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    00 06/01/2010 23:14
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Al termine della Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Celebriamo oggi la grande festa dell’Epifania, il mistero della Manifestazione del Signore a tutte le genti, rappresentate dai Magi, venuti dall’Oriente per adorare il Re dei Giudei (cfr Mt 2,1-2). L’evangelista Matteo, che racconta l’avvenimento, sottolinea come essi arrivarono fino a Gerusalemme seguendo una stella, avvistata nel suo sorgere e interpretata quale segno della nascita del Re annunciato dai profeti, cioé del Messia. Giunti, però, a Gerusalemme, i Magi ebbero bisogno delle indicazioni dei sacerdoti e degli scribi per conoscere esattamente il luogo in cui recarsi, cioè Betlemme, la città di Davide (cfr Mt 2,5-6; Mic 5,1). La stella e le Sacre Scritture furono le due luci che guidarono il cammino dei Magi, i quali ci appaiono come modelli degli autentici cercatori della verità.

    Essi erano dei sapienti, che scrutavano gli astri e conoscevano la storia dei popoli. Erano uomini di scienza in un senso ampio, che osservavano il cosmo ritenendolo quasi un grande libro pieno di segni e di messaggi divini per l’uomo. Il loro sapere, pertanto, lungi dal ritenersi autosufficiente, era aperto ad ulteriori rivelazioni ed appelli divini. Infatti, non si vergognano di chiedere istruzioni ai capi religiosi dei Giudei. Avrebbero potuto dire: facciamo da soli, non abbiamo bisogno di nessuno, evitando, secondo la nostra mentalità odierna, ogni "contaminazione" tra la scienza e la Parola di Dio. Invece i Magi ascoltano le profezie e le accolgono; e, appena si rimettono in cammino verso Betlemme, vedono nuovamente la stella, quasi a conferma di una perfetta armonia tra la ricerca umana e la Verità divina, un’armonia che riempì di gioia i loro cuori di autentici sapienti (cfr Mt 2,10). Il culmine del loro itinerario di ricerca fu quando si trovarono davanti "il bambino con Maria sua madre" (Mt 2,11). Dice il Vangelo che "prostratisi lo adorarono". Avrebbero potuto rimanere delusi, anzi, scandalizzati. Invece, da veri sapienti, sono aperti al mistero che si manifesta in maniera sorprendente; e con i loro doni simbolici dimostrano di riconoscere in Gesù il Re e il Figlio di Dio. Proprio in quel gesto si compiono gli oracoli messianici che annunciano l’omaggio delle nazioni al Dio d’Israele.

    Un ultimo particolare conferma, nei Magi, l’unità tra intelligenza e fede: è il fatto che "avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese" (Mt 2,12). Sarebbe stato naturale ritornare a Gerusalemme, nel palazzo di Erode e nel Tempio, per dare risonanza alla loro scoperta. Invece, i Magi, che hanno scelto come loro sovrano il Bambino, la custodiscono nel nascondimento, secondo lo stile di Maria, o meglio, di Dio stesso e, così come erano apparsi, scompaiono nel silenzio, appagati, ma anche cambiati dall’incontro con la Verità. Avevano scoperto un nuovo volto di Dio, una nuova regalità: quella dell’amore. Ci aiuti la Vergine Maria, modello di vera sapienza, ad essere autentici ricercatori della verità di Dio, capaci di vivere sempre la profonda sintonia che c’è tra ragione e fede, scienza e rivelazione.



    DOPO L’ANGELUS

    Sono lieto di indirizzare il mio augurio più cordiale ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che celebrano domani il santo Natale. Il mistero di luce sia fonte di gioia e di pace per ogni famiglia e comunità.

    Nella solennità dell’Epifania ricorre la Giornata Missionaria dei Bambini, con il motto "I bambini aiutano i bambini". Promossa dal Venerabile Papa Pio XII nel 1950, questa iniziativa educa i bambini a formarsi una mentalità aperta al mondo e ad essere solidali con i loro coetanei più disagiati. Saluto con affetto tutti i piccoli missionari presenti nei cinque continenti e li incoraggio ad essere sempre testimoni di Gesù e annunciatori del suo Vangelo.

    En ce jour de l’Épiphanie, la prière de l’Angélus me donne la joie de saluer les pèlerins francophones et particulièrement nos frères chrétiens d’Orient. Comme les Mages guidés par l’étoile nous sommes invités à marcher vers la lumière de Dieu. En venant adorer l’Enfant de Bethléem, acceptons de nous faire humbles et pauvres. Il indique à tous les hommes de bonne volonté un chemin pour les rassembler dans l’unité et la fraternité. à la suite des Mages et avec la Vierge Marie sachons accueillir Dieu qui s’est rendu visible à nos yeux et marchons avec joie vers la clarté de son aurore !

    I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus. Today we celebrate the solemnity of the Epiphany of our Lord. As the wise men of old followed a star and knelt before the Christ child, we too are called to welcome him who today reveals the loving face of God to the nations. May the example of the wise men encourage us to give our very best to God and to our neighbours. Upon each of you and your loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings!

    Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache. Als die Sterndeuter aus dem Osten das Jesuskind und Maria, seine Mutter, fanden, fielen sie vor ihm nieder und beteten ihn an (vgl. Mt 2,11). Wie sie sollen auch wir uns in tiefer Anbetung vor dem Herrn, unserem Schöpfer, niederwerfen und ihm allein dienen. Mit unserem Lob und Dank bringen wir dem menschgewordenen Sohn Gottes uns selber als geistige Opfergabe dar, indem wir unser Leben in Glaube, Hoffnung und Liebe auf ihn ausrichten. Die Freude des neugeborenen Erlösers erfülle euch und eure Familien!

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana. La Iglesia celebra hoy la solemnidad de la Epifanía del Señor, la manifestación del Mesías a todos los pueblos. San Mateo nos narra en su evangelio como unos personajes, venidos de Oriente, son guiados por una estrella hasta Belén y, adorando al Niño Jesús, le reconocen como el único Salvador del Mundo. Queridos hermanos, os invito a imitar la obediencia de estos Magos que, gracias a su docilidad a la acción providente de Dios, pudieron recibir la luz sin ocaso: Cristo, el Señor. Feliz fiesta de la Epifanía. Muchas gracias.

    Serdecznie pozdrawiam Polaków. Dzisiejsza uroczystość przypomina nam, że Bóg objawił się światu w swoim Synu, odpowiedział na ludzkie pytania o sens i cel życia. Jak Mędrcom, którzy Go szukali wskazał drogę swoim światłem, tak nas prowadzi drogą wiary. Pozwala się znaleźć tym, którzy Go szukają, daje dowody swej obecności. Bądźmy Jego świadkami!

    [Saluto cordialmente i Polacchi. La solennità odierna ci fa ricordare che Dio si è rivelato nel Suo Figlio, ha risposto alle domande dell’uomo sul senso e sullo scopo della vita. Come ai Magi, i quali Lo hanno cercato, ha mostrato la strada con la sua luce, così conduce noi sulla via della fede. Dio permette di essere trovato da tutti coloro che lo cercano, dando conferma della sua presenza. Perciò siamone testimoni!]

    Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani del Movimento "Tra Noi" e i partecipanti al consueto corteo storico-folcloristico, ispirato quest’anno alle tradizioni delle città di Alatri, Fiuggi e Vico nel Lazio. Mentre rivolgo un pensiero affettuoso ai bambini di Roma, auguro a tutti una buona festa dell’Epifania.

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    00 06/01/2010 23:14
    RINUNCE E NOMINE


    RINUNCIA DELL’ORDINARIO PER GLI ARMENI CATTOLICI DELL'EUROPA ORIENTALE E NOMINA DELL’AMMINISTRATORE APOSTOLICO SEDE VACANTE ET AD NUTUM SANCTAE SEDIS

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accolto le dimissioni dì S.E. Mons. Nechan Karakéhéyan dall’ufficio di Ordinario per gli Armeni Cattolici dell'Europa Orientale ed ha nominato Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis del medesimo Ordinariato il Rev.do Padre Vahan Ohanian, dell'Ordine Mechitarista.

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    00 07/01/2010 22:55
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Signor Kenan Gürsoy, Ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

    Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

    Em.mo Card. Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

    Carabinieri della Compagnia Roma San Pietro.







    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DEL COADIUTORE DI COROATÁ (BRASILE)

    In data di ieri, 6 gennaio, il Santo Padre ha nominato Vescovo Coadiutore di Coroatá (Brasile) S.E. Mons. Sebastião Bandeira Coêlho, finora Vescovo titolare di Tubursico e Ausiliare di Manaus.

    S.E. Mons. Sebastião Bandeira Coêlho
    S.E. Mons. Sebastião Bandeira Coêlho è nato il 31 gennaio 1959 a Riachão, nella diocesi di Balsas (Brasile). Ha frequentato i corsi di primo grado nel suo paese natale, quelli di secondo grado presso il Collegio S. Pio X a Balsas e i corsi di Filosofia e Teologia presso il Seminario Arcidiocesano di Fortaleza. Ha conseguito la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma.

    È stato ordinato sacerdote, per la diocesi di Balsas, il 28 luglio 1984. Ha esercitato il ministero prima nel Seminario Minore e poi nel Seminario Maggiore di Balsas. È stato poi Parroco a Fortaleza dos Nogueiras, Vicario Generale della diocesi di Balsas, Responsabile della Pastorale Familiare e della Pastorale Vocazionale. Nello stesso tempo, ha collaborato pastoralmente in tre quartieri della città di Balsas. È stato nominato, quindi, Rettore del Seminario diocesano, situato nella città di São Luís do Maranhão, ed anche Professore di Teologia e Coordinatore dei corsi di Teologia dell’Istituto di Studi Superiori del Maranhão (IESM).

    Eletto Vescovo titolare di Tubursico e Ausiliare dell’Arcidiocesi di Manaus il 22 dicembre 2004, è stato consacrato il 12 marzo successivo.

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    00 07/01/2010 22:56
    UDIENZA ALL’ARMA DEI CARABINIERI DELLA COMPAGNIA ROMA SAN PIETRO

    Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Papa riceve in Udienza i Carabinieri della Compagnia Roma San Pietro.
    Pubblichiamo di seguito il saluto che il Santo Padre rivolge ai presenti nel corso dell’Incontro:


    SALUTO DEL SANTO PADRE

    Venerato Fratello,
    Signor Comandante Generale,
    Signori Generali,
    Signor Comandante e cari Carabinieri
    della Compagnia Roma San Pietro!

    Sono lieto di accogliervi e di rivolgere a ciascuno il mio cordiale benvenuto. Saluto l’Arcivescovo Mons. Vincenzo Pelvi, Ordinario Militare per l’Italia, e il Comandate Generale dell’Arma dei Carabinieri, Signor Generale Leonardo Gallitelli, ringraziandolo per le cortesi espressioni che mi ha indirizzato a nome dei presenti. Con loro saluto gli altri Signori Generali e Ufficiali, il Comandante Provinciale dell’Arma, Signor Generale Vittorio Tomasone, e il Comandante della Compagnia San Pietro, Capitano Gabriele De Pascalis. A tutti il mio grazie, in particolare a voi, cari Carabinieri, per la diligente opera che svolgete con la presenza vigile e discreta attorno al Vaticano.

    Il vostro impegno contribuisce a dare sicurezza e serenità ai pellegrini e ai visitatori che giungono presso il centro della fede cattolica e permette loro il necessario raccoglimento spirituale nella visita alla Tomba dell’apostolo Pietro e alla Basilica che la racchiude. Crea, inoltre, il clima favorevole per l’incontro con il Successore di Pietro, cui Cristo ha affidato il compito di confermare i fratelli nella fede (cfr Lc 22,31). Come suggerisce il maestoso colonnato del Bernini, la casa di Pietro è sempre aperta per accogliere, in un ideale abbraccio, i credenti e tutti gli uomini di buona volontà, che dal Magistero dei Pontefici romani ricevono luce e incoraggiamento per crescere nella fede e diventare costruttori di pace e di serena e civile convivenza. Di questo pacifico e intenso convenire di persone diverse per età, origine e cultura, voi siete testimoni, tutori e garanti, silenziosi e diligenti, ma pur tanto necessari e preziosi.

    Anche le Feste Natalizie, da poco trascorse, hanno permesso a tanti di apprezzare il vostro lavoro umile, ma indispensabile, perché il pellegrinaggio a Roma costituisca per ciascun visitatore un’occasione unica per sperimentare la gioia della fede e i valori della fratellanza, dell’accoglienza e del rispetto reciproco, sull’esempio di Colui che essendo Dio è diventato Bambino per amore nostro.

    Grazie ancora, cari amici, per la vostra collaborazione! Il Signore vi ricompensi. Auspico che la vostra fede, la tradizione di fedeltà e di generosità di cui siete eredi, gli ideali della vostra Arma, vi aiutino a trovare in questo delicato servizio motivi sempre nuovi di soddisfazione ed a vivere esperienze positive per la vostra vita professionale e personale.

    Maria, la "Virgo fidelis", vostra Patrona, accompagni voi e l’intera Arma, in particolare quanti, in diversi Paesi del mondo, sono impegnati in delicate missioni di pace, ed accolga i vostri propositi di bene presentandoli al suo divin Figlio.

    Mi è caro concludere questo gradito incontro formulando a voi ed alle vostre famiglie fervidi auguri di ogni desiderata grazia e prosperità nel Signore per il nuovo anno. Con tali voti, a tutti di vero cuore imparto la Benedizione Apostolica.

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    00 07/01/2010 22:57
    LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DI TURCHIA PRESSO LA SANTA SEDE

    Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre ha ricevuto in Udienza S.E. il Sig. Kenan Gürsoy, Ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.
    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge al nuovo Ambasciatore, nonché i cenni biografici di S.E. il Sig. Kenan Gürsoy:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Mr Ambassador,

    I am pleased to welcome you to the Vatican and to accept the Letters accrediting you as Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary of the Republic of Turkey to the Holy See. I thank you for your gracious words and for the greetings that you bring from your President, His Excellency Abdullah Gül. Please convey to him my own good wishes and assure him of my continuing prayers for the well-being and prosperity of all the citizens of your land.

    As Your Excellency has observed, we are fast approaching the fiftieth anniversary of the establishment of diplomatic relations between Turkey and the Holy See, a fruit of the pontificate of my predecessor Pope John XXIII who had himself served as Apostolic Delegate in Istanbul and whose affection for the Turkish people is well known. Much has been achieved during the last fifty years in the areas of shared interest that you have indicated, and I am confident that these cordial relations will grow deeper and stronger as a result of continuing collaboration on the many important questions that currently arise in multilateral affairs.

    I recall with great pleasure my own visit to your country in 2006, when I was able to pay my respects to the Turkish people and to members of your Government. I take this opportunity to renew my appreciation for the warm welcome that I received. One of the highlights of that visit was my meeting with Patriarch Bartholomaios I in the Phanar. Within the secular Republic of Turkey, alongside the predominantly Muslim population, the Christian communities are proud to play their part, conscious of their ancient heritage and of the significant contribution they have made to the civilization, not only of your land, but of the whole of Europe. During the recent celebrations of the two-thousandth anniversary of the birth of Paul of Tarsus, that Christian heritage became a focus of particular attention throughout the world, and I should like to express the appreciation of Christians everywhere for the steps that were taken to facilitate pilgrimages and liturgical celebrations at the sites associated with the great Apostle.

    My visit to Turkey also provided me with a welcome opportunity to greet members of the Muslim community. Indeed it was my first visit as Pope to a predominantly Islamic country. I was glad to be able to express my esteem for Muslims and to reiterate the commitment of the Catholic Church to carry forward inter-religious dialogue in a spirit of mutual respect and friendship, bearing joint witness to the firm faith in God that characterizes Christians and Muslims, and striving to know one another better so as to strengthen the bonds of affection between us (cf. Address, Meeting with the President of the Religious Affairs Directorate, Ankara, 28 November 2006). It is my fervent prayer that this process will lead to greater trust between individuals, communities, and peoples, especially in the troubled areas of the Middle East.

    The Catholics in Turkey appreciate the freedom of worship that is guaranteed by the Constitution, and are pleased to be able to contribute to the well-being of their fellow citizens, especially through involvement in charitable activity and healthcare. They are rightly proud of the assistance provided for the poor by the La Paix and Saint Georges hospitals in Istanbul. In order that these worthy endeavours may flourish, I am sure your Government will continue to do what it can to see that they receive whatever support may be needed. Furthermore, the Catholic Church in Turkey is waiting for civil juridical recognition. This would help her to enjoy full religious freedom and to make an even greater contribution to society.

    As a secular democratic state that straddles the boundary between Europe and Asia, Turkey is well placed to act as a bridge between Islam and the West, and to make a significant contribution to the effort to bring peace and stability to the Middle East. The Holy See appreciates the numerous initiatives that Turkey has already taken in this regard, and is eager to support further efforts to put an end to long-standing conflicts in the region. As history has so often shown, territorial disputes and ethnic rivalries can only be satisfactorily resolved when the legitimate aspirations of each party are duly taken into account, past injustices acknowledged and, when possible, repaired. Let me assure Your Excellency of the high priority that the Holy See gives to the search for just and lasting solutions to all the conflicts of the region and of its readiness to place its diplomatic resources at the service of peace and reconciliation.

