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    RINUNCE E NOMINE


    RINUNCIA DEL VESCOVO DI SAINT CATHARINES (CANADA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Saint Catharines (Canada), presentata da S.E. Mons. James Matthew Wingle, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.



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    00 07/04/2010 16:00
    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina, mercoledì dell’Ottava di Pasqua, si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre - proveniente in elicottero dalla residenza pontificia di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
    Nel discorso in lingua italiana il Papa ha incentrato la sua meditazione sul significato della risurrezione di Cristo.
    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.
    Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle!

    La consueta Udienza Generale del mercoledì è oggi inondata dalla gioia luminosa della Pasqua. In questi giorni, infatti, la Chiesa celebra il mistero della Risurrezione e sperimenta la grande gioia che le deriva dalla buona notizia del trionfo di Cristo sul male e sulla morte. Una gioia che si prolunga non soltanto nell’Ottava di Pasqua, ma si estende per cinquanta giorni fino alla Pentecoste. Dopo il pianto e lo sgomento del Venerdì Santo, e dopo il silenzio carico di attesa del Sabato Santo, ecco l’annuncio stupendo: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!" (Lc 24,34). Questa, in tutta la storia del mondo, è la "buona notizia" per eccellenza, è il "Vangelo" annunciato e tramandato nei secoli, di generazione in generazione.

    La Pasqua di Cristo è l’atto supremo e insuperabile della potenza di Dio. È un evento assolutamente straordinario, il frutto più bello e maturo del "mistero di Dio". È così straordinario, da risultare inenarrabile in quelle sue dimensioni che sfuggono alla nostra umana capacità di conoscenza e di indagine. E, tuttavia, esso è anche un fatto "storico", reale, testimoniato e documentato. È l’avvenimento che fonda tutta la nostra fede. È il contenuto centrale nel quale crediamo e il motivo principale per cui crediamo.

    Il Nuovo Testamento non descrive la Risurrezione di Gesù nel suo attuarsi. Riferisce soltanto le testimonianze di coloro che Gesù in persona ha incontrato dopo essere risuscitato. I tre Vangeli sinottici ci raccontano che quell’annuncio – "È risorto!" – viene proclamato inizialmente da alcuni angeli. È, pertanto, un annuncio che ha origine in Dio; ma Dio lo affida subito ai suoi "messaggeri", perché lo trasmettano a tutti. E così sono questi stessi angeli che invitano le donne, recatesi di buon mattino al sepolcro, ad andare con prontezza a dire ai discepoli: "È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete" (Mt 28,7). In questo modo, mediante le donne del Vangelo, quel mandato divino raggiunge tutti e ciascuno perché, a loro volta, trasmettano ad altri, con fedeltà e con coraggio, questa stessa notizia: una notizia bella, lieta e portatrice di gioia.

    Sì, cari amici, tutta la nostra fede si fonda sulla trasmissione costante e fedele di questa "buona notizia". E noi, oggi, vogliamo dire a Dio la nostra profonda gratitudine per le innumerevoli schiere di credenti in Cristo che ci hanno preceduto nei secoli, perché non sono mai venute meno al loro fondamentale mandato di annunciare il Vangelo che avevano ricevuto. La buona notizia della Pasqua, dunque, richiede l’opera di testimoni entusiasti e coraggiosi. Ogni discepolo di Cristo, anche ciascuno di noi, è chiamato ad essere testimone. È questo il preciso, impegnativo ed esaltante mandato del Signore risorto. La "notizia" della vita nuova in Cristo deve risplendere nella vita del cristiano, deve essere viva e operante -in chi la reca, realmente capace di cambiare il cuore, l’intera esistenza. Essa è viva innanzitutto perché Cristo stesso ne è l’anima vivente e vivificante. Ce lo ricorda san Marco alla fine del suo Vangelo, dove scrive che gli Apostoli "partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano" (Mc 16,20).

    La vicenda degli Apostoli è anche la nostra e quella di ogni credente, di ogni discepolo che si fa "annunciatore". Anche noi, infatti, siamo certi che il Signore, oggi come ieri, opera insieme ai suoi testimoni. È questo un fatto che possiamo riconoscere ogni qualvolta vediamo spuntare i germi di una pace vera e duratura, là dove l’impegno e l’esempio di cristiani e di uomini di buona volontà è animato da rispetto per la giustizia, da dialogo paziente, da convinta stima verso gli altri, da disinteresse, da sacrificio personale e comunitario. Vediamo purtroppo nel mondo anche tanta sofferenza, tanta violenza, tante incomprensioni. La celebrazione del Mistero pasquale, la contemplazione gioiosa della Risurrezione di Cristo, che vince il peccato e la morte con la forza dell’Amore di Dio è occasione propizia per riscoprire e professare con più convinzione la nostra fiducia nel Signore risorto, il quale accompagna i testimoni della sua parola operando prodigi insieme con loro. Saremo davvero e fino in fondo testimoni di Gesù risorto quando lasceremo trasparire in noi il prodigio del suo amore; quando nelle nostre parole e, più ancora, nei nostri gesti, in piena coerenza con il Vangelo, si potrà riconoscere la voce e la mano di Gesù stesso.

    Dappertutto, dunque, il Signore ci manda come suoi testimoni. Ma possiamo essere tali solo a partire e in riferimento continuo all’esperienza pasquale, quella che Maria di Magdala esprime annunciando agli altri discepoli: "Ho visto il Signore" (Gv 20,18). In questo incontro personale con il Risorto stanno il fondamento incrollabile e il contenuto centrale della nostra fede, la sorgente fresca e inesauribile della nostra speranza, il dinamismo ardente della nostra carità. Così la nostra stessa vita cristiana coinciderà appieno con l’annuncio: "Cristo Signore è veramente risorto". Lasciamoci, perciò, conquistare dal fascino della Risurrezione di Cristo. La Vergine Maria ci sostenga con la sua protezione e ci aiuti a gustare pienamente la gioia pasquale, perché sappiamo portarla a nostra volta a tutti i nostri fratelli.

    Ancora una volta, Buona Pasqua a tutti!



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    En ces jours, l'Église est inondée par la joie et la lumière de Pâques. Dans toute l’histoire du monde, l’annonce surprenante : « C’est vrai, le Seigneur est ressuscité : il est apparu à Simon -Pierre! » (Lc 24,34) est la Bonne nouvelle par excellence, le triomphe du Christ sur le mal et sur la mort ! La Pâque du Christ est un événement absolument extraordinaire, le fruit le plus beau parvenu à maturité du «Mystère de Dieu » et c’est toutefois un fait ‘historique’, réel, l’événement qui fonde toute notre foi. Dieu en confie l’annonce à ses messagers pour qu’ils la transmettent à tous. Nous voulons remercier Dieu pour les innombrables croyants en Christ qui nous ont précédés, parce qu’ils n’ont pas manqué à la mission d’annoncer l’Évangile qu’ils avaient reçue. Aujourd’hui comme hier, le Seigneur travaille avec ses témoins, semant des germes d’une paix vraie et durable et accomplissant avec eux des œuvres merveilleuses. Nous serons ses témoins si nous sommes en référence constante avec l’expérience pascale, celle de Marie-Madeleine annonçant aux disciples : « J’ai vu le Seigneur » (Jn 20,18). Puisse cette rencontre personnelle avec le Ressuscité être le fondement de notre foi et laisser transparaître en nous le prodige de son amour !

    Je suis heureux de saluer les pèlerins venus de Belgique, de France et de Suisse, en particulier des diocèses d’Evreux, Fréjus-Toulon, de Paris et d’Orléans. Je salue également particulièrement les jeunes du collège de l’Abbaye Saint-Maurice, en Suisse. Saintes Fêtes de Pâques et bon pèlerinage à tous !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    Our General Audience today is marked by the spiritual joy of Easter, as the Church continues her celebration of Christ’s glorious resurrection from the dead. The resurrection is the greatest of God’s mighty acts in history; mysterious beyond all imagining, it is also a real event attested by trustworthy witnesses who in turn became messengers of this Good News before the world. In every generation, the Gospel of Christ, crucified and risen, must constantly be proclaimed anew. Each of us, as a disciple of Christ, is called to testify to the reality and power of the new life bestowed by the Risen Lord upon those who believe. Saint Mark, at the end of his Gospel, tells us that the Lord "worked with" the Apostles, and "confirmed the message by the signs which accompanied it" (Mk 16:20). Today too, the Risen Christ wishes to work with us, so that we may reflect his words in our words and reveal the power of his love by our actions. During this Easter season, may our personal encounter with the Lord deepen our faith, hope and love, and inspire us to proclaim, with our lips and in our lives, the Good News that "Christ is truly risen!".

    I offer a warm welcome to the newly-ordained deacons from the Pontifical Irish College, together with their families and friends. Dear young deacons: may the grace of your ordination conform you ever more fully to the Lord in humble obedience and faithful service to the building up of the Church in your beloved homeland. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially those from England, Scotland, Ireland, Sweden, Malta, Croatia, Australia, Japan and the United States, I invoke the joy and peace of the Risen Christ!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Die Freude über die Auferstehung Jesu prägt diese Woche der Osteroktav und darüber hinaus die fünfzig Tage bis zum Pfingstfest. So steht die heutige Audienz ganz im Licht von Ostern, dem wunderbaren Heilswirken Gottes, das den zentralen Inhalt und den Hauptgrund unseres Glaubens darstellt. Auch wenn sich der Vorgang der Auferstehung selbst der Beschreibung durch Worte entzieht, so handelt es sich doch um ein historisches Ereignis, das im Evangelium durch glaubwürdige Zeugen belegt ist. Gott selbst hat seine Engel als Boten ausgeschickt, und diese beauftragen wiederum die Frauen am leeren Grab, den Aposteln die frohe Botschaft zu bringen. Wenn wir heute an Christus glauben können, so verdanken wir dies all den Scharen von Gläubigen, die durch die Jahrhunderte hindurch diese Frohbotschaft treu und mutig verkündet und weitergegeben haben, und zwar nicht nur mit Worten, sondern auch mit ihrem Leben. Dabei handelten sie nicht nur aus eigener Kraft, denn, so sagt der Evangelist Markus, „der Herr stand ihnen bei und bekräftigte die Verkündigung durch die Zeichen, die er geschehen ließ" (Mk 16,20).

