaccante tipo è interessato ad indebolire l'autorità del Pontefice utilizzando la questione pedofilia: i vescovi sono costretti ad agire in modo omertoso da documenti pontifici (come la Crimen sollicitationis). La questione pedofilia aiuta inoltre l'attaccante a rivendicare l'abolizione del celibato dei sacerdoti (vedi anche le dichiarazioni di Schoenborn in merito). Il profilo è dunque chiarissimo. Manca però una sorta di analisi in positivo degli attacchi. Ossia: quando il Papa non è stato attaccato, ma, al contrario, osannato? Possiamo dire senza tema di smentite che il Papa è stato osannato a livello mondiale quando è stata pubblicata la Caritas in veritate. Ricordate? Dal governatore della banca d'Italia Mario Draghi al premier britannico Gordon Brown, da Giulio Tremonti al presidente Barack Obama, per non parlare del gotha della finanza: tutti si sono sperticati nell'apprezzare ed osannare il rilancio delle energie rinnovabili, l'auspicio di uno sviluppo sostenibile, la critica degli eccessi speculativi, il finale voto perché si dia vita ad un organismo sovranazionale in grado di occuparsi di immigrazione, economia e via dicendo. Questi temi, impossibile negarlo, devono stare molto a cuore all'attaccante di Ratzinger. D'altronde quell'enciclica l'ha prodotta fisicamente il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace (come fece allora notare il critico George Weigel) e lo stesso Papa la rimandò indietro insoddisfatto per ben tre volte.

Mettendo quindi insieme i singoli tasselli di questo puzzle non emerge forse prepotentemente una vera e propria agenda per il prossimo papato? Non è chiaro come il sole che attraverso questi attacchi si è intenti a delineare i futuri indirizzi della Chiesa?
L'intreccio fortissimo fra creazione e percezione mediatica degli attacchi ha, d'altronde, un unico obiettivo: indebolire l'autorità personale dell'attuale pontefice e far coincidere l'ostilità nei suoi riguardi con una più diffusa ostilità nei riguardi delle sue scelte e dei suoi orientamenti.
Così si interconnettono interessi molteplici. a. Quello dei Vescovi, interessati a realizzare una piena e completa collegialità col Vescovo di Roma. Un interesse, quest'ultimo, che rimonta a molti anni fa e riverbera nel presente antiche tensioni fra poteri interni alla Chiesa di Roma.
b. L'interesse delle lobbies emanazione della finanza internazionale e di dominanti ambienti politici: come potrebbero, infatti, i Vescovi conservare un potere finanziario e in qualche modo istituzionale senza l'appoggio di tali lobbies? Gli investimenti che costantemente le curie episcopali di mezzo mondo portano avanti (specie nel settore immobiliare) sono forse autofinanziati? Nella maggior parte dei casi no.

Si instaura così nella base istituzionale della Chiesa Cattolica un necessario stato di non belligeranza fra poteri, la cui provvisorietà dipende dalla progressiva omogeneizzazione delle istanze da essi propugnate. In sintesi la Chiesa finisce per venire a patti con la finanza e le istituzioni laiciste, i cui obiettivi coincidono con l'attenuazione dell'esclusivismo religioso cattolico, l'adeguamento etico del cattolicesimo alla nuova moralità contemporanea, la trasformazione del ritualismo romano nel quale il rapporto col divino è relazione oggettiva, in liturgia intellettualistica e sociale, dove il rito e la fede si stemperano in uno spiritualismo vagamente new age infarcito di soggettivismo.

3. Quindi, in ultima analisi, è vero che non si può parlare esclusivamente di complotto o di semplice imperizia curiale, in riferimento ai molteplici attacchi subiti da Papa Ratzinger in questo quinquennio. Tuttavia, è innegabile che le trame di questo più grande fenomeno di trasformazione della Chiesa Cattolica siano estremamente chiare ed evidenti e in parte ovvie, data la parallela trasformazione della società e delle istituzioni politiche e finanziarie. E per comprendere quale tela andranno a tessere nel futuro, basta attenersi al presente disegno dell'ordito. Fuor di metafora: è possibile comprendere sin da ora dove e come culmineranno gli attacchi al Pontefice? Personalmente ho una teoria: credo che per demolire definitivamente l'autorità morale e dottrinale di Joseph Ratzinger basterebbe incrinarne la limpidezza umana. Ci hanno già provato in quest'ultimo anno cercando di coinvolgerlo in responsabilità gravi nel trattamento di casi di pedofilia, ipotizzando un coinvolgimento di suo fratello in casi di abusi nel coro di Ratisbona, rievocando sue presunte omissioni quand'era Arcivescovo di Monaco. Finora non ci sono riusciti. Sarebbe facile dire che non praevalebunt, se non fosse che queste forze negative sono talmente radicate nel seno della Chiesa da essere ormai indistinguibili, da non appartenere a chiare e nette fazioni. E' come se per attuare un cambiamento variamente auspicato da una maggioranza di Vescovi e sacerdoti, ognuno avesse deciso di sacrificare un po' dell'autorità di questo Pontefice, esponendolo alle ire di un mondo che lo giudica inadeguato. Questa divisione, questo stato di conflittualità interecclesiale non si risolverà facilmente perché è annoso e radicato, specie nel clero. Sono forse i fedeli, invece, i veri difensori di Papa Ratzinger? Non è forse a loro che è rimessa la responsabilità di amare questo pontefice e di difenderlo perinde ac cadaver, come un tempo dicevano i gesuiti?
Ritengo proprio di sì. Dunque armiamoci di rosari e cominciamo a pregare e a fare una sana opera di apologetica: il destino della Chiesa è certo nelle mani di Dio, ma è anche nelle nostre e contro questi attacchi la preghiera e la salda fede sono certamente le "armi" più belle che lo stesso Sommo Pontefice Benedetto XVI vorrebbe vederci impugnare!

Attacco a Ratzinger - di Paolo Rodari e Andrea Tornielli - Piemme - p.322 - € 18


Paparatzifan
00lunedì 6 settembre 2010 20:52
Dal blog di Lella...

Gli attacchi dimostrano che questo papato è esplosivo

di Bruno Mastroianni,

Tempi, 2.9.10

Finite le vacanze si torna alla solita routine: il Papa parla di una cosa grandiosa come la fraternità universale e i media la riducono a un “duro monito rivolto a Sarkozy”. Non c’è molto da stupirsi.
È successo anche all’intervista a Fox di Mons. Scicluna, Promotore di giustizia della Congragazione della Dottrina della Fede, sui casi di abuso sui minori e l’atteggiamento del Papa.

Qualcuno l’ha vista riportata in quegli spazi che solo qualche mese fa pullulavano di orchi col clergyman? Eppure in quelle dichiarazioni traspariva la visone lucida e dirompente di Ratzinger sulla questione degli abusi: «si tratta certamente di una crisi per la Chiesa», ha detto Scicluna, «ma è anche un’opportunità. È l’occasione per guardare in faccia il “peccato” e fare qualcosa al riguardo. È un’opportunità per la Chiesa di mostrarsi determinata nella lotta contro il peccato e contro la criminalità».

Sarà interessante allora leggere il libro di Andrea Tornielli e Paolo Rodari “Attacco a Ratzinger” (Piemme, 320 pagine, 18 euro) in cui i due vaticanisti si interrogano sulle cause e le ragioni che hanno portato al florilegio di incomprensioni e mistificazioni sul Papato che – come si legge nel testo - «di polemica in polemica, hanno avuto l’effetto di "anestetizzare" il messaggio di Benedetto XVI, schiacciandolo sul cliché del Papa retrogrado, depotenziandone la portata».
A noi intanto viene spontanea una considerazione: vuoi vedere che tutta questa corsa mediatica al disinnesco non è altro che la conferma di quanto Ratzinger sia una deflagrazione che sta lasciando tracce indelebili nella storia?

© Copyright Tempi, 2 settembre 2010


Paparatzifan
00venerdì 10 settembre 2010 12:26
Dal blog di Lella...

Ratzinger nel mirino

Dietro l’attacco alla Chiesa c’è un obiettivo preciso: Benedetto XVI

Aldo Maria Valli

Ratzinger sta facendo al mondo contemporaneo e alla sua cultura una proposta, tanto semplice quanto rivoluzionaria, riassumibile in una formula: allargare gli spazi della ragione. Non è vero che è razionale solo ciò che è sperimentabile in modo scientifico. Razionale è tutto ciò che attiene alla natura umana, compresi quegli aspetti che non possiamo dimostrare con formule matematiche o con esperimenti di laboratorio.
Razionale è anche credere in un Dio che crea l’uomo, a sua immagine e somiglianza, per amore.
Di qui l’altra proposta, rivolta ai non credenti, di vivere veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse. Nell’epoca dei Lumi l’uomo ha cercato di codificare alcune norme morali fondamentali etsi Deus non daretur, partendo cioè dall’idea che Dio non esista. Spossata dalle guerre di religione e dall’uso politico della fede, l’umanità ha cercato di sganciarsi dall’ipotesi Dio in nome dello spirito di libertà. Ma oggi, in un’epoca in cui il tramonto dei valori cristiani espone l’uomo al rischio dell’autodistruzione, la prospettiva va ribaltata: anche chi non riesce a concepire la ricerca di Dio come qualcosa di razionale viva come se un’entità suprema e regolatrice esistesse. Proposta della quale si potrebbe discutere in un rinnovato «cortile dei gentili».
I monaci che nel medioevo portarono alla costruzione dell’Europa (lo ha ricordato a Parigi il 12 settembre 2008) in quell’epoca confusa riuscirono a elaborare una nuova cultura perché avevano sete di assoluto e perché cercavano Dio. Lezione valida anche oggi, perché in ogni tempo una cultura si costruisce sulla ricerca di Dio e sulla disponibilità ad ascoltarlo.
Rimettere ordine e fare pulizia nella Chiesa è l’altro grande compito che Benedetto si è dato (a partire dalla denuncia lanciata nella via crucis del 2005, quando parlò della «sporcizia» che c’è nella Chiesa) e che lo ha portato a lanciare segnali chiari, come dimostrano la netta condanna degli abusi sessuali compiuti da sacerdoti e religiosi, i ripetuti richiami contro l’inimicizia e il carrierismo, e l’inchiesta a carico dei Legionari di Cristo che ha permesso di portare alla luce i «gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti » del fondatore, padre Marcial Maciel Degollado.
A dispetto dei modi poco appariscenti e del carattere riservato, l’umile lavoratore nella vigna del Signore non si è risparmiato.
Lo ha fatto nel segno della verità. Ma ciò lo ha messo decisamente in rotta di collisione con chi non vuole unire ma dividere e non vuole portare luce ma tenebre.

Quanto riportato sopra è un estratto dal libro “La verità del papa” di Aldo Maria Valli in uscita per Lindau

© Copyright Europa, 9 settembre 2010


Paparatzifan
00lunedì 13 settembre 2010 13:52
Da "vinonuovo.it" ...

«Lo stereotipo del reazionario è pericoloso quanto Agcà»

di Aldo Maria Valli | 02 setembre 2010

Concordo con Tornielli e Rodari: si punta a minare la credibilità del Papa. Ma non parlerei di errori di comunicazione

Quando si farà la storia del pontificato di Benedetto XVI sarà difficile prescindere dal libro di Paolo Rodari e Andrea Tornielli Attacco a Ratzinger. Accuse, scandali, profezie e complotti contro Benedetto XVI (Piemme, 322 pagine, 18 euro). I due vaticanisti, tra i migliori che io conosca, ricostruiscono accuratamente, anche con particolari inediti, dieci attacchi che papa Ratzinger ha subito in questi anni, stabiliscono alcune connessioni e arrivano a una conclusione: contro l’attuale papa è in atto un attacco che ha protagonisti e mandanti diversi, accomunati però dallo stesso disegno.

Gli episodi passati in rassegna sono quelli che hanno tenuto banco nelle cronache, dalla lectio magistralis di Ratisbona alla liberalizzazione della messa secondo l’antico rito, dalla revoca della scomunica a quattro vescovi lefebvriani alle affermazioni sull’utilizzo del preservativo come strumento contro l’epidemia dio Aids, dall’accoglienza di gruppi di anglicani nella Chiesa cattolica al devastante scandalo per i reati di pedofilia commessi da sacerdoti. Argomenti diversi, situazioni diverse, contesti diversi, ma con un filo conduttore: la volontà, da parte di alcuni, di colpire questo pontefice.

Ora, perché questi attacchi? E chi sono i nemici di Benedetto? Il libro è molto chiaro. Il motivo comune è la volontà di indebolire Benedetto XVI minandone la credibilità, il che si può ottenere dipingendolo costantemente come un vecchio reazionario, espressione di un mondo superato e di una fede che non solo non ha più nulla da dire all’uomo contemporaneo, ma diventa dannosa (si veda il caso dell’Aids) sulla strada dell’autentica libertà e del vero progresso. Quanto ai nemici, gli autori ne individuano tre: il primo è rappresentato da intellettuali, centri di potere e correnti di pensiero che vogliono spingere la Chiesa ai margini del dibattito pubblico, relegando la fede e le sue conseguenze morali nell’ambito del sentimentalismo privato e togliendole così rilevanza sociale e culturale. Il secondo nemico è invece interno, ed è costituto da quei settori della Chiesa e del mondo cattolico che in nome del rinnovamento e del dialogo con la modernità considerano Benedetto XVI un anacronismo, perché troppo legato alla tradizione e a una visione dogmatica (così dicono) della fede. Infine c’è il terzo nemico, ancora più interno, perché sta fisicamente a pochi passi dal papa stesso: sono quei collaboratori che, dentro la curia vaticana, in realtà non collaborano affatto ma, a volte per incapacità, altre volte perché essi stessi poco in sintonia con questo papa, remano in direzione opposta.

