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Benedetto XVI Forum Luogo d'incontro di tutti quelli che amano il Santo Padre.

Viaggio apostolico in Inghilterra ed Scozia

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    00 18/09/2010 10:53
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    PAPA: TE' DAI WILLIAMS E TANTE VERITA' SCOMODE TRA MINACCE REALI E PRESUNTE

    (AGI) - Londra, 17 set.

    (dell'inviato Salvatore Izzo)

    Benedetto XVI ha promesso questa sera - sulla tomba di Sant'Edoardo Re nella Westminster Abbey di Londra - la propria "fedelta' al ministero di vescovo di Roma e successore di San Pietro, incaricato di una cura particolare per l'unita' del gregge di Cristo".
    E' stato questo l'ultimo atto di una giornata lunga e impegnativa, superata dall'83enne Pontefice senza visibile difficolta'. Dal punto di vista della cronaca, vanno registrati i sei arresti di Scotland Yard: non e' ancora chiaro quali siano le accuse mosse a cinque arabi, sembra algerini, e ad un sesto indiziato, ma le informative ufficiose collegano i fermi alla visita del Papa e a possibili minacce alla sua incolumita'. Di fatto i primi arresti, questa mattina alle sei, hanno riguardato dei netturbini che avrebbero dovuto pulire la zona di Westminster, cuore politico e religioso di Londra, dove il Pontefice era atteso.
    E dove e' poi regolarmente giunto (dopo che il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi aveva chiarito: "siamo pienamente fiduciosi nella polizia, non e' necessario cambiare il programma"). Ad attenderlo lungo le strade della City, il Pontefice ha trovato alcune migliaia di fedeli e qualche gruppetto di manifestanti con cartelli e volantini che dicevano che "Ratzinger e' l'anticristo".
    Ne' l'allarme islam diffuso dai media - la cui fondatezza resta tutta da verificare - ne' le critiche di sparute minoranze hanno dunque impressionato Papa Benedetto. Del tutto sereno si e' mostrato anche il primate anglicano Rowan Williams che, con la moglie Jane, lo ha avuto ospite per il classico te' delle 17.
    E nemmeno si sono spaventate le folle che lo stanno acclamando anche a Londra: domani sera al Hyde Park e' previsto un pienone, perche' gli 85 mila biglietti stampati sono andati esauriti (l'Osservatore Romano parla in proposito di una "visita che non poteva cominciare meglio, con buona pace dei profeti di sventura").
    Papa Ratzinger si e' mostrato invece preoccupato per due piu' concrete minacce che sono all'orizzonte, quella legata alla crisi economica internazionale ("i Governi hanno aiutato le banche e le aziende a non fallire", ha osservato, ma dovrebbero aiutare anche i popoli) e l'altra, legata al laicismo che di fatto avanza nella societa' britannica: "Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt'al piu' relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festivita' come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi sono altri ancora che, paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni, ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza", ha elencato nel suo atteso discorso alla Westminster Hall.
    "Questi - ha denunciato - sono i segni preoccupanti dell'incapacita' di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla liberta' di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica". "Vorrei pertanto invitare tutti voi - ha chiesto ai rappresentanti della cultura, della politica e dell'economia britannica radunati oggi nella sede del Parlamento - ciascuno nelle rispettive sfere di influenza, a cercare vie per promuovere ed incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale". Con innegabile savoir faire, dopo aver affondato il coltello nell'ambiguita' della societa' britannica nella quale e' forte l'influenza della massoneria, il Papa si e' pero' detto, in quell'aula solenne, "certo che anche in questo Paese vi sono molti campi in cui la Chiesa e le pubbliche autorita' possono lavorare insieme per il bene dei cittadini, in armonia con la storica pratica di questo Parlamento di invocare la guida dello Spirito su quanti cercano di migliorare le condizioni di vita di tutto il genere umano". "Affinche' questa cooperazione sia possibile, le istituzioni religiose, comprese quelle legate alla Chiesa cattolica, devono essere libere - ha ricordato - di agire in accordo con i propri principi e le proprie specifiche convinzioni, basate sulla fede e sull'insegnamento ufficiale della Chiesa. In questo modo potranno essere garantiti quei diritti fondamentali, quali la liberta' religiosa, la liberta' di coscienza e la liberta' di associazione".
    In tema di liberta' religiosa altrettanto importante e' stato in mattinata il discorso ai leader delle altre religioni: "perche' il dialogo interreligioso sia fruttuoso, occorre reciprocita' da parte di tutte le componenti in dialogo e da parte dei seguaci delle altre religioni", ha affermato nel Waldgreve Drawing Room della St. Mary University di Londra, riferendosi "in particolare a situazioni in alcune parti del mondo, in cui la collaborazione e il dialogo fra religioni richiede il rispetto reciproco, la liberta' di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la liberta' di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione ad un'altra". "Una volta che tale rispetto e attitudine aperta sono stabiliti - ha scandito - persone di tutte le religioni lavoreranno insieme in modo efficace per la pace e la mutua comprensione, offrendo percio' una testimonianza convincente davanti al mondo".
    Un richiamo forte il Papa lo ha rivolto anche nella storica visita al Lambeth Palace, che e' il "Vaticano degli anglicani", quando ha affermato che "la Chiesa e' chiamata ad essere inclusiva, ma mai a scapito della verita' cristiana". Nel tenere insieme la ricerca dell'unita' ma anche la fedelta' alla propria dotterina, "si colloca il dilemma che sta davanti a quanti sono genuinamente impegnati nel cammino ecumenico".

    © Copyright (AGI)


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    Scotland Yard: «Volevano uccidere il Papa»

    Il portavoce vaticano: «Siamo fiduciosi nelle autorità britanniche, il programma della visita non cambia»

    Alessandra Baldini

    LONDRA
    Volevano assassinare il Papa: un brivido di orrore ha turbato la visita di Benedetto XVI in Gran Bretagna. Sei musulmani del Nord Africa (alcuni di loro algerini) sono stati arrestati a Londra perché sospettati di preparare un attentato contro Il Pontefice. Cinque netturbini sono finiti all'alba in una retata di agenti dell'antiterrorismo a Chiltern Street, un sesto uomo è stato arrestato a metà giornata. I netturbini dovevano prendere servizio nell'area di Westminster dove il Papa ha passato il pomeriggio: un appuntamento ad alta concentrazione di vip, con i leader della società civile, tra cui quattro ex primi ministri: Margaret Thatcher, John Major, Tony Blair e Gordon Brown. Di qui l'ordine di Scotland Yard: agire subito. La polizia era entrata in possesso nella notte di informazioni «gravi», troppo pesanti per passare sotto silenzio. E anche se per tutta la giornata Scotland Yard si è sforzata di dire che non è chiaro quanto fosse affidabile la soffiata, l'allarme è scattato subito.
    L'entourage papale e lo stesso Benedetto sono stati avvertiti mentre il Papa parlava agli studenti di un liceo cattolico di Twickenham. L'annuncio al pubblico – per una strana coincidenza – è arrivato durante l'incontro con i leader delle altre religioni tra cui il rappresentante musulmano Khaled Hazzam. «Il Papa è tranquillo. Non è necessario cambiare il programma papale. Siamo pienamente fiduciosi nella polizia», ha detto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi. «Le autorità britanniche sono convinte che i piani di sicurezza sono adeguati», ha rassicurato Scotland Yard. «Pubblico e Papa sono al sicuro», ha fatto eco la Conferenza episcopale britannica. Il livello di allerta anti-terrorismo in Gran Bretagna, che è già «serio», non è stato ulteriormente alzato a dispetto del monito lanciato in quelle stesse ore dal capo dell'MI5, l'agenzia di intelligence del Regno Unito, Jonathan Evans.
    L'azione della polizia è arrivata dopo una rapida serie di inchieste preliminari sul passato dei netturbini. Sono state avviate perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati alla periferia nord ed est di Londra e nel deposito dell'impresa di pulizia Veolia su Chiltern Sreet senza che venissero in luce armi o esplosivi. Nessuno degli arrestati è cittadino britannico ma il complotto, secondo la polizia, non aveva ricevuto aiuti dall'estero. In base al Terrorism Act del 2000 possono esser tenuti in stato di custodia cautelare per un massimo di 28 giorni.
    Da quando nel 1981 il turco Ali Agca tentò di uccidere Giovanni Paolo II in piazza san Pietro, il Papa viaggia con la scorta, protetto dall vetro anti-proiettile della papamobile. Ieri, per attraversare Londra, Benedetto era accompagnato da una decina di motociclisti e seguito da una ambulanza anche se in mattinata, quando ancora non era stato informato degli arresti, il Papa è uscito in strada per un bagno di folla con gli scolari delle scuole cattoliche.
    In aprile due studenti marocchini a Perugia erano stati deportati dall'Italia e sospettati di un complotto per assassinare il Papa, rafforzando il sospetto che affiliati di al Qaida in Nord Africa cercano potenziali reclute in Italia e finanziamenti per attacchi in Europa. La Gran Bretagna sta riesaminando le minacce alla sua sicurezza interna, aveva detto ieri il capo dell'MI5: il Regno Unito è stato spesso in allarme per terrorismo dall'attentato kamikaze del 2005, che fece 52 vittime.

    © Copyright Gazzetta del sud, 18 settembre 2010


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    PAPA: DOPO LITURGIA E 6 DISCORSI SI AFFACCIA DA NUNZIATURA

    (AGI) - Londra, 17 set.

    Dopo cena, Benedetto XVI e' anche uscito per passeggiare nel cortile della Nunziatura, che e' in parte visibile dall'esterno. Cosi' e' stato visto dai fedeli che erano ancora nei pressi e hanno potuto salutarlo attraverso il cancello. Tutto questo testimonia la grande tranquillita' con la quale il Papa sta vivendo il suo soggiorno londinese.

    © Copyright (AGI)


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    Bussando alla porta di Westminster

    Dove Tommaso Moro fu condannato il Papa tiene il discorso più importante. La politica non lasci fuori la religione, “non è un problema da risolvere ma un fattore vitale”.

    di Paolo Rodari

    Cinque secoli dopo la condanna a morte di Tommaso Moro dovuta al rifiuto del politico e intellettuale inglese di accettare l’Atto di supremazia del Re sulla chiesa cattolica, un Papa è entrato ieri per la prima volta nel Westminster Hall, il grande salone all’interno del palazzo del Parlamento inglese utilizzato, oltre che per celebrare banchetti d’incoronazione, esequie solenni e cerimoniali alla Corona, anche per decidere e deliberare la condanna di Moro. E alle 1.800 personalità politiche, accademiche, religiose e diplomatiche il capo della chiesa cattolica ha ricordato ciò che Moro ha significato per il Regno Unito, l’uomo che nel nome della fedeltà alla “propria coscienza” non ebbe paura di “dispiacere al sovrano”, a Enrico VIII che fondò la chiesa anglicana dopo il divorzio dalla regina Caterina: serviva il sovrano perché serviva Dio e ciò che la coscienza gli suggeriva.

    Benedetto XVI è arrivato sotto le due torri del Parlamento, sulla riva settentrionale del Tamigi, nel tardo pomeriggio. Era stanco dopo un giorno “alla Wojtyla”: non è usuale per il Papa tedesco pronunciare in poche ore sei diversi discorsi. L’eco dell’arresto dei cinque potenziali terroristi algerini (in serata diverranno sei) non si era ancora smorzata tra la gente. Tanti poliziotti per strada. Nell’aria un po’ di tensione. Ma non si poteva parlare di paura. Molti i londinesi arrivati a salutare il Pontefice, in questa storica tappa del suo viaggio. In tanti l’hanno seguito durante ore convulse: il ritardo di mezz’ora sul programma del mattino; le parole dedicate al concetto di reciprocità perché il dialogo tra le religioni sia fruttuoso, pronunciate proprio mentre le agenzie di stampa rilanciavano le notizie degli arresti; le parole di padre Federico Lombardi per spiegare che il Vaticano si fida di Scotland Yard e rassicurare che “era più rischioso quando eravamo a Sarajevo”, riferendosi al viaggio di Giovanni Paolo II nel 1997 quando dei candelotti di dinamite vennero trovati sotto un ponte dove sarebbe dovuto passare il corteo papale. Infine l’incontro con il primate anglicano Rowan Williams, prima dell’arrivo nelle Houses of Parliament.
    E’ stato l’arcivescovo Cormack Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster, a insistere sull’importanza dell’arrivo del Papa nella sede del Parlamento, simbolo di un paese, ha detto, dove “la fede è in dialogo con la secolarizzazione”. E proprio di questo Ratzinger ha voluto parlare, del rapporto tra fede e politica: “La religione per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione”.

    Il Papa, seduto a metà dell’antica scala del Westminster Hall dove una targa ricorda proprio Moro, ha parlato davanti al vice premier inglese Nick Clegg e a quattro predecessori di David Cameron: Gordon Brown, Tony Blair, John Major e Margaret Thatcher. E a due giorni dalla storica beatificazione del cardinale John Henry Newman, che fece del “primato della coscienza” il senso della sua esistenza, ha ricordato che la chiesa non vuole imporre ai governi i princìpi a cui attenersi. Semplicemente essa intende ricordare che i princìpi morali hanno il proprio fondamento nella ragione. Ogni uomo, in coscienza, può riconoscerli come veri. Anche nel Regno Unito, nel paese che vuole fare della tolleranza il cuore della sua vita pubblica, “vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere o tutt’al più relegata nella sfera della vita privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna”.
    Sono note le riserve che il Vaticano ha su certe politiche inglesi, a cominciare dall’obbligo, anche per le Ong cattoliche, di concedere l’adozione di bambini a coppie omosessuali. Ma è comunque oltre il particolare che il Papa è sembrato volare: una società che non riconosce il primato della coscienza, e dunque di ciò che Dio ha iscritto all’interno del cuore dell’uomo, diviene intollerante verso i credenti. Mentre, ha detto, “Dio vigila costantemente su di noi, per guidarci e proteggerci”.

    Westminster Hall è colma di richiami a Dio, al Trascendente. Prima di congedarsi il Papa ha celebrato i vespri con gli anglicani all’interno dell’Abbazia adiacente. La liturgia era solenne. Rowan Williams e Benedetto XVI l’uno al fianco dell’altro. Parevano commossi. L’intera Abbazia ha intonato il canto introduttivo. Il Papa ha preso la parola: “Ringrazio il Signore di avermi concesso, quale successore di Pietro nella sede di Roma, di compiere questo pellegrinaggio alla tomba di sant’Edoardo il Confessore. Edoardo re d’Inghilterra, modello di testimonianza cristiana”. Il Papa non ha nascosto le difficoltà ecumeniche: “Siamo tutti consapevoli delle sfide e delle benedizioni, delle delusioni e dei segni di speranza che hanno contraddistinto il nostro cammino ecumenico”, ha detto. Ma intanto è entrato, primo Pontefice romano, a Westminster. Con lui politici e diplomatici. E il primate anglicano.

    © - FOGLIO QUOTIDIANO

    © Copyright Il Foglio, 18 settembre 2010


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    Il viaggio più difficile per Benedetto XVI

    di Andrea Bevilacqua

    Per molti osservatori il viaggio di Papa Benedetto XVI in Scozia e Inghilterra è il più difficile di tutto il Pontificato. Perché il Regno Unito è un paese ostile. Perché l'anti cattolicesimo è imperante. Perché a Roma e alla Chiesa cattolica non si perdonano secoli di antagonismo. Ma la notizia è un'altra. Ed è che al Papa non interessano le critiche. Non se ne cura perché ritiene che la Chiesa non debba fare i conti con gli indici di gradimento del mondo.
    L'ha detto Papa Ratzinger, volando verso la Scozia due giorni fa: «Una Chiesa che cerchi soprattutto di essere attrattiva sarebbe già su una strada sbagliata». E ha subito spiegato perché: «Perché la Chiesa non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro. Serve non per sé, per essere un corpo forte, ma per rendere accessibile l'annuncio di Gesù Cristo, le grandi verità, le grandi forze di amore di riconciliazione apparse in questa figura e che sempre vengono dalla presenza di Gesù Cristo». Su questa base, ha proseguito, si realizza il vero ecumenismo: «Se anglicani e cattolici vedono ambedue che non servono per se stessi ma sono strumenti per Cristo, non sono più concorrenti, ognuno cercando il maggiore numero, ma sono congiunti nell'impegno per la verità di Cristo che entra in questo mondo, e così si trovano anche reciprocamente in un vero e fecondo ecumenismo».
    I questi giorni diversi inglesi protestano lungo le strade di Londra in modo pittoresco. Ieri una finta Papa-mobile girava per la città mentre diversi manifestanti alzavano cartelli offensivi contro il Pontefice. «Papa uguale Anti-Cristo», era uno degli slogan tra i meno offensivi. Ma la risposta del Papa non è come gli accusatori se la sarebbero aspettata.
    Egli ha detto chiaramente di non cercare il consenso. Piuttosto la verità, di voler annunciare la verità. E i risultati si vedono. Già ieri giornali inglesi parecchio ostili si sono dimostrati più positivi sulla figura del Papa.
    Due giorni fa in Scozia, nell'omelia davanti a 70 mila persone, il Papa ancora ha ricordato cosa sia l'evangelizzazione: per evangelizzare occorre essere «esempio pubblico di fede», così da evitare che il mondo diventi «una giungla di libertà auto-distruttive ed arbitrarie».
    Esempio, dunque, non altro. Una evangelizzazione siffatta attrae. Oggi la Chiesa cattolica fa da polo d'attrazione per consistenti gruppi di anglicani, con vescovi e sacerdoti, che si sentono a disagio per le derive moderniste di alcuni loro correligionari e non sopportano le donne vescovo e i matrimoni omosessuali. In molti sono tornati sotto Roma grazie alla costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus e in molti torneranno ancora. Il Papa li aspetta a braccia aperte.

