Viaggio apostolico in Giordania e Israele

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Paparatzifan
00martedì 10 marzo 2009 15:42
+PetaloNero+
00martedì 10 marzo 2009 16:52
Conferenza stampa a Gerusalemme sulla visita del Papa in Terra Santa


Si è svolta oggi presso il centro Notre Dame a Gerusalemme, la conferenza stampa in cui il nunzio apostolico, mons. Antonio Franco, insieme ad alcuni rappresentanti delle Chiese cattoliche di Gerusalemme - tra cui i vicari patriarcali maronita e melkita - hanno annunciato la visita del Santo Padre in Terra Santa. Dopo aver riportato l’annuncio della Sala Stampa vaticana, e quello fatto personalmente dal Papa all’Angelus di domenica scorsa, mons. Franco ha riferito alcune date dei principali appuntamenti ed ha sottolineato che i momenti più importanti del pellegrinaggio saranno le tre Messe pubbliche, quella a Gerusalemme, dove sono attese 5mila persone, a Betlemme e infine a Nazareth, dove si attende la più grande concentrazione di fedeli: dai 40 ai 50mila. Il nunzio ha poi spiegato ai giornalisti che proprio a Nazareth si celebrerà la conclusione dell’anno della famiglia indetto in Terra Santa dagli ordinari cattolici e dove il Papa benedirà la pietra di fondazione di un Centro per la famiglia. Altri importanti momenti di preghiera saranno il pellegrinaggio al Cenacolo il primo giorno, e al Santo Sepolcro l’ultimo giorno. Ci saranno poi alcuni momenti ufficiali, come la visita al presidente dello Stato di Israele e al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese. Ma anche incontri ecumenici e interreligiosi, tra cui la visita al Gran Mufti di Gerusalemme e la visita alla Cupola della Roccia sulla Spianata delle Moschee; la preghiera al Muro Occidentale e quella allo Yad Vashem, dove il pontefice porterà il suo omaggio alle vittime dell’Olocausto; e la visita ai due Gran Rabbini di Gerusalemme al Centro Hechal Shlomo. Il nunzio apostolico mons. Franco ha voluto chiarire il significato che il Papa stesso ha dato al suo viaggio, che sarà innanzitutto un pellegrinaggio per chiedere il dono della pace e dell'unità per la Terra Santa, il Medio Oriente e tutto il mondo, e il desiderio di esprimere la sua solidarietà e vicinanza alla gente di Israele e Palestina. Mons. Franco ha dichiarato anche di aver fatto al governo israeliano due richieste, che sono state accolte senza difficoltà: la prima è che una delegazione di cristiani possa venire da Gaza - e almeno due bus di fedeli possano partecipare alla Messa che si terrà a Betlemme - e inoltre che per tutti i cristiani sia possibile raggiungere i luoghi delle celebrazioni. (Da Gerusalemme, Sara Fornari)


www.radiovaticana.org
Paparatzifan
00martedì 10 marzo 2009 19:24
Dal blog di Lella...

PAPA IN TERRA SANTA: PIZZABALLA, “ANDRÀ ALLO YAD VASHEM, AD AL AQSA E AL MURO DEL PIANTO

Nel corso della sua visita in Terra Santa Benedetto XVI visiterà la moschea di al-Aqsa, si recherà al Muro del Pianto e al memoriale dello Yad Vashem.
A confermarlo al Sir è il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa che oggi a Gerusalemme ha partecipato alla presentazione del viaggio.
“Nel programma è prevista la moschea di al-Aqsa – spiega il Custode – ma non sappiamo con certezza se potrà entrare. Circa lo Yad Vashem, invece, c’è da tenere presente che la visita sarà al memoriale e non al museo” dove si trova la contestata immagine di Pio XII.
“Su questa c’è una Commissione bilaterale Santa Sede e Yad Vashem che sta lavorando.
Il Papa si recherà al memoriale come fanno tutti i Capi di Stato”. Rispetto al viaggio di Giovanni Paolo II, afferma Pizzaballa, “Benedetto XVI, per esempio, non visiterà Cafarnao, e non andrà alle Beatitudini.
Si recherà a Nazareth, a Betlemme e a Gerusalemme. Confermata anche la visita al campo profughi di Haida, prima della partenza”. “Non c’è Gaza nel programma ma verranno fedeli dalla Striscia. In questo senso è probabile che Israele conceda dei visti come di solito accade per i tempi di festa. Ma su questo aspetto ci si lavorerà nelle prossime settimane”.
“Il Papa verrà qui per incoraggiare la piccola comunità cristiana” conclude il Custode allontanando i rischi “di strumentalizzazione della visita”.

© Copyright Sir


PAPA IN TERRA SANTA: FRANCO (NUNZIO), “NON VIENE A FIRMARE ACCORDI”

“Il papa non verrà a firmare accordi o altre cose, non è questa la sede”.
Lo ha detto al Sir il nunzio apostolico in Israele, mons. Antonio Franco, che oggi a Gerusalemme ha partecipato alla conferenza stampa indetta dall’assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa per illustrare il prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI nei Luoghi Santi (8-15 maggio).
Il Nunzio sgombra così il campo da voci che vorrebbero raggiunto l’accordo in materia fiscale e patrimoniale tra Santa Sede e Israele proprio in concomitanza con questa visita.
“Quello del Papa è un pellegrinaggio con mete e obiettivi precisi – ha ribadito il Nunzio – pregare per la pace, incoraggiare i cristiani locali”.
Una volontà, peraltro, resa evidente dalla scelta del Pontefice di “celebrare le messe all’aperto piuttosto che al Cenacolo o al Sepolcro così da accogliere molti più fedeli. Il momento forte di questo viaggio saranno le tre messe per i fedeli, a Gerusalemme, a Betlemme e a Nazareth”.
“Il lavoro che ora ci attende – conclude mons. Franco – è di avvicinare i fedeli a questo pellegrinaggio. Il Papa viene come pastore della Chiesa”.

© Copyright Sir


Paparatzifan
00mercoledì 11 marzo 2009 11:26
Dal blog di Lella...

«C’è chi vuol strumentalizzare il Papa in Terrasanta»

di Andrea Tornielli

nostro inviato a Gerusalemme

«Il Papa viene in Terrasanta innanzitutto per essere vicino ai suoi figli, ai cristiani, che vivono un momento difficile… ».

L’arcivescovo Antonio Franco, nunzio apostolico in Israele, è un diplomatico che sa sorridere e soprattutto non schiva le domande più difficili. A due giorni dall’annuncio del viaggio di Benedetto XVI, che visiterà questi luoghi il prossimo maggio, monsignor Franco spiega il significato della visita e rassicura i cristiani che nelle scorse settimane si sono detti timorosi per possibili strumentalizzazioni.

Perché il Papa viene in Terrasanta?

«Benedetto XVI ha spiegato che si tratta di un pellegrinaggio e che lo spirito della sua visita è squisitamente spirituale, non politico, anche se chiaramente verrà a contatto con i problemi che qui si vivono e dunque ci potrà essere anche questa dimensione nei suoi discorsi. Durante il viaggio incontrerà le autorità, il re di Giordania, il presidente dello Stato d’Israele, il presidente dell’Autorità palestinese, ma la sua attenzione sarà specialmente diretta alla Chiesa di Terrasanta, che l’aveva a suo tempo invitato. Il cuore del pellegrinaggio saranno le tre messe, a Gerusalemme, a Betlemme e l’ultima a Nazareth, a conclusione dell’anno della famiglia».

Ci sono stati cristiani che hanno scritto al Papa invitandolo a non venire in questo momento. Che cosa temono?

«Dei timori ci sono stati. Si teme che la visita possa essere in qualche modo strumentalizzata a scopi politici. Ma il Papa viene proprio per aiutare i suoi figli, per essere loro vicino in un momento di sofferenza».

A che punto è il lavoro della commissione bilaterale tra Santa sede e Israele per la definizione degli accordi riguardanti la vita concreta della Chiesa?

«La questione della restituzione del Cenacolo è difficile e delicata. Stiamo invece perfezionando l’accorso sul sistema fiscale e speriamo di stabilire i contenuti essenziali prima della visita del Papa, anche se forse non si arriverà in tempo alla firma. Ci sono molti altri problemi aperti, ma se aspettassimo la soluzione di tutti prima della visita, Benedetto XVI rischierebbe di dover aspettare anni».

Il Papa incontrerà i cristiani di Gaza?

«Ho chiesto al governo israeliano che una rappresentanza dei cristiani di Gaza, accompagnata dal loro parroco, possa essere presente a Betlemme, mi è stato assicurato che si farà. Così come mi è stato assicurato che sarà facilitata la partecipazione dei fedeli provenienti dalla Galilea e dai Territori alle messe del Papa: nel 2000, quando venne Giovanni Paolo II, vi furono delle difficoltà e molti rimasero delusi. Il governo ha detto che sarà possibile far venire cinquemila fedeli alla messa di Gerusalemme. Spero che si possa aumentare questo numero».

Benedetto XVI, il giorno del suo arrivo in Israele, andrà a Yad Vashem. Nel museo c’è esposta la controversa didascalia che presenta sotto una luce negativa Pio XII…

«Il Papa non entrerà nel museo, dove si trova la didascalia. Neanch’io vi ho messo piede, né ve lo metterò fintanto che la presentazione di Papa Pacelli rimarrà in quei termini.
Benedetto XVI si recherà invece al memoriale della Shoah, e credo sia importante che tutti coltivino la memoria di questa immane tragedia, anche come insegnamento per l’avvenire».

Lei crede che quel testo sarà cambiato?

«Io credo nella buona fede della direzione di Yad Vashem e spero che sia possibile formulare una didascalia che non sia ispirata da pregiudizi o da una documentazione storica incompleta. Ma bisogna lasciare agli storici il tempo di lavorare».

Il caso Williamson, che ha provocato incomprensione e polemiche tra Vaticano e mondo ebraico, si può considerare superato?

«Penso proprio di sì. È stato ripetuto con grande chiarezza che un cattolico non può negare la Shoah e le parole inequivocabili usate da Benedetto XVI credo non possano lasciare spazio ad alcun dubbio».

© Copyright Il Giornale, 11 marzo 2009


+PetaloNero+
00mercoledì 18 marzo 2009 01:50
Da Petrus

Israele, il Santo Padre potrà indossare il crocifisso

CITTA’ DEL VATICANO - L'ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, in una nota diffusa dal Servizio Informazione Religiosa, ha voluto chiarire che "nel corso della prossima visita del Papa Benedetto XVI al Muro Occidentale, sara' applicata la stessa procedura della visita papale dell'anno 2000". Israele, cioe', "rispettera', ovviamente, i simboli religiosi del Santo Padre e del suo entourage, come richiesto dalle norme d'ospitalita' e dignità". Nei giorni scorsi, il "Jerusalem Post" ha attribuito al rabbino Shmuel Rabinovitch, responsabile del culto presso il Muro Occidentale, che ricevera' Benedetto XVI il prossimo 12 maggio, una posizione intransigente per la quale non sarebbe opportuno che il Papa entri nell'area del Muro Occidentale "con simboli religiosi, tra cui la croce". Lewy afferma che "un'alta carica del Ministero degli Affari Esteri di Gerusalemme" ha potuto verificare direttamente la posizione del rabbino Rabinovitch ed ha concluso che "il quotidiano israeliano ‘Jerusalem Post’ ha diffuso una citazione errata dello stesso Rabbino".
Paparatzifan
00mercoledì 18 marzo 2009 11:25
Re:

+PetaloNero+, 18/03/2009 1.50:

Da Petrus

Israele, il Santo Padre potrà indossare il crocifisso

CITTA’ DEL VATICANO - L'ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, in una nota diffusa dal Servizio Informazione Religiosa, ha voluto chiarire che "nel corso della prossima visita del Papa Benedetto XVI al Muro Occidentale, sara' applicata la stessa procedura della visita papale dell'anno 2000". Israele, cioe', "rispettera', ovviamente, i simboli religiosi del Santo Padre e del suo entourage, come richiesto dalle norme d'ospitalita' e dignità". Nei giorni scorsi, il "Jerusalem Post" ha attribuito al rabbino Shmuel Rabinovitch, responsabile del culto presso il Muro Occidentale, che ricevera' Benedetto XVI il prossimo 12 maggio, una posizione intransigente per la quale non sarebbe opportuno che il Papa entri nell'area del Muro Occidentale "con simboli religiosi, tra cui la croce". Lewy afferma che "un'alta carica del Ministero degli Affari Esteri di Gerusalemme" ha potuto verificare direttamente la posizione del rabbino Rabinovitch ed ha concluso che "il quotidiano israeliano ‘Jerusalem Post’ ha diffuso una citazione errata dello stesso Rabbino".



Ci mancherebbe altro! [SM=g7707]

+PetaloNero+
00giovedì 19 marzo 2009 01:40
I cristiani di Terra Santa attendono un Papa portavoce dei diritti


Parla il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal





GERUSALEMME, mercoledì, 18 marzo 2009 (ZENIT.org).- I cristiani di Terra Santa auspicano che il Papa giunga a confermarli nella fede e a farsi portavoce dei loro diritti fondamentali, sostiene il Patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal.

In una intervista a Terrasanta.net, il successore di mons. Michel Sabbah ha parlato delle attese della Chiesa locale sul viaggio apostolico di Benedetto XVI, in programma dall'8 al 15 maggio prossimo.

“Ci aspettiamo che il Santo Padre metta sempre e dappertutto l'accento sulla vita, le aspirazioni e la croce che vive la Chiesa di Terra Santa”, spiega mons. Twal.

“Peccato che la situazione generale non permetta al Santo Padre di visitare i nostri fedeli a Gaza che hanno sofferto, pochissimi mesi fa una dura guerra”, ha lamentato poi auspicando però “che alcune persone di Gaza abbiano la possibilità di venire a Betlemme per incontrare il Papa”.

Il Patriarca latino di Gerusalemme si è tuttavia detto lieto “di sapere che il Pontefice visiterà un campo di profughi del 1948, quello di Aidah, vicino a Beit Jala (nei dintorni di Betlemme)”.

“Questo – ha commentato – può significare che il Santo Padre condivide le sofferenze di tutti i rifugiati e che la Santa Sede afferma, tramite questa visita, 'il diritto di ritorno' dei profughi palestinesi alle loro città e villaggi, diritto riconosciuto a tutti gli altri profughi nel mondo”.

“I nostri fedeli hanno bisogno dell'incoraggiamento del Sommo Pontefice, perché la loro vita in Terra Santa è difficile. Hanno bisogno di vedere e di sentire che il Papa è venuto per loro, anzitutto per loro, e questo desiderio è più che legittimo”.

“Si aspettano dal Santo Padre parole dirette e chiare per 'confermarli nella fede', come chiese il Signore a Simon Pietro – ha aggiunto –. Hanno bisogno di vedere che il Papa è anzitutto il loro padre, un capo religioso che vuol la pace e la sicurezza per tutti gli abitanti della regione”.

“I nostri fedeli arabi - che sono il nucleo e la stragrande maggioranza di ieri e di oggi nelle nostre diocesi - si aspettano dal Santo Padre gesti di comprensione e di solidarietà, anche qualche progetto concreto, se possibile, lanciato dal Papa durante la sua visita a favore dei cristiani locali, come fece Paolo VI dando vita all'Istituto ecumenico di Tantur”.

“Speriamo che il Pontefice intervenga presso tutte le autorità per assicurare i nostri diritti fondamentali e per chiedere ad alta voce la giustizia e l'uguaglianza”, ha detto. “Sarebbe una tragedia se la Terra Santa e la Giordania continuassero a svuotarsi dei cristiani locali malgrado l'influsso morale mondiale della Santa Sede”.

