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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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11/05/2012 17:24
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Dal blog "Chiesa e post concilio"...

GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2012

Lettera di Mons. Fellay agli altri vescovi della Fraternità San Pio X

Traduzione

Eccellenze,
la vostra lettera collettiva indirizzata ai membri del Consiglio generale ha coinvolto tutta la nostra attenzione. Vi ringraziamo per la vostra sollecitudine e la vostra carità.
Permettetemi a mia volta nello stesso intento di carità e giustizia di farvi le osservazioni seguenti.
Innanzitutto la lettera menziona la gravità della crisi che scuote la Chiesa e analizza con precisione gli errori che pullulano nell'ambiente. Ma la descrizione contiene due difetti rispetto alla realtà della Chiesa: manca di soprannaturale e nel contempo manca di realismo.

Manca di soprannaturale. Leggendovi, ci si domanda seriamente se voi credete ancora che la Chiesa visibile la cui sede è a Roma è la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, una Chiesa certo sfigurata in modo orribile a planta pedis usque ad verticem capitis, ma una Chiesa che ha comunque ancora come capo Nostro Signore Gesù Cristo. Si ha l'impressione che siete talmente scandalizzati che non accettate più che ciò può ancora essere vero. Per voi Benedetto XVI è ancora papa legittimo? Se lo è, Gesù Cristo può ancora parlare attraverso la sua bocca? Se il Papa esprime un volontà legittima nei nostri confronti, che è buona, che non dà un ordine contro i comandamenti di Dio, abbiamo il diritto di trascurare, di rimandare indietro questa volontà? E altrimenti su quale principio vi basate per agire in quel modo? Non credete che se il Nostro Signore ci comanda, darà anche i mezzi di continuare la nostra opera? Ebbene il Papa ci ha fatto sapere che la preoccupazione di regolare la nostra situazione per il bene della Chiesa era al cuore stesso del suo pontificato, e anche che sapeva che sarebbe più facile per lui e per noi di lasciare la situazione così come è adesso. Dunque è una volontà decisa e giusta quella che esprime.

Con l'atteggiamento che preconizzate, non c'è più posto né per i Gedeoni né per i David, né per tutti coloro che contano sul soccorso del Signore. Ci rimproverate di essere ingenui e di aver paura, ma è la vostra visione della Chiesa che è troppo umana e anche fatalista; vi vedete i pericoli, i complotti, le difficoltà, non vedete più l'assistenza della grazia e dello Spirito Santo.

Se si vuole accettare che la divina Provvidenza conduce gli affari degli uomini, lasciando loro la libertà, bisogna allora accettare che i gesti di questi ultimi anni in nostro favore sono sotto la sua guida. Ora indicano una linea, non completamente diritta, ma chiaramente in favore della Tradizione. Perché improvvisamente questa linea cesserebbe, mentre facciamo tutto per conservare la nostra fedeltà e accompagniamo i nostri sforzi con una preghiera non comune? Il buon Dio ci abbandonerebbe nel momento più cruciale? Ciò non ha molto senso. Soprattutto non cerchiamo di imporgli una nostra qualsiasi volontà propria, ma cerchiamo di scrutare attraverso gli eventi ciò che Dio Vuole, essendo disposti a tutto, come Lui vorrà.

Nel contempo manca di realismo sia per quel che riguarda l'intensità degli errori che la loro ampiezza.

Intensità: nella Fraternità si sta facendo degli errori del Concilio delle super-eresie, diventa come il male assoluto, peggio di tutto, allo stesso modo in cui i liberali hanno dogmatizzato questo concilio pastorale. I mali sono già abbastanza drammatici senza che li si esageri ancor di più (cf. Roberto de Mattei, Una storia mai scritta, pag.22; Mons, Gherardini, Un discorso da fare, p.53, ecc). Non c'è più nessuna distinzione. Mentre Mons. Lefebvre ha fatto più volte le distinzioni necessarie a proposito del liberale.(1) Questa assenza di distinzione conduce uno o l'altro di voi a un indurimento "assoluto". Ciò è grave perché questo ingigantimento degli errori non è più nella realtà e sfocerà logicamente nel futuro in un vero scisma. E probabilmente questo è uno degli argomenti che mi spinge a non più tardare a rispondere alle istanze romane.

Ampiezza: da una parte si attribuiscono alle autorità presenti tutti gli errori e tutti i mali che si trovano nella Chiesa trascurando il fatto che esse cercano almeno in parte di liberarsi dei più gravi (la condanna della "ermeneutica della rottura" denuncia degli errori ben reali). D'altra parte si pretende che TUTTI siano radicati in questa pertinacia (« tutti modernisti», …. «tutti marci»). Ora ciò è manifestamente falso. Una grande maggioranza è trascinata nel movimento, ma non tutti.

Al punto cruciale tra tutti della questione, quello della possibilità di sopravvivere nelle condizioni di un riconoscimento della Fraternità da parte di Roma, noi non arriviamo alla stessa vostra conclusione.

Che si noti di passaggio che NOI NON ABBIAMO CERCATO un accordo pratico. Ciò è falso. Non abbiamo rifiutato a priori, come voi chiedevate, di considerare l'offerta del Papa, Per il bene comune della Fraternità, noi preferivamo di gran lunga la soluzione attuale di statu quo intermedio, ma chiaramente, Roma non lo tollera più.

In sé, la soluzione proposta della Prelatura personale non è una trappola. Ciò che emerge innanzitutto da ciò che la situazione presenta nell'aprile del 2012 è ben diverso da quella del 1988. Pretendere che nulla sia cambiato è un errore storico. Gli stessi mali fanno soffrire la Chiesa, le conseguenze sono ancora più gravi e manifeste di allora; ma nello stesso tempo si può constatare un cambiamento di atteggiamento nella Chiesa, aiutato dai gesti ed atti di Benedetto XVI nei confronti della Tradizione. Questo nuovo movimento, nato almeno una decina d'anni fa, va rafforzandosi. Esso tocca un buon numero (ancora una minoranza) di preti giovani, di seminaristi e anche già un piccolo numero di vescovi giovani che si distinguono nettamente dai loro predecessori, che si esprimono le loro simpatie e il loro sostegno, ma che sono ancora piuttosto messi a tacere dalla linea dominante della gerarchia a favore del Vaticano II. Questa gerarchia sta perdendo slancio. Ciò è obiettivo e mostra che non è più illusorio considerare un combattimento «intra muros», della durata e della difficoltà del quale siamo consapevoli. Ho potuto constatare a Roma come il discorso sulle glorie del Vaticano II che ci si va ripetendo continuamente, se è ancora sulla bocca di molti, tuttavia non è più in tutte le teste. Sono sempre meno coloro che ci credono.

Questa situazione concreta, con la soluzione canonica proposta, è ben diversa da quella del 1988. E quando paragoniamo gli argomenti che Mons. Lefebvre portava avanti all'epoca, concludiamo che egli non avrebbe esitato ad accettare ciò che ci è proposto. Non perdiamo il senso della Chiesa, che era così forte nel nostro venerato fondatore.

La storia della Chiesa mostra che la guarigione dei mali che la colpiscono abitualmente avviene gradualmente, lentamente. E quando un problema è finito, ce n'è un altro che comincia.... oportet haereses esse. Pretendere di attendere che tutto sia risolto per arrivare a ciò che chiamate un accordo pratico non è realista. E' molto probabile vedendo come si sviluppano le cose che la fine di questa crisi richiederà ancora decine d'anni. Ma rifiutare di lavorare sul campo perché ancora ci si trova dell'erba cattiva, che rischia di soffocare, di mettere a tacere l'erba buona trova curiosamente una lezione biblica: è Nostro Signore stesso che ci fa comprendere con la sua parabola dell'operaio che avrà sempre, sotto una forma o l'altra dell'erba cattiva da strappare e da combattere nella sua Chiesa...

Non potete immaginare quanto in questi ultimi mesi il vostro atteggiamento - ben diverso per ciascuno di voi - è stato duro per me. Esso ha impedito al superiore generale di comunicarvi e rendervi partecipi di queste grandi preoccupazioni, alle quali egli vi avrebbe associato così volentieri, se non si fosse trovato di fronte ad una incomprensione così forte e passionale. Quanto avrebbe desiderato poter contare su di voi, sui vostri consigli per sostenere questo passaggio così delicato della nostra storia. È una prova grande, forse la più grande di tutta la sua funzione. Il nostro venerato Fondatore ha dato ai vescovi della Fraternità una carica e dei doveri precisi. Egli ha mostrato che il principio che nella nostra società fa unità è il superiore generale. Ma già da un certo tempo, voi tentate, ciascuno in maniera diversa, di imporgli il vostro punto di vista persino sotto forma di minacce e perfino pubblicamente. Questa dialettica tra verità/fede e autorità è contraria allo spirito sacerdotale. Almeno egli avrebbe sperato che cercaste di comprendere gli argomenti che lo spingono ad aire come ha agito in questi ultimi anni, secondo la volontà della divina provvidenza.

Noi preghiamo per ciascuno di voi, perché in questo combattimento ben lungi dall'essere terminato ci ritroviamo tutti insieme, per la più grande gloria di Dio e per l'amore della nostra cara Fraternità. Si degni il Nostro Signore risorto e la Nostra Signora di proteggervi e benedirvi.