    © Copyright Italia Oggi, 18 settembre 2010


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    Al Qaeda non ferma il papa

    Ieri il cordiale incontro con il primate anglicano Williams

    Aldo Maria Valli

    Chi semina vento raccoglie tempesta. A furia di dipingere papa Benedetto XVI come un uomo pericoloso, ecco che spunta il progetto di attentato ai suoi danni.
    L’arresto dei netturbini – terroristi o presunti tali, sotto osservazione già da tempo da parte di Scotland Yard, arriva a turbare una visita che era incominciata nel migliore dei modi, con l’accoglienza cordiale della regina Elisabetta e della gente nelle strade di Edimburgo, e con la messa davanti a migliaia di persone a Glasgow.
    Nel Regno Unito, si sa, al Qaeda ha collegamenti radicati. E anche questa volta lo scenario è simile a quello del 2005, quando ci furono gli attentati ala metropolitana londinese: terroristi “fatti in casa”, ma sulla base di suggestioni che arrivano da lontano.
    Ovviamente dopo gli arresti tutto il programma della visita papale in Gran Bretagna è stato esaminato minuto per minuto da parte della polizia, ma di comune accordo con i responsabili vaticani si è deciso di procedere con gli appuntamenti previsti.
    Il fatto che agli eventi pubblici si entri dopo aver pagato un biglietto (quante polemiche su questo aspetto, alla vigilia!) è considerato un fattore di sicurezza, e all’ingresso ogni persona viene perquisita.
    Già a Edimburgo è stato possibile notare un particolare nervosismo da parte delle forze di sicurezza. Probabilmente qualcosa era nell’aria e la polizia era stata allertata. Tutti gli abitanti delle zone frequentate dal papa in questi giorni dovranno osservare alcune norme speciali, dopo essere stati avvertiti direttamente dalla polizia. Tutti dovranno essere in possesso di un documento di riconoscimento, altrimenti non sarà possibile transitare.
    La Gran Bretagna osserva con il consueto understatement, ma l’inquietudine c’è. Una visita pensata e realizzata nel nome della pace e del recupero di un rapporto fra culture e confessioni religiose differenti rischia ora di essere condizionata dalla paura, nemica della ragione e principale alleata degli estremismi di ogni forma.
    Le accuse nei confronti degli arrestati vanno comunque provate, come ricorda la Bbc. E intanto Benedetto XVI continua a lanciare i suoi messaggi. Importante l’incontro con il primate anglicano Williams, al quale il pontefice si è rivolto con parole di grande amicizia e stima, precisando di non voler entrare nel merito delle questioni che dividono le due Chiese. Ciò che davvero conta, ha sottolineato il papa, è che i cristiani sappiano essere testimoni della fede nell’unicità della salvezza, esplorando insieme la comprensione dei mezzi che Cristo ha messo a disposizione degli uomini per arrivare alla salvezza. Di qui l’importanza di un uomo come John Henry Newman, il grande convertito dall’anglicanesimo al cattolicesimo, che seguì ciò che gli dettava la coscienza ma non perse mai i contatti con il mondo dal quale proveniva.
    E ancora: la Chiesa deve essere sicuramente inclusiva, ma mai a scapito della verità cristiana.
    Nel discorso ai politici e ai rappresentanti dell’economia Benedetto XVI è stato diretto: i governi che hanno aiutato istituzioni finanziarie ritenute troppo grandi e importanti per fallire si rendano disponibili ad aiutare anche i paesi in via di sviluppo. La crescita integrale dei popoli non è certamente meno importante della finanza.
    Al mondo dell’istruzione il pontefice ha ricordato che l’importante non è trasmettere informazioni tecniche, ma formare persone complete, capaci di vivere in pienezza. Ogni disciplina di studio si inserisce in un orizzonte più ampio, il mondo ha certamente bisogno di bravi scienziati, ma anche lo scienziato tecnicamente migliore può soffrire di una prospettiva morale angusta. Ciò che davvero conta è praticare le virtù.
    Ora la visita continua. Fuori dalla Westminster Hall è risuonato qualche fischio, ma non si è trattato di contestatori: erano evangelici. Di certo contano di più gli applausi ricevuti all’interno, nel luogo in cui Tommaso Moro fu condannato a morte. I valori morali nessuno li può imporre, ma nemmeno possono essere decisi a maggioranza. C’è una verità morale iscritta nel cuore di ogni uomo, e questa non può essere modificata ideologicamente. Le questioni di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso Moro si ripropongono oggi. Cambiano i tempi, ma la questione della coscienza rimane centrale. Il consenso sociale è importante ma non va mitizzato.
    Il fondamento dei valori va cercato altrove, altrimenti è troppo fragile.
    Così parla il papa. La Gran Bretagna ascolta.

    © Copyright Europa, 18 settembre 2010


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    Papa in Gran Bretagna, dopo arresti livello allarme "basso"

    Gli arresti compiuti in base a "frammenti di conversazioni"

    Roma, 18 set. (Apcom)

    Nel terzo giorno della visita papale in Gran Bretagna, il livello di allarme viene classificato "basso" a Londra, nonostante il grande scalpore suscitato ieri dalla notizia dell'arresto di sei persone, sospettate di preparare un attentato contro il Pontefice. La stampa britannica è molto cauta sull'argomento e diversi giornali, fra cui il Guardian, esprimono perplessità sull'azione di Scotland Yard. Fonti vicine all'inchiesta riferiscono che gli arresti sono stati effettuati - in "via cautelativa" - dopo l'intercettazione casuale di alcuni discorsi fra i sei uomini, netturbini della capitale. "Frammenti di conversazioni" sufficienti a far scattare gli arresti in base al Terrorism Act. Il fatto che il loro lavoro consentisse a questi uomini, tutti di origine maghrebina, di accedere ad alcune aree visitate dal papa e la difficoltà di valutare la gravità della minaccia nel giro di poche ore, avrebbero indotto la polizia a agire immediatamente. Le stesse fonti confermano che il livello di allarme a Whitehall è basso. Non è prevista alcuna riunione del comitato governativo per le emergenze, il Cobra, e il grado di minaccia terroristica è rimasto invariato, ad indicare l'assenza di probabilità di un attentato imminente. Fcs

    © Copyright Apcom


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    Nel fortino del seguito papale
    "Il Pontefice non ha paura"

    Ratzinger teme che il complotto possa oscurare l'apertura al dialogo con l'Islam

    GIACOMO GALEAZZI

    INVIATO A LONDRA
    Doveva essere il giorno della pace con l'Islam dopo la bufera-Ratisbona e del dialogo tra le fedi, è stato quello dell'allarme terrorismo e della minaccia fondamentalista. L'esordio londinese di Benedetto XVI si apre nel segno della «collaborazione tra le religioni nella società multiculturale» e della centralità dei credenti «nella politica e nella società», ma si chiude sotto la scure dell'ostilità islamista alla «santa alleanza» tra monoteismi.
    La preoccupazione piomba nel seguito papale appena a Chiltern Street (vicino alla moschea di Regent's Park) vengono compiuti gli arresti degli estremisti islamici. E da lì in poi muta l'atmosfera tra chi accompagna il Papa nella più delicata delle sue missioni all'estero. Le incomprensioni con l'Islam sono una ferita che per il pontificato è «prioritario» rimarginare. Le manette scattate a Westminster rabbuiano l'atmosfera anche quando si ostenta serenità. Il direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian evidenzia come «malgrado i profeti di sventura», la visita nel Regno Unito non potesse «iniziare meglio».
    Nell'«inner circle» di Benedetto XVI, però, il clima non è sereno come giovedì in Scozia. «Il Papa non ha paura», assicurano i più stretti collaboratori. Ad avvisarlo è stato il segretario personale don Georg, poi in un colloquio con il cardinale Bertone sono state discusse alcune «delucidazioni» ricevute dalla vigilanza vaticana. C'è piena concordanza sull'opportunità di non trasformare la dovuta cautela in un eccessivo e «innaturale» isolamento nelle celebrazioni. Il Pontefice è un pastore, una guida spirituale e non può essere totalmente sottratto al contatto con le folle come, in circostanze di particolare allerta, viene fatto con capi di Stato o uomini politici.
    Nella cintura dei fedelissimi si misurano le parole. «I bilanci si fanno a fine viaggio», torna come un mantra ad ogni richiesta di chiarimento, mentre si abbozzano paragoni con la delicatissima visita compiuta in Turchia per sanare la frattura di Ratisbona. Allora come oggi il nodo da sciogliere è l'incomunicabilità con l'Islam. Gli «angeli gay» che manifestano contro il Papa sono considerati «folklore» rispetto al cupo scenario di un cronico fondamentalismo che tiene sotto tiro il dialogo interreligioso. «Sui mass media si parla dei sei terroristi invece del ramoscello d'ulivo del Papa alle altre fedi», si commenta in serata nel fortino assediato del seguito papale con le sirene della polizia che attraversano Londra per blindare la visita.
    «Il Papa è stato informato, è tranquillo e prosegue la visita con gioia e coraggio. Non serve cambiare il programma - conferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi -. Abbiamo piena fiducia nella polizia e saranno prese tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza». A Sarajevo «la situazione era più pericolosa», aggiunge padre Lombardi ricordando le bombe trovate nel ’97 all'arrivo in Bosnia di Karol Wojtyla. Pochi istanti dopo è il turno della Conferenza episcopale: «Pontefice e fedeli non corrono rischi». Però, accanto a Joseph Ratzinger, le nubi sono altre. Tra diplomatici e addetti al protocollo, l'inquietudine non riguarda soltanto l'ordine pubblico, bensì i possibili contraccolpi dello sventato attentato sul patto di collaborazione offerto dal Papa all'Islam accorso ad incontrarlo.
    Il segnale inquietante è che «Ratisbona non passa», ossia che l'avvertimento fondamentalista sia destinato al Vaticano ma soprattutto ai correligionari disposti a stringere la mano al «capo dei crociati». Eppure la carta giocata dal Pontefice era di quelle destinate a chiudere la partita. Benedetto XVI si era spinto più avanti del solito invocando, nell'incontro di Londra con i leader di altre religioni, un «dialogo dell'azione».
    La contestazione di piazza annunciata per oggi da tutte le sigle che si oppongono da mesi alla visita del Papa (a causa del no vaticano alle coppie gay, dei richiesti risarcimenti alle vittime degli abusi sessuali del clero e delle «posizioni oscurantiste» su bioetica e nuovi diritti civili) non preoccupano il seguito papale quanto la mancata chiusura del «dossier Islam».

    © Copyright La Stampa, 18 settembre 2010


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    00 18/09/2010 15:22
    VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010) (X)




    INCONTRI CON IL PRIMO MINISTRO, CON IL VICE-PRIMO MINISTRO E CON L’ACTING LEADER DELL’OPPOSIZIONE, NEL PALAZZO ARCIVESCOVILE DI LONDRA


    Alle ore 8.15 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI lascia la Nunziatura Apostolica di Wimbledon e si trasferisce in auto al Palazzo Arcivescovile di Londra (nella City of Westminster) dove arriva alle ore 9 per incontrare successivamente il Primo Ministro di Sua Maestà, On. David Cameron, il Vice-Primo Ministro, On. Nick Clegg, e l’Acting Leader dell’Opposizione, On. Sig.ra Harriet Harman. In attesa dell’udienza con il Papa i Leader vengono ricevuti dal Card. Murphy O’Connor, Arcivescovo emerito di Westminster, e da S.E. Mons. Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster e Presidente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles.



    SANTA MESSA NELLA CATTEDRALE DI WESTMINSTER




    Alle ore 10 di questa mattina, nella Cattedrale di Westminster, il Santo Padre Benedetto XVI celebra la Santa Messa votiva del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo a cui è dedicata la Cattedrale. È presente alla Celebrazione Eucaristica l’Arcivescovo di Canterbury, Dr Rowan Williams. Alcune migliaia di giovani seguono la Santa Messa su megaschermi all’esterno della Cattedrale.

    Nel corso della celebrazione, introdotta dal saluto dell’Arcivescovo di Westminster, S.E. Mons. Vincent Gerard Nichols, dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

    OMELIA DEL SANTO PADRE


    Cari amici in Cristo,

    vi saluto tutti con gioia nel Signore e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Ringrazio l’Arcivescovo Nichols per le parole di benvenuto che mi ha rivolto in nome vostro. Davvero in questo incontro del successore di Pietro con i fedeli della Gran Bretagna, "il cuore parla al cuore" e ci fa gioire nell’amore di Cristo e nella nostra comune professione della fede cattolica che ci è stata trasmessa dagli Apostoli. Sono particolarmente lieto che il nostro incontro abbia luogo in questa Cattedrale dedicata al Preziosissimo Sangue, che è il segno della misericordia redentrice di Dio riversatasi sul mondo mediante la passione, morte e resurrezione del suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo. Un particolare saluto rivolgo all’Arcivescovo di Canterbury che ci onora della sua presenza.

    Il visitatore di questa cattedrale non può non rimanere colpito dal grande crocifisso che domina la navata, che ritrae il corpo di Cristo schiacciato dalla sofferenza, sopraffatto dal dolore, vittima innocente la cui morte ci ha riconciliati con il Padre e ci ha donato di partecipare alla vita stessa di Dio. Le braccia spalancate del Signore sembrano abbracciare questa chiesa intera, innalzando verso il Padre le schiere di fedeli che si raccolgono attorno all’altare del sacrificio Eucaristico e partecipano dei suoi frutti. Il Signore crocifisso sta sopra di noi e davanti a noi, come la sorgente della nostra vita e salvezza, "il sommo sacerdote dei beni futuri", come lo definisce l’autore della Lettera agli Ebrei nella prima lettura odierna (9,11).

    È, per così dire, all’ombra di questa impressionante immagine, che vorrei riferirmi alla parola di Dio che è stata proclamata in mezzo a noi e riflettere sul mistero del Sangue Prezioso, poiché è questo mistero che ci conduce a riconoscere l’unità fra il sacrificio di Cristo sulla Croce, il sacrificio Eucaristico che egli ha donato alla sua Chiesa, e il suo eterno sacerdozio, per mezzo del quale, assiso alla destra del Padre, egli non cessa di intercedere per noi, le membra del suo mistico corpo.

    Incominciamo dal sacrificio della Croce. Lo scaturire del sangue di Cristo è la sorgente della vita della Chiesa. San Giovanni, come sappiamo, vede nell’acqua e nel sangue che sgorgano dal corpo di nostro Signore la sorgente di quella vita divina che è donata dallo Spirito Santo e ci viene comunicata nei sacramenti (Gv 19,34; cfr 1 Gv 1,7;5,6-7). La Lettera agli Ebrei ricava, potremmo dire, le implicazioni liturgiche di questo mistero. Gesù, attraverso la sua sofferenza e morte, la sua auto-donazione nello Spirito eterno, è divenuto il nostro sommo sacerdote e "il mediatore di un’alleanza nuova" (9,15). Queste parole richiamano le stesse parole di nostro Signore nell’Ultima Cena, quando egli istituì l’Eucarestia come sacramento del suo corpo, donato per noi, e del suo sangue, il sangue della nuova ed eterna alleanza sparso per la remissione dei peccati (cfr Mc 14,24; Mt 26,28; Lc 22,20).

    Fedele al comando di Cristo "fate questo in memoria di me" (Lc 22,19), la Chiesa in ogni tempo e luogo celebra l’Eucarestia, fino a che il Signore ritorni nella gloria, rallegrandosi nella sua presenza sacramentale e attingendo alla forza del suo sacrificio di salvezza per la redenzione del mondo. La realtà del sacrificio Eucaristico è sempre stata al cuore della fede cattolica; messa in discussione nel sedicesimo secolo, essa venne solennemente riaffermata al Concilio di Trento, nel contesto della nostra giustificazione in Cristo. Qui in Inghilterra, come sappiamo, molti difesero strenuamente la Messa, sovente a caro prezzo, dando vita a quella devozione alla Santissima Eucaristia che è stata una caratteristica del cattolicesimo in queste terre.

