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    00 19/04/2010 16:32
    INCONTRO CONVIVIALE CON I MEMBRI DEL COLLEGIO CARDINALIZIO

    Alle ore 13, nella Sala Ducale del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI pranza con i Membri del Collegio Cardinalizio presenti a Roma, in occasione del quinto anniversario dell’elezione al Pontificato.

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    00 20/04/2010 15:33
    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI MIAMI (U.S.A.) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Miami (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. John C. Favalora, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Miami (U.S.A.) S.E. Mons. Thomas G. Wenski, finora Vescovo di Orlando.

    S.E. Mons. Thomas G. Wenski

    S.E. Mons. Thomas G. Wenski è nato il 18 ottobre 1950 a West Palm Beach (Florida). Dopo gli studi di filosofia e di teologia presso il Seminario "Saint John Vianney College" ed il Seminario regionale "Saint Vincent de Paul" a Boynton Beach, è stato ordinato sacerdote il 15 maggio 1976 per l'arcidiocesi di Miami. È titolare di un "Master's Degree" in sociologia ottenuto presso la "Fordham University" di New York.

    Dal 1976 al 1979 è stato vice-parroco della "Corpus Christi Parish" e dal 1980 al 1984 della "Saint Mary's Cathedral" di Miami. Nel 1984 egli è stato nominato Direttore dell’"Haitian Apostolate" dell'arcidiocesi e nel 1996 Direttore arcidiocesano del "Catholic Charities and Community Services". Inoltre è stato membro del Consiglio Presbiterale e di vari organismi arcidiocesani.

    È stato nominato Vescovo titolare di Kearney ed Ausiliare di Miami il 24 giugno 1997 e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 3 settembre successivo.

    Nominato Vescovo Coadiutore di Orlando il 1° luglio 2003, è divenuto Ordinario in quella sede, per successione, il 13 novembre 2004.

    In seno alla Conferenza Episcopale è Membro del "Committee on International Justice and Peace", del "Subcommittee on the Church in Africa", del "Board of Bishops for the American College, Louvain (Region XIV)" e del "Task Force on Cultural Diversity in the Church".

    Oltre l’inglese, parla lo spagnolo e il creolo.



    NOMINA DEL VESCOVO DI SPRINGFIELD IN ILLINOIS (U.S.A.) NOMINA DEL VESCOVO DI SPRINGFIELD IN ILLINOIS (U.S.A.)

    Il Papa ha nominato Vescovo di Springfield in Illinois (U.S.A.) S.E. Mons. Thomas J. Paprocki, finora Vescovo titolare di Vulturara ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Chicago.

    S.E. Mons. Thomas J. Paprocki

    S.E. Mons. Thomas J. Paprocki è nato il 5 agosto 1952 a Chicago (Illinois). Dopo aver frequentato la scuola elementare parrocchiale della "Saint Casimir Parish", è entrato nel seminario arcidiocesano minore, proseguendo poi la formazione sacerdotale al "Niles College of Loyola" e nel "Saint Mary of the Lake Seminary", Mundelein, sempre a Chicago, dove ha concluso gli studi con la Licenza in Teologia nel 1979. Successivamente ha conseguito il Dottorato in Diritto Civile presso la "DePaul University, College of Law" a Chicago nel 1981, ed il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma nel 1991.

    È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Chicago il 10 maggio 1978.

    Dopo l’ordinazione, ha ricoperto i seguenti incarichi: vicario parrocchiale della "Saint Michael Parish" a Chicago (1978-1983), Amministratore della "Saint Joseph Parish" a Chicago (1983-1986), Vice-Cancelliere dell’arcidiocesi (1985-1987 e 1991-1992), Cancelliere dell’arcidiocesi (1992-2000); Parroco della "Saint Constance Parish" a Chicago (2000-2003).

    Nel 1981 ha fondato la "Chicago Legal Clinic" per assistere gli immigrati.

    Nominato Vescovo titolare di Vulturara ed Ausiliare di Chicago il 24 gennaio 2003, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 19 marzo successivo.

    In seno alla Conferenza Episcopale è Presidente del "Committee on Canonical Affairs and Church Governance" e Membro dell’"Administrative Committee" e del "Task Force on Health Care".

    Oltre l’inglese, parla il polacco e lo spagnolo.









    CAPPELLA PAPALE PER LE ESEQUIE DELL’EM.MO CARD. TOMÁŠ ŠPIDLÍK, S.I.

    Alle ore 11.30 di questa mattina, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, hanno avuto luogo le Esequie dell’Em.mo Card. Tomáš Špidlík, S.I., Diacono di Sant’Agata de’Goti.

    La Santa Messa è stata celebrata dall’Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme con gli Em.mi Cardinali.

    Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto la Sua parola ai presenti e ha presieduto il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai partecipanti alla Celebrazione Esequiale:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Venerati Fratelli,

    illustri Signori Signore,

    cari fratelli e sorelle!

    Tra le ultime parole pronunciate dal compianto Cardinale Špidlík, vi sono state queste: "Per tutta la vita ho cercato il volto di Gesù, e ora sono felice e sereno perché sto per andare a vederlo". Questo stupendo pensiero – così semplice, quasi infantile nella sua espressione, eppure così profondo e vero – rimanda immediatamente alla preghiera di Gesù, che è risuonata poc’anzi nel Vangelo: "Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo" (Gv 17,24). E’ bello e consolante meditare questa corrispondenza tra il desiderio dell’uomo, che aspira a vedere il volto del Signore, e il desiderio di Gesù stesso. In realtà, quella di Cristo è ben più di un’aspirazione: è una volontà. Gesù dice al Padre: "voglio che quelli che mi hai dato siano con me". Ed è proprio qui, in questa volontà, che noi troviamo la "roccia", il fondamento solido per credere e per sperare. La volontà di Gesù in effetti coincide con quella di Dio Padre, e con l’opera dello Spirito Santo costituisce per l’uomo una sorta di "abbraccio" sicuro, forte e dolce, che lo conduce alla vita eterna.

    Che immenso dono ascoltare questa volontà di Dio dalla sua stessa bocca! Penso che i grandi uomini di fede vivono immersi in questa grazia, hanno il dono di percepire con particolare forza questa verità, e così possono attraversare anche dure prove, come le ha attraversate Padre Tomáš Špidlík, senza perdere la fiducia, e conservando anzi un vivo senso dell’umorismo, che è certamente un segno di intelligenza ma anche di libertà interiore. Sotto questo profilo, era evidente la somiglianza tra il nostro compianto Cardinale e il Venerabile Giovanni Paolo II: entrambi erano portati alla battuta spiritosa e allo scherzo, pur avendo avuto in gioventù vicende personali difficili e per certi aspetti simili. La Provvidenza li ha fatti incontrare e collaborare per il bene della Chiesa, specialmente perché essa impari a respirare pienamente "con i suoi due polmoni", come amava dire il Papa slavo.

    Questa libertà e presenza di spirito ha il suo fondamento oggettivo nella Risurrezione di Cristo. Mi piace sottolinearlo perché ci troviamo nel tempo liturgico pasquale e perché lo suggeriscono la prima e la seconda lettura biblica di questa celebrazione. Nella sua prima predicazione, il giorno di Pentecoste, san Pietro, ricolmo di Spirito Santo, annuncia il compimento in Gesù Cristo del Salmo 16. E’ stupendo vedere come lo Spirito Santo riveli agli Apostoli tutta la bellezza di quelle parole nella piena luce interiore della Risurrezione: "Contemplavo il Signore innanzi a me, / egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. / Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, / e anche la mia carne riposerà nella speranza" (At 2,25-26; cfr Sal 16/15,8-9). Questa preghiera trova un compimento sovrabbondante quando Cristo, il Santo di Dio, non viene abbandonato negli inferi. Egli per primo ha conosciuto "le vie della vita" ed è stato colmato di gioia con la presenza del Padre (cfr At 2,27-28; Sal 16/15,11). La speranza e la gioia di Gesù Risorto sono anche la speranza e la gioia dei suoi amici, grazie all’azione dello Spirito Santo. Lo dimostrava abitualmente Padre Špidlík con il suo modo di vivere, e questa sua testimonianza diventava sempre più eloquente col passare degli anni, perché, malgrado l’età avanzata e gli inevitabili acciacchi, il suo spirito rimaneva fresco e giovanile. Che cos’è questo se non amicizia con il Signore Risorto?

    Nella seconda lettura, san Pietro benedice Dio che "nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva". E aggiunge: "Perciò siete ricolmi di gioia, anche se dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove" (1 Pt 1,3.6). Anche qui emerge chiaramente come la speranza e la gioia siano realtà teologali che promanano dal mistero della Risurrezione di Cristo e dal dono del suo Spirito. Potremmo dire che lo Spirito Santo le prende dal cuore di Cristo Risorto e le trasfonde nel cuore dei suoi amici.

    Volutamente ho introdotto l’immagine del "cuore", perché, come molti di voi sanno, Padre Špidlík la scelse per il motto del suo stemma cardinalizio: "Ex toto corde", "con tutto il cuore". Questa espressione si trova nel Libro del Deuteronomio, dentro il primo e fondamentale comandamento della legge, là dove Mosè dice al popolo: "Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze" (Dt 6,4-5). "Con tutto il cuore – ex toto corde" si riferisce dunque al modo con cui Israele deve amare il suo Dio. Gesù conferma il primato di questo comandamento, al quale abbina quello dell’amore per il prossimo, affermando che esso è "simile" al primo e che da entrambi dipendono tutta la legge e i profeti (cfr Mt 22,37-39). Scegliendo questo motto, il nostro venerato Fratello poneva, per così dire, la sua vita dentro il comandamento dell’amore, la inscriveva tutta nel primato di Dio e della carità.

    C’è un altro aspetto, un ulteriore significato dell’espressione "ex toto corde", che sicuramente Padre Špidlík aveva presente e intendeva manifestare col suo motto. Sempre a partire dalla radice biblica, il simbolo del cuore rappresenta nella spiritualità orientale la sede della preghiera, dell’incontro tra l’uomo e Dio, ma anche con gli altri uomini e con il cosmo. E qui bisogna ricordare che nello stemma del Cardinale Špidlík il cuore, che campeggia nello scudo, contiene una croce nei cui bracci si intersecano le parole PHOS e ZOE, "luce" e "vita", che sono nomi di Dio. Dunque, l’uomo che accoglie pienamente, ex toto corde, l’amore di Dio, accoglie la luce e la vita, e diventa a sua volta luce e vita nell’umanità e nell’universo.

    Ma chi è quest’uomo? Chi è questo "cuore" del mondo, se non Gesù Cristo? E’ Lui la Luce e la Vita, perché in Lui "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). E qui mi piace ricordare che il nostro defunto Fratello è stato un membro della Compagnia di Gesù, cioè un figlio spirituale di quel sant’Ignazio che pone al centro della fede e della spiritualità la contemplazione di Dio nel mistero di Cristo. In questo simbolo del cuore si incontrano Oriente e Occidente, in un senso non devozionistico ma profondamente cristologico, come hanno messo in luce altri teologi gesuiti del secolo scorso. E Cristo, figura centrale della Rivelazione, è anche il principio formale dell’arte cristiana, un ambito che ha avuto in Padre Špidlík un grande maestro, ispiratore di idee e di progetti espressivi, che hanno trovato una sintesi importante nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico.

    Vorrei concludere ritornando al tema della Risurrezione, citando un testo molto amato dal Cardinale Špidlík, un passo degli Inni sulla Risurrezione di sant’Efrem il Siro:

    "Dall’alto Egli è disceso come Signore,

    dal ventre è uscito come un servo,

    la morte si è inginocchiata davanti a Lui nello Sheol,

    e la vita l’ha adorato nella sua risurrezione.

    Benedetta la sua vittoria!" (n. 1, 8).ù

    La Vergine Madre di Dio accompagni l’anima del nostro venerato Fratello nell’abbraccio della Santissima Trinità, dove "con tutto il cuore" loderà in eterno il suo infinito Amore. Amen.


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    00 21/04/2010 15:44
    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

    Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sul suo recente Viaggio Apostolico a Malta in occasione del 1950° anniversario del naufragio di San Paolo sull’isola.

    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle!

    Come sapete, sabato e domenica scorsi ho compiuto un viaggio apostolico a Malta, sul quale oggi vorrei brevemente soffermarmi. Occasione della mia visita pastorale è stato il 1950° anniversario del naufragio dell’apostolo Paolo sulle coste dell’arcipelago maltese e della sua permanenza in quelle isole per circa tre mesi. E’ un avvenimento collocabile attorno all’anno 60 e raccontato con abbondanza di particolari nel libro degli Atti degli Apostoli (capp. 27-28). Come accadde a san Paolo, anch’io ho sperimentato la calorosa accoglienza dei Maltesi – davvero straordinaria - e per questo esprimo nuovamente la mia più viva e cordiale riconoscenza al Presidente della Repubblica, al Governo e alle altre Autorità dello Stato, e ringrazio fraternamente i Vescovi del Paese, con tutti coloro che hanno collaborato a preparare questo festoso incontro tra il Successore di Pietro e la popolazione maltese. La storia di questo popolo da quasi duemila anni è inseparabile dalla fede cattolica, che caratterizza la sua cultura e le sue tradizioni: si dice che a Malta vi siano ben 365 chiese, "una per ogni giorno dell’anno", un segno visibile di questa profonda fede!

    Tutto ebbe inizio con quel naufragio: dopo essere andata alla deriva per 14 giorni, spinta dai venti, la nave che trasportava a Roma l’apostolo Paolo e molte altre persone si incagliò in una secca dell’Isola di Malta. Per questo, dopo l’incontro molto cordiale con il Presidente della Repubblica, nella capitale La Valletta - che ha avuto la bella cornice del gioioso saluto di tanti ragazzi e ragazze - mi sono recato subito in pellegrinaggio alla cosiddetta "Grotta di San Paolo", presso Rabat, per un momento intenso di preghiera. Lì ho potuto salutare anche un folto gruppo di missionari maltesi. Pensare a quel piccolo arcipelago al centro del Mediterraneo, e a come vi giunse il seme del Vangelo, suscita un senso di grande stupore per i misteriosi disegni della Provvidenza divina: viene spontaneo ringraziare il Signore e anche san Paolo, che, in mezzo a quella violenta tempesta, mantenne la fiducia e la speranza e le trasmise anche ai compagni di viaggio. Da quel naufragio, o, meglio, dalla successiva permanenza di Paolo a Malta, nacque una comunità cristiana fervente e solida, che dopo duemila anni è ancora fedele al Vangelo e si sforza di coniugarlo con le complesse questioni dell’epoca contemporanea. Questo naturalmente non è sempre facile, né scontato, ma la gente maltese sa trovare nella visione cristiana della vita le risposte alle nuove sfide. Ne è un segno, ad esempio, il fatto di aver mantenuto saldo il profondo rispetto per la vita non ancora nata e per la sacralità del matrimonio, scegliendo di non introdurre l’aborto e il divorzio nell’ordinamento giuridico del Paese.

    Pertanto, il mio viaggio aveva lo scopo di confermare nella fede la Chiesa che è in Malta, una realtà molto vivace, ben compaginata e presente sul territorio di Malta e Gozo. Tutta questa comunità si era data appuntamento a Floriana, nel Piazzale dei Granai, davanti alla Chiesa di San Publio, dove ho celebrato la Santa Messa partecipata con grande fervore. E’ stato per me motivo di gioia, ed anche di consolazione sentire il particolare calore di quel popolo che dà il senso di una grande famiglia, accomunata dalla fede e dalla visione cristiana della vita. Dopo la Celebrazione, ho voluto incontrare alcune persone vittime di abusi da parte di esponenti del Clero. Ho condiviso con loro la sofferenza e, con commozione, ho pregato con loro, assicurando l’azione della Chiesa.

    Se Malta dà il senso di una grande famiglia, non bisogna pensare che, a causa della sua conformazione geografica, sia una società "isolata" dal mondo. Non è così, e lo si vede, ad esempio, dai contatti che Malta intrattiene con vari Paesi e dal fatto che in molte Nazioni si trovano sacerdoti maltesi. Infatti, le famiglie e le parrocchie di Malta hanno saputo educare tanti giovani al senso di Dio e della Chiesa, così che molti di loro hanno risposto generosamente alla chiamata di Gesù e sono diventati presbiteri. Tra questi, numerosi hanno abbracciato l’impegno missionario ad gentes, in terre lontane, ereditando lo spirito apostolico che spingeva san Paolo a portare il Vangelo là dove ancora non era arrivato. E’ questo un aspetto che volentieri ho ribadito, che cioè "la fede si rafforza quando viene offerta agli altri" (Enc. Redemptoris missio, 2). Sul ceppo di questa fede, Malta si è sviluppata ed ora si apre a varie realtà economiche, sociali e culturali, alle quali offre un apporto prezioso.

    E’ chiaro che Malta ha dovuto spesso difendersi nel corso dei secoli – e lo si vede dalle sue fortificazioni. La posizione strategica del piccolo arcipelago attirava ovviamente l’attenzione delle diverse potenze politiche e militari. E tuttavia, la vocazione più profonda di Malta è quella cristiana, vale a dire la vocazione universale della pace! La celebre croce di Malta, che tutti associano a quella Nazione, ha sventolato tante volte in mezzo a conflitti e contese; ma, grazie a Dio, non ha mai perso il suo significato autentico e perenne: è il segno dell’amore e della riconciliazione, e questa è la vera vocazione dei popoli che accolgono e abbracciano il messaggio cristiano!

    Crocevia naturale, Malta è al centro di rotte di migrazione: uomini e donne, come un tempo san Paolo, approdano sulle coste maltesi, talvolta spinti da condizioni di vita assai ardue, da violenze e persecuzioni, e ciò comporta, naturalmente, problemi complessi sul piano umanitario, politico e giuridico, problemi che hanno soluzioni non facili, ma da ricercare con perseveranza e tenacia, concertando gli interventi a livello internazionale. Così è bene che si faccia in tutte le Nazioni che hanno i valori cristiani nelle radici delle loro Carte Costituzionali e delle loro culture.

    La sfida di coniugare nella complessità dell’oggi la perenne validità del Vangelo è affascinante per tutti, ma specialmente per i giovani. Le nuove generazioni infatti la avvertono in modo più forte, e per questo ho voluto che anche a Malta, malgrado la brevità della mia visita, non mancasse l’incontro con i giovani. E’ stato un momento di profondo e intenso dialogo, reso ancora più bello dall’ambiente in cui si è svolto – il porto di Valletta – e dall’entusiasmo dei giovani. A loro non potevo non ricordare l’esperienza giovanile di san Paolo: un’esperienza straordinaria, unica, eppure capace di parlare alle nuove generazioni di ogni epoca, per quella radicale trasformazione seguita all’incontro con Cristo Risorto. Ho guardato dunque ai giovani di Malta come a dei potenziali eredi dell’avventura spirituale di san Paolo, chiamati come lui a scoprire la bellezza dell’amore di Dio donatoci in Gesù Cristo; ad abbracciare il mistero della sua Croce; ad essere vincitori proprio nelle prove e nelle tribolazioni, a non avere paura delle "tempeste" della vita, e nemmeno dei naufragi, perché il disegno d’amore di Dio è più grande anche delle tempeste e dei naufragi.

    Cari amici, questo, in sintesi, è stato il messaggio che ho portato a Malta. Ma, come accennavo, è stato tanto ciò che io stesso ho ricevuto da quella Chiesa, da quel popolo benedetto da Dio, che ha saputo collaborare validamente con la sua grazia. Per intercessione dell’apostolo Paolo, di san Giorgio Preca, sacerdote, primo santo maltese, e della Vergine Maria, che i fedeli di Malta e Gozo venerano con tanta devozione, possa sempre progredire nella pace e nella prosperità.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers frères et sœurs,

    A l’occasion du 1950° anniversaire du naufrage de Saint Paul, je viens d’effectuer une visite pastorale à Malte. J’ai voulu la commencer par un moment de prière silencieuse devant la « Grotte de Saint Paul ». J’y ai remercié le Seigneur pour les desseins mystérieux de sa Providence. L’histoire de Malte est marquée par la foi catholique. En effet, ce peuple est comme une grande famille qui s’est édifiée sur la foi et sur une vision chrétienne de la vie trouvant des réponses au questionnement actuel relatif au respect de la vie et au mariage. Les familles maltaises et les paroisses ont su faire aimer Dieu et l’Eglise. En rencontrant les jeunes, je les ai invités à suivre l’exemple de saint Paul pour affronter les défis qui se présentent à eux. La noble vocation de ces îles est chrétienne, et la célèbre croix de Malte est un signe d’amour et de réconciliation. Cette vocation devrait être celle de tous les peuples qui adhèrent au message du Christ. Malte est une société ouverte au monde et elle a toujours été missionnaire. Se trouvant au cœur de la Méditerranée, ce pays peut ainsi devenir un pont entre les cultures et les religions comme l’a été jadis saint Paul.