    In offering my best wishes for the success of your mission, I would like to assure you that the various departments of the Roman Curia are always pleased to provide help and support in the fulfilment of your duties. Upon Your Excellency, your family and all the people of the Republic of Turkey, I cordially invoke the abundant blessings of the Almighty.

    S.E. il Sig. Kenan Gürsoy,
    Ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede
    È nato il 29 dicembre 1950, è sposato e ha due figli.
    Laureato in filosofia (Università di Rennes, 1973), si è specializzato (Università della Sorbona Paris IV, 1974) e ha conseguito il dottorato nella medesima materia (Università di Atatürk, 1979).
    Ha svolto l'attività docente in qualità di: professore associato di filosofia presso l'Università di Atatürk (1982-1984) e l'Università di Ankara (1984-1989); professore di filosofia presso l'Università di Ankara (1989-1997); professore di filosofia presso l'Università di Galatasaray (1997-2009), ove è diventato anche vice-decano della Facoltà delle Comunicazioni (1997), vice-direttore dell'Istituto delle Scienze Sociali (1998-1999) e direttore del medesimo Istituto (1999-2002), direttore del dipartimento di filosofia della Facoltà di scienze e letteratura (1999-2000 e 2006-2009), decano della Facoltà di scienze e letteratura (2000-2009).
    Il Professor Gürsoy è autore di numerosi articoli e opere di filosofia, di etica e dialogo interreligioso e tra le culture. Parla francese.









    Discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Turchia
    La Chiesa cattolica nel Paese attende il riconoscimento giuridico civile



    CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 7 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo giovedì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza il sign. Kenan Gürsoy, ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle lettere credenziali.

    * * *

    Signor Ambasciatore,

    sono lieto di accoglierla in Vaticano e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Turchia presso la Santa Sede. La ringrazio per le parole cordiali e per i saluti che mi porge da parte del suo Presidente, sua Eccellenza Abdullah Gül. La prego di trasmettergli i miei buoni auspici e di assicurarlo delle mie preghiere costanti per il benessere e la prosperità di tutti i cittadini del suo Paese.

    Come Lei, Eccellenza, ha osservato, ci avviciniamo rapidamente al cinquantesimo anniversario dell'instaurazione di relazioni diplomatiche fra la Turchia e la Santa Sede, un frutto del pontificato del mio predecessore Papa Giovanni xxiii, che fu Delegato Apostolico a Istanbul e il cui affetto per il popolo turco è ben noto. Negli ultimi cinquant'anni si è ottenuto molto nelle aree di interesse comune che Lei ha indicato, e confido nel fatto che queste relazioni cordiali possano divenire più profonde e più solide in seguito alla collaborazione costante in molte e importanti questioni che attualmente sorgono negli affari multilaterali.

    Ricordo con grande piacere la mia visita nel vostro Paese, nel 2006, quando ho potuto porgere i miei omaggi al popolo turco e ai membri del suo Governo. Colgo quest'opportunità per rinnovare il mio apprezzamento per l'accoglienza calorosa che ho ricevuto. Uno dei momenti salienti di quella visita è stato il mio incontro con il Patriarca Bartolomeo I presso il Fanar. Nella Repubblica laica di Turchia, accanto alla popolazione musulmana predominante, le comunità cristiane sono orgogliose di svolgere il proprio ruolo, consapevoli della loro antica eredità e del contributo significativo che hanno reso alla civiltà, non solo del suo Paese, ma anche di tutta l'Europa. Durante le recenti celebrazioni del bimillenario della nascita di Paolo di Tarso, tale eredità cristiana è divenuta un punto focale di particolare attenzione nel mondo, e desidero esprimere l'apprezzamento dei cristiani ovunque per i progressi compiuti per facilitare pellegrinaggi e celebrazioni liturgiche nei siti associati al grande Apostolo.

    La mia visita in Turchia mi ha anche offerto la gradita opportunità di salutare i membri della comunità musulmana. Infatti, è stata la mia prima visita come Pontefice in un Paese a predominanza islamica.

    Sono stato lieto di poter esprimere stima ai musulmani e di poter reiterare l'impegno della Chiesa cattolica per far progredire il dialogo interreligioso in uno spirito di rispetto e di amicizia reciproci, recando testimonianza congiunta della salda fede in Dio che caratterizza cristiani e musulmani, lottando per conoscerci meglio reciprocamente al fine di rafforzare i vincoli di affetto fra noi (cfr. Discorso, Incontro con il Presidente del Dipartimento per gli Affari Religiosi, Ankara, 28 novembre 2006). Prego con fervore affinché questo processo conduca a una maggiore fiducia fra individui, comunità e popolazioni, in particolare nelle aree turbolente del Medio Oriente.

    In Turchia i cattolici apprezzano la libertà di culto che è garantita dalla Costituzione e sono lieti di poter contribuire al benessere dei loro concittadini, in particolare attraverso l'impegno nell'attività caritativa e nella sanità. Sono giustamente orgogliosi dell'assistenza offerta ai poveri dagli ospedali La Paix e Saint Georges a Istanbul. Affinché questi degni sforzi possano prosperare, sono certo che il Governo continuerà a fare il possibile perché essi ricevano tutto il sostegno necessario. Inoltre, la Chiesa cattolica in Turchia attende il riconoscimento giuridico civile. Ciò le permetterebbe di godere della piena libertà religiosa e di apportare un contributo maggiore alla società.

    In quanto Stato democratico laico, tagliato in due dal confine fra Europa e Asia, la Turchia è nella posizione giusta per fungere da ponte fra l'islam e l'Occidente e per rendere un contributo importante allo sforzo di portare pace e stabilità in Medio Oriente. La Santa Sede apprezza le numerose iniziative che la Turchia ha già intrapreso a questo proposito ed è orgogliosa di sostenere sforzi ulteriori per porre fine a conflitti annosi nella regione. Come la storia ha spesso dimostrato, le dispute territoriali e le rivalità etniche si possono risolvere in maniera soddisfacente soltanto quando le aspirazioni legittime di ciascuna parte sono doverosamente prese in considerazione, le ingiustizie passate riconosciute e, se possibile, riparate. L'assicuro, Eccellenza, dell'alta priorità che la Santa Sede assegna alla ricerca di soluzioni giuste e durature a tutti i conflitti della regione e della sua disponibilità a porre le risorse diplomatiche al servizio della pace e della riconciliazione.

    Nel porgerle i miei migliori auspici per il successo della sua missione, desidero assicurarla del fatto che i vari dicasteri della Curia Romana saranno sempre lieti di offrirle aiuto e sostegno nello svolgimento dei suoi compiti. Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e su tutto il popolo della Repubblica di Turchia invoco di cuore le benedizioni abbondanti dell'Onnipotente.

    [Traduzione dal testo in inglese a cura de “L'Osservatore Romano”]


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    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:
    Em.mo Card. Camillo Ruini, Vicario Generale emerito di Sua Santità per la Diocesi di Roma.
    S.E. Mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, Arcivescovo tit. di Tibica, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.
    Dirigenti e Agenti dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano.




    RINUNCE E NOMINE



    NOMINA DEL VESCOVO DI PARRAMATTA (AUSTRALIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Parramatta (Australia) S.E. Mons. Anthony Colin Fisher, O.P., finora Vescovo titolare di Buruni ed Ausiliare di Sydney.

    S.E. Mons. Anthony Colin Fisher, O.P.
    S.E. Mons. Anthony C. Fisher è nato a Sydney il 10 marzo 1960. Dopo gli studi secondari al "St. Ignatius College"a Sydney, ha conseguito il Baccellierato in diritto nel 1984 presso l’Università di Sydney e ha lavorato per un gruppo di avvocati. All’età di 25 anni è entrato nell’Ordine dei Predicatori e si è trasferito a Melbourne, dove ha fatto gli studi di teologia presso la "Yarra Theological Union."
    Ha emesso i voti perpetui il 18 febbraio 1987 ed è stato ordinato sacerdote il 14 settembre 1991. Subito dopo è stato inviato all’Università di Oxford, dove ha conseguito la laurea in filosofia nel 1995.
    Al suo ritorno in Australia, ha operato nella Casa provinciale dei PP. Domenicani a Melbourne, insegnando allo stesso tempo nell’"Australian Catholic University". Nel 1999 è stato nominato Maestro dei Novizi dell’Ordine. Nel 2000, ha fondato il John Paul II Institute for Marriage and the Family a Melbourne, e ne è stato nominato primo Direttore. Successivamente è stato membro della Pontificia Accademia per la Vita. Dal 1997 al 2000 è stato Vicario Episcopale per "Health Care" e Cappellano del Parlamento dello Stato di Victoria.
    Il 16 luglio 2003 è stato nominato Vescovo titolare di Buruni e Ausiliare di Sydney, ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 3 settembre del medesimo anno.
    Nella Conferenza Episcopale dell’Australia è membro dei Comitati: "Bishops Commission for Doctrine and Morals" e "Bishops Commission for Health and Community Services".
    È stato Vescovo Coordinatore incaricato dalla Conferenza Episcopale Australiana per la preparazione e lo svolgimento della Giornata Mondiale della Gioventù (Sydney 2008).



    NOMINA DI PROTONOTARIO APOSTOLICO DI NUMERO

    Il Santo Padre ha annoverato al Collegio dei Protonotari Apostolici di Numero Partecipanti il Reverendo Monsignor Nicolas Henry Marie Denis Thevenin, Consigliere di Nunziatura di prima classe.



    NOMINA DEL PRESIDENTE E DEL SEGRETARIO DELLA COMMISSIONE PERMANENTE PER LA TUTELA DEI MONUMENTI STORICI E ARTISTICI DELLA SANTA SEDE

    Il Santo Padre ha nominato Presidente della Commissione Permanente per la Tutela dei Monumenti Storici ed Artistici della Santa Sede l'Illustrissimo Professore Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani.

    Il Papa ha inoltre nominato Segretaria della medesima Commissione l'Illustrissima Dott.ssa Maria Cristina Carlo-Stella, Capo Ufficio presso la Fabbrica di San Pietro.

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    00 08/01/2010 23:09
    UDIENZA AI DIRIGENTI E AGLI AGENTI DELL’ISPETTORATO DI PUBBLICA SICUREZZA PRESSO IL VATICANO

    Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Dirigenti e gli Agenti dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano, per la presentazione degli auguri per il nuovo anno.

    Nel corso dell’incontro il Papa rivolge ai presenti il saluto che pubblichiamo di seguito:


    SALUTO DEL SANTO PADRE

    Cari amici dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza
    presso il Vaticano!

    A conclusione delle Feste natalizie, durante le quali abbiamo contemplato con lo stupore della fede il mistero della nascita di Gesù, eccoci riuniti per questo appuntamento, divenuto ormai familiare. Benvenuti nella casa di Pietro!

    Rivolgo il mio cordiale pensiero al Prefetto Antonio Manganelli, Capo della Polizia, come pure ai Vice-Capo, Prefetti Francesco Cirillo e Paola Basilone, al Prefetto Salvatore Festa e al Questore Giuseppe Caruso. Con loro saluto i Dirigenti e Funzionari che, a livelli diversi, condividono le responsabilità della Polizia di Stato, gli Agenti, i Collaboratori, i Cappellani ed i presenti tutti. Ringrazio in particolare il Dr. Giulio Callini, Dirigente dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza "Vaticano", che ha voluto rivolgermi espressioni di cordiale stima e di augurio a nome degli intervenuti.

    L’impegno svolto quotidianamente per tutelare l’ordine pubblico in Piazza San Pietro e nelle adiacenze del Vaticano è particolarmente importante per lo svolgimento della missione del Romano Pontefice. Infatti, esso consente il clima di tranquilla serenità che permette a quanti vengono a visitare il centro della Cristianità la possibilità di un’autentica esperienza religiosa, a contatto con testimonianze fondamentali della fede cristiana, quali la tomba dell’apostolo Pietro, le reliquie di tanti Santi e le tombe di numerosi Pontefici, amati e venerati dal popolo cristiano.

    Grazie per questo prezioso servizio che rendete al Papa e alla Chiesa! Il Signore vi ricompensi per i sacrifici spesso nascosti in favore di tanti credenti e visitatori ed a tutela della missione del Papa.

    A ciascuno di voi viene chiesto impegno e grande responsabilità nel compimento del proprio dovere, ma agli occhi della fede esso deve costituire un modo particolare per servire il Signore e quasi "preparargli la strada", perché l’esperienza vissuta presso il centro della Cristianità rappresenti per ciascun pellegrino o visitatore una particolare occasione per l’incontro col Signore, che cambia la vita.

    In molte occasioni ho potuto notare la premura e la sensibilità d’animo che ispirano il vostro servizio, come pure la fedeltà e la dedizione, non disgiunte da notevoli sacrifici che esso comporta. Sono certo che essi sono frutto anche della vostra fede e del vostro amore per la Chiesa.

    Quanto siete chiamati a svolgere valga a rendervi sempre più forti e coerenti nella fede e a non aver timore o rispetto umano nel manifestarla nell’ambito delle vostre rispettive famiglie, del vostro lavoro e dovunque veniate a trovarvi.

    Affido voi ed il vostro lavoro alla materna protezione di Maria Santissima, Madre di Gesù e Regina di ogni famiglia: Ella accolga le vostre intenzioni e le avvalori presentandole al suo Figlio.

    Nel ricambiare gli auguri di serena prosperità per il nuovo anno a voi, ai colleghi e alle persone care, imparto di cuore la Benedizione Apostolica.



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    00 09/01/2010 23:11
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

    Em.mo Card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo;

    Em.mo Card. William Wakefield Baum, Penitenziere Maggiore emerito;

    S.E. Mons. Joseph Augustine Di Noia, O.P., Arcivescovo tit. di Oregon City, Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti;

    Superiori, Alunni ed ex-Alunni del Pontificio Collegio Americano del Nord, nel 150° anniversario di fondazione.






    RINUNCE E NOMINE



    NOMINA DEL VICARIO APOSTOLICO DI SAVANNAKHET (LAOS)

    Il Santo Padre ha nominato Vicario Apostolico di Savannakhet (Laos), il Rev.do Jean Marie Vianney Prida Inthirath, Parroco e Rettore del Seminario Maggiore di Savannakhet, assegnandogli la sede titolare vescovile di Lemfocta.

    Rev.do Jean Marie Prida Inthirath
    Il Rev.do Jean Marie Prida Inthirath, è nato il 19 febbraio 1957, nel villaggio Muang Phine, provincia di Khammouan, nel Vicariato Apostolico di Savannakhet (Laos). Ha compiuto gli studi di Filosofia e di Teologia a Thakhek.
    È stato ordinato sacerdote il 20 aprile 1986 ed incardinato nel Vicariato Apostolico di Savannakhet.
    Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1986-2004: impegnato nella cura pastorale nelle Comunità dei villaggi di Phôn Phèng, Natakét, Na nockèo, Donndône, Ponkiou, Dongmakba, Khôksang; 2004-2009: Rettore del Seminario Maggiore di Thakhek e Parroco di Khôksang e Kèng Kasi.



    NOMINA DI AUSILIARE DELL’ARCIDIOCESI DI NAPOLI (ITALIA)

    Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Napoli (Italia) il Rev.do Mons. Lucio Lemmo, del clero della medesima arcidiocesi, finora Parroco della parrocchia "Madonna della Libera" al Vomero e Decano del V Decanato, assegnandogli la sede titolare vescovile di Torri di Ammenia.

    Rev.do Mons. Lucio Lemmo
    Mons. Lucio Lemmo è nato a Napoli il 23 maggio 1946. Dopo aver conseguito il diploma di computista commerciale, è entrato nel Seminario Maggiore di Napoli ed ha frequentato la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Sezione San Tommaso.
    È stato ordinato presbitero il 18 luglio 1973, per l’arcidiocesi di Napoli.
    Tra i principali incarichi da lui svolti si rilevano quelli di Vicario parrocchiale della parrocchia di Nostra Signora del Sacro Cuore, al Vomero (Napoli); Parroco della parrocchia dell’Annunziata ad Arzano; Rettore del Seminario Minore di Napoli; Parroco della parrocchia di S. Antonio Abate a Casoria; Parroco Moderatore della parrocchia della Madonna della Libera, al Vomero (Napoli) e Decano del V Decanato.
    È Cappellano di Sua Santità dal 28 febbraio 1986.



    NOMINA DI MEMBRI DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE DI ARCHEOLOGIA SACRA

    Il Santo Padre ha nominato Membri della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra: il Reverendo Sac. Enrico DAL COVOLO, S.D.B., Docente della Pontificia Università Salesiana; il Reverendo Padre Angelo DI BERARDINO, O.S.A., Preside emerito dell'Istituto Patristico Augustinianum; e gli Illustrissimi Signori: Prof. Giovanni Maria VIAN, Direttore de «L'Osservatore Romano», Ordinario di Filologia Patristica dell'Università di Roma La Sapienza; Prof. Jean GUYON, Direttore di ricerca presso il Centre National de la Recherche Scientifique (Francia); Prof. Hugo BRANDENBURG, dell'Istituto Archeologico Germanico in Roma, Professore emerito presso l'Institut für Klassiche Archäologie und Frühchristliche Archäologie della Westfälische Wilhems-Universität di Münster (Germania).

