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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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Aquileia e Venezia in attesa del Papa. Il cardinale Scola: viene a confermare la nostra fede

Cresce l’attesa nel Veneto per l’arrivo, il prossimo 7 maggio, del Papa in visita pastorale per due giorni nel nord est d’Italia. Il Santo Padre farà tappa nel pomeriggio di sabato ad Aquileia, dove nell’aprile del 2012 si terrà il Convegno delle diocesi del Triveneto, quindi si trasferirà a Venezia per incontrare la cittadinanza in Piazza San Marco, mentre domenica celebrerà al mattino la Santa Messa nel Parco di San Giuliano a Mestre. Fitto di appuntamenti il programma di questo viaggio apostolico, il 22.mo in Italia di Benedetto XVI, in 6 anni di Pontificato. Luca Collodi ha intervistato il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia.

D. – Perché il Papa viene nel ricco Nordest italiano, meta di immigrazione per il lavoro, terra che ha ricevuto il Vangelo dalla predicazione di San Marco?

R. – Credo che il motto che abbiamo scelto, e che suona così: “Tu conferma la nostra fede”, spieghi molto bene la ragione per cui il Papa viene nel Nordest, ad Aquileia ed a Venezia. L’uomo di oggi è esposto ad una grande insicurezza: nel cuore di ogni uomo, di ogni tempo, c’è sempre la grande domanda: chi, alla fine, mi assicura, oltre la morte, mi dona un amore così definitivo che io possa a mia volta imparare ad amare e quindi conquistare il senso pieno della vita? Allora, la fede è questo grande dono. Il compito del Successore di Pietro, come ha detto Gesù, è proprio quello di confermare i fratelli nella fede e da questo essere appoggiati sulla roccia solida di Cristo scaturisce una visione ed una pratica della vita che rinnova l’Io. L’altro elemento fondamentale della visita, che è contenuto nel motto, è proprio quel “Tu”: noi abbiamo osato dare al Papa del “tu” perché lo sentiamo di famiglia; sentiamo che lui è dentro ogni Chiesa particolare. Ci donerà il suo sguardo, la sua testimonianza, il suo magistero e questo potrà produrre negli uomini nelle donne del Nordest quel rinnovamento profondo di cui tutti sentiamo il bisogno.

D. – Il Papa, il 7 maggio, sarà anche ad Aquileia. Aquileia ci ricorda la storia millenaria della Chiesa, fatta di martiri ma anche di scisma e di lontananza da Roma …

R. – Si tratta di storia e fa parte delle tumultuose vicende che sempre accompagnano la storia dell’Uomo. Ma noi vogliamo radicarci in Aquileia per il suo significato profondo: da Aquileia sono nate ben 57 chiese, non soltanto nella realtà del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino-Alto Adige, del Veneto ma anche in Croazia, in Slovenia, in Austria, in Baviera, nel Sud dell’Ungheria … Quindi, vogliamo recuperare il profondo significato di questa genesi non per un gusto puro di ricostruzione storica, ma – come ci siamo detti proprio in vista del grande convegno di Aquileia II, entro il quale va ad inserirsi anche la visita del Papa – perché oggi è necessario riscoprire la vocazione del Nordest, che afferra le identità specifiche di queste realtà pur così diverse nella forma, nella storia e nella sostanza, dentro un’unità che è propria della comunione ecclesiale e le lancia verso il compito futuro. Questo non è più soltanto quello della fusione di popoli slavi, germanici e latini lungo l’asse est-ovest, ma è anche quello di farsi carico ed interprete dei nuovi bisogni che stanno venendo alla ribalta nella nostra Europa – e penso soprattutto a quello che sta succedendo nel Maghreb e nel Vicino Oriente – in modo da contribuire all’edificazione autentica di un ordine mondiale giusto.

D. – Come sta cambiando la fede in questa terra che si basa sul lavoro, sulla famiglia ma anche su una forte autonomia del territorio?

R. – Come lei ha ben detto: lavoro e famiglia restano due capisaldi nella grande tradizione del Nordest, che ha saputo coniugarli – soprattutto dopo la grande emigrazione – in una maniera geniale, fino a costruire quello che fu chiamato “il modello di sviluppo”. Ora, però, i tempi stanno cambiando radicalmente: abbiamo proprio bisogno di guardare con molto realismo alle mutazioni che sono in atto in campo affettivo, nel campo del lavoro, nel campo della vita, della cultura, dell’economia e della finanza, nella consapevolezza che, se approfondiamo il valore della persona e il bene del suo essere in relazione, noi possiamo – come abitanti del Nordest – recuperare in profondità il senso dell’amore bello, fedele, autentico, aperto alla vita; il senso del lavoro geniale, costruttivo ed equilibrato e, in questo modo, guardare al futuro carichi di speranza per noi, per tutti coloro che vengono alle nostre terre, che dobbiamo accogliere con magnanimità equilibrata, e per la capacità di interloquire con tutti gli abitanti del mondo che è evidentemente visibile, in maniera chiara, soprattutto da Venezia che parla a tutta l’umanità e a cui tutta l’umanità viene. (gf)

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Papa: Venezia, piazza San Marco tutta colorata di bianco e giallo

Venezia, 5 mag. - (Adnkronos)

