00 28/09/2009 16:34
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NELLA REPUBBLICA CECA (26-28 SETTEMBRE 2009) (X)



VISITA ALLA CHIESA DI SAN VENCESLAO, A STARÁ BOLESLAV


Alle ore 8.15 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI lascia la Nunziatura Apostolica di Praga e si trasferisce in auto alla Chiesa di San Venceslao a Stará Boleslav.

Al Suo arrivo è accolto dal Parroco, dal Prevosto, dal Presidente della Regione, dal Sindaco e da un coro di bambini. All’interno della chiesa sono presenti una ventina di sacerdoti anziani, ospiti della casa della Conferenza Episcopale, con i rispettivi accompagnatori. Dopo un momento di adorazione al Santissimo, il Santo Padre si reca nella cripta nei pressi del Mausoleo della Nazione Ceca, dove è esposta la reliquia del Santo. Quindi saluta brevemente gli anziani sacerdoti e si trasferisce in auto al luogo della Celebrazione Eucaristica sulla via di Melnik.





SANTA MESSA NELLA RICORRENZA LITURGICA DI SAN VENCESLAO, PATRONO DELLA NAZIONE CECA, A STARÁ BOLESLAV


Alle ore 9.45, nella spianata sulla via di Melnik a Stará Boleslav, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione Eucaristica nella ricorrenza liturgica di San Venceslao, Patrono della Nazione Ceca.

Nel corso del rito, introdotto dall’indirizzo di saluto dell’Arcivescovo di Praga, Em.mo Card. Miloslav Vlk, dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Páni kardinálové,
ctihodní bratři v biskupské a kněžské službě,
drazí bratři a sestry,
milí mladí přátelé,

s velikou radostí se s vámi setkávám dnes ráno, kdy se chýlí ke konci má apoštolská cesta v milované České republice.

[Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle,
cari giovani,
con grande gioia vi incontro questa mattina, mentre si va concludendo il mio viaggio apostolico nell’amata Repubblica Ceca.]

A tutti rivolgo il mio cordiale saluto, in modo particolare al Cardinale Arcivescovo, al quale sono grato per le parole che mi ha indirizzato a nome vostro, all’inizio della celebrazione eucaristica. Il mio saluto si estende agli altri Cardinali, ai Vescovi, ai sacerdoti e alle persone consacrate, ai rappresentanti dei movimenti e delle associazioni laicali e specialmente ai giovani. Saluto con deferenza il Signor Presidente della Repubblica, al quale presento un cordiale augurio in occasione della sua festa onomastica; augurio che mi piace indirizzare a coloro che portano il nome di Venceslao, e all’intero popolo ceco nel giorno della sua festa nazionale.

Questa mattina ci riunisce attorno all’altare il ricordo glorioso del martire san Venceslao, del quale ho potuto venerare la reliquia, prima della Santa Messa, nella Basilica a lui dedicata. Egli ha versato il sangue sulla vostra Terra e la sua aquila da voi scelta come stemma dell’odierna visita – lo ha ricordato poco fa il vostro Cardinale Arcivescovo - costituisce l’emblema storico della nobile Nazione ceca. Questo grande Santo, che voi amate chiamare "eterno" Principe dei Cechi, ci invita a seguire sempre e fedelmente Cristo, ci invita ad essere santi. Egli stesso è modello di santità per tutti, specialmente per quanti guidano le sorti delle comunità e dei popoli. Ma ci chiediamo: ai nostri giorni la santità è ancora attuale? O non è piuttosto un tema poco attraente ed importante? Non si ricercano oggi più il successo e la gloria degli uomini? Quanto dura, però, e quanto vale il successo terreno?

Il secolo passato – e questa vostra Terra ne è stata testimone - ha visto cadere non pochi potenti, che parevano giunti ad altezze quasi irraggiungibili. All’improvviso si sono ritrovati privi del loro potere. Chi ha negato e continua a negare Dio e, di conseguenza, non rispetta l’uomo, sembra avere vita facile e conseguire un successo materiale. Ma basta scrostare la superficie per costatare che, in queste persone, c’è tristezza e insoddisfazione. Solo chi conserva nel cuore il santo "timore di Dio" ha fiducia anche nell’uomo e spende la sua esistenza per costruire un mondo più giusto e fraterno. C’è oggi bisogno di persone che siano "credenti" e "credibili", pronte a diffondere in ogni ambito della società quei principi e ideali cristiani ai quali si ispira la loro azione. Questa è la santità, vocazione universale di tutti i battezzati, che spinge a compiere il proprio dovere con fedeltà e coraggio, guardando non al proprio interesse egoistico, bensì al bene comune, e ricercando in ogni momento la volontà divina.

