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    00 17/01/2010 15:51
    VISITA DEL PONTEFICE BENEDETTO XVI ALLA COMUNITÀ EBRAICA DI ROMA

    Nel pomeriggio di oggi, 17 gennaio 2010 - 2 shevat 5770, il Pontefice Benedetto XVI si reca in Visita alla Comunità Ebraica di Roma.

    Alle ore 16.25 il Pontefice arriva a Largo XVI ottobre al Portico di Ottavia ed è accolto da Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità ebraica di Roma e da Renzo Gattegna, Presidente delle Comunità ebraiche italiane. Davanti la lapide che ricorda la deportazione del 16 ottobre 1943 viene deposta una corona floreale in omaggio alle vittime della Shoah. Percorrendo Via Catalana verso la Sinagoga, il Vescovo di Roma compie una breve sosta davanti alla lapide che ricorda l’attentato del 9 ottobre 1982, in cui perse la vita un bambino ebreo di due anni e rimasero ferite decine di persone che uscivano da Tempio dopo la preghiera.

    Accolto ai piedi della scalinata centrale della Sinagoga dal Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, alle ore 16.45 il Pontefice fa il suo ingresso nel Tempio. Nel corso della visita, dopo i saluti del Presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, del Presidente delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna e del Rabbino Capo, Riccardo Di Segni, il Vescovo di Roma pronuncia un discorso, al termine del quale avviene lo scambio dei doni. L’incontro ufficiale nella Sinagoga si conclude con il canto dell’Inno "Anì Maamin".

    Il Pontefice e il Rabbino Capo raggiungono quindi la Sala attigua alla Sinagoga per un breve colloquio privato. Insieme poi, il Pontefice e il Rabbino Capo escono nel giardino del Tempio, passano davanti all’ulivo che è piantato a ricordo della visita e scendono nel Museo ebraico di Roma per l’inaugurazione della Mostra "Et ecce gaudium" che espone 14 disegni preparati nel 700 dalla Comunità ebraica per l’incoronazione dei Sommi Pontefici. Infine, nella Sinagoga Spagnola posta nei sotterranei del Tempio maggiore, il Pontefice incontra alcuni Rappresentanti della Comunità ebraica.

    Alle ore 18.15 il Pontefice lascia la Sinagoga per far rientro in Vaticano.

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    00 17/01/2010 23:48
    VISITA DEL PONTEFICE BENEDETTO XVI ALLA COMUNITÀ EBRAICA DI ROMA


    Nel pomeriggio di oggi, 17 gennaio 2010 - 2 shevat 5770, il Pontefice Benedetto XVI si è recato in Visita alla Comunità Ebraica di Roma.

    Alle ore 16.25 il Pontefice è arrivato a Largo XVI ottobre al Portico di Ottavia ed è stato accolto da Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità ebraica di Roma e da Renzo Gattegna, Presidente delle Comunità ebraiche italiane. Davanti la lapide che ricorda la deportazione del 16 ottobre 1943 è stata deposta una corona floreale in omaggio alle vittime della Shoah. Percorrendo Via Catalana verso la Sinagoga, il Vescovo di Roma ha compiuto una breve sosta davanti alla lapide che ricorda l’attentato del 9 ottobre 1982, in cui perse la vita un bambino ebreo di due anni e rimasero ferite decine di persone che uscivano dal Tempio dopo la preghiera.

    Accolto ai piedi della scalinata centrale della Sinagoga dal Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, il Pontefice ha quindi fatto il suo ingresso nel Tempio. Nel corso della visita, dopo i saluti del Presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, del Presidente delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna e del Rabbino Capo, Riccardo Di Segni, il Vescovo di Roma ha pronunciato un discorso, al termine del quale è avvenuto lo scambio dei doni. L’incontro ufficiale nella Sinagoga si è concluso con il canto dell’Inno "Anì Maamin".

    Il Pontefice e il Rabbino Capo hanno raggiunto quindi la Sala attigua alla Sinagoga per un breve colloquio privato. Insieme poi, il Pontefice e il Rabbino Capo sono usciti nel giardino del Tempio, passando davanti all’ulivo che è stato piantato a ricordo della visita e sono scesi nel Museo ebraico di Roma per l’inaugurazione della Mostra "Et ecce gaudium" che espone 14 disegni preparati nel 700 dalla Comunità ebraica per l’incoronazione dei Sommi Pontefici. Infine, nella Sinagoga Spagnola posta nei sotterranei del Tempio maggiore, il Pontefice ha incontrato alcuni Rappresentanti della Comunità ebraica.
    Il Pontefice ha lasciato quindi la Sinagoga per far rientro in Vaticano.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che Benedetto XVI ha pronunciato nella Sinagoga di Roma nel corso della visita alla Comunità ebraica:


    DISCORSO DEL PONTEFICE

    "Il Signore ha fatto grandi cose per loro"
    Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
    eravamo pieni di gioia" (Sal 126)

    "Ecco, com’è bello e com’è dolce
    che i fratelli vivano insieme!" (Sal 133)

    Signor Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma,
    Signor Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
    Signor Presidente della Comunità Ebraica di Roma
    Signori Rabbini,
    Distinte Autorità,
    Cari amici e fratelli,

    1. All’inizio dell’incontro nel Tempio Maggiore degli Ebrei di Roma, i Salmi che abbiamo ascoltato ci suggeriscono l’atteggiamento spirituale più autentico per vivere questo particolare e lieto momento di grazia: la lode al Signore, che ha fatto grandi cose per noi, ci ha qui raccolti con il suo Hèsed, l’amore misericordioso, e il ringraziamento per averci fatto il dono di ritrovarci assieme a rendere più saldi i legami che ci uniscono e continuare a percorrere la strada della riconciliazione e della fraternità. Desidero esprimere innanzitutto viva gratitudine a Lei, Rabbino Capo, Dottor Riccardo Di Segni, per l’invito rivoltomi e per le significative parole che mi ha indirizzato. Ringrazio poi i Presidenti dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Avvocato Renzo Gattegna, e della Comunità Ebraica di Roma, Signor Riccardo Pacifici, per le espressioni cortesi che hanno voluto rivolgermi. Il mio pensiero va alle Autorità e a tutti i presenti e si estende, in modo particolare, alla Comunità ebraica romana e a quanti hanno collaborato per rendere possibile il momento di incontro e di amicizia, che stiamo vivendo.

    Venendo tra voi per la prima volta da cristiano e da Papa, il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II, quasi ventiquattro anni fa, intese offrire un deciso contributo al consolidamento dei buoni rapporti tra le nostre comunità, per superare ogni incomprensione e pregiudizio. Questa mia visita si inserisce nel cammino tracciato, per confermarlo e rafforzarlo. Con sentimenti di viva cordialità mi trovo in mezzo a voi per manifestarvi la stima e l’affetto che il Vescovo e la Chiesa di Roma, come pure l’intera Chiesa Cattolica, nutrono verso questa Comunità e le Comunità ebraiche sparse nel mondo.

    2. La dottrina del Concilio Vaticano II ha rappresentato per i Cattolici un punto fermo a cui riferirsi costantemente nell’atteggiamento e nei rapporti con il popolo ebraico, segnando una nuova e significativa tappa. L’evento conciliare ha dato un decisivo impulso all’impegno di percorrere un cammino irrevocabile di dialogo, di fraternità e di amicizia, cammino che si è approfondito e sviluppato in questi quarant’anni con passi e gesti importanti e significativi, tra i quali desidero menzionare nuovamente la storica visita in questo luogo del mio Venerabile Predecessore, il 13 aprile 1986, i numerosi incontri che egli ha avuto con Esponenti ebrei, anche durante i Viaggi Apostolici internazionali, il pellegrinaggio giubilare in Terra Santa nell’anno 2000, i documenti della Santa Sede che, dopo la Dichiarazione Nostra Aetate, hanno offerto preziosi orientamenti per un positivo sviluppo nei rapporti tra Cattolici ed Ebrei. Anche io, in questi anni di Pontificato, ho voluto mostrare la mia vicinanza e il mio affetto verso il popolo dell’Alleanza. Conservo ben vivo nel mio cuore tutti i momenti del pellegrinaggio che ho avuto la gioia di realizzare in Terra Santa, nel maggio dello scorso anno, come pure i tanti incontri con Comunità e Organizzazioni ebraiche, in particolare quelli nelle Sinagoghe a Colonia e a New York.

    Inoltre, la Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo (cfr Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, Noi Ricordiamo: una riflessione sulla Shoah, 16 marzo 1998). Possano queste piaghe essere sanate per sempre! Torna alla mente l’accorata preghiera al Muro del Tempio in Gerusalemme del Papa Giovanni Paolo II, il 26 marzo 2000, che risuona vera e sincera nel profondo del nostro cuore: "Dio dei nostri padri, tu hai scelto Abramo e la sua discendenza perché il tuo Nome sia portato ai popoli: noi siamo profondamente addolorati per il comportamento di quanti, nel corso della storia, li hanno fatti soffrire, essi che sono tuoi figli, e domandandotene perdono, vogliamo impegnarci a vivere una fraternità autentica con il popolo dell’Alleanza".

    3. Il passare del tempo ci permette di riconoscere nel ventesimo secolo un’epoca davvero tragica per l’umanità: guerre sanguinose che hanno seminato distruzione, morte e dolore come mai era avvenuto prima; ideologie terribili che hanno avuto alla loro radice l’idolatria dell’uomo, della razza, dello stato e che hanno portato ancora una volta il fratello ad uccidere il fratello. Il dramma singolare e sconvolgente della Shoah rappresenta, in qualche modo, il vertice di un cammino di odio che nasce quando l’uomo dimentica il suo Creatore e mette se stesso al centro dell’universo. Come dissi nella visita del 28 maggio 2006 al campo di concentramento di Auschwitz, ancora profondamente impressa nella mia memoria, "i potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità" e, in fondo, "con l’annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell’umanità che restano validi in eterno" (Discorso al campo di Auschwitz-Birkenau: Insegnamenti di Benedetto XVI, II, 1[2006], p. 727).

    In questo luogo, come non ricordare gli Ebrei romani che vennero strappati da queste case, davanti a questi muri, e con orrendo strazio vennero uccisi ad Auschwitz? Come è possibile dimenticare i loro volti, i loro nomi, le lacrime, la disperazione di uomini, donne e bambini? Lo sterminio del popolo dell’Alleanza di Mosè, prima annunciato, poi sistematicamente programmato e realizzato nell’Europa sotto il dominio nazista, raggiunse in quel giorno tragicamente anche Roma. Purtroppo, molti rimasero indifferenti, ma molti, anche fra i Cattolici italiani, sostenuti dalla fede e dall’insegnamento cristiano, reagirono con coraggio, aprendo le braccia per soccorrere gli Ebrei braccati e fuggiaschi, a rischio spesso della propria vita, e meritando una gratitudine perenne. Anche la Sede Apostolica svolse un’azione di soccorso, spesso nascosta e discreta.

    La memoria di questi avvenimenti deve spingerci a rafforzare i legami che ci uniscono perché crescano sempre di più la comprensione, il rispetto e l’accoglienza.

    4. La nostra vicinanza e fraternità spirituali trovano nella Sacra Bibbia – in ebraico Sifre Qodesh o "Libri di Santità" – il fondamento più solido e perenne, in base al quale veniamo costantemente posti davanti alle nostre radici comuni, alla storia e al ricco patrimonio spirituale che condividiamo. E’ scrutando il suo stesso mistero che la Chiesa, Popolo di Dio della Nuova Alleanza, scopre il proprio profondo legame con gli Ebrei, scelti dal Signore primi fra tutti ad accogliere la sua parola (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 839). "A differenza delle altre religioni non cristiane, la fede ebraica è già risposta alla rivelazione di Dio nella Antica Alleanza. E’ al popolo ebraico che appartengono ‘l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne’ (Rm 9,4-5) perché ‘i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!’ (Rm 11,29)" (Ibid.).

    5. Numerose possono essere le implicazioni che derivano dalla comune eredità tratta dalla Legge e dai Profeti. Vorrei ricordarne alcune: innanzitutto, la solidarietà che lega la Chiesa e il popolo ebraico "a livello della loro stessa identità" spirituale e che offre ai Cristiani l’opportunità di promuovere "un rinnovato rispetto per l’interpretazione ebraica dell’Antico Testamento" (cfr Pontificia Commissione Biblica, Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana, 2001, pp. 12 e 55); la centralità del Decalogo come comune messaggio etico di valore perenne per Israele, la Chiesa, i non credenti e l’intera umanità; l’impegno per preparare o realizzare il Regno dell’Altissimo nella "cura del creato" affidato da Dio all’uomo perché lo coltivi e lo custodisca responsabilmente (cfr Gen 2,15).

    6. In particolare il Decalogo – le "Dieci Parole" o Dieci Comandamenti (cfr Es 20,1-17; Dt 5,1-21) – che proviene dalla Torah di Mosè, costituisce la fiaccola dell’etica, della speranza e del dialogo, stella polare della fede e della morale del popolo di Dio, e illumina e guida anche il cammino dei Cristiani. Esso costituisce un faro e una norma di vita nella giustizia e nell’amore, un "grande codice" etico per tutta l’umanità. Le "Dieci Parole" gettano luce sul bene e il male, sul vero e il falso, sul giusto e l’ingiusto, anche secondo i criteri della coscienza retta di ogni persona umana. Gesù stesso lo ha ripetuto più volte, sottolineando che è necessario un impegno operoso sulla via dei Comandamenti: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i Comandamenti" (Mt 19,17). In questa prospettiva, sono vari i campi di collaborazione e di testimonianza. Vorrei ricordarne tre particolarmente importanti per il nostro tempo.

    Le "Dieci Parole" chiedono di riconoscere l’unico Signore, contro la tentazione di costruirsi altri idoli, di farsi vitelli d’oro. Nel nostro mondo molti non conoscono Dio o lo ritengono superfluo, senza rilevanza per la vita; sono stati fabbricati così altri e nuovi dei a cui l’uomo si inchina. Risvegliare nella nostra società l’apertura alla dimensione trascendente, testimoniare l’unico Dio è un servizio prezioso che Ebrei e Cristiani possono offrire assieme.

