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I libri scritti da lui...

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2013 02:02
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28/10/2010 19:37
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Così Ratzinger insegna ad «amare l’Amato»

È «La teologia della liturgia» il primo volume dell’«opera omnia». Il cardinale Bertone: «Il Pontefice ha voluto che la raccolta sistematica dei suoi scritti seguisse l’ordine delle priorità del Vaticano II»

DA ROMA SALVATORE MAZZA

L’ obiettivo è quello «di aiutare la Chiesa in un grande rinnovamento che si rende pos sibile solo se si 'ama l’Amato', come in segna la liturgia, un amore che porta frutto nella vi ta di tutti i giorni».
È questa la prospettiva in cui si muove «La teologia della liturgia», «primo e fon damentale » volume dell’ Opera omnia di Joseph Ratzinger, edita dalla Libreria editrice vaticana, co sì come l’ha inquadrata il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato.
Il libro, assieme al manuale « Joseph Ratzinger. Opera omnia. Invito alla lettura » curato da Pierluca Azzaro, è stato presentato ieri pomeriggio a Roma presso l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, presente l’ambasciatore Antonio Zanardi Landi, e con gli interventi di Gianni Letta, sottosegretario al la Presidenza del Consiglio, Christian Schaller, di rettore vicario dell’Istituto «Benedetto XVI» di Ratisbona, e Lucetta Scaraffia, dell’università «La Sapienza» di Roma.
Bertone, in particolare, ha mes so in risalto come, nell’accettare a suo tempo di raccogliere tutti i suoi scritti in maniera sistemati ca, aveva ben chiaro «che doveva valere l’ordine delle priorità seguito dal Concilio e che quindi al l’inizio doveva esserci il volume con i miei scritti sul la liturgia».
Benedetto XVI, infatti, ammettendo al l’inizio del suo Pontificato che in quelli preceden ti «la recezione del Concilio si è svolta in modo piut tosto difficile» per il fatto che «due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno liti gato tra loro», ha proposto riflessioni obiettive che «non sono sfociate in recriminazioni o lamenti, bensì hanno suscitato ulteriori domande e dato voce al bisogno di offrire una sintesi, forse ancora em brionale, delle molte difficoltà vissute dalla Chiesa in questi ultimi decenni».
Un confronto, per il porporato, «ancora in atto» tra l’ermeneutica della «rottura» e quella della «conti nuità », come ha detto il Papa «con la consueta tra sparenza, semplicità e chiarezza che lo contraddi stinguono, così da farsi capire non solo dagli stu diosi, ma da tutta l’opinione pubblica». Ma il Con cilio Vaticano II (sono le parole di papa Ratzinger nel discorso del 20 dicembre 2005, citato da Berto ne) «se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giu sta ermeneutica, può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rin novamento della Chiesa».
Secondo Letta, nei suoi molti interventi papa Rat zinger ha saputo «mostrare quanto sia errata l’i dea, maturata in alcuni ambienti del primo socia lismo, per la quale la parola solidarietà diveniva la nuova, razionale e realmente efficace risposta al problema sociale proprio perché in contrapposi zione alla caritas , all’idea cristiana di amore». Per ché «oscurato il legame che unisce la creatura al Creatore – ha detto citando una conferenza tenu ta nel 2001 dall’allora cardinale Ratzinger – svani sce anche ciò che in ultimo legittima l’idea di di gnità umana; e col venir meno di essa, è tolta alla retta convivenza civile la fonte alla quale si abbe vera, al sistema democratico la pietra angolare sul quale si regge».
Del resto, ha osservato Scaraffia, «in tutte le reli gioni e sistemi filosofici l’essere umano viene per cepito come un essere caduto, condannato alla sua finitezza», per cui redenzione significa «liberazio ne dalla finitezza, che come tale è il vero peso che grava sul nostro essere». Ma «a un mondo che cer ca di liberarsi dalla finitezza con gli strumenti del la tecnoscienza, che fa della dipendenza la peg giore umiliazione e nega quindi in questo modo, in nome della totale autonomia individuale», il cri stianesimo presentato da Ratzinger «risponde mo strando quale è la vera via della redenzione, l’uni ca attraverso la quale l’essere umano può salvarsi».

© Copyright Avvenire, 28 ottobre 2010


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