Nella pagina evangelica abbiamo ascoltato, al riguardo, parole assai chiare: "Quale vantaggio – afferma Gesù - avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?" (Mt 16,26). Ci stimola così a considerare che il valore autentico dell’esistenza umana non è commisurato solo su beni terreni e interessi passeggeri, perché non sono le realtà materiali ad appagare la sete profonda di senso e di felicità che c’è nel cuore di ogni persona. Per questo Gesù non esita a proporre ai suoi discepoli la via "stretta" della santità: "Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (v. 25). E con decisione ci ripete questa mattina: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (v. 24). Certamente è un linguaggio duro, difficile da accettare e mettere in pratica, ma la testimonianza dei Santi e delle Sante assicura che è possibile a tutti, se ci si fida e ci si affida a Cristo. Il loro esempio incoraggia chi si dice cristiano ad essere credibile, cioè coerente con i principi e la fede che professa. Non basta infatti apparire buoni ed onesti; occorre esserlo realmente. E buono ed onesto è colui che non copre con il suo io la luce di Dio, non mette davanti se stesso, ma lascia trasparire Dio.

Questa è la lezione di vita di san Venceslao, che ebbe il coraggio di anteporre il regno dei cieli al fascino del potere terreno. Il suo sguardo non si staccò mai da Gesù Cristo, il quale patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme, come scrive san Pietro nella seconda lettura poc’anzi proclamata. Quale docile discepolo del Signore, il giovane sovrano Venceslao si mantenne fedele agli insegnamenti evangelici che gli aveva impartito la santa nonna, la martire Ludmilla. Seguendoli, ancor prima di impegnarsi nel costruire una convivenza pacifica all’interno della Patria e con i Paesi confinanti, si adoperò per propagare la fede cristiana, chiamando sacerdoti e costruendo chiese. Nella prima "narrazione" paleoslava si legge che "soccorreva i ministri di Dio e abbellì anche molte chiese" e che "beneficava i poveri, vestiva gli ignudi, dava da mangiare agli affamati, accoglieva i pellegrini, proprio come vuole il Vangelo. Non tollerava che si facesse ingiustizia alle vedove, amava tutti gli uomini, poveri o ricchi che fossero". Imparò dal Signore ad essere "misericordioso e pietoso" (Salmo respon.) ed animato da spirito evangelico giunse a perdonare persino il fratello, che aveva attentato alla sua vita. Giustamente, pertanto, lo invocate come "Erede" della vostra Nazione, e, in un canto a voi ben noto, gli domandate di non permettere che essa perisca.

Venceslao è morto martire per Cristo. E’ interessante notare che il fratello Boleslao riuscì, uccidendolo, ad impadronirsi del trono di Praga, ma la corona che in seguito si imponevano sulla testa i suoi successori non portava il suo nome. Porta invece il nome di Venceslao, a testimonianza che "il trono del re che giudica i poveri nella verità resterà saldo in eterno" (cfr l’odierno Ufficio delle letture). Questo fatto viene giudicato come un meraviglioso intervento di Dio, che non abbandona i suoi fedeli: "l’innocente vinto vinse il crudele vincitore similmente a Cristo sulla croce" (cfr La leggenda di san Venceslao), ed il sangue del martire non ha chiamato odio e vendetta, bensì perdono e pace.

Cari fratelli e sorelle, ringraziamo insieme, in questa Eucaristia, il Signore per aver donato alla vostra Patria e alla Chiesa questo Santo sovrano. Preghiamo al tempo stesso perché, come lui, anche noi camminiamo con passo spedito verso la santità. E’ certamente difficile, poiché la fede è sempre esposta a molteplici sfide, ma quando ci si lascia attrarre da Dio che è Verità, il cammino si fa deciso, perché si sperimenta la forza del suo amore. Ci ottenga questa grazia l’intercessione di san Venceslao e degli altri Santi protettori delle Terre Ceche. Ci protegga e ci assista sempre Maria, Regina della pace e Madre dell’Amore. Amen!








VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NELLA REPUBBLICA CECA (26-28 SETTEMBRE 2009) (XI)


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AI GIOVANI PRESENTI A STARÁ BOLESLAV



Al termine della Santa Messa Stará Boleslav, il Papa si rivolge ai giovani che ieri sera hanno compiuto un pellegrinaggio sul luogo del martirio di San Venceslao e che hanno pernottato sulla spianata lungo la via di Melnik in attesa della celebrazione odierna. Dopo il saluto di un ragazzo, il Santo Padre rivolge ai giovani il seguente Messaggio:

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Milí mladí přátelé!

Na konci této slavnosti se obracím přímo na vás a především vás upřímně zdravím.

[Cari giovani!
Al termine di questa celebrazione, mi rivolgo direttamente a voi e innanzitutto vi saluto con affetto.]

Siete venuti numerosi da tutto il Paese e anche dai Paesi vicini; vi siete "accampati" qui ieri sera e avete pernottato nelle tende, facendo insieme un’esperienza di fede e di fraternità. Grazie per questa vostra presenza, che mi fa sentire l’entusiasmo e la generosità che sono propri della giovinezza. Con voi anche il Papa si sente giovane! Un ringraziamento particolare rivolgo al vostro rappresentante per le sue parole e per il meraviglioso dono.