    Je suis heureux de saluer les pèlerins venus de Belgique, de France et de Suisse, en particulier les Evêques de Moulins et de Nice. Que l’exemple et l’enseignement de ce saint Apôtre nous instruise et nous aide à discerner, dans nos tempêtes et naufrages humains, le dessein d’amour de Dieu.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    This past weekend I had the joy of visiting Malta for the nineteen hundred and fiftieth anniversary of Saint Paul’s shipwreck and his three-month sojourn there. I am deeply grateful to the civil and church authorities, and to all who received me so warmly. At the Grotto of Saint Paul I thanked God for the abundant fruits of faith, holiness and missionary zeal which the preaching of the Apostle has brought forth on those islands. The Christian vision, so deeply rooted in Maltese life and culture, continues to provide inspiration for meeting the great social and moral challenges of the present time. The vitality of the faith in Malta was evident in the joyful celebration of Mass before the Church of Saint Publius. As a natural crossroads, Malta has never been isolated or self-enclosed, nor has the Maltese cross, which I saw waving everywhere, ever lost its authentic meaning as a sign of love and reconciliation. The challenge of passing on the perennial wisdom and truth of the Gospel belongs in a particular way to the younger generation. At the port of Valletta, I challenged Malta’s young people to look to Saint Paul’s spiritual journey as a model for their own, to let their lives be changed by an encounter with the Risen Christ, and to trust that God’s loving plan is more powerful than any storm or shipwreck along the way.

    I welcome the newly-ordained deacons from the Pontifical Scots College, together with their family members and friends. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially those from Finland, Norway, Sweden, Indonesia, the Philippines, Canada and the United States, I invoke the joy and peace of the Risen Lord.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Ich habe heute einen kleinen Reisebericht zu geben, denn vergangenen Samstag und Sonntag hatte ich die Freude, die Kirche und die Menschen auf der Insel Malta zu besuchen. Anlaß dafür war der 1950. Jahrestag der Ankunft des heiligen Paulus auf dieser Insel. Der Schiffbruch, der ihn dorthin brachte, wird etwa auf das Jahr 60 datiert. Wie Paulus durfte auch ich die herzliche Aufnahme des maltesischen Volkes erfahren. Er sagt: Wir fanden bei diesen, obwohl sie Barbaren waren, eine ganz ungewöhnliche Menschenfreundlichkeit (vgl. Apg 28,2). Heute sind sie ein gebildetes Volk von hoher Kultur, aber ihre Menschenfreundlichkeit und Gastlichkeit haben sie sich bewahrt, und ich möchte allen danken, die mir diesen Empfang bereitet haben, besonders den Kindern und Jugendlichen, die mit Enthusiasmus um mich herum waren. Die Höhepunkte meiner Reise waren der Besuch der Grotte des heiligen Paulus bei Rabat, in der er als Gefangener nach der Überlieferung drei Monate gelebt hat, dann die Eucharistiefeier in Floriana vor der Kirche des heiligen Publius und schließlich das Treffen mit den Jugendlichen in Valletta im Hafen, in einem wundervollen Bild, in dem die Schiffe herumfuhren, die Artillerie Ehrensalven abgab und die Freude so richtig alles prägte. Der Schiffbruch des heiligen Paulus vor der maltesischen Küste war zunächst eine Katastrophe, aber er war ein Teil der göttlichen Vorsehung. Denn so ist das Christentum in diese Insel gekommen und hat eine große Geschichte geschaffen. Seit damals ist die Geschichte Maltas, des maltesischen Volkes untrennbar mit dem katholischen Glauben verbunden, der seine Kultur und seine Traditionen tief geprägt hat. Auch heute sind das Evangelium und die Lehre der Kirche die Richtschnur bei der Suche nach Antworten auf die aktuellen Herausforderungen. Davon sprechen die uneingeschränkte Achtung des ungeborenen Lebens und der Heiligkeit der Ehe in der Gesetzgebung des Landes. Auch der apostolische Geist des heiligen Paulus ist in Malta lebendig geblieben. Immer noch schicken die beiden Inseln Malta und Gozo eine Vielzahl von Missionaren in die weite Welt hinaus. Mit ihrem Einsatz machen sie deutlich, daß der Glaube stärker wird, wenn man ihn weitergibt. Und das Malteserkreuz zeigt in aller Welt, was das Kreuz bedeutet: Versöhnung und Friede.

    Sehr herzlich grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Einen besonderen Gruß richte ich an die Teilnehmer und Unterstützer des Spendenstaffellaufs von Wittenberg nach Rom »Von Luther zum Papst«. Die Begegnung mit dem auferstandenen Herrn hat das Leben des heiligen Paulus verwandelt, der auf Malta, hier in Rom und in vielen Ländern das Evangelium verkündet hat. Wie er wollen auch wir die Botschaft des Kreuzes und der Liebe Christi zu den Menschen bringen, wissend, daß auch Stürme und Schiffbrüche zum Plan Gottes gehören und zu neuen Anfängen und Aufbrüchen führen können. Der Herr schenke euch allen die Freude und die Kraft seines Heiligen Geistes.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    Hoy quisiera hablaros de mi reciente viaje apostólico a Malta, donde se celebra el mil novecientos cincuenta aniversario del naufragio de san Pablo en sus costas y de su estancia en la isla durante unos tres meses. Así la providencia dispuso que el Evangelio llegara muy pronto a Malta, cuya historia ha estado y está íntimamente unida al cristianismo, buscando en la visión cristiana respuesta a los nuevos desafíos. He peregrinado a la llamada «gruta de san Pablo», que me ha hecho pensar en cómo el Apóstol mantuvo la confianza en el Señor en medio de la tempestad, y cómo un naufragio puede dar lugar también a una nueva vida. Así lo he dicho, sobre todo en el encuentro entusiasta con los jóvenes, para que no tengan miedo, pues el Amor de Dios es más grade que cualquier borrasca. He sido acogido muy calurosamente en todo momento, y quiero reiterar mi agradecimiento a las Autoridades, a los Obispos y todos cuantos han preparado y participado en una espléndida fiesta de familia para recibir al Sucesor de Pedro y su mensaje, que los confirma en la fe. Malta y Gozo son islas, pero no están aisladas. Han dado y siguen dado muchos misioneros del Evangelio, a ejemplo de san Pablo; y afronta los problemas de hoy en colaboración con otros países, manteniendo gran apego a su tierra, sus tradiciones y su fe.

    Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los sacerdotes del curso de formación permanente del Pontificio Colegio Español en Roma, así como a los grupos venidos de España, México y otros países latinoamericanos. Muchas gracias.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    No sábado e domingo passados, Deus concedeu-me poder visitar Malta que celebra os mil novecentos e cinquenta anos do naufrágio de São Paulo nas suas costas e os sucessivos três meses de permanência evangelizadora do Apóstolo na ilha. Assim nasceu uma comunidade cristã fiel ao Evangelho que se esforça por conjugá-lo com as complexas questões do nosso tempo. Sinal disso é, por exemplo, o facto de o povo maltês se manter firme no respeito pela vida nascitura e pela sacralidade do matrimónio, decidindo não introduzir o aborto nem o divórcio no ordenamento jurídico do País. Com um vivo sentido de Deus e da Igreja, muitos jovens abraçam o chamamento de Jesus para ser presbíteros, aceitando partir para terras distantes a exemplo de São Paulo que levara o Evangelho aonde não tinha ainda chegado.

    Amados peregrinos brasileiros de Curitiba e do Estado de São Paulo, quis partilhar convosco esta experiência que vivi com a Igreja de Malta e Gozo, na esperança de contar com a vossa oração e solidariedade por eles. Assim me ajudareis a levar o peso da missão que o Senhor há cinco anos me confiou. Nesta comunhão de sentimentos, vos agradeço e formulo votos de felicidades para vossas famílias e comunidades cristãs, e a todos abençoo.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua polacca

    Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Kościół w Polsce obchodzi w tych dniach Tydzień Biblijny pod patronatem Dzieła Biblijnego imienia Jana Pawła II. Życzę byście napełnili wasze życie Ewangelią. Niech Chrystus – „Słowo Boga" (Ap 19, 13) – błogosławi wam wszystkim, waszym rodzinom, waszej Ojczyźnie. W Nim szukajcie światła, pociechy i mocy. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

    [Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. La Chiesa in Polonia sta vivendo in questi giorni la Settimana Biblica sotto il patronato dell’Opera Biblica di Giovanni Paolo II. Vi auguro che la vostra vita sia impregnata di Vangelo. Cristo – "Il Verbo di Dio" (Ap 19, 13) – benedica voi tutti, le vostre famiglie, la vostra Patria. Cercate in Lui la luce, la consolazione e la forza. Sia lodato Gesù Cristo.]


    ○ Saluto in lingua ungherese

    Isten hozta a magyar híveket, különösen azokat, akik Keresztes Szilárd Püspök Atya vezetésével Tolcsváról és Komlóskáról jöttek. Kívánom, hogy római zarándoklatotok e húsvéti időben megerősítsen benneteket a hitben és a keresztény szeretetben. Szívesen adom rátok és szeretteitekre apostoli áldásomat. Dicsőség Jézus Krisztusnak!

    [Saluto con affetto i fedeli ungheresi, specialmente coloro che sono arrivati con Mons. Szilárd Keresztes, da Tolcsva e da Komlóska. Auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma in questo tempo pasquale sia per ciascuno un sostegno nella fede e nell'amore cristiano. Volentieri benedico voi ed i vostri cari in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua croata

    S uskrsnom radošću pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a na poseban način vjernike iz župe Svetog Martina iz Dugog Sela i župe Svetog Vinka iz Vinkovaca! Svojim životom veličajte Gospodina te molite za vaše svećenike kao i za nova duhovna zvanja u vašem narodu. Hvaljen Isus i Marija!

    [Nel clima della gioia pasquale saluto tutti i pellegrini Croati, in modo particolare quelli provenienti dalla parrocchia di San Martino a Dugo Selo e dalla parrocchia di San Vincenzo a Vinkovci. Con la vostra vita magnificate il Signore e pregate per i vostri sacerdoti come pure per le nuove vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata tra il vostro popolo. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua ceca

    Srdečně vítám poutníky z Dolní Lutyně a z jižních Čech. Prosím Boha, aby vás naplnil radostí z Kristova Zmrtvýchvstání a aby vás vždy provázel svými hojnými dary. K tomu vám rád žehnám! Chvála Kristu!

    [Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Dolní Lutyně e della Boemia del Sud. Prego Iddio affinché infonda in voi la gioia della Risurrezione di Cristo e vi accompagni sempre con i suoi numerosi doni. Con questi voti volentieri vi benedico! Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i parroci e gli altri sacerdoti della diocesi di Roma, accompagnati dal Cardinale Agostino Vallini e dai Vescovi Ausiliari, qui convenuti di ritorno dal pellegrinaggio ad Ars, promosso in occasione dell’Anno Sacerdotale. Cari sacerdoti romani, vi ringrazio della vostra presenza, segno di affetto e di vicinanza spirituale. Colgo questa opportunità per esprimere la mia stima e la mia viva riconoscenza a voi e ai sacerdoti che in tutto il mondo si dedicano con zelo apostolico al servizio del popolo di Dio, testimoniando la carità di Cristo. Sull’esempio di san Giovanni Maria Vianney, siate pastori pazienti e solleciti del bene delle anime. Saluto le postulanti e le novizie partecipanti all’incontro promosso dall’USMI ed auguro che cresca in ciascuna il desiderio di servire con gioia Gesù e il Vangelo.

    Saluto i tanti studenti di ogni ordine e grado, che ringrazio per la loro così numerosa partecipazione, con un pensiero particolare per l’Istituto "Nazareth" di Roma, e li incoraggio a perseverare nel generoso impegno di testimonianza cristiana nel mondo della scuola. Uno speciale pensiero va, infine, agli altri giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Domenica prossima, quarta del tempo di Pasqua, si celebra la Giornata di preghiera per le vocazioni. Auguro a voi, cari giovani, di trovare nel dialogo con Dio la vostra personale risposta al suo disegno di amore; invito voi, cari malati, ad offrire le vostre sofferenze perché maturino numerose e sante vocazioni. E voi, cari sposi novelli, attingete dalla preghiera quotidiana la forza per costruire un'autentica famiglia cristiana.




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    00 22/04/2010 15:53
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Sig. Gioko Gjorgjevski, Ambasciatore dell’Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia; S.E. il Sig. Gioko Gjorgjevski, Ambasciatore dell’Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia;

    Em.mo Card. Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica;

    Em.mo Card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Frère Alois, Priore di Taizé.





    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI KILDARE AND LEIGHLIN (IRLANDA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kildare and Leighlin (Irlanda), presentata da S.E. Mons. James Moriarty, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.


    NOMINA DELL’ARCIVESCOVO COADIUTORE DI HÀ NÔI (VIÊT NAM)

    Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Coadiutore dell’arcidiocesi di Hà Nôi (Viêt Nam) S.E. Mons. Pierre Nguyên Văn Nhon, finora Vescovo di Đà Lat e Presidente della Conferenza Episcopale del Viêt Nam.

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    00 22/04/2010 15:54
    LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DELL’EX-REPUBBLICA JUGOSLAVA DI MACEDONIA PRESSO LA SANTA SEDE

    Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Signor Gioko Gjorgjevski, Ambasciatore dell’ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

    Riportiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo Ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Signor Gioko Gjorgjevski:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signor Ambasciatore!

    Sono lieto di accogliere Vostra Eccellenza per la presentazione delle Lettere Credenziali quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia presso la Santa Sede. Le sono grato per le cordiali espressioni che ha voluto rivolgermi, anche a nome delle Autorità e della nobile Nazione che Ella rappresenta. Le chiedo di far loro pervenire l’espressione della mia stima e della mia benevolenza, unite all’assicurazione della mia preghiera per la concordia e lo sviluppo armonico dell’intero Paese.

    RicevendoLa, il mio pensiero va all’incontro annuale tra il Successore di Pietro e un’autorevole delegazione ufficiale del Suo Paese, che si tiene in occasione della festa dei santi Cirillo e Metodio, venerate guide spirituali dei popoli slavi e compatroni d’Europa. Questo appuntamento, diventato una piacevole consuetudine, attesta le buone relazioni che esistono tra la Santa Sede e la Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia. Si tratta di relazioni bilaterali, sviluppatesi, soprattutto negli ultimi anni, in modo positivo, e caratterizzate da cordiale cooperazione. A tale proposito, desidero manifestare il mio compiacimento per il mutuo impegno profuso nella recente costruzione di nuovi edifici di culto cattolici in diversi luoghi del Paese.

    Come Ella ha sottolineato, nel Popolo macedone sono ben visibili i segni dei valori umani e cristiani, incarnati nella vita della gente, che costituiscono l’apprezzato patrimonio spirituale e culturale della Nazione, di cui sono altresì eloquente testimonianza gli stupendi monumenti religiosi, sorti in diverse epoche e località, segnatamente nella città di Ohrid. A questa preziosa eredità, la Santa Sede guarda con grande stima e considerazione, favorendone, per quanto di sua competenza, l’approfondimento storico-documentario, per una maggiore conoscenza del passato religioso e culturale. Attingendo a tale patrimonio, i cittadini del Suo Paese continueranno a costruire anche in futuro la propria storia e, forti della loro identità spirituale, potranno apportare al consorzio dei popoli europei il contributo della loro esperienza. Per questo, auspico vivamente che vadano a buon fine le aspirazioni e i crescenti sforzi di codesto Paese per far parte dell’Europa unita, in una condizione di accettazione dei relativi diritti e doveri e nel reciproco rispetto di istanze collettive e di valori tradizionali dei singoli popoli.

    Signor Ambasciatore, nelle parole da Lei pronunciate sull’impegno del Popolo macedone a favorire sempre più il dialogo e la convivenza tra le varie realtà etniche e religiose che costituiscono il Paese, ho colto quell’universale aspirazione alla giustizia e alla coesione interna che da sempre lo anima e che può diventare un esempio per altri nella regione dei Balcani. In effetti, i ponti di interscambio di più ampie intese e strette relazioni religiose tra le diverse componenti della società macedone hanno favorito la creazione di un clima in cui le persone si riconoscono fratelli, figli dello stesso Dio e cittadini dell’unico Paese. E’ certo compito in primo luogo dei responsabili delle Istituzioni individuare modalità per tradurre in iniziative politiche le aspirazioni degli uomini e delle donne al dialogo e alla pace. I credenti, tuttavia, sanno che la pace non è solo frutto di pianificazioni e di attività umane, ma anzitutto dono di Dio agli uomini di buona volontà. Di questa pace, poi, la giustizia e il perdono rappresentano pilastri basilari. La giustizia assicura un pieno rispetto dei diritti e dei doveri, e il perdono guarisce e ricostruisce dalle fondamenta i rapporti tra le persone, che ancora risentono delle conseguenze degli scontri tra le ideologie del recente passato.

    Superata la tragica stagione dell’ultima guerra mondiale, dopo la triste esperienza di un totalitarismo negatore dei diritti fondamentali della persona umana, il Popolo macedone è incamminato verso un armonico progresso, dando prova di pazienza, disponibilità al sacrificio e perseverante ottimismo, tenacemente proteso alla creazione di un avvenire migliore per tutti i suoi abitanti. Uno stabile sviluppo sociale ed economico non può non tener conto delle esigenze culturali, sociali e spirituali della gente, come pure deve valorizzare le tradizioni e le risorse popolari più nobili. E ciò nella consapevolezza che il crescente fenomeno della globalizzazione, comportante, da una parte, un certo livellamento delle diversità sociali ed economiche, potrebbe, dall’altra, aggravare lo squilibrio tra quanti traggono vantaggio dalle sempre maggiori possibilità di produrre ricchezza e quanti invece sono lasciati ai margini del progresso.

    Signor Ambasciatore, il suo Paese vanta una lunga e luminosa tradizione cristiana risalente ai tempi apostolici. Auspico che in un contesto globale di relativismo morale e di scarso interesse per l’esperienza religiosa, nel quale si muove spesso una parte della società europea, i cittadini del nobile Popolo che Ella rappresenta sappiano operare un saggio discernimento nell’aprirsi ai nuovi orizzonti di autentica civiltà e di vero umanesimo. Per fare questo, occorre mantenere vivi e saldi, a livello personale e comunitario, quei principi che stanno alla base anche della civiltà di codesto Popolo: l’attaccamento alla famiglia, la difesa della vita umana, la promozione delle esigenze religiose specialmente dei giovani. La Chiesa Cattolica nella Sua Nazione, anche se costituisce una minoranza, desidera offrire il suo sincero contributo nella costruzione di una società più giusta e solidale, basata sui valori cristiani che hanno fecondato le coscienze dei suoi abitanti. Sono certo che la comunità cattolica, nella consapevolezza che la carità nella verità "è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera" (Caritas in veritate, n. 1) proseguirà la sua missione caritativa, specialmente in favore dei poveri e dei sofferenti, così apprezzata nel Suo Paese.

    Eccellenza, sono certo che anche Ella, nell’adempimento dell’alto compito affidatoLe, contribuirà ad intensificare le già buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e la Nazione macedone, e Le assicuro che potrà contare, a tal fine, sulla piena disponibilità di tutti i miei collaboratori della Curia romana. Con questi fervidi voti, invoco su di Lei, Signor Ambasciatore, sulla Sua famiglia, sui Governanti e su tutti gli abitanti della Nazione che Ella rappresenta, un’abbondanza di Benedizione divina.

    S.E. il Signor Gioko Gjorgjevski,

    Ambasciatore dell’ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia

    È nato a Skopje il 24 luglio 1968.

    Laureato in Teologia presso la Facoltà Ortodossa St.Clement of Ohrid a Skopie (1991), ha frequentato l’Ostkirchliches Institut a Ratisbona (1993-1994) e successivamente ha conseguito la licenza (1996) ed un dottorato (2000) in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana.

    Ha svolto l’attività docente in qualità di: Professore di Teologia presso il Seminario Ortodosso St.Clement of Ohrid (1990-1993 e 1999-2000); Capo dell’Ufficio dell’Arcivescovo (2000); Professore aggiunto (2001) e Professore titolare di Sacra Scrittura (Antico Testamento) presso la Facoltà di Teologia Ortodossa St.Clement of Ohrid.

    Parla l’italiano e l’ inglese.

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    00 23/04/2010 15:45
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi);

    S.E. Mons. Claudio Maria Celli, Arcivescovo tit. di Civitanova, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali;

    la Signorina Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.