    Le "Dieci Parole" chiedono il rispetto, la protezione della vita, contro ogni ingiustizia e sopruso, riconoscendo il valore di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio. Quante volte, in ogni parte della terra, vicina e lontana, vengono ancora calpestati la dignità, la libertà, i diritti dell’essere umano! Testimoniare insieme il valore supremo della vita contro ogni egoismo, è offrire un importante apporto per un mondo in cui regni la giustizia e la pace, lo "shalom" auspicato dai legislatori, dai profeti e dai sapienti di Israele.

    Le "Dieci Parole" chiedono di conservare e promuovere la santità della famiglia, in cui il "sì" personale e reciproco, fedele e definitivo dell’uomo e della donna, dischiude lo spazio per il futuro, per l’autentica umanità di ciascuno, e si apre, al tempo stesso, al dono di una nuova vita. Testimoniare che la famiglia continua ad essere la cellula essenziale della società e il contesto di base in cui si imparano e si esercitano le virtù umane è un prezioso servizio da offrire per la costruzione di un mondo dal volto più umano.

    7. Come insegna Mosè nello Shemà (cfr. Dt 6,5; Lv 19,34) – e Gesù riafferma nel Vangelo (cfr. Mc 12,19-31), tutti i comandamenti si riassumono nell’amore di Dio e nella misericordia verso il prossimo. Tale Regola impegna Ebrei e Cristiani ad esercitare, nel nostro tempo, una generosità speciale verso i poveri, le donne, i bambini, gli stranieri, i malati, i deboli, i bisognosi. Nella tradizione ebraica c’è un mirabile detto dei Padri d’Israele: "Simone il Giusto era solito dire: Il mondo si fonda su tre cose: la Torah, il culto e gli atti di misericordia" (Aboth 1,2). Con l’esercizio della giustizia e della misericordia, Ebrei e Cristiani sono chiamati ad annunciare e a dare testimonianza al Regno dell’Altissimo che viene, e per il quale preghiamo e operiamo ogni giorno nella speranza.

    8. In questa direzione possiamo compiere passi insieme, consapevoli delle differenze che vi sono tra noi, ma anche del fatto che se riusciremo ad unire i nostri cuori e le nostre mani per rispondere alla chiamata del Signore, la sua luce si farà più vicina per illuminare tutti i popoli della terra. I passi compiuti in questi quarant’anni dal Comitato Internazionale congiunto cattolico-ebraico e, in anni più recenti, dalla Commissione Mista della Santa Sede e del Gran Rabbinato d’Israele, sono un segno della comune volontà di continuare un dialogo aperto e sincero. Proprio domani la Commissione Mista terrà qui a Roma il suo IX incontro su "L’insegnamento cattolico ed ebraico sul creato e l’ambiente"; auguriamo loro un proficuo dialogo su un tema tanto importante e attuale.

    9. Cristiani ed Ebrei hanno una grande parte di patrimonio spirituale in comune, pregano lo stesso Signore, hanno le stesse radici, ma rimangono spesso sconosciuti l’uno all’altro. Spetta a noi, in risposta alla chiamata di Dio, lavorare affinché rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell’amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell’umanità in questo mondo creato da Dio, l’Onnipotente e il Misericordioso.

    10. Infine un pensiero particolare per questa nostra Città di Roma, dove, da circa due millenni, convivono, come disse il Papa Giovanni Paolo II, la Comunità cattolica con il suo Vescovo e la Comunità ebraica con il suo Rabbino Capo; questo vivere assieme possa essere animato da un crescente amore fraterno, che si esprima anche in una cooperazione sempre più stretta per offrire un valido contributo nella soluzione dei problemi e delle difficoltà da affrontare.

    Invoco dal Signore il dono prezioso della pace in tutto il mondo, soprattutto in Terra Santa. Nel mio pellegrinaggio del maggio scorso, a Gerusalemme, presso il Muro del Tempio, ho chiesto a Colui che può tutto: "manda la tua pace in Terra Santa, nel Medio Oriente, in tutta la famiglia umana; muovi i cuori di quanti invocano il tuo nome, perché percorrano umilmente il cammino della giustizia e della compassione" (Preghiera al Muro Occidentale di Gerusalemme, 12 maggio 2009).

    Nuovamente elevo a Lui il ringraziamento e la lode per questo nostro incontro, chiedendo che Egli rafforzi la nostra fraternità e renda più salda la nostra intesa.



    ["Genti tutte, lodate il Signore,
    popoli tutti, cantate la sua lode,
    perché forte è il suo amore per noi
    e la fedeltà del Signore dura per sempre".
    Alleluia" (Sal 117)]

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    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti,

    Em.mo Card. André Vingt-Trois, Arcivescovo di Paris (Francia), Presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia:

    con il Vice-Presidente:

    S.E. Mons. Hippolyte Simon, Arcivescovo di Clermont;

    e con il Segretario Generale:

    Mons. Antoine Hérouard;

    il Rabbino Jacob Neusner, con la Consorte. il Rabbino Jacob Neusner, con la Consorte.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Delegazione Ecumenica della Chiesa Luterana di Finlandia, in occasione della Festa di Sant’Enrico.









    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI MALINES-BRUXELLES (BELGIO) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Malines-Bruxelles (Belgio), presentata dall’Em.mo Card. Godfried Danneels, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Malines-Bruxelles (Belgio) S.E. Mons. André-Mutien Léonard, finora Vescovo di Namur (Belgio).

    S.E. Mons. André-Mutien Léonard

    S.E. Mons. André-Mutien Léonard è nato il 6 maggio 1940 a Jambes, nella diocesi di Namur (Belgio). Dopo gli studi secondari presso il "Collège Notre-Dame de la Paix" a Namur, ha compiuto gli studi filosofici presso l’Università Cattolica di Louvain, ottenendone la Licenza, e quelli teologici presso la Pontificia Università Gregoriana fino alla Licenza. Ritornato in Belgio, ha conseguito il Dottorato in Filosofia a Louvain-le-Neuve.

    Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 19 luglio 1964 per la diocesi di Namur.

    Dal 1970 al 1991 è stato Professore di Filosofia all’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve. Dal 1978 è stato anche Rettore del Seminario Universitario "Saint-Paul" a Louvain-la-Neuve. È stato membro della Commissione Teologica Internazionale.

    Eletto Vescovo di Namur il 7 febbraio 1991, è stato ordinato il 14 aprile successivo.



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI CORPUS CHRISTI (U.S.A.) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Corpus Christi (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. Edmond Carmody, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Corpus Christi (U.S.A.) il Rev.do Mons. William Michael Mulvey, del clero della diocesi di Austin, finora Amministratore diocesano della medesima diocesi.

    Rev.do Mons. William Michael Mulvey

    Il Rev.do Mons. William Michael Mulvey è nato il 23 agosto 1949 a Houston (Texas). Dopo aver completato la scuola primaria e secondaria, ha frequentato la "St. Edward’s Univeristy" e ha conseguito il BBA. Ha proseguito gli studi teologici a Roma all’Università Angelicum e alla Pontificia Università Gregoriana, dove ha ottenuto una Licenza in Teologia Spirituale nel 1976.

    Ordinato sacerdote il 29 luglio 1975 da Sua Santità Paolo VI per la diocesi di Austin, dopo l’ordinazione ha svolto gli incarichi seguenti: Vicario Parrocchiale delle parrocchie "St. Mary Parish" e "Our Lady of Guadalupe" a Taylor (1976-1977) e "St. Louis Parish" a Austin (1977-1980); Cappellano del "Reicher Catholic High School" a Waco (1981-1986); Parroco della "St. Joseph Parish" a Waco (1984-1986); Direttore della Formazione Spirituale nel "St. Mary’s Seminary" a Houston (1986-1992); Parroco della "St. Thomas Aquinas Parish" a College Station (1992-1995).

    Attivamente coinvolto nel movimento dei Focolari, è stato Condirettore della scuola di formazione per sacerdoti diocesani del movimento a Firenze (1995-1997), e poi è stato Direttore del Centro della Spiritualità per sacerdoti diocesani del movimento a Hyde Park, New York (1997-1999).

    Rientrato in diocesi, è stato nominato Parroco della "St. Helen Parish" a Georgetown (1999-2004), Cancelliere (2004-2007), Vicario Generale e Moderatore della curia (2007-2009). Nel luglio 2009, ha ricoperto l’incarico di Vice-Rettore nel "St. Mary’s Seminary" a Houston nell’arcidiocesi di Galveston-Houston. Nell’agosto 2009 è stato eletto Amministratore diocesano di Austin.

    Dal 21 gennaio 2006 è Cappellano di Sua Santità.

    Oltre l’inglese, conosce l’italiano e lo spagnolo.








    DALLE CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE

    Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Arcivescovile Maggiore Siro-Malabarese, riunitosi a Mount Saint Thomas presso Ernakulam dal 10 al 15 gennaio 2010, dopo aver debitamente consultato la Santa Sede, ha adottato i seguenti provvedimenti ed ha proceduto, col previo Assenso del Santo Padre, alle elezioni episcopali sotto riportate:

    - trasferimento del distretto civile di Chikmagalur dall’Eparchia di Mananthavady all’Eparchia di Bhadravathi;

    - accettazione delle dimissioni dal governo pastorale dell’Eparchia di Irinjalakuda presentate da S.E. Mons. James Pazhayattil in conformità al can. 210 del CCEO ed elezione del suo successore nella persona del Rev. Mons. Pauly Kannookadan;

    - accettazione delle dimissioni dal governo pastorale dell’Eparchia di Thamarasserry presentate da S.E. Mons. Paul Chittilapilly in conformità al can. 210 del CCEO ed elezione del suo successore nella persona del Rev. Mons. Remigiose Inchananiyil;

    - erezione della nuova Eparchia di Ramanathapuram ed elezione del primo Vescovo nella persona del Rev. Mons. Paul Alappatt;

    - erezione della nuova Eparchia di Mandya ed elezione del primo Vescovo nella persona del Rev. Mons. George Njaralakatt;

    - elezione del Vescovo Ausiliare per l’Arcieparchia di Trichur nella persona del Rev. Mons. Raphael Thattil, al quale è stata assegnata la Sede titolare vescovile di Buruni;

    - elezione del Vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore nella persona del Rev. Mons. Bosco Puthur, al quale è stata assegnata la Sede titolare vescovile di Foraziana.

    S.E. Mons. Pauly Kannookadan

    Vescovo eletto dell’Eparchia di Irinjalakuda

    S.E. Mons. Pauly Kannookadan è nato il 14 dicembre 1961 a Kuzhikattussery nell’Eparchia di Irinjalakuda.

    Ha studiato Filosofia e Teologia a Vadavathoor. Successivamente, ha conseguito il Dottorato in Liturgia presso il Pontificio Istituto Orientale. È stato ordinato sacerdote il 28 dicembre 1985.

    Ha ricoperto i seguenti incarichi: "Assistant in BLM Center," Aloor; Prefetto e Vice-Rettore del Seminario Minore; Prefetto del "Missionary Training College;" Segretario del Consiglio Pastorale; "convener" della Commissione Liturgica per l’Eparchia; e Direttore di un programma per catechismo e giustizia. Attualmente è Segretario della Commissione per la Liturgia della Chiesa Siro-Malabarese, come pure della Commissione per il Clero e per gli Istituti di Vita Consacrata.

    Conosce il malayalam, l’inglese, l’italiano e il tedesco.

    S.E. Mons. Remigiose Inchananiyil

    Vescovo eletto dell’Eparchia di Thamarasserry

    S.E. Mons. Remigiose Inchananiyil è nato il 26 luglio 1961 nella parrocchia di Vettilappara nell’Eparchia di Thamarasserry. Ha ricevuto la formazione seminaristica a Vadavathoor. In seguito ha frequentato un Master in Letteratura inglese ed ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico all’Università Santa Croce in Roma.

    Dopo l’ordinazione, avvenuta il 12 dicembre 1987, è stato Vicario a Valayam, Thalayad, Theyyappara e Karingad. Attualmente è Segretario e Cancelliere dell’Eparchia di Thamarasserry, e Giudice al Tribunale Arcivescovile Maggiore.

    Conosce il malayalam, l’inglese, l’italiano e il tedesco.

    S.E. Mons. Paul Alappatt

    primo Vescovo eletto dell’Eparchia di Ramanathapuram

    S.E. Mons. Paul Alappatt è nato il 21 aprile 1962, a Edathuruthy in Irinjalakuda. È cresciuto nella parrocchia di Porathur a Trichur. Dopo la formazione seminaristica a Vadavathoor, è stato ordinato sacerdote il 27 dicembre 1987. Ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico Orientale nel Pontificio Istituto Orientale a Roma.

    Ha ricoperto i seguenti incarichi: Assistente Vicario a Mattom (1988), Vicario a Pudussery e Parannur (1989). E’ stato anche Prefetto del Seminario Minore (1990), Vice Cancelliere e membro del Tribunale (1991, 1997-1998), e Cancelliere (1998-2007). Dal 2007 è Rettore del Seminario Minore di St. Mary, proseguendo nell’incarico di Giudice del Tribunale (1997), Giudice Vicario (2001) e Giudice del Tribunale Arcivescovile Maggiore (2007).

    Conosce il malayalam, l’inglese, l’italiano e il tedesco.

    S.E. Mons. George Njaralakatt

    primo Vescovo eletto dell’Eparchia di Mandya

    S.E. Mons. George Njaralakatt è nato il 23 giugno 1946, a Kalayanthany nell’Eparchia di Kothamangalam. Dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 20 Dicembre 1971, ha ottenuto la Licenza in Catechetica a Roma.

    Ha svolto i seguenti incarichi: Assistente Pastorale, Parroco, Direttore di Catechetica e Catechesi Missionaria, Amministratore eparchiale, Sincello e Amministratore eparchiale durante la sede vacante, Protosincello dell’Eparchia di Mananthavady. Dal 2006 è Protosincello dell’Eparchia di Bhadravathi.