Cari amici, non è difficile costatare che in ogni giovane c’è un’aspirazione alla felicità, talvolta mescolata ad un senso di inquietudine; un’aspirazione che spesso però l’attuale società dei consumi sfrutta in modo falso e alienante. Occorre invece valutare seriamente l’anelito alla felicità che esige una risposta vera ed esaustiva. Nella vostra età infatti si compiono le prime grandi scelte, capaci di orientare la vita verso il bene o verso il male. Purtroppo non sono pochi i vostri coetanei che si lasciano attrarre da illusori miraggi di paradisi artificiali per ritrovarsi poi in una triste solitudine. Ci sono però anche tanti ragazzi e ragazze che vogliono trasformare, come ha detto il vostro portavoce, la dottrina nell’azione per dare un senso pieno alla loro vita. Vi invito tutti a guardare all’esperienza di sant’Agostino, il quale diceva che il cuore di ogni persona è inquieto fino a quando non trova ciò che veramente cerca. Ed egli scoprì che solo Gesù Cristo era la risposta soddisfacente al desiderio, suo e di ogni uomo, di una vita felice, piena di significato e di valore (cfr Confessioni I,1,1).

Come ha fatto con Agostino, il Signore viene incontro a ciascuno di voi. Bussa alla porta della vostra libertà e chiede di essere accolto come amico. Vi vuole rendere felici, riempirvi di umanità e di dignità. La fede cristiana è questo: l’incontro con Cristo, Persona viva che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. E quando il cuore di un giovane si apre ai suoi divini disegni, non fa troppa fatica a riconoscere e seguire la sua voce. Il Signore infatti chiama ciascuno per nome e ad ognuno vuole affidare una specifica missione nella Chiesa e nella società. Cari giovani, prendete consapevolezza che il Battesimo vi ha resi figli di Dio e membri del suo Corpo che è la Chiesa. Gesù vi rinnova costantemente l’invito ad essere suoi discepoli e suoi testimoni. Molti di voi li chiama al matrimonio e la preparazione a questo Sacramento costituisce un vero cammino vocazionale. Considerate allora seriamente la chiamata divina a costituire una famiglia cristiana e la vostra giovinezza sia il tempo in cui costruire con senso di responsabilità il vostro futuro. La società ha bisogno di famiglie cristiane, di famiglie sante!

Se poi il Signore vi chiama a seguirlo nel sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata, non esitate a rispondere al suo invito. In particolare, in quest’Anno Sacerdotale, mi appello a voi, giovani: siate attenti e disponibili alla chiamata di Gesù ad offrire la vita al servizio di Dio e del suo popolo. La Chiesa, anche in questo Paese, ha bisogno di numerosi e santi sacerdoti e di persone totalmente consacrate al servizio di Cristo, Speranza del mondo.

La speranza! Questa parola, su cui torno spesso, si coniuga proprio con la giovinezza. Voi, cari giovani, siete la speranza della Chiesa! Essa attende che voi vi facciate messaggeri della speranza, com’è avvenuto l’anno scorso, in Australia, per la Giornata Mondiale della Gioventù, grande manifestazione di fede giovanile, che ho potuto vivere personalmente e alla quale alcuni di voi hanno preso parte. Molti di più potrete venire a Madrid, nell’agosto 2011. Vi invito fin da ora a questo grande raduno dei giovani con Cristo nella Chiesa.

Cari amici, grazie ancora per la vostra presenza e grazie per il vostro dono: il libro con le foto che raccontano la vita dei giovani nelle vostre diocesi. Grazie anche per il segno della vostra solidarietà verso i giovani dell’Africa, che mi avete voluto consegnare. Il Papa vi chiede di vivere con gioia ed entusiasmo la vostra fede; di crescere nell’unità tra di voi e con Cristo; di pregare e di essere assidui nella pratica dei Sacramenti, in particolare dell’Eucaristia e della Confessione; di curare la vostra formazione cristiana rimanendo sempre docili agli insegnamenti dei vostri Pastori. Vi guidi su questo cammino san Venceslao con il suo esempio e la sua intercessione, e sempre vi protegga la Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre nostra. Vi benedico tutti con affetto!

* * *

So srdca vítam pútnikov zo Slovenska, osobitne mladých. Milí mladí, bratia a sestry, ďakujem sa vašu účasť na dnešnom slávení. Nezabúdajte: Božia láska je vašou silou! Ochotne žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente ai giovani. Cari giovani, fratelli e sorelle, vi ringrazio per la vostra presenza all’odierna celebrazione. Non dimenticate: l’amore di Dio sia la vostra forza! Volentieri benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]

Słowa pozdrowienia kieruję do obecnych tu Polaków, szczególnie do młodych, którzy towarzyszą braciom Czechom w duchu żywej przyjaźni. Wspierajcie się wzajemnie radosnym świadectwem wiary, abyście wzrastali w miłości Chrystusa i w mocy Ducha Świętego ku pełni waszego człowieczeństwa i ku świętości! Niech Bóg wam błogosławi!

