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    00 01/10/2009 16:19
    UDIENZA ALLA COMUNITÀ RELIGIOSA E CIVILE DI CASTEL GANDOLFO

    Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza il Vescovo di Albano, S.E. Mons. Marcello Semeraro, il Parroco di Castel Gandolfo con la Comunità parrocchiale, le Comunità religiose, il Sindaco e i Membri dell’Amministrazione Comunale, i responsabili e gli addetti dei vari Servizi del Governatorato, gli ufficiali e gli avieri del 31° stormo dell’Aeronautica Militare, le Forze dell’Ordine italiane che, in collaborazione con la Gendarmeria Vaticana e la Guardia Svizzera Pontificia, hanno prestato servizio durante la Sua permanenza nella residenza estiva.

    Pubblichiamo di seguito le parole che il Santo Padre rivolge loro:


    PAROLE DI SALUTO DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,

    sta per concludersi anche quest’anno il periodo estivo che abitualmente trascorro nella residenza di Castel Gandolfo. Questi mesi mi hanno dato l’opportunità di constatare da vicino la generosa dedizione e il competente impegno che profondono tante persone per assicurare ogni assistenza a me e ai miei collaboratori, agli ospiti e ai pellegrini che vengono a farmi visita, specialmente la domenica per il consueto appuntamento dell’Angelus. Per tutto questo rinnovo la mia sincera gratitudine a ciascuno di voi, nel momento in cui prendo congedo da questa bella e ridente località, a me cara.

    Saluto e ringrazio anzitutto il Vescovo di Albano Laziale, Mons. Marcello Semeraro, il parroco e la comunità parrocchiale di Castel Gandolfo, insieme alle diverse comunità religiose che qui vivono ed operano. Attraverso vari incontri, mi è stato dato di constatare la tensione spirituale che anima l’intera Chiesa locale di Albano, che incoraggio a progredire con rinnovato entusiasmo nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo.

    Un deferente saluto rivolgo poi al Signor Sindaco e ai componenti dell’Amministrazione Comunale, che sempre si adoperano per agevolare, nell’ambito delle loro competenze, il mio soggiorno qui a Castello. Nel ringraziarvi per la proficua collaborazione che intrattenete durante tutto l’anno con la Direzione delle Ville Pontificie, colgo volentieri questa occasione per estendere i sentimenti del mio affetto e della mia riconoscenza all’intera popolazione di Castel Gandolfo.

    Mi rivolgo ora ai dirigenti e agli addetti ai diversi Servizi del Governatorato, ad iniziare dal Corpo della Gendarmeria, la Floreria, i Servizi tecnici. Cari amici, anche qui a Castel Gandolfo ho modo di apprezzare l’abnegazione che vi distingue nel vostro lavoro al servizio del Successore di Pietro. Per voi e per le vostre famiglie assicuro un costante ricordo nella preghiera. Rivolgo con viva cordialità il mio saluto riconoscente anche alla Guardia Svizzera Pontificia, la cui presenza qui nel Palazzo apostolico e negli incontri del Papa con i pellegrini contribuisce visibilmente ad offrire ai visitatori un’accoglienza ancor più efficiente.

    Un pensiero di sincera gratitudine va poi ai funzionari e agli agenti delle diverse Forze dell’Ordine italiane, per la loro costante collaborazione, come pure agli ufficiali ed avieri del 31° stormo dell’Aeronautica Militare. Tutti ringrazio per il loro qualificato servizio, che contribuisce a rendere serena la permanenza mia e dei miei collaboratori, e mi è quanto mai utile negli spostamenti in elicottero.

    Cari fratelli e sorelle, a tutti ancora una volta ripeto il mio grazie di vero cuore. Oggi la Chiesa ricorda Santa Teresa di Gesù Bambino, carmelitana del monastero di Lisieux. La sua testimonianza mostra che solo la parola di Dio, accolta e compresa nelle sue concrete esigenze, diventa sorgente di vita rinnovata. Alla nostra società, spesso permeata di una cultura razionalistica e di un diffuso materialismo pratico, la piccola Teresa di Lisieux indica, come risposta ai grandi interrogativi dell’esistenza, la "piccola via", che invece guarda all'essenziale delle cose. È il sentiero umile dell’amore, capace di avvolgere e dare senso e valore ad ogni umana vicenda. Cari amici, seguite l’esempio di questa Santa; la strada da lei percorsa è alla portata di tutti, perché è la strada della fiducia totale in Dio, che è Amore e mai ci abbandona.

    Grazie ancora per la vostra presenza a quest’incontro; grazie, in special modo, a coloro che si sono fatti interpreti dei vostri sentimenti. Tutti vi affido alla materna protezione della Vergine Santa, e di cuore vi imparto la Benedizione Apostolica, che estendo alle vostre famiglie e alle persone a voi care.

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    00 01/10/2009 16:20
    AVVISI DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE



    CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI: ZYGMUNT SZCZĘSNY FELIŃSKI, FRANCISCO COLL Y GUITART, JOZEF DAAMIAN DE VEUSTER, RAFAEL ARNÁIZ BARÓN E MARIE DE LA CROIX (JEANNE) JUGAN

    L’11 ottobre 2009, XXVIII domenica del tempo "per annum", alle ore 10, il Santo Padre Benedetto XVI celebrerà l’Eucaristia sul sagrato della Basilica Vaticana e procederà alla Canonizzazione dei Beati:

    ZYGMUNT SZCZĘSNY FELIŃSKI, (1822-1895), Vescovo, fondatore della Congregazione delle Suore Francescane della Famiglia di Maria;

    FRANCISCO COLL Y GUITART, (1812-1875), sacerdote dell’Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani), fondatore della Congregazione delle Suore Domenicane dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria;

    JOZEF DAAMIAN DE VEUSTER, (1840-1889), sacerdote, della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria e dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento dell’Altare (PICPUS);

    RAFAEL ARNÁIZ BARÓN, (1911-1938), religioso dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza;

    MARIE DE LA CROIX (JEANNE) JUGAN, (1792-1879), vergine, fondatrice della Congregazione delle Piccole Sorelle dei Poveri.



    POSSESSO CARDINALIZIO

    L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice comunica che l’Em.mo Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, prenderà possesso del Titolo della Chiesa Suburbicaria di Frascati sabato 3 ottobre 2009, alle ore 17.



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    00 01/10/2009 16:20
    BRIEFING PER PRESENTARE IL CONCERTO ALLA PRESENZA DI SUA SANTITÀ PAPA BENEDETTO XVI "GIOVANI CONTRO LA GUERRA" DELL’INTERREGIONALES JUGENDSINFONIEORCHESTER (IRO)

    Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede ha luogo un Briefing per presentare il Concerto alla presenza di Sua Santità Papa Benedetto XVI "Giovani contro la Guerra" dell’InterRegionales JugendsinfonieOrchester (IRO) nel contesto del progetto 1939 – 2009: 70 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

    Intervengono al briefing: l’Em.mo Card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani; S.E. il Sig. Hans-Henning Horstmann, Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede.

    Pubblichiamo di seguito l’intervento dell’Em.mo Card. Walter Kasper:


    INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. WALTER KASPER

    Il 2009 è un anno di importanti ricorrenze: gli eventi che ricorderemo hanno profondamente segnato la storia. Venti anni fa, in modo inatteso e pacifico, è crollato il muro che aveva a lungo diviso in due stati la Germania ed in due blocchi il mondo. Settant’anni fa, con l’invasione della Polonia, scoppiava la seconda guerra mondiale, una guerra che, europea all’inizio, vide alla fine partecipare quarantasette nazioni strette in un’alleanza contro Hitler e contro il suo regime.

    Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e la Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, l’Ambasciata tedesca presso la Santa Sede ed il KulturForum Europeo di Mainau realizzano un concerto che, nella rielaborazione del ricordo tragico della guerra, possa coinvolgere non solo la generazione che ne ha vissuto gli orrori, ma anche i giovani e tutti coloro che vogliono far tesoro degli insegnamenti del passato per creare un mondo migliore. In tal modo, si desidera ricordare che, per promuovere e mantenere la pace, è essenziale che ci siano impegno costante e partecipazione attiva di individui e di istituzioni. Questo è precisamente ciò che tentano di mostrare i musicisti provenienti da tutto il mondo con gli strumenti a loro disposizione, ovvero con la loro musica ed il loro entusiasmo.

    Il doloroso ricordo della seconda guerra mondiale, o meglio il desiderio di ripartire su nuove basi è stato infatti uno dei fattori all’origine del movimento ecumenico. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese fu istituito anche sull’esempio della Lega delle Nazioni e delle Nazioni Unite. La seconda guerra mondiale fu inoltre il terreno fertile per il progetto disumano di annientamento del popolo ebraico. Barbarie e brutalità assunsero in quegli anni dimensioni sataniche. Si arrivò addirittura a pensare che Dio avesse dimenticato e abbandonato il suo popolo e l’umanità intera, come ha ricordato il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, in occasione della sua visita ad Auschwitz e nella sinagoga di Colonia. Una volta terminata la guerra, le ferite sono rimaste. Per sanare queste ed altre ferite la Chiesa cattolica è diventata una delle principali promotrici in tutto il mondo della riconciliazione e del processo di guarigione della memoria, acquisendo una voce sempre più determinante.

    Questo impegno costituisce la tela di fondo del concerto. Al contempo, si vuole ricordare che il dialogo è l’unica alternativa alla guerra. Il movimento ecumenico dimostra come vicini belligeranti, che si sono lacerati vicendevolmente in guerre confessionali, sono diventati oggi fratelli in Cristo e contribuiscono alla riappacificazione di popoli e nazioni. Altrettanto importante è sottolineare che, nonostante un tragico e doloroso passato, la collaborazione tra cristiani ed ebrei si fonda oggi su solide basi. Anche i dubbi e le difficoltà possono essere superati nel rispetto e nella simpatia reciproci. Per tutto ciò, preghiera costante ed impegno quotidiano sono essenziali. Ognuno di noi può contribuire a suo modo al dialogo ed alla riconciliazione. Anche tramite la musica.

    Di quest’idea si è fatta promotrice un’orchestra straordinaria, composta da giovani musicisti provenienti da 10 nazioni. Due direttori, il Prof. Wolfgang Gönnenwein ed il Sig. Jochem Hochstenbach hanno accettato di lavorare con l’Orchestra. Accanto al loro, ricordiamo il generoso impegno di due artisti di fama mondiale: il Prof. Klaus Maria Brandauer e la Sig.ra Michelle Breedt.

    Potrete trovare informazioni più dettagliate sui partecipanti nella documentazione che vi è stata distribuita.

    Il programma della serata prevede pezzi musicali di Gustav Mahler e di Felix Mendelssohn Bartholdy. Due Lieder ‘Urlicht’ e ‘Irdisches Leben’del ciclo ‘Il corno magico del fanciullo’ (Des Knaben Wunderhorn) seguono il quarto movimento della quinta sinfonia. La quarta sinfonia di Mendelssohn, la cosiddetta ‘Italiana’, conclude il concerto. Vorrei far presente che questa scelta musicale è stata dettata dal fatto che entrambi i compositori sono ebrei di nascita ed hanno sperimentato durante la loro vita un forte antisemitismo. Mahler e Mendelssohn sono poi stati battezzati: uno, Mendelssohn, protestante, l’altro, Mahler, cattolico. Sotto il regime nazista, la loro musica era proibita.

    Klaus Maria Brandauer recita alcuni brani della letteratura tedesca: si tratta di testi di Johann Wolfgang von Goethe, Heinrich Heine, Berthold Brecht, Paul Celan e due poesie, scritte da bambini di Theresienstadt.

    Siamo lieti che l’International Jewish Committee for Interreligious Consultations abbia accettato di patrocinare questo concerto. (Fanno parte dell’IJCIC: American Jewish Committee, American Jewish Congress, Anti-Defamation League, B’nai B’rith International, Central Conference of American Rabbis, Israel Jewish Council on Interreligious Relations, Rabbinical Assembly, Rabbinical Council of America, Union of Orthodox Jewish Congregations, Union for Reform Judaism, United Synagogue of Conservative Judaism, World Jewish Congress).

    È stato possibile realizzare il concerto grazie al generoso aiuto finanziario e organizzativo di diversi enti tedeschi ed italiani.

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    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    S.E. la Signora Mercedes Arrastia Tuason, nuovo Ambasciatore delle Filippine presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

    S.E. la Baronessa Henriette Johanna Cornelia Maria van Lynden-Leijten, nuovo Ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

    S.E. il Signor Miguel Humberto Díaz, nuovo Ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.



    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Giovanni Lajolo, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano;

    S.E. Mons. Orlando Antonini, Arcivescovo tit. di Formia, Nunzio Apostolico in Serbia;

    S.E. il Signor Raúl Roa Kourí, Ambasciatore di Cuba, con la Consorte, in visita di congedo.



    Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.







    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DI MEMBRI ORDINARI DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI

    Il Santo Padre ha nominato Membri Ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali gli Ill.mi: Prof. Russell Hittinger, Docente di Filosofia e Religione presso l’Università di Tulsa (U.S.A.), e la Prof.ssa Janne Haaland Matlary, Docente di Politica Internazionale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Oslo (Norvegia)

    Prof. Russell Hittinger

    Il Prof. Russell Hittinger è nato nel Commonwealth della Virginia (U.S.A.) nel 1949, si è laureato presso l'Università di Notre Dame, proseguendo poi con un Master e il Dottorato in Filosofia presso l'Università di St. Louis. Ha insegnato presso la Fordham University di New York, la Facoltà di Filosofia della Catholic University of America (Washington, D.C.) e presso il Dipartimento di Filosofia e Religione dell'Università di Tulsa, dove detiene la Cattedra di William K. Warren in Studi Cattolici. Ha inoltre insegnato presso l'Università di Princeton e presso il Providence College.

    Esperto di teoria sociale, politica e giuridica, le sue ricerche più recenti sono state dedicate all'evoluzione della Dottrina Sociale della Chiesa, in particolare al magistero cattolico riguardante la natura e portata dello Stato. Attualmente sta preparando una pubblicazione su questo argomento per la Yale University Press. Nella primavera del 2008 ha tenuto una relazione presso la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali sulla "Coerenza dei quattro principi fondamentali della Dottrina Sociale Cattolica". È Membro ordinario della Pontificia Accademia di San Tommaso d'Aquino dal 2004 e Consigliere della stessa Istituzione dal 2006.

    Prof.ssa Janne Haaland Matlary

    La Prof.ssa Janne Haaland Matlary ,Docente di Politica Internazionale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Oslo e presso il Collegio Universitario della Difesa Nazionale norvegese, è stata Segretario di Stato (Vice Ministro degli Esteri) per gli Affari Esteri della Norvegia dal 1997 al 2000. È Membro esperto della commissione del parlamento norvegese incaricata di proporre cambiamenti alla Costituzione norvegese per il suo 200° anniversario nel 2014. È stata Membro della Commissione di difesa nazionale della Norvegia ed è Membro del Consiglio di amministratori fiduciari del Centro per la pace e per i diritti umani di Oslo. È stata inoltre Membro norvegese della Task Force di alto livello per la Bielorussia. I suoi campi di ricerca principali riguardano la politica estera e di difesa europea e la politica di sicurezza internazionale.

    È Membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e Consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Ha inoltre preso parte, in qualità di Capo Delegazione o Membro, alle Delegazioni della Santa Sede presso varie conferenze internazionali. Nel 2007 ha ricevuto il Premio San Benedetto, conferitole dalla Comunità benedettina di Subiaco per l'impegno a favore della cultura e della politica europee.

    La Professoressa Janne Haaland Matlary è sposata, ha quattro figli ed è Dama del Sovrano Militare Ordine di Malta.


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    00 02/10/2009 16:18
    LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DELLE FILIPPINE PRESSO LA SANTA SEDE

    Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. la Signora Mercedes Arrastia Tuason, Ambasciatore delle Filippine presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

    Pubblichiamo di seguito il discorso del Papa al nuovo ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. la Signora Mercedes Arrastia Tuason:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Madam Ambassador,

    Grateful for the kind words which you have addressed to me, I gladly accept the Letters of Credence accrediting you as Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary of the Republic of the Philippines to the Holy See. I would like to reciprocate the warm greetings which you have extended to me on behalf of Her Excellency, President Gloria Macapagal-Arroyo, and I would ask you to convey to her and to all the beloved Filipino people the assurance of my spiritual closeness and prayers, especially for the victims of Typhoon Ketsana.

