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Viaggio apostolico in Giordania e Israele

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2009 21:40
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16/05/2009 21:27
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Peres: Ratzinger ci ha commosso

Ma nella sfida mediatica hanno vinto le ragioni dei palestinesi

di ERIC SALERNO

GERUSALEMME

Shimon Peres tessa le lodi di Benedetto XVI, la stampa israeliana traccia un bilancio del suo pellegrinaggio mentre palestinesi e arabi israeliani ricordano il sessantunesimo anniversario della Nakba, la catastrofe, ossia la loro cacciata da parti della Palestina e la creazione dello stato d'Israele.
Nel salutare il papa all'aeroporto il presidente israeliano ha voluto sottolineare il valore spirituale della sua visita ma per giornalisti, commentatori e politici, l'impegno di Ratzinger è stato soprattutto politico.
E, a giudizio dei più, a trarre il maggiore vantaggio da discorsi, incontri ed effetto mediatico sono stati i palestinesi. Le autorità hanno fatto sventolare la bandiera israeliana su tutti i percorsi del papa perché fosse ripresa dalle telecamere nei luoghi di Gerusalemme Est contestati.
I palestinesi non avevano bisogno di bandiere. Le immagini del Muro alto otto metri alle spalle del papa quando parlava nel campo profughi di Aida a Betlemme, per i giornali, erano imbattibili.
E' un papa molto politico, scrive l'Haaretz in un commento. E il viaggio non poteva non avere una forte impronta politica arrivando a pochi mesi dall'attacco israeliano alla striscia di Gaza. I suoi discorsi «si sono trasformati in una competizione fra israeliani e palestinesi» su chi riusciva a far riconoscere le proprie ragioni. «La competizione è stata vinta dai palestinesi, grazie all'aperto sostegno del Papa ad una soluzione con due stati, alla sua condanna della barriera in Cisgiordania e i suoi ripetuti riferimenti alle loro sofferenze».
I giudizi negativi sulla visita del papa a Yad Vashem sono stati accantonati e in un altro commento c'è apprezzamento per le ripetute condanne dell'antisemitismo e per la tappa nel memoriale della Shoah.
E' stato un messaggio di «importanza enorme» rivolto ai fedeli cristiani in tutto il mondo quando «egli ha chinato il capo» e ha stretto le mani di sei ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio. Parti del suo discorso, ha detto Peres nel salutare il papa, «hanno toccato i nostri cuori e le nostre menti. Particolarmente la sua dichiarazione che l'Olocausto, la Shoah, non devono essere dimenticate o negate. E che l'antisemitismo e le discriminazioni, in ogni forma e in ogni luogo, devono essere combattuti con forza».
La stampa ortodossa ebraica ha messo in risalto l'accoglienza riservata al papa dai due rabbini-capo, il sefardita Shlomo Amar e l'ashkenazita Yona Metzger, che hanno ospitato il Pontefice nella sede del Rabbinato a Gerusalemme. «Un gesto d'amicizia verso il mondo cristiano». Le critiche, anche ridicole, non potevano mancare. Esponenti di gruppi religiosi fondamentalisti si sono lamentati per il fatto che l'accesso al Muro del Pianto è stato precluso ai fedeli ebrei per alcune ore per far spazio “al Re dei cristiani”.

© Copyright Il Messaggero, 16 maggio 2009


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