“Nel 1970, i cristiani arabi costituivano più o meno il 3 per cento in Terra Santa e il 5,5 per cento in Giordania – ha sottolineato il Patriarca di Gerusalemme –. Oggi sono circa 2 per cento in Israele e Palestina, e il 4 per cento in Giordania. Con maggiore fede in Dio e in noi stessi, speriamo di poter frenare l'emigrazione dei cristiani”.

Intanto sia in Giordania, dove il Papa farà la prima tappa del suo viaggio apostolico, che in Palestina e in Israle le comunità cattoliche stanno cooperando attivamente con le autorità civili per la buona riuscita della visita.


“Questa visita è e deve essere una benedizione per noi tutti – ha affermato mons. Fouad Twal –. Speriamo che tanti altri pellegrini seguano il buon esempio del Papa e vengano a trovarci”.

+PetaloNero+
00giovedì 26 marzo 2009 16:39
PELLEGRINAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN TERRA SANTA (8 - 15 MAGGIO 2009) - PROGRAMMA

Venerdì 8 maggio 2009
Roma

09.30 Partenza in aereo dall’Aeroporto internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino (Roma) per l’Aeroporto Internazionale Queen Alia di Amman (Giordania).
Amman

14.30 CERIMONIA DI BENVENUTO all’Aeroporto internazionale Queen Alia di Amman. Discorso del Santo Padre.
15.30 VISITA AL CENTRO "REGINA PACIS" di Amman. Discorso del Santo Padre.
17.40 VISITA DI CORTESIA ALLE LORO MAESTÀ IL RE E LA REGINA DI GIORDANIA nel Palazzo Reale al-Husseinye di Amman.

Sabato 9 maggio 2009
07.15 Santa Messa in privato nella Cappella della Nunziatura Apostolica di Amman.
Monte Nebo

09.15 VISITA ALL’ANTICA BASILICA DEL MEMORIALE DI MOSÈ sul Monte Nebo. Discorso del Santo Padre.
Madaba

10.30 BENEDIZIONE DELLA PRIMA PIETRA DELL’UNIVERSITÀ DI MADABA DEL PATRIARCATO LATINO. Discorso del Santo Padre.
Amman

11.30 VISITA AL MUSEO ASCEMITA E ALLA MOSCHEA AL-HUSSEIN BIN-TALAL di Amman.
11.45 INCONTRO CON I CAPI RELIGIOSI MUSULMANI, CON IL CORPO DIPLOMATICO E CON I RETTORI DELLE UNIVERSITÀ GIORDANE all’esterno della Moschea al-Hussein bin-Talal di Amman. Discorso del Santo Padre.
17.30 CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE, I SEMINARISTI E I MOVIMENTI ECCLESIALI nella Cattedrale Greco-Melkita di S. Giorgio di Amman. Discorso del Santo Padre.

Domenica 10 maggio 2009
10.00 SANTA MESSA nell’International Stadium di Amman. Omelia del Santo Padre.
RECITA DEL REGINA COELI nell’International Stadium di Amman. Parole del Santo Padre.
12.45 Pranzo con i Patriarchi e i Vescovi e con il Seguito Papale nel Vicariato Latino di Amman.
Bethany beyond the Jordan

17.30 VISITA A BETHANY BEYOND THE JORDAN - SITO DEL BATTESIMO.
18.00 BENEDIZIONE DELLE PRIME PIETRE DELLE CHIESE DEI LATINI E DEI GRECO-MELKITI a Bethany beyond the Jordan. Discorso del Santo Padre.

Lunedì 11 maggio 2009
Amman

07.30 Santa Messa in privato nella Cappella della Nunziatura Apostolica di Amman.
10.00 CERIMONIA DI CONGEDO all’Aeroporto Internazionale Queen Alia di Amman. Discorso del Santo Padre.
10.30 Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale Queen Alia di Amman (Giordania) per l’Aeroporto Internazionale Ben Gurion di Tel Aviv (Israele).
Tel Aviv

11.00 CERIMONIA DI BENVENUTO all’Aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv. Discorso del Santo Padre.
Gerusalemme

16.15 VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLO STATO DI ISRAELE nel Palazzo Presidenziale di Gerusalemme. Discorso del Santo Padre.
17.45 VISITA AL MEMORIALE DI YAD VASHEM a Gerusalemme. Discorso del Santo Padre.
18.45 INCONTRO CON ORGANIZZAZIONI PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO nell’Auditorium del Notre Dame of Jerusalem Center di Gerusalemme. Discorso del Santo Padre.

Martedì 12 maggio 2009
09.00 VISITA ALLA CUPOLA DELLA ROCCIA sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme.
VISITA DI CORTESIA AL GRAN MUFTI sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme. Discorso del Santo Padre.
10.00 VISITA AL MURO OCCIDENTALE di Gerusalemme.
10.45 VISITA DI CORTESIA AI DUE GRAN RABBINI DI GERUSALEMME nel Centro Hechal Shlomo di Gerusalemme. Discorso del Santo Padre.
11.50 PREGHIERA DEL REGINA COELI CON GLI ORDINARI DI TERRA SANTA nel Cenacolo di Gerusalemme. Discorso del Santo Padre.
12.30 Breve visita alla Concattedrale dei Latini di Gerusalemme.
13.00 Pranzo con gli Ordinari di Terra Santa, con gli Abati e con il Seguito Papale nel Patriarcato dei Latini di Gerusalemme.
16.30 SANTA MESSA nella Josafat Valley di Gerusalemme. Omelia del Santo Padre.

Mercoledì 13 maggio 2009
Betlemme

09.00 CERIMONIA DI BENVENUTO nel Piazzale antistante il Palazzo Presidenziale di Betlemme. Discorso del Santo Padre.
10.00 SANTA MESSA nella Piazza della Mangiatoia di Betlemme. Omelia del Santo Padre.
12.30 Pranzo con gli Ordinari di Terra Santa, con la Comunità dei Francescani e con il Seguito Papale nel Convento di Casa Nova di Betlemme.
15.30 VISITA PRIVATA ALLA GROTTA DELLA NATIVITÀ di Betlemme.
16.10 VISITA AL CARITAS BABY HOSPITAL di Betlemme
16.45 VISITA ALL’AIDA REFUGEE CAMP di Betlemme. Discorso del Santo Padre.
18.00 VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELL’AUTORITÀ NAZIONALE PALESTINESE nel Palazzo Presidenziale di Betlemme.
18.40 CERIMONIA DI CONGEDO nel cortile del Palazzo Presidenziale. Discorso del Santo Padre.

Giovedì 14 maggio 2009
Nazaret

10.00 SANTA MESSA sul Monte del Precipizio a Nazaret. Omelia del Santo Padre.
12.30 Pranzo con gli Ordinari locali, con la Comunità dei Francescani e con il Seguito Papale nel Convento dei Francescani di Nazaret.
15.50 INCONTRO CON IL PRIMO MINISTRO DELLO STATO DI ISRAELE nel Convento dei Francescani di Nazaret.
16.30 SALUTO AI CAPI RELIGIOSI DELLA GALILEA nell’Auditorium del Santuario dell’Annunciazione di Nazaret. Discorso del Santo Padre.
17.00 VISITA ALLA GROTTA DELL’ANNUNCIAZIONE di Nazaret.
17.30 CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON I VESCOVI, I SACERDOTI, I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE, I MOVIMENTI ECCLESIALI E GLI OPERATORI PASTORALI DELLA GALILEA nella Basilica superiore dell’Annunciazione di Nazaret. Discorso del Santo Padre.

Venerdì 15 maggio 2009
Gerusalemme

07.30 Santa Messa in privato nella Cappella della Delegazione Apostolica di Gerusalemme.
09.15 INCONTRO ECUMENICO nella Sala del Trono della Sede del Patriarcato Greco-Ortodosso di Gerusalemme. Discorso del Santo Padre.
10.15 VISITA AL SANTO SEPOLCRO di Gerusalemme. Discorso del Santo Padre.
11.10 VISITA ALLA CHIESA PATRIARCALE ARMENA APOSTOLICA DI S. GIACOMO di Gerusalemme. Discorso del Santo Padre.
Tel Aviv

13.30 CERIMONIA DI CONGEDO all’Aeroporto Internazionale Ben Gurion di Tel Aviv. Discorso del Santo Padre.
14.00 Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale Ben Gurion di Tel Aviv (Israele) per l’Aeroporto di Ciampino (Roma).
Roma

16.50 Arrivo all’Aeroporto di Ciampino (Roma).

Fuso orario

Roma: + 2 UTC

Giordania, Israele e Territori Nazionali Palestinesi: + 3 UTC






Pubblicato il programma del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa. Padre Pizzaballa: un incoraggiamento per la minoranza cristiana e la pace in Medio Oriente


La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi il programma del viaggio del Papa in Terra Santa che si svolgerà dall’8 al 15 maggio prossimi. Benedetto XVI - come ha detto lui stesso all'Angelus dell'8 marzo scorso - visiterà i luoghi santificati dal passaggio terreno di Gesù per chiedergli "il prezioso dono dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per l’intera umanità”. Un pellegrinaggio che toccherà la Giordania, Israele ed i Territori palestinesi. Si tratta di un viaggio – come ha detto recentemente il Papa ad una delegazione del Gran Rabbinato d’Israele ricevuta in Vaticano – che vuole contribuire alla pacifica convivenza tra cristiani, ebrei e musulmani in Terra Santa. Sul programma del pellegrinaggio, il servizio di Roberto Piermarini.

Benedetto XVI partirà alla volta della Giordania la mattina di venerdì 8 maggio. Nella capitale Amman, dopo la cerimonia di benvenuto, visiterà prima il Centro “Regina Pacis” e poi si recherà nel Palazzo Reale al-Husseinye per una visita di cortesia al re ed alla regina di Giordania. Sabato 9 maggio, lascerà Amman per la visita all’antica Basilica del Memoriale sul Monte Nebo, dove Mosè vide la Terra Promessa mentre nella vicina Madaba benedirà la prima pietra dell’Università del Patriarcato latino. Al rientro ad Amman farà visita al Museo Achemita ed alla Moschea Al-Hussein Bin-Tatal dove incontrerà i capi religiosi musulmani, con il Corpo diplomatico e con i rettori delle università giordane. Nel pomeriggio la celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi ed i movimenti ecclesiali, nella cattedrale Greco-Melkita di San Giorgio. Domenica 10, in mattinata la Santa Messa allo Stadio internazionale di Amman, il pranzo con i patriarchi ed i vescovi nel Vicariato latino e nel pomeriggio il trasferimento al Bethany beyond sul fiume Giordano, per la benedizione delle prime pietre delle Chiese dei Latini e dei Greco-Melkiti su uno dei siti dove secondo la tradizione sarebbe stato battezzato il Signore. Lunedì mattina 11 maggio, la partenza da Amman e l’arrivo in Israele, all’aeroporto internazionale di Tel Aviv. Nel pomeriggio la visita di cortesia al presidente dello Stato d’Israele nel Palazzo presidenziale di Gerusalemme, l’attesa visita al Memoriale di Yad Vashem e l’incontro con le organizzazioni per il dialogo interreligioso nell’Auditorium del Notre Dame of Jerusalem Center. La mattinata di martedì 12 sarà dedicata al dialogo interreligioso: sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme infatti, la visita alla Cupola della Roccia e l’incontro del Papa con il Gran Muftì. Seguirà la visita al Muro Occidentale e quella di cortesia ai due Gran Rabbini di Gerusalemme nel Centro Hechal Shlomo. Benedetto XVI reciterà poi il Regina Coeli con gli ordinari di Terra Santa nel Cenacolo di Gerusalemme e visiterà la Concattedrale dei Latini. Nel pomeriggio un breve incontro con i consoli generali di Gerusalemme nella delegazione apostolica e la Santa Messa nella Josafat Valley della Città Santa. Mercoledì 13 il pellegrinaggio papale farà tappa a Betlemme nei Territori palestinesi, con la Santa Messa nella Piazza della Mangiatoia e la visita privata alla Grotta della Natività. Nel pomeriggio dopo aver fatto visita al Caritas Baby Hospital ed al Campo profughi Aida, il Papa sarà ricevuto dal presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese nel Palazzo presidenziale di Betlemme. Dopo il rientro a Gerusalemme, giovedì 14 Benedetto XVI si trasferirà a Nazareth dove in mattinata celebrerà una Messa sul Monte del Precipizio. Seguirà l’incontro con il premier israeliano nel Convento dei Francescani, il saluto ai capi religiosi della Galilea e la visita alla Grotta dell’Annunciazione. Sempre in serata, la celebrazione dei Vespri con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i movimenti ecclesiali e gli operatori pastorali della Galilea, nella Basilica superiore dell’Annunciazione. Venerdì 15 maggio, prima della partenza per Roma, l’incontro ecumenico nella Sala del Trono della Sede del Patriarcato Greco-Ortodosso di Gerusalemme, la visita al Santo Sepolcro e la visita alla Chiesa patriarcale Armena apostolica di San Giacomo, ultima tappa di questo pellegrinaggio papale sulle orme di Gesù.

E sull’attesa della prossima visita del Papa in Giordania, Israele e Territori palestinesi, Giancarlo La Vella ha sentito padre Pierbattista Pizzaballa, custode francescano di Terra Santa:

R. – Siamo certi che verrà proprio con sentimenti di dialogo e di pace, e soprattutto con un grande incoraggiamento per la comunità cristiana locale.

D. – C’è bisogno di dialogo non solo tra israeliani e palestinesi, ma anche tra tutte le comunità religiose...

R. – Certo. I religiosi hanno un ruolo molto importante, ma in questi ultimi anni forse sono stati troppo frammentati e c’è bisogno di dare maggiore unità, maggior coordinamento e saper dire una parola comune da tutti, come leader religiosi. In questo contesto penso che la visita del Papa sarà un grande incoraggiamento, un grande punto di riferimento.

D. – La Custodia di Terra Santa con quale spirito attende il Papa?

R. – Con una grande gioia, con grande attesa; i preparativi ora sono nella fase frenetica, diciamo, però c’è anche uno spirito di preghiera e tanta attesa per le cose che il Santo Padre ci dirà.

D. – Benedetto XVI torna nei luoghi dove sono già stati Paolo VI e Giovanni Paolo II; quali i ricordi di queste visite precedenti?

R. – Il ricordo della visita precedente di Giovanni Paolo II è ancora molto forte, soprattutto per i gesti che ha compiuto. Tutti sappiamo però che questa visita avrà un carattere diverso, anche perché sono diverse le circostanze, i tempi sono cambiati, ma avrà degli aspetti comuni: innanzitutto la visita ai luoghi santi e d’incontro con la comunità cristiana è di un profilo molto alto, di riferimento per tutti.

D. – Quale spinta, quale rinnovamento il viaggio del Papa potrà dare a tutta la Terra Santa?

R. – Dunque, la Terra Santa ha conosciuto – in questi ultimi anni – molte crisi, eventi anche drammatici, la seconda Intifadah, l’ultima operazione a Gaza e tante altre, e quindi è molto ferita; ci sono ancora tanti problemi, tante paure, e la visita del Papa sarà un grande incoraggiamento, un invito a non avere paura e a guardare avanti con speranza e fiducia.