Sara' una piazza San Marco addobbata a festa, tutta 'invasa' da fiocchi bianchi e gialli quella che accogliera' il Papa sabato e domenica prossimi.
''Abbiamo la fortuna di poter contare su una delle piazze piu' belle al mondo, per cui non c'e' molto da fare per renderla adeguata ad un ospite cosi' illustre - spiega il coordinatore dei lavori Giovanni Battista Girello - grazie alla collaborazione con l'amministrazione comunale verranno addobbati i tre lati della piazza, all'altezza del piano nobile di Palazzo Ducale, Biblioteca Marciana, Palazzo Correr, e Ala Napoleonica con drappi storici veneziani che saranno intervallati da drappi bianchi e gialli. E anche le Assicurazioni Generali stanno per addobbare la facciata del loro palazzo. Mentre le pubblicita' dovrebbero essere coperte con drappi grigi''. La lunga 'onda' di fiocchi e drappi bianchi e gialli percorrera' tutta la riva che dal collegio Morosini arriva al molo di San Marco, grazie anche alla collaborazione dell'associazione Albergatori veneziani.
E la visita del Papa sara' tutta all'insegna del 'remo' come d'altronde non poteva essere per una citta' come Venezia. Il 'popolo dei remi' e della vela sara' protagonista in tre appuntamenti del programma veneziano del Santo Padre. Il primo appuntamento sara' sabato pomeriggio all'arrivo del Papa in Piazza San Marco, dopo essere sbarcato da una motovedetta della Guardia di Finanza che lo portera' dal collegio Morosini in Piazza San Marco. Ad accoglierlo saranno una ventina di imbarcazioni dell'Associazione veneziana 'Vela al terzo' e vento permettendo anche alcuni rimorchiatori che lo accoglieranno in Bacino San Marco con getti d'acqua.
Domenica quindi il secondo appuntamento con il corteo acqueo delle Associazioni remiere veneziane che accompagnera' il Papa al suo arrivo al Canal Grande in motoscafo dopo aver celebrato la messa al Parco di S. Giuliano a Mestre.
Le imbarcazioni veneziane attenderanno il passaggio papale all'altezza di Ca' Foscari, quindi lo accompagneranno fino a San Marco.
Il terzo appuntamento, il piu' atteso, domenica pomeriggio con il passaggio in gondola di Papa Ratzinger, da una riva all'altra del Canal Grande per arrivare, nel pomeriggio alla Basilica della Salute dove si svolgera' l'incontro con gli esponenti della cultura, della societa' civile, dell'economia di Venezia.

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Tutti gli oggetti che verranno utilizzati durante la celebrazione sono a marchio Vetro Artistico® Murano

Zaia, il vetro di Murano per la prima volta ad una messa del pontefice

Il presidente della regione Veneto sottolinea l'importanza dell'opera dei mastri vetrai di Murano, simbolo dell'eccellenza dell'artigianato veneto e della tradizione di un arte millenaria apprezzata in tutto il mondo

Venezia, 5 mag. - (Adnkronos)

''Il vetro di Murano viene utilizzato per la prima volta in una messa del Pontefice. Ma in realta' tra questa eccellenza della Serenissima, che vanta mille anni di storia, e le cinque visite papali che ci sono state nell'ultimo millennio a Venezia, nonche' le altre venete, vi e' un legame strettissimo dato dalla contestuale nascita, sviluppo e crescita di una straordinaria capacita' artigianale, che ormai spesso sublima in arte, dei mastri vetrai di Murano''. Lo ha sottolineato il presidente della regione Veneto, Luca Zaia.
''Questi oggetti realizzati per Benedetto XVI, dei quali ho avuto modo di vedere la lavorazione nei giorni scorsi, sono simbolo di una eccellenza veneta nel mondo che, alla stregua di tante eccellenze, dobbiamo continuare a difendere da un mercato che troppo spesso, soprattutto se viene da un certo Oriente, non conosce regole - ha spiegato - In Veneto la tradizione di un arte millenaria, qual'e' quella del vetro, lo difendiamo per legge e con il marchio regionale d'origine ''Vetro Artistico di Murano'' gestito da Promovetro''.
''Serve pero' la collaborazione di tutti e soprattutto non tollerare il falso", spiega il Presidente del Veneto Luca Zaia che nei giorni scorsi ha potuto visionare cio' che i mastri vetrai di Murano, sotto l'egida del Consorzio Promovetro Murano, hanno realizzato per la celebrazione della messa al Parco San Giuliano di Sua Santita', Benedetto XVI: 60 calici, 60 patene, due piattini, una brocca, un piatto e due ampolle, tutti in vetro soffiato e in foglia d'oro che verranno utilizzati durante la celebrazione. E' la prima volta che l'arte muranese entra a far parte di una celebrazione di tale pregio, alla presenza del Papa, comportando la trasformazione di oggetti liturgici che di norma sono in metallo, in opere d'arte in vetro artistico.
"La produzione vetraria dell'isola, caratterizzata dal Marchio regionale Vetro Artistico Murano, unica tutela legalmente riconosciuta che identifica la produzione d'eccellenza muranese, rappresenta una delle piu' importanti realta' produttive del Made in Italy - spiega Isi Coppola, assessore all'Economia e allo Sviluppo - e le produzioni artistiche di nicchia di questo genere necessitano con forza di essere tutelate e promosse: oggi con Promovetro ribadiamo al mondo la qualita' del Made in Italy fatto di maestria, storia, cultura e tradizione di cui il Veneto e' portatore nel mondo".
"Questo omaggio, frutto di mesi di intenso lavoro e di rapporti del Consorzio Promovetro Murano con la curia patriarcale di Venezia, e' un'occasione straordinaria che - spiega Gianfranco Albertini, Presidente del Consorzio Promovetro - ha portato al coinvolgimento di tutta l'isola, dalle istituzioni, alle associazioni ed alle maestranze tutte; un'occasione per essere presenti con un nostro prestigioso contributo ad un evento di importanza magistrale per Venezia. La visita del Santo Padre ci riempie di orgoglio e abbiamo voluto con tutte le nostre forze, assieme a Confartigianato e Confindustria Venezia, che il marchio Vetro Artistico® Murano fosse presente con gli oggetti della celebrazione eucaristica".

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IN BASILICA

Volti, gesti e curiosità della visita del Papa
Benedetto XVI e le regole per il cerimoniale a San Marco


VENEZIA — Il coro. Il baciamano. Le vesti per i religiosi, quella per il Patriarca. La Basilica di San Marco non sfugge al rigido cerimoniale della visita di Papa Benedetto XVI di sabato e domenica e anche nella chiesa dei veneziani i preparativi sono in piena attività perché tutto vada come previsto. La scaletta la traccia monsignor Antonio Meneguolo, procuratore della Basilica di San Marco. Sabato l’itinerario è più semplice: il Papa arriverà alla Basilica di San Marco sulla papamobile (un caddy da golf modificato). La Basilica sarà completamente vuota e a riceverlo ci saranno solo i sei procuratori di San Marco, tra cui il sindaco Giorgio Orsoni, che nelle sue vesti di primo cittadino l’avrà già salutato di fronte alla città tra le colonne di Marco e Todaro. Il Papa avrà uno scambio di convenevoli con i procuratori, poi, risalendo sulla papamobile, farà andata e ritorno in Piazza San Marco tra due ali di folla. Più complesso il copione di domenica pomeriggio.