    Il sacrificio Eucaristico del Corpo e Sangue di Cristo comprende a sua volta il mistero della passione di nostro Signore che continua nei membri del suo Corpo mistico, la Chiesa in ogni epoca. Il grande crocifisso che qui ci sovrasta, ci ricorda che Cristo, nostro eterno sommo sacerdote, unisce quotidianamente i nostri sacrifici, le nostre sofferenze, i nostri bisogni, speranze e aspirazioni agli infiniti meriti del suo sacrificio. Per lui, con lui ed in lui noi eleviamo i nostri corpi come un sacrificio santo e gradito a Dio (cfr Rm 12,1). In questo senso siamo presi nella sua eterna oblazione, completando, come afferma san Paolo, nella nostra carne ciò che manca alle sofferenze di Cristo a favore del suo corpo, che è la Chiesa (cfr Col 1,24). Nella vita della Chiesa, nelle sue prove e tribolazioni, Cristo continua, secondo l’incisiva espressione di Pascal, ad essere in agonia fino alla fine del mondo (Pensées, 553, éd. Brunschvicg).

    Vediamo rappresentato nella forma più eloquente questo aspetto del mistero del prezioso sangue di Cristo dai martiri di ogni tempo, che hanno bevuto al calice da cui Cristo stesso ha bevuto, ed il cui sangue, sparso in unione al suo sacrificio, dà nuova vita alla Chiesa. Ciò è anche riflesso nei nostri fratelli e sorelle nel mondo, che ancora oggi soffrono discriminazioni e persecuzioni per la loro fede cristiana. Ma è anche presente, spesso nascosto nelle sofferenze di tutti quei singoli cristiani che quotidianamente uniscono i loro sacrifici a quelli del Signore per la santificazione della Chiesa e la redenzione del mondo. Il mio pensiero va in modo particolare a tutti quelli che sono spiritualmente uniti a questa celebrazione Eucaristica, in particolare i malati, gli anziani, gli handicappati e coloro che soffrono nella mente e nello spirito.

    Qui penso anche alle immense sofferenze causate dall’abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri. Esprimo soprattutto il mio profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro vite. Riconosco anche, con voi, la vergogna e l’umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani. Esprimo la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarietà verso i vostri sacerdoti.

    Cari amici, ritorniamo alla contemplazione del grande crocifisso che troneggia sopra noi. Le mani di nostro Signore, stese sulla Croce, ci invitano a contemplare anche la nostra partecipazione al suo eterno sacerdozio e la responsabilità che abbiamo, in quanto membra del suo corpo, di portare al mondo in cui viviamo il potere riconciliante del suo sacrificio. Il Concilio Vaticano II parlò in maniera eloquente dell’indispensabile ruolo del laicato di portare avanti la missione della Chiesa, attraverso lo sforzo di servire da fermento del Vangelo nella società, lavorando per l’avanzamento del Regno di Dio nel mondo (cfr Lumen gentium, 31; Apostolicam actuositatem, 7). Il richiamo del Concilio ai fedeli laici ad assumere il loro impegno battesimale partecipando alla missione di Cristo richiama le intuizioni e gli insegnamenti di John Henry Newman. Possano le profonde idee di questo grande Inglese continuare ad ispirare tutti i seguaci di Cristo in questa terra a conformare a lui ogni loro pensiero, parola ed azione e a lavorare strenuamente per difendere quelle immutabili verità morali che, riprese, illuminate e confermate dal Vangelo, stanno alla base di una società veramente umana, giusta e libera.

    Quanto ha bisogno la società contemporanea di questa testimonianza! Quanto abbiamo bisogno, nella Chiesa e nella società, di testimoni della bellezza della santità, testimoni dello splendore della verità, testimoni della gioia e libertà che nascono da una relazione viva con Cristo! Una delle più grandi sfide che oggi dobbiamo affrontare è come parlare in maniera convincente della sapienza e del potere liberante della parola di Dio ad un mondo che troppo spesso vede il Vangelo come un limite alla libertà umana, invece che come verità che libera le nostre menti e illumina i nostri sforzi per vivere in modo saggio e buono, sia come individui che come membri della società.

    Preghiamo quindi affinché i cattolici di questa terra diventino sempre più consapevoli della loro dignità di popolo sacerdotale, chiamato a consacrare il mondo a Dio mediante una vita di fede e di santità. E possa questa crescita di zelo apostolico essere accompagnata da un aumento di preghiera per le vocazioni al sacerdozio ministeriale. Più si sviluppa l’apostolato dei laici, più urgente viene sentito il bisogno di sacerdoti, e più il laicato approfondisce la consapevolezza della propria specifica vocazione, più si rende evidente ciò che è proprio del sacerdote. Possano molti giovani di questa terra trovare la forza di rispondere alla chiamata del Maestro al sacerdozio ministeriale, offrendo le loro vite, le loro energie e i loro talenti a Dio, edificando così il suo popolo nell’unità e nella fedeltà al Vangelo, specialmente attraverso la celebrazione del sacrificio Eucaristico.

    Cari amici, in questa Cattedrale del Preziosissimo Sangue vi invito ancora una volta a guardare a Cristo, autore e perfezionatore della nostra fede (cfr Eb 12,2). Vi chiedo di unirvi ancor più pienamente al Signore, partecipando al suo sacrificio sulla Croce ed offrendogli questo "culto spirituale" (cfr Rm 12,1) che abbraccia ogni aspetto della nostra vita e si esprime nell’impegno di contribuire all’avvento del suo Regno. Prego affinché, così facendo, possiate unirvi alle schiere di credenti della lunga storia cristiana di questa terra nel costruire una società veramente degna dell’uomo, degna delle più nobili tradizioni della vostra nazione.



    SALUTO AI GIOVANI SUL SAGRATO DELLA CATTEDRALE DI WESTMINSTER

    Conclusa la Santa Messa, il Papa percorre la navata centrale e si reca sul Sagrato della Cattedrale di Westminster per salutare e benedire i giovani ivi raccolti. Dopo il saluto di un rappresentante dei giovani, il Santo Padre pronuncia le parole che pubblichiamo di seguito:



    SALUTO DEL SANTO PADRE



    Sig. Uche, Cari giovani amici,

    grazie per il vostro caloroso saluto! "Il cuore parla al cuore" – cor ad cor loquitur – come sapete. Ho scelto queste parole così care al Cardinal Newman come tema della mia visita. In questi pochi momenti in cui stiamo insieme desidero parlarvi dal cuore e chiedervi di aprire il vostro a ciò che vi dirò.

    Chiedo ad ognuno di voi, prima di tutto, di guardare dentro al proprio cuore. Pensate a tutto l’amore, per ricevere il quale il vostro cuore è stato creato e a tutto l’amore che esso è chiamato a donare. In fin dei conti, siamo stati fatti per amare. Questo è ciò che la Bibbia intende quando afferma che siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio: siamo stati fatti per conoscere il Dio dell’amore, il Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo, e per trovare la nostra piena realizzazione in quel divino amore che non conosce né inizio né fine.

    Siamo stati fatti per ricevere amore e di fatto ne abbiamo. Ogni giorno dovremmo ringraziare Dio per l’amore che abbiamo già ricevuto, per l’amore che ci ha resi ciò che siamo, l’amore che ci ha mostrato cosa è davvero importante nella vita. Dobbiamo ringraziare il Signore per l’amore che abbiamo ricevuto dalle nostre famiglie, amici, insegnanti, e da tutte quelle persone che nella vita ci hanno aiutato a comprendere quanto siamo preziosi, ai loro occhi e agli occhi di Dio.

    Siamo stati fatti anche per donare amore, per fare dell’amore l’ispirazione di ogni nostra attività, la realtà più solida della nostra vita. A volte ciò sembra tanto naturale, specialmente quando sentiamo l’euforia dell’amore, quando i nostri cuori sono ricolmi di generosità, di idealismo, del desiderio di aiutare gli altri, di costruire un mondo migliore. Ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che amare è difficile: i nostri cuori possono facilmente essere induriti dall’egoismo, dall’invidia e dall’orgoglio. La Beata Madre Teresa di Calcutta, la grande Missionaria della Carità, ci ricordava che dare amore, amore puro e generoso, è il frutto di una decisione quotidiana. Ogni giorno dobbiamo scegliere di amare e ciò richiede un aiuto, l’aiuto che proviene da Cristo, dalla preghiera, dalla saggezza che si trova nella sua parola e dalla grazia che egli effonde su di noi nei sacramenti della sua Chiesa.

    Questo è il messaggio che desidero condividere con voi oggi. Vi chiedo di guardare dentro il vostro cuore ogni giorno, per trovare la sorgente di ogni amore autentico. Gesù è sempre là, aspettando tranquillamente che possiamo raccoglierci con lui ed ascoltare la sua voce. Nel profondo del vostro cuore egli vi chiama a trascorrere del tempo con lui nella preghiera. Ma questo tipo di preghiera, la vera preghiera, richiede disciplina: richiede di trovare dei momenti di silenzio ogni giorno. Spesso ciò significa attendere che il Signore parli. Anche fra le occupazioni e lo stress della nostra vita quotidiana abbiamo bisogno di dare spazio al silenzio, perché è nel silenzio che troviamo Dio, ed è nel silenzio che scopriamo chi siamo veramente. E con ciò, scopriamo la vocazione particolare che Dio ci ha dato per l’edificazione della sua Chiesa e la redenzione del nostro mondo.

    Il cuore parla al cuore. Con queste parole pronunciate dal mio cuore, cari giovani amici, assicuro le mie preghiere per voi affinché le vostre vite portino frutti abbondanti per la crescita della civiltà dell’amore. Vi chiedo anche di pregare per me, per il mio ministero di successore di Pietro, e per le necessità della Chiesa nel mondo. Su di voi, sulle vostre famiglie ed i vostri amici, di cuore invoco da Dio benedizioni di sapienza, gioia e pace.



    SALUTO AI FEDELI DEL GALLES NELLA CATTEDRALE DI WESTMINSTER



    Dopo aver salutato i giovani radunati sul Sagrato, il Santo Padre Benedetto XVI rientra nella Cattedrale di Westminster per svelare e benedire un mosaico raffigurante St David, Patrono del Galles. Qui, dopo il saluto del Vescovo di Wrexham, S.E. Mons. Edwin Regan a nome della delegazione di fedeli del Galles, il Papa pronuncia le parole che pubblichiamo di seguito:

    PAROLE DEL SANTO PADRE



    Venerato Fratello Mons. Regan,

    grazie per il caloroso saluto che mi ha rivolto a nome dei fedeli del Galles. Sono felice di avere questa opportunità di onorare la nazione e le sue antiche tradizioni cristiane benedicendo un mosaico di San Davide, il patrono del popolo Gallese, e accendendo la candela della statua di Nostra Signora di Cardigan.

    San Davide fu uno dei grandi santi del sesto secolo, quell’epoca d’oro di santi e missionari in queste isole, e fu per questo un fondatore della cultura cristiana che sta alle radici dell’Europa moderna. La predicazione di Davide fu semplice, ma profonda. Le parole che, morente, pronunciò ai monaci furono "Siate felici, conservate la fede e fate cose semplici". Sono le cose semplici che rivelano il nostro amore per colui che ci ha amati per primo (cfr 1Gv 4,19) e che uniscono le persone in una comunità di fede, amore e servizio. Possa il messaggio di san Davide, in tutta la sua semplicità e ricchezza, continuare a risuonare nel Galles di oggi, attirando i cuori del suo popolo ad un rinnovato amore per Cristo e la sua Chiesa.

    Nella sua secolare storia, la gente del Galles si è distinta per la sua devozione alla Madre di Dio; ciò è posto in evidenza dagli innumerevoli luoghi del Galles chiamati "Llanfair" – Chiesa di Maria. Mentre mi appresto ad accendere la candela sorretta da Nostra Signora, prego affinché Ella continui ad intercedere presso il suo Figlio per tutti gli uomini e le donne del Galles. Che la luce di Cristo continui a guidare i loro passi e plasmare la vita e la cultura della nazione.

    Purtroppo non mi è stato possibile recarmi in Galles durante questa visita. Ma spero che questa splendida statua, che ora ritorna al Santuario Nazionale di Nostra Signora di Cardigan, sarà un ricordo permanente del profondo amore del Papa per il popolo del Galles e della sua costante vicinanza sia nella preghiera, che nella comunione della Chiesa.

    Bendith Duw ar bobol Cymru! Dio benedica il popolo del Galles!



    Dopo la benedizione del mosaico, il Papa venera la statua della "Our Lady of the Taper" cara ai Gallesi e recita la preghiera del Santuario mariano nazionale del Galles. Quindi vengono presentate al Santo Padre due Autorità civili del Galles.

    Infine il Papa s’intrattiene brevemente con l’Arcivescovo di Canterbury in una Saletta del Palazzo. Quindi rientra in auto alla Nunziatura Apostolica di Wimbledon dove pranza in privato.











    Benedetto XVI ai giovani: ogni giorno bisogna scegliere l'amore
    Li invita alla preghiera e al silenzio per scoprire “il vero io”




    LONDRA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- Per poter scoprire il vero io di ciascuno e poter incontrare Dio servono silenzio e preghiera, ha detto questo sabato Papa Benedetto XVI ai giovani che lo attendevano fuori dalla Cattedrale di Westminster.

    Migliaia di giovani di tutta la Gran Bretagna hanno seguito attraverso i maxischermi la Messa celebrata dal Papa nella Cattedrale cattolica di Westminster. Al termine della celebrazione, il Pontefice è uscito sul sagrato per salutarli e rivolgere loro un breve discorso.

    Ricordando il tema di questo viaggio, “Il cuore parla al cuore”, il Papa ha chiesto ai giovani di “guardare dentro al proprio cuore” e di pensare “a tutto l’amore, per ricevere il quale il vostro cuore è stato creato e a tutto l’amore che esso è chiamato a donare”.

    “Siamo stati fatti per amare”, ha detto il Papa, esortando i ragazzi a “ringraziare Dio per l’amore che abbiamo già ricevuto, per l’amore che ci ha resi ciò che siamo, l’amore che ci ha mostrato cosa è davvero importante nella vita”.

    “Dobbiamo ringraziare il Signore per l’amore che abbiamo ricevuto dalle nostre famiglie, amici, insegnanti, e da tutte quelle persone che nella vita ci hanno aiutato a comprendere quanto siamo preziosi, ai loro occhi e agli occhi di Dio”.

    L'uomo è stato creato per amare, ha proseguito il Papa. “A volte ciò sembra tanto naturale, specialmente quando sentiamo l’euforia dell’amore, quando i nostri cuori sono ricolmi di generosità, di idealismo, del desiderio di aiutare gli altri, di costruire un mondo migliore”.

    “Ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che amare è difficile: i nostri cuori possono facilmente essere induriti dall’egoismo, dall’invidia e dall’orgoglio”.

    L'amore, ha spiegato il Vescovo di Roma, “è il frutto di una decisione quotidiana. Ogni giorno dobbiamo scegliere di amare e ciò richiede un aiuto”.

    Per questo, ha esortato i giovani a dedicare tempo a Gesù nella preghiera.

    “La vera preghiera richiede disciplina: richiede di trovare dei momenti di silenzio ogni giorno. Spesso ciò significa attendere che il Signore parli”.

    “Anche fra le occupazioni e lo stress della nostra vita quotidiana abbiamo bisogno di dare spazio al silenzio, perché è nel silenzio che troviamo Dio, ed è nel silenzio che scopriamo chi siamo veramente”.

    Quando questo accade, ha concluso il Papa, “scopriamo la vocazione particolare che Dio ci ha dato per l’edificazione della sua Chiesa e la redenzione del nostro mondo”.







    Più applausi che critiche nella visita del Papa a Londra
    Il secondo giorno del viaggio è stato il più intenso e significativo

    di Edward Pentin


    LONDRA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- Questo venerdì è stato il giorno più intenso e storicamente importante della visita di Stato del Papa in Gran Bretagna.

    Il Pontefice ha pronunciato sei discorsi, rivolti ai professori, agli studenti, ai leader religiosi ed ecumenici e ai rappresentanti civili e politici in Parlamento.

    Il suo discorso alla Westminster Hall, pronunciato poco dopo le 17.00, è stato il momento culminante della visita di Stato. La folla lo ha acclamato mentre compiva il breve tragitto in papamobile fino alla Porta di Santo Stefano, l'ingresso del Palazzo di Westminster, a volte chiamato la madre di tutti i Parlamenti.

    Al suo arrivo è stato ricevuto da John Bercow, Speaker della Camera dei Comuni, incarico che una volta fu di San Tommaso Moro, patrono dei politici, che venne giudicato e condannato nella Westminster Hall. Con una fanfara, i trombettieri dello Stato hanno annunciato l'arrivo del Papa alla Camera.

    Come ha ricordato ai presenti lo Speaker nel suo discorso di benvenuto, si è trattato della prima visita del Successore di Pietro al Parlamento britannico – un fatto che già di per sé ha un significato storico e che sarebbe stato inconcepibile non molto tempo fa.

    Nel suo discorso, pronunciato tra quattro ex Primi Ministri della Gran Bretagna, leader della Chiesa e rappresentanti di altre religioni, il Papa è tornato su un tema che gli sta molto a cuore: l'importanza di fede e ragione. Ha parlato di “segni preoccupanti” del fatto che la fede viene emarginata nella socità, e ha sottolineato il ruolo che gioca la religione nell'aiutare i legislatori a riscoprire “i principi morali”.