    In österlicher Freude heiße ich alle Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache willkommen und grüße besonders die vielen Jugendlichen, die Ministranten, Firmlinge und Schüler. Gerade angesichts der Not und der Gewalt, die wir in vielen Teilen der Welt sehen, dürfen wir in dieser Osterzeit fest auf den Beistand des auferstandenen Christus vertrauen. Er hat den Tod und die Sünde besiegt und lädt uns ein, in seinen Sieg einzutreten, sein Leben mit anzunehmen. Dieses neue Leben wollen wir in unseren Worten und Werken sichtbar machen, Boten dafür sein und so der Umgestaltung der Welt auf die Auferstehung hin dienen. Wir leben aus der Gewißheit: Der Herr ist wahrhaft auferstanden und ist mitten unter uns. Euch allen wünsche ich eine gesegnete Osterzeit.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    En estos días, la Iglesia celebra el misterio de la resurrección y siente la alegría del triunfo de Cristo sobre el mal y la muerte, que inunda no sólo la Octava de Pascua, sino que se prolonga hasta el Domingo de Pentecostés. Tras el llanto del Viernes santo, después del silencio del Sábado santo, viene un anuncio espléndido: «Era verdad, ha resucitado el Señor y se ha aparecido a Simón» (Lc 24,34). Ésta es la mejor noticia de toda la historia. En efecto, la Pascua de Cristo es un hecho absolutamente extraordinario, el fruto más bello y maduro del misterio de Dios. Es el acontecimiento fundamental de nuestra fe, su contenido central y el motivo principal por el que creemos.

    El Nuevo Testamento no describe concretamente la resurrección de Jesús. Narra solamente los testimonios de aquellos que lo encontraron personalmente una vez resucitado. Los ángeles dieron esta noticia, invitando a las mujeres a que la transmitieran a los discípulos. Este anuncio ha pasado de unos a otros con fidelidad y valentía, llegando así hasta nosotros. Hoy se necesitan también testigos de Cristo resucitado y sólo lo podremos ser, si tenemos un encuentro personal con él.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los numerosos grupos de colegios y parroquias venidos de España, así como a los procedentes de México y otros países latinoamericanos. Con la ayuda de la Virgen María, anunciad que Cristo ha resucitado. Reitero a todos mi felicitación pascual, con el ruego de que la hagáis llegar a vuestros familiares y amigos. Muchas gracias.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    "Verdadeiramente o Senhor ressuscitou e apareceu a Simão". Com estas palavras, a Igreja expressa a grande alegria que a inunda pelo triunfo de Cristo sobre a morte, celebrado durante os cinqüenta dias do tempo pascal. A ressurreição de Cristo é um evento tão extraordinário que muitas das suas dimensões escapam à nossa capacidade humana, mas ao mesmo tempo é um fato histórico, real, testemunhado, documentado. É a "boa nova" que a Igreja transmite desde o seu início e da qual cada um de nós é chamado a ser testemunha entusiasta e corajosa. De fato, a notícia da vida nova em Cristo deve resplandecer na vida do cristão, com o auxílio do Senhor ressuscitado que o acompanha. Seremos verdadeiras testemunhas de Cristo quando deixarmos transparecer em nós o prodígio do seu amor; quando, nas nossas palavras e gestos em plena conformidade com o Evangelho, for possível reconhecer a presença do próprio Jesus.

    Queridos peregrinos vindos de Lisboa e demais localidades de língua portuguesa, a minha saudação amiga para todos vós, com votos duma boa continuação de santa Páscoa! Que o Ressuscitado seja sempre o centro da vossa fé, a fonte da vossa esperança e o dinamismo ardente da vossa caridade. Sobre vós e vossas famílias, desça a minha Bênção Apostólica.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua polacca

    Z serdecznym pozdrowieniem zwracam się do obecnych tu Polaków. Pozostajemy wciąż w atmosferze radości, jaka rodzi się ze świadomości, że Pan prawdziwie zmartwychwstał. Bolesne przeżycie Jego śmierci towarzyszy nam, gdy dotyka nas grzech. Jednak nie poddajemy się zwątpieniu i rozpaczy, bo wiemy, że On zwyciężył grzech i śmierć. Dlatego zawierzenie miłosierdziu Bożemu budzi w nas radość. Niech ta radość w nas trwa. Niech Bóg wam błogosławi.

    [Con un cordiale saluto mi rivolgo ai polacchi qui presenti. Rimaniamo ancora nell’atmosfera della gioia che nasce dalla consapevolezza che Cristo è veramente risorto. La dolorosa vicenda della Sua morte ci tocca, quando sperimentiamo il peccato. Tuttavia non ci rassegniamo alla diffidenza e alla disperazione, perché sappiamo che egli ha vinto il peccato e la morte. Ecco perché l’affidamento alla misericordia di Dio fa nascere in noi la gioia. Questa gioia perseveri in voi. Dio vi benedica.]


    ○ Saluto in lingua russa

    С большой радостью, через агентство ИТАР-ТАСС, передаю сердечные поздравления и самые добрые пожелания всем русским, живущим как в России, так и за её пределами. Пусть праздник Пасхи Христовой, которую католики и православные отмечают в этом году в один день, станет поводом для возобновления братских отношений и более тесного сотрудничества в истине и любви.

    [Sono lieto di inviare, per il cortese tramite dell’Agenzia ITAR-TASS, un cordiale saluto e un beneaugurante pensiero a tutti i russi sia a quanti vivono in patria sia a quelli che si trovano in varie parti del mondo. La Solennità della Santa Pasqua, che quest’anno abbiamo avuto la gioia di celebrare insieme tra cattolici e ortodossi, sia occasione di una rinnovata fraternità e di una sempre più intensa collaborazione nella verità e nella carità]


    ○ Saluto in lingua ungherese

    Szívélyesen köszöntöm a magyar híveket. Római utatok a húsvét hetében legyen a hit, a lelki megújulás alkalma. A Feltámadott legyen veletek minden utatokon. Erre adom apostoli áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

    [Un saluto cordiale rivolgo ai fedeli di lingua ungherese. Carissimi, la vostra visita a Roma nella settimana di Pasqua sia per ognuno di voi occasione di un autentico rinnovamento della fede. Il Signore Risorto vi accompagni nelle vostre vie. Volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua croata

    S velikom uskrsnom radošću pozdravljam i blagoslivljam sve hrvatske hodočasnike! Dragi prijatelji, svojim uskrsnućem Krist je pobijedio grijeh i smrt. Neka njegova živa prisutnost na putovima vaših života uvijek bude vaša najveća radost i utjeha. Hvaljen Isus i Marija!

    [Con grande gioia pasquale saluto tutti i pellegrini Croati! Cari amici, con la sua risurrezione Cristo ha vinto il peccato e la morte. La Sua viva presenza nei cammini della vostra vita sia per sempre la vostra grandissima gioia e consolazione. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua slovena

    Lepo pozdravljam romarje iz Slovenije, predvem duhovnike Duhovne družine Delo. Dragi prijatelji, povsod razširjajte Kristusovo luč in bodite radostni pričevalci njegovega vstajenja.

    [Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovenia, in particolare i sacerdoti della Famiglia spirituale "L’Opera". Cari amici, diffondete ovunque la luce di Cristo e siate gioiosi testimoni della sua Risurrezione]


    ○ Saluto in in lingua italiana

    Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai diaconi e ai seminaristi dell’Arcidiocesi di Catania, come pure ai diaconi della Compagnia di Gesù qui convenuti con i loro Superiori e familiari. Insieme a loro saluto i giovani presenti, specialmente gli adolescenti della diocesi di Cremona, i numerosi gruppi di ragazzi e di ragazze che fanno quest’anno la loro "Professione di fede". Essi provengono da diversi Decanati, Parrocchie e Oratori dell’Arcidiocesi di Milano. Cari amici, siate sempre fedeli al vostro Battesimo: vivete appieno la vostra consacrazione battesimale e siate testimoni di Cristo morto e risorto per noi.

    Rivolgo un pensiero affettuoso anche a voi, cari ammalati: la luce della Pasqua vi illumini e vi sostenga nella vostra sofferenza. E voi, cari sposi novelli, attingete al mistero pasquale il coraggio per essere protagonisti nella Chiesa e nella società, contribuendo con il vostro amore fedele e fecondo alla costruzione della civiltà dell'amore.

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    00 08/04/2010 16:02
    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DI AUSILIARE DI LA PLATA (ARGENTINA)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di La Plata, assegnandogli la sede titolare di Tepelta, il Rev.do Nicolás Baisi, Rettore del Seminario della diocesi di San Miguel in Argentina.

    Rev.do Nicolás Baisi
    Il Rev.do Nicolás Baisi è nato a Buenos Aires il 15 luglio 1964. Dopo aver studiato presso il Collegio Don Jaime (Bella Vista, diocesi di San Miguel), per due anni ha frequentato la Facoltà di Ingegneria all’Università Nazionale di Buenos Aires. Quindi è entrato nel Seminario diocesano Arcángel San Miguel. Terminati gli studi di Teologia presso l’Università del Salvador (Colegio Máximo de San José, a San Miguel), è stato ordinato sacerdote per la diocesi di San Miguel il 21 novembre 1993.
    Vicario parrocchiale nella Parrocchia del Cuore Immacolato di Maria a Los Polverines, è stato poi inviato a Roma dove, nel 2001, ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Angelicum. Rientrato in diocesi, ha ricoperto gli incarichi di Vice-direttore della Caritas e di Parroco di Nuestra Señora del Rosario (Grand Bourg), dove ha eretto varie cappelle ed ha irrobustito la vita parrocchiale con diverse iniziative. È stato anche Direttore diocesano della Catechesi e membro del Consiglio presbiterale.
    Nel 2007 è stato nominato Rettore del Seminario Maggiore di San Miguel.

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    00 09/04/2010 15:39
    PROIEZIONE DEL FILM SU PIO XII "SOTTO IL CIELO DI ROMA"

    Alle 17.30 di oggi, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI assiste alla proiezione del film su Pio XII "Sotto il cielo di Roma".



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    00 10/04/2010 15:43
    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DELL’EPARCA DI SANTA MARIA DEL PATROCINIO IN BUENOS AIRES DEGLI UCRAINI (ARGENTINA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires degli Ucraini (Argentina), presentata da S.E. Mons. Miguel Mykycej, F.D.P., in conformità al can. 210 § 1 del CCEO.



    NOMINA DEL VESCOVO DI CARÚPANO (VENEZUELA)

    Il Papa ha nominato Vescovo di Carúpano (Venezuela) il Rev.do Mons. Jaime Villarroel Rodríguez, del clero della diocesi di Margarita, finora Vicario Generale di Margarita.

    Rev.do Mons. Jaime Villarroel Rodríguez

    Mons. Jaime Villarroel Rodríguez è nato a Porlamar, nella diocesi di Margarita, il 17 maggio 1962. Prima di entrare in Seminario ha ottenuto il Diploma di Tecnico Superiore di Meccanica Navale - Ufficiale di macchina, presso l’Instituto Universitario de Tecnología del Mar di Margarita. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di filosofia e teologia nel Seminario San José a El Hatillo, nell’arcidiocesi di Caracas.

    È stato ordinato sacerdote il 30 luglio 1993, per il clero della diocesi di Margarita.