Bernard Fellay
Niklaus Pfluger
Alain-Marc Nély


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11/05/2012

Lefebvriani, la battaglia interna

Lo scambio di lettere avvenuto nelle scorse settimane ai vertici della Fraternità San Pio X: tre vescovi contro l’accordo

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

Un sito web ha reso noto lo scambio di lettere avvenuto un mese fa tra i vescovi Tissier de Mallerays, Alfonso de Gallareta e Richard Williamson, e il superiore della Fraternità San Pio X Bernard Fellay. La lettera dei tre vescovi, inviata a Fellay il 7 aprile, contiene un appello perentorio perché il superiore non firmi il preambolo dottrina e non accetti l’accordo proposto dalla Santa Sede, che – com’è noto – intende inquadrare i lefebvriani in una prelatura personale.

«Le discussioni dottrinali – scrivono i tre vescovi in dissenso con Fellay - hanno provato che un accordo è impossibile con la Roma attuale» perché «dopo il Concilio Vaticano II le autorità ufficiali della Chiesa si sono separate dalla verità cattolica e oggi si mostrano determinate come prima a rimanere fedeli alla dottrina e alla pratica conciliari». Tissier, de Gallareta e Williamson ricordano che alcuni mesi prima di morire monsignor Lefebvre nel corso di una conferenza disse che «il problema non sono errori particolari sui singoli documenti conciliari, ma piuttosto una perversione totale dello spirito, di tutta una filosofia nuova fondata sul soggettivismo».


I tre vescovi osservano che anche «il pensiero del Papa attuale è impregnato di soggettivismo. C’è tutta la fantasia soggettiva dell’uomo al posto della realtà oggettiva di Dio. È tutta la religione cattolica a essere sottomessa al mondo moderno.


Come possiamo credere – si chiedono – che un accordo pratico possa risolvere questo problema?». «Ci accettano in nome di un pluralismo relativista e dialettico – continuano i tre prelati – le autorità romane possono tollerare che la Fraternità continui a insegnare la dottrina cattolica ma loro si rifiutano di condannare la dottrina conciliare»

Nella lettera i tre vescovi riportano anche un’altra espressione di Lefebvre, sostenendo che «è pericoloso mettersi nelle mani dei vescovi conciliari e della Roma modernista». E concludono avvertendo Fellay: «Voi state conducendo la Fraternità a un punto di non ritorno, a una profonda divisione», ipotizzando che l’accordo finirà per distruggerla.


Dieci giorni dopo, Fellay risponde, con una lettera altrettanto lunga e articolata. La sua è una risposta molto interessante e significativa per comprendere cosa sta per accadere alla Fraternità, ormai alla vigilia dell’accordo con la Santa Sede. Il superiore della Fraternità ricorda che «la Chiesa attuale ha ancora Gesù Cristo come capo. Si ha l’impressione che voi siate talmente scandalizzati da non accettare più che questo possa essere ancora vero». «Per voi – chiede Fellay ai tre confratelli, consacrati illegittimamente come lui da Lefebvre nel 1988 - Benedetto XVI è ancora il Papa legittimo? Se lo è, Gesù Cristo può ancora parlare attraverso la sua bocca? Se il Papa esprime una volontà legittima che ci riguarda, che è buona e che non ci ordina nulla di contrario ai comandamenti di Dio, abbiamo il diritto di rifiutare, di rispedire al mittente questa volontà? Non credete che se il Signore ci guida, ci donerà così i mezzi per continuare la nostra opera?».


«Il Papa ci ha fatto sapere – scrive ancora il superiore della Fraternità – che la preoccupazione di regolare la nostra situazione per il bene della Chiesa alberga nel cuore stesso del suo pontificato». Benedetto XVI «sapeva bene che sarebbe stato più facile per lui e per noi lasciare le cose così come stavano».


«La vostra concezione della Chiesa – continua Fellay – è troppo umana e fatalista, voi vedete i pericoli, i complotti, le difficoltà, ma non vedete più l’assistenza della grazia e dello Spirito Santo». Il superiore della San Pio X invita i tre confratelli a non trasformare «degli errori del Concilio in super-eresie, facendole divenire un male assoluto, allo stesso modo in cui i liberali hanno dogmatizzato un concilio pastorale. I mai sono già abbastanza drammatici e noi non dobbiamo esagerarli».


Infine, Fellay invita Tissier de Mallerais, de Gallareta e Williamson ad ammettere che la proposta della prelatura personale è ben diversa dalle proposte di accordo ricevute da Lefebvre nel 1988: «pretendere che nulla sia cambiato è un errore». E invita a considerare che problemi anche gravi nella Chiesa non si risolvono dall’oggi al domani, ma lentamente e gradualmente.


Che significato hanno queste lettere, e soprattutto, possono interferire nel processo in corso? Pare proprio di no. Fotografano piuttosto l’esistenza, peraltro ben conosciuta, di posizione anche profondamente diverse all’interno della Fraternità. La responsabilità dei dialoghi e della trattativa con Roma è nelle mani di Fellay e dei suoi assistenti generali. La decisione è stata presa e bisogna attendere ancora qualche giorno per conoscere quale sarà il giudizio dei cardinali e la decisione finale del Papa. Tutto lascia intendere però che entro maggio l’accordo potrebbe essere annunciato. Si vedrà allora se e come gli altri vescovi aderiranno.


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DOMENICA 13 MAGGIO 2012

Mons. Fellay: non posso escludere una scissione nella Fraternità

"Ci sono alcune divergenze nella Fraternità," ha riconosciuto mons. Fellay, aggiungendo perfino: "Non posso escludere che ci possa essere una scissione."

Ma il vescovo ha difeso la sua posizione in generale favorevole verso l’offerta del Vaticano, a dispetto delle obiezioni dei suoi confratelli.

"Penso che la mossa del Santo Padre – perché proviene davvero da lui – sia autentica. Non sembra esserci alcuna trappola" ha detto. "Per cui dobbiamo esaminarla con attenzione e se possibile andare avanti."

Ha avvertito, tuttavia, che le due parti ancora non sono arrivate a un accordo, e che sono ancora in sospeso garanzie non meglio specificate da parte del Vaticano. Le garanzie sono relative tra l’altro alle pratiche liturgiche e agli insegnamenti tradizionali della Fraternità, ha aggiunto.

"La cosa non è ancora definita" ha detto il vescovo. "Abbiamo bisogno di qualche ragionevole chiarimento che la struttura e le condizioni proposte siano praticabili. Non intendiamo commettere un suicidio su questo, ciò sia molto chiaro".

Mons. Fellay ha insistito sul fatto che l'impulso per una risoluzione proviene da Papa Benedetto XVI.

"Personalmente, avrei voluto aspettare ancora per qualche tempo per vedere le cose più chiaramente" ha detto, "ma ancora una volta sembra davvero che il Santo Padre voglia che accada ora."

Mons. Fellay ha parlato con apprezzamento di ciò che ha definito come gli sforzi del Papa per correggere deviazioni "progressiste" dalla dottrina cattolica e dalla tradizione fin dal Vaticano II. "Molto, molto delicatamente – il Papa cerca di non rompere le cose - ma cerca anche di effettuare alcune importanti correzioni," ha detto il vescovo.

"Anche se non è arrivato ad avallare l'interpretazione di Benedetto sul Vaticano II come essenzialmente in continuità con la tradizione della Chiesa – una posizione che molti nella FSSPX hanno contestato ad alta voce – mons. Fellay ha parlato di quell'idea in termini particolarmente simpatetici.

"Io spererei di sì" ha risposto alla domanda se il Vaticano II stesso appartiene alla tradizione cattolica.

"Il Papa dice che… il Concilio deve essere considerato all'interno della grande Tradizione della Chiesa, deve essere compreso in conformità con essa. Queste sono dichiarazioni su cui siamo pienamente d'accordo, totalmente, assolutamente", ha detto il vescovo. "Il problema potrebbe essere nell'applicazione, vale a dire: è ciò che accade realmente in coerenza o in armonia con la Tradizione?"

Insistendo che "noi non vogliamo essere aggressivi, non vogliamo essere provocatori", mons. Fellay ha detto che la FSSPX è servita come un "segno di contraddizione" durante un periodo di crescente influenza progressista nella Chiesa. Ha anche riconosciuto la possibilità che il gruppo continui a svolgere un tale ruolo anche dopo la riconciliazione con Roma.

"Alcuni ci danno il benvenuto ora, altri lo faranno in seguito, ed altri mai", ha detto. "Se vediamo alcune divergenze all'interno della Fraternità, sicuramente ce ne sono anche nella Chiesa cattolica."

"Ma non siamo soli" a lavorare per "difendere la Fede", ha detto il vescovo. "È il Papa stesso che lo fa. E’ il suo lavoro. E se noi siamo chiamati ad aiutare il Santo Padre in questo, così sia."