Secondo Rodari e Tornielli non si può dire che sia in atto un complotto, nel senso che tutti questi nemici operano ognuno secondo logiche proprie, senza un progetto predisposto di comune accordo. Di certo però gli attacchi vanno tutti nella stessa direzione e mirano a ottenere lo stesso risultato.

È una tesi che condivido e che è verificabile nei fatti. C’è un dettaglio però rispetto al quale dissento dall’analisi degli autori, ed è quando sostengono che da parte del Vaticano c’è un difetto di comunicazione. Nella vicenda della revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani c’è stato sicuramente un ritardo nel rendersi conto della gravità delle affermazioni del vescovo Richard Williamson e non si è stati capaci di spiegare a sufficienza motivi e portata del provvedimento papale, circostanza del resto ammessa dallo stesso pontefice. Ma negli altri casi “incriminati” onestamente non vedrei sbagli dal punto di vista della comunicazione. Ciò che Benedetto ha sostenuto nella lezione di Ratisbona, ad esempio, è ciò che lui voleva effettivamente dire, e la citazione che ha scatenato il putiferio, sulla violenza usata da Maometto, era funzionale al suo discorso. Sono stati i mass media a mettere in bocca al papa le parole che invece erano dell’imperatore Manuele Paleologo, vissuto quasi settecento anni fa. E quando il papa, in viaggio verso l’Africa, ha detto che non è con il preservativo che si può risolvere il problema dell’Aids, ha detto forse qualcosa di poco ragionevole? O non è piuttosto ciò che sostengono anche gli scienziati più onesti e meno ideologizzati?

Nello stesso periodo in cui Rodari e Tornielli hanno scritto Attacco a Ratzinger io ho scritto La verità del Papa, e sotto molti aspetti i due libri si assomigliano, tanto è vero che in un primo tempo il titolo previsto per il mio era Attacco alla Chiesa. Non è solo una coincidenza. Se tre vaticanisti, senza consultarsi, hanno avvertito la stessa esigenza vuol dire che siamo in presenza di un fenomeno la cui rilevanza va al di là dell’ordinario. Se tanti anni fa Giovanni Paolo II venne messo fisicamente nel mirino di un attentatore, oggi Joseph Ratzinger è preso di mira, grazie a Dio, in un altro modo, ma l’attacco odierno è più devastante. La partita è fra verità e relativismo. E chi vuole che l’umanità cada totalmente in preda al relativismo ha capito che il primo ostacolo da rimuovere è proprio Benedetto XVI.


Paparatzifan
00lunedì 13 settembre 2010 13:58
Da "vinonuovo.it" ...

«Colpito perché dice cose scomode»

di Andrea Tornielli | 02 setembre 2010

Valli sottolinea bene l'ostilità alle parole su relativismo morale e ingiustizia sociale. Ma per noi c'è anche una «questione Curia» da non sottovalutare

La verità del Papa (Lindau, pp. 184, 14 euro) è un bel libro del vaticanista del Tg1 Aldo Maria Valli che rivela nel sottotitolo - «Perché lo attaccano, perché va ascoltato» - il suo obiettivo: presentare il cuore del messaggio di Benedetto XVI, mettendo in luce come questo sia osteggiato da chi non perdona al Papa di dire ciò che dice. Valli mostra di condividere l’analisi di George Weigel e non crede all’esistenza di un complotto organizzato con un’unica regia, ma ritiene che gli scandali sollevati dagli abusi sessuali commessi da preti e religiosi sia stato strumentalizzato «al fine di realizzare una delle più imponenti operazioni anticattoliche mai condotte, con l’obiettivo di screditare non solo la Chiesa ma anche e soprattutto l’attuale Papa, Benedetto XVI».

All’origine dell’attacco contro Ratzinger, spiega il vaticanista del Tg1, c’è una «battaglia» intrapresa da Benedetto «contro il relativismo, che è entrato anche nella Chiesa e che rende gli uomini incapaci di riconoscere il bene e il male, il bello e il brutto, ciò che è buono e doveroso da ciò che è cattivo e da evitare. E nasce qui la sua proposta fatta alla cultura contemporanea, anche a quella di ispirazione atea, di ancorarsi a un principio condiviso di verità nel quale riconoscersi in quanto uomini. Altra sfida tremenda, ma portata avanti con assoluta serenità e coerenza». L’«aggressione», spiega Valli, è determinata dalla «volontà di colpire» il Papa per due motivi: «Perché dice che una verità esiste e perché fa appello alla giustizia sociale. Il primo è un fronte filosofico, il secondo è economico-sociale. Ma entrambi concorrono a fare del pontefice un punto di riferimento che ostacola le manovre di chi invece campa sul relativismo morale e sull’ingiustizia sociale. Di qui gli attacchi nei suoi confronti».

Il libro, che non è un excursus attraverso i singoli attacchi ma cerca piuttosto di offrirne una chiave di lettura unitaria legata al messaggio scomodo del Pontefice, contiene pagine illuminanti, come quella dedicata alle critiche rivolte dall’arcivescovo di New York Timothy Dolan al «New York Times», accusato dal prelato di usare due pesi e due misure: attacco frontale e diretto al Papa e alla Chiesa cattolica per il modo in cui sono stati trattati i casi di pedofilia del clero, con richiesta di pressante di pulizia e trasparenza, massima cautela, invece, quando sotto accusa per lo stesso crimine era stato un rabbino. «Le parole di Dolan – scrive Valli – sono state aspramente condannate, anche in Italia, come sintomo di antisemitismo strisciante, ma nessuno si è premurato di verificare in che cosa consista il riferimento al “rabbino newyorkese”. La vicenda – continua il vaticanista – è sconvolgente. Tutto nasce dalla denuncia fatta da sei uomini, ora adulti, nei confronti del rabbino Yehuda Kolko, docente alla Yeshiva Torah Temimah di Brooklyn, accusato di aver abusato di loro quando erano bambini. Il fatto singolare è che i sei si sono rivolti a un avvocato,
Michael Dowd, divenuto famoso per aver intentato cause per miliardi di dollari contro la Chiesa cattolica come legale delle vittime di abusi commessi da sacerdoti. Proprio i successi di Dowd – si legge ancora nel libro di Valli – hanno convinto i sei a rompere gli indugi, ma nel caso in questione all’avvocato è andata male, perché il rabbino, ben protetto dalla comunità, si è licenziato dalla scuola e ha patteggiato evitando risarcimenti onerosi. Dowd in ogni caso ha deciso di non mollare la presa. Secondo lui gli abusi sessuali sono avvenuti e avvengono non solo nelle scuole rabbiniche, ma anche nelle case degli ebrei ortodossi, coinvolgendo figli e figlie. Come fonte, Dowd cita Dov Hikind, che nel corso di una trasmissione dell’emittente radiofonica WMCA avrebbe ricevuto in pochi minuti centinaia di telefonate da parte di vittime di abusi avvenuti in scuole e case. Dowd ha chiesto di rendere noti i nomi dei responsabili degli abusi, ma Hikind ha risposto: “Piuttosto che parlare mi faccio dieci anni di galera”. Negli ambienti dell’ebraismo ortodosso denunciare certi fatti ai non ebrei è considerata la più alta forma di tradimento. È proprio questo vaso che l’arcivescovo Dolan ha chiesto di scoperchiare».

Pagine di cronaca molto interessanti per comprendere come funzioni un certo circuito mediatico, anche se, proprio su questo, Benedetto XVI, al contrario di molti suoi collaboratori, non ha mai difeso se stesso o la Chiesa cattolica nascondendosi dietro le statistiche e invitando a guardare le colpe altrui, come se un mal comune fosse un mezzo gaudio e il fatto che le depravazioni interessassero ampiamente altri gruppi professionali o religiosi potesse rappresentare un’attenuante per i preti macchiatisi di questi gravi delitti. Valli ricorda, a questo proposito, come Ratzinger, proprio nel giorno della manifestazione di sostegno al Papa organizzata dal laicato cattolico in piazza San Pietro, abbia detto: «Il vero nemico da temere e da combattere è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa. Viviamo nel mondo, dice il Signore, ma non siamo del mondo, anche se dobbiamo guardarci dalle sue seduzioni. Dobbiamo invece temere il peccato e per questo essere fortemente radicati in Dio, solidali nel bene, nell’amore, nel servizio».

Mi permetto di fare solo un piccolo appunto al libro di Aldo Maria. Valli scrive che «nei mass media come nelle centrali finanziarie, nei governi come nei gruppi di pressione di vario tipo e ispirazione, il Papa, al di là di un rispetto formale, è visto spesso come un fastidioso bastone inserito fra le ruote della macchina impegnata a costruire il consenso e a formare coscienze. Tanto più è credibile, tanto più il capo della Chiesa cattolica va colpito. E se Benedetto XVI è tanto colpito è proprio perché è molto credibile e le sue parole hanno efficacia». Ma nelle pagine del suo volume non si mettono in evidenza eventuali inadempienze o sottovalutazioni della macchina di governo curiale chiamata a sostenere e aiutare il Papa come «cinghia di trasmissione» del suo messaggio. Sono convinto, ad esempio, che la lectio di Regensburg si sia trasformata in una possibilità di dialogo sincero con molti intellettuali islamici, ma se per quindici volte, dopo quel discorso, il Papa ha ripetuto che la citazione di Manuele II Paleologo non esprimeva il suo pensiero, forse sta a significare che ciò non era così chiaro ed evidente nel testo iniziale, pur essendo indubitabile la strumentalizzazione mediatica.


Paparatzifan
00mercoledì 15 settembre 2010 21:02
Dal blog di Lella...

Occorre ristabilire la verità

Le EDIZIONI LINDAU presentano

Aldo Maria Valli

LA VERITÀ DEL PAPA
Perché lo attaccano, perché va ascoltato



-Edizioni Lindau | Collana «I Draghi» | pp. 184 | euro 12,00 | ISBN 978-88-7180-886-4 | settembre 2010

IN LIBRERIA DAL 23 SETTEMBRE

Da quando è scoppiato il cosiddetto «scandalo pedofilia», quasi non passa giorno senza che la Chiesa cattolica e il Papa siano sottoposti a critiche feroci e attacchi impietosi, molto spesso attraverso ricostruzioni dei fatti lacunose e tendenziose. La stampa internazionale ha dato straordinario risalto alla vicenda e ha messo sotto accusa l’intera Chiesa cattolica, la sua organizzazione, i suoi vertici, le sue regole.

L’attacco, inedito per ostinazione e capillarità, ha un obiettivo preciso: Benedetto XVI, fatto oggetto di una campagna denigratoria per molti versi a senso unico. Il suo insegnamento sulla ragione umana, la sua critica di un’economia priva di etica, il suo coraggio nel denunciare i mali della Chiesa stessa (con la recente affermazione secondo cui la persecuzione viene anche dall’interno), la sua avversione per il «politicamente corretto» ne fanno automaticamente un nemico agli occhi di molti, e non solo al di fuori della cattolicità e del mondo ecclesiale.

La ricostruzione di Aldo Maria Valli non si ferma però agli ultimi mesi – con aspetti di estrema attualità, come il viaggio del Papa in UK, e analisi di casi poco conosciuti –, va più a fondo e disegna una mappa dettagliata delle forze antagoniste a Roma – esterne alla Chiesa, ma anche interne –, delle loro azioni e della loro strategia su temi quali l’aids, l’islam, l’unità dei cristiani, l’aborto, il ruolo della Chiesa nella società.

Benedetto XVI è davvero un ostacolo? Per chi? O si tratta, effettivamente, di un problema di "comunicazione"?Valli parte da una domanda diretta: dietro il grande clamore dello scandalo della pedofilia, c’è forse una manovra contro il Papa? È un fatto che il sistema globale della comunicazione non ama Joseph Ratzinger, il suo rigore, la sua determinazione, la sua dolce inflessibilità. Già in passato lo ha preso di mira, accusandolo di fomentare l’islam, di incoraggiare i negazionisti dell’Olocausto, di contribuire alla diffusione dell’Aids in Africa ecc. Ma quali sono le ragioni di questa ostilità? Dove affondano le sue radici? Quali interessi sono in gioco? E, soprattutto, chi vuole colpire il Papa?

Senza nascondere la gravità dei crimini e dei peccati commessi da alcuni figli della Chiesa, occorre ristabilire la verità.

L'AUTORE. Aldo Maria Valli (Rho, 1958) è vaticanista al Tg1. Tra i suoi libri più recenti, Voi mi sarete testimoni. Dionigi Tettamanzi arcivescovo a Milano e, con Rodolfo Lorenzoni, La tradizione tradita. La Chiesa, gli ebrei e il negazionismo.

L'INDICE

7 Introduzione

La verità del Papa

17 1. Ratzinger nel mirino
33 2. Scandalo in prima pagina
57 3. Un’inquisizione per il Papa
69 4. A braccia aperte
87 5. Un naufragio provvidenziale
111 6. Il pregiudizio anticristiano
127 7. La grande proposta
143 8. Quell’attacco che viene da dentro
159 9. Conclusioni


Paparatzifan
00sabato 25 settembre 2010 19:54
Dal blog di Lella...