Il Papa entrerà in Basilica da un corridoio interno direttamente dal Palazzo Patriarcale. Poi si fermerà a venerare la Vergine Nicopeia, da secoli considerata la protettrice di Venezia. Quindi si sposterà al centro della Basilica, salirà sulla passerella e poi davanti all’altar maggiore dove si siederà sul trono. La cerimonia di domenica è un’assemblea ecclesiastica, l’ultima della visita pastorale cominciata nel 2004. E così, seduto sul trono di Marco, Benedetto XVI ascolterà prima di tutto il Patriarca, poi l’intervento di una laica: Maria Letizia Milanese, che presenterà al Patriarcato la visita pastorale. Poi sarà la volta di un altro laico, scelto tra la comunità marciana, che leggerà il passo del Vangelo che racconta la storia di Zaccheo. Come saranno vestiti i religiosi? E il Patriarca? Il Papa non ama il clergyman (colletto, giacca e pantaloni). Perciò tutti avranno l’abito prescritto dal cerimoniale: l’abito talare per i sacerdoti, l’abito prelatizio per i canonici. E il Patriarca? Molto probabilmente l’abito cardinalizio, che in gergo si chiama porpora, ma durante le prove a San Marco, l’altroieri, il Patriarca ancora non lo sapeva.

Finito il Vangelo ci sarà finalmente la meditazione del Santo Padre, poi le preghiere (il Padre Nostro) e la benedizione, poi il Papa riceverà il baciamano da una trentina di persone scelte per rappresentare la comunità ecclesiale: tra loro un rappresentante per ogni vicariato (13 in tutto), un sacerdote, un religioso, un diacono, alcuni rappresentanti della comunità religiosa africana di Olmoran in Kenya, gemellata con Venezia, un rappresentante del mondo della carità, uno dei sacristi di San Marco, alcuni dei rappresentanti del gruppo di lavoro della visita pastorale e due detenute del carcere della Giudecca. Il tutto durerà un’ora: dalle 16.45 alle 17.45, dopo il Papa uscirà dalla Basilica accompagnato dal Coro di San Marco (diretto dal maestro di Cappella Marco Gemmani) che intonerà in suo onore l’antifona marciana Quasi leo fortissimus: come un fortissimo leone San Marco annuncia il Vangelo e dà testimonianza. Tra sabato e domenica il Papa avrà un privilegio raro: dormire nell’appartamento di Pio X, l’ammezzato nel Patriarcato che ha la vista spettacolare della Piazza. Prima del restauro le stanze erano belle, ma praticamente inagibili. Ora si preparano ad accogliere nuovamente un Pontefice.

Sara D’Ascenzo
05 maggio 2011


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IL PROGRAMMA

Da Aquileia a San Marco
Due giorni tra fede e folla
La messa al parco di San Giuliano sarà il clou. Tutti i dettagli della visita


VENEZIA - Il momento centrale sarà la messa di domenica mattina a San Giuliano. Quello più affascinante probabilmente l’attraversata con la Dogaressa (una gondola speciale a quattro remi che usava il Doge) e il corteo di barche, da piazza San Marco alla chiesa della Salute dove inaugurerà la cappella della Santissima Trinità. Saranno due giorni intensi quelli di Benedetto XVI nel Nordest, scanditi da appuntamenti culturali, religiosi ed economici. Tutto comincerà sabato 7 maggio quando il Papa arriverà nella piazza del Capitolo di Aquileia (terra evangelizzata secondo la tradizione da San Marco e sede dell’antico Patriarcato che amministrava un’area vastissima con al centro l’attuale Friuli Venezia Giulia) dove prima incontrerà i fedeli e poi parteciperà all'assemblea del secondo convegno di Aquileia. E’ qui che Joseph Ratzinger farà il suo primo discorso della visita, un intervento veloce perché poco più tardi (alle 19) dovrà fare il suo ingresso a Venezia. Spostamenti veloci grazie all’elicottero che porterà il Santo Padre— assieme al patriarca Angelo Scola e al vescovo ausiliare Beniamino Pizziol — al collegio navale Morosini di Sant’Elena per il trasferimento in barca fino al molo di San Marco, ventisei anni dopo la visita di Giovanni Paolo II a Venezia.

Ad accoglierlo tra le colonne di Marco e Todaro sarà il sindaco Giorgio Orsoni, prima del bagno di folla del Santo Padre quando con la papamobile speciale (più leggera del tradizionale veicolo per la fragilità della pavimentazione) attraverserà la Piazza salutando i pellegrini che arriveranno da tutto il Nordest ma anche dalla ex Jugoslavia. Per garantire la massima sicurezza la polizia municipale in accordo con le altre forze dell’ordine e la gendarmeria vaticana, ha deciso di chiudere la zona circostante piazzetta dei Leoncini da sabato alle 15 fino alla partenza del Santo Padre comprese le attività commerciali, mentre per entrare in piazza San Marco bisognerà sottoporsi a rigidi controlli come avviene tutti i giorni in piazza San Pietro. Quello che si troverà Benedetto XVI domenica mattina al parco di San Giuliano sarà un mosaico di colori e di nazionalità diverse.

Già centomila fedeli si sono accreditati per partecipare alla messa sulla laguna,ma alla fine potrebbero essere molti di più, anche perché l’ingresso al parco è libero e ognuno potrà assistere alla celebrazione in qualsiasi momento e senza nessun preavviso. I più lontani arriveranno dal Kenya, ma ci saranno anche i polacchi di ritorno da Roma dove hanno partecipato alla beatificazione di Giovanni Paolo II e le comunità straniere che vivono in Veneto e Friuli Venezia Giulia. La messa comincerà alle 10maè consigliabile l’arrivo a San Giuliano entro le 9 quando il Santo Padre saluterà i fedeli a bordo della papamobile. Tutta l’area attorno al parco diventerà pedonale, il cavalcavia sarà chiuso al traffico dalle 5 del mattino, e le auto private dovranno raggiungere i parcheggi scambiatori da dove partiranno i bus navetta gratuiti. Collegamenti a raffica anche dalla stazione di Mestre (ma si potrà raggiungere il parco a piedi in quaranta minuti) visti i sei treni speciali organizzati.