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    00 09/01/2010 23:12
    UDIENZA AI SUPERIORI, ALUNNI ED EX-ALUNNI DEL PONTIFICIO COLLEGIO AMERICANO DEL NORD NEL 150°ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE

    Alle ore 12.15 di questa mattina, nell’Aula della Benedizione, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Superiori, gli Alunni ed ex-Alunni del Pontificio Collegio Americano del Nord, in occasione del 150° anniversario di fondazione.
    Riportiamo di seguito il saluto che il Papa rivolge ai presenti nel corso dell’Udienza:


    SALUTO DEL SANTO PADRE

    Your Eminences,
    Dear Brother Bishops and Priests,

    I am pleased to welcome the alumni of the Pontifical North American College, together with the Rector, faculty and students of the seminary on the Janiculum hill, and the student priests of the Casa Santa Maria dell’Umiltà. Our meeting comes at the conclusion of the celebrations marking the one hundred and fiftieth anniversary of the College’s establishment by my predecessor, Blessed Pius IX. On this happy occasion I willingly join you in thanking the Lord for the many ways in which the College has remained faithful to its founding vision by training generations of worthy preachers of the Gospel and ministers of the sacraments, devoted to the Successor of Peter and committed to the building up of the Church in the United States of America.

    It is appropriate, in this Year for Priests, that you have returned to the College and this Eternal City in order to give thanks for the academic and spiritual formation which has nourished your priestly ministry over the years. The present Reunion is an opportunity not only to remember with gratitude the time of your studies, but also to reaffirm your filial affection for the Church of Rome, to recall the apostolic labors of the countless alumni who have gone before you, and to recommit yourselves to the high ideals of holiness, fidelity and pastoral zeal which you embraced on the day of your ordination. It is likewise an occasion to renew your love for the College and your appreciation of its distinctive mission to the Church in your country.

    During my Pastoral Visit to the United States, I expressed my conviction that the Church in America is called to cultivate "an intellectual ‘culture’ which is genuinely Catholic, confident in the profound harmony of faith and reason, and prepared to bring the richness of faith’s vision to bear on the pressing issues which affect the future of American society" (Homily at Nationals Stadium, Washington, 17 April 2008). As Blessed Pius IX rightly foresaw, the Pontifical North American College in Rome is uniquely prepared to help meet this perennial challenge. In the century and a half since its foundation, the College has offered its students an exceptional experience of the universality of the Church, the breadth of her intellectual and spiritual tradition, and the urgency of her mandate to bring Christ’s saving truth to the men and women of every time and place. I am confident that, by emphasizing these hallmarks of a Roman education in every aspect of its program of formation, the College will continue to produce wise and generous pastors capable of transmitting the Catholic faith in its integrity, bringing Christ’s infinite mercy to the weak and the lost, and enabling America’s Catholics to be a leaven of the Gospel in the social, political and cultural life of their nation.

    Dear brothers, I pray that in these days you will be renewed in the gift of the Holy Spirit which you received on the day of your ordination. In the College chapel, dedicated to the Blessed Virgin Mary under the title of the Immaculate Conception, Our Lady is portrayed in the company of four outstanding models and patrons of priestly life and ministry: Saint Gregory the Great, Saint Pius X, Saint John Mary Vianney and Saint Vincent de Paul. During this Year for Priests, may these great saints continue to watch over the students who daily pray in their midst; may they guide and sustain your own ministry, and intercede for the priests of the United States. With cordial good wishes for the spiritual fruitfulness of the coming days, and with great affection in the Lord, I impart to you my Apostolic Blessing, which I willingly extend to all the alumni and friends of the Pontifical North American College.










    Eminenze,
    Cari fratelli Vescovi e sacerdoti,
    sono lieto di porgere il benvenuto agli ex allievi del Pontificio Collegio Americano del Nord, insieme con il Rettore, la facoltà e gli studenti del seminario sul colle del Gianicolo, e ai sacerdoti studenti della Casa Santa Maria dell'Umiltà. Il nostro incontro si svolge alla conclusione delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'istituzione del Collegio da parte del mio predecessore, il beato Pio IX. In questa lieta occasione, mi unisco volentieri a voi nel rendere grazie al Signore per i numerosi modi nei quali il Collegio è rimasto fedele alla sua visione originaria, formando generazioni di validi predicatori del Vangelo e ministri dei sacramenti, devoti al Successore di Pietro e impegnati nell'edificazione della Chiesa negli Stati Uniti d'America.
    È appropriato, in questo Anno sacerdotale, che siate tornati nel Collegio e in questa Città Eterna per rendere grazie per la formazione accademica e spirituale che ha alimentato il vostro ministero sacerdotale nel corso degli anni. L'attuale riunione è un'opportunità non solo per ricordare con gratitudine il tempo dei vostri studi, ma anche per riaffermare il vostro affetto filiale per la Chiesa di Roma, rammentare le opere apostoliche di innumerevoli ex allievi vostri predecessori e impegnarvi nuovamente per gli alti ideali di santità, fedeltà e zelo pastorale che avete scelto il giorno della vostra ordinazione. Parimenti, questa è un'occasione per rinnovare l'amore per il Collegio e l'apprezzamento per la sua missione particolare per la Chiesa nel vostro Paese.
    Durante la mia Visita pastorale negli Stati Uniti, ho espresso la convinzione che la Chiesa in America è chiamata a coltivare "una "cultura" intellettuale che sia genuinamente cattolica, fiduciosa nell'armonia profonda tra fede e ragione e preparata a portare la ricchezza della visione della fede a contatto con le questioni urgenti che riguardano il futuro della società americana" (Omelia al Nationals Stadium, Washington, 17 aprile 2008). Come il beato Pio IX aveva giustamente previsto, il Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma è preparato in maniera unica ad aiutare a soddisfare questa sfida perenne. Nel secolo e mezzo trascorso dalla sua fondazione, il Collegio ha offerto ai propri studenti un'esperienza eccezionale dell'universalità della Chiesa, dell'ampiezza della sua tradizione intellettuale e spirituale e dell'urgenza del suo mandato di portare la verità salvifica di Cristo agli uomini e alle donne di ogni tempo e luogo. Confido nel fatto che, evidenziando questi tratti distintivi di un'educazione romana in ogni aspetto del suo programma di fondazione, il Collegio continuerà a formare pastori saggi e generosi in grado di trasmettere la fede cattolica nella sua integrità, portando la misericordia infinita di Cristo ai deboli e agli smarriti e permettendo ai cattolici d'America di essere un lievito del Vangelo nella vita sociale, politica e culturale della loro nazione.
    Cari Fratelli, prego affinché in questi giorni siate rinnovati nel dono dello Spirito Santo che avete ricevuto il giorno della vostra ordinazione. Nella cappella del Collegio, dedicata alla Beata Vergine Maria con il titolo di Immacolata Concezione, Nostra Signora è ritratta in compagnia di quattro eccezionali modelli e patroni di vita e ministero sacerdotali: san Gregorio Magno, san Pio x, san Giovanni Maria Vianney e san Vincenzo de' Paoli. Durante questo Anno sacerdotale, questi grandi santi continuino a vegliare sugli studenti che pregano quotidianamente fra loro. Guidino e sostengano il vostro ministero e intercedano per i sacerdoti degli Stati Uniti. Con cordiali buoni auspici per la fecondità spirituale dei prossimi giorni e con grande affetto nel Signore, vi imparto la mia Benedizione Apostolica, che estendo volentieri a tutti gli ex allievi e gli amici del Pontificio Collegio Americano del Nord.



    (©L'Osservatore Romano - 10 gennaio 2010)
    [Modificato da +PetaloNero+ 09/01/2010 23:14]

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    00 10/01/2010 22:53
    SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA E AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO DEI BAMBINI

    Alle ore 10 di oggi - Festa del Battesimo del Signore - il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Cappella Sistina la Santa Messa nel corso della quale amministra il Sacramento del Battesimo a 14 neonati.

    Dopo la lettura del Santo Vangelo, il Papa pronuncia la seguente omelia:


    OMELIA DEL SANTO PADRE



    Cari fratelli e sorelle!

    Nella festa del Battesimo del Signore, anche quest’anno ho la gioia di amministrare il sacramento del Battesimo ad alcuni neonati, che i genitori presentano alla Chiesa. Siate i benvenuti, cari papà e mamme di questi piccoli, e voi padrini e madrine, amici e parenti, che fate loro corona. Rendiamo grazie a Dio, che oggi chiama queste sette bambine e questi sette bambini a diventare suoi figli in Cristo. Li circondiamo con la preghiera e con l’affetto e li accogliamo con gioia nella Comunità cristiana, che da oggi diventa anche la loro famiglia.

    Con la festa del Battesimo di Gesù continua il ciclo delle manifestazioni del Signore, che è iniziato a Natale con la nascita a Betlemme del Verbo incarnato, contemplato da Maria, Giuseppe e i pastori nell’umiltà del presepe, e che ha avuto una tappa importante nell’Epifania, quando il Messia, attraverso i Magi, si è manifestato a tutte le genti. Oggi Gesù si rivela, sulle rive del Giordano, a Giovanni e al popolo d'Israele. È la prima occasione in cui egli, da uomo maturo, entra nella scena pubblica, dopo aver lasciato Nazaret. Lo troviamo presso il Battista, da cui si reca un gran numero di gente, in una scena inconsueta. Nel brano evangelico, poc’anzi proclamato, san Luca osserva anzitutto che il popolo "era in attesa" (3,15). Egli sottolinea, così, l’attesa di Israele, coglie, in quelle persone che avevano lasciato le loro case e gli impegni abituali, il profondo desiderio di un mondo diverso e di parole nuove, che sembrano trovare risposta proprio nelle parole severe, impegnative, ma colme di speranza del Precursore. Il suo è un battesimo di penitenza, un segno che invita alla conversione, a cambiare vita, perché si avvicina Colui che "battezzerà in Spirito santo e fuoco" (3,16). Infatti, non si può aspirare ad un mondo nuovo rimanendo immersi nell’egoismo e nelle abitudini legate al peccato. Anche Gesù abbandona la casa e le consuete occupazioni per raggiungere il Giordano. Arriva in mezzo alla folla che sta ascoltando il Battista e si mette in fila come tutti, in attesa di essere battezzato. Giovanni, non appena lo vede avvicinarsi, intuisce che in quell’Uomo c’è qualcosa di unico, che è il misterioso Altro che attendeva e verso il quale era orientata tutta la sua vita. Comprende di trovarsi di fronte a Qualcuno di più grande di lui e di non essere degno neppure di sciogliergli i lacci dei sandali.

    Presso il Giordano, Gesù si manifesta con una straordinaria umiltà, che richiama la povertà e la semplicità del Bambino deposto nella mangiatoia, e anticipa i sentimenti con i quali, al termine dei suoi giorni terreni, giungerà a lavare i piedi dei discepoli e subirà l’umiliazione terribile della croce. Il Figlio di Dio, Colui che è senza peccato, si pone tra i peccatori, mostra la vicinanza di Dio al cammino di conversione dell’uomo. Gesù prende sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, inizia la sua missione mettendosi al nostro posto, al posto dei peccatori, nella prospettiva della croce.

    Mentre, raccolto in preghiera, dopo il battesimo, esce dall’acqua, si aprono i cieli. È il momento atteso da schiere di profeti. "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!", aveva invocato Isaia (63,19). In questo momento, sembra suggerire san Luca, tale preghiera viene esaudita. Infatti, "Il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo" (3,21-22); si udirono parole mai ascoltate prima: "Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento" (v. 22). Gesù salendo dalle acque, come afferma san Gregorio Nazianzeno, "vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza" (Discorso 39 per il Battesimo del Signore, PG 36). Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo scendono tra gli uomini e ci rivelano il loro amore che salva. Se sono gli angeli a recare ai pastori l'annuncio della nascita del Salvatore, e la stella ai Magi venuti dall’Oriente, ora è la voce stessa del Padre che indica agli uomini la presenza nel mondo del suo Figlio e che invita a guardare alla risurrezione, alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.

    Il lieto annuncio del Vangelo è l'eco di questa voce che scende dall’alto. A ragione, perciò, Paolo, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, scrive a Tito: "Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini" (2,11). Il Vangelo, infatti, è per noi grazia che dà gioia e senso alla vita. Essa, prosegue l’Apostolo, "ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà" (v. 12); ci conduce, cioè, ad una vita più felice, più bella, più solidale, ad una vita secondo Dio. Possiamo dire che anche per questi bambini oggi si aprono i cieli. Essi riceveranno in dono la grazia del Battesimo e lo Spirito Santo abiterà in loro come in un tempio, trasformando in profondità il loro cuore. Da questo momento, la voce del Padre chiamerà anche loro ad essere suoi figli in Cristo e, nella sua famiglia che è la Chiesa, donerà a ciascuno il dono sublime della fede. Tale dono, ora che non hanno la possibilità di intendere pienamente, sarà deposto nel loro cuore come un seme pieno di vita, che attende di svilupparsi e portare frutto. Oggi vengono battezzati nella fede della Chiesa, professata dai genitori, dai padrini e dalle madrine e dai cristiani presenti, che poi li condurranno per mano nella sequela di Cristo. Il rito del Battesimo richiama con insistenza il tema della fede già all’inizio, quando il Celebrante ricorda ai genitori che chiedendo il battesimo per i propri figli, essi assumono l’impegno ad "educarli nella fede". Questo compito è richiamato in modo ancora più forte a genitori e padrini nella terza parte della celebrazione, che inizia con le parole loro rivolte: "A voi il compito di educarli nella fede perché la vita divina che ricevono in dono sia preservata dal peccato e cresca di giorno in giorno. Se dunque, in forza della vostra fede, siete pronti ad assumervi questo impegno… fate la vostra professione in Cristo Gesù. E’ la fede della Chiesa nella quale i vostri figli vengono battezzati". Queste parole del rito suggeriscono che, in qualche modo, la professione di fede e la rinuncia al peccato di genitori, padrini e madrine rappresentano la premessa necessaria perché la Chiesa conferisca il Battesimo ai loro bambini.

    Immediatamente prima dell’infusione dell’acqua sul capo del neonato vi è, poi, un ulteriore richiamo alla fede. Il celebrante rivolge un’ultima domanda: "Volete che il vostro bambino riceva il Battesimo nella fede della Chiesa, che tutti insieme abbiamo professato?". E solo dopo la loro risposta affermativa viene amministrato il Sacramento. Anche nei riti esplicativi - unzione con il crisma, consegna della veste bianca e del cero accesso, gesto dell’"effeta" - la fede rappresenta il tema centrale. "Abbiate cura - dice la formula che accompagna la consegna del cero – che i vostri bambini… vivano sempre come figli della luce; e perseverando nella fede, vadano incontro al Signore che viene"; "Il Signore Gesù – afferma ancora il Celebrante nel rito dell’"effeta" – ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre". Tutto poi è coronato dalla benedizione finale che ricorda ancora ai genitori il loro impegno di essere per i figli "i primi testimoni della fede".

    Cari amici, oggi per questi bambini è un grande giorno. Con il Battesimo, essi, divenuti partecipi della morte e risurrezione del Cristo, iniziano con lui l’avventura gioiosa ed esaltante del discepolo. La liturgia la presenta come un’esperienza di luce. Infatti, consegnando a ciascuno la candela accesa al cero pasquale, la Chiesa afferma: "Ricevete la luce di Cristo!". È del Battesimo illuminare con la luce di Cristo, aprire gli occhi al suo splendore e introdurre al mistero di Dio attraverso il lume divino della fede. In questa luce i bambini che stanno per essere battezzati dovranno camminare per tutta la vita, aiutati dalle parole e dall’esempio dei genitori, dei padrini e delle madrine. Questi dovranno impegnarsi ad alimentare con le parole e la testimonianza della loro vita le fiaccole della fede dei bambini, perché possa risplendere in questo nostro mondo, che brancola spesso nelle tenebre del dubbio, e recare la luce del Vangelo che è vita e speranza. Solo così, da adulti potranno pronunciare con piena consapevolezza la formula collocata al termine della professione di fede presente nel rito: "Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore".

    Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare. Con questa celebrazione del Battesimo, il Signore conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani, perché possiamo introdurre i bambini battezzati alla pienezza dell’adesione a Cristo. Affidiamo questi piccoli alla materna intercessione della Vergine Maria. Chiediamo a Lei che, rivestiti della veste bianca, segno della loro nuova dignità di figli di Dio, siano per tutta la loro vita fedeli discepoli di Cristo e coraggiosi testimoni del Vangelo. Amen.

