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Viaggio apostolico in Giordania e Israele

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2009 21:40
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26/05/2009 01:40
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Il Papa in Terra Santa, sostegno prezioso per la Chiesa locale
Il Cardinale Leonardo Sandri commenta il pellegrinaggio papale



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 25 maggio 2009 (ZENIT.org).- "L'indimenticabile pellegrinaggio" che Benedetto XVI ha compiuto in Terra Santa dall'8 al 15 maggio ha rappresentato un prezioso sostegno per l'esigua comunità cattolica locale.

Lo afferma il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che in un articolo pubblicato su "L'Osservatore Romano" osserva che "sostenere quelle comunità significa garantire a tutta la Terra Santa un bene prezioso, forse indispensabile per il suo cammino nel presente e nel futuro".

"Offrire ai loro componenti, specialmente ai giovani che guardano al domani con preoccupazione, adeguate condizioni di abitazione, formazione, lavoro e di movimento personale e familiare, vuol dire difendere non a parole ma nei fatti la dignità di tutti", dichiara il porporato argentino.

Sono proprio queste comunità, del resto, "che ora dovranno coltivare il seme buono affidato dal Papa a quella Terra".

Se la benedizione di Dio "darà incremento alla generosa seminagione", "l'abbondanza del raccolto dipenderà anche dalla loro fedeltà".

Il Cardinale Sandri ammette che "dovrà essere la comunità internazionale a cimentarsi nell'avventura della pace, che è sempre e comunque possibile, anche a Gaza, credendo alla solidarietà tra le genti e lottando contro ogni ingiusta discriminazione", ma ricorda che un ruolo importante spetta anche ai fedeli della Chiesa.

"Le comunità cattoliche non dovranno mai stancarsi di chiedere il bene di una reale libertà religiosa, contribuendo con tutte le loro forze al suo perseguimento, che è garanzia dei diritti insopprimibili di ogni persona", osserva. "Il Signore non le lascerà sole là dove per la prima volta è risuonato il suo santo nome".

La Chiesa della Terra Santa, prosegue il porporato, è importante anche per il futuro della Chiesa universale, che dipende proprio "dal legame con la Chiesa delle origini".

Il "pusillus grex", il piccolissimo gregge che rimane in Terra Santa, ha un "significato vitale per la Chiesa intera" e ha ringraziato il Papa "per l'incoraggiamento, la consolazione e la speranza" che gli ha offerto, così come "per la preghiera condivisa in alcuni Luoghi santi nei diversi riti" e per aver esortato i suoi membri "a rimanere quali pietre vive là dove tutto parla del passaggio storico del Redentore".

"Non potranno le vicissitudini del passato, le guerre e le distruzioni del presente, e nemmeno i conflitti tra i cristiani, fermare la Chiesa che è sospinta dallo Spirito del Risorto - osserva il Cardinale -. Poiché il Crocifisso è stato glorificato, la sua opera continuerà. Ne siamo certi".

"Secondo l'insegnamento di San Paolo, nella croce Cristo ha abbattuto il muro della separazione. Perciò è inesorabilmente destinato a svanire ogni ostacolo alla ricomposizione dell'unità del genere umano che il Crocifisso risorto persegue. Il sostegno del Papa alla comunità cristiana porta con sé un impulso a questa missione di unità e di pace che le è propria".

Una visita ecumenica e interreligiosa

Ogni tappa della visita di Benedetto XVI in Terra Santa "ha rivelato la dimensione ecumenica e interreligiosa del viaggio", prosegue il Cardinale Sandri.

"Il successore di Pietro si presentava come capo e padre della comunità affidatagli dal Signore. Era tutta la Chiesa che lo accompagnava, ma essa si mostrava concretamente nella comunità locale".

"A nome della Chiesa egli ha confermato la volontà di dialogo e collaborazione con le grandi religione monoteiste, che scorgono in Gerusalemme una insopprimibile profezia di pace".

"Ora toccherà alla comunità locale lo sforzo di realizzare giorno per giorno tale proposito. E lo farà con tutta se stessa a cominciare dalla celebrazione liturgica del mistero pasquale, fonte e culmine della sua vita e della sua missione".

Il dialogo "possibile e perciò doveroso" rilanciato dal Papa "troverà attuazione nella testimonianza quotidiana e nel servizio ordinario di quella Chiesa particolare, nella sua perseverante fedeltà a Dio e agli uomini".

Il porporato ricorda che alcune voci hanno invitato a non enfatizzate il dialogo e riconosce che pur se questo "è un mezzo e non il punto di arrivo definitivo" "attesta il nostro essere sulla stessa via; esalta una visione comune, magari non pienamente elaborata, ma avvertita e desiderata; alimenta un'attesa, fin d'ora condivisa".

Il dialogo, dichiara, "tradisce per fortuna di tutti un segreto comune convincimento: l'appartenenza ad un'unica famiglia amata dall'unico Dio, Padre di tutti".

In questo senso, "ogni momento di incontro è sempre un apprezzabile traguardo e mai una illusione. L'incontro già avvenuto non autorizza a fermare i nostri passi. Piuttosto, li conforta e li rende più spediti".

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