[Rivolgo una parola di saluto ai polacchi qui presenti, e in particolare ai giovani che accompagnano i loro fratelli cechi in spirito di viva amicizia. Sostenetevi a vicenda con una gioiosa testimonianza di fede, crescendo nell’amore di Cristo e nella potenza dello Spirito Santo, per raggiungere la pienezza della vostra umanità e della santità. Dio vi benedica!]

Ganz herzlich grüße ich die Jugendlichen und alle Pilger aus den deutschsprachigen Nachbarländern. Danke für euer Kommen! Eure Teilnahme an diesem Fest des Glaubens und der Hoffnung ist ein Zeichen dafür, daß ihr in Jesus Christus und in der Gemeinschaft der Kirche die Antworten auf eure Fragen und inneren Wünsche sucht. Christus selbst ist der Weg, die Wahrheit und das Leben (vgl. Joh 14,6). Er ist der Grund, der wirklich unser Leben trägt. Auf diesem Fundament können christliche Familien entstehen und junge Menschen auf ihre Berufung zum Priester und zum geweihten Leben antworten. Die persönliche Freundschaft mit Christus erfüllt uns mit echter, bleibender Freude und macht uns bereit, Gottes Plan für unser Leben zu verwirklichen. Dazu erbitte ich euch allen den Beistand des Heiligen Geistes.

[Saluto cordialmente i giovani e tutti i pellegrini provenienti dai Paesi vicini di lingua tedesca. Grazie per la vostra presenza! La vostra partecipazione a questa festa della fede e della speranza è segno che cercate in Gesù Cristo e nella comunità della Chiesa le risposte alle vostre domande e ai vostri profondi desideri. Cristo stesso è la Via, la Verità e la Vita (cfr. Gv 14,6). Lui è la base che davvero regge la nostra esistenza. Su questo fondamento possono nascere famiglie cristiane e i giovani possono rispondere alla vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata. L’amicizia personale con Cristo ci riempie di vera e duratura gioia e ci rende disponibili a realizzare il progetto di Dio per la nostra vita. Per questo imploro per tutti voi l’aiuto dello Spirito Santo.]

Milovaní mladí přátelé, vaše nadšení pro křesťanskou víru je znamením naděje pro církev žijící a působící v těchto zemích. Abyste dali plnější smysl svému mládí, následujte odvážně a štědře Pána Ježíše, který klepe na dveře vašeho srdce. Kristus od vás žádá, abyste jej přijali jako přítele. Nechť vám Pán žehná a naplní každý váš dobrý životní plán!

[Cari giovani amici, il vostro entusiasmo per la fede cristiana è un segno di speranza per la Chiesa presente e operante in questi Paesi. Per dare un senso più pieno alla vostra giovinezza, seguite con coraggio e generosità il Signore Gesù, che bussa alla porta del vostro cuore. Cristo vi chiede di accoglierlo come amico. Che il Signore vi benedica e porti a compimento ogni vostro buon progetto di vita!]



Al termine, il Papa si trasferisce in auto all’Arcivescovado di Praga dove pranza con i Vescovi della Repubblica Ceca e con i membri del Seguito papale. Quindi rientra alla Nunziatura Apostolica.




Benedetto XVI ai giovani nella Messa di Praga per la festa di S. Venceslao: la vera felicità è in Cristo, il potere del mondo è triste ed effimero



Un’altra stupenda giornata di sole ha accompagnato questa mattina la Messa presieduta dal Papa a Stará Boleslav, nei pressi di Praga, luogo del martirio di San Venceslao, re boemo del decimo secolo e Patrono principale della Repubblica Ceca. Oggi ricorre la sua memoria liturgica e qui è festa nazionale. Benedetto XVI, prima della celebrazione che si è svolta su una spianata di fronte a 45 mila persone, ha venerato le reliquie del Santo nella Basilica a lui dedicata. Poi ha sottolineato che il potere del mondo è effimero e procura solo tristezza: solo Cristo dona la vera felicità che rimane per sempre. Da Praga, il servizio del nostro inviato, Sergio Centofanti:

Una sorta di Gmg dell’Europa centro-orientale: così si è presentata la Messa a Stará Boleslav. Decine di migliaia i giovani giunti da tutta la Cechia e poi da Slovacchia, Polonia, Germania e Austria. In tanti hanno vegliato tutta la notte, con canti, adorazione eucaristica e confessioni. Come a Brno, la Messa è stata vissuta con grande intensità. Nonostante le migliaia di persone presenti è stato grande il raccoglimento e la compostezza: tanti e lunghi i momenti di silenzio profondo, una forte esperienza di preghiera e di unità. Il Papa ha invitato tutti a imitare San Venceslao che ha dato la vita per seguire “sempre e fedelmente Cristo”. Poi si è chiesto se ai nostri giorni la santità sia ancora attuale o se forse non sono più ricercati successo e gloria umana. Obiettivi di scarsa durata come mostra la storia - ha detto - che ha visto cadere, anche in questa terra, non pochi potenti, che parevano giunti ad altezze quasi irraggiungibili. “All’improvviso si sono ritrovati privi del loro potere”:


“Chi ha negato e continua a negare Dio e, di conseguenza, non rispetta l’uomo, sembra avere vita facile e conseguire un successo materiale. Ma basta scrostare la superficie per costatare che, in queste persone, c’è tristezza e insoddisfazione. Solo chi conserva nel cuore il santo ‘timore di Dio’ ha fiducia anche nell’uomo e spende la sua esistenza per costruire un mondo più giusto e fraterno”.