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    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Conclusa la Santa Messa con l’amministrazione del Battesimo ad un gruppo di bambini nella Cappella Sistina, il Santo Padre a mezzogiorno si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Questa mattina, durante la santa Messa celebrata nella Cappella Sistina, ho amministrato il sacramento del Battesimo ad alcuni neonati. Tale consuetudine è legata alla festa del Battesimo del Signore, con la quale si conclude il tempo liturgico del Natale. Il Battesimo suggerisce molto bene il senso globale delle Festività natalizie, nelle quali il tema del diventare figli di Dio grazie alla venuta del Figlio unigenito nella nostra umanità costituisce un elemento dominante. Egli si è fatto uomo perché noi possiamo diventare figli di Dio. Dio è nato perché noi possiamo rinascere. Questi concetti ritornano continuamente nei testi liturgici natalizi e costituiscono un entusiasmante motivo di riflessione e di speranza. Pensiamo a ciò che scrive san Paolo ai Galati: "Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli" (Gal 4,4-5); o ancora san Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: "A quanti l’hanno accolto / ha dato potere di diventare figli di Dio" (Gv 1,12). Questo stupendo mistero che è la nostra "seconda nascita" – la rinascita di un essere umano dall’"alto", da Dio (cfr Gv 3,1-8) – si realizza e si riassume nel segno sacramentale del Battesimo.

    Con tale sacramento l’uomo diventa realmente figlio, figlio di Dio. Da allora, il fine della sua esistenza consiste nel raggiungere in modo libero e consapevole ciò che fin dall’inizio è la destinazione dell’uomo. "Diventa ciò che sei" – rappresenta il principio educativo di base della persona umana redenta dalla grazia. Tale principio ha molte analogie con la crescita umana, dove il rapporto dei genitori con i figli passa, attraverso distacchi e crisi, dalla dipendenza totale alla consapevolezza di essere figli, alla riconoscenza per il dono della vita ricevuta e alla maturità e alla capacità di donare la vita. Generato dal Battesimo a vita nuova, anche il cristiano inizia il suo cammino di crescita nella fede che lo porterà ad invocare consapevolmente Dio come "Abbà – Padre", a rivolgersi a Lui con gratitudine e a vivere la gioia di essere suo figlio.

    Dal Battesimo deriva anche un modello di società: quella dei fratelli. La fraternità non si può stabilire mediante un’ideologia, tanto meno per decreto di un qualsiasi potere costituito. Ci si riconosce fratelli a partire dall’umile ma profonda consapevolezza del proprio essere figli dell’unico Padre celeste. Come cristiani, grazie allo Spirito Santo ricevuto nel Battesimo, abbiamo in sorte il dono e l’impegno di vivere da figli di Dio e da fratelli, per essere come "lievito" di un’umanità nuova, solidale e ricca di pace e di speranza. In questo ci aiuta la consapevolezza di avere, oltre che un Padre nei cieli, anche una madre, la Chiesa, di cui la Vergine Maria è il perenne modello. A lei affidiamo i bambini neo-battezzati e le loro famiglie, e chiediamo per tutti la gioia di rinascere ogni giorno "dall’alto", dall’amore di Dio, che ci rende suoi figli e fratelli tra noi.



    DOPO L’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Due fatti hanno attirato, in modo particolare, la mia attenzione in questi ultimi giorni: il caso della condizione dei migranti, che cercano una vita migliore in Paesi che hanno bisogno, per diversi motivi, della loro presenza, e le situazioni conflittuali, in varie parti del mondo, in cui i cristiani sono oggetto di attacchi, anche violenti.

    Bisogna ripartire dal cuore del problema! Bisogna ripartire dal significato della persona! Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura, e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare, nell’ambito del lavoro, dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita. La violenza non deve essere mai per nessuno la via per risolvere le difficoltà. Il problema è anzitutto umano! Invito, a guardare il volto dell’altro e a scoprire che egli ha un’anima, una storia e una vita: è una persona e Dio lo ama come ama me.

    Vorrei fare simili considerazioni per ciò che riguarda l’uomo nella sua diversità religiosa. La violenza verso i cristiani in alcuni Paesi ha suscitato lo sdegno di molti, anche perché si è manifestata nei giorni più sacri della tradizione cristiana. Occorre che le Istituzioni sia politiche, sia religiose non vengano meno – lo ribadisco – alle proprie responsabilità. Non può esserci violenza nel nome di Dio, né si può pensare di onorarlo offendendo la dignità e la libertà dei propri simili.

    Chers frères et sœurs de langue française, soyez les bienvenus pour la prière de l’Angélus. Ce matin, rendons grâce à Dieu pour notre Baptême. Écoutons nous aussi le Père nous redire « Tu es mon Fils bien-aimé ; en toi j’ai mis tout mon amour». L’Esprit de Dieu fait route avec nous, et il remplit notre vie de lumière et de sainteté. En prenant conscience de la splendeur de notre Baptême, soyons les serviteurs et les témoins de cette Bonne Nouvelle pour notre monde ! Que la Vierge Marie, nous aide à demeurer toujours fidèles à notre Baptême ! Bon dimanche et bonne semaine à tous !

    I greet all English-speaking visitors taking part in this Angelus prayer. Today, on the Feast of the Baptism of the Lord, the Church invites us to contemplate Jesus as the Messiah, the beloved Son of the Father, who gives us a share in the divine life through the gift of the Holy Spirit in the waters of Baptism. May all of us be renewed in the grace of our own Baptism and strengthened in faithful witness to the Gospel and its promises! Upon you and your families I invoke the Lord’s blessings of joy and peace.

    Gerne grüße ich alle deutschsprachigen Gläubigen beim heutigen Angelusgebet, besonders die Schüler aus Bad Tölz und die Pilger aus Eisenstadt. Bei der Taufe im Jordan stellt sich Jesus Christus in eine Reihe mit uns Menschen. Er ist der geliebte Sohn des Vaters und zugleich einer von uns. Durch unsere eigene Taufe werden auch wir in Christus geliebte Kinder Gottes. Wir haben Anteil erhalten am Heiligen Geist. In der Kraft dieses Geistes wollen wir leben und die Welt gestalten, wie es Gott gefällt. Der Herr geleite euch alle Tage dieses neuen Jahres mit seiner Gnade.

    Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, así como a quienes se unen a ella a través de la radio y la televisión. En la fiesta del Bautismo del Señor, invito a todos a renovar con alegría y convicción las promesas realizadas al recibir este Sacramento, para ser ante el mundo discípulos y misioneros de Cristo, llevando la luz de su Evangelio a todos los ámbitos de la sociedad, con la palabra y el propio ejemplo. Que en esta hermosa misión sintáis el consuelo y la compañía de María Santísima, a cuyas maternas manos encomendamos a todos los hijos de la Iglesia. Feliz Domingo.

    Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków. Dzisiaj wspominamy chrzest Jezusa w Jordanie. Przyjmując go, Syn Boży poddał się woli Ojca, podjął publicznie zbawczą misję, uprzedził swoją śmierć i zmartwychwstanie. Wspominając swój własny chrzest pamiętajmy, że jest on fundamentem naszej więzi z Bogiem. Na nim wznośmy dom naszego życia, naszego powołania.

    [Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Oggi ricordiamo il Battesimo di Gesù al Giordano. Ricevendolo, il Figlio di Dio si sottomise alla volontà del Padre, assunse pubblicamente la missione salvifica, anticipò la propria morte e risurrezione. Tornando col pensiero al nostro battesimo, ricordiamo che esso è il fondamento del nostro legame con Dio. Costruiamo su di esso l’edificio della nostra vita e della nostra vocazione.]

    Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Cari fratelli e sorelle, vi auguro di conservare viva nello spirito la luce delle feste del Natale, perché vi guidi nel cammino di ogni giorno. Buona domenica!



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    00 11/01/2010 23:11
    UDIENZA AL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE PER LA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI PER IL NUOVO ANNO


    Alle ore 11 di questa mattina, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, per la presentazione degli auguri per il nuovo anno.
    Dopo l’indirizzo augurale del Decano del Corpo Diplomatico, S.E. il Sig. Alejandro Emilio Valladares Lanza, Ambasciatore di Honduras presso la Santa Sede, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE


    Eccellenze,

    Signore e Signori,

    E’ per me motivo di grande gioia questo incontro tradizionale d’inizio d’anno, due settimane dopo la celebrazione della nascita del Verbo incarnato. Come abbiamo proclamato nella liturgia: "Nel mistero adorabile del Natale, Egli, Verbo invisibile, apparve visibilmente nella nostra carne, e generato prima dei secoli, cominciò ad esistere nel tempo, per assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta" (Prefazio II del Natale). A Natale, quindi, abbiamo contemplato il mistero di Dio e quello della creazione; mediante l’annuncio degli angeli ai pastori ci è giunta la buona novella della salvezza dell’uomo e del rinnovamento dell’intero universo. Per questa ragione, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno, ho invitato tutti gli uomini di buona volontà, ai quali gli angeli hanno promesso giustamente la pace, a custodire il creato. Ed è in questo stesso spirito che sono lieto di salutare ciascuno di Voi, in particolare coloro che sono presenti per la prima volta a questa cerimonia. Vi ringrazio sentitamente per i voti augurali, di cui si è fatto interprete il vostro Decano, il Signor Ambasciatore Alejandro Valladares Lanza, e Vi rinnovo il mio vivo apprezzamento per la missione che svolgete presso la Santa Sede. Attraverso di Voi, desidero far giungere il mio cordiale saluto e augurio di pace e prosperità alle Autorità e a tutti gli abitanti dei Paesi che Voi degnamente rappresentate. Il mio pensiero si estende, anche, a tutte le altre Nazioni della terra: il Successore di Pietro mantiene le sue porte aperte a tutti e con tutti desidera avere relazioni che contribuiscano al progresso della famiglia umana. Da qualche settimana, sono state stabilite piene relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Federazione Russa: è questo un motivo di profonda soddisfazione. Allo stesso modo, è stata molto significativa la visita che mi ha reso recentemente il Presidente della Repubblica Socialista del Vietnam, Paese che è caro al mio cuore e nel quale la Chiesa sta celebrando la sua plurisecolare presenza con un Anno giubilare. Con tale spirito di apertura, nel corso del 2009, ho ricevuto numerose personalità politiche, provenienti da diversi Paesi; ho anche visitato alcuni di essi e mi propongo in futuro, nella misura del possibile, di continuare a farlo.

    La Chiesa è aperta a tutti, perché – in Dio - esiste per gli altri! Pertanto essa partecipa intensamente alle sorti dell’umanità, che in questo anno appena iniziato, appare ancora segnata dalla drammatica crisi che ha colpito l’economia mondiale e ha provocato una grave e diffusa instabilità sociale. Con l’Enciclica Caritas in veritate ho invitato ad individuare le radici profonde di tale situazione: in ultima analisi, esse risiedono nella mentalità corrente egoistica e materialistica, dimentica dei limiti propri a ciascuna creatura. Oggi mi preme sottolineare che questa stessa mentalità minaccia anche il creato. Ciascuno di noi, probabilmente, potrebbe citare qualche esempio dei danni che essa arreca all’ambiente, in ogni parte del mondo. Ne cito uno, tra i tanti, dalla storia recente dell’Europa: vent’anni fa, quando cadde il Muro di Berlino e quando crollarono i regimi materialisti ed atei che avevano dominato lungo diversi decenni una parte di questo Continente, non si è potuto avere la misura delle profonde ferite che un sistema economico privo di riferimenti fondati sulla verità dell’uomo aveva inferto, non solo alla dignità e alla libertà delle persone e dei popoli, ma anche alla natura, con l’inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria? La negazione di Dio sfigura la libertà della persona umana, ma devasta anche la creazione! Ne consegue che la salvaguardia del creato non risponde in primo luogo ad un’esigenza estetica, ma anzitutto a un’esigenza morale, perché la natura esprime un disegno di amore e di verità che ci precede e che viene da Dio.

    Pertanto, condivido la maggiore preoccupazione che causano le resistenze di ordine economico e politico alla lotta contro il degrado dell’ambiente. Si tratta di difficoltà che si sono potute constatare ancora di recente durante la XV Sessione della Conferenza degli Stati parte alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, svoltasi dal 7 al 18 dicembre scorso a Copenaghen. Auspico che, nell’anno corrente, prima a Bonn e poi a Città del Messico, sia possibile giungere ad un accordo per affrontare tale questione in modo efficace. La posta in gioco è tanto più importante perché ne va del destino stesso di alcune Nazioni, in particolare, alcuni Stati insulari.

    Occorre, tuttavia, che tale attenzione e tale impegno per l’ambiente siano bene inquadrati nell’insieme delle grandi sfide che si pongono all’umanità. Se, infatti, si vuole edificare una vera pace, come sarebbe possibile separare, o addirittura contrapporre la salvaguardia dell’ambiente a quella della vita umana, compresa la vita prima della nascita? E’ nel rispetto che la persona umana nutre per se stessa che si manifesta il suo senso di responsabilità verso il creato. Perché, come insegna S. Tommaso d’Aquino, l’uomo rappresenta quanto c’è di più nobile nell’universo (cfr. Summa Theologiae, I, q.29, a.3). Inoltre, come ho ricordato al recente Vertice Mondiale della FAO sulla Sicurezza alimentare, "la terra può sufficientemente nutrire tutti i suoi abitanti" (Discorso del 16 novembre 2009, 2), purché l’egoismo non porti alcuni ad accaparrarsi i beni destinati a tutti!

    Vorrei sottolineare ancora che la salvaguardia della creazione implica una corretta gestione delle risorse naturali dei paesi, in primo luogo, di quelli economicamente svantaggiati. Il mio pensiero va al Continente africano, che ho avuto la gioia di visitare nel marzo scorso, recandomi in Camerun ed Angola, ed al quale sono stati dedicati i lavori della recente Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi. I Padri sinodali hanno segnalato con preoccupazione l’erosione e la desertificazione di larghe zone di terra coltivabile, a causa dello sfruttamento sconsiderato e dell’inquinamento dell’ambiente (cfr. Propositio n. 22). In Africa, come altrove, è necessario adottare scelte politiche ed economiche che assicurino "forme di produzione agricola e industriale rispettose dell’ordine della creazione e soddisfacenti per i bisogni primari di tutti" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2010, 10).

    Come dimenticare, poi, che la lotta per l’accesso alle risorse naturali è una delle cause di vari conflitti, tra gli altri in Africa, così come la sorgente di un rischio permanente in altre situazioni? Anche per questa ragione ripeto con forza che, per coltivare la pace, bisogna custodire il creato! D’altra parte ci sono ancora vaste estensioni di terra, per esempio in Afghanistan ed in alcuni paesi dell’America Latina, dove purtroppo l’agricoltura è ancora legata alla produzione di droga e costituisce una fonte non trascurabile di occupazione e di sostentamento. Se si vuole la pace, occorre custodire il creato con la riconversione di tali attività. Chiedo perciò alla comunità internazionale, ancora una volta, che non si rassegni al traffico della droga ed ai gravi problemi morali e sociali che essa genera.

    Sì, Signore e Signori, la custodia del creato è un importante fattore di pace e di giustizia! Fra le tante sfide che essa lancia, una delle più gravi è quella dell’aumento delle spese militari, nonché quella del mantenimento o dello sviluppo degli arsenali nucleari. Ciò assorbe ingenti risorse, che potrebbero, invece, essere destinate allo sviluppo dei Popoli, soprattutto di quelli più poveri. Confido, fermamente, che nella Conferenza di esame del Trattato di Non-Proliferazione nucleare, in programma per il maggio prossimo a New York, vengano prese decisioni efficaci in vista di un progressivo disarmo, che porti a liberare il pianeta dalle armi nucleari. Più in generale, deploro che la produzione e l’esportazione di armi contribuiscano a perpetuare conflitti e violenze, come quelli nel Darfur, in Somalia e nella Repubblica Democratica del Congo. All’incapacità delle parti direttamente coinvolte di sottrarsi alla spirale di violenza e di dolore generata da questi conflitti, si aggiunge l’apparente impotenza degli altri Paesi e delle Organizzazioni internazionali a riportare la pace, senza contare l’indifferenza quasi rassegnata dell’opinione pubblica mondiale. Non occorre poi sottolineare come tali conflitti danneggino e degradino l’ambiente. Come, infine, non menzionare il terrorismo che mette in pericolo un così gran numero di vite innocenti e provoca un diffuso senso di angoscia? In questa solenne circostanza, desidero rinnovare l’appello che ho lanciato il 1° gennaio durante la preghiera dell’Angelus a quanti fanno parte di gruppi armati di qualsiasi tipo affinché abbandonino la strada della violenza e aprano il loro cuore alla gioia della pace.

    Le gravi violenze che ho appena evocato, unite ai flagelli della povertà e della fame, come pure alle catastrofi naturali ed al degrado ambientale, contribuiscono ad ingrossare le fila di quanti abbandonano la propria terra. Di fronte a tale esodo, invito le Autorità civili, che vi sono coinvolte a diverso titolo, ad agire con giustizia, solidarietà e lungimiranza. In particolare, vorrei menzionare i Cristiani in Medio Oriente: colpiti in varie maniere, fin nell’esercizio della loro libertà religiosa, essi lasciano la terra dei loro padri in cui si è sviluppata la Chiesa dei primi secoli. E’ per offrire loro un sostegno e per far loro sentire la vicinanza dei fratelli nella fede, che ho convocato, per l’autunno prossimo, l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente.