[Modificato da Paparatzifan 13/05/2012 09:14]
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14/05/2012

Fellay a Roma alla vigilia della decisione dei cardinali


VATICANO E LEFBEVRIANI, LAVORI IN CORSO

Il superiore della Fraternità San Pio X è stato ricevuto lo scorso fine settimana dalla Commissione Ecclesia Dei

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

Un passo ulteriore verso la soluzione della crisi desiderata da Benedetto XVI: il vescovo Bernard Fellay, superiore della Fraternità San Pio X era a Roma nei giorni scorsi per un incontro chiarificatore con la Pontificia commissione Ecclesia Dei. Da quanto apprende Vatican Insider sono state esaminate e discusse alcune delle modifiche al preambolo dottrinale proposte da Fellay. L’esito dell’incontro sembrerebbe positivo. Mercoledì 16 maggio, alla mattina, si riunirà presso il Palazzo del Sant’Uffizio la «Feria quarta», la riunione dei cardinali e vescovi della Congregazione per la dottrina della fede, chiamata a esprimersi sulle modifiche del testo inviato dal superiore lefebvriano. L’esito della discussione collegiale, che coinvolge cardinali e vescovi della Curia romana ma anche di importanti diocesi – saranno presenti, tra gli altri, i cardinali Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, e Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna – sarà consegnato al Papa nei giorni successivi.


Benedetto XVI riceverà dalle mani del Prefetto della Congregazione, il cardinale William Levada, giunto ormai alla scadenza del suo mandato, i pareri espressi da ciascuno dei padri della «Feria quarta» e dunque potrà valutare non soltanto l’esito della votazione finale ma anche le singole motivazioni, per poi prendere in piena autonomia la sua decisione. Da quanto si apprende, le modifiche proposte da monsignor Fellay insistono nel sottolineare l’importanza della tradizione come elemento stabile. La sostanza del preambolo, il punto di partenza, è stato il nucleo della parte dottrinale dell’accordo già sottoscritto nel 1988 da monsignor Marcel Lefebvre, che diceva di «accettare la dottrina contenuta nel n° 25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II sul magistero ecclesiastico e sull’adesione che gli è dovuta». Per quanto riguarda il dissenso su alcuni passaggi conciliari, affermava: «A proposito di certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente conciliabili con la tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento positivo e di comunicazione con la Sede apostolica, evitando ogni polemica».


Le sorprese sono sempre possibili, ma ciò che è avvenuto nella precedente riunione della «Feria quarta» dedicata a questo argomento, come pure i pareri già manifestati dai vescovi e dai cardinali, lascia immaginare con buona probabilità un esito positivo. Esito che sarebbe stato propiziato anche dall’ultimo incontro di Fellay con Ecclesia Dei.


Quello che invece ha preoccupato il Vaticano è stato il contenuto della lettera che i vescovi Tissier de Mallerays, de Gallareta e Williamson hanno inviato un mese fa al superiore lefebvriano Fellay. Una lettera molto dura, contraria all’accordo, alla quale Fellay ha risposto con una missiva molto significativa, con la quale ha fornito le ragioni della sua decisione, in risposta a un appello personale del Papa. La pubblicazione della corrispondenza riservata intercorsa tra Fellay e i tre confratelli ha provocato non poca preoccupazione Oltretevere, perché ha reso manifesta l’esistenza di un’opposizione consistente, contraria al rientro nella piena comunione con Roma, da parte non di singoli sacerdoti ma da parte di ben tre dei quattro vescovi ordinati da Lefebvre nel 1988. Vescovi ai quali Benedetto XVI aveva revocato nel gennaio 2009 la scomunica.


Il testo delle lettere e i commenti possono essere consultati qui.

Intanto il cardinale Kurt Koch, che si occupa del dialogo con il mondo ebraico ha rassicurato il vice-presidente del Bundestag Wolfgang Thierse.


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Chiesa: Don Bux a lefebvriani, momento giusto per riconciliarsi con Roma


(ASCA) - Napoli, 15 mag


''Questo e' il momento favorevole per il ritorno della FSSPX nella piena comunione con Roma.
L'oggi di Dio non e' rinviabile. Bisogna approfittare del momento in cui il Signore bussa''. Ad augurare che ci sia presto una riconciliazione fra i seguaci di Monsignor Marcel Lefebvre e la Chiesa guidata da Benedetto XVI e' il teologo Don Nicola Bux che ha rilasciato una intervista al quotidiano partenopea 'Roma' in edicola domani, 16 maggio. La data scelta per la pubblicazione dell'intervista non e' casuale.
Domani, infatti, la ''Feria quarta'', commissione ristretta della Congregazione della Dottrina delle Fede, esaminera' la risposta inviata dai lefebvriani alla Santa Sede su alcuni nodi dottrinali in vista del possibile ritorno alla ''piena comunione con Roma'' della Fraternita' Sacerdotale San Pio X, fondata da Lefebvre.
Don Nicola Bux, consultore della Congregazione per la Dottrina delle Fede, tra i piu' vicini a Benedetto XVI, soprattutto in materie liturgica, si dice ottimista su una conclusione positiva del dialogo tra il Vaticano e i lefebvriani. Don Bux invita i Vescovi ad accogliere sacerdoti e religiosi della Fraternita' Sacerdotale San Pio X e a non fare ''alcuna obiezione alla celebrazione di quella che Benedetto XVI ha codificato come forma straordinaria del rito romano'', cioe' la Messa in rito tridentino ed in latino celebrata fino a prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II.
Il 19 marzo scorso Don Bux aveva inviato una lettera aperta al Superiore della FSSPX, Monsignor Bernard Fellay, invitando i lefebvriani a ''tornare a Roma senza paura''.
Oggi esprime non solo l'auspicio di un esito positivo, ma anche l'augurio che ''tutti nella Santa Sede siano desiderosi di contribuire a tale riconciliazione''.Per Don Bux ''questo e' il momento favorevole'' per il ritorno della FSSPX nella piena comunione con Roma perche', afferma, ''L'oggi di Dio non e' rinviabile. Bisogna approfittare del momento in cui il Signore bussa''. A suo avviso, ''il segnale si puo' cogliere nel gesto del Santo Padre di revoca della scomunica nel 2009, che ha consentito di avviare il confronto per ricucire lo strappo e di operare per la riconciliazione. Bisogna evitare - prosegue il teologo - che la separazione con la Fraternita' S. Pio X si consolidi e si irrigidisca, come e' avvenuto con le Chiese orientali''.
Quanto ai 1500 tra sacerdoti religiosi e seminaristi della FSSPX, Don Bux afferma: ''Il Papa stesso ha posto la domanda se possiamo sottovalutare o abbandonare a loro stessi tanti religiosi, sacerdoti e seminaristi. Non e' pensabile''.
Infine, sul nodo dell'accettazione del Concilio Vaticano II Don Bux sottolinea: ''La Fraternita' San Pio X non ha mai negato il Concilio Vaticano II e soltanto la superficialita' e le semplificazioni giornalistiche le hanno attribuito questo diniego. Semmai ha criticato alcune sue dottrine, neppure di primaria importanza. Nella chiesa - conclude il teologo - ci sono persone e gruppi che negano verita' piu' importanti''.


© Copyright ASCA


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LEFEBVRIANI: COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE


“Come anticipato da agenzie di stampa”, oggi si è riunita la sessione ordinaria della Congregazione per la dottrina della fede ed è stata discussa anche la questione della Fraternità San Pio X.
È quanto si legge in un comunicato della sala stampa della Santa Sede, in cui si riferisce che “in particolare è stato esaminato” il testo della risposta di mons. Bernard Fellay, pervenuto il 17 aprile scorso, e “sono state formulate alcune osservazioni che saranno tenute presenti nelle ulteriori discussioni tra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X”.
“In considerazione delle posizioni prese dagli altri tre vescovi della Fraternità San Pio X, la loro situazione dovrà essere trattata separatamente”, l’altra precisazione importante della nota.
“Un processo che continua ancora, totalmente aperto” e per il quale “non è opportuno ora prefigurare tempi e modi di prosecuzione”.
Così padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ha definito la questione dei lefebvriani, illustrando oggi ai giornalisti il relativo comunicato della sala stampa vaticana.
“Non è questione di tempi molto brevi e di ultime battute, come poteva sembrare”, ha aggiunto a proposito dell’esito della riunione odierna, alla quale hanno partecipato tra le 20 e le 30 persone. In particolare, il portavoce vaticano ha precisato che occorre fare una “distinzione” tra “il procedimento che continua in base alla risposta di mons. Fellay e l’esame delle posizioni assunte da singoli e autorevoli vescovi”, che come si legge nel comunicato dovranno essere trattate “separatamente e singolarmente”, prima del parere definitivo del Papa, che com’è prassi rappresenterà il suggello finale alla questione.


© Copyright Sir


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LEFEBVRIANI: S.SEDE, PREVISTE ULTERIORI DISCUSSIONI CON FELLAY


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 16 mag.