D. – Affinchè questa terra non sia più la terra dei muri e delle divisioni, che cosa si può fare?

R. – Innanzitutto, bisogna puntare sui giovani, nelle scuole, formare la nuova generazione a pensare in maniera diversa e soprattutto a sfidare e ad osare, a sognare, in modo che possa anche costruire, nei tempi opportuni, qualcosa di diverso rispetto ai loro padri.





www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=764&sett...
+PetaloNero+
00venerdì 27 marzo 2009 01:39
Benedetto XVI visiterà la Cupola della Rocca e il Muro del Pianto
Pubblicato il programma della visita papale in Terra Santa


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 26 marzo 2009 (ZENIT.org).- Durante il suo viaggio in Terra Santa nel maggio prossimo, Benedetto XVI visiterà il Muro del Pianto, la Spianata delle Moschee, la grotta della Natività e Nazaret, secondo quanto si apprende dal programma ufficiale del viaggio, pubblicato questo giovedì dalla Santa Sede.

Il programma ripete nei suoi momenti chiave la storica visita di Giovanni Paolo II in Terra Santa nel marzo 2000, anche se prevede un giorno in più e un maggiore spazio per gli incontri di tipo ecumenico e interreligioso.

Come per il suo predecessore, anche per Papa Benedetto XVI la prima tappa del viaggio sarà la Giordania, con una visita al monte Nebo, il luogo in cui la tradizione afferma che Mosè vide da lontano la Terra Promessa.

E' anche prevista una Messa ad Amman (nell'International Stadium), così come una visita di cortesia ai re di Giordania.

Come novità di questo viaggio, Benedetto XVI visiterà il Museo Hashemita e la Moschea Al-Hussein e incontrerà i leader religiosi musulmani e i rettori delle università del Paese. Porrà anche la prima pietra dell'università cattolica di Madaba.

Come Giovanni Paolo II, il Papa visiterà il Giordano, anche se si recherà allo stesso luogo in cui secondo la tradizione Gesù ricevette il Battesimo dalle mani di Giovanni, dove benedirà le prime pietre di una chiesa latina e di un'altra greco-melchita.

Al suo arrivo in territorio israeliano, il Papa visiterà in primo luogo Gerusalemme, mentre Giovanni Paolo II andò prima nei territori dell'Autorità Palestinese.

A Gerusalemme, visiterà il Muro Occidentale e il Memoriale di Yad Vashem e saluterà i due Gran Rabbini nel Centro Hechal Shlomo.

Farà visita anche al Gran Mufti e si recherà alla Spianata delle Moschee, ma a differenza di Giovanni Paolo II visiterà la Cupola della Roccia, la moschea in cui si venera la Roccia sulla quale Abramo si accingeva a sacrificare suo figlio e da cui il Profeta Maometto sarebbe andato in cielo.

Secondo la tradizione, si tratta del terzo luogo più sacro dell'islam, dopo La Mecca e Medina, ed è anche un luogo sacro per gli ebrei, perché lì è il cuore dell'antico Tempio di Gerusalemme.

A Gerusalemme è anche previsto, come fece Giovanni Paolo II, un incontro con organizzazioni dedite al dialogo interreligioso e con le comunità cristiane, nonché una visita al Santo Sepolcro. Come novità, è prevista un'Eucaristia nella Josafat Valley.

Il Papa si dirigerà poi a Betlemme, dove celebrerà un'Eucaristia nella Piazza della Mangiatoia e visiterà un campo di rifugiati, l'Aida Refugee Camp (Giovanni Paolo II visitò quello di Deheisha). E' anche prevista una visita al Caritas Baby Hospital e al Presidente dell'Autorità Palestinese.

Per terminare il viaggio, Benedetto XVI si recherà in Galilea, a Nazaret, dove visiterà la Grotta dell'Annunciazione e incontrerà il Primo Ministro di Israele. Celebrerà anche un'Eucaristia sul Monte del Precipizio (da dove la tradizione afferma che i concittadini tentarono di gettare Gesù dopo la sua predicazione nella Sinagoga).

A differenza di quanto fece Giovanni Paolo II, la visita in questa zona sarà breve e non prevede né il Monte delle Beatitudini né Cafarnao o Tabga, dove la tradizione ricorda la Moltiplicazione dei Pani.

Prima di tornare a Roma, il Papa prevede di incontrare anche il Patriarca Greco-ortodosso di Gerusalemme e il Patriarca della Chiesa armena.


Paparatzifan
00sabato 4 aprile 2009 18:05
Dal blog di Lella...

Papa: Terrasanta, per la prima volta Al Jazira in volo papale

Per la prima volta nella storia dei viaggi pontifici, anche Al Jazira, la catena televisiva del Qatar, sarà presente sul prossimo volo papale, in occasione del viaggio di Benedetto XVI in Giordania, Israele e territori palestinesi dall'8 al 15 maggio. Barbara Piga Serra, volto noto anche per i telespettatori italiani, inviata da Londra dell'emittente che ha rivoluzionato l'informazione del mondo arabo, risulta nella lista pubblicata oggi dal Vaticano dei giornalisti ammessi nel seguito di Ratzinger in Terra Santa.
In passato Al Jazira ha sempre seguito i viaggi papali "in loco", senza mandare giornalisti nello stesso aereo su cui viaggiava il pontefice.
La decisione presa in questa occasione conferma la grande attenzione con cui il mondo arabo seguirà il viaggio in Medio Oriente di Benedetto XVI. Al Jazira ha cominciato le sue trasmissioni in arabo nel 1996 e dal 2006 ha aperto anche un canale internazionale in inglese, con sede principale a Londra.

© Copyright Unione Sarda online


+PetaloNero+
00lunedì 6 aprile 2009 17:09
Si cercano salvatori dell'Olocausto in vista della visita papale in Terra Santa
Iniziativa della Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg



GERUSALEMME, lunedì, 6 aprile 2009 (ZENIT.org).- In vista della visita di Benedetto XVI in Terra Santa, la Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg ha rivolto un appello internazionale per ottenere testimonianze di ebrei salvati dai cattolici durante l'Olocausto.

"Durante la Seconda Guerra Mondiale, un gran numero di donne e uomini cattolici nel continente europeo ha rischiato la propria vita per salvare gli ebrei perseguitati dai nazisti. Solo una frazione di questi salvatori è stata debitamente riconosciuta", spiega la Fondazione in un comunicato inviato a ZENIT.


La Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg ha tra i suoi obiettivi quello di scoprire queste storie di eroismo e di creare programmi educativi per trasmettere questa eredità di coraggio alle giovani generazioni.

La campagna della Fondazione precede la visita di Papa Benedetto XVI in Israele, dall'8 al 15 maggio, "ed è un modo di celebrare la presenza del Sommo Pontefice in Terra Santa e l'abbraccio fraterno tra cattolici ed ebrei che questa simboleggia", spiega.

Le persone che possiedono o credono di possedere informazioni o prove collegate a storie di salvataggi aventi dei cattolici come protagonisti possono contattare la Fondazione per posta elettronica (dannyrainer@irwf.org) o per telefono ai numeri + 1 212 7373275 (New York), + 54 11 4382 7282 (Buenos Aires), + 972 2 62579916 (Gerusalemme).
+PetaloNero+
00mercoledì 8 aprile 2009 01:41
L’ORP in Terra Santa per il viaggio del Papa

ROMA, martedì, 7 aprile 2009 (ZENIT.org).- L’Opera Romana Pellegrinaggi (ORP), attività del Vicariato di Roma, organo della Santa Sede, sarà in Terra Santa con il Santo Padre dal 7 al 15 maggio con proposte diversificate e rivolte a tutti.

“Questa iniziativa nasce con la volontà di unirci al Santo Padre in Terra Santa per invocare con Lui il dono della pace”, ha affermato padre Cesare Atuire, amministratore delegato dell’ORP.

Durante l’Angelus dell’8 marzo il Papa aveva annunciato di voler compiere questo pellegrinaggio “per domandare al Signore, visitando i luoghi santificati dal suo passaggio terreno, il prezioso dono dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per l’intera umanità”.

“Noi ci uniamo a Lui per invocare la pace per il Medio Oriente, la Terra Santa e per tutto il mondo”, ha affermato padre Atuire.

Da qui nasce “In Terra Santa con Benedetto XVI”, un’iniziativa dell’Opera Romana Pellegrinaggi, che desidera mettere in campo tutte le sue forze affinché tutti possano partecipare grazie ad una quota solidale.

Le proposte, rivolte sia ai giovani che agli adulti, offrono la possibilità di unirsi al pellegrinaggio del Santo Padre, scegliendo tra le diverse opzioni: Giordania e Terra Santa (7-15 maggio), Terra Santa con sistemazione per i giovani (9-13 e 11-14 maggio) e Terra Santa con sistemazione per adulti (9-13 maggio).

“Il pellegrinaggio cristiano è sempre una visita alle comunità, basti pensare a San Paolo che visitava le comunità in Asia e tornava a Gerusalemme, la Chiesa Madre – ha concluso padre Atuire -. In questo caso il nostro pellegrinaggio è un segno tangibile di solidarietà ai fratelli cristiani di Terra Santa e a tutti gli uomini di buona volontà”.

[Per maggiori informazioni: www.orpnet.org/]





La visita papale non concluderà gli accordi Israele-Santa Sede
Afferma la Custodia Francescana di Terra Santa


GERUSALEMME, martedì, 7 aprile 2009 (ZENIT.org).- La preparazione della visita di Benedetto XVI in Terra Santa non riuscirà a concludere gli accordi pendenti tra la Santa Sede e Israele, anche se l'ambiente di amicizia che si è generato sta servendo per raggiungere questo obiettivo.

Lo spiega un'analisi pubblicata da Marie-Armelle Beaulieu, redattrice della pagina web della Custodia Francescana di Terra Santa (www.custodia.org), una delle realtà della Chiesa cattolica che partecipano alla preparazione al viaggio papale, dall'8 al 15 maggio.

Questi accordi, attualmente in fase di negoziazione da parte di una Commissione bilaterale tra negoziatori israeliani e vaticani, devono regolare lo status giuridico della Chiesa cattolica in Israele, dopo l'Accordo Fondamentale (Fundamental Agreement) firmato nel 1993, che ha permesso di intavolare relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e lo Stato di Israele.

Negli ultimi mesi, le riunioni della Commissione sono andate avanti in un modo che faceva pensare ad alcuni che gli accordi potessero essere raggiunti in occasione della visita papale.

Secondo quanto ha dichiarato il sacerdote David Jaeger, francescano e israeliano, esperto di rapporti tra Chiesa e Stato di Israele, “non esiste rapporto tra i lavori della Commissione bilaterale e il pellegrinaggio del Santo Padre, a eccezione naturalmente del 'buon ambiente', perché questo ha permesso di intensificare i negoziati”.

“Ad ogni modo, si deve ricordare che il Santo Padre si dispone a compiere un pellegrinaggio, cioè un viaggio spirituale per pregare nei Luoghi Santi della Rivelazione, e a visitare la comunità cristiana, e avrà anche incontri importanti con le autorità civili degli Stati e dei territori in cui si trovano oggi i Luoghi Santi, dei quali i credenti fanno parte come cittadini, cioè il regno hashemita di Giordania, lo Stato di Israele e i Territori palestinesi”.

Secondo l'articolo, non ci sono speranze che si raggiunga la firma degli accordi in questo momento, “ma si spera che questa non sia molto lontana”.

I negoziatori della Santa Sede e di Israele stanno analizzando in questo momento l'Accordo economico, con il quale si regoleranno il regime fiscale e le proprietà della Chiesa.

Quindici anni dopo l'entrata in vigore dell'Accordo fondamentale Israele-Santa Sede – il 10 marzo 1994 – e dieci anni dopo l'Accordo sulla personalità giuridica della Chiesa – il 3 febbraio 1999 –, i trattati firmati e ratificati non sono ancora stati inclusi nell'ordinamento giuridico da parte del Parlamento israeliano, e quindi non possono essere applicati dalla giustizia, il che li limita gravemente.

Quando la Santa Sede ha stabilito relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele nel 1993, come gesto di buona volontà, Giovanni Paolo II ha optato per proporre un Accordo Fondamentale e negoziare in seguito le questioni in modo dettagliato.




+PetaloNero+
00giovedì 9 aprile 2009 01:50
In Giordania molti musulmani attendono il Papa
Visita al Vaticano della signora Maha Khatib, Ministro del turismo



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 8 aprile 2009 (ZENIT.org).- "In Giordania i musulmani attendono il Papa almeno quanto i cristiani". Lo ha detto il Ministro giordano del turismo e delle antichità, la signora Maha Khatib, presente all'Udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro.


Dopo la catechesi, sul sagrato della Basilica vaticana, il Papa si è intrattenuto con la donna musulmana, che era accompagnata dall'ingegner Rustom Mkhjian, cristiano ortodosso, responsabile del sito archeologico del Battesimo di Gesù, e dal cattolico Tayseer Ammary, consulente del ministero.


I tre sono tra i principali organizzatori dell'accoglienza a Benedetto XVI, che esattamente tra un mese, l'8 maggio, atterrerà ad Amman, prima tappa del suo pellegrinaggio in Terra Santa.


"Siamo qui - ha affermato la signora Maha Khatib a 'L'Osservatore Romano' - per ringraziare il Papa dell'onore concessoci di visitare la nostra terra".


"A nome dei sovrani, del governo e di tutto il popolo - ha proseguito - vogliamo assicurargli che la Giordania sta facendo il possibile per una degna e calorosa accoglienza".


"Benedetto XVI - ha concluso il Ministro, che al termine dell'udienza ha incontrato l'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati - potrà vedere con i propri occhi un Paese in cui coesistono pacificamente fedeli di varie religioni: un modello per tutto il Medio Oriente".


+PetaloNero+
00sabato 25 aprile 2009 01:39
Il Governo israeliano: in Terra Santa il Papa sarà “un ponte per la pace”
Crea una pagina web dedicata alla visita pontificia



GERUSALEMME, venerdì, 24 aprile 2009 (ZENIT.org).- Il pellegrinaggio che Benedetto XVI compirà in Terra Santa è presentato dal Governo israeliano come “un ponte per la pace”.

E' questo lo slogan della pagina web ufficiale che l'Esecutivo ha creato per quanti sono interessati all'evento, istituita dal Ministero del Turismo in sette lingue.

“Il pellegrinaggio di Sua Santità Papa Benedetto XVI in Terra Santa è un pellegrinaggio di pace e riconciliazione”, spiega la web, che offre informazioni sul programma della visita e dati pratici per i pellegrini che la seguiranno.

In particolare, il Ministero afferma che “la visita del Pontefice allo Yad Vashem (il Memoriale dei Martiri ed Eroi dell'Olocausto) a Gerusalemme è un'altra espressione di solidarietà per il popolo ebraico e di presa di coscienza dell'orrore dell'Olocausto”.

La pagina può essere visitata all'indirizzo: www.holyland-pilgrimage.org
+PetaloNero+
00domenica 26 aprile 2009 16:22
I giovani palestinesi attendono con gioia la visita del Papa in Terra Santa


Si avvicina il viaggio del Papa in Terra Santa e proprio nei giorni scorsi un gruppo di ragazzi palestinesi di Beit-Sahour, cittadina vicino a Betlemme, si è recato ad Andria, centro pugliese gemellato con Beit-Sahour. Poi il trasferimento a Roma e l’incontro con Benedetto XVI all’Udienza Generale. Li ha accompagnati, in questo tour italiano, padre Faysal Hijazen. Al sacerdote Giancarlo La Vella ha chiesto come i giovani palestinesi stanno vivendo questo difficile momento della crisi con Israele:

R. – Un vivere difficile: ai giovani manca la libertà, c’è il muro che chiude tutto. E’ una situazione difficile quella dei palestinesi che non possono andare in Israele o a Gerusalemme. Non possono nemmeno trasferirsi con facilità da una città all’altra: da Betlemme a Ramallah ci sono cinque checkpoint per poter arrivare. In parrocchia proviamo a fare moltissime attività per loro.