    For over half a century, the Holy See and the Philippines have maintained excellent diplomatic relations, strengthening their long-standing cooperation for the promotion of peace, human dignity and freedom. The spirit of good will which has brought us to this day will surely enkindle a fresh desire to work together so that justice and freedom go hand-in-hand, and that democratic principles be grounded in truth. For her part, in the midst of the many changing social, economic and political conditions around the globe, the Church continues to hold out the Gospel as the path to authentic human progress (cf. Spe Salvi, 23). I am confident that the faith of the Filipino people – a faith, as Your Excellency has indicated, which gives them the "resilience" to face any hardship or difficulty – will arouse in them a desire to participate ever more fervently in the worldwide task of building up a civilization of love, the seed of which God has implanted in every people and every culture.

    Your Excellency, I am pleased to note the various development initiatives under way in your country, including the modernization of irrigation systems, the improvement of public transportation and the reform of social assistance programs. As the Philippines continues to implement these and other plans for a just and sustainable development, I am confident that she will draw upon all her resources – spiritual as well as material – so that her citizens may flourish in body and soul, knowing the goodness of God and living in solidarity with their neighbors. Such programs, of course, are primarily aimed at improving the actual living conditions of the poorest, thus enabling them to fulfill their responsibilities towards their families and to carry out the duties which fall to them as members of the wider community. Above all, the struggle against poverty calls for honesty, integrity and an unwavering fidelity to the principles of justice, especially on the part of those directly entrusted with the offices of governance and public administration.

    In an age when the name of God is abused by certain groups, the "work of charity" (Caritas in Veritate, 57) is particularly urgent. This is especially true in regions that have been sadly scarred by conflicts. I encourage all to persevere so that peace may prevail. As you have mentioned, Madam Ambassador, initiatives that aim at facilitating dialogue and cultural exchange are particularly effective, for peace can never come about merely as the product of a technical process engineered through legislative, judicial or economic means. In the conviction that evil is only conquered with good (cf. Rom 12:21), many in your country are taking courageous steps to bring people together in order to foster reconciliation and mutual understanding. I am thinking in particular of the commendable work of the Bishops Ulama Conference (BUC), the Mindanao People's Conference, as well as that of many grassroots organizations. The Special Non-Aligned Movement Ministerial Meeting on Interfaith Dialogue and Cooperation for Peace and Development, which your country will host in December, also holds out the promise of advancing peace in Mindanao and throughout the world.

    In closing, Madam Ambassador, I would like to take this opportunity to reassure the Filipino people of my affection and continued prayers for them. I encourage them to allow their deep faith, their cultural heritage and the democratic values that have been a part of their patrimony from the time of their independence to shine as an example to all.

    Extending a cordial welcome to you and to your distinguished family, I offer you my best wishes that your stay in Rome may be pleasant, and that the important mission entrusted to you may consolidate relations between the Holy See and the Republic of the Philippines, to the benefit of all. Through the intercession of Our Lady of Truth, Justice and Holiness, may God bless the efforts of the authorities and citizens, so that your nation may walk the way of authentic human progress in an atmosphere of harmony and peace.

    S.E. la Signora Mercedes Arrastia Tuason,
    Ambasciatore delle Filippine presso la Santa Sede
    È nata a Lubao, Pampanga, il 27 settembre 1930.
    È vedova. Ha sei figli.
    È laureata in Scienze della Nutrizione (St. Scholastica College, 1953).
    Ha svolto le seguenti attività: Membro del Consiglio Pastorale della Parrocchia-Santuario de San Antonio; Dirigente della Croce Rossa (1987-1993); Membro del Consiglio di Amministrazione della Tuason Community Center Foundation (1992-1995); dal 1986: Membro della Bigay Puso Foundation; dal 1989: Membro del Consiglio di Amministrazione del Center for Peace, Asia; dal 1990: Membro del Consiglio di Amministrazione della Hero Foundation; dal 1991: Membro della Pro-Life Foundation Inc.; dal 1991: Membro del Consiglio di Amministrazione della Evelio Javier Foundation; dal 1994: Tesoriere della Family Values Foundation delle Filippine; dal 1997: Membro della Mission Angels;dal 2000: Membro del Consiglio di Amministrazione della Our Lady of Mercy Halfway House Inc.; dal 2002: Membro del Consiglio della Mission Society delle Filippine; dal 2007 è anche Vice-Presidente del Consiglio di Amministrazione della Crociata per il Rosario delle Famiglie.





    LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DEI PAESI BASSI PRESSO LA SANTA SEDE

    Alle ore 11.20 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. la Baronessa Henriette Johanna Cornelia Maria van Lynden-Leijten, Ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

    Pubblichiamo di seguito il discorso del Papa al nuovo ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. la Baronessa H. J. C. Maria van Lynden-Leijten:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Your Excellency,

    I am pleased to welcome you to the Vatican and to accept the Letters accrediting you as Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary of the Kingdom of the Netherlands to the Holy See. I would like to express my gratitude for the good wishes that you bring from Queen Beatrix. For my part, please convey to Her Majesty my cordial greetings and assure her of my continuing prayers for all the people of your nation.

    In a world that is ever more closely interconnected, the Holy See’s diplomatic relations with individual states afford many opportunities for cooperation on important global issues. In this light, the Holy See values its links with the Netherlands and looks forward to strengthening them further in years to come. Your country, as a founder member of the European Economic Community and home to several international juridical institutions, has long been at the forefront of moves to strengthen international cooperation for the greater good of the human family. Hence the mission on which you are about to embark is rich in opportunities for joint action to promote peace and prosperity in the light of the desire that both the Holy See and the Netherlands have, to help the human person.

    The defence and promotion of freedom is a key element in humanitarian engagement of this kind, and it is one to which both the Holy See and the Kingdom of the Netherlands frequently draw attention. It must be understood, though, that freedom needs to be anchored in truth – the truth of the nature of the human person – and it needs to be directed towards the good of individuals and of society. In the financial crisis of the past twelve months, the whole world has been able to observe the consequences of exaggerated individualism that tends to favour single-minded pursuit of perceived personal advantage to the exclusion of other goods. There has been much reflection on the need for a sound ethical approach to the processes of economic and political integration, and more people are coming to recognize that globalization needs to be steered towards the goal of integral human development of individuals, communities and peoples – shaped not by mechanical or deterministic forces but by humanitarian values that are open to transcendence (cf. Caritas in Veritate, 42). Our world needs to "reappropriate the true meaning of freedom, which is not an intoxication with total autonomy, but a response to the call of being" (ibid., 70). Hence the Holy See’s conviction regarding the irreplaceable role of faith communities in public life and in public debate.

    While some of the Dutch population would declare itself agnostic or even atheist, more than half of it professes Christianity, and the growing numbers of immigrants who follow other religious traditions make it more necessary than ever for civil authorities to acknowledge the place of religion in Dutch society. An indication that your Government does so is the fact that faith schools receive state support in your country, and rightly so, since such institutions are called to make a significant contribution to mutual understanding and social cohesion by transmitting the values that are rooted in a transcendent vision of human dignity.

    Even more basic than schools in this regard are families built on the foundation of a stable and fruitful marriage between a man and a woman. Nothing can equal or replace the formative value of growing up in a secure family environment, learning to respect and foster the personal dignity of others, acquiring the capacity for "acceptance, encounter and dialogue, disinterested availability, generous service and deep solidarity" (Familiaris Consortio, 43; cf. Compendium of the Social Doctrine of the Church, 221) – in short, learning to love. A society, on the other hand, which encourages alternative models of domestic life for the sake of a supposed diversity, is likely to store up social consequences that are not conducive to integral human development (cf. Caritas in Veritate, 44, 51). The Catholic Church in your country is eager to play its part in supporting and promoting stable family life, as the Dutch Bishops’ Conference stated in its recent document on the pastoral care of young people and the family. It is my earnest hope that the Catholic contribution to ethical debate will be heard and heeded by all sectors of Dutch society, so that the noble culture that has distinguished your country for centuries may continue to be known for its solidarity with the poor and the vulnerable, its promotion of authentic freedom and its respect for the dignity and inestimable value of every human life.

    Your Excellency, in offering my best wishes for the success of your mission, I would like to assure you that the various departments of the Roman Curia are ready to provide help and support in the fulfilment of your duties. Upon Your Excellency, your family and all the people of the Kingdom of the Netherlands, I cordially invoke God’s abundant blessings.

    S.E. la Baronessa Henriette Johanna Cornelia Maria van Lynden-Leijten
    Ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede
    È nata a Gilze-Rijen il 9 ottobre 1950.
    È sposata col Barone Carel Diederic Aernout van Lynden ed ha tre figlie.
    Laureata in Scienze Sociali (Accademia di Amsterdam, 1973), si è specializzata in Filosofia ed in Lingua araba (Università di Amsterdam, 1979).
    Intrapresa la carriera diplomatica nel 1980 presso il Ministero degli Affari Esteri, ha ricoperto successivamente i seguenti incarichi: Funzionario Diplomatico presso le Ambasciate al Cairo, a Beirut, a Londra, presso la Rappresentanza Permanente dell’Unione Europea a Bruxelles e quindi presso la Direzione per la Cooperazione culturale e l’informazione all’estero del Ministero degli Affari Esteri a L’Aia. Primo collaboratore presso la Direzione per l’integrazione europea del Ministero degli Affari Esteri (1994-1998); Consigliere di Ambasciata in Austria (1998-2001); Ambasciatore in Bulgaria (2001-2005); Direttore del Dipartimento per l’Africa del Nord ed il Medio Oriente presso il Ministero degli Affari Esteri (2005-2009).





    LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA PRESSO LA SANTA SEDE

    Alle ore 11.40 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Signor Miguel Humberto Díaz, Ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo Ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Signor Miguel Humberto Díaz:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Your Excellency,

    I am pleased to accept the Letters by which you are accredited Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary of the United States of America. I recall with pleasure my meeting with President Barack Obama and his family last July, and willingly reciprocate the kind greetings which you bring from him. I also take this occasion to express my confidence that diplomatic relations between the United States and the Holy See, formally initiated twenty-five years ago, will continue to be marked by fruitful dialogue and cooperation in the promotion of human dignity, respect for fundamental human rights, and the service of justice, solidarity and peace within the whole human family.

    In the course of my Pastoral Visit to your country last year I was pleased to encounter a vibrant democracy, committed to the service of the common good and shaped by a vision of equality and equal opportunity based on the God-given dignity and freedom of each human being. That vision, enshrined in the nation’s founding documents, continues to inspire the growth of the United States as a cohesive yet pluralistic society constantly enriched by the gifts brought by new generations, including the many immigrants who continue to enhance and rejuvenate American society. In recent months, the reaffirmation of this dialectic of tradition and originality, unity and diversity has recaptured the imagination of the world, many of whose peoples look to the American experience and its founding vision in their own search for viable models of accountable democracy and sound development in an increasingly interdependent and global society.

    For this reason, I appreciate your acknowledgement of the need for a greater spirit of solidarity and multilateral engagement in approaching the urgent problems facing our planet. The cultivation of the values of "life, liberty and the pursuit of happiness" can no longer be seen in predominantly individualistic or even national terms, but must rather be viewed from the higher perspective of the common good of the whole human family. The continuing international economic crisis clearly calls for a revision of present political, economic and financial structures in the light of the ethical imperative of ensuring the integral development of all people. What is needed, in effect, is a model of globalization inspired by an authentic humanism, in which the world’s peoples are seen not merely as neighbors but as brothers and sisters.

    Multilateralism, for its part, should not be restricted to purely economic and political questions; rather, it should find expression in a resolve to address the whole spectrum of issues linked to the future of humanity and the promotion of human dignity, including secure access to food and water, basic health care, just policies governing commerce and immigration, particularly where families are concerned, climate control and care for the environment, and the elimination of the scourge of nuclear weapons. With regard to the latter issue, I wish to express my satisfaction for the recent Meeting of the United Nations Security Council chaired by President Obama, which unanimously approved the resolution on atomic disarmament and set before the international community the goal of a world free of nuclear weapons. This is a promising sign on the eve of the Review Conference of the Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons.

    Genuine progress, as the Church’s social teaching insists, must be integral and humane; it cannot prescind from the truth about human beings and must always be directed to their authentic good. In a word, fidelity to man requires fidelity to the truth, which alone is the guarantee of freedom and real development. For her part the Church in the United States wishes to contribute to the discussion of the weighty ethical and social questions shaping America’s future by proposing respectful and reasonable arguments grounded in the natural law and confirmed by the perspective of faith. Religious vision and religious imagination do not straiten but enrich political and ethical discourse, and the religions, precisely because they deal with the ultimate destiny of every man and woman, are called to be a prophetic force for human liberation and development throughout the world, particularly in areas torn by hostility and conflict. In my recent visit to the Holy Land I stressed the value of understanding and cooperation among the followers of the various religions in the service of peace, and so I note with appreciation your government’s desire to promote such cooperation as part of a broader dialogue between cultures and peoples.

    Allow me, Mr. Ambassador, to reaffirm a conviction which I expressed at the outset of my Apostolic Journey to the United States. Freedom – the freedom which Americans rightly hold dear – "is not only a gift but also a summons to personal responsibility;" it is "a challenge held out to each generation, and it must constantly be won over to the cause of good" (Address at the White House, 16 April 2008). The preservation of freedom is inseparably linked to respect for truth and the pursuit of authentic human flourishing. The crisis of our modern democracies calls for a renewed commitment to reasoned dialogue in the discernment of wise and just policies respectful of human nature and human dignity. The Church in the United States contributes to this discernment particularly through the formation of consciences and her educational apostolate, by which she makes a significant and positive contribution to American civic life and public discourse. Here I think particularly of the need for a clear discernment with regard to issues touching the protection of human dignity and respect for the inalienable right to life from the moment of conception to natural death, as well as the protection of the right to conscientious objection on the part of health care workers, and indeed all citizens. The Church insists on the unbreakable link between an ethics of life and every other aspect of social ethics, for she is convinced that, in the prophetic words of the late Pope John Paul II, "a society lacks solid foundations when, on the one hand, it asserts values such as the dignity of the person, justice and peace, but then, on the other hand, radically acts to the contrary by allowing or tolerating a variety of ways in which human life is devalued and violated, especially where it is weak or marginalized" (Evangelium Vitae, 93; cf. Caritas in Veritate, 15).

    Mr. Ambassador, as you undertake your new mission in the service of your country I offer you my good wishes and the promise of my prayers. Be assured that you may always count on the offices of the Holy See to assist and support you in the fulfillment of your duties. Upon you and your family, and upon all the beloved American people, I cordially invoke God’s blessings of wisdom, strength and peace.

    S.E. il Signor Miguel Humberto Díaz
    Ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede
    È nato il 29 settembre 1963.
    È sposato ed ha quattro figli.
    Ha frequentato l’Università di Miami (1983-1985) e successivamente ha conseguito il baccalaureato in Storia (St. Thomas University, Miami Gardens, 1988). Quindi ha ottenuto un "certificate" in Filosofia (St. John Vianney Seminary, Miami, 1989) ed una specializzazione in Teologia (Università di Notre Dame, Indiana, 2000).
    Docente dal 1991 in diversi istituti ed università cattoliche, dal 2004 è Professore di Teologia presso il College of Saint Benedict/Saint John’s University and Saint John’s School of Theology Seminary, a Minnesota.
    Autore di numerose pubblicazioni in ambito religioso/teologico, è Presidente dell’Academy of Catholic Hispanic Theologians of the United States of America e Membro della Karl Rahner Society e della Catholic Theological Society of America.
    Parla lo spagnolo, il francese e l’italiano, e conosce il greco, il tedesco ed il latino.

