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I libri scritti da lui...

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2013 02:02
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Papa/ Vescovo Ratisbona: Dopo il Concilio sacerdozio in crisi

Mueller su nuovo volume di opera omnia: Come Riforma protestante

Città del Vaticano, 3 nov. (Apcom)

Dopo il Concilio vaticano II si è verificata "una crisi d'identità del sacerdozio cattolico storicamente paragonabile solo con le conseguenze della riforma protestante del XVI secolo", secondo mons. Gerhard Ludwig Mueller, vescovo tedesco di Ratisbona (Regensburg), che ha presentato oggi in Vaticano il XII volume, in lingua tedesca, dell'opera omnia di Joseph Ratzinger dedicata al sacramento dell'ordine sacerdotale.
Il vescovo, molto stimato dal Papa, ha affermato: "Dove crolla il fondamento dogmatico del sacerdozio cattolico, non si estingue soltanto la fonte da cui si alimenta un'esistenza al seguito di Gesù, ma vien meno anche la motivazione a rinunciare al matrimonio per amore del Regno dei Cieli, e con la forza dello Spirito Santo accettare con gioia e convinzione il celibato come un rimando escatologico al futuro mondo di Dio".
Ratzinger, secondo mons. Mueller, "con gli scritti raccolti nel presente volume, ha indicato una via d'uscita dalla crisi in cui il sacerdozio cattolico era caduto a causa di impostazioni teologiche e sociologiche carenti e di dichiarazioni atte a suscitare, in molti sacerdoti che avevano intrapreso con amore e zelo il loro cammino, una personale insicurezza e sconcerto a proposito del proprio ruolo in seno alla Chiesa".

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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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PAPA: CELIBATO E' RELITTO DEL PASSATO SE SI PERDE SACRALITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 3 nov.

Per il teologo Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, "se si trascura la relazione simbolica inerente al sacramento, il celibato sacerdotale scade a mero relitto di un passato ostile al corpo, ed e' individuato ed osteggiato come unica causa della carenza di sacerdoti.
Non da ultimo, scompare infine anche l'evidenza per la dottrina e la prassi della Chiesa di conferire il sacramento dell'Ordine soltanto agli uomini.
Un ministero ecclesiale inteso in senso funzionale da' adito al sospetto di legittimare un potere che andrebbe peraltro motivato e limitato democraticamente".
Lo ha affermato l'arcivescovo di Ratisbona, mons. Gerhard Ludwig Muller, che ha presentato oggi in Vaticano il XII volume, in lingua tedesca, dell'Opera Omnia del Papa teologo.
Nel volume, intitolato "Teologia del sacramento dell'Ordine", ha spiegato mons. Muller, "Joseph Ratzinger analizza le cause di tali dubbi e illustra positivamente il fondamento biblico ed il coerente sviluppo storico-dogmatico del sacramento dell'Ordine".
"Dove crolla il fondamento dogmatico del sacerdozio cattolico, non si estingue - infatti - soltanto la fonte da cui si alimenta un'esistenza al seguito di Gesu', ma vien meno anche la motivazione a rinunciare al matrimonio per amore del Regno dei Cieli, e con la forza dello Spirito Santo accettare con gioia e convinzione il celibato come un rimando escatologico al futuro mondo di Dio".
Per il Papa, ha spiegato mons. Muller, "la crisi del sacerdozio che ha colpito l'Occidente negli ultimi decenni, e' anche il risultato di un fondamentale disorientamento del cristiano di fronte a una filosofia che trasferisce l'intimo significato e l'obiettivo ultimo della storia e di ogni esistenza umana in una dimensione mondana, sbarrandogli in tal modo l'orizzonte trascendente e recidendone la prospettiva escatologica.
Riporre ogni aspettativa in Dio e fondare l'intera esistenza su Colui che in Cristo ci ha dato tutto: solo questa puo' essere la logica di una scelta di vita che si pone con assoluta dedizione al seguito di Gesu' e partecipa alla sua missione di Redentore del mondo, da lui adempiuta con la passione e crocifissione ed inequivocabilmente rivelata con la sua risurrezione dai morti".
"Non vanno tuttavia trascurati - ha suggerito Muller ancora citando i contenuti del volume - anche altri fattori di natura interna alla Chiesa. Joseph Ratzinger, come mostrano i suoi primi interventi, aveva acutamente presagito le scosse che con impeto sempre crescente preannunciavano il terremoto: in primo luogo l'apertura all'esegesi protestante negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento".
"Spesso da parte cattolica non ci si rese affatto conto delle sistematiche premesse poste dalla Riforma alla base dell'esegesi. Fu cosi' che la pesante critica del sacerdozio consacrato, apparentemente non motivabile biblicamente, investi' la Chiesa cattolica (e ortodossa)", ha ammesso in proposito l'arcivescovo di Ratisbona ricordando che "il sacerdozio sacramentale strettamente riferito al sacrificio eucaristico, come era stato affermato dal Concilio Tridentino, sembrava a prima vista non aver alcun riscontro nella Bibbia, ne' sotto il profilo terminologico, ne' per quanto concerne le particolari prerogative del sacerdote nei confronti dei laici, specialmente il mandato della consacrazione".
"La critica radicale del culto, e quindi il vagheggiato superamento di un sacerdozio che limitava a se stesso la rivendicata funzione di intermediario, sembrava - cioe' - togliere terreno ad un mediatorato sacerdotale nella Chiesa.
Con la critica protestante nei confronti di un sacerdozio sacramentale che metterebbe in questione l'unicita' del sommo sacerdozio di Cristo (secondo la lettera agli Ebrei) e relegherebbe ai margini il generale sacerdozio dei credenti, si alleava infine il moderno concetto di autonomia, che guardava con sospetto ad ogni esercizio di autorita'".
Di fatto, ha attecchito poi in certa cultura contemporanea "l'osservazione che, dal punto di vista della sociologia della religione, Cristo non era un ministro di culto e quindi, in termini anacronistici, era un laico", con l'idea di una "impropria" trasformazione, prodottasi nella Chiesa primitiva a partire dal terzo secolo, dei funzionari comunali ricorrenti nella Bibbia in una nuova classe di ministri di culto".
Da parte sua, pero', ha concluso Mueller, "Joseph Ratzinger analizza criticamente la critica storica improntata alla teologia protestante, operando una distinzione tra le premesse filosofiche e teologiche e le metodiche storiche.
In questo modo e' in grado di dimostrare come, con le cognizioni dell'esegesi biblica moderna ed una puntuale analisi dello sviluppo storico dei dogmi, si possa fondatamente giungere agli enunciati dogmatici" ed oggi "la teologia cattolica puo' recepire la confutazione di una concezione di sacerdote, se questo sacerdote fosse inteso come mediatore in senso autonomo o anche solo complementare accanto o oltre il Cristo.
Per questa ragione anche l'obiezione di Martin Lutero non tange tuttavia la dottrina, vincolante sotto il profilo dogmatico, del sacerdozio sacramentale.
Il Concilio Tridentino, nel suo decreto sul sacramento dell'Ordine, si limito' a respingere le contestazioni del primo riformatore, rinunciando peraltro all'esposizione di un approccio teologico complessivo. Nei sovente trascurati decreti di riforma, tuttavia, come mette in rilievo Joseph Ratzinger, acquista risalto la concezione biblica del sacerdote come servitore della Parola e dei Sacramenti, nonche' pastore e padre spirituale dei fedeli".

© Copyright (AGI)


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Nel volume "Teologia della liturgia" di Joseph Ratzinger

L'arte cristiana e la nuova esperienza del tempo

Nel pomeriggio di martedì 7 dicembre, al Palazzo Ducale di Genova, verrà presentato l'undicesimo volume dell'Opera omnia di Joseph Ratzinger Teologia della liturgia. La fondazione sacramentale dell'esistenza cristiana (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2010, pagine 849, euro 55). All'incontro, introdotto e moderato dal nostro direttore, interverranno il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, Sandra Isetta - della sua relazione anticipiamo alcuni stralci - e Lucetta Scaraffia.