Oggi - ha detto il Papa - c’è bisogno di persone che siano “credenti” e “credibili”, pronte a pagare di persona per diffondere gli ideali cristiani che professano. E’ la via “stretta” della santità indicata da Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”:

“Certamente è un linguaggio duro, difficile da accettare e mettere in pratica, ma la testimonianza dei Santi e delle Sante assicura che è possibile a tutti, se ci si fida e ci si affida a Cristo. Il loro esempio incoraggia chi si dice cristiano ad essere credibile, cioè coerente con i principi e la fede che professa. Non basta infatti apparire buoni ed onesti; occorre esserlo realmente. E buono ed onesto è colui che non copre con il suo io la luce di Dio, non mette davanti se stesso, ma lascia trasparire Dio”.

Questa è la lezione di vita di San Venceslao, un sovrano che ebbe il coraggio di anteporre il Regno dei cieli al fascino del potere terreno. Il suo sguardo non si staccò mai da Gesù Cristo: costruì chiese, aiutò i poveri, difese le vedove, non tollerava l’ingiustizia. Cioè, era scomodo. Alla fine perdonò il fratello prima che questi lo facesse uccidere per salire sul suo trono:


“Venceslao è morto martire per Cristo. E’ interessante notare che il fratello Boleslao riuscì, uccidendolo, ad impadronirsi del trono di Praga, ma la corona che in seguito si imponevano sulla testa i suoi successori non portava il suo nome. Porta invece il nome di Venceslao, a testimonianza che ‘il trono del re che giudica i poveri nella verità resterà saldo in eterno’”.


Il Papa esorta a camminare come San Venceslao “con passo spedito verso la santità”. Un percorso “certamente difficile - ha aggiunto - poiché la fede è sempre esposta a molteplici sfide, ma quando ci si lascia attrarre da Dio che è Verità, il cammino si fa deciso, perché si sperimenta la forza del suo amore”.


Al termine della Messa il Papa si è rivolto ai tantissimi giovani presenti alla Messa. “Con voi - ha detto - anche il Papa si sente giovane!”. Ha parlato delle loro aspirazioni alla felicità che spesso la società dei consumi “sfrutta in modo falso e alienante”. E non sono pochi - ha notato - quanti “si lasciano attrarre da illusori miraggi di paradisi artificiali per ritrovarsi poi in una triste solitudine”. Invita a guardare all’esperienza di Sant’Agostino che cercava la felicità e l’ha trovata in Cristo: in realtà, ha poi capito che è Gesù che ci cerca e bussa alla nostra porta per renderci felici:

“La fede cristiana è questo: l’incontro con Cristo, Persona viva che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. E quando il cuore di un giovane si apre ai suoi divini disegni, non fa troppa fatica a riconoscere e seguire la sua voce. Il Signore infatti chiama ciascuno per nome e ad ognuno vuole affidare una specifica missione nella Chiesa e nella società.”


Il Papa esorta i giovani a costruire famiglie cristiane, famiglie sante. E nell’occasione di quest’Anno Sacerdotale, lancia un appello a essere disponibili alla chiamata di Gesù al sacerdozio o alla vita consacrata. “La Chiesa - ha detto - ha bisogno di numerosi e santi sacerdoti e di persone totalmente consacrate al servizio di Cristo, Speranza del mondo”:


“La speranza! Questa parola, su cui torno spesso, si coniuga bene con giovinezza. Voi, cari giovani, siete la speranza della Chiesa! Essa attende che voi vi facciate messaggeri della speranza, com’è avvenuto l’anno scorso, in Australia, per la Giornata Mondiale della Gioventù”.

Quindi ha ribadito il suo invito a partecipare in tanti alla prossima Gmg di Madrid, nell’agosto 2011. I giovani, da parte loro, hanno donato al Papa un album di foto che racconta la loro vita e - come impegno di solidarietà - oltre 11.000 euro per l’Africa: una colletta che non si fermerà. Benedetto XVI infine affida tutti alla protezione di Maria, in questo luogo dove si custodisce il Palladio della Boemia, un’immagine di Bronzo della Madonna che la tradizione vuole donata da San Metodio a Santa Ludmilla e da questa al nipote San Venceslao: è Maria che protegge vincendo il male con il bene.