Cinque anni di pontificato nello sguardo del segretario particolare

Il Papa delle sorprese

Stile e coraggio di un uomo che parla di Dio

Il ventisettesimo Premio Capri San Michele per la Sezione Immagini Verità — assegnato all'opera Benedetto xvi urbi et orbi. Con il Papa a Roma e per le vie del mondo (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2010), curata dal segretario particolare del Pontefice — è consegnato nel pomeriggio del 25 settembre ad Anacapri. Anticipiamo l'intervento del curatore.

di Georg Gänswein

Un lustrum è molto, un lustrum non è molto; un arco di tempo di cinque anni è ampio, un arco di tempo di cinque anni non è molto ampio. Sulla questione si può discutere a lungo e trovare argomenti pro e contro.
Lo scorso 19 aprile 2010 erano cinque anni da quando il cardinale Joseph Ratzinger veniva eletto Papa con il nome di Benedetto xvi. Il quinto anniversario della sua elezione è stata l'occasione concreta per questa pubblicazione. Ma la ragione più profonda sta nell'invito a seguire le tracce del Santo Padre nella sua sede episcopale di Roma (urbi), nei suoi viaggi apostolici in Italia e nei diversi Paesi e continenti della terra (orbi), e a trovarne il messaggio dietro i discorsi, le omelie, le lettere, le catechesi. È in quest'ottica che il tempo mondano, chrònos, può e deve diventare per tutti un chairòs, il tempo della grazia. E allora la disquisizione sulla valenza temporale del quinquennio si apre a una dimensione del tutto diversa, che sfugge alla logica del computo matematico.

Chi era presente personalmente in piazza San Pietro o davanti ai televisori, nel momento in cui il fumo bianco dal camino della Cappella Sistina annunciava al mondo il nuovo Papa, non dimenticherà mai la commozione e l'emozione quando il Sommo Pontefice, appena eletto, si affacciò dalla Loggia delle Benedizioni e rivolse ai fedeli, a braccio, le indimenticabili parole: «Cari fratelli e sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo ii, i signori Cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre starà dalla nostra parte. Grazie».

In tutti gli angoli della terra l'acqua è sempre la stessa: è sempre l'identica composizione di idrogeno e di ossigeno. Eppure l'acqua è dovunque diversa. Perché? Perché l'acqua assume ogni volta delle caratteristiche singolari in rapporto al terreno che la filtra. Così accade per i Papi. Essi svolgono la stessa missione e rispondono alla medesima chiamata di Gesù; però ognuno risponde con la propria personalità e con la propria irripetibile sensibilità.

Tutto questo è meravigliosamente bello: è un segno dell'unità nella diversità; è un miracolo di novità nella continuità; è una manifestazione suprema di ciò che accade in tutto il corpo della santa Chiesa di Cristo, dove novità e continuità convivono e si armonizzano senza sosta. Papa Benedetto xvi non è uguale a Giovanni Paolo ii, Deo gratias: Dio non ama la ripetizione e le fotocopie. E Giovanni Paolo ii non era uguale a Giovanni Paolo i, Deo gratias, così come Giovanni Paolo i non era uguale a Paolo vi, Deo gratias, e Paolo vi non era uguale a Giovanni xxiii, Deo gratias. Eppure tutti hanno amato Cristo appassionatamente e hanno servito fedelmente la sua Chiesa: Deo gratias quam maximas!

Però — ecco il fatto veramente singolare ed edificante — Papa Benedetto xvi si è presentato al mondo come il primo devoto del suo predecessore; è un atto di grande umiltà, che stupisce e suscita commossa ammirazione.

Il 20 aprile 2005, parlando ai cardinali nella Cappella Sistina un giorno dopo l'elezione al supremo pontificato, Benedetto xvi si esprimeva così: «Nel mio animo convivono in queste ore due sentimenti contrastanti. Da una parte un senso di inadeguatezza e di umano turbamento per la responsabilità (...). Dall'altra parte, sento viva in me una profonda gratitudine a Dio che non abbandona il suo gregge, ma lo conduce attraverso i tempi, sotto la guida di coloro che Egli stesso ha eletto come Vicari del Suo Figlio e ha costituito pastori. Carissimi, questa intima riconoscenza per un dono della divina misericordia prevale, malgrado tutto, nel mio cuore. E considero questo fatto una grazia speciale ottenutami dal mio venerato Predecessore, Giovanni Paolo ii. Mi sembra di sentire la sua mano forte che stringe la mia; mi sembra di vedere i suoi occhi sorridenti e di ascoltare le sue parole, rivolte in questo momento particolarmente a me: “Non abbiate paura”».

Come sono sincere questo parole, e nello stesso tempo, profumate di umiltà! È davvero meraviglioso il fatto che un Papa attribuisca all'intercessione del proprio predecessore il primo dono del suo pontificato: la pace del cuore in mezzo alla bufera inattesa delle emozioni. Papa Benedetto xvi ha dato alla Chiesa e al mondo una stupenda lezione di stile pastorale: chi inizia un servizio ecclesiale — questa è la sua lezione — non deve cancellare le tracce di chi ha lavorato precedentemente, ma deve porre umilmente i propri piedi sulle orme di chi ha camminato e faticato prima di lui. Se accadesse sempre così, sarebbe salvo tanto patrimonio di bene, che invece viene spesso demolito e dilapidato. Il Papa ha raccolto questa eredità e la sta elaborando con il suo stile mite e riservato, con le sue parole pacate e profonde, con i suoi gesti misurati ma incisivi.

Benedetto xvi nel suo discorso inaugurale del ministero petrino, il 24 aprile 2005, ha usato espressioni molto chiare: «Il mio vero programma di governo — ha detto il Papa — è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire le mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia». Da quel giorno sono trascorsi cinque anni. Per un pontificato non si tratta certo di un lungo periodo, ma di un lasso di tempo sufficiente per tracciare un primo bilancio. Per cosa si batte Benedetto xvi? Che messaggio vuol portare agli uomini, a Roma e nel mondo? Cosa lo muove e cosa è riuscito lui stesso a smuovere?

Va anzitutto sottolineato quanto questo Papa abbia sorpreso tutti noi: in primo luogo per la lievità con la quale ha assunto il compito del suo predecessore Giovanni Paolo ii, interpretandolo in modo nuovo e tuttavia egualmente pieno di vitalità. Giovanni Paolo ii è stato il Pontefice delle grandi immagini, dalla potenza immediatamente evocativa; Benedetto xvi è il Papa della parola, della forza della parola: è un teologo più che un uomo di grandi gesti, un uomo che «parla» di Dio.

Allo stesso modo ha destato in noi meraviglia come l'ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il suo calore e la sua semplicità così spontanea e vera, riesca senza sforzo alcuno ad avvincere il cuore degli uomini.

È giunto inaspettato anche il coraggio che segna chiaramente il pontificato del Papa tedesco.

Benedetto xvi non teme i confronti e i dibattiti. Chiama per nome le insufficienze e gli errori dell'occidente, critica quella violenza che pretende di avere una giustificazione religiosa. Non smette mai di ricordarci che si voltano le spalle a Dio con il relativismo e l'edonismo non meno che con l'imposizione della religione attraverso la minaccia e la violenza. Al centro del pensiero del Papa sta la questione del rapporto tra fede e ragione; tra religione e rinuncia alla violenza.

Dalla sua prospettiva, la rievangelizzazione dell'Europa e di tutto il mondo sarà possibile quando gli uomini comprenderanno che fede e ragione non sono in contrasto, ma in relazione tra loro. Una fede che non si misura con la ragione diviene essa stessa irragionevole e priva di senso. E al contrario, una concezione della ragione che riconosce unicamente ciò che è misurabile non basta per comprendere l'intera realtà. La ragione deve lasciare spazio alla fede e la fede deve rendere testimonianza alla ragione, perché entrambe non si sminuiscano nel ristretto orizzonte della propria ontologia. In fondo, al Papa interessa riaffermare il nocciolo della fede cristiana: l'amore di Dio per l'uomo, che trova nella morte in croce di Gesù e nella sua risurrezione l'espressione insuperabile. Questo amore è l'immutabile centro sul quale si fonda la fiducia cristiana nel mondo, ma anche l'impegno alla misericordia, alla carità, alla rinuncia alla violenza.

Non a caso la prima enciclica di Benedetto xvi è intitolata Deus caritas est, «Dio è amore». È un segno evidente; di più, una frase programmatica del suo pontificato. Benedetto xvi vuole far risplendere il fascinosum del messaggio cristiano. È questo che, più di ogni altra cosa, caratterizza il pontificato del Papa teologo. Nella sua prospettiva, sta qui la forza e anche la possibilità di futuro per la fede. Il messaggio del successore di Pietro è tanto semplice quanto profondo: la fede non è un problema da risolvere, è un dono che va scoperto nuovamente, giorno per giorno. La fede dona gioia e pienezza.

Ma la fede ha un volto umano — Gesù Cristo. In lui, il Dio nascosto è divenuto visibile, tangibile. Dio, nella sua grandezza incommensurabile, si offre a noi nel suo Figlio. Al Santo Padre preme annunciare il Dio fatto carne, urbi et orbi, a piccoli e grandi, a chi ha potere e a chi non ne ha, dentro e fuori la Chiesa, che lo si gradisca o meno. E anche se tutti gli occhi e le telecamere sono puntati sul Papa, non si tratta tanto di lui.

Il Santo Padre non mette al centro se stesso, non annuncia se stesso, ma Gesù Cristo, l'unico redentore del mondo. Chi vive in pace con Dio, chi si lascia riconciliare con lui, trova anche la pace con se stesso, con il prossimo e la creazione che lo circonda. La fede aiuta a vivere, la fede regala gioia, la fede è un grande dono: questa è la convinzione più profonda di Papa Benedetto.

Per lui è un sacro dovere lasciare tracce che conducano a questo dono. Con parole e immagini il libro premiato ne dà testimonianza: esso vuole essere un attestato di devozione e di affetto al Santo Padre, e un piccolo strumento — anch'esso umile, parziale ma evocativo con la forza delle immagini — di evangelizzazione e di documentazione di una testimonianza che si esprime «in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra» (Atti degli Apostoli, 1, 6).

(©L'Osservatore Romano - 26 settembre 2010)


Paparatzifan
00lunedì 27 settembre 2010 18:04
Dal blog di Lella...

PADRE GEORG: IL MIO LIBRO SVELA IL VERO PAPA

Santa Di Salvo

Anacapri. Il suo difficile cognome non lo ricorda quasi nessuno. Per tutti è padre Georg, segretario e assistente personale di Papa Ratzinger. Ma Georg Gaenswein, teologo di Friburgo, 54 anni splendidamente portati, fisico sportivo di chi ha camminato a lungo per i sentieri dell’amatissima Foresta Nera, è un uomo potente e discreto che sembra rifuggire i riflettori solo per meglio adempiere ai suoi doveri.
In questo molto diverso dall’onnipresente padre Stanislao, celebre braccio destro di Giovanni Paolo II, con altrettanto impronunciabile cognome, Dziwisz, oggi vescovo di Cracovia.

«Per favore, niente paragoni. La mia è una discrezione di tipo personale e, necessariamente, istituzionale. Cioè dettata dal ruolo».

Come mai allora, monsignor Georg, ha deciso di uscire allo scoperto raccontando il suo Papa in un libro fotografico? Il volume, «Benedetto XVI Urbi et Orbi», edito in Italia dalla Libreria Editrice Vaticana, ha vinto ieri una delle sezioni più importanti del premio Capri San Michele.

«Le ragioni sono due. La prima è soggettiva. I cinque anni del pontificato di Papa Ratzinger hanno segnato il nostro tempo ma sono stati spesso mal compresi, mal visti e mal tradotti. Insomma, era necessario ampliare l’orizzonte di questo magistero. Il modo migliore per farlo era proprio il linguaggio universale della fotografia. Le foto parlano tutti gli idiomi del mondo. E soprattutto parlano al cuore».

La ragione oggettiva?

«Quella me l’ha data la casa editrice tedesca Herder chiedendomi di impegnarmi nell’impresa. Con il permesso dal Santo Padre, l’ho fatto».

Per la prima volta in modo ufficiale, lei è sceso in campo anche con un’intervista concessa a Bild nell’aprile scorso, in cui dice con chiarezza che «nessuno ha mai condannato con tanta forza gli abusi come il Papa». Il libro è dunque la sua risposta a chi dipinge Ratzinger in modo diverso dal vero?

«Io penso semplicemente che noi dobbiamo seguire le tracce del Santo Padre. Ad ogni suo viaggio il libro ha dato un titolo. Alla fine, le varie tessere ricompongono un mosaico che ci restituisce la vera immagine del papa».

I vaticanisti più accreditati dicono che, partito sconfitto, papa Ratzinger è tornato vincitore dallo storico viaggio in Inghilterra. Cosa è accaduto, secondo lei, per trasformare così radicalmente la percezione del suo magistero?

«Vede, la presenza del Pontefice ogni volta finisce per cambiare quella che io definisco ”l’opinione pubblicata”. Cioè non quello che pensa la gente, ma ciò che i media scrivono, non sempre seguendo ciò che il Papa ha detto. La presenza fisica di Benedetto XVI, invece, cambia ogni volta le carte in tavola. La gente sente la sua parola diretta, non quella riferita, e quello che il Santo Padre dice convince. Sì, l’accoglienza in Gran Bretagna è stata di incredibile affetto. E non solo da parte cattolica, ma da parte di tutte le persone di buona volontà. Confesso che anche per noi è stata una grande sorpresa scoprire questo inconsueto calore britannico...».

© Copyright Il Mattino, 26 settembre 2010


Paparatzifan
00venerdì 1 ottobre 2010 13:58
Dal blog di Lella...