di Sandra Isetta

Il Papa analizza in questo volume uno dei temi più spinosi: l'autodeterminazione del culto, l'uomo che non può "fare" da sé il culto. La liturgia è "fatta" per Dio e non per noi stessi. Quanto più però noi la facciamo per noi stessi, tanto meno essa è attraente. "Umiltà e obbedienza non sono virtù servili, che rendono gli uomini repressi, ma contrastano superbia e presunzione che disgregano ogni comunità e portano alla violenza", come il conformismo dell'oggi confina l'uomo nella superficialità. Il giovenco d'oro testimonia questa arbitrarietà del culto: con l'idolo si vuole non allontanarsi da Dio, ma glorificare quel Dio che ha portato Israele fuori dall'Egitto. Eppure c'è defezione da Dio: non si crede nella sua immagine invisibile, il culto non è un salire verso di Lui, ma un tirarlo giù, nella dimensione umana. Questo è il gioco vuoto della liturgia, un tradimento di Dio, camuffato sotto un manto di sacralità. Grazie alla linearità di ragionamento e linguaggio, divengono accessibili complicati concetti teologici. Ad esempio, l'opposizione tra culto orientato cosmicamente, tipico delle religioni naturali, che porta a una sorta di religione "di scambio" tra la divinità e gli uomini, e culto rivelato nella storia, nel giudaismo, nel cristianesimo e nell'Islam.
Ratzinger sfuma questa netta contrapposizione tra orientamento cosmico e storico del culto, tramite l'interpretazione del racconto della creazione, che va verso il sabato. Il sabato è il giorno in cui l'uomo e l'intera creazione partecipano del riposo di Dio, della sua libertà, dove schiavo e padrone sono uguali, quando tutti i rapporti di subordinazione sono sospesi e la fatica del lavoro si interrompe.
Il sabato è il segno dell'Alleanza che Dio vuole stringere con l'uomo e il creato è il luogo dell'incontro, dell'adorazione.
Questi fondamenti veterotestamentari sono ripresi nella terza parte del volume, "La celebrazione dell'Eucaristia", ben 300 pagine in 11 sezioni. Essa inizia con il significato della domenica cristiana, che subentra al sabato giudaico. Esegesi e teologia si compenetrano nella spiegazione del terzo giorno, il giorno della teofania. Nell'Antico Testamento nel terzo giorno si stipula l'Alleanza sul Sinai, nel Nuovo Testamento il terzo giorno dopo la morte Gesù risorge. Per i primi cristiani, la domenica è il "giorno del Signore", o il "primo" dei sette della creazione, il giorno della creazione della luce, o l'"ottavo giorno", che spalanca la finestra dell'eternità dopo il sabato.
Il culto cristiano, per le sue radici bibliche, non è dunque imitazione del cosmo ma di Dio stesso che si rivela.
Finalità del culto e finalità del creato sono identiche, perché nella stessa dimensione cosmica appare anche quella storica. La creazione stabilisce un dialogo d'amore, per giungere al ritorno a casa, l'idea cristiana del "Dio tutto in tutti". È impossibile un'ascesa, un ritorno, contando solo sulle proprie forze, occorre il sacrificio, l'essenza del culto, che è altro rispetto all'autonomia totale, al non aver bisogno dell'altro.
Ratzinger apre un'ampia parentesi sul significato dell'arte, che inizia con rimandi storico-archeologici. Il giudaismo contemporaneo a Gesù rappresentava immagini del mistero della salvezza, tratte da episodi messianici dell'Antico Testamento. In seguito, mentre giudaismo e islam hanno risposto con rigore alla lotta iconoclasta, consentendo raffigurazioni solamente astratte e geometriche, il cristianesimo ha perseverato nei racconti (haggadà) figurativi delle gesta compiute da Dio. Ed è vero, come afferma Ratzinger, che nell'arte cristiana delle catacombe è preservata la continuità tra Sinagoga e Chiesa, nel rendere presenti, e quindi celebrare, eventi passati, attraverso la memoria che diventa figura.
Eventi dell'Antico Testamento sono accostati e quindi spiegati alla luce di episodi del Nuovo: l'arca di Noè e il passaggio del Mar Rosso sono figure del battesimo, come il sacrificio di Isacco e il convito di Abramo con i tre angeli raccontano il sacrificio di Cristo e l'Eucaristia. L'arte cristiana raffigura una "nuova esperienza del tempo", in cui "passato, presente e futuro si toccano", nella "concentrazione cristologica della storia": è il medesimo concetto del "presente liturgico" che porta sempre in sé la "speranza escatologica".
Le prime immagini sono dunque "allegoriche", come il Buon Pastore che riassume l'intera storia della salvezza: portare a casa anche l'ultima pecorella smarrita. Più avanti, ne spiega la ricaduta liturgica nell'Agnus Dei, il Pastore fatto Agnello che porta le nostre colpe sulle spalle, come ricorda il battersi il petto.
A partire dal vi secolo, quando apparvero le misteriose immagini acherótipe, cioè non dipinte da alcuna mano - ricordiamo il mandylion - l'Oriente cristiano elabora una vera e propria teologia dell'icona. L'icona di Cristo è sempre icona del Risorto, in cui i tratti del volto non contano, ma veicolano lo sguardo al di là del sensibile, come accadde ai discepoli di Emmaus che dovettero vedere con altri occhi per riconoscere il Maestro, nella stessa luce della trasfigurazione del monte Tabor. La vastità trinitaria e ontologica dell'icona del Figlio consente di vedere l'immagine del Padre.
Ratzinger percorre le tappe più significative dell'arte figurativa cristiana, a partire dallo scopo funzionale pedagogico di quella occidentale rispetto a all'orientale, da Agostino e Gregorio Magno e fino al romanico. Con il gotico l'occidente sostituisce il Pantokràtor, il Signore dell'universo nella pienezza dell'ottavo giorno, con il crocifisso nella sua passione e morte. Ne indica le motivazioni filosofiche nella svolta dal platonismo all'aristotelismo, con conseguenze sull'arte e la liturgia che prepongono la storicità alla bellezza dell'invisibile. Cita Matthias Grünewald e il realismo della sofferenza, ne spiega la funzione consolatoria per i malati di peste, per la pietà popolare. Del Rinascimento sottolinea l'estetica, perché "emancipa" l'uomo, la sua autonomia e bellezza, quasi in "una nostalgia degli dèi, del mito" che cancella il peccato e la sofferenza della croce e può anche spiegare la reazione della Riforma cattolica. Definisce il barocco "un inno fortissimo di gioia, un alleluia divenuto immagine".
Giunge al positivismo, formulato in nome della serietà scientifica che però "ha ristretto l'orizzonte al dimostrabile, togliendo al mondo la sua trasparenza e all'uomo la visione dell'invisibile". Si interroga infine sul "nostro mondo delle immagini" che segna forse "la fine dell'immagine". Sempre dalle prime raffigurazioni delle catacombe trae spunto per spiegare le posizioni della liturgia: stare insieme e stare seduti. L'orante è sempre una figura femminile "perché lo specifico umano davanti a Dio trova espressione nella figura della donna" che rappresenta non la Chiesa ma "l'anima-sposa che sta in adorazione davanti al volto di Dio".
Le mani sono allargate, gesto di non violenza, come ali con cui si vuole salire o simili alle braccia di Cristo sulla croce, che è anche forma della pianta delle chiese. Lo stare in piedi dell'orante è la "posizione del vincitore, della disponibilità a scattare, a camminare verso il futuro". L'inginocchiarsi esprime il nostro "adesso", il "frattempo", mentre lo stare seduti, introdotto in tempi più recenti, serve al raccoglimento, per facilitare l'ascolto e la comprensione con il corpo rilassato.
Il gesto delle mani giunte è espressione di fiducia e fedeltà. Anche nell'inchinarsi si mescolano gesto del corpo e gesto spirituale, espressione corporea dell'umiltà, "gesto servile per i Greci" e atteggiamento fondamentale cristiano, su cui Agostino costruisce la sua teologia cristologica: l'hybris, la superbia, contrapposta all'humilitas, poiché Dio stesso si è inchinato nella lavanda dei piedi, "in ginocchio davanti ai nostri piedi, è lì che lo troviamo".
Ratzinger fa seguire una splendida definizione di "corpo" nel linguaggio biblico, che indica l'intera persona in cui corpo e spirito sono inscindibilmente una cosa sola. "Questo è il mio corpo" significa dunque: questa è l'intera mia persona che vive nel corpo; è insieme confine e comunione. Cita le parole di Albert Camus sulla "situazione tragica degli uomini nei loro rapporti reciproci: è come quando due persone sono separate l'una dall'altra dalla parete di vetro di una cabina telefonica: Si vedono, sono molto vicine, ma c'è lì quella parete che le rende irraggiungibili l'una all'altra".
Diverse pagine dedica al Corpus Domini, dense di concetti teologici ma anche del ricordo personale dello splendore della processione nella sua terra natale, la Baviera. Portare il Signore stesso, il Creatore, attraverso città e villaggi, su prati e su laghi, spiega che con la liturgia "si tratta di ciò che il cielo e la terra racchiudono, dell'umanità e di tutta la creazione", nel comune ricordo. "Una sorta di reazione alla smemoratezza nel "nostro rapporto col tempo" nell'epoca del computer, delle riunioni e delle agende, usate ormai perfino da scolaretti, divenuti spaventosamente spensierati e smemorati. Il nostro rapporto col tempo è dimenticare. Noi viviamo nell'istante. Vogliamo addirittura dimenticare, perché rinneghiamo la vecchiaia e la morte. L'unico modo di far veramente fronte al tempo è il perdono e la gratitudine, un atteggiamento che riceve il tempo come dono e, nella gratitudine, lo lascia trasformare".
Discute sulla "nobile semplicità" dei riti, quella "semplicità estrema" che corrisponde alla "semplicità del Dio infinito e rinvia ad essa". Essa va però "percepita con occhio e cuore", nella grande semplicità di una piccola chiesa di paese o con grande solennità nella bellezza di una cattedrale. Condizione è che "grandiosità e fastosità non siano autonome, ma servano umilmente a sottolineare la vera festa", il compleanno della vita nel suo assenso a Dio.
Conclude con una riflessione di Friedrich Nietzsche: "La festa comporta orgoglio, spavalderia, sfrenatezza (...) un divino dire di sì a se stessi sulla spinta di un'animalesca pienezza ed integralità" tutti stati ai quali un cristiano non può onestamente assentire; la festa sarebbe paganesimo per eccellenza. È vero il contrario: soltanto quando c'è una legittimazione divina a rallegrarsi - solo quando Dio stesso garantisce che la mia vita e il mondo sono motivo di gioia - può esserci una vera festa.

(©L'Osservatore Romano - 6-7 dicembre 2010)


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Dal blog di Andrea Tornielli...

Conto alla rovescia per il nuovo libro su Gesù

blog.ilgiornale.it/tornielli/2011/02/12/conto-alla-rovescia-per-il-nuovo-libro-...

February 12, 2011

La Libreria Editrice Vati­cana ha già mandato in stam­pa trecentomila copie della versione italiana del nuovo li­b­ro di Benedetto XVI dedica­to alla vita di Gesù. Il volu­me, in libreria dall’11 marzo, uscirà contemporaneamen­te in vari Paesi (in Germania per i tipi di Herder, negli Sta­ti Uniti di Ignatius Press) e rappresenta la naturale con­tinuazione del primo volume, «Gesù di Nazaret» , usci­to nell’aprile 2007 e pubblica­to in italia da Rizzoli: in dieci capitoli, per un totale di 446 pagine, Joseph Ratzinger ha presentato la prima parte della vita di Cristo spiegan­do che il Gesù dei Vangeli è il vero Gesù, quello storico, che ha calcato la terra di Pale­stina duemila anni fa.

Il Pa­pa, che scrive e pubblica que­sti ­libri non come atti di magi­stero, nel primo volume ave­va detto esplicitamente: «Ognuno è libero di contrad­dirmi ». Questo secondo volu­me, edito dalla Lev e distribu­ito da Rizzoli, sarà incentra­to sulla fase finale della vita di Cristo, la sua passione, morte e resurrezione, nu­cleo fondante e iniziale degli stessi racconti evangelici. Il libro di Benedetto XVI sarà presentato ufficialmente in Sala Stampa vaticana il po­meriggio del 10 marzo, dal cardinale Marc Ouellet, Pre­fetto della Congregazione dei vescovi. È prevista anche la presenza di una personali­tà laica (alla presentazione nel 2007 in Vaticano, insie­me al cardinale Cristoph Schö nborn e al pastore valdese Daniele Garrone intervenne il filosofo Massimo Caccia­ri), ma sul suo nome non c’è ancora certezza, anche se au­torevoli indiscrezioni parla­no della possibilità che si trat­ti di Claudio Magris.