    Ha anche lodato il ruolo della Gran Bretagna nello sviluppo internazionale, ricordando tuttavia che, se alcune istituzioni finanziarie sono ritenute “troppo grandi per fallire” e per evitare quuesta eventualità sono state impiegate ingenti risorse finanziarie, lo sviluppo umano dei popoli non è meno importante, ma “un’impresa degna dell’attenzione del mondo, veramente 'troppo grande per fallire'”.

    Il discorso del Pontefice è stato essenzialmente un'applicazione della sua Enciclica sociale Caritas in veritate, un avvertimento che “ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale”, concetto portato ancora più oltre e applicato alla sfera politica. Come ha detto un commentatore, è stato “un appello all'unione, e un monito a che la religione non sia scartata dalla società laica”.

    L'accoglienza al Papa da parte dei politici al Palazzo di Westminster è stata impressionante. “Nessuno avrebbe potuto immaginare il calore che gli hanno dimostrato”, ha detto padre Christopher Jamison, fino a poco tempo fa Abate dell'Abbazia di Worth, nel Sussex. “Il suo discorso è stato molto significativo per il Paese”. E' stato anche molto opportuno. Il nuovo Governo di coalizione sta accettando il ruolo della fede nella società, con un Ministro che ha dichiarato di recente che la nuova amministrazione “does God”.

    Il primo giorno del Papa a Londra è iniziato con una Messa privata alla Nunziatura, dove il Pontefice risiede durante il viaggio. C'è stata poi la visita al St. Mary's University College a Twickenham, un rinomato collegio cattolico di formazione di docenti, dov'è stato ricevuto da un gran numero di studenti entusiasti e ha parlato dell'importanza della saggezza nell'insegnamento, invitando gli studenti delle scuole cattoliche ad essere santi e a entrare in relazione con Dio anziché seguire la cultura della fama o la ricchezza.

    In seguito il Papa ha incontrato i leader interreligiosi. In questo frangente si è saputo che alcune persone erano state arrestate dalla Polizia di Londra perché sospettate di progettare un attacco al Papa. Il Santo Padre è stato informato in mattinata, ma padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha detto che la situazione non era “particolarmente pericolosa”.

    Il pranzo alla Nunziatura Apostolica e un breve riposo sono stati seguiti da una carovana di veicoli per le vie di Londra fino al Palazzo di Lambeth, residenza ufficiale dell'Arcivescovo di Canterbury. Dopo il discorso alla Westminster Hall, c'è stato un ultimo momento per la storia quando il Papa ha pregato con l'Arcivescovo di Canterbury davanti alla tomba di Sant'Edoardo il Confessore nell'Abbazia di Westminster, chiesa costruita dal santo.

    Al 100% con il Papa

    L'atmosfera intorno a Westminster è stata animata durante tutta la giornata, con i fedeli che esprimevano il proprio sostegno al Papa e pochi manifestanti che hanno provato a soffocare le grida con i fischi. Non ci sono riusciti. Troppi simpatizzanti dietro le barricate gridavano il loro sostegno. Un gruppo di donne del Cammino Neocatecumenale ha cantato “Alleluia”, altri mostravano striscioni con scritto “Papa, ti amiamo” e “Siamo al 100% con il Papa".

    Circa 30 sostenitori delle donne sacerdote si erano riuniti davanti al Palazzo di Lambeth mentre Benedetto XVI incontrava l'Arcivescovo di Canterbury. Tra questi c'era Peter Tatchell, attivista dei diritti omosessuali e uno dei leader della campagna “Protesta contro il Papa”. Dopo aver attirato l'attenzione di tutti i media, Tatchell ha affermato che ora si aspettava solo piccoli gruppi di protesta.

    Nonostante la sua militanza, Tatchell non è completamente chiuso al dialogo. Mi ha detto che capiva da dove arriva il pensiero del Papa su questioni sulle quali non è d'accordo, ma che crede semplicemente che sbagli. Ad ogni modo, ha detto di sostenere la libertà religiosa, e ha anche protestato a nome della Chiesa in favore della libertà religiosa in Arabia Saudita.

    Un gruppo più duro di manifestanti con cui avere a che fare è stato quello dei protestanti della Free Church. Alcuni membri, soprattutto anziani, della Protestant Church Society si erano riuniti davanti all'Abbazia di Westminster per gridare contro il Papa. A tutte le mie domande sull'ipotesi che fossero disposti ad ascoltare il Pontefice, a leggere le sue opere o a organizzarsi in valori comuni hanno risposto “No”.

    L'ambiente era comunque pieno di buonumore, con molti scherzi tra di loro e quando passavano i sacerdoti cattolici. Un grande striscione che recitava “No al papismo” ha suscitato una calorosa ovazione da parte di un sacerdote inglese, che ha anche scattato una fotografia. “E' un bene vedere autentici protestanti all'antica da queste parti!”, ha scherzato.

    Molti dei cattolici che sventolavano bandiere e striscioni hanno detto di essere molto felici per il modo in cui si stava svolgendo la visita.

    Non è passata inosservata neanche la gentilezza degli anglicani. “Sono stati molto generosi e gentili”, ha detto padre Jamison.

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    00 19/09/2010 00:49
    Il Papa nella veglia di preghiera per la beatificazione del Cardinale Newman


    LONDRA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo il testo del discorso che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questo sabato pomeriggio presiedendo la veglia di preghiera per la beatificazione del Cardinale John Henry Newman.

    * * *

    Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

    questa è una serata di gioia, di immensa gioia spirituale per tutti noi. Siamo qui riuniti in questa veglia di preghiera per prepararci alla Messa di domani, durante la quale un grande figlio di questa Nazione, il Cardinale John Henry Newman, sarà dichiarato Beato. Quante persone, in Inghilterra e in tutto il mondo, hanno atteso questo momento! Anche per me personalmente è una grande gioia condividere questa esperienza con voi. Come sapete, Newman ha avuto da tanto tempo un influsso importante nella mia vita e nel mio pensiero, come lo è stato per moltissime persone al di là di queste isole. Il dramma della vita di Newman ci invita ad esaminare le nostre vite, a vederle nel contesto del vasto orizzonte del piano di Dio, e a crescere in comunione con la Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo: la Chiesa degli Apostoli, la Chiesa dei martiri, la Chiesa dei santi, la Chiesa che Newman amò ed alla cui missione consacrò la propria intera esistenza.

    Ringrazio l’Arcivescovo Peter Smith per le gentili parole di benvenuto pronunciate a vostro nome, e sono particolarmente lieto di vedere molti giovani presenti a questa veglia. Questa sera, nel contesto della preghiera comune, desidero riflettere con voi su alcuni aspetti della vita di Newman, che considero importanti per le nostre vite di credenti e per la vita della Chiesa oggi.

    Permettetemi di cominciare ricordando che Newman, secondo il suo stesso racconto, ha ripercorso il cammino della sua intera vita alla luce di una potente esperienza di conversione, che ebbe quando era giovane. Fu un’esperienza immediata della verità della Parola di Dio, dell’oggettiva realtà della rivelazione cristiana quale era stata trasmessa nella Chiesa. Tale esperienza, al contempo religiosa e intellettuale, avrebbe ispirato la sua vocazione ad essere ministro del Vangelo, il suo discernimento della sorgente di insegnamento autorevole nella Chiesa di Dio ed il suo zelo per il rinnovamento della vita ecclesiale nella fedeltà alla tradizione apostolica. Alla fine della vita, Newman avrebbe descritto il proprio lavoro come una lotta contro la tendenza crescente a considerare la religione come un fatto puramente privato e soggettivo, una questione di opinione personale. Qui vi è la prima lezione che possiamo apprendere dalla sua vita: ai nostri giorni, quando un relativismo intellettuale e morale minaccia di fiaccare i fondamenti stessi della nostra società, Newman ci rammenta che, quali uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio, siamo stati creati per conoscere la verità, per trovare in essa la nostra definitiva libertà e l’adempimento delle più profonde aspirazioni umane. In una parola, siamo stati pensati per conoscere Cristo, che è Lui stesso "la via, la verità e la vita" (Gv 14,6).

    L’esistenza di Newman, inoltre, ci insegna che la passione per la verità, per l’onestà intellettuale e per la conversione genuina comportano un grande prezzo da pagare. La verità che ci rende liberi non può essere trattenuta per noi stessi; esige la testimonianza, ha bisogno di essere udita, ed in fondo la sua potenza di convincere viene da essa stessa e non dall’umana eloquenza o dai ragionamenti nei quali può essere adagiata. Non lontano da qui, a Tyburn, un gran numero di nostri fratelli e sorelle morirono per la fede; la testimonianza della loro fedeltà sino alla fine fu ben più potente delle parole ispirate che molti di loro dissero prima di abbandonare ogni cosa al Signore. Nella nostra epoca, il prezzo da pagare per la fedeltà al Vangelo non è tanto quello di essere impiccati, affogati e squartati, ma spesso implica l’essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia. E tuttavia la Chiesa non si può esimere dal dovere di proclamare Cristo e il suo Vangelo quale verità salvifica, la sorgente della nostra felicità ultima come individui, e quale fondamento di una società giusta e umana.

    Infine, Newman ci insegna che se abbiamo accolto la verità di Cristo e abbiamo impegnato la nostra vita per lui, non vi può essere separazione tra ciò che crediamo ed il modo in cui viviamo la nostra esistenza. Ogni nostro pensiero, parola e azione devono essere rivolti alla gloria di Dio e alla diffusione del suo Regno. Newman comprese questo e fu il grande campione dell’ufficio profetico del laicato cristiano. Vide chiaramente che non dobbiamo tanto accettare la verità come un atto puramente intellettuale, quanto piuttosto accoglierla mediante una dinamica spirituale che penetra sino alle più intime fibre del nostro essere. La verità non viene trasmessa semplicemente mediante un insegnamento formale, pur importante che sia, ma anche mediante la testimonianza di vite vissute integralmente, fedelmente e santamente; coloro che vivono della e nella verità riconoscono istintivamente ciò che è falso e, proprio perché falso, è nemico della bellezza e della bontà che accompagna lo splendore della verità, veritatis splendor.

    La prima lettura di stasera è la magnifica preghiera con la quale san Paolo chiede che ci sia dato di conoscere "l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza" (cfr Ef 3,14-21). L’Apostolo prega affinché Cristo dimori nei nostri cuori mediante la fede (cfr Ef 3,17) e perché possiamo giungere a "comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità" di quell’amore. Mediante la fede giungiamo a vedere la parola di Dio come una lampada per i nostri passi e luce del nostro cammino (cfr Sal 119, 105). Come innumerevoli santi che lo precedettero sulla via del discepolato cristiano, Newman insegnò che la "luce gentile" della fede ci conduce a renderci conto della verità su noi stessi, sulla nostra dignità di figli di Dio, e sul sublime destino che ci attende in cielo. Permettendo a questa luce della fede di risplendere nei nostri cuori e abbandonandoci ad essa mediante la quotidiana unione al Signore nella preghiera e nella partecipazione ai sacramenti della Chiesa, datori di vita, diventiamo noi stessi luce per quanti ci stanno attorno; esercitiamo il nostro "ufficio profetico"; spesso, senza saperlo, attiriamo le persone più vicino al Signore ed alla sua verità. Senza la vita di preghiera, senza l’interiore trasformazione che avviene mediante la grazia dei sacramenti, non possiamo – con le parole di Newman – "irradiare Cristo"; diveniamo semplicemente un altro "cembalo squillante" (1Cor 13,1) in un mondo già pieno di crescente rumore e confusione, pieno di false vie che conducono solo a profondo dolore del cuore e ad illusione.

    Una delle più amate meditazioni del Cardinale contiene queste parole: "Dio mi ha creato per offrire a lui un certo specifico servizio. Mi ha affidato un certo lavoro che non ha affidato ad altri" (Meditations on Christian Doctrine). Vediamo qui il preciso realismo cristiano di Newman, il punto nel quale la fede e la vita inevitabilmente si incrociano. La fede è destinata a portare frutto nella trasformazione del nostro mondo mediante la potenza dello Spirito Santo che opera nella vita e nell’attività dei credenti. Nessuno che guardi realisticamente al nostro mondo d’oggi può pensare che i cristiani possano continuare a far le cose di ogni giorno, ignorando la profonda crisi di fede che è sopraggiunta nella società, o semplicemente confidando che il patrimonio di valori trasmesso lungo i secoli cristiani possa continuare ad ispirare e plasmare il futuro della nostra società. Sappiamo che in tempi di crisi e di ribellioni Dio ha fatto sorgere grandi santi e profeti per il rinnovamento della Chiesa e della società cristiana; noi abbiamo fiducia nella sua provvidenza e preghiamo per la sua continua guida. Ma ciascuno di noi, secondo il proprio stato di vita, è chiamato ad operare per la diffusione del Regno di Dio impregnando la vita temporale dei valori del Vangelo. Ciascuno di noi ha una missione, ciascuno è chiamato a cambiare il mondo, ad operare per una cultura della vita, una cultura forgiata dall’amore e dal rispetto per la dignità di ogni persona umana. Come il Signore ci insegna nel Vangelo appena ascoltato, la nostra luce deve risplendere al cospetto di tutti, così che, vedendo le nostre opere buone, possano dar gloria al nostro Padre celeste (cfr Mt 5,16).

    Qui desidero dire una parola speciale ai molti giovani presenti. Cari giovani amici: solo Gesù conosce quale "specifico servizio" ha in mente per voi. Siate aperti alla sua voce che risuona nel profondo del vostro cuore: anche ora il suo cuore parla al vostro cuore. Cristo ha bisogno di famiglie che ricordano al mondo la dignità dell’amore umano e la bellezza della vita familiare. Egli ha bisogno di uomini e donne che dedichino la loro vita al nobile compito dell’educazione, prendendosi cura dei giovani e formandoli secondo le vie del Vangelo. Ha bisogno di quanti consacreranno la propria vita al perseguimento della carità perfetta, seguendolo in castità, povertà e obbedienza, e servendoLo nel più piccolo dei nostri fratelli e sorelle. Ha bisogno dell’amore potente dei religiosi contemplativi che sorreggono la testimonianza e l’attività della Chiesa mediante la loro continua orazione. Ed ha bisogno di sacerdoti, buoni e santi sacerdoti, uomini disposti a perdere la propria vita per il proprio gregge. Chiedete a Dio cosa ha in mente per voi! Chiedetegli la generosità di dirgli di sì! Non abbiate paura di donarvi interamente a Gesù. Vi darà la grazia necessaria per adempiere alla vostra vocazione. Permettetemi di concludere queste poche parole invitandovi ad unirvi a me il prossimo anno a Madrid per la Giornata Mondiale della Gioventù. Si tratta sempre di una splendida occasione per crescere nell’amore per Cristo ed essere incoraggiati nella vostra gioiosa vita di fede assieme a migliaia di altri giovani. Spero di vedere là molti di voi!

    Ed ora, cari amici, continuiamo questa veglia di preghiera preparandoci ad incontrare Cristo, presente fra noi nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Insieme, nel silenzio della nostra comune adorazione, apriamo le menti ed i cuori alla sua presenza, al suo amore, alla potenza convincente della sua verità. In modo speciale, ringraziamolo per la continua testimonianza a quella verità, offerta dal Cardinale John Henry Newman. Confidando nelle sue preghiere, chiediamo a Dio di illuminare i nostri passi e quelli della società britannica, con la luce gentile della sua verità, del suo amore, della sua pace. Amen.

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]







    Il Papa con i professionisti per la protezione dei bambini nella Chiesa


    LONDRA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole rivolte questo sabato da Benedetto XVI nell'incontrare un gruppo di professionisti e di volontari che si dedicano alla protezione dei bambini e dei giovani in ambiente ecclesiastico, dopo il saluto agli anziani nel Teatro della St. Peter’s Residence di Londra.

    * * *

    Cari amici,

    sono lieto di avere l’opportunità di salutare voi che rappresentate i numerosi professionisti e volontari responsabili della protezione dei ragazzi negli ambienti ecclesiali. La Chiesa ha una lunga tradizione di cura dei ragazzi, dai primi anni di vita fino all’età adulta, seguendo l’esempio di affetto di Cristo che benediceva i fanciulli a lui portati e che insegnava ai suoi discepoli che a chi è come loro appartiene il Regno dei Cieli.

    Il vostro lavoro, portato avanti sulla scorta delle raccomandazioni elaborate in una prima fase dal “Nola Report” e in seguito dalla Commissione “Cumberlege”, ha offerto un contributo vitale alla promozione di ambienti sicuri per la gioventù. Esso aiuta ad assicurare che le misure preventive messe in campo sono efficaci, che esse sono mantenute con attenzione, e che qualsiasi accusa di abuso è trattata con rapidità e giustizia. A nome dei molti ragazzi che voi servite e dei loro genitori, vorrei ringraziarvi per il buon lavoro che avete fatto e continuate a fare in questo settore.