La teologia dei viaggi di Benedetto XVI

postato da Angela Ambrogetti

A Francoforte si raccontano i viaggi del papa teologo.
È l' appuntamento più interessante dei giorni della 62 esima edizione della Frankfurt Buchmesse per ikl settore dell' editoria cattolica. Ed la Lev, la libreria editrice vaticana ad organizzare l'incontro :"Travelling with the Pope".
Il Forum Dialog del 7 ottobre ( che si svolge nella Hall 6.1 E 913) è dedicato sulla produzione editoriale mondiale dei viaggi di Benedetto XVI. E ci saranno tutti gli "editori del papa" da Don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, a Burkhard Menke, della casa editrice tedesca Herder, e poi Paul Henderson, della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d'America, Martin Fergal, dell'inglese Catholic Truth Society, e Gianluca Azzaro, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Ai viaggi di Benedetto XVI la Lev ha dedicato una collana che propone tutti i discorsi, omelie e interviste del Santo Padre durante i singoli viaggi.
Il top della serie, a coronamento dei cinque anni di pontificato , il libro curato dal segretario particolare di Sua Santità, Mons. Georg Gänswein: "Benedetto XVI Urbi et orbi. Con il Papa per le vie di Roma e del Mondo". Nato dalla passione della Herder, dalla voglia di raccontare il papa "davvero" , è stato tradotto dalla LEV e ha ottenuto il Premio Capri-San Michele 2010 per la sezione immagini-verità.
Proprio in occasione della premiazione il segretario del papa ha voluto proporre una lettura del grande coraggio intellettuale di papa Benedetto che si manifesta con maggior chiarezza durante i viaggi. "Benedetto XVI non teme i confronti e i dibattiti. Chiama per nome le insufficienze e gli errori dell'occidente, critica quella violenza che pretende di avere una giustificazione religiosa. Non smette mai di ricordarci che si voltano le spalle a Dio con il relativismo e l'edonismo non meno che con l'imposizione della religione attraverso la minaccia e la violenza. Al centro del pensiero del Papa sta la questione del rapporto tra fede e ragione; tra religione e rinuncia alla violenza.
Dalla sua prospettiva, la rievangelizzazione dell'Europa e di tutto il mondo sarà possibile quando gli uomini comprenderanno che fede e ragione non sono in contrasto, ma in relazione tra loro. Una fede che non si misura con la ragione diviene essa stessa irragionevole e priva di senso. E al contrario, una concezione della ragione che riconosce unicamente ciò che è misurabile non basta per comprendere l'intera realtà. La ragione deve lasciare spazio alla fede e la fede deve rendere testimonianza alla ragione, perché entrambe non si sminuiscano nel ristretto orizzonte della propria ontologia. In fondo, al Papa interessa riaffermare il nocciolo della fede cristiana: l'amore di Dio per l'uomo, che trova nella morte in croce di Gesù e nella sua risurrezione l'espressione insuperabile. Questo amore è l'immutabile centro sul quale si fonda la fiducia cristiana nel mondo, ma anche l'impegno alla misericordia, alla carità, alla rinuncia alla violenza."
Saranno anche questi i temi, insieme a molti altri , del libro intervista del giornalista tedesco Peter Seewald dal titolo "La luce del mondo", di cui si stanno ultimando le traduzioni insieme al secondo volume del Gesù di Nazaret cui forse potrebbe seguire un terzo studio sui Vangeli dell' Infanzia.
Nello stand dell'editrice vaticana si potrò vedere la produzione della Biblioteca Apostolica Vaticana, con il primo volume della sua monumentale storia, e i testi dei Musei Vaticani, poi le ultime novità e al centro la gigantografia tridimensionale del primo volume dell'Opera Omnia di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, dedicato alla liturgia.

www.angelambrogetti.org/


Paparatzifan
00giovedì 7 ottobre 2010 23:10
Dal blog di Lella...

Annunciati alla Buchmesse di Francoforte il libro con l'intervista di Peter Seewald a Benedetto XVI e il secondo volume del Papa su Gesù

Molti resteranno sorpresi

Grande si prospetta l'attesa per l'intervista di Benedetto XVI con Peter Seewald dal titolo Licht der Welt. Der Papst, die Kirche und die Zeichen der Zeit ("Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi") la cui uscita il prossimo 24 novembre è stata annunciata alla Fiera di Francoforte. "Sono rimasto sconvolto dalla bontà e dalla disponibilità del Papa" dice il giornalista tedesco che in passato aveva intervistato per due volte il cardinale Ratzinger. Sono infatti di Seewald Salz der Erde. Christentum und katholische Kirche an der Jahrtausendwende (1996; traduzione italiana Il sale della terra. Cristianesimo e Chiesa cattolica nel xxi secolo, 1997) e Gott und die Welt. Glauben und Leben in unserer Zeit (2001, traduzione italiana Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio, 2001). Anche questa volta l'intervistato non si è sottratto ad alcuna domanda e credo - sottolinea Seewald - che "tutti resteranno sorpresi di incontrare un Ratzinger così disponibile e così aperto".
Così il giornalista e scrittore tedesco giovedì 7 ottobre in un incontro con la stampa alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte. Nell'occasione la Libreria Editrice Vaticana (Lev) e l'editore Herder hanno fatto il punto della situazione sullo stato delle pubblicazioni riguardanti Benedetto XVI. Come ha detto don Giuseppe Costa, direttore della Lev, è fortissimo il richiamo editoriale che le pubblicazioni di Joseph Ratzinger portano con sé. "C'è attesa per i messaggi del Santo Padre e c'è l'interesse dell'editoria mondiale di pubblicarlo". La realtà conferma inoltre la crescita della partnership fra la Lev e l'editore Herder, prosegue don Costa. "Entrambi condividono la responsabilità storica di tradurre in prodotti per il mercato librario le parole e gli scritti di un Papa che sa utilizzare un linguaggio immediato e sciolto, sintetico e chiaro". Riguardo poi all'intervista di Seewald, il semplice fatto di averla accettata "significa una grande attenzione allo strumento letterario".
Il libro, che sarà in distribuzione dal 24 novembre, sarà certo un efficace stimolo alla riflessione contemporanea sulla Chiesa.
Prima di ricevere il testo già dodici case editrici di livello mondiale si sono assicurate i diritti per la pubblicazione dell'intervista al Papa, tra le quali la Ignatius Press per gli Stati Uniti d'America e la Bayard per la Francia. Proprio nell'incontro di giovedì alla Buchmesse queste ultime case editrici erano rappresentate dal gesuita Joseph Fessio e da Fréderic Boyer, direttore editoriale di Bayard.
Quanto al volume su Gesù si può parlare senza mezzi termini di un successo editoriale mondiale con oltre trenta edizioni pubblicate per un totale di circa tre milioni di copie vendute in tutto il mondo. E un successo analogo si va prospettando anche per la continuazione dell'opera ormai imminente. Diceva Benedetto XVI l'11 luglio del 2007 nella basilica di San Giovanni in Laterano all'apertura del Convegno della diocesi di Roma: "Per l'educazione e la formazione cristiana è decisiva anzitutto la preghiera e la nostra amicizia personale con Gesù: solo chi conosce e ama Gesù Cristo può introdurre i fratelli in un rapporto vitale con lui. E proprio mosso da questa necessità ho pensato che sarebbe utile scrivere un libro che aiuti a conoscere Gesù".

(©L'Osservatore Romano - 8 ottobre 2010)


Paparatzifan
00venerdì 8 ottobre 2010 17:26
Dal blog di Lella...

Il libro-intervista con Benedetto XVI esce il 24 novembre

Nell’ambito della Buchmesse di Francoforte, ieri la Libreria Editrice Vaticana (Lev) e l’Editore Herder hanno fatto il punto sul secondo volume dell’opera di Benedetto XVI dedicata a «Gesù di Nazareth», che s’intitolerà: «Dall’ingresso a Gerusalemme alla Risurrezione», e hanno inoltre informato sullo stato del librointervista del Papa col giornalista tedesco Peter Seewald il cui titolo sarà «Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi».
All’incontro, cui hanno partecipato il direttore della Lev, Giuseppe Costa, il responsabile editoriale Edmondo Caruana, Peter Seewald e Manuel Herder, è stato ricordato il successo mondiale del primo volume con oltre 32 edizioni pubblicate e quasi tre milioni di copie vendute. Lo stesso successo si prevede anche per la seconda parte.
La Lev, infatti, ha già firmato 24 contratti con editori stranieri, e altrettanti lo faranno nei prossimi giorni alla Buchmesse. L’uscita del librointervista col Papa, invece, è annunciata per il 24 novembre e il giorno prima a Roma si terrà una conferenza stampa di presentazione. Già 12 editori hanno preso i diritti per la pubblicazione dell’intervista al Papa, tra cui la Ignatius Press per gli Usa e la Bayard in Francia. Seewald, che già nel 1997 e nel 2001 aveva intervistato il cardinale Ratzinger, ha dichiarato all’«Osservatore Romano»: «Sono rimasto sconvolto dalla bontà e dalla disponibilità del Papa. Tutti resteranno sorpresi».

© Copyright Avvenire, 8 ottobre 2010


Paparatzifan
00lunedì 1 novembre 2010 21:28
Da "Periodista digital"...

¿Tolerancia cero?





27.10.10 | 13:59. Archivado en Benedicto XVI

Anoche tuvimos la ocasión de disfrutar de la compañía y conversación del director de Vida Nueva, Juan Rubio, quien presentó su último libro. De título impactante y temática atrevida. "Tolerancia cero. La cruzada de Benedicto XVI contra la pederastia en la Iglesia" (Desclée De Brouweer), es el primer libro en castellano sobre el mayor escándalo al que ha tenido que enfrentarse la Iglesia en las últimas décadas.

El gesto de Juan, "un sacerdote que escribe", como él mismo se define, es de agradecer. En primer lugar, por abordar, con sinceridad e información, el asunto. En segundo término, por su condición sacerdotal, que podría llevarnos a pensar en una cierta condescendencia con la institución. Finalmente, por su valentía a la hora de responder a las cuestiones planteadas en la cena.

Siendo sincero, he de decir que el libro no responde en su totalidad a las expectativas planteadas por el autor durante la presentación, pero sí recoge muchos interrogantes y, lo más importante en una investigación de este tipo, plantea claves interpretativas intachables, que ojalá sirvan de base para que, desde el interior de la Iglesia se ponga de una vez punto y final no sólo a los abusos, sino primordialmente al indecente silencio que en torno a los mismos ha presidido la actuación episcopal en todo el mundo.

Juan Rubio constata varias realidades. Dejamos caer unas cuantas: que durante el Pontificado de Juan Pablo II no se actuó como correspondía; que el propio Ratzinger tuvo que pasar por un proceso de "conversión" para tomar conciencia de la gravedad de los hechos; que buena parte de la Curia todavía hoy se resiste a los cambios; que sin el papel de la prensa -habiendo escuchado a Juan y leyendo posteriormente el libro no termino de saber cuál es su opinión al respecto- probablemente no se hubieran planteado las medidas actuales; que Benedicto XVI no es el problema, sino parte sustancial del comienzo de su solución; y que ya no hay marcha atrás. Se ha roto el "muro de cristal" que protegía a los curas pederastas y dejaba de lado a las víctimas. Algo que ya se refleja en los cuestionarios para el prebiterado y en los informes para la designación episcopal.

En suma, un primer, honesto y documentado intento por poner luz ante la actuación de Benedicto XVI y el futuro de la Iglesia. Una visión esperanzada pese a las tinieblas, muy de agradecer tanto al autor como a la editorial. Futuros libros seguramente completarán el estudio de Juan Rubio. Pero ya se sabe: todas las grandes gestas comienzan con un paso. Y el de Juan Rubio en este libro es todo un salto. Enhorabuena.

baronrampante@hotmail.es


Paparatzifan
00mercoledì 17 novembre 2010 13:10
Dal blog di Lella...

Dalla pedofilia al nodo celibato le risposte del Papa in un libro-intervista

Il giornalista Peter Seewald (un tempo marxista militante) rivolge 90 domande a Benedetto XVI

Nina Fabrizio

Le vere cause che hanno portato all'esplosione dello scandalo pedofilia, gli scottanti temi legati al rapporto tra Chiesa e sessualità – dal celibato alle relazioni omosessuali passando per i contraccettivi – , l'opportunità di convocare un Concilio Vaticano III da più parti sollevata, l'ombra di uno scisma nella Chiesa cattolica e persino il tema, tra i più delicati per un Pontefice, dell'ipotesi dimissioni.
Senza reticenze e senza indugi, a questi e ad altri quesiti che l'ANSA è in grado di anticipare, papa Ratzinger risponde nel libro-intervista "Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi" che martedì prossimo, in Vaticano, verrà presentato alla stampa mondiale.
A sottoporre Benedetto XVI a oltre novanta domande che vanno dalla stringente attualità fino ai temi più eminentemente religiosi, relativi alla dimensione universale e salvifica della Chiesa, il giornalista tedesco Peter Seewald, già autore con l'allora card. Ratzinger dei libri-intervista "Il sale della Terra. Cristianesimo e Chiesa cattolica nel XXI secolo" e "Dio e Il Mondo. Essere cristiani nel terzo millennio". Da quando è salito alla Cattedra di Pietro, però, per Ratzinger si tratta del primo libro a quattro mani con un giornalista.
Una sfida che il Papa ha affrontato con grande serenità confrontandosi vis-a-vis per una settimana l'estate scorsa a Castel Gandolfo con il giornalista con cui condivide la lingua madre (Seewald ha alle spalle un passato da marxista militante: ha poi percorso un lento cammino di riscoperta delle proprie radici cristiane). Ne è nato un volume in cui il Papa, come spiega chi ha avuto occasione di visionarlo già, «parla a cuore aperto, con assoluta franchezza» e «un linguaggio molto semplice».
Così scorrendo le 284 pagine del testo edito in Italia dalla Lev, la Libreria editrice vaticana, il Papa confida il suo pensiero sulla possibilità di un dialogo «genuino» con l'Islam, sull'ipotesi di uno «scisma» all'interno della Chiesa cattolica, sulla «speranza» per l'unità della Chiesa, sulla «dittatura del relativismo». Benedetto XVI affronta anche temi come il rinnovamento della Chiesa, la formazione dei cristiani e il dialogo con le altre confessioni cristiane.
Il Pontefice non si sottrae nemmeno alle domande sui recenti scandali. Quali sono state le cause degli abusi sessuali tra i preti, se siano stati volutamente «coperti», e anche se la dimensione dello scandalo lo abbia portato a prendere in considerazione le dimissioni. E ancora, l'intervistatore chiede se la Chiesa debba ripensare il suo insegnamento sul celibato, sul sacerdozio femminile, sulla contraccezione, sulle relazioni tra persone dello stesso sesso e sulla comunione ai divorziati risposati.
L'orizzonte poi si allarga, e dopo aver considerato l'opportunità di indire un Concilio Vaticano Terzo, il Papa spiega perché la cristianità sia l'unica verità e come possa il Pontefice proclamarsi infallibile.
L'attesa per il libro, che cade a cinque anni dall'inizio del pontificato, è grande come le aspettative di vendita. La Lev, che distribuirà il volume nel mondo tranne che in Germania (dove verrà edito dalla Herder), ha predisposto al momento una tiratura in 50 mila copie solo per la prima stampa. Il testo «debutterà» dapprima in dieci lingue: italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, catalano, croato, polacco, danese e svedese. Non sono escluse future traduzioni in cinese e in arabo. La parola del Papa, si sottolinea in Vaticano, è aperta a tutti.