    Signore e Signori Ambasciatori, quelle che ho tracciato finora sono soltanto alcune delle dimensioni connesse con la problematica ambientale. Tuttavia, le radici della situazione che è sotto gli occhi di tutti, sono di ordine morale e la questione deve essere affrontata nel quadro di un grande sforzo educativo, per promuovere un effettivo cambiamento di mentalità ed instaurare nuovi stili di vita. Di ciò può e vuole essere partecipe la comunità dei credenti, ma perché ciò sia possibile, bisogna che se ne riconosca il ruolo pubblico. Purtroppo, in alcuni Paesi, soprattutto occidentali, si diffondono, negli ambienti politici e culturali, come pure nei mezzi di comunicazione, un sentimento di scarsa considerazione, e, talvolta, di ostilità, per non dire di disprezzo verso la religione, in particolare quella cristiana. E’ chiaro che, se il relativismo è concepito come un elemento costitutivo essenziale della democrazia, si rischia di concepire la laicità unicamente in termini di esclusione o, meglio, di rifiuto dell’importanza sociale del fatto religioso. Un tale approccio crea tuttavia scontro e divisione, ferisce la pace, inquina l’"ecologia umana" e, rifiutando, per principio, le attitudini diverse dalla propria, si trasforma in una strada senza uscita. Urge, pertanto, definire una laicità positiva, aperta, che, fondata su una giusta autonomia tra l’ordine temporale e quello spirituale, favorisca una sana collaborazione e un senso di responsabilità condivisa. In questa prospettiva, io penso all’Europa, che con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona ha iniziato una nuova fase del suo processo di integrazione, che la Santa Sede continuerà a seguire con rispetto e con benevola attenzione. Nel rilevare con soddisfazione che il Trattato prevede che l’Unione Europea mantenga con le Chiese un dialogo "aperto, trasparente e regolare" (art. 17), auspico che, nella costruzione del proprio avvenire, l’Europa sappia sempre attingere alle fonti della propria identità cristiana. Come ho rimarcato durante il mio viaggio apostolico del settembre scorso nella Repubblica Ceca, essa ha un ruolo insostituibile "per la formazione della coscienza di ogni generazione e per la promozione di un consenso etico di fondo, al servizio di ogni persona che chiama questo continente «casa»!" (Discorso alle autorità civili e al corpo diplomatico, 26 settembre 2009).

    Proseguendo nella nostra riflessione, è necessario rilevare che la problematica dell’ambiente è complessa. Si potrebbe dire che è un prisma dalle molte sfaccettature. Le creature sono differenti le une dalle altre e possono essere protette, o, al contrario, messe in pericolo, in modi diversi, come ci mostra l’esperienza quotidiana. Uno di tali attacchi proviene da leggi o progetti, che, in nome della lotta contro la discriminazione, colpiscono il fondamento biologico della differenza fra i sessi. Mi riferisco, per esempio, ad alcuni Paesi europei o del Continente americano. "Se togli la libertà, togli la dignità", come disse S. Colombano (Epist. n.4 ad Attela, in S. Columbani opera, Dublin 1957, p. 34.) Tuttavia, la libertà non può essere assoluta, perché l’Uomo non è Dio, ma immagine di Dio, sua creatura. Per l’uomo, il cammino da seguire non può quindi essere l’arbitrio, o il desiderio, ma deve consistere, piuttosto, nel corrispondere alla struttura voluta dal Creatore.

    La salvaguardia della creazione comporta anche altre sfide, alle quali non si può rispondere che attraverso la solidarietà internazionale. Penso alle catastrofi naturali, che durante l’anno scorso hanno seminato morti, sofferenze e distruzioni nelle Filippine, in Vietnam, nel Laos, in Cambogia e nell’isola di Taiwan. Come non ricordare poi l’Indonesia, e, più vicino a noi, la regione dell’Abruzzo, scosse da devastanti terremoti? Di fronte a simili eventi non deve venire meno l’aiuto generoso, perché la vita stessa delle creature di Dio è in gioco. Ma la salvaguardia della creazione, oltre che della solidarietà, ha bisogno anche della concordia e della stabilità degli Stati. Quando insorgono divergenze ed ostilità fra questi ultimi, per difendere la pace debbono perseguire con tenacia la via di un dialogo costruttivo. E’ quanto avvenne venticinque anni or sono con il Trattato di Pace ed Amicizia fra Argentina e Cile, che fu raggiunto grazie alla mediazione della Sede Apostolica. Esso ha portato abbondanti frutti di collaborazione e prosperità, di cui ha beneficiato, in qualche modo, l’intera America Latina. In questa stessa parte del mondo, sono lieto del riavvicinamento intrapreso da Colombia ed Ecuador, dopo parecchi mesi di tensione. Più vicino a noi, mi compiaccio dell’intesa conclusa tra Croazia e Slovenia a proposito dell’arbitrato relativo alle loro frontiere marittime e terrestri. Mi rallegro, altresì, dell’accordo tra Armenia e Turchia, in vista della ripresa delle loro relazioni diplomatiche, ed auspico che attraverso il dialogo, i rapporti fra tutti i Paesi del Caucaso meridionale migliorino. Durante il mio pellegrinaggio in Terra Santa, ho richiamato in modo pressante Israeliani e Palestinesi a dialogare e a rispettare i diritti dell’altro. Ancora una volta levo la mia voce, affinché sia universalmente riconosciuto il diritto dello Stato di Israele ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. E che, ugualmente, sia riconosciuto il diritto del Popolo palestinese ad una patria sovrana e indipendente, a vivere con dignità e a potersi spostare liberamente. Mi preme, inoltre, sollecitare il sostegno di tutti perché siano protetti l’identità e il carattere sacro di Gerusalemme, la sua eredità culturale e religiosa, il cui valore è universale. Solo così questa città unica, santa e tormentata, potrà essere segno e anticipazione della pace che Dio desidera per l’intera famiglia umana! Per amore del dialogo e della pace, che salvaguardano la creazione, esorto i governanti e i cittadini dell’Iraq ad oltrepassare le divisione, la tentazione della violenza e l’intolleranza, per costruire insieme l’avvenire del loro Paese. Anche le comunità cristiane vogliono dare il loro contributo, ma perché ciò sia possibile, bisogna che sia loro assicurato rispetto, sicurezza e libertà. Anche il Pakistan è stato duramente colpito dalla violenza in questi ultimi mesi e alcuni episodi hanno preso di mira direttamente la minoranza cristiana. Domando che si compia ogni sforzo affinché tali aggressioni non si ripetano e i cristiani possano sentirsi pienamente integrati nella vita del loro Paese. Trattando delle violenze contro i cristiani, non posso non menzionare, peraltro, i deplorevoli attentati di cui sono state vittime le Comunità copte egiziane in questi ultimi giorni, proprio quando stavano celebrando il Natale. Per quanto riguarda l’Iran, auspico che attraverso il dialogo e la collaborazione, si raggiungano soluzioni condivise, sia a livello nazionale che sul piano internazionale. Al Libano, che ha superato una lunga crisi politica, auguro di proseguire sempre sulla via della concordia. Confido che l’Honduras, dopo un periodo di incertezza e trepidazione, si incammini verso una ritrovata normalità politica e sociale. E lo stesso mi auguro che si realizzi in Guinea ed in Madagascar, con l’aiuto effettivo e disinteressato della comunità internazionale.

    Signore e Signori Ambasciatori, al termine di questo rapido giro d’orizzonte, che, a motivo della brevità non può soffermarsi su tutte le situazioni pur meritevoli di menzione, mi tornano alla mente le parole dell’Apostolo Paolo, secondo cui "la creazione geme e soffre" e "anche noi… gemiamo interiormente" ( Rm 8,22-23). Sì, c’è tanta sofferenza nell’umanità e l’egoismo umano ferisce la creazione in molteplici modi. Per questo l’attesa di salvezza, che tocca tutta quanta la creazione, è ancor più intensa ed è presente nel cuore di tutti, credenti e non credenti. La Chiesa indica che la risposta a tale anelito è il Cristo, il "primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra" (Col 1,15-16). Fissando lo sguardo su di Lui, esorto ogni persona di buona volontà ad operare con fiducia e generosità per la dignità e la libertà dell’uomo. Che la luce e la forza di Gesù ci aiutino a rispettare l’"ecologia umana", consapevoli che anche l’ecologia ambientale ne trarrà beneficio, poiché il libro della natura è uno ed indivisibile. E’ così che potremo consolidare la pace, oggi e per le generazioni che verranno. Buon Anno a tutti!







    Il saluto del decano del Corpo diplomatico al Papa

    Un ordine mondiale
    più giusto ed equo




    All'inizio dell'udienza di Benedetto XVI, svoltasi lunedì 11 gennaio, il decano del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, l'Ambasciatore di Honduras, Alejandro Emilio Valladares Lanza, ha salutato il Papa a nome dei presenti. Di seguito una nostra traduzione italiana del discorso.

    Santo Padre,
    È con rinnovata emozione che mi faccio interprete del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per porgere a Vostra Santità, in questo nuovo anno, i voti più ferventi che formuliamo per la sua salute, la sua felicità personale e per il lieto e fecondo proseguimento del suo Ministero Apostolico.
    Avrei voluto che oggi il mio discorso alla Vostra Augusta Persona fosse portatore di notizie incoraggianti sul futuro tanto incerto del nostro mondo. Purtroppo continuano a prevalere il dubbio e persino l'inquietudine, sebbene alcuni segni positivi ci permettano di credere ancora nella capacità dell'uomo di vincere l'avversità e di operare per la pace, il bene del prossimo e il futuro dell'umanità.
    Nel discorso che ha pronunciato, l'8 gennaio 2009, davanti alla nostra Assemblea, lei, Santità, ha condannato il ricorso alle armi per risolvere i problemi che, dai tempi più remoti, assillano il nostro pianeta.
    Purtroppo, nel corso degli ultimi dodici mesi, il suo appello non è stato compreso. I conflitti che, già da alcuni anni, affliggono numerosi angoli della Terra, continuano a seminare morte e desolazione.
    A essi si sono aggiunti nuovi scontri e l'espressione di una violenza sempre più cieca e crudele che gettano nella disperazione uomini, donne e bambini, pronti al peggio per ritrovare un po' più di libertà e aspirare a un po' meno di miseria.
    I mass media si fanno troppo spesso eco di queste situazioni drammatiche con una compiacenza a volte colpevole.
    Durante l'anno appena trascorso la terra e gli elementi hanno manifestato la loro collera. Si sono succeduti terremoti, cicloni e inondazioni. Queste catastrofi naturali fanno riflettere, anche se, indubbiamente, non sono l'espressione della vendetta del nostro pianeta sconsideratamente ipersfruttato e inquinato da decenni. A tale proposito, noi nutrivamo, tutti, serie speranze nei lavori della Conferenza mondiale sul riscaldamento climatico di Copenaghen, dove si è riunito un numero mai raggiunto prima di Capi di Stato o di Governo. La buona volontà non è mancata ma i risultati sono stati ben al di sotto di quelli che si era legittimamente in diritto di aspettarsi. È chiaro tuttavia che gli uni come gli altri, i Paesi ricchi o emergenti come quelli in via di sviluppo, hanno preso coscienza degli sforzi indispensabili che bisognerebbe compiere per salvaguardare il nostro pianeta. È un segno rassicurante per l'esito delle riunioni già in programma nei prossimi mesi.
    Nello stesso tempo, una crisi finanziaria ed economica senza precedenti, ha mostrato, se ce ne fosse ancora bisogno, che l'uomo dovrebbe adoperarsi per stabilire un nuovo ordine economico mondiale più giusto e più equo.
    La nostra società, superata dall'evoluzione indubbiamente troppo rapida della scienza, della tecnica e dei costumi, deve reagire al rischio di vedere scomparire, in definitiva, i valori morali e umani che ne costituiscono gli elementi strutturali senza i quali rischia di affondare.
    Nel corso dell'anno 2009, lei, Santità, ha effettuato due viaggi, la cui risonanza ha segnato l'opinione mondiale. Ha ricevuto molti responsabili politici ai quali ha trasmesso il messaggio di pace, di tolleranza e di amore della Chiesa cattolica.
    L'ultima sua enciclica, Santità, Caritas in veritate, illumina felicemente il senso di ogni amore con la luce che si irradia in pienezza dalla Persona di Nostro Signore Gesù Cristo poiché "il fare è cieco senza il sapere e il sapere è sterile senza l'amore".
    In questo periodo di grave crisi spirituale, culturale, economica e sociale, lungi da ogni sentimentalismo e persino al di là di un'indispensabile giustizia fondata sul merito, le soluzioni realmente gratificanti per l'uomo si trovano solo nel dono totale di sé all'altro, riflesso del Totalmente Altro, nella diversità che spesso turba.
    È questa la verità che la Chiesa ha sempre desiderato rivelare a ogni uomo e all'uomo nella sua totalità, affinché possa realizzare pienamente la sua vocazione trascendente.
    Questo sviluppo integrale dell'umanità, dal necessario rispetto della natura e della sua legge fino a quello dovuto a ogni coscienza, è in definitiva il rispetto di ogni vita umana nella sua complessità metafisica, fisica e sociale. In realtà non è questo il fine di ogni enciclica? Al di là del discorso rivolto ai vari responsabili delle comunità cristiane, è l'insieme dell'umanità che la sua parola, Santità, ha voluto raggiungere per risvegliare le coscienze e rallegrare i cuori.
    In effetti, come non riconoscere che l'intelligenza e l'amore sono doni meravigliosi che il Signore ha fatto a tutti e a ognuno. Quando queste due facoltà si uniscono per dare vita all'intelligenza del cuore riflettono al centro stesso dell'intelligenza universale la capacità donata all'uomo dal suo Creatore di leggere, fra le righe della complessità cosmica, storica e personale, i desideri così rivelati di ognuno di noi, che non sono altro che quelli dell'amore ricevuto, dato e condiviso.
    I frutti ben visibili dello sforzo ecumenico e del dialogo interreligioso testimoniano, da decenni, la preoccupazione della Sede Apostolica di rispettare la volontà di Nostro Signore "perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me ed io in te". Santità, mi permetta di concludere riprendendo il suo invito ai credenti nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2010: "Invito tutti i credenti ad elevare la loro fervida preghiera a Dio, onnipotente Creatore e Padre misericordioso, affinché nel cuore di ogni uomo e di ogni donna risuoni, sia accolto e vissuto il pressante appello: Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato".
    Buon e felice anno, Santità.



    (©L'Osservatore Romano - 11-12 gennaio 2010)


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    TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DEL CARDINALE ARMAND GAÉTAN RAZAFINDRATANDRA

    È deceduto sabato 9 gennaio il Card. Armand Gaétan Razafindratandra, del Titolo dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, Arcivescovo emerito di Antananarivo (Madagascar).
    Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio per la morte del Card. Razafindratandra, inviato dal Santo Padre Benedetto XVI all’attuale Arcivescovo di Antananarivo, S.E. Mons. Odon Marie Arsène Razanakolona:


    TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

    S.E. MGR ODON MARIE ARSÈNE RAZANAKOLONA,
    ARCHEVÊQUE D’ANTANANARIVO

    APPRENANT LE RAPPEL A DIEU DU CARDINAL ARMAND GAÉTAN RAZAFINDRATANDRA, VOTRE PRÉDÉCESSEUR, JE VOUS EXPRIME MA PROFONDE UNION DE PRIÈRE AVEC L'ARCHIDIOCÈSE D'ANTANANARIVO, AVEC LA FAMILLE DU DÉFUNT ET AVEC TOUTES LES PERSONNES QUI SONT TOUCHÉES PAR CE DEUIL. LE CONFIANT A LA MISÉRICORDE DU SEIGNEUR, JE RENDS GRÂCE A DIEU POUR LE MINISTÈRE DE CE PASTEUR ARDENT QUI S'EST DÉPENSÉ PENDANT TOUTE SA VIE EN FAVEUR DES MALGACHES, COMME PRÊTRE DIOCÉSAIN PUIS COMME ARCHEVÊQUE D'ANTANANARIVO, DONNANT LE MEILLEUR DE LUI-MÊME POUR QUE LE CHRIST SOIT ANNONCÉ. QU'A L'INTERCESSION MATERNELLE DE LA VIERGE MARIE, REINE DE L'AFRIQUE, LE SEIGNEUR ACCUEILLE SON FIDÈLE SERVITEUR DANS SON ROYAUME DE PAIX ET DE LUMIÈRE! A VOUS-MÊME, A VOS DIOCÉSAIN AINSI QU'AUX PROCHES DU DÉFUNT ET A TOUTES LES PERSONNES RÉUNIES POUR LA LITURGIE DES OBSÈQUES, J'ACCORDE DE GRAND CŒUR LA BÉNÉDICTION APOSTOLIQUE

    BENEDICTUS PP XVI

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    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
    Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando la catechesi sulla cultura cristiana nel Medioevo, si è soffermato su due grandi Ordini Mendicanti (francescani e domenicani).
    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
    Quindi ha pronunciato un appello alla solidarietà nei confronti della popolazione di Haiti duramente colpita dal devastante terremoto.
    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    all'inizio del nuovo anno guardiamo alla storia del Cristianesimo, per vedere come si sviluppa una storia e come può essere rinnovata. In essa possiamo vedere che sono i santi, guidati dalla luce di Dio, gli autentici riformatori della vita della Chiesa e della società. Maestri con la parola e testimoni con l’esempio, essi sanno promuovere un rinnovamento ecclesiale stabile e profondo, perché essi stessi sono profondamente rinnovati, sono in contatto con la vera novità: la presenza di Dio nel mondo. Tale consolante realtà, che in ogni generazione cioè nascono santi e portano la creatività del rinnovamento, accompagna costantemente la storia della Chiesa in mezzo alle tristezze e agli aspetti negativi del suo cammino. Vediamo, infatti, secolo per secolo, nascere anche le forze della riforma e del rinnovamento, perché la novità di Dio è inesorabile e dà sempre nuova forza per andare avanti. Così accadde anche nel secolo tredicesimo, con la nascita e lo straordinario sviluppo degli Ordini Mendicanti: un modello di grande rinnovamento in una nuova epoca storica. Essi furono chiamati così per la loro caratteristica di "mendicare", di ricorrere, cioè, umilmente al sostegno economico della gente per vivere il voto di povertà e svolgere la propria missione evangelizzatrice. Degli Ordini Mendicanti che sorsero in quel periodo, i più noti e i più importanti sono i Frati Minori e i Frati Predicatori, conosciuti come Francescani e Domenicani. Essi sono così chiamati dal nome dei loro Fondatori, rispettivamente Francesco d’Assisi e Domenico di Guzman. Questi due grandi santi ebbero la capacità di leggere con intelligenza "i segni dei tempi", intuendo le sfide che doveva affrontare la Chiesa del loro tempo.