    È deplorevole che, in così marcato contrasto con la lunga tradizione della Chiesa di cura per i ragazzi, questi abbiano sofferto abusi e maltrattamenti ad opera di alcuni preti e religiosi. Siamo tutti diventati molto più consapevoli della necessità di proteggere i ragazzi e voi costituite una parte importante della vasta risposta della Chiesa al problema. Sebbene non vi siano mai motivi per compiacersi, occorre dare atto a ciò che è stato fatto: gli sforzi della Chiesa, in questo Paese e altrove, specialmente negli ultimi dieci anni per garantire la sicurezza dei fanciulli e dei giovani e per mostrare loro ogni rispetto durante la loro crescita verso la maturità, devono essere riconosciuti. Prego che il vostro generoso servizio aiuti a rafforzare un’atmosfera di fiducia e di rinnovato impegno per il benessere dei ragazzi, che sono un così prezioso dono di Dio.

    Che Dio renda fecondo il vostro lavoro ed estenda la sua benedizione su tutti voi.

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]









    Discorso del Papa alla casa di riposo per anziani “St. Peter's Residence”


    LONDRA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato da Benedetto XVI questo sabato pomeriggio visitando la “St. Peter’s Residence”, casa di riposo per anziani diretta dalle Piccole Sorelle dei Poveri nel quartiere londinese di Lambeth.

    * * *

    Miei cari fratelli e sorelle,

    sono davvero contento di essere fra voi, residenti della Casa San Pietro, e di ringraziare Suor Marie Claire e la Signora Fasky le loro gentili parole di benvenuto a vostro nome. Sono anche lieto di salutare l’Arcivescovo Smith di Southwark, come pure le Piccole Sorelle dei Poveri, il personale e i volontari che vi assistono.

    Con i progressi della medicina ed altri fattori legati alla accresciuta longevità, è importante riconoscere la presenza di un crescente numero di anziani come una benedizione per la società. Ogni generazione può imparare dall’esperienza e saggezza della generazione che l’ha preceduta. Inoltre il provvedere alla cura delle persone anziane non dovrebbe essere anzitutto considerata come un atto di generosità, ma come il ripagare un debito di gratitudine.

    Da parte sua la Chiesa ha sempre avuto grande rispetto per l’anziano. Il Quarto Comandamento "Onora tuo padre e tua madre come il Signore tuo Dio ti ha comandato" è legato alla promessa "perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà (Dt 5,16). Questa opera della Chiesa per gli anziani e gli infermi non offre loro solamente amore e cura, ma è anche ricambiata da Dio con le benedizioni che egli ha promesso alla terra in cui questo comandamento viene osservato. Dio vuole un preciso rispetto per la dignità e il valore, la salute e il benessere degli anziani e, attraverso le sue istituzioni caritative in Gran Bretagna ed altrove, la Chiesa cerca di adempiere il comando del Signore di rispettare la vita, senza tenere conto dell’età o delle condizioni.

    Agli inizi del mio pontificato ho detto: "Ognuno di noi è voluto, ognuno di noi è amato, ognuno di noi è necessario" (Omelia alla Messa per gli inizi del Ministero Petrino del Vescovo di Roma, 24 aprile 2005). La vita è un dono unico, ad ogni stadio, dal concepimento fino alla morte naturale, e spetta solo a Dio darla e toglierla. Uno può godere buona salute in tarda età; ma ugualmente i Cristiani non dovrebbero avere paura di partecipare alle sofferenze di Cristo se Dio vuole che affrontiamo l’infermità. Il mio predecessore il Papa Giovanni Paolo, ha sofferto pubblicamente negli ultimi anni della sua vita. Appariva chiaro a tutti che viveva questo in unione alle sofferenze del nostro Salvatore. La sua letizia e pazienza nell’affrontare i suoi ultimi giorni furono un significativo e commovente esempio per tutti noi che dobbiamo portare il carico degli anni che avanzano.

    Per questo sono venuto fra voi non solo come un Padre, ma soprattutto come un fratello che conosce bene le gioie e le sfide che vengono con l’età. I nostri lunghi anni di vita ci offrono l’opportunità di apprezzare la bellezza dei più grandi doni che Dio ci ha dato, il dono della vita così come la fragilità dello spirito umano. Quelli fra noi che vivono parecchi anni hanno una meravigliosa opportunità di approfondire la propria consapevolezza del mistero di Cristo che umiliò se stesso per condividere la nostra umanità. Mentre cresce il nostro normale periodo di vita, le nostre capacità fisiche spesso vengono meno; e tuttavia questi periodi possono essere fra gli anni spiritualmente più fruttuosi della nostra vita. Questi anni sono un’opportunità per ricordare in una preghiera affettuosa tutti quelli che abbiamo amato in questa vita e porre tutto quello che siamo stati e abbiamo fatto davanti alla grazia e alla tenerezza di Dio. Questo sarà certamente di grande conforto spirituale e ci permetterà di scoprire di nuovo il suo amore e la sua bontà tutti i giorni della nostra vita.

    Con questi sentimenti, cari fratelli e sorelle, assicuro di cuore le mie preghiere per tutti voi, e vi chiedo di pregare per me. Che la nostra beata Signora ed il suo sposo San Giuseppe preghino per la nostra felicità in questa vita e ci ottengano la benedizione di un sereno passaggio nella prossima.

    Dio vi benedica tutti!

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]








    Il saluto dell'Arcivescovo Rowan Williams per la celebrazione ecumenica
    Una visione benedettina per i nostri giorni




    ROMA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo dell'indirizzo di saluto al Papa rivolto dall'Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, Primate della comunione anglicana, in occasione della celebrazione ecumenica con la recita dei Vespri tenutasi il 17 settembre nella Westminster Abbey.

    * * *

    Santità, membri del corpo della collegiata, distinti ospiti, fratelli e sorelle in Cristo. I cristiani in Gran Bretagna, in particolare in Inghilterra, ricordano con gratitudine gli eventi del 597, quando Agostino approdò su queste coste per predicare il Vangelo agli anglosassoni per mandato di Papa Gregorio Magno. Per i cristiani di tutte le tradizioni e confessioni, san Gregorio è un personaggio di irresistibile attrattiva e autorità spirituale, pastore e capo, studioso ed esegeta, guida spirituale. Il fatto che la prima predicazione del Vangelo ai popoli inglesi nei secoli vi e vii sia stata originata da lui crea una speciale connessione per noi con la sede degli apostoli Pietro e Paolo. La testimonianza e l'eredità di Gregorio rimangono una fonte feconda di ispirazione per la nostra missione in questi tempi straordinariamente diversi. Due dimensioni della sua visione possono essere di particolare importanza mentre riflettiamo oggi sul significato della visita di Sua Santità presso di noi.

    San Gregorio fu il primo a spiegare ai fedeli la grandezza del dono offerto alla Chiesa di Cristo attraverso la vita di san Benedetto, al quale lei, Santità, ha dimostrato devozione nella scelta del suo nome di Pontefice. Dai dialoghi di san Gregorio possiamo evincere l'impatto di san Benedetto, un uomo straordinario che, a partire dal vi secolo, grazie a una Regola di vita relativamente breve, diede a tutta la civiltà europea la possibilità di vivere in gioia e servizio reciproco, in semplicità e abnegazione, secondo un modello equilibrato di lavoro e preghiera in cui ogni istante parlava di dignità umana pienamente realizzata nell'abbandono a un Dio amorevole. La vita benedettina si è dimostrata un fondamento saldo non solo per generazioni di monaci e religiose, ma anche per un'intera cultura in cui lavoro produttivo, silenzio contemplativo e ricettività, dignità e libertà umane, venivano onorati.

    Nella nostra cultura, in cui così spesso sembra che «l'amore si sia raffreddato», possiamo vedere gli effetti disumanizzanti dell'abbandono dell'idea benedettina. Il lavoro genera spesso ansia e ossessività come se tutto il nostro valore di esseri umani dipendesse da esso. Di conseguenza la disoccupazione, che è ancora una piaga e una minaccia in questi tempi di incertezza economica, giunge a sembrare una perdita di dignità e di significato nella vita. Viviamo in un'epoca in cui c'è un bisogno disperato di riscoprire il senso della dignità del lavoro e del tempo libero e la necessità di un'apertura silenziosa a Dio che permetta al nostro carattere autentico di svilupparsi e prosperare condividendo l'amore eterno.

    In una serie di encicliche profonde ed eloquenti, lei, Santità, ha analizzato questi temi per i giorni nostri, fondando ogni cosa sull'amore eterno della Santa Trinità, sfidandoci a sperare sia per questo mondo sia per il prossimo, ed esaminando i modi in cui le nostre abitudini economiche ci hanno intrappolato in uno stile riduttivo e indegno della vita umana. In questo edificio dalla lunga tradizione benedettina, riconosciamo con gratitudine il suo contributo a una visione benedettina per i nostri giorni e preghiamo affinché il tempo che trascorre con noi, in Gran Bretagna, ci aiuti tutti a rinnovare la speranza e l'energia di cui abbiamo bisogno come cristiani per testimoniare la nostra convinzione del fatto che gli uomini e le donne nel loro rapporto con Dio possono raggiungere libertà e bellezza di spirito totali.

    E, in questo, ci viene ricordata anche l'importanza dei titoli dei Vescovi di Roma, dell'autodefinizione di san Gregorio come «servo dei servi di Dio», di certo il titolo che punta più direttamente all'esempio del Signore che ci ha chiamati. Come sappiamo, non c'è autorità nella Chiesa che non sia autorità di servizio, ovvero di edificazione del popolo di Dio nella piena maturità. Il servizio di Cristo è semplicemente il modo in cui incontriamo la sua forza onnipotente: la forza di rifare il mondo che Egli ha creato, effondendo nella nostra vita, individualmente e collettivamente, ciò che è necessario per divenire in pienezza quello che dobbiamo essere: l'immagine della vita divina. È quell'immagine che il pastore nella Chiesa cerca di servire, inchinandosi riverente di fronte a ogni persona umana nella consapevolezza della gloria per cui ella è stata fatta.

    I cristiani hanno diverse opinioni sulla natura della vocazione della sede di Roma. Tuttavia, come il suo grande predecessore ha ricordato a tutti noi nella sua enciclica Ut unum sint, dobbiamo imparare a riflettere insieme su come il ministero storico della Chiesa romana e il suo Capo possano parlare alla Chiesa cattolica — occidentale e orientale, al sud e al nord del mondo — dell'autorità di Cristo e dei suoi apostoli di edificare il Corpo nell'amore e su come ciò si possa realizzare come ministero di pazienza e di riverenza verso tutti, un ministero di amore creativo e di dono di sé che ci conduce tutti lungo lo stesso cammino di ricerca, non della nostra comodità o del nostro profitto, ma del bene dell'intera comunità umana e della gloria di Dio, creatore e redentore.

    Preghiamo affinché la sua permanenza fra noi sia un passo ulteriore per tutti noi verso il mistero della croce e della resurrezione, cosicché crescendo insieme possiamo divenire canali più efficaci per lo scopo di Dio di guarire le ferite dell'umanità e di ripristinare ancora una volta, sia nelle nostre società sia nel nostro ambiente, l'aspetto della sua gloria così come è rivelata nel volto di Cristo.

    [Traduzione del testo in inglese a cura de “L'Osservatore Romano”]






    Il Papa: proclamare la fede con coraggio sull'esempio del Cardinale Newman
    Durante la veglia che ha presieduto in preparazione alla sua beatificazione




    LONDRA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- La vita del Cardinale John Henry Newman mostra che “la passione per la verità, per l’onestà intellettuale e per la conversione genuina comportano un grande prezzo da pagare”, ha affermato Papa Benedetto XVI durante la veglia di preghiera per la beatificazione del porporato.

    La veglia ha avuto luogo questo pomeriggio a Hyde Park, nella zona di Westminster, in pieno cuore di Londra. E' stata introdotta dal saluto di monsignor Peter Smith, Arcivescovo di Southwark e vicepresidente della Conferenza Episcopale Britannica.

    Benedetto XVI ha condiviso con i presenti l'influenza che Newman ha esercitato sulla sua vita e sul suo pensiero: “Il dramma della vita di Newman ci invita ad esaminare le nostre vite, a vederle nel contesto del vasto orizzonte del piano di Dio, e a crescere in comunione con la Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo”.

    Una vita al servizio della Verità

    Il Papa ha sottolineato la lotta costante del Servo di Dio contro la tendenza a ridurre la fede alla sfera privata e a una percezione meramente soggettiva. Una lotta che porta grandi insegnamenti nel tempo presente, “quando un relativismo intellettuale e morale minaccia di fiaccare i fondamenti stessi della nostra società”.

    Newman, ha detto, ricorda che l'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, ha una chiamata speciale: “conoscere la verità, per trovare in essa la nostra definitiva libertà e l’adempimento delle più profonde aspirazioni umane”.

    Proclamare il Vangelo con coraggio

    “La verità che ci rende liberi non può essere trattenuta per noi stessi”, ha sottolineato il Papa, che ha detto che come ha dimostrato Newman questa “esige la testimonianza”, perché “ha bisogno di essere udita”. La sua potenza di convincere, ha aggiunto, “viene da essa stessa e non dall’umana eloquenza o dai ragionamenti nei quali può essere adagiata”.

    Attualmente, ha segnalato, “il prezzo da pagare per la fedeltà al Vangelo non è tanto quello di essere impiccati, affogati e squartati”, anche se quanti proclamano la fede con fedeltà nel momento attuale devono non di rado pagare un altro prezzo - “essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia”.

    Non per questo, ha avvertito, la Chiesa “si può esimere dal dovere di proclamare Cristo e il suo Vangelo quale verità salvifica, la sorgente della nostra felicità ultima come individui, e quale fondamento di una società giusta e umana”.

    Benedetto XVI ha poi invitato i presenti affinché, sull'esempio di Newman, vivano con coerenza la propria fede dicendo che la verità si trasmette “semplicemente mediante un insegnamento formale”, ma soprattutto “mediante la testimonianza di vite vissute integralmente, fedelmente e santamente”.

    Allo stesso modo, il Papa ha detto che di fronte alla crisi di fede della società attuale i cristiani non possono “continuare a far le cose di ogni giorno”. Non si può nemmeno confidare semplicemente che “il patrimonio di valori trasmesso lungo i secoli cristiani possa continuare ad ispirare e plasmare il futuro della nostra società”.

    “Sappiamo che in tempi di crisi e di ribellioni Dio ha fatto sorgere grandi santi e profeti per il rinnovamento della Chiesa e della società cristiana”, ha ricordato il Papa. “Noi abbiamo fiducia nella sua provvidenza e preghiamo per la sua continua guida”.

    Ai giovani

    Il Pontefice ha infine rivolto un appello speciale ai giovani perché ascoltino attentamente la chiamata particolare che il Signore rivolge a ciascuno, all'interno della vita consacrata, del sacerdozio o del sacramento del matrimonio: “Chiedetegli la generosità di dirgli di sì! Non abbiate paura di donarvi interamente a Gesù. Vi darà la grazia necessaria per adempiere alla vostra vocazione”.

    Ha inoltre rinnovato il suo invito a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Madrid (Spagna) il prossimo anno, dicendo che si tratta di “una splendida occasione per crescere nell’amore per Cristo ed essere incoraggiati nella vostra gioiosa vita di fede assieme a migliaia di altri giovani”.

    “Spero di vedere là molti di voi!”, ha esclamato.

    Al termine del discorso, la veglia di preghiera è continuata con l'adorazione del Santissimo Sacramento e le litanie del Sacro Cuore e la preghiera Irradiating Christ; in seguito il coro ha intonato il canto Lead, kindly light, anch'esso composto dal Cardinale Newman.










    Benedetto XVI: gli anziani, “benedizione per la società”
    Visita la casa di riposo “St. Peter's Residence”




    LONDRA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- Facendo visita questo sabato pomeriggio agli ospiti della “St. Peter’s Residence”, casa di riposo londinese per anziani diretta dalle Piccole Sorelle dei Poveri, Papa Benedetto XVI ha affermato che gli anziani sono “una benedizione per la società”.

    Dopo aver guidato un breve momento di preghiera nella Cappella, il Pontefice si è recato nel Teatro del Centro, dove erano riuniti gli anziani insieme ad alcuni assistenti e volontari.

    Nel suo discorso ai presenti, ha ricordato che “con i progressi della medicina ed altri fattori legati alla accresciuta longevità, è importante riconoscere la presenza di un crescente numero di anziani come una benedizione per la società”.

    “Ogni generazione può imparare dall’esperienza e saggezza della generazione che l’ha preceduta”.

    Il provvedere alla cura delle persone anziane, ha segnalato, “non dovrebbe essere anzitutto considerata come un atto di generosità, ma come il ripagare un debito di gratitudine”.

    Il Papa ha anche ricordato che la Chiesa “ha sempre avuto grande rispetto per l’anziano”.

    “Il Quarto Comandamento 'Onora tuo padre e tua madre come il Signore tuo Dio ti ha comandato' è legato alla promessa 'perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà'”.