Con questo libro, Benedet­to XVI raggiunge quota tre in cinque anni di pontificato: ol­tre al primo e al secondo de­dicati alla vita del Nazareno, infatti, lo scorso novembre ha visto la luce anche il libro intervista con il giornalista te­desco Peter Seewald, frutto di una settimana di colloqui avvenuti l’estate scorsa a Ca­stel Gandolfo. Libro diventa­to subito best-seller, e ap­prezzato per la semplicità con cui Ratzinger, senza sot­trarsi ad alcuna domanda, ha parlato delle questioni più spinose, dallo scandalo della pedofilia alle polemi­che sul discorso di Ratisbo­na.
Ma il Papa, che da tempo desiderava portare a termi­ne queste fatiche, non si fer­ma e sta già lavorando a un terzo saggio su Gesù,dedica­to­questa volta ai Vangeli del­l’infanzia, i testi di Matteo e Luca, che descrivono l’an­nunciazione e la nascita di Cristo.

Benedetto XVI è dunque un Papa autore di best-seller. Naturale, potrebbe di­re qualcuno. È sempre il Papa e quan­do scrive, qualsiasi cosa scriva, c’è chi si sente obbligato a comperarlo e a parlarne bene comunque. In realtà questo non è vero. Joseph Ratzinger, infatti, era autore di libri fortunati e molto diffusi già prima di diventare Papa e anche prima di diventare car­dinale. Il suo «Introduzione al cristia­nesimo », ad esempio, scritto quando era ancora un giovane teologo, rima­ne un testo fondamentale e attuale. Per non parlare del libro-intervista curato da Vittorio Messori, quel «Rap­porto sulla fede» , che già a metà degli anni Ottanta denunciava alcune stor­tu­re ed errate interpretazioni del Con­cilio e di una teologia che per appari­re moderna si contrapponeva sem­pre e comunque al magistero.

Già prima di aver compiuto 75 an­ni, l’età canonica delle dimissioni, il cardinale Ratzinger, allo scadere dei quattro quinquenni trascorsi alla gui­da della Congregazione per la dottri­na della fede (a partire dal novembre 1981) aveva chiesto a Giovanni Paolo II di potersi ritirare. Wojtyla aveva ri­sposto di no. Il cardinale era tornato ancora alla carica, assicurando al Pa­pa che avrebbe continuato a collabo­rare con lui e con l’ex Sant’Uffizio,ma in una posizione più defilata. Niente da fare. Wojtyla lo volle a suo fianco fino alla fine.

Uno dei motivi che spin­gevano Ratzinger a chiedere di poter andare in pensione era quello di po­tersi dedicare ai suoi studi e di poter finalmente scrivere quel libro su Ge­sù che aveva cominciato ad abbozza­re e che considerava in qualche mo­do il coronamento della sua carriera accademica. Una carriera interrotta­si nel 1977, quando Paolo VI lo volle arcivescovo di Monaco e lo creò cardi­nale. Nell’aprile 2005, il decano del collegio cardinalizio sperava fosse fi­nalmente arrivato il momento di po­tersi dedicare al libro, ma i suoi con­fratelli la pensarono diversamente e fu lui, dopo un conclave lampo, ad af­facciarsi vestito di bianco dalla loggia centrale di San Pietro.

Nonostante i tanti impegni del pa­pato, Benedetto XVI ha dedicato il pe­riodo delle vacanze estive per lavora­re sui suoi libri. Non usa il computer, ma scrive a mano, con la penna, ver­gando i suoi fogli in tedesco, con una calligrafia minuta e non facilmente comprensibile. Ci pensa suor Birgit, una religiosa che lo assisteva fin da quanto era Prefetto della Congrega­zione per la dottrina della fede, a ribattere il manoscritto al computer.

La revisione è lunga e meticolosa. Per la­vorare, il Papa ha bisogno di avere a portata di mano una serie di libri ed è per questo che nel suo studio si è cer­cato di riprodurre la biblioteca che aveva nell’appartamento in piazza della Città Leonina dove ha abitato da cardinale per oltre vent’anni.


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Presentazione a Padova dell'Opera omnia di Joseph Ratzinger

Quell'alleanza salutare

L'Opera omnia di Joseph Ratzinger sarà presentata a Padova, alla Facoltà teologica del Triveneto, giovedì 17 febbraio; il vescovo di Ratisbona, monsignor Gerhard Ludwig Müller, terrà una lectio magistralis su Teologia della liturgia. Fondazione sacramentale dell'esistenza cristiana, il primo volume tradotto in italiano -- Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2010, pagine 849, euro 55 -- del progetto editoriale che ha avuto, come ripete spesso, «l'onore e l'onere» di curare, insieme alla più grande casa editrice cattolica europea, la Herder di Friburgo.
Sul tema interverrà anche don Luigi Girardi, preside dell'Istituto di liturgia pastorale di Santa Giustina di Padova, con la relazione «Joseph Ratzinger, un teologo di fronte alla liturgia». L'incontro sarà introdotto dal preside della facoltà, don Andrea Toniolo, e concluso da un saluto del vice gran cancelliere, monsignor Antonio Mattiazzo.
«Nella lunga teoria dei predecessori di Papa Benedetto XVI -- scrive monsignor Müller -- s'impone il paragone con quella figura di eminente erudito del diciottesimo secolo che fu Benedetto XIV (1740-1758). E la mente corre anche a Papa Leone i Magno (440-461), il formulatore della cognizione decisiva per la confessione cristologica del concilio di Calcedonia (451). Da più di cinquant'anni al nome di Joseph Ratzinger si ricollega un'originale visione d'insieme della teologia sistematica. I suoi scritti uniscono le cognizioni scientifiche della teologia alla figura di una fede viva e vissuta. Tematiche complesse non vengono assoggettate a una complicata riflessione e quindi sottratte alla comprensione comune, bensì rese trasparenti nella loro intima linearità».
Ratisbona ha un posto particolare nella storia del professore di teologia destinato a salire al Soglio di Pietro dopo Giovanni Paolo II. «Nella sua carriera accademica -- continua Müller -- Joseph Ratzinger ha ricoperto incarichi presso le scuole superiori e le università di Frisinga, Bonn, Münster e Tubinga, approdando infine a Ratisbona, dove operò dal 1969 fino alla nomina ad arcivescovo di Monaco e Frisinga nel 1977. Alla città e alla diocesi di Ratisbona l'allora cardinale Ratzinger rimase legato anche nel lungo periodo in cui fu prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (1982-2005). Regolarmente vi si recava a far visita al fratello Georg. Indimenticabili anche le sue omelie in Duomo in occasione delle più svariate festività liturgiche. I suoi genitori, Josef e Maria Ratzinger, e la sorella Maria sono sepolti nel cimitero di Regensburg-Ziegetsdorf. Dopo tanti anni movimentati in diverse sedi e mansioni “eravamo nuovamente a casa”, disse una volta a proposito di Pentling, il suo domicilio alle porte della città».
Durante la visita pastorale del 2006 nella nativa Baviera, con la sua Regensburger Vorlesung il Papa sottolineava ancora una volta l'intima connessione di fede e ragione. Tanto la ragione che la fede non sono considerabili, né sono in grado di raggiungere il rispettivo traguardo, indipendentemente l'una dall'altra. Correggendosi e purificandosi a vicenda, la ragione e la fede si salvaguardano da pericolose patologie. In tal senso, Papa Benedetto XVI si riallaccia alla grande tradizione delle scienze teologiche, che nella struttura globale dell'università possono fungere da elemento di connessione.
«Così Ratisbona è divenuta in un certo senso il genius loci che si propone di raccogliere e tutelare la sua opera omnia teologica -- ribadisce Müller -- la città che, con le sue eminenti figure di vescovi eruditi quali Alberto Magno (1260-1262) e Johann Michael Sailer (1821-1832), conferma la razionalità della fede e la fecondità pastorale della scienza. Una tradizione portata avanti dall'arcivescovo Michael Buchberger (1927-1961), sotto la cui direzione prese forma il Lexikon für Theologie und Kirche». (silvia guidi)

(©L'Osservatore Romano - 17 febbraio 2011)


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La Fondazione Joseph Ratzinger cerca tre teologi da premiare (con l’aiuto del Papa e del suo nuovo libro)

di Paolo Rodari

Per l’uscita nelle librerie, il prossimo 11 marzo, del secondo volume del libro del Papa dedicato a Gesù di Nazaret e al suo ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione – secondo quanto apprende il Foglio si tratta di 380 pagine in tutto, 66 in meno del primo tomo – non c’è soltanto l’attesa del grande pubblico (il 10 marzo una presentazione avverrà in Vaticano alla presenza del prefetto dei Vescovi, il cardinale Marc Ouellet, e dello scrittore Claudio Magris); c’è anche quella della fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI.
Per volere dello stesso Papa la neonata fondazione persegue lo scopo che il libro soddisfa col sol fatto d’essere pubblicato: promuovere la conoscenza e lo studio della teologia. La fondazione è nata grazie ai soldi che la Libreria editrice vaticana (Lev) ha guadagnato dalla vendita dei libri di Ratzinger da quando questi è stato eletto al soglio di Pietro. Si tratta in tutto di quasi due milioni e mezzo di euro lasciati dal Pontefice quale patrimonio di base di una fondazione che fa della ricerca di Dio il suo proprio e principale senso d’esistenza.
Studiare Dio. Promuovere incontri su di lui. E, infine, premiare studiosi che si sono contraddistinti per particolari meriti nell’attività di pubblicazione e nella ricerca scientifica. E’ il senso di questa fondazione unica all’interno delle sacre mura. Una istituzione che rispecchia nel profondo uno dei centri del pontificato ratzingeriano: la primizia di Dio dentro la vita della chiesa. L’evento clou dei prossimi mesi sarà quando, prima della fine del 2011, Ratzinger premierà tre studiosi (in molti in Vaticano attendono con curiosità di conoscere i loro nomi) che si sono contraddistinti negli studi biblici, patristici e nel campo della teologia fondamentale.
Se un tempo il Papa premiava i teologi migliori concedendo loro la porpora cardinalizia – per questo furono designati cardinali Hans Urs Von Balthasar, morto sulla strada che lo portava a Roma per il concistoro, Henri-Marie de Lubac e Yves-Marie-Joseph Congar – oggi per poter premiare anche teologi di sesso femminile insieme a laici appartenenti al mondo delle accademie teologiche si è scelta questa nuova strada che ha in monsignor Giuseppe Scotti, presidente della Lev e segretario del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, il braccio operativo. E in Georg Gänswein, Camillo Ruini, Tarcisio Bertone, Angelo Amato, Jean-Louis Bruguès e Luis Francisco Ladaria, coloro che sono incaricati di offrire un adeguato supporto scientifico. Era il 10 giugno dello scorso anno quando il Papa rispondeva in piazza san Pietro alle domande di alcuni preti. Parlò di una teologia cattiva, “che viene dall’arroganza della ragione, che vuole dominare tutto e fa passare Dio da soggetto a oggetto”. E c’è una teologia buona, attaccata alla fede della chiesa senza “sottomettersi a tutte le ipotesi del momento”. E’ a questa teologia che il Papa guarderà per premiare i più meritevoli.