    Ha svolto i seguenti incarichi pastorali: Vice-parroco della Parrocchia di San Simón Apóstol a Punta de Piedras, Vice-parroco e poi Parroco della Parrocchia di San José a Paraguachí, Parroco della Cattedrale di Margarita, Coordinatore diocesano dell’Instituto Venezolano de Capacitación Profesional de la Iglesia – INVECAPI.

    Dal 2001 è Vicario Generale della diocesi di Margarita. Dal febbraio 2008 al gennaio 2009 è stato Amministratore diocesano sede vacante della stessa diocesi.



    NOMINA DELL’AMMINISTRATORE APOSTOLICO SEDE VACANTE DI SANTA MARIA DEL PATROCINIO IN BUENOS AIRES DEGLI UCRAINI (ARGENTINA)

    Il Santo Padre ha nominato Amministratore Apostolico sede vacante di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires degli Ucraini (Argentina) S.E. Mons. Sviatoslav Shevchuk, al presente Vescovo titolare di Castra di Galba e Ausiliare della medesima Eparchia.

    S.E. Mons. Sviatoslav Shevchuk

    S.E. Mons. Sviatoslav Shevchuk è nato il 5 maggio 1970 a Stryj, provincia di Lviv (Ucraina), da genitori molto attivi nella vita ecclesiale durante la clandestinità.

    Dopo la scuola media, ha frequentato la Scuola per infermieri a Boryslavl. Contemporaneamente era alunno del Seminario Maggiore clandestino (1983-1989). Trasferitosi in Argentina, ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Università Salesiana di Buenos Aires (1991-1993) e negli anni 1993-1994 ha frequentato la Teologia nel Seminario Maggiore di Lviv (Ucraina).

    Il 26 giugno 1994 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale da S.E. il Cardinale Myroslav Lubachivsky ed è stato incardinato nell’Arcieparchia di Lviv.

    Dal 1994 al 1999 ha frequentato a Roma la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino, "Angelicum", dove ha conseguito il Dottorato in Teologia, con specializzazione in Teologia Morale.

    Dal 1999 al 2007 è stato Vice-Rettore del Seminario Maggiore di Lviv, del quale è diventato poi Rettore, ufficio che ha ricoperto fino al 2009.

    Il 14 gennaio 2009 è stato nominato Vescovo Ausiliare dell’Eparchia di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires degli Ucraini (Argentina). Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 7 aprile successivo.



    NOMINA DEL LEGATO PONTIFICIO PER LA CELEBRAZIONE DEL CONGRESSO EUCARISTICO DI SLOVENIA (CELJE - 13 GIUGNO 2010)

    Il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Sig. Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, Legato Pontificio per la celebrazione del Congresso Eucaristico di Slovenia, che avrà luogo a Celje il 13 giugno 2010.


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    TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DEL PRESIDENTE DELLA POLONIA E DELLA SUA DELEGAZIONE NEL DISASTRO AEREO A SMOLENSK (RUSSIA)


    Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio del Santo Padre per la morte del Presidente polacco Lech Kaczynski, dei componenti la Delegazione presidenziale e dei membri dell’equipaggio, nel disastro aereo avvenuto questa mattina durante la fase di atterraggio nelle vicinanze dell’aeroporto di Smolensk (Russia):


    Ill.mo Signore
    Bronislaw KOMOROWSKI
    Presidente del Parlamento della Repubblica di Polonia
    Varsavia

    È con profondo dolore che ho appreso la notizia della tragica morte del Signor Presidente Lech Kaczynski, della sua moglie e delle persone che lo accompagnavano in viaggio a Katyn. Tra loro voglio elencare il Signor Ryszard Kaczorowski, l’ex-Presidente della Repubblica in esilio, il vescovo foraneo Tadeusz Ploski, l’arcivescovo ortodosso foraneo Miron Chodakowski e il pastore militare evangelico Adam Pilsch. Affido tutte le vittime di questo drammatico incidente – i parlamentari, i politici, i rappresentanti dell’esercito e delle Famiglie di Katyn, nonché tutte le altre persone – alla bontà di Dio misericordioso. Possa Egli accoglierli nella sua gloria. Alle famiglie dei morti e a tutti i Polacchi presento le mie sincere condoglianze assicurandoli della mia vicinanza spirituale. In questo difficile momento imploro per il Popolo polacco una benedizione speciale di Dio onnipotente.

    Vaticano, 10 aprile 2010

    BENEDICTUS XVI PP.

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    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI


    Alle ore 12 di oggi, II Domenica di Pasqua, della Divina Misericordia, il Santo Padre Benedetto XVI guida la recita del Regina Cæli dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dove sta trascorrendo alcuni giorni di riposo.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la recita della preghiera mariana del tempo pasquale con i fedeli e i pellegrini convenuti nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e in collegamento audio-video con Piazza San Pietro:


    PRIMA DEL REGINA CÆLI

    Cari fratelli e sorelle!

    L’odierna domenica conclude l’Ottava di Pasqua, come un unico giorno "fatto dal Signore", contrassegnato con il distintivo della Risurrezione e della gioia dei discepoli nel vedere Gesù. Fin dall’antichità questa domenica è detta "in albis", dal nome latino "alba", dato alla veste bianca che i neofiti indossavano nel Battesimo la notte di Pasqua e deponevano dopo otto giorni. Il Venerabile Giovanni Paolo II ha intitolato questa stessa domenica alla Divina Misericordia, in occasione della canonizzazione di Suor Maria Faustina Kowalska, il 30 aprile del 2000.

    Di misericordia e di bontà divina è ricca la pagina del Vangelo di san Giovanni (20,19-31) di questa Domenica. Vi si narra che Gesù, dopo la Risurrezione, visitò i suoi discepoli, varcando le porte chiuse del Cenacolo. Sant’Agostino spiega che "le porte chiuse non hanno impedito l’entrata di quel corpo in cui abitava la divinità. Colui che nascendo aveva lasciata intatta la verginità della madre poté entrare nel cenacolo a porte chiuse" (In Ioh. 121,4: CCL 36/7, 667); e san Gregorio Magno aggiunge che il nostro Redentore si è presentato, dopo la sua Risurrezione, con un corpo di natura incorruttibile e palpabile, ma in uno stato di gloria (cfr Hom. in Evag., 21,1: CCL 141, 219). Gesù mostra i segni della passione, fino a concedere all’incredulo Tommaso di toccarli. Come è possibile, però, che un discepolo possa dubitare? In realtà, la condiscendenza divina ci permette di trarre profitto anche dall’incredulità di Tommaso oltre che dai discepoli credenti. Infatti, toccando le ferite del Signore, il discepolo esitante guarisce non solo la propria, ma anche la nostra diffidenza.

    La visita del Risorto non si limita allo spazio del Cenacolo, ma va oltre, affinché tutti possano ricevere il dono della pace e della vita con il "Soffio creatore". Infatti, per due volte Gesù disse ai discepoli: "Pace a voi!", e aggiunse: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi". Detto questo, soffiò su di loro, dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati". È questa la missione della Chiesa perennemente assistita dal Paraclito: portare a tutti il lieto annuncio, la gioiosa realtà dell’Amore misericordioso di Dio, "perché – come dice san Giovanni – crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome" (20,31).

    Alla luce di questa parola, incoraggio, in particolare, tutti i Pastori a seguire l’esempio del santo Curato d’Ars, che, "nel suo tempo, ha saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l’amore misericordioso del Signore. Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio e una simile testimonianza della verità dell’Amore" (Lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale). In questo modo renderemo sempre più familiare e vicino Colui che i nostri occhi non hanno visto, ma della cui infinita Misericordia abbiamo assoluta certezza. Alla Vergine Maria, Regina degli Apostoli, chiediamo di sostenere la missione della Chiesa, e La invochiamo esultanti di gioia: Regina Caeli…



    DOPO IL REGINA CÆLI

    Come tutti sappiamo, ieri si è verificato il tragico incidente aereo a Smolensk in cui sono periti il Presidente della Polonia, Signor Lech Kaczynski, la moglie, diverse alte Autorità dello Stato polacco e tutto il seguito, compreso l’Arcivescovo Ordinario Militare. Nell’esprimere il mio profondo cordoglio, assicuro di cuore la preghiera di suffragio per le vittime e di sostegno per l’amata Nazione polacca.

    Ieri ha avuto inizio a Torino la solenne ostensione della sacra Sindone. Anch’io, a Dio piacendo, mi recherò a venerarla il prossimo 2 maggio. Mi rallegro per questo evento, che ancora una volta sta suscitando un vasto movimento di pellegrini, ma anche studi, riflessioni e soprattutto uno straordinario richiamo verso il mistero della sofferenza di Cristo. Auspico che questo atto di venerazione aiuti tutti a cercare il Volto di Dio, che fu l’intima aspirazione degli Apostoli, come anche la nostra.

    Rivolgo uno speciale saluto ai pellegrini convenuti a Roma in occasione dell’odierna Domenica della Divina Misericordia. Benedico tutti di cuore, in particolare gli animatori del Centro di Spiritualità di Santo Spirito in Sassia: che l’immagine di Gesù Misericordioso, cari amici, risplenda in voi, nella vostra vita!

    Je salue cordialement les pèlerins francophones, particulièrement le groupe des Iris de l’Œuvre Jean-Joseph Allemand de Marseille, les « Pèlerinages trois Blancheurs » et les jeunes étudiants de Rouen, accompagnés par leur Archevêque ! En ce Dimanche in Albis et de la Divine Miséricorde, je vous invite à découvrir combien est concret l’amour de notre Dieu au cours de la célébration des Sacrements. Comme la première communauté chrétienne ne manquait pas au rendez-vous avec le Ressuscité, n’hésitez pas à participer à l’Eucharistie dominicale, source de réconfort et de salut. Chers jeunes, puissiez-vous répondre avec générosité à l’appel du Seigneur et devenir d’authentiques serviteurs de sa parole et des ministres de ses Sacrements. Que la Mère de Miséricorde intercède pour tous ! Fructueux temps pascal !

    I greet all the English-speaking visitors who join us for the Regina Cæli prayer on this Octave of Easter. The Church’s liturgy today invites us, with the Apostle Thomas, to acknowledge the Risen Christ as our Lord and our God, and to welcome into our hearts his gifts of peace, mercy, forgiveness and new life. Upon you and your families I invoke a continued outpouring of the joy and hope born of Christ’s glorious resurrection from the dead. Happy Easter!