D. – Con quale spirito questa realtà giovanile, e non solo, attende l’arrivo del Papa?


R. – I nostri giovani lo aspettano con grande gioia; aspettano, con la sua presenza, di approfondire la fede. Siamo una minoranza nel Paese: in Giordania siamo il due per cento, in Palestina solo l’uno per cento ed in Israele il due per cento. Dunque, come un piccolo gregge, abbiamo bisogno di un conforto e il nostro Papa ci aiuterà. Vogliamo che il Papa parli della pace, il popolo palestinese chiede i suoi diritti di avere il suo stato come c’è lo stato israeliano. Vogliamo che questi due popoli vivano in pace.


D. – C’è una parte palestinese che però avanza queste richieste attraverso il lancio di missili, attraverso il terrorismo…


R. – Noi diciamo: “La forza non arriverà mai ad avere la pace”. Anche l’ingiustizia non porterà mai alla pace. Dunque, noi chiediamo alla comunità internazionale, all’Onu, alla Comunità europea, di spingere gli israeliani ed i palestinesi ad arrivare veramente ad una soluzione reale che piace a tutti, affinché ciascuno possa vivere nel suo Stato con tutta la sua libertà.


D. – Il Papa, più di una volta, già in passato, ha rivolto un appello per la pace per il Medio Oriente, per la Terra Santa. Con quale spirito, la comunità cattolica riceve questi pensieri del Papa?


R. – Lo apprezziamo molto perché il Vaticano è sempre stato a favore della pace in Palestina. Apprezziamo che sia Benedetto XVI, sia Papa Giovanni Paolo II, abbiano parlato tanto per realizzare questa pace. Il Papa l’ha già detto tante volte.


D. – In questo caso, siete voi pastori che dovete agire in prima persona, diffondere il Vangelo, sia pure con le difficoltà di diffonderlo in un luogo dove ci sono altre due religioni preponderanti…


R. – La religione cristiana è una religione che spinge verso la pace: amare il nemico ma senza negare i propri diritti. Dunque noi non abbiamo nessun problema con gli israeliani, non abbiamo nessun problema con i palestinesi musulmani. Spingiamo verso la tolleranza, verso il dialogo e, come ha detto Giovanni Paolo II, abbiamo bisogno di ponti, non di muri; vogliamo creare ponti di fratellanza, ponti di giustizia, ponti che si basano sui diritti umani della persona, sia israeliana che palestinese. Vogliamo un riconoscimento reciproco tra il popolo palestinese ed il popolo israeliano.



[Radio Vaticana]
Paparatzifan
00domenica 26 aprile 2009 16:36
Dal blog di Lella...

Papa: Incolumita' a rischio nel viaggio a Nazareth

26 Aprile 2009 09:42 ESTERI

GERUSALEMME

Incolumita' a rischio per Papa Benedetto XVI nella sua prossima visita a Nazareth, in Israele.
Lo rende noto, oggi, il quotidiano israeliano 'Haaretz', secondo cui i servizi segreti di Gerusalemme avrebbero raccolto informazioni preoccupanti. Gli estremisti islamici, infatti, potrebbero organizzare manifestazioni di protesta o attaccare addirittura il Pontefice. Benedetto XVI, che sara' in Israele e nei Territori palestinesi fra l'11 e il 15 maggio, potrebbe quindi essere costretto a rinunciare alla Papamobile. Proprio il 14 maggio i palestinesi ricordano la Naqba, la cosiddetta "catastrofe", cioe' la fondazione di Israele avvenuta nel 1948.

© Copyright (Agr)


Dio voglia che tutto vada bene anche se Israele non è il posto migliore per fare un viaggio in questo momento!
[SM=g7953]

Paparatzifan
00lunedì 27 aprile 2009 07:49
Da "La Stampa"...

26/4/2009

I servizi segreti israeliani lanciano l'allarme-sicurezza.

"No alla papamobile"

L'auto speciale che consente al Pontefice di spostarsi tra i fedeli non è «sufficientemente attrezzata a proteggere la vita del Papa in caso di attacco terroristico»


GIACOMO GALEAZZI

I servizi segreti israeliani lanciano l’allarme-sicurezza. «La “papamobile” è inefficace in caso di attacco. E’ a rischio l’incolumità di Benedetto XVI». L’auto speciale che consente al Pontefice di spostarsi tra i fedeli non è «sufficientemente attrezzata a proteggere la vita del Papa in caso di attacco terroristico». Il ministro del turismo, Stas Misezhnikov (leader della destra radicale e responsabile dei preparativi per la visita del Pontefice) ha illustrato ieri al governo gli scenari di emergenza che rischiano di turbare lo storico viaggio in Terra Santa. Lo «Shin Bet», il servizio di sicurezza interno, ha raccolto indicazioni su «fermenti fra estremisti islamici». Un’allerta da prendere «in adeguata considerazione», avverte Misezhnikov. Il «momento critico», secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano Haaretz, potrebbe verificarsi durante la tappa in Galilea, a Nazareth, il 14 maggio quando il Pontefice celebrerà una messa al Monte del Precipizio e visiterà la Basilica dell’Annunciazione. Il ricorso alla «papamobile» scoperta tiene in apprensione lo «Shin Bet» perché nelle ultime settimane in ambienti musulmani radicali è stata espressa ostilità alla presenza del Papa e perché quel giorno i palestinesi ricorderanno la Giornata della Nakba, ossia della «Catastrofe» (come chiamano la costituzione di Israele nel 1948). In passato la ricorrenza è spesso stata motivo di disordini e il pericolo è che qualcuno possa cogliere l’occasione per cercare di colpire il Papa. «Israele mantiene una stretta collaborazione con i rappresentanti del Vaticano», assicura Misezhnikov, che mercoledì ha chiesto a Joseph Ratzinger di astenersi dal ricevere in Vaticano un sindaco di «Hamas». A Nazareth sarà necessario chiudere per motivi di sicurezza i negozi che si affacciano sulle strade percorse dal Papa anche se «nei limiti del possibile la vita continuerà a svolgersi nella normalità». Il Movimento islamico in Israele (guidato dallo sceicco Raed Sallah) ha pubblicato un documento in cui affermava che il Papa non è il benvenuto per «le espressioni contro Maometto usate tre anni fa a Ratisbona». Prova a gettare acqua sul fuoco il Mufti di Gerusalemme, massima autorità islamica per i palestinesi, che riceverà il Pontefice nella Spianata delle Moschee, ma non mancano altre difficoltà nei preparativi del pellegrinaggio, inclusa la rimozione di un palco eretto dall’Anp nel campo profughi di Aida in una località che, secondo Israele, era troppo vicina alla Barriera di sicurezza. I mass media di tutto il mondo avrebbero ritratto il Pontefice con lo sfondo di un simbolo di divisione e, dal punto di vista dei palestinesi, di oppressione e apartheid. Ordine di smontare tutto e ricostruire la struttura altrove.
Lo Shin Bet è contrario all’uso della «papamobile» nell’intera trasferta del Pontefice, che prevede tappe a Betlemme, Nazareth e allo «Yad Vashem», il luogo-simbolo dell’Olocausto. La Santa Sede ha comunicato il desiderio del Papa di avvicinarsi quanto più possibile ai fedeli, ma le autorità israeliane hanno opposto gli appelli che incitano ad organizzare dimostrazioni nei Territori. Il rischio è che qualcuno possa aggredire fisicamente il Papa, rispondendo alle esortazioni delle sigle della violenza fondamentalista. «Serve una soluzione che metta d’accordo le necessità della sicurezza e i desideri del Pontefice che non vuole rinunciare al contatto ravvicinato con i fedeli», spiega il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito delle Chiese Orientali. E’ ottimista il portavoce papale, padre Federico Lombardi: «Sul campo sono impegnate persone con competenza e responsabilità adeguate a superare i problemi organizzativi». La Segreteria di Stato tende a stemperare la tensione. «Nessuna preoccupazione particolare, né specifici motivi di pericolo- si osserva-.Le autorità israeliane quando hanno invitato il Papa sapevano bene cosa facevano ed erano convinte e consapevole di garantire uno svolgimento normale e ordinato. Abbiamo fiducia che questo accadrà. Certo, è un’organizzazione complessa e man mano possono emergere problemi da affrontare, però esistono contatti avviati da tempo e vie normali per superare gli ostacoli senza drammatizzare la situazione». Vaticano e Israele accelerano i colloqui, prima della visita del Papa, per giungere «il prima possibile» ad un accordo bilaterale sulle pendenti questioni fiscali e patrimoniali della Chiesa in Terrasanta. La commissione di lavoro bilaterale permanente conta di concludere i negoziati il 30 aprile al ministero degli Affari Esteri. Intanto il parroco della Striscia, il battagliero palestinese Manuel Musallam, è stato sostituito da un giovane prete proveniente dall’Argentina.


Paparatzifan
00lunedì 27 aprile 2009 17:28
Dal blog di Sandro Magister...

27-04-2009

Vademecum del viaggio del papa in Terra Santa. Ma c’è chi non lo vuole

Il programma del viaggio che Benedetto XVI farà in Terra Santa dall’8 al 15 maggio è noto. È indicato minuto per minuto nel sito ufficiale del Vaticano.

L’incognita è su come l’annunciata agenda prenderà corpo. Le premesse non sono tutte pacifiche. L’annuncio del viaggio ha sollevato fin dall’inizio delle opposizioni molto aspre proprio da parte di coloro che il papa andrà a visitare: i vescovi, il clero e i cattolici arabi. L’ha confermato e spiegato senza mezzi termini il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, in un’intervista al sito ufficiale della Custodia Francescana della Terra Santa.

“È vero che la comunità cristiana locale, palestinese, ha espresso e ci ha manifestato il suo disappunto, i suoi interrogativi e i suoi timori. Ed essendo venuti a conoscenza, prima di loro, del progetto di Sua Santità, ci siamo anche noi interrogati sull’opportunità di questo viaggio. Il fatto che il Santo Padre venga in un momento difficile, in una regione difficile, a incontrare un popolo estremamente sensibile, ci ha fatto riflettere. Ci siamo consultati con gli organizzatori, con lo stesso Santo Padre, e, qui a Gerusalemme, con i nostri fratelli vescovi dell’assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa, i quali presentavano le stesse inquietudini della comunità cristiana locale. In seguito al nostro scambio, avendo constatato che il programma del pellegrinaggio era ben bilanciato, nei suoi momenti dedicati alla Giordania, alla Palestina e a Israele, abbiamo finito per riconoscere che questo viaggio non poteva che essere un bene, una benedizione per tutti. […] Ma è innegabile che questi tre punti critici permangano: il Santo Padre verrà in un momento difficile – soprattutto dopo la guerra di Gaza –, in una regione difficile, per render visita a una popolazione molto sensibile”.

Per seguire il viaggio del papa il sito della Custodia ha predisposto una sezione on line ad esso dedicata: Benedetto XVI pellegrino in Terra Santa. In essa si troveranno schede storiche e foto dei luoghi santi visitati dal papa, interviste e commenti di esponenti della Chiesa locale e di personalità arabocristiane, la cronaca quotidiana del viaggio.

Sui rapporti politici tra il Vaticano e Israele, vedi in www.chiesa: “A Gaza il Vaticano alza bandiera bianca“.


+PetaloNero+
00mercoledì 29 aprile 2009 17:20
Il cardinale Sandri: il viaggio del Papa in Terra Santa sarà di sostegno alla minoranza cristiana


Non una classica guida di Terra Santa, ma una sorta di “diario” per accompagnare chi vi si reca. E’ l’intento di “Terra Santa. Viaggio dove la fede è giovane” che propone un pellegrinaggio di otto giorni raccontato con gli occhi dell’autore stesso, il giornalista Giorgio Bernardelli. Alla presentazione del libro, ieri pomeriggio presso la nostra emittente, è intervenuto tra gli altri il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. C’era per noi Debora Donnini.

Le pietre, i corsi d’acqua, i volti. Tutto in Terra Santa parla. Ed è per questo che l’autore di “Terra Santa. Viaggio dove la fede è giovane”, Giorgio Bernardelli racconta un percorso da lui stesso compiuto per attingere alle radici della fede cristiana, della quale uno dei pilastri fondamentali è l’Incarnazione. La Terra Santa centrale per il mondo, ieri, oggi e nel futuro. Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha voluto proprio sottolineare la missione di questa “piccola” striscia di Terra mediorientale e la commozione di vedervi presto il Papa. Al cardinale Leonardo Sandri abbiamo chiesto quali il significato, l’impatto per i cristiani e in particolare per i cristiani delle Chiese Orientali:


R. - Io credo che l’impatto della presenza del Papa nei luoghi di Pietro ma soprattutto nei luoghi di Gesù, della Madonna, sarà per lui e per tutta la Chiesa un motivo di incontro e per i cristiani orientali sarà un motivo di appoggio, di speranza, di sostegno in questi tempi difficili per loro che vivono in un mondo difficile perché sono una minoranza.


D. – Anche perché tante volte si è parlato, ultimamente, dell’esodo dei cristiani dal Medio Oriente. In questo senso sarà un messaggio importante…


R. – Sì, un messaggio importante e speriamo che tutti i cristiani contribuiscano affinché i cristiani non debbano allontanarsi o per motivi di guerra o per motivi di difficoltà nel poter esercitare la propria vita religiosa.


Raccontati, dunque, non solo archeologia e fede, ma anche sguardi e storie di chi oggi vive lì, cristiani, ebrei musulmani. Per questo il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa nella prefazione ringrazia l’autore del libro per aver sottolineato ai giovani pellegrini la necessità di partecipare a qualche liturgia locale e di “perdere tempo” per vivere questa Terra. Perché? Perché anche un pellegrinaggio è “una storia viva”? Ci risponde lo stesso Giorgio Bernardelli:


R. – Sì, assolutamente. Una storia viva dove si incrociano tante cose. Credo che almeno tenere insieme sia l’aspetto spirituale, biblico e l’aspetto della comunità che vive oggi in Terra Santa, anche col suo dolore, con le ferite del conflitto, sia un atteggiamento indispensabile per chi oggi va in Terra Santa.


D. – Quale vuole essere il tuo contributo con questa guida?


R. – Aiutare a fare qualche collegamento tra il centro che è appunto quella storia che rileggiamo a partire dalle pagine della Scrittura, nei luoghi dove questa Scrittura si è svolta, e l’ambiente della Terra Santa di oggi, perché contemplare il mistero dell’Incarnazione vuol dire guardare a un Dio che entra in una storia che non si ferma.


Così come a Nevè Shalom, l’oasi della pace, fondata dal domenicano padre Bruno Hussar: un villaggio dove vivono insieme ebrei e arabi, cristiani e musulmani. Dove, come a tutte le latitudini, non sempre si va d’accordo, non sempre tutto è facile, ma dove per questo si impara che i conflitti vanno affrontati, perché segnano ogni uomo: la pace non nasce da un’idea ma dai cuori di migliaia di singole persone. Così come Gesù di Nazareth e tutta la storia di salvezza sono fatti, nomi e luoghi concreti che ancora oggi coinvolgono nella più profonda e passionale delle storie d’amore.



[Radio Vaticana]
Paparatzifan
00mercoledì 29 aprile 2009 18:01
Da "TerraSantaLibera.org"...