Sul grande altare accanto al Papa (che darà la Comunione a quaranta fedeli scelti dai vescovi di ogni Diocesi) ci saranno una quarantina di vescovi e oltre settecento sacerdoti. Finita la messa alle 12.15 verrà recitato il Regina Coeli con il saluto di Benedetto XVI che subito dopo tornerà a Venezia per il pranzo assieme ai porporati. La terza parte della visita papale comincerà alle 16.45 nella Basilica di San Marco per la chiusura della visita pastorale diocesana iniziata dal patriarca Scola cinque anni fa. Un’ora dopo ci sarà forse la parte più «scenografica» di Papa Ratzinger in laguna con l’attraversamento in gondola del Canal Grande a bordo della Dogaressa portata da quattro campioni del remo. Il Pontefice infatti prima si contrerà con il mondo della cultura e dell’economica nella basilica della Solute, poi benedirà la cappella della SantissimaTrinità e subito dopo i locali della biblioteca dello Studium generale Marcianum.

Francesco Bottazzo

04 maggio 2011

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DIETRO LE QUINTE

Abiti, sponsor e calici
Le curiosità (venete) della visita
Ampolle e brocche realizzate ad hoc a Murano, il pranzo domenicale a cura del ristorante Do Forni


VENEZIA - Tre gradini bianchi sul retro per salire comodamente, una bandierina bianca e gialla con i simboli del papato e sotto il cofano un motore elettrico spinto da una serie di batterie per portare Benedetto XVI dall’ingresso della basilica di San Marco fino alla colonna del Todaro e tra l’ormeggio di San Giuliano al palco liturgico al centro del parco. La piccola papamobile elettrica realizzata da una ditta di Cervia per conto del Comune di Venezia però non è l’unica novità introdotta dall’organizzazione vaticana per adattarsi alle complessità della città lagunare e alla logistica del grande parco mestrino. Oltre al tragitto in gondola tra San Marco e la Basilica della Salute che vede Bruno e Franco Dei Rossi e la coppia Gianpaolo D’Este e Igor Vignotto vogare insieme dopo anni di rivalità, anche i sessanta calici e le sessanta patene che verranno utilizzati per concelebrare l’eucarestia sono stati realizzati ad hoc. I calici non saranno infatti in argento e oro come prevede la tradizione, ma sono stati soffiati e cesellati uno per uno da maestri vetrai delle aziende di Murano con il coordinamento del consorzio Promovetro che di fatto ha donato al patriarcato un corredo di calici, patene, brocche e ampolle per un valore totale di circa quarantamila euro.

A detta degli stessi organizzatori Benedetto XVI ha uno stile completamente diverso dal suo predecessore. Mentre Giovanni Paolo II ha sempre accolto di persona le offerte direttamente dall’altare con lunghe processioni con doni etnici, frutti della terra e preziosi di vario genere, l’attuale pontefice avrebbe chiesto di limitare gli eventuali doni a oggetti sobri e soprattutto utili alla celebrazione dell’evento. Questo non esclude che le comunità straniere tra cui spiccano oltre cinquecento filippini e cinquecento fedeli dalla Slovenia e dalla Croazia abbiano deciso di partecipare alle celebrazioni con una serie di doni, ma questi verranno consegnati in privata sede attraverso i vescovi stranieri (tra cui i presuli di Lubiana e Capodistria, di Parenzo - Pola e Ðakovo-Osijek e Klagenfurt e Graz in Austria) che incontreranno il santo Padre. Sul palco dunque ci saranno solo regali utili e rigorosamente sobri. Anche per questo l’offerta di confezionare gli abiti papali da parte di un gruppo di sarti vicentini che avevano chiesto alla Regione un contributo di quasi trecentomila euro sollevando un certo clamore, è stata gentilmente declinata per lasciare posto a una ditta di tessuti veneziana che per il momento rimane anonima.

L’intera lista degli sponsor infatti sarà resa pubblica solo domenica mattina, quando verranno eretti a fianco del palco papale uno o due grossi totem con i loghi di tutte le ditte che hanno reso possibile l’evento con doni utili o con i finanziamenti che si sono rivelati necessari per pagare altre prestazioni. Il patriarcato ha voluto, per esempio, pagare a prezzo pieno le pissidi di terracotta che conterranno le ostie per la comunione perché realizzate da un gruppo di carcerati ed ex tossicodipendenti che aderiscono alla cooperativa Giuseppe Olivotti di Mira per il recupero e l’integrazione delle persone con disagi sociali. E ha voluto anche che i drappi utilizzati per il palco liturgico, una volta dismessi, vengano regalati ad altri detenuti della cooperativa Le Malefatte che li trasformeranno in borse e vestiti per autofinanziare le attività di recupero del carcere. È invece di Padova l’azienda che ha prodotto le campane per il campanile provvisorio realizzato accanto al grande palco liturgico. Anche in questo caso le campane sono state fatte appositamente per l’occasione scegliendo materiali leggeri che non mettano sotto stress la struttura provvisoria eretta per l’occasione. Ai finanziamenti hanno partecipato anche gli albergatori veneziani che hanno fatto stampare oltre cinquantamila copie di una mappa in italiano e in inglese che indica i luoghi di appuntamento del pontefice e segnala gli orari degli eventi. Il ristorante Do Forni di Eligio Paties invece avrebbe ricevuto l’incarico di cucinare il pranzo domenicale per il Papa e i vescovi del Nord Est che saranno ospiti presso la curia. Un menù ancora da definire nel dettaglio, ma che probabilmente prevederà per Benedetto XVI solo tre portate e carne bianca.