    Sehr herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Gäste hier in Castelgandolfo und heute besonders die Teilnehmer an der Romfahrt der Hörer des Bayerischen Rundfunks. Der auferstandene Herr trägt die Wundmale seiner Liebe für immer an sich. Er kommt zu uns, um die Wunden unserer Lieblosigkeit, der Eigenliebe, des Zweifels und der Selbstzerstörung zu heilen. Wie der Apostel Thomas wollen wir die übergroße Barmherzigkeit Gottes erkennen, uns durch sie von Grund auf verwandeln lassen und die Antwort des Glaubens neu lernen: „Mein Herr und mein Gott" (Joh 20,28). Der Friede des Auferstandenen begleite euch an diesem Weißen Sonntag und in der kommenden Woche.

    Saludo con afecto a los fieles de lengua española, en particular a los peregrinos de la Parroquia de La Purísima Concepción, de Los Molinos. En este segundo domingo de Pascua, dedicado a la Divina Misericordia, invoquemos a la Santísima Virgen María, para que nos alcance la gracia de experimentar la presencia de Cristo Resucitado en la Iglesia, que sigue actuando su amor para con el hombre, a través de la fuerza renovadora de los sacramentos, especialmente en el de la Reconciliación y en la Eucaristía. ¡Feliz Pascua y Feliz Domingo!

    Serdecznie pozdrawiam Polaków. Z głębokim bólem przyjąłem wiadomość o tragicznej śmierci pana Lecha Kaczyńskiego, prezydenta Polski, jego małżonki i osób towarzyszących. Zginęli w drodze do Katynia, miejsca kaźni tysięcy polskich oficerów, zamordowanych siedemdziesiąt lat temu. Wszystkich polecam miłosiernemu Panu życia. Czynię to jednocząc się z pielgrzymami zgromadzonymi w sanktuarium w Łagiewnikach i czcicielami Miłosierdzia Bożego na całym świecie.

    [Saluto cordialmente i polacchi. Con profondo dolore ho appreso la notizia della tragica morte del signor Lech Kaczynski, Presidente della Polonia, della moglie e delle persone che li accompagnavano. Sono periti nel viaggio a Katyn, il luogo del supplizio di migliaia di ufficiali militari polacchi assassinati settant’anni fa. Affido tutti al misericordioso Signore della vita. Lo faccio unendomi con i pellegrini radunati nel Santuario di Lagiewniki e con tutti i devoti della Misericordia di Dio nel mondo intero.]

    Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, presenti sia qui, sia in Piazza San Pietro: i numerosi giovani dell’UNITALSI, che incoraggio nella loro opera di volontariato; l’Unione dell’Apostolato Cattolico, fondata da un grande prete romano, san Vincenzo Pallotti; il Movimento dell’Amore Familiare, i cui membri questa notte hanno vegliato in preghiera per il Papa e per la Chiesa – grazie! –; le Misericordie d’Italia, che traducono la misericordia evangelica in servizio sociale; e infine i cresimandi di Statte e i fedeli di Pordenone. A tutti, e in modo particolare agli abitanti di Castel Gandolfo, auguro una buona domenica.


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    00 12/04/2010 15:26
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Flavio Giovenale. S.D.B., Vescovo di Abaetetuba;

    S.E. Mons. Alessio Saccardo, S.I., Vescovo di Ponta de Pedras;

    S.E. Mons. Jesús María Cizaurre Berdonces, O.A.R., Prelato di Cametá;

    S.E. Mons. Bernardo Johannes Bahlmann, O.F.M., Prelato di Óbidos.








    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DEL VESCOVO DELL’EPARCHIA DI OUR LADY OF DELIVERANCE OF NEWARK DEI SIRI

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo dell’Eparchia di Our Lady of Deliverance of Newark dei Siri il Rev.do Corepiscopo Yousif Habash, finora Parroco della Parrocchia Siro-Cattolica del Sacro Cuore di Gesù a Los Angeles, California.

    Rev.do Yousif Habash

    Il Rev.do Yousif Habash è nato il 1° giugno 1951 a Qaraqosh in Iraq, nell’Arcieparchia di Mossul, da una famiglia Siro-Cattolica.

    È stato accolto nel Seminario di San Giovanni dei Padri Domenicani a Mossul nel 1965, passando nel 1972 al Seminario di Charfet in Libano. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Pontificia Università di Saint Esprit di Kaslik in Libano.

    È stato ordinato sacerdote il 31 agosto 1975.

    Ha esercitato il ministero parrocchiale a Qaraqosh. Nel 1983 è stato nominato Vice-Parroco e poi Parroco della parrocchia Sacré Cœur a Bassora nel sud dell’Iraq.

    Nel 1994 è stato inviato negli Stati Uniti d’America per il servizio pastorale dei fedeli Siro-Cattolici nella Missione di Our Lady of Deliverance of Newark (New Jersey), poi a Chicago (Illinois) e dal 2001 come Parroco della Parrocchia Siro-Cattolica del Sacro Cuore di Gesù a Los Angeles (California).

    Parla il siriaco, l’arabo, il francese, l’inglese e l’ebraico.

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    00 15/04/2010 20:21
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Alberto Taveira Corrêa, Arcivescovo di Belém do Pará;

    S.E. Mons. Luigi Ferrando, Vescovo di Bragança do Pará;

    S.E. Mons. Carlo Verzeletti, Vescovo di Castanhal;

    S.E. Mons. Pedro José Conti, Vescovo di Macapá;

    S.E. Mons. José Foralosso, S.D.B., Vescovo di Marabá;

    S.E. Mons. Esmeraldo Barreto de Farias, Vescovo di Santarém.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum".



    RINUNCE E NOMINE


    RINUNCIA DEL VESCOVO DI SAME (TANZANIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Same (Tanzania), presentata da S.E. Mons. Jacob Venance Koda, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.




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    00 15/04/2010 20:21
    VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (REGIONE NORTE II)

    Alle ore 12.15 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Amados Irmãos no Episcopado,

    A vossa visita ad Limina tem lugar no clima de louvor e júbilo pascal que envolve a Igreja inteira, adornada com os fulgores da luz de Cristo Ressuscitado. Nele, a humanidade ultrapassou a morte e completou a última etapa do seu crescimento penetrando nos Céus (cf. Ef 2, 6). Agora Jesus pode livremente retornar sobre os seus passos e encontrar-Se como, quando e onde quiser com seus irmãos. Em seu nome, apraz-me acolher-vos, devotados pastores da Igreja de Deus peregrina no Regional Norte 2 do Brasil, com a saudação feita pelo Senhor quando se apresentou vivo aos Apóstolos e companheiros: «A paz esteja convosco» (Lc 24,36).

    A vossa presença aqui tem um sabor familiar, parecendo reproduzir o final da história dos discípulos de Emaús (cf. Lc 24, 33-35): viestes narrar o que se passou no caminho feito com Jesus pelas vossas dioceses disseminadas na imensidão da região amazônica, com as suas paróquias e outras realidades que as compõe como os movimentos e novas comunidades e as comunidades eclesiais de base em comunhão com o seu bispo (cf. Documento de Aparecida, 179). Nada poderia alegrar-me mais do que saber-vos em Cristo e com Cristo, como testemunham os relatórios diocesanos que me enviastes e que vos agradeço. Reconhecido estou de modo particular a Dom Jesus Maria pelas palavras que acaba de me dirigir em nome vosso e do povo de Deus a vós confiado, sublinhando a sua fidelidade e adesão a Pedro. No regresso, assegurai-o da minha gratidão por tais sentimentos e da minha Bênção, acrescentando: «Realmente o Senhor ressuscitou e apareceu a Simão» (Lc 24,34).

    Nesta aparição, palavras - se as houve - diluíram-se na surpresa de ver o Mestre redivivo, cuja presença diz tudo: Estive morto, mas agora vivo e vós vivereis por Mim (cf. Ap 1,18). E, por estar vivo e ressuscitado, Cristo pode tornar-Se «pão vivo» (Jo 6, 51) para a humanidade. Por isso sinto que o centro e a fonte permanente do ministério petrino estão na Eucaristia, coração da vida cristã, fonte e vértice da missão evangelizadora da Igreja. Podeis assim compreender a preocupação do Sucessor de Pedro por tudo o que possa ofuscar o ponto mais original da fé católica: hoje Jesus Cristo continua vivo e realmente presente na hóstia e no cálice consagrados.

    Uma menor atenção que por vezes é prestada ao culto do Santíssimo Sacramento é indício e causa de escurecimento do sentido cristão do mistério, como sucede quando na Santa Missa já não aparece como proeminente e operante Jesus, mas uma comunidade atarefada com muitas coisas em vez de estar recolhida e deixar-se atrair para o Único necessário: o seu Senhor. Ora, a atitude primária e essencial do fiel cristão que participa na celebração litúrgica não é fazer, mas escutar, abrir-se, receber… É óbvio que, neste caso, receber não significa ficar passivo ou desinteressar-se do que lá acontece, mas cooperar – porque tornados capazes de o fazer pela graça de Deus – segundo «a autêntica natureza da verdadeira Igreja, que é simultaneamente humana e divina, visível e dotada de elementos invisíveis, empenhada na ação e dada à contemplação, presente no mundo e, todavia, peregrina, mas de forma que o que nela é humano se deve ordenar e subordinar ao divino, o visível ao invisível, a ação à contemplação, e o presente à cidade futura que buscamos» (Const. Sacrosanctum Concilium, 2). Se na liturgia não emergisse a figura de Cristo, que está no seu princípio e está realmente presente para a tornar válida, já não teríamos a liturgia cristã, toda dependente do Senhor e toda suspensa da sua presença criadora.

    Como estão distantes de tudo isto quantos, em nome da inculturação, decaem no sincretismo introduzindo ritos tomados de outras religiões ou particularismos culturais na celebração da Santa Missa (cf. Redemptionis Sacramentum, 79)! O mistério eucarístico é um «dom demasiado grande – escrevia o meu venerável predecessor o Papa João Paulo II – para suportar ambigüidades e reduções», particularmente quando, «despojado do seu valor sacrificial, é vivido como se em nada ultrapassasse o sentido e o valor de um encontro fraterno ao redor da mesa» (Enc. Ecclesia de Eucharistia, 10). Subjacente a várias das motivações aduzidas, está uma mentalidade incapaz de aceitar a possibilidade duma real intervenção divina neste mundo em socorro do homem. Este, porém, «descobre-se incapaz de repelir por si mesmo as arremetidas do inimigo: cada um sente-se como que preso com cadeias» (Const. Gaudium et spes, 13). A confissão duma intervenção redentora de Deus para mudar esta situação de alienação e de pecado é vista por quantos partilham a visão deísta como integralista, e o mesmo juízo é feito a propósito de um sinal sacramental que torna presente o sacrifício redentor. Mais aceitável, a seus olhos, seria a celebração de um sinal que corresponda a um vago sentimento de comunidade.