Pubblicato sul Foglio mercoledì 23 febbraio 2011

© Copyright Il Foglio, 23 febbraio 2011


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
01/03/2011 12:39
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La Passione secondo Ratzinger

In libreria il 10 marzo il secondo libro di Benedetto XVI su Gesù di Nazaret.

Andrea Gagliarducci

L'ultimo capitolo parla della Resurrezione, e l'autore lo ha riscritto molte volte, e cambiato integralmente un'ultima volta prima che la versione definitiva fosse licenziata e tradotta. Il libro è "Gesù di Nazaret", la seconda parte della vita di Gesù, che inizierà dall'ingresso a Gerusalemme e sarà incentrato sulla Passione, Morte e Resurrezione del Nazareno. L'autore è Joseph Ratzinger.
Da tutti è conosciuto come Benedetto XVI. Ma questo lavoro sulla storia di Gesù è stato slegato dal Magistero papale.
Lo aveva detto nell'introduzione del primo volume sulla vita di Gesù, pubblicato il 16 aprile 2007, giorno dell'ottantesimo compleanno del Papa: "Questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale, ma è unicamente l'espressione della mia ricerca personale del volto di Cristo. Perciò ognuno è libero di contraddirmi".
Il libro di un Papa è sempre un evento. Il primo volume sulla vita di Gesù ha venduto un milione e mezzo di copie. Ci si aspetta lo stesso da questa seconda parte, che sarà pubblicata il prossimo 10 marzo, e presentata in Sala Stampa Vaticana dal cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione dei vescovi, e dallo scrittore Claudio Magris. La Libreria Editrice Vaticana, che edita il volume, ha già previsto una prima tiratura di 300 mila copie, già tutte vendute.
È il terzo libro pubblicato da Joseph Ratzinger da quando è salito al soglio di Pietro. Ma se ne aspetta già un altro, quello sui Vangeli dell'infanzia, che tratterà dell'annunciazione, la nascita, i Magi, la fuga in Egitto. Un libro che non era in progetto, ma che ha preso corpo nelle idee del Pontefice mentre scriveva gli altri due. Inizialmente, era previsto solo un capitolo dedicato anche ai racconti dell'infanzia in questo secondo libro, ma poi la mole di materiale raccolto ha richiesto la stesura di un altro volume.
Il terzo volume su Gesù di Nazaret non sarà corposo come i primi due, e sarà probabilmente pubblicato nel 2012. Mentre si sta già pensando alla prossima enciclica di Benedetto XVI: dopo quella dedicata alla Carità (Deus Caritas Est, 2006) e quella dedicata alla speranza (Spe Salvi, 2007), manca l'enciclica sulla fede per completare le virtù teologali.
Nei Sacri Palazzi se ne è già cominciato a parlare, ma sarà probabilmente pubblicata dopo il terzo volume su Gesù, quindi non prima del 2013. Sono le fatiche di un Papa che è sempre voluto rimanere professore. E che, slegando l'opera dal Magistero, si è dimostrato di una modernità senza precedenti.
Una modernità che si era vista anche nel libro-intervista "Luce del mondo", dove il Papa forniva sempre risposte che si aprivano a nuove possibilità. Ratzinger sa che la teologia è il tentativo umano, e quindi perfettibile, di indagare il mistero di Dio. Questo lavoro su Gesù si inserisce nel tema ricorrente dell'opera di Ratzinger, il "divorzio" tra fede e ragione.
Eppure la ragione è presente nella Bibbia e nella teologia cristiana. Ratzinger da sempre sostiene che il problema della nostra epoca è quello di una ragione che pretende di essere sufficiente a se stessa, e nega come irragionevole ciò che non riesce a comprendere. Una frattura simile si è avuta anche con il "Cristo storico" e il "Cristo della fede". Ed è a questo "secondo" Cristo che Joseph Ratzinger vuole ritornare. Raccontare il Gesù dei Vangeli con gli occhi di un uomo di fede e di ragione.
"Ritengo - scrive il Papa nella prefazione al primo libro - che questa figura è molto più logica dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni. Io ritengo che proprio questo Gesù, quello dei Vangeli, sia una figura storicamente sensata e convincente. Solo se era successo qualcosa di straordinario, se la figura e le parole di Gesù avevano superato radicalmente tutte le speranze e le aspettative dell'epoca, si spiega la sua crocifissione e si spiega la sua efficacia".
Sottolineare questo passaggio è fondamentale per comprendere il senso del lavoro di Joseph Ratzinger. Tanto che l'Editrice Vaticana ha preparato la pubblicazione del nuovo volume con un incontro sul "Ratzinger-pensiero" tenuto dal cardinale Georges Cottier in uno dei "Venerdì di Propaganda", e che sta ri-editando e pubblicando l'opera omnia di Joseph Ratzinger. Già quando non era Papa, Ratzinger era autore di best seller, perché parla di teologia in maniera chiara e comprensibile a tutti.
La sua ascesa al soglio di Pietro ha fatto sì che, grazie alla vendita dei suoi volumi, il mercato dell'editoria cattolica ha incrementato le vendita del 26,7 per cento.
Sono i dati del 2008, quelli influenzati anche dall'onda lunga della pubblicazione del primo volume su Gesù di Ratzinger. E sono dati importanti per l'Editrice Vaticana, che attorno al lavoro di Ratzinger fa un importante lavoro culturale, e mantiene i bilanci in forte attivo.

© Copyright Il Tempo, 27 febbraio 2011


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02/03/2011 18:00
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PAPA: SBAGLIATE DATE DI ULTIMA CENA E PASSIONE NEI SINOTTICI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 mar.



Sulla data dell'Ultima Cena ha ragione il Vangelo di Giovanni e torto i sinottici: "al momento del processo di Gesu' davanti a Pilato, le autorita' giudaiche non avevano ancora mangiato la Pasqua e per questo dovevano mantenersi ancora cultualmente pure". E dunque "la crocifissione non e' avvenuta nel giorno della festa, ma nella sua vigilia".
Lo scrive Benedetto XVI nella seconda parte di "Gesu' di Nazaret", volume che sara' presentato il prossimo 10 marzo, ma del quale la Libreria Editrice Vaticana ha anticipato oggi alcune pagine.
"Gesu' - scrive il Papa - e' morto nell'ora in cui nel tempio venivano immolati gli agnelli pasquali. Che i cristiani in cio' vedessero in seguito piu' di un puro caso, che riconoscessero Gesu' come il vero Agnello, che proprio cosi' trovassero il rito degli agnelli portato al suo vero significato - tutto cio' e' poi solo normale".
Nel libro, il Pontefice si pone la domanda perche' i sinottici abbiano invece parlato di una cena pasquale. "Su che cosa si basa questa linea della tradizione?", si chiede infatti e ammette che "una risposta veramente convincente" non e' stata individuata e ricorda che pero' "la critica redazionale e letteraria", in proposito "cerca di dimostrare che gli unici passi in cui presso Marco si parla della Pasqua - sarebbero stati inseriti successivamente. Nel racconto vero e proprio dell'ultima cena non si menzionerebbe la Pasqua".

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LIBRO PAPA: LA POLITICA NON PUO' FARE A MENO DELLA VERITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 mar.

Nel racconto evangelico "il pragmatico Pilato" chiede a Gesu': "Che cos'e' la verita'?".
E' la stessa domanda, afferma Benedetto XVI nella seconda parte del Gesu' di Nazaret, "che pone anche la moderna dottrina dello Stato: puo' la politica assumere la verita' come categoria per la sua struttura? O deve lasciare la verita', come dimensione inaccessibile, alla soggettivita' e invece cercare di riuscire a stabilire la pace e la giustizia con gli strumenti disponibili nell'ambito del potere?
Vista l'impossibilita' di un consenso sulla verita', la politica puntando su di essa non si rende forse strumento di certe tradizioni che, in realta', non sono che forme di conservazione del potere?".
"Ma, dall'altra parte -continua il Papa- che cosa succede se la verita' non conta nulla? Quale giustizia allora sara' possibile? Non devono forse esserci criteri comuni che garantiscano veramente la giustizia per tutti - criteri sottratti all'arbitrarieta' delle opinioni mutevoli ed alle concentrazioni del potere? Non e' forse vero che le grandi dittature sono vissute in virtu' della menzogna ideologica e che soltanto la verita' pote' portare la liberazione?".

© Copyright (AGI)

LIBRO PAPA: SU INNOCENZA GESU' PREVALSE MIOPE RAGION DI STATO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 mar.

"Come prefetto, Pilato rappresentava il diritto romano" e "la forza di Roma era il suo sistema giuridico, l'ordine giuridico, sul quale gli uomini potevano contare".
Una responsabilita' pesante che condiziono' forse la sua decisione di far crocifiggere Gesu': Pilato infatti, ricorda Benedetto XVI nella seconda parte di "Gesu' di Nazaret", certamente "conosceva la verita'" - e cioe' che Cristo "non e' un rivoluzionario politico" dunque "il suo messaggio e il suo comportamento non costituiscono un pericolo per il dominio romano" - ma "alla fine vinse in lui l'interpretazione pragmatica del diritto: piu' importante della verita' del caso e' la forza pacificante del diritto, questo fu forse il suo pensiero e cosi' si giustifico' davanti a se stesso". "Un'assoluzione dell'innocente - scrive ancora Ratzinger - poteva recare danno non solo a lui personalmente, il timore per questo fu certamente un motivo determinante per il suo agire, ma poteva anche provocare ulteriori dispiaceri e disordini che, proprio nei giorni della Pasqua, erano da evitare. La pace fu in questo caso per lui piu' importante della giustizia". Dunque, continua il Papa, "doveva passare in seconda linea non soltanto la grande ed inaccessibile verita', ma anche quella concreta del caso: credette di adempiere in questo modo il vero senso del diritto - la sua funzione pacificatrice. Cosi' forse calmo' la sua coscienza. Per il momento tutto sembro' andar bene. Gerusalemme rimase tranquilla. Il fatto, pero', che la pace, in ultima analisi, non puo' essere stabilita contro la verita' - osserva Bendetto XVI riferendosi alla successiva caduta dell'Impero Romano - doveva manifestarsi piu' tardi". Nel libro, che sara' presentato il 10 marzo, il Papa ipotizza anche che "Pilato abbia provato anche un certo timore superstizioso di fronte a questa figura strana". "Pilato - ricorda - era uno scettico". "Che cosa deve pensare del concetto di regalita' espresso da Gesu'?", si chiede Ratzinger, che aggiunge: "che cosa dobbiamo pensare noi di tale concetto di regno e di regalita'? E' una cosa irreale, una fantasticheria della quale ci si puo' disinteressare? O forse in qualche modo ci riguarda?". E ancora: "Gesu' non ha niente a che fare con la politica?".