    RINUNCE E NOMINE


    RINUNCIA DEL VESCOVO DI BRUGGE (BELGIO)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Brugge (Belgio), presentata da S.E. Mons. Roger Joseph Vangheluwe, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

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    00 24/04/2010 15:20
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Sig. Charles Ghislain, Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Partecipanti al Convegno nazionale "Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale", promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana.





    RINUNCE E NOMINE



    NOMINE NELL’AMBITO DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI (10-24 OTTOBRE 2010)

    Il Santo Padre Benedetto XVI, in vista dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema: «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4,32)», ha nominato:

    - Sua Beatutudine Em.ma Card. Nasrallah Pierre SFEIR, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano), Presidente Delegato ad honorem;

    - Sua Beatitudine Em.ma Card. Emmanuel III DELLY, Patriarca di Babilonia dei Caldei (Iraq), Presidente Delegato ad honorem:

    - Em.mo Card. Leonardo SANDRI, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Presidente Delegato;

    - Sua Beatitudine Rev.ma Ignace Youssif III YOUNAN, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano), Presidente Delegato;

    - Sua Beatitudine Rev.ma Antonios NAGUIB, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto), Relatore Generale;

    - S.E. Mons. Joseph SOUEIF, Arcivescovo di Cipro dei Maroniti (Cipro), Segretario Speciale.



    NOMINA DI CAPO UFFICIO NELLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI

    Il Papa ha nominato Capo Ufficio nella Congregazione per i Vescovi il Rev.do Mons. Fabio Fabene, finora Aiutante di Studio nel medesimo Dicastero.

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    00 24/04/2010 15:20
    UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO NAZIONALE "TESTIMONI DIGITALI. VOLTI E LINGUAGGI NELL’ERA CROSSMEDIALE", PROMOSSO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

    Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti al Convegno nazionale "Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale", promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Eminenza,

    Venerati Confratelli nell’episcopato,

    cari amici,

    sono lieto di questa occasione per incontrarvi e concludere il vostro convegno, dal titolo quanto mai evocativo: "Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale". Ringrazio il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Angelo Bagnasco, per le cordiali parole di benvenuto, con le quali, ancora una volta, ha voluto esprimere l’affetto e la vicinanza della Chiesa che è in Italia al mio servizio apostolico. Nelle sue parole, Signor Cardinale, si rispecchia la fedele adesione a Pietro di tutti i cattolici di questa amata Nazione e la stima di tanti uomini e donne animati dal desiderio di cercare la verità.

    Il tempo che viviamo conosce un enorme allargamento delle frontiere della comunicazione, realizza un’inedita convergenza tra i diversi media e rende possibile l’interattività. La rete manifesta, dunque, una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato: si parla, infatti, di digital divide. Esso separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al loro interno. Aumentano pure i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona. Si assiste allora a un "inquinamento dello spirito, quello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia…" (Discorso in Piazza di Spagna, 8 Dicembre 2009). Questo Convegno, invece, punta proprio a riconoscere i volti, quindi a superare quelle dinamiche collettive che possono farci smarrire la percezione della profondità delle persone e appiattirci sulla loro superficie: quando ciò accade, esse restano corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo.

    Come è possibile, oggi, tornare ai volti? Ho cercato di indicarne la strada anche nella mia terza Enciclica. Essa passa per quella caritas in veritate, che rifulge nel volto di Cristo. L’amore nella verità costituisce "una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione" (n. 9). I media possono diventare fattori di umanizzazione "non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali" (n. 73). Ciò richiede che "essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale" (ibid.). Solamente a tali condizioni il passaggio epocale che stiamo attraversando può rivelarsi ricco e fecondo di nuove opportunità. Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete.

    È questa la nostra missione, la missione irrinunciabile della Chiesa: il compito di ogni credente che opera nei media è quello di "spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo tempo «digitale» i segni necessari per riconoscere il Signore" (Messaggio per la 44a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 16 maggio 2010). Cari amici, anche nella rete siete chiamati acollocarvi come "animatori di comunità", attenti a "preparare cammini che conducano alla Parola di Dio", e ad esprimere una particolare sensibilità per quanti "sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche" (ibid.). La rete potrà così diventare una sorta di "portico dei gentili", dove "fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto" (ibid.).

    Quali animatori della cultura e della comunicazione, voi siete segno vivo di quanto "i moderni mezzi di comunicazione siano entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio" (ibid.). Le voci, in questo campo, in Italia non mancano: basti qui ricordare il quotidiano Avvenire, l’emittente televisiva TV2000, il circuito radiofonico inBlu e l’agenzia di stampa SIR, accanto ai periodici cattolici, alla rete capillare dei settimanali diocesani e agli ormai numerosi siti internet di ispirazione cattolica. Esorto tutti i professionisti della comunicazione a non stancarsi di nutrire nel proprio cuore quella sana passione per l’uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto. Vi aiuterà in questo una solida preparazione teologica e soprattutto una profonda e gioiosa passione per Dio, alimentata nel continuo dialogo con il Signore. Le Chiese particolari e gli istituti religiosi, dal canto loro, non esitino a valorizzare i percorsi formativi proposti dalle Università Pontificie, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalle altre Università cattoliche ed ecclesiastiche, destinandovi con lungimiranza persone e risorse. Il mondo della comunicazione sociale entri a pieno titolo nella programmazione pastorale.

    Mentre vi ringrazio del servizio che rendete alla Chiesa e quindi alla causa dell’uomo, vi esorto a percorrere, animati dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale. La nostra fiducia non è acriticamente riposta in alcuno strumento della tecnica. La nostra forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità.

    Vi affido alla protezione di Maria Santissima e dei grandi Santi della comunicazione e di cuore tutti vi benedico.


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    00 24/04/2010 15:21
    LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DEL BELGIO PRESSO LA SANTA SEDE

    Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Signor Charles Ghislain, Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo Ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Signor Charles Ghislain:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Monsieur l'Ambassadeur,

    Je suis heureux de vous accueillir en cette circonstance de la présentation des Lettres qui vous accréditent en qualité d'Ambassadeur extraordinaire et plénipotentiaire de Belgique près le Saint-Siège. Je vous remercie pour les paroles que vous m’avez adressées. En retour, je vous saurai gré de bien vouloir exprimer à Sa Majesté Albert II, Roi des Belges, que j’ai pu saluer personnellement il y a peu, mes vœux cordiaux pour Sa Personne ainsi que pour le bonheur et la réussite du peuple belge. A travers vous, je salue également le Gouvernement et toutes les autorités du Royaume.

    Votre pays a connu au début de cette année deux tragédies douloureuses de Liège et de Buizingen. Je désire renouveler aux familles endeuillées et aux victimes l’assurance de ma proximité spirituelle. Ces catastrophes nous font mesurer la fragilité de l’existence humaine et la nécessité, pour la protéger, d’une authentique cohésion sociale que n’affaiblit pas la légitime diversité des opinions. Elle repose sur la conviction que la vie et la dignité humaines constituent un bien précieux qu’il faut défendre et promouvoir avec résolution en s’appuyant sur le droit naturel. Depuis longtemps, l’Eglise s’inscrit pleinement dans l’histoire et dans le tissu social de votre Nation. Elle souhaite continuer à être un facteur de convivialité harmonieuse entre tous. Pour cela, elle apporte une contribution très active notamment par ses nombreuses institutions d’éducation, ses œuvres à caractère social, et par l’engagement bénévole de très nombreux fidèles. L’Église est ainsi heureuse de se mettre au service de toutes les composantes de la société belge.

    Toutefois, il ne paraît pas inutile de souligner qu’elle possède, en tant qu’institution, un droit à s’exprimer publiquement. Elle le partage avec tous les individus et toutes les institutions pour livrer son avis sur les questions d’intérêt commun. L’Église respecte la liberté pour tous de penser autrement qu’elle ; elle aimerait aussi que soit respecté son droit d’expression. L’Église est dépositaire d’un enseignement, d’un message religieux qu’elle a reçu du Christ-Jésus. Il peut se résumer par ces mots de l’Écriture Sainte : « Dieu est amour » (1 Jn 4,16) et il projette sa lumière sur le sens de la vie personnelle, familiale et sociale de l’homme. L’Église, ayant pour objectif le bien commun, ne réclame rien d’autre que la liberté de pouvoir proposer ce message, sans l’imposer à quiconque, dans le respect de la liberté des consciences.

    C’est en se nourrissant de cet enseignement ecclésial de manière radicale que Joseph de Veuster est devenu celui que l’on appelle désormais « Saint Damien ». La destinée exceptionnelle de cet homme montre à quel point l’Évangile suscite une éthique amie de la personne, surtout si elle est dans le besoin ou rejetée. La canonisation de ce prêtre et la renommée dont il jouit universellement est un motif de légitime fierté pour le peuple belge. Cette personnalité attachante n’est pas le fruit d’un itinéraire solitaire. Il est bon de se souvenir des racines religieuses qui ont nourri son éducation et sa formation, ainsi que des pédagogues qui ont éveillé en lui cette admirable générosité. Elle lui fera partager la vie marginalisée des lépreux, jusqu’à s’exposer au mal dont ils souffraient. Dans la lumière de tels témoins, il est possible à tous de comprendre que l’Évangile est une force dont il n’y a pas lieu d’avoir peur. Je suis convaincu que, malgré les évolutions sociologiques, le terreau chrétien est encore riche sur votre terre. Il peut nourrir généreusement l’engagement d’un nombre croissant de volontaires qui, inspirés des principes évangéliques de fraternité et de solidarité, accompagnent les personnes qui connaissent des difficultés et qui, pour cette raison, ont besoin d’être aidées.

    Votre pays, qui accueille déjà le siège des Institutions communautaires, a vu sa vocation européenne une nouvelle fois réaffirmée à travers le choix de l’un de vos compatriotes comme premier Président du Conseil européen. À l’évidence, ces choix successifs ne sont pas liés à la seule position géographique de votre pays et à son multilinguisme. Membre du noyau primitif des pays fondateurs, votre Nation a dû s’impliquer et se distinguer dans la recherche d’un consensus dans des situations très complexes. Cette qualité doit être encouragée à l’heure d’affronter, pour le bien de tous, les défis internes du pays. Je désire souligner aujourd’hui que pour porter du fruit à long terme, l’art du consensus ne se réduit pas à une habileté purement dialectique, mais doit rechercher le vrai et le bien. Car « sans vérité, sans confiance et sans amour du vrai, il n’y a pas de conscience ni de responsabilité sociale, et l’agir social devient la proie d’intérêts privés et de logiques de pouvoir, qui ont pour effets d’entraîner la désagrégation de la société, et cela d’autant plus dans une société en voie de mondialisation et dans les moments difficiles comme ceux que nous connaissons actuellement » (Caritas in veritate, n. 5).

    Profitant de notre rencontre, je souhaite saluer chaleureusement les Evêques de Belgique que j’aurai le plaisir d’accueillir très prochainement lors de leur visite ad Limina Apostolorum. Ma pensée va en particulier à Son Excellence Monseigneur Léonard qui, avec enthousiasme et générosité, a commencé, depuis peu, sa nouvelle mission d’Archevêque de Malines-Bruxelles. Je veux aussi saluer les prêtres de votre pays, et les diacres ainsi que tous les fidèles qui forment la communauté catholique belge. Je les invite à témoigner de leur foi avec audace. Dans leurs engagements dans la cité, qu’ils fassent valoir pleinement leur droit de proposer des valeurs qui respectent la nature humaine et qui correspondent aux aspirations spirituelles les plus profondes et les plus authentiques de la personne.

    Au moment où vous inaugurez officiellement vos fonctions auprès du Saint-Siège, je forme les souhaits les meilleurs pour l’heureux accomplissement de votre mission. Soyez sûr, Monsieur l'Ambassadeur, de toujours trouver auprès de mes collaborateurs une attention et une compréhension cordiales. En invoquant l’intercession de la Vierge Marie et de saint Damien, je prie le Seigneur de répandre de généreuses bénédictions sur vous-même, sur votre famille et sur vos collaborateurs, ainsi que sur le peuple belge et sur ses dirigeants.

    S.E. il Sig. Charles Ghislain

    Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede

    È nato a Ixelles il 28 novembre 1951.

    È sposato ed ha tre figli.

    È laureato in Scienze Politiche, in Scienze Amministrative ed in Diritto marittimo ed aereo.

    Intrapresa la carriera diplomatica, ha ricoperto i seguenti incarichi: Addetto di Ambasciata a Vienna (1978); Segretario di Ambasciata a Budapest (1979-1982); Primo Segretario di Ambasciata a Madrid (1983-1987); Consigliere e, successivamente, Ministro Consigliere di Ambasciata a Washington (1988-1991); Direttore di Dipartimento Europa-Nord-America presso il Ministero degli Affari Esteri (1992-1994); Vice Rappresentante Permanente presso l’OCDE a Parigi (1995-1998); Ambasciatore ad Algeri (1999-2000); Presidente per l’Unione Europea del Dialogo Europa-Africa (2001); Rappresentante titolare del Comitato per l’articolo 133 (politica commerciale) dell’Unione Europea (2002); Rappresentante permanente presso il Consiglio d’Europa; Vice Presidente e, successivamente, Presidente del Consiglio Direttivo della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa (2003-2006); Ambasciatore in Uzbekistan, Armenia e Georgia, con residenza a Bruxelles (2006-2010).

    Parla il francese, l’olandese, l’inglese, il tedesco e lo spagnolo.

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    00 25/04/2010 00:42
    Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore del Belgio

    La ricerca del vero e del bene
    essenziale per le sfide del Paese




    Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di sabato 24 maggio, alle ore 11, in solenne udienza, Sua Eccellenza il Signor Charles Ghislain, nuovo Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, il quale ha presentato le Lettere con le quali viene accreditato nell'alto ufficio. Rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, il diplomatico è giunto alle 10.45 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori. Al ripiano degli ascensori, l'Ambasciatore era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove il diplomatico veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l'arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata. Dopo la presentazione delle Credenziali da parte dell'Ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato. Al termine dell'udienza, nella Sala Clementina l'Ambasciatore prendeva congedo dal prefetto della Casa Pontificia e discendeva nella Basilica Vaticana: ricevuto da una delegazione del Capitolo, si recava dapprima nella Cappella del Santissimo Sacramento per un breve atto di adorazione; passava poi a venerare l'immagine della Beatissima Vergine e, quindi, la tomba di San Pietro. Infine l'Ambasciatore prendeva congedo dalla delegazione del Capitolo, quindi, alla Porta della Preghiera, prima di lasciare la Basilica, si congedava dai dignitari che lo avevano accompagnato e faceva ritorno alla sua residenza. Questo è il testo del discorso del Papa.




    Signor Ambasciatore,
    Sono lieto di accoglierla in questa circostanza della presentazione delle Lettere che l'accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Belgio presso la Santa Sede. La ringrazio delle parole che mi ha rivolto. A mia volta, le chiedo di voler cortesemente esprimere a Sua Maestà Alberto ii, Re del Belgio, che recentemente ho potuto salutare di persona, i miei voti cordiali per la Sua Persona, nonché per la felicità e il successo del popolo belga. Attraverso di lei saluto anche il Governo e tutte le autorità del Regno.
    Il suo Paese ha vissuto, all'inizio di quest'anno, le due tragedie dolorose di Liegi e di Buizingen. Desidero rinnovare alle famiglie colpite e alle vittime le assicurazioni della mia vicinanza spirituale. Queste catastrofi ci fanno misurare la fragilità dell'esistenza umana e la necessità, per proteggerla, di una coesione sociale autentica, che non indebolisca la legittima diversità delle opinioni. Essa si basa sulla convinzione che la vita e la dignità umane costituiscono un bene prezioso che occorre difendere e promuovere con decisione, appoggiandosi al diritto naturale. Da molto tempo, la Chiesa s'inscrive pienamente nella storia e nel tessuto sociale della sua nazione. Desidera continuare a essere un fattore di armoniosa convivenza fra tutti. A questo contribuisce in modo molto attivo, specialmente attraverso le sue numerose istituzioni educative, le sue opere di carattere sociale e l'impegno volontario di tantissimi fedeli. La Chiesa è quindi lieta di mettersi al servizio di tutte le componenti della società belga.
    Tuttavia, non pare inutile sottolineare che essa ha, in quanto istituzione, il diritto di esprimersi pubblicamente. Lo condivide con tutti gli individui e tutte le istituzioni, al fine di dire il suo parere sulle questioni di interesse comune. La Chiesa rispetta la libertà di tutti di pensarla in modo diverso da lei; le farebbe anche piacere che venisse rispettato il suo diritto d'espressione. La Chiesa è depositaria di un insegnamento, di un messaggio religioso che ha ricevuto da Cristo Gesù. Può essere riassunto con le seguenti parole della Sacra Scrittura: "Dio è amore" (1 Gv 4, 16) e proietta la sua luce sul senso della vita personale, familiare e sociale dell'uomo. La Chiesa, avendo come obiettivo il bene comune, non chiede altro che la libertà di poter proporre questo messaggio, senza imporlo a nessuno, nel rispetto della libertà delle coscienze.
    È nutrendosi di questo insegnamento ecclesiale in modo radicale che Giuseppe de Veuster è divenuto colui che ormai viene chiamato "San Damiano". L'eccezionale destino di quest'uomo mostra fino a che punto il Vangelo suscita un'etica amica della persona, soprattutto se essa è nel bisogno o emarginata. La canonizzazione di questo sacerdote e la fama universale di cui gode è un motivo di legittimo orgoglio per il popolo belga. Questo personaggio attraente non è frutto di un percorso solitario. È bene ricordare le radici religiose che hanno alimentato la sua educazione e la sua formazione, nonché i pedagoghi che hanno risvegliato in lui quella ammirevole generosità. Essa gli farà condividere la vita emarginata dei lebbrosi, fino ad esporsi al male di cui soffrono. Alla luce di simili testimoni, tutti possono capire che il Vangelo è una forza di cui non c'è ragione di avere paura. Sono convinto che, malgrado gli sviluppi sociologici, l'humus cristiano sia ancora ricco nella sua terra. Può nutrire generosamente l'impegno di un numero crescente di volontari che, ispirati dai principi evangelici di fraternità e di solidarietà, accompagnano le persone che vivono delle difficoltà e che, per questa ragione, hanno bisogno di essere aiutate.
    Il suo Paese, che già accoglie la sede delle Istituzioni comunitarie, ha visto riaffermare ancora una volta la sua vocazione europea attraverso la scelta di uno dei suoi connazionali come presidente del Consiglio Europeo. Certamente queste scelte successive non sono legate solamente alla posizione geografica del suo Paese e al suo multilinguismo. Membro del nucleo originale dei Paesi fondatori, la sua nazione ha dovuto impegnarsi e distinguersi nella ricerca di un consenso in situazioni molto complesse. Questa qualità deve essere incoraggiata al momento di affrontare, per il bene di tutti, le sfide interne del Paese. Desidero oggi sottolineare che, per dare frutto a lungo termine, l'arte del consenso non si riduce a una capacità puramente dialettica, ma deve ricercare il vero e il bene. Perché "senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c'è coscienza e responsabilità sociale, e l'agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali" (Caritas in veritate, n. 5).
    Approfittando del nostro incontro, desidero salutare calorosamente i vescovi del Belgio, che avrò il piacere di accogliere molto presto in occasione della loro visita ad limina Apostolorum. Il mio pensiero va in particolare a Sua Eccellenza monsignor Léonard che, con entusiasmo e generosità, ha iniziato da poco la sua nuova missione di arcivescovo di Malines-Bruxelles. Desidero anche salutare i sacerdoti del suo Paese, nonché i diaconi e tutti i fedeli che costituiscono la comunità cattolica belga. Li invito a testimoniare con audacia la loro fede. Nei loro impegni nella società, facciano valere pienamente il loro diritto di proporre valori che rispettino la natura umana e che corrispondano alle aspirazioni spirituali più profonde e autentiche della persona!
    Nel momento in cui assume ufficialmente le sue funzioni presso la Santa Sede, formulo i migliori auspici per il felice svolgimento della sua missione. Sia certo, Signor Ambasciatore, di trovare sempre presso i miei collaboratori un'attenzione e una comprensione cordiali. Invocando l'intercessione della Vergine Maria e di san Damiano, prego il Signore di effondere generose benedizioni su di lei, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, nonché sul popolo belga e sui suoi governanti.