© Copyright Gazzetta del sud, 17 novembre 2010


Paparatzifan
00sabato 20 novembre 2010 21:03
Libro intervista con Peter Seewald...

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PER MIA DECISIONE, MI ASTERRO' DI RIPORTARE QUI GLI ARTICOLI CHE PARLANO DI UNA POSSIBILE APERTURA DI B16 SULL'USO DEL PRESERVATIVO, ARTICOLI CHE TRAVISANO LE PAROLE DEL PAPA. QUESTO TIPO DI GIORNALISMO E' DI UN'INQUALIFICABILE IMMORALITA'!

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Bestion.
00sabato 20 novembre 2010 22:27
"Luce del mondo" - intervista a Benedetto XVI

Esce il 23 novembre il libro con l'intervista
concessa da Benedetto XVI a Peter Seewald





Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi


Luce del mondo è il titolo con il quale sta per essere pubblicato il libro che raccoglie la conversazione di Benedetto XVI con il giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald.
La nuova opera, edita in italiano dalla Libreria Editrice Vaticana, uscirà in contemporanea in altre lingue il prossimo 23 novembre e ha come sottotitolo Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Nei 18 capitoli che lo compongono, raggruppati in tre parti - "I segni dei tempi", "Il pontificato", "Verso dove andiamo" - Benedetto XVI risponde alle più scottanti questioni del mondo di oggi. Del libro (pagine 284, euro 19,50) anticipiamo alcuni stralci.

La gioia del cristianesimo
Tutta la mia vita è sempre stata attraversata da un filo conduttore, questo: il cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti. In definitiva un'esistenza vissuta sempre e soltanto "contro" sarebbe insopportabile.

Un mendicante
Per quel che riguarda il Papa, anche lui è un povero mendicante davanti a Dio, ancora più degli altri uomini. Naturalmente prego innanzitutto sempre il Signore, al quale sono legato, per così dire, da antica amicizia. Ma invoco anche i santi. Sono molto amico di Agostino, di Bonaventura e di Tommaso d'Aquino. A loro quindi dico: "Aiutatemi"! La Madre di Dio, poi, è sempre e comunque un grande punto di riferimento. In questo senso, mi inserisco nella Comunione dei Santi. Insieme a loro, rafforzato da loro, parlo poi anche con il Dio buono, soprattutto mendicando, ma anche ringraziando; o contento, semplicemente.

Le difficoltà
L'avevo messo nel conto. Ma innanzitutto bisognerebbe essere molto cauti con la valutazione di un Papa, se sia significativo o meno, quando è ancora in vita. Solo in un secondo momento si può riconoscere quale posto, nella storia nel suo insieme, ha una determinata cosa o persona. Ma che l'atmosfera non sarebbe stata sempre gioiosa era evidente in considerazione dell'attuale costellazione mondiale, con tutte le forze di distruzione che ci sono, con tutte le contraddizioni che in essa vivono, con tutte le minacce e gli errori. Se avessi continuato a ricevere soltanto consensi, avrei dovuto chiedermi se stessi veramente annunciando tutto il Vangelo.

Lo shock degli abusi
I fatti non mi hanno colto di sorpresa del tutto. Alla Congregazione per la Dottrina della Fede mi ero occupato dei casi americani; avevo visto montare anche la situazione in Irlanda. Ma le dimensioni comunque furono uno shock enorme. Sin dalla mia elezione al Soglio di Pietro avevo ripetutamente incontrato vittime di abusi sessuali. Tre anni e mezzo fa, nell'ottobre 2006, in un discorso ai vescovi irlandesi avevo chiesto loro di "stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi".
Vedere il sacerdozio improvvisamente insudiciato in questo modo, e con ciò la stessa Chiesa Cattolica, è stato difficile da sopportare. In quel momento era importante però non distogliere lo sguardo dal fatto che nella Chiesa il bene esiste, e non soltanto queste cose terribili.

I media e gli abusi
Era evidente che l'azione dei media non fosse guidata solamente dalla pura ricerca della verità, ma che vi fosse anche un compiacimento a mettere alla berlina la Chiesa e, se possibile, a screditarla. E tuttavia era necessario che fosse chiaro questo: sin tanto che si tratta di portare alla luce la verità, dobbiamo essere riconoscenti. La verità, unita all'amore inteso correttamente, è il valore numero uno. E poi i media non avrebbero potuto dare quei resoconti se nella Chiesa stessa il male non ci fosse stato. Solo perché il male era dentro la Chiesa, gli altri hanno potuto rivolgerlo contro di lei.

Il progresso
Emerge la problematicità del termine "progresso". La modernità ha cercato la propria strada guidata dall'idea di progresso e da quella di libertà. Ma cos'è il progresso? Oggi vediamo che il progresso può essere anche distruttivo. Per questo dobbiamo riflettere sui criteri da adottare affinché il progresso sia veramente progresso.

Un esame di coscienza
Al di là dei singoli piani finanziari, un esame di coscienza globale è assolutamente inevitabile. E a questo la Chiesa ha cercato di contribuire con l'enciclica Caritas in veritate. Non dà risposte a tutti i problemi. Vuole essere un passo in avanti per guardare le cose da un altro punto di vista, che non sia soltanto quello della fattibilità e del successo, ma dal punto di vista secondo cui esiste una normatività dell'amore per il prossimo che si orienta alla volontà di Dio e non soltanto ai nostri desideri. In questo senso dovrebbero essere dati degli impulsi perché realmente avvenga una trasformazione delle coscienze.

La vera intolleranza
La vera minaccia di fronte alla quale ci troviamo è che la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa. C'è il pericolo che la ragione, la cosiddetta ragione occidentale, sostenga di avere finalmente riconosciuto ciò che è giusto e avanzi così una pretesa di totalità che è nemica della libertà. Credo necessario denunciare con forza questa minaccia. Nessuno è costretto ad essere cristiano. Ma nessuno deve essere costretto a vivere secondo la "nuova religione", come fosse l'unica e vera, vincolante per tutta l'umanità.

Moschee e burqa
I cristiani sono tolleranti ed in quanto tali permettono anche agli altri la loro peculiare comprensione di sé. Ci rallegriamo del fatto che nei Paesi del Golfo arabo (Qatar, Abu Dhabi, Dubai, Quwait) ci siano chiese nelle quali i cristiani possono celebrare la Messa e speriamo che così accada ovunque. Per questo è naturale che anche da noi i musulmani possano riunirsi in preghiera nelle moschee.
Per quanto riguarda il burqa, non vedo ragione di una proibizione generalizzata. Si dice che alcune donne non lo portino volontariamente ma che in realtà sia una sorta di violenza imposta loro. È chiaro che con questo non si può essere d'accordo. Se però volessero indossarlo volontariamente, non vedo perché glielo si debba impedire.

Cristianesimo e modernità
L'essere cristiano è esso stesso qualcosa di vivo, di moderno, che attraversa, formandola e plasmandola, tutta la mia modernità, e che quindi in un certo senso veramente la abbraccia.
Qui è necessaria una grande lotta spirituale, come ho voluto mostrare con la recente istituzione di un "Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione". È importante che cerchiamo di vivere e di pensare il Cristianesimo in modo tale che assuma la modernità buona e giusta, e quindi al contempo si allontani e si distingua da quella che sta diventando una contro-religione.

Ottimismo
Lo si potrebbe pensare guardando con superficialità e restringendo l'orizzonte al solo mondo occidentale. Ma se si osserva con più attenzione - ed è quello che mi è possibile fare grazie alle visite dei vescovi di tutto il mondo e anche ai tanti altri incontri - si vede che il cristianesimo in questo momento sta sviluppando anche una creatività del tutto nuova [...]
La burocrazia è consumata e stanca. Sono iniziative che nascono dal di dentro, dalla gioia dei giovani. Il cristianesimo forse assumerà un volto nuovo, forse anche un aspetto culturale diverso. Il cristianesimo non determina l'opinione pubblica mondiale, altri ne sono alla guida. E tuttavia il cristianesimo è la forza vitale senza la quale anche le altre cose non potrebbero continuare ad esistere. Perciò, sulla base di quello che vedo e di cui riesco a fare personale esperienza, sono molto ottimista rispetto al fatto che il cristianesimo si trovi di fronte ad una dinamica nuova.

La droga
Tanti vescovi, soprattutto quelli dell'America Latina, mi dicono che là dove passa la strada della coltivazione e del commercio della droga - e questo avviene in gran parte di quei paesi - è come se un animale mostruoso e cattivo stendesse la sua mano su quel paese per rovinare le persone. Credo che questo serpente del commercio e del consumo di droga che avvolge il mondo sia un potere del quale non sempre riusciamo a farci un'idea adeguata. Distrugge i giovani, distrugge le famiglie, porta alla violenza e minaccia il futuro di intere nazioni.
Anche questa è una terribile responsabilità dell'Occidente: ha bisogno di droghe e così crea paesi che gli forniscono quello che poi finirà per consumarli e distruggerli. È sorta una fame di felicità che non riesce a saziarsi con quello che c'è; e che poi si rifugia per così dire nel paradiso del diavolo e distrugge completamente l'uomo.

Nella vigna del Signore
In effetti avevo una funzione direttiva, però non avevo fatto nulla da solo e ho lavorato sempre in squadra; proprio come uno dei tanti operai nella vigna del Signore che probabilmente ha fatto del lavoro preparatorio, ma allo stesso tempo è uno che non è fatto per essere il primo e per assumersi la responsabilità di tutto. Ho capito che accanto ai grandi Papi devono esserci anche Pontefici piccoli che danno il proprio contributo. Così in quel momento ho detto quello che sentivo veramente [...]
Il concilio Vaticano II ci ha insegnato, a ragione, che per la struttura della Chiesa è costitutiva la collegialità; ovvero il fatto che il Papa è il primo nella condivisione e non un monarca assoluto che prende decisioni in solitudine e fa tutto da sé.

L'ebraismo
Senza dubbio. Devo dire che sin dal primo giorno dei miei studi teologici mi è stata in qualche modo chiara la profonda unità fra Antica e Nuova Alleanza, tra le due parti della nostra Sacra Scrittura. Avevo compreso che avremmo potuto leggere il Nuovo Testamento soltanto insieme con ciò che lo ha preceduto, altrimenti non lo avremmo capito. Poi naturalmente quanto accaduto nel Terzo Reich ci ha colpito come tedeschi e tanto più ci ha spinto a guardare al popolo d'Israele con umiltà, vergogna e amore.
Nella mia formazione teologica queste cose si sono intrecciate ed hanno segnato il percorso del mio pensiero teologico. Dunque era chiaro per me - ed anche qui in assoluta continuità con Giovanni Paolo II - che nel mio annuncio della fede cristiana doveva essere centrale questo nuovo intrecciarsi, amorevole e comprensivo, di Israele e Chiesa, basato sul rispetto del modo di essere di ognuno e della rispettiva missione [...]
Comunque, a quel punto, anche nella antica liturgia mi è sembrato necessario un cambiamento. Infatti, la formula era tale da ferire veramente gli ebrei e di certo non esprimeva in modo positivo la grande, profonda unità fra Vecchio e Nuovo Testamento.
Per questo motivo ho pensato che nella liturgia antica fosse necessaria una modifica, in particolare, come ho detto, in riferimento al nostro rapporto con gli amici ebrei. L'ho modificata in modo tale che vi fosse contenuta la nostra fede, ovvero che Cristo è salvezza per tutti. Che non esistono due vie di salvezza e che dunque Cristo è anche il Salvatore degli ebrei, e non solo dei pagani. Ma anche in modo tale che non si pregasse direttamente per la conversione degli ebrei in senso missionario, ma perché il Signore affretti l'ora storica in cui noi tutti saremo uniti. Per questo gli argomenti utilizzati da una serie di teologi polemicamente contro di me sono avventati e non rendono giustizia a quanto fatto.

Pio XII
Pio XII ha fatto tutto il possibile per salvare delle persone. Naturalmente ci si può sempre chiedere: "Perché non ha protestato in maniera più esplicita"? Credo che abbia capito quali sarebbero state le conseguenze di una protesta pubblica. Sappiamo che per questa situazione personalmente ha sofferto molto. Sapeva che in sé avrebbe dovuto parlare, ma la situazione glielo impediva.
Ora, persone più ragionevoli ammettono che Pio XII ha salvato molte vite ma sostengono che aveva idee antiquate sugli ebrei e che non era all'altezza del Concilio Vaticano II. Il problema tuttavia non è questo. L'importante è ciò che ha fatto e ciò che ha cercato di fare, e credo che bisogna veramente riconoscere che è stato uno dei grandi giusti e che, come nessun altro, ha salvato tanti e tanti ebrei.