    Conosce l’inglese, il malayalam e l’italiano.

    S.E. Mons. Raphael Thattil, Vescovo titolare eletto di Buruni,

    Ausiliare dell’Arcieparchia di Trichur

    S.E. Mons. Raphael Thattil è nato il 21 aprile 1956, a Trichur. Dopo la formazione seminaristica a Vadavathoor, ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico Orientale al Pontificio Istituto Orientale a Roma.

    Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 21 dicembre 1980, ed ha ricoperto i seguenti incarichi: Assistente Vicario ad Aranattukara (1981), Prefetto del Seminario Minore (1982), Vice Cancelliere della Curia eparchiale (1988), Vice Rettore del Seminario Minore (1991), Direttore di DBCLC e Catechetica (1992-1995), Cancelliere e giudice eparchiale (1995-2000) e primo Rettore del seminario "Mary Matha" (1998-2007). Dal 2007 è Protosincello dell’Arcieparchia di Trichur.

    Conosce il malayalam, l’inglese, l’italiano e il tedesco.

    S.E. Mons. Bosco Puthur, Vescovo titolare eletto di Foraziana,

    Vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore Siro-Malabarese

    S.E. Mons. Bosco Puthur è nato il 28 maggio 1946 a Parappur nell’Arcieparchia di Trichur. Ha frequentato l’Aluva Carmelgiri Philosophate, conseguendo la Licenza in Filosofia, e il Pontificio Cllegio di Propaganda Fide a Roma, dove ha ottenuto la Licenza e il Dottorato.

    Dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 27 marzo 1971, ha ricoperto le seguenti cariche: Assistente Vicario a Ollur (1976), Prefetto del Seminario Minore (1976), Professore al Seminario di St. Joseph, Aluva (1977-1992), Rettore del Seminario Minore (1992), Protosincello dell’Arcieparchia di Trichur (1995-1999), Vicario della Cattedrale (1999), e Direttore Esecutivo del Centro Ricerche Liturgiche a Mt. St. Thomas a Kakkanad (1997-2007). Dal 2007 è Rettore del Seminario di Mangalapuzha.

    Conosce l’inglese, il malayalam e l’italiano.

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    00 18/01/2010 16:01
    UDIENZA ALLA DELEGAZIONE ECUMENICA DELLA FINLANDIA IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SANT’ENRICO

    Alle ore 12 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza una Delegazione Ecumenica della Chiesa Luterana di Finlandia in occasione della Festa di Sant’Enrico, nella ricorrenza del 25° anniversario del Pellegrinaggio Ecumenico a Roma.

    Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Papa rivolge ai presenti:


    SALUTO DEL SANTO PADRE

    Distinguished friends,

    With affection I greet all the members of your ecumenical delegation who have come to Rome for the celebration of the feast of Saint Henrik. This occasion marks the twenty-fifth anniversary of your annual visits to Rome. It is therefore with gratitude that I recall how these meetings have contributed significantly to strengthening the relations among the Christians in your country.

    The Second Vatican Council committed the Catholic Church "irrevocably to following the path of the ecumenical venture, thus heeding the Spirit of the Lord who teaches us to interpret carefully the ‘signs of the times’" (Ut Unum Sint, 3). This is the path that the Catholic Church has wholeheartedly embraced since that time. The Churches of East and West, both of whose traditions are present in your country, share a real, if still imperfect, communion. This is a motive to regret the troubles of the past, but it is surely also a motive which spurs us to ever greater efforts at understanding and reconciliation, so that our brotherly friendship and dialogue may yet blossom into a perfect, visible unity in Christ Jesus.

    You mentioned in your address the Joint Declaration on the Doctrine of Justification, now ten years old, which is a concrete sign of the brotherhood rediscovered between Lutherans and Catholics. In this context, I am pleased to note the recent work of the Nordic Lutheran-Catholic dialogue in Finland and Sweden on questions deriving from the Joint Declaration. It is greatly to be hoped that the text resulting from the dialogue will contribute positively to the path which leads to the restoration of our lost unity.

    Once again, I am pleased to express my gratitude for your perseverance for these twenty-five years of pilgrimage together. They demonstrate your respect for the Successor of Peter as well as your good faith and desire for unity through fraternal dialogue. It is my fervent prayer that the various Christian Churches and ecclesial communities which you represent may build on this sense of brotherhood as we persevere in our pilgrimage together. Upon you and all those in your pastoral care I am pleased to invoke the abundant blessings of Almighty God.

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    00 19/01/2010 00:32
    Il Papa: la Chiesa cattolica, impegnata "senza riserve" nell'ecumenismo
    Discorso a una delegazione ecumenica della Finlandia



    CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 18 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del discorso pronunciato questo lunedì mattina da Papa Benedetto XVI ricevendo in udienza una delegazione ecumenica della Chiesa Luterana di Finlandia in occasione della Festa di Sant'Enrico.

    * * *

    Distinti amici,

    saluto con affetto tutti i membri della vostra delegazione ecumenica, giunti a Roma per la celebrazione della festa di sant'Enrico. Questa occasione coincide con il venticinquesimo anniversario delle vostre visite annuali a Roma. È quindi con gratitudine che ricordo il modo in cui questi incontri hanno contribuito in maniera significativa al consolidamento delle relazioni fra i cristiani nel vostro Paese.

    Il Concilio Vaticano II impegnò la Chiesa cattolica «in modo irreversibile a percorrere la via della ricerca ecumenica, ponendosi così all'ascolto dello Spirito del Signore, che insegna come leggere attentamente i "segni dei tempi"» (Ut unum sint n. 3) Questa è la via che la Chiesa cattolica ha scelto senza riserve da allora. Le Chiese dell'Est e dell'Ovest, le cui tradizioni sono entrambe presenti nel vostro Paese, condividono una comunione autentica, sebbene ancora imperfetta. Questo è un motivo per rammaricarsi dei problemi del passato, ma è sicuramente anche un motivo che ci spinge a sforzi maggiori di comprensione e di riconciliazione cosicché la nostra amicizia e il nostro dialogo fraterni possano ancora sbocciare in un'unità visibile e perfetta in Cristo Gesù.

    Nel suo discorso ha menzionato la Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione, che ha compiuto dieci anni, che è un segno concreto della riscoperta fraternità fra luterani e cattolici. In questo contesto, sono lieto di osservare l'opera recente del dialogo nordico luterano-cattolico in Finlandia e in Svezia su questioni derivanti dalla Dichiarazione Congiunta. Si auspica che il testo risultante dal dialogo contribuirà positivamente al cammino che conduce al ripristino della nostra unità perduta.

    Ancora una volta, sono lieto di esprimere la mia gratitudine per la vostra perseveranza in questi venticinque anni di pellegrinaggio comune. Essi dimostrano il vostro rispetto per il Successore di Pietro nonché la vostra buona fede e il desiderio di unità attraverso il dialogo fraterno. È mia fervente preghiera che le varie chiese cristiane e comunità ecclesiali che rappresentate possano basarsi su questo senso di fraternità mentre perseveriamo nel nostro pellegrinaggio comune. Su di voi e su quanti sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale sono lieto di invocare le benedizioni abbondanti di Dio Onnipotente.

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de "L'Osservatore Romano"]

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    00 19/01/2010 16:23
    RINUNCE E NOMINE


    EREZIONE DEL VICARIATO APOSTOLICO DI DONKORKROM (GHANA) E NOMINA DEL PRIMO VICARIO APOSTOLICO

    Il Santo Padre ha elevato la Prefettura Apostolica di Donkorkrom (Ghana) al rango di Vicariato Apostolico, con la medesima denominazione e configurazione territoriale.

    Il Papa ha nominato primo Vicario Apostolico di Donkorkrom (Ghana) il Rev.do P. Gabriel Edoe Kumordji, S.V.D., attuale Prefetto Apostolico della medesima circoscrizione ecclesiastica, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ita.

    Rev.do P. Gabriel Edoe Kumordji, S.V.D.

    Il Rev.do P. Gabriel Edoe Kumordji, S.V.D., è nato a Accra, capitale del Ghana, il 24 marzo 1956. Entrato nel Noviziato dei Verbiti a Nkwatia-Kwahu, ha emesso i voti semplici l’8 dicembre 1980. Ha studiato la Filosofia (1976-1979) e la Teologia (1980-1983) presso il Seminario Maggiore St. Victor di Tamale. Successivamente ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Missiologia negli Stati Uniti. Dopo un anno di esperienza pastorale nella diocesi di Sunyani, conclusosi con la professione dei voti solenni nel 1984, è stato ordinato sacerdote il 14 luglio 1985.

    Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti ministeri: 1985-1988: Vicario parrocchiale di St. Augustine, ad Aesewa; 1988-1991: Vicario parrocchiale di St. Maria Goretti a Battor; 1991-1993: Studi per la Licenza in Missiologia presso la Loyola University di Chicago, negli Stati Uniti; 1994-2001: Vice Rettore della Casa di formazione per i Verbiti in Tamale e Professore al Seminario Maggiore di St. Victor; 2001-2005: Dottorato in Missiologia al Fuller Theological College di California, negli Stati Uniti; 2005-2007: Provinciale dei Verbiti e Presidente della Conferenza dei Superiori Maggiori in Ghana.

    A seguito dell’erezione della Prefettura Apostolica di Donkorkrom, il 28 giugno 2007 è stato nominato Prefetto Apostolico. Attualmente è Presidente della Commissione Episcopale per le Opere Missionarie in Ghana.

    Dati statistici

    La Prefettura Apostolica di Donkorkrom è situata nella zona delle "Afram Plains" nella regione orientale del Ghana, nel bacino del fiume Volta. Costituisce uno dei luoghi più isolati ed economicamente arretrati del Paese. Inizialmente sotto la giurisdizione della Diocesi di Koforidua, il 28 giugno 2007 fu eretta Prefettura Apostolica, assumendo il nome di Donkorkrom, con sede nell’omonima capitale, ed affidata alla Società del Verbo Divino, con il Rev.do P. Gabriel Kumordji, S.V.D. in qualità di primo Prefetto Apostolico.

    La Circoscrizione si estende su un’area pari a 4.285 kmq. ed ha una popolazione di 160.000 abitanti, in rapido aumento soprattutto a causa dell’immigrazione. I cattolici sono 17.000 (10%), anch’essi in rapida crescita, distribuiti in 7 parrocchie e 98 mission stations, servite da 12 sacerdoti (3 diocesani fidei donum e 9 religiosi Verbiti), 110 catechisti e 7 religiose. Vi sono anche 34 Istituti di educazione e 1 di beneficenza.




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    00 19/01/2010 16:23
    AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


    VESPRI PRESIEDUTI DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELLA SOLENNITÀ DELLA CONVERSIONE DI SAN PAOLO


    Lunedì 25 gennaio 2010, alle ore 17.30, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Santo Padre Benedetto XVI presiederà la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani sul tema: "Di tutte queste cose mi siete testimoni" (Luca, 24,48).

    Prenderanno parte alla celebrazione Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma.

    Alla celebrazione sono invitati, in modo particolare, il clero e i fedeli della diocesi di Roma.

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    00 20/01/2010 00:36
    Discorso del Papa per il conferimento della cittadinanza onoraria di Frisinga
    “Nella biografia del mio cuore”



    CITTA' DEL VATICANO, martedì, 19 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del discorso improvvisato da Benedetto XVI nel ricevere in udienza, il 16 gennaio scorso in Vaticano, la delegazione che gli ha conferito la cittadinanza onoraria di Frisinga.

    * * *

    Signor Sindaco,

    caro signor Cardinale,

    caro signor Arcivescovo,

    caro signor Vescovo ausiliare,

    care cittadine e cari cittadini di Frisinga,

    cari amici!

    È per me un momento di commozione essere diventato ora, anche giuridicamente, cittadino di Frisinga e appartenere così in modo nuovo e tanto ampio e profondo a questa città, della quale nell'intimo sento di far parte. Per questo posso solo dire di cuore: «Vergelt's Gott» (Dio ve ne renda merito). È una gioia che ora mi accompagna e che rimarrà con me. Nella biografia della mia vita — nella biografia del mio cuore, se così posso dire — la città di Frisinga ha un ruolo molto speciale. In essa ho ricevuto la formazione che da allora caratterizza la mia vita. Così, in qualche modo questa città è sempre presente in me e io in lei. E il fatto che — come lei, signor Sindaco ha osservato — io abbia incluso nel mio stemma il moro e l'orso di Frisinga mostra al mondo intero quanto io appartenga ad essa. Il fatto, poi, che io sia ora cittadino di Frisinga, anche dal punto di vista legale, ne è il coronamento e mi rallegra profondamente.

    In questa occasione affiora in me un intero orizzonte di immagini e di ricordi. Lei ha già accennato ad alcuni di essi, caro signor Sindaco. Vorrei riprendere alcuni spunti. Anzitutto c'è il 3 gennaio 1946. Dopo una lunga attesa, finalmente era arrivato il momento in cui il seminario di Frisinga poteva aprire le porte a quanti ritornavano. In effetti, era ancora un lazzaretto per ex prigionieri di guerra, ma ora potevamo cominciare. Quel momento rappresentava una svolta nella vita: essere sul cammino al quale ci sentivamo chiamati. Nell'ottica di oggi, abbiamo vissuto in modo molto «antiquato» e privo di comodità: eravamo in dormitori, in sale per gli studi e così via, ma eravamo felici, non solo perché finalmente sfuggiti alle miserie e alle minacce della guerra e del dominio nazista, ma anche perché eravamo liberi e soprattutto perché eravamo sul cammino al quale ci sentivamo di essere chiamati. Sapevamo che Cristo era più forte della tirannia, del potere dell'ideologia nazista e dei suoi meccanismi di oppressione. Sapevamo che a Cristo appartengono il tempo e il futuro, e sapevamo che Egli ci aveva chiamati e che aveva bisogno di noi, che c'era bisogno di noi. Sapevamo che la gente di quei tempi mutati ci attendeva, attendeva sacerdoti che arrivassero con un nuovo slancio di fede per costruire la casa viva di Dio. In questa occasione devo elevare anche un piccolo inno di lode al vecchio ateneo, del quale ho fatto parte, prima come studente e poi come docente. C'erano studiosi molto seri, alcuni anche di fama internazionale, ma la cosa più importante — secondo me — è che essi non erano solo studiosi, ma anche maestri, persone che non offrivano solamente le primizie della loro specializzazione, ma persone alle quali interessava dare agli studenti l'essenziale, il pane sano di cui avevano bisogno per ricevere la fede da dentro. Ed era importante il fatto che noi — se ora posso dire noi — non ci sentivamo dei singoli esperti, ma parte di un insieme; che ciascuno di noi lavorava all'insieme della teologia; che dal nostro operare doveva rendersi visibile la logica della fede come unità, e, in tal modo, crescere la capacità di dare ragione della nostra fede, come dice san Pietro (1 Pt 3, 15), di trasmetterla in un tempo nuovo, all'interno delle nuove sfide.