    (©L'Osservatore Romano - 25 aprile 2010)

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    00 25/04/2010 15:49
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI


    Alle ore 12 di oggi, IV Domenica di Pasqua, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare il Regina Cæli con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:


    PRIMA DEL REGINA CÆLI

    Cari fratelli e sorelle,

    in questa quarta Domenica di Pasqua, detta "del Buon Pastore", si celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che quest’anno ha per tema: "La testimonianza suscita vocazioni", tema "strettamente legato alla vita e alla missione dei sacerdoti e dei consacrati" (Messaggio per la XLVII G. M. di preghiera per le vocazioni, 13 novembre 2009). La prima forma di testimonianza che suscita vocazioni è la preghiera (cfr ibid.), come ci mostra l’esempio di santa Monica che, supplicando Dio con umiltà ed insistenza, ottenne la grazia di veder diventare cristiano suo figlio Agostino, il quale scrive: "Senza incertezze credo e affermo che per le sue preghiere Dio mi ha concesso l’intenzione di non preporre, non volere, non pensare, non amare altro che il raggiungimento della verità" (De Ordine II, 20, 52, CCL 29, 136). Invito, pertanto, i genitori a pregare, perché il cuore dei figli si apra all’ascolto del Buon Pastore, e "ogni più piccolo germe di vocazione … diventi albero rigoglioso, carico di frutti per il bene della Chiesa e dell’intera umanità" (Messaggio cit.). Come possiamo ascoltare la voce del Signore e riconoscerlo? Nella predicazione degli Apostoli e dei loro successori: in essa risuona la voce di Cristo, che chiama alla comunione con Dio e alla pienezza della vita, come leggiamo oggi nel Vangelo di san Giovanni: "Le mie pecore ascoltano la mia voce ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano" (Gv 10,27-28). Solo il Buon Pastore custodisce con immensa tenerezza il suo gregge e lo difende dal male, e solo in Lui i fedeli possono riporre assoluta fiducia.

    In questa Giornata di speciale preghiera per le vocazioni, esorto in particolare i ministri ordinati, affinché, stimolati dall’Anno Sacerdotale, si sentano impegnati "per una più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi" (Lettera di indizione). Ricordino che il sacerdote "continua l’opera della Redenzione sulla terra"; sappiano sostare volentieri davanti al tabernacolo"; aderiscano "totalmente alla propria vocazione e missione mediante un’ascesi severa"; si rendano disponibili all’ascolto e al perdono; formino cristianamente il popolo a loro affidato; coltivino con cura la "fraternità sacerdotale" (cfr ibid.). Prendano esempio da saggi e zelanti Pastori, come fece san Gregorio di Nazianzo, il quale così scriveva all’amico fraterno e Vescovo san Basilio: "Insegnaci il tuo amore per le pecore, la tua sollecitudine e la tua capacità di comprensione, la tua sorveglianza … la severità nella dolcezza, la serenità e la mansuetudine nell’attività … i combattimenti in difesa del gregge, le vittorie … conseguite in Cristo" (Oratio IX, 5, PG 35, 825ab).

    Ringrazio tutti i presenti e quanti con la preghiera e l’affetto sostengono il mio ministero di Successore di Pietro, e su ciascuno invoco la celeste protezione della Vergine Maria, alla quale ci rivolgiamo ora in preghiera.



    DOPO IL REGINA CÆLI

    Stamani, rispettivamente a Roma e a Barcellona, sono stati proclamati Beati due Sacerdoti: Angelo Paoli, Carmelitano, e José Tous y Soler, Cappuccino. A quest’ultimo farò cenno tra poco. Del beato Angelo Paoli, originario della Lunigiana e vissuto tra i secoli XVII e XVIII, mi piace ricordare che fu apostolo della carità a Roma, soprannominato "padre dei poveri". Si dedicò specialmente ai malati dell’Ospedale San Giovanni, prendendosi cura anche dei convalescenti. Il suo apostolato traeva forza dall’Eucaristia e dalla devozione alla Madonna del Carmine, come pure da un’intensa vita di penitenza. Nell’Anno Sacerdotale, propongo volentieri il suo esempio a tutti i sacerdoti, in modo particolare a quanti appartengono ad Istituti religiosi di vita attiva.

    Chers pèlerins francophones, en ce dimanche l’Église universelle prie pour les vocations. Ce jour de prière prend une dimension particulière en cette Année Sacerdotale. Prions tous afin que des jeunes répondent à l’appel du Seigneur, acceptent de bâtir leur existence entière sur le Christ dans un service plus direct à l’Évangile et choisissent de donner leur vie avec générosité à Dieu et à l’Église. Priez, chers pèlerins, pour vos prêtres et vos séminaristes. Que l’exemple de Marie et du Saint Curé d’Ars nous guide ! Bon dimanche !

    I am happy to greet all the English-speaking visitors present for today’s Regina Caeli prayer. This Sunday the Church celebrates the World Day of Prayer for Vocations. As we rejoice in the new life that the Risen Lord has won for us, let us ask him to inspire many young people to centre their hearts on the things of Heaven (cf. Col 3:1-2) and to offer themselves joyfully in the service of Christ our Good Shepherd in the priesthood and religious life. Confidently entrusting this petition to Mary, Queen of Heaven, I invoke upon you God’s abundant blessings of peace and joy!

    Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher hier auf dem Petersplatz. Am heutigen „Sonntag des Guten Hirten" begehen wir den 47. Weltgebetstag um geistliche Berufungen. In diesem Jahr lautet das Motto: „Das Zeugnis weckt Berufungen". Dabei blicken wir auf Jesus selbst: Er ist uns als Guter Hirte vorangegangen. Er hat uns gezeigt, was es heißt, sein Leben für die Menschen hinzugeben, die ihm der Vater anvertraut hat. Bitten wir Maria um ihre Fürsprache, daß alle, die Jesus in seine engere Nachfolge berufen hat, ihm freudig antworten und der Gnade Gottes treu bleiben. Der Herr segne euch und eure Familien.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de las parroquias Nuestra Señora del Pilar, de Catarroja, y de la Sangre de Cristo, de Cullera. En este domingo llamado del Buen Pastor, en el que la Iglesia celebra la Jornada de oración por las vocaciones, ha tenido lugar en Barcelona la beatificación del sacerdote capuchino José Tous y Soler, fundador de las Hermanas Capuchinas de la Madre del Divino Pastor. No obstante numerosas pruebas y dificultades, nunca se dejó vencer por la amargura o el resentimiento. Destacó por su caridad exquisita y su capacidad para soportar y comprender las deficiencias de los demás. Que su ejemplo e intercesión ayude a todos y especialmente a los sacerdotes a vivir la fidelidad a Cristo. Que el nou Beat Josep Tóus i Soler us beneeixi i us protegeixi. Feliç diumenge. Muchas gracias y feliz domingo.

    Dirijo agora a minha saudação amiga aos professores e alunos do Colégio de São Tomás, de Lisboa, e demais peregrinos de língua portuguesa: De visita a Roma, não quisestes faltar a este encontro com o Papa, que a todos encoraja na nobre missão de dar razões de vida e de esperança às novas gerações para uma sociedade mais humana e solidária. Sobre vós, vossas famílias e os sonhos de bem que abrigais no coração, desça a minha Bênção Apostólica.

    Lepo pozdravljam romarje, ki ste prišli sem z »Duhovno družino Delo«, in vse druge vernike iz Slovenije! Zgled prvih kristjanov naj vam pomaga, da bo srečanje z vstalim Gospodom v Evharistiji vedno središče vašega življenja. Naj bo z vami moj blagoslov!

    [Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini qui venuti con la "Famiglia Spirituale L’Opera", ed a tutti gli altri fedeli provenienti dalla Slovenia! L’esempio dei primi cristiani vi aiuti, affinché l’incontro con il Signore risorto nell’Eucaristia sia sempre il cardine della vostra vita. Vi accompagni la mia Benedizione!]

    Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków, a szczególnie uczestników Marszu dla życia, jaki dzisiaj odbywa się w Szczecinie. Łączę się duchowo z tą szlachetną inicjatywą. Niech budzi ona w każdym sercu potrzebę troski o poczęte życie. Niech będzie wsparciem dla rodzin oczekujących potomstwa. Dzisiejsza niedziela jest nazywana Niedzielą Dobrego Pasterza. Módlmy się za powołanych do kapłaństwa i życia zakonnego, aby idąc za głosem Dobrego Pasterza, świętością życia i posługi, dawali przekonujące świadectwo wiary.

    [Saluto cordialmente tutti i Polacchi e, in modo particolare, i partecipanti alla Marcia per la vita, che oggi si svolge a Szczecin. Mi unisco spiritualmente a questa nobile iniziativa. Che essa desti in ogni cuore la sollecitudine per la vita nascente e sia sostegno per le famiglie in attesa di figli. L’odierna domenica viene chiamata Domenica del Buon Pastore. Preghiamo per coloro che sono chiamati al sacerdozio e alla vita consacrata, affinché, seguendo la voce del Buon Pastore, rendano con la santità della loro vita e con il loro servizio una convincente testimonianza di fede.]

    Rivolgo uno speciale saluto all’Associazione "Meter", che da 14 anni promuove la Giornata nazionale per i bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza. In questa occasione voglio soprattutto ringraziare e incoraggiare quanti si dedicano alla prevenzione e all’educazione, in particolare i genitori, gli insegnanti e tanti sacerdoti, suore, catechisti e animatori che lavorano con i ragazzi nelle parrocchie, nelle scuole e nelle associazioni. Saluto i fedeli venuti da Brescia, da Cassana presso Ferrara, da alcune parrocchie dell’Umbria e da Toronto, in Canada; i ragazzi delle parrocchie della Valposchiavo, in Svizzera, e quelli di Francavilla al Mare; e il gruppo di fidanzati di Altamura. A tutti auguro una buona domenica.

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    00 26/04/2010 16:42
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. Mons. Robert Patrick Ellison, C.S.Sp., Vescovo di Banjul (Gambia), in Visita "ad Limina Apostolorum";

    Padre Chris Brennan, S.M.A., Amministratore Apostolico di Gbarnga (Liberia), in Visita "ad Limina Apostolorum";

    S.E. Mons. Edward Tamba Charles, Arcivescovo di Freetown and Bo (Sierra Leone), in Visita "ad Limina Apostolorum";

    S.E. Mons. Patrick Daniel Koroma, Vescovo di Kenema (Sierra Leone), in Visita "ad Limina Apostolorum".

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    S.E. Mons. George Biguzzi, S.X., Vescovo di Makeni (Sierra Leone), in Visita "ad Limina Apostolorum".

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    00 28/04/2010 16:08
    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DEL VESCOVO DI JACMEL (HAÏTI)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Jacmel (Haïti) il Rev.do Launay Saturné, del clero dell’arcidiocesi di Port-au-Prince, Decano degli studi nel Seminario Maggiore Interdiocesano "Notre-Dame d’Haïti".

    Rev.do Launay Saturné

    Il Rev.do Launay Saturné è nato il 14 gennaio 1964 a Delatte (Petit-Goâve) nell’arcidiocesi di Port-au-Prince. Dopo gli studi elementari e secondari a Petit-Goâve, e poi a Port-au-Prince, presso il Seminario Minore–Collegio "Saint-Martial", è entrato nel Seminario Maggiore Nazionale "Notre-Dame d’Haïti" a Port-au-Prince, dove ha fatto gli studi filosofici e teologici. E’ stato ordinato sacerdote il 10 marzo 1991 nella Cattedrale di Port-au-Prince. Dal 1998 al 2003 ha studiato Teologia Dogmatica (Ecclesiologia) a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo la Licenza e il Dottorato.

    Dopo la sua ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario nella parrocchia Sacré-Coeur de Turgeau a Port-au-Prince (1991-1997); Direttore della Casa propedeutica a Jacquet per l’arcidiocesi di Port-au-Prince (1997-1998). Durante gli studi a Roma, è stato cappellano presso la Chiesa San Luigi dei Francesi (1998-2003). Dal 2003 è Direttore degli studi e Professore di Teologia presso il Seminario Maggiore Interdiocesano "Notre-Dame d’Haïti" a Port-au-Prince. Insegna teologia anche in diversi Istituti e presso l’Università "Notre-Dame d’Haïti". Inoltre dal 2004 è Responsabile del Comitato incaricato della Pastorale Mariana dell’arcidiocesi di Port-au-Prince, e dal 2005 è Segretario Nazionale della Commissione della Pastorale dei giovani in Haiti.




    INCONTRO CONVIVIALE DEL SANTO PADRE CON I MEMBRI DEL COMITATO "VOX CLARA"

    Alle ore 13.15 di oggi, nella Casina Pio IV, il Santo Padre Benedetto XVI pranza con i Membri del Comitato "Vox Clara", Comitato di consulenza su questioni circa la celebrazione del Rito Romano in lingua inglese, annesso alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.



    INCONTRO CONVIVIALE DEL SANTO PADRE CON I MEMBRI DEL COMITATO "VOX CLARA" (CONTINUAZIONE)

    Alle ore 13.15 di oggi, nella Casina Pio IV, il Santo Padre Benedetto XVI pranza con i Membri e i Consultori del Comitato "Vox Clara", Comitato di consulenza su questioni circa la celebrazione del Rito Romano in lingua inglese, annesso alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti alla fine del pranzo:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Dear Cardinals,

    Dear Brother Bishops and Priests,

    Members and Consultors of the Vox Clara Committee,

    I thank you for the work that Vox Clara has done over the last eight years, assisting and advising the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments in fulfilling its responsibilities with regard to the English translations of liturgical texts. This has been a truly collegial enterprise. Not only are all five continents represented in the membership of the Committee, but you have been assiduous in drawing together contributions from Bishops’ Conferences in English-speaking territories all over the world. I thank you for the great labour you have expended in your study of the translations and in processing the results of the many consultations that have been conducted. I thank the expert assistants for offering the fruits of their scholarship in order to render a service to the universal Church. And I thank the Superiors and Officials of the Congregation for their daily, painstaking work of overseeing the preparation and translation of texts that proclaim the truth of our redemption in Christ, the Incarnate Word of God.

    Saint Augustine spoke beautifully of the relation between John the Baptist, the vox clara that resounded on the banks of the Jordan, and the Word that he spoke. A voice, he said, serves to share with the listener the message that is already in the speaker’s heart. Once the word has been spoken, it is present in the hearts of both, and so the voice, its task having been completed, can fade away (cf. Sermon 293). I welcome the news that the English translation of the Roman Missal will soon be ready for publication, so that the texts you have worked so hard to prepare may be proclaimed in the liturgy that is celebrated across the anglophone world. Through these sacred texts and the actions that accompany them, Christ will be made present and active in the midst of his people. The voice that helped bring these words to birth will have completed its task.

    A new task will then present itself, one which falls outside the direct competence of Vox Clara, but which in one way or another will involve all of you – the task of preparing for the reception of the new translation by clergy and lay faithful. Many will find it hard to adjust to unfamiliar texts after nearly forty years of continuous use of the previous translation. The change will need to be introduced with due sensitivity, and the opportunity for catechesis that it presents will need to be firmly grasped. I pray that in this way any risk of confusion or bewilderment will be averted, and the change will serve instead as a springboard for a renewal and a deepening of Eucharistic devotion all over the English-speaking world.

    Dear Brother Bishops, Reverend Fathers, Friends, I want you to know how much I appreciate the great collaborative endeavour to which you have contributed. Soon the fruits of your labours will be made available to English-speaking congregations everywhere. As the prayers of God’s people rise before him like incense (cf. Psalm 140:2), may the Lord’s blessing come down upon all who have contributed their time and expertise to crafting the texts in which those prayers are expressed. Thank you, and may you be abundantly rewarded for your generous service to God’s people.




    TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI ALL’VIII CONGRESSO EUROPEO CCEE SULLE MIGRAZIONI

    Pubblichiamo di seguito il messaggio telegrafico che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato, tramite il Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone, al Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, S.E. Mons. Antonio Maria Vegliò, in occasione dell’VIII Congresso Europeo sulle Migrazioni, promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) che si tiene a Málaga (Spagna) dal 27 aprile al 1° maggio:


    TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

    MONS. ANTONIO MARIA VEGLIÒ
    PRESIDENTE DEL CONSEJO PONTIFICIO
    DE LA PASTORAL DE LOS MIGRANTES E ITINERANTES
    CIUDAD DEL VATICANO

    SU SANTIDAD BENEDICTO XVI SALUDA CORDIALMENTE A LOS ORGANIZADORES Y PARTICIPANTES EN EL VIII CONGRESO EUROPEO SOBRE LAS MIGRACIONES, QUE TIENE LUGAR EN MÁLAGA CON EL LEMA "SUPERAR LOS MIEDOS. TRAZAR PERSPECTIVAS", Y LES ALIENTA A PROSEGUIR EN SUS ESFUERZOS PARA LOGRAR UNA ATENCIÓN PASTORAL ADECUADA A TODOS AQUELLOS QUE SUFREN LAS CONSECUENCIAS DE HABER ABANDONADO SU PATRIA O DE SENTIRSE SIN UNA TIERRA DE REFERENCIA.
    ASÍ MISMO, LOS EXHORTA A COORDINAR INICIATIVAS Y PROGRAMAS PARA QUE PUEDA LLEGAR TODOS LA LUZ DEL EVANGELIO Y, CON ELLA, UNA FIRME ESPERANZA DE VER RECONOCIDOS SUS DERECHOS Y FAVORECIDAS SUS POSIBILIDADES DE UNA VIDA DIGNA EN TODOS LOS ASPECTOS.
    CON ESTOS SENTIMIENTOS, MIENTRAS INVOCA LA PROTECCIÓN MATERNAL DE LA SANTÍSIMA VIRGEN MARÍA SOBRE TODOS LOS CONGRESISTAS, EL SANTO PADRE LES IMPARTE LA IMPLORADA BENDICIÓN APOSTÓLICA.

    CARDENAL TARCISIO BERTONE
    SECRETARIO DE ESTADO DE SU SANTIDAD




    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

    Nel discorso in lingua italiana, il Papa, avvicinandosi la conclusione dell’Anno Sacerdotale, ha incentrato la sua meditazione sulla vita e sulle opere di due santi sacerdoti torinesi, San Leonardo Murialdo e San Giuseppe Cottolengo.

    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    ci stiamo avviando verso la conclusione dell’Anno Sacerdotale e, in questo ultimo mercoledì di aprile, vorrei parlare di due santi Sacerdoti esemplari nella loro donazione a Dio e nella testimonianza di carità, vissuta nella Chiesa e per la Chiesa, verso i fratelli più bisognosi: san Leonardo Murialdo e san Giuseppe Benedetto Cottolengo. Del primo ricordiamo i 110 anni dalla morte e i 40 anni dalla canonizzazione; del secondo sono iniziate le celebrazioni per il 2° centenario di Ordinazione sacerdotale.

    Il Murialdo nacque a Torino il 26 ottobre 1828: è la Torino di san Giovanni Bosco, dello stesso san Giuseppe Cottolengo, terra fecondata da tanti esempi di santità di fedeli laici e di sacerdoti. Leonardo è l’ottavo figlio di una famiglia semplice. Da bambino, insieme con il fratello, entrò nel collegio dei Padri Scolopi di Savona per il corso elementare, le scuole medie e il corso superiore; vi trovò educatori preparati, in un clima di religiosità fondato su una seria catechesi, con pratiche di pietà regolari. Durante l’adolescenza visse, però, una profonda crisi esistenziale e spirituale che lo portò ad anticipare il ritorno in famiglia e a concludere gli studi a Torino, iscrivendosi al biennio di filosofia. Il "ritorno alla luce" avvenne - come egli racconta - dopo qualche mese, con la grazia di una confessione generale, nella quale riscoprì l’immensa misericordia di Dio; maturò, allora, a 17 anni, la decisione di farsi sacerdote, come riposta d’amore a Dio che lo aveva afferrato con il suo amore. Venne ordinato il 20 settembre 1851. Proprio in quel periodo, come catechista dell’Oratorio dell’Angelo Custode, fu conosciuto ed apprezzato da Don Bosco, il quale lo convinse ad accettare la direzione del nuovo Oratorio di San Luigi a Porta Nuova che tenne fino al 1865. Lì venne in contatto anche con i gravi problemi dei ceti più poveri, ne visitò le case, maturando una profonda sensibilità sociale, educativa ed apostolica che lo portò poi a dedicarsi autonomamente a molteplici iniziative in favore della gioventù. Catechesi, scuola, attività ricreative furono i fondamenti del suo metodo educativo in Oratorio. Sempre Don Bosco lo volle con sé in occasione dell’Udienza concessagli dal beato Pio IX nel 1858.

    Nel 1873 fondò la Congregazione di San Giuseppe, il cui fine apostolico fu, fin dall’inizio, la formazione della gioventù, specialmente quella più povera e abbandonata. L’ambiente torinese del tempo fu segnato dall’intenso fiorire di opere e di attività caritative promosse dal Murialdo fino alla sua morte, avvenuta il 30 marzo del 1900.