Alessio Antonini
04 maggio 2011


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SUMMIT A VENEZIA

Sub, cecchini, finti turisti: novecento agenti per il Papa
Decise nella riunione organizzativa le ultime misure di sicurezza per la visita di Benedetto XVI. San Marco blindata: la polizia vaticana comanderà le operazioni in caso di pericolo


VENEZIA — Saranno una forza invisibile, ma guarderanno tutto. Osserveranno attentamente la folla attraverso i mirini telescopici dei fucili dai cento metri del campanile di San Marco, dalla torre dell'orologio e dalle balaustre della Basilica. I cecchini rimarranno tutto il giorno appostati sui tetti dei palazzi istituzionali del centro storico e della terraferma veneziana controllando centimetro per centimetro il Canal Grande, i rii laterali e le strade dove passerà il corteo papale in attesa di un eventuale intervento. Sarà una Venezia blindata quella di sabato e domenica prossima in occasione della visita di Benedetto XVI. Ma gli angeli custodi del pontefice non si limiteranno a osservare dall'alto i movimenti della folla attesa e controlleranno anche i fondali lagunari. A occuparsi della sicurezza del Papa ci saranno infatti anche circa trenta sommozzatori che bonificheranno le acque del bacino San Marco con l'aiuto di un ecoscandaglio militare fatto arrivare appositamente dalla Spezia e nuoteranno a seguito delle gondole che porteranno il pontefice da una parte all'altra del Canal Grande.

A vedere i numeri è uno spiegamento di forze enorme quello deciso dal prefetto Luciana Lamorgese durante le due ore e mezza di riunione con carabinieri, finanza, polizia e polizia locale per prevenire possibili attentati. Il summit è stato l'ultimo incontro interforze prima della visita del pontefice con la preoccupazione di eventuali ritorsioni dovute all'uccisione di Osama Bin Laden. «Le misure di sicurezza erano già state rafforzate al nascere delle tensioni libiche - spiega il prefetto Lamorgese - sono state però ulteriormente intensificate per garantire la massima protezione del pontefice». Le forze dell'ordine dunque non escludono il pericolo di attentati e proprio per questo la questura dovrebbe autorizzare già oggi pomeriggio l'impiego di circa seicentocinquanta uomini, di cui la metà agenti della polizia locale, a cui se ne aggiungeranno altri centocinquanta provenienti da Roma e quasi cento gendarmi vaticani per un totale di circa novecento agenti che si muoveranno tra il centro storico, la terraferma, l'aria e l'acqua. Le forze dell'ordine italiane agiranno di concerto con la gendarmeria vaticana, ma saranno proprio i militari del papato ad avere la competenza specifica sulla sicurezza di Benedetto XVI sia all'interno della basilica di San Marco che sul palco nel parco di San Giuliano. Per un giorno infatti le proprietà del patriarcato e le installazioni del parco saranno considerate una sorta di territorio straniero come avviene per le ambasciate in presenza delle visite dei capi di stato.

E proprio come accade per i capi di stato e presidenti stranieri, i gendarmi vaticani guidati dall'ispettore generale Domenico Giani che ha già protetto il pontefice da due tentativi di aggressione nel 2008 e 2009 avranno priorità sulle forze dell'ordine italiane in caso di attentati a Benedetto XVI. Le misure di sicurezza comunque si estendono anche al resto della città: tra la folla e i turisti saranno mescolati gendarmi vaticani in borghese e verranno controllati e sigillati tutti i tombini e verranno rimossi i cestini delle immondizie in cui potrebbe essere nascosto un ordigno. La sicurezza di piazza San Marco e parco San Giuliano sarà affidata anche all'olfatto dei cani antiesplosivo e al personale Nbcr dei vigili del fuoco che batterà palmo a palmo gli oltre settanta ettari del parco dove sarà celebrata l'eucarestia alla ricerca di eventuali agenti chimici o batteriologici. Per facilitare i controlli gli accessi a piazza San Marco saranno limitati a trentacinquemila persone a fronte di una capacità di oltre cinquantamila e il campanile e la basilica di San Marco, la torre dell'orologio e i piani alti delle Procuratie saranno chiusi al pubblico. I musei civici infine osserveranno un orario ridotto o saranno addirittura chiusi se l'ordinanza della questura (che sarà firmata domani) lo dovesse prevedere. Dentro palazzo Ducale infatti sarà costruito un vero e proprio ospedale da campo attrezzato di tutto punto e un secondo tendone- ospedale sarà presente a San Giuliano per le eventuali esigenze dei fedeli durante la messa.

Alessio Antonini
04 maggio 2011


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IL DIBATTITO IN TV

«Più gioia che preoccupazione. Il Vaticano ci proteggerà»

Il Patriarca con i governatori di Veneto e Friuli ad AntennaTre: il Nordest vive un travaglio, più valori

VENEZIA — L’uccisione di Osama Bin Laden, le minacce con cui hanno reagito le cellule terroristiche della rete qaedista, gli avvertimenti della Cia che teme ritorsioni al tritolo dopo il blitz statunitense in Pakistan, spingono a chiedersi se non sia necessario un rafforzamento dell’apparato di sicurezza predisposto in vista dell’arrivo di papa Benedetto XVI a Venezia, sabato e domenica. «Sulla preoccupazione prevale la gioia per il dono che il Santo Padre ha voluto fare a queste terre - rassicura il patriarca di Venezia, Angelo Scola - e comunque stiamo preparando questo appuntamento con grande accuratezza. C’è preoccupazione e trepidazione, per tutto quel che riguarda la sicurezza ci sta aiutando la struttura del Vaticano, abituata a gestire eventi di una simile portata». Il Patriarca era ospite ieri sera di «Il Papa risveglierà il Nord Est?», la puntata di XNews, il talk show di AntennaTre, allestita per l’occasione nella basilica dei Frari, a Venezia. Con lui, i governatori delle due regioni che ospiteranno la visita del Papa, Luca Zaia e Renzo Tondo, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, l’imprenditrice Marina Salamon ed il presidente della Biennale, Paolo Baratta. Molte le aspettative degli ospiti per l’arrivo di Benedetto XVI a Nord Est.