    La seconda immagine che vorrei riprendere è il giorno dell'ordinazione sacerdotale. Il duomo è sempre stato il centro della nostra vita, come pure in seminario eravamo una famiglia ed è stato padre Höck a fare di noi una vera famiglia. Il duomo era il centro e lo è diventato per tutta la vita nel giorno indimenticabile dell'ordinazione sacerdotale. Sono tre i momenti che mi sono rimasti particolarmente impressi. Anzitutto lo stare distesi per terra durante le litanie dei santi. Stando prostrati a terra, si diventa ancora una volta consapevoli di tutta la propria povertà e ci si domanda: davvero ne sono capace? E allo stesso tempo risuonano i nomi di tutti i santi della storia e l'implorazione dei fedeli: «Ascoltaci; aiutali». Cresce così la consapevolezza: sì, sono debole e inadeguato, ma non sono solo, ci sono altri con me, l'intera comunità dei santi è con me, essi mi accompagnano e quindi posso percorrere questo cammino e diventare compagno e guida per gli altri. Il secondo, l'imposizione delle mani da parte dell'anziano, venerabile cardinale Faulhaber — che ha imposto a me, a tutti noi, le mani in modo profondo ed intenso — e la consapevolezza che è il Signore a porre le mani su di me e dice: appartieni a me, non appartieni semplicemente a te stesso, ti voglio, sei al mio servizio; ma anche la consapevolezza che questa imposizione delle mani è una grazia, che non crea solo obblighi, ma che è soprattutto un dono, che Lui è con me e che il suo amore mi protegge e mi accompagna. Poi c'era ancora il vecchio rito, in cui il potere di rimettere i peccati veniva conferito in un momento a parte, che iniziava quando il vescovo diceva, con le parole del Signore: «Non vi chiamo più servi, ma amici». E sapevo — noi sapevamo — che questa non è solo una citazione di Giovanni 15, ma una parola attuale che il Signore mi sta rivolgendo adesso. Egli mi accetta come amico; sono in questo rapporto d'amicizia; egli mi ha donato la sua fiducia, e in questa amicizia posso operare e rendere altri amici di Cristo.

    Alla terza immagine lei ha già fatto allusione, signor Sindaco: ho potuto trascorrere altri indimenticabili tre anni e mezzo con i miei genitori nel Lerchenfeldhof e quindi sentirmi ancora una volta pienamente a casa. Questi ultimi tre anni e mezzo con i miei genitori sono stati per me un dono immenso e hanno davvero reso Frisinga la mia casa. Penso alle feste, a come abbiamo celebrato insieme il Natale, la Pasqua, la Pentecoste; alle passeggiate che abbiamo fatto insieme nei prati; a come siamo andati nel bosco a prendere i rami d'abete e il muschio per il presepe, e alle nostre escursioni nei campi lungo l'Isar. Così Frisinga è diventata per noi una vera patria, e come patria rimane nel mio cuore.

    Oggi alle porte di Frisinga si trova l'aeroporto di Monaco. Chi vi atterra o decolla vede le torri del duomo di Frisinga, vede il mons doctus, e forse può intuire un po' della sua storia e del suo presente. Frisinga ha da sempre un'ampia veduta sulla catena delle Alpi; attraverso l'aeroporto essa è diventata, in un certo senso, anche mondiale e aperta al mondo. E tuttavia vorrei dire: il duomo con le sue torri indica un'altezza che è molto superiore e diversa rispetto a quella che raggiungiamo con gli aerei, è la vera altezza, l'altezza di Dio, dalla quale proviene l'amore che ci dona l'umanità autentica. Il duomo, però, non indica solo l'altezza di Dio, che ci forma e ci addita il cammino, ma indica anche l'ampiezza, e questo non solo perché nel duomo sono racchiusi secoli di fede e di preghiera, perché in esso è presente, per così dire, tutta la comunità dei santi, di tutti coloro che prima di noi hanno creduto, pregato, sofferto, gioito. Esso indica, in generale, la grande ampiezza di tutti i credenti di ogni tempo, mostrando così anche una vastità che va oltre la globalizzazione, poiché nella diversità, addirittura nel contrasto delle culture e delle origini, dona la forza dell'unità interiore, dona ciò che può unirci: la forza unificatrice dell'essere amati da Dio. Così Frisinga rimane per me anche l'indicazione di un cammino.

    In conclusione vorrei ancora una volta ringraziare per il grande onore che mi fate, anche la banda musicale, che rende qui presente la cultura veramente bavarese. Il mio desiderio — la mia preghiera — è che il Signore continui a benedire questa città e che Nostra Signora del duomo di Frisinga la protegga, affinché essa possa essere, anche in futuro, un luogo di vita umana di fede e di gioia. Molte grazie.

    [Traduzione dal testo originale in tedesco a cura de “L'Osservatore Romano”]

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    00 20/01/2010 16:05
    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI NOVA FRIBURGO (BRASILE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Nova Friburgo (Brasile), presentata da S.E. Mons. Rafael Llano Cifuentes, in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Nova Friburgo (Brasile) S.E. Mons. Edney Gouvêa Mattoso, finora Vescovo titolare di Tunnuna e Ausiliare di São Sebastião do Rio de Janeiro.

    S.E. Mons. Edney Gouvêa Mattoso

    S.E. Mons. Edney Gouvêa Mattoso è nato il 2 febbraio 1957 a Rio de Janeiro, nell’omonima arcidiocesi. Dopo gli studi superiori si è laureato in Scienze Biologiche presso l’Università Cattolica di Rio de Janeiro ed ha insegnato tale disciplina per otto anni. Ha compiuto gli studi di Teologia e Filosofia nel Seminario "São José" a Rio de Janeiro presso la Facoltà Arcidiocesana di Teologia.

    Il 29 agosto 1987 è stato ordinato sacerdote e incardinato nell’arcidiocesi di São Sebastião do Rio de Janeiro, nella quale è stato Parroco in diverse parrocchie; Membro delle Commissioni Arcidiocesane per la Liturgia, per la Catechesi e Insegnamento Religioso e per la Pastorale Vocazionale; Prefetto per la disciplina nel Seminario "São José"; Coordinatore pastorale per l’evangelizzazione e catechesi; Vicario Episcopale e Canonico della Cattedrale.

    Il 12 gennaio 2005 è stato nominato Vescovo Titolare di Tunnuna e Ausiliare di Rio de Janeiro ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 12 marzo successivo. Come Vescovo Ausiliare è stato Responsabile del Vicariato episcopale "Leopoldina", dell’Insegnamento religioso, della Pastorale per la Liturgia, Musica e Arte Sacra, della Pastorale dell’Educazione e della Formazione teologica per i laici. Nell’ambito della Conferenza Episcopale Regionale è il Responsabile per l’accompagnamento dei laici.



    EREZIONE DEL VICARIATO APOSTOLICO DI HOSANNA (ETIOPIA) E NOMINA DEL PRIMO VICARIO APOSTOLICO

    Il Santo Padre ha eretto il nuovo Vicariato Apostolico di Hosanna (Etiopia), con territorio distaccato dall’attuale Vicariato Apostolico di Soddo-Hosanna.

    Il Papa ha nominato primo Vicario Apostolico di Hosanna (Etiopia) il Rev.do Woldeghiorghis Mathewos, Padre spirituale del Seminario Maggiore di Soddo-Hosanna ad Addis Abeba, assegnandogli la sede titolare vescovile di Turuda.

    Rev.do Woldeghiorghis Mathewos

    Il Rev.do Woldeghiorghis Mathewos è nato nel 1942 a Wassera, nella regione Kambatta del Vicariato Apostolico di Soddo-Hosanna. Dal 1960 al 1962 ha frequentato gli ultimi 3 anni di scuola secondaria al St.Anthony's High School di Goa, in India. Successivamente è entrato nel Seminario Pontifìcio di Saint Peter a Bangalore (1962-1969), dove ha studiato Filosofia e Teologia. È stato ordinato sacerdote il 4 maggio 1969 ad Hosanna, primo sacerdote nativo del Vicariato Apostolico di Soddo-Hosanna.

    Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto le seguenti mansioni: 1969-1978: Direttore del Centro Catechistico del Vicariato e Formatore nel Seminario Minore Interdiocesano di Oletta; 1978-1981: Segretario personale del Vicario Apostolico e Pro-Vicario; 1981-1994: Parroco delle parrocchie di Hosanna e Wassera; 1995-2004: Rettore del Pre-Seminario di Hosanna; dal 2005: Direttore Spirituale del Seminario Maggiore di Soddo-Hosanna ad Addis Abeba e Vice-Rettore del medesimo Seminario.

    Dati statistici

    Il Vicariato Apostolico di Hosanna, affidato ai Frati Minori Cappuccini, confina a nord con l’Eparchia di Emdibir, a est con il Vicariato Apostolico di Meki, a sud con quello di Soddo, a ovest con quelli di Jimma-Bonga e di Nekemte.



    Soddo-Hosanna

    prima della divisione
    Soddo

    dopo la divisione
    Hosanna

    dopo la divisione

    Superficie
    65.000 kmq
    53.000 kmq
    12.000 kmq

    Popolazione
    7.700.000
    5.300.000
    2.400.000

    Cattolici
    250.000
    115.000
    135.000

    Parrocchie
    59
    39
    20

    Preti diocesani
    54
    26
    28

    Preti religiosi
    21
    14
    7

    Fratelli religiosi
    41
    27
    14

    Religiose
    78
    41
    37

    Seminaristi maggiori
    38
    18
    20

    Catechisti
    1425 (359 full-time)
    1265
    160


    Deve ancora essere costruita la principale chiesa del Vicariato, che in futuro dovrebbe fungere da Cattedrale. Per ora il nuovo Vicario potrà utilizzare una piccola chiesa parrocchiale situata nei dintorni dello stesso Pre-seminario, oppure la grande chiesa, costruita recentemente dai Monaci Cistercensi di Casamari ad Hosanna, nella quale però la liturgia è solitamente celebrata secondo il rito orientale. Patrono del nuovo Vicariato è San Giuseppe, con sede ad Hosanna.



    ASSENSO ALLA DICHIARAZIONE DI IMPEDIMENTO DELLA SEDE EPARCHIALE DI STRYJ DEGLI UCRAINI (UCRAINA) E NOMINA DELL’AMMINISTRATORE APOSTOLICO AD NUTUM SANCTAE SEDIS

    Il Santo Padre ha dato il Suo assenso alla dichiarazione di impedimento della Sede eparchiale di Stryj degli Ucraini (Ucraina), canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-Cattolica-Ucraina, a causa delle condizioni di salute di S.E. Mons. Julian Gbur, S.V.D., in conformità al Can. 233 § 1 del CCEO.

    Il Papa, accogliendo la proposta del medesimo Sinodo, ha nominato Amministratore Apostolico ad nutum Sanctae Sedis della Sede impedita di Stryj degli Ucraini (Ucraina) S.E. Mons. Taras Senkiv, O.M., al presente Vescovo titolare di Siccenna e Ausiliare della medesima Circoscrizione Ecclesiastica.

    S.E. Mons. Taras Senkiv, O.M.

    S.E.R. Mons. Taras Senkiv, O.M., è nato a Bilobozhytsia, eparchia di Ternopil-Zboriv degli Ucraini (Ucraina), il 3 luglio 1960.

    Ha frequentato il Seminario in clandestinità ed è stato ordinato sacerdote il 28 maggio 1982.

    Nel 1998 ha ottenuto il grado di Magister in Teologia nella Facoltà di Teologia dei Santi Cirillo e Metodio dell’Università di Palacký ad Olomouc (Repubblica Ceca) e, in seguito, la Licenza in Teologia Pastorale (2000).

    Il 1° ottobre 2006 ha emesso i voti perpetui nell’Ordine dei Minimi di S. Francesco di Paola.

    Ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali: parroco di Chortkiv e di Zavodske (1989-1992); Decano di Chortkiv; Parroco delle città di Zalishchyky e di Chernivtsi (1990-1991).

    Dal 2000 è stato Direttore spirituale del Seminario Maggiore di Ivano-Frankivsk e dal 2006 al 2008 ha insegnato Teologia pastorale presso l’Accademia Teologica di Ivano-Frankivsk.

    Il 22 maggio 2008 è stato eletto Vescovo titolare di Siccenna e Ausiliare di Stryj degli Ucraini (Ucraina), e consacrato il 20 luglio successivo.


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    00 20/01/2010 16:07
    L’UDIENZA GENERALE



    BENEDIZIONE DELLA STATUA DI Rafaela María del Sagrado Corazón (Porras y Ayllón)

    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

    Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha parlato della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.

    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle!