Per la conclusione della trattativa con i Lefebvriani c'e' ancora da aspettare.
I cardinale e vescovi della Congregazione della Dottrina della Fede, riuniti oggi per esaminare la risposta del superiore generale della Fraternita' San Pio X, hanno formulato infatti "alcune osservazioni che saranno tenute presenti nelle ulteriori discussioni tra la Santa Sede e la Fraternita' San Pio X".
Lo ha affermato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Conversando con i giornalisti, padre Lombardi ha chiarito che l'esito delle trattative con i seguaci di monsignor Marcel Lefebvre, il vescovo tradizionalista che fu scomunicato nel 1988 per aver consacrato illecitamente monsignor Bernard Fellay e altri tre presuli, "e' ancora totalmente aperto".
"Come anticipato da agenzie di stampa, oggi - ha confermato - si e' riunita la Sessione Ordinaria della Congregazione per la Dottrina della Fede ed e' stata discussa anche la questione della Fraternita' San Pio X". "In particolare - ha spiegato padre Lombardi e riporta il bellettino della Sala Stampa della Santa Sede - e' stato esaminato il testo della risposta di monsignor Bernard Fellay, pervenuta il 17 aprile 2012, e sono state formulate alcune osservazioni che saranno tenute presenti nelle ulteriori discussioni tra la Santa Sede e la Fraternita' San Pio X".
Alla riunione di oggi erano presenti anche cardinali e vescovi della Curia romana e di importanti diocesi, tra gli altri, i cardinali Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, e Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna.
Nei giorni scorsi il vescovo Bernard Fellay, superiore della Fraternita' San Pio X, si era incontrato con la Pontificia commissione Ecclesia Dei per un nuovo confronto sul testo del "preambolo dottrinale" la cui accettazione - quando sara' ufficializzata dal Papa - consentira' il rientro dei Lefebvriani nella piena comunione con la Santa Sede. Secondo il sito specializzato Vaticaninsider, le modifiche proposte da monsignor Fellay insistono nel sottolineare l'importanza della Tradizione come elemento stabile della dottrina cattolica. Ai lefebvriani verra' consentito di mantenere le loro riserve su singoli punti ma verra' chiesto loro di assumere "un atteggiamento positivo e di comunicazione con la Sede apostolica, evitando ogni polemica" sul Concilio e l'insegnamento degli ultimi Papi.


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LEFEBVRIANI: S.SEDE, TRATTATIVE SEPARATE E SINGOLE PER I VESCOVI


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 16 mag.


Se con monsignor Bernard Fellay le cose sono messe bene, nel senso che si profila un suo reintegro nella Chiesa Cattolica con tutti i seguaci di monsignor Lefebvre che vorranno rientrare, per gli altri tre vescovi della Fraternita' San Pio X la Santa Sede non intende sbilanciarsi.
"In considerazione delle posizioni prese dagli altri tre vescovi della Fraternita' San Pio X - ha affermato oggi il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - la loro situazione dovra' essere trattata separatamente e singolarmente".
In proposito, padre Lombardi ha detto che "le posizioni dei vescovi sono particolarmente importanti" e c'e' "particolare preoccupazione per quelle di monsignor Richard Williamson", il presule inglese negazionista dell'Olocausto. I vescovi Tissier de Mallerays, de Gallareta e Williamson hanno inviato un mese fa al superiore Fellay che ha risposto con una missiva molto significativa, con la quale ha fornito le ragioni della sua decisione, in risposta a un appello personale del Papa. "La pubblicazione della corrispondenza riservata intercorsa tra Fellay e i tre confratelli - rivela il sito specializzato Vaticaninsider - ha provocato non poca preoccupazione Oltretevere, perche' ha reso manifesta l'esistenza di un'opposizione consistente, contraria al rientro nella piena comunione con Roma, da parte non di singoli sacerdoti ma da parte di ben tre dei quattro vescovi ordinati da Lefebvre nel 1988 ed ai quali Benedetto XVI aveva revocato nel gennaio 2009 la scomunica", suscitando reazioni molto negative nella Chiesa e nei media".


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Vaticano: Necessarie altre discussioni con leader lefebvriani


"Osservazioni" Cdf. Altri 3 vescovi trattati separatamente


Città del Vaticano, 16 mag. (TMNews)


La congregazione per la Dottrina della fede (Cdf), che si è riunita oggi per esaminare i rapporti con i Lefebvriani, ha "esaminato il testo della risposta di sua eccellenza monsignor Bernard Fellay", il superiore, "pervenuta il 17 aprile 2012, e sono state formulate alcune osservazioni che saranno tenute presenti nelle ulteriori discussioni tra la Santa Sede e la fraternità San Pio X".
Lo rende noto la sala stampa vaticana, che aggiunge: "In considerazione delle posizioni prese dagli altri tre vescovi della fraternità San Pio X, la loro situazione dovrà essere tratta separatamente e singolarmente".
Il procedimento per giungere al reintegro della fraternità sacerdotale tradizionalista nella Chiesa cattolica, dopo uno scisma avvenuto negli anni Ottanta, "continua", ha spiegato il portavoce vaticano Federico Lombardi. "Non è questione di tempi molto brevi" ed è necessario un "approfondimento", ha detto il gesuita, che, alle domande dei giornalisti, ha spiegato che "il processo è totalmente aperto" ed è "prematuro prefigurare tempi e modi" della sua conclusione.
Padre Lombardi ha spiegato che "c'è una distinzione tra il procedimento che riguarda l'approfondimento sulla lettera di Fellay e la posizione degli altri vescovi". Il portavoce vaticano ha rilevato, in particolare, le "preoccupazioni" emerse per le differenti posizioni espresse nel corso del tempo dagli altri tre vescovi lefebvriani, e in particolare le controverse dichiarazioni pronunciate sugli ebrei dal britannico Richard Williamson.
In vista della odierna riunione plenaria della congregazione per la Dottrina della fede, la 'feria quarta' del dicastero vaticano, un forum internet tradizionalista, 'CathInfo.com', ha pubblicato lo scambio epistolare tra il superiore lefebvriano, monsignor Fellay, favorevole ad un accordo conRomae gli altri tre vescovi della fraternità sacerdotale San Pio X, Alfonso de Galarreta, Nicolas Tissier de Mallerais et Richard Williamson, scettici su una conclusione positiva dei negoziati col Vaticano.
Nella loro lettera di inizio aprile, i tre presuli mettevano in guardia il superiore a non condurre la fraternità "a una profonda divisione senza ritorno" accusando Papa Benedetto XVI di avere un pensiero "intriso di soggettivismo".
Mons. Fellay rispondeva accusando i suoi confratelli di "mancanza di realismo". Lo scorso 18 aprile lo stesso Fellay aveva inviato aRomal'ultima risposta alle precondizioni dottrinali poste dalla Santa Sede per il rientro nella Chiesa cattolica, e il Vaticano ha fatto sapere di ritenere questa risposta incoraggiante. L'eventuale esito positivo dei negoziati - è filtrato poi dal Vaticano - dovrà essere approvato, alla fine, dal Papa. Oggi, intanto, la congregazione responsabile della ortodossia cattolica ha fatto le sue "osservazioni". Rinviando, di fatto, la conclusione dello scisma.


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16/05/2012

Lefebvriani, la discussione continua


La Congregazione per la dottrina della fede ha esaminato l’ultima risposta di Fellay e le posizioni degli altri vescovi della Fraternità. Nei prossimi giorni il dossier sul tavolo del Papa

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO


Ciò che è accaduto questa mattina alla «Feria quarta», la riunione della Congregazione per la dottrina della fede, rappresenta una battuta d’arresto nel cammino verso l’accordo con la Fraternità San Pio X? A quanto pare no. Anche se il percorso presenta ogni giorno una nuova difficoltà. A colpire i cardinali dell’ex Sant’Uffizio è stata infatti la pubblicazione dello scambio di lettere tra monsignor Fellay e gli altri tre vescovi.



I padri della «Feria quarta» della dottrina della fede hanno così deciso di stralciare le posizioni dei tre, che saranno trattate «singolarmente e separatamente». In quelle lettere i vescovi hanno messo nero su bianco la loro convinzione che «un accordo è impossibile con la Roma attuale» perché «dopo il Concilio Vaticano II le autorità ufficiali della Chiesa si sono separate dalla verità cattolica». La pubblicazione delle missive, voluta con molta probabilità da chi non desidera il rientro nella piena comunione con Roma, ha dunque ottenuto un suo effetto.

Nell’incontro di stamattina si è discusso sulle richieste di chiarimento espresse da Fellay e sulle modifiche da lui proposte al testo finale. Diversi cardinali – che preferivano il testo precedente «partorito» dalla Congregazione – hanno espresso obiezioni e dato dei voti con riserva. L’esito di questa articolata discussione sarà portato probabilmente già dopodomani a Benedetto XVI dal cardinale William Levada, Prefetto dell’ex Sant’Uffizio. Il parere della «Feria quarta» non è vincolate, il Papa, che potrà esaminare i pareri espressi da ciascuno dei membri, può decidere in piena autonomia.


Le osservazioni dei cardinali saranno comunicate allo stesso Fellay, per preparare il testo finale del «preambolo dottrinale» con la cui firma si potrà sancire il rientro nella piena comunione del superiore della Fraternità e dei sacerdoti che lo seguiranno. Non è detto che i tempi siano lunghi, anche se ancora qualche scoglio dev’essere superato. Bisognerà attendere ancora per sapere quale sarà la decisione finale del Pontefice.

Nelle ultime ore è circolata un’indiscrezione secondo la quale Benedetto XVI sarebbe stato preventivamente informato delle richieste di modifica del preambolo dottrinale che lo stesso Fellay gli avrebbe fatto arrivare in via ufficiosa. Questi contatti informali avrebbero rassicurato il superiore lefebvriano sul sostanziale accordo di Ratzinger e sarebbero all’origine delle più recenti dichiarazioni pubbliche e private dello stesso Fellay, nelle quali il vescovo ha più volte sottolineato l’importanza dell’appello del Papa.


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25/05/2012

Lefebvriani, Fellay:" L'esito è incerto. Aspettiamo la decisione del Papa"

Secondo i tradizionalisti "si è scatenato il diavolo e modernisti e progressisti non ci vogliono"

REDAZIONE
ROMA

L'esito non è certo, ma il Papa, nelle prossime settimane o nei prossimi giorni, potrebbe prendere "direttamente" la decisione di reintegrare la componente lefebvriana nella Chiesa cattolica, secondo il superiore Bernard Fellay.