Come rilevato da Benedetto XVI, la gioventù della Repubblica Ceca è minacciata da incertezze e crisi d’identità. Un fenomeno che colpisce anche la dimensione religiosa come afferma, al microfono di Sergio Centofanti, il gesuita padre Petr Havlicek, cappellano all’Università Carlo di Praga:

R. - Nell’attuale generazione dei giovani si manifesta una maggiore indifferenza religiosa e una sorta di sradicamento anche dalle tradizioni nazionali del Paese: si vive più del presente che del passato. Io penso che questo sia il problema sostanziale: non tanto il consumismo, quando questo sradicamento, questo perdere le proprie radici.


D. - Come può la Chiesa arrivare ai giovani cechi di oggi?


R. - E’ una grande domanda ed è anche una grande sfida riuscire a trovare le strade per avvicinarli. Una via che sembra stia funzionando è l’essere aperti a tutti, soprattutto ai giovani dai 18-20 anni in su, che nelle università stanno cercando qualcosa di diverso dal consumismo: essere aperti ed accoglierli, aperti alle loro domande, alle domande sul senso della vita…


D. - Quali sono le speranze per questo viaggio del Papa?


R. - Credo che per la Chiesa nel mio Paese possa diventare uno stimolo ad avere un’identità spirituale forte e riconoscere di nuovo l’importanza di vivere la nostra fede anche come una cosa ben pensata e ben riflettuta, in modo che per noi diventi un aiuto a dialogare con tutti coloro che non credono.





Il Papa nell’incontro con il mondo accademico: le università promuovano la ricerca della verità e non cedano alle mode e al relativismo


Non separare la ragione dalla ricerca della verità: è l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto ieri pomeriggio ai rappresentanti del mondo accademico ceco, incontrati nel Castello di Praga. Il Papa ha esortato le università a non cedere alle mode e al relativismo e a promuovere la piena comprensione della relazione tra fede e ragione. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dal prof. Václav Hampl rettore dell’Università Carlo di Praga, l’ateneo più antico dell’Europa centrale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Veritas liberabit vos!”,“La verità vi farà liberi”: Benedetto XVI ha scelto questo passo del Vangelo di Giovanni per suggellare sul Libro d’oro dell’Università Carlo di Praga il suo incontro con il mondo accademico ceco. E proprio la verità è stato il tema dominante dell’intervento del Papa, che ha subito ricordato come proprio nelle università siano nati i movimenti di riforma che vent’anni fa portarono al crollo del comunismo nella terra ceca. Benedetto XVI ha ricordato che quando era professore teneva particolarmente al “diritto della libertà accademica e alla responsabilità per l’uso autentico della ragione”. Ed ha ribadito: “La libertà che è alla base dell’esercizio della ragione” ha “uno scopo preciso: essa è diretta alla ricerca della verità, e come tale esprime una dimensione propria del Cristianesimo, che non per nulla ha portato alla nascita dell’università”:

“The yearning for freedom and truth…”
“L’anelito per la libertà e la verità - ha detto il Papa - è parte inalienabile della nostra comune umanità. Esso non può mai essere eliminato e, come la storia ha dimostrato, può essere negato solo mettendo in pericolo l’umanità stessa”. Di qui l’esortazione a valorizzare la missione dell’università di “illuminare le menti e i cuori dei giovani” di oggi. L’istruzione, ha rilevato il Pontefice, “non consiste nel mero accumulo di conoscenze e di abilità”, ma piuttosto in una “formazione umana” finalizzata ad una “vita virtuosa”. C’è bisogno, ha esortato Benedetto XVI, di riguadagnare “l’idea di una formazione integrale basata sull’unità della conoscenza radicata nella verità”:

“It serves to counteract the tendency, so evident…”
“Ciò - ha affermato - può contrastare la tendenza, così evidente nella società contemporanea, verso la frammentazione del sapere”. Ed ha aggiunto: “Con la massiccia crescita dell’informazione e della tecnologia nasce la tentazione di separare la ragione dalla ricerca della verità. La ragione però - è stato il suo monito - una volta separata dal fondamentale orientamento umano verso la verità, comincia a perdere la propria direzione”. Benedetto XVI ha messo in guardia da “quanti danno in maniera indiscriminata uguale valore praticamente a tutto”, giacché “il relativismo che ne deriva genera un camuffamento, dietro cui possono nascondersi nuove minacce all'autonomia delle istituzioni accademiche”:

“While the period of interference from political…”
“Se per un verso è passato il periodo di ingerenza derivante dal totalitarismo politico - ha constatato il Pontefice - non è forse vero, dall’altro, che di frequente oggi nel mondo l'esercizio della ragione e la ricerca accademica sono costretti - in maniera sottile e a volte nemmeno tanto sottile - a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine o solo pragmatici?” Cosa potrà accadere, si è chiesto ancora il Papa, “se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su argomenti alla moda, con scarso riferimento ad una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore e che sono fortemente finanziate?” Le nostre società, ha detto, “non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno piuttosto più fragili e meno inclusive, e dovranno faticare sempre di più per riconoscere quello che è vero, nobile e buono”. Riprendendo così la Fides et Ratio di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha ribadito che è necessaria una più piena “comprensione della relazione tra fede e ragione” e ciò nonostante “vi siano ancora quelli che vorrebbero disgiungere l’una dall’altra:

“An understanding of reason that is deaf to the divine…”
“Una comprensione della ragione sorda al divino, che relega le religioni nel regno delle subculture - ha affermato - è incapace di entrare in quel dialogo delle culture di cui il nostro mondo ha così urgente bisogno”. Questa fiducia “nella capacità umana di cercare la verità, di trovare la verità e di vivere secondo la verità portò alla fondazione delle grandi università europee”. Proprio questa fiducia, ha concluso il Papa, dobbiamo riaffermare oggi “per donare al mondo intellettuale il coraggio necessario per lo sviluppo di un futuro di autentico benessere, un futuro veramente degno dell’uomo”.







L'incontro di Benedetto XVI con il Consiglio ecumenico ceco e il saluto ai rappresentanti della comunità ebraica praghese


Che i cristiani siano uniti nel segno della speranza per incidere la vita pubblica dei Paesi europei: l’auspicio di Benedetto XVI è stato esprtesso nell’incontro con il Consiglio ecumenico delle Repubblica ceca, ospitato ieri pomeriggio nell’arcivescovado di Praga, al quale hanno partecipato anche due esponenti della comunità ebraica praghese. Il servizio di Roberta Gisotti:

“E’ difficile credere - ha esordito il Papa - siano passati solo due decenni dal crollo dei regimi comunisti e l’avvio di “una difficile ma produttiva transizione verso strutture politiche più partecipative”, che ha visto i cristiani uniti ad altri uomini di buona volontà per “ricostruire un ordine politico giusto”, tutt’ora impegnati nel dialogo “verso la comprensione reciproca” e “la collaborazione” per “la pace e il progresso del bene comune”. Benedetto XVI ha evidenziato i tentativi in atto “tesi a marginalizzare l’influsso del cristianesimo nella vita pubblica, talora sotto il pretesto - ha osservato - che i suoi insegnamenti siano dannosi al benessere della società”. Fermiamoci allora a riflettere, ha detto il Papa. Se oggi c’è “separazione artificiale del Vangelo dalla vita intellettuale e pubblica” dovremmo fare reciproca “autocritica” “dell’età moderna” e “del cristianesimo moderno”, specie sulla speranza che possono offrire all’umanità:

“We may ask ourselses,….
Possiamo chiederci: cosa ha da dire oggi il Vangelo alla Repubblica Ceca e più in generale all’intera Europa, in un periodo segnato dal proliferare di diverse visioni del mondo?”


“Il Vangelo non cessa mai di ispirare uomini e donne a porsi al servizio dei loro fratelli e sorelle. Pochi potrebbero contestare ciò”, ha aggiunto il Santo Padre:

“We take confidence in knowing…
Acquistiamo fiducia sapendo che la proclamazione da parte della Chiesa della salvezza in Gesù Cristo è sempre antica e sempre nuova, imbevuta della saggezza del passato e ricolma di speranza per il futuro. Quando l’Europa si pone in ascolto della storia del cristianesimo, ascolta la sua stessa storia”.


Le nozioni di giustizia, libertà e responsabilità sociale - ha spiegato Benedetto XVI - assieme alle istituzioni culturali e giuridiche stabilite per difendere queste idee e trasmetterle alle generazioni future, sono plasmate dalla eredità cristiana dell'Europa. “In verità, la memoria del passato anima le sue aspirazioni per il futuro”. E dunque, “i cristiani non devono ripiegarsi su di sé, timorosi del mondo”, ma “condividere con fiducia il tesoro di verità loro affidato” sull’esempio di Santi come Adalberto e Agnese di Boemia:


“Likewises Christians today…
Allo stesso modo i cristiani di oggi, aprendosi alla situazione attuale e riconoscendo tutto ciò che vi è di buono nella società, devono avere il coraggio di invitare uomini e donne alla radicale conversione che deriva dall’incontro con Cristo e introduce in una nuova vita di grazia”.


Del resto le radici cristiane - ha proseguito il Santo Padre - continuano a dare all’Europa “il sostegno spirituale e morale che permette di stabilire un dialogo significativo con persone di altre culture e religioni”:


“Precisely because the Gospel…
Proprio perché il Vangelo non è un'ideologia, non pretende di bloccare dentro schemi rigidi le realtà socio-politiche che si evolvono. Piuttosto, esso trascende le vicissitudini di questo mondo e getta nuova luce sulla dignità della persona umana in ogni epoca”.


Il Papa ha richiamato i cristiani ad impegnarsi “per sanare le divisioni del passato”, ricordando la figura di Jan Hus, e ricordando il Convegno del 1999 in Vaticano, dedicato all’eroe nazionale boemo, monaco del XV secolo che si batté contro il mercato delle indulgenze e contro le ricchezze della Chiesa, un secolo prima di Lutero, arso sul rogo come eretico:

“I pray that such ecumenical initiatives…
Prego perché tali iniziative ecumeniche portino frutto non solo per proseguire il cammino dell’unità dei cristiani, ma per il bene dell’intera società europea”.