IL PAPA VA IN TERRA SANTA :

Tra tante chiacchiere e maldicenze, inutili e dannose per tutti

Editoriale della Direzione di TerraSantaLibera.org


È da molto tempo che non scrivo su queste pagine, troppo preso in attività pratiche più urgenti, ma recentemente subissati di email e articoli delle più disparate agenzie e spericolati giornalisti, tutti accomunati dalla smania di "pontificare", di voler insegnare al Papa come si fa il Papa, ma in pratica dediti, come i più, consapevolmente o meno, allo sport nazionale e internazionale più incentivato dalle logge, quello di sputare veleno sul soglio di Pietro e la Chiesa, mi sono proprio stufato di starmene zitto a tollerare oltre e perciò adesso sparo a zero su tutto quello che si muove, togliendomi una manciata di sassolini dalle scarpe.

Perchè un conto è mettere in luce, o criticare scivoloni, se non peggio ancora vizi teologici o di formazione, sia del pontefice come di qualsiasi altro mortale, altro conto è calunniare e attribuire a Benedetto XVI poteri terreni che non ha, come quello, per esempio, di recarsi dove vuole sul territorio controllato militarmente dall'entità coloniale sionista, o ancor più accusarlo di essere un capo di stato "suddito di Israele".
Come stoltamente è stato affermato da un ragazzo (del quale tra l'altro in passato abbiamo generosamente ospitato brani di testimonianza e denuncia), che ha pubblicato recentemente alcune lettere da Gaza, a mo' di libro, sul quotidiano comunista il Manifesto, e perciò si sente in diritto di offendere, non perdendo l'occasione d'oro di vomitare odio sul Papa e sulla Chiesa.

Un bravo ragazzo, per carità, anche se di formazione anarco-marxista, che ha anche recentemente e coraggiosamente sfidato le milizie e le bombe dei circoncisi per portare testimonianza (e per questo solamente continua a godere del nostro rispetto), ed a cui abbiamo dedicato alcuni editoriali nei mesi scorsi, ma purtroppo accecato da pregiudizi e odio ideologico di fronte ad un vecchietto di 82 anni che, sfidando minacce e pericoli seri (posti in essere da tempo dalla setta che odia, più di chiunque altro al mondo, la "pietra d'inciampo, la Sua Chiesa e il suo Vicario), vuole, con altrettanto coraggio, dare un segnale di vicinanza, di presenza, di interesse vivo, nei confronti delle pietre vive di Terra Santa.

Pochi mesi sono passati dalla fine di una pioggia di morte che ha sterminato quasi 1500 persone a Gaza, distrutto e raso al suolo case, ospedali, scuole, servizi, magazzini di scorte alimentari, acquedotti, porto e campagne, lasciando nell'indigenza una popolazione di circa un milione e mezzo di abitanti, negando loro persino l'accesso dei mezzi di soccorso e dei beni di prima necessità.

A pochi chilometri di distanza invece, altri membri di quello stesso ceppo nazionale arabo-palestinese, numericamente circa il triplo, divisi in enclavi, controllate da un nemico che non parla neppure la loro lingua, ma sufficientemente armato e motivato per costringere questa popolazione in galere a cielo aperto, circondate da muraglie insormontabili e controllate, quando non divise tra loro da posti di blocco, insediamenti di fanatici in kippa e treccioline, blocchi di cemento e reticolati di filo spinato, sono impediti nello svolgere una normale vita lavorativa, scolastica, sociale, non potendo neppure uscire dai loro villaggi senza il permesso di questo nemico straniero, non venendo loro concesso di curarsi regolarmente in strutture sanitarie adeguatamente attrezzate, di visitare i propri parenti, in poche parole di vivere e comunicare.

Umiliati, torturati, nell'animo prima ancora che nel fisico, privati delle loro case e terre, avvelenati nelle coscienze sin dall'infanzia, violentati e decimati senza pietà.
Le comunità cattoliche sono ridotte ai minimi termini, ma resistono con fiducia e costanza su quel che resta della loro terra. Discriminati, carcerati, ma mai rassegnati.
E questo vecchietto vestito di bianco, di 82 anni, che potrebbe molto più comodamente starsene nei palazzi vaticani, decide, contro tutto e tutti, di andare a trovare queste comunità: non solo quelle che egli rappresenta come capo religioso, ma anche le altre, di confessioni ed etnie diverse, che popolano l'area. Perchè la pace, se la si vuole, la si deve trattare con tutte le parti.
Non atterrerà nella giudaica Tel Aviv, ma nella più islamica Giordania. Visiterà quindi alcuni luoghi santi e le comunità che li popolano. Andrà dove potrà e dove gli verrà concesso.
Ma già si sollevano le voci di protesta perchè non andrà a Gaza:

- "È un capo di stato suddito d'Israele"
- "Il suddito d'Israele non vuole incontrare i cristiani a Gerusalemme, ma a Betlemme"
- "Veste babbucce Prada"

e sciocchezze del genere, seguite dall'elenco dei "preti" ultramodernisti, da don Ciotti a quelli di Pax Christi e satellitari, che se ne stanno nell'ombra per non dare troppo nell'occhio, i quali sarebbero gli educatori che insegnano quel bel catechismo anticattolico che da' questi bei frutti.

Che pena. Inviano perfino letterine e appelli da firmare, dove si sprecano in false adulazioni di stima verso questo Papa, che in realtà detestano (i loro libri riportano rigorosamente le introduzioni dell'antipapa Martini), per spingere avanti bocconi avvelati di richieste, che semplicemente si riassumono in un: Benedetto XVI, stattene a casa.

E secondo i parametri e quozienti d'intelligenza di costoro, Benedetto XVI sarebbe uno sprovveduto che non sa quel che fa e dove va.
Che scarsa considerazione del Papa che hanno questi "prelati" in maglione e jeans.
Ottimi agit-prop, politicanti schierati, che usano il proprio stato, loro sì, per convenienza, ma che a tavola non si fanno neppure il segno della croce.
Mi è capitato personalmente di ritrovarmi a pranzo con il più gettonato di questi radical-preti, Nandino Capovilla, che ancora non ci eravamo seduti e già si abboffava, e alla mia cristiana richiesta "Padre se vuole può dara la benedizione alla tavola", sentirmi rispondere sputacchiando e con la bocca piena, "...fate, fate pure voi..." non degnandosi neppure di unirsi allla nostra breve, normalissima per un cristiano, preghiera di ringraziamento.
Che esempi luminosi di fede...nel nulla.
Teologi della liberazione, conferenzieri e uomini di mondo, sempre a spasso a spese dei parrocchiani, tanto è tutto pagato...dalla Chiesa.
Preti così è meglio perderli che trovarli, che se hai la fede te la fanno passare.

All'ultimo incontro-conferenza, gentilmente organizzato da un'amica comune (la quale dopo avere letto questa lettera mi depennerà dai contatti per conferenze e meeting, oltre che dall'agenda degli amici, che è l'unica cosa che mi dispiacerà), presso un'importante sede cattolica , nel quale abbiamo condiviso lo stesso palco io e Nandino C., questi quasi ha bestemmiato e chi scrive ha dovuto pubblicamente ma gentilmente riprenderlo, mentre altri al suo fianco invocavano che Dio fosse cacciato, a pedate nei posteriori, dalla Terra Santa.
Una vergogna, della quale, oltre ad amici sacerdoti che erano presenti esterrefatti, possono testimoniare anche alcuni simpatici rappresentanti della testata web TerraSanta.net .

Pochi mesi dopo, a distanza di pochissime settimane dallo scempio di Gaza, in piena Terra Santa, a Betlemme, reincontrammo Nandino Capovilla, Cornioli ed il loro entourage di parrocchiani veneti.

Nonostante ci fossimo amichevolmente reincontrati così distanti dalle rispettive residenze, per giunta in Terra Santa, e per educazione e solidarietà fossimo andati a render loro visita nell'albergo in cui alloggiavano (a due passi da noi che eravamo al Casa Nova francescano attiguo alla Grotta della Natività), e nonostante condividessimo da lunga data obiettivi solidali comuni, ci fu fatto capire esplicitamente, ma anche grottescamente e con elevato livello di maleducazione, che la nostra presenza non era troppo gradita ad un incontro pubblico, tra palestinesi e italiani, che stava per aver luogo nella hall dell'albergo. Forse avevano paura che qualche nostra domanda indiscreta potesse sollevare obiezioni per loro imbarazzanti.

Perciò non ci mancherà la presenza di Nandino Capovilla, Cornioli e similari, nelle prossime tavole di conferenze che dovremo affrontare, le prossime imminentemente, prima e dopo il pellegrinaggio che ci apprestiamo a fare in Terra Santa di Palestina (Cisgiordania), una ventina di amici cattolici internazionali, in coincidenza con la visita pastorale del Santo Padre.

Benedetto XVI, lo sanno bene i suoi detrattori, non può fare e andare dove vuole, almeno come non possono il Patriarca e il suo Segretario, a cui è negato di entrare a Gaza come e quando vogliono.
E incontra i cristiani a Betlemme per il semplice motivo che l'occupante sionista non concede i permessi ai cristiani arabi per entrare a Gerusalemme, se non che in misura minima, mentre a Betlemme, teoricamente sotto l'"autorità palestinese", è più facile incontrarli. Questo dovrebbe saperlo bene chi si vanta di conoscere bene la Palestina.

Eppure, neanche a Betlemme il Papa può incontrare e parlare alla popolazione cristiana come e dove vuole: il palco, che per lui era già stato posizionato di fronte al campo profughi di Haida, è stato dall'occupante israelita smontato e rimosso perchè era troppo vicino al "Muro" della vergogna, che il Papa non dovrebbe vedere (cosa praticamente impossibile, a meno che non lo facciano entrare a Betlemme bendato)

E mi venite a fare gli scandalizzati perchè non lo fanno venire a Gaza?
E visto che conoscete così bene la Palestina, e chi la occupa militarmente, di cosa siete meravigliati?
Vi aspettavate che il Papa salisse su una barchetta e forzasse il blocco navale israeliano?
O magari si sarebbe dovuto scavare un tunnel dall'Egitto?

Quel che impedisce di vedere la realtà è un ostinato pregiudizio e preconcetto, per cui qualsiasi cosa fa il Papa è sbagliata. Che venga o non venga e qualsiasi cosa faccia è ininfluente.
Ci sono tonnellate di falsa cultura, attinta da fonti avvelenate e giudaizzanti, che sono state e sono il cibo ideologico per le moderne generazioni. Bevono tutto, credono a tutto, ma non vedono la verità.
Piove? Governo ladro e colpa del Vaticano.

Sull'altro fronte, quello "tradizionalista", c'è una fila lunga un chilometro di altrettanti denigratori.

Non mi riferisco a coloro che, per lo più ragionevolmente, disquisiscono di posizioni teologiche, di esternazioni inopportune, come invece carenti in altri casi, o del coraggio forse insufficiente di fronte agli attacchi della setta giudeo-massonica (cose lecite e sacrosante quando trattasi di materia così importante come quella che comporta la salvezza delle anime: e permettetecelo di credere, in un mondo che è disposto a credere a tutto, persino che Obama non obbedirà alle strategie della lobby), ma a quelli che pongono quale motivo di riconoscimento dell'autorità pontificia se andrà al Museo dell'olocausto, quando ci andrà, se prima o dopo, con chi si incontrerà, se prima con i musulmani o con i giudei (ma in una società dove la stragrande maggioranza sono giudei e islamici, sia al potere che all'opposizione, come potrebbe non incontrarsi con costoro, visto che da loro dipende la pacificazione, ipotetica, dell'area?), se andrà a Gaza o meno, quali villaggi visiterà, se si toglierà il crocifisso oppure no, e via cantando.

"Tradizionalisti" antiromani, sedevacantisti dichiarati o criptati, esaltati e disturbati, che usano come arma per portare acqua al proprio mulino protestantico quel che passano loro le agenzie più "filtrate".
Ma è possibile tanta mala fede e ingratitudine nei confronti di questo Papa, proprio da parte di chi dovrebbe invece ringraziare per tanti gesti coraggiosi? Dopo quarant'anni di ghetto e abusi neomodernisti, contro tutto e tutti, Benedetto XVI liberava la Messa tridentina e rimuoveva scomuniche diffamanti. Diremmo che un gesto di coraggiosa apertura è stato compiuto. Non lasciate da solo questo Papa, contro i nemici della Chiesa, esterni ed interni (e forse sono più numerosi quelli interni che gli altri...).

La dimostrazione del fatto che abbia fatto la cosa giusta, sta nelle reazioni, calcolate e maligne, ma a volte isteriche e scomposte, del rabbinato israeliano e internazionale, inviperito per la liberazione del Santo Sacrificio e dai vincoli canonici per i vescovi tradizionalisti di Econe.

Il trappolone per offuscare tali atti, oltre ai crimini di Gaza, era già stato preparato da tempo.
Rabbi Pacifici ci aveva allertato, che presto sarebbe stata orchestrata una campagna per ribaltare la frittata in favore dei criminali sionisti (vai al link 1 e al link 2 per gli articoli di cronaca relativi), e il trabocchetto viene allestito in prossimità della giornata della memoria di quell'unica religione rimasta incontestabile, quella olocaustica, e scatta ai danni del vescovo inglese Williamson, ora sbeffeggiato regolarmente e settimanalmente anche in televisione, in uno spettacolo di cabaret che va in onda sulle reti di Mediaset.

Poche parole, falsate e stravolte nel loro significato, gonfiate dalla propaganda mediatica, sono bastate a crocifiggere un ottimo vescovo cattolico e con lui ovviamente mettere in difficoltà il vero obiettivo della campagna denigratoria: Benedetto XVI, il papa più odiato dai giudei negli ultimi quarant'anni: quello che ha reintrodotto, seppur con qualche lieve modifica, la Preghiera del venerdì santo per la conversione dei "Fratelli Maggiori", che ha liberalizzato in tutto il mondo e per tutti i preti la celebrazione del Santo Sacrificio della Messa tradizionale, che ha tentato e voluto fortemente ricucire uno strappo con alcuni vescovi cattolici, durato anche troppo tempo.

Ma ovviamente per chi è gonfio d'orgoglio, imbevuto di teorie anticristiane e di conseguenza anticattoliche, anche se mascherate protestantisticamente con frasi prese a casaccio dal Vangelo, anche se sfoggiando ordinazioni sacerdotali di dubbia validità, il Papa di Roma è un perfido e maligno individuo, coperto d'oro e insensibile alle disgrazie degli ultimi, che passeggia per le stanze vaticane sfoggiando capi di moda e che, se si reca in Terra Santa, è solo per bere un drink al King David Hotel e visitare i musei degli orrori.

Come se non bastassero zecche e residuati sessantottini di vario genere, a seminare zizzania e odio verso Roma ci si mettono pure talari sbiadite, lunghe e nere sino ai piedi in stile "tradizionalista", o in maglione dolcevita stile "neomodernista".
La catechesi che ne esce fuori è un misto di vetero-protestantesimo e ateismo-spiritualizzato, che fa facile presa sia sugli umori frustrati di alcuni cattolici repressi, che sulla mentalità anarcoide dei pronipoti di Mao, i quali fondano la propria solida cultura sulle vignette di Vauro.

Sono tali "prelati" da centro-sociale a fare il danno maggiore, sia all'interno della Chiesa che tra le anime a loro affidate. Essi hanno la responsabilità maggiore, confermando nell'errore gli sprovveduti che dan loro fiducia e ascolto, giustificandoli e fortificandoli nelle loro devianze dalla vera carità, che non è mera solidarietà sociale, come la Chiesa non è una ONG, ma un'istituzione divina a cui capo il Cristo ha posto Pietro.

