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Viaggio apostolico in Giordania e Israele

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2009 21:40
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Curie e Curiali Valzer di poltrone in Vaticano, guardando al successore di Giovanni Battista Re

PRIMO PIANO

Di Andrea Bevilacqua

Lo sblocco è arrivato tre giorni fa: Benedetto XVI ha nominato il nunzio a Parigi Fortunato Baldelli nuovo Penitenziere maggiore al posto del cardinale americano Stafford.
È questo il segnale che in molti attendevano. Mossosi da Parigi Baldelli, i nunzi della Santa Sede potranno finalmente cambiare di posto e permettere, in questo modo, che nella monolitica segreteria di Stato si smuovano dalle proprie poltrone alcuni uomini che sono da tempo in posti di comando: il sostituto Fernando Filoni, l'assessore Gabriele Caccia e il sottosegretario ai rapporti con gli Stati Pietro Parolin.
Tre nomi che contano in segreteria di Stato. Tre nomi ai quali viene imputato parte dello stallo nel quale la curia romana sembra essere incappata dopo la grande paura seguita al caso Richard Williamson.
Oltre a Filoni, Caccia e Parolin dovrebbero «partire» anche il cardinale Renato Raffaele Martino e il già settantacinquenne segretario della Congregazione per i vescovi, Francesco Monterisi. Questi in luglio, con la fine dell'anno paolino, prenderà il posto del cardinale Montezemolo, arciprete di San Paolo fuori le Mura. La partenza di Monterisi fa molto parlare. In particolare ci si domanda: chi prenderà il suo posto? Chi diverrà numero due di quella «fabbrica dei vescovi» (appunto la congregazione dei Vescovi), il cui prefetto, il cardinale Giovanni Battista Re, è già anch'egli settantacinquenne e, dunque, pensionabile? Sarà un italiano o no? Domanda non secondaria: se Benedetto XVI, infatti, metterà al posto di Monterisi un italiano, difficilmente il prossimo successore di Re potrà essere anch'egli italiano.
Se, invece, Benedetto XVI metterà colui che Re sta cercando di sponsorizzare, ovvero Pedro Lopez Quintana, oggi nunzio apostolico in India e Nepal, il successore di Re potrà essere più facilmente un italiano.
Già, il successore di Re.
C'era un tempo il cardinale Bernardin Gantin (negli anni Ottanta prefetto dei Vescovi) che sosteneva come il prefetto dei Vescovi dovesse dare l'esempio: cioè dovesse dimettersi al compimento dei settantacinque anni.
«Se non lascia lui, infatti», sosteneva Gantin», come si può persuadere i vescovi nel mondo a lasciare a tempo debito?». E, soprattutto, come si può convincere coloro che lavorano nella curia romana (coloro cioè che svolgendo, a differenza dei vescovi nel mondo, un servizio «d'ufficio» e non pastorale non dovrebbero avere nessun tipo di problema a lasciare a tempo debito) ad andare in pensione quando un ricambio è necessario? Re per ora sta «resistendo» al proprio posto.
Forte dei precedenti (mal digeriti dal segretario di Stato Tarcisio Bertone che sulla cosa non è potuto intervenire) che prendono il nome di Poletto e Tettamanzi, ovvero del cardinale arcivescovo di Torino e del cardinale arcivescovo di Milano i quali sono riusciti a farsi prolungare il proprio incarico per almeno due anni oltre il raggiungimento del settantacinquesimo anno di età, anche Re potrebbe avvalersi di questo «privilegio».
Del resto Papa Ratzinger è fatto così: anche se ha intenzione di cambiare qualche suo collaboratore all'interno della curia romana, se c'è chi avanza la richiesta di restare ancora al proprio posto, egli l'accontenta.
E così, di richiesta in richiesta, la curia non cambia mai. O comunque cambia poco.

© Copyright Italia Oggi, 5 giugno 2009


Papa Ratzi Superstar









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