    Mas o culto não pode nascer da nossa fantasia; seria um grito na escuridão ou uma simples auto-afirmação. A verdadeira liturgia supõe que Deus responda e nos mostre como podemos adorá-Lo. «A Igreja pode celebrar e adorar o mistério de Cristo presente na Eucaristia, precisamente porque o próprio Cristo Se deu primeiro a ela no sacrifício da Cruz» (Exort. ap. Sacramentum caritatis, 14). A Igreja vive desta presença e tem como razão de ser e existir ampliar esta presença ao mundo inteiro.

    «Fica conosco, Senhor!» (cf. Lc 24, 29): estão rezando os filhos e filhas do Brasil a caminho do XVI Congresso Eucarístico Nacional, daqui a um mês em Brasília, que deste modo verá o jubileu áureo da sua fundação enriquecido com o "ouro" da eternidade presente no tempo: Jesus Eucaristia. Que Ele seja verdadeiramente o coração do Brasil, donde venha a força para todos homens e mulheres brasileiros se reconhecerem e ajudarem como irmãos, como membros do Cristo total. Quem quiser viver, tem onde viver, tem de que viver. Aproxime-se, creia, entre a fazer parte do Corpo de Cristo e será vivificado! Hoje e aqui, tudo isto desejo à esperançosa parcela deste Corpo que é o Regional Norte 2, ao conceder a cada um de vós, extensiva a quantos convosco colaboram e a todos os fiéis cristãos, a Bênção Apostólica.

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    00 16/04/2010 00:12
    Benedetto XVI: l'Eucaristia centro e fonte del ministero petrino
    Discorso ai Vescovi della regione Norte 2 del Brasile in “visita ad limina”



    CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 15 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo giovedì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza i presuli della regione Norte2 della Conferenza episcopale del Brasile, in occasione della loro visita “ad limina Apostolorum”.

    * * *

    Amati Fratelli nell'Episcopato,

    La vostra visita ad limina ha luogo nel clima di lode e giubilo pasquale che avvolge la Chiesa intera, adornata dalla luce sfolgorante di Cristo Risorto. In lui, l'umanità ha superato la morte e ha completato l'ultima tappa della sua crescita entrando nei Cieli (cfr Ef 2, 6). Ora Gesù può liberamente ritornare sui suoi passi e incontrare, come, quando e dove vuole, i suoi fratelli. In suo nome, sono lieto di accogliervi, devoti pastori della Chiesa di Dio che peregrina nella Regione Norte 2 del Brasile, con il saluto fatto dal Signore quando si presentò risorto agli Apostoli e compagni: «Pace a voi» (Lc 24, 36).

    La vostra presenza qui ha un sapore familiare, poiché sembra riprodurre il finale della storia dei Discepoli di Emmaus (cfr Lc 24, 33-35): siete venuti per narrare quello che è accaduto lungo il cammino fatto con Gesù dalle vostre diocesi disseminate nell'immensità della regione amazzonica, con le loro parrocchie e le altre realtà che le compongono, come i movimenti, le nuove comunità e le comunità ecclesiali di base in comunione con il loro vescovo (cfr Documento di Aparecida, n. 179). Nulla potrebbe rallegrarmi maggiormente del sapervi in Cristo e con Cristo, come testimoniano i resoconti diocesani che avete inviato e per i quali vi ringrazio. Sono riconoscente in modo particolare a monsignor Jesus Maria Cizaurre per le parole che mi ha appena rivolto a nome vostro e del popolo di Dio a voi affidato, sottolineando la sua fedeltà e la sua adesione a Pietro. Al vostro ritorno, assicuratelo della mia gratitudine per questi sentimenti e della mia benedizione, aggiungendo: «davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!» (Lc 24, 34).

    In quell'apparizione, le parole — se ci sono state — sono sfumate nella sorpresa di vedere il Maestro redivivo, la cui presenza dice tutto: ero morto, ma ora sono vivo e voi vivrete attraverso di me (cfr Ap 1, 18). E, essendo vivo e risorto, Cristo può divenire «pane vivo» (Gv 6, 51) per l'umanità. Per questo sento che il centro e la fonte permanente del ministero petrino sono nell'Eucaristia, cuore della vita cristiana, fonte e culmine della missione evangelizzatrice della Chiesa. Potete così comprendere la preoccupazione del Successore di Pietro per tutto ciò che può offuscare il punto più originale della fede cattolica: oggi Gesù Cristo continua a essere vivo e realmente presente nell'ostia e nel calice consacrati.

    La minore attenzione che a volte si presta al culto del Santissimo Sacramento è indice e causa dell'oscuramento del significato cristiano del mistero, come avviene quando nella Santa Messa non appare più preminente e operante Gesù, ma una comunità indaffarata in molte cose, invece di essere raccolta e di lasciarsi attrarre verso l'Unico necessario: il suo Signore. Ora l'atteggiamento principale e fondamentale del fedele cristiano che partecipa alla celebrazione liturgica non è fare, ma ascoltare, aprirsi, ricevere... È ovvio che, in questo caso, ricevere non significa restare passivi o disinteressarsi di quello che lì avviene, ma cooperare — poiché di nuovo capaci di farlo per la grazia di Dio — secondo «la genuina natura della vera Chiesa. Questa ha infatti la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; tutto questo, in modo tale, però, che ciò che in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati» (Sacrosanctum Concilium, n. 2). Se nella liturgia non emergesse la figura di Cristo, che è il suo principio ed è realmente presente per renderla valida, non avremmo più la liturgia cristiana, completamente dipendente dal Signore e sostenuta dalla sua presenza creatrice.

    Quanto sono distanti da tutto ciò coloro che, a nome dell'inculturazione, incorrono nel sincretismo introducendo nella celebrazione della Santa Messa riti presi da altre religioni o particolarismi culturali (cfr Redemptoris Sacramentum, n. 79)! Il mistero eucaristico è un «dono troppo grande — scriveva il mio venerabile predecessore Papa Giovani Paolo II — per sopportare ambiguità e diminuzioni», in particolare quando, «spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno» (Ecclesia de Eucharistia, n. 10). Alla base delle varie motivazioni addotte, vi è una mentalità incapace di accettare la possibilità di un reale intervento divino in questo mondo in soccorso dell'uomo. Questi, tuttavia, «si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si senta come incatenato» (Costituzione Gaudium et spes, n. 13). La confessione di un intervento redentore di Dio per cambiare questa situazione di alienazione e di peccato è vista da quanti condividono la visione deista come integralista, e lo stesso giudizio è dato a proposito di un segnale sacramentale che rende presente il sacrificio redentore. Più accettabile, ai loro occhi, sarebbe la celebrazione di un segnale che corrispondesse a un vago sentimento di comunità.

    Il culto però non può nascere dalla nostra fantasia; sarebbe un grido nell'oscurità o una semplice autoaffermazione. La vera liturgia presuppone che Dio risponda e ci mostri come possiamo adorarlo. «La Chiesa può celebrare e adorare il mistero di Cristo presente nell'Eucaristia proprio perché Cristo stesso si è donato per primo ad essa nel sacrificio della Croce» (Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, n. 14). La Chiesa vive di questa presenza e ha come ragion d'essere e di esistere quella di diffondere tale presenza nel mondo intero.

    «Resta con noi, Signore!» (cfr Lc 24, 29): così pregano i figli e le figlie del Brasile in vista del XVI Congresso eucaristico nazionale, che si terrà fra un mese a Brasilia e che in tal modo vedrà il giubileo aureo della sua fondazione arricchito con l'«oro» dell'eternità presente nel tempo: Gesù Eucaristia. Che egli sia veramente il cuore del Brasile, da dove proviene la forza per tutti gli uomini e le donne brasiliani di riconoscersi e di aiutarsi come fratelli, come membri del Cristo totale. Chi vuole vivere, ha dove vivere, ha di che vivere. Si avvicini, creda, entri a far parte del Corpo di Cristo e sarà vivificato! Oggi, e qui, tutto questo auguro a quella porzione speranzosa di questo Corpo che è la Regione Norte 2, nell'impartire a ognuno di voi, a quanti collaborano con voi e a tutti i fedeli cristiani, la Benedizione Apostolica.

    [Traduzione dal testo originale in portoghese a cura de “L'Osservatore Romano”]

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    00 16/04/2010 09:37
    Da "Radiovaticana.org"...

    Udienza generale 14-04-2010

    Il sacerdote non è omologabile alla cultura dominante perché non annuncia se stesso ma Cristo


    “Quella del sacerdote, non di rado, potrebbe sembrare ‘voce di uno che grida nel deserto’ (Mc 1,3), ma proprio in questo consiste la sua forza profetica: nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l’unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell’uomo, cioè che Cristo è il Vivente, è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo”. E’ quanto ha detto stamani il Papa nell’udienza generale in Piazza San Pietro dedicando la catechesi al tema del Ministero ordinato in vista della conclusione dell’Anno Sacerdotale il prossimo giugno. Il sacerdote – ha ribadito il Papa – non annuncia se stesso, proprie idee o filosofie, ma Cristo, e nella confusione, nel disorientamento dei nostri tempi, porta la luce della Parola di Dio, la Luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Ecco il testo della catechesi:

    Cari amici,

    in questo periodo pasquale, che ci conduce alla Pentecoste e ci avvia anche alle celebrazioni di chiusura dell’Anno Sacerdotale, in programma il 9, 10 e 11 giugno prossimo, mi è caro dedicare ancora alcune riflessioni al tema del Ministero ordinato, soffermandomi sulla realtà feconda della configurazione del sacerdote a Cristo Capo, nell’esercizio dei tria munera che riceve, cioè dei tre uffici di insegnare, santificare e governare.

    Per capire che cosa significhi agire in persona Christi Capitis - in persona di Cristo Capo - da parte del sacerdote, e per capire anche quali conseguenze derivino dal compito di rappresentare il Signore, specialmente nell’esercizio di questi tre uffici, bisogna chiarire anzitutto che cosa si intenda per “rappresentanza”. Il sacerdote rappresenta Cristo. Cosa vuol dire, cosa significa “rappresentare” qualcuno? Nel linguaggio comune, vuol dire – generalmente - ricevere una delega da una persona per essere presente al suo posto, parlare e agire al suo posto, perché colui che viene rappresentato è assente dall’azione concreta. Ci domandiamo: il sacerdote rappresenta il Signore nello stesso modo? La risposta è no, perché nella Chiesa Cristo non è mai assente, la Chiesa è il suo corpo vivo e il Capo della Chiesa è lui, presente ed operante in essa. Cristo non è mai assente, anzi è presente in un modo totalmente libero dai limiti dello spazio e del tempo, grazie all’evento della Risurrezione, che contempliamo in modo speciale in questo tempo di Pasqua.