    “Dio vuole un preciso rispetto per la dignità e il valore, la salute e il benessere degli anziani e, attraverso le sue istituzioni caritative in Gran Bretagna ed altrove, la Chiesa cerca di adempiere il comando del Signore di rispettare la vita, senza tenere conto dell’età o delle condizioni”, ha aggiunto.

    Accettare la sofferenza

    Il Papa ha quindi ricordato che “la vita è un dono unico, ad ogni stadio, dal concepimento fino alla morte naturale, e spetta solo a Dio darla e toglierla”.

    Anche se si può “godere buona salute in tarda età”, ha spiegato, “i cristiani non dovrebbero avere paura di partecipare alle sofferenze di Cristo se Dio vuole che affrontiamo l’infermità”.

    A questo proposito, ha ricordato l'esempio del suo predecessore, Papa Giovanni Paolo II, che “ha sofferto pubblicamente negli ultimi anni della sua vita”.

    “Appariva chiaro a tutti che viveva questo in unione alle sofferenze del nostro Salvatore – ha constatato –. La sua letizia e pazienza nell’affrontare i suoi ultimi giorni furono un significativo e commovente esempio per tutti noi che dobbiamo portare il carico degli anni che avanzano”.

    Padre e fratello

    Benedetto XVI ha confessato agli anziani di essere andato a far loro visita “non solo come un Padre, ma soprattutto come un fratello che conosce bene le gioie e le sfide che vengono con l’età”.

    “I nostri lunghi anni di vita ci offrono l’opportunità di apprezzare la bellezza dei più grandi doni che Dio ci ha dato, il dono della vita così come la fragilità dello spirito umano”, ha riconosciuto, sottolineando che chi vive a lungo ha “una meravigliosa opportunità di approfondire la propria consapevolezza del mistero di Cristo che umiliò se stesso per condividere la nostra umanità”.

    Anche se nell'età avanzata “le nostre capacità fisiche spesso vengono meno”, “questi periodi possono essere fra gli anni spiritualmente più fruttuosi della nostra vita”, ha commentato.

    “Sono un’opportunità per ricordare in una preghiera affettuosa tutti quelli che abbiamo amato in questa vita e porre tutto quello che siamo stati e abbiamo fatto davanti alla grazia e alla tenerezza di Dio”.

    Ciò, ha aggiunto, “sarà certamente di grande conforto spirituale e ci permetterà di scoprire di nuovo il suo amore e la sua bontà tutti i giorni della nostra vita”.

    Il Pontefice si è quindi congedato dagli ospiti della “St. Peter’s Residence” con un augurio ispirato alla Sacra Famiglia: “Che la nostra beata Signora ed il suo sposo San Giuseppe preghino per la nostra felicità in questa vita e ci ottengano la benedizione di un sereno passaggio nella prossima”.













    Il Papa: “vergogna” e “umiliazione” per gli abusi da parte del clero
    “Sollecitudine per le vittime” e “solidarietà verso i vostri sacerdoti”





    LONDRA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- Gli abusi sui minori, “specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri”, hanno causato delle “immense sofferenze” nelle vittime ma anche “vergogna” e “umiliazione” all'interno della Chiesa. Lo ha detto questo sabato Benedetto XVI nel celebrare la messa nella Cattedrale londinese di Westminster.

    La Santa Messa votiva del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, a cui è dedicata la Cattedrale (che quest'anno ha festaggiato i 100 anni dalla sua consacrazione), è stata celerata dal Papa insieme ai Vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia e a 240 sacerdoti. Per l'occasione il Papa e i Vescovi indossavano delle vesti di colore rosso.

    A seguire la Messa attraverso un maxi-schermo collocato nella piazza antistante la Cattedrale oltre 2000 giovani provenienti dalle parrocchie del Regno Unito e volontari di associazioni laicali.

    Nell'omelia, il Pontefice ha voluto esprimere il suo “profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro vite”.

    “Riconosco anche, con voi, la vergogna e l’umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati – ha detto –; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani”.

    “Esprimo la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarietà verso i vostri sacerdoti”, ha continuato.

    Il mistero del prezioso sangue di Cristo

    Il Papa ha voluto incentrare la sua riflessione sull'enorme crocifisso che domina la navata centrale della Cattedrale e “che ritrae il corpo di Cristo schiacciato dalla sofferenza, sopraffatto dal dolore, vittima innocente la cui morte ci ha riconciliati con il Padre e ci ha donato di partecipare alla vita stessa di Dio”.

    “Lo scaturire del sangue di Cristo è la sorgente della vita della Chiesa”, ha notato Benedetto XVI.

    “La Chiesa in ogni tempo e luogo celebra l’Eucarestia, fino a che il Signore ritorni nella gloria, rallegrandosi nella sua presenza sacramentale e attingendo alla forza del suo sacrificio di salvezza per la redenzione del mondo.”

    La realtà del sacrificio Eucaristico, ha aggiunto, “è sempre stata al cuore della fede cattolica; messa in discussione nel sedicesimo secolo, essa venne solennemente riaffermata al Concilio di Trento, nel contesto della nostra giustificazione in Cristo”.

    “Qui in Inghilterra, come sappiamo – ha continuato –, molti difesero strenuamente la Messa, sovente a caro prezzo, dando vita a quella devozione alla Santissima Eucaristia che è stata una caratteristica del cattolicesimo in queste terre”.

    Questo mistero della passione del Signore “è anche riflesso nei nostri fratelli e sorelle nel mondo, che ancora oggi soffrono discriminazioni e persecuzioni per la loro fede cristiana” ma “è anche presente, spesso nascosto nelle sofferenze di tutti quei singoli cristiani che quotidianamente uniscono i loro sacrifici a quelli del Signore per la santificazione della Chiesa e la redenzione del mondo”.

    Presenza cristiana

    Questo mistero della Redezione, ha insistito il Papa, deve essere portato al mondo: “Il Concilio Vaticano II parlò in maniera eloquente dell’indispensabile ruolo del laicato di portare avanti la missione della Chiesa”.

    Una esortazione, ha osservato poi, che richiama “le intuizioni e gli insegnamenti di John Henry Newman”

    In questo senso, ha auspicato che le idee di Newman possano “continuare ad ispirare tutti i seguaci di Cristo in questa terra a conformare a lui ogni loro pensiero, parola ed azione e a lavorare strenuamente per difendere quelle immutabili verità morali che, riprese, illuminate e confermate dal Vangelo, stanno alla base di una società veramente umana, giusta e libera”.

    “Quanto ha bisogno la società contemporanea di questa testimonianza! Quanto abbiamo bisogno, nella Chiesa e nella società, di testimoni della bellezza della santità, testimoni dello splendore della verità, testimoni della gioia e libertà che nascono da una relazione viva con Cristo!”, ha esclamato.

    Tra le sfide della modernità che interpellano la Chiesa il Papa ha quindi indicato la necessità di “parlare in maniera convincente della sapienza e del potere liberante della parola di Dio ad un mondo che troppo spesso vede il Vangelo come un limite alla libertà umana, invece che come verità che libera le nostre menti e illumina i nostri sforzi per vivere in modo saggio e buono, sia come individui che come membri della società”.

    Il Papa ha quindi concluso invitando i cattolici inglesi ad unirsi “alle schiere di credenti della lunga storia cristiana di questa terra nel costruire una società veramente degna dell’uomo, degna delle più nobili tradizioni della vostra nazione”.







    Il viaggio papale in Gran Bretagna, “al di sopra delle attese”
    Il portavoce vaticano sottolinea “la gioia nell'ascolto” del Pontefice





    CITTA' DEL VATICANO, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI “non può non essere contento dell’accoglienza e, diciamo così, del successo da un punto di vista esteriore” del viaggio che sta compiendo in Gran Bretagna da questo giovedì e che terminerà domenica.

    Lo ha affermato padre Federico Lombardi, S.I., portavoce della Santa Sede, alla “Radio Vaticana”, spiegando che il buon esito del viaggio del Papa “significa soprattutto un ascolto interiore, una disponibilità a riceverlo come persona e per il messaggio che porta”.

    Come il Pontefice ha già indicato durante il viaggio aereo verso il Regno Unito, il suo obiettivo è essere “trasparenza di Cristo”, “cioè portare un messaggio positivo che è quello che ci viene dal Vangelo del Signore”, ha osservato il direttore della Sala Stampa vaticana.

    “Questo sta avvenendo, direi, molto bene e anche al di sopra delle attese per quanto riguarda la gioia nell’ascolto”, ha commentato. “Ci sono alcune manifestazioni di dissenso, alcune manifestazioni che erano abbondantemente previste e che sono molto più limitate di quanto ci si faceva forse credere in certi momenti dell’attesa”.

    Gli arresti avvenuti questo giovedì di persone accusate di preparare un attentato contro il Papa sono stati per padre Lombardi “di carattere semplicemente preventivo”, e non hanno rappresentato “particolari motivi di preoccupazione”, non modificando in alcun modo “né lo svolgimento, né lo spirito dell’attuazione del viaggio da parte del Papa e da parte di tutti i suoi collaboratori”.

    Il portavoce vaticano ha quindi sottolineato che fino a questo momento del viaggio “tantissimi eventi di grandissima importanza hanno già avuto luogo”.

    “Credo che in particolare per quanto riguarda il rapporto con la società del Regno Unito e con la Chiesa anglicana, il pomeriggio di ieri sia stato particolarmente memorabile”, ha affermato riferendosi all'incontro con l'Arcivescovo di Canterbury e i rappresentanti delle varie religioni.

    Allo stesso modo, ha indicato che il discorso papale alla Westminster Hall “è certamente un fatto che rimarrà negli annali dei rapporti tra la Chiesa cattolica e il Regno Unito e la sua società”.

    “Molti momenti belli” sono stati anche quelli con i giovani, ha aggiunto citando l'incontro con gli studenti delle scuole cattoliche questo venerdì e il saluto dopo la Messa celebrata questo sabato mattina nell'Abbazia di Westminster.

    “I giovani hanno capito beni i messaggi molto semplici, ma anche molto forti del Papa: 'Siate Santi e vivete l’amore, a partire dall’amore di Cristo!'”, ha detto il portavoce vaticano.


    La questione degli abusi

    Ricordando le tante questioni che il Papa ha affrontato nella sua omelia, padre Lombardi ha sottolineato il passaggio “che avrà poi più eco nei media, molto forte e molto intenso, a proposito del problema degli abusi sessuali nei confronti dei giovani da parte di membri del clero o collaboratori delle attività della Chiesa”.

    Il Pontefice, ha spiegato, “ha ripetuto e ribadito quello che è il suo atteggiamento, la sua lettura di questi fatti terribili, parlando di un dolore, di un rincrescimento molto profondo”.

    Allo stesso modo, ha parlato “di partecipazione al dolore delle vittime e del desiderio di contribuire al risanamento e alla riconciliazione profonda nella loro vita”.

    Non ha poi tralasciato di menzionare gli “impegni per fare giustizia, per punire i colpevoli, per attuare da parte della Chiesa tutte le forme di impegno e di collaborazione necessarie per riportare l’ordine e la serenità, ma anche la fiducia nei confronti della Chiesa”.

    Secondo padre Lombardi, si è trattato di “una sintesi molto rapida, ma molto efficace di tanti concetti che egli ha già detto su questo tema, ma che devono essere ridetti ogni volta per le persone che egli incontra e in particolare nella società del Regno Unito che attendeva questa parola”.









    Benedetto XVI incontra un gruppo di vittime di abusi sessuali
    Assicura che la Chiesa cattolica sta collaborando con le autorità civili





    ROMA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- Questo sabato Benedetto XVI ha incontrato presso la Nunziatura apostolica di Londra un gruppo di persone vittime di abusi sessuali da parte di membri del clero.

    “Il Santo Padre – si legge in una nota diramata dalla Sala Stampa vaticana – si è commosso ascoltando le storie delle vittime e ha espresso profondo dolore e vergogna per le sofferenze loro e delle loro famiglie”.

    Il Papa “ha pregato con loro e ha assicurato che la Chiesa Cattolica, mentre continua a mettere in atto misure efficaci per la protezione dei giovani, sta facendo tutto il possibile per verificare le accuse, per collaborare con le autorità civili e per consegnare alla giustizia il clero e i religiosi accusati di questi gravi crimini”.

    “Come in altre occasioni – si legge di seguito –, ha pregato affinché tutte le vittime di abusi possano sperimentare guarigione e riconciliazione e riescano a superare la propria angoscia passata e presente con serenità e nuova speranza per il futuro”.

    Più tardi nel pomeriggio il Santo Padre, dopo aver salutato gli anziani nel Teatro della St. Peter’s Residence di Londra, si è incontrato con un gruppo di professionisti e di volontari che si dedicano alla protezione dei bambini e dei giovani in ambiente ecclesiastico.

    Nel rivolgere loro un breve discorso il Pontefice ha affermato che “è deplorevole che, in così marcato contrasto con la lunga tradizione della Chiesa di cura per i ragazzi, questi abbiano sofferto abusi e maltrattamenti ad opera di alcuni preti e religiosi”.

    “Siamo tutti diventati molto più consapevoli della necessità di proteggere i ragazzi e voi costituite una parte importante della vasta risposta della Chiesa al problema”, ha aggiunto.

    “Sebbene non vi siano mai motivi per compiacersi, occorre dare atto a ciò che è stato fatto – ha continuato –: gli sforzi della Chiesa, in questo Paese e altrove, specialmente negli ultimi dieci anni per garantire la sicurezza dei fanciulli e dei giovani e per mostrare loro ogni rispetto durante la loro crescita verso la maturità, devono essere riconosciuti”.

    “Prego che il vostro generoso servizio aiuti a rafforzare un’atmosfera di fiducia e di rinnovato impegno per il benessere dei ragazzi, che sono un così prezioso dono di Dio”, ha quindi concluso.








    L'Arcivescovo di Canterbury: un viaggio oltre ogni aspettativa
    “La gente è uscita per le strade per manifestare la sua fede”




    ROMA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Penso che una delle cose belle sia stata proprio la percezione che molte delle previsioni fatte siano risultate sbagliate”. Ad affermatlo è stato l’Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, al microfono della Radio Vaticana.


    “La cosa principale che voglio dire – ha detto – è che è stata un’occasione estremamente felice e l’accoglienza che il Papa ha avuto dai vescovi anglicani, dalla gente in strada e naturalmente a Westminster Hall è stata enormemente positiva. E certamente la preghiera ecumenica della sera nell’Abbazia è stata intensamente commovente per tutti i presenti”.

    Il viaggio di Benedetto XVI, ha continuato, “è stata un’occasione davvero benedetta e la gente è uscita per le strade per manifestare la sua fede”.

    “Il conflitto è sempre una storia migliore per un titolo di giornale che non l’armonia – ha commentato –. Ma come molte persone mi hanno detto in questa occasione, quando si pensa a quanto questo sarebbe stato totalmente inimmaginabile 40 o 50 anni fa, anche agli inizi del Concilio Vaticano II, chiaramente qualcosa è accaduto”.

    “E parte di questo qualcosa – ha continuato l’Arcivescovo di Canterbury – è un ritorno alle radici, qualcosa di cui il Papa ed io abbiamo parlato in privato - sono alcuni dei nostri entusiasmi teologici in comune - l’eredità dei Padri e di nuovo il pregare insieme al sacrario di Edoardo il Confessore, guardando indietro all’epoca in cui i confini non erano quelli che ci sono ora tra i cristiani – e tutto questo è parte penso di un quadro molto positivo”.

    “E penso sia un peccato che il mondo veda solamente le liti o le piccole cose negative mentre l’immenso peso della preghiera quotidiana, della comprensione, dell’amore e dell’amicizia che c’è tra noi passa inosservato”, ha poi osservato.

    Riguardo, invece, all’incontro privato con il Papa, Rowan Williams ha detto che i dialoghi si sono concentrati non tanto sui rapporti tra anglicani e cattolici quanto sulla situazione dei cristiani in Terra Santa in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente che si terrà nell'ottobre prossimo a Roma.

    “Abbiamo parlato di alcune delle grandi aree di conflitto dove stiamo cercando di lavorare insieme – ha detto ancora –; di come le gerarchie anglicane e cattoliche abbiano lavorato insieme in Sudan, testimoni e portatori di pace, e di come sia urgente rafforzare tutto questo. Abbiamo parlato dell’argomento quindi di come impegnarsi in un dialogo razionale con il mondo laico”.

    “La mia preghiera e la mia speranza per questa visita – ha quindi concluso – è che aiuti a promuovere la fede in questo Paese e aiuti la gente a riconoscere le tante persone assolutamente comuni che credono in Dio, credono nella vita sacramentale della Chiesa e fondano la propria vita su tutto ciò”.










    Governo britannico e Santa Sede, insieme contro povertà e sottosviluppo
    Nell'agenda comune: lotta alle malattie, analfabetismo e al mutamento climatico




    ROMA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Il Governo di Sua Maestà e la Santa Sede condividono l'impegno di porre fine alla povertà e al sottosviluppo”. E' quanto si legge nel comunicato congiunto diramato questo venerdì sera dopo la cena di lavoro fra il Governo del Regno Unito e la delegazione papale, tenutasi presso la Lancaster house di Londra.