La sessualità
Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l'espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità.
Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l'infezione dell'Hiv. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità.

La Chiesa
Paolo dunque non intendeva la Chiesa come istituzione, come organizzazione, ma come organismo vivente, nel quale tutti operano l'uno per l'altro e l'uno con l'altro, essendo uniti a partire da Cristo. È un'immagine, ma un'immagine che conduce in profondità e che è molto realistica anche solo per il fatto che noi crediamo che nell'Eucaristia veramente riceviamo Cristo, il Risorto. E se ognuno riceve il medesimo Cristo, allora veramente noi tutti siamo riuniti in questo nuovo corpo risorto come il grande spazio di una nuova umanità. È importante capire questo, e dunque intendere la Chiesa non come un apparato che deve fare di tutto - pure l'apparato le appartiene, ma entro dei limiti - bensì come organismo vivente che proviene da Cristo stesso.

L'Humanae vitae
Le prospettive della "Humanae vitae" restano valide, ma altra cosa è trovare strade umanamente percorribili. Credo che ci saranno sempre delle minoranze intimamente persuase della giustezza di quelle prospettive e che, vivendole, ne rimarranno pienamente appagate così da diventare per altri affascinante modello da seguire. Siamo peccatori. Ma non dovremmo assumere questo fatto come istanza contro la verità, quando cioè quella morale alta non viene vissuta. Dovremmo cercare di fare tutto il bene possibile, e sorreggerci e sopportarci a vicenda. Esprimere tutto questo anche dal punto di vista pastorale, teologico e concettuale nel contesto dell'attuale sessuologia e ricerca antropologica è un grande compito al quale bisogna dedicarsi di più e meglio.

Le donne
La formulazione di Giovanni Paolo II è molto importante: "La Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale". Non si tratta di non volere ma di non potere. Il Signore ha dato una forma alla Chiesa con i Dodici e poi con la loro successione, con i vescovi ed i presbiteri (i sacerdoti). Non siamo stati noi a creare questa forma della Chiesa, bensì è costitutiva a partire da Lui. Seguirla è un atto di obbedienza, nella situazione odierna forse uno degli atti di obbedienza più gravosi. Ma proprio questo è importante, che la Chiesa mostri di non essere un regime dell'arbitrio. Non possiamo fare quello che vogliamo. C'è invece una volontà del Signore per noi, alla quale ci atteniamo, anche se questo è faticoso e difficile nella cultura e nella civiltà di oggi.
Tra l'altro, le funzioni affidate alle donne nella Chiesa sono talmente grandi e significative che non può parlarsi di discriminazione. Sarebbe così se il sacerdozio fosse una specie di dominio, mentre al contrario deve essere completamente servizio. Se si dà uno sguardo alla storia della Chiesa, allora ci si accorge che il significato delle donne - da Maria a Monica sino a Madre Teresa - è talmente eminente che per molti versi le donne definiscono il volto della Chiesa più degli uomini.

I novissimi
È una questione molto seria. La nostra predicazione, il nostro annunzio effettivamente è ampiamente orientato, in modo unilaterale, alla creazione di un mondo migliore, mentre il mondo realmente migliore quasi non è più menzionato. Qui dobbiamo fare un esame di coscienza. Certo, si cerca di venire incontro all'uditorio, di dire loro quello che è nel loro orizzonte. Ma il nostro compito è allo stesso tempo sfondare quest'orizzonte, ampliarlo, e di guardare alle cose ultime.
I novissimi sono come pane duro per gli uomini di oggi. Gli appaiono irreali. Vorrebbero al loro posto risposte concrete per l'oggi, soluzioni per le tribolazioni quotidiane. Ma sono risposte che restano a metà se non permettono anche di presentire e riconoscere che io mi estendo oltre questa vita materiale, che c'è il giudizio, e che c'è la grazia e l'eternità. In questo senso dobbiamo anche trovare parole e modi nuovi, per permettere all'uomo di sfondare il muro del suono del finito.

La venuta di Cristo
È importante che ogni epoca stia presso il Signore. Che anche noi stessi, qui ed ora, siamo sotto il giudizio del Signore e ci lasciamo giudicare dal suo tribunale. Si discuteva di una duplice venuta di Cristo, una a Betlemme ed una alla fine dei tempi, sino a quando san Bernardo di Chiaravalle parlò di un Adventus medius, di una venuta intermedia, attraverso la quale sempre Egli periodicamente entra nella storia.
Credo che abbia preso la tonalità giusta. Noi non possiamo stabilire quando il mondo finirà. Cristo stesso dice che nessuno lo sa, nemmeno il Figlio. Dobbiamo però rimanere per così dire sempre presso la sua venuta, e soprattutto essere certi che, nelle pene, Egli è vicino. Allo stesso tempo dovremmo sapere che per le nostre azioni siamo sotto il suo giudizio.



Fonte -





Paparatzifan
00lunedì 22 novembre 2010 08:45
Dal blog di Lella...

L’INTERVISTA

Infine gli dà speranza il fatto che Gesù Cristo non abbandonerà mai la sua Chiesa. Non la lascerà mai cadere in rovina».

Seewald: «Un Pietro 'giovane'»

di Andrea Galli

Peter Seewald ama ricordare, sorridendo, che dai colloqui di papa Gregorio Magno con il diacono Pietro nacquero i famosi quattro Dialoghi , il secondo dei quali è dedicato alla figura di san Benedetto da Norcia. Ora, Ratzinger è diventato Papa con il nome di Benedetto, Peter è diventato diacono e i 'dialoghi' tra i due sono già tre…

Seewald, come ha trovato il Papa rispetto alle altre due interviste?

«L’ho trovato ovviamente più invecchiato. L’incarico che ricopre gli conferisce un’aura che mette più soggezione.
Ma il Ratzinger di prima è il Ratzinger di oggi, ugualmente umile, amabile e presente. Se devo essere onesto, conosco poche persone così efficienti, lucide, curiose e in un certo senso così giovani e moderne come quest’uomo apparentemente anziano che siede sulla cattedra di Pietro. E che ha conservato anche un sottile senso dell’umorismo».

Lei ha potuto rivolgere delle domande non preparate. Il Papa ha comunque rivisto il testo alla fine? Ha corretto diverse cose?

«Io ho presentato in anticipo una traccia, ma le domande non sono state concordate e non ne è stata rifiutata nessuna. Per Ratzinger non ci sono temi tabù.
Ha lasciato nel libro la parola parlata e nel dare l’autorizzazione finale ha solo fatto piccole correzioni, dove riteneva necessarie alcune precisazioni testuali».

Lei conosce Ratzinger e la sua forma mentis molto bene. Cosa l’ha colpita in questa intervista? Ci sono state risposte che non si aspettava?

«Sì, certo. Ratzinger è un osservatore molto preciso ma anche originale. Sono molte le cose che mi hanno colpito nel nostro colloquio. Per esempio la grandezza d’animo e l’amore per il prossimo con cui parla dell’integrazione e del dialogo tra le religioni.
Sono temi che possono far scivolare facilmente su una posizione di chiusura o di eccessivo timore.
Ratzinger integra, non esclude. Vede le cose dalla visuale di Dio, che è un Dio di amore. Nelle sue risposte ci sono poi una quantità di sfumature che prima non si conoscevano. Sulla sua interpretazione del papato, sull’ecumenismo, sulle questioni di morale sessuale, per esempio la prevenzione dell’Aids e l’uso dei profilattici. Mi ha colpito sentire quanto grave giudichi la condizione dell’umanità nella nostra epoca. Questo riguarda la situazione spirituale, ecologica e quella socio-economica. I 'capitali anonimi', questo 'potere anonimo', dice il Papa, rende letteralmente 'schiavo' l’uomo. E coloro che servono tale potere 'sono tormentati e persino distrutti'».

Lei ha detto che ci sono parti di questo libro che non piaceranno a molti vescovi. In che senso?

«Da questa Chiesa il Papa vuole che dopo gli spaventosi casi di abusi e i tanti errori si sottoponga a una profonda purificazione. Inoltre, ritiene sia indispensabile che dopo infinite e sterili discussioni e dopo essersi occupata in modo estenuante di se stessa, la Chiesa torni finalmente a conoscere e a far conoscere Gesù Cristo e il messaggio del Vangelo.
Il compito è annunciare agli uomini la verità. La verità riguardo al mistero della Creazione. La verità riguardo alla nostra speranza, che va al di là della dimensione terrena. Siamo stati a guardare troppo a lungo. Anche i vescovi. Ci siamo accontentati di un cristianesimo di facciata, prendiamo per esempio l’ora di religione o la catechesi, che è a terra. Questo tempo è finito. Le sfide che abbiamo davanti sono diventate estremamente serie.
Oggi si tratta di ritrovare un cristianesimo deciso, votato all’annuncio, per la salvezza della creazione.
Sempre consci del fatto che non siamo cittadini di questa terra, ma, come dice il Papa, siamo in ultimo 'cittadini del Cielo'».

Cosa consola Benedetto XVI della Chiesa di oggi?

«Il Papa pensa che il tempo del relativismo con la sua Weltanschauung, che prende a misura solo l’Io e i suoi desideri, sia destinato a finire. Possiamo già vedere come tanti falsi dei crollano su se stessi. Certamente la Chiesa sta vivendo una crisi seria. In Occidente assistiamo a un crollo del cristianesimo vissuto e delle strutture ecclesiali. Tuttavia molti sottovalutano il fatto che le persone in Europa – in Italia, in Germania, in Spagna, in Polonia – si considerano cristiane e appartenenti alla Chiesa. Non è una minoranza, ma come prima è di gran lunga la maggioranza. Questo è un potenziale che non è andato perso. Inoltre, vista su scala globale, la Chiesa non è mai stata così grande ed estesa come oggi. La speranza del Papa è che possa interrompersi la spirale del silenzio, che i cristiani ritrovino il coraggio per annunciare la propria fede. Non sono pochi coloro che della Chiesa tornano ad apprezzare non solo la sua incomparabile liturgia, ma anche la sua capacità di resistere allo spirito del tempo e alle deformazioni che esso causa. Al Papa danno speranza i molti nuovi movimenti religiosi in giro per il mondo.

© Copyright Avvenire, 21 novembre 2010


Paparatzifan
00lunedì 22 novembre 2010 09:42
Da "Fides et forma"...

DOMENICA 21 NOVEMBRE 2010

TRADUZIONE DELL'INTERO PASSAGGIO SUI CONDOM TRATTO DA "LUCE DEL MONDO"

In occasione del Suo viaggio in Africa a marzo 2009, la politica del Vaticano in materia di AIDS, ancora una volta è diventata bersaglio delle critiche dei media. Il venticinque per cento di tutte le vittime dell'AIDS in tutto il mondo è oggi curato in strutture cattoliche. In alcuni paesi, come il Lesotho, per esempio, la statistica è del 40 per cento. In Africa lei ha dichiarato che l'insegnamento tradizionale della Chiesa si è dimostrato l'unico modo sicuro per fermare la diffusione dell'HIV. I critici, inclusi coloro che provengono dai ranghi stessi della Chiesa, obiettano che è una follia proibire a popolazioni con alto rischio di contagio di usare il preservativo.

La copertura mediatica ha del tutto ignorato il resto del viaggio in Africa a causa di una singola affermazione. Qualcuno mi aveva chiesto perché la Chiesa cattolica adotta una posizione irrealistica e inefficace in materia di AIDS. A quel punto, mi sono sentito davvero provocato, perché la Chiesa fa più di chiunque altro. E io parto da tale affermazione. Perché essa è l'unica istituzione che assiste la gente da vicino e concretamente, attraverso la prevenzione, l'educazione, aiuti, consigli, e accompagnamento. E perché essa non è seconda a nessuno nel trattamento di tanti malati di AIDS, soprattutto dei bambini affetti da AIDS.

Ho avuto la possibilità di visitare uno di questi reparti e di parlare con i pazienti.Questa è stata la vera risposta: la Chiesa fa più di chiunque altro, perché non parla dal tribunale dei giornali, ma aiuta i suoi fratelli e sorelle laddove effettivamente soffrono. Nel mio intervento non stavo facendo una dichiarazione generale sulla questione del preservativo, ma ho semplicemente detto, e questo è ciò che ha causato una così grande offesa, che non possiamo risolvere il problema attraverso la distribuzione di preservativi. Molto resta ancora da fare. Dobbiamo stare vicino alla gente, dobbiamo guidarla e aiutarla, e lo dobbiamo fare prima e dopo che si sia contratta la malattia.

È un dato di fatto, si sa, le persone possono comunque ottenere preservativi quando li vogliono. Ma questo dimostra soltanto che il preservativo da solo non risolve la domanda stessa. Deve avvenire dell'altro. Nel frattempo, nello stesso ambito secolare si è sviluppata la cosiddetta Teoria ABC: Abstinence, Be Faithful, Condom, dove il preservativo è inteso solo come ultima risorsa, quando gli altri due punti non riescono a funzionare. Ciò significa che la fissazione assoluta sul preservativo implica una banalizzazione della sessualità, che, dopo tutto, è proprio la fonte pericolosa di quell'atteggiamento che non fa più vedere la sessualità come espressione di amore, ma solo come una sorta di droga da somministrare a se stessi . Per questo motivo la lotta contro la banalizzazione della sessualità è anche parte della lotta per garantire che la sessualità sia considerata come un valore positivo e consentirle di avere un effetto positivo su tutto l'essere dell'uomo.