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    00 02/10/2009 16:19
    TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LE VITTIME DELLE CALAMITÀ NATURALI IN INDONESIA

    Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio per le vittime delle calamità naturali avvenute nei giorni scorsi in Indonesia, inviato - a nome del Santo Padre - dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, a S.E. Mons. Leopoldo Girelli, Nunzio Apostolico in Indonesia:


    TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

    DEEPLY SADDENED TO LEARN OF THE RECENT DEVASTATING EARTHQUAKES AFFECTING INDONESIA, HIS HOLINESS POPE BENEDICT XVI PRAYS FOR THE VICTIMS AND THEIR GRIEVING FAMILIES, INVOKING ETERNAL REST UPON THE DECEASED AND DIVINE STRENGTH AND CONSOLATION ON ALL WHO ARE SUFFERING. HIS HOLINESS LIKEWISE ENCOURAGES THE RESCUE WORKERS AND ALL INVOLVED IN PROVIDING EMERGENCY ASSISTANCE TO THE VICTIMS OF THIS DISASTER TO PERSEVERE IN THEIR EFFORTS TO BRING RELIEF, COMFORT AND SUPPORT

    CARDINAL TARCISIO BERTONE

    SECRETARY OF STATE

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    00 03/10/2009 00:29
    Discorso del Papa al nuovo Ambasciatore degli Stati Uniti d'America
    Il rispetto del diritto alla vita richiede un chiaro discernimento



    CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 2 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato questo venerdì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza, nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, il signor Miguel Humberto Díaz, nuovo Ambasciatore degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede, che ha presentato le Lettere con le quali viene accreditato nell'alto ufficio.

    * * *

    Eccellenza,
    sono lieto di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede.

    Ricordo con gioia il mio incontro con il presidente Barack Obama e con la sua famiglia lo scorso luglio, e ricambio volentieri i cordiali saluti che mi invia per suo tramite. Colgo anche l'occasione per esprimere la fiducia nel fatto che le relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Santa Sede, formalmente iniziate venticinque anni fa, continueranno a essere contraddistinte da un dialogo e da una cooperazione fecondi per la promozione della dignità umana, del rispetto per i diritti umani fondamentali e del servizio alla giustizia, alla solidarietà e alla pace in tutta la famiglia umana.

    Lo scorso anno, durante la mia visita pastorale nel suo Paese sono stato lieto di trovarvi una democrazia vibrante impegnata nel servizio del bene comune e modellata da un'idea di uguaglianza e di pari opportunità basata sulla dignità donata da Dio e sulla libertà di ogni essere umano. Questa visione, consacrata nei documenti costitutivi della nazione, continua a ispirare la crescita degli Stati Uniti come società coesa seppur pluralistica e sempre arricchita dai doni portati da nuove generazioni, inclusi i numerosi immigrati che continuano a far progredire e a ringiovanire la società americana. Negli scorsi mesi, la riaffermazione di questa dialettica di tradizione e originalità, unità e diversità, ha catturato nuovamente l'immaginazione del mondo, in cui molti guardano all'esperienza americana e alla sua visione fondante nella loro ricerca di modelli possibili di democrazia affidabile e di solido sviluppo, in una società globale sempre più interdipendente.

    Per questo motivo, apprezzo il riconoscimento della necessità di uno spirito maggiore di solidarietà e di impegno multilaterale nell'affrontare i problemi urgenti del nostro pianeta. Il coltivare i valori di «vita, libertà e ricerca della felicità» non può più essere considerato in termini soprattutto individualistici o nazionali, ma deve piuttosto essere visto dalla prospettiva più elevata del bene comune dell'intera famiglia umana. La persistente crisi economica internazionale richiede chiaramente una revisione delle attuali strutture finanziare, economiche e politiche alla luce dell'imperativo etico di assicurare lo sviluppo integrale di tutti. In effetti, è necessario un modello di globalizzazione ispirato da un umanesimo autentico, in cui i popoli del mondo non siano visti solo come dei vicini, ma come dei fratelli e delle sorelle.

    Il multilateralismo, da parte sua, non dovrebbe essere circoscritto a questioni puramente economiche e politiche, ma dovrebbe esprimersi nella decisione di affrontare l'intera gamma di questioni legate al futuro dell'umanità e alla promozione della dignità umana, inclusi l'accesso sicuro al cibo e all'acqua, l'assistenza sanitaria di base, eque politiche di commercio e di immigrazione, in particolare laddove sono interessate le famiglie, il controllo del clima e la cura dell'ambiente, l'eliminazione della piaga delle armi nucleari. A proposito di quest'ultimo problema, desidero esprimere soddisfazione per il recente Incontro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite presieduto dal presidente Obama, che all'unanimità ha approvato la risoluzione sul disarmo atomico e proposto alla comunità internazionale l'obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari. Questo è un segnale promettente alla vigilia della Conferenza di Revisione del Trattato sulla non Proliferazione delle Armi Nucleari.

    Come insiste la dottrina sociale della Chiesa, il progresso autentico deve essere integrale e umano. Non può prescindere dalla verità sugli esseri umani e deve essere sempre rivolto al loro bene comune. In una parola, la fedeltà all'uomo richiede fedeltà alla verità che sola è garanzia di libertà e di sviluppo reale. Da parte sua la Chiesa negli Stati Uniti desidera contribuire al dibattito sulle importanti questioni etiche e sociali che forgeranno l'America del futuro, proponendo argomenti rispettosi e ragionevoli basati sulla legge naturale e confermati dalla prospettiva della fede. La visione e l'immaginazione religiose non limitano, ma arricchiscono il dibattito politico ed etico, e le religioni, proprio perché si occupano del destino ultimo di ogni uomo e di ogni donna, sono chiamate a essere una forza profetica per la liberazione e per lo sviluppo umani nel mondo, in particolare in zone lacerate da ostilità e conflitti. Durante la mia recente visita in Terra Santa ho sottolineato il valore della comprensione e della cooperazione fra seguaci delle varie religioni nel servizio della pace e, dunque, noto con apprezzamento il desiderio del suo Governo di promuovere questa cooperazione come parte di un dialogo più ampio fra culture e popoli.

    Signor Ambasciatore, mi permetta di riaffermare la convinzione che ho espresso all'inizio del mio viaggio apostolico negli Stati Uniti. La libertà, quella libertà a cui gli americani tengono tanto, «non è solo un dono, ma anche un appello alla responsabilità personale». «Si tratta di una sfida posta a ogni generazione, e deve essere costantemente vinta a favore della causa del bene» (Discorso alla Casa Bianca, 16 aprile 2008). Il mantenimento della libertà è legato indissolubilmente al rispetto per la verità, alla ricerca di una prosperità umana autentica. La crisi delle nostre moderne democrazie richiede un impegno rinnovato per un dialogo ragionevole, nel discernimento di politiche giuste e sagge, rispettose della dignità e della natura umane. La Chiesa negli Stati Uniti contribuisce a questo discernimento in particolare attraverso la formazione delle coscienze e il suo apostolato educativo, per mezzo del quale rende un contributo significativo e positivo alla vita civile e al dibattito pubblico americani. Penso soprattutto alla necessità di un chiaro discernimento sulle questioni che toccano la tutela della dignità umana e il rispetto dell'inalienabile diritto alla vita, dal momento del concepimento alla morte naturale, e la protezione del diritto di obiezione di coscienza da parte dei sanitari e, di fatto, di tutti i cittadini. La Chiesa insiste sul vincolo indissolubile fra un'etica di vita e ogni altro aspetto dell'etica sociale perché è convinta che, secondo le parole profetiche del compianto Papa Giovanni Paolo ii, non ha solide basi «una società che, mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace, si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata» (Evangelium vitae, n. 93; cfr. Caritas in veritate, n. 15).

    Signor Ambasciatore, mentre intraprende la sua nuova missione al servizio del suo Paese, le porgo i miei buoni auspici e le prometto le mie preghiere. Sia certo di poter contare sempre sui dicasteri della Santa Sede che la assisteranno e sosterranno nello svolgimento dei suoi compiti. Su di lei, sulla sua famiglia e su tutto l'amato popolo americano invoco di cuore le benedizioni di Dio di saggezza, forza e pace.


    [Traduzione del testo in inglese a cura de “L'Osservatore Romano”]






    Discorso del Papa al nuovo Ambasciatore dei Paesi Bassi
    L'etica alla base dell'integrazione economica e politica



    CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 2 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato questo venerdì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza, nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, la baronessa Henriette Johanna Cornelia Maria van Lynden-Leijten, nuovo Ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede, che ha presentato le Lettere con le quali viene accreditata nell'alto ufficio.

    * * *

    Eccellenza,

    Sono lieto di darle il benvenuto in Vaticano e di accettare le Lettere che la accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario del Regno dei Paesi Bassi presso la Santa Sede. Desidero ringraziarla per gli auguri che mi ha portato da parte della Regina Beatrice. Da parte mia, voglia trasmettere a Sua Maestà i miei cordiali saluti e assicurarla delle mie costanti preghiere per tutto il popolo della sua nazione.

    In un mondo sempre più interconnesso, le relazioni diplomatiche della Santa Sede con i singoli stati offrono molte opportunità di cooperazione su importanti questioni globali. In questa luce, la Santa Sede apprezza i vincoli che ha con i Paesi Bassi e attende con piacere di rafforzarli ulteriormente negli anni futuri. Il suo Paese, come membro fondatore della Comunità Economica Europea e sede di diverse istituzioni giuridiche internazionali, da molto tempo è in prima linea nelle iniziative per rafforzare la cooperazione internazionale per il bene più grande della famiglia umana. Pertanto, la missione che lei sta iniziando è ricca di opportunità di azione comune per promuovere la pace e la prosperità, alla luce del desiderio, proprio sia alla Santa Sede sia ai Paesi Bassi, di aiutare la persona umana.

    La difesa e la promozione della libertà sono un elemento centrale in questo genere d'impegno umanitario, verso il quale sia la Santa Sede sia il Regno dei Paesi Bassi attirano spesso l'attenzione. Bisogna però comprendere che la libertà deve essere ancorata alla verità — la verità della natura della persona umana — e deve essere orientata al bene degli individui e della società. Nella crisi finanziaria degli ultimi dodici mesi, il mondo intero ha potuto osservare le conseguenze di un individualismo esagerato che tende a favorire la ricerca ostinata del vantaggio personale percepito, escludendo altri beni. Si è molto riflettuto sulla necessità di un sano approccio etico ai processi d'integrazione economica e politica, e sempre più persone riescono a riconoscere che la globalizzazione deve essere diretta verso lo sviluppo umano integrale degli individui, delle comunità e dei popoli, modellato non da forze meccaniche o deterministiche, ma da valori umani aperti alla trascendenza (cfr. Caritas in veritate, n. 42). Il nostro mondo ha bisogno di «recuperare il senso vero della libertà, che non consiste nell'ebbrezza di una totale autonomia, ma nella risposta all'appello dell'essere» (ibidem, n. 70). Da qui le convinzioni della Santa Sede riguardo al ruolo insostituibile delle comunità di fede nella vita pubblica e nel dibattito pubblico.

    Mentre parte della popolazione dei Paesi Bassi si definisce agnostica o perfino atea, più della metà professa il cristianesimo e il numero crescente d'immigranti che seguono altre tradizioni religiose rende più che mai necessario che le autorità civili riconoscano il posto della religione nella società olandese. Un'indicazione che il suo Governo lo fa, è data dal fatto che le scuole confessionali nel suo Paese ricevono un sostegno da parte dello Stato, e giustamente, poiché tali istituzioni sono chiamate a dare un contributo significativo alla comprensione reciproca e alla coesione sociale, trasmettendo valori radicati in una visione trascendente della dignità umana.

    A tale riguardo, ancor più importanti delle scuole sono le famiglie costruite sul fondamento di un matrimonio stabile e fecondo tra un uomo e una donna. Nulla può uguagliare o sostituire il valore formativo del crescere in un ambiente familiare sicuro, imparando a rispettare e a promuovere la dignità personale degli altri, diventando capaci di «accoglienza cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio generoso, solidarietà profonda» (Familiaris consortio, n. 43; cfr. Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 221), in breve, imparando ad amare. D'altro canto, è probabile che una società che incoraggia modelli alternativi di vita domestica per amore di una presunta diversità accumuli conseguenze sociali che non conducono allo sviluppo integrale dell'uomo (cfr. Caritas in veritate, nn. 44, 51). La Chiesa cattolica nel suo Paese desidera fare la sua parte nel sostenere e promuovere una vita familiare stabile, come ha affermato la Conferenza episcopale olandese nel suo recente documento sulla cura pastorale dei giovani e della famiglia. Auspico vivamente che il contributo cattolico al dibattito etico venga sentito e ascoltato da tutti i settori della società olandese, affinché la nobile cultura che da secoli contraddistingue il suo Paese possa continuare a essere nota per la sua solidarietà con le persone povere e vulnerabili, per la sua promozione della libertà autentica e per il rispetto della dignità e del valore inestimabile di ogni vita umana.

    Eccellenza, nel formularle i miei migliori auspici per il successo della sua missione, desidero assicurarla che i diversi dicasteri della Curia Romana sono pronti a offrirle aiuto e sostegno nell'adempimento dei suoi doveri. Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e su tutto il popolo del Regno dei Paesi Bassi invoco di cuore le abbondanti benedizioni di Dio.

    [Traduzione del testo in inglese a cura de “L'Osservatore Romano”]







    Discorso del Papa al nuovo Ambasciatore delle Filippine
    La lotta contro la povertà esige onestà e giustizia


    CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 2 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato questo venerdì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza, presso il Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, la signora Mercedes Arrastia Tuason, nuovo Ambasciatore delle Filippine presso la Santa Sede, che ha presentato le Lettere con le quali viene accreditata nell'alto ufficio.

    * * *

    Signora Ambasciatore,

    Grato delle gentili parole che mi ha rivolto, accetto volentieri le Lettere Credenziali che L'accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica delle Filippine presso la Santa Sede. Desidero ricambiare i cordiali saluti che mi ha rivolto a nome di Sua Eccellenza il Presidente Gloria Macapagal-Arroyo, e le chiedo di assicurare lei e a tutto l'amato popolo filippino della mia vicinanza spirituale nella preghiera, specialmente per le vittime del tifone Ketsana.

    Per oltre mezzo secolo la Santa Sede e le Filippine hanno intrattenuto eccellenti relazioni diplomatiche, rafforzando la loro antica cooperazione per la promozione della pace, della dignità umana e della libertà. Lo spirito di buona volontà che ci ha condotti a questo giorno certamente ravviverà un nuovo desiderio di lavorare insieme affinché pace e libertà vadano mano nella mano e i principi democratici siano fondati sulla verità. La Chiesa, da parte sua, tra le molte condizioni sociali, economiche e politiche in cambiamento nel mondo, continua a indicare il Vangelo come cammino verso il progresso umano autentico (cfr. Spe salvi, n. 23). Sono fiducioso che la fede del popolo filippino — una fede che, come lei, Eccellenza, ha indicato, dà loro la «resistenza» per affrontare qualsiasi avversità o difficoltà — susciterà in esso il desiderio di partecipare con sempre maggiore fervore al compito universale di edificare una civiltà dell'amore, il cui seme Dio ha piantato in ogni popolo e in ogni cultura.

    Eccellenza, sono lieto di apprendere delle diverse iniziative per lo sviluppo in corso nel suo Paese, compresa la modernizzazione dei sistemi d'irrigazione, il miglioramento del trasporto pubblico e la riforma dei programmi di assistenza sociale. Mentre le Filippine continuano a mettere in atto questi e altri piani per uno sviluppo giusto e sostenibile, sono fiducioso che continueranno ad attingere a tutte le loro risorse — sia spirituali sia materiali — perché i cittadini possano prosperare nel corpo e nell'anima, conoscendo la bontà di Dio e vivendo in solidarietà con il prossimo. Questi programmi, naturalmente, sono tesi soprattutto a migliorare le condizioni di vita concrete dei più poveri, consentendo loro in tal modo di adempiere alle loro responsabilità nei confronti delle proprie famiglie e ai doveri che hanno in quanto membri della società in senso più ampio. Soprattutto, la lotta contro la povertà esige onestà, integrità e una salda fedeltà ai principi della giustizia, specialmente da parte di coloro ai quali sono affidate direttamente le funzioni di governo e di pubblica amministrazione.