    Pertanto, il sacerdote che agisce in persona Christi Capitis e in rappresentanza del Signore, non agisce mai in nome di un assente, ma nella Persona stessa di Cristo Risorto, che si rende presente con la sua azione realmente efficace. Agisce realmente e realizza ciò che il sacerdote non potrebbe fare: la consacrazione del vino e del pane perché siano realmente presenza del Signore, l’assoluzione dei peccati. Il Signore rende presente la sua propria azione nella persona che compie tali gesti. Questi tre compiti del sacerdote - che la Tradizione ha identificato nelle diverse parole di missione del Signore: insegnare, santificare e governare - nella loro distinzione e nella loro profonda unità sono una specificazione di questa rappresentazione efficace. Essi sono in realtà le tre azioni del Cristo risorto, lo stesso che oggi nella Chiesa e nel mondo insegna e così crea fede, riunisce il suo popolo, crea presenza della verità e costruisce realmente la comunione della Chiesa universale; e santifica e guida.


    Il primo compito del quale vorrei parlare oggi è il munus docendi, cioè quello di insegnare. Oggi, in piena emergenza educativa, il munus docendi della Chiesa, esercitato concretamente attraverso il ministero di ciascun sacerdote, risulta particolarmente importante. Viviamo in una grande confusione circa le scelte fondamentali della nostra vita e gli interrogativi su che cosa sia il mondo, da dove viene, dove andiamo, che cosa dobbiamo fare per compiere il bene, come dobbiamo vivere, quali sono i valori realmente pertinenti. In relazione a tutto questo esistono tante filosofie contrastanti, che nascono e scompaiono, creando una confusione circa le decisioni fondamentali, come vivere, perché non sappiamo più, comunemente, da che cosa e per che cosa siamo fatti e dove andiamo. In questa situazione si realizza la parola del Signore, che ebbe compassione della folla perché erano come pecore senza pastore. (cfr Mc 6, 34). Il Signore aveva fatto questa costatazione quando aveva visto le migliaia di persone che lo seguivano nel deserto perché, nella diversità delle correnti di quel tempo, non sapevano più quale fosse il vero senso della Scrittura, che cosa diceva Dio. Il Signore, mosso da compassione, ha interpretato la parola di Dio, egli stesso è la parola di Dio, e ha dato così un orientamento. Questa è la funzione in persona Christi del sacerdote: rendere presente, nella confusione e nel disorientamento dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti. Per il sacerdote vale quanto Cristo ha detto di se stesso: “La mia dottrina non è mia” (Gv, 7, 16); Cristo, cioè, non propone se stesso, ma, da Figlio, è la voce, la parola del Padre. Anche il sacerdote deve sempre dire e agire così: “la mia dottrina non è mia, non propago le mie idee o quanto mi piace, ma sono bocca e cuore di Cristo e rendo presente questa unica e comune dottrina, che ha creato la Chiesa universale e che crea vita eterna”.

    Questo fatto, che il sacerdote cioè non inventa, non crea e non proclama proprie idee in quanto la dottrina che annuncia non è sua, ma di Cristo, non significa, d’altra parte, che egli sia neutro, quasi come un portavoce che legge un testo di cui, forse, non si appropria. Anche in questo caso vale il modello di Cristo, il quale ha detto: Io non sono da me e non vivo per me, ma vengo dal Padre e vivo per il Padre. Perciò, in questa profonda identificazione, la dottrina di Cristo è quella del Padre e lui stesso è uno col Padre. Il sacerdote che annuncia la parola di Cristo, la fede della Chiesa e non le proprie idee, deve anche dire: Io non vivo da me e per me, ma vivo con Cristo e da Cristo e perciò quanto Cristo ci ha detto diventa mia parola anche se non è mia. La vita del sacerdote deve identificarsi con Cristo e, in questo modo, la parola non propria diventa, tuttavia, una parola profondamente personale. Sant’Agostino, su questo tema, parlando dei sacerdoti, ha detto: “E noi che cosa siamo? Ministri (di Cristo), suoi servitori; perché quanto distribuiamo a voi non è cosa nostra, ma lo tiriamo fuori dalla sua dispensa. E anche noi viviamo di essa, perché siamo servi come voi” (Discorso 229/E, 4).

    L’insegnamento che il sacerdote è chiamato ad offrire, le verità della fede, devono essere interiorizzate e vissute in un intenso cammino spirituale personale, così che realmente il sacerdote entri in una profonda, interiore comunione con Cristo stesso. Il sacerdote crede, accoglie e cerca di vivere, prima di tutto come proprio, quanto il Signore ha insegnato e la Chiesa ha trasmesso, in quel percorso di immedesimazione con il proprio ministero di cui san Giovanni Maria Vianney è testimone esemplare (cfr Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale). “Uniti nella medesima carità – afferma ancora sant’Agostino - siamo tutti uditori di colui che è per noi nel cielo l’unico Maestro” (Enarr. in Ps. 131, 1, 7).

    Quella del sacerdote, di conseguenza, non di rado potrebbe sembrare “voce di uno che grida nel deserto” (Mc 1,3), ma proprio in questo consiste la sua forza profetica: nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l’unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell’uomo, cioè che Cristo è il Vivente, è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo e ci dona la verità, il modo di vivere.

    Nella preparazione attenta della predicazione festiva, senza escludere quella feriale, nello sforzo di formazione catechetica, nelle scuole, nelle istituzioni accademiche e, in modo speciale, attraverso quel libro non scritto che è la sua stessa vita, il sacerdote è sempre “docente”, insegna. Ma non con la presunzione di chi impone proprie verità, bensì con l’umile e lieta certezza di chi ha incontrato la Verità, ne è stato afferrato e trasformato, e perciò non può fare a meno di annunciarla. Il sacerdozio, infatti, nessuno lo può scegliere da sé, non è un modo per raggiungere una sicurezza nella vita, per conquistare una posizione sociale: nessuno può darselo, né cercarlo da sé. Il sacerdozio è risposta alla chiamata del Signore, alla sua volontà, per diventare annunciatori non di una verità personale, ma della sua verità.

    Cari confratelli sacerdoti, il Popolo cristiano domanda di ascoltare dai nostri insegnamenti la genuina dottrina ecclesiale, attraverso la quale poter rinnovare l’incontro con Cristo che dona la gioia, la pace, la salvezza. La Sacra Scrittura, gli scritti dei Padri e dei Dottori della Chiesa, il Catechismo della Chiesa Cattolica costituiscono, a tale riguardo, dei punti di riferimento imprescindibili nell’esercizio del munus docendi, così essenziale per la conversione, il cammino di fede e la salvezza degli uomini. “Ordinazione sacerdotale significa: essere immersi [...] nella Verità” (Omelia per la Messa Crismale, 9 aprile 2009), quella Verità che non è semplicemente un concetto o un insieme di idee da trasmettere e assimilare, ma che è la Persona di Cristo, con la quale, per la quale e nella quale vivere e così, necessariamente, nasce anche l’attualità e la comprensibilità dell’annuncio. Solo questa consapevolezza di una Verità fatta Persona nell’Incarnazione del Figlio giustifica il mandato missionario: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Solo se è la Verità è destinato ad ogni creatura, non è una imposizione di qualcosa, ma l’apertura del cuore a ciò per cui è creato.

    Cari fratelli e sorelle, il Signore ha affidato ai Sacerdoti un grande compito: essere annunciatori della Sua Parola, della Verità che salva; essere sua voce nel mondo per portare ciò che giova al vero bene delle anime e all’autentico cammino di fede (cfr 1Cor 6,12). San Giovanni Maria Vianney sia di esempio per tutti i Sacerdoti. Egli era uomo di grande sapienza ed eroica forza nel resistere alle pressioni culturali e sociali del suo tempo per poter condurre le anime a Dio: semplicità, fedeltà ed immediatezza erano le caratteristiche essenziali della sua predicazione, trasparenza della sua fede e della sua santità. Il Popolo cristiano ne era edificato e, come accade per gli autentici maestri di ogni tempo, vi riconosceva la luce della Verità. Vi riconosceva, in definitiva, ciò che si dovrebbe sempre riconoscere in un sacerdote: la voce del Buon Pastore.


    Al termine dell’udienza generale di stamani il Papa ha lanciato il seguente appello:

    “Il mio pensiero va alla Cina e alle popolazioni colpite da un forte terremoto, che ha causato numerose perdite in vite umane, feriti e ingenti danni. Prego per le vittime e sono spiritualmente vicino alle persone provate da così grave calamità; per esse imploro da Dio sollievo nella sofferenza e coraggio in queste avversità. Auspico che non verrà a mancare la comune solidarietà”.

    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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    00 16/04/2010 15:29
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Dominique Marie Jean Denis You, Vescovo di Santissima Conceição do Araguaia;

    S.E. Mons. Juventino Kestering, Vescovo di Rondonópolis;

    S.E. Mons. Capistrano Francisco Heim, O.F.M., Prelato di Itaituba;

    S.E. Mons. José Luis Azcona Hermoso, O.A.R., Prelato di Marajó;

    S.E. Mons. Erwin Kräutler, C.PP.S., Prelato di Xingu.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Membri della "Papal Foundation".







    NOMINA DEL RAPPRESENTANTE DEL SANTO PADRE AI FUNERALI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI POLONIA

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Suo Rappresentante ai Funerali dell’Ecc.mo Sig. Lech Kaczyński, Presidente della Repubblica di Polonia, l’Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio.

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    00 16/04/2010 15:30
    UDIENZA AI MEMBRI DELLA "PAPAL FOUNDATION"

    Alle ore 12.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri della "Papal Foundation" e rivolge loro le parole di saluto che riportiamo di seguito:


    SALUTO DEL SANTO PADRE

    Dear Friends,

    I am pleased to greet the members of The Papal Foundation on the occasion of your annual pilgrimage to Rome. Our meeting is pervaded by the joy of this Easter season, as the Church celebrates the Lord’s glorious victory over death and his gift of new life in the Holy Spirit.

    A year ago I had the grace of visiting the Holy Land and praying before the Lord’s empty tomb. There, echoing the witness of the Apostle Peter, I proclaimed that Christ, by rising to new life, has taught us "that evil never has the last word, that love is stronger than death, and that our future, and the future of all humanity, lies in the hands of a faithful and provident God" (Address at the Church of the Holy Sepulchre, 15 May 2009). In every time and place, the Church is called to proclaim this message of hope and to confirm its truth by her practical witness of holiness and charity. The Papal Foundation has advanced this mission in a particular way by supporting a broad spectrum of charities close to the heart of the Successor of Peter. I thank you for your generous efforts to offer assistance to our brothers and sisters in developing countries, to provide for the education of the Church’s future leaders, and to advance the missionary endeavors of so many dioceses and religious congregations throughout the world.

    In these days I ask you to pray for the needs of the universal Church and to implore a renewed outpouring of the Spirit’s gifts of holiness, unity and missionary zeal upon the whole People of God. With great affection I commend you and your families to the loving intercession of Mary, Mother of the Church, and cordially impart my Apostolic Blessing as a pledge of joy and peace in Jesus our Risen Lord.