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PAPA: NEL VANGELO RISPOSTE A TUTTE LE INQUIETUDINI

(AGI) - CdV, 2 mar.

(di Salvatore Izzo)

"Se Cristo non fosse risorto - come dice San Paolo - vana sarebbe la nostra fede".
Ma, afferma Benedetto XVI, "Gesu' e' davvero risorto".
Quindi nel Vangelo possiamo realmente trovare le risposte a tutte le nostre inquietudini.
E' molto chiaro il messaggio che il Papa vuole trasmettere con la sua nuova opera teologica, il secondo volume di "Gesu' di Nazaret" che ricostruisce passo dopo passo gli ultimi giorni della vita terrena del Messia, mettendo a confronto i quattro racconti evangelici e prendendo in considerazione gli studi esegetici piu' moderni in un'ottica molto precisa, quella cattolica che si basa sulla storicita' degli eventi narrati dal Vangelo.
Viviamo, ha detto il Papa all'Udienza Generale di questa mattina, "una stagione che cerca la liberta', anche con violenza", ma la liberta', "quella vera", possiamo trovarla solo "con l'aiuto della Grazia di Dio che permea l'umano e, senza distruggerlo, lo purifica, innalzandolo alle altezze divine".
Parole pronunciate nell'Aula Nervi poco prima che la Libreria Editrice Vaticana diffondesse alcune pagine del nuovo libro che sara' presentato giovedì' 10 marzo dal card. Marc Ouellet, allievo del teologo Ratzinger e prefetto della Congregazione dei vescovi, e dal prof. Claudio Magris, il grande germanista dell'Universita' di Trieste, scelto perche' il Papa ha scritto i nove capitoli della seconda parte del "Gesu' di Nazaret" in tedesco per l'editore Herder (la Lev pero' ha gia' pronte altre sei lingue, tra cui l'italiano che sviluppa 380 pagine).
Dalle anticipazioni emerge la ricchezza delle riflessioni proposte con umilta' da Benedetto XVI che riveste ancora i panni dello studioso e dell'insegnante, tenendo fede all'impegno di voler suscitare una discussione e non chiuderla con l'autorevolezza del Magistero assunto all'inizio dell'opera, nel 2007.
Cosi' riaffermate le certezze di base, il libro e' pieno di domande.
Nel racconto evangelico, ricorda il Pontefice, "il pragmatico Pilato" chiede a Gesu': "Che cos'e' la verita'?". E' la stessa domanda, rileva, "che pone anche la moderna dottrina dello Stato: puo' la politica assumere la verita' come categoria per la sua struttura? O deve lasciare la verita', come dimensione inaccessibile, alla soggettivita' e invece cercare di riuscire a stabilire la pace e la giustizia con gli strumenti disponibili nell'ambito del potere? Vista l'impossibilita' di un consenso sulla verita', la politica puntando su di essa non si rende forse strumento di certe tradizioni che, in realta', non sono che forme di conservazione del potere?". "Ma, dall'altra parte - continua il Papa - che cosa succede se la verita' non conta nulla? Quale giustizia allora sara' possibile? Non devono forse esserci criteri comuni che garantiscano veramente la giustizia per tutti - criteri sottratti all'arbitrarieta' delle opinioni mutevoli ed alle concentrazioni del potere? Non e' forse vero che le grandi dittature sono vissute in virtu' della menzogna ideologica e che soltanto la verita' pote' portare la liberazione?".
Il personaggio Pilato, che "come prefetto, rappresentava il diritto romano" in un'epoca nella quale "la forza di Roma era il suo sistema giuridico, l'ordine giuridico, sul quale gli uomini potevano contare", e' analizzato in profondita' da Joseph Ratzinger.
Certamente, scrive, "conosceva la verita'" - e cioe' che Cristo "non e' un rivoluzionario politico" dunque "il suo messaggio e il suo comportamento non costituiscono un pericolo per il dominio romano" - ma "alla fine vinse in lui l'interpretazione pragmatica del diritto: piu' importante della verita' del caso e' la forza pacificante del diritto, questo fu forse il suo pensiero e cosi' si giustifico' davanti a se stesso". "Un'assoluzione dell'innocente - osserva Ratzinger - poteva recare danno non solo a lui personalmente, il timore per questo fu certamente un motivo determinante per il suo agire".
Con grande cura, il Papa teologo presenta anche il dramma di Giuda, ricordando come Giovanni, che pure fu testimone diretto del tradimento, si limiti ad accennare "al fatto che Giuda, come tesoriere del gruppo dei discepoli, avrebbe sottratto il loro denaro" e ad annotare "laconicamente" che dopo le parole di Gesu' sul fatto che sarebbe stato tradito da chi era seduto alla sua stessa mensa, Giuda si servi e "dopo quel boccone, Satana entro' in lui".
"Cio' che a Giuda e' accaduto - commenta Joseph Ratzinger - per Giovanni non e' piu' psicologicamente spiegabile. E' finito sotto il dominio di qualcun altro: chi rompe l'amicizia con Gesu', chi si scrolla di dosso il suo 'dolce giogo', non giunge alla liberta', non diventa libero, ma diventa invece schiavo di altre potenze, o piuttosto: il fatto che egli tradisce questa amicizia deriva ormai dall'intervento di un altro potere, al quale si e' aperto". Il Papa teologo si preoccupa, nel suo nuovo libro anche del destino di Giuda, nel quale la luce proveniente da Gesu' "non si era spenta del tutto", tanto che nel racconto evangelico e' registrato "un primo passo verso la conversione". infatti Giuda dice "Ho peccato" ai suoi committenti, "cerca di salvare Gesu' e rida' il denaro". "Tutto cio' che di puro e di grande aveva ricevuto da Gesu' - scrive il Pontefice -rimaneva iscritto nella sua anima, non poteva dimenticarlo". Ma "la seconda sua tragedia - dopo il tradimento - e' che non riesce piu' a credere ad un perdono. Il suo pentimento diventa disperazione. Egli vede ormai solo se stesso e le sue tenebre, non vede piu' la luce di Gesu', quella luce che puo' illuminare e superare anche le tenebre". Secondo il Papa, la mancata auto-liberazione di Giuda dal male "ci fa vedere il modo errato del pentimento: un pentimento che non riesce piu' a sperare, ma vede ormai solo il proprio buio, e' distruttivo e non e' un vero pentimento. Fa parte del giusto pentimento la certezza della speranza - una certezza che nasce dalla fede nella potenza maggiore della Luce fattasi carne in Gesu'". E cosi', ricorda Ratzinger, "Giovanni conclude il brano in modo drammatico: Giuda esce 'fuori' in un senso piu' profondo. Entra nella notte, va via dalla luce verso il buio; il 'potere delle tenebre' lo ha afferrato"
Nel nuovo volume il Papa si sofferma anche sulla data dell'Ultima Cena scrivendo che ha ragione il Vangelo di Giovanni e hanno torto i sinottici: "al momento del processo di Gesu' davanti a Pilato, le autorita' giudaiche non avevano ancora mangiato la Pasqua e per questo dovevano mantenersi ancora cultualmente pure". E dunque "la crocifissione non e' avvenuta nel giorno della festa, ma nella sua vigilia".
Ma il Papa "corregge" soprattutto Matteo quando nel raccontare la condanna di Cristo parla di "tutto il popolo", attribuendo ad esso la richiesta della crocifissione. Un brano "fatale nelle sue conseguenze", ma che, avverte, "sicuramente non esprime un fatto storico: come avrebbe potuto essere presente in tale momento tutto il popolo e chiedere la morte di Gesu'?". definendo l'interpretazione che e' stata data di questa frase di Matteo. "La realta' storica - spiega - appare in modo sicuramente corretto in Giovanni e in Marco. Il vero gruppo degli accusatori - infatti - sono i circoli contemporanei del tempio e, nel contesto dell'amnistia pasquale, si associa ad essi la 'massa' dei sostenitori di Barabba".Riguardo agli accusatori di Gesu', scrive ancora il Papa, "nelle risposte dei Vangeli vi sono differenze su cui dobbiamo riflettere".
"Secondo Giovanni - ricorda - essi sono semplicemente i 'Giudei'". Per Ratzinger, dunque, "nel quarto Vangelo il cerchio degli accusatori che perseguono la morte di Gesu' e' descritto con precisione e chiaramente delimitato: si tratta, appunto, dell'aristocrazia del tempio". E anche in Marco, "in ogni caso - tiene a precisare il Papa tedesco - non e' indicato 'il popolo' degli Ebrei come tale".
Infatti se e' vero che, a quanto risulta agli storici, "nell'amnistia pasquale, il popolo ha il diritto di fare una proposta manifestata per 'acclamazione' che ha in questo caso un carattere giuridico", Bendetto XVI fa notare che "in quel momento i sostenitori di Barabba erano "mobilitati per l'amnistia", mentre "gli aderenti a Gesu' per paura rimanevano nascosti, e in questo modo la voce del popolo su cui il diritto romano contava era presentata in modo unilaterale".

