00 10/11/2009 22:18
Dal blog di Lella...

È dei giovani il primo saluto all’ingresso in piazza

Più di duemila ragazzi degli oratori hanno riempito l’ampio spazio davanti alla Rotonda

Daniela Zorat

Giovanna e Thomas arrivano prestissimo. Pochi minuti dopo le sei. Devono passare dal varco 2 per raggiungere lo spazio riservato ai giovani degli oratori, l’«area verde», un piccolo spicchio di piazza Paolo VI che insiste su via Trieste, alle spalle della Rotonda, proprio sotto il palazzo del Credito Agrario, fino al volto che dà su via Mazzini e piazza Vescovado.
La coppia di 27enni aspetta di prendere posto in prima fila, per vedere da vicino «il successore di Pietro». Un poco intimidita aspetta in un angolo, pazientemente, al coperto, al riparo dalla pioggia battente e fastidiosa, prima di poter passare oltre il blocco.
Pochi minuti dopo arriva anche Elisa, studentessa universitaria di 26 anni. È sola e spiega in due parole il perché: «Quelli della mia parrocchia, da Molinetto, arrivano alle sette e mezzo. Troppo tardi. Io voglio prendere un posto da dove si veda bene, e non ce ne sono molti. Sono passata giusto ieri a controllare per decidere dove mettermi». Mostrando spirito di solidarietà la giovane si mette ad aiutare i volontari impegnati a preparare i «kit del pellegrino» da consegnare ai fedeli al loro ingresso. E da studentessa che «da grande» vuole insegnare Religione nelle scuole commenta: «Questo Papa trasmette chiarezza e sicurezza, è affettuoso e vivace. Il più giusto, a mio parere, come successore di Giovanni Paolo II».
Con il chiarore del mattino iniziano ad arrivare al varco 2 in via Mazzini altri giovani degli oratori, si mettono in fila e aspettano che le forze dell’ordine diano il via libera per il loro ingresso in piazza. Si forma un po’ di coda, e poi finalmente venti minuti prima delle otto entrano ad occupare i loro 2.600 posti. Non ci sono tutti. Qualcuno si è ammalato, qualcuno si è fatto spaventare dal maltempo, ma comunque riempiono lo spazio che hanno a disposizione.

Sferzati dal vento

Avvolta in un poncho, sotto berretta e sciarpa di lana, Marika, 28 anni di Virle, è vicina alle transenne. «Ci tenevo ad essere qui perché questo Papa rappresenta la stabilità dei valori cristiani, una fedeltà alla tradizione di cui c’è molto bisogno oggi». Parole che colpiscono, che arrivano a stupire rispetto ad altre piuttosto piatte che sentiamo a poca distanza, con ragazzini diciottenni che giocano con gli ombrelli per indispettire «quelli dietro».
Marika resiste - con gli amici della parrocchia e i tanti ragazzi degli oratori - alle sferzate del vento e della pioggia. Qualcuno cerca di riscaldarsi con una tazzina di caffè caldo portato in un thermos da casa, altri sgranocchiano barrette di cioccolata.
Poi i ragazzi intonano cori e inneggiano al nome di «Benedetto», lo scandiscono, lo invocano. Ma non c’è nulla di organizzato, nessuna coreografia, nessun canto unico per tutti. Sono banditi anche gli striscioni. Mentre aspettano l’arrivo del Santo Padre, si animano e agitano le bandierine bianche e gialle quando le telecamere di Teletutto e della Rai li inquadrano.
L’emozione dell’arrivo
Si sciolgono in un applauso corale quando vedono il Papa scendere la scaletta dell’aereo, a Ghedi, e poi quando - finalmente - arriva in piazza Paolo VI. Sotto la pioggia battente seguono la cerimonia solenne leggendo il libretto della Messa, tenendolo all’asciutto sotto il poncho giallo o azzurro che hanno trovato nella sacca distribuita all’ingresso in piazza. Provano a intonare i canti seguendo le voci delle diverse corali accompagnate dall’organo in Cattedrale.
I giovani degli oratori seguono poi silenziosi l’omelia e l’Angelus, svagandosi forse un po’ di più nei momenti lasciati alla musica. Uniti dalla stessa grande emozione che dà loro la consapevolezza di vivere un evento così importante per la comunità intera. E aspettano che il Santo Padre lasci la piazza per allontanarsi una volta che la solenne cerimonia finisce.

«Si sente l’unità della Chiesa»

«Anche se non l’abbiamo visto da vicino, la presenza del Papa fa sentire sempre più uniti, fa vivere meglio la celebrazione eucaristica - afferma un giovane nell’uscire alla fine della Messa -. In questo settore della piazza abbiamo vissuto un senso di unità e comunione molto particolari».
L’emozione si fa ancora più grande, fino a far perdere le parole, per chi ha il fratello sul palco, a cantare per il Vangelo. O per chi ricorda la morte del padre avvenuta proprio l’8 novembre di 19 anni fa. E poi c’è chi non se la sente di commentare quanto provato, e si allontana dalla piazza in silenzio. «Anche se apparteniamo a diversi movimenti e diversi gruppi, quando c’è il Papa l’unione, il senso di unità della Chiesa si sente». Qualcuno infine chiama casa: «Ha piovuto tutto il tempo, ma ne valeva la pena».

© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 novembre 2009


Papa Ratzi Superstar









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