Come se non bastassero già scientisti, radicali, massoni, giudei e giudaizzanti, filosofi dell'assurdo ateista, fanatici dell'apocalisse e carismatici, gnostici e pervertiti contronatura di ogni sorta, ora saltano alla ribalta anche i teologi della liberazione ed i loro discepoli pagani.

Non c'è un'area precisa ove si collocano i nemici della Chiesa, da destra a sinistra, di ogni posizione confessionale o ideologica, la loro pietra d'inciampo è sempre la stessa: la roccia di Pietro. Ed è l'odio verso questa pietra d'inciampo che li unisce.

E così vediamo accomunati, a lanciare freccette contro Benedetto XVI, "anarco-comunisti", "nazifascisti-pagani", "sedevacantisti", "modernisti", "giudeizzanti e massoni", scaltri registi e poveri ignoranti, che non sanno quel che dicono e quel che fanno. Simili con simili.

Ma anche se tutti, noi no. Noi stiamo con Benedetto XVI.

I nostri timori sono altri e per altri motivi avremmo preferito una sua visita in un momento diverso. Ma ha ragione Mons. Fouad Twal, quando dice "Al Papa pellegrino, i cristiani locali dicono “Ahlan wa sahlan!”, “Benvenuto!”, “Se non ha paura il Papa, perché dovremmo averne noi?”

Perchè il pericolo che questo pontefice possa finire in un fuoco incrociato è reale.
Assassinando questo Papa "qualcuno" riuscirebbe ad ottenere due piccioni con una fava:

- via un Papa scomodo, troppo amico di chi celebra ancora il Vero Olocausto incruento dell'altare (cosa che i giudei moderni non hanno più, avendo perso casta sacerdotale, strumenti per la celebrazione, tempio)
- via ad un'accelerazione della strategia di "scontro di civiltà" islamofobica (usando carne da macello cristiano-occidentale e oriental-islamica), addossando la responsabilità, con una false flag, a gruppi resistenti palestinesi, o addirittura ai servizi iraniani, per avere carta bianca e procedere sia nell'occupazione totale della Palestina, che nell'espansione del grande Israele: le "bombe elette" non mancano

Questi sono gli unici nostri timori e serie preoccupazioni per questa visita pastorale del Santo Padre in Terra Santa: di diventare ostaggio e strumento nelle mani del rabbinato estremista che è al potere in Palestina (democraticamente eletto a stragrande maggioranza dall'elettorato dello Stato così detto "ebraico"), e persino di essere ucciso dai servizi.

Perchè sia ben chiara a tutti un concetto: se al Papa capiterà qualche cosa di male, sarà a causa di un complotto dei servizi di Giuda (e lo stesso concetto vale per chi scrive: perchè è più pericoloso chi dice la verità, di chi accompagna qualche contadino a raccogliere il prezzemolo nei campi, odiando però in fondo lo stesso scomodo pontefice). E non sarebbe una novità da duemila anni a questa parte. Solo a loro può tornare utile un Papa morto, ora, in Terra Santa.

Tutto il resto delle chiacchiere negative nei confronti della sua visita, elaborate dalla sovversione neomodernista ben radicata nella Chiesa, che non si fa scrupoli e non lesina perfidia, valgono uno zero tagliato.

La presenza di Papa Benedetto XVI in Terra Santa, ovunque vada, qualsiasi villaggio visiti, che possa incontrare tutta o solo in parte la comunità araba, cattolica e cristiana, come quella musulmana, è comunque un segnale importante, di incoraggiamento, che nessun cristiano o palestinese in Terra Santa vuole sottovalutare (a parte coloro che di questa polemica vogliono fare bandiera per il proprio tornaconto politico...).

Che poi sia contemplato anche un incontro con lupi e rapaci, è normale ed inevitabile.

Ma tutte le comunità e sacerdoti di Palestina che il nostro gruppo ha personalmente incontrato a marzo, francescani e secolari, della Custodia o del Patriarcato Latino, da Nablus a Jenin, da Betlemme a Jerusalemme, ed anche quelle di Gaza, secondo quanto riferitoci da Padre Musallam stesso nella sua recente lettera (a meno che non sia lui stesso a smentircelo pubblicamente), sono ben liete della venuta nella loro martoriata terra del Santo Padre.

Che poi nella Chiesa ci sia sempre stato qualcuno che remi contro, è pacifico e risaputo, non per nulla essa vien pure definita "Casta Meretrix", perchè il tradimento e la miseria degli uomini di Chiesa non potrà mai far venire meno la Sua indefettibilità di origine soprannaturale.

Agli amici cattolici seri, attaccati alla liturgia, Magistero e Tradizione secolari, dico solo una cosa: non è il momento di sprecare cartucce a salve, ma di fare quadrato.

Pregate per questo Papa, che Dio ce lo conservi a lungo.


Filippo Fortunato Pilato

Direttore di TerraSantaLibera.org
Presidente di Alleanza per la Terra Santa Libera


p.s. : chi dopo tale filippica volesse prendermi a schiaffi, se proprio desidera e tenendo conto che sono abbastanza coriaceo nonostante proceda spedito verso i sessant'anni, si metta in lista per favore: ci sono già in coda, prima di tutti, i "fratelli maggiori".


+PetaloNero+
00giovedì 30 aprile 2009 16:39
Più di 100 rabbini daranno il benvenuto al Papa su “Haaretz”
In occasione della sua visita in Terra Santa



GERUSALEMME, giovedì, 30 aprile 2009 (ZENIT.org).- Più di cento rabbini delle varie denominazioni firmeranno un messaggio che verrà pubblicato su una pagina del quotidiano israeliano “Haaretz” per dare il benvenuto a Benedetto XVI in Terra Santa e promuovere il dialogo tra ebrei e cristiani.

E' un'iniziativa promossa dal rabbino Jack Bemporad, direttore del Center for Interreligious Understanding (CIU) del New Jersey e membro della International Foundation for Interreligious and Intercultural Education (www.ifiie.org), secondo quanto hanno reso noto a ZENIT i presidenti di questa istituzione, Adalberta e Armando Bernardini.

Il messaggio dei rabbini è intitolato “United in our age”, ispirandosi alla Nostra Aetate, la dichiarazione del Concilio Vaticano II pubblicata il 28 ottobre 1965 che ha costituito una svolta per le relazioni tra ebrei e cattolici.

In particolare, i rabbini citano il numero 4 del documento, che afferma: “Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo”.

Rivolgendosi direttamente al Papa, la pagina pubblicata da “Haaretz” spiegherà: “In questo spirito, noi – rabbini e leader ebraici – diamo un caldo benvenuto a lei e alla sua missione di pace in Israele. Con una sola voce, siamo uniti nel nostro impegno per il dialogo interreligioso ad aprire più sentieri per una maggiore comprensione, e a riconoscere e a rafforzare continuamente l'importante rapporto tra cattolici ed ebrei in tutto il mondo”.

“E quale posto migliore per riaffermare questo impegno della Terra Santa di Israele, un luogo che entrambe le religioni custodiscono come parte di un'eredità condivisa?”, aggiunge il testo firmato dai rabbini, che termina augurando "B’shalom".

Dopo le firme, una nota dice: “Per sapere di più della trasformazione delle relazioni ebraico-cattoliche, dalla storica Nostra Aetate del XX secolo alle risorse del XXI secolo, visitare The Center for Interreligious Understanding su www.faithindialogue.org".

Il rabbino Jack Bemporad, trasferitosi a sei anni dall'Italia negli Stati Uniti per sfuggire all'Olocausto, è stato al centro di molti dei negoziati per migliorare le relazioni tra cristiani ed ebrei.

Tra le altre cose, nel 1992 ha lavorato con il Cardinale Johannes Willebrands e con il Cardinale Edward I. Cassidy per aiutare a garantire piene relazioni diplomatiche tra il Vaticano e lo Stato di Israele. Nel 1999 ha pronunciato a San Pietro un discorso alla Conferenza vaticana sulle Relazioni Interreligiose davanti a 50.000 persone, tra cui Papa Giovanni Paolo II, il Dalai Lama e leader religiosi di tutto il mondo.

Nel 2003 è stato l'autore principale della dichiarazione emessa a nome delle religioni mondiali in un simposio vaticano sulle “Risorse spirituali delle religioni per la pace”.

Per i suoi sforzi per promuovere il dialogo interreligioso ha ricevuto il prestigioso Premio Luminosa del Movimento dei Focolari e riconoscimenti dalla Fondazione Raoul Wallenberg e dalla Pave The Way Foundation.

Attualmente Bemporad è docente di Studi Interreligiosi presso l'Angelicum di Roma.
+PetaloNero+
00sabato 2 maggio 2009 16:12
Il Papa in Terra Santa: editoriale di padre Lombardi


Fervono gli ultimi preparativi per l’ormai prossimo pellegrinaggio del Papa in Terra Santa, per il quale ancora questa mattina il Pontefice ha chiesto preghiere e che si svolgerà dall’8 al 15 maggio. Benedetto XVI inizierà il viaggio dalla Giordania, visiterà l’antica Basilica del Memoriale di Mosè sul Monte Nebo, poi sarà a Gerusalemme, Betlemme e Nazaret. Tra le tappe principali della visita, oltre ai luoghi santi cristiani, lo Yad Vashem, la Cupola della Roccia sulla Spianata delle Moschee, il Muro Occidentale e un campo di rifugiati palestinesi. Ma ascoltiamo l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

Il giorno della partenza di Benedetto XVI per la Terra Santa è ormai imminente. Il viaggio più atteso e forse più impegnativo finora del suo pontificato. Viaggio di fede anzitutto, viaggio che più di ogni altro è veramente pellegrinaggio: ai luoghi più santi della storia della salvezza e soprattutto della incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, Figlio di Dio.


Desiderio spirituale di ogni cristiano, è diventato spontanea priorità per i pontefici da quando i loro viaggi internazionali sono diventati una possibilità concreta. Non per nulla proprio il pellegrinaggio in Terra Santa di Paolo VI è stato il primo in assoluto di tali viaggi. Momento veramente storico e di grazia per la Chiesa cattolica che celebrava il Concilio, per il cammino ecumenico con l’incontro con il Patriarca Atenagora, per l’invocazione della pace fra i popoli della regione e del mondo. Giovanni Paolo II dovette attendere a lungo prima di poter compiere il desiderio di questo pellegrinaggio, ma poi ebbe la gioia di compierlo serenamente, nel cuore del grande Giubileo, vero culmine del suo grande pontificato, con momenti di preghiera di intensità sublime e con gesti memorabili di amicizia e vicinanza ai popoli ebreo e palestinese e alle loro sofferenze passate e contemporanee.


Ora è la volta di Papa Benedetto. Sappiamo quanto la situazione politica nell’area sia incerta, quanto le prospettive di pacificazione siano fragili. Ma il Papa si mette in cammino ugualmente, con un coraggio ammirabile che si fonda nella fede, per parlare di riconciliazione e di pace. Tutti lo dobbiamo accompagnare non solo con una preghiera ordinaria, ma con quella mobilitazione spirituale che Giovanni Paolo II chiamava la “grande preghiera”. Perche la Chiesa si rinnovi alle sue sorgenti, l’unione fra i cristiani si avvicini, l’odio lasci finalmente il passo alla riconciliazione.



[Radio Vaticana]
Paparatzifan
00sabato 2 maggio 2009 16:14
Da "La Stampa"...

2/5/2009

Il Papa, il Muro e il Ritorno

Marco Tosatti


Fra una settimana Benedetto XVI partirà per Giordania, Israele e Territori dell'Autorità Nazionale Palestinese, nel viaggio più delicato del suo regno.

Il Papa si reca in Terra Santa come pellegrino di pace. Lo dice lo stesso Pontefice, nel discorso rivolto questa mattina ai membri della 'Papal Foundation' (ente statunitense che sostiene la carità del Papa), a pochi giorni dalla visita in Terra Santa (8-15 maggio). "Il mondo di oggi - dice - ha sinceramente bisogno di pace, specialmente di fronte alle tragedie della guerra, della divisione, della povertà e delle disuguaglianze. Fra pochi giorni avrò il privilegio di visitare la Terra Santa. Vado come pellegrino di pace. Da più di 60 anni, questa regione - la terra nativa di nostro Signore, morto e risorto, un posto sacro per le tre grandi religioni monoteistiche - è stato luogo di violenze e ingiustizie. Questo - aggiunge Benedetto XVI - ha portato una generale atmosfera di incomprensioni, incertezze e paura, mettendo vicini contro vicini, fratelli contro fratelli". Il Papa prega poi per quella terra. "Mentre mi preparo per questo significativo viaggio - dice - chiedo in special modo che vi uniate a me nella preghiera per tutte le persone della Terra Santa e per la regione intera. Possano ricevere il dono della riconciliazione, della speranza e della pace".
“Non sarà un viaggio politico...” a dispetto della frase che viene costantemente ripetuta nei sacri palazzi in questi ultimi giorni di preparazione della visita di Benedetto XVI in Terrasanta, sarà praticamente impossibile tenere fuori la politica dal pellegrinaggio del Papa. Anche se nella sua permanenza in Giordania, Israele e nei territori dell’Autorità palestinese i discorsi che pronuncerà saranno incentrati sulla figura di Gesù, per ribadire, nei luoghi della sua vita terrena, che il cristianesimo è un avvenimento storico e i cristiani non seguono un’idea, ma una persona. La Santa Sede teme strumentalizzazioni; ma questo è uno dei rischi che il Papa, a dispetto degli avvertimenti della sua diplomazia e dei collaboratori, ha voluto correre.
La comunità cristiana di Terrasanta era ben contenta di accogliere il Papa, ma era altrettanto convinta che il momento fosse quello meno adatto: i lavori della commissione bilaterale sugli accordi fondamentali tra Israele e Vaticano che procedono a rilento (anche se ora si parla di un’accelerazione la prossima sessione di colloqui si terrà a dicembre…), il delicato momento politico che attraversa Israele dopo la formazione del nuovo governo con esponenti dell’estrema destra; le tensioni gravi e irrisolte all’interno del popolo palestinese, diviso tra Hamas e Fatah erano e sono tutti elementi che facevano suggerire un rinvio del viaggio. È stato lo stesso patriarca latino, Fuad Twal, a confermare nei giorni scorsi il timore che l’arrivo del Pontefice potesse servire soprattutto a regolare i rapporti con Israele e a consolidare l’amicizia con il mondo ebraico, facendo passare in secondo piano i problemi vissuti dai cristiani e le sofferenze dei palestinesi. Ma, ha detto Twal, “avendo constatato che il programma del pellegrinaggio era ben bilanciato, abbiamo finito per riconoscere che questo viaggio non poteva che essere una benedizione per tutti”.
Ma è evidente che i problemi emergeranno. E basta leggere questa nota del SIR (Servizio Informazione Religiosa) sulla visita al campo profughi di Aida per rendersene conto.
"Un ciondolo con una chiave, simbolo sia della missione di ‘custode delle chiavi’ affidata da Cristo a san Pietro e ai suoi successori, che della ‘chiave del ritorno’ dei profughi palestinesi, ed una mappa della Palestina incisa su una pietra del mare di Galilea: sono i doni che gli abitanti del campo di Aida, Betlemme (circa 5000 persone di cui 14 famiglie cristiane), faranno a Benedetto XVI in occasione della sua visita al campo il 13 maggio, prevista dal viaggio in Terra Santa. A quanto si legge nel sito del Patriarcato Latino, per la visita, che durerà un’ora, è al lavoro un comitato che annovera tra i suoi membri oltre a Ziyad Al Bandak, presidente del governo locale anche padre Majdi Syriani, sacerdote del Patriarcato. Da quanto si apprende dal Patriarcato i bambini del campo accoglieranno il Papa su entrambi i lati delle strade decorate con manifesti, striscioni e bandiere dell'Autorità palestinese e del Vaticano. La cerimonia avrà inizio vicino al muro di separazione. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas terrà un discorso, seguito da quello di Benedetto XVI. Prenderanno la parola anche rappresentanti del campo e due programmi artistici concluderanno l'evento. “Il Papa che entra ad Aida – dice p. Syriani - sarà come una luce nella notte per gli abitanti del campo e l’occasione per mostrare le sofferenze dei profughi e la volontà di mettere fine ad esse rendendo giustizia ai palestinesi”.