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Il Papa assolve gli ebrei
"Non uccisero Gesù"


Nella seconda parte del suo "Gesù di Nazaret", in uscita il 10 marzo, Ratzinger rilegge la Passione

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

«Satana entrò in Giuda che non riuscì a liberarsi».
La seconda parte del Gesù di Nazaret, il nuovo libro di Joseph Ratzinger che uscirà il 10 marzo per la Libreria Editrice Vaticana, copre l’arco temporale della vita di Cristo dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Resurrezione.
Per il Papa, non fu tutto il popolo di Israele a chiedere la condanna a morte di Gesù.
Non furono gli ebrei a condannare Gesù, il Vangelo non esprime una concezione razzista e la decisione di Pilato di giudicare pragmaticamente e senza prendere in considerazione il criterio della giustizia prefigura le grandi dittature della storia. «Domandiamoci anzitutto: chi erano precisamente gli accusatori? Chi ha insistito per la condanna a morte di Gesù? Nelle risposte dei Vangeli vi sono differenze su cui dobbiamo riflettere. Secondo Giovanni si tratta semplicemente dei “Giudei”», ma l’espressione, in questo evangelista, «non indica il popolo d’Israele come tale, ancor meno ha un carattere “razzista”». Nel Vangelo di Marco, poi, si parla di «una quantità di gente, la “massa”», da identificare con i sostenitori di Barabba. «In ogni caso - spiega il Papa - con ciò non è indicato “il popolo” degli Ebrei come tale».
Quando Matteo fa riferimento a «tutto il popolo», «sicuramente non esprime un fatto storico», mentre «il vero gruppo degli accusatori sono i circoli contemporanei del tempio». In questo modo il Papa tedesco, alla vigilia della visita alle Fosse Ardeatine, tende la mano all’ebraismo con cui i rapporti restano tesi. Ma il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, lamenta che «da Benedetto XVI non c’è stata alcuna risposta decisiva sulla vicenda dei bambini scampati alla Shoah, nascosti in conventi, battezzati e mai restituiti a quello che rimaneva delle loro famiglie o comunità originarie, spesso lasciati ignari delle loro origini».
Con grande cura, il Papa teologo presenta anche il dramma dell’apostolo traditore, ricordando come Giovanni, che pure fu testimone diretto, si limiti ad accennare «al fatto che Giuda, come tesoriere del gruppo dei discepoli, avrebbe sottratto il loro denaro» e ad annotare «laconicamente» che dopo le parole di Gesù sul fatto che sarebbe stato tradito da chi era seduto alla sua stessa mensa, Giuda si servì e «dopo quel boccone, Satana entrò in lui».
Riaffermate le certezze di base, il libro è pieno di domande. Nel racconto evangelico, ricorda il Pontefice, «il pragmatico Pilato» chiede a Gesù: «Che cos’è la verità?». È la stessa domanda «che pone anche la moderna dottrina dello Stato: può la politica assumere la verità come categoria per la sua struttura? O deve lasciare la verità, come dimensione inaccessibile, alla soggettività e cercare di stabilire la pace e la giustizia con gli strumenti disponibili nell’ambito del potere? Vista l’impossibilità di un consenso sulla verità, la politica puntando su di essa non si rende forse strumento di certe tradizioni che, in realtà, non sono che forme di conservazione del potere?».
Il Papa si sofferma anche sulla data dell’Ultima Cena, scrivendo che ha ragione il Vangelo di Giovanni e hanno torto i sinottici: «Al momento del processo di Gesù davanti a Pilato, le autorità giudaiche non avevano ancora mangiato la Pasqua e per questo dovevano mantenersi ancora pure». E dunque «la crocifissione non è avvenuta nel giorno della festa, ma nella sua vigilia». Joseph Ratzinger «corregge» soprattutto Matteo quando nel raccontare la condanna di Cristo parla di «tutto il popolo», attribuendo a esso la richiesta della crocifissione. Un brano «fatale nelle sue conseguenze», ma che «sicuramente non esprime un fatto storico: come avrebbe potuto essere presente in tale momento tutto il popolo e chiedere la morte di Gesù?».

© Copyright La Stampa, 3 marzo 2011


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LIBRO PAPA: GIA' PRENOTATE UN MILIONE 200MILA COPIE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 9 mar.

La seconda parte di "Gesu' di Nazaret", il secondo libro firmato da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, in libreria da domani, sembra destinato a polverizzare ogni record editoriale. Sono gia' state prenotate infatti un milione e duecentomila copie nelle sette edizioni linguistiche che usciranno contemporaneamente all'italiano.
Nella nostra lingua, edita direttamente dalla Libreria Editrice Vaticana, la prima tiratura supera le 400mila copie, e questo spiega il prezzo davvero molto contenuto per un'opera di circa 350 pagine, fissato in 20 euro.
Nelle librerie, contemporanemente al ponderoso volume che ripercorre la vita di Cristo "Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla Risurrezione". arriva anche un utile sussiodo per oreintarsi nei 9 capitoli di questa seconda parte del "Gesu' di Nazaret" e un po' in tutte i libri dell'attuale Pontefice: si tratta di "Joseph Ratzinger-Bendetto XVI.
Una guida alla lettura" a cura di Giuliano Vigini, giovane saggista cattolico che si e' gia' cimentato nella cura dei volumi Lev che raccolgono le catechesi del Papa teologo. In 140 pagine Vigini riesce a colmare le lacune di quei lettori che non si sentono preparati sulla teologia ratzingeriana. La "guida" e' in vendita ad appena 10 euro.

© Copyright (AGI)


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A colloquio con l'editore di Benedetto XVI

Dalla matita all'e-book

di GIULIA GALEOTTI

Sette edizioni iniziali per un totale di un milione e duecentomila copie e contratti firmati con ventidue case editrici di tutto il mondo. Sono questi i primi numeri del libro di Benedetto XVI Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione. Il volume viene presentato nel pomeriggio del 10 marzo nella Sala Stampa della Santa Sede. Della sua genesi, dei retroscena che hanno accompagnato la realizzazione e soprattutto della complessa operazione editoriale che sta alla sua base, parliamo con don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana (Lev).

Nel colloquio dello scorso 20 gennaio con il nostro giornale, lei prevedeva l'uscita del volume per marzo: perfettamente nei tempi per merito di chi?

Il merito è un po' di tutti, ma innanzitutto dell'autore, che lo ha consegnato molto per tempo. Poi c'è stato il lungo lavoro di traduzione nelle diverse lingue, e da febbraio la stampa e un'organizzazione che ha richiesto davvero molto impegno.

Qual è stata la storia editoriale del libro?

Quasi un anno e mezzo fa, monsignor Georg Gänswein mi ha consegnato la pennetta e il cartaceo: il Papa aveva concluso il testo a matita, con la sua inconfondibile grafia minuta, che poi, come sempre, Birgit Wansing ha trascritto al computer.

In Italia, il primo volume fu pubblicato dalla Rizzoli, mentre l'attuale esce con la Lev: un cambiamento non da poco.

Direi proprio di sì. Il libro, stampato dalla Tipografia vaticana, è distribuito dalla Rcs, che con la sua eccellente organizzazione ci ha garantito la distribuzione di trecentomila copie in tre giorni. Un aspetto non facile deve essere quello delle traduzioni.
In italiano soprattutto non è stato semplice, perché in questi decenni i libri di Joseph Ratzinger sono stati tradotti da diverse mani: la sfida è stata quella di trovare una certa omogeneità di linguaggio. Occorre anche evitare il rischio che la traduzione nelle varie lingue possa non conservare o addirittura tradire il pensiero dell'autore. La fedeltà all'originale è stata assicurata con attenzione e impegno dai traduttori della Segreteria di Stato.

Per il primo volume, vi erano stati problemi di traduzione?

Sì: ad esempio, quella cinese non era impeccabile, e altre non rispondevano al linguaggio teologico.

Vi sono giunte più richieste di traduzioni rispetto al primo volume?

Sì, l'interesse è superiore, e di conseguenza il numero di editori è cresciuto. E siamo solo agli inizi: abbiamo firmato contratti con ventidue editrici in tutto il mondo, ma siamo in trattative con altre.

Come avviene la scelta degli editori?

Quando si sa che il Papa sta lavorando a un libro, da più Paesi arrivano svariate richieste, cosicché gli editori alla fine sono soltanto una parte di quanti si erano fatti avanti. Negli Stati Uniti, a esempio, Ignatius Press ci è sembrato il più adeguato, anche se avevano fatto richiesta editori importanti come Doubleday e Our Sunday Visitor. Per l'edizione in francese, abbiamo scelto Parole et Silence, una casa editrice in crescita, molto impegnata nella diffusione del magistero papale, e in Spagna Encuentro.

Il cambiamento è stato completo...

Quasi completo: non tutti gli editori del primo volume hanno stampato anche il secondo. La scelta è stata dettata da più criteri. Di serietà editoriale e organizzativa, certo, ma anche di affidabilità: abbiamo deciso per editori capaci di promuovere non semplicemente il libro, ma anche il suo contenuto.

Quali sono i numeri previsti?

Il 10 marzo escono sette edizioni - in tedesco, italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese e polacco - per un totale di un milione e duecentomila copie. L'edizione tedesca è partita con centocinquantamila copie, ma Herder ne ha già aggiunte cinquantamila ed è pronta ad altre tirature. L'edizione italiana è già distribuita in trecentomila copie, e ne stiamo ristampando altre centomila. E mentre in Francia sono pronte centomila copie, il Portogallo ha iniziato con ventimila. A fine marzo, poi, arriva l'edizione croata.

È previsto anche l'e-book?

Sì, certo, e in alcune lingue è disponibile anche per il primo volume.

E per il futuro?

Nella prefazione a questo libro il Papa stesso annuncia una terza parte dedicata ai Vangeli dell'infanzia. E vi è l'idea di realizzare per la Lev un'edizione unica dei tre volumi. Siamo convinti che questo nuovo libro di Benedetto XVI sarà un long seller. Come tale andrà adeguatamente promosso attraverso presentazioni, incontri e altre iniziative.

Il volume è dedicato agli ultimi giorni della vita di Gesù. L'uscita in prossimità della Pasqua è un caso?

No, questo è senz'altro il periodo migliore. Lo si poteva anche pubblicare prima, ma vi è stata in novembre l'uscita del libro intervista.

Benedetto XVI è sicuramente una firma che fa risparmiare in pubblicità...

Non solo, ma da editore debbo dire che il Papa ha fatto crescere la Lev perché abbiamo dovuto adeguare strutture e organizzazione, dimostrando capacità che prima non avevamo. Ovviamente il Papa ci sollecita anche sul versante culturale, perché proponiamo saggi a commento delle sue opere e libri che divulgano per il grande pubblico il suo magistero.

Non esiste autore, se non vi è lettore: anche nel caso di Benedetto XVI?

Il Papa si fa leggere sempre, anche nei punti più complessi. Benedetto XVI è un raffinato teologo, e talvolta si addentra anche in aspetti che riguardano il metodo di ricerca, ma chi ha interesse per il racconto della fede, la dimensione spirituale o anche solo la comunicazione umana, trova sempre le sue pagine molto comprensibili. E coinvolgenti.