Così se Zaia spera di vedere «dei segnali che ci guidino in questo momento così difficile, specie sotto il profilo occupazionale», Tondo invita a fare «del momento di cambiamento un’opportunità di apertura, come Aquileia (dove il Papa arriverà sabato, ndr.) seppe aprirsi irradiando la cristianità nell’Europa dell’Est». Toccante il ricordo di Marina Salamon, che ha spiegato come si riavvicinò alla fede proprio dopo un incontro con l’allora cardinale Ratzinger: «Un uomo che sa unire una grande dolcezza ad un’intelligenza ed un’umiltà straordinarie. Mi ero allontanata da Dio, dopo averlo sentito parlare mi sono detta: "Ho sbagliato tutto" ». Alla domanda del conduttore, il direttore di AntennaTre Domenico Basso, su «quale Nord Est troverà Benedetto XVI», il patriarca Scola ha sorriso: «Un Nord Est in cui quasi tutti sono battezzati ed altrettanti sembrano essersene dimenticati». Quindi ha proseguito: «Questa terra è parte del cambiamento che sta investendo il Nord opulento del mondo, dal modo di concepire la vita, dopo che l’uomo ha messo le mani sul suo patrimonio genetico, alle mutazioni nel pensare all’amore, alla famiglia, per arrivare al mescolamento dei popoli. Viviamo un travaglio - ha detto il cardinale - siamo come impagliati e l’educazione, che è franata, non ci aiuta.

I valori vanno vissuti, non soltanto insegnati». Zaia ha sottolineato «l’enorme sforzo organizzativo compiuto dalle diocesi, che hanno fatto tutto da sé, anche sotto il profilo economico, con una scelta davvero controcorrente », mentre il sindaco Orsoni, nel ricordare i numeri imponenti dell’organizzazione (dagli 800 volontari di protezione civile ai 450 agenti di polizia municipale, arrivati da tutto il Veneto) ha portato la recente gestione dell’emergenza profughi ad esempio della capacità della regione di accogliere il prossimo, «con dignità, senza allestire dei lager» e di come Venezia sia il cuore di questo lembo d’Italia pronto a sfidare nuovi orizzonti. «E al Papa chiederemo proprio di leggerci cosa sia per lui questa città straordinaria - ha concluso il Patriarca - che già dal suo predecessore venne definita "la città dell’umanità". Quello di domenica in piazza San Marco sarà un incontro straordinario con la cittadinanza, culmine conclusivo della visita pastorale iniziata nel 2004».

Marco Bonet


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CRESCE L'ATTESA PER IL PAPA

Attesi oltre 200 mila fedeli. Via la pubblicità a San Marco

Perfezionati i dettagli, chilometri di fiocchi colorati a Venezia. Ondata di bandiere bianche e gialle sul Canal Grande

VENEZIA — Per due giorni i colori di Venezia saranno quelli del papato. Da venerdì mattina migliaia di fiocchi bianchi e gialli faranno la loro comparsa su tutti i palazzi che si affacciano in laguna. Dal collegio militare Morosini, dove atterrerà l'elicottero del pontefice, fino alle due colonne di San Marco che incorniceranno lo sbarco del Papa da una vedetta della guardia di Finanza, ci sarà un'unica catena di fiocchi e bandiere. E bianchi e gialli saranno anche i drappi delle venticinque barche a vela al terzo che insieme alle colonne d'acqua realizzate da due rimorchiatori accoglieranno Benedetto XVI alle 19 di sabato in bacino San Marco. Per due giorni inoltre spariranno le tanto contestate pubblicità di San Marco. In segno di rispetto verso il pontefice che attraverserà la piazza dalle colonne di Marco e Todaro fino all'ingresso della basilica a bordo della papamobile elettrica appositamente realizzata per l'occasione, il patriarcato ha ottenuto di coprire i maxicartelloni dell'area Marciana con sobri tendoni grigi su cui correranno piccoli fiocchi bianchi e gialli. Ad accogliere Benedetto XVI che sarà accompagnato sulla papamobile dal suo segretario padre Georg e dal patriarca Angelo Scola ci sarà il primo cittadino di Venezia e primo procuratore di San Marco Giorgio Orsoni che porgerà il saluto della città e il governatore della Regione Luca Zaia. Benedetto XVI infine farà il suo ingresso in una basilica completamente deserta per venerare le reliquie del santo protettore di Venezia.

I colori del papato seguiranno gli spostamenti di Benedetto XVI anche in terraferma: il parco di San Giuliano, dove il pontefice celebrerà domenica mattina l'eucarestia che culminerà con la recitazione alle 12 esatte del Regina Coeli in mondovisione, è stato addobbato, transennato e dotato di tutte le strutture necessarie a ospitare il passaggio della papamobile Mercedes attraverso una folla di duecentomila fedeli. E sarà durante la messa domenicale che un pontefice utilizzerà per la prima volta nella storia un corredo di calici e patene in vetro di Murano realizzate per l'occasione (solitamente per le celebrazioni vengono usati oggetti in argento e oro). In vetro di Murano sarà anche «l'ostensorio di gloria» regalato dal Comune di Venezia al pontefice. Un'opera realizzata dal maestro vetraio Giampaolo Seguso con un meccanismo in oro che permette l'apertura del contenitore per inserire le ostie della comunione. Ma i doni di vetro destinati al Papa non finiscono qui: la Provincia di Venezia che esporrà insieme alla prefettura uno striscione a Ca' Corner per salutare l'arrivo di Benedetto XVI ha scelto un violino in vetro massello in dimensioni naturali realizzato dalla vetreria Silvano Signoretto.