    La delegazione della Santa Sede era presieduta dal Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, mentre la delegazione del Regno Unito era presieduta dal Segretario per gli Affari Esteri, William Hague. Erano presenti, inoltre, alcuni ministri del Governo britannico e funzionari della Santa Sede.

    Nel comunicato si afferma che alla vigilia del Vertice che si svolgerà a New York per esaminare i progressi compiuti verso la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, sia il Governo britannico che la Santa Sede “sono convinti che bisogna fare di più per affrontare la sofferenza non necessaria causata dalla fame, dalle malattie e dall'analfabetismo”.

    “Una salda guida politica e il rispetto per il carattere peculiare delle comunità locali sono necessari per la promozione del diritto alla vita, al cibo, alla salute e allo sviluppo per tutti”, si legge di seguito.

    Inoltre, prosegue la nota, “il Governo britannico e la Santa Sede sono entrambi convinti della necessità urgente di agire per affrontare la sfida del mutamento climatico. È necessario operare a ogni livello, da quello governativo a quello individuale, se bisogna ridurre rapidamente le emissioni dei gas che causano l'effetto serra, avviare il passaggio a un'economia globale a basso uso di carbonio e aiutare i Paesi poveri e vulnerabili ad adattarsi agli effetti del mutamento climatico che sono già inevitabili”.

    Entrambe le parti hanno poi riconosciuto “il ruolo essenziale svolto dalla fede nella vita degli individui e nel tessuto di una società forte, generosa e tollerante”.

    “La visita di Papa Benedetto XVI – si legge infine – ha offerto l'opportunità di un più profondo scambio di vedute fra la Santa Sede e il Governo del Regno Unito. Il dibattito ha costituito una base utile per entrambe le parti per continuare a perseguire le iniziative e i dibattiti su questioni di interesse comune per il Regno Unito e per la Santa Sede”.










    Benedetto XVI ricorda ai gallesi la loro tradizione cristiana
    Dopo aver benedetto un mosaico dedicato al loro patrono, San Davide




    LONDRA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Possa il messaggio di San Davide, in tutta la sua semplicità e ricchezza, continuare a risuonare nel Galles di oggi, attirando i cuori del suo popolo ad un rinnovato amore per Cristo e la sua Chiesa”.

    E' questo l'augurio rivolto da Papa Benedetto XVI questo sabato, dopo aver benedetto nella Cattedrale di Westminster, al termine della Messa, un mosaico su San Davide (Dewi Saint), patrono dei gallesi.

    Con questo gesto e con l'accensione di una candela davanti all'immagine della Madonna di Cardigan, una delle invocazioni più amate dai gallesi, il Papa ha voluto esprimere la propria vicinanza ai cattolici del Galles, che non potrà visitare durante questo viaggio apostolico.

    Il Papa ha voluto ricordare le antiche radici cristiane del Galles e la sua tradizionale devozione alla Madonna.

    “San Davide fu uno dei grandi santi del sesto secolo, quell’epoca d’oro di santi e missionari in queste isole, e fu per questo un fondatore della cultura cristiana che sta alle radici dell’Europa moderna”, e la sua predicazione “fu semplice, ma profonda”: “Siate felici, conservate la fede e fate cose semplici”.

    Benedetto XVI ha auspicato che “il messaggio di San Davide, in tutta la sua semplicità e ricchezza, continuare a risuonare nel Galles di oggi, attirando i cuori del suo popolo ad un rinnovato amore per Cristo e la sua Chiesa”.

    Nel corso della storia, inoltre, “la gente del Galles si è distinta per la sua devozione alla Madre di Dio; ciò è posto in evidenza dagli innumerevoli luoghi del Galles chiamati 'Llanfair' – Chiesa di Maria”.

    “Purtroppo non mi è stato possibile recarmi in Galles durante questa visita – ha concluso il Papa –. Ma spero che questa splendida statua, che ora ritorna al Santuario Nazionale di Nostra Signora di Cardigan, sarà un ricordo permanente del profondo amore del Papa per il popolo del Galles”.

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    Papa: Pedofilia crimine inqualificabile, vittime come martiri

    "Abbiamo sofferto tutti la vergogna e l'umiliazione"

    Londra, 18 set. (Apcom)

    Il Papa torna a condannare la pedofilia del clero e annovera le "vittime innocenti di questi inqualificabili crimini" tra quei fedeli che soffrono come i "martiri" del passato e le vittime odierne delle persecuzioni per la loro fede. Benedetto XVI sottolinea anche "la vergogna e l'umiliazione" che egli ha sofferto con tutti i sacerdoti innocenti per questa vicenda.
    "Vediamo rappresentato nella forma più eloquente questo aspetto del mistero del prezioso sangue di Cristo dai martiri di ogni tempo, che hanno bevuto al calice da cui Cristo stesso ha bevuto, ed il cui sangue, sparso in unione al suo sacrificio, dà nuova vita alla Chiesa. Ciò è anche riflesso nei nostri fratelli e sorelle nel mondo, che ancora oggi soffrono discriminazioni e persecuzioni per la loro fede cristiana", ha detto Benedetto XVI nella messa alla cattedrale di Westminster. "Ma è anche presente, spesso nascosto nelle sofferenze di tutti quei singoli cristiani che quotidianamente uniscono i loro sacrifici a quelli del Signore per la santificazione della Chiesa e la redenzione del mondo".
    "Il mio pensiero va in modo particolare a tutti quelli che sono spiritualmente uniti a questa celebrazione Eucaristica, in particolare i malati, gli anziani, gli handicappati e coloro che soffrono nella mente e nello spirito. Qui penso anche - ha tenuto ad aggiungere il Papa - alle immense sofferenze causate dall'abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri".
    "Esprimo soprattutto il mio profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro vite. Riconosco anche, con voi, la vergogna e l'umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani. Esprimo la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarietà verso i vostri sacerdoti".

    © Copyright Apcom


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    00 19/09/2010 07:42
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    PAPA: CHIESA WESTMINSTER INSUFFICIENTE PER TUTTI I FEDELI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - Londra, 18 set.

    Diverse migliaia di fedeli, soprattutto giovani, non hanno trovato posto questa mattina all'interno della cattedrale cattolica di Westminster dove Benedetto XVI sta celebrando una messa con tutti i vescovi inglesi. Ed assistono al rito attraverso i maxi schermi posti all'esterno. Il Papa e' arrivato puntuale in auto coperta (come era previsto dal programma) e non si notano particolari misure di sicurezza oltre al normale servizio gia' predisposto.

    © Copyright (AGI)

    PAPA: PROVO DOLORE E VERGOGNA PER GLI ABUSI SUI MINORI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - Londra, 18 set.

    Di fronte "alle immense sofferenze causate dall'abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri", Benedetto XVI esprime, nella solenne celebrazione di questa mattina con i vescovi cattolici inglesi, "profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, portera' profonda guarigione e pace alle loro vite". "Riconosco con voi - dice ai 1.500 fedeli riunti nella Cattedrale di Westminster e alle migliai che non avendo trovato posto seguono il rito dai maxi schermi all'esterno - la vergogna e l'umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuira' alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani". "Esprimo - conclude - la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarieta' verso i vostri sacerdoti".

    © Copyright (AGI)


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    00 19/09/2010 07:43
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    PAPA/GB: INCONTRA GIOVANI, 'SCEGLIETE DI AMARE OGNI GIORNO'

    (ASCA) - Londra, 18 set

    Al termine della messa celebrata nella cattedrale di Westminster, papa Benedetto XVI ha incontrato i giovani sul sagrato e ha ricordato loro che, anche se oggi ''amare e' piu' difficile'', con l'aiuto di Cristo bisogna ''scegliere di amare'' ogni giorno. A salutare il pontefice a nome dei giovani di tutte le diocesi britanniche presenti nella piazza e' stato un giovane di colore, Pascal Uche, scelto per questo ruolo tramite Facebook. Prendendo come spunto una frase del cardinale Newman che e' il motto della sua visita nel Regno Unito, ''Il cuore parla al cuore'', il pontefice ha indicato ai ragazzi l'esempio di Madre Teresa di Calcutta, ''la grande Missionaria della Carita', che ci ricordava - ha detto - come dare amore, amore puro e generoso, e' il frutto di una decisione quotidiana''. ''Ogni giorno - ha proseguito papa Ratzinger - dobbiamo scegliere di amare e cio' richiede un aiuto, l'aiuto che proviene da Cristo, dalla preghiera, dalla saggezza che si trova nella sua parola e dalla grazia che egli effonde su di noi nei sacramenti della sua Chiesa. Questo e' il messaggio che desidero condividere con voi oggi''. ''Vi chiedo - ha quindi concluso - di guardare dentro il vostro cuore ogni giorno, per trovare la sorgente di ogni amore autentico''.

    © Copyright Asca


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    PAPA: PROVO DOLORE E VERGOGNA PER GLI ABUSI SUI MINORI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - Londra, 18 set.

    Di fronte "alle immense sofferenze causate dall'abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri", Benedetto XVI esprime, nella solenne celebrazione di questa mattina con i vescovi cattolici inglesi, "profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, portera' profonda guarigione e pace alle loro vite". "Riconosco con voi - dice ai 1.500 fedeli riunti nella Cattedrale di Westminster e alle migliaia che non avendo trovato posto seguono il rito dai maxi schermi all'esterno - la vergogna e l'umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuira' alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani". "Esprimo - assicura - la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarieta' verso i vostri sacerdoti".
    Nell'omelia, citando Pascal, il Papa aveva in precedenza ricordato "i martiri di ogni tempo, che hanno bevuto al calice da cui Cristo stesso ha bevuto, ed il cui sangue, sparso in unione al suo sacrificio, da' nuova vita alla Chiesa" ed invato "un pensiero" a tutti quelli che sono spiritualmente uniti a questa celebrazione Eucaristica, in particolare i malati, gli anziani, gli handicappati e coloro che soffrono nella mente e nello spirito". Un elenco, al termine del quale il Pontefice aveva inserito anche le sue considerazioni sulle vittime degli abusi sessuali compiuti da religiosi: "qui penso - aveva detto - anche alle loro immense sofferenze".
    Parole analoghe a quelle pronunciate oggi, il Pontefice le ha scritte nella Lettera indirizzata il del 19 marzo scorso ai cattolici dell'Irlanda "con la cura che un padre ha per i suoi figli e con l'affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto e' accaduto nella nostra amata Chiesa", parlando di "vergogna e rimorso che tutti proviamo". Anche in quell'occasione, Ratzinger aveva accostato come ha fatto oggi - pur senza mettere sullo stesso piano il sacrificio volontario dei martiri cristiani e le sofferenze subite dalle vittime innocenti della pedofilia - le violenze inferte alla Chiesa agli abusi sessuali compiuti da religiosi sui minori, azioni "tanto tragiche per le vite delle vittime e delle loro famiglie", le cui conseguenze "hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione".
    "Dal '500 in poi - ricordava il testo - i cattolici in Irlanda subirono un lungo periodo di persecuzione, durante il quale lottarono per mantenere viva la fiamma della fede in circostanze pericolose e difficili. In quasi tutte le famiglie dell'Irlanda vi e' stato qualcuno, un figlio o una figlia, una zia o uno io, che ha dato la propria vita alla Chiesa". E alle vittime diceva: "Come voi, Gesu' porta ancora le ferite del suo ingiusto patire. Egli comprende la profondita' della vostra pena e il persistere del suo effetto nelle vostre vite e nei vostri rapporti con altri, compresi i vostri rapporti con la Chiesa. So che alcuni di voi trovano difficile anche entrare in una chiesa dopo quanto e' avvenuto. Tuttavia, le stesse ferite di Cristo, trasformate dalle sue sofferenze redentrici, sono gli strumenti grazie ai quali il potere del male e' infranto e noi rinasciamo alla vita e alla speranza. Credo fermamente nel potere risanatore del suo amore sacrificale, anche nelle situazioni piu' buie e senza speranza, che porta la liberazione e la promessa di un nuovo inizio". E nella commovente preghiera che conclude la Lettera invocava: "possano la nostra tristezza e le nostre lacrime, il nostro sforzo sincero di raddrizzare gli errori del passato, e il nostro fermo proposito di correzione - invocava - portare abbondanti frutti di grazia per l'approfondimento della fede nelle
    nostre famiglie, parrocchie, scuole e associazioni, per il progresso spirituale della societa' irlandese, e per la crescita della carita'. della giustizia, della gioia e della pace, nell'intera famiglia umana".

    © Copyright (AGI)


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    Sono i princìpi a costruire lo spazio degli uomini

    Un magistero offerto a tutti

    Carlo Cardia

    Con gli interventi di ieri, Benedetto XVI ha aperto le braccia ai rappresentanti della nazione britannica nella Westminster Hall, all’arcivescovo di Canterbury, ai leader di altre religioni, e l’ha fatto riflettendo con loro sui temi cruciali della nostra epoca, sulle domande che l’uomo si pone in ogni angolo del pianeta. Colpisce nelle parole del Papa lo stretto rapporto tra storia e attualità, fra la tradizione di cui l’Inghilterra è custode e i problemi che interrogano una società ormai globalizzata nella quale il destino di un popolo dipende da ciò che fanno gli altri popoli, mentre tutti vivono un’interdipendenza che segnerà il futuro dell’umanità. I contenuti del magistero del Papa hanno permesso di accantonare ogni preoccupazione e ombra, hanno superato ogni particolarismo, perché Benedetto XVI è andato in Gran Bretagna senza chiedere nulla e per parlare a tutti, nessuno escluso, della realtà vera dell’uomo, dei suoi bisogni, del suo destino sovrannaturale. Tutti hanno ascoltato il linguaggio universale del successore di Pietro che non recrimina sul passato, offre il sostegno della Chiesa a chiunque ne abbia bisogno, guarda al futuro con realismo e fiducia.
    La ricerca del senso della vita non è di ostacolo alla piena realizzazione dell’uomo, anzi è una sua componente essenziale perché soltanto con lo sguardo verso l’alto, con l’accettazione del trascendente, l’uomo diviene se stesso.
    Ai leader religiosi Benedetto XVI si rivolge con le parole di Agostino di Ippona: «Signore, ci hai creati per Te ed il nostro cuore è inquieto sino a che non riposerà in Te», e scandisce un messaggio di speranza perché la religione sia mezzo di amore e fratellanza, anziché di divisione. Tutte le scienze umane e naturali sono strumenti per comprendere tanti aspetti della nostra esistenza, ma nessuna di esse può dare risposta alla domanda fondamentale del nostro cuore sul significato ultimo dell’esistenza. All’afflato religioso segue l’appello perché la libertà religiosa diventi realtà in ogni parte del mondo, perché sia consentito di vivere individualmente e pubblicamente la propria fede, di seguire la propria coscienza anche dopo la conversione ad altra religione. Parole profetiche, ma amare, in un mondo che conosce persecuzioni ed emarginazione per i cristiani e per altri credenti.
    Il Papa si è fatto inglese tra gli inglesi, tessendo l’elogio delle virtù britanniche e della tradizione parlamentare fondata sul «senso istintivo di moderazione presente nella Nazione», ispirata al «desiderio di raggiungere un giusto equilibrio tra le legittime esigenze del potere dello Stato e i diritti» dell’individuo, che ha saputo fondare una democrazia pluralista, quasi la culla delle libertà dei moderni e del principio di eguaglianza. Sulla base di questi riconoscimenti, egli ha proposto il tema fondamentale della nostra epoca, se possa esistere un ordine civile giusto che sia svincolato dai grandi principi morali che derivano dalle radici cristiane dell’Europa. E ha risposto ricordando che l’Inghilterra ha potuto abolire il commercio degli schiavi solo partendo dalla legge naturale, e solo l’abbandono della legge naturale ha portato agli orrori dei totalitarismi europei del XX secolo. Movendo da questa realtà storica, non da enunciazioni astratte, si può comprendere perché la ragione e la fede «hanno bisogno l’uno dell’altro e non devono avere timore di entrare in una profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà».
    Il Papa ha rimirato «gli angeli che ci guardano dalla magnifica volta» della Westminster Hall e ricordano «la lunga tradizione da cui il Parlamento britannico si è sviluppato», ed ha pregato con l’Arcivescovo di Canterbury per l’unità dei cristiani che può realizzarsi soltanto mediante l’azione dello Spirito Santo. Ma ha lanciato il suo messaggio più pressante a difesa della vita, perché «quando è in gioco la vita umana, il tempo si fa sempre breve», e all’uomo è affidato il compito di governare la terra nel rispetto dei diritti di tutte le creature. Quando, poi, di fronte agli educatori ha affermato che la scuola non deve trasmettere nozioni ma educare il cuore e la mente, si è delineato l’affresco di un magistero che Benedetto XVI, sulle orme di Pietro, ha voluto offrire a chiunque lo voglia conoscere, chiedendo solo un animo ben disposto all’ascolto della verità, della parola di Dio che non ha confini di tempo e luogo. Con l’abbraccio all’Inghilterra il Papa ha diradato molte nubi che si erano addensate nella storia, ma ha voluto ricordare che nel mondo di oggi c’è tanto spazio per uomini che sappiano vivere insieme nel rispetto dei principi che sono iscritti nell’intimo della coscienza.