    Mi piace sottolineare che il nucleo centrale della spiritualità del Murialdo è la convinzione dell’amore misericordioso di Dio: un Padre sempre buono, paziente e generoso, che rivela la grandezza e l’immensità della sua misericordia con il perdono. Questa realtà san Leonardo la sperimentò a livello non intellettuale, ma esistenziale, mediante l’incontro vivo con il Signore. Egli si considerò sempre un uomo graziato da Dio misericordioso: per questo visse il senso gioioso della gratitudine al Signore, la serena consapevolezza del proprio limite, il desiderio ardente di penitenza, l’impegno costante e generoso di conversione. Egli vedeva tutta la sua esistenza non solo illuminata, guidata, sorretta da questo amore, ma continuamente immersa nell’infinita misericordia di Dio. Scrisse nel suo Testamento spirituale: "La tua misericordia mi circonda, o Signore… Come Dio è sempre ed ovunque, così è sempre ed ovunque amore, è sempre ed ovunque misericordia". Ricordando il momento di crisi avuto in giovinezza, annotava: "Ecco che il buon Dio voleva far risplendere ancora la sua bontà e generosità in modo del tutto singolare. Non soltanto egli mi ammise di nuovo alla sua amicizia, ma mi chiamò ad una scelta di predilezione: mi chiamò al sacerdozio, e questo solo pochi mesi dopo il mio ritorno a lui". San Leonardo visse perciò la vocazione sacerdotale come dono gratuito della misericordia di Dio con senso di riconoscenza, gioia e amore. Scrisse ancora: "Dio ha scelto me! Egli mi ha chiamato, mi ha perfino forzato all’onore, alla gloria, alla felicità ineffabile di essere suo ministro, di essere «un altro Cristo» … E dove stavo io quando mi hai cercato, mio Dio? Nel fondo dell’abisso! Io ero là, e là Dio venne a cercarmi; là egli mi fece intendere la sua voce…".

    Sottolineando la grandezza della missione del sacerdote che deve "continuare l’opera della redenzione, la grande opera di Gesù Cristo, l’opera del Salvatore del mondo", cioè quella di "salvare le anime", san Leonardo ricordava sempre a se stesso e ai confratelli la responsabilità di una vita coerente con il sacramento ricevuto. Amore di Dio e amore a Dio: fu questa la forza del suo cammino di santità, la legge del suo sacerdozio, il significato più profondo del suo apostolato tra i giovani poveri e la fonte della sua preghiera. San Leonardo Murialdo si è abbandonato con fiducia alla Provvidenza, compiendo generosamente la volontà divina, nel contatto con Dio e dedicandosi ai giovani poveri. In questo modo egli ha unito il silenzio contemplativo con l’ardore instancabile dell’azione, la fedeltà ai doveri di ogni giorno con la genialità delle iniziative, la forza nelle difficoltà con la serenità dello spirito. Questa è la sua strada di santità per vivere il comandamento dell’amore, verso Dio e verso il prossimo.

    Con lo stesso spirito di carità è vissuto, quarant’anni prima del Murialdo, san Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore dell’opera da lui stesso denominata "Piccola Casa della Divina Provvidenza" e chiamata oggi anche "Cottolengo". Domenica prossima, nella mia Visita pastorale a Torino, avrò modo di venerare le spoglie di questo Santo e di incontrare gli ospiti della "Piccola Casa".

    Giuseppe Benedetto Cottolengo nacque a Bra, cittadina della provincia di Cuneo, il 3 maggio 1786. Primogenito di 12 figli, di cui 6 morirono in tenera età, mostrò fin da fanciullo grande sensibilità verso i poveri. Abbracciò la via del sacerdozio, imitato anche da due fratelli. Gli anni della sua giovinezza furono quelli dell’avventura napoleonica e dei conseguenti disagi in campo religioso e sociale. Il Cottolengo divenne un buon sacerdote, ricercato da molti penitenti e, nella Torino di quel tempo, predicatore di esercizi spirituali e conferenze presso gli studenti universitari, dove riscuoteva sempre un notevole successo. All’età di 32 anni, venne nominato canonico della Santissima Trinità, una congregazione di sacerdoti che aveva il compito di officiare nella Chiesa del Corpus Domini e di dare decoro alle cerimonie religiose della città, ma in quella sistemazione egli si sentiva inquieto. Dio lo stava preparando ad una missione particolare, e, proprio con un incontro inaspettato e decisivo, gli fece capire quale sarebbe stato il suo futuro destino nell’esercizio del ministero.

    Il Signore pone sempre dei segni sul nostro cammino per guidarci secondo la sua volontà al nostro vero bene. Per il Cottolengo questo avvenne, in modo drammatico, la domenica mattina del 2 settembre 1827. Proveniente da Milano giunse a Torino la diligenza, affollata come non mai, dove si trovava stipata un’intera famiglia francese in cui la moglie, con cinque bambini, era in stato di gravidanza avanzata e con la febbre alta. Dopo aver vagato per vari ospedali, quella famiglia trovò alloggio in un dormitorio pubblico, ma la situazione per la donna andò aggravandosi e alcuni si misero alla ricerca di un prete. Per un misterioso disegno incrociarono il Cottolengo, e fu proprio lui, con il cuore pesante e oppresso, ad accompagnare alla morte questa giovane madre, fra lo strazio dell’intera famiglia. Dopo aver assolto questo doloroso compito, con la sofferenza nel cuore, si recò davanti al Santissimo Sacramento e pregò: "Mio Dio, perchè? Perchè mi hai voluto testimone? Cosa vuoi da me? Bisogna fare qualcosa!". Rialzatosi, fece suonare tutte le campane, accendere le candele, e accogliendo i curiosi in chiesa disse: "La grazia è fatta! La grazia è fatta!". Da quel momento il Cottolengo fu trasformato: tutte le sue capacità, specialmente la sua abilità economica e organizzativa, furono utilizzate per dare vita ad iniziative a sostegno dei più bisognosi.

    Egli seppe coinvolgere nella sua impresa decine e decine di collaboratori e volontari. Spostandosi verso la periferia di Torino per espandere la sua opera, creò una sorta di villaggio, nel quale ad ogni edificio che riuscì a costruire assegnò un nome significativo: "casa della fede", "casa della speranza", "casa della carità". Mise in atto lo stile delle "famiglie", costituendo delle vere e proprie comunità di persone, volontari e volontarie, uomini e donne, religiosi e laici, uniti per affrontare e superare insieme le difficoltà che si presentavano. Ognuno in quella Piccola Casa della Divina Provvidenza aveva un compito preciso: chi lavorava, chi pregava, chi serviva, chi istruiva, chi amministrava. Sani e ammalati condividevano tutti lo stesso peso del quotidiano. Anche la vita religiosa si specificò nel tempo, secondo i bisogni e le esigenze particolari. Pensò anche ad un proprio seminario, per una formazione specifica dei sacerdoti dell’Opera. Fu sempre pronto a seguire e a servire la Divina Provvidenza, mai ad interrogarla. Diceva: "Io sono un buono a nulla e non so neppure cosa mi faccio. La Divina Provvidenza però sa certamente ciò che vuole. A me tocca solo assecondarla. Avanti in Domino". Per i suoi poveri e i più bisognosi, si definirà sempre "il manovale della Divina Provvidenza".

    Accanto alle piccole cittadelle volle fondare anche cinque monasteri di suore contemplative e uno di eremiti, e li considerò tra le realizzazioni più importanti: una sorta di "cuore" che doveva battere per tutta l’Opera. Morì il 30 aprile 1842, pronunciando queste parole: "Misericordia, Domine; Misericordia, Domine. Buona e Santa Provvidenza… Vergine Santa, ora tocca a Voi". La sua vita, come scrisse un giornale del tempo, era stata tutta "un’intensa giornata d’amore".

    Cari amici, questi due santi Sacerdoti, dei quali ho presentato qualche tratto, hanno vissuto il loro ministero nel dono totale della vita ai più poveri, ai più bisognosi, agli ultimi, trovando sempre la radice profonda, la fonte inesauribile della loro azione nel rapporto con Dio, attingendo dal suo amore, nella profonda convinzione che non è possibile esercitare la carità senza vivere in Cristo e nella Chiesa. La loro intercessione e il loro esempio continuino ad illuminare il ministero di tanti sacerdoti che si spendono con generosità per Dio e per il gregge loro affidato, e aiutino ciascuno a donarsi con gioia e generosità a Dio e al prossimo.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers frères et sœurs, né en 1828 à Turin, Léonard Murialdo devint prêtre en réponse à la miséricorde divine expérimentée dans la confession après une crise spirituelle et existentielle. Le sacerdoce est, disait-il, « un don gratuit de la miséricorde de Dieu ». Il rappelait à ses confrères la nécessité d’une vie cohérente avec le sacrement reçu. Il fonda la Congrégation de Saint Joseph pour l’éducation de la jeunesse pauvre et marginalisée. « L’amour de Dieu et l’amour pour Dieu » a été la loi de sa vie unissant la contemplation à l’ardeur de l’action.

    Saint Joseph Benoît Cottolengo vécut ce même esprit. Né en 1786 à Bra (Cuneo), il fonda l’Œuvre Petite maison de la divine Providence ou Cottolengo. Prêtre recherché par les pénitents et grand prédicateur auprès des étudiants, il fut bouleversé par la mort prématurée d’une jeune mère. Il se consacra alors totalement au service des nécessiteux, créant une sorte de village dans lequel tous, les bien-portants comme les malades, partageaient le même poids du quotidien dans la joie. Sa devise était « En avant, dans le Seigneur ». Il se disait le manœuvre de la Providence divine. Toute sa vie a été ‘une intense journée d’amour’. Puisse l’exemple de ces deux saints encourager beaucoup de prêtres dans leur consécration à Dieu et dans le service du prochain.

    Je salue les pèlerins francophones, en particulier, les jeunes, les étudiants et les servants d’autel présents, ainsi que l’Evêque de Pontoise qui accompagne un groupe paroissial. Je salue cordialement les séminaristes venus du Liban ! Je n’oublie pas les Assomptionistes qui fêtent le 200ème anniversaire de la naissance de leur fondateur ! Que Dieu vous bénisse et bon pèlerinage à tous !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    As the Year for Priests draws to its close, I would like to devote today’s catechesis to the example of two remarkable priests of the nineteenth century associated with the Italian city of Turin. Saint Leonard Murialdo, the founder of the Congregation of Saint Joseph, devoted his life to the education and pastoral care of disadvantaged young people. He saw his priestly vocation as a gracious gift of God’s love, to be received with gratitude, joy and love. Imbued with a powerful sense of the Lord’s mercy, he encouraged his confreres to unite contemplation and apostolic zeal, and to confirm their preaching by the example of their lives. Saint Joseph Cottolengo, who lived a generation before Saint Leonard, was another outstanding apostle of charity. Early in his priesthood, after a dramatic encounter with human suffering, he founded the "Little Home of Divine Providence", involving scores of people – priests, religious and laity alike – in a great charitable outreach which continues today. May the example of these two great priests, outstanding for their love of God and their devotion to Christ and the Church, continue to inspire and sustain the many priests today who generously devote their lives to God and to the service of our brothers and sisters in need.

    I offer a most cordial welcome to the ecumenical delegations from the Lutheran Church of Norway and from the Church of England. My warm greeting also goes to the group of Jewish leaders visiting the Vatican with the Pave the Way Foundation. Upon all the English-speaking visitors and pilgrims present at today’s Audience, especially those from England, Scotland, Norway, Indonesia and the United States of America I invoke Almighty God’s blessings of joy and peace!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    In der heutigen Audienz möchte ich zwei Priestergestalten vorstellen, die im Turin des 19. Jahrhunderts ihr Leben ganz in den Dienst der Armen gestellt haben. Der heilige Leonardo Murialdo stammte aus einer kinderreichen Familie und wurde in katholischen Ordensschulen erzogen. Er erlebte aber dann als junger Mann mit 17 Jahren eine tiefe Glaubenskrise. Seine Rückkehr zu Gott und seine Berufung zum Priestertum sah er deshalb immer als ein unverdientes Geschenk der göttlichen Vaterliebe: auf einmal hat er erfahren, wie gut Gott ist, und damit hat er sein Leben neu begonnen. Nach über zwanzig Jahren der geistlichen, leiblichen und schulischen Fürsorge für bedürftige Jugendliche gründete er die Kongregation des heiligen Josef, in der er viele andere zu einem eifrigen und konsequenten Priesterleben führte und sich besonders um die Randexistenzen, um die Ausgestoßenen und die Armen kümmerte. Der heilige Giuseppe Benedetto Cottolengo, an dessen Grab ich am kommenden Sonntag in Turin beten werde, wirkte zu Beginn des 19. Jahrhunderts zunächst als vielgesuchter Beichtvater und geschätzter Prediger. Doch eines Nachts stellte ihn die göttliche Vorsehung an die Seite einer Mutter, die bei der Geburt ihres sechsten Kindes im Kreis ihrer mittellosen Familie verstarb. Dieses Ereignis hat ihn zutiefst erschüttert, so daß er sich vor dem Allerheiligsten niederkniete und Gott gleichsam anschrie: »Warum? Was willst Du? Was ist das?« Und dann kam ihm die Berufung zu, sich um solche Menschen zu kümmern, für solche Menschen in solchen Situationen des Leidens und der Not dazusein. So ist aus dieser erschütternden Erfahrung eine neue Berufung gewachsen, die zur Gründung des »Kleinen Hauses der göttlichen Vorsehung führte«, zunächst eine Art Dorf am Rande der Stadt, in dem jedes Haus seine besondere Bestimmung hatte, in dem alle zusammen Leid und Not trugen und einander so zu Gott hinführten. Dann hat es sich ausgebreitet und ist heute neben Turin in vielen anderen Städten gegenwärtig, auch hier in Rom, als ein Ort der Hilfe, des Erbarmens für Menschen am Rand der Gesellschaft, für Leidende, Arme und Alte, an dem sie die Erbarmung Gottes und seine Güte erfahren können.

    Ein herzliches Grüß Gott sage ich allen Pilgern und Besuchern aus den Ländern der deutschen Sprache. Ich heiße hier besonders die Mitglieder des Bundes katholischer Unternehmer sowie die Priester aus der Diözese Feldkirch mit ihrem Bischof Dr. Elmar Fischer willkommen. Das leuchtende Beispiel der heiligen Leonardo Murialdo und Giuseppe Benedetto Cottolengo zeigt uns, daß wir nur dann wirklich Werkzeuge der barmherzigen Liebe Gottes sein können, wenn wir es in Gemeinschaft mit Christus in seiner Kirche tun. Der Heilige Geist erfülle eure Herzen mit seiner Gnade und mit seiner Freude!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    Deseo hoy hablar de dos sacerdotes que vivieron su ministerio entregados totalmente a los más pobres y que supieron encontrar en su relación con Dios la fuente de su acción, con la convicción además de que no se puede ejercer la caridad sin vivir en Cristo y en la Iglesia. San Leonardo Murialdo, tras superar una profunda crisis espiritual, se hizo sacerdote y fundó la Congregación de San José, cuyo fin era la educación de la juventud pobre. El amor misericordioso de Dios es el núcleo central de la espiritualidad de san Leonardo. Ante la grandeza de la misión del sacerdote, como continuador de la obra de la redención de Cristo, recordaba a los presbíteros la responsabilidad de una vida coherente con el sacramento recibido. San Juan Benito Cottolengo, por su parte, mostró desde joven una gran sensibilidad hacia los pobres. Después de unos años de ministerio sacerdotal fructuoso, el encuentro con una joven madre de cinco niños enferma, y a la que tuvo que asistir en su muerte, cambió su vida. Fundó la obra denominada "Pequeña Casa de la Divina Providencia", para atender a los más necesitados.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, de modo particular a los miembros de la Congregación fundada por el Beato José Tous y Soler, acompañados por el Cardenal Antonio Cañizares y Monseñor Marcelo Arturo González, Obispo de Santa Clara, así como a los fieles venidos de España, México y otros países latinoamericanos. Inspirados por el ejemplo de los santos pastores, os invito a todos a seguir rezando por los sacerdotes, para que continúen entregándose con alegría y fidelidad en el cumplimiento de la misión que se les ha confiado. Muchas gracias.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    Houve dois santos sacerdotes no século dezenove que viveram o seu ministério na dedicação total aos mais pobres. A raiz profunda e a fonte inexaurível da sua atividade estavam na sua relação com Deus, conscientes de que não existe caridade sem viver em Cristo e na Igreja. O primeiro, São Leonardo Murialdo, experimentou a Misericórdia de Deus após uma crise existencial e espiritual na adolescência, e sentiu-se chamado ao sacerdócio, dedicando-se à juventude mais abandonada. Sabendo que a missão do sacerdote é "continuar a obra da redenção, a grande obra de Jesus", não cessava de recordar a si mesmo e aos seus confrades a coerência com o sacramento recebido. O segundo, São José Cottolengo, foi chamado para dar os últimos sacramentos a uma jovem mulher grávida que morria por falta de cuidados adequados. Foi um sinal de Deus no seu caminho que o transformou: doravante será "o ajudante da divina Providência" ao serviço dos mais necessitados. Nascia, assim, a Pequena Casa da Divina Providência, cujo coração pulsante eram os mosteiros de religiosas contemplativas que ele fundara.

    Uma saudação cordial aos peregrinos vindos do Brasil e demais países de língua portuguesa, contando com as vossas orações por todos os sacerdotes para que se dediquem sempre com mais generosidade a Deus e ao rebanho a eles confiado. E que Deus vos abençoe a vós e as vossas famílias. Ide em paz!



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua polacca

    Pozdrawiam przybyłych na audiencję Polaków. W sobotę przypada wspomnienie św. Józefa Rzemieślnika, opiekuna świętej Rodziny, patrona ludzi, którzy własną pracą zdobywają środki do życia. Niech ten dzień będzie okazją do pogłębienia refleksji nad sensem pracy, nad jej właściwym miejscem w życiu rodzin. Was tu obecnych i wszystkich ludzi pracy polecam opiece świętego Józefa. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

    [Saluto i polacchi giunti per quest’udienza. Sabato ricorre la memoria di San Giuseppe lavoratore, custode della Santa Famiglia e patrono degli uomini che con il proprio lavoro conquistano i mezzi per vivere. Che questa giornata sia un’occasione per approfondire la riflessione sul senso del lavoro e sul posto adeguato di esso nella vita delle famiglie. Affido voi qui presenti e tutti lavoratori alla protezione di San Giuseppe. Sia lodato Gesù Cristo.]


    ○ Saluto in lingua slovacca

    S láskou pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z farností Rožňava a Trebišov.

    Bratia a sestry, minulú nedeľu sme slávili Deň modlitby za duchovné povolania. Proste Krista - Dobrého Pastiera, aby stále posielal nových pracovníkov do svojej služby.

    Zo srdca vás žehnám.

    Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Saluto con affetto i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente quelli dalle parrocchie di Rožňava e Trebišov.

    Fratelli e sorelle, domenica scorsa abbiamo celebrato la Giornata di preghiera per le Vocazioni. Domandate a Cristo – Buon Pastore di mandare sempre nuovi operai al suo servizio.

    Di cuore vi benedico.

    Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua slovena

    Lepo pozdravljam številne romarje iz Slovenije! Ko je vstali Zveličar odhajal k Očetu, nam je obljubil Svetega Duha kot pomočnika in vodnika. Naj vam On nakloni obilo svojih darov, vi pa radi sledite Njegovim navdihom, da boste v veri in krščanskem upanju prinašali obilne sadove ljubezni. Naj bo z vami moj blagoslov!

    [Rivolgo un cordiale saluto ai numerosi pellegrini provenienti dalla Slovenia! Quando il Cristo Risorto stava per tornare al Padre, ci ha promesso l’aiuto e la guida dello Spirito Santo. Sia Lui a colmarvi dei Suoi doni, e voi seguite volentieri le Sue ispirazioni affinché nella fede e nella speranza cristiana, possiate portare frutti abbondanti del vostro amore. Vi accompagni la mia benedizione!]


    ○ Saluto in lingua croata

    S velikom uskrsnom radošću pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a na poseban način vjernike iz Splita! Isus Krist - Dobri Pastir, nas poziva da ga slijedimo. Dok ovim hodočašćem potvrđujete svoju vjernost Njemu i Crkvi, potičem vas da molite za vaše svećenike kao i za nova duhovna zvanja u vašem narodu. Hvaljen Isus i Marija!