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    00 17/04/2010 00:20
    Discorso di Benedetto XVI ai membri della "Papal Foundation"


    CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 16 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del discorso pronunciato questo venerdì mattina da Benedetto XVI ricevendo in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano i membri della "Papal Foundation".

    * * *
    Cari amici,

    sono lieto di salutarvi, membri della «Papal Foundation», in occasione del vostro pellegrinaggio annuale a Roma. Il nostro incontro è pervaso dalla gioia del tempo pasquale poiché la Chiesa celebra la vittoria gloriosa del Signore sulla morte e il suo dono di nuova vita nello Spirito Santo.

    Un anno fa, ho avuto la grazia di visitare la Terra Santa e di pregare presso il sepolcro vuoto del Signore. Là, ripetendo la testimonianza dell'Apostolo Pietro, ho proclamato che Cristo, risorgendo a nuova vita, ci ha insegnato «che mai il male ha l'ultima parola, che l'amore è più forte della morte, che il nostro futuro e quello dell'umanità sta nelle mani di un Dio provvido e fedele» (Discorso presso la Chiesa del Santo Sepolcro, 15 maggio 2009). In ogni tempo e in ogni luogo, la Chiesa è chiamata a proclamare questo messaggio di speranza e a confermare la sua verità con la sua testimonianza concreta di santità e di carità. La «Papal Foundation» ha portato avanti questa missione in un modo particolare, sostenendo un ampio spettro di opere caritative vicine al cuore del Successore di Pietro. Vi ringrazio per gli sforzi generosi nell'offrire assistenza ai nostri fratelli e alle nostre sorelle nei Paesi in via di sviluppo, nel formare i futuri responsabili della Chiesa e nel promuovere gli sforzi missionari di così tante diocesi e congregazioni religiose nel mondo.

    In questi giorni, vi chiedo di pregare per le necessità della Chiesa universale e di implorare una nuova profusione da parte dello Spirito di doni di santità, unità e zelo missionario su tutto il Popolo di Dio. Con grande affetto affido voi e le vostre famiglie all'amorevole intercessione di Maria, Madre della Chiesa e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di gioia e di pace in Gesù, il Signore risorto.

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de "L'Osservatore Romano"]

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    00 17/04/2010 15:27
    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI AWKA (NIGERIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Awka (Nigeria), presentata da S.E. Mons. Simon Akwali Okafor, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



    RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI EKITI (NIGERIA)

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ekiti (Nigeria), presentata da S.E. Mons. Michael Patrick Olatunji Fagun, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Gli succede S.E. Mons. Felix Femi Ajakaye, Coadiutore della medesima diocesi.

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    00 17/04/2010 15:28
    TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA SCOMPARSA DELL’EM.MO CARD. TOMÁŠ ŠPIDLÍK, S.I.

    Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio per la scomparsa dell’Em.mo Card. Tomáš Špidlík, S.I., avvenuta ieri sera, inviato dal Santo Padre Benedetto XVI al Preposito Generale della Compagnia di Gesù, Rev.do P. Adolfo Nicolás Pachón:


    TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

    REVERENDO P. ADOLFO NICOLÁS PACHÓN
    PREPOSITO GENERALE COMPAGNIA DI GESÙ
    BORGO SANTO SPIRITO, 4
    00193 ROMA

    LA PIA DIPARTITA DEL SIGNOR CARDINALE TOMÁŠ ŠPIDLÍK INSIGNE GESUITA E ZELANTE SERVITORE DEL VANGELO HA SUSCITATO VIVA COMMOZIONE NEL MIO ANIMO (.) CON PROFONDA GRATITUDINE NE RICORDO LA SOLIDA FEDE LA PATERNA AFFABILITÀ E L’INTENSA OPEROSITÀ CULTURALE ED ECCLESIALE SPECIALMENTE QUALE AUTOREVOLE CONOSCITORE DELLA SPIRITUALITÀ CRISTIANA ORIENTALE (.) INNALZO FERVIDE PREGHIERE AL SIGNORE AFFINCHÉ PER INTERCESSIONE DELLA VERGINE SANTA E DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA VOGLIA DONARE AL DEFUNTO CARDINALE IL PREMIO ETERNO PROMESSO AI SUOI FEDELI DISCEPOLI E DI CUORE INVIO A LEI E ALLA COMPAGNIA DI GESÙ COME PURE A QUANTI LO HANNO CONOSCIUTO APPREZZANDONE LE DOTI DI MENTE E DI CUORE LA CONFORTATRICE BENEDIZIONE APOSTOLICA

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 17/04/2010 15:28
    AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


    CAPPELLA PAPALE PER LE ESEQUIE DELL’EM.MO CARD. TOMÁŠ ŠPIDLÍK, S.I.

    Martedì 20 aprile 2010, alle ore 11.30, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, avranno luogo le Esequie dell’Em.mo Card. Tomáš Špidlík, S.I., Diacono di Sant’Agata de’ Goti.

    La Santa Messa sarà celebrata dall’Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme con gli Em.mi Cardinali.

    Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI rivolgerà la Sua parola ai presenti e presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.

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    00 18/04/2010 00:20
    Omelia di Benedetto XVI per la messa con la Pontificia Commissione Biblica
    È necessario riconoscere quanto è sbagliato nella nostra vita



    CITTA' DEL VATICANO, sabato, 17 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell'omelia pronunciata da Benedetto XVI durante la messa presieduta giovedì mattina, 15 aprile, nella Cappella Paolina, con i membri della Pontificia Commissione Biblica.

    * * *

    Cari fratelli e sorelle,

    non ho trovato il tempo di preparare una vera omelia. Vorrei soltanto invitare ciascuno alla personale meditazione proponendo e sottolineando alcune frasi della Liturgia odierna, che si offrono al dialogo orante tra noi e la Parola di Dio. La parola, la frase che vorrei proporre alla comune meditazione è questa grande affermazione di san Pietro: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini» (At 5, 29). San Pietro sta davanti alla suprema istituzione religiosa, alla quale normalmente si dovrebbe obbedire, ma Dio sta al di sopra di questa istituzione e Dio gli ha dato un altro «ordinamento»: deve obbedire a Dio. L'obbedienza a Dio è la libertà, l'obbedienza a Dio gli dà la libertà di opporsi all'istituzione.

    E qui gli esegeti attirano la nostra attenzione sul fatto che la risposta di san Pietro al Sinedrio è quasi fino ad verbum identica alla risposta di Socrate al giudizio nel tribunale di Atene. Il tribunale gli offre la libertà, la liberazione, a condizione però che non continui a ricercare Dio. Ma cercare Dio, la ricerca di Dio è per lui un mandato superiore, viene da Dio stesso. E una libertà comprata con la rinuncia al cammino verso Dio non sarebbe più libertà. Quindi deve obbedire non a questi giudici — non deve comprare la sua vita perdendo se stesso — ma deve obbedire a Dio. L'obbedienza a Dio ha il primato.

    Qui è importante sottolineare che si tratta di obbedienza e che è proprio l'obbedienza che dà libertà. Il tempo moderno ha parlato della liberazione dell'uomo, della sua piena autonomia, quindi anche della liberazione dall'obbedienza a Dio. L'obbedienza non dovrebbe più esserci, l'uomo è libero, è autonomo: nient'altro. Ma questa autonomia è una menzogna: è una menzogna ontologica, perché l'uomo non esiste da se stesso e per se stesso, ed è anche una menzogna politica e pratica, perché la collaborazione, la condivisione della libertà è necessaria. E se Dio non esiste, se Dio non è un'istanza accessibile all'uomo, rimane come suprema istanza solo il consenso della maggioranza. Di conseguenza, il consenso della maggioranza diventa l'ultima parola alla quale dobbiamo obbedire. E questo consenso — lo sappiamo dalla storia del secolo scorso — può essere anche un «consenso nel male».

    Così vediamo che la cosiddetta autonomia non libera veramente l'uomo. L'obbedienza verso Dio è la libertà, perché è la verità, è l'istanza che si pone di fronte a tutte le istanze umane. Nella storia dell'umanità queste parole di Pietro e di Socrate sono il vero faro della liberazione dell'uomo, che sa vedere Dio e, in nome di Dio, può e deve obbedire non tanto agli uomini, ma a Lui e liberarsi, così, dal positivismo dell'obbedienza umana. Le dittature sono state sempre contro questa obbedienza a Dio. La dittatura nazista, come quella marxista, non possono accettare un Dio che sia al di sopra del potere ideologico; e la libertà dei martiri, che riconoscono Dio, proprio nell'obbedienza al potere divino, è sempre l'atto di liberazione nel quale giunge a noi la libertà di Cristo.

    Oggi, grazie a Dio, non viviamo sotto dittature, ma esistono forme sottili di dittatura: un conformismo che diventa obbligatorio, pensare come pensano tutti, agire come agiscono tutti, e le sottili aggressioni contro la Chiesa, o anche quelle meno sottili, dimostrano come questo conformismo possa realmente essere una vera dittatura. Per noi vale questo: si deve obbedire più a Dio che agli uomini. Ma ciò suppone che conosciamo veramente Dio e che vogliamo veramente obbedire a Lui. Dio non è un pretesto per la propria volontà, ma è realmente Lui che ci chiama e ci invita, se fosse necessario, anche al martirio. Perciò, confrontati con questa parola che inizia una nuova storia di libertà nel mondo, preghiamo soprattutto di conoscere Dio, di conoscere umilmente e veramente Dio e, conoscendo Dio, di imparare la vera obbedienza che è il fondamento della libertà umana.

    Scegliamo una seconda parola dalla Prima Lettura: san Pietro dice che Dio ha innalzato Cristo alla sua destra come capo e salvatore (cfr. v. 31). Capo è traduzione del termine greco archegos, che implica una visione molto più dinamica: archegos è colui che mostra la strada, che precede, è un movimento, un movimento verso l'alto. Dio lo ha innalzato alla sua destra — quindi parlare di Cristo come archegos vuol dire che Cristo cammina avanti a noi, ci precede, ci mostra la strada. Ed essere in comunione con Cristo è essere in un cammino, salire con Cristo, è sequela di Cristo, è questa salita in alto, è seguire l'archegos, colui che è già passato, che ci precede e ci mostra la strada.

    Qui, evidentemente, è importante che ci venga detto dove arriva Cristo e dove dobbiamo arrivare anche noi: hypsosen — in alto — salire alla destra del Padre. Sequela di Cristo non è soltanto imitazione delle sue virtù, non è solo vivere in questo mondo, per quanto ci è possibile, simili a Cristo, secondo la sua parola, ma è un cammino che ha una meta. E la meta è la destra del Padre. C'è questo cammino di Gesù, questa sequela di Gesù che termina alla destra del Padre. All'orizzonte di tale sequela appartiene tutto il cammino di Gesù, anche l'arrivare alla destra del Padre.