    Siamo al centro della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, un’iniziativa ecumenica, che si è andata strutturando ormai da oltre un secolo, e che attira ogni anno l’attenzione su un tema, quello dell’unità visibile tra i cristiani, che coinvolge la coscienza e stimola l’impegno di quanti credono in Cristo. E lo fa innanzitutto con l’invito alla preghiera, ad imitazione di Gesù stesso, che chiede al Padre per i suoi discepoli "Siano uno, affinché il mondo creda" (Gv 17,21). Il richiamo perseverante alla preghiera per la piena comunione tra i seguaci del Signore manifesta l’orientamento più autentico e più profondo dell’intera ricerca ecumenica, perché l’unità, prima di tutto, è dono di Dio. Infatti, come afferma il Concilio Vaticano Secondo: "il santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unica Chiesa di Cristo, una e unica, supera tutte le forze umane" (Unitatis Redintegratio, 24). Pertanto, oltre al nostro sforzo di sviluppare relazioni fraterne e promuovere il dialogo per chiarire e risolvere le divergenze che separano le Chiese e le Comunità ecclesiali, è necessaria la fiduciosa e concorde invocazione al Signore.

    Il tema di quest’anno è preso dal Vangelo di san Luca, dalle ultime parole del Risorto ai suoi discepoli "Di questo voi siete testimoni" (Lc 24,48). La proposta del tema è stata chiesta dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, in accordo con la Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ad un gruppo ecumenico della Scozia. Un secolo fa la Conferenza Mondiale per la considerazione dei problemi in riferimento al mondo non cristiano ebbe luogo proprio ad Edimburgo, in Scozia, dal 13 al 24 giugno 1910. Tra i problemi allora discussi vi fu quello della difficoltà oggettiva di proporre con credibilità l’annuncio evangelico al mondo non cristiano da parte dei cristiani divisi tra loro. Se ad un mondo che non conosce Cristo, che si è allontanato da Lui o che si mostra indifferente al Vangelo, i cristiani si presentano non uniti, anzi spesso contrapposti, sarà credibile l’annuncio di Cristo come unico Salvatore del mondo e nostra pace? Il rapporto fra unità e missione da quel momento ha rappresentato una dimensione essenziale dell’intera azione ecumenica e il suo punto di partenza. Ed è per questo specifico apporto che quella Conferenza di Edimburgo rimane come uno dei punti fermi dell’ecumenismo moderno. La Chiesa Cattolica, nel Concilio Vaticano II, riprese e ribadì con vigore questa prospettiva, affermando che la divisione tra i discepoli di Gesù "non solo contraddice apertamente alla volontà di Cristo, ma anche è di scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazione del Vangelo ad ogni creatura" (Unitatis Redintegratio, 1).

    In tale contesto teologico e spirituale si situa il tema proposto in questa Settimana per la meditazione e la preghiera: l’esigenza di una testimonianza comune a Cristo. Il breve testo proposto come tema "Di questo voi siete testimoni" è da leggere nel contesto dell’intero capitolo 24 del Vangelo secondo Luca. Ricordiamo brevemente il contenuto di questo capitolo. Prima le donne si recano al sepolcro, vedono i segni della Risurrezione di Gesù e annunciano quanto hanno visto agli Apostoli e agli altri discepoli (v. 8); poi lo stesso Risorto appare ai discepoli di Emmaus lungo il cammino, appare a Simon Pietro e successivamente, agli "Undici e agli altri che erano con loro" (v. 33). Egli apre la mente alla comprensione delle Scritture circa la sua Morte redentrice e la sua Risurrezione, affermando che "nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati" (v. 47). Ai discepoli che si trovano "riuniti" insieme e che sono stati testimoni della sua missione, il Signore Risorto promette il dono dello Spirito Santo (cfr v. 49), affinché insieme lo testimonino a tutti i popoli. Da tale imperativo – "Di tutto ciò", di questo voi siete testimoni (cfr Lc 24,48) -, che è il tema di questa Settimana per l’unità dei cristiani, nascono per noi due domande. La prima: cosa è "tutto ciò"? La seconda: come possiamo noi essere testimoni di "tutto ciò"?

    Se vediamo il contesto del capitolo, "tutto ciò" vuole dire innanzitutto la Croce e la Risurrezione: i discepoli hanno visto la crocifissione del Signore, vedono il Risorto e così cominciano a capire tutte le Scritture che parlano del mistero della Passione e del dono della Risurrezione. "Tutto ciò" quindi è il mistero di Cristo, del Figlio di Dio fattosi uomo, morto per noi e risorto, vivo per sempre e così garanzia della nostra vita eterna.

    Ma conoscendo Cristo – questo è il punto essenziale - conosciamo il volto di Dio. Cristo è soprattutto la rivelazione di Dio. In tutti i tempi, gli uomini percepiscono l’esistenza di Dio, un Dio unico, ma che è lontano e non si mostra. In Cristo questo Dio si mostra, il Dio lontano diventa vicino. "Tutto ciò" è quindi, soprattutto col mistero di Cristo, Dio che si è fatto vicino a noi. Ciò implica un’altra dimensione: Cristo non è mai solo; Egli è venuto in mezzo a noi, è morto solo, ma è risorto per attirare tutti sé. Cristo, come dice la Scrittura, si crea un corpo, riunisce tutta l’umanità nella sua realtà della vita immortale. E così, in Cristo che riunisce l’umanità, conosciamo il futuro dell’umanità: la vita eterna. Tutto ciò, quindi, è molto semplice, in ultima istanza: conosciamo Dio conoscendo Cristo, il suo corpo, il mistero della Chiesa e la promessa della vita eterna.

    Veniamo ora alla seconda domanda. Come possiamo noi essere testimoni di "tutto ciò"? Possiamo essere testimoni solo conoscendo Cristo e, conoscendo Cristo, anche conoscendo Dio. Ma conoscere Cristo implica certamente una dimensione intellettuale - imparare quanto conosciamo da Cristo - ma è sempre molto più che un processo intellettuale: è un processo esistenziale, è un processo dell'apertura del mio io, della mia trasformazione dalla presenza e dalla forza di Cristo, e così è anche un processo di apertura a tutti gli altri che devono essere corpo di Cristo. In questo modo, è evidente che conoscere Cristo, come processo intellettuale e soprattutto esistenziale, è un processo che ci fa testimoni. In altre parole, possiamo essere testimoni solo se Cristo lo conosciamo di prima mano e non solo da altri, dalla nostra propria vita, dal nostro incontro personale con Cristo. Incontrandolo realmente nella nostra vita di fede diventiamo testimoni e possiamo così contribuire alla novità del mondo, alla vita eterna. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci dà un'indicazione anche per il contenuto di questo "tutto ciò". La Chiesa ha riunito e riassunto l'essenziale di quanto il Signore ci ha donato nella Rivelazione, nel "Simbolo detto niceno-costantinopolitano, il quale trae la sua grande autorità dal fatto di essere frutto dei primi due Concili Ecumenici (325 e 381)" (CCC, n. 195). Il Catechismo precisa che questo Simbolo "è tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell’Oriente e dell’Occidente" (Ibid.). In questo Simbolo quindi si trovano le verità di fede che i cristiani possono professare e testimoniare insieme, affinché il mondo creda, manifestando, con il desiderio e l’impegno di superare le divergenze esistenti, la volontà di camminare verso la piena comunione, l’unità del Corpo di Cristo.

    La celebrazione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani ci porta a considerare altri aspetti importanti per l’ecumenismo. Innanzitutto, il grande progresso realizzato nelle relazioni tra Chiese e Comunità ecclesiali dopo la Conferenza di Edimburgo di un secolo fa. Il movimento ecumenico moderno si è sviluppato in modo così significativo da diventare, nell’ultimo secolo, un elemento importante nella vita della Chiesa, ricordando il problema dell’unità tra tutti i cristiani e sostenendo anche la crescita della comunione tra loro. Esso non solo favorisce i rapporti fraterni tra le Chiese e le Comunità ecclesiali in risposta al comandamento dell’amore, ma stimola anche la ricerca teologica. Inoltre, esso coinvolge la vita concreta delle Chiese e delle Comunità ecclesiali con tematiche che toccano la pastorale e la vita sacramentale, come, ad esempio, il mutuo riconoscimento del Battesimo, le questioni relative ai matrimoni misti, i casi parziali di comunicatio in sacris in situazioni particolari ben definite. Nel solco di tale spirito ecumenico, i contatti sono andati allargandosi anche a movimenti pentecostali, evangelici e carismatici, per una maggiore conoscenza reciproca, benchè non manchino problemi gravi in questo settore.

    La Chiesa cattolica, dal Concilio Vaticano II in poi, è entrata in relazioni fraterne con tutte le Chiese d’Oriente e le Comunità ecclesiali d’Occidente, organizzando, in particolare, con la maggior parte di esse, dialoghi teologici bilaterali, che hanno portato a trovare convergenze o anche consensi in vari punti, approfondendo così i vincoli di comunione. Nell’anno appena trascorso i vari dialoghi hanno registrato positivi passi. Con le Chiese Ortodosse la Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico ha iniziato, nell’XI Sessione plenaria svoltasi a Paphos di Cipro nell’ottobre 2009, lo studio di un tema cruciale nel dialogo fra cattolici e ortodossi: Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio, cioè nel tempo in cui i cristiani di Oriente e di Occidente vivevano nella piena comunione. Questo studio si estenderà in seguito al secondo millennio. Ho già più volte chiesto la preghiera dei cattolici per questo dialogo delicato ed essenziale per l’intero movimento ecumenico. Anche con le Antiche Chiese ortodosse d’Oriente (copta, etiopica, sira, armena) l’analoga Commissione Mista si è incontrata dal 26 al 30 gennaio dello scorso anno. Tali importanti iniziative attestano come sia in atto un dialogo profondo e ricco di speranze con tutte le Chiese d’Oriente non in piena comunione con Roma, nella loro propria specificità.

    Nel corso dell’anno passato, con le Comunità ecclesiali di Occidente si sono esaminati i risultati raggiunti nei vari dialoghi in questi quarant’anni, soffermandosi, in particolare, su quelli con la Comunione Anglicana, con la Federazione Luterana Mondiale, con l’Alleanza Riformata Mondiale e con il Consiglio Mondiale Metodista. Al riguardo, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha realizzato uno studio per enucleare i punti di convergenza a cui si è giunti nei relativi dialoghi bilaterali, e segnalare, allo stesso tempo, i problemi aperti su cui occorrerà iniziare una nuova fase di confronto.

    Tra gli eventi recenti, vorrei menzionare la commemorazione del decimo anniversario della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, celebrato insieme da cattolici e luterani il 31 ottobre 2009, per stimolare il proseguimento del dialogo, come pure la visita a Roma dell’Arcivescovo di Canterbury, il Dottor Rowan Williams, il quale ha avuto anche colloqui sulla particolare situazione in cui si trova la Comunione Anglicana. Il comune impegno di continuare le relazioni e il dialogo sono un segno positivo, che manifesta quanto sia intenso il desiderio dell’unità, nonostante tutti i problemi che si oppongono. Così vediamo che c’è una dimensione della nostra responsabilità nel fare tutto ciò che è possibile per arrivare realmente all’unità, ma c’è l’altra dimensione, quella dell’azione divina, perché solo Dio può dare l’unità alla Chiesa. Una unità "autofatta" sarebbe umana, ma noi desideriamo la Chiesa di Dio, fatta da Dio, il quale quando vorrà e quando noi saremo pronti, creerà l’unità. Dobbiamo tenere presente anche quanti progressi reali si sono raggiunti nella collaborazione e nella fraternità in tutti questi anni, in questi ultimi cinquant’anni. Allo stesso tempo, dobbiamo sapere che il lavoro ecumenico non è un processo lineare. Infatti, problemi vecchi, nati nel contesto di un’altra epoca, perdono il loro peso, mentre nel contesto odierno nascono nuovi problemi e nuove difficoltà. Pertanto dobbiamo essere sempre disponibili per un processo di purificazione, nel quale il Signore ci renda capaci di essere uniti.

    Cari fratelli e sorelle, per la complessa realtà ecumenica, per la promozione del dialogo, come pure affinché i cristiani nel nostro tempo possano dare una nuova testimonianza comune di fedeltà a Cristo davanti a questo nostro mondo, chiedo la preghiera di tutti. Il Signore ascolti l’invocazione nostra e di tutti i cristiani, che in questa settimana si eleva a Lui con particolare intensità.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    L’appel persévérant à la prière pour la pleine communion entre les disciples du Seigneur manifeste l’orientation la plus authentique et la plus profonde de toute la recherche œcuménique, car l’unité est avant tout un don de Dieu. En cette semaine de prière pour l’unité des chrétiens, le rappel de l’exigence d’un témoignage commun rendu au Christ souligne l’importance pour ses disciples de grandir dans la profession de foi commune et dans le témoignage unanime au Seigneur ressuscité, malgré une communion encore partielle. Le mouvement œcuménique favorise non seulement les relations fraternelles entre les Églises et les Communautés ecclésiales, mais il stimule aussi la recherche théologique. De plus, il implique la vie concrète dans des domaines qui touchent la vie pastorale et sacramentelle. Depuis le concile Vatican II, l’Église catholique est entrée en relations fraternelles avec toutes les Églises et Communautés ecclésiales, organisant avec la plus grande partie d’entre elles des dialogues théologiques qui ont conduit à trouver des convergences ou des consensus sur divers points, approfondissant ainsi les liens de communion. Au cours de l’année passée, ces dialogues ont fait des pas positifs. Que le Seigneur écoute notre prière afin que les chrétiens de notre temps puissent donner ensemble un témoignage renouvelé de fidélité au Christ !

    Je suis heureux d’accueillir les pèlerins de langue française, en particulier les prêtres de l’archidiocèse de Poitiers et le groupe de la basilique Notre-Dame, de Genève, avec le Cardinal Georges Cottier. Par toute votre existence témoignez de l’unité des disciples du Christ, afin que le monde croie en Celui que le Père a envoyé ! Que Dieu vous bénisse !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    Today’s Audience takes place during the Week of Prayer for Christian Unity, when the Lord’s followers are asked to reflect on the tragedy of their divisions and to pray with him "that they may all be one ... that the world may believe" (cf. Jn 17:21). The theme chosen for this year – "You are witnesses of these things" (Lk 24:48) – brings out this close bond between Christian unity and evangelization. This was a major concern of the Edinburgh Conference, which marked the beginning of the modern ecumenical movement one hundred years ago. Today’s increasingly secularized society urgently requires a united witness to Jesus Christ grounded in a common profession of faith, as well as fraternal cooperation between separated Christians, dialogue and deeper reflection on the points of continuing divergence. During this Week I ask all of you to join me in praying for these intentions, in thanking God for the ecumenical progress made in the past year, and in asking that Christians of our time, by growing in unity, may offer an ever more convincing witness to the Risen Lord.

