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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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23/12/2011

Fellay: il Concilio non è in armonia con i Vangeli

CONCILIO VATICANO II. LA CERIMONIA D'APERTURA, 11 OTTOBRE 1962
Dopo aver risposto alla Santa Sede, il superiore della Fraternità San Pio X scrive: «I massoni hanno espresso la loro gioia nel sentire risuonare sotto la cupola di San Pietro» le loro tesi

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

«Bisogna arrivare a metà del XX secolo per assistere a quell’incredibile avvenimento di un concilio che, in nome dell’adattamento alla situazione concreta della società umana in piena decadenza, modifica la proclamazione di tutti i tempi: "Bisogna che Egli regni" (1 Cor. 15, 25). Si pretende che questo modo di fare sia in armonia con i Vangeli, mentre invece è proprio il contrario». Lo scrive il vescovo Bernard Fellay, superiore della Fraternità San Pio X, nella lettera inviata agli amici e benefattori in occasione del Natale.

Sono le prime pubbliche dichiarazioni del capo dei lefebvriani dopo l’invio della risposta al preambolo dottrinale preparato dalla Santa Sede. Il preambolo non è mai stato pubblicato, né è stata resa pubblica la replica della Fraternità. Dalla lettera si può forse desumere qualcosa. Secondo Fellay, il Vaticano II ha accettato la tesi dei «sofisti del liberalismo», secondo i lefebvriani «lo Stato, la società umana, anch’essa creatura di Dio, doveva trattare alla pari l’unica vera religione e tutte quelle false, accordando ugualmente a ciascuna il diritto di esistere, di svilupparsi senza impedimenti e di esercitare il suo culto».

Per questo, «gli stessi massoni hanno espresso allora la loro gioia nel sentire risuonare sotto la cupola di San Pietro queste tesi che sono loro proprie» (Fellay cita in proposito un libro pubblicato 47 anni fa da Yves Marsaudon). Il vescovo ripropone la dottrina classica della tolleranza, ricordando che «il diritto alla libertà religiosa, così come è proclamato dal Vaticano II, è altra cosa. È questo uno dei punti sui quali siamo in contrasto con la Santa Sede».

«Questa libertà religiosa – spiega Fellay – ponendo su un piano di parità il vero e il falso, dispensa deliberatamente lo Stato e la società umana dai loro doveri di onorare e servire Dio, loro Creatore. Essa apre la strada a tutte le licenze in materia religiosa. È come se si fosse rinunciato alla prerogativa della Chiesa di essere l’unica via di salvezza per tutti gli uomini. Quelli che vi credono ancora non lo dicono più. Molti fanno pensare perfino il contrario».

Un’altra condanna il superiore della Fraternità la pronuncia per l’ecumenismo. «Col pretesto di poter essere più vicini ai nostri "fratelli separati", non si proclamano più quelle verità che tuttavia sono salvifiche, perché costoro non vogliono sentirle. Deliberatamente, non si cerca più di convertirli… Dov’è dunque la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo? Dov’è finita la fierezza dei cattolici? Sono i capi che li fanno diventare pusillanimi, come si è potuto constatare recentemente in Francia, quando si è trattato di biasimare dei lavori teatrali blasfemi. Se simili offese fossero state fatte ai musulmani, il paese sarebbe stato messo a ferro e a fuoco!».

Una terza «pietra d’inciampo» per il vescovo lefebvriano «è legata alla diminuzione dell’autorità». Gesù, spiega Fellay, ha conferito alla Chiesa «un capo visibile che è il suo Vicario sulla terra, Pietro e i suoi successori… Lui solo ha un potere pieno, sovrano, immediato su tutti e ciascuno dei membri della Chiesa. È per questo che la Chiesa si è sempre proclamata una monarchia, governata da uno solo». Il vescovo critica quindi «la forma di democrazia importata nella Chiesa con la collegialità e con la parodia parlamentare delle conferenze episcopali», che «permette ogni sorta di abuso». Vale la pena di sottolineare e tenere a mente questa professione di fede «in Pietro e nei suoi successori» e la critica a quanti nella Chiesa non riconoscono l’autorità papale, dato che proviene da una comunità guidata da quattro vescovi ordinati senza il mandato del Papa, che non ha uno status canonico e che non è dunque in piena comunione con il Papa.

Per Fellay all’origine di tutti i problemi ce n’è uno solo: «Per piacere al mondo, o quanto meno per adattarvisi e trattare con esso, si è sacrificata in una maniera o in un’altra l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo». E «fino a quando non si espellerà l’aria liberale che impesta la Chiesa, essa continuerà a deperire». È a causa «di questa dolorosa realtà che le nostre relazioni con Roma sono difficili».

Parole che lasciano immaginare come la trattativa in vista di un accordo sia ancora irta di ostacoli.


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