    [Nel clima della gioia pasquale saluto tutti i pellegrini Croati, in modo particolare quelli provenienti da Split. Gesù Cristo, il Buon Pastore, ci ha chiamato a seguirLo. Mentre con questo pellegrinaggio confermate la vostra fedeltà a Lui ed alla Chiesa, vi incoraggio a pregare per i vostri sacerdoti come pure per le nuove vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata tra il vostro popolo. Siano lodati Gesù e Maria!]


    Saluto in lingua italiana

    Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al pellegrinaggio promosso nel 110° anniversario della morte di san Leonardo Murialdo, e formulo cordiali voti affinché questa ricorrenza susciti un rinnovato impegno a testimoniare il carisma donato dallo Spirito a questo grande maestro della carità. Saluto i seminaristi di Bologna e di Macerata, come pure quelli dell’Istituto Missionari Oblati di Maria Immacolata; cari amici, preparatevi con serietà e impegno per essere apostoli di Cristo al servizio del Vangelo. Saluto i fedeli della parrocchia Cuore Immacolato di Maria, in Vigevano ed auspico che la loro comunità parrocchiale sia sempre più un luogo privilegiato di profonda formazione spirituale. Saluto i partecipanti al convegno sul tema della comunicazione, promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce, e i rappresentanti della scuola Santa Dorotea, di Forlì. Tutti incoraggio a continuare con generoso sforzo il cammino di essere testimoni della Risurrezione ed evangelizzatori della speranza cristiana.

    Con grande cordialità mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Il Signore risorto riempia del suo amore il cuore di ciascuno di voi, cari giovani, perché siate pronti a seguirlo con l'entusiasmo e la freschezza della vostra età; sostenga voi, cari malati, nell'accettare con serenità il peso quotidiano della sofferenza e della croce; e guidi voi, cari sposi novelli, a fondare nella fedele donazione reciproca famiglie impregnate del profumo della santità evangelica.


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    00 29/04/2010 15:38
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Signor Jean-Pierre Hamuli Mupenda, Ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

    Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Gambia-Liberia-Sierra Leone, in Visita "ad Limina Apostolorum";

    S.E. Mons. Robert Zollitsch, Arcivescovo di Freiburg im Breisgau (Repubblica Federale di Germania), Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca

    con:

    S.E. Mons. Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising,

    S.E. Mons. Anton Losinger, Vescovo tit. di Vazi-Sarra, Ausiliare di Augsburg.

    Il Papa incontra questo pomeriggio:

    l’On. Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana.




    RINUNCE E NOMINE



    EREZIONE DEL VICARIATO APOSTOLICO DI QUETTA (PAKISTAN) E NOMINA DEL PRIMO VICARIO APOSTOLICO

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha elevato la Prefettura Apostolica di Quetta (Pakistan) al rango di Vicariato Apostolico, con la medesima denominazione e configurazione territoriale.

    Il Papa ha nominato primo Vicario Apostolico di Quetta (Pakistan) il Rev.do P. Victor Gnanapragasam, O.M.I., attuale Prefetto Apostolico della medesima circoscrizione ecclesiastica, assegnandogli la sede titolare vescovile di Timida.

    Rev.do P. Victor Gnanapragasam, O.M.I.

    Il Rev.do P. Victor Gnanapragasam, O.M.I., è nato a Jaffna, nello Sri Lanka, il 21 novembre 1940. Dopo le scuole primarie e secondarie, ha svolto il noviziato con i Missionari Oblati di Maria Immacolata a Kaluthara (1959), completando poi gli studi di Filosofia e Teologia presso l’Our Lady of Sri Lanka Seminary di Kandy (1960-1966). Ha emesso la Professione Perpetua il 31 maggio 1963 ed è stato ordinato sacerdote il 21 dicembre 1966.

    Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi, in Sri Lanka e in Pakistan: 1967-1969: Vicario parrocchiale a Trincomalleee; 1969-1973: Membro di un gruppo di predicazione a Jaffna; 1974-1977: Vicario Parrocchiale a Gojra, diocesi di Faisalabad; 1976: Breve corso di formazione in Pastorale giovanile a Manila, Filippine; 1977-1979 :Superiore della Delegazione O.M.I. in Pakistan; 1977-1978 :Parroco a Toba Tek Singh, diocesi di Faisalabad; 1978-1980: Vicario Parrocchiale a Khanewal, diocesi di Multan; 1979-1985: Superiore della Delegazione O.M.I. in Pakistan; 1980-1982 :Vicario Parrocchiale a Gojra, diocesi di Faisalabad; 1982-1986: Parroco a Toba Tek Singh, diocesi di Faisalabad; 1987-1989: Corso di Psicologia e Spiritualità presso il St. Anselm Institute di Kent, Inghilterra, e poi Corso di Spiritualità all’Angelicum, Roma; 1989-1992 : Vicario Parrocchiale a Gojra, Diocesi di Faisalabad; 1992-1993: Assistente nella Casa di formazione degli Oblati a Karachi; 1991-1997: Primo Consigliere della Delegazione O.M.I. in Pakistan; 1997-2001: Superiore delle Delegazione O.M.I., con residenza presso la Casa di Formazione di Multan.

    Il 9 novembre 2001 è stato nominato primo Prefetto Apostolico di Quetta.

    Dati statistici

    La Prefettura Apostolica di Quetta, in Pakistan, è stata eretta il 9 novembre 2001, con territorio distaccato dalla diocesi di Hyderabad. È stata affidata ai Missionari Oblati di Maria Immacolata, con il Rev.do P. Victor Gnanapragasam, O.M.I., in qualità di primo Prefetto Apostolico.

    La circoscrizione comprende l’intera provincia del Balochistan, che costituisce circa il 44% dell’intero territorio del Pakistan. Si estende su un’area pari a 347 188 kmq., con una popolazione di 8.096.251 abitanti. I cattolici sono 29.355 (0,36%), distribuiti in 7 parrocchie, servite da 13 sacerdoti, di cui 12 religiosi (10 Oblati e 2 Salesiani ). Il Nuovo Vicariato può contare anche sulla collaborazione di 26 catechisti e di 5 comunità religiose femminili, con un totale di 19 religiose, tutte pakistane. Vi sono anche 14 Istituti di educazione e 19 di beneficenza, mentre i seminaristi maggiori sono 7.



    NOMINA DEL VESCOVO DI CELAYA (MESSICO)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Celaya (Messico) S.E. Mons. Benjamin Castillo Plascencia, finora Vescovo di Tabasco.

    S.E. Mons. Benjamin Castillo Plascencia

    S.E. Mons. Benjamin Castillo Plascencia è nato a Ixtlahuacán del Río, Stato di Jalisco, il 9 settembre 1945. È stato ordinato sacerdote il 14 aprile 1974 per l’arcidiocesi di Guadalajara.

    Eletto Vescovo titolare di Sufasar ed Ausiliare di Guadalajara il 17 novembre 1999, ha ricevuto la consacrazione episcopale l’8 gennaio 2000.

    L’8 febbraio 2003 è stato trasferito alla sede vescovile di Tabasco.

    In seno alla Conferenza Episcopale è stato Presidente della Commissione Episcopale di Evangelizzazione e Catechesi e membro del Consiglio Nazionale della Basilica di Santa María de Guadalupe (2004-2006). In seguito è stato eletto Rappresentante della Dimensione Pastorale di Catechesi, in seno alla Commissione Episcopale per la Pastorale Profetica (2007-2009)



    NOMINA DELL’AUSILIARE DI INCHEON (COREA)

    Il Papa ha nominato Ausiliare della diocesi di Incheon (Corea) il Rev.do John Baptist Jung Shin-chul, Professore e Cancelliere dell’Università Cattolica di Incheon e Direttore diocesano per le vocazioni. Gli è stata assegnata la sede titolare vescovile di Cuicul.

    Rev.do John Baptist Jung Shin-chul

    Il Rev.do John Baptist Jung Shin-chul è nato il 22 ottobre 1964 a Incheon-si, Songrim-dong, parrocchia di Gae Bong-dong, diocesi di Incheon. Ha studiato all’Università Cattolica di Incheon (Seminario Maggiore) dal 1983 al 1991, e successivamente alla Suwon Catholic University, dal 1991 al 1993 (Master).

    È stato ordinato sacerdote il 29 gennaio 1993, ed incardinato nella diocesi di Incheon.

    Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1993-1994: Vicario parrocchiale, Samjung-dong; 1994-2002: Studi per il Dottorato in Catechesi presso l’Università Cattolica di Parigi; 2002-2003: Vicario parrocchiale, Yeokgok 2 Dong.

    Dal 2003 è Professore all’Università Cattolica di Incheon (Seminario Maggiore) e dal 2009 Direttore diocesano per le vocazioni.





    LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

    Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Sig. Jean-Pierre Hamuli Mupenda, Ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Sig. Jean-Pierre Hamuli Mupenda:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Monsieur l’Ambassadeur,

    il m’est agréable de Vous recevoir à l’occasion de la présentation des Lettres qui vous accréditent en qualité d’Ambassadeur extraordinaire et plénipotentiaire de la République Démocratique du Congo près le Saint-Siège. Je vous remercie de vos aimables paroles, par lesquelles vous me transmettez l’hommage respectueux du Président de la République, Son Excellence Monsieur Joseph Kabila Kabange, et du peuple congolais. J’ai eu le plaisir de rencontrer Votre Président en juin 2008. Je vous saurai gré de bien vouloir lui transmettre les vœux que je forme pour sa personne et pour l’accomplissement de sa tâche au service de la Nation. Que Dieu le guide dans les efforts pour arriver à la paix, garante d’une existence digne et d’un développement intégral. Je salue aussi avec cordialité les différents Responsables et tous les habitants de votre pays.

    Votre présence, Monsieur l’Ambassadeur, à la tête de votre ambassade, après de longues années de vacance, manifeste le désir du Chef de l’Etat et du Gouvernement de fortifier les relations avec le Saint-Siège et je les en remercie. Je relève également que cette décision se situe en l’année du 50ème anniversaire de l’indépendance de votre patrie. Puisse ce jubilé permettre à la Nation de prendre un nouveau départ.

    Votre pays a connu durant ces mêmes années des moments particulièrement difficiles et tragiques. La violence s’est abattue, aveugle et sans pitié, sur une large frange de la population, la faisant plier sous son joug brutal et insupportable en semant ruines et morts. Je pense particulièrement aux femmes, aux jeunes et aux enfants dont la dignité a été bafouée à outrance par la violation de leurs droits. Je voudrais leur exprimer ma sollicitude et les assurer de ma prière. L’Eglise catholique, elle-même, a été blessée dans beaucoup de ses membres et dans ses structures. Elle désire favoriser la guérison intérieure et la fraternité. La Conférence Episcopale en a largement parlé dans son Message de juin dernier. Il conviendrait donc maintenant d’employer tous les moyens politiques et humains pour mettre fin à la souffrance. Il conviendrait également de faire réparation et de rendre justice, comme les mots justice et paix inscrits dans la devise nationale y invitent. L’engagement pris à Goma en 2008 et l’application des accords internationaux, plus particulièrement le Pacte sur la sécurité, la stabilité et le développement de la Région des Grands Lacs, sont certes nécessaires, mais plus urgent encore est d’œuvrer aux conditions préalables de leur application. Elle ne pourra se réaliser qu’en reconstruisant peu à peu le tissu social si gravement blessé, en encourageant la première société naturelle qui est la famille, et en consolidant les rapports interpersonnels entre Congolais fondés sur une éducation intégrale, source de paix et de justice. L’Eglise catholique, Monsieur l’Ambassadeur, désire continuer à apporter sa contribution à cette noble tâche à travers l’ensemble des structures dont elle dispose grâce à sa tradition spirituelle, éducative et sanitaire.

    J’invite les Pouvoirs publics à ne rien négliger pour mettre fin à la situation de guerre qui, hélas, existe encore dans certaines provinces du pays, et à se dédier à la reconstruction humaine et sociale de la nation dans le respect des droits humains fondamentaux. La paix n’est pas uniquement l’absence de conflits, elle est aussi un don et une tâche qui obligent les citoyens et l’Etat. L’Eglise est convaincue qu’elle ne peut se réaliser que dans « le respect de la ‘grammaire’ écrite dans le cœur de l'homme par son divin Créateur », c’est-à-dire dans une réponse humaine en harmonie avec le plan divin. « Cette ‘grammaire’, à savoir l'ensemble des règles de l'agir individuel et des relations mutuelles entre les personnes, selon la justice et la solidarité, est inscrite dans les consciences, où se reflète le sage projet de Dieu » (Cf. Message pour la Journée Mondiale pour la Paix, 2007, 3). J’appelle la Communauté internationale, impliquée à divers degrés dans les conflits successifs que votre nation a connus, à se mobiliser pour contribuer efficacement à ramener en République Démocratique du Congo la paix et la légalité.

    Après tant d’années de souffrances, Excellence, votre pays a besoin de s’engager résolument dans la voie de la réconciliation nationale. Vos Evêques ont déclaré cette année anniversaire pour la nation, une année de grâce, de renouveau et de joie, une année de réconciliation pour construire un Congo solidaire, prospère et uni. L’un des meilleurs moyens pour y parvenir est de promouvoir l’éducation des jeunes générations. L’esprit de réconciliation et de paix, né dans la famille, s’affermit et s’élargit à l’école et à l’université. Les congolais désirent une bonne éducation pour leurs enfants, mais la charge de son financement direct par les ménages est lourde voire même insupportable pour beaucoup. Je suis certain qu’une juste solution pourra être trouvée. En aidant économiquement les parents et en assurant le financement régulier des éducateurs, l’Etat fera un investissement qui sera profitable à tous. Il est essentiel que les enfants et les jeunes soient éduqués avec patience et ténacité, surtout ceux qui ont été privés d’instruction et entraînés à tuer. Il convient non seulement de leur inculquer un savoir qui les aidera dans leur future vie adulte et professionnelle, mais il faut leur donner de solides bases morales et spirituelles qui les aideront à rejeter la tentation de la violence et du ressentiment pour choisir ce qui est juste et vrai. A travers ses structures éducatives et selon ses possibilités, l’Eglise peut aider et compléter celles de l’Etat.

    Les importantes richesses naturelles dont Dieu a doté votre terre et qui sont devenues malheureusement une source de convoitise et de profits disproportionnés pour beaucoup à l’intérieur et à l’extérieur de votre pays, permettent largement, grâce à une juste répartition des gains, d’aider la population à sortir de la pauvreté et à pourvoir à sa sécurité alimentaire et sanitaire. Les familles congolaises et l’éducation des jeunes en seront les premiers bénéficiaires. Ce devoir de justice promu par l’Etat consolidera la réconciliation et la paix nationale, et permettra à la population de goûter une vie sereine, base nécessaire à la prospérité.

    Par votre intermédiaire, je désire également adresser des vœux chaleureux aux membres de la communauté catholique de votre pays, plus particulièrement aux Évêques, les invitant à être des témoins généreux de l’amour de Dieu et à contribuer à l’édification d’une nation unie et fraternelle où chacun se sente pleinement aimé et respecté.

    Au moment où commence votre mission, je vous offre, Monsieur l’Ambassadeur, mes souhaits les meilleurs pour la noble tâche qui vous attend, vous assurant que vous trouverez toujours un accueil attentif et une compréhension cordiale auprès de mes collaborateurs.

    Sur Votre Excellence, sur Votre famille, sur l’ensemble du peuple congolais et sur ses Dirigeants, j’invoque de grand cœur l’abondance des Bénédictions divines.

    S.E. il Signor Jean-Pierre Hamuli Mupenda

    Ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo

    È nato a Mungombe (Provincia del Sud Kivu) il 29 settembre 1944.

    È sposato ed ha cinque figli.

    Diplomato in Umanità Moderna ed Economica presso il Collegio Notre-Dame de la Victoire (Bukavu, 1966), ha ottenuto una Licenza in Scienze Amministrative e Diplomatiche presso l’Ecole Nationale de Droit et Administration (Kinshasa, 1970).

    Ha ricoperto i seguenti incarichi: Consigliere giuridico e Capo Ufficio del Dipartimento per i servizi giuridici del Ministero degli Affari Esteri, nonché Delegato per le trattative bilaterali ed internazionali con numerosi Paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’Europa e delle Americhe (1970-1973); Rappresentante del Dipartimento del Ministero degli Affari Esteri presso il Consiglio Superiore dell’Aviazione civile (1973-1974); Consigliere presso il Ministero degli Affari Esteri (1974-1976); Consigliere di Ambasciata in Camerun ed in Senegal (1977-1980); Consigliere di Ambasciata in India (1980-1982); Capo della Divisione giuridica del Ministero degli Affari Esteri (1982-1987); Ministro Consigliere di Ambasciata in Belgio (1997-2003); Segretario Generale dell’Amministrazione Pubblica (2003-2004); Consigliere del Ministro degli Affari Esteri ed Incaricato della Cultura, delle Arti e della Comunicazione presso la Delegazione Generale della Francofonia (2004-2009). Consigliere Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri (2009-2010).





    VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI GAMBIA-LIBERIA-SIERRA LEONE

    Alle ore 11.20 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Gambia-Liberia-Sierra Leone, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Dear Brother Bishops,

    I am pleased to welcome you, the Bishops of Liberia, The Gambia and Sierra Leone on your Ad Limina visit to the tombs of the Apostles Peter and Paul. I am grateful for the sentiments of communion and affection expressed by Bishop Koroma on your behalf, and I ask you to convey my warm greetings and encouragement to your beloved people as they strive to lead a life worthy of their calling (cf. Eph 4:1).

    The Second Special Assembly for Africa of the Synod of Bishops was a rich experience of communion and a providential occasion for renewing your own episcopal ministry and reflecting on its essential task, namely, "to help the People of God to give to the word of revelation the obedience of faith and to embrace fully the teachings of Christ" (Pastores Gregis, 31). I am pleased to see from your Quinquennial Reports that, while dedicated to the administration of your Dioceses, you personally strive to preach the Gospel at confirmations, in your visits to parishes, when meeting with groups of priests, religious or lay people and in your pastoral letters. Through your teaching the Lord preserves your people from evil, ignorance and superstition, and transforms them into children of his Kingdom. Strive to build vibrant and expansive communities of men and women strong in their faith, contemplative and joyful in the liturgy, and well instructed on "how to live in the way that pleases God" (1 Th 4:1). In an environment marked by divorce and polygamy, promote the unity and well-being of the Christian family built on the sacrament of marriage. Initiatives and associations dedicated to the sanctification of this basic community deserve your full support. Continue to uphold the dignity of women in the context of human rights and defend your people against attempts to introduce an anti-birth mentality disguised as a form of cultural progress (cf. Caritas in Veritate, 28). Your mission also requires that you give attention to the adequate discernment and preparation of vocations and to the ongoing formation of priests, who are your closest collaborators in the task of evangelization. Continue to lead them by word and example to be men of prayer, sound and clear in their teaching, mature and respectful in their dealings with others, faithful to their spiritual commitments and strong in compassion towards all in need. Likewise do not hesitate to invite missionaries from other countries to assist the good work being done by your clergy, religious and catechists.

    In your countries the Church is held in high regard for her contribution to the good of society especially in education, development and health care, offered to all without distinction. This tribute speaks well of the vitality of your Christian charity, that divine legacy given to the Universal Church by her founder (cf. Caritas in Veritate, 27). I appreciate in a special way the assistance you offer to refugees and immigrants and I urge you to seek, when possible, pastoral cooperation from their countries of origin. The struggle against poverty must be carried out with respect for the dignity of all concerned by encouraging them to be the protagonists of their own integral development. Much good can be done through small-scale community engagements and microeconomic initiatives at the service of families. In developing and sustaining such strategies, improved education will always be a decisive factor. Hence I encourage you to continue providing school programmes that prepare and motivate new generations to become responsible citizens, socially active for the good of their community and their country. You rightly encourage people in positions of authority to lead in the struggle against corruption by calling attention to the gravity and injustice of such sins. In this regard, the spiritual and moral formation of lay men and women for leadership, through specialized courses in Catholic Social Doctrine, is an important contribution to the common good.

    I commend you for your attention to the great gift which is peace. I pray that the process of reconciliation in justice and truth, which you have rightly supported in the region, may produce lasting respect for all God-given human rights and defuse tendencies to retaliation and vengeance. In your service to peace continue to promote dialogue with other religions, especially with Islam, so as to sustain the existing good relations and forestall any form of intolerance, injustice or oppression, detrimental to the promotion of mutual trust. Working together in the defence of life and in the struggle against disease and malnutrition will not fail to build understanding, respect and acceptance. Above all, a climate of dialogue and communion must characterize the local Church. By your own example, lead your priests, religious and lay faithful to grow in understanding and cooperation, in listening to one another and in sharing initiatives. The Church as the sign and instrument of the one Family of God must bear clear witness to the love of Jesus our Lord and Saviour that extends beyond ethnic frontiers and embraces all men and women.