    I extend warm greetings to all the English-speaking pilgrims and visitors here today, especially to the groups from Sweden, South Korea and the United States of America. In this Week of Prayer for Christian Unity it is a particular joy to welcome the members of the Continuation Committee of Ecumenism in the Twenty-first Century. Upon all of you and your families I cordially invoke God’s abundant blessings.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Die Gebetswoche für die Einheit der Christen, die wir in diesen Tagen begehen, ruft uns dazu auf, nach dem Vorbild Christi den himmlischen Vater darum zu bitten, daß seine Kinder, die Getauften, alle eins seien, damit die Welt glaubt (vgl. Joh 17, 21). Das Gebet Jesu macht uns bewußt, daß wirkliche Einheit über unsere Kräfte hinausgeht und in erster Linie ein Geschenk Gottes ist. So sagt das Zweite Vatikanische Konzil, daß das „heilige Anliegen der Versöhnung aller Christen in der Einheit der einen und einzigen Kirche Christi die menschlichen Kräfte und Fähigkeiten übersteigt" (UR 24). Daher ist neben unserem Einsatz für brüderliche Beziehungen und für einen aufrichtigen Dialog, der bestehende Gegensätze zwischen Kirchen und kirchlichen Gemeinschaften zu klären und auszuräumen vermag, das vertrauensvolle und einmütige Gebet zum Herrn unerläßlich.

    In diesem Jahr ist die Gestaltung der Gebetswoche einer ökumenischen Gruppe aus Schottland anvertraut. Vor hundert Jahren fand in Edinburgh eine Weltmissionskonferenz statt, die ein besonderes Augenmerk auf den Zusammenhang zwischen der Einheit der Christen und dem Zeugnis für Christus richtete. Gerade gegenüber einer Welt, die Christus nicht kennt oder sich von ihm entfernt hat, braucht es eine glaubwürdige Verkündigung von geeinten, nicht zerstrittenen Zeugen. Die diesjährige Gebetswoche nimmt dieses Thema wieder auf, wenn sie sich unter das Wort Jesu stellt: „Ihr seid Zeugen dafür" (Lk 24, 48). Wie die Jünger gemeinsam in Jerusalem versammelt waren, als sie die Botschaft der Auferstehung Jesu vernahmen, so wollen auch wir, Christen aller Konfessionen, uns zusammenfinden, gemeinsam Gottes Wort hören und den Herrn um seinen Geist der Einheit und der Liebe bitten.

    Von Herzen heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher willkommen. Wenn das Verhältnis zu Gott recht ist, dann können auch die Beziehungen der Menschen untereinander recht sein. Helfen wir einander, den Weg zu Gott zu finden und die Freundschaft zu ihm immer weiter zu vertiefen. Gottes Geist geleite euch auf allen Wegen.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    Estamos celebrando estos días la Semana de Oración por la Unidad de los Cristianos, en la cual se nos invita a rezar pidiendo al Señor por la unidad de todos sus discípulos, puesto que ésta es ante todo un don que viene de Dios. El tema propuesto este año nos recuerda la exigencia de dar un testimonio común de Cristo, ya que la división de los cristianos dificulta el anuncio eficaz del Evangelio en el mundo. El movimiento ecuménico moderno se ha desarrollado de manera notable, hasta convertirse en el último siglo en un elemento importante en la vida de la Iglesia. A partir del Concilio Vaticano II, la Iglesia Católica ha establecido relaciones fraternas con todas las Iglesias de Oriente y las Comunidades eclesiales de Occidente, organizando con la mayor parte de ellas diálogos teológicos bilaterales, que han servido para alcanzar consensos sobre varias cuestiones, profundizando de esta manera los vínculos de comunión. Os pido a todos vuestra oración para superar las divergencias y promover el diálogo y la fraternidad, así como para que los cristianos de hoy puedan dar un nuevo testimonio común de fidelidad a Cristo.

    Saludo cordialmente a los fieles de lengua española aquí presentes, en particular, al grupo de la familia del Cardenal Rafael Merry del Val, a los peregrinos de Torrelodones, de Córdoba, y a los venidos de México, así como de otros países latinoamericanos. Os animo a todos a intensificar vuestra vida de oración y vuestra participación ferviente en la Eucaristía, para que unidos cada vez más a Cristo trabajéis en la Iglesia y en el mundo por la salvación y el bien de vuestros hermanos. Muchas gracias.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    Estamos a viver a Semana de Oração pela Unidade dos Cristãos que, este ano, nos convida a meditar nas palavras de Jesus ressuscitado aos seus discípulos: «Vós sois testemunhas de tudo isto». Mas, como poderá o mundo, que ainda não conhece o Senhor, dar crédito às palavras de testemunhas d’Ele divididas, se não mesmo contrapostas? Por isso é muito importante que os cristãos cresçam na profissão comum da fé e no testemunho concorde de Jesus Cristo. A Igreja Católica, sobretudo desde o Concílio Vaticano II, tem criado relações fraternas com todas as Igrejas do Oriente e as Comunidades Eclesiais do Ocidente, mantendo com a maior parte delas diálogos teológicos bilaterais que levaram a encontrar convergências ou mesmo consensos em vários pontos, aprofundando assim os vínculos de comunhão. Peço a oração de todos pela consolidação destas relações fraternas que levem a um fiel e concorde testemunho de Cristo.

    Amados peregrinos que, em português, professais a fé no único Senhor de todos os povos e línguas, as minhas cordiais saudações, com votos de serdes obreiros de paz, cooperação e unidade no meio dos vossos familiares e conterrâneos, colaborando com todos os cristãos por amor de Cristo. O seu Nome vos una! Em seu Nome, o Papa vos abençoa!



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua polacca

    Drodzy Polacy, Siostry i Bracia! Pozdrawiam serdecznie was tu obecnych, waszych bliskich i tych, którzy w Tygodniu Modlitw o Jedność Chrześcijan uczestniczą w nabożeństwach i modlitwie wspólnotowej wiernych różnych wyznań. Dziękujmy Bogu za wszelkie gesty, które wiodą nas ku jedności. Cieszmy się tym, co nas jednoczy: bliskością Jezusa, Jego Ewangelią, duchem miłości, dziedzictwem wiary. Zachęcam was, byście byli krzewicielami i świadkami pojednania.

    [Cari sorelle e fratelli, polacchi. Saluto cordialmente voi qui presenti, i vostri cari e tutti coloro che durante questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani partecipano alle celebrazioni e alla comune preghiera dei fedeli di diverse confessioni. Ringraziamo Dio per tutti i gesti che ci conducono verso l’unità. Ci rallegriamo per tutto ciò che ci unisce: la vicinanza di Gesù, la sua Parola, lo spirito di carità, il patrimonio della fede. Vi invito ad essere protagonisti e testimoni di riconciliazione.]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i partecipanti al pellegrinaggio promosso dalle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, in occasione dell’inaugurazione e benedizione della statua della loro Fondatrice, collocata presso le fondamenta della Basilica Vaticana. Cari amici, sull’esempio di santa Raffaella Maria, siate anche voi testimoni dell’amore misericordioso di Dio. Saluto con affetto i fedeli della parrocchia Santo Nome di Maria in Caserta, convenuti così numerosi in occasione del 25° anniversario di fondazione della loro comunità cristiana. Mentre vi ringrazio per la vostra visita, auspico che questa fausta ricorrenza susciti nuovo impulso per progredire nella fedele e generosa adesione a Cristo e alla Chiesa. Saluto la Pia Associazione del Sacro Cuore di Gesù in Trastevere, che in questi giorni ricorda con opportune iniziative l’80° anniversario della morte del Cardinale Rafael Merry del Val.

    Il mio pensiero va infine, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, che oggi vorrei esortare a tradurre in atteggiamenti concreti la preghiera per l’unità dei cristiani. Questi giorni di riflessione costituiscano per voi, cari giovani, un invito ad essere ovunque operatori di pace e di riconciliazione; per voi, cari ammalati, un momento propizio ad offrire le vostre sofferenze per una comunione dei cristiani sempre più piena; e per voi, cari sposi novelli, l’occasione per vivere ancor più la vostra vocazione speciale con un cuore solo ed un’anima sola.



    BENEDIZIONE DELLA STATUA DI SANTA RAFAELA MARÍA DEL SAGRADO CORAZÓN (PORRAS Y AYLLÓN)

    Prima di raggiungere l’Aula Paolo VI per l’Udienza Generale di questa mattina, il Santo Padre si è fermato in Via delle Fondamenta per benedire la statua di Santa Rafaela María del Sagrado Corazón (Porras y Ayllón), Fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù.

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    00 20/01/2010 16:07
    COMUNICATO DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA

    Giovedì 11 febbraio 2010, alle ore 10.30, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione della Santa Messa per gli Ammalati nella Basilica Vaticana, in occasione della Giornata Mondiale del Malato, e del 25° anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.

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    00 21/01/2010 15:53
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

    Em.mo Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova (Italia), Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    S.E. Mons. Javier Echevarría Rodríguez, Vescovo tit. di Cilibia, Prelato della Prelatura personale dell’Opus Dei.






    RINUNCE E NOMINE



    NOMINA DEL SOTTO-SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE

    Il Santo Padre ha nominato Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace l’Ill.ma Dott.ssa Flaminia Giovanelli, finora Aiutante di Studio nel medesimo Dicastero.



    NOMINE NEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI

    Il Santo Padre ha nominato Membri del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani l’Em.mo Card. Jean-Pierre Ricard, Arcivescovo di Bordeaux (Francia), e l’Ecc.mo Mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Antwerpen (Belgio).

    Il Papa ha inoltre nominato Consultore del medesimo Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani l’Ecc.mo Mons. Cyril Vasil’, Arcivescovo tit. di Tolemaide di Libia, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali.

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    00 21/01/2010 15:54
    PRESENTAZIONE DEGLI AGNELLI BENEDETTI NELLA FESTA LITURGICA DI SANT’AGNESE

    Alle ore 12.30 di oggi, nella Cappella Urbano VIII, vengono presentati al Papa due agnelli benedetti questa mattina, in occasione della memoria liturgica di Sant’Agnese, nell’omonima Basilica sulla via Nomentana. La lana di questi agnelli sarà utilizzata per confezionare i Pallii dei nuovi Arcivescovi Metropoliti.

    Il Pallio è un’insegna liturgica d’onore e di giurisdizione che viene indossata dal Papa e dagli Arcivescovi Metropoliti nelle loro Chiese e in quelle delle loro Province. E’ costituito da una fascia di lana bianca su cui spiccano sei croci di seta nera. Il rito dell’imposizione dei Pallii gli Arcivescovi Metropoliti è compiuto dal Santo Padre il 29 giugno, Solennità dei Santi Pietro e Paolo.

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    00 22/01/2010 15:56
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

    Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.



    RIUNIONE DEI CAPI DICASTERO DELLA CURIA ROMANA

    Alle ore 10 di questa mattina, nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto una riunione dei Capi Dicastero della Curia Romana.

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    00 23/01/2010 16:23
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

    Em.mo Card. Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Jozef Tomko, Presidente emerito del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali;

    Em.mo Card. Renato Raffaele Martino, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti;

    S.E. Mons. Francesco Monterisi, Arcivescovo tit. di Alba marittima, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura.








    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DEL VESCOVO DI ORIA (ITALIA)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Oria (Italia) il Rev.do Vincenzo Pisanello, del clero dell’arcidiocesi di Otranto, finora Vicario Episcopale per l’Amministrazione e Parroco dei Santi Pietro e Paolo in Galatina.

    Rev.do Vincenzo Pisanello

    Il Rev.do Vincenzo Pisanello è nato a Galatina (arcidiocesi di Otranto e provincia di Lecce), il 3 maggio 1959.

    Ha ottenuto la maturità scientifica presso il Liceo di Galatina. Alunno del Pontificio Seminario Romano Maggiore (1977), ha frequentato l’Università Gregoriana e presso l’Università Lateranense ha conseguito il Dottorato in Utroque iure.

    È stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1984 da S.E. Mons. Vincenzo Franco.

    Negli anni del suo ministero presbiterale ha svolto i seguenti incarichi: Animatore vocazionale presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore dal 1984 al 1987; Vicario Parrocchiale in Galatina dal 1987 al 1992; Parroco della Parrocchia di San Rocco in Galatina dal 1992 al 2008. Dal 1987 è Economo diocesano, Rettore della Chiesa "Madonna del Carmine" in Galatina dal 1990, dal 2004 Vicario Giudiziale e, dal 2008, Parroco della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo Apostoli, in Galatina.

    Inoltre è: Membro del Consiglio per gli Affari Economici diocesano, del Consiglio Episcopale, del Consiglio Presbiterale, del Consiglio Pastorale diocesano; Vicario Episcopale per l’attività amministrativa; Direttore del Servizio per l’edilizia di culto; Docente di Diritto Canonico presso l’Istituto diocesano di Scienze Religiose; Presidente del Collegio Revisori dei conti del Pontificio Seminario Regionale "Pio XI" di Molfetta e Membro del Consiglio di Amministrazione della Facoltà Teologica Pugliese di Bari.

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    00 23/01/2010 16:24
    MESSAGE OF THE HOLY FATHER BENEDICT XVI TO HIS HOLINESS IRENEJ, NEWLY-ELECTED PATRIARCH OF THE SERBIAN ORTHODOX CHURCH

    To His Holiness Irinej
    Archbishop of Peč
    Metropolitan of Belgrade Karlovci
    Patriarch of Serbia

    I was glad to learn of your election as Patriarch of the Serbian Orthodox Church and I pray that the Lord may grant you abundant gifts of grace and wisdom for the fulfilment of your high responsibilities in the service of the Church and the people entrusted to you.