    In un tempo in cui certi gruppi abusano del nome di Dio, «l'opera della carità» (Caritas in veritate, n. 57) è particolarmente urgente. Ciò vale in modo speciale per le regioni che sono state tristemente deturpate dai conflitti. Incoraggio tutti a perseverare affinché possa prevalere la pace. Come lei ha osservato, Signora Ambasciatore, le iniziative tese a facilitare il dialogo e lo scambio culturale sono particolarmente efficaci, poiché la pace non si può ottenere come mero prodotto di un processo tecnico elaborato solo attraverso strumenti legislativi, giuridici o economici. Convinti che il male possa essere vinto solo con il bene (cfr. Rm 12, 21), in molti nel suo Paese stanno compiendo passi coraggiosi per riunire le persone al fine di favorire la riconciliazione e la comprensione reciproca. Penso in modo particolare al lodevole lavoro della Bishops Ulama Conference (buc), della Mindanao People's Conference, nonché a quello di numerose organizzazioni di base. Anche lo Special Non-Aligned Movement Ministerial Meeting on Interfaith Dialogue and Cooperation for Peace and Development, che il suo Paese ospiterà a dicembre, promette di promuovere la pace nel Mindanao e nel mondo.

    Per concludere, Signora Ambasciatore, vorrei cogliere questa opportunità per rassicurare il popolo filippino del mio affetto e delle mie costanti preghiere. Lo incoraggio a consentire alla sua fede profonda, al suo retaggio culturale e ai valori democratici che sono parte del suo patrimonio dai tempi dell'indipendenza, di risplendere come esempio per tutti noi.

    Porgendo un cordiale benvenuto a lei e alla sua distinta famiglia, formulo i migliori auspici affinché la sua permanenza a Roma possa essere piacevole e l'importante missione che le è stata affidata possa consolidare le relazioni tra la Santa Sede e la Repubblica delle Filippine a beneficio di tutti. Per intercessione di Nostra Signora della Verità, della Giustizia e della Santità, possa Dio benedire gli sforzi delle autorità e dei cittadini affinché la sua nazione possa percorrere il cammino del progresso umano autentico in un clima di armonia e di pace!

    [Traduzione del testo in inglese a cura de “L'Osservatore Romano”]



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    00 03/10/2009 15:47
    RINUNCE E NOMINE



    NOMINA DI GIUDICI DELLA CORTE D’APPELLO DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Giudici della Corte di Appello dello Stato della Città del Vaticano i Rev.mi Mons. Giovanni Battista Defilippi e Mons. Agostino De Angelis ed il Rev.do Mons. Giovanni Vaccarotto.



    NOMINA DELL’INVIATO ALLE CELEBRAZIONI CONCLUSIVE DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’EVANGELIZZAZIONE DI TAIWAN (TAIPEI, 22 NOVEMBRE 2009)

    Il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Card. Jozef Tomko, Prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Suo Inviato alle celebrazioni conclusive del 150° anniversario dell’evangelizzazione di Taiwan, che avranno luogo a Taipei il 22 novembre 2009.





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    00 04/10/2009 15:53
    CAPPELLA PAPALE PER L’APERTURA DELLA II ASSEMBLEA SPECIALE PER L’AFRICA DEL SINODO DEI VESCOVI

    Alle ore 9.30 di questa mattina, XXVII Domenica del tempo "per annum", il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Celebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali, in occasione dell’Apertura della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi sul tema: «La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5, 13.14)».

    Concelebrano con il Papa 239 Padri Sinodali e 55 Presbiteri collaboratori del Sinodo a vario titolo.

    Per la Preghiera Eucaristica, salgono all’Altare i Presidenti Delegati: l’Em.mo Card. Francis Arinze, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, l’Em.mo Card. Wilfrid Fox Napier, O.F.M., Arcivescovo di Durban (Sud Africa), l’Em.mo Card. Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar (Senegal); il Relatore Generale: l'Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Arcivescovo di Cape Coast (Ghana); il Segretario Generale: S.E. Mons. Nikola Eterović, Arcivescovo tit. di Sisak, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; i Segretari Speciali: S.E. Mons. Damião António Franklin, Arcivescovo di Luanda (Angola) e S.E. Mons. Edmond Djitangar, Vescovo di Sarth (Ciad).

    Nel corso del Sacro Rito, dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre pronuncia l’omelia che pubblichiamo di seguito:


    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

    illustri Signori e Signore,

    cari fratelli e sorelle!

    Pax vobis – pace a voi! Con questo saluto liturgico mi rivolgo a voi tutti raccolti nella Basilica Vaticana, dove quindici anni fa, il 10 aprile 1994, il Servo di Dio Giovanni Paolo II aprì la prima Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Il fatto che oggi ci troviamo qui ad inaugurare la seconda, significa che quello è stato un evento certamente storico, ma non isolato. E’ stato il punto di arrivo di un cammino, che in seguito è proseguito, e che ora giunge ad una nuova significativa tappa di verifica e di rilancio. Lodiamo per questo il Signore! Rivolgo il più cordiale benvenuto ai Membri dell’Assemblea sinodale, che concelebrano con me questa santa Eucaristica, agli Esperti e agli Uditori, in particolare a quanti provengono dalla terra africana. Con speciale riconoscenza saluto il Segretario Generale del Sinodo e i suoi collaboratori. Sono molto contento della presenza tra noi di Sua Santità Abuna Paulos, Patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia, che ringrazio cordialmente, e dei Delegati fraterni delle altre Chiese e delle Comunità ecclesiali. Sono lieto anche di accogliere le Autorità civili e i Signori Ambasciatori che hanno voluto partecipare a questo momento; con affetto saluto i sacerdoti, le religiose e i religiosi, i rappresentanti di organismi, movimenti e associazioni, e il coro congolese che, insieme alla Cappella Sistina, anima questa nostra Celebrazione eucaristica.

    Le letture bibliche dell’odierna domenica parlano del matrimonio. Ma, più radicalmente, parlano del disegno della creazione, dell’origine e, dunque, di Dio. Su questo piano converge anche la seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei, là dove dice: "Colui che santifica – cioè Gesù Cristo – e coloro che sono santificati – cioè gli uomini – provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli" (Eb 2,11). Dall’insieme delle letture, risalta dunque in maniera evidente il primato di Dio Creatore, con la perenne validità della sua impronta originaria e la precedenza assoluta della sua signoria, quella signoria che i bambini sanno accogliere meglio degli adulti, ed è per questo che Gesù li indica a modello per entrare nel regno dei cieli (cfr Mc 10,13-15). Ora, il riconoscimento della signoria assoluta di Dio è certamente uno dei tratti salienti e unificanti della cultura africana. Naturalmente in Africa vi sono molteplici e diverse culture, ma sembrano tutte concordare su questo punto: Dio è il Creatore e la fonte della vita. Ora la vita – lo sappiamo bene - si manifesta primariamente nell’unione tra l’uomo e la donna e nella nascita dei figli; la legge divina, scritta nella natura, è pertanto più forte e preminente rispetto a ogni legge umana, secondo l’affermazione netta e concisa di Gesù: "L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto" (Mc 10,9). La prospettiva non è anzitutto morale: essa, prima del dovere, riguarda l’essere, l’ordine inscritto nella creazione.

    Cari fratelli sorelle, in questo senso l’odierna liturgia della Parola – al di là della prima impressione – si rivela particolarmente adatta ad accompagnare l’apertura di un’Assemblea sinodale dedicata all’Africa. Vorrei sottolineare in particolare alcuni aspetti che emergono con forza e che interpellano il lavoro che ci attende. Il primo, già accennato: il primato di Dio, Creatore e Signore. Il secondo: il matrimonio. Il terzo: i bambini. Sul primo aspetto l’Africa è depositaria di un tesoro inestimabile per il mondo intero: il suo profondo senso di Dio, che ho avuto modo di percepire direttamente negli incontri con i Vescovi africani in visita ad Limina, ed ancor più nel recente viaggio apostolico in Camerun e Angola, del quale conservo un gradito e commosso ricordo. È proprio a questo pellegrinaggio in terra africana che ora vorrei collegarmi, perché in quei giorni ho aperto idealmente questa Assemblea sinodale, consegnando l’Instrumentum laboris ai Presidenti delle Conferenze Episcopali e ai Capi dei Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche.

    Quando si parla di tesori dell’Africa, il pensiero va subito alle risorse di cui è ricco il suo territorio e che purtroppo sono diventate e talora continuano ad essere motivo di sfruttamento, di conflitti e di corruzione. Invece la Parola di Dio ci fa guardare a un altro patrimonio: quello spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime. "Infatti – direbbe Gesù – quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?" (Mc 8,36). Da questo punto di vista, l’Africa rappresenta un immenso "polmone" spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza. Ma anche questo "polmone" può ammalarsi. E al momento almeno due pericolose patologie lo stanno intaccando: anzitutto, una malattia già diffusa nel mondo occidentale, cioè il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista. Senza entrare nel merito della genesi di tali mali dello spirito, rimane tuttavia indiscutibile che il cosiddetto "primo" mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato. Ma, proprio in questa stessa prospettiva, va segnalato un secondo "virus" che potrebbe colpire anche l’Africa, cioè il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici. Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando non l’amore e il rispetto della libertà, ma l’intolleranza e la violenza.

    Riguardo al tema del matrimonio, il testo del capitolo 2° del Libro della Genesi ce ne ha richiamato il perenne fondamento, che Gesù stesso ha confermato: "Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne" (Gen 2,24). Come non ricordare il mirabile ciclo di catechesi che il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha dedicato a tale argomento, a partire da un’esegesi quanto mai approfondita di questo testo biblico? Oggi, proponendocelo proprio in apertura del Sinodo, la liturgia ci offre la luce sovrabbondante della verità rivelata e incarnata in Cristo, con la quale si può considerare la complessa tematica del matrimonio nel contesto africano ecclesiale e sociale. Anche su questo punto, però, vorrei cogliere brevemente una suggestione che precede ogni riflessione e indicazione di tipo morale, e che si collega ancora al primato del senso del sacro e di Dio. Il matrimonio, così come la Bibbia ce lo presenta, non esiste al di fuori della relazione con Dio. La vita coniugale tra l’uomo e la donna, e quindi della famiglia che ne deriva, è inscritta nella comunione con Dio e, alla luce del Nuovo Testamento, diventa icona dell’Amore trinitario e sacramento dell’unione di Cristo con la Chiesa. Nella misura in cui custodisce e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense da donare a vantaggio della famiglia fondata sul matrimonio.

    Comprendendo nella pericope evangelica anche il testo su Gesù e i bambini (Mc 10,13-15), la liturgia ci invita a tenere presente fin d’ora, nella nostra sollecitudine pastorale, la realtà dell’infanzia, che costituisce una parte grande e purtroppo sofferente della popolazione africana. Nella scena di Gesù che accoglie i bambini, opponendosi con sdegno agli stessi discepoli che volevano allontanarli, vediamo l’immagine della Chiesa che in Africa, e in ogni altra parte della terra, manifesta la propria maternità soprattutto nei confronti dei più piccoli, anche quando non sono ancora nati. Come il Signore Gesù, la Chiesa non vede in essi primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle persone a pieno titolo, che con il loro stesso modo di essere mostrano la via maestra per entrare nel regno di Dio, quella cioè di affidarsi senza condizioni al suo amore.

    Cari fratelli, queste indicazioni provenienti dalla Parola di Dio si inseriscono nell’ampio orizzonte dell’Assemblea sinodale che oggi inizia, e che si ricollega a quella precedentemente già dedicata al continente africano, i cui frutti sono stati presentati dal Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Africa. Rimane naturalmente valido ed attuale il compito primario dell’evangelizzazione, anzi di una nuova evangelizzazione che tenga conto dei rapidi mutamenti sociali di questa nostra epoca e del fenomeno della globalizzazione mondiale. Altrettanto si deve dire della scelta pastorale di edificare la Chiesa come famiglia di Dio (cfr ivi, 63). In tale grande scia si pone la seconda Assemblea, che ha per tema: "La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. «Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo» (Mt 5,13.14)". Negli ultimi anni la Chiesa Cattolica in Africa ha conosciuto un grande dinamismo, e l’Assise sinodale è l’occasione per ringraziarne il Signore. E poiché la crescita della Comunità ecclesiale in tutti i campi comporta anche sfide ad intra e ad extra, il Sinodo è momento propizio per ripensare l’attività pastorale e rinnovare lo slancio di evangelizzazione. Per diventare luce del mondo e sale della terra occorre puntare sempre più alla "misura alta" della vita cristiana, cioè alla santità. Ad essere santi sono chiamati i Pastori e tutti i membri della comunità ecclesiale; i fedeli laici sono chiamati a diffondere il profumo della santità nella famiglia, nei luoghi di lavoro, nella scuola e in ogni altro ambito sociale e politico. Possa la Chiesa in Africa essere sempre una famiglia di autentici discepoli di Cristo, dove la differenza fra etnie diventi motivo e stimolo per un reciproco arricchimento umano e spirituale.

    Con la sua opera di evangelizzazione e promozione umana, la Chiesa può certamente dare in Africa un grande contributo a tutta la società, che purtroppo conosce in vari Paesi povertà, ingiustizie, violenze e guerre. La vocazione della Chiesa, comunità di persone riconciliate con Dio e tra di loro, è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno delle singole nazioni e in tutto il continente. La riconciliazione, dono di Dio che gli uomini devono implorare ed accogliere, è fondamento stabile su cui costruire la pace, condizione indispensabile per l’autentico progresso degli uomini e della società, secondo il progetto di giustizia voluto da Dio. Aperta alla grazia redentrice del Signore risorto, l’Africa sarà così illuminata sempre più dalla sua luce e, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, diventerà una benedizione per la Chiesa universale, apportando un contributo proprio e qualificato all’edificazione di un mondo più giusto e fraterno.

    Cari Padri Sinodali, grazie per il contributo che ognuno di voi darà ai lavori delle prossime settimane, che saranno per noi una rinnovata esperienza di comunione fraterna ridondante a beneficio di tutta la Chiesa, specialmente nel contesto dell’Anno Sacerdotale. E a voi, cari fratelli e sorelle, domando di accompagnarci con la vostra preghiera. Lo chiedo ai presenti; lo chiedo ai monasteri di clausura e alle comunità religiose diffuse in Africa e in ogni parte del mondo, alle parrocchie e ai movimenti, agli ammalati e ai sofferenti: a tutti domando di pregare perché il Signore renda fruttuosa questa seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Su di essa invochiamo la protezione di san Francesco d’Assisi, che oggi ricordiamo, di tutti i santi e le sante africani e, in modo speciale, della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa e Nostra Signora dell’Africa. Amen!

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    00 04/10/2009 15:54
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Conclusa nella Basilica Vaticana la concelebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali in occasione dell’apertura della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Stamani, nella Basilica di San Pietro, ha avuto luogo la Celebrazione eucaristica di apertura della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, durante la quale si è pregato anche in diverse lingue africane. Il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II convocò il primo "Sinodo africano" nel 1994, nella prospettiva dell’anno 2000 e del terzo millennio cristiano. Egli, che col suo zelo missionario si fece tante volte pellegrino in terra africana, ha raccolto i contenuti emersi da quell’assise nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Africa, rilanciando l’evangelizzazione del Continente. A distanza di quindici anni, questa nuova Assemblea si pone in continuità con la prima, per verificare il cammino compiuto, approfondire alcuni aspetti ed esaminare le sfide più recenti. Il tema scelto è: "La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace" – accompagnato da una parola di Cristo rivolta ai discepoli: "Voi siete il sale della terra … voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13.14).

    Il Sinodo costituisce sempre un’intensa esperienza ecclesiale, un’esperienza di responsabilità pastorale collegiale nei confronti di un aspetto specifico della vita della Chiesa, oppure, come in questo caso, di una parte del Popolo cristiano determinata in base all’area geografica. Il Papa e i suoi più stretti collaboratori si riuniscono insieme con i Membri designati dell’Assemblea, con gli Esperti e gli Uditori, per approfondire la tematica prescelta. E’ importante sottolineare che non si tratta di un convegno di studio, né di un’assemblea programmatica. Si ascoltano relazioni ed interventi in aula, ci si confronta nei gruppi, ma tutti sappiamo bene che i protagonisti non siamo noi: è il Signore, il suo Santo Spirito, che guida la Chiesa. La cosa più importante, per tutti, è ascoltare: ascoltarsi gli uni gli altri e, tutti quanti, ascoltare ciò che il Signore vuole dirci. Per questo, il Sinodo si svolge in un clima di fede e di preghiera, in religiosa obbedienza alla Parola di Dio. Al Successore di Pietro spetta convocare e guidare le Assemblee sinodali, raccogliere quanto emerso dai lavori ed offrire poi le opportune indicazioni pastorali.