    In questo senso la meta di questo cammino è la vita eterna alla destra del Padre in comunione con Cristo. Noi oggi abbiamo spesso un po' paura di parlare della vita eterna. Parliamo delle cose che sono utili per il mondo, mostriamo che il Cristianesimo aiuta anche a migliorare il mondo, ma non osiamo dire che la sua meta è la vita eterna e che da tale meta vengono poi i criteri della vita. Dobbiamo capire di nuovo che il Cristianesimo rimane un «frammento» se non pensiamo a questa meta, che vogliamo seguire l'archegos all'altezza di Dio, alla gloria del Figlio che ci fa figli nel Figlio e dobbiamo di nuovo riconoscere che solo nella grande prospettiva della vita eterna il Cristianesimo rivela tutto il senso. Dobbiamo avere il coraggio, la gioia, la grande speranza che la vita eterna c'è, è la vera vita e da questa vera vita viene la luce che illumina anche questo mondo.

    Se si può dire che, anche prescindendo dalla vita eterna, dal Cielo promesso, è meglio vivere secondo i criteri cristiani, perché vivere secondo la verità e l'amore, anche se sotto tante persecuzioni, è in sé stesso bene ed è meglio di tutto il resto, è proprio questa volontà di vivere secondo la verità e secondo l'amore che deve anche aprire a tutta la larghezza del progetto di Dio con noi, al coraggio di avere già la gioia nell'attesa della vita eterna, della salita seguendo il nostro archegos. E Soter è il Salvatore, che ci salva dall'ignoranza, cerca le cose ultime. Il Salvatore ci salva dalla solitudine, ci salva da un vuoto che rimane nella vita senza l'eternità, ci salva dandoci l'amore nella sua pienezza. Egli è la guida. Cristo, l'archegos, ci salva dandoci la luce, dandoci la verità, dandoci l'amore di Dio.

    Poi soffermiamoci ancora su un versetto: Cristo, il Salvatore, ha dato a Israele conversione e perdono dei peccati (v. 31) — nel testo greco il termine è metanoia — ha dato penitenza e perdono dei peccati. Questa per me è un'osservazione molto importante: la penitenza è una grazia. C'è una tendenza in esegesi che dice: Gesù in Galilea avrebbe annunciato una grazia senza condizione, assolutamente incondizionata, quindi anche senza penitenza, grazia come tale, senza precondizioni umane. Ma questa è una falsa interpretazione della grazia. La penitenza è grazia; è una grazia che noi riconosciamo il nostro peccato, è una grazia che conosciamo di aver bisogno di rinnovamento, di cambiamento, di una trasformazione del nostro essere. Penitenza, poter fare penitenza, è il dono della grazia. E devo dire che noi cristiani, anche negli ultimi tempi, abbiamo spesso evitato la parola penitenza, ci appariva troppo dura. Adesso, sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter fare penitenza è grazia. E vediamo che è necessario far penitenza, cioè riconoscere quanto è sbagliato nella nostra vita, aprirsi al perdono, prepararsi al perdono, lasciarsi trasformare. Il dolore della penitenza, cioè della purificazione, della trasformazione, questo dolore è grazia, perché è rinnovamento, è opera della misericordia divina. E così queste due cose che dice san Pietro — penitenza e perdono — corrispondono all'inizio della predicazione di Gesù: metanoeite, cioè convertitevi (cfr. Mc 1, 15). Quindi questo è il punto fondamentale: la metanoia non è una cosa privata, che parrebbe sostituita dalla grazia, ma la metanoia è l'arrivo della grazia che ci trasforma.

    E infine una parola del Vangelo, dove ci viene detto che chi crede avrà la vita eterna (cfr. Gv 3, 36). Nella fede, in questo «trasformarsi» che la penitenza dona, in questa conversione, in questa nuova strada del vivere, arriviamo alla vita, alla vera vita. E qui mi vengono in mente due altri testi. Nella «Preghiera sacerdotale» il Signore dice: questa è la vita, conoscere te e il tuo consacrato (cfr. Gv 17, 3). Conoscere l'essenziale, conoscere la Persona decisiva, conoscere Dio e il suo Inviato è vita, vita e conoscenza, conoscenza di realtà che sono la vita. E l'altro testo è la risposta del Signore ai Sadducei circa la Risurrezione, dove, dai libri di Mosè, il Signore prova il fatto della Risurrezione dicendo: Dio è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe (cfr. Mt 22, 31-32; Mc 12, 26-27; Lc 20, 37-38). Dio non è Dio dei morti. Se Dio è Dio di questi, sono vivi. Chi è scritto nel nome di Dio partecipa alla vita di Dio, vive. E così credere è essere iscritti nel nome di Dio. E così siamo vivi. Chi appartiene al nome di Dio non è un morto, appartiene al Dio vivente. In questo senso dovremmo capire il dinamismo della fede, che è un iscrivere il nostro nome nel nome di Dio e così un entrare nella vita.

    Preghiamo il Signore perché questo succeda e realmente, con la nostra vita, conosciamo Dio, perché il nostro nome entri nel nome di Dio e la nostra esistenza diventi vera vita: vita eterna, amore e verità.

    [L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 18 aprile 2010]


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    00 19/04/2010 16:32
    LETTERA IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE PER L’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

    Pubblichiamo di seguito la Lettera che l’Em.mo Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, a nome del Santo Padre Benedetto XVI, ha inviato all’Em.mo Card. Dionigi Tettamanzi, Presidente dell’Istituto G. Toniolo di Studi Superiori, in occasione della 86a Giornata Nazionale per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, celebrata ieri domenica 18 aprile:


    LETTERA

    Signor Cardinale,

    la celebrazione della Giornata Nazionale per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che quest’anno ricorre domenica 18 aprile, offre l’occasione a Sua Santità Benedetto XVI di rinnovare il Suo apprezzamento per il significativo ruolo che continua ad avere codesta Istituzione accademica nel panorama culturale della nostra società, attraverso la preziosa opera di formazione rivolta specialmente alle nuove generazioni.

    Il tema scelto per questa 86° Giornata, "Uno slancio creativo per nuovi modelli di sviluppo", si pone in opportuna continuità con gli anni precedenti e, soprattutto, in felice consonanza con il Magistero del Santo Padre, il quale, durante il viaggio aereo da Roma a Praga per la Visita Apostolica nella Repubblica Ceca, affermava: "Direi che normalmente sono le minoranze creative che determinano il futuro, e in questo senso la Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha un’eredità di valori che non sono cose del passato, ma sono una realtà molto viva ed attuale. La Chiesa deve attualizzare, essere presente nel dibattito pubblico, nella nostra lotta per un concetto vero di libertà e di pace" (Intervista con Benedetto XVI, 26 settembre 2009).

    Minoranze creative, cioè uomini che nell’incontro con Cristo hanno trovato la perla preziosa, quella che dà valore a tutta la vita (cfr Mt 13,45-46), e, proprio per questo, riescono a dare contributi decisivi ad una elaborazione culturale capace di delineare nuovi modelli di sviluppo. Perché senza tali forze umane, che vivono la ricchezza trovata in modo convincente anche per gli altri, non si costruisce niente (cfr J. Ratzinger, Lettera a Marcello Pera, in J. Ratzinger – M. Pera, Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam, Milano 2004, pp. 109-111). Se non è compito diretto della Chiesa in quanto tale - segnatamente del Magistero e del Ministero ecclesiastico - determinare modelli in sede economica e politica (cfr Caritas in veritate, 9), lo è certamente dei cristiani laici, nella personale testimonianza di impegno sociale e nelle opportune forme aggregative: agendo sempre nella chiara illuminazione della Parola della fede, scritta o trasmessa, di cui il Magistero è custode fedele e interprete sicuro (cfr Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 10).

    Si inserisce qui il compito insostituibile dell’Università Cattolica, luogo in cui la relazione educativa è posta a servizio della persona nella costruzione di una qualificata competenza scientifica, che si radica e si alimenta ad un patrimonio di saperi che il volgere delle generazioni ha distillato in sapienza di vita.

    Il peculiare rapporto che lega l’Università Cattolica del Sacro Cuore alla Sede di Pietro si concretizza così nel lavoro quotidiano di ricerca, di insegnamento e di studio, in cui la traditio - via eccellente di educazione creativa - esprime in pienezza il proprio potenziale di innovazione.
    Nessun progresso, infatti, tanto meno sul piano culturale, si nutre di mera ripetizione, ma esige un sempre nuovo inizio; richiede, inoltre, quella disponibilità al confronto e al dialogo che apre l’intelligenza e che testimonia la ricca fecondità del patrimonio della fede: carità nella verità. Si contribuisce così a formare una solida struttura di personalità, in cui l’identità cristiana penetra il vissuto quotidiano e si esprime all’interno di una professionalità eccellente, in risposta ad una sfida epocale, che esalta quell’impegno creativo che la trasformazione pasquale rinnova nel suo dinamismo vitale.

    L’Università diventa in tal modo un ambiente spirituale e culturale privilegiato, che non restringe l’apprendimento alla funzionalità di un esito economico, ma allarga il respiro su progettualità in cui l’intelligenza investiga e sviluppa i doni del mondo creato. È questo lo slancio creativo che supera la ripetizione che annoia, il pragmatismo che mortifica. Così la vita universitaria si rinnova e genera una vera communitas, secondo il motto scelto quest’anno come sentiero di riflessione e di crescita comune: "In dulcedine societatis quaerere veritatem" (Sant’Alberto Magno, Liber VIII Politicorum, ed. Par. VIII, 804). Cercare la verità nella dolcezza di una reciprocità donata, come insegna il Santo Padre: "La carità nella verità pone l'uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono. La gratuità è presente nella sua vita in molteplici forme, spesso non riconosciute a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell'esistenza. L'essere umano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione di trascendenza" (Caritas in veritate, 34). È il segreto del Logos "che nasce sempre giovane nel cuore dei santi" (Epistola a Diogneto 11,2; S. Ch., 33, p. 81).

    Nell’affidare a Vostra Eminenza questi pensieri, mi onoro di partecipare a Lei e ai Membri dell’Istituto Toniolo, al Rettore Magnifico, al Senato Accademico e alla grande comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, la Benedizione Apostolica del Sommo Pontefice. A Suo nome, invio anche il contributo con il quale Egli è lieto di sostenere l’opera di codesto Istituto di Studi Superiori.

    Mentre formulo anche personalmente ogni miglior auspicio e rinnovo la mia gratitudine per il servizio che l’Università Cattolica del Sacro Cuore offre alla Chiesa e all’intera società, mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio

    dell’Eminenza Vostra
    Reverendissima
    dev.mo nel Signore
    Segretario di Stato

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