    You succeed Patriarch Pavle, our brother of happy memory, who was a Pastor both fervent and esteemed, and who bequeathed to you a spiritual inheritance that is rich and profound. As a great pastor and spiritual father, he effectively guided the Church and maintained its unity in the face of many challenges. I feel bound to express my appreciation of his example of fidelity to the Lord and of his many gestures of openness towards the Catholic Church.

    I therefore pray that the Lord will grant Your Holiness the inner strength to consolidate the unity and spiritual growth of the Serbian Orthodox Church, as well as to build up the fraternal bonds with other Churches and ecclesial communities. Let me assure you of the closeness of the Catholic Church and of her commitment to the promotion of fraternal relations and theological dialogue, in order that those obstacles which still impede full communion between us may be overcome. May the Lord bless our common efforts in this regard, so that the disciples of Christ may again be united witnesses before the whole world to his salvific love.

    From the Vatican, 22 January 2010

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 23/01/2010 16:24
    LETTRE DU SAINT-PÈRE À SON EXCELLENCE M. RENÉ PRÉVAL, PRÉSIDENT DE LA RÉPUBLIQUE D’HAÏTI À LA SUITE DU SÉISME QUI A RAVAGE LE PAYS

    A Son Excellence Monsieur René Préval,
    Président de la République d’Haïti

    Ayant appris avec une immense tristesse le tremblement de terre qui vient de frapper tragiquement votre cher Pays, je tiens à assurer Votre Excellence de ma profonde sympathie et de ma prière fervente pour toutes les personnes touchées par cette effroyable catastrophe. Je demande à Dieu d’accueillir dans la paix de son Royaume tous ceux qui ont trouvé la mort dans le séisme et de donner consolation à leurs familles qui, souvent, n’ont pas pu donner une sépulture digne à leurs chers disparus. Je prie aussi pour que l’esprit de solidarité habite tous les cœurs et que le calme puisse demeurer dans les rues afin que l’aide généreuse qui arrive de tous les pays apporte un soulagement à tous et que les personnes qui, aujourd’hui, manquent de tout éprouvent le réconfort de savoir que toute la communauté internationale prend concrètement soin d’elles.

    J’apprécie vivement l’engagement de tous ceux qui, haïtiens et étrangers, parfois au péril de leur vie, mettent tout en œuvre pour rechercher et secourir les survivants et je les en remercie de tout cœur. Je tiens à assurer Votre Excellence que l’Église Catholique, à travers ses institutions, demeurera, au-delà de la vive émotion suscitée, aux côtés des personnes éprouvées par ce sinistre et que, à la mesure de ses forces, elle les aidera à se redonner les chances d’un avenir ouvert.

    En gage d’affection pour tous, j’accorde de grand cœur à l’ensemble de la population d’Haïti dans l’épreuve une particulière Bénédiction Apostolique.

    Du Vatican, le 16 janvier 2010

    BENEDICTUS PP. XVI







    LETTRE DU SAINT-PÈRE À SON EXCELLENCE MGR LOUIS KÉBREAU, ARCHEVÊQUE DE CAP-HAÏTIEN ET PRÉSIDENT DE LA CONFÉRENCE ÉPISCOPALE D’HAÏTI À LA SUITE DU SÉISME QUI A RAVAGE LE PAYS

    À Monseigneur Louis Kébreau,
    Archevêque de Cap-Haïtien et
    Président de la Conférence épiscopale d’Haïti

    Ayant appris avec une extrême tristesse le tremblement de terre qui vient de frapper si durement la capitale du Pays, je tiens à vous assurer, ainsi que tous les fidèles de l’Église qui est en Haïti, de ma très grande proximité spirituelle et de ma prière fervente pour toutes les personnes touchées par cette catastrophe. Je demande à Dieu d’accueillir dans la paix de son Royaume tous ceux qui ont trouvé la mort dans le séisme, en particulier Mgr Serge Miot, Archevêque de Port-au-Prince, qui a partagé le sort de tant de ses fidèles au nombre desquels figurent des prêtres, des personnes consacrées et des séminaristes. Dans ces heures sombres, j’invoque Notre-Dame du Perpétuel Secours afin qu’elle se fasse Mère de tendresse et qu’elle sache diriger les cœurs pour que la solidarité prenne le pas sur l’isolement et le chacun-pour-soi.

    Je salue la très rapide mobilisation de la communauté internationale, unanimement émue par le sort des Haïtiens, de même que celle de toute l’Église qui, à travers ses institutions, ne manquera pas d’apporter son concours au secours d’urgence et à la reconstruction patiente des zones dévastées.

    En gage d’affection et de réconfort spirituel, j’accorde de grand cœur à tous les pasteurs et fidèles de l’Église en Haïti qui sont dans l’épreuve une particulière Bénédiction Apostolique.

    Du Vatican, le 16 janvier 2010

    BENEDICTUS PP. X

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    00 23/01/2010 16:25
    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA 44a GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI


    "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola". Questo il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la 44a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (16 maggio 2010).

    Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre:



    Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale:
    i nuovi media al servizio della Parola

    Cari fratelli e sorelle,

    il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali - "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola" -, si inserisce felicemente nel cammino dell'Anno sacerdotale, e pone in primo piano la riflessione su un ambito pastorale vasto e delicato come quello della comunicazione e del mondo digitale, nel quale vengono offerte al Sacerdote nuove possibilità di esercitare il proprio servizio alla Parola e della Parola. I moderni mezzi di comunicazione sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio, ma la loro recente e pervasiva diffusione e il loro notevole influsso ne rendono sempre più importante ed utile l'uso nel ministero sacerdotale.

    Compito primario del Sacerdote è quello di annunciare Cristo, la Parola di Dio fatta carne, e comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i Sacramenti. Convocata dalla Parola, la Chiesa si pone come segno e strumento della comunione che Dio realizza con l'uomo e che ogni Sacerdote è chiamato a edificare in Lui e con Lui. Sta qui l'altissima dignità e bellezza della missione sacerdotale, in cui viene ad attuarsi in maniera privilegiata quanto afferma l'apostolo Paolo: "Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso ... Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?" (Rm 10,11.13-15).

    Per dare risposte adeguate a queste domande all'interno dei grandi cambiamenti culturali, particolarmente avvertiti nel mondo giovanile, le vie di comunicazione aperte dalle conquiste tecnologiche sono ormai uno strumento indispensabile. Infatti, il mondo digitale, ponendo a disposizione mezzi che consentono una capacità di espressione pressoché illimitata, apre notevoli prospettive ed attualizzazioni all'esortazione paolina: "Guai a me se non annuncio il Vangelo!" (1 Cor 9,16). Con la loro diffusione, pertanto, la responsabilità dell'annuncio non solo aumenta, ma si fa più impellente e reclama un impegno più motivato ed efficace. Al riguardo, il Sacerdote viene a trovarsi come all'inizio di una "storia nuova", perché, quanto più le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre più intense e il mondo digitale amplierà i suoi confini, tanto più egli sarà chiamato a occuparsene pastoralmente, moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola.

    Tuttavia, la diffusa multimedialità e la variegata "tastiera di funzioni" della medesima comunicazione possono comportare il rischio di un'utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di rendersi presente, e di considerare erroneamente il web solo come uno spazio da occupare. Ai Presbiteri, invece, è richiesta la capacità di essere presenti nel mondo digitale nella costante fedeltà al messaggio evangelico, per esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità che si esprimono ormai, sempre più spesso, attraverso le tante "voci" scaturite dal mondo digitale, ed annunciare il Vangelo avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali, dell'apporto di quella nuova generazione di audiovisivi (foto, video, animazioni, blog, siti web), che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l'evangelizzazione e la catechesi.

    Attraverso i moderni mezzi di comunicazione, il Sacerdote potrà far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando l'uso opportuno e competente di tali strumenti, acquisito anche nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il Signore. Più che la mano dell'operatore dei media, il Presbitero nell'impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un'anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all'ininterrotto flusso comunicativo della "rete".

    Anche nel mondo digitale deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale. La pastorale nel mondo digitale, infatti, deve poter mostrare agli uomini del nostro tempo, e all'umanità smarrita di oggi, che "Dio è vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda" (Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana per la presentazione degli auguri natalizi: L'Osservatore Romano, 21-22 dicembre 2009, p. 6).

    Chi meglio di un uomo di Dio può sviluppare e mettere in pratica, attraverso le proprie competenze nell'ambito dei nuovi mezzi digitali, una pastorale che renda vivo e attuale Dio nella realtà di oggi e presenti la sapienza religiosa del passato come ricchezza cui attingere per vivere degnamente l'oggi e costruire adeguatamente il futuro? Compito di chi, da consacrato, opera nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l'attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo nostro tempo "digitale" i segni necessari per riconoscere il Signore; donando l'opportunità di educarsi all'attesa e alla speranza e di accostarsi alla Parola di Dio, che salva e favorisce lo sviluppo umano integrale. Questa potrà così prendere il largo tra gli innumerevoli crocevia creati dal fitto intreccio delle autostrade che solcano il cyberspazio e affermare il diritto di cittadinanza di Dio in ogni epoca, affinché, attraverso le nuove forme di comunicazione, Egli possa avanzare lungo le vie delle città e fermarsi davanti alle soglie delle case e dei cuori per dire ancora: "Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3,20).

    Nel Messaggio dello scorso anno ho incoraggiato i responsabili dei processi comunicativi a promuovere una cultura di rispetto per la dignità e il valore della persona umana. E' questa una delle strade nelle quali la Chiesa è chiamata ad esercitare una "diaconia della cultura" nell'odierno "continente digitale". Con il Vangelo nelle mani e nel cuore, occorre ribadire che è tempo anche di continuare a preparare cammini che conducono alla Parola di Dio, senza trascurare di dedicare un'attenzione particolare a chi si trova nella condizione di ricerca, anzi procurando di tenerla desta come primo passo dell'evangelizzazione. Una pastorale nel mondo digitale, infatti, è chiamata a tener conto anche di quanti non credono, sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche, dal momento che i nuovi mezzi consentono di entrare in contatto con credenti di ogni religione, con non credenti e persone di ogni cultura. Come il profeta Isaia arrivò a immaginare una casa di preghiera per tutti i popoli (cfr Is 56,7), è forse possibile ipotizzare che il web possa fare spazio - come il "cortile dei gentili" del Tempio di Gerusalemme - anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto?

    Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, nella sua dimensione complessiva, tutto il mondo digitale rappresentano una grande risorsa per l'umanità nel suo insieme e per l'uomo nella singolarità del suo essere e uno stimolo per il confronto e il dialogo. Ma essi si pongono, altresì, come una grande opportunità per i credenti. Nessuna strada, infatti, può e deve essere preclusa a chi, nel nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all'uomo. I nuovi media, pertanto, offrono innanzitutto ai Presbiteri prospettive sempre nuove e pastoralmente sconfinate, che li sollecitano a valorizzare la dimensione universale della Chiesa, per una comunione vasta e concreta; ad essere testimoni, nel mondo d'oggi, della vita sempre nuova, generata dall'ascolto del Vangelo di Gesù, il Figlio eterno venuto fra noi per salvarci. Non bisogna dimenticare, però, che la fecondità del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione.

    A voi, carissimi Sacerdoti, rinnovo l'invito a cogliere con saggezza le singolari opportunità offerte dalla moderna comunicazione. Il Signore vi renda annunciatori appassionati della buona novella anche nella nuova "agorà" posta in essere dagli attuali mezzi di comunicazione.

    Con tali voti, invoco su di voi la protezione della Madre di Dio e del Santo Curato d'Ars e con affetto imparto a ciascuno la Benedizione Apostolica.



    Dal Vaticano, 24 gennaio 2010, Festa di San Francesco di Sales.

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 24/01/2010 15:54
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Tra le letture bibliche dell’odierna liturgia vi è il celebre testo della Prima Lettera ai Corinzi in cui san Paolo paragona la Chiesa al corpo umano. Così scrive l’Apostolo: "Come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito" (1 Cor 12,12-13). La Chiesa è concepita come il corpo, di cui Cristo è il capo, e forma con Lui un tutt’uno. Tuttavia ciò che all’Apostolo preme comunicare è l’idea dell’unità nella molteplicità dei carismi, che sono i doni dello Spirito Santo. Grazie ad essi, la Chiesa si presenta come un organismo ricco e vitale, non uniforme, frutto dell’unico Spirito che conduce tutti ad unità profonda, assumendo le diversità senza abolirle e realizzando un insieme armonioso. Essa prolunga nella storia la presenza del Signore risorto, in particolare mediante i Sacramenti, la Parola di Dio, i carismi e i ministeri distribuiti nella comunità. Perciò, è proprio in Cristo e nello Spirito che la Chiesa è una e santa, cioè un’intima comunione che trascende le capacità umane e le sostiene.

    Mi piace sottolineare questo aspetto mentre stiamo vivendo la "Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani", che si concluderà domani, festa della Conversione di San Paolo. Secondo la tradizione, nel pomeriggio celebrerò i Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, con la partecipazione dei Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma. Invocheremo da Dio il dono della piena unità di tutti i discepoli di Cristo e, in particolare, secondo il tema di quest’anno, rinnoveremo l’impegno di essere insieme testimoni del Signore crocifisso e risorto (cfr Lc 24,48). La comunione dei cristiani, infatti, rende più credibile ed efficace l’annuncio del Vangelo, come affermò lo stesso Gesù pregando il Padre alla vigilia della sua morte: "Che siano una sola cosa … perché il mondo creda" (Gv 17,21).