Paparatzifan
00lunedì 4 maggio 2009 21:35
Dal blog di Lella...

M.O.. Papa lascerà preghiera in 'muro pianto' come fece Wojtyla

Saluti in arabo per cristiani cisgiordani in Galilea

In segno di rispetto nei confronti dell'ebraismo, anche Papa Benedetto XVI lascerà una preghiera, come fece Giovanni Paolo II nel 2000, in una fessura tra le pietre che costituiscono il Muro occidentale di Gerusalemme (impropriamente detto il 'muro del pianto'), meta degli ebrei di tutto il mondo.
Il viaggio che Benedetto XVI compirà in Israele, in Giordania e nella Cisgiordania palestinese (8-15 maggio) avviene "in un contesto non facile", ammette il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in un briefing di presentazione dell'evento. Mentre cresce l'attesa per le mosse che compirà il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, è recente l'attacco israeliano di Gaza, c'è un nuovo governo israeliano, tra i palestinesi continuano le tensioni tra Fatah e Hamas, mentre il presidente iraniano Ahmadinejad continua a minacciare Israele.
"C'è un complesso di situazioni e tensioni per cui il viaggio del Papa sarà un atto di speranza e fiducia per la pace e la riconciliazione - commenta Lombardi - una testimonianza di impegno per situazioni non facili". Tra i dettagli del programma resi noti da Lombardi, la probabile presenza di cristiani della Cisgiordania nella messa che il Papa celebrerà a Nazareth, in Galilea.
"Il Papa darà loro il benvenuto anche in arabo", afferma il gesuita. Nel corso del viaggio - che toccherà anche luoghi-simbolo della shoah come il memoriale dello Yad Vashem in Israle - non è previsto che il Papa parli nella sua lingua madre, il tedesco.
"I discorsi saranno tutti in inglese", afferma il gesuita. Padre Lombardi smentisce, poi, l'allarme emerso di recente sui quotidiani israeliani circa la sicurezza della 'papamobile' per l'incolumità del Papa a Nazareth. "Tra i fedeli si muoverà in 'papamobile' per poterli salutare", afferma. Se a Nazareth dovrebbero accorrere 20 mila pellegrini, ad Amman, in Giordania, sono previsti circa 35 mila fedeli mentre circa 7 mila sono attesi in una messa all'aperto che - a differenza di Wojtyla - celebrerà al Josafat Valley di Gerusalemme. Una folla di pellegrini, ancorché contenuta, è attesa anche per la visita che Ratzinger compirà al Santo sepolcro di Gerusalemme, l'ultimo giorno, e che potrebbe concludersi con una passeggiata fino al Golgota, dove, per la tradizione, fu crocifisso Gesù. Ad accompagnare il Papa saranno, oltre al segretario di Stato card. Tarcisio Bertone e il Sostituto alla Segreteria di Stato Fernando Filoni, i cardinali responsabili delle Chiese orientali (Leonardo Sandri), dei rapporti con l'ebraismo (Walter Kasper) e del dialogo interreligioso (Jean-Louis Tauran). Il Papa troverà ad accoglierlo anche i cardinali John Patrick Foley, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia, che lì presiederà le cerimonie conclusive per l'anno dedicato dalla Chiesa locale alla famiglia. Il Papa incontrerà poi a Betlemme anche i presidenti dei vescovi svizzeri e tedeschi, Kurt Koch e Robert Zoellitsch, quando visiterà il Caritas Baby Hospital che da quegli episcopati è finanziato.

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Paparatzifan
00lunedì 4 maggio 2009 21:38
Dal blog di Lella...

PALESTINA - VATICANO

Betlemme: i profughi palestinesi attendono il papa perché veda il Muro

di Abib Khoury

Benedetto XVI è atteso nel campo profughi di Aida, dove incontrerà anche Mahmoud Abbas. Una mostra sulla situazione dei palestinesi e il dono di una “chiave per il ritorno”. A Betlemme, un calligrafo musulmano ha scritto e decorato una copia del Vangelo di san Luca.

Betlemme (AsiaNews)

I profughi palestinesi del campo di Aida attendono Benedetto XVI per fargli conoscere da vicino la loro situazione.
Il papa si recherà in Terra Santa dall’8 al 15 di maggio e il 13 passerà la giornata a Betlemme, celebrando messa nella piazza della Mangiatoia (davanti alla basilica della Natività). Nel pomeriggio visiterà il campo profughi di Aida, come aveva già fatto il suo predecessore Giovanni Paolo II nel 2000.
Nel mondo palestinese c’è polemica su questa visita: timori che Israele sfrutti il pellegrinaggio a suo vantaggio; frustrazione che il papa non abbia messo in conto una visita a Gaza, colpita dall’offensiva israeliana del dicembre –gennaio scorso e da un embargo che dura da anni.
Ma a Betlemme e nel campo profughi oggetto della visita si è contenti. “Venendo da noi – dicono al campo – il papa conoscerà la realtà palestinese da vicino, camminerà vicino al Muro e lui, come tedesco, capirà bene i nostri sentimenti, perché anche il suo Paese è stato diviso da un muro”.
Il campo di Aida, a nord di Betlemme contiene circa 5 mila persone. Di queste solo 14 famiglie sono cristiane.
Il programma della visita, ormai quasi completato, prevede l’accoglienza del papa fra due ali di folla, con bambini che cantano e danno il benvenuto, con pitture murali e striscioni, sventolando bandiere palestinesi e vaticane. La visita dura un’ora abbondante. Essa inizia lungo il Muro di difesa che Israele ha eretto attorno alle località palestinesi per difendersi dagli attacchi terroristi, e che produce problemi di spostamento alla popolazione araba. Segue una mostra per immagini che evidenzia la situazione palestinese e la sua storia; il discorso di Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità palestinese e quindi il discorso di Benedetto XVI.
Gli abitanti del campo vogliono fare due regali al papa: una catenina con attaccata una chiave, per legare – come dicono – la chiave di Pietro e la “chiave per il ritorno” dei profughi (molti profughi conservano la chiave della loro casa da cui sono stati espulsi o da cui sono dovuti fuggire, come segno di speranza per il ritorno). Il secondo dono è una mappa della Palestina scolpita su pietra di Tiberiade.
Per la visita a Betlemme, il sindaco della città, Victor Batarseh (cristiano), ha chiesto a un artista musulmano, un calligrafo, di scrivere e decorare a mano una copia del Vangelo di san Luca. L’artista è Yasser Abu Sima, 51 anni, già profugo in Iraq e in Giordania, che vive ora a Betlemme.
“Attraverso questo semplice lavoro – ha dichiarato - vorrei mandare il messaggio che l’artista musulmano è una persona tollerante e non aggressiva. E questo nonostante gli attacchi che avvengono qua e là per mani di estremisti, che sfruttano la nostra religione per i propri interessi”
Abu Sima ha lavorato alla calligrafia per 2 mesi, aiutato da un sacerdote che ne verificava l’accuratezza. Il vangelo di Luca è stato scelto per le annotazioni sulla nascita di Gesù e i riferimenti a Betlemme. Batarseh ha affermato che questo dono è un messaggio per la coesistenza pacifica fra le religioni: “È un messaggio per il mondo, per ricordare la città di Betlemme, che ha visto la nascita del cristianesimo ed è tuttora il luogo delle relazioni fraterne fra cristiani e musulmani”.
A causa del conflitto israelo-palestinese e dell’anarchia che tende a regnare nella città, la popolazione cristiana di Betlemme è in calo. Nel ’98 essi erano ancora l’85% ; dopo il 2005 essa è solo il 20% di tutta la popolazione, calcolata da circa 25 mila abitanti.

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Paparatzifan
00lunedì 4 maggio 2009 21:47
Dal blog di Lella...

Papa/ Lieberman: Visita in Israele di "infinita" importanza

Anche per avanzamento legami fra Stato ebraico e arabi moderati

APCOM

La visita di papa Ratzinger in Giordania e in Israele, dall'8 al 15 maggio prossimi, è di "grandissima, infinita importanza". Lo sottolinea il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, in conferenza stampa a margine di una riunione con il collega italiano Franco Frattini alla Farnesina.
Il governo israeliano, assicura Lieberman, sta facendo il "massimo sforzo perché questa importante visita abbia successo".
Per il nuovo capo della diplomazia israeliana, la missione mediorientale del pontefice ha una "duplice importanza": sia dal punto di vista politico per un "potenziale avanzamento dei rapporti fra Israele e i paesi arabi moderati", sia per quello del dialogo fra le due più antiche religioni monoteiste, Cristianesimo ed Ebraismo.
Lieberman si dice convinto che questo dialogo "possa essere d'esempio" anche per quello fra Ebraismo e Islam.

© Copyright Apcom



Paparatzifan
00lunedì 4 maggio 2009 21:50
Dal blog di Lella...

ISRAELE: PERES AL GOVERNO, DIAMO CENACOLO AL VATICANO

A una settimana dall'inizio della visita in Terra Santa del Papa la stampa israeliana rivela che il presidente israeliano Shimon Peres sta facendo pressione sul governo per cedere al Vaticano il controllo di sei siti acri.
Tra questi, scrive Haaretz, la chiesa dell'Annunciazione a Nazareth, l'orto del Getsemani e il Cenacolo a Gerusalemme, il monte Tabor e la chiesa della Moltiplicazione sulle coste del lago di Tiberiade.
Peres ha chiesto al ministro dell'Interno Eli Yishai di compiere questo passo.
Il collega del Turismo, Stas Misezhnikov, esponente della destra laica di Yisrael Beiteinu, si e' di fatto opposto: "Se fossimo certo che questo grande regalo portasse milioni di pellegrini cristiani penso che sarebbe il caso di pensarci.
Ma fino a quando non ne saremo certi perche' dovremmo farlo?", si e' chiesto il ministro che e' anche responsabile della visita di Benedetto XVI.

© Copyright Agi


+PetaloNero+
00martedì 5 maggio 2009 02:10
Progressi nei rapporti tra Israele e la Santa Sede
Ultima riunione bilaterale prima della visita del Papa in Terra Santa



GERUSALEMME, lunedì, 4 maggio 2009 (ZENIT.org).- Le relazioni tra Israele e la Santa Sede hanno sperimentato "progressi significativi, alla vigilia dell'importante visita del Papa a Gerusalemme", secondo quanto rende noto un comunicato congiunto emesso da Gerusalemme.

Il testo raccoglie le conclusioni dell'assemblea plenaria della Commissione Bilaterale Permanente tra lo Stato di Israele e la Santa Sede, svoltasi presso il Ministero degli Esteri il 30 aprile "allo scopo di far progredire i negoziati in conformità all'articolo 10 §2 dell'Accordo Fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato di Israele (30 dicembre 1993)".

I negoziati cercano di raggiungere un accordo su tutte le questioni pendenti circa proprietà e imposte, perché la Chiesa possa avere la sicurezza giuridica e fiscale che le permetta di svolgere la propria opera.

Quando la Santa Sede ha stabilito relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele, nel 1993, come gesto di buona volontà Giovanni Paolo II ha optato per proporre un Trattato Fondamentale negoziando in seguito tali questioni in modo dettagliato.

La delegazione dello Stato di Israele era guidata da Daniel Ayalon, viceministro degli Esteri, mentre quella vaticana era guidata da monsignor Pietro Parolin, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati presso la Segreteria di Stato.

"La plenaria della Commissione si è svolta in un'atmosfera di grande amicizia e spirito di collaborazione e buona volontà - spiega il comunicato -. La Plenaria ha sottolineato che la Commissione di Lavoro ha raggiunto progressi significativi, alla vigilia dell'importante visita del Papa a Gerusalemme".

"Si è stabilito che la prossima Plenaria avrà luogo il 10 dicembre 2009 in Vaticano. Nel frattempo, la Commissione di Lavoro si incontrerà a seguito delle richieste di entrambe le delegazioni per accelerare i colloqui e concludere l'Accordo il prima possibile", aggiunge.

Ciò significa che l'Accordo non potrà essere raggiunto prima della visita del Papa in Terra Santa, dall'8 al 15 maggio, anche se questa ha permesso di creare l'ambiente idoneo per raggiungere questi progressi, in un processo che negli anni precedenti era fermo.






Terra Santa: Benedetto XVI intraprende il suo viaggio più complesso
"Atto anche decisamente coraggioso", considera il portavoce vaticano



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 4 maggio 2009 (ZENIT.org).- Il pellegrinaggio che Benedetto XVI intraprenderà questo venerdì in Giordania, Israele e nei Territori palestinesi è il più complesso di questo pontificato, ha riconosciuto questo lunedì il portavoce della Santa Sede.

In un briefing concesso questo lunedì alla stampa internazionale, padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha riconosciuto che il viaggio, dall'8 al 15 maggio, avviene in un momento estremamente delicato per la regione, soprattutto dopo la guerra di Gaza, motivo per il quale lo ritene un atto "coraggioso" per la riconciliazione e la pace.

Il 12° viaggio internazionale di questo pontificato permette al Papa non solo di incontrare i rappresentanti politici delle città che visiterà, ma anche di "confermare e incoraggiare i cristiani di Terra Santa" che quotidianamente devono affrontare tante difficoltà.

Il contesto, ha riconosciuto il portavoce, è molto complicato perché Israele ha un nuovo Governo e per le divisioni politiche tra palestinesi, le elezioni di gennaio rinviate, le tensioni provocate dall'Iran e la politica del neo-presidente americano Barack Obama.

"E' un complesso di situazioni in movimento e anche di tensioni, in cui il viaggio del Papa si presenta come un atto di speranza e di fiducia, di poter dare un contributo per la pace e per la riconciliazione", sostiene padre Lombardi.

"Mi sembra un atto anche decisamente coraggioso ed una bella testimonianza di impegno per portare messaggi di pace e di riconciliazione anche in situazioni non facili".

In questa situazione, molti si sono chiesti se il conflitto di Gaza avrebbe portato all'annullamento del viaggio, ma padre Lombardi ha dichiarato che il Papa in questo modo vuole scommettere sulla pace.

Questo spiega il motivo per il quale lo stesso Papa, questa domenica, parlando in inglese alla fine dell'incontro con i pellegrini in occasione del Regina Coeli, abbia rivolto un saluto speciale alla popolazione palestinese.

"Questo venerdì partirò per il mio pellegrinaggio in Terra Santa, dove uomini e donne hanno udito per la prima volta la voce del Buon Pastore. Chiedo a tutti voi di unirvi a me nella preghiera per i popoli afflitti di quella regione. In modo particolare, vi chiedo di ricordare il popolo palestinese, che ha sopportato grandi difficoltà e sofferenze. Il Signore benedica questo popolo e tutti coloro che vivono in Terra Santa con i doni dell'unità e della pace".

Questo spirito di riconciliazione spiega il fatto che il Papa incontri le più alte autorità di Israele, sia civili che religiose, che a Betlemme sia accolto dalla presidenza dell'Autorità Nazionale palestinese e che incontri i principali leader musulmani.

