04/05/2010 19:56 |
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La fiaba di Kelvin
FEDERICA CRAVERO
KELVIN Ilonwa, 10 anni, l'altra notte non è riuscito a dormire. Prima di andare a letto ha chiesto chissà quante volte ai suoi genitori se quello che avrebbero incontrato il giorno dopo era proprio «il Papa vero, quello che si vede in televisione, che si vede in tutto il mondo». E ieri, assieme al «Papa vero», in televisione è andato anche lui.
LA FAMIGLIA di Kelvin, originaria della Nigeria e da anni residente nel Torinese, è stata infatti scelta tra le persone che hanno avuto l'onore di ricevere l'eucaristia dal Pontefice durante la Messa in piazza San Carlo. Non è un mistero che la proposta si arrivata a loro perché papà Kenneth è il responsabile del gruppo di preghiera ecumenico legato alla diocesi che ogni domenica alle 11 in corso Grosseto, alla chiesa San Cafasso, riunisce circa 150 stranieri di lingua inglese che vivono in città: cattolici e protestanti delle più diverse congregazioni, che hanno come comun denominatore la fede in Cristo e una passione per il gospel. «È stata un'emozione grandissima, un'esperienza indimenticabile incontrare il Santo Padre - racconta Kenneth Ilonwa - Me lo hanno chiesto venerdì mattina, se volevo farloe ho subito accettato.
Adesso voglio trasmettere la benedizione che ho ricevuto a tutte le persone a cui voglio bene, non solo qui in Italia. Voglio trasmetterla a tutta l'Africa. Non è una coincidenza se il Signore ha scelto me: adesso io devo farmi portavoce di questa esperienza». Kenneth è arrivato in Italia quasi 26 anni fa, siè laureato al Politecnico e adesso insegna inglese in un'agenzia di formazione. Sua moglie Eunice si è laureata in Nigeria e lo ha raggiunto 11 anni fa. Lavora come operatrice socio-sanitariaa Brandizzoe si prende cura della prole: il primogenito Kelvin e le due bimbe, Adaeze e Katherine, di 7 e 3 anni. Ieri mattina preparare tutta la famiglia non è stato facile. La sera prima le prove in piazza San Carlo erano durate fino alle nove. Così, prima di fare 40 chilometri per tornare a casa a Villareggia, tutta la famiglia si è fermata a prendere un hamburger da Mc Donald's. E la notte è stata corta perché alle sei erano di nuovo tutti in piedi. «Dovevamo arrivare in piazza alle otto e mezza, ma tra vestirci e dare la colazione a tutti siamo partiti in ritardo - confessa il capofamiglia- poi c'era traffico, allora abbiamo lasciato la macchina all'Auchan e siamo arrivati in piazza con il 4. Che corsa! Ma alla fine è andato tutto bene. Adesso chiamo mia madre in Nigeria e le racconto cosa mi è capitato...».
© Copyright Repubblica (Torino), 3 maggio 2010
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