Il vescovo ha tenuto due omelie in Austria, nei giorni scorsi, e oggi i siti tradizionalisti riportano i passaggi dedicati all'intricato negoziato con il Vaticano. Il ritorno in seno alla Chiesa "è molto controversa nella Chiesa", ha affermato Bernard Fellay a Vienna domenica scorsa. "Posso assicurarvelo: è la volontà del Papa. Non se ne può dubitare. Ma sicuramente non è la volontà di tutti nella Chiesa".

Per il successore di Lefebvre, "la realizzazione di questa volontà dipende da termini che non sono ancora molto chiari. Alcuni punti rimangono oscuri. E' possibile che nei giorni o nelle settimane prossime - è difficile stabilire una data - il Papa prenda direttamente una decisione.

Può darsi che rinvii il dossier alla congregazione per la Dottrina della fede". Fellay avverte: "Non bisogna pensare che le cose saranno facili dopo. Per riprendere le parole del Papa che descrivono molto bene la situazione: "So che sarebbe più facile per la Fraternità e per me lasciare la situazione com'è". Ciò descrive bene la situazione e mostra anche che il Papa è consapevole che sarà attaccato quando lo farà. E anche che la situazione non sarà facile per noi. E che ciò che verrà fuori da questa situazione sarà: con Roma o contro Roma. In entrambi i casi, sarà difficile".


In una distinta omelia a Salisburgo, nel giorno dell'Ascensione (17 maggio), monsignor Fellay ha precisato: "Abbiamo bisogno di essere sicuri che potremo continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto finora. E da questo punto di vista alcune cose non sono ancora chiare". Ma "si è scatenato il diavolo. Ed è dappertutto. Nella stessa fraternità, in tutta la Chiesa. Ci sono persone che veramente non ci vogliono. Sono i modernisti, i progressisti".


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GIOVEDÌ 31 MAGGIO 2012

Dichiarazioni, nel mese di maggio, di Monsignor Bernard Fellay - FSSPX

Monsignor Bernard Fellay a Menzingen

L'intervista di Mons. Fellay al Catholic News Service.
Equilibrio, serenità, nessuna traccia di cedimenti

«Penso che la mossa del Santo Padre – perché proviene davvero da lui – sia autentica. Non sembra esserci alcuna trappola. Per cui dobbiamo esaminarla con attenzione e se possibile andare avanti ». Tuttavia, nell'affermare che devono ancora essere verificate garanzie da parte del Vaticano tuttora pendenti, dichiara : « La questione non è ancora definita. Abbiamo bisogno di qualche ragionevole chiarimento che la struttura e le condizioni proposte siano praticabili. Non stiamo andando a suicidarci lì, ciò sia molto chiaro ».
Mons Fellay, nel ribadire quanto la cosa stia a cuore al Papa, aggiunge: «Personalmente, avrei voluto aspettare ancora per qualche tempo per vedere le cose più chiaramente, ma ancora una volta sembra davvero che il Santo Padre voglia che accada ora ». Mons. Fellay ha espresso apprezzamento per gli sforzi di Benedetto XVI nel correggere derive "progressiste" dalla dottrina cattolica e dalla tradizione a partire dal Vaticano II : « Molto, molto delicatamente – il Papa cerca di non rompere le cose - ma cerca anche di mettere in atto alcune importanti correzioni ».
Alla domanda se il Vaticano II stesso appartiene alla tradizione cattolica, risponde diplomaticamente: « Vorrei sperarlo ». E poi: « Il Papa dice che... il Concilio deve essere considerato all'interno della grande Tradizione della Chiesa, deve essere compreso in conformità con essa. Queste sono affermazioni su cui siamo pienamente d'accordo, totalmente, assolutamente. Il problema potrebbe essere nell'applicazione, cioè: ciò che accade realmente è in coerenza o in armonia con la Tradizione? » [Dichiarare questo non significa necessariamente che la crisi sia stata determinata dalla cattiva applicazione di un concilio buono: i buchi le ambiguità le rotture restano. Fellay ha giustamente messo in discussione che ciò che viene applicato sia in coerenza e in armonia con la tradizione, dopo aver realisticamente ammesso che il Concilio fa parte della storia della Chiesa e che quindi non può essere ignorato. Il ripareggiamento della verità farà parte della storia futura e sarà favorito da un ruolo riconosciuto all'interno della Chiesa. È quello che speriamo.]
Mons. Fellay aggiunge ancora, sull'atteggiamento della Fraternità : « noi non vogliamo essere aggressivi, non vogliamo essere provocatori ». [del resto se si vuol collaborare nel ripareggiare la verità, è bene che cessi l'accusa: ma certamente non termina la giusta critica e la corrispondente azione pastorale che diventa propositività]. Egli riconosce che la FSSPX è servita come un "segno di contraddizione" durante un periodo di crescente influenza progressista nella Chiesa. E vede la possibilità che la Fraternità continui a svolgere questo ruolo anche dopo la riconciliazione con Roma, aggiungendo la fotografia della situazione circa le reazioni prevedibili: « Alcuni ci danno il benvenuto ora, altri lo faranno in seguito, ed altri mai ». E poi: « Se vediamo alcune divergenze all'interno della Fraternità, sicuramente ce ne sono anche nella Chiesa cattolica ».
«Ma non siamo soli » a impegnarci per « difendere la Fede", ha detto il vescovo. « È il Papa stesso che lo fa. È il suo compito. E se noi siamo chiamati ad aiutare il Santo Padre in questo, così sia ».

Fonte:
chiesaepostconcilio.blogspot.it/2012/05/lintervista-di-mons-fellay-al-catho...

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Monsignor Fellay a Villepreux -27 maggio 2012

Nel corso di un'omelia pronunciata la Domenica di Pentecoste a Villepreux, Francia, durante il pellegrinaggio dei sacerdoti e fedeli a Orléans (quest'anno non Parigi, in occasione del 600° anniversario della nascita di S. Giovanna d'Arco), il Superiore Generale della Fraternità San Pio X, il Vescovo Bernard Fellay, ha detto alcune parole su temi di attualità con Roma. Il contesto generale del discorso è la nascita della Chiesa nella Pentecoste e la fiducia nella Divina Provvidenza, quando tutto sembra perduto, come appariva in Francia a Giovanna, anche se (e soprattutto perché) il futuro è ignoto.

« Un'altra cosa molto simile è la deplorevole, quasi disperata, situazione, non di un paese, ma della Chiesa. La Chiesa, la Sposa di Cristo in una situazione del genere! Chi poteva immaginarlo? La demolizione, i colpi subiti, dal Concilio, durante e dopo, sono lì, proprio davanti a noi. Triste. Deplorevole. Abbiamo il coraggio di pensare: "come potrà la Chiesa risorgere?" E, osiamo dire, umanamente, è finita. Ma non abbiamo il diritto di dire "umanamente" quando si parla di Chiesa, perché la Chiesa resta, rimane, la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo. E, anche se la vediamo in questo stato deplorevole, non abbiamo il diritto di associare questo deplorevole stato con la Chiesa e poi dire, "la Chiesa non è più". No! La Chiesa rimane, ma come sfigurata, come se avesse un cancro generalizzato, e non abbiamo questa certezza che risorgerà....

Quando diciamo che Roma vorrebbe darci un riconoscimento canonico, siamo pieni di diffidenza. Vedendo il modo con cui le autorità hanno trattato la Tradizione e tutto ciò che ha un po' di sentire tradizionale, o tendenze tradizionali, quando vediamo come sono stati trattati, siamo pieni di diffidenza. E anche con la paura. La paura del futuro, e diciamo: "ma come sarà possibile che ciò accada?" Ma abbiamo il diritto di sentirci in questo modo? È un vero reale sentire o troppo umano? ...

Certo, è necessario agire con tutta la prudenza, certamente, analizzando i pericoli, per vedere se è possibile o no, ma fino ad ora, miei cari fratelli, possiamo dire che una certa direzione sembra apparire, che potrebbe dire che potrebbe forse essere possibile che ci venga riconosciuto, che si continui, ma, fino a questo momento, io stesso non ho tutti gli elementi, cioè gli elementi finali, che possono permettere di dire, "sì o no". E così fino ad oggi, e siamo a questo punto... Questo è tutto. Se abbiamo elementi sufficienti per decidere che, sì, è possibile, bene, allora, possiamo giungere alla conclusione. E se si giunge alla conclusione che, no, non è possibile, è troppo pericoloso, allora, no, è impossibile, non si può andare avanti. E diremo "no". Tutto qui. Non siamo noi che cercheremo di imporre al Buon Dio la nostra decisione, la nostra volontà. Al contrario, tentiamo di cercarla, attraverso gli eventi, le cose che procedono, qual è la Sua volontà, che cosa vuole, il Buon Dio? È così sorprendente che siamo arrivati a questo punto? Non siamo stati a cercar questo. Oggi, almeno io ho conseguito la certezza, che colui che vuole riconoscere la Società è, in fin dei conti [ bel et bien ], il Papa. Vedo che, a Roma, tutti non sono della stessa idea. A Roma e altrove. Ma il Papa, sì. E allora si va fino alla fine? Riuscirà a cedere di fronte alla pressione, all'opposizione? ... Preghiamo, continuiamo a pregare, chiediamo questa luce per tutti. Che si possa rimanere molto uniti. Perché è vero che una tale decisione, ed è anche uno dei motivi di questa paura, implica un cambiamento di prospettiva.... Da alcune parti si sente: "è possibile?". Con tutti gli elementi che ho nelle mie mani, io dico, "sì, sembra possibile per me", ma, ancora una volta, a condizione che ci si lasci liberi di agire. Sembra chiaro che, se ci vogliono, se si reintroduce la Tradizione nella Chiesa, si può parlare in questo modo. Quindi non per noi soltanto, ma anche per tutta la Chiesa, in modo che tutta la Chiesa può ottenere da essa, da questa cosa magnifica, la vita cristiana.