Ci può essere una fondamento nel caso di alcuni individui, come nel caso di prostituti maschi che usino il preservativo, quando questo può essere un primo passo nella direzione di una moralizzazione, una prima assunzione di responsabilità, sulla strada del recupero della consapevolezza che non tutto è consentito e che non si può fare ciò che si vuole. Ma non è davvero il modo di affrontare il male dell'infezione da HIV. Questo può basarsi solo su di una umanizzazione della sessualità.

Sta dicendo, allora, che la Chiesa cattolica non è del tutto contraria in linea di principio all'uso dei preservativi?

La Chiesa ovviamente non lo considera come una soluzione reale o morale, ma, in questo o in quel caso, ci potrebbe essere ciononostante, nell'intento di ridurre il rischio di infezione, un primo passo di un movimento verso un modo diverso, un altro modo umano, di vivere la sessualità.

Tratto da Catholic World Report


Commento di Francesco Colafemmina

E' evidente che l'Osservatore Romano ha commesso un memorabile errore pubblicando un estratto decontestualizzato e con una parolina cambiata al femminile (prostituta e non prostituto) e focalizzando l'attenzione rapace dei media. Tuttavia, a mio parere, rimangono forti dubbi e perplessità in merito all'ultima risposta del Pontefice. Dopo aver affermato che non si tratta di una soluzione "reale o morale", accenna ad "un primo passo di un movimento verso un modo diverso di vivere la sessualità". Chiaramente dubito che il Pontefice pensi che il condom costituisca il primo passo verso un "modo umano di vivere la sessualità". Anche perché prima della risposta di Seewald ha contrapposto il ricorso al condom all' "umanizzazione della sessualità". Che qualcuno abbia manomesso il periodo della risposta del Papa con una erronea punteggiatura?
Ad ogni modo resta difficile giustificare l'uso dei condom nel caso di prostituti maschi e non nel caso di prostitute femmine infette o di coppie sposate con uno dei due coniugi infetto. E resta difficile comprendere come - in linea di massima - il rifiuto del condom inteso come mezzo per favorire un rapporto sessuale non volto alla riproduzione ma al mero piacere, possa essere invece giustificato nel caso della prostituzione (maschile o femminile che sia). Solo nel caso della prostituzione maschile avrebbe un senso la riflessione largamente "pratica" e non strettamente "etica" del Pontefice (per quanto ci sia sempre l'implicazione etica nel non attentare, pur in stato di peccato, alla vita di colui con cui si pecca). Ma si attendono ancora chiarimenti dalla Sala Stampa della Santa Sede.
Sarà che un intervista non è un trattato di etica, tuttavia è proprio la forza semplificatrice dell'intervista che rischia di trasformare una riflessione del Papa nello sdoganamento dell'uso dei condom. Si richiederà dunque un chiarimento dottrinale?



AGGIORNAMENTO: Nota di Padre Lombardi!

"Allo stesso tempo il Papa considera una situazione eccezionale in cui l’esercizio della sessualità rappresenti un vero rischio per la vita dell’altro. In tal caso, il Papa non giustifica moralmente l’esercizio disordinato della sessualità, ma ritiene che l’uso del profilattico per diminuire il pericolo di contagio sia “un primo atto di responsabilità”, “un primo passo sulla strada verso una sessualità più umana”, piuttosto che il non farne uso esponendo l’altro al rischio della vita. In ciò, il ragionamento del Papa non può essere certo definito una svolta rivoluzionaria.
Numerosi teologi morali e autorevoli personalità ecclesiastiche hanno sostenuto e sostengono posizioni analoghe; è vero tuttavia che non le avevamo ancora ascoltate con tanta chiarezza dalla bocca di un Papa, anche se in una forma colloquiale e non magisteriale.
Benedetto XVI ci dà quindi con coraggio un contributo importante di chiarificazione e approfondimento su una questione lungamente dibattuta. E’ un contributo originale, perché da una parte tiene alla fedeltà ai principi morali e dimostra lucidità nel rifiutare una via illusoria come la “fiducia nel profilattico”; dall’altra manifesta però una visione comprensiva e lungimirante, attenta a scoprire i piccoli passi – anche se solo iniziali e ancora confusi - di una umanità spiritualmente e culturalmente spesso poverissima, verso un esercizio più umano e responsabile della sessualità."

Notate che Lombardi non precisa alcunché riguardo alla faccenda del "prostituto"!

PUBBLICATO DA FRANCESCO COLAFEMMINA A 14:24


Paparatzifan
00lunedì 22 novembre 2010 11:25
Dal blog di Lella...

Un libro da leggere tutto

Angela Ambrogetti

Anticipare non è informare. Potrebbe sembrare una banalità, ma nel panorama giornalistico contemporaneo forse è meglio pensarci un po' su. L'esempio più recente è quello del libro intervista di Benedetto XVI con il giornalista Peter Seewald: Luce del mondo. Un libro che non è testo di magistero, ma mette in luce la identità teologica, umana pubblica e privata del papa. E' il papa che parla, e lo fa a titolo personale. Una occasione per capire ben a fondo Joseph Ratzinger.
Insomma un testo da leggere con calma, da assaporare e da inserire nel lungo percorso umano di papa Benedetto. Invece ecco la ridda delle anticipazioni che presentano "stralci" o frasi più o meno decontestualizzate che poi, infondo, dimostrano solo l'ovvio.
E alla fine sembra che il papa e Seewald abbiano parlato solo di preservativi e dimissioni.
Certo, chi si ricorderà di leggere le pagine più intense, che so, sull' ecumenismo?
Qualcuno, che non ha letto nulla, alle Nazioni Unite plaude una tesi che non sa, qualcun' altro parla a sproposito di "novità nella Chiesa". Ma la Chiesa non è come pensa chi non la conosce, lontana dall'uomo. La Chiesa, come ha ricordato proprio Benedetto XVI recentemente in Spagna, è l'abbraccio di Dio: " Siamo, in un certo modo, abbracciati da Dio, trasformati dal suo amore. La Chiesa è questo abbraccio di Dio nel quale gli uomini imparano anche ad abbracciare i propri fratelli, scoprendo in essi l'immagine e somiglianza divina, che costituisce la verità più profonda del loro essere, e che è origine della vera libertà."
Benedetto XVI ha scelto il modo più moderno e vero di comunicare: un dialogo con un giornalista sincero, diretto, senza ripensamenti. Saranno capaci i comunicatori di professione di fare altrettanto?

www.angelambrogetti.org/


Paparatzifan
00lunedì 22 novembre 2010 11:33
Dal blog di Lella...

Il Papa ipotizza le dimissioni

Raffaele Iannuzzi

Le polemiche sulle affermazioni di Benedetto XVI sono un genere letterario.
E' accaduto sempre con i Papi ma, con questo Papa, la curvatura dialettica dei mass-media non ha risparmiato nessuna piega.
La ragione è presto detta: Ratzinger rappresenta da decenni il baluardo della fede e dell'ortodossia cattoliche, ergo lotta dura senza paura.
Purtroppo, per i critici della Chiesa, Papa Ratzinger è davvero una rivoluzione permanente. Spariglia le carte e procede sicuro e «fortis in fide», sapendo che, da quella posizione, non c'è niente da temere.
L'ortodossia si coniuga con l'ortoprassi, con la retta e corretta azione, con l'etica cristiana. E l'etica cristiana, vissuta radicalmente nella fede e nella verità di Cristo, sorprende sempre il mondo. Che, invece, a partire dalla modernità, si nutre, come un bulimico mai sazio, di dialettica. La logica ideologica della modernità è interamente colonizzata dalla dialettica. Da Hegel a Marx: tesi-antitesi-sintesi. La morte del pensiero laico e la vittoria dell'ideologia. La storia è diventata dio e, con il tramonto delle «grandi narrazioni», il caso è diventato il dio degli imbecilli. Dalla fine degli anni '70 del secolo scorso, con l'uscita del prodotto mediatico definito «pensiero debole», la Chiesa ha dovuto fare i conti con interlocutori sempre più ignoranti e saccenti. Lascio ai filologi delle pieghe retoriche la diatriba sulla traduzione corretta di parte del cap.10 dell'ultimo libro di Benedetto XVI, con accenni all'uso del profilattico. Rimando soltanto alla visita del Santo Padre in Africa, nel 2009, e mi permetto di suggerire ai lettori de Il Tempo di visitare un blog: fidesetforma.blogspot.com/2010/11/traduzione-dellintero-passaggio-s...
Ecco il solito punto: la banalizzazione del pensiero di Ratzinger e, nella fattispecie, della sessualità. Ma vi è qualcosa di più grave in questo bailamme ideologico. Il Papa, di fronte ai Cardinali appena eletti, richiama al servizio umile e paterno; poi scandisce il nuvum assoluto: sono pronto a dimettermi, in caso di malattia. Perché il Papa è «Servus servorum», non è «la» Chiesa. La Chiesa è il Mistero di Dio che si fa comunione, prima di tutto comunione dei Santi. Benedetto XVI come Celestino V? No, perché non c'è mai stato il «grande rifiuto» del Soglio; sì, se pensiamo al modo di vivere e servire la Chiesa.
Non c'è il feticismo del corpo, né la medianicità ossessiva, ma c'è, eccome, la santità del pensiero e della vita. Ecco, allora, da dove scaturisce l'originalità del suo pensiero, così moderno e così cattolico; così aperto e così rigoroso; così plastico e così secco, tagliente. La parola «rivoluzione» significava originariamente volgere indietro, tornare all'Origine, era il ritorno di un pianeta, di un astro al punto dal quale era partito. Si attaglia perfettamente alla «rivoluzione» ratzingeriana: ritornare all'Origine. L'Origine è Cristo. Non c'è banalizzazione che tenga, questa è la sostanza del movimento teologico, spirituale, ecclesiale e culturale prodotto dalla fede e dall'intelligenza del Papa. Così si spiegano le aperture e le apparenti chiusure, in realtà posizioni rigorose di fronte alla Verità. Così si spiega l'interesse per l'Iran e per ogni segno religioso presente nel mondo islamico. Così si spiega perché, accanto a queste novità, ascoltiamo parole chiare sulla reciprocità che l'Islam deve tenere nei confronti della cristianità, perché chi crede deve poter pregare in piena libertà, non deve morire per mano dei fanatici. Pregare il Dio dei cristiani in terra islamica è libertà religiosa e laica, moderna; chi la nega, è fuori dal mondo, così pensa Ratzinger. Chi dice no alla cristianità, in modo pregiudiziale, è ideologico e settario, dunque né religioso, né laico. Soltanto figlio del '900: ideologico e violento. Non è più il tempo di permanere nell'alveo angusto delle ideologie novecentesche. Non possiamo più riciclare le diatribe anti-cattoliche in un mondo che cerca Dio e vuole Dio nella vita concreta, quotidiana, seppur senza il rigore dei nonni e dei padri (molti dei quali non sono riusciti a comunicare vitalmente la fede, come don Giussani sosteneva già negli anni '50 del secolo scorso). La «rivoluzione» (laica?) di Papa Ratzinger, dunque, riabilita questa triste parola moderna e novecentesca, per riconnetterla al ritorno all'Origine, al significato non violento e ideologico, ma dinamico e vitale dello sparigliamento delle carte false. Per essere religiosi e moderni. In una parola: cattolici.

© Copyright Il Tempo, 21 novembre 2010


Paparatzifan
00lunedì 22 novembre 2010 23:06
Dal blog di Lella...

Papa, non solo profilattico. Fragili equilibri Curia dietro le uscite

P.Lombardi: Nessuna riforma dell'insegnamento della Chiesa, ma per la prima volta un Papa parla così chiaramente

Marinella Bandini

Roma, 22 nov (Il Velino)