    Infine, cari amici, desidero ricordare la figura di san Francesco di Sales, la cui memoria liturgica ricorre il 24 gennaio. Nato in Savoia nel 1567, egli studiò il diritto a Padova e a Parigi e, chiamato dal Signore, divenne sacerdote. Si dedicò con grande frutto alla predicazione e alla formazione spirituale dei fedeli, insegnando che la chiamata alla santità è per tutti e che ciascuno – come dice san Paolo con il paragone del corpo – ha il suo posto nella Chiesa. San Francesco di Sales è patrono dei giornalisti e della stampa cattolica. Alla sua spirituale assistenza affido il Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che firmo ogni anno in questa occasione e che ieri è stato presentato in Vaticano.

    La Vergine Maria, Madre della Chiesa, ci ottenga di progredire sempre nella comunione, per trasmettere la bellezza di essere una cosa sola nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.



    DOPO L’ANGELUS

    Ieri, a Barcellona, è stato proclamato Beato José Samsó i Elías, sacerdote e martire catalano, ucciso durante la guerra civile. Da vero testimone di Cristo, morì perdonando i suoi persecutori. Per i sacerdoti, specialmente per i parroci, egli costituisce un modello di dedizione alla catechesi e alla carità verso i poveri.

    En ce dimanche de la Semaine de prière pour l’unité des chrétiens, je salue avec joie les pèlerins francophones. Prenant la comparaison du corps humain, saint Paul met en lumière la solidarité qui doit exister entre tous les membres du Corps du Christ, l’Église. Chacun est donc invité à mettre en valeur les dons qu’il a reçus de l’Esprit en vue de la construction de ce Corps. Dieu veut que nous le servions dans l’unité de la foi. Demandons ardemment au Christ de faire à son Église le don de cette unité ! Que la Vierge Marie aide chacun et chacune sur ce chemin! Bon dimanche et bonne semaine à tous !

    I am pleased to welcome all the English-speaking pilgrims to this Angelus. In today’s liturgy, Jesus tells us plainly that he has been anointed "to preach good news to the poor" (Lk 4:18). Indeed, it is the poor whom God has chosen to be rich in faith and heirs of His kingdom (cf. Jas 2:5). Dear brothers and sisters, may those in need take courage from the Good News, and may all of us be generous with God’s gifts to us (cf. Mk 4:24).

    An diesem Sonntag in der Weltgebetswoche für die Einheit der Christen grüße ich die deutschsprachigen Pilger hier auf dem Petersplatz. Durch die Taufe sind wir alle zu Gliedern an dem einen Leib Christi geworden und dazu berufen, als Gemeinschaft in der Welt gleichsam das Wirken seines Geistes zu verkörpern. Die Menschen schauen auf uns Christen, und sie erwarten zu Recht viel von uns. Christus hat uns nämlich gesandt, seine frohe Botschaft zu verkünden und durch unser Leben Zeugnis von seiner Liebe zu geben. Gott stärke uns und alle, die an Christus glauben, auf diesem Weg!

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, en particular a los grupos de las parroquias de San Lorenzo, de Burgos, San Juan, de Barbalos, y San Martín, de Valladolid. Deseo recordar que se celebró ayer en Mataró la beatificación del Siervo de Dios Josep Samsó i Elias, sacerdote que destacó por su caridad y su celo apostólico. En su martirio, entregó generosamente su vida al Señor entre palabras y gestos de perdón y misericordia. Que en este Año Sacerdotal, su ejemplo sirva de estímulo a los presbíteros en el solícito ejercicio de su ministerio pastoral y anime a los fieles a dar en todo momento un testimonio valiente y convencido de su fe. Que el nou Beat Josep Samsò i Elias us beneeixi i us protegeixi. Feliç diumenge. Muchas gracias y feliz domingo.

    Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków. W Tygodniu Modlitw o Jedność Chrześcijan, Chrystus Pan raz jeszcze modli się za nas: „Aby wszyscy stanowili jedno" (J 17,21). I my prośmy o ten upragniony Boży dar. Niech Kościół i inne Wspólnoty zjednoczy duch wiary, cywilizacja życia, pokoju i miłości. Pragnąc komunii wierzących, budujmy naszą codzienność na Chrystusie i Jego Ewangelii. Życzę wszystkim dobrej niedzieli.

    [Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Cristo Signore ancora una volta prega per noi: "Perché tutti siano una sola cosa" (Gv 17, 21). Preghiamo anche noi per ottenere questo desiderato dono di Dio. La Chiesa e le altre Comunità siano unite dallo spirito di fede, dalla civiltà della vita, della pace e dell’amore. Nutrendo il desiderio della comunione di coloro che credono, edifichiamo la nostra quotidianità su Cristo e sul Suo Vangelo. A tutti auguro una buona domenica.]

    Infine saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i ragazzi della Diocesi di Milano, che a Pentecoste faranno la professione di fede, e quelli della parrocchia di San Romano in Roma, che si preparano alla Cresima; come pure i fedeli di Avellino, Gubbio e Cecchina, e il gruppo della Banca di Piacenza. Rivolgo uno speciale saluto alle famiglie del Movimento dell’Amore Familiare e a quanti questa notte hanno vegliato nella chiesa di San Gregorio VII pregando per soluzioni giuste e pacifiche dei problemi dell’immigrazione. A tutti auguro una buona domenica.

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    00 25/01/2010 16:08
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster

    con gli Ausiliari:

    S.E. Mons. George Stack, Vescovo tit. di Gemelle di Numidia,

    S.E. Mons. Alan Stephen Hopes, Vescovo tit. di Cuncacestre,

    S.E. Mons. John Arnold, Vescovo tit. di Lindisfarna;

    S.E. Mons. Declan Ronan Lang,Vescovo di Clifton;

    S.E. Mons. Brian Michael Noble, Vescovo di Shrewsbury

    con il Vescovo Coadiutore: S.E. Mons. Mark Davies;

    S.E. Mons. Peter Smith, Arcivescovo di Cardiff;

    S.E. Mons. Thomas Matthew Burns, S.M., Vescovo di Menevia.









    RINUNCE E NOMINE



    NOMINA DELL’AUSILIARE DI BLANTYRE (MALAWI)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Ausiliare dell’Arcidiocesi di Blantyre (Malawi) il Rev.do Montfort Stima, Vicario Generale della medesima Arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Puppi.

    Rev.do Montfort Stima

    Il Rev. do Montfort Stima è nato il 27 dicembre 1957 a Neno (Blantyre). Ha svolto gli studi primari a Neno e quelli secondari presso il Seminario arcidiocesano Pio XII di Blantyre. Ha completato gli studi di Filosofia al Seminario nazionale di Kachebere e quelli di Teologia al Seminario Nazionale di Zomba.

    È stato ordinato sacerdote il 3 agosto 1986 ed incardinato nell’Arcidiocesi di Blantyre.

    Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1986-1988: Vicario parrocchiale a Namlenga; 1988 1990: Parroco di Kadikira; 1990-1994: Parroco di St. Pius a Blantyre; 1994-1998: Studi per la Licenza in Teologia Pastorale presso la Gonzaga University (Seattle, U.S.A.); 1998-2001: Rettore del Seminario Minore arcidiocesano; 2001-2005: Parroco di Njuli e Parroco della Cattedrale di Blantyre; dal 2005: Vicario Generale di Blantyre.

    È stato anche Direttore dell’Ufficio Pastorale Arcidiocesano e di quello per la Catechesi.



    NOMINA DI MEMBRI DEL SUPREMO TRIBUNALE DELLA SEGNATURA APOSTOLICA

    Il Papa ha nominato Membri del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica l'Em.mo Card. Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e gli Ecc.mi: Mons. Velasio De Paolis, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, Mons. Stanislav Zvolenský, Arcivescovo di Bratislava, Mons. Filippo Iannone, Vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, Mons. Fernando José Monteiro Guimarães, Vescovo di Garanhuns, Mons. Ryszard Kasyna, Vescovo titolare di Dices ed Ausiliare di Gdańsk.



    NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN CAMERUN E IN GUINEA EQUATORIALE

    Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Camerun e in Guinea Equatoriale il Rev.do Mons. Piero Pioppo, finora Consigliere di Nunziatura e Prelato dell'Istituto per le Opere di Religione, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Torcello, con dignità di Arcivescovo.

    Rev.do Mons. Piero Pioppo

    È nato a Savona il 29 settembre 1960.

    È stato ordinato Sacerdote il 29 giugno 1985.

    Si è incardinato ad Acqui Terme.

    È laureato in Teologia Dogmatica.

    Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1993, ha prestato la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie in Corea, Cile e presso la Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.

    È stato nominato Prelato dell'Istituto per le Opere di Religione, il 7 luglio 2006.

    Conosce il francese, l’inglese e lo spagnolo.











    DALLE CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE

    Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Arcivescovile Maggiore Siro-Malankarese, dopo aver debitamente consultato la Santa Sede, ha adottato i seguenti provvedimenti ed ha proceduto, col previo Assenso del Santo Padre, alle elezioni episcopali sotto riportate:



    - erezione della nuova Eparchia di Pathanamthitta e designazione del primo Vescovo nella persona di S.E. Mons. Yoohanon Mar Chrysostom Kalloe, trasferendolo dall'Eparchia di Marthandom;

    - elezione del Vescovo eparchiale di Marthandom nella persona del Rev.do K.M. Vincent Kulapuravilai;

    - erezione della nuova Eparchia di Puthur e designazione del primo Vescovo nella persona di S.E. Mons. Geevarghese Mar Divannasios Ottathengil, trasferendolo dall'Eparchia di Battery;

    - designazione del Vescovo eparchiale di Battery nella persona di S.E. Mons. Joseph Mar Thomas Konnath, trasferendolo dall'Ufficio di Ausiliare di Trivandrum e Visitatore Apostolico per l'America Settentrionale e l'Europa e dalla Sede Titolare di Sicilibba;

    - elezione del nuovo Vescovo Ausiliare dell'Arcieparchia di Trivandrum nella persona del Rev.do Samuel Kattukallil, al quale è stata assegnata la sede titolare vescovile di Tamalluma;

    - elezione del Vescovo Ausiliare dell'Arcieparchia di Tiruvalla nella persona del Rev.do Stephen Thottathil, al quale è stata assegnata la sede titolare vescovile di Sozopoli di Emimonto;

    - elezione del Vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore Siro-Malankarese nella persona del Rev.do Anthony Valiyavilayil, OIC, al quale è stata assegnata la sede titolare vescovile di Igilgili.

    S.E. Mons. K. M. Vincent Kulapuravilai,

    Vescovo eletto dell’Eparchia di Marthandom

    S.E. Mons. Vincent Kulapuravilai è nato il 22 gennaio 1964 ad Anakkarai, nel distretto di Kanyakumari, (Tamilnadu).

    È stato ordinato sacerdote il 2 gennaio 1991 per l'Eparchia di Marthandom.

    Ha conseguito un master in storia, il baccalaureato in scienze dell’educazione, la licenza e il dottorato in teologia dogmatica presso l’Università Gregoriana. Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato vice parroco e parroco in varie comunità ecclesiali, Vicario di distretto e protopresbitero, Direttore dell’ufficio catechistico e Direttore diocesano del Malankara Catholic Youth Movement. Attualmente è professore al St. Mary’s Malankara Major Seminary.

    S.E. Mons. Samuel Kattukallil, Vescovo titolare eletto di Tamalluma,

    Ausiliare dell’Arcieparchia di Trivandrum

    S.E. Mons. Samuel Kattukallil è nato a Kadammanitta nel Distretto di Pathanamthitta, Kerala, il 13 maggio 1952. Dopo aver frequentato il Seminario di St. Joseph’s ad Alwaye, è stato ordinato sacerdote per l’Arcieparchia di Trivandrum il 22 dicembre 1978.

    Si è laureato in Letteratura Malayalam presso la Kerala University; è stato Preside del Mar Ivanios College, Vice Rettore del Seminario Minore, parroco di Anchal, Coordinatore di varie opere pastorali. Attualmente è Sincello dell’Arcieparchia di Trivandrum.

    S.E. Mons. Stephen Thottathil , Vescovo titolare eletto di Sozopoli di Emimonto,

    Ausiliare dell’Arcieparchia di Tiruvalla

    S.E. Mons. Stephen Thottathil è nato a Ranni, nell’Arcieparchia di Tiruvalla, il 9 maggio del 1952. Ha frequentato il Seminario Minore di Tiruvalla e il "Papal Seminary" di Pune. Ha conseguito il dottorato in teologia morale all’Accademia Alfonsiana di Roma.

    È stato ordinato sacerdote il 27 aprile 1979.

    Ha ricoperto i seguenti incarichi: Segretario del Vescovo; Parroco in diverse comunità ecclesiali; Docente; Direttore diocesano della pastorale giovanile; Coordinatore della Comunità Malankarese a Delhi; Direttore del "Pushpagiri Hospital and Medical College"; Cappellano nazionale della "St. Vincent Paul Society"; Rettore del "St. Mary’s Malankara Major Seminary" di Trivandrum; Amministratore eparchiale di Tiruvalla e Protosincello di Tiruvalla. Attualmente è professore di teologia morale e decano di teologia al Malankara Seminary.

    S.E. Mons. Anthony Valiyavilayil, Vescovo titolare eletto di Igilgili,

    Vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore Siro-Malankarese

    S.E. Mons. Anthony Valiyavilayil è nato il 21 novembre 1955 ad Adoor, nell’Arcieparchia di Trivandrum. È un religioso appartenente all’Order of the Imitation of Christ. Ha emesso la professione solenne il 9 dicembre 1980.

    È stato ordinato sacerdote il 27 dicembre 1980.

    Ha conseguito la licenza e il dottorato in diritto canonico orientale nel 1993.

    Ha ricoperto i seguenti incarichi: Superiore di vari conventi; Direttore dello school boarding, a Kottayam; Maestro del Postulandato; Economo; Cappellano e Parroco; Professore nel St. Mary’s Malankara Major Seminary di Trivandrum e in vari Seminari Maggiori; Consigliere Generale della sua Congregazione e Postulatore della causa di beatificazione di Mar Ivanios dal 2004. Attualmente è Cancelliere della Curia Arcivescovile Maggiore della Chiesa Siro-Malankarese.

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