    Dear Brother Bishops, I know that you find inspiration and encouragement in the words of the Risen Christ to his Apostles: "Peace be with you. As the Father has sent me, even so I send you" (Jn 20:21). On your return home to continue your mission as successors of the Apostles, please convey my affectionate and prayerful good wishes to your priests, religious, catechists and all your beloved people. To each of you, and to those entrusted to your pastoral care, I cordially impart my Apostolic Blessing.




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    00 30/04/2010 00:52
    Discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore del Congo


    CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 29 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato da Benedetto XVI questo giovedì ricevendo il nuovo ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo, Jean-Pierre Hamuli Mupenda, in occasione della presentazione delle sue lettere credenziali.

    * * *

    Signor ambasciatore,

    Sono lieto di riceverla in occasione della presentazione delle Lettere che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Democratica del Congo presso la Santa Sede. La ringrazio per le sue cordiali parole, attraverso le quali mi ha trasmesso l'omaggio rispettoso del presidente della Repubblica, Sua Eccellenza il signor Joseph Kabila Kabange, e del popolo congolese. Ho avuto il piacere d'incontrare il suo presidente nel giugno 2008. Le sarei grato se volesse trasmettergli i voti che formulo per la sua persona e per lo svolgimento del suo compito al servizio della nazione. Che Dio lo guidi nei suoi sforzi per giungere alla pace, garante di un'esistenza degna e di uno sviluppo integrale! Saluto anche con cordialità i vari responsabili e tutti gli abitanti del suo paese.

    La sua presenza, signor ambasciatore, a capo della sua ambasciata, dopo lunghi anni di sede vacante, mostra il desiderio del Capo di Stato e di Governo di rafforzare le relazioni con la Santa Sede e per questo lo ringrazio. Osservo anche che questa decisione si situa nell'anno del cinquantesimo anniversario dell'indipendenza della sua patria. Possa questo giubileo permettere alla nazione di ripartire su nuove basi.

    Il suo Paese in questi stessi anni ha conosciuto momenti particolarmente difficili e tragici. La violenza si è abbattuta, cieca e spietata, su una larga frangia della popolazione, piegandola sotto il suo giogo brutale e insostenibile e seminando rovine e morti. Penso in particolare alle donne, ai giovani e ai bambini, la cui dignità è stata schernita a oltranza attraverso la violazione dei loro diritti. Desidero esprimere loro la mia sollecitudine e assicurare loro la mia preghiera. La Chiesa cattolica stessa è stata ferita in molti suoi membri e nelle sue strutture. Essa desidera favorire la guarigione interiore e la fraternità. La Conferenza episcopale ne ha ampiamente parlato nel suo Messaggio dello scorso giugno. Sarebbe dunque ora opportuno impiegare tutti i mezzi politici e umani per porre fine alla sofferenza. Sarebbe altresì opportuno riparare e rendere giustizia, come invitano a fare le parole giustizia e pace scritte nel motto nazionale. L'impegno assunto a Goma nel 2008 e l'applicazione degli accordi internazionali, in particolare del Patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo della Regione dei Grandi Laghi, certamente sono necessari, ma è ancora più urgente lavorare alle condizioni preliminari alla loro applicazione. Questa non potrà realizzarsi se non ricostruendo poco a poco il tessuto sociale così gravemente leso, incoraggiando la prima società naturale, che è la famiglia, e consolidando i rapporti interpersonali tra congolesi fondati su un'educazione integrale, fonte di pace e di giustizia. La Chiesa cattolica, signor ambasciatore, desidera continuare a dare il suo contributo a questo nobile compito attraverso l'insieme delle strutture di cui dispone grazie alla sua tradizione spirituale, educativa e sanitaria.

    Invito le autorità pubbliche a non tralasciare nulla per porre fine alla situazione di guerra che, purtroppo, ancora persiste in alcune province del Paese, e a dedicarsi alla ricostruzione umana e sociale della nazione nel rispetto dei diritti umani fondamentali. La pace non significa solo assenza totale di conflitti, ma è anche un compito che impegna i cittadini e lo Stato. La Chiesa è convinta che essa non può realizzarsi che nel «rispetto della "grammatica" scritta nel cuore dell'uomo dal divino suo Creatore», vale a dire attraverso una risposta umana in armonia con il disegno divino. Questa «"grammatica", vale a dire l'insieme di regole dell'agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone secondo giustizia e solidarietà, è iscritta nelle coscienze, nelle quali si rispecchia il progetto sapiente di Dio» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2007, n. 3). Invito la comunità internazionale, implicata in diverso grado nei conflitti successivi vissuti dalla sua nazione, a mobilitarsi per contribuire in modo efficace a riportare nella Repubblica Democratica del Congo la pace e la legalità.

    Dopo tanti anni di sofferenze, Eccellenza, il suo Paese ha bisogno di impegnarsi in modo risoluto sulla via della riconciliazione nazionale. I vostri vescovi hanno dichiarato quest'anno di anniversario della nazione, anno di grazia, di rinnovamento e di gioia, anno di riconciliazione per costruire un Congo solidale, prospero e unito. Uno dei mezzi migliori per realizzare ciò è di promuovere l'educazione delle giovani generazioni. Lo spirito di riconciliazione e di pace, nato nella famiglia, si afferma e si estende alla scuola e all'università. I congolesi desiderano una buona educazione per i propri figli, ma il peso del finanziamento diretto da parte delle famiglie è grande e addirittura insostenibile per molti. Sono certo che si potrà trovare una giusta soluzione. Aiutando economicamente i genitori e assicurando il finanziamento regolare degli educatori, lo Stato farà un investimento proficuo per tutti. È fondamentale che i bambini e i giovani vengano educati con pazienza e tenacia, soprattutto quelli che sono stati privati dell'istruzione e addestrati a uccidere. È opportuno non solo inculcare in loro un sapere che li sosterrà nella futura vita adulta e professionale, ma anche dare loro basi morali e spirituali che li aiuteranno a respingere la tentazione della violenza e del risentimento per scegliere ciò che è giusto e vero. Attraverso le sue strutture educative e secondo le sue possibilità, la Chiesa può aiutare e completare quelle dello Stato.

    Le importanti ricchezze naturali di cui Dio ha dotato la sua terra e che purtroppo sono diventate fonte di avidità e di profitti sproporzionati per molti all'interno e al di fuori del suo Paese, permettono largamente, grazie a una giusta ripartizione dei guadagni, di aiutare la popolazione a uscire dalla povertà e di provvedere alla sua sicurezza alimentare e sanitaria. Le famiglie congolesi e l'educazione dei giovani ne saranno i primi beneficiari. Questo dovere di giustizia promosso dallo Stato consoliderà la riconciliazione e la pace nazionale e permetterà alla popolazione di condurre una vita serena, base necessaria alla prosperità.

    Attraverso lei, desidero anche esprimere voti cordiali ai membri della comunità cattolica del suo Paese, in modo particolare ai Vescovi, invitandoli a essere testimoni generosi dell'amore di Dio e a contribuire all'edificazione di una nazione unita e fraterna in cui ognuno si senta pienamente amato e rispettato.

    Nel momento in cui ha inizio la sua missione, le esprimo, signor Ambasciatore, i miei migliori auguri per il nobile compito che l'attende, assicurandole che troverà sempre una accoglienza attenta e una comprensione cordiale presso i miei collaboratori.

    Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia, su tutto il popolo congolese e sui suoi governanti, invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni divine.


    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione de "L'Osservatore Romano"]









    Discorso del Papa ai Vescovi di Gambia, Liberia e Sierra Leone
    In occasione della visita "ad limina"



    CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 29 aprile 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito il testo del discorso pronunciato questo giovedì mattina da Benedetto XVI ricevendo i Vescovi di Gambia, Linberia e Sierra Leone in occasione della loro visita "ad limina apostolorum".

    * * *
    Cari fratelli vescovi,

    sono lieto di accogliervi, vescovi della Liberia, del Gambia e della Sierra Leone in occasione della vostra visita ad limina sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo. Sono grato per i sentimenti di comunione e di affetto espressi dal vescovo Koroma a nome vostro e vi chiedo di trasmettere i miei affettuosi saluti e il mio incoraggiamento al vostro amato popolo che lotta per una vita degna della sua chiamata (cfr. Ef 4, 1).

    La seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi è stata un'esperienza ricca di comunione e un'occasione provvidenziale per rinnovare il vostro ministero episcopale e per riflettere sul suo compito essenziale, ovvero, «aiutare il Popolo di Dio a rendere alla parola della rivelazione l'obbedienza della fede e ad abbracciare integralmente l'insegnamento di Cristo» (Pastores gregis, n. 31). Sono lieto di appurare dai vostri resoconti quinquennali che, pur dedicandovi all'amministrazione delle vostre diocesi, vi siete anche adoperati per predicare il vangelo nelle confermazioni, nelle visite alle parrocchie, negli incontri con gruppi di sacerdoti, religiosi e laici e nelle lettere pastorali. Attraverso il vostro insegnamento il Signore preserva i membri del vostro popolo dal male, dall'ignoranza e dalla superstizione e le trasforma in figli del suo Regno. Lottate per edificare comunità vibranti e aperte di uomini e donne saldi nella fede, contemplativi e gioiosi nella liturgia e ben istruiti sul «modo di comportarsi e di piacere a Dio» (1 Ts 4, 1). In un ambiente segnato dal divorzio e dalla poligamia, promuovete l'unità e il benessere della famiglia cristiana basata sul sacramento del matrimonio. Iniziative e associazioni dedicate alla santificazione di questa comunità fondamentale meritano il vostro pieno sostegno. Continuate a sostenere la dignità delle donne nel contesto dei diritti umani e difendete il vostro popolo contro i tentativi di introdurre una mentalità antinatalista mascherata da forma di progresso culturale (cfr. Caritas in veritate, n. 28). La vostra missione richiede anche che prestiate attenzione all'adeguato discernimento e alla preparazione delle vocazioni e alla formazione permanente di sacerdoti che sono i vostri più stretti collaboratori nel compito dell'evangelizzazione. Continuate a guidarli con le parole e con l'esempio affinché siano uomini di preghiera, sani e chiari nell'insegnare, maturi e rispettosi nei loro rapporti con gli altri, fedeli ai propri impegni spirituali, forti nella compassione verso tutti i bisognosi. Nello stesso modo, non esitate a invitare missionari di altri Paesi per contribuire alla buona opera compiuta dal vostro clero, dai vostri religiosi e catechisti.

    Nei vostri Paesi, la Chiesa è tenuta in alta considerazione perché contribuisce al bene della società, in particolare nell'educazione, nello sviluppo e nell'assistenza sanitaria, offerta a tutti senza distinzioni. Questo contributo descrive bene la vitalità della vostra carità cristiana, quell'eredità divina offerta alla Chiesa universale in maniera speciale (cfr. Caritas in veritate, n. 27). Apprezzo in modo particolare l'assistenza prestata ai rifugiati e agli immigrati e vi esorto a cercare, quando possibile, la cooperazione pastorale dei loro Paesi d'origine. La lotta contro la povertà deve essere condotta nel rispetto della dignità di tutti gli interessati, incoraggiandoli a essere protagonisti del proprio sviluppo integrale. Si può fare molto con impegni comunitari su piccola scala e iniziative di microeconomia al servizio delle famiglie. Nello sviluppare e sostenere queste strategie, un'educazione migliorata sarà sempre un fattore decisivo. Quindi vi incoraggio a continuare a offrire programmi scolastici che preparino e motivino le nuove generazioni a divenire cittadini responsabili e socialmente attivi per il bene della loro comunità e del loro Paese. Giustamente incoraggiate chi occupa posizioni di autorità a lottare contro la corruzione, richiamando l'attenzione sulla gravità e sull'ingiustizia di questi peccati. A questo proposito, un contributo importante al bene comune è la formazione morale e spirituale alla leadership di laici, uomini e donne, attraverso corsi specializzati in Dottrina Sociale cattolica.

    Vi lodo per l'attenzione che prestate al grande dono della pace. Prego affinché il processo di riconciliazione nella giustizia e nella verità, che avete giustamente sostenuto nella regione, possa produrre un rispetto duraturo per tutti i diritti umani dati da Dio e neutralizzare le tendenze alla rappresaglia e alla vendetta. Nel servire la pace continuate a promuovere il dialogo con altre religioni, in particolare con l'Islam per sostenere i buoni rapporti esistenti e prevenire qualsiasi forma di intolleranza, ingiustizia e oppressione, dannosa per la promozione della fiducia reciproca. Cooperare alla difesa della vita e contro la malattia e la malnutrizione non mancherà di suscitare comprensione, rispetto e accettazione. Soprattutto, un clima di dialogo e comunione deve caratterizzare la Chiesa locale. Con il vostro esempio, portate sacerdoti, religiosi e laici ad accrescere comprensione e cooperazione, ascolto reciproco e condivisione di iniziative. La Chiesa, segno e strumento dell'unica famiglia di Dio, deve recare una chiara testimonianza dell'amore di Gesù, nostro Signore e Salvatore, che va al di là dei confini etnici e comprende tutti gli uomini e tutte le donne.

    Cari fratelli vescovi, so che trovate ispirazione e incoraggiamento nelle parole del Cristo risorto ai suoi apostoli: «Pace a voi. Come il padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). Al vostro ritorno a casa, continuate la vostra missione di successori degli apostoli. Vi prego di trasmettere i miei affettuosi e ferventi buoni auspici ai sacerdoti, ai religiosi, ai catechisti e a tutto il vostro amato popolo. A ognuno di voi e a quanti sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de "L'Osservatore Romano"]

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    00 30/04/2010 15:41
    CONCERTO OFFERTO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
    IN OCCASIONE DEL V ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO

    PAROLE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Aula Paolo VI
    Giovedì 29 aprile 2010




    Signor Presidente della Repubblica,
    Signori Cardinali,
    Onorevoli Ministri e Autorità,
    Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel presbiterato,
    Gentili Signori e Signore!

    ancora una volta il Presidente della Repubblica Italiana, Onorevole Giorgio Napolitano, con tratto di squisita cortesia, ha voluto offrire a tutti noi la possibilità di ascoltare dell’ottima musica in occasione dell’anniversario di inizio del mio Pontificato. Nel salutarLa con deferenza, Signor Presidente, unitamente alla sua gentile Signora, desidero esprimere il mio vivo ringraziamento per l’omaggio davvero gradito di questo concerto e per le cordiali parole che Ella mi ha rivolto. In questo atto premuroso vedo anche un ulteriore segno dell’affetto che il popolo italiano nutre nei confronti del Papa, affetto che fu così fervido in santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia, di cui oggi ricorre la festa. Sono lieto di salutare le altre Autorità dello Stato italiano, i Signori Ambasciatori, le diverse Personalità e tutti voi che avete preso parte a questo momento di alto valore culturale e musicale.

    Desidero ringraziare quanti hanno generosamente cooperato alla realizzazione di questo evento, in particolare i Dirigenti della Fondazione Scuola di Musica di Fiesole, di cui è componente significativa l’Orchestra Giovanile Italiana, validamente diretta dal maestro Nicola Paszkowski. Certo di interpretare i sentimenti di tutti i presenti, rivolgo un sincero apprezzamento agli orchestrali, che hanno eseguito con abilità ed efficacia brani impegnativi del compositore milanese Giovanni Battista Sammartini, di Wolfgang Amadeus Mozart e di Ludwig van Beethoven.

    Abbiamo avuto la gioia di ascoltare questa sera dei giovani concertisti allievi della Scuola musicale di Fiesole, fondata da Piero Farulli, che nel corso degli anni si è affermata quale eccellente centro nazionale di formazione orchestrale, offrendo a numerosi bambini, adolescenti, giovani e adulti la possibilità di compiere un qualificato percorso formativo teso alla preparazione di musicisti per le migliori orchestre italiane ed europee. Lo studio della musica riveste un alto valore nel processo educativo della persona, in quanto produce effetti positivi sullo sviluppo dell’individuo, favorendone l’armonica crescita umana e spirituale. Sappiamo come sia comunemente riconosciuto il valore formativo della musica nelle sue implicazioni di natura espressiva, creativa, relazionale, sociale e culturale.

    Pertanto, l’esperienza ultra trentennale della Scuola di Musica di Fiesole assume una particolare rilevanza anche di fronte alla realtà quotidiana che ci dice come non sia facile educare. Nell’odierno contesto sociale, infatti, ogni opera di educazione sembra diventare sempre più ardua e problematica: spesso tra genitori ed insegnanti si parla delle difficoltà che s’incontrano nel trasmettere alle nuove generazioni i valori basilari dell’esistenza e di un retto comportamento. Tale situazione problematica coinvolge sia la scuola sia la famiglia, come pure le varie agenzie che operano nel campo formativo.

    Le condizioni attuali della società richiedono uno straordinario impegno educativo in favore delle nuove generazioni. I giovani, anche se vivono in contesti diversi, hanno in comune la sensibilità ai grandi ideali della vita, ma incontrano molte difficoltà nel viverli. Non possiamo ignorare i loro bisogni e le loro attese, nemmeno gli ostacoli e le minacce che incontrano. Essi sentono l'esigenza di accostarsi ai valori autentici quali la centralità della persona, la dignità umana, la pace e la giustizia, la tolleranza e la solidarietà. Ricercano anche, in modi a volte confusi e contraddittori, la spiritualità e la trascendenza, per trovare equilibrio e armonia. A tale riguardo, mi piace osservare che proprio la musica è capace di aprire le menti e i cuori alla dimensione dello spirito e conduce le persone ad alzare lo sguardo verso l’Alto, ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la sorgente ultima in Dio. La festosità del canto e della musica sono altresì un costante invito per i credenti e per tutti gli uomini di buona volontà ad impegnarsi per dare all’umanità un avvenire ricco di speranza. Inoltre, l’esperienza di suonare in un’orchestra aggiunge anche la dimensione collettiva: le prove continue condotte con pazienza; l’esercizio dell’ascolto degli altri musicisti; l’impegno di non suonare "da soli", ma di far sì che i diversi "colori orchestrali" – pur mantenendo le proprie caratteristiche – si fondano insieme; la ricerca comune della migliore espressione, tutto questo costituisce una "palestra" formidabile, non solo sul piano artistico e professionale, ma sotto il profilo umano globale.

    Cari amici, auspico che la grandezza e la bellezza dei brani musicali magistralmente eseguiti questa sera possano donare a tutti nuova e continua ispirazione per tendere a mete sempre più alte nella vita personale e sociale. Rinnovo al Signor Presidente della Repubblica Italiana, agli organizzatori e a tutti i presenti l’espressione della mia sincera gratitudine per questo apprezzato omaggio!

    Ricordatemi nelle vostre preghiere, perché iniziando il sesto anno del mio Pontificato, possa compiere sempre il mio Ministero come vuole il Signore. Egli, che è la nostra forza e la nostra pace, benedica tutti voi e le vostre famiglie.



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    00 30/04/2010 15:43
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Visitatori dei Legionari di Cristo (Sala Bologna).

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali;

    Em.mo Card. George Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia).





    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VICARIO APOSTOLICO DI KONTAGORA (NIGERIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Kontagora (Nigeria), presentata da S.E. Mons. Timothy Joseph Carrol, S.M.A., in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.



    NOMINA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI SOUTHWARK (INGHILTERRA)

    Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Southwark (Inghilterra) S.E. Mons. Peter Smith, finora Arcivescovo Metropolita di Cardiff.

    S.E. Mons. Peter Smith

    S.E. Mons. Peter Smith è nato a Londra, nell'arcidiocesi di Southwark, il 20 ottobre 1943. Ha compiuto gli studi secondari presso il Clapham College dei Fratelli Saveriani. Conseguita la Laurea civile in Giurisprudenza è entrato nel seminario interdiocesano di Wonersh ove ha frequentato i corsi di filosofia e teologia. Inviato successivamente a Roma, si è laureato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino.

    È stato ordinato sacerdote il 15 luglio 1972 per l'arcidiocesi di Southwark.

    Rientrato in patria, ha svolto l'incarico di Professore di Diritto Canonico nel seminario maggiore di Wonersh lavorando contemporaneamente anche come Officiale del Tribunale matrimoniale dell'arcidiocesi di Southwark. Nel 1984 è diventato Parroco di Saint Andrew in Thornton Heat, Londra. Nel 1985 è stato nominato Rettore del seminario interdiocesano di Wonersh.

    Eletto Vescovo di East Anglia il 21 marzo 1995, è stato consacrato il 27 maggio seguente.