Ci sono certamente molte domande che restano aperte. Questa questione di una non-intesa su alcuni punti del Concilio, non siamo d'accordo. È proprio questo che è sorprendente: perché, allora, perché allora ci offrono questo percorso, ci deve essere un motivo. ... il motivo è questo stato della Chiesa ».

Fonte:
chiesaepostconcilio.blogspot.it/2012/05/roma-fsspx-mons-fellay-parla-il-gio...

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Intervista rilasciata il giorno di Petecoste - 27 maggio 2012

“ Ci sono dei rumori che circolano ma la cosa ufficiale è che i cardinali ed i vescovi della Congregazione della Fede hanno esaminato il testo proposto da me. È tutto, non so altro. Hanno detto che lo avevano consegnato al Santo Padre, che il Santo Padre avrebbe preso una decisione. Nel medesimo documento si dice anche che ne avrebbero riparlato con me, che ci sono delle precisazioni, delle domande da fare. È tutto quello che so, come voi, dalla stampa. Non so niente di più, né riguardo ai tempi né riguardo alla sostanza. Si può dire che è tutto ancora aperto. Evidentemente mi pare proprio che da qualche mese ci sia una linea, di cui si parla, che il Papa voglia darci una normalizzazione, un riconoscimento canonico ma accompagnato da quali condizioni? Mi pare che da qualche mese tutti gli interrogativi riguardino questo problema. Infine, se stimiamo che le condizioni siano sufficienti perché possiamo vivere, continuare a vivere, ebbene diremo di sì; se non ci permettono di vivere, o se esigessero che perdiamo la nostra identità o tutto ciò che ha costituito la nostra forza e tutto ciò per cui possiamo apportare qualcosa alla Chiesa, oggi, vale a dire la Tradizione, allora non ne vale la pena. Tutto si riduce a questo interrogativo, che è ancora aperto. Aspettiamo la risposta da Roma. Non so quando. Alcuni dicono presto. Padre Lombardi sembra dire che sarà differita senza sapere però fino a quando. Dunque resto in attesa ”.

Fonte:
chiesaepostconcilio.blogspot.it/2012/05/aggiornamento-sulle-dichiarazioni...


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LEFEBVRIANI: IL FATICOSO ULTIMO MIGLIO, OGGI FELLAY DA LEVADA


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 13 giu. - Il superiore generale della Fraternita' San Pio X, Bernard Fellay, incontrera' questo pomeriggio il cardinale Joseph W. Levada, prefetto della Dottrina della Fede, che gli comunichera' quanto deciso dal Papa riguardo alle modifiche proposte al "preambolo dottrinale" che una volta firmato sancira' definitivamente il ritorno dei seguaci di monsignor Marcel Lefebvre alla piena comunione con la Sede Apostolica. Lo scrive "I Media", agenzia francofona di informazione religiosa. E' noto che le proposte di Fellay erano state giudicate non negativamente da Levada mentre almeno 2 dei 4 vescovi della Fraternita' hanno riserve in merito. (AGI)


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13/06/2012

La risposta del Papa nelle mani di Fellay

Il superiore lefebvriano ha ricevuto il testo del preambolo esaminato da Benedetto XVI

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO


Come anticipato questa mattina da Vatican Insider il dialogo tra la Santa Sede e i lefebvriani è giunto a un passo decisivo. Dopo aver studiato con attenzione il testo del preambolo dottrinale con le modifiche chieste dal superiore della Fraternità San Pio X, Benedetto XVI ha preso la sua decisione e l’ha comunicata al cardinale William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e al segretario dello stesso dicastero, l’arcivescovo Luis Ladaria Ferrer, durante l’udienza concessa a entrambi sabato scorso.


Il testo della dichiarazione dottrinale è stato consegnato dal cardinale Levada nelle mani di monsignor Fellay questo pomeriggio, a Roma, nel palazzo del Sant’Uffizio. Il superiore lefebvriano era arrivato già ieri nella casa della Fraternità San Pio ad Albano laziale. Il preambolo è ancora top secret, ma sarà pubblicato – così era stato assicurato fin dall’inizio – nel caso in cui l’accordo tra la Santa Sede e la Fraternità fondata da monsignor Lefebvre venisse formalizzato. La decisione finale è dunque ora nelle mani del vescovo Fellay: se deciderà di aderire nei prossimi giorni sarà dato l’annuncio ufficiale dell’accordo e la Fraternità San Pio X diventerà una prelatura personale direttamente dipendente dalla Santa Sede.


La storia dei burrascosi rapporti tra la Santa Sede e la Fraternità invita a essere cauti: nel 1988 Lefebvre aveva già sottoscritto un accordo dottrinale ma all’ultimo momento decise di rompere le trattative dicendo di non fidarsi delle autorità vaticane e consacrò illecitamente, senza mandato papale, quattro nuovi vescovi, tra i quali Fellay. Da allora molte cose sono cambiate. Oggi il superiore della San Pio X, che ha ribadito il suo pensiero lo scorso 7 giugno con un’intervista sul bollettino ufficiale della Fraternità, sa bene che Benedetto XVI desidera arrivare a una riconciliazione che rimargini la ferita di ventiquattro anni fa. Se Fellay, dopo aver ricevuto la risposta vaticana, firmerà la dichiarazione dottrinale, l’accordo sarà annunciato ufficialmente.


Rimarrà invece in ogni caso aperta la questione riguardante gli altri tre vescovi lefebvriani, Tissier de Mallerays, de Gallareta e Williamson, i quali avevano contestato con una dura lettera finita poi sul web il cammino di Fellay verso l’accordo con Roma. Anche nel caso il superiore della San Pio X firmi la dichiarazione dottrinale, le posizioni dei tre vescovi saranno esaminate singolarmente dalla Congregazione per la dottrina della fede.


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14/06/2012

Il Vaticano propone a Fellay la prelatura personale

Il comunicato della Santa Sede dopo il colloquio di ieri col superiore lefebvriano. Lombardi: "Ora la decisione spetta a loro"

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

Le bocche sono cucite, tutti insistono nel dire che si è trattato soltanto di una tappa. Ma dal comunicato che la Sala Stampa vaticana ha appena diffuso in merito al lungo incontro avvenuto ieri pomeriggio tra le autorità della Santa Sede e il vescovo Bernard Fellay, superiore della Fraternità San Pio X, si evince che la possibilità dell’accordo è sempre più vicina, anche se la storia dei rapporti tra Roma e Lefebvre insegna ad essere prudenti fino all’ultimo.

La nota riferisce che «nel pomeriggio di mercoledì 13 giugno 2012 si sono incontrati il cardinale William Levada, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e presidente della Pontificia commissione Ecclesia Dei, e monsignor Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X, insieme ad un suo assistente». Erano presenti anche il segretario dell’ex Sant’Uffizio, Luis Ladaria, e il segretario dell’Ecclesia Dei, Guido Pozzo.


«L’oggetto dell’incontro – continua il comunicato – era quello di presentare la valutazione della Santa Sede circa il testo consegnato dalla Fraternità nel mese di aprile, in risposta al preambolo dottrinale». Nella «discussione successiva si è avuta anche la possibilità di offrire le opportune spiegazioni e precisazioni». Fellay «da parte sua ha illustrato la situazione attuale della Fraternità» e ha «di far conoscere la sua risposta in tempi ragionevoli».

Nel paragrafo successivo, il comunicato afferma: «Durante il medesimo incontro si è anche consegnata una bozza di documento con il quale viene proposta una Prelatura personale come strumento più adatto ad un eventuale riconoscimento canonico della Fraternità». Se a Fellay è stata consegnata una bozza sulla soluzione canonica, significa che il cammino è ormai arrivato molto vicino alla meta.


La Santa Sede ribadisce quindi che «la situazione degli altri tre vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X sarà trattata separatamente e singolarmente». Infine, «si è auspicato che anche attraverso questo momento ulteriore di riflessione si possa giungere alla piena comunione della Fraternità con la Sede Apostolica». La risposta del vescovo Fellay è attesa nei prossimi giorni.


Nel briefing con i giornalisti, padre Federico Lombardi ha spiegato che «la dimensione dottrina è fondamentale in rapporto al Concilio Vaticano II, al magistero della Chiesa e alla figura del Papa». Se problema viene risolto dal punto di vista dottrinale, «segue il rientro nella comunione e quindi bisogna avere pronta una formula con cui questo si realizzi senza che bisogna ricominciarle a studiare da zero per mesi». Ecco il perché della bozza sulla prelatura personale.