D'argento invece l'omaggio della Regione Veneto che consegnerà al pontefice un «razionale», un fermaglio realizzato a mano dagli argentieri Calegaro di Padova cesellato sulla raffigurazione dell'apostolo Pietro che approva il Vangelo di Marco. I regali, salvo nuove disposizioni, saranno consegnati al pontefice in forma privata durante il pranzo con i vescovi del Nord est nei palazzi del patriarcato di San Marco al termine della messa di San Giuliano. Dopo le celebrazioni nel parco di Mestre, il pontefice infatti monterà su un motoscafo e tornerà a San Marco lungo il Canal Grande dove ad accoglierlo ci sarà il corteo delle remiere. Dopo l'incontro con i rappresentanti delle 128 parrocchie del patriarcato all'interno della Basilica, il pontefice attraverserà ancora una volta la piazza (se non è stanco lo farà a piedi) per montare sulla «ballottina» della regata storica (la tradizionale gondola a quattro remi) che lo accompagnerà fino alla chiesa della Salute dove incontrerà i rappresentanti della società civile. Prima di inaugurare la biblioteca dello Studium Generale Marcianum, consacrerà la cappella della Santissima Trinità. La due due giorni sarà trasmessa in diretta da Antenna Tre e Telechiara.

Alessio Antonini
06 maggio 2011


[Modificato da Paparatzifan 06/05/2011 12:34]
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Inserto speciale sulla visita papale

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Benedetto XVI ad Aquileia e a Venezia

La provocazione di ripensarsi

di Angelo Scola*

«Tu conferma la nostra fede»: il motto, scelto mesi fa per presentare la visita del Santo Padre nelle terre del Nordest si è dimostrato, in questo tempo di ferventi preparativi e di attesa, davvero adeguato a esprimere il valore che ha per noi, qui, oggi, questa visita straordinaria.
Le sue semplici parole di radice evangelica, infatti, condensano il desiderio che ci anima e ci conduce all'incontro con Benedetto XVI: noi ci aspettiamo che il successore di Pietro ci documenti la «convenienza» che viene da una vita vissuta seguendo Gesù morto e risorto per noi, ci testimoni che Egli ci salva perché è realmente a noi contemporaneo.
Questo desiderio è bruciante perché percepiamo, ciascuno a partire dalle circostanze in cui vive, quanto abbiamo bisogno di qualcosa di solido su cui appoggiarci, un terreno sodo su cui camminare. «Tu conferma la nostra fede» rievoca il momento in cui Gesù affidò a Pietro il compito di sostenere i suoi fratelli, di essere guida per la Chiesa universale con tutta la sua persona, attraverso la sua testimonianza e con il suo insegnamento.
La preparazione a questo incontro davvero unico ci ha provocati a riscoprire quanto e come il ministero del successore di Pietro sia un fattore centrale, irrinunciabile, all'interno della vita di ogni Chiesa locale e abbia anche un posto speciale nel personale atto di fede di ciascuno. Vorrei dire ancora più esplicitamente: il Santo Padre viene per me, per te, per ciascuno di noi.
Dare del tu al Papa, come si legge nel motto, potrebbe sembrare un po' azzardato. L'enfasi sul tu ci conduce però a un altro dialogo serrato e incalzante, quello tra Gesù e Pietro: «Mi ami tu?» chiede per tre volte Gesù all'apostolo. Questa domanda investe anche noi, ci ridesta e ci chiama a giocarci in prima persona. Perché la verità dell'io è la relazione. Non è possibile scindere l'io dal tu, non è possibile scindere la persona dalla relazione. L'incontro, lo sguardo che incontra l'altro sguardo, il faccia a faccia è insostituibile.
Per questo avere tra noi, a casa nostra, fisicamente, Benedetto XVI, sentirlo rivolgersi a noi come un padre in comunione diretta, partecipare alla celebrazione presieduta da lui nel grande parco San Giuliano che si affaccia sulla laguna di Venezia è un'esperienza insostituibile: all'evidente dimensione di coinvolgimento personale si intreccia una dimensione di partecipazione ecclesiale e comunitaria senza eguali.
Scrive Benedetto XVI nel suo ultimo Gesù di Nazaret: «L'Eucaristia è il visibile processo del riunirsi, un processo che nel luogo e attraverso tutti i luoghi è un entrare in comunione col Dio vivente, che dall'interno avvicina gli uomini gli uni agli altri. La Chiesa si forma a partire dall'Eucaristia».
Da questa visita tutto il Nordest attende una nuova carica di energia. Queste nostre città e comunità in dinamica evoluzione -- che conoscono la prova di una crisi economica mondiale manifestatasi anche qui in modo drammatico nella perdita di troppi posti di lavoro, che hanno vissuto le ferite profonde inferte dalla recente alluvione, che ogni giorno sono a contatto con quel processo storico definibile come meticciato di civiltà e culture data la presenza sempre più imponente di immigrati -- sono tutte provocate a ripensarsi.
Esse devono fare i conti con l'eredità lasciata loro da Aquileia -- snodo originario, crocevia di popoli dell'est e dell'ovest -- che oggi si offre non più solo come motivo di memoria e passione archeologica, ma come chiave per riprogettare insieme il prossimo futuro. Da Aquileia viene il patrimonio di una tradizione che va riscoperta, vagliata in tutte le sue componenti per estrarne quelle pietre preziose che sappiano rilanciare la vita oggi.
Le nostre terre possono diventare il punto di incontro non più solo tra popoli germanici, slavi e latini come in passato, ma sempre di più anche tra popoli del nord e del sud del pianeta. Quella domanda irrinunciabile di libertà, di pace, di lavoro e di dignità che si leva dai Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente giunge, attraverso il mare Adriatico, a scuotere le nostre città e raggiunge il cuore della vecchia Europa.
Benedetto XVI viene come una persona che ci è familiare, entra fisicamente in questa nostra singolare storia e ci «stana». Costringendoci a riscoprire la nostra antica origine per viverla oggi come vocazione sempre nuova.

*Cardinale patriarca di Venezia

(©L'Osservatore Romano 8 maggio 2011)


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Papa: Umanità riceve forza del perdono e della pace solo da Dio

Benedetto XVI incontra i fedeli ad Aquileia, stasera a Venezia

Solamente da Cristo "l'umanità può ricevere speranza e futuro: solo da Lui può attingere il significato e la forza del perdono, della giustizia, della pace". E' quanto ha detto Papa Benedetto XVI incontrando i numerosi fedeli presenti nella piazza del Capitolo ad Aquileia, prima tappa del suo viaggio nel nord-est.
"Oggi sono in mezzo a voi per ammirare questa ricca e antica tradizione - ha sottolineato il Papa - ma soprattutto per confermarvi nella fede profonda dei vostri Padri: in quest'ora della storia riscoprite, difendete, professate con calore spirituale questa verità fondamentale". Il Papa ha ricordato quanto la chiesa di Aquileia sia "una Chiesa viva, esemplare, capace di autentico annuncio evangelico, coraggiosamente diffuso nelle regioni circostanti". Ratzinger è arrivato nel pomeriggio, accolto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, dal Patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola e dagli arcivescovi di Udine e Gorizia.