    Il 26 ottobre 2001 è stato promosso Arcivescovo Metropolita di Cardiff.

    Attualmente è Vice Presidente della Conferenza Episcopale d'Inghilterra e Galles e Presidente del Department of Christian Responsability and Citizenship all'interno della stessa Conferenza.



    NOMINA DEL VESCOVO DI ATLACOMULCO (MESSICO)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Atlacomulco (Messico) il Rev.do Odilón Martínez García, del clero della diocesi di Toluca, finora Rettore del Seminario Maggiore di Toluca.

    Rev.do Odilón Martínez García

    Il Rev.do Odilón Martínez García è nato il 29 aprile 1949 a Santa Ana, Tenancingo, nello Stato di México.

    È stato ammesso come alunno del Seminario Conciliare Minore di Toluca, nel gennaio 1964, per iniziarvi gli studi umanistici, accedendo tre anni dopo agli studi di filosofia e di teologia, nel Seminario Maggiore.

    Ordinato sacerdote il 29 giugno 1974 per la diocesi di Toluca, ha svolto il suo ministero sacerdotale come Vicario parrocchiale ad Atlacomulco e Valle de Bravo; in seguito è stato parroco prima a Malacota, poi a Capultitlán. Nel 1981 è stato nominato assistente di comunità e professore di filosofia nel Seminario Maggiore di Toluca.

    Dal 1986 al 1988 ha frequentato la Facoltà di Filosofia nell’Università Pontificia del Messico, conseguendovi la specializzazione.

    Nel mese di gennaio 1997 è stato nominato Rettore del Seminario Conciliare di Toluca, incarico che tuttora ricopre.



    NOMINA DEL VESCOVO DI SAME (TANZANIA)

    Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Same (Tanzania) il Rev.do P. Rogatus Kimaryo, C.S.Sp., attuale Amministratore Apostolico "sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis" della medesima.

    Rev.do P. Rogatus Kimaryo, C.S.Sp.

    Il Rev.do P. Rogatus Kimaryo, C.S.Sp., è nato il 30 ottobre 1956 a Mkuu, parrocchia di Rombo, nella diocesi di Moshi. Dopo aver completato gli studi primari (1965-1972), nel 1973 è entrato nel Seminario Minore Francescano di Maua, Moshi, passando poi alla scuola secondaria di Mzumbe (1978), nella regione di Morogoro. Dopo due anni (1978-1980) di servizio militare in Uganda, è stato inviato nella Scuola Secondaria Statale di Ifakara, per insegnare Storia e Geografia. Nell’agosto 1980 ha iniziato i suoi studi ecclesiastici con la Congregazione dello Spirito Santo, nel Seminario Filosofico di Kibosho. Ha completato il suo noviziato canonico nel 1982 a Magamba, diocesi di Tanga, e dopo gli studi teologici a Nairobi, è stato ordinato sacerdote il 30 maggio 1987, ad Arusha.

    Dopo l’ordinazione sacerdotale ha studiato a Roma per la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana (1987-1990). È stato Professore di Diritto Canonico presso il Seminario degli Spiritani a Tangaza (1990-1994), e al Seminario Maggiore degli Apostles of Jesus, nonché presso il Seminario dei Maristi. Ha successivamente proseguito gli studi conseguendo il Dottorato in Diritto Canonico a Roma, sempre presso la Pontificia Università Gregoriana (1994-1997). Eletto dal Capitolo Generale per seguire i programmi della formazione iniziale e permanente del proprio Istituto, per Africa Orientale, Oceano Indiano e Nord Africa (1998-2004), dopo un anno sabbatico all’Università di Lovanio (Belgio), dove ha conseguito la Licenza in Studi Religiosi (Pastorale) (2004-2005), è stato nominato Parroco della parrocchia di Kipawa e allo stesso tempo Vicario Giudiziale del Tribunale Interdiocesano, nonché membro dei Consultori dell’Arcidiocesi di Dar-es-Salaam e insegnante al Seminario Maggiore di Segerea (2006-2009).

    Il 1° maggio 2009 è stato nominato Amministratore Apostolico sede plena et ad nutum Sanctae Sedis della diocesi di Same (ora sede vacante per rinuncia del Vescovo ordinario).






    UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA XVI SESSIONE PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI

    Alle ore 12.30 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti alla XVI Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali sul tema "Crisis in a Global Economy. Re-planning the Journey" (Casina Pio IV, 30 aprile - 4 maggio 2010) e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Dear Members of the Academy,

    I am pleased to greet you at the beginning of your Sixteenth Plenary Session, which is devoted to an analysis of the global economic crisis in the light of the ethical principles enshrined in the Church’s social doctrine. I thank your President, Professor Mary Ann Glendon, for her gracious words of greeting and I offer you my prayerful good wishes for the fruitfulness of your deliberations.

    The worldwide financial breakdown has, as we know, demonstrated the fragility of the present economic system and the institutions linked to it. It has also shown the error of the assumption that the market is capable of regulating itself, apart from public intervention and the support of internalized moral standards. This assumption is based on an impoverished notion of economic life as a sort of self-calibrating mechanism driven by self-interest and profit-seeking. As such, it overlooks the essentially ethical nature of economics as an activity of and for human beings. Rather than a spiral of production and consumption in view of narrowly-defined human needs, economic life should properly be seen as an exercise of human responsibility, intrinsically oriented towards the promotion of the dignity of the person, the pursuit of the common good and the integral development – political, cultural and spiritual – of individuals, families and societies. An appreciation of this fuller human dimension calls, in turn, for precisely the kind of cross-disciplinary research and reflection which the present session of the Academy has now undertaken.

    In my Encyclical Caritas in Veritate, I observed that "the current crisis obliges us to re-plan our journey, to set ourselves new rules and to discover new forms of commitment" (No. 21). Re-planning the journey, of course, also means looking to comprehensive and objective standards against which to judge the structures, institutions and concrete decisions which guide and direct economic life. The Church, based on her faith in God the Creator, affirms the existence of a universal natural law which is the ultimate source of these criteria (cf. ibid., 59). Yet she is likewise convinced that the principles of this ethical order, inscribed in creation itself, are accessible to human reason and, as such, must be adopted as the basis for practical choices. As part of the great heritage of human wisdom, the natural moral law, which the Church has appropriated, purified and developed in the light of Christian revelation, serves as a beacon guiding the efforts of individuals and communities to pursue good and to avoid evil, while directing their commitment to building an authentically just and humane society.

    Among the indispensable principles shaping such an integral ethical approach to economic life must be the promotion of the common good, grounded in respect for the dignity of the human person and acknowledged as the primary goal of production and trade systems, political institutions and social welfare. In our day, concern for the common good has taken on a more markedly global dimension. It has also become increasingly evident that the common good embraces responsibility towards future generations; intergenerational solidarity must henceforth be recognized as a basic ethical criterion for judging any social system. These realities point to the urgency of strengthening the governance procedures of the global economy, albeit with due respect for the principle of subsidiarity. In the end, however, all economic decisions and policies must be directed towards "charity in truth", inasmuch as truth preserves and channels the liberating power of charity amid ever-contingent human events and structures. For "without truth, without trust and love for what is true, there is no social conscience and responsibility, and social action ends up serving private interests and the logic of power, resulting in social fragmentation" (Caritas in Veritate, 5).

    With these considerations, dear friends, I once more express my confidence that this Plenary Session will contribute to a more profound discernment of the serious social and economic challenges facing our world, and help point the way forward to meet those challenges in a spirit of wisdom, justice and authentic humanity. I assure you once more of my prayers for your important work, and upon you and your loved ones I cordially invoke God’s blessings of joy and peace.






    VISITA DEL SANTO PADRE ALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

    Alle ore 18 di questo pomeriggio, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Al suo arrivo nel Cortile interno del Palazzo del Santo Uffizio, il Papa è accolto dall’Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione, da S.E. Mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, Segretario, e da Mons. Damiano Marzotto Caotorta, Sotto-Segretario.

    Quindi il Santo Padre raggiunge la Cappella, dove sosta in adorazione del Santissimo Sacramento. Dopo le parole di benvenuto del Card. William Joseph Levada, presiede la Liturgia di Benedizione della Cappella, al termine dei lavori di restauro.

    Accompagnato dai Superiori della Congregazione il Papa visita poi nuovi locali dell’Archivio e della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". Infine, raggiunta la Sala delle Conferenze, incontra gli Officiali della Congregazione e rivolge loro alcune parole di saluto.




    TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DELL’EM.MO CARD. PAUL AUGUSTIN MAYER, O.S.B.

    Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio per la morte, avvenuta questa mattina, dell’Em.mo Card. Paul Augustin Mayer, O.S.B., Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Presidente emerito della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", inviato dal Santo Padre Benedetto XVI all’Abate Primate dei Benedettini Confederati, Dom Nokter Wolf:


    TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

    REV.MO PADRE ABATE DOM NOTKER WOLF
    ABATE PRIMATE DEI BENEDETTINI CONFEDERATI
    ABBAZIA PRIMAZIALE SANT’ANSELMO

    LA NOTIZIA DELLA PIA DIPARTITA DEL VENERATO CARDINALE PAUL AUGUSTIN MAYER SUSCITA NEL MIO ANIMO AFFETTUOSO RIMPIANTO E DESIDERO ESPRIMERE SENTIMENTI DI VIVO CORDOGLIO A LEI ALL’INTERA FAMIGLIA BENEDETTINA ED AI CONGIUNTI DEL CARO PORPORATO CHE LASCIA IL RICORDO INDELEBILE DI UNA OPEROSA ESISTENZA SPESA CON MITEZZA E RETTITUDINE NELL’ADESIONE COERENTE ALLA PROPRIA VOCAZIONE DI MONACO E DI PASTORE PIENO DI ZELO PER IL VANGELO E SEMPRE FEDELE ALLA CHIESA (.) NEL RICORDARNE IL QUALIFICATO IMPEGNO NELL’AMBITO LITURGICO E IN QUELLO DELLE UNIVERSITÀ E DEI SEMINARI E SPECIALMENTE L’APPREZZATO SERVIZIO ALLA SANTA SEDE PRIMA NELLA COMMISSIONE PREPARATORIA DEL CONCILIO VATICANO SECONDO POI IN DIVERSI DICASTERI DELLA CURIA ROMANA INNALZO FERVIDE PREGHIERE DI SUFFRAGIO PERCHÉ IL SIGNORE ACCOLGA QUESTO BENEMERITO FRATELLO NEL GAUDIO E NELLA PACE ETERNA (.) CON TALI SENTIMENTI INVIO A LEI AI CONFRATELLI ED A QUANTI PIANGONO LA SCOMPARSA DI COSI’ GENEROSO DISCEPOLO DI CRISTO LA CONFORTATRICE BENEDIZIONE APOSTOLICA

    BENEDICTUS PP. XVI





    AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


    CAPPELLA PAPALE PER LE ESEQUIE DELL’EM.MO CARD. PAUL AUGUSTIN MAYER, O.S.B.


    Lunedì 3 maggio 2010, alle ore 11.30 all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, avranno luogo le Esequie dell’Em.mo Card. Paul Augustin Mayer, O.S.B., del Titolo di Sant’Anselmo all’Aventino, Diaconia elevata "pro hac vice" a Titolo Presbiterale, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Presidente emerito della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei".

    La Santa Messa sarà celebrata dall’Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme con gli Em.mi Cardinali.

    Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI rivolgerà la Sua parola ai presenti e presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.

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    00 01/05/2010 00:54
    Udienza del Papa alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali


    CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 30 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso che Benedetto XVI ha rivolto questo venerdì mattina ai partecipanti alla XVI Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, sul tema "Crisis in a Global Economy. Re-planning the Journey", ricevuti in udienza nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano.

    * * *

    Cari membri dell'Accademia,

    sono lieto di salutarvi all'inizio della vostra xvi Sessione Plenaria, dedicata a un'analisi della crisi economica globale alla luce dei principi etici consacrati nella dottrina sociale della Chiesa. Ringrazio la Presidente, professoressa Mary Ann Glendon, per le cordiali parole di saluto e offro i miei ferventi e buoni auspici per la fecondità delle vostre deliberazioni.

    Come sappiamo, la crisi finanziaria mondiale ha dimostrato la fragilità dell'attuale sistema economico e delle istituzioni a esso collegate. Ha anche mostrato l'erroneità dell'idea secondo la quale il mercato sarebbe in grado di autoregolarsi, indipendentemente dall'intervento pubblico e dal sostegno dei criteri morali interiorizzati. Quest'idea si basa sulla nozione impoverita della vita economica come una sorta di meccanismo che si autocalibra guidato dal proprio interesse e dalla ricerca del profitto. Essa trascura la natura essenzialmente etica dell'economia come attività di e per gli esseri umani. Piuttosto che una spirale di produzione e consumo in vista di necessità umane definite in modo molto limitato, la vita economica dovrebbe essere considerata in maniera adeguata come un esercizio di responsabilità umana, intrinsecamente orientato alla promozione della dignità della persona, alla ricerca del bene comune e allo sviluppo integrale, politico, culturale e spirituale, di individui, famiglie e società. Un apprezzamento di questa dimensione umana più piena esige, a sua volta, proprio il tipo di ricerca e di riflessione interdisciplinari che questa sessione dell'Accademia ha ora intrapreso.

    Nella mia Enciclica Caritas in veritate, ho osservato che «la crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno» (n. 21). Di certo, riprogettare il cammino significa anche guardare ai criteri generali e obiettivi con cui giudicare le strutture, le istituzioni e le decisioni concrete che guidano e orientano la vita economica. La Chiesa, fondata sulla sua fede in Dio Creatore, afferma l'esistenza di una legge naturale universale che è la fonte definitiva di questi criteri (cfr. Ibidem n. 59). Tuttavia, è anche convinta del fatto che i principi di questo ordine etico, iscritti nella creazione stessa, sono accessibili alla ragione umana e, in quanto tali, devono essere adottati come base per scelte concrete. Come parte della grande eredità della saggezza umana, la legge morale naturale, che la Chiesa ha assunto, purificato e sviluppato alla luce della Rivelazione cristiana, è un faro che guida gli sforzi di individui e comunità nel cercare il bene ed evitare il male, mentre si impegnano per l'edificazione di una società autenticamente giusta e umana.

    Fra i principi indispensabili che plasmano questo approccio etico integrale alla vita economica deve essere presente la promozione del bene comune, basata sul rispetto per la dignità della persona umana e riconosciuta come scopo primario dei sistemi di produzione e di commercio, delle istituzioni politiche e del benessere sociale. Al giorno d'oggi, l'interesse per il bene comune ha assunto una dimensione marcatamente globale. È anche divenuto sempre più evidente che il bene comune implica la responsabilità per le generazioni future. Di conseguenza la solidarietà intergenerazionale deve essere riconosciuta come criterio fondamentale per giudicare qualsiasi sistema sociale. Queste realtà evidenziano l'urgenza di rafforzare le procedure di governo dell'economia globale, sempre con il dovuto rispetto per il principio di sussidiarietà. Alla fine, comunque, tutte le decisioni e le politiche economiche devono essere orientate alla «carità nella verità», perché la verità preserva e incanala la forza liberatrice della carità nelle strutture e negli eventi umani sempre contingenti. Perché «senza la verità, senza fiducia e senza amore per il vero, non c'è coscienza e responsabilità sociale, e l'agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società» (Caritas in veritate, n. 5).

    Con queste considerazioni, cari amici, esprimo ancora una volta la mia fiducia nel fatto che questa Sessione Plenaria contribuirà a un discernimento più profondo delle gravi sfide sociali ed economiche del nostro mondo e contribuirà a indicare la strada per affrontare tali sfide con spirito di saggezza, giustizia e umanità autentica. Assicuro ancora una volta le mie preghiere per la vostra importante opera e su di voi e sui vostri cari invoco di cuore le benedizioni divine di gioia e di pace.

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de "L'Osservatore Romano"]



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    RINUNCE E NOMINE


    EREZIONE DEL VICARIATO APOSTOLICO DI COMORES (OCEANO INDIANO) E NOMINA DEL PRIMO VICARIO APOSTOLICO

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha elevato l’Amministrazione Apostolica delle Comores (Oceano Indiano) al rango di Vicariato Apostolico, con la nuova denominazione di Arcipelago delle Comores e la medesima configurazione territoriale.

    Il Papa ha nominato primo Vicario Apostolico di Comores (Oceano Indiano), il Rev. P. Charles Mahuza Yava, S.D.S., già Superiore Provinciale della Provincia Salvatoriana Africana, assegnandogli la sede titolare vescovile di Apisa Maggiore.

    P. Charles Mahuza Yava, S.D.S.
    P. Charles Mahuza Yava, S.D.S. è nato il 29 luglio 1960 nel territorio di Sandoa, in diocesi di Kolwezi, nella Repubblica Democratica del Congo. È membro della Società del Divin Salvatore. Ha svolto il Noviziato in Tanzania, ed è stato uno dei primi congolesi tra i Salvatoriani. Ha completato la scuola media e il ginnasio a Sandoa, gli studi secondari e umanistici, oltre alla Filosofia e alla Teologia a Kolwezi, nello Scolasticato Jean XXIII, dei PP. Francescani. Ha emesso la Professione Perpetua a Kolwezi l’8 settembre 1991.
    È stato ordinato sacerdote a Kolwezi l’8 maggio 1993.
    Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto le seguenti mansioni: 1993-1994: Vicario nella parrocchia del Sacro Cuore a Ntita, Kapanga; 1994-1995: Studi al Centro Sèvre di Parigi per un corso speciale di Spiritualità; 1995-2000: Maestro dei Novizi a Kolwezi e poi a Lubumbashi; 1997-2003: Vicario Provinciale; 2000-2003: Rettore degli Scolastici; 2003-2006: Superiore Provinciale della vice-Provincia Congolese; 2006-2009: Superiore Provinciale della Provincia Salvatoriana Africana; dal 2010: Parroco della parrocchia di Moroni (Grande Comore).

    Dati statistici
    Il nuovo Vicariato Apostolico di Comores si estende su un’area pari a 2.033 kmq., con una popolazione di 800.000 abitanti. I cattolici sono 6.000, distribuiti in 2 parrocchie, servite da 6 sacerdoti (5 Salvatoriani e 1 della Società Missioni Estere di Parigi). Il Nuovo Vicariato può contare anche sulla collaborazione di 2 Fratelli Religiosi e 12 religiose.
    L’Amministrazione Apostolica delle Isole Comores (1975) è stata per decenni di competenza dei Frati Minori Cappuccini. Nel 1998, venendo meno il personale apostolico, è passata alla Società del Divin Salvatore (Salvatoriani).

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    RINUNCE E NOMINE



    ELEVAZIONE DELLA PRELATURA TERRITORIALE DI IPIL A DIOCESI (FILIPPINE) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

    In data 1° maggio 2010 il Santo Padre Benedetto XVI ha elevato al rango di diocesi la prelatura territoriale di Ipil (Filippine), con la medesima denominazione e configurazione territoriale, rendendola suffraganea della chiesa metropolitana di Zamboanga.

    Nella medesima data il Papa ha nominato primo Vescovo di Ipil (Filippine) S.E. Mons. Julius S. Tonel, finora Vescovo Prelato della medesima sede.


    NOMINA DI AUSILIARE DI ZAGREB (CROAZIA)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Zagreb (Croazia) il Rev.do Mons. Mijo Gorski, del clero della medesima arcidiocesi, Canonico della Cattedrale di Zagreb, assegnandogli la sede titolare vescovile di Epidaurum.

    Rev.do Mons. Mijo Gorski

    Il Rev.do Mons. Mijo Gorski è nato il 17 settembre 1952 a Mihovljan. Ha frequentato il liceo classico arcidiocesano come alunno del Seminario Minore di Zagreb;.entrato poi nel Seminario Maggiore arcidiocesano, ha compiuto gli studi teologici presso la Facoltà di Teologia Cattolica di Zagreb, dove ha ottenuto il baccalaureato.

    Ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Zagreb il 26 giugno 1977, ha svolto il ministero pastorale in varie parrocchie dell’arcidiocesi di Zagreb, ricoprendo i seguenti uffici: Vicario parrocchiale a Vrbovec (1978-1979), Vicario parrocchiale a Zagreb – San Biagio (1979-1982), Parroco a Zagreb – Dugave (1982-1997), Parroco e decano a Samobor (1997-1998), Parroco a Zagreb – San Biagio (1998-2002), Vicario Episcopale per la città di Zagreb (1999-2004), Rettore del Seminario Maggiore arcidiocesano di Zagreb (2002-2008).

    Dal 2008 è Canonico della Cattedrale di Zagreb e Direttore dell’Istituto arcidiocesano per il sostentamento del clero.

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