«Le due cose – ha aggiunto il portavoce vaticano – sono distinte ma presentate in modo concomitante perché se è risolto problema fondamentale che è quello dottrinale sia pronta anche soluzione». Il vescovo Fellay, ha detto ancora Lombardi, «ora deve riferire ai suoi. Probabilmente nessuno sa cosa decideranno». Il direttore della Sala Stampa ha anche spiegato che il testo consegnato ieri al superiore lefebvriano «non è la risposta pura e semplice arrivata da Fellay in aprile, ma è il frutto di riflessioni ulteriori su di essa. Adesso la risposta dipende da loro. Non è esattamente quello che loro avevano già scritto, o non ci sarebbe stato bisogno di presentare un’ulteriore riflessione di approfondimento. È chiaro che la palla adesso è nel campo della Fraternità».


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LEFEBVRIANI: VERSO COMUNIONE, PAPA CONCEDE PRELATURA PERSONALE


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 14 giu. -


Benedetto XVI ha proposto ai lefebvriani "una Prelatura Personale come strumento piu' adatto a un eventuale riconoscimento canonico della Fraternita’".
Lo ha confermato oggi il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi.
L’ufficializzazione della proposta di Papa Ratzinger di concedere una Prelatura Personale che potra’ consentire autonomia ai lefebvriani che rientrano nella Chiesa Cattolica e’ avvenuta ieri nell’incontro di monsignor Bernard Fellay, superiore generale della Fraternita’ San Pio X, con il cardinale prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, Joseph W. Levada. Monsignor Fellay dovra’ ora rispondere
a questa offerta e sull’accettazione del testo del "Preambolo" concordato nelle trattative dell’anno scorso, modificato su richiesta di Fallay ed emendato ora dal Papa stesso.
"Nella riunione si e’ auspicato - ha riferito Lombardi - che anche attraverso questo momento ulteriore di riflessione si possa giungere alla piena comunione della Fraternita’ Sacerdotale San Pio X con la Sede Apostolica".
Padre Lombardi ha ripetuto oggi ai giornalisti che "il provcesso va avanti, ma il cammino e’ ancora in corso e quindi nulla deve essere dato per fatto, anche se la valutazione della Santa Sede rispetto alle modifiche al testo apportate dopo un primo giudizio di insufficienza sono positive e quindi c’e’ apertura". E che "monsignor Fellay si e’ impegnato ora a riportare tali valutazioni alla Fraternita’ e rispondere in tempi ragionevoli".
La costituzione di una prelatura personale consentira’ il rientro dei seguaci di monsignor Lefebvre dopo un quarto di secolo di separazione. Al momento infatti, anche se le scomuniche ai vescovi sono state revocate due anni fa da Ratzinger, i quattro presuli "sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa", come ha chiarito lo stesso Papa Benedetto XVI in una lettera di chiarimento scritta all’epoca della revoca a tutti i vescovi del mondo.
"Puo’ lasciarci totalmente indifferenti - si chiedeva il Papa nel marzo del 2010 - una comunita’ nella quale si trovano 491 sacerdoti e migliaia di fedeli? Dobbiamo davvero lasciarli andare alla deriva lontani dalla Chiesa?’.
Joseph Ratzinger affermava nel testo che dalla Fraternita’ sono venute "molte cose stonate, superbia, saccenteria, unilateralismi", ma anche "una serie di testimonianze commoventi di gratitudine, nelle quali si rendeva percepibile un’apertura dei cuori". E rilevava che anche nell’ambiente ecclesiale sono emerse stonature: "a volte si ha l’impressione - scriveva - che la nostra societa’ abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi - in questo caso il Papa - perde anche lui il diritto alla tolleranza e puo’ pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo".
Dicendosi addolorato perche’ questo era avvenuto da parte di "molti cattolici", il Papa colse l’occasione della lettera ai vescovi del mondio per lamentare che che il suo "sommesso gesto di una mano tesa" era stato interpretato come "una cosa totalmente diversa: come una smentita della riconciliazione tra cristiani ed ebrei, e quindi come la revoca di cio’ che in questa materia il Concilio aveva chiarito per il cammino della Chiesa".
A proposito del Concilio il Papa chiariva in quel testo - alla luce del quale si sono poi svolte le trattative in questi due anni - che "non si puo’ congelare l’autorita’ magisteriale della Chiesa all’anno 1962 e cio’ deve essere ben chiaro alla Fraternita. Ma - osservava Benedetto XVI - ad alcuni di coloro che si segnalano come difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta con se’ l’intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio deve accettare la fede professata nel
corso dei secoli e non puo’ tagliare le radici di cui l’albero vive". La Lettera ammetteva infine che c’erano stati errori di comunicazione da parte della Santa Sede per non aver saputo presentare il senso della revoca in modo adeguato e per non aver monitorato internet in merito alle dichiarazioni del vescovo negazionista Richard WIlliamson che all’epoca hanno alimentato feroci polemiche. Ma Williamson, a quanto si capisce al momento, dovrebbe restarsene comunque fuori dalla comunione cattolica.


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LEFEBVRIANI: CASI VESCOVI EX SCOMUNICATI TRATTATI SINGOLARMENTE



Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 14 giu.


Mentre appare scontato il rientro nell’alveo della Chiesa Cattolica del successore di monsignor Lefebvre, monsignor Bernard Fellay, "la situazione degli altri tre vescovi della Fraternita’ Sacerdotale San Pio X sara’
trattata separatamente e singolarmente". Lo ha precisato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.


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LEFEBVRIANI: FELLAY AUSPICA COMUNIONE PER IL BENE DELLE ANIME


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 15 giu.


"Il proseguimento del dialogo" tra la Santa Sede e la Fraternita' San Pio X, per il successore di Lefebvre, monsignor Bernard Fellay, da oltre due anni impegnato in un faticoso cammino verso la riconciliazione proposta da Benedetto XVI con la revoca delle scomuniche ai 4 presuli ordinati illecitamente nell'88, "permettera' di giungere ad una soluzione per il bene della Chiesa e delle anime". Dunque ci sono ancora chiarimenti e trattative in vista ma l'obiettivo della riconciliazione nella piena comunione e' ormai alle viste.
L'auspicio dei lefebvriani - che coincide con quello del Papa - conclude una nota ufficiale rilasciata dalla Fraternita' San Pio X che da' conto dell'incontro di mercoledi' scorso in Vaticano, dove "monsignor Fellay - si legge - accompagnato dal primo assistente generale, don Niklaus Pfluger, e' stato ricevuto dal cardinale William Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che gli ha consegnato la valutazione del suo dicastero sulla Dichiarazione dottrinale consegnata dalla Fraternita', il 15 aprile 2012, in risposta al Preambolo Dottrinale sottoposto dalla Congregazione della Fede il 14 settembre 2011".
"Nel corso di questo incontro - continua la nota - monsignor Fellay ha ascoltato le spiegazioni e le precisazioni del Cardinale Levada, al quale ha rappresentato la situazione della Fraternita' San Pio X e ha esposto le difficolta' dottrinali che pongono il Concilio Vaticano II e il Novus Ordo Missae".
Il testo sottolinea che "la volonta' di chiarimenti supplementari potrebbe comportare una nuova fase di discussioni", ma soprattitto ufficializza da parte dei lefebvriani il fatto che "alla fine di questo lungo colloquio, durato piu' di due ore, monsignor Fellay ha ricevuto il progetto del documento che propone una Prelatura personale, nel caso di un eventuale riconoscimento canonico della Fraternita' San Pio X".
"Nel corso dell'incontro - precisa infine la nota diffusa oggi - non si e' parlato della situazione degli altri tre vescovi della Fraternita'".


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17/06/2012

Lefebvriani, l’ultimo scoglio


CONTINUA IL CONFRONTO SANTA SEDE -LEFEBVRIANI

Il comunicato della Fraternità San Pio X rivela che non è scontata l’adesione al preambolo dottrinale nella forma proposta dal Papa

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO
L’ultimo miglio del complicato cammino di dialogo e confronto tra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre rischia di essere anche il più difficile e l’esito finale non è affatto scontato. Lo si evince da una frase contenuta nel comunicato che la stessa Fraternità ha diffuso dopo l’incontro tra il superiore lefebvriano, il vescovo Bernard Fellay e il cardinale William Levada, prefetto dell’ex Sant’Uffizio e presidente della commissione Ecclesia Dei. L’incontro è avvenuto nel pomeriggio del 13 giugno scorso.

Il giorno successivo, una nota della Sala Stampa vaticana informava che nelle due ore di colloquio le autorità vaticane avevano presentato la valutazione della Santa Sede sulla proposta di preambolo riveduta e corretta da Fellay, si concludeva con la notizia riguardante la proposta di sistemazione canonica, offrendo «le opportune spiegazioni e precisazioni». Ad attirare l’attenzione, nel comunicato vaticano, era stata la notizia della proposta di trasformare la Fraternità in una prelatura personale.

Dopo la Sala Stampa vaticana, anche la Fraternità pubblicava sul suo bollettino ufficiale un comunicato nel quale si leggeva: «Nel corso di questo incontro, monsignor Fellay ha ascoltato le spiegazioni e le precisazioni del cardinale Levada, al quale ha rappresentato la situazione della Fraternità San Pio X e ha esposto le difficoltà dottrinali che pongono il Concilio Vaticano II e il Novus Ordo Missae. La volontà di chiarimenti supplementari potrebbe comportare una nuova fase di discussioni».