    Una prima sfida era rappresentata dall’espansione di vari gruppi e movimenti di fedeli che, sebbene ispirati da un legittimo desiderio di autentica vita cristiana, si ponevano spesso al di fuori della comunione ecclesiale. Erano in profonda opposizione alla Chiesa ricca e bella che si era sviluppata proprio con la fioritura del monachesimo. In recenti Catechesi mi sono soffermato sulla comunità monastica di Cluny, che aveva sempre più attirato giovani e quindi forze vitali, come pure beni e ricchezze. Si era così sviluppata, logicamente, in un primo momento, una Chiesa ricca di proprietà e anche immobile. Contro questa Chiesa si contrappose l'idea che Cristo venne in terra povero e che la vera Chiesa avrebbe dovuto essere proprio la Chiesa dei poveri; il desiderio di una vera autenticità cristiana si oppose così alla realtà della Chiesa empirica. Si tratta dei cosiddetti movimenti pauperistici del Medioevo. Essi contestavano aspramente il modo di vivere dei sacerdoti e dei monaci del tempo, accusati di aver tradito il Vangelo e di non praticare la povertà come i primi cristiani, e questi movimenti contrapposero al ministero dei Vescovi una propria "gerarchia parallela". Inoltre, per giustificare le proprie scelte, diffusero dottrine incompatibili con la fede cattolica. Ad esempio, il movimento dei Catari o Albigesi ripropose antiche eresie, come la svalutazione e il disprezzo del mondo materiale – l’opposizione contro la ricchezza diventa velocemente opposizione contro la realtà materiale in quanto tale - la negazione della libera volontà, e poi il dualismo, l'esistenza di un secondo principio del male equiparato a Dio. Questi movimenti ebbero successo, specie in Francia e in Italia, non solo per la solida organizzazione, ma anche perché denunciavano un disordine reale nella Chiesa, causato dal comportamento poco esemplare di vari esponenti del clero.

    I Francescani e i Domenicani, sulla scia dei loro Fondatori, mostrarono, invece, che era possibile vivere la povertà evangelica, la verità del Vangelo come tale, senza separarsi dalla Chiesa; mostrarono che la Chiesa rimane il vero, autentico luogo del Vangelo e della Scrittura. Anzi, Domenico e Francesco trassero proprio dall’intima comunione con la Chiesa e con il Papato la forza della loro testimonianza. Con una scelta del tutto originale nella storia della vita consacrata, i Membri di questi Ordini non solo rinunciavano al possesso di beni personali, come facevano i monaci sin dall’antichità, ma neppure volevano che fossero intestati alla comunità terreni e beni immobili. Intendevano così testimoniare una vita estremamente sobria, per essere solidali con i poveri e confidare solo nella Provvidenza, vivere ogni giorno della Provvidenza, della fiducia di mettersi nelle mani di Dio. Questo stile personale e comunitario degli Ordini Mendicanti, unito alla totale adesione all’insegnamento della Chiesa e alla sua autorità, fu molto apprezzato dai Pontefici dell’epoca, come Innocenzo III e Onorio III, i quali offrirono il loro pieno sostegno a queste nuove esperienze ecclesiali, riconoscendo in esse la voce dello Spirito. E i frutti non mancarono: i gruppi pauperistici che si erano separati dalla Chiesa rientrarono nella comunione ecclesiale o, lentamente, si ridimensionarono fino a scomparire. Anche oggi, pur vivendo in una società in cui spesso prevale l’"avere" sull’"essere", si è molto sensibili agli esempi di povertà e di solidarietà, che i credenti offrono con scelte coraggiose. Anche oggi non mancano simili iniziative: i movimenti, che partono realmente dalla novità del Vangelo e lo vivono con radicalità nell’oggi, mettendosi nelle mani di Dio, per servire il prossimo. Il mondo, come ricordava Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi, ascolta volentieri i maestri, quando sono anche testimoni. È questa una lezione da non dimenticare mai nell’opera di diffusione del Vangelo: vivere per primi ciò che si annuncia, essere specchio della carità divina.

    Francescani e Domenicani furono testimoni, ma anche maestri. Infatti, un’altra esigenza diffusa nella loro epoca era quella dell’istruzione religiosa. Non pochi fedeli laici, che abitavano nelle città in via di grande espansione, desideravano praticare una vita cristiana spiritualmente intensa. Cercavano dunque di approfondire la conoscenza della fede e di essere guidati nell’arduo, ma entusiasmante cammino della santità. Gli Ordini Mendicanti seppero felicemente venire incontro anche a questa necessità: l'annuncio del Vangelo nella semplicità e nella sua profondità e grandezza era uno scopo, forse lo scopo principale di questo movimento. Con grande zelo, infatti, si dedicarono alla predicazione. Erano molto numerosi i fedeli, spesso vere e proprie folle, che si radunavano per ascoltare i predicatori nelle chiese e nei luoghi all’aperto, pensiamo a sant'Antonio, per esempio. Venivano trattati argomenti vicini alla vita della gente, soprattutto la pratica delle virtù teologali e morali, con esempi concreti, facilmente comprensibili. Inoltre, si insegnavano forme per nutrire la vita di preghiera e la pietà. Ad esempio, i Francescani diffusero molto la devozione verso l’umanità di Cristo, con l’impegno di imitare il Signore. Non sorprende allora che fossero numerosi i fedeli, donne ed uomini, che sceglievano di farsi accompagnare nel cammino cristiano da frati Francescani e Domenicani, direttori spirituali e confessori ricercati e apprezzati. Nacquero, così, associazioni di fedeli laici che si ispiravano alla spiritualità di san Francesco e di san Domenico, adattata al loro stato di vita. Si tratta del Terzo Ordine, sia francescano che domenicano. In altri termini, la proposta di una "santità laicale" conquistò molte persone. Come ha ricordato il Concilio Ecumenico Vaticano II, la chiamata alla santità non è riservata ad alcuni, ma è universale (cfr Lumen gentium, 40). In tutti gli stati di vita, secondo le esigenze di ciascuno di essi, si trova la possibilità di vivere il Vangelo. Anche oggi ogni cristiano deve tendere alla "misura alta della vita cristiana", a qualunque stato di vita appartenga!

    L’importanza degli Ordini Mendicanti crebbe così tanto nel Medioevo che Istituzioni laicali, come le organizzazioni del lavoro, le antiche corporazioni e le stesse autorità civili, ricorrevano spesso alla consulenza spirituale dei Membri di tali Ordini per la stesura dei loro regolamenti e, a volte, per la soluzione di contrasti interni ed esterni. I Francescani e i Domenicani diventarono gli animatori spirituali della città medievale. Con grande intuito, essi misero in atto una strategia pastorale adatta alle trasformazioni della società. Poiché molte persone si spostavano dalle campagne nelle città, essi collocarono i loro conventi non più in zone rurali, ma urbane. Inoltre, per svolgere la loro attività a beneficio delle anime, era necessario spostarsi secondo le esigenze pastorali. Con un’altra scelta del tutto innovativa, gli Ordini mendicanti abbandonarono il principio di stabilità, classico del monachesimo antico, per scegliere un altro modo. Minori e Predicatori viaggiavano da un luogo all’altro, con fervore missionario. Di conseguenza, si diedero un’organizzazione diversa rispetto a quella della maggior parte degli Ordini monastici. Al posto della tradizionale autonomia di cui godeva ogni monastero, essi riservarono maggiore importanza all’Ordine in quanto tale e al Superiore Generale, come pure alla struttura delle provincie. Così i Mendicanti erano maggiormente disponibili per le esigenze della Chiesa Universale. Questa flessibilità rese possibile l’invio dei frati più adatti per lo svolgimento di specifiche missioni e gli Ordini Mendicanti raggiunsero l’Africa settentrionale, il Medio Oriente, il Nord Europa. Con questa flessibilità il dinamismo missionario venne rinnovato.

    Un’altra grande sfida era rappresentata dalle trasformazioni culturali in atto in quel periodo. Nuove questioni rendevano vivace la discussione nelle università, che sono nate alla fine del XII secolo. Minori e Predicatori non esitarono ad assumere anche questo impegno e, come studenti e professori, entrarono nelle università più famose del tempo, eressero centri di studi, produssero testi di grande valore, diedero vita a vere e proprie scuole di pensiero, furono protagonisti della teologia scolastica nel suo periodo migliore, incisero significativamente nello sviluppo del pensiero. I più grandi pensatori, san Tommaso d'Aquino e san Bonaventura, erano mendicanti, operando proprio con questo dinamismo della nuova evangelizzazione, che ha rinnovato anche il coraggio del pensiero, del dialogo tra ragione e fede. Anche oggi c’è una "carità della e nella verità", una "carità intellettuale" da esercitare, per illuminare le intelligenze e coniugare la fede con la cultura. L’impegno profuso dai Francescani e dai Domenicani nelle università medievali è un invito, cari fedeli, a rendersi presenti nei luoghi di elaborazione del sapere, per proporre, con rispetto e convinzione, la luce del Vangelo sulle questioni fondamentali che interessano l’uomo, la sua dignità, il suo destino eterno. Pensando al ruolo dei Francescani e Domenicani nel Medioevo, al rinnovamento spirituale che suscitarono, al soffio di vita nuova che comunicarono nel mondo, un monaco disse: "In quel tempo il mondo invecchiava. Due Ordini sorsero nella Chiesa, di cui rinnovarono la giovinezza come quella di un’aquila" (Burchard d’Ursperg, Chronicon).

    Cari fratelli e sorelle, invochiamo proprio all'inizio di quest'anno lo Spirito Santo, eterna giovinezza della Chiesa: egli faccia sentire ad ognuno l’urgenza di offrire una testimonianza coerente e coraggiosa del Vangelo, affinché non manchino mai santi, che facciano risplendere la Chiesa come sposa sempre pura e bella, senza macchia e senza ruga, capace di attrarre irresistibilmente il mondo verso Cristo, verso la sua salvezza.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    L’histoire atteste que les saints sont les vrais réformateurs de l’Église et ils ne lui ont jamais fait défaut. Il en fut ainsi au XIIIe siècle avec l’apparition des Ordres mendiants qui tirent leur nom du fait que leurs membres recourraient humblement au soutien économique de la population pour vivre le vœu de pauvreté et remplir leur mission. Leurs fondateurs, saint François d’Assise et saint Dominique surent interpréter avec intelligence « les signes des temps ».

    Leur manière de vivre permit de mettre fin progressivement au succès de divers mouvements ayant une doctrine incompatible avec la foi catholique. La qualité du témoignage des Ordres mendiants fut exemplaire. D’abord, leurs membres devinrent des maîtres spirituels qui déployèrent une intense prédication en aidant les fidèles à nourrir et à approfondir leur vie de prière et de foi. Naquirent ainsi les Tiers-ordres franciscain et dominicain. Ils ont favorisé l’émergence d’une « sainteté laïque ». Ils furent, ensuite, des maîtres intellectuels car leur rayonnement s’étendit jusqu’au monde de l’université. Par la ‘charité de l’intelligence’, ils jouèrent un rôle essentiel dans le développement de la théologie scolastique et ils contribuèrent de façon notable au développement de la pensée occidentale. Avec ce renouveau spirituel, les Ordres mendiants offrirent au monde et à l’Église une nouvelle jeunesse.

    Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones, en particulier ceux qui sont venus des Îles Wallis et Futuna. Prions avec ferveur pour que le Seigneur donne à son Église les saints qui la feront resplendir aux yeux des hommes pour les attirer au Christ. Bon pèlerinage à tous !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    In our catechesis on medieval Christian culture, we now consider the movement of ecclesial reform promoted by the two great Mendicant Orders. In every age the saints are the true reformers of the Church’s life. In the thirteenth century Saints Francis and Dominic inspired a vast evangelical renewal which met three significant needs of the Church of that time. The Franciscans and the Dominicans adopted a lifestyle of evangelical poverty which, unlike that of the Cathars, was grounded in communion with the visible Church and a sound Christian understanding of the goodness of creation. As zealous preachers, especially in urban environments, the Friars provided religious instruction and spiritual guidance to the lay faithful, many of whom became members of their "Third Orders". Travelling freely from place to place, they also contributed to the overall renewal of Church life and the spiritual transformation of society. By their presence in the universities, the Friars worked for the evangelization of culture, affirming the harmony of faith and reason, and creating the great syntheses of scholastic theology. May their example of holiness and evangelical lifestyle inspire our own witness to the Gospel and our efforts to draw the world to Christ and his Church.

    I offer a warm welcome to the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially those from Denmark, Australia and the United States of America. My particular greeting goes to the many student groups present and to the faculty members. Upon all of you I invoke God’s blessings of joy and peace!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Ein Blick in die Geschichte der Kirche zeigt uns, daß Kirche immer wieder der Reform bedarf, weil das Schwergewicht der Gewohnheiten des Menschen sie immer nach unten zieht, aber daß in ihr auch immer wieder Kräfte der Reform aufbrechen, daß eine Kreativität zum Guten hin immer wieder neu da ist und daß es die Heiligen sind, die diese Kräfte der Reform in sich tragen. Im 13. Jahrhundert waren es die Bettelorden, vor allem die Minderbrüder des heiligen Franz von Assisi und der Predigerorden des heiligen Dominikus, die eine dauerhafte und tiefgehende kirchliche Erneuerung brachten. Damals war gegen die Immobilität der großen monastischen Orden und der Hierarchie ein Aufbegehren in der Kirche lebendig, das nach der Einfachheit des Evangeliums verlangte – nach der Armut – und sich in Gegensatz zu Glanz und Größe der offiziellen Kirche setzte: Armutsbewegungen, die aber dann sogleich auch in Häresie verfielen, die Materie in einem falschen asketischen Streben ablehnten, als etwas Böses betrachteten, die schließlich davon ausgingen, daß es nicht nur Gott, sondern ein böses Prinzip gibt, weil in der Welt so viel Böses ist, das sie in der Materie verankert sahen und so mit dem guten Impuls zur Einfachheit, zur Armut, zur Strenge des Glaubens und des Lebens zerstörerisch wirkten, weil sie die Größe Gottes verminderten und die Schöpfung nicht mehr liebten. In dieser Situation sind Gestalten wie Franz und Dominikus aufgestanden, die auch den Impuls der Armut, der Einfachheit, der Radikalität des Evangeliums in sich trugen, aber ihn in der Kirche und mit der Kirche als den wahren Ort des Evangeliums lebten und so in ihr Erneuerung schufen, die dann auch Europa erneuern und umgestalten konnte. Für sie war es wesentlich, daß sie in der Armut des Evangeliums das Evangelium wörtlich lebten, aber daß sie es in der Gemeinschaft mit dem Papst und mit der Kirche vollbrachten und so von innen her das ganze Volk Gottes erneuert haben. Dazu gehörte dann nicht nur dieser, sagen wir, ökonomische Faktor, die Einfachheit des Lebens, die sich einer bestimmten Wirtschaftsform entgegenstellte und sie auch erneuern half, sondern vor allem die Verkündigung des Evangeliums. Es waren große Verkündiger, die das Evangelium wieder als lebendige Kraft im 13. Jahrhundert neu zu den Menschen zu bringen vermochten und so, wie es der Wille des hl. Franz war, Volk Gottes aus der Einfachheit der Ursprünge neu sammelten. Sie waren Prediger, Beichtväter, Förderer der Frömmigkeit, und damit entstand einerseits die Radikalität derer, die sich ganz dieser Bewegung anschlossen, aber auch der Wille der anderen, mit dabei zu sein, die sogenannten Dritten Orden, Menschen, die in den Berufen der Welt lebten, aber den Geist des Evangeliums, den ihnen diese Gemeinschaften vorlebten, auch tragen wollten, in dem Wissen, daß man in jedem Stand heilig sein kann, wenn auch in verschiedenen Formen. Dazu kam dann die neue Organisation: Es waren nicht mehr ortsfeste, stabile Gemeinschaften, sondern bewegliche, die von einem Generaloberen geleitet wurden und damit mit einer neuen Flexibilität das Wort verkünden konnten, so daß die dynamische Kraft der Mission neu erstanden ist. Und schließlich auch eine neue Dynamik der Auseinandersetzung mit den großen geistigen Problemen der Zeit. In jener Zeit sind die Universitäten entstanden, und die Bettelbrüder gehörten zu den ersten Studenten und Professoren, die mit neuer Radikalität und Kühnheit nach der Einheit von Glaube und Vernunft fragten und so zu einer neuen Blüte christlicher und menschlicher Kultur beigetragen haben. In alledem haben sie auch uns etwas zu sagen: Erneuerung der Gesellschaft kommt aus einer tiefen Begegnung mit dem Evangelium, aus der Radikalität des Lebens mit dem Evangelium, das dann sich in seiner Größe neu öffnet. Heiligkeit ist radikal gelebtes Evangelium, und wir müssen heute wieder den Mut haben, dies zu versuchen. Es gibt ja auch heute solche Bewegungen, die neue Dynamik in die Kirche hereintragen und von denen wir uns ansprechen lassen wollen.

    Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Teilnehmer an dieser Audienz. Der Heilige Geist helfe uns, mutig und kohärent das Evangelium zu leben und zu bezeugen. Er lasse es nie an Heiligen fehlen, die der Welt die Schönheit des Glaubens sichtbar machen und sie so für Christus gewinnen. Der Herr begleite uns alle mit seiner Liebe und gebe uns den Mut und die Kraft, das Evangelium zu lieben und zu leben.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    En el siglo trece surgieron las órdenes mendicantes, llamadas así porque buscaban la ayuda de la gente para poder vivir y cumplir su misión. Las más conocidas fueron los franciscanos y los dominicos, fundados por Francisco de Asís y Domingo de Guzmán, respectivamente, los cuales supieron enfrentarse a los desafíos de la Iglesia de su época. Frente a la pretensión de algunos que, anhelando una vida cristiana más autentica, se alejaban de la comunión eclesial, demostraron que era posible vivir la pobreza evangélica sin separarse de la Iglesia. Se entregaron con incansable celo a la predicación, a la enseñanza y al acompañamiento espiritual de los fieles, satisfaciendo la necesidad que sentían de una vida espiritual más intensa. Supieron también adaptarse con flexibilidad a las necesidades pastorales provocadas por el crecimiento de las ciudades en detrimento de las zonas rurales. Participando activamente en la vida cultural de su tiempo, llegaron a incidir significativamente en el desarrollo del pensamiento. En definitiva, la aparición de las órdenes mendicantes es un ejemplo concreto de cómo lo santos son los auténticos reformadores de la Iglesia, capaces de promover una renovación eclesial estable y profunda.

    Saludo cordialmente a los fieles de lengua española aquí presentes. En particular, a los peregrinos de España, México, Uruguay y de otros países latinoamericanos. Deseo a todos que vuestra peregrinación a las tumbas de los apóstoles Pedro y Pablo os ayude a sentir la urgencia de dar un testimonio coherente y valiente del Evangelio, mostrando con la palabra y el ejemplo de vuestras vidas la belleza del mensaje de Cristo. Muchas gracias.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    No século XIII, o nascimento e desenvolvimento da Ordem dos Frades Menores e da Ordem dos Pregadores, conhecidas como Franciscanos e Dominicanos, levou a Igreja a passar por uma profunda renovação através dos seus testemunhos de vida autenticamente cristã. Essas Ordens religiosas, querendo viver a pobreza evangélica, recorriam à ajuda dos fiéis para poder se manter, por isso eram denominadas Mendicantes. Os seus respectivos fundadores, São Francisco de Assis e São Domingos de Gusmão, demonstraram ter grande capacidade para ler com inteligência os "sinais dos tempos", intuindo os desafios que a Igreja daquela época deveria enfrentar, como o aparecimento de grupos radicais que se afastavam da verdadeira doutrina cristã; o aumento das populações urbanas sedentas de uma intensa vida espiritual; e a transformação cultural que eclodia a partir das Universidades.

    Queridos peregrinos de língua portuguesa, possa o Espírito Santo suscitar no coração de cada um a urgência de oferecer ao mundo um testemunho coerente e corajoso do Evangelho. Que Deus abençoe a cada um de vós e vossas famílias! Ide em Paz!




    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua polacca

    Witam serdecznie uczestniczących w tej audiencji Polaków. Siostry i Bracia! W Okresie Zwykłym, rozpoczętym w liturgii, kontynuując idee Roku Kapłańskiego, waszej szczególnej modlitwie polecam wszystkich kapłanów. Biorąc udział w niedzielnej Eucharystii, upraszajcie moralną doskonałość ich życia i wierność apostolskiej posłudze. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

    [Saluto cordialmente i Polacchi presenti a quest’Udienza. Sorelle e Fratelli! Nel Tempo liturgico "per annum", che abbiamo iniziato, continuando la riflessione dell’Anno Sacerdotale, affido alla vostra particolare preghiera tutti i sacerdoti. Partecipando all’Eucaristia domenicale, chiedete la perfezione della loro vita e la fedeltà nel loro ministero. Sia lodato Gesù Cristo.]


    ○ Saluto in lingua italiana

    E ora mi rivolgo con affetto ai pellegrini di lingua italiana; siete tanti, grazie per il vostro entusiasmo. In particolare, saluto gli Assistenti ecclesiastici dell’UNITALSI, che in questi giorni stanno celebrando il loro Convegno, ed auspico che quest'importante incontro sia per tutti occasione di rinnovato slancio apostolico e di sempre più generoso servizio ai fratelli. Saluto i rappresentanti dell’Associazione "Centro per la salvaguardia del Creato", di Bergamo e li incoraggio a proseguire con entusiasmo nella loro significativa opera di interesse sociale e morale.

    Infine, come sempre, mi rivolgo ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli presenti. La Liturgia odierna ricorda Sant'Ilario, Vescovo di Poitiers, vissuto in Francia nel IV secolo, che "fu tenace assertore della divinità di Cristo" (Liturgia), difensore della fede e maestro di verità. Il suo esempio sostenga voi, cari giovani, nella costante e coraggiosa ricerca di Cristo: specialmente voi studenti della diocesi di Caserta, grazie per la vostra presenza e grazie per il vostro impegno nella fede, vedo e sento la forza della vostra fede; incoraggi voi, cari malati, ad offrire le vostre sofferenze affinché il Regno di Dio si diffonda in tutto il mondo; ed aiuti voi, cari sposi novelli, ad essere testimoni dell'amore di Cristo nella vita familiare.



    APPELLO DEL SANTO PADRE

    Desidero ora rivolgere un appello per la drammatica situazione in cui si trova Haiti. Il mio pensiero va, in particolare, alla popolazione duramente colpita, poche ore fa, da un devastante terremoto, che ha causato gravi perdite in vite umane, un grande numero di senzatetto e di dispersi e ingenti danni materiali. Invito tutti ad unirsi alla mia preghiera al Signore per le vittime di questa catastrofe e per coloro che ne piangono la scomparsa. Assicuro la mia vicinanza spirituale a chi ha perso la propria casa e a tutte le persone provate in vario modo da questa grave calamità, implorando da Dio consolazione e sollievo nella loro sofferenza. Mi appello alla generosità di tutti, affinché non si faccia mancare a questi fratelli e sorelle che vivono un momento di necessità e di dolore, la nostra concreta solidarietà e il fattivo sostegno della Comunità Internazionale. La Chiesa Cattolica non mancherà di attivarsi immediatamente tramite le sue Istituzioni caritative per venire incontro ai bisogni più immediati della popolazione.

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    00 13/01/2010 16:32
    DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, P. FEDERICO LOMBARDI, S.I.

    A fine mattinata, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, P. Federico Lombardi, S.I., ha rilasciato ai giornalisti la seguente dichiarazione:

    Al termine dell’Udienza generale di questa mattina, il Santo Padre ha avuto un breve incontro privato con la Signorina Susanna Maiolo, nell’auletta attigua all’Aula Paolo VI.

    La Signorina Maiolo ha espresso al Santo Padre il suo dispiacere per quanto avvenuto all’inizio della celebrazione della notte di Natale; per parte sua, il Papa ha voluto manifestarle il suo perdono, come pure il proprio cordiale interessamento e augurio per la sua salute.

    La Signorina Maiolo era accompagnata da due suoi familiari.

    Per quanto riguarda l’istruttoria avviata dalla magistratura dello Stato della Città del Vaticano, essa continuerà il suo iter fino ad espletamento.


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    00 14/01/2010 16:53
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    On. Gianni Alemanno, Sindaco di Roma;

    On. Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma;

    On. Esterino Montino, Vice Presidente della Regione Lazio;

    Amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma.






    UDIENZA AGLI AMMINISTRATORI DELLA REGIONE LAZIO, DEL COMUNE E DELLA PROVINCIA DI ROMA

    Questa mattina, alle ore 11.45, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza gli Amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma, in occasione del tradizionale scambio di auguri per il nuovo anno.

    Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Illustri Signori e Gentili Signore!

    Sono lieto di incontrarvi in questo tradizionale appuntamento, che ci offre l’occasione di scambiarci cordiali auguri per il nuovo anno e di riflettere sulla realtà del nostro territorio, nel quale da 2000 anni è presente il Successore di Pietro, come Vescovo di Roma e Arcivescovo metropolita della Provincia ecclesiastica romana, che comprende l’intero Lazio. Vi sono grato per questa visita e porgo il mio deferente e cordiale saluto al Vice Presidente della Giunta Regionale del Lazio, On. Esterino Montino, al Sindaco di Roma, On. Gianni Alemanno, ed al Presidente della Provincia di Roma, On. Nicola Zingaretti, ai quali desidero esprimere il mio vivo ringraziamento per le cortesi parole che mi hanno rivolto anche a nome delle Amministrazioni che essi guidano. Con loro, saluto i Presidenti delle rispettive Assemblee Consiliari e tutti i presenti.

    La crisi che ha investito l'economia mondiale – come è stato ricordato - ha avuto conseguenze anche per gli abitanti e le imprese di Roma e del Lazio. Allo stesso tempo, essa ha offerto la possibilità di ripensare il modello di crescita perseguito in questi ultimi anni. Nell’Enciclica Caritas in veritate ho ricordato che lo sviluppo umano per essere autentico deve riguardare l'uomo nella sua totalità e deve realizzarsi nella carità e nella verità. La persona umana, infatti, è al centro dell'azione politica e la sua crescita morale e spirituale deve essere la prima preoccupazione per coloro che sono stati chiamati ad amministrare la comunità civile. È fondamentale che quanti hanno ricevuto dalla fiducia dei cittadini l'alta responsabilità di governare le istituzioni avvertano come prioritaria l'esigenza di perseguire costantemente il bene comune, che "non è un bene ricercato per se stesso, ma per le persone che fanno parte della comunità sociale e che solo in essa possono realmente e più efficacemente conseguire il loro bene" (Caritas in veritate, 7). Affinché ciò avvenga, è opportuno che nelle sedi istituzionali si cerchi di favorire una sana dialettica perché quanto più le decisioni e i provvedimenti saranno condivisi tanto più essi permetteranno un efficace sviluppo per gli abitanti dei territori amministrati.

    In tale contesto, desidero esprimere apprezzamento per gli sforzi compiuti da codeste Amministrazioni per venire incontro alle fasce più deboli ed emarginate della società, in vista della promozione di una convivenza più giusta e solidale. Al riguardo, vorrei invitarvi a porre ogni cura perché la centralità della persona umana e della famiglia costituiscano il principio ispiratore di ogni vostra scelta. Ad esso, in particolare, occorre far riferimento nella realizzazione dei nuovi insediamenti della città, perché i complessi abitativi che vanno sorgendo non siano solo quartieri dormitorio. A tal fine, è opportuno che siano previste quelle strutture che favoriscono i processi di socializzazione, evitando così che sorga e si incrementi la chiusura nell'individualismo e l'attenzione esclusiva ai propri interessi, dannose per ogni convivenza umana. Rispettando le competenze delle autorità civili, la Chiesa è lieta di offrire il proprio contributo perché in questi quartieri ci sia una vita sociale degna dell'uomo. So che in diverse zone periferiche della città ciò è già avvenuto, grazie all’impegno dell’Amministrazione Comunale per la realizzazione di importanti opere, ed auspico che tali esigenze siano tenute presenti dovunque. Sono grato per la consolidata collaborazione esistente fra le Amministrazioni da voi guidate e il Vicariato, in particolare per quanto concerne la costruzione dei nuovi complessi parrocchiali, che, oltre ad essere punti di riferimento per la vita cristiana, svolgono anche una fondamentale funzione educativa e sociale.

    Tale collaborazione ha permesso di raggiungere significativi obiettivi. Al riguardo, mi piace ricordare che in alcuni nuovi quartieri, dove vivono in particolare giovani famiglie con bambini piccoli, le comunità ecclesiali, consapevoli che l'apertura alla vita è al centro del vero sviluppo umano (cfr Ibid., 28), hanno realizzato gli "oratori dei piccoli". Tali utili strutture permettono ai bambini di trascorrere le ore della giornata, mentre i genitori sono al lavoro. Confido che una sempre più feconda sinergia fra le diverse istituzioni permetta il sorgere nelle zone periferiche, come anche nel resto della città, di analoghe strutture che aiutino i giovani genitori nel loro compito educativo. Auspico, altresì, che possano essere adottati anche ulteriori provvedimenti in favore delle famiglie, in particolare di quelle numerose, in modo che l'intera città goda dell'insostituibile funzione di questa fondamentale istituzione, prima e indispensabile cellula della società.

    All’interno della promozione del bene comune, l'educazione delle nuove generazioni, che costituiscono il futuro della nostra Regione, rappresenta una preoccupazione predominante che gli Amministratori della cosa pubblica condividono con la Chiesa e con tutte le organizzazioni formative. Da alcuni anni la Diocesi di Roma e quelle del Lazio sono impegnate a offrire il loro contributo per far fronte alle istanze sempre più urgenti che pervengono dal mondo giovanile e che chiedono risposte educative adeguate di alto profilo. È davanti agli occhi di tutti la necessità e l'urgenza di aiutare i giovani a progettare la vita sui valori autentici, che fanno riferimento ad una visione "alta" dell’uomo e che trovano nel patrimonio religioso e culturale cristiano una delle sue espressioni più sublimi. Oggi le nuove generazioni chiedono di sapere chi sia l'uomo e quale sia il suo destino e cercano risposte capaci di indicare loro la strada da percorrere per fondare l’esistenza sui valori perenni. In particolare, nelle proposte formative circa i grandi temi dell'affettività e della sessualità, così importanti per la vita, occorre evitare di prospettare agli adolescenti e ai giovani vie che favoriscono la banalizzazione di queste fondamentali dimensioni dell'esistenza umana. A tale scopo, la Chiesa chiede la collaborazione di tutti, in particolare di quanti operano nella scuola, per educare a una visione alta dell’amore e della sessualità umana. Desidero, a tal proposito, invitare tutti a comprendere che, nel pronunciare i suoi no, la Chiesa in realtà dice dei sì alla vita, all’amore vissuto nella verità del dono di sé all’altro, all'amore che si apre alla vita e non si chiude in una visione narcisistica della coppia. Essa è convinta che soltanto tali scelte possano condurre ad un modello di vita, nel quale la felicità è un bene condiviso. Su questi temi, come anche su quelli della famiglia fondata sul matrimonio e sul rispetto della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale, la comunità ecclesiale non può che essere fedele alla verità "che, sola, è garanzia di libertà e della possibilità di uno sviluppo umano integrale" (Ibid., 9).

    Infine, non posso non esortare le autorità competenti ad un’attenzione costante e coerente al mondo della malattia e della sofferenza. Le strutture sanitarie, così numerose a Roma e nel Lazio, che offrono un importante servizio alla comunità, siano luoghi nei quali si incontrano sempre più gestione attenta e responsabile della cosa pubblica, competenze professionali e dedizione generosa verso il malato, la cui accoglienza e cura, devono essere il criterio sommo di quanti operano in tale ambito. Roma e il Lazio, accanto alle strutture sanitarie pubbliche, vedono da secoli la presenza di quelle di ispirazione cattolica, che operano a favore di ampie fasce della popolazione. In esse si cerca di coniugare la competenza professionale e l’attenzione al malato con la verità e la carità di Cristo. Infatti, ispirandosi al Vangelo, esse si sforzano di accostarsi alle persone sofferenti con amore e speranza, sostenendo anche la ricerca di senso e cercando di fornire risposte agli interrogativi che inevitabilmente sorgono nei cuori di quanti vivono la difficile dimensione della malattia e del dolore. L’uomo ha, infatti, bisogno di essere curato nella sua unità di essere spirituale e corporale. Confido pertanto che, nonostante le persistenti difficoltà economiche, tali strutture possano essere adeguatamente sostenute nel loro prezioso servizio.