    Cari amici, l’Africa è un Continente che ha una straordinaria ricchezza umana. Attualmente, la sua popolazione ammonta a circa un miliardo di abitanti e il suo tasso di natalità complessivo è il più alto a livello mondiale. L’Africa è una terra feconda di vita umana, ma questa vita è segnata purtroppo da tante povertà e patisce talora pesanti ingiustizie. La Chiesa è impegnata a superarle con la forza del Vangelo e la solidarietà concreta di tante istituzioni ed iniziative di carità. Preghiamo la Vergine Maria, perché benedica la II Assemblea sinodale per l’Africa e ottenga pace e sviluppo per quel grande e amato Continente.



    DOPO L’ANGELUS

    Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni del Pacifico e del Sud Est asiatico, colpite negli ultimi giorni da violente calamità naturali: lo tsunami nelle Isole Samoa e Tonga; il tifone nelle Filippine, che successivamente ha riguardato anche Vietnam, Laos e Cambogia; il devastante terremoto in Indonesia. Queste catastrofi hanno causato gravi perdite in vite umane, numerosi dispersi e senzatetto e ingenti danni materiali. Penso, inoltre, a quanti soffrono a causa delle inondazioni in Sicilia, specialmente nella zona di Messina. Invito tutti ad unirsi a me nella preghiera per le vittime e i loro cari. Sono spiritualmente vicino agli sfollati e a tutte le persone provate, implorando da Dio sollievo nella loro pena. Faccio appello perché non manchi a questi fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della Comunità Internazionale.

    Al termine della preghiera dell’Angelus di questa particolare domenica, in cui ho aperto la Seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, non posso dimenticare i conflitti che, attualmente, mettono a rischio la pace e la sicurezza dei Popoli del Continente africano. In questi giorni ho seguito con apprensione i gravi episodi di violenza che hanno scosso la popolazione della Guinea. Esprimo le mie condoglianze alle famiglie delle vittime, invito le parti al dialogo, alla riconciliazione e sono certo che non si risparmieranno gli sforzi per raggiungere un'equa e giusta soluzione.

    Nel pomeriggio di sabato prossimo, 10 ottobre, insieme con i Padri sinodali, guiderò nell’Aula Paolo VI una speciale recita del santo Rosario "con l’Africa e per l’Africa", animata dai giovani universitari di Roma. Si uniranno alla preghiera, in collegamento via satellite, gli studenti di alcuni Paesi africani. Cari giovani universitari, vi attendo numerosi, per affidare a Maria Sedes Sapientiae il cammino della Chiesa e della società nel Continente africano.

    Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones présents pour la prière de l’Angélus. Aujourd’hui s’ouvre la deuxième Assemblée spéciale pour l’Afrique du Synode des Évêques. Je vous convie à soutenir par votre prière la réflexion et les travaux des pères synodaux. Je vous invite également à prier pour ce cher continent africain que j’ai visité au mois de mars dernier. Que Dieu le bénisse et lui concède la paix, la réconciliation et la justice et qu’il donne à l’Église en Afrique la force et le courage d’être « sel de la terre » et « lumière du monde » pour témoigner de la vraie vie en Jésus-Christ. Je confie ce Synode à l’intercession maternelle de la Vierge Marie, protectrice de l’Afrique ! Que Dieu vous bénisse !

    I offer a warm welcome to the English-speaking visitors gathered for this Angelus prayer. I invite all of you to join me in praying for the Second Special Assembly of the Synod of Bishops for Africa, which opened this morning in Saint Peter’s Basilica. May this great ecclesial event strengthen the Church in Africa in her witness to the Gospel of Jesus Christ and in her efforts to promote reconciliation, justice and peace among its peoples. May the Synod also help turn the eyes of the world to that great continent and inspire renewed solidarity with our African brothers and sisters. As we entrust these prayers to the intercession of Our Lady, I invoke upon you and your families God’s blessings of joy and peace!

    Ganz herzlich heiße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache willkommen; besonders grüße ich die Wallfahrer aus Zuoz in der Schweiz. Mit der heiligen Messe im Petersdom heute vormittag haben wir die Zweite Sonderversammlung der Bischofssynode für Afrika begonnen. Das Thema lautet: „Die Kirche in Afrika im Dienst der Versöhnung, der Gerechtigkeit und des Friedens. Ihr seid das Salz der Erde. … Ihr seid das Licht der Welt." Um wirklich Salz der Erde und Licht der Welt zu sein, brauchen wir die Gnade Gottes. Bitten wir den Herrn, daß er unsere Glaubensbrüder in Afrika wie auch uns selber immer mehr zu Boten der Versöhnung, der Hoffnung und des Friedens mache. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag.

    Saludo con afecto a los fieles de lengua española presentes en esta oración mariana, y a aquellos que se unen a la misma a través de la radio y la televisión. A la luz del Evangelio de este domingo, os invito a encomendar fervientemente en vuestra oración a todas las familias, en particular a las más necesitadas, para que sus miembros, con la ayuda de la gracia divina, afiancen su unión en el amor y la comprensión mutua, sin dejarse vencer por las dificultades de la vida, sino siendo en todo momento lámparas vivas de fe, esperanza y caridad. Muchas gracias.

    Bardzo serdecznie pozdrawiam Polaków. Wspominając świętego Franciszka, szczególnie pozdrawiam dzisiaj wspólnoty franciszkanów, którzy świętują w Krakowie osiemsetlecie zatwierdzenia „reguły zakonnej" i ich charyzmatu. Módlcie się ze mną, by wiernie trwali w miłości Chrystusa ubogiego, czystego i posłusznego, niosąc ludziom ewangeliczną radość. Całej rodzinie franciszkańskiej i wam wszystkim z serca błogosławię.

    [Saluto cordialmente i Polacchi. Ricordando oggi San Francesco, saluto in modo particolare le comunità dei francescani che a Cracovia festeggiano ottocento anni di approvazione della "regola monastica" e del loro carisma. Pregate con me affinché essi rimangano fedeli all’amore di Cristo povero, casto ed obbediente, portando alla gente la gioia evangelica. Benedico di cuore la famiglia francescana e voi tutti.]

    Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo di cresimandi provenienti da Torino, l’associazione Junior Chamber Italiana e i motociclisti impegnati in favore della sicurezza stradale. Desidero inoltre assicurare la mia preghiera per la missione "Gesù al Centro", una proposta dei giovani ai giovani, che si svolge in questi giorni a Roma per iniziativa del Servizio diocesano di pastorale giovanile. Formulo infine un cordiale augurio per il Secondo Congresso Mondiale degli Oblati Benedettini sul tema "Le sfide religiose di oggi. La risposta benedettina", e che vede la partecipazione di Oblati di tutti i Continenti, come pure per l’odierna Giornata nazionale per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

    A tutti auguro una buona domenica.

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    00 05/10/2009 16:29
    RIFLESSIONE DEL SANTO PADRE NEL CORSO DELLA PRIMA CONGREGAZIONE GENERALE DELLA II ASSEMBLEA SPECIALE PER L’AFRICA DEL SINODO DEI VESCOVI

    Pubblichiamo di seguito il testo della meditazione che il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto questa mattina alle ore 9, nell’Aula del Sinodo, nel corso della prima Congregazione Generale della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, dopo la lectio brevis dell’Ora Terza:


    PAROLE DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,

    abbiamo dato inizio ora al nostro incontro sinodale invocando lo Spirito Santo e sapendo bene che noi non possiamo in questo momento realizzare quanto c'è da fare per la Chiesa e per il mondo: solo nella forza dello Spirito Santo possiamo trovare quanto è retto e poi attuarlo. E tutti i giorni inizieremo il nostro lavoro invocando lo Spirito Santo con la preghiera dell'Ora Terza «Nunc sancte nobis Spiritus». Perciò vorrei adesso, insieme con voi, meditare un po' questo inno, che apre il lavoro di ogni giorno, sia adesso nel Sinodo, ma anche dopo nella vita nostra quotidiana.

    «Nunc sancte nobis Spiritus». Noi preghiamo che la Pentecoste non sia solo un avvenimento del passato, il primo inizio della Chiesa, ma sia oggi, anzi adesso: «nunc sancte nobis Spiritus». Preghiamo che il Signore adesso realizzi l'effusione del suo Spirito e ricrei di nuovo la sua Chiesa e il mondo. Ci ricordiamo che gli apostoli dopo l'Ascensione non hanno iniziato — come forse sarebbe stato normale — a organizzare, a creare la Chiesa futura. Hanno aspettato l'azione di Dio, hanno aspettato lo Spirito Santo. Hanno compreso che la Chiesa non si può fare, che non è il prodotto della nostra organizzazione: la Chiesa deve nascere dallo Spirito Santo. Come il Signore stesso è stato concepito ed è nato dallo Spirito Santo, così anche la Chiesa deve essere sempre concepita e nascere dallo Spirito Santo. Solo con questo atto creativo di Dio noi possiamo entrare nell'attività di Dio, nell'azione divina e collaborare con Lui. In questo senso, anche tutto il nostro lavoro al Sinodo è un collaborare con lo Spirito Santo, con la forza di Dio che ci previene. E sempre dobbiamo di nuovo implorare il compiersi di questa iniziativa divina, nella quale noi possiamo poi essere collaboratori di Dio e contribuire a far sì che di nuovo nasca e cresca la sua Chiesa.

    La seconda strofa di questo inno — «Os, lingua, mens, sensus, vigor, / Confessionem personent: / Flammescat igne caritas, / accendat ardor proximos» — è il cuore di questa preghiera. Imploriamo da Dio tre doni, i doni essenziali della Pentecoste, dello Spirito Santo: confessio, caritas, proximos. Confessio: c'è la lingua di fuoco che è "ragionevole", dona la parola giusta e fa pensare al superamento di Babilonia nella festa di Pentecoste. La confusione nata dall'egoismo e dalla superbia dell'uomo, il cui effetto è quello di non poter comprenderci più gli uni gli altri, va superata dalla forza dello Spirito, che unisce senza uniformare, che dà unità nella pluralità: ciascuno può capire l'altro, anche nelle diversità delle lingue. Confessio: la parola, la lingua di fuoco che il Signore ci dà, la parola comune nella quale siamo tutti uniti, la città di Dio, la santa Chiesa, nella quale è presente tutta la ricchezza delle diverse culture. Flammescat igne caritas. Questa confessione non è una teoria ma è vita, è amore. Il cuore della santa Chiesa è l’amore, Dio è amore e si comunica comunicandoci l'amore. E infine il prossimo. La Chiesa non è mai un gruppo chiuso in sé, che vive per sé come uno dei tanti gruppi che esistono nel mondo, ma si contraddistingue per l'universalità della carità, della responsabilità per il prossimo.

    Consideriamo uno per uno questi tre doni. Confessio: nel linguaggio della Bibbia e della Chiesa antica questa parola ha due significati essenziali, che sembrano opposti ma che in effetti costituiscono un'unica realtà. Confessio innanzitutto è confessione dei peccati: riconoscere la nostra colpa e conoscere che davanti a Dio siamo insufficienti, siamo in colpa, non siamo nella retta relazione con Lui. Questo è il primo punto: conoscere se stessi nella luce di Dio. Solo in questa luce possiamo conoscere noi stessi, possiamo capire anche quanto c'è di male in noi e così vedere quanto deve essere rinnovato, trasformato. Solo nella luce di Dio ci conosciamo gli uni gli altri e vediamo realmente tutta la realtà.

    Mi sembra che dobbiamo tener presente tutto questo nelle nostre analisi sulla riconciliazione, la giustizia, la pace. Sono importanti le analisi empiriche, è importante che si conosca esattamente la realtà di questo mondo. Tuttavia queste analisi orizzontali, fatte con tanta esattezza e competenza, sono insufficienti. Non indicano i veri problemi perché non li collocano alla luce di Dio. Se non vediamo che alla radice vi è il Mistero di Dio, le cose del mondo vanno male perché la relazione con Dio non è ordinata. E se la prima relazione, quella fondante, non è corretta, tutte le altre relazioni con quanto vi può essere di bene, fondamentalmente non funzionano. Perciò tutte le nostre analisi del mondo sono insufficienti se non andiamo fino a questo punto, se non consideriamo il mondo nella luce di Dio, se non scopriamo che alla radice delle ingiustizie, della corruzione, sta un cuore non retto, sta una chiusura verso Dio e, pertanto, una falsificazione della relazione essenziale che è il fondamento di tutte e altre.

    Confessio: comprendere nella luce di Dio le realtà del mondo, il primato di Dio e infine tutto l'essere umano e le realtà umane, che tendono alla nostra relazione con Dio. E se questa non è corretta, non arriva al punto voluto da Dio, non entra nella sua verità, anche tutto il resto non è correggibile perché nascono di nuovo tutti i vizi che distruggono la rete sociale, la pace nel mondo.

    Confessio: vedere la realtà nella luce di Dio, capire che in fondo le nostre realtà dipendono dalla nostra relazione col nostro Creatore e Redentore, e così andare alla verità, alla verità che salva. Sant'Agostino, riferendosi al capitolo 3° del Vangelo di san Giovanni, definisce l'atto della confessione cristiana con «fare la verità, andare alla luce». Solo vedendo nella luce di Dio le nostre colpe, l'insufficienza della nostra relazione con Lui, camminiamo alla luce della verità. E solo la verità salva. Operiamo finalmente nella verità: confessare realmente in questa profondità della luce di Dio è fare la verità.

    Questo è il primo significato della parola confessio, confessione dei peccati, riconoscimento della colpevolezza che risulta dalla nostra mancata relazione con Dio. Ma un secondo significato di confessione è quello di ringraziare Dio, glorificare Dio, testimoniare Dio. Possiamo riconoscere la verità del nostro essere perché c'è la risposta divina. Dio non ci ha lasciati soli con i nostri peccati; anche quanto la nostra relazione con la Sua maestà è ostacolata, Egli non si ritira ma viene e ci prende per mano. Perciò confessio è testimonianza della bontà di Dio, è evangelizzazione. Potremmo dire che la seconda dimensione della parola confessio è identica all'evangelizzazione. Lo vediamo nel giorno di Pentecoste, quando san Pietro, nel suo discorso, da una parte accusa la colpa delle persone — avete ucciso il santo e il giusto —, ma, nello stesso momento, dice: questo Santo è risorto e vi ama, vi abbraccia, vi chiama a essere suoi nel pentimento e nel battesimo, come pure nella comunione del suo Corpo. Nella luce di Dio, confessare diventa necessariamente annunciare Dio, evangelizzare e così rinnovare il mondo.

    La parola confessio però ci ricorda ancora un altro elemento. Nel capitolo 10° della Lettera ai Romani san Paolo interpreta la confessione del capitolo 30° del Deuteronomio. In quest’ultimo testo sembra che gli ebrei, entrando nella forma definitiva dell'alleanza, nella Terra Santa, abbiano paura e non possano realmente rispondere a Dio come dovrebbero. Il Signore dice loro: non abbiate paura, Dio non è lontano. Per arrivare a Dio non è necessario attraversare un oceano ignoto, non sono necessari viaggi spaziali nel cielo, cose complicate o impossibili. Dio non è lontano, non è dall'altra parte dell'oceano, in questi spazi immensi dell'universo. Dio è vicino. È nel tuo cuore e sulle tue labbra, con la parola della Torah, che entra nel tuo cuore e si annuncia nelle tue labbra. Dio è in te e con te, è vicino.

