00 10/11/2009 22:13
Dal blog di Lella...

Dai bimbi malati stupore e gioia

In Duomo Nuovo l’abbraccio del Pontefice I piccoli: «È bello, perché è il nonno di tutti noi»

Anna Della Moretta

Alla fine è prevalsa l’esplosione di gioia. Sì, perché l’attesa è stata molto lunga per i malati che già dalle otto del mattino si trovavano all’interno della Cattedrale e, per loro, lo sguardo e le molte preghiere - pur essendo graditissimi - ancora non erano tutto. Non erano quel contatto fisico, quel bacio e quell’abbraccio che hanno commosso fino alle lacrime i bambini e i loro genitori. Poter salutare anche fisicamente Sua Santità Papa Benedetto XVI è stata la meritata conclusione della lunga mattinata di attesa. L’aspettativa era grande. E il Papa, alla fine, accompagnato da mons. Luciano Monari, vescovo della nostra Diocesi, non l'ha delusa. Non ha deluso le centinaia di persone che hanno affollato il Duomo e, tra queste, molti bimbi malati.

Tra stupore e gioia

Sui loro visi - bellissimi - dapprima si leggeva lo stupore di essere stati scelti. Ed era lo stupore che faceva trapelare la gioia del privilegio di poter incontrare il Papa, di poterlo vedere da vicino proprio lì, in Duomo, vicino a casa. Uno stupore che è rimasto, nella lunga attesa - il Papa è entrato in Cattedrale pochi minuti prima delle 11 - e che si è mantenuto inalterato, malgrado il timore che il protocollo non consentisse più quel lungo abbraccio finale. Un abbraccio che, invece, è arrivato: bello, liberatorio, commovente; 70 i malati sulle carrozzelle presenti in Cattedrale; altrettanti gli accompagnatori delle varie realtà che sono loro vicine, ma anche genitori e parenti dei molti bambini malati seduti nei primi banchi.
In prima fila c’era Stefano, 5 anni e un sorriso che spezza il cuore tanto è dolce e solare. Il piccolo è affetto dalla sindrome di Angelman, una malattia rara che non concede il dono della parola. Poi Debora, poco più che ventenne, costretta su una sedia a rotelle dopo un grave incidente stradale accaduto quando era ancora bambina. Anche lei parla con gli occhi e, quando è a casa, con l'aiuto di moderne tecnologie. Abbiamo incontrato anche Cristina, una donna dal volto di ragazzina, con una malattia rara: «Credo che il Papa mi dirà di star bene», ha detto, durante l'attesa. In prima fila, accanto a Stefano, è rimasto Daniele, di appena nove anni, affetto dalla malattia di Duchènne, distrofia muscolare generalizzata dell’infanzia. Lui - come ha testimoniato il padre Carlo - ogni domenica rimane davanti al televisore ad ascoltare l’Angelus trasmesso da piazza San Pietro. Da circa un mese, da quando è stato invitato in Duomo, sta vivendo l’attesa con una forte emozione. «Quando andiamo dal Papa?» è la domanda che ha più frequentemente posto in questi giorni ai genitori.

Storie di sofferenza

Verso le nove arrivano in gruppo i piccoli malati di leucemia. Tra loro, c’è Giorgia. Lei ha appena quattro anni, ed è malata da due. Dopo un periodo difficile, ora sta abbastanza bene al punto che, contrariamente a quanto è accaduto ad altri piccoli che hanno dovuto rinunciare all’ultimo momento per le loro condizioni di salute, è venuta in Duomo per vedere il Papa. Lei, piccola e innocente, nell’attesa a tratti ripeteva: «Dov’è il Papa?», certa che la visione di Benedetto XVI sul grande monitor, installato all’altare dal quale si poteva seguire la diretta di Teletutto, non fosse esattamente quello che le era stato promesso. E, nello sfogliare il libricino della celebrazione eucaristica, la piccola è rimasta molto colpita da una foto del Santo Padre: «Il Papa è bello, perché è il nonno di tutti», ha esclamato, con un candore speciale. Lo stesso con il quale ci ha mostrato, orgogliosa, la medaglietta della Madonna che mons. Monari le aveva donato poco prima, incontrandola tra le navate del Duomo. Qualche banco più distante, silenziosa sulla carrozzella, c’era Marina. Lei ha diciassette anni e frequenta il terzo anno delle scuole superiori e «potrebbe avere» la sindrome di George. «Dobbiamo dire potrebbe, perché la diagnosi non è ancora certa - ha spiegato la sorella che l'accompagnava -.Quel che è certo è che Marina è offesa nella parte destra del corpo, dalla quale non sente e non vede».
Potremmo continuare a lungo nel racconto di storie di sofferenza caratterizzate da una grandissima dignità. «Evviva il Papa», è stata l’esclamazione unanime quando Benedetto XVI è entrato in Cattedrale per indossare i paramenti liturgici e si è fermato a pregare davanti al monumento dedicato a Paolo VI. Poi il Santo Padre si è seduto, silenzioso. Accanto a lui il Vescovo Monari e mons. Carlo Bresciani, rettore del Seminario. A fargli da cornice, i seminaristi nella loro veste bianca. E in silenzio, tra i sussurri e lo stupore, si è diretto verso la sacrestia. Con la mano ha salutato, ancor prima di uscire per la celebrazione eucaristica in piazza. Ma è stato quell’abbraccio finale che ha sciolto il cuore di tutti. Ed ha fatto evaporare, d’un soffio, la lunga fatica dell’attesa.

© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 novembre 2009


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