È quell’accenno alla «nuova fase di discussioni» in riferimento alle «difficoltà dottrinali» sul Concilio e sulla liturgia scaturita dalla riforma post-conciliare a rappresentare la spia di una difficoltà ancora esistente. Non ci sarebbero state queste parole, infatti, nel caso il preambolo dottrinale – proposto dalla Santa Sede, modificato da Fellay, discusso dai cardinali dell’ex Sant’Uffizio ed infine riesaminato dal Papa – fosse stato considerato soddisfacente dal superiore della Fraternità.

Illuminanti, a questo riguardo, erano state le parole pronunciate dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel briefing con i giornalisti del 14 giugno: il testo del preambolo consegnato al superiore lefebvriano «non è la risposta pura e semplice arrivata da Fellay in aprile, ma è il frutto di riflessioni ulteriori su di essa. Adesso la risposta dipende da loro. Non è esattamente quello che loro avevano già scritto, o non ci sarebbe stato bisogno di presentare un’ulteriore riflessione di approfondimento. È chiaro che la palla adesso è nel campo della Fraternità».

È evidente che il Papa nella sua decisione da tenuto conto delle indicazioni, dei suggerimenti e delle modifiche al testo suggerite dai cardinali e membri della Congregazione per la dottrina della fede che si erano riuniti nella Feria Quarta del 15 maggio. Benedetto XVI vuole arrivare a una riconciliazione. Nella lettera ai vescovi che accompagnava la pubblicazione, nel luglio 2007, del motu proprio Summorum Pontificum, il Papa guardando alla storia ricordava: «si ha continuamente l’impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa per conservare o conquistare la riconciliazione e l’unità».

Nel 1988, da cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Ratzinger visse in prima persona la trattativa e poi lo strappo con Lefebvre, che dopo aver firmato un accordo dottrinale con la Santa Sede all’ultimo momento ci ripensò e non fidandosi di Roma consacrò illegittimamente quattro nuovi vescovi. Allora la frattura avvenne non sull’accordo dottrinale, ma sulla parte più pratica riguardante l’assicurazione per l’anziano arcivescovo di avere un successore che ne continuasse l’opera. Oggi invece lo scoglio rimane legato al preambolo dottrinale. Benedetto XVI ha fatto tutto il possibile per venire incontro alle richieste della Fraternità: ha liberalizzato la messa antica, ha revocato le scomuniche ancora pendenti sul capo dei quattro vescovi lefebvriani, ha autorizzato l’avvio di un dialogo dottrinale tra la Santa Sede e il gruppo tradizionalista.

È noto anche quanto abbia fatto il Papa per proporre una lettura e un’interpretazione del Concilio Vaticano II alla luce della tradizione precedente (ermeneutica della riforma nella continuità), contro le arbitrarie interpretazioni che lo vorrebbero trasformato in un superdogma o nell’inizio di una nuova Chiesa. Ma nessuno può pensare che il Papa – teologo al Vaticano II – possa accettare l’idea che l’ultimo Concilio, condotto in porto praticamente all’unanimità dal Paolo VI in unità con i vescovi di tutto il mondo, venga derubricato, sminuito nella sua portata o addirittura gravato del sospetto di errori dottrinali, anche se i suoi documenti hanno valore diverso uno dall’altro e su alcuni punti nessuno vieta la discussione, la ricerca e anche la coesistenza di diverse visioni interpretative. Lo stesso vale per il Novus Ordo Missae.

La fase che si è aperta appare dunque la più delicata. È possibile che monsignor Fellay, il quale ha assicurato alle autorità vaticane una risposta in «tempi ragionevoli» voglia sottoporre al capitolo generale della Fraternità, previsto per la prima settimana di luglio. In ogni caso, quel riferimento del comunicato alla «volontà di chiarimenti supplementari», che evidentemente non sono stati risolti nelle due ore di colloquio la scorsa settimana, come pure l’accenno alla possibile «nuova fase di discussioni» lasciano intendere che la meta non è ancora raggiunta.


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PAPA: MULLER, AI LEFEBRIANI DIRO' DI FIDARSI DI RATZINGER


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 4 lug.


"Esorto di cuore tutti coloro che hanno difficolta' ad avere fiducia e a cercare l'unita' della Chiesa e la verita' della fede". Con queste parole il nuovo prefetto della congregazione della Dottrina della Fede, monsignor Gerhard Ludwig Muller ha anticipato la sua "linea" alla Radio Vaticana.
"L'obiettivo - ha spiegato in merito al dialogo con i lefebvriani, che alla fine della gestione Levada sembrava ormai in dirittura di arrivo, ma che negli ultimi giorni si e' forse complicato di nuovo - e' sempre l'unita' della Chiesa e dei fedeli con la Chiesa. Si puo' essere cattolici, solo se si riconosce pienamente la fede della Chiesa. Cio' include il Magistero e nel Magistero ha un ruolo particolarmente importante anche il Concilio Vaticano II".
"E' importante - ricorda l'ex vescovo di Ratisbona - superare i blocchi interni presenti in alcuni gruppi ai margini e ci si apra con fiducia al nostro Santo Padre Benedetto XVI e a tutti coloro che agiscono per suo conto. Non si tratta di costringere o obbligare in qualche modo gli altri, ma e' importante riconoscere la liberta' della fede e la liberta' dei figli di Dio, ma anche la pienezza della rivelazione di Dio, affidata alla Chiesa, e quindi al suo magistero, per una fedele interpretazione. Pertanto, L'unita' della Chiesa e la verita' della fede costituiscono due facce della stessa medaglia".
Parlando poi con "Kathpress", monsignor Mueller insiste: "bisogna aprirsi alla tradizione vivente che non si interrompe a un certo punto - ad esempio nel 1950 - ma prosegue oltre"
"L'unita' della Chiesa di Dio - conclude infine - non puo' essere rotta da ideologie che, in modo settario - sia da destra che da sinistra - collaborano in modi sorprendenti e finiscono per danneggiare la Chiesa. Questi gruppi hanno, purtroppo, una risonanza mediatica maggiore dei molti milioni di credenti che seguono la strada della sequela di Gesu' Cristo e fanno molte cose buone perla costruzione della Chiesa".


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8/07/2012

I Lefebvriani, infine, decideranno?

Da domani si riunirà nel quartiere generale di Econe, in Svizzera, il capitolo generale della Fraternità di San Pio X

REDAZIONE
ROMA


La riunione dei vertici degli ultratradizionalisti durerà fino al 14 luglio. Si tratta di un incontro che si annuncia delicato e pieno di incognite, infatti il gruppo dovrà dare una risposta definitiva all’offerta di accordo proveniente da Roma per tornare a far parte della Chiesa cattolica.

I lefebvriani sono divisi, in particolare si registra una spaccatura fra il Superiore generale della Fraternità, monsignor Bernard Fellay - disposto a una mediazione con la Santa Sede - e gli altri tre vescovi ordinati da monsignor Marcel Lefebvre e successivamente scomunicati da Giovanni Paolo II e dall’allora cardinale Joseph Ratzinger: Alfonso de Galarreta, Richard Williamson e Tissier de Mallerais. Poi Benedetto XVI, con un gesto di apertura al gruppo, all’inizio del 2009 aveva revocato la scomunica, tuttavia la Fraternità non si può tuttora considerare in comunione con la Chiesa di Roma.


Il negoziato fra Vaticano e lefebvriani è andato avanti in questi ultimi anni fra alti e basi, poi dal settembre del 2011 c’è stata un’importante accelerazione. Da parte della Santa Sede è stata avanzata la proposta di un preambolo dottrinale che il gruppo guidato da Fellay avrebbe dovuto sottoscrivere. Quindi, da parte sua, il Vaticano avrebbe riconosciuto alla Fraternità la figura istituzionale e canonica di Prelatura personale, cioè una diocesi senza territorio che risponde direttamente al Papa e gode di ampia autonomia.

Un’offerta assai importante, che però si è scontrata con le resistenze del gruppo ad accettare il Concilio Vaticano II, i principi della libertà religiosa, del dialogo fra le fedi, del riconoscimento del popolo ebraico, dell’accettazione della pluralità cultura e spirituale del mondo, della laicità moderna.

Il preambolo dottrinale che è stato sottoposto a settembre a monsignor Fellay dalla Congregazione per la dottrina della fede su indicazione di Benedetto XVI, è stato modificato dai lefebvriani in modo giudicato negativo e irricevibile dal Vaticano.

A quel punto il Papa ha chiesto alla Fraternità di procedere rapidamente alla stesura di una nuova risposta. Così lo stesso Fellay con i suo collaboratori ha elaborato un nuovo testo che era stato valutato come «un passo avanti nella direzione giusta» dalla Santa Sede. Tuttavia lo scorso 13 giugno la Santa Sede ha consegnato - attraverso l’ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale americano William Levada - le ulteriori osservazioni del Pontefice alla Fraternità, cioè ulteriori aggiustamenti e precisazioni sulle questioni più delicate e discusse.

Quest’ultima risposta del Vaticano è stata valutata negativamente dallo stesso Fellay e dagli altri vescovi. «I negoziati - ha detto il Superiore della Fraternità - sono giunti a un punto morto, il nuovo testo del Vaticano rappresenta un ritorno al punto di partenza». Tutto da rifare, insomma. Ma il tempo a questo punto stringe, Benedetto XVI non è disposto ad attendere all’infinito.


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