    San Paolo sostituisce, nella sua interpretazione, la parola Torah con la parola confessione e fede. Dice: realmente Dio è vicino, non sono necessarie spedizioni complicate per arrivare a Lui, né avventure spirituali o materiali. Dio è vicino con la fede, è nel tuo cuore, e con la confessione è sulle tue labbra. È in te e con te. Realmente Gesù Cristo con la sua presenza ci dà la parola della vita. Così entra, nella fede, nel nostro cuore. Abita nel nostro cuore e nella confessione portiamo la realtà del Signore al mondo, a questo nostro tempo. Mi sembra questo un elemento molto importante: il Dio vicino. Le cose della scienza, della tecnica comportano grandi investimenti: le avventure spirituali e materiali sono costose e difficili. Ma Dio si dona gratuitamente. Le cose più grandi della vita — Dio, amore, verità — sono gratuite. Dio si dà nel nostro cuore. Direi che dovremmo spesso meditare questa gratuità di Dio: non c'è bisogno di grandi doni materiali o anche intellettuali per essere vicini a Dio. Dio si dona gratuitamente nel suo amore, è in me nel cuore e sulle labbra. Questo è il coraggio, la gioia della nostra vita. È anche il coraggio presente in questo Sinodo, perché Dio non è lontano: è con noi con la parola della fede. Penso che anche questa dualità sia importante: la parola nel cuore e sulle labbra. Questa profondità della fede personale, che realmente mi collega intimamente con Dio, deve poi essere confessata: fede e confessione, interiorità nella comunione con Dio e testimonianza della fede che si esprime sulle mie labbra e diventa così sensibile e presente nel mondo. Sono due cose importanti che vanno sempre insieme.

    Poi l'inno del quale parliamo indica anche i luoghi in cui si trova la confessione: «oas, lingua, mens, sensus, vigor». Tutte le nostre capacità di pensare, parlare, sentire, agire, devono risuonare — il latino usa il verbo «personare» — la parola di Dio. Il nostro essere, in tutte le sue dimensioni, dovrebbe essere riempito da questa parola, che diventa così realmente sensibile nel mondo, che, tramite la nostra esistenza, risuona nel mondo: la parola dello Spirito Santo.

    E poi brevemente altri due doni. La carità: è importante che il cristianesimo non sia una somma di idee, una filosofia, una teologia, ma un modo di vivere, il cristianesimo è carità, è amore. Solo così diventiamo cristiani: se la fede si trasforma in carità, se è carità. Possiamo dire che anche lógos e caritas vanno insieme. Il nostro Dio è, da un parte, lógos, ragione eterna. Ma questa ragione è anche amore, non è fredda matematica che costruisce l'universo, non è un demiurgo; questa ragione eterna è fuoco, è carità. In noi stessi dovrebbe realizzarsi questa unità di ragione e carità, di fede e carità. E così trasformati nella carità diventare, come dicono i Padri greci, divinizzati. Direi che nello sviluppo del mondo abbiamo questo percorso in salita, dalle prime realtà create fino alla creatura uomo. Ma questa scala non è ancora finita. L'uomo dovrebbe essere divinizzato e così realizzarsi. L'unità della creatura e del Creatore: questo è il vero sviluppo, arrivare con la grazia di Dio a questa apertura. La nostra essenza viene trasformata nella carità. Se parliamo di questo sviluppo pensiamo sempre anche a questa ultima meta, dove Dio vuole arrivare con noi.

    Infine, il prossimo. La carità non è qualcosa di individuale, ma universale e concreta. Oggi nella Messa abbiamo proclamato la pagina evangelica del buon samaritano, in cui vediamo la duplice realtà della carità cristiana, che è universale e concreta. Questo samaritano incontra un ebreo, che quindi sta oltre i confini della sua tribù e della sua religione. Ma la carità è universale e perciò questo straniero in tutti i sensi è per lui prossimo. L'universalità apre i limiti che chiudono il mondo e creano le diversità e i conflitti. Nello stesso tempo, il fatto che si debba fare qualcosa per l'universalità non è filosofia ma azione concreta. Dobbiamo tendere a questa unificazione di universalità e concretezza, dobbiamo aprire realmente questi confini tra tribù, etnie, religioni all'universalità dell'amore di Dio. E questo non in teoria, ma nei nostri luoghi di vita, con tutta la concretezza necessaria. Preghiamo il Signore che ci doni tutto ciò, nella forza dello Spirito Santo. Alla fine l'inno è glorificazione del Dio trino ed unico e preghiera di conoscere e di credere. Così la fine ritorna all'inizio. Preghiamo affinché possiamo conoscere, conoscere diventi credere e credere diventi amare, azione. Preghiamo il Signore affinché ci doni lo Spirito Santo, susciti una nuova Pentecoste, ci aiuti a essere i suoi servitori in questa ora del mondo. Amen.

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    00 06/10/2009 19:45
    PAROLE DEL SANTO PADRE IN RISPOSTA ALL’INTERVENTO DEL PATRIARCA DELLA CHIESA ORTODOSSA DI ETIOPIA ALLA II ASSEMBLEA SPECIALE PER L’AFRICA DEL SINODO DEI VESCOVI

    Pubblichiamo di seguito le parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato questa mattina, nel corso della terza Congregazione generale della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, in risposta all’intervento del Patriarca della Chiesa Tewahedo Ortodossa di Etiopia, Sua Santità Abuna Paulos:


    PAROLE DEL SANTO PADRE

    Your Holiness,

    I thank you wholeheartedly for your thoughtful presentation and for accepting my invitation to take part in the Second Special Assembly for Africa of the Synod of Bishops. I am sure that my gratitude and appreciation are shared by all the members of the Assembly.

    Your presence bears eloquent witness to the antiquity and rich traditions of the Church in Africa. From apostolic times, among the many people yearning to hear Christ’s message of salvation were those coming from Ethiopia (cf. Acts 8:26-40). Your people’s fidelity to the Gospel continues to be shown not only by their obedience to his law of love, but also, as you have reminded us, by perseverance amid persecution and the supreme sacrifice of martyrdom for the name of Christ.

    Your Holiness has recalled that the proclamation of the Gospel cannot be separated from the commitment to build a society which conforms to God’s will, respects the blessings of his creation and protects the dignity and innocence of all his children. In Christ we know that reconciliation is possible, justice can prevail, peace can endure! This is the message of hope which we are called to proclaim. This is the promise which the people of Africa long to see fulfilled in our day.

    Let us pray, then, that our Churches may draw closer in the unity which is the Holy Spirit’s gift, and bear common witness to the hope brought by the Gospel. Let us continue to work for the integral development of all Africa’s peoples, strengthening the families which are the bulwark of African society, educating the young who are Africa’s future, and contributing to the building of societies marked by honesty, integrity and solidarity. May our deliberations during these weeks help Christ’s followers throughout the continent to be convincing examples of righteousness, mercy and peace, and a light to guide the path of coming generations.

    Your Holiness, once again I thank you for your presence and your valued reflections. May your participation in this Synod be a blessing for our Churches.

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    00 07/10/2009 17:11
    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI GAYLORD (U.S.A.) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gaylord (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. Patrick R. Cooney, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Gaylord (U.S.A.) Mons. Bernard Anthony Hebda, del clero della diocesi di Pittsburgh, finora Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

    Mons. Bernard Anthony Hebda

    Mons. Bernard Anthony Hebda è nato a Pittsburgh (Pennsylvania) il 3 settembre 1959.

    Laureatosi all’"Harvard University" nel 1980 in Scienze Politiche, ha ottenuto il Juris Doctor dalla "Columbia Law School" presso la "Parker School of Foreign and Comparative Law" nel 1983.

    Ha compiuto gli studi filosofici presso il "Saint Paul Seminary" a Pittsburgh (1984-1985). Inviato a Roma al Pontificio Collegio Americano del Nord, ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana dove ha ottenuto il Baccalaureato in Teologia (1985-1988) e, poi, la Licenza in Diritto Canonico (1988-1990).

    Ordinato sacerdote il 1° luglio 1989 per la diocesi di Pittsburgh, ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale nella "Purification of the Blessed Virgin Mary Parish" ad Ellwood City (1989); Segretario personale dell’allora Vescovo di Pittsburgh, S.E. Mons. Donald W. Wuerl e Maestro delle Cerimonie (1990-1992); Parroco in solidum nella "Prince of Peace Parish" a Pittsburgh (South Side) (1992-1995); Giudice del Tribunale diocesano (1992-1996); Direttore del Newman Center della "Slippery Rock State University" (1995-1996).

    Assunto al Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi il 10 settembre 1996, dal 2003 ne è Sotto-Segretario.

    Il 16 febbraio 2000 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.

    Attualmente è Direttore Spirituale aggiunto al Pontificio Collegio Americano del Nord e Cappellano per le Missionarie della Carità.

    Oltre l’inglese, parla l’italiano e conosce il latino, il francese e lo spagnolo.



    NOMINA DEL VESCOVO DI AFOGADOS DA INGAZEIRA (BRASILE)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Afogados da Ingazeira (Brasile) il Rev.do Mons. Egidio Bisol, del clero della diocesi di Vicenza (Italia), fidei donum nella diocesi di Roraima (Brasile).

    Rev.do Mons. Egidio Bisol

    Il Rev.do Mons. Egidio Bisol è nato il 23 dicembre 1947 a Bassano del Grappa, diocesi di Vicenza (Italia). Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario Maggiore di Vicenza.

    È stato ordinato sacerdote il 31 maggio 1972 per la diocesi di Vicenza, ove è stato Vicario Parrocchiale a Valdagno fino al 1975.

    Dal 1976 è in Brasile come missionario fidei donum: prima nella diocesi di Afogados da Ingazeira e, recentemente, in quella di Roraima in Amazzonia.

    In Brasile, ha seguito un Corso di Liturgia e un altro di "Arte Sacra e Liturgia" presso la Facoltà Pontificia Nossa Senhora da Assunção a São Paulo.

    Ha ricoperto i seguenti incarichi: nella diocesi di Afogados da Ingazeira è stato Parroco, Assistente diocesano della Pastorale Giovanile, Formatore nel Seminario Regionale del Nordeste II a Recife (1988-1989), Vicario Generale, Membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori, Coordinatore diocesano del Progetto "Ser Igreja no Novo Milênio" (1996-2000), Coordinatore diocesano della Pastorale Carceraria (dal 2000), Assistente ecclesiastico della Pastorale Familiare (2001-2006), Professore nel Seminario Diocesano Propedeutico e Maggiore (dal 2003), Formatore nel Seminario Diocesano Propedeutico (dal 2003), Presidente della Commissione Centrale del Giubileo d’Oro, Presidente delle Missioni Popolari e del primo Congresso Eucaristico diocesano (2005-2007). Per molti anni ha svolto anche il ruolo di Assessore delle Assemblee, degli incontri e dei corsi sia nella diocesi di Afogados da Ingazeira che nelle altre diocesi del Regionale NE 2.

    Nel 2008 è stato inviato al servizio della diocesi di Roraima, dove si trova attualmente, come membro dell’équipe responsabile della cura pastorale dell’area missionaria Santa Rosa de Lima, nella periferia di Boa Vista.



    NOMINA DEL COADIUTORE DI SAN ISIDRO (ARGENTINA)

    Il Papa ha nominato Vescovo Coadiutore di San Isidro (Argentina) S.E. Mons. Óscar Vicente Ojea, finora Vescovo titolare di Suelli ed Ausiliare di Buenos Aires.

    S.E. Mons. Óscar Vicente Ojea

    S.E. Mons. Óscar Vicente Ojea è nato il 15 ottobre 1946 a Buenos Aires. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario diocesano della medesima città ed ha conseguito il titolo di Baccelliere in Teologia presso l’Università Cattolica Argentina (U.C.A.).

    È stato ordinato sacerdote il 25 novembre 1972, con incardinazione a Buenos Aires. Ha dedicato tutta la sua vita sacerdotale al ministero parrocchiale. Dal 1973 al 1985 è stato Vicario parrocchiale in diverse parrocchie e dal 1986 è stato parroco successivamente delle parrocchie di Santa Magdalena, di Santa Rosa de Lima e di Nuestra Señora del Perpetuo Socorro, una delle più importanti e popolose di Buenos Aires. Più volte è stato Decano della Zona 2 ed anche Assessore del Movimiento Familiar Cristiano.

    Il 24 maggio 2006 è stato nominato Vescovo titolare di Suelli ed Ausiliare di Buenos Aires e ha ricevuto la consacrazione episcopale il 2 settembre successivo.



    NOMINA DI AUSILIARE DI LYON (FRANCIA)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Lyon (Francia) S.E. Mons. Patrick Le Gal, finora Ordinario Militare pe la Francia, assegnandogli la sede titolare vescovile di Arisitum.

    S.E. Mons. Patrick Le Gal

    S.E. Mons. Patrick Le Gal è nato il 14 gennaio 1953 a Ermont, diocesi di Pontoise in Francia.

    Dopo la maturità si è iscritto alla Scuola Superiore del Commercio a Rouen, ottenendo il Diploma in Diritto Privato. Al termine del Servizio militare, è entrato nella comunità "Notre-Dame de la Sagesse". Conseguita la Licenza in Teologia, ha insegnato Diritto Canonico all’Università di Fribourg dove, nel contempo, ha svolto anche il ministero di Cappellano degli studenti.

    È stato ordinato sacerdote l’8 dicembre 1982.

    Nel 1986 è stato nominato Superiore del "Foyer de Charité de la Part-Dieu" a Poissy, diocesi di Versailles, in seguito alla morte del fondatore, P. Eberhard, divenendo poi anche Moderatore dell’Associazione sacerdotale "Notre-Dame de la Sagesse".

    Il 12 settembre 1997 è stato nominato Vescovo di Tulle e il 7 dicembre dello stesso anno ha ricevuto la consacrazione episcopale.

    Dal 23 maggio 2000 ricopriva l’ufficio di Ordinario Militare per la Francia.



    NOMINA DEL VESCOVO ORDINARIO MILITARE PER LA FRANCIA

    Il Papa ha nominato Vescovo Ordinario Militare per la Francia il Rev.do Padre Luc Ravel, C.R.S.V., finora Responsabile della Formazione nell’Abbazia "Saint-Pierre" a Champagne-sur-Rhône (Francia).

    Rev.do Padre Luc Ravel, C.R.S.V.

    Il Rev.do Padre Luc Ravel, C.R.S.V., è nato il 21 maggio 1957 a Parigi (Francia). Il padre era un Generale dell’esercito francese.

    Ha compiuto gli studi secondari e superiori all’Ecole polytechnique e all’Ecole nationale supérieure des pétroles et moteurs, conseguendovi il diploma d’ingegnere. Ha seguito, poi, gli studi di filosofia e teologia all’Abbazia Saint-Pierre, de Champagne-sur-Rhône (nella diocesi di Viviers) ed ha conseguito un Master all’Università di Poitiers.

    Entrato nella Congregazione di Saint Victor dell’Ordine dei Canonici Regolari di Sant’Agostino, ha emesso la professione religiosa semplice il 19 dicembre 1982 e quella solenne il 7 dicembre 1985. Ordinato sacerdote il 13 maggio 1987, è stato: Priore nel Collegio St. Charles di Porrentruy; Priore e Parroco a Marie-Médiatrice a Montbron; Maestro dei Novizi; Iniziatore del Mouvement Notre-Dame de l’Ėcoute e animatore spirituale di diversi gruppi (imprenditori cristiani, giovani, celibi.

    Dal 2007 è Responsabile della Formazione nell’Abbazia "Saint-Pierre de Champagne-sur-Rhône.


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    00 07/10/2009 17:13
    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

    Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato su San Giovanni Leonardi, Fondatore dei Chierici Regolari della Madre di Dio, nella ricorrenza dei 400 anni dalla morte.

    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle!

    Dopodomani, 9 ottobre, si compiranno 400 anni dalla morte di san Giovanni Leonardi, fondatore dell’Ordine religioso dei Chierici Regolari della Madre di Dio, canonizzato il 17 aprile del 1938 ed eletto Patrono dei farmacisti in data 8 agosto 2006. Egli è anche ricordato per il grande anelito missionario. Insieme a Mons. Juan Bautista Vives e al gesuita Martin de Funes progettò e contribuì all’istituzione di una specifica Congregazione della Santa Sede per le missioni, quella di Propaganda Fide, e alla futura nascita del Collegio Urbano di Propaganda Fide, che nel corso dei secoli ha forgiato migliaia di sacerdoti, molti di essi martiri, per evangelizzare i popoli. Si tratta, pertanto, di una luminosa figura di sacerdote, che mi piace additare come esempio a tutti i presbiteri in questo Anno Sacerdotale. Morì nel 1609 per un’influenza contratta mentre stava prodigandosi nella cura di quanti, nel quartiere romano di Campitelli, erano stati colpiti dall’epidemia.