Ancora sul profilattico. Dopo le anticipazioni da parte dell’Osservatore romano del libro-intervista “Luce del mondo” e l’eco mondiale delle parole di Ratzinger sull’uso del profilattico – con tanto di plauso dall’Onu -, il direttore della sala stampa, padre Federico Lombardi, ha messo qualche “puntino sulle ‘i’”. Tanto per cominciare, “il Papa non riforma o cambia l’insegnamento della Chiesa, ma lo riafferma mettendosi nella prospettiva del valore e della dignità della sessualità umana come espressione di amore e responsabilità”. Una prospettiva che stralci de-contestualizzati e commenti affrettati avevano tralasciato per gridare alla novità. Sulla scia delle parole pronunciate nel viaggio in Africa nel 2009, il Papa "ribadisce (...) che il profilattico non è la soluzione del problema” quindi “allarga lo sguardo e insiste sul fatto che concentrarsi solo sul profilattico equivale a banalizzare la sessualità, che perde il suo significato come espressione di amore fra persone e diventa come una ‘droga’. Lottare contro la banalizzazione della sessualità è ‘parte del grande sforzo perché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull’essere umano nella sua totalità’”.
Secondo appunto.
“Il ragionamento del Papa non può essere certo definito una svolta rivoluzionaria” spiega padre Lombardi, ricordando che “numerosi teologi morali e autorevoli personalità ecclesiastiche hanno sostenuto e sostengono posizioni analoghe”. È comunque “un contributo originale, perché da una parte tiene alla fedeltà ai principi morali e dimostra lucidità nel rifiutare una via illusoria come la ‘fiducia nel profilattico’; dall’altra manifesta però una visione comprensiva e lungimirante”. È vero inoltre - ammette padre Lombardi - che “non le avevamo ancora ascoltate con tanta chiarezza dalla bocca di un Papa”. E conclude: “Anche se in una forma colloquiale e non magisteriale”. Benedetto XVI comunica “in presa diretta” si potrebbe dire. Accusato spesso di posizioni “antiquate” sceglie il modo più moderno, l’intervista, e osa farlo in un dialogo non preparato e senza ripensamenti. “Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità” dice Ratzinger. Ma concentrarsi solo sul profilattico è anche banalizzare un libro che è invece la possibilità di conoscere Joseph Ratzinger, di coglierne il pensiero e l’umanità più “private”, di leggere tra le righe del suo pontificato, cogliere i tratti di umiltà e semplicità ma anche di coraggio, palesi nei passaggi in cui ammette i propri errori nella gestione di alcuni dossier.
Continua intanto lo stillicidio di rivelazioni sul libro-intervista. Oggi la stampa nostrana si concentra sulla possibilità di dimettersi che il Papa ha ventilato, laddove non dovessero più esserci le condizioni fisiche e psicologiche per svolgere il suo mandato. Ma mai si dimetterebbe nel pieno di una crisi. Spiega dunque che non ha mai pensato di dimettersi nel pieno delle polemiche sullo scandalo pedofilia: “Quando il pericolo è grande non si deve scappare via; per questa ragione, ora certamente non è il tempo di dimettersi”, tuttavia un pontefice può decidere di lasciare: “Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi”. I temi sul tappeto sono tanti e ghiotti – dai lefebvriani ai Legionari, dal profilattico alle dimissioni, fino al sacerdozio, l’omosessualità, il dialogo con gli ebrei e Pio XII, ma anche di come lui stesso vive il suo mandato -, perché nelle sei ore di intervista concesse a Peter Seewald, Ratzinger ha parlato a tutto campo e non ha rifiutato alcuna domanda.
Domani in sala stampa verrà presentato ufficialmente il volume, alla presenza dell’autore e con la partecipazione di monsignor Rino Fisichella e del giornalista Luigi Accattoli. Un appuntamento “bruciato” dallo stesso quotidiano d’oltretevre, anche se l’effetto delle anticipazioni potrebbe contribuire a riempire la sala. Ma il “battage” di questi giorni ha anche ulteriormente dimostrato che dopo cinque anni di pontificato la macchina è tutt’altro che oliata e che all’interno dei Sacri Palazzi gli equilibri sono ancora fragili. E spesso a farne le conseguenze è lo stesso Benedetto XVI a dispetto delle intenzioni. Sabato l’Osservatore ha anticipato Avvenire e il Corriere che avevano predisposto l’uscita di alcuni stralci per la domenica. Uno scoop, nella logica dell’informazione. Rimane la domanda del perché il giornale del Papa lo abbia rincorso, a costo di adombrare il concistoro. Ancora una volta una scelta di tempi per lo meno infelice, che dietro l’approssimazione della comunicazione interna, lascia intravedere un braccio di ferro che non sembra ancora giunto alle battute finali.

(ban) 22 nov 2010 11:59

© Copyright Il Velino


Paparatzifan
00martedì 23 novembre 2010 21:15
Dal blog di Lella...

Chiesa/ Papa: Aveva ragione Stalin, Pontefice non ha divisioni

"Tra miliardo di fedeli molti nel loro intimo non ne fanno parte"

Città del Vaticano, 23 nov. (Apcom)

"Stalin aveva effettivamente ragione quando diceva che il Papa non ha divisioni e non può intimare o imporre nulla": lo afferma il Papa nel libro-intervista 'Luce del mondo' in riferimento alla nota domanda retorica del dittatore comunista ("Quante divisioni ha il Papa?").
Il Papa "non possiede nemmeno una grande impresa, nella quale, per così dire, tutti i fedeli della Chiesa sarebbero suoi dipendenti o subalterni. In questo senso - afferma Benedetto XVI - da un lato il Papa è una persona assolutamente impotente. Dall'altro ha una grande responsabilità. Egli è, in un certo senso, il capo, il rappresentante e allo stesso tempo il responsabile del fatto che quella fede che tiene uniti gli uomini sia creduta, che rimanga viva e che rimanga integra nella sua identità. Ma unicamente il Signore ha il potere di conservare gli uomini della fede".
"Lei - domanda l'intervistatore, il giornalista tedesco Peter Seewald - è il Papa più potente di tutti i tempo. Mai prima d'ora la Chiesa cattolica ha avuto tanti fedeli, mai un'estensione simile, letteralmente fino ai confini della terra". Ribatte Ratzinger: "Tra quel miliardo e 200 milioni di persone ce ne sono molte che poi in realtà nel loro intimo non ne fanno parte".


Paparatzifan
00martedì 23 novembre 2010 21:16
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Pedofilia/ Papa: Capisco chi lascia la Chiesa per protesta

Diavolo non ha sopportato anno sacerdotale e ci ha insudiciato

Città del Vaticano, 23 nov. (Apcom)

Il Papa ammette di capire quanti lasciano la Chiesa cattolica per protesta dopo lo scandalo della pedofilia. "Sì", risponde Benedetto XVI nel libro-intervista 'Luce del mondo' presentato oggi in Vaticano. "Penso naturalmente in primo luogo alle vittime stesse. Posso capire che a loro riesca difficile credere ancora che la Chiesa sia fonte del bene, che essa trasmetta la luce di Cristo, che essa aiuti a vivere. E anche altri, che pure hanno solo questa percezione negativa, non riescono più a vedere l'insieme, quello che è vivo nella Chiesa. Tanto più essa deve impegnarsi affinché questa grandezza e questa vitalità tornino ad essere visibili, nonostante tutta la negatività".
Questa l'analisi del Papa sulla coincidenza tra l'emergere dello scandalo pedofilia e l'anno sacerdotale: "E' immaginabile che il diavolo non riuscisse a sopportare l'anno sacerdotale e allora ci ha scaraventato in faccia il sudiciume. Ha voluto mostrare al mondo quanta sporcizia c'è anche proprio tra i sacerdoti", afferma Benedetto XVI, che dice: "Credo che queste terribili rivelazioni siano state alla fine un gesto della Provvidenza, che ci mortifica, che ci costringe a ricominciare di nuovo".

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Paparatzifan
00martedì 23 novembre 2010 21:17
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Papa/ Seewald: Ridicolo parlare solo di frase su preservativo

Come dopo viaggio Africa.Nessuna differenza prostituto-prostituta

Città del Vaticano, 23 nov. (Apcom)

E' "ridicolo e imbarazzante" che la discussione sul libro-intervista al Papa si sia concentrata sulla questione del preservativo, secondo il co-autore del volume, il giornalista tedesco Peter Seewald.
"La vicenda mostra come il giornalismo si trovi in una certa crisi", ha detto Seewald rispondendo alle domande dei giornalisti nella conferenza stampa di presentazione di 'Luce del mondo' in Vaticano.
"Il libro affronta un enorme panorama, parla della crisi della Chiesa e del mondo, della durata dell'esistenza della società. Il Papa fa appello all'umanità, spiega che il pianeta non può permettersi di continuare a vivere come abbiamo vissuto sinora. Spiega che possiamo e dobbiamo cambiare per il futuro della vita di questo pianete e di una società civilizzata. Questa è una grande storia. E invece il mondo discute della domanda sui condom. E' ridicolo e imbarazzante. So che è una domanda importante e per questo l'ho posta e bene ha fatto Papa a risponde in modo molto preciso e concreto. Ma il Papa sottolinea che il viaggio in Africa è stao oscurato da una dichiarazione sui condom e i media non si sono più occupati dei problemi africani con cui il Papa si è confrontato. Ora c'è una situazione simile. Discutiamo se il Papa ammette o no il condom. Sappiamo tutti che non sta al Papa permettere o meno il preservativo, ma indicare principi morali, Parlare di come questa società considera la sessualità, come una droga, domandare se la sessualità ha a che fare con l'amore. In questo senso la domanda sul preservativo è importante e non c'è differenza tra prostituto e prostituta. E' un passo per occuparsi del tema della sessualità".
Alle domande dei giornalisti circa la autenticità delle parole del Papa nel libro-intervista, Seewald ha precisato che non c'è stata alcuna "censura" e l'intervista originale è stata riportata fedelmente nel testo pubblicato.

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Paparatzifan
00martedì 23 novembre 2010 21:18
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Papa/ Lombardi: Non è ingenuo,ha risposto a domande sapendo rischi

Gli ho chiesto se libro come questo è rischioso. Lui ha sorriso

Città del Vaticano, 23 nov. (Apcom)

Il Papa "non è un ingenuo" ed ha risposto alle domande contenute nel libro-intervista 'Luce del mondo' consapevole dell'effetto che alcune dichiarazioni avrebbero suscitato nell'opinione pubblica.
"Ha voluto rispondere anche a rischio di suscitare discussioni e non essere capito perfettamente", ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, nella conferenza stampa di presentazione del volume realizzato da Ratzinger con il giornalista tedesco Peter Seewald. "Il Papa è responsabile di dire la partecipazione della Chiesa e la sua personale a tutti i problemi che il mondo incontra". Benedetto XVI ha risposto "senza tirarsi indietro e nascondersi dietro al rifiuto per domande particolari".
Lombardi riferisce di aver incontrato ieri il Papa, in vista della conferenza stampa di presentazione del libro, e di avergli domandato: "'Posso dire che fare un libro come questo rappresenta un rischio enorme nell'attuale contesto giornalistico?'. Lui ha sorriso".

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Paparatzifan
00martedì 23 novembre 2010 21:18
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PAPA: COMUNIONE IN GINOCCHIO E IN BOCCA CONTRO APPIATTIMENTO MEGA MESSE

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 23 nov

La decisione di papa Benedetto XVI di amministrare la Comunione ai fedeli inginocchiati e solo direttamente in bocca non significa che ci sia qualcosa di sbagliato nel prendere l'ostia in mano, come avviene nella maggior parte delle chiese ogni domenica, ma vuole essere ''segnale forte'' contro l' ''appiattimento'' delle grandi ''celebrazioni di massa''.
A spiegare i motivi della sua decisione e' lo stesso pontefice nel libro-intervista con il giornalista Peter Seewald 'Luce del mondo', presentato oggi in Vaticano.
''Non sono contro la Comunione in mano per principio - spiega papa Ratzinger -, io stesso l'ho amministrata cosi' ed in quel modo l'ho anche ricevuta''.
Ma, aggiunge, ''facendo si' che la Comunione si riceva in ginocchio e che la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di timore e mettere un punto esclamativo circa la Presenza reale'' di Gesu' nell'ostia.
''Non da ultimo - prosegue - perche' proprio nelle celebrazioni di massa, come quelle nella Basilica di San Pietro o sulla piazza, il pericolo dell'appiattimento e' grande. Ho sentito di persone che si mettono la Comunione in borsa, portandosela via quasi fosse un souvenir qualsiasi. In un contesto simile, nel quale si pensa che e' ovvio ricevere la Comunione - della serie: tutti vanno in avanti, allora lo faccio anch'io - volevo dare un segnale forte, deve essere chiaro questo: 'E' qualcosa di particolare! Qui c'e' Lui, e' di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio. Fate attenzione! Non si tratta di un rito sociale qualsiasi al quale si puo' partecipare o meno'''.

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Paparatzifan
00martedì 23 novembre 2010 21:19
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PAPA: SPERO CHE IL MIO LIBRO SIA UTILE ALLA FEDE DI MOLTE PERSONE

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 23 nov

''Spero che questo libro sia utile per la fede di molte persone''. Lo ha detto, secondo quanto riferisce l'Osservatore Romano, papa Benedetto XVI al termine dell'udienza durante la quale gli sono state presentate le diverse edizioni del volume 'Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi', che contiene l'intervista concessa a Peter Seewald. L'incontro e' avvenuto questa mattina nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico. Oltre a mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, e al giornalista Luigi Accattoli - che hanno presentato il libro nella Sala Stampa della Santa Sede - erano presenti l'autore e la consorte, gli editori che si occupano della pubblicazione e della diffusione del libro nei vari Paesi, e i dirigenti della Libreria Editrice Vaticana, guidati da monsignor Giuseppe Antonio Scotti e da don Giuseppe Costa, ai quali si e' aggiunto il gesuita Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

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Paparatzifan
00martedì 23 novembre 2010 21:20
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PAPA: SEEWALD, NON HA CHIESTO LISTA DOMANDE. NESSUNA CENSURA

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 23 nov

''Il papa non ha effettuato nessuna censura sul testo'' e ''non abbiamo concordato le domande, mi sono limitato a presentare una bozza sull'intervista prima di effettuarla''.
Cosi' Peter Seewald, il giornalista autore del libro-intervista a papa Benedetto XVI ''Luce del mondo'', alla presentazione del volume in Vaticano. ''Non c'e' stata nessuna censura, ne' prima ne' dopo - ha spiegato -: il papa ha lasciato la parola detta, pronunciata nella versione scritta. C'e' stata solo qualche piccola, necessaria precisazione. Nel testo chi legge avverte persino il tono della voce del Papa''. Seewald ha spiegato di aver voluto fare al pontefice ''tutte le domande che anche la gente gli avrebbe fatto: ho posto le domande sulle questioni che interessano e che muovono l'opinione pubblica''. E' la prima volta che un papa risponde ad un'intervista faccia a faccia, senza conoscere prima le domande, per un libro: i libri-intervista di Giovanni Paolo II erano infatti frutto di un scambio scritto.
Per l'autore, amico del papa e riconvertitosi al cattolicesimo dopo aver intervistato per la prima volta l'allora card. Joseph Ratzinger, ''nel libro il papa lancia un messaggio all'umanita', parla della crisi della Chiesa, della societa', parla del disastro ambientale.
E di fronte a questo i giornalisti discutevano del preservativo. Non e' ridicolo? Non e' penoso?''. ''La questione del preservativo - ha aggiunto - e' importante ma va affrontata in quella piu' ampia della sessualita', dell'amore, della trasmissione della vita''. Stessa posizione anche da parte di mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, anche lui intervenuto alla presentazione: ''Ridurre l'intera intervista a una frase estrapolata dal suo contesto e dall'insieme del pensiero di Benedetto XVI - ha detto - sarebbe un'offesa all'intelligenza del Papa e una gratuita strumentalizzazione delle sue parole''.

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