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Viaggio apostolico in Portogallo

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2010 15:39
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17/06/2010 15:39
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Dal Papa in Portogallo una sfida alla Dottrina sociale della Chiesa
di mons. Giampaolo Crepaldi*



ROMA, giovedì, 17 giugno 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI, da Fatima, ha posto a tutti coloro che si occupano di Dottrina sociale della Chiesa una sfida veramente radicale, che non possiamo non raccogliere.

Il 12 maggio, ai cattolici impegnati nel sociale il Papa ha invitato ad una presenza, ad una viva testimonianza nel mondo. Ha anche indicato esplicitamente la necessità di rifarsi, in questo impegno, all’orizzonte della Dottrina sociale della Chiesa: «Lo studio della sua dottrina sociale, che assume come principale forza e principio la carità, permetterà di tracciare un processo di sviluppo umano integrale che coinvolga le profondità del cuore e raggiunga una più ampia umanizzazione della società. Non si tratta di semplice conoscenza intellettuale, ma di una saggezza che dia sapore e condimento, offra creatività alle vie conoscitive ed operative tese ad affrontare una così ampia e complessa crisi». Si è trattato di un forte invito alla presenza, «Consapevoli, come Chiesa, di non essere in grado d’offrire soluzioni pratiche ad ogni problema concreto, ma sprovvisti di qualsiasi tipo di potere, determinati a servire il bene comune, e pronti ad aiutare e ad offrire i mezzi di salvezza a tutti», ma non perciò rinunciatari o dimessi, bensì consapevoli di doverci essere, insieme, sotto la guida della Chiesa e della sua dottrina sociale.

Questo invito, rivolto a grandi masse di persone impegnate, oggettivamente però contrastava con l’evoluzione recente della società portoghese, oggetto di una secolarizzazione molto violenta che nel giro di pochi anni ha permesso l’approvazione di leggi fortemente contestate dal Papa come l’aborto e il riconoscimento delle unioni omosessuali. Questo contrasto ha fatto da sfondo a tutto il viaggio di Benedetto XVI, ormai missionario in una terra sconsacrata più che pellegrino in una nazione cristiana. E allora, ecco il grande tema: cosa resta dell’impegno sociale e politico dei cattolici, cosa della loro Dottrina sociale, cosa delle loro attività caritative se viene meno la fede, se attorno l’apostasia dalle radici cristiane si allarga e se Dio è sempre meno presente nella scena pubblica perché è sempre meno presente nelle coscienze?

Torna il problema fondamentale a cui sembra aver dedicato tutte le sue forze questo Pontefice, il tema della famosa Lettera sul ritiro della scomunica ai vescovi di Ecône: «Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l´accesso a Dio. Non ad un qualsiasi Dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell´amore spinto sino alla fine - in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall'orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l´umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più. Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio che parla nella Bibbia: questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del Successore di Pietro in questo tempo».

Qualcosa di analogo è stato detto anche a Fatima, il giorno precendente 11 maggio: «precisamente oggi la priorità pastorale è quella di fare di ogni donna e uomo cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell’economia, nella politica. Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista». Si parla di sogni di nuove generazioni di politici cattolici, ma i cattolici sono sempre di meno; si parla di presenza pubblica del cristianesimo, ma i cristiani sono sempre di meno.

Non possiamo non raccogliere questa sfida. O anche la Dottrina sociale della Chiesa serve a “condurre gli uomini verso Dio”, a “rendere Dio presente in questo mondo”, oppure anch’essa è destinata ad inaridirsi. Significa allora che va sempre tenuto presente che anche la Dottrina sociale è educazione alla fede e che essa vive dentro la fede viva della Chiesa, della quale è a servizio e contemporaneamente espressione. Non si tratta di dire: dato che la fede diminuisce tralasciamo o abbandoniamo la Dottrina sociale, oppure consideriamola semplicemente come un codice etico utile al dialogo con i non credenti. Si tratta piuttosto di rilanciare la Dottrina sociale come “strumento di evangelizzazione”.

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*Monsignor Giampaolo Crepaldi è Arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuan” sulla Dottrina Sociale della Chiesa.

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