    Giovanni Leonardi nacque nel 1541 a Diecimo in provincia di Lucca. Ultimo di sette fratelli, ebbe un’adolescenza scandita dai ritmi di fede vissuti in un nucleo familiare sano e laborioso, oltre che dall’assidua frequentazione di una bottega di aromi e di medicamenti del suo paese natale. A 17 anni il padre lo iscrisse ad un regolare corso di spezieria a Lucca, allo scopo di farne un futuro farmacista, anzi uno speziale, come allora si diceva. Per circa un decennio il giovane Giovanni Leonardi ne fu vigile e diligente frequentatore, ma quando, secondo le norme previste dall’antica Repubblica di Lucca, acquisì il riconoscimento ufficiale che lo avrebbe autorizzato ad aprire una sua spezieria, egli cominciò a pensare se non fosse giunto il momento di realizzare un progetto che da sempre aveva in cuore. Dopo matura riflessione decise di avviarsi al sacerdozio. E così, lasciata la bottega dello speziale, ed acquisita un’adeguata formazione teologica, fu ordinato sacerdote e il giorno dell’Epifania del 1572 celebrò la prima Messa. Tuttavia non abbandonò la passione per la farmacopea, perché sentiva che la mediazione professionale di farmacista gli avrebbe permesso di realizzare appieno la sua vocazione, quella di trasmettere agli uomini, mediante una vita santa, "la medicina di Dio", che è Gesù Cristo crocifisso e risorto, "misura di tutte le cose".

    Animato dalla convinzione che di tale medicina necessitano tutti gli esseri umani più di ogni altra cosa, san Giovanni Leonardi cercò di fare dell’incontro personale con Gesù Cristo la ragione fondamentale della propria esistenza. "È necessario ricominciare da Cristo", amava ripetere molto spesso. Il primato di Cristo su tutto divenne per lui il concreto criterio di giudizio e di azione e il principio generatore della sua attività sacerdotale, che esercitò mentre era in atto un vasto e diffuso movimento di rinnovamento spirituale nella Chiesa, grazie alla fioritura di nuovi Istituti religiosi e alla testimonianza luminosa di santi come Carlo Borromeo, Filippo Neri, Ignazio di Loyola, Giuseppe Calasanzio, Camillo de Lellis, Luigi Gonzaga. Con entusiasmo si dedicò all’apostolato tra i ragazzi mediante la Compagnia della Dottrina Cristiana, riunendo intorno a sé un gruppo di giovani con i quali, il primo settembre 1574, fondò la Congregazione dei Preti riformati della Beata Vergine, successivamente chiamato Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio. Ai suoi discepoli raccomandava di avere "avanti gli occhi della mente solo l’onore, il servizio e la gloria di Cristo Gesù Crocifisso", e, da buon farmacista abituato a dosare le pozioni grazie a un preciso riferimento, aggiungeva: "Un poco più levate i vostri cuori a Dio e con Lui misurate le cose".

    Mosso da zelo apostolico, nel maggio del 1605, inviò al Papa Paolo V appena eletto un Memoriale nel quale suggeriva i criteri di un autentico rinnovamento nella Chiesa. Osservando come sia "necessario che coloro che aspirano alla riforma dei costumi degli uomini cerchino specialmente, e per prima cosa, la gloria di Dio", aggiungeva che essi devono risplendere "per l'integrità della vita e l'eccellenza dei costumi, così, più che costringere, attireranno dolcemente alla riforma". Osservava inoltre che "chi vuole operare una seria riforma religiosa e morale deve fare anzitutto, come un buon medico, un'attenta diagnosi dei mali che travagliano la Chiesa per poter così essere in grado di prescrivere per ciascuno di essi il rimedio più appropriato". E notava che "il rinnovamento della Chiesa deve verificarsi parimenti nei capi e nei dipendenti, in alto e in basso. Deve cominciare da chi comanda ed estendersi ai sudditi". Fu per questo che, mentre sollecitava il Papa a promuovere una "riforma universale della Chiesa", si preoccupava della formazione cristiana del popolo e specialmente dei fanciulli, da educare "fin dai primi anni… nella purezza della fede cristiana e nei santi costumi".

    Cari fratelli e sorelle, la luminosa figura di questo Santo invita i sacerdoti in primo luogo, e tutti i cristiani, a tendere costantemente alla "misura alta della vita cristiana" che è la santità, ciascuno naturalmente secondo il proprio stato. Soltanto infatti dalla fedeltà a Cristo può scaturire l’autentico rinnovamento ecclesiale. In quegli anni, nel passaggio culturale e sociale tra il secolo XVI e il secolo XVII, cominciarono a delinearsi le premesse della futura cultura contemporanea, caratterizzata da una indebita scissione tra fede e ragione, che ha prodotto tra i suoi effetti negativi la marginalizzazione di Dio, con l’illusione di una possibile e totale autonomia dell’uomo il quale sceglie di vivere "come se Dio non ci fosse". E’ la crisi del pensiero moderno, che più volte ho avuto modo di evidenziare e che approda spesso in forme di relativismo. Giovanni Leonardi intuì quale fosse la vera medicina per questi mali spirituali e la sintetizzò nell’espressione: "Cristo innanzitutto", Cristo al centro del cuore, al centro della storia e del cosmo. E di Cristo – affermava con forza – l’umanità ha estremo bisogno, perchè Lui è la nostra "misura". Non c’è ambiente che non possa essere toccato dalla sua forza; non c’è male che non trovi in Lui rimedio, non c’è problema che in Lui non si risolva. "O Cristo o niente"! Ecco la sua ricetta per ogni tipo di riforma spirituale e sociale.

    C’è un altro aspetto della spiritualità di san Giovanni Leonardi che mi piace sottolineare. In più circostanze ebbe a ribadire che l’incontro vivo con Cristo si realizza nella sua Chiesa, santa ma fragile, radicata nella storia e nel suo divenire a volte oscuro, dove grano e zizzania crescono insieme (cfr Mt 13,30), ma tuttavia sempre Sacramento di salvezza. Avendo lucida consapevolezza che la Chiesa è il campo di Dio (cfr Mt 13,24), non si scandalizzò delle sue umane debolezze. Per contrastare la zizzania scelse di essere buon grano: decise, cioè, di amare Cristo nella Chiesa e di contribuire a renderla sempre più segno trasparente di Lui. Con grande realismo vide la Chiesa, la sua fragilità umana, ma anche il suo essere "campo di Dio", lo strumento di Dio per la salvezza dell’umanità. Non solo. Per amore di Cristo lavorò alacremente per purificare la Chiesa, per renderla più bella e santa. Capì che ogni riforma va fatta dentro la Chiesa e mai contro la Chiesa. In questo, san Giovanni Leonardi è stato veramente straordinario e il suo esempio resta sempre attuale. Ogni riforma interessa certamente le strutture, ma in primo luogo deve incidere nel cuore dei credenti. Soltanto i santi, uomini e donne che si lasciano guidare dallo Spirito divino, pronti a compiere scelte radicali e coraggiose alla luce del Vangelo, rinnovano la Chiesa e contribuiscono, in maniera determinante, a costruire un mondo migliore.

    Cari fratelli e sorelle, l’esistenza di san Giovanni Leonardi fu sempre illuminata dallo splendore del "Volto Santo" di Gesù, custodito e venerato nella Chiesa cattedrale di Lucca, diventato il simbolo eloquente e la sintesi indiscussa della fede che lo animava. Conquistato da Cristo come l’apostolo Paolo, egli additò ai suoi discepoli, e continua ad additare a tutti noi, l’ideale cristocentrico per il quale "bisogna denudarsi di ogni proprio interesse e solo il servizio di Dio riguardare", avendo "avanti gli occhi della mente solo l’onore, il servizio e la gloria di Cristo Gesù Crocifisso". Accanto al volto di Cristo, fissò lo sguardo sul volto materno di Maria. Colei che elesse Patrona del suo Ordine, fu per lui maestra, sorella, madre, ed egli sperimentò la sua costante protezione. L’esempio e l’intercessione di questo "affascinante uomo di Dio" siano, particolarmente in questo Anno Sacerdotale, richiamo e incoraggiamento per i sacerdoti e per tutti i cristiani a vivere con passione ed entusiasmo la propria vocazione.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers frères et sœurs,

    Saint Jean Léonardi naquit en 1541. Après avoir envisagé de devenir pharmacien, il fut ordonné prêtre : le Christ devint alors la raison fondamentale de son existence. Toujours passionné par la pharmacie, il n’eut de cesse de transmettre aux hommes « la médecine de Dieu », qui est Jésus-Christ, crucifié et ressuscité, « mesure de toute chose ». A cette fin, il réunit autour de lui des jeunes qui désiraient reconnaître dans la primauté du Christ dans leur vie. Ils deviendront les Clercs réguliers de la Mère de Dieu. Dans son souci de former des prêtres aptes à partir en mission dans les régions lointaines, il jeta les bases du Séminaire pour la Propagation de la foi. Attentif à trouver les remèdes les plus appropriés aux maux de son temps, il incitait chacun à se réformer lui-même. Il rappela que la rencontre avec le Christ se fait dans son Eglise, sainte mais fragile, enracinée dans l’histoire, ‘où le bon grain et l’ivraie croissent ensemble’, mais toujours Sacrement du Salut.

    En cette année sacerdotale et à 400 ans de sa mort, l’attachante et lumineuse figure de Saint Jean Léonardi, homme de Dieu et infatigable éducateur, est un appel pour les prêtres et tous les chrétiens à faire du Christ le critère de notre action et de notre zèle apostolique.

    Je salue avec joie les pèlerins francophones, spécialement les participants du Chapitre général des Frères Maristes des Ecoles et les membres de la Confédération des Chanoines Réguliers de saint Augustin à l’occasion du 50ème anniversaire de la fondation de la Confédération, ainsi que les pèlerins provenant de Belgique, du Bénin, du Canada, de Suisse et de France. Je vous invite à prier pour vos prêtres et, en ces jours du Synode, pour le cher continent africain. Que Dieu vous bénisse !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    This week marks the four hundreth anniversary of the death of Saint John Leonardi, the founder of the Clerks Regular of the Mother of God and a priest whose missionary zeal found expression in the establishment of the congregation of Propoganda Fide. Saint John was born near Lucca, and after training as a pharmacist, became a priest committed to offering "the medicine of God" to the men and women of his time. At a period of great reform and renewal in the life of the Church, he made the crucified Christ the centre of his preaching and the criterion of all his activity. John understood that all true reform is born of fidelity to Christ and love for the Church. It was love for Christ which inspired his efforts to catechize the young, to promote missionary activity and to renew Christian life and practice. Saint John was convinced that Christ is the true measure of man, and so he worked with great realism and zeal to promote holiness and the reform of society. During this Year for Priests, may the figure of this great missionary inspire priests and laity alike to "start anew from Christ" and embrace their vocation with passionate enthusiasm.

    I offer a warm welcome to the English-speaking visitors at today’s Audience, including the Sisters and friends of the Congregation of Jesus and the Institute of the Blessed Virgin Mary, celebrating the four hundredth anniversary of their foundation by Mary Ward. My particular greetings go to the groups of faithful from Iraq, from the Archdiocese of Samoa-Apia, and to the Diaconate ordination candidates from the Pontifical North American College accompanied by their families and friends. Upon all of you I invoke God’s blessings of joy and peace!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Übermorgen jährt sich zum 400. Mal der Todestag des heiligen Johannes Leonardi, der die Regularkleriker der Muttergottes gegründet hat. Ich möchte in diesem Priester-Jahr über diese herausragende Priestergestalt sprechen. Er wurde 1541 in Diecimo in der Toskana bei Lucca geboren. Er ließ sich zunächst zum Apotheker ausbilden, aber als er seine Ausbildung abgeschlossen, das Examen gemacht hatte, entschied er sich dafür, Priester zu werden. Seine Leidenschaft für die Arzneimittelkunde war ihm aber nützlich bei seinem Wunsch, den Menschen die »Medizin Gottes« in ihr Leben zu bringen, in der rechten Dosierung. Letztlich ist die Medizin Gottes nur eine: Christus selber. Die persönliche Begegnung mit dem Herrn war der tragende Grund seines eigenen Lebens und sollte der Grund derer werden, denen er begegnete. Der Vorrang Christi war in allem das Kriterium seines Urteilens und Handelns. Er widmete sich besonders dem Jugendapostolat, der Verbreitung und Vertiefung des Glaubens und der geistlichen Erneuerung der Kirche im Zug der katholischen Reform. Leonardi war davon überzeugt, daß eine echte kirchliche Erneuerung nur aus der Treue zu Christus hervorgehen kann und alle Schichten der Kirche angeht, die sich um einen unbestechlichen Lebenswandel bemühen müssen. Er hat die Kirche sehr realistisch gesehen: Er wußte, es ist der Acker, auf dem Weizen und Unkraut gedeihen. Sie ist vom Herrn geschaffen, aber zugleich ganz menschlich. Aber er wußte auch, daß nur auf diesem Acker der Herr arbeitet und daß daher Reformen nicht gegen die Kirche, sondern nur in der Kirche geschehen können. Die Begegnung mit Christus verwirklicht sich in der Kirche. Sie ist heilig und zugleich ganz brüchig in ihren menschlichen Gliedern, aber stets Sakrament des Heils. Auch angesichts der Anfänge jener neuen Geisteshaltung und Kultur, die von der Trennung von Glaube und Vernunft gekennzeichnet sein sollte, erkannte er, daß die wahre Medizin für die geistlichen Übel Christus ist, der Mittelpunkt von Geschichte und Welt. Johannes Leonardi hatte einen wachen Blick für die Universalität des Glaubens. So ist er der Gründer der Kongregation von der Propaganda, der Missionskongregation der Kirche in Rom geworden. Er lehrt uns, ganz auf Christus hinzuschauen, von ihm her zu leben und zugleich offen zu sein für die Nöte und die Fragen der Welt. In der Gemeinschaft mit Christus erkennen wir auch, was die Welt braucht, und helfen ihr zu ihrem Heil.

    Sehr herzlich grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache, besonders die vielen Jugendlichen und die Schwestern der Congregatio Jesu, die anläßlich ihres 400jährigen Kongregationsjubiläums nach Rom gekommen sind. Christus ist die Mitte unseres Lebens. Richten wir uns ganz auf ihn aus, dann werden wir Glück und Heil finden und können zur Erneuerung von Kirche und Welt mit beitragen. Der Herr segne euch alle.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    Dentro de dos días se cumplen los cuatrocientos años de la muerte en Roma de san Juan Leonardi, elegido patrono de los farmacéuticos el pasado ocho de agosto de dos mil seis. Nació en Diecimo, provincia de Luca, en mil quinientos cuarenta y uno. Último de siete hermanos, abandonó los estudios de farmacia por los de teología para ser ordenado sacerdote. Convencido de que los hombres necesitan más que cualquier otra cosa a Cristo, medicina de Dios, se dedicó con entusiasmo a la predicación, especialmente a enseñar a los niños la doctrina cristiana, reuniendo a su alredor un grupo de jóvenes con los que fundó la Orden de los Clérigos Regulares de la Madre de Dios. A sus discípulos les recomendaba que sólo tuvieran ante sus ojos el honor, el servicio y la gloria de Jesús crucificado. Su celo apostólico lo impulsó a enviar al Papa Pablo Quinto un memorial con criterios para la auténtica renovación de la Iglesia. Estos mismos deseos le llevaron, junto a Juan Bautista Vives y Martín de Funes, a contribuir a la creación del Dicasterio de Propaganda Fide y al nacimiento del Colegio Urbano de Propaganda Fide, en el que se han formado muchos sacerdotes para la evangelización de los pueblos.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los miembros de la Corte de Honor de la Virgen de los Desamparados, de Valencia; a los fieles de la Diócesis de Engativá, en Colombia, así como a los demás grupos procedentes de España, Argentina, México, Venezuela y otros países latinoamericanos. En este Año Sacerdotal, que el ejemplo y la intercesión de san Juan Leonardi estimulen a los pastores y a los laicos a vivir con fidelidad la vocación que les es propia. Muchas gracias.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua portoghese

    A minha saudação amiga aos fiéis da arquidiocese de Porto Alegre e demais peregrinos de língua portuguesa! Viestes a Roma, onde há quatrocentos anos morreu São João Leonardo, vítima da caridade fraterna, contagiado ele mesmo pela epidemia cujos doentes tratava. A luminosa figura deste Santo convida todos os cristãos a transmitirem aos homens o verdadeiro «remédio de Deus», que é Jesus Cristo crucificado e ressuscitado. N’Ele vos abençôo, a vós e às vossas famílias.