(©L'Osservatore Romano 10 marzo 2011)


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Dalla matita all'e-book, tutti vogliono il libro del Papa

La seconda parte del Gesù di Nazaret, "Dall'ingresso a Gerusalemme alla risurrezione" è già best-seller: esaurite le 400 mila copie dell'edizione italiana

CITTA' DEL VATICANO.
Ratzinger scrittore lavora a matita, ma i suoi testi finiscono anche su l'e-book.
La seconda parte del Gesù di Nazaret, "Dall'ingresso a Gerusalemme alla risurrezione" è già best-seller: esaurite le 400 mila copie della edizione italiana.
A quattro anni dal primo volume la ricerca del Gesù reale dei Vangeli è ancora una volta non un'opera di magistero, bensì una analisi storico-teologica che Joseph Ratziger non sottrae alla critica e su cui non pretende alcuna infallibilità.
Altri testi del pontificato innovativi della comunicazione pontificia sono inoltre la lettera ai vescovi sul caso Williamson (2009) e quella agli irlandesi sullo scandalo degli abusi sessuali dei membri del clero (2010). Nella prima, oltre ad ammettere "errori" nella gestione della revoca della scomunica al vescovo lefebvriano poi risultato negazionista, Benedetto XVI manifesta dolore e esprime sentimenti in modo del tutto inconsueto per un papa. Lo stesso fa nella seconda, in cui riconosce la gravità degli abusi e le inadempienze della chiesa nel perseguirli: vi siete troppo preoccupati per il buon nome della Chiesa, dice ai vescovi, tanto da non applicare le pene previste dal diritto canonico.
Oltre alle encicliche, tra gli altri testi del pontificato più nel solco della tradizione vanno segnalati il motu proprio 'Summorum pontificum' che liberalizza la messa in latino (2007) e, nello stesso anno, la lettera ai cattolici cinesi. La produzione di Joseph Ratzinger prima di essere eletto al soglio di Pietro è vastissima e ne fa uno dei più grandi teologici contemporanei, apprezzato in tutto il mondo cristiano. Nello stile della comunicazione più immediata si colloca l'intervista "Rapporto sulla fede", concessa 25 anni fa all'italiano Vittorio Messori e le due interviste a Seewald, 'Sale della terra' nel '96 e 'Dio e il mondò nel 2000.

© Copyright Il Giornale di Brescia, 11 marzo 2011


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LIBRO PAPA: LE QUATTRO SFIDE DI JOSEPH RATZINGER

(AGI) - CdV, 10 mar.

(di Salvatore Izzo)

Nel secondo, piu' ancora che nel primo volume del "Gesu' di Nazaret", Benedetto XVI "ha un atteggiamento da fratello maggiore, molto simpatico". Parola di Claudio Magris, scrittore e germanista, laico ma rispettoso della fede. Incaricato dal Vaticano di presentare alla stampa il nuovo libro del Papa, e' rimasto colpito dalla definizione che l'autorevolissimo autore ha dato della propria ricerca sulla figura di Gesu': "una Cristologia dal basso".
Per Ratzinger che nella sua ricerca si confronta con le ricerche e le opinioni di tanti altri studiosi, ha semplificato un po' arditamente Magris, "c'e' un relativismo buono, correttivo del fondamentalismo, diverso da quello infame per cui anche l'opinione di chi ammette la violenza e' sullo stesso piano". "Questo secondo volume - ha aggiunto - e' ancora piu' vigoroso e incalzante del primo. C'e' un di piu' di forza. Un punto interessantissimo, ad esempio, e' come con vigore tratta quegli stralci di tradizione che nel tempo si sono stratificati sulla figura di Gesu'".
Osservazioni, quelle del grande intellettuale triestino, che segnano un punto a favore di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI che con i due volumi su "Gesu' di Nazaret" ha sfidato prima di tutto i pregiudizi di chi lo ha descritto per anni come un severo censore, custode di una dottrina cristallizzata.
Ed invece non e' cosi': nel suo libro il Papa dimostra di non aver paura della scienza e del rischio che le sue acquisizioni possano smentire i dogmi del cattolicesimo.
"La fede cristiana sta o cade con la verita' della testimonianza secondo cui Cristo e' risorto dai morti", scrive defininendo storicamente credibili le testimonianze sulla Risurrezione, che non fu - secondo quanto emerge da testimonianze dirette e per il Papa certamente sincere, raccolte da fonti la cui affidabilita' e' verificabile - il semplice risveglio da una morte apparente, come sostengono i positivisti. "Se la storicita' delle parole e degli avvenimenti essenziali potesse essere dimostrata impossibile in modo veramente scientifico, la fede - ragiona il Pontefice - avrebbe perso il suo fondamento".
La seconda sfida vinta dal Papa e' quella pero', di segno opposto, con chi ritiene non possa esservi oggi una vera cultura ne' vera ricerca della verita' fuori dagli angusti steccati della verificabilita' scientifica. "A motivo della natura stessa della conoscenza storica - spiega in merito alla fondatezza del racconto evangelico - non ci si possono aspettare prove di certezza assoluta su ogni particolare.
E' pertanto importante per noi appurare se le convinzioni di fondo della fede siano storicamente credibili anche di fronte alla serieta' delle attuali conoscenze evangeliche". Per Ratzinger nel caso della Risurrezione lo sono e cio' e' dimostrato dal permanere di una tale certezza per 2000 anni. Invece, "il miracolo di un cadavere rianimato significherebbe che la Risurrezione di Gesu' era la stessa cosa che la risurrezione del giovane di Nain, della figlia del Giairo o di Lazzaro". Di questi risvegli chi se ne ricorda?
La terza sfida, vinta anch'essa alla grande da Joseph Ratzinger, e' quella che si era dato egli stesso nella prefazione del primo libro: scrivere da Capo della Chiesa Cattolica e accettare di essere giudicato dai lettori. In questo nuovo lavoro commuove l'umilta' del Papa-autore che confida di essersi sentito sostenuto dall'apprezzamento ricevuto per il primo volume del "Gesu' di Nazaret". "Considerata la molteplicita' delle reazioni alla prima parte, cosa certamente non sorprendente, costituiva per me - confida nella premessa - un prezioso incoraggiamento il fatto che grandi maestri dell'esegesi mi abbiano esplicitamente confermato nel progetto di procedere nel mio lavoro e di portare a termine l'opera incominciata. Senza identificarsi con tutti i dettagli del mio libro, essi lo ritenevano dal punto di vista sia contenutistico che metodologico un contributo importante che doveva raggiungere la sua forma completa". Benedetto XVI cita poi il "Jesus" del luterano Joachim Ringleben definendo il volume "un fratello ecumenico" della sua opera. Si nota, osserva, "la diversa provenienza confessionale dei due autori", ma "al tempo stesso si manifesta la profonda unita' nell'essenziale comprensione della persona di Gesu' e del suo messaggio. Pur con approcci teologici differenti e' la stessa fede che agisce, avviene un incontro con lo stesso Signore Gesu'. Spero che ambedue i libri, nella loro diversita' e nella loro essenziale sintonia, possano costituire uan testimonianza ecumenica che in quest'ora, a modo suo, puo' servire alla comune missione fondamentale dei cristiani".
Il Papa teologo pero' non si astiene dal chiarire che, secondo lui, l'esegesi classica mostra ormai la corda e finisce con l'allontanare molti studiosi dalla fede. "Una cosa - scrive - mi sembra ovvia: in 200 anni di lavoro esegetico, l'interpretazione storico critica ha ormai dato cio' che di essenziale aveva da dare.
Se la esegesi biblica scientifica non vuole esaurirsi in sempre nuove ipotesi diventando teologicamente insignificante, deve fare un passo metodologicamente nuovo e riconoscersi nuovamente come disciplina teologica, senza rinunciare al suo carattere storico". Per il Papa "l'ermeneutica positivistica" deve dunque lasciare il passo ad "una specie di ragionevolezza storicamente condizionata, capace di correzioni e integrazioni e bisognosa di esse", e riconoscere che "un'ermeneutica della fede sviluppata in modo giusto e conforme al testo" puo' congiungersi con un'ermeneutica storica, consapevole dei propri limiti per formare un'interezza metodologica". In ultima analisi, sostiene, "si tratta di riprendere finalmente i principi metodologici per l'esegesi formulati dal Concilio Vaticano II nella Dei Verbum, un compito - denuncia - finora purtroppo quasi per nulla affrontato".
In proposito, se da una parte va sottolineato il coraggio con il quale il Papa applica il Concilio al tema spinoso della responsabilita' del popolo ebraico nel processo a Gesu', arrivando a negarla una volta per tutte, il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi e teologo ratzingeriano, ha tenuto a ricordare che nel libro c'e' anche l'esortazione a non sacrificare i misteri della fede "a nessun razionalismo saccente". "E' evidente - ha commentato - come mediante quest'opera il successore di Pietro si dedichi al suo ministero specifico che e' di confermare i suoi fratelli nella fede. Cio' che qui colpisce in sommo grado, e' il modo con cui lo fa, in dialogo con gli esperti in campo esegetico, e in vista di alimentare e fortificare la relazione personale dei discepoli con il loro Maestro e Amico, oggi". Nel libro, inoltre, Benedetto XVI prende ruvidamente le distanze da alcune Cristologie di autori che non cita, del che essi gli saranno certamente grati: "mi sembra presuntuoso e insieme sciocco - spiega - voler scrutare la coscienza di Gesu' e volerla spiegare in base a cio' che egli, secondo la nostra conoscenza di quei tempi e delle loro concezioni teologiche, puo' aver pensato e non pensato".
Ma tra quelle che ha vinto con quest'opera che lo sta impegnando fin dall'inizio in tutti i momenti liberi del suo Pontificato, e che a 83 anni compiuti intende completare con un terzo volume sull'infanzia di Gesu' ("se ne avro' la forza", dice promettendo che sara' piu' agile dei precedenti tomi) la sfida piu' dramamtica e' forse la quarta: l'opera testimonia infatti una personale e sofferta "conversione" dell'autore, quella stessa che in ogni occasione sollecita ai fedeli. Il libro "e' il risultato di un lungo cammino interiore", assicura Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano, che parla di "una maturazione del cuore". Divenuto Papa, infatti, anche il teologo tedesco, come scrive di Gesu' nel bellissimo capitolo sul Getsemani, oggi "vede con estrema chiarezza l'intera marea sporca del male, tutto il potere della menzogna e della superbia, tutta l'astuzia e l'atrocita' del male, che si mette la maschera della vita e serve continuamente la distruzione dell'essere, la deturpazione e l'annientamento della vita". Ma ugualmente riesce a non perdere la fede e scrivendo invoca: "Marana tha! - Vieni, Signore Gesu'!". "In momenti di tribolazione personale - confessa - lo preghiamo: Vieni, Signore Gesu', e accogli la mia vita nella presenza del tuo potere benigno".
"E' la preghiera - ammette il Pontefice - della persona innamorata, che nella citta' assediata e' oppressa da tutte le minacce e dagli orrori della distruzione e non puo' che aspettare l'arrivo dell'Amato. E' il grido pieno di speranza che anela la vicinanza di Gesu' in una situazione di pericolo in cui solo Lui puo' aiutare".