Da annotare, infine, il saluto di Benedetto XVI ai due rappresentanti della comunità ebraica di Praga presenti all’incontro. Comunità oggi di circa 4 mila persone, rispetto alle 90 mila che risiedevano nella capitale boema prima della Seconda Guerra mondiale e che finirono in massima parte uccise nei campi di sterminio nazisti.









Padre Lombardi: il Papa felice per l’accoglienza ricevuta, raggiunti gli obiettivi apostolici della visita nella Repubblica Ceca


Il 13.mo viaggio apostolico di Benedetto XVI si avvia ormai alla conclusione. Una visita, quella nella Repubblica Ceca, che ha riscosso un grande successo sotto ogni punto di vista. E’ quanto sottolinea il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che, in questa intervista di Alessandro Gisotti, traccia un primo bilancio del viaggio:

R. - Mi sembra che il viaggio sia riuscito molto bene, raggiungendo i diversi scopi che si proponeva, sia per l’incoraggiamento e la conferma nella fede della Chiesa locale, sia per i rapporti positivi stabiliti tra la Chiesa e la società che il Papa ha anche visitato, dimostrando tutta la sua amicizia per il popolo della Repubblica Ceca, come anche per gli altri popoli europei.

D. - Con quali sentimenti il Papa ha vissuto questo viaggio nella Repubblica Ceca?

R. - Il Papa è veramente molto contento di questo viaggio. Si è sentito accolto con amicizia, con cordialità, dalla società nel suo insieme e anche dai rappresentanti, dalle autorità del popolo ceco, e naturalmente con grandissimo amore dai fedeli che hanno partecipato molto numerosi, in particolare alle due grandi occasioni di celebrazione comune: quella a Brno, in Moravia, e quella nella Festa di San Venceslao.

D. - Uno dei messaggi forti di Papa Benedetto, in questo viaggio, è stata l’esortazione a riscoprire le proprie radici cristiane. Un messaggio non solo per la Repubblica Ceca, ma per tutta l’Europa?

R. - Certamente. Come sappiamo, questo è un tema che gli è caro. Sottolinea l’importanza fondamentale, in questo tempo in cui veramente tante cose cambiano nella società, nell’economia, di non mettere a rischio i punti di riferimento basilari che il cristianesimo ha dato per la civiltà europea. E anche perché la civiltà europea possa continuare a offrire il suo contributo di servizio alla dignità della persona umana, alla democrazia e alla libertà nell’intera umanità. Il Papa mi pare abbia parlato con una espressione nuova in questo viaggio dell’Europa come “casa”, e questo credo che abbia aiutato a comprendere come l’Europa debba essere un luogo dello Spirito, un luogo della grande tradizione del servizio all’umanità e ai valori che durano.

D. - Il Papa ha toccato i grandi temi del suo Pontificato: fede e ragione, carità e libertà nella verità, e su tutti il tema, il grande tema della speranza…

R. - Un tema che ha portato anche molta gioia, molta serenità in questo viaggio. Credo che sia la grande risposta alla domanda che molti pongono: ma cosa può fare la Chiesa in una società in cui la secolarizzazione è così avanzata, in cui molti sembrano indifferenti alla fede o non si considerano più religiosi o considerano di non avere più un rapporto con Dio? Ecco, la testimonianza della speranza penso sia qualcosa che manifesta un di più che i credenti hanno: una direzione in cui impegnare la propria vita, in cui guardare e che anche se sul brevissimo termine forse non è comprensibile nel suo valore, sui tempi più lunghi si manifesta invece come un tema assolutamente cruciale. E il fatto che il Papa abbia concluso il suo viaggio parlando con i giovani, che sono proprio i portatori della speranza del domani, mi sembra abbia dato una espressione molto bella dell’importanza essenziale di questo tema.

D. - Quali sono i frutti che questo viaggio può dare alla Chiesa locale, impegnata in un contesto fortemente secolarizzato ma che, come la partecipazione alle Messe ha dimostrato, può contare anche su una bella e viva comunità di fedeli?

R. - Penso proprio che sia il frutto che sempre l’incontro con Pietro porta, cioè il conforto nella fede, la conferma nella fede, nella vita cristiana e quindi il rilancio della gioia di vivere il cristianesimo, qualunque siano le situazioni circostanti. Questo è qualcosa di prezioso non solo per la comunità cattolica, per la comunità credente in senso stretto, ma anche per la società che la accoglie.

Tra circa due ore e mezzo, Benedetto XVI raggiungerà l’aeroporto di Praga dove pronuncerà il discorso di congedo. Quindi, alle 17.45 decollerà alla volta dello scalo romano di Ciampino, dove l’atterraggio del volo pontificio è previsto per le 19.50. Di lì, Benedetto XVI raggiungerà in auto la sua residenza estiva di Castel Gandolfo.








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