    © Copyright Avvenire, 18 settembre 2010


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    Benedetto XVI: "La voce della fede non può essere zittita"

    di Andrea Tornielli

    Noncurante delle minacce vere o presunte, né delle proteste di piaz za, il Papa ha concluso ieri la giorna ta più lunga della sua visita in Gran Bretagna, pronunciando sei diversi discorsi.
    E nella Westminster Hall, la sala più antica del palazzo di We stminster dove venne condannato a morte Tommaso Moro, il santo pa trono dei politici che scelse di esse re fedele alla propria coscienza e fu giustiziato per non aver accettato la supremazia del re sulla Chiesa, Be nedetto XVI ha parlato alle istituzio ni e alla società civile britannica, spiegando che per i legislatori «la re ligione non è un problema da risol vere » ma un fattore vitale. L’occasione è storica. Solo Nel son Mandela e la regina Elisabetta avevano potuto rivolgersi al popolo britannico parlando da questo luo go denso di storia. Ratzinger, accol to da tutti gli altri ex primi ministri inglesi, è il primo Papa a farlo e ricor da la «perenne questione» del rap porto tra ciò che di Cesare e ciò che è di Dio. Quali sono, si chiede, le esi genze che i governi possono impor re ai cittadini? A quale autorità ap pellarsi per risolvere i dilemmi mo rali? Benedetto XVI legge speditamen te, quasi con leggerezza, il suo di scorso, rimanendo in piedi. Ma le sue parole sono pesanti. «Se i princi pi morali che sostengono il proces so democratico – spiega –non si fon dano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mo stra in tutta la sua evidenza». E qui sta, secondo il Papa, «la reale sfida per la democrazia». Ratzinger ha buon gioco, di fronte a 1800 parlamentari, diplomatici ed esponenti della cultura, a dimostra re come soluzioni pragmatiche di breve termine ai complessi proble mi sociali ed etici, siano indeguate. Lo fa citando la recente crisi finan ziaria, dovuta soprattutto alla man canza di «un solido fondamento eti co dell’attività economica». Bene detto XVI sottolinea che il ruolo del la religione nel dibattito pubblico non è quello difornire le norme del l’agire, ma di aiutare la ragione «nel la scoperta dei principi morali og gettivi ». E se la religione ha bisogno della ragione per non cadere nel set tarismo e nel fondamentalismo, la ragione, a sua volta, «può cadere preda di distorsioni», e senza «il cor rettivo fornito dalla religione» può portare, ad esempio, alle ideologie totalitarie del ventesimo secolo. Il Papa lamenta che proprio nazio ni le quali «attribuiscono alla tolle ranza un grande valore» vi sia una «crescente marginalizzazione della religione, specialmente del cristia nesimo ». «Segni preoccupanti», li definisce. C’è chi vuole «mettere a tacere» la voce della religione o al massimo relegarla «alla sfera pura mente privata ».C’è chi –ricorda Rat zinger – vorrebbe abolire la celebra zione del Natale quale pubblica fe stività per non offendere i fedeli di altre religione o i non credenti. «E vi sono altri – aggiunge – che parados salmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni – ritengono che i cristiani che rivestono cariche pub bliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscien za ». Benedetto XVI ricorda la collabo razione positiva tra governo britan nico e Santa Sede nel campo della pace, della remissione del debito, per la salvaguardia dell’ambiente. Chiede che i governi che hanno tro vato ingenti risorse per le banche «troppo grandi per fallire», facciano lo stesso per lo sviluppo dei popoli, impresa «troppo grande per falli re ».
    E infine fa un riferimento indi retto all’equality bill, la legislazione britannica che costringe le agenzie cattoliche a concedere l’adozione di bambini anche a coppie gay: «le istituzioni religiose devono essere li bere di agire in accordo con i propri principi» e convinzioni.
    La giornata del Papa era comincia ta con l’incontro con il mondo del l’educazione, al St.Mary University College. Ratzinger ha detto che l’obiettivo delle scuole cattoliche è quello di formare nuovi santi, invi tando i giovani non accontentarsi «di seconde scelte», magari volen do assomigliare «a qualcuno di fa moso » del mondo dello sport o del lo spettacolo, pensando che soldi e successo diano la felicità. «Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato. La felicità è qual cosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mon do è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei po sti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio». Infine, in serata, un ultimo appuntamento, anche questo stori co: i vespri ecumenici nell’abbazia di Westminster con il primate angli cano Rowan Williams. La prima vol ta di un Papa nella chiesa simbolo dell’anglicanesimo.

    © Copyright Il Giornale, 18 settembre 2010


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    PAPA: RICORDA I CATTOLICI INGLESI UCCISI DA ENRICO VIII E SUCCESSORI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - Londra, 18 set.

    Benedetto XVI ha voluto ricordare oggi - nella messa celebrata con i vescovi inglesi nella Cattdrale di Wesminster - i cattolici che "in Inghilterra difesero strenuamente la messa, sovente a caro prezzo, dando vita a quella devozione alla Santissima Eucaristia che e' stata una caratteristica del cattolicesimo in queste terre". La storia delle persecuzioni anticattoliche in Inghilterra, Scozia, Galles, parte dal 1535 e arriva al 1681, l'arco temporale che va da Enrico VIII a Carlo II Stuart. Morirono, in 150 anni di persecuzione, migliaia di cattolici inglesi: i primi il 4 maggio e il 15 giugno 1535, furono 19 monaci certosini, impiccati nel tristemente famoso Tyburn di Londra, l'ultima vittima fu l'arcivescovo di Armagh e primate d'Irlanda Oliviero Plunkett, giustiziato a Londra l'11 luglio 1681. Nel 1874 l'arcivescovo di Westminster invio' a Roma un elenco di 360 nomi con le prove per ognuno di loro. A partire dal 1886 iniziarono le canonizzazioni, una quarantina sono stati anche canonizzati da Paolo VI nel 1970, tra i quali dieci gesuiti.
    Altri 85 sono saliti agli altari nel 1987: Giovanni Polo II li ha beatificati a Roma, con il capofila Giorgio Haydock, confermando il giorno della loro celebrazione al 4 maggio. Di essi 63 sono sacerdoti, di cui 2 gesuiti, 1 domenicano, 5 francescani e 55 diocesani; gli altri 22 sono laici, fra cui il tipografo William Carter. Per i cattolici inglesi, in quegli anni, le luride prigioni erano di fatto luogo di ascesi e crescita spirituale, noviziati ideali, ad esempio, per la Compagnia di Gesu', come testimonia nel suo diario il gesuita Giovanni Gerard. Anche Edmondo Arrowsmith entro' nella Compagnia di Gesu' mentre era in prigione, e i suoi compagni testimoniarono che "era deciso a fare un completo sacrificio di se', risolse di non serbare nulla per se', nemmeno la propria volonta', offrendosi a Dio con i voti religiosi, facendo la rinuncia di se' che la perfezione dello stato religioso richiedeva, una preparazione per il suo martirio futuro". Sul patibolo egli disse: "O Gesu', mia vita e mia gloria, restituisco lietamente la vita da te ricevuta, e che se non fosse un tuo dono non sarei in grado di restituire. Ho sempre desiderato, o Signore dell'anima mia, di dedicare la mia vita a te e per te. Il perdere la vita per amor tuo lo considero un favore per me... Muoio per amor tuo".
    Giovanni Gerard, prigioniero nella Torre di Londra nel 1597, parla di questa stessa aspirazione d'amore nel cuore di Enrico Walpole, che aveva occupato la stessa cella due anni prima e che aveva laboriosamente inciso sulla parete i nomi di Gesu', di Maria e dei nove cori angelici: Walpole, il cortigiano, cacciatore e poeta, che aveva scritto: "Il falconiere cerca di vedere un volo. Il cacciatore cerca di vedere la sua selvaggina. Sospira, o anima mia, di godere quella vista e lotta per goderne allo stesso modo". "Dio non conosce dono piu' bello di quello di se stesso. Nessun uomo puo' vedere dono migliore che il suo Dio; Il datore facendosi dono da' se stesso in dono a noi; Che ognuno che lo riceve sia un dono per questo dono. Dio e' il mio dono, egli si diede a me liberamente.Io sono un dono di Dio e nessuno mi avra', se non Dio", scrisse Tommaso Garnet al suo superiore dalla prigione, pregandolo di dissuadere un gruppo di amici che stavano progettando la sua evasione. Tommaso aveva, per un certo tempo, accarezzato questa idea: vi era tanto da fare per il Signore e per la salvezza degli uomini. Ma pareva ci fosse una voce interiore che lo spingeva nel senso opposto: "No, resisti, persevera, non accettare un cambio cosi poco vantaggioso. In un'ora, con la morte, si otterra' molto di piu' per il bene comune, che non in molti anni di fatiche". Da questo struggente desiderio d'amore proviene l'hilaritas cosi' cara al cuore di Ignazio. I martiri della Riforma inglese sono famosi per la loro gioia e per il loro umorismo. Nessuno rappresenta meglio questo spirito del gesuita gallese Filippo Evans il quale, nel sentire la notizia della sua esecuzione, si sedette all'arpa che il suo carceriere gli aveva prestato per esprimere nel canto la sua gioia. Una immensa folla si raccolse per assistere alla sua impiccagione, ed egli osservo' allegramente che la forca era il miglior pulpito che si potesse avere per predicare. Canonizzandolo, il 25 ottobre 1970, insieme a altri 39 martiri inglesi e gallesi, Paolo VI disse: "la Chiesa e il mondo di oggi hanno sommamente bisogno di tali uomini e donne, di ogni condizione e stato di vita, sacerdoti, religiosi e laici, perche' solo persone di tale statura e di tale santita' saranno capaci di cambiare il nostro mondo tormentato e di ridargli, insieme alla pace, quell'orientamento spirituale e veramente cristiano a cui ogni uomo intimamente anela - anche talvolta senza esserne conscio - e di cui tutti abbiamo tanto bisogno".

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    PAPA/GB: INCONTRA FEDELI DEL GALLES, BENEDICE STATUA PATRONO

    Papa Benedetto XVI ha scambiato un breve saluto con i fedeli giunti dal Galles al termine della messa nella cattedrale londinese di Westminster. Il pontefice si e' rammaricato di non aver potuto inserire nella fitta agenda della sua visita una tappa nel Paese: ''Purtroppo - ha detto il pontefice benedendo un mosaico che raffigura il patrono del Galles, St David - non mi e' stato possibile recarmi in Galles durante questa visita. Ma spero che questa splendida statua, che ora ritorna al Santuario Nazionale di Nostra Signora di Cardigan, sara' un ricordo permanente del profondo amore del Papa per il popolo del Galles e della sua costante vicinanza sia nella preghiera, che nella comunione della Chiesa''.

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    PAPA/GB: INCONTRA FEDELI DEL GALLES, BENEDICE STATUA PATRONO

    Papa Benedetto XVI ha scambiato un breve saluto con i fedeli giunti dal Galles al termine della messa nella cattedrale londinese di Westminster. Il pontefice si e' rammaricato di non aver potuto inserire nella fitta agenda della sua visita una tappa nel Paese: ''Purtroppo - ha detto il pontefice benedendo un mosaico che raffigura il patrono del Galles, St David - non mi e' stato possibile recarmi in Galles durante questa visita. Ma spero che questa splendida statua, che ora ritorna al Santuario Nazionale di Nostra Signora di Cardigan, sara' un ricordo permanente del profondo amore del Papa per il popolo del Galles e della sua costante vicinanza sia nella preghiera, che nella comunione della Chiesa''.

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    PAPA: S.SEDE, PROFONDA DISTINZIONE TRA MARTIRI E VITTIME

    Salvatore Izzo

    (AGI) - Londra, 18 set.

    Il martirio e la sofferenza delle vittime degli abusi "sono temi del tutto pertinenti in una riflessione sul mistero della Croce, ma profondamente distinti". Lo ha chiarito il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi nel briefing seguito alla messa nella cattedrale di Westminster, nella quale il Papa aveva parlato sia dei martiri cristiani che delle vittime della pedofilia(il che ha portato alcuni media ad un'impropria assimilazione). "La messa - ha spiegato padre Lombardi - era dedicata al sangue di Cristo e tutte le forme di sofferenza profonda hanno un riferimento a questo. Ma i martiri muoino per la fede e in questo seguono Cristo. Le vittime della pedofilia, che soffrono terribilmente, non soffrono perche' testimoniano la fede. Esse tuttavia hanno una partecipazione al sacrificio di Gesu' e possono essere invitate a vivere la loro sofferenza nel mistero della Croce".
    Restando chiaro, pero', che "il martirio e' altra cosa, essendo stato scelto liberamente".

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    PAPA: LOMBARDI,CONTESTAZIONI MINORITARIE NON CI TURBANO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - Londra, 18 set.

    "Gruppi di protesta erano attesi e il fatto che si possano esprimere e' una caratteristica di questo Paese che il Papa valuta positivamente". Lo ha detto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi nel briefing seguito alla messa di Benedetto XVI a Westminster. "Le proporzioni di queste proteste - ha rilevato il portavoce - sono confortanti, la positivita' e' estremamente superiore". "Anche in altri viaggi - ha ricordato in proposito padre Lombardi - prima c'erano delle tensioni che si sono poi dissolte. In realta', la grande parte della popolazione dei Paesi che accolgono il Papa, la maggioranza direi, ha attenzione e rispetto per lui e le cose che dice. Questo e' avvenuto in altri Paesi e con evidenza sta accadendo qui in Gran Bretagna, dove il rispetto e l'onore per Benedetto XVI sono stati manifestati in modo assolutamente strarodinario ieri alla Westminster Hall da parte dei leader politici e dei rappresentanti della cultura e dell'imprenditoria, e cio' evidentemente corrisponde a un atteggiamneto diffuso".

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    PAPA: PADRE LOMBARDI, NESSUNA PREOCCUPAZIONE DOPO ARRESTI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - Londra, 18 set.

    Benedetto XVI e i suoi collaboratori sono "del tutto tranquilli e sereni". Lo ha affermato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, commentando le notizie dei media circa gli arresti di ieri. "Dovreste chiedere a Scotland Yard, non a me", ha risposto Lombardi riguardo a domande sulla fondatezza delle accuse che sembra sfumare. In ogni caso, ha precisato il portavoce, "non c'e' assolutamente nessun cambiamento al programma del Papa. E nessuna preoccupazione riguardo alla sua sicurezza".

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    PAPA: LOMBARDI, SU ARRESTI MEDIA ECCESSIVI, TUTTO PROCEDE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - Londra, 18 set.

    "I commenti dei media sugli arresti di ieri, sono stati eccessivi". Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Fedrico Lombardi. "Non abbiamo mai dato grande importanza a questi arresti", spiega ai giornalisti sottolineando che "Benedetto XVI e' felice di come sta andando questo suo viaggio nel Regno Unito ed e'molto tranquillo". "Abbiamo fiducia - assicura - nelle forze di polizia e il programma del viaggio procede in modo normale e sereno". Ieri sera, al termine di una giornata faticosissima, il Papa e' anche uscito a piedi nel cortile della Nunziatura per sautare dal cancello i fedeli che volevano esprimergli il loro affetto, segno che davvero non ci sono particolari timori per la sua sicurezza.

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    PAPA/GB: C'E' DISACCORDO MA NON IMBARAZZO PER INCONTRO DONNE PRETE

    (ASCA) - Londra, 18 set

    La presenza di un prete anglicano donna durante il servizio ecumenico celebrato ieri da papa Benedetto XVI nell'abbazia di Westminster insieme al primato della Chiesa d'Inghilterra Rowan Williams non e' stato motivo di imbarazzo o problemi per il pontefice, ferme restando naturalmente le divergenze sul tema dell'ordinazione femminile tra le due confessioni cristiane. Lo ha detto il portavoce vaticano p. Federico Lombardi durante un briefing con i giornalisti. ''Sappiamo che ci sono donne con ministeri ecclesiali nelle altre confessioni e che le donne hanno una fede profonda, che partecipano alla liturgia pubblica con diversi ruoli, e non abbiamo problemi di fronte a questo - ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana -. La Chiesa cattolica come sapete ritiene che non sia possibile ordinare donne prete anche se c'e' comunque posto per loro nella liturgia e nella vita della Chiesa''. Il papa ha anche stretto la mano alla donna prete, il reverendo Jane Hedges, canonica dell'abbazia di Westminster, all'inizio della cerimonia. P. Lombardi ha anche spiegato che il pontefice e il primate anglicano Williams non hanno affrontato i problemi del dialogo ecumenico tra le due confessioni durante l'incontro privato che hanno avuto ieri. ''Si e' trattato di un incontro molto semplice e caloroso'', ha detto il portavoce.

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