© Copyright (AGI)


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PAPA: LIBRO SU GESU' IN CIMA ALLE CLASSIFICHE IN TUTTO IL MONDO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 22 mar.

Bruciate in poche settimane le prime tirature (un milione duecentomila copie) e mentre in molte delle 23 lingue in cui e' stato pubblicato sono in ristampa, "Gesu' di Nazaret, dall'ingresso a Gerusalemme alla Risurrezione" e' in cima alle classifiche dei libri piu' venduti in diversi paesi del mondo. A cominciare dall'Italia, dove e' al terzo posto nella top-ten dei piu' venduti, come riportava il 'Corriere della Sera' di domenica scorsa.
In proposito l'Osservatore Romano cita oggi "la presenza nelle classifiche dei best seller citate dal 'New York Times', dal 'Wall Street Journal', e da 'The Huffington Post' e lo dimostrano i tanti incontri organizzati per presentarlo".
"Tra questi ultimi - scrive - ricordiamo quello che si e' svolto lunedi' 21 marzo al Colle'ge des Bernardins a Parigi, che ha visto la partecipazione del cardinale Andre' Vingt-Trois e di Alain Besancon, e la conferenza - inserita nel ciclo 'Dialoghi in cattedrale' che si svolgera' il 24 marzo nella basilica romana di San Giovanni in Laterano: tra i relatori, Gerhard Ludwig Muller, vescovo di Ratisbona, e Marcello Pera, senatore della Repubblica italiana".

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PAPA: ORA UNIVERSITA' SPALANCANO LE PORTE AL SUO "GESU' DI NAZARET"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 15 nov.

"Quanto ci sembra lontana la reazione negativa per la visita del Papa all'universita' La Sapienza di Roma", che si dovette annullare nel 2008 per timore delle contestazioni. Don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana (Lev), commenta cosi' sull'Osservatore Romano il ciclo di incontri "Gesu' di Nazaret all'universita'" che impegna quattro atenei: le universita' di Urbino, Messina, Parma e Sassari, le quali hanno accettato con entusiasmo di ospitare incontri di studio sul best seller firmato da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. "Appena si e' sparsa la notizia, altre universita' ci hanno chiesto di fare altrettanto", confida don Costa al giornale vaticano.
Il primo appuntamento sara' mercoledi' 16 novembre, all'universita' Carlo Bo di Urbino, dove nell'aula magna a presentare il libro ci sara' addisittura il piu' stretto collaboratore del Pontefice, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, mentre interverranno Stefano Pivato, rettore dell'ateneo, Giovanni Tani, arcivescovo di Urbino - Urbania - Sant'Angelo in Vado, Giuseppe Costa, direttore della Lev e Marco Cangiotti, preside della Facolta' di Scienze politiche. Seconda tappa sara' all'Universita' di Messina, lunedi' 28 novembre dove interverra' monsignor Enrico Dal Covolo, rettore magnifico della Pontificia Universita' Lateranense, con Francesco Tomasello Magnifico rettore, Calogero La Piana arcivescovo metropolita di Messina e Angelo Sindoni prorettore e ordinario di Storia moderna. Terzo appuntamento sara' all'Universita' di Parma, govedi 1 dicembre con monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza e presidente della Commissione Cei per l'Educazione cattolica, la scuola e l'universita, Gino Ferretti magnifico rettore, Enrico Solmi arcivescovo di Parma, Mario Micheletti ordinario di Filosofia morale e Giorgio Campanini docente di Storia delle dottrine politiche della Universita' di Parma e firma prestigiosa di Avvenire. Infine il quarto incontro si terra' all'universita' di Sassari venerdì 9 dicembre con monsignor Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano e grande teologo, Attilio Mastino magnifico rettore, Paolo Atzei arcivescovo di Sassari, Antonio Delogu ordinario di Filosofia morale della Università di Sassari e don Marco Angioni responsabile della Cappellania universitaria.

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PAPA: BERTONE, LIBRI SU GESU' HANNO SUPERATO 5 MILIONI DI COPIE

Salvatore Izzo

(AGI) - Urbino, 16 nov.

Hanno superato i cinque milioni le copie del "Gesu' di Nazaret" vendute complessivamente nel mondo. Entrambi i volumi infatti "si sono rivelati un successo editoriale al di la' delle aspettative".
Lo ha affermato il segretario di Stato Tarcisio Bertone in occasione della lectio magistralis da lui tenuta oggi pomeriggio all'Universita' per gli stranieri di Urbinio, dedicata proprio ai due volumi firmati da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. "In soli quattro anni - ha sottolineato il cardinale - del primo volume sono stati diffusi piu' di tre milioni di copie, in quarantasette Paesi; e, del secondo, sono gia' oltre due milioni le copie stampate e diffuse in trentatre' Paesi".
"I numeri - ha rilevato Bertone - naturalmente non dicono il valore di un libro" ma danno la misura dell'interesse che ha suscitato e questo "dice qualcosa circa il desiderio e l'attesa dell'uomo contemporaneo di conoscere Gesu' e, forse, di giungere ad un rapporto vivo e vitale con Lui".
Secondo il principale collaboratore di Papa Ratzinger, "le due parti del Gesu' di Nazaret rappresentano un tutt'uno e, proprio per questo, insieme vanno letti, commentati ed, eventualmente, criticati", come aveva anticipato lo stesso Joseph Ratzinger - Benedetto XVI nelle premesse ai due volumi.

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Benedetto XVI in un libro spiega ai bambini la Vergine Maria

In cielo abbiamo una Madre

La vita e le principali festività liturgiche legate alla Vergine Maria spiegate dal Papa ai bambini. È quanto contiene un libro, uscito da pochi giorni, che raccoglie, corredati dalle illustrazioni di Franco Vignazia, un'antologia dei testi di Benedetto XVI (Maria. La mamma di Gesù. Brani tratti da interventi del Santo Padre sulla figura della Vergine Maria, San Giuliano Milanese, Piccola Casa Editrice, 2011, pagine 48, euro 10). Pubblichiamo l'introduzione del cardinale arcivescovo di Milano.

di Angelo Scola

Il primo volto che tutti voi avete visto, appena nati, è stato quello della vostra mamma. Pian piano avete imparato a riconoscerlo e a rispondere al suo sorriso, aprendovi fiduciosi a tutti gli altri volti e alla vita. È stato così anche per Gesù. Il Papa in un bellissimo passaggio di questo prezioso libretto scrive che, tra le tante rappresentazioni della Vergine Maria nella tradizione bizantina, «vi è quella detta “della tenerezza” che raffigura Gesù bambino con il viso appoggiato -- guancia a guancia -- a quello della Madre. Il Bambino guarda la Madre, e questa guarda noi, quasi a riflettere verso chi osserva, e prega, la tenerezza di Dio, discesa in Lei dal cielo e incarnata nel Figlio che porta in braccio».
Benedetto XVI si sofferma su tutte le tappe della vita di Maria che la Chiesa festeggia lungo l'anno liturgico e ci accompagna a conoscerne i segreti. Seguendo il racconto del Papa vi accorgerete che la mamma di Gesù concepita senza peccato è davvero una come noi: ha vissuto le stesse nostre gioie e gli stessi dolori, i momenti felici e i momenti difficili, le nostre stesse fatiche e lo stesso entusiasmo... ma sempre fidandosi e affidandosi a Dio. È questo che fa la differenza e rende la vita bella e degna, come dice in un altro punto di questo libro Papa Benedetto: «Solo se Dio è grande, anche l'uomo è grande. Con Maria dobbiamo cominciare a capire che è così».
Invece, non appena noi ci dimentichiamo di Dio, il nostro cuore incomincia a restringersi. «Per gioire -- scrive il Papa -- abbiamo bisogno non solo di cose, ma di un Dio vicino, che riscalda il nostro cuore». Pensate, per esempio, a quando riceviamo un regalo che abbiamo aspettato tanto: Maria, con il suo Magnificat, ci insegna a ringraziare, anzitutto, Chi ce l'ha dato.
Quando poi arrivano i momenti bui, Ella ci insegna a non scoraggiarci di fronte alle cose che non vanno o che fanno male; neanche davanti ai nostri sbagli se abbiamo l'umiltà di riconoscerli e di domandare perdono; neanche davanti al mistero terribile della morte: «Per Maria, piangente ai piedi della croce, dev'essere stato difficile mantenere viva la speranza... Ma anche nella desolazione del Sabato Santo... ha custodito nel suo cuore la “buona notizia” della risurrezione, fonte e segreto della vera gioia».
Vi auguro che, come è successo a me, anche grazie alla lettura di queste pagine scopriate che vale la pena vivere così e vi affidiate a Lei. Vi suggerisco un modo semplice: dire, magari in ginocchio ai piedi del letto, un'Ave Maria tutte le sere. Io faccio così e ne sono molto aiutato.

(©L'Osservatore Romano 21-22 novembre 2011)


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Papa: in arabo il suo 'Luce del mondo'

E' la 28/a lingua per il libro-intervista di Benedetto XVI

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 5 DIC -Edizione anche in arabo per ''Luce del mondo'', il libro intervista che Benedetto XVI ha rilasciato al giornalista tedesco Peter Seewald,pubblicato poco piu' di un anno fa. Il volume sara' presentato a Beirut venerdi' 9 dicembre alle 17,alla Fiera del libro arabo,dal direttore della Libreria editrice vaticana (Lev) don Giuseppe Costa; da padre Edmondo Caruale, responsabile editoriale e da Fouad Turc, ambasciatore cattolico e direttore emerito del Ministro degli esteri del Libano. (Ansa)


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