+PetaloNero+
00martedì 5 maggio 2009 17:08
Cresce l'attesa dei cattolici in Terra Santa per l'arrivo del Papa. Mons. Twal: abbiamo bisogno dell'incoraggiamento del Santo Padre


Davanti ad una folta schiera di giornalisti e cineoperatori, il nunzio apostolico in Israele, l'arcivescovo Antonio Franco, il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, il vicario patriarcale latino per Israele, mons. Marcuzzo, e il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, hanno tenuto a Gerusalemme una conferenza stampa nel corso della quale hanno illustrato gli ultimi preparativi in vista dell’arrivo di Benedetto XVI. Da Gerusalemme, il nostro inviato Roberto Piermarini.

“Vi abbiamo invitato perchè, come giornalisti, avete una missione: presentare nel mondo migliore questa visita, comprendendo la specificità di questo pellegrinaggio papale, che sarà un’incessante preghiera per la ricerca dell’unità e della pace in questa terra così tormentata”. E’ questo lo spirito con il quale vuole essere accolto Benedetto XVI. Lo hanno affermato il nunzio apostolico in Israele, mons. Franco, e il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Twal, nell’incontro che hanno avuto in mattinata con i giornalisti al centro Notre-Dame di Gerusalemme. In particolare, mons. Twal non ha nascosto che il viaggio papale, nel contesto palestinese e israeliano, possa essere strumentalizzato, vista la delicata situazione politica che si vive nella regione. Ma una visita al campo palestinese "Aida Refugee", vicino a Betlemme, ad esempio, è stato voluto dal Papa per immergersi nella drammatica realtà delle migliaia di profughi palestinesi, che spesso dimentica la comunità internazionale. Da Gaza, ha sottolineato mons. Twal, è stata fatta la richiesta per l’accesso alla Messa a Betlemme per 250 cristiani palestinesi, ma fino ad oggi il governo israeliano ha concesso il permesso solo a un centinaio di loro.


“Perché il Papa non andrà a Gaza?” ha chiesto un giornalista. Perché a Gaza i cattolici sono una piccolissima minoranza. Diverso il discorso per la Cisgiordania: lì, ha detto mons. Twal, dei 15 mila cristiani palestinesi, 11 mila hanno ottenuto il permesso per recarsi in territorio israeliano per partecipare agli incontri con il Papa. Sui problemi della sicurezza a Nazareth, è intervenuto il vicario mons. Marcuzzo, il quale ha assicurato che non ci sono rischi per il Papa, il quale tra l’altro userà la "papamobile" nella Messa presso il Monte del Precipizio e che le contestazioni alla visita sono state da parte di alcune sparute frange estremiste, già isolate dalla sicurezza. E’ stato anche chiesto dai giornalisti se è vero che il presidente Perez restituirà alla Chiesa il Cenacolo. “La questione è oggetto di lunghe consultazioni”, ha detto mons. Franco, “ma ancora non c’è niente di definitivo”.


Sulla presenza del Papa al Mausoleo dell’Olocausto, lo Yad Vashem, che in una delle sue sale contiene un’offensiva didascalia contro Pio XII, il nunzio apostolico ha detto che il Papa non ha mai messo in discussione la visita in questo luogo, perché vuole rispettare le vittime della Shoah. Mons. Marcuzzo ha invitato la stampa a non dimenticare il senso di questa visita pastorale e spirituale del Papa in Medio Oriente, che affronterà quattro temi in ognuna delle sue tappe più significative: in Giordania la Chiesa, a Nazareth la vita, a Gerusalemme la pace e la riconciliazione e a Betlemme la famiglia. Infine, mons. Franco ha ricordato le parole del Papa al Regina Caeli di domenica, quando ha sottolineato che si recherà sui luoghi santi per confermare e incoraggiare i cristiani di Terra Santa, facendosi pellegrino di pace, rilanciando il dialogo e la riconciliazione.


Sull’attesa della comunità cattolica, ma no solo, per l’arrivo di Benedetto XVI in Terra Santa, il nostro inviato a Gerusalemme, Roberto Piermarini, ha raccolto la testimonianza del Patriarca latino della Città Santa, mons. Fouad Twal:

R. - Lo attendiamo con gioia, con speranza, con entusiasmo: vediamo in lui un segno della Provvidenza che viene a pregare con noi, per noi tutti, per la pace, per tutti gli abitanti di Terra Santa. E' un padre che comincerà ad incoraggiare i fedeli in Giordania e poi continuerà qui. Dobbiamo avere un cuore grande, non limitarci alle piccole cose, alle meschinità. Al contrario, al bel gesto da parte sua deve corrispondere un bel gesto da parte nostra attraverso tanta ospitalità, accoglienza e coraggio.


D. - Mons. Twal, nel Regina Coeli di domenica scorsa il Papa ha detto che verrà ad incoraggiare i cristiani di Terra Santa che devono affrontare quotidianamente non poche difficoltà. Quali sono queste difficoltà? Lei ha parlato di “calvario della comunità cristiana”…


R. - Basta andare da qui a Betlemme, a Nazareth per vedere questo calvario: tutti i check-point che esistono, il muro che ci si para dinanzi... Non possiamo arrivare all’aeroporto, abbiamo problemi di visti che non arrivano, il problema della riunificazione delle famiglie cristiane tra Gerusalemme est e Ramallah. E ancora, la distruzione delle case, la loro demolizione. Questo è il calvario di una chiesa, però non dimentichiamo che il calvario è stato seguito da una resurrezione. Noi puntiamo sulla resurrezione e non ci fermiamo mai al calvario.


D. - La fa soffrire la lenta ma inesorabile emigrazione all’estero dei cristiani di Terra Santa?


R. - Sì che ci fa soffrire. Ormai, solo a Gerusalemme abbiamo appena 10 mila cristiani - tra cattolici, ortodossi e protestanti - a fronte di una comunità musulmana di 250 mila persone e di quella israeliana di 550 mila. Facciamo il possibile per fermare e limitare al massimo questa emigrazione: però tocca agli stessi cristiani capire che la loro presenza qui è una missione, devono accettare gli ostacoli e non abbandonare davanti ai problemi. E’ qui che c’è la Terra Santa, che ci sono le nostre radici.


D. - Ebrei, cristiani e musulmani sono tutti sensibili a questa visita del Papa?


R. - Tutti sono sensibili e poi siamo "costretti" a vivere gli uni accanto agli altri. Quindi, sarebbe meglio trovare il modo di poter vivere in pace.


D. - Quale importanza ha questo viaggio, invece, dal punto di vista ecumenico?


R. - Molto bello. Noi abbiamo voluto fare un incontro al Patriarcato ortodosso per fortificare i nostri rapporti. Già abbiamo buone relazioni tra noi e le diverse comunità, specialmente con la Chiesa cattolica. Ogni tanto c’è un piccolo problema, ma fa parte dello scenario della Terra Santa, non dobbiamo drammatizzare.


D. - Nella Terra Santa di oggi è difficile avere il coraggio della pace?


R. - No, no. Dobbiamo restituire a questa Terra Santa la sua vocazione di santità. Più che la guerra per il territorio, dovremmo impegnarci di più per la santità, per la riconciliazione, per il perdono, per carità fraterna. Ne abbiamo tanto, tanto bisogno. Questo è il nostro coraggio.


[Radio Vaticana]




Cardinale Sandri: “Benedetto XVI desiderava andare in Terra Santa”
Presentato a Roma un libro sui Luoghi Santi in preparazione al viaggio papale

di Inma Álvarez


ROMA, martedì, 5 maggio 2009 (ZENIT.org).- Il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha affermato che il viaggio in Terra Santa era uno degli obiettivi che Papa Benedetto XVI accarezzava fin dai primi momenti del suo pontificato.

Lo ha rivelato in alcune dichiarazioni ai giornalisti riuniti per la presentazione del libro “Terra Santa. Viaggio dove la fede è giovane” (ed. AVE), in preparazione al prossimo viaggio papale. Il testo, opera di Giorgio Bernardelli, è stato presentato il 28 aprile nella Sala Marconi della “Radio Vaticana”.

Secondo quanto ha osservato il Cardinale Sandri, “questo desiderio di visitare la Terra Santa era un desiderio del Papa fin dall'inizio”. “Ha dovuto compiere dei viaggi che già erano in un certo senso stabiliti del pontificato precedente, come la Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia o la Giornata delle Famiglie in Spagna”.

“Invece il suo grande desiderio come primo viaggio e quindi come significato di tutto il suo pontificato verso Gesù, verso la Parola di Dio, era andare in Terra Santa”, ha aggiunto. “Il viaggio principale che dava il tono di tutto il suo Pontificato era questo”.

Una missione di pace

Per il porporato, la Terra Santa “è testimone di una giovinezza perenne offerta alla Chiesa e tramite la Chiesa all'umanità”.

“Alla Terra Santa è poi affidata una missione di speranza. È la speranza di una celeste Gerusalemme; di una definitiva convocazione dall'Oriente e dall'Occidente di tutti i popoli nella lode del Signore”. Per questo, ha spiegato, “la Gerusalemme storica e i cristiani che la abitano fisicamente o col cuore, e soprattutto con la fede, devono condividere la missione di unità e di pace propria della Chiesa e che trova in questa città una insuperabile icona”.

In questo senso, ha auspicato che la visita del Papa sia “un monito per tutti coloro che sono investiti di una responsabilità, ad ogni livello, perché non si attardino a liberare in modo definitivo la pace, donata al mondo da Cristo Risorto, il Principe della Pace”.

Unità dei cristiani

Il Cardinale Sandri ha anche riferito le proprie esperienze di viaggi precedenti a Gerusalemme, sottolineando che si sta compiendo una grande opera di dialogo, “di incontro tra i nostri cattolici, soprattutto quelli del Patriarcato latino a Gerusalemme, della Custodia di Terra Santa, e i nostri fratelli greco-ortodossi e armeni”.

Questi incontri, ha constatato, mirano a “limare le asprezze che ci possono essere”, perché ciascuno possa mantenere i diritti acquisiti “lungo gli anni, lungo la storia” e si possa dimostrare in questo campo l'unità per “glorificare Gesù Cristo e portare la gente a vederlo”.

“Non so se ci sono degli episodi che si verificano a livelli più bassi nei rapporti di ogni giorno, ma certamente a livello di Chiese c'è un cammino verso l'unità”, ha aggiunto.

Dal canto suo, il porporato non ha ricevuto opinioni contrarie alla visita del Papa da parte dei vari presuli, anzi, l'arrivo del Pontefice viene interpretato come un segno di speranza “pur in mezzo a tante difficoltà”.

La presenza del Papa è “portatrice di serenità, di pace e di stimolo a tutti coloro che sono responsabili della realtà o della situazione di quella gente”.

Anche per l'autore del libro la visita di Benedetto XVI è “un momento importante per la Chiesa. E' quando Pietro ritorna nella terra delle origini, quindi deve essere un momento per scoprire le radici della nostra fede”, così come un'occasione “per il dialogo anche con ebrei e musulmani”.

“Su questo credo che Papa Ratzinger possa stupirci”, ha osservato.

In alcune dichiarazioni a ZENIT, Bernardelli ha affermato che è necessario considerare la Terra Santa nel suo insieme, non soffermandosi solo sulla dimensione biblico-archeologica, “chiudendo gli occhi sulla vita di chi vive oggi in Terra Santa, oppure all'estremo opposto fermandoci solo ai problemi dell'attualità”.

Anche il Cardinale Sandri ha sottolineato che “non c'è luogo al mondo nel quale i cristiani di ogni confessione e i credenti nel vero Dio, come tanti altri cercatori di Dio provenienti dal mondo intero, possano vantare il privilegio e la fatica di una quotidiana frequentazione”.

[Con informazioni di Mercedes de la Torre]
Paparatzifan
00martedì 5 maggio 2009 20:56
Dal blog di Lella...

ESCLUSIVO: IL BENVENUTO DEL PRESIDENTE ISRAELIANO PERES

«GERUSALEMME ACCOGLIE QUESTO ARTEFICE DI PACE»

«Le sue parole danno forza alla speranza nel futuro, per i rapporti tra le religioni e per quelli tra popoli e culture».

Shimon Peres

A nome dello Stato di Israele e mio personale, desidero esprimere il sentimento di partecipe attesa con cui guardiamo alla visita di Sua Santità, papa Benedetto XVI.
Sarà un privilegio accoglierlo alle porte della città santa di Gerusalemme e salutarlo con una parola che è tra le più comuni della lingua ebraica ma nello stesso tempo esprime la più profonda aspirazione del nostro popolo: SHALOM, PACE.
La storia dei discendenti di Abramo ha conosciuto aspri conflitti, guerre in nome della religione, intolleranza, pregiudizi e persecuzioni. È arrivata l’ora di costruire ponti di comprensione, rispetto reciproco e riconciliazione, per superare le vecchie divisioni e permettere alla pace di prevalere nel dialogo tra le nazioni e al dialogo interreligioso di mettere sempre più forti radici.
Si tratta di un nobile scopo ed è quindi nostro dovere investire nella formazione delle giovani generazioni, e delle generazioni future, per insegnare loro che tutti gli uomini hanno uguali diritti, e che l’uguaglianza dei diritti comprende anche il diritto a essere diversi.
La visita di Sua Santità Benedetto XVI è un passo significativo verso la costruzione di tali ponti. Verrà come il Buon Pastore, simbolo di valori morali e voce della coscienza, e il suo messaggio di pace e tolleranza sarà udito da tutto il suo gregge e da noi tutti.

Missione di tolleranza e fede

Le sue parole daranno forza alla speranza nel futuro, non solo per i rapporti tra le diverse religioni ma anche per quelli tra i popoli e le culture della regione. Gerusalemme accoglie questo artefice di pace a braccia aperte. E nella città santa, in cui i profeti di Israele edificarono un codice universale di pace, fratellanza, tolleranza e amore per l’uomo, sullo stesso suolo in cui Gesù lasciò l’impronta dei suoi passi, noi metteremo sulle spalle di Sua Santità il mantello della nostra ospitalità e gli daremo il benvenuto con tutto il nostro calore.
Papa Benedetto XVI si troverà in Israele, patria del popolo ebraico, edificata sulle indistruttibili fondamenta della Bibbia e animata da un popolo che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’umanità in campi come la scienza, la tecnologia, la medicina, la cultura e le arti. Sono passati 65 anni da Auschwitz ma ancora non abbiamo raggiunto un porto completamente sicuro. L’antisemitismo, i negazionisti che non vogliono riconoscere l’Olocausto, la politica del terrore e gli appelli a distruggere il nostro popolo ancora ci minacciano. Ma nonostante questo, e a dispetto delle guerre a cui siamo costretti e delle minacce che ci vengono rivolte, sempre cerchiamo la pace e non rinunciamo alla speranza di vedere il giorno in cui il nostro sogno sarà realizzato e, insieme con i nostri figli, potremo vivere sicuri in pace.
La visita di papa Benedetto XVI alla Terra Santa è per i nostri cuori un supplemento di speranza nel fatto che le nostre preghiere saranno esaudite. E nella sua missione di pace, tolleranza e fede, possa Sua Santità portare l’intero gregge a seguire le sue orme e ad affrontare un pellegrinaggio nella nostra regione, un viaggio di solidarietà e speranza capace di sollevare lo spirito.
Mi unisco alle preghiere per la pace del popolo di Israele e pregusto la gioia di dare il benvenuto della pace al Papa.

© Copyright Famiglia Cristiana n. 19 del 10 maggio 2009


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