    Gentili Autorità, mentre esprimo la mia viva gratitudine per la cortese e gradita visita, assicuro la mia cordiale vicinanza e la mia preghiera per voi, per le alte responsabilità che vi sono state affidate e per gli abitanti delle realtà che amministrate. Il Signore vi sostenga, vi guidi e dia compimento alle attese di bene presenti nel cuore di ciascuno.

    Con tali sentimenti, con affetto e benevolenza imparto la Benedizione Apostolica, estendendola di cuore alle vostre famiglie e a quanti vivono ed operano a Roma, nella sua provincia e nell’intero Lazio.

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    00 15/01/2010 16:49
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Christoph Schönborn, Arcivescovo di Wien (Austria);

    S.E. Mons. Jean-Pierre Cattenoz, Arcivescovo di Avignon (Francia);

    S.E. Mons. Gerhard Ludwig Müller, Vescovo di Regensburg (Repubblica Federale di Germania);

    Dom Philippe Dupont, O.S.B., Abate dell’Abbazia di Saint-Pierre, di Solesmes (Francia);

    Partecipanti all'Assemblea Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede.










    UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA SESSIONE PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

    Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,

    Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

    Carissimi fedeli collaboratori,

    è per me motivo di grande gioia incontrarvi in occasione della Sessione Plenaria e manifestarvi i sentimenti di profonda riconoscenza e di cordiale apprezzamento per il lavoro che svolgete al servizio del Successore di Pietro nel suo ministero di confermare i fratelli nella fede (cfr Lc 22, 32).

    Ringrazio il Signor Cardinale William Joseph Levada per il suo indirizzo di saluto, nel quale ha richiamato le tematiche che impegnano attualmente la Congregazione, nonché le nuove responsabilità che il Motu Proprio "Ecclesiae Unitatem" le ha affidato, unendo in modo stretto al Dicastero la Pontificia Commissione Ecclesia Dei.

    Vorrei ora brevemente soffermarmi su alcuni aspetti che Ella, Signor Cardinale, ha esposto.

    Anzitutto, desidero sottolineare come la Vostra Congregazione partecipi del ministero di unità, che è affidato, in special modo, al Romano Pontefice, mediante il suo impegno per la fedeltà dottrinale. L’unità è infatti primariamente unità di fede, sostenuta dal sacro deposito, di cui il Successore di Pietro è il primo custode e difensore. Confermare i fratelli nella fede, tenendoli uniti nella confessione del Cristo crocifisso e risorto costituisce per colui che siede sulla Cattedra di Pietro il primo e fondamentale compito conferitogli da Gesù. È un inderogabile servizio dal quale dipende l’efficacia dell’azione evangelizzatrice della Chiesa fino alla fine dei secoli.

    Il Vescovo di Roma, della cui potestas docendi partecipa la Vostra Congregazione, è tenuto costantemente a proclamare: "Dominus Iesus" - "Gesù è il Signore". La potestas docendi, infatti, comporta l’obbedienza alla fede, affinché la Verità che è Cristo continui a risplendere nella sua grandezza e a risuonare per tutti gli uomini nella sua integrità e purezza, così che vi sia un unico gregge, radunato attorno all’unico Pastore.

    Il raggiungimento della comune testimonianza di fede di tutti i cristiani costituisce pertanto la priorità della Chiesa di ogni tempo, al fine di condurre tutti gli uomini all’incontro con Dio. In questo spirito confido in particolare nell’impegno del Dicastero perché vengano superati i problemi dottrinali che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternità S. Pio X.

    Desidero inoltre rallegrarmi per l’impegno in favore della piena integrazione di gruppi di fedeli e di singoli, già appartenenti all’Anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica, secondo quanto stabilito nella Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus. La fedele adesione di questi gruppi alla verità ricevuta da Cristo e proposta dal Magistero della Chiesa non è in alcun modo contraria al movimento ecumenico, ma mostra, invece, il suo ultimo scopo che consiste nel giungere alla piena e visibile comunione dei discepoli del Signore.

    Nel prezioso servizio che rendete al Vicario di Cristo, mi preme ricordare anche come la Congregazione per la Dottrina della Fede nel settembre 2008 ha pubblicato l’Istruzione Dignitas personae su alcune questioni di bioetica. Dopo l'Enciclica Evangelium vitae del Servo di Dio Giovanni Paolo II nel marzo 1995, questo documento dottrinale, centrato sul tema della dignità della persona, creata in Cristo e per Cristo, rappresenta un nuovo punto fermo nell’annuncio del Vangelo, in piena continuità con l’Istruzione Donum vitae, pubblicata da codesto Dicastero nel febbraio 1987.

    In temi tanto delicati ed attuali, quali quelli riguardanti la procreazione e le nuove proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell’embrione e del patrimonio genetico umano, l’Istruzione ha ricordato che "il valore etico della scienza biomedica si misura con il riferimento sia al rispetto incondizionato dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza, sia alla tutela della specificità degli atti personali che trasmettono la vita" (Istr. Dignitas personae, n. 10). In tal modo il Magistero della Chiesa intende offrire il proprio contributo alla formazione della coscienza non solo dei credenti, ma di quanti cercano la verità e intendono dare ascolto ad argomentazioni che vengono dalla fede ma anche dalla stessa ragione. La Chiesa, nel proporre valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla vita umana, attinge infatti alla luce sia della ragione che della fede (cfr Ibid., n. 3), in quanto è sua convinzione che "ciò che è umano non solamente è accolto e rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato" (Ibid., n. 7).

    In questo contesto viene altresì data una risposta alla mentalità diffusa, secondo cui la fede è presentata come ostacolo alla libertà e alla ricerca scientifica, perché sarebbe costituita da un insieme di pregiudizi che vizierebbero la comprensione oggettiva della realtà. Di fronte a tale atteggiamento, che tende a sostituire la verità con il consenso, fragile e facilmente manipolabile, la fede cristiana offre invece un contributo veritativo anche nell’ambito etico-filosofico, non fornendo soluzioni precostituite a problemi concreti, come la ricerca e la sperimentazione biomedica, ma proponendo prospettive morali affidabili all’interno delle quali la ragione umana può ricercare e trovare valide soluzioni.

    Vi sono, infatti, determinati contenuti della rivelazione cristiana che gettano luce sulle problematiche bioetiche: il valore della vita umana, la dimensione relazionale e sociale della persona, la connessione tra l’aspetto unitivo e quello procreativo della sessualità, la centralità della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna. Questi contenuti, iscritti nel cuore dell’uomo, sono comprensibili anche razionalmente come elementi della legge morale naturale e possono riscuotere accoglienza anche da coloro che non si riconoscono nella fede cristiana.

    La legge morale naturale non è esclusivamente o prevalentemente confessionale, anche se la Rivelazione cristiana e il compimento dell’uomo nel mistero di Cristo ne illumina e sviluppa in pienezza la dottrina. Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, essa "indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale" (n. 1955). Fondata nella stessa natura umana e accessibile ad ogni creatura razionale, la legge morale naturale costituisce così la base per entrare in dialogo con tutti gli uomini che cercano la verità e, più in generale, con la società civile e secolare. Questa legge, iscritta nel cuore di ogni uomo, tocca uno dei nodi essenziali della stessa riflessione sul diritto e interpella ugualmente la coscienza e la responsabilità dei legislatori.

    Nell’incoraggiarvi a proseguire nel Vostro impegnativo e importante servizio, desidero esprimervi anche in questa circostanza la mia spirituale vicinanza, impartendo di cuore a voi tutti, in pegno di affetto e di gratitudine, la Benedizione Apostolica.

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    00 15/01/2010 16:50
    AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


    RITO DI BEATIFICAZIONE APPROVATO DAL SANTO PADRE


    L'Ufficio della Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice comunica che sabato 23 gennaio 2010 alle ore 11, nella Basilica parrocchiale di Santa Maria in Mataró, Arcidiocesi di Barcellona (Spagna), avrà luogo il Rito di Beatificazione del Servo di Dio Josep Samsó i Elias, sacerdote e martire.

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    00 16/01/2010 15:21
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

    S.E. Mons. Antonio Maria Vegliò, Arcivescovo tit. di Eclano, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti;

    S.E. Mons. Eliseo Ariotti, Arcivescovo tit. di Vibiana, Nunzio Apostolico in Paraguay;

    S.E. Mons. Patrick Coveney, Arcivescovo tit. di Satriano, Nunzio Apostolico.

    Delegazione della città di Freising (Repubblica Federale di Germania) per il conferimento della Cittadinanza onoraria.







    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI NDOLA (ZAMBIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ndola (Zambia), presentata da S.E. Mons. Noel Charles O’Regan, S.M.A., in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Gli succede S.E. Mons. Alick Banda, Coadiutore della medesima diocesi.



    RINUNCIA DELL’AUSILIARE DI BIELSKO-ŻYWIEC (POLONIA)

    Il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare della diocesi di Bielsko-Żywiec (Polonia), presentata da S.E. Mons. Janusz Edmund Zimniak, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

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    00 17/01/2010 15:50
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Nell’odierna domenica si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. La presenza della Chiesa a fianco di queste persone è stata costante nel tempo, raggiungendo traguardi singolari agli inizi del secolo scorso: basti pensare alle figure del beato vescovo Giovanni Battista Scalabrini e di santa Francesca Cabrini. Nel Messaggio inviato per l’occasione ho richiamato l’attenzione sui migranti e i rifugiati minorenni. Gesù Cristo, che da neonato visse la drammatica esperienza del rifugiato a causa delle minacce di Erode, ai suoi discepoli insegna ad accogliere i bambini con grande rispetto e amore. Anche il bambino, infatti, qualunque sia la nazionalità e il colore della pelle, è da considerare prima di tutto e sempre come persona, immagine di Dio, da promuovere e tutelare contro ogni emarginazione e sfruttamento. In particolare, occorre porre ogni cura perché i minori che si trovano a vivere in un Paese straniero siano garantiti sul piano legislativo e soprattutto accompagnati negli innumerevoli problemi che devono affrontare. Mentre incoraggio vivamente le comunità cristiane e gli organismi che si impegnano a servizio dei minori migranti e rifugiati, esorto tutti a tenere viva la sensibilità educativa e culturale nei loro confronti, secondo l’autentico spirito evangelico.

    Oggi pomeriggio, a quasi 24 anni dalla storica Visita del Venerabile Giovanni Paolo II, mi recherò alla grande Sinagoga di Roma, detta Tempio Maggiore, per incontrare la Comunità ebraica della Città e porre un’ulteriore tappa nel cammino di concordia e di amicizia tra Cattolici e Ebrei. Infatti, malgrado i problemi e le difficoltà, tra i credenti delle due Religioni si respira un clima di grande rispetto e di dialogo, a testimonianza di quanto i rapporti siano maturati e dell’impegno comune di valorizzare ciò che ci unisce: la fede nell’unico Dio, prima di tutto, ma anche la tutela della vita e della famiglia, l’aspirazione alla giustizia sociale ed alla pace.

    Ricordo, infine, che domani si aprirà la tradizionale Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani. Ogni anno, essa costituisce, per quanti credono in Cristo, un tempo propizio per ravvivare lo spirito ecumenico, per incontrarsi, conoscersi, pregare e riflettere insieme. Il tema biblico, tratto dal Vangelo di san Luca, riecheggia le parole di Gesù risorto agli Apostoli: "Voi sarete testimoni di tutto ciò" (Lc 24,48). Il nostro annuncio del Vangelo di Cristo sarà tanto più credibile ed efficace quanto più saremo uniti nel suo amore, come veri fratelli. Invito pertanto le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti ecclesiali a pregare incessantemente, in modo particolare durante le celebrazioni eucaristiche, per la piena unità dei cristiani.

    Affidiamo queste tre intenzioni – i nostri fratelli Migranti e Rifugiati, il dialogo religioso con gli Ebrei e l’unità dei Cristiani – alla materna intercessione di Maria Santissima, Madre di Cristo e Madre della Chiesa.



    DOPO L’ANGELUS

    Il nostro pensiero, in questi giorni, è rivolto alle care popolazioni di Haiti, e si fa accorata preghiera. Il Nunzio Apostolico, che grazie a Dio sta bene, mi tiene costantemente informato, e così ho appreso la dolorosa scomparsa dell’Arcivescovo, come pure di tanti sacerdoti, religiosi e seminaristi. Seguo e incoraggio lo sforzo delle numerose organizzazioni caritative, che si stanno facendo carico delle immense necessità del Paese. Prego per i feriti, per i senza tetto, e per quanti tragicamente hanno perso la vita.

    In questa Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, sono lieto di salutare le rappresentanze di diverse comunità etniche qui convenute. Auguro a tutti di partecipare pienamente alla vita sociale ed ecclesiale, custodendo i valori delle proprie culture di origine. Saluto anche i brasiliani discendenti di emigrati del Trentino. Grazie di essere venuti!

    Rivolgo infine uno speciale saluto ai partecipanti alla seconda edizione del Festival Internazionale degli Itinerari dello Spirito, collegati con noi dalla Nuova Fiera di Roma, dove è stata appena celebrata la Santa Messa dal Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

    J’accueille avec joie les pèlerins francophones. À la veille de l’ouverture de la Semaine de prière pour l’Unité des chrétiens, n’ayons pas peur d’être ensemble des témoins authentiques du Christ ressuscité, présent dans notre monde. Puisse l’Esprit-Saint envoyer à son Église le don de l’unité ! L’Évangile de ce jour nous offre le signe des noces de Cana. Il nous invite à ne pas nous laisser envahir par le doute et par les soucis, car le Christ est vraiment venu pour tous les hommes. A l’exemple de Marie laissons nous conduire par son divin Fils. Écoutons-la nous dire « faites tout ce qu’il vous dira ». Que la Vierge Sainte intercède pour nous et pour tous les hommes ! J’implore sa protection particulièrement pour la chère population haïtienne, si durement éprouvée, afin qu’elle trouve assistance et réconfort. Que Notre-Dame du Perpétuel Secours, patronne d’Haïti, protège ses fils et ses filles ! Bon dimanche et bonne semaine à tous !

    To the English-speaking visitors and pilgrims here today, I extend heartfelt greetings. In particular I welcome the students from the "Catholic Studies Program" at Loras College, Dubuque in the United States. In today’s Gospel we hear how Jesus let his glory be seen by turning water into wine. May all of you discover the transforming power of his love in your lives, so that his glory may be manifested today to those around you. Upon all who are present, and upon your families and loved ones, I invoke God’s abundant blessings.

    Von Herzen heiße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen. Besonders grüße ich die Delegation aus Freising, zu deren Ehrenbürgern ich mich nun zählen darf. Mit dem Propheten Jesaja, dessen Worte wir heute in der ersten Lesung hörten, sind auch wir darum bemüht, daß alle Menschen in Recht und Würde leben können. Doch sehen wir schon an den traurigen Ereignissen dieser Tage in Haiti und vielen anderen Ländern der Erde, daß wir allein diese Welt nicht gut machen können. Bitten wir den Herrn des Lebens um eine Erneuerung und Heilung dieser Erde; empfehlen wir ihm die Opfer der Erdbebenkatastrophe an und helfen wir selbst nach Kräften mit. – Euch allen wünsche ich einen guten Aufenthalt hier in Rom.

    Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana del Ángelus, en particular al grupo de estudiantes del Instituto Maestro Domingo, de Badajoz, con sus profesores de religión, así como a los grupos de diversas parroquias de Murcia. En este domingo, invito a todos a seguir el consejo de la Virgen María, suprema maestra en la fe, que nos narra el Evangelio de hoy: haced lo que Jesús os diga en todo momento. Muchas gracias y feliz día del Señor.

    Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. W sposób szczególny łączę się z tymi, którzy modlą się w Tarnowie, gdzie odbywają się główne uroczystości Dnia Judaizmu w Kościele katolickim w Polsce. Niech życzliwe spotkanie odmiennych tradycji i kultur prowadzi do wzajemnego zrozumienia i szacunku. Wszystkim z serca błogosławię.

    [Rivolgo un cordiale saluto ai polacchi. In modo particolare mi unisco a coloro che pregano a Tarnów, dove si svolgono le celebrazioni principali della Giornata del Giudaismo nella Chiesa cattolica in Polonia. Il benevolo incontro delle differenti tradizioni e culture porti alla reciproca comprensione e al mutuo rispetto. Vi benedico tutti di cuore.]

    Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i numerosi soci dell’Associazione Italiana Allevatori, venuti in occasione della memoria liturgica del loro Patrono, sant’Antonio Abate. Cari amici, esprimo apprezzamento per il vostro impegno in favore di uno sviluppo giusto, solidale e rispettoso dell’ambiente, ed auspico ogni bene per la vostra attività.

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