    ○ Saluto in lingua polacca

    Drodzy pielgrzymi polscy! Serdecznie pozdrawiam każdego z was i waszych bliskich. Trwają obrady Synodu Biskupów dla Afryki. Proszę, byście razem ze mną polecali Matce Bożej Różańcowej to ważne wydarzenie. Niech przez posługę Kościoła mieszkańcy Afryki odnajdą drogi wiodące do pojednania, sprawiedliwości i pokoju. Życzę wszystkim ubogacenia duchowego pobytem w Rzymie. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

    [Cari pellegrini polacchi! Saluto cordialmente ognuno di voi e i vostri cari. Sono in corso i lavori del Sinodo per l’Africa. Unitevi a me nell’affidare alla Beata Maria Vergine del Rosario questo evento importante nella vita della Chiesa. Mediante il ministero della Chiesa gli abitanti dell’Africa ritrovino le vie che portano alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace. Auguro a tutti un arricchimento spiritu

    ○ Saluto in lingua ungherese

    Isten hozta a magyar híveket, különösen is azokat, akik Miskolcról és Győrből érkeztek.

    Kérve a Rózsafüzér Királynője, a Magyarok Nagyasszonya közbenjárását, szívesen adom Rátok és családtagjaitokra apostoli áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

    [Do un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua ungherese, specialmente a coloro che sono venuti da Miskolc e Győr. Chiedendo l’intercessione della Beata Vergine del Rosario, la Magna Domina Hungarorum, imparto volentieri la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua ceca

    Srdečně zdravím členy českého náboženského střediska Velehrad, založeného služebníkem Božím, kardinálem Josefem Beranem. Rád žehnám vám i vašim drahým! Chvála Kristu!

    [Un cordiale benvenuto ai membri del Centro Religioso Boemo Velehrad, fondato dal Servo di Dio, Cardinale Josef Beran. Volentieri benedico voi e i vostri cari! Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua slovacca

    S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne z Nitry, Plavča a Púchova. Bratia a sestry, Cirkev si dnes v liturgii pripomína Pannu Máriu Ružencovú. Podľa príkladu svätého Jána Apoštola prijmite ju aj vy do svojích domovov a dajte jej priestor vo vašom každodennom živote. Všetkých vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, in particolare a quelli provenienti da Nitra, Plaveč e Púchov. Fratelli e sorelle, la Chiesa oggi fa memoria liturgica della Beata Maria Vergine del Rosario. Sull’esempio di San Giovanni Apostolo anche voi accogliete Maria nelle vostre case e fateLe spazio nella vostra esistenza quotidiana. A tutti la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua croata

    Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a posebno iz župe Uzvišenja Svetoga Križa iz Siska te vjernike iz Hrvatske katoličke misije iz Züricha kao i djelatnike i polaznike Škole za medicinske sestre iz Zagreba. Želio bih, dragi prijatelji, da kroz ovaj mjesec listopad, posvećen našoj nebeskoj Majci – Blaženoj Djevici, molitva svete krunice bude vaš osobni i obiteljski susret s Bogom. Hvaljen Isus i Marija!

    [Saluto cordialmente i pellegrini croati, particolarmente quelli provenienti dalla parrocchia dell’Esaltazione della Santa Croce, a Sisak, i fedeli della Missione Cattolica Croata di Zurigo, come pure i docenti e gli studenti della Scuola per la preparazione delle infermiere di Zagabria. Auspico, cari amici, che, durante questo mese di ottobre, dedicato alla nostra Madre celeste – la Beata Vergine, la preghiera del santo rosario sia il vostro personale e familiare incontro con Dio. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo ora il mio cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. In particolare al Cardinale Ivan Dias, ai Collaboratori del Dicastero per l’Evangelizzazione dei Popoli e ai Superiori e Alunni del Pontificio Collegio Urbano di Propaganda Fide. Cari amici, la figura di san Giovanni Leonardi a cui voi siete legati, ispiri la vostra azione missionaria a servizio della Chiesa. Saluto i sacerdoti dei Pontifici Collegi San Pietro Apostolo e San Paolo Apostolo in Roma: a tutti auguro un proficuo anno accademico. Saluto i partecipanti al pellegrinaggio promosso dall’Ordine della Madre di Dio, in occasione delle celebrazioni conclusive del quarto centenario della morte del loro fondatore san Giovanni Leonardi. Saluto i sacerdoti, le religiose e i seminaristi dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote e li incoraggio a proseguire nella loro adesione a Cristo e alla Chiesa. Saluto i rappresentanti dell'Associazione "Pianeta Down", della Fondazione "Costruiamo il futuro" e i fedeli di Illegio. Saluto inoltre i Cavalieri del Ringraziamento di Roio (L’Aquila): alla Vergine Maria della Croce, venerata nel Santuario di Roio affido ancora una volta le attese e le speranze delle popolazioni colpite dal recente terremoto.

    Rivolgo infine un cordiale saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. La Chiesa onora oggi la Beata Vergine del Rosario, memoria liturgica che mi offre l’opportunità di ribadire l'importanza della preghiera del Rosario, tanto cara anche ai miei venerati Predecessori. A voi, cari giovani, la raccomando perché vi aiuti a compiere la volontà di Dio e a trovare nel Cuore Immacolato di Maria un rifugio sicuro. Faccia sperimentare a voi, cari malati, il conforto della nostra Madre celeste, perché da Lei sorretti affrontiate i momenti della prova. Per voi, cari sposi novelli, la recita di questa preghiera costituisca l’appuntamento giornaliero della vostra famiglia che crescerà così, grazie all’intercessione di Maria, nell’unità e nella fedeltà al Vangelo.

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    00 08/10/2009 16:31
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI riceve questa mattina in Udienza:

    S.E. il Signor Mahmoud Abbas, Presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e dell’Autorità Nazionale Palestinese, e Seguito.




    RINUNCE E NOMINE


    NOMINE NELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER L’AMERICA LATINA

    Il Santo Padre ha nominato Consiglieri della Pontificia Commissione per l'America Latina gli Eminentissimi Signori Cardinali: Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; e l'Eccellentissimo Monsignore Jean-Louis Bruguès, Arcivescovo-Vescovo emerito di Angers, Segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica.

    Il Santo Padre ha nominato Membri della medesima Pontificia Commissione per l'America Latina gli Eminentissimi Signori Cardinali: Nicolás de Jesus López Rodríguez, Arcivescovo di Santo Domingo (Repubblica Dominicana); Juan Sandoval Íñiguez, Arcivescovo di Guadalajara (Messico); Marc Ouellet, Arcivescovo di Québec (Canada); Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo (Brasile); e gli Eccellentissimi Monsignori: Mario Antonio Cargnello, Arcivescovo di Salta (Argentina); Héctor Rubén Aguer, Arcivescovo di La Plata (Argentina); Nicolás Cotugno Fanizzi, Arcivescovo di Montevideo (Uruguay); Geraldo Lyrio Rocha, Arcivescovo di Mariana (Brasile); Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida (Brasile); Leopoldo José Brenes Solórzano, Arcivescovo di Managua (Nicaragua); Orlando Antonio Corrales García, Arcivescovo di Santa Fe de Antioquia (Colombia); Juan José Asenjo Pelegrina, Arcivescovo Coadiutore di Sevilla (Spagna).


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    00 08/10/2009 16:32
    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELL’ORGANIZZAZIONE PER LA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA E DELL’AUTORITÀ PALESTINESE


    Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Sig. Mahmoud Abbas, Presidente dell’Autorità Palestinese. Successivamente il Presidente Abbas si è incontrato con Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, che era accompagnato da S.E. Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    Nel corso dei cordiali colloqui, dopo aver ricordato il viaggio del Santo Padre in Terra Santa, si è aperto un dialogo sulla situazione in Medio Oriente e, in particolare, sulla necessità di trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto israeliano-palestinese, in cui i diritti di tutti siano riconosciuti e rispettati. Al riguardo è stata rilevata l’importanza della cooperazione e del mutuo rispetto tra le parti e del sostegno della comunità internazionale.

    Non è mancato un riferimento alla situazione dei cattolici in Palestina, e più in generale nella regione, e al loro contributo alla vita sociale e alla convivenza pacifica tra i popoli.

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    00 08/10/2009 16:32
    CONCERTO ALLA PRESENZA DI SUA SANTITÀ PAPA BENEDETTO XVI "GIOVANI CONTRO LA GUERRA" DELL’INTERREGIONALES JUGENDSINFONIEORCHESTER (IRO)

    Alle ore 18.30 di questo pomeriggio, all’Auditorium di Via della Conciliazione a Roma, alla presenza di Sua Santità Papa Benedetto XVI ha luogo il Concerto "Giovani contro la Guerra" dell’InterRegionales JugendsinfonieOrchester (IRO) con la partecipazione di Michelle Breedt e Klaus Maria Brandauer. Direttori d’Orchestra Jochem Hochstenbach e Wolfgang Gönnenwein. Musiche di Gustav Mahler e Felix Mendelssohn-Bartholdy; testi di Johann Wolfgang von Goethe, Heinrich Heine, Paul Celan, Berthold Brecht e due poesie scritte da bambini internati a Theresienstadt.

    Il concerto è organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani, dalla Commissione per le Relazioni Religiose con l’Ebraismo, dall’Ambasciata di Germania presso la Santa Sede e dall’Europäisches KulturForum Mainau e.V., nell’ambito del 70° anniversario dell’inizio della seconda Guerra Mondiale.

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    00 09/10/2009 17:24
    RINUNCE E NOMINE


    RINUNCIA DEL VESCOVO DI GURUÉ (MOZAMBICO)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gurué (Mozambico), presentata da S.E. Mons. Manuel Chuanguira Machado, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.


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    00 10/10/2009 16:09
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Le Loro Maestà il Re Alberto II del Belgio e la Regina Paola, e Seguito;

    S.E. il Signor François Fillon, Primo Ministro di Francia, con la Consorte, e Seguito.




    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DI MEMBRI ORDINARI DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE

    Il Santo Padre ha nominato Membri Ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze gli Ill.mi Professori Francis S. Collins, Direttore dei National Institutes of Health, Bethesda (U.S.A.), e Edward M. De Robertis, Docente di chimica biologica presso l’Istituto di Medicina Howard Hughes dell’Università di California, Los Angeles (U.S.A.).

    Prof. Francis S. Collins

    Il Prof. Francis S. Collins, nato il 14 aprile 1950 a Staunton, Virginia (U.S.A.), laureato in chimica presso l'Università della Virginia, ha conseguito il dottorato in chimica fisica presso l'Università di Yale e la laurea in medicina con lode presso l'Università della North Carolina, Chapel Hill. Medico genetista, noto per le sue scoperte nel campo delle alterazioni genetiche responsabili delle malattie, dopo aver trascorso nove anni come ricercatore presso l'Istituto Medico Howard Hughes dell'Università del Michigan, è stato direttore del National Human Genome Research Institute (NHGRI), presso i National Institutes of Health (NIH), dal 1993 al 2008. Sotto la sua direzione, nell'aprile 2003, il Progetto Genoma Umano ha ottenuto una sequenza completa ed accurata del DNA umano. Il laboratorio di ricerca del Dr Collins ha scoperto una serie di geni importanti, tra cui quelli responsabili della fibrosi cistica, della neurofibromatosi, della malattia di Huntington, di una sindrome tumorale familiare del sistema endocrino e, più recentemente, dei geni del diabete di tipo 2 e del gene che causa la Progeria o Sindrome di Hutchinson-Gilford.

    Il Professor Collins si occupa, da tempo, del tema dei rapporti tra scienza e fede, sul quale nel 2006 ha pubblicato il volume The Language of God: A Scientist Presents Evidence for Belief. Membro eletto dell'Institute of Medicine e della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, nel novembre del 2007 ha vinto la Medaglia Presidenziale per la Libertà e, recentemente, è stato nominato direttore dei National Institutes of Health.

    Prof. Edward M. De Robertis

    Il Prof. Edward M. De Robertis, nato il 6 giugno 1947 a Boston, Massachusetts (U.S.A.), da una famiglia italiana originaria di Prepezzano, in provincia di Salerno, è cresciuto in Uruguay, dove nel 1971 ha conseguito il dottorato in medicina. Successivamente ha studiato chimica presso l'Istituto Leloir di Buenos Aires (Argentina), dove ha ricevuto il dottorato in filosofia nel 1974. Ha completato gli studi di post-dottorato in biologia dello sviluppo sotto la guida di Sir John Gurdon, del Consiglio della Ricerca Medica di Cambridge (Gran Bretagna).

    Dopo aver fatto parte del personale scientifico del Laboratorio di Biologia Molecolare di Cambridge, nel 1980 è stato nominato professore ordinario di biologia cellulare presso l'Università di Basilea (Svizzera), dove ha isolato il primo gene responsabile del controllo dello sviluppo nei vertebrati. Nel 1985 ha assunto la Cattedra di Norman Sprague in chimica biologica presso la Scuola di Medicina dell'Università della California a Los Angeles dove, dal 1994, è anche ricercatore presso l'Istituto di Medicina Howard Hughes. Dal 2002 al 2006 è stato Presidente della Società internazionale di biologi dello sviluppo.

    Le ricerche del Professor De Robertis sui meccanismi molecolari dell'induzione embrionica negli embrioni dei vertebrati hanno portato alla comprensione che il macchinario molecolare per il patterning embrionale è comune a tutti gli embrioni animali. Inoltre le sue scoperte hanno permesso la fondazione di una nuova disciplina scientifica dell'evoluzione e dello sviluppo, denominata Evo-Devo, abbreviazione di Evolutionary Developmental Biology (biologia evolutiva dello sviluppo).


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    00 10/10/2009 16:10
    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA ALLE LORO MAESTÀ IL RE ALBERTO II DEI BELGI E LA REGINA PAOLA

    Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto il Re dei Belgi, Sua Maestà Alberto II, con la consorte, Sua Maestà la Regina Paola.

    Dopo l’Udienza pontificia, Sua Maestà Alberto II ha incontrato l’Em.mo Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, che era accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    Nel corso dei cordiali colloqui sono state affrontate questioni concernenti l’Africa e la politica internazionale, il rispetto dei diritti umani e lo sviluppo dei popoli. Richiamando la storia della Chiesa in Belgio, ci si è poi soffermati sull’importanza della canonizzazione del Beato Damiaan Jozef De Veuster e sulla sua esemplarità per il Belgio e per tutto il mondo.







    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRIMO MINISTRO DI FRANCIA

    Questa mattina, nel Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza Sua Eccellenza il Sig. François Fillon, Primo Ministro della Repubblica francese.

    Successivamente il Sig. Fillon ha incontrato l’Em.mo Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, che era accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    Nel corso dei cordiali colloqui, dopo aver ricordato il viaggio del Papa a Parigi e a Lourdes e l’importanza della canonizzazione della Beata Jeanne Jugan, sono stati passati in rassegna alcuni temi di comune interesse riguardanti i rapporti bilaterali, con l’intento di proseguire sulla buona via del dialogo e della collaborazione tra la Santa Sede e la Repubblica francese.

    C’è stato anche uno scambio di vedute su alcune questioni internazionali, in particolare la situazione in Medio Oriente e in alcuni Paesi africani con riferimento al Sinodo per l’Africa, il dialogo interreligioso e i cambiamenti climatici.

    Infine, si è rilevato l’influsso positivo dell’Enciclica "Caritas in Veritate" in relazione alla crisi economica mondiale e alle nuove regole da fissare per il buon andamento dell’economia, specialmente nei confronti dei Paesi più poveri.

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