© Copyright TMNews

Papa ad Aquileia saluta in lingua friulana, applausi

Non poteva mancare un saluto del Papa in lingua friulana. Al termine dell'incontro con la cittadinanza nella piazza del Capitolo ad Aquileia - prima tappa del suo viaggio nel nord-est - Benedetto XVI si è rivolto ai fedeli nella lingua friulana. "Cari fratelli e sorelle - ha detto - il Signore vi benedica e vi doni pace e prosperità", ha detto. Salutando poi i fedeli croati, Ratzinger ha ricordato che tra un mese sarà a Zagabria per una visita pastorale, il 4 e 5 giugno, in Croazia.

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Il Papa ha sorvolato Caorle, salutato da un'ovazione della folla unita nella catena umana

Il parroco di Caorle, monsignor Manzato, è salito sulla torretta del bagnino per ringraziare a gran voce tutti i partecipanti alla catena umana: "Una cosa simile - ha detto - nella nostra comunità non era mai successa"

A Caorle intanto sono diventate 5 mila le persone che compongono la scritta sulla sabbia "Viva il Papa". Ancora più numerose le persone al di fuori della zona di spiaggia dove c'è la scritta. Tra poco Benedetto XVI sorvolerà l'area.

Sulla spiaggia di Caorle i fedeli si preparano a comporre la scritta per salutare il passaggio del Papa.


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PAPA: NON SI DEVONO CERCARE GLI ONORI E LA GLORIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Aquileia, 7 mag.

"Dio non ha scelto cio' che e' nobile e potente, ma cio' che per il mondo e' debole e stolto". Lo ha affermato Benedetto XVI subito dopo il suo arrivo in Friuli Venezia Giulia, dove ad Aquileia ha inizato oggi la sua visita pastorale in Triveneto.
Parole quelle del Papa che suonano molto attuali considerando le ipotesi di trasferimenti episcopali tra sedi del Nord Italia che tengono banco sui giornali. Papa Ratzinger ha ricordato che l'antica sede di Aquileia, dalla quale derivano 57 circoscrizioni ecclesiastiche di oggi, nel Nord Est d'Italia, ma anche della Croazia, nell'Austria e nella Baviera, fu "nella Decima Regio dell'Impero Romano una Comunita' di martiri, di eroici testimoni della fede nel Risorto, seme di altri discepoli e di altre comunita'".
"La grandezza di Aquileia - ha spiegato il Pontefice - non fu solo di essere la nona citta' dell'Impero e la quarta dell'Italia, ma anche quella di essere una Chiesa viva, esemplare, capace di autentico annuncio evangelico, coraggiosamente diffuso nelle regioni circostanti e per secoli conservato e alimentato".
"Pertanto - ha aggiunto - io rendo omaggio a questa terra benedetta, irrorata dal sangue e dal sacrificio di tanti testimoni, e prego i santi martiri aquileiesi di suscitare anche oggi nella Chiesa discepoli di Cristo coraggiosi e fedeli, votati solo a Lui e percio' convinti e convincenti". Successivamente, ha continuato il Papa teologo, "la liberta' di culto concessa nel IV secolo al cristianesimo non fece altro che estendere il raggio d'azione della Chiesa di Aquileia, allargandolo oltre i naturali confini della Venetia et Histria fino alla Retia, al Norico, alle ampie Regioni danubiane, alla Pannonia, alla Savia".
"Cari fratelli, figli ed eredi della gloriosa Chiesa di Aquileia, oggi sono in mezzo a voi - ha poi esortato rivolto ai cattolici che gremivano piazza Capitolo - per ammirare questa ricca e antica tradizione, ma soprattutto per confermarvi nella fede profonda dei vostri Padri: in quest'ora della storia riscoprite, difendete, professate con calore spirituale questa verita' fondamentale". "Solo da Cristo - ha scandito - l'umanita' puo' ricevere speranza e futuro; solo da Lui puo' attingere il significato e la forza del perdono, della giustizia, della pace. Tenete sempre vive, con coraggio, la fede e le opere delle vostre origini".
Vi invito - ha concluso - a farvi sempre di nuovo discepoli del Vangelo, per tradurlo in fervore spirituale, chiarezza di fede, sincera carita', pronta sensibilita' per i poveri. Il ricordo della santa Madre Chiesa di Aquileia vi sorregga, vi sproni a nuovi traguardi missionari in questo travagliato periodo storico, vi renda artefici di unita' e di comprensione fra i popoli delle vostre terre. Vi protegga sempre nel cammino la Vergine Maria e vi accompagni la mia Benedizione".

© Copyright (AGI)

PAPA: IL NORD EST D'ITALIA E' EREDE DI VALORI DA SALVAGUARDARE

Salvatore Izzo

(AGI) - Aquileia, 7 mag.

"Il Nord-est dell'Italia e' testimone ed erede di una storia ricca di fede, di cultura e di arte, i cui segni sono ancora ben visibili anche nell'odierna societa' secolarizzata". Lo ha detto il Papa nel suo discorso in apertura del Convegno Ecclesiale di Aquileia, cui partecipano tutte le diocesi del Triveneto e dei paesi europei circostanti, nate dall'antica chiesa del grande vescovo Cromazio. Benedetto XVI ha osservato che "l'esperienza cristiana ha forgiato un popolo affabile, laborioso, tenace, solidale, segnato in profondita' dal Vangelo di Cristo, pur nella pluralita' delle sue identita' culturali", come dimostrano "la vitalita' delle vostre comunita' parrocchiali, la vivacita' delle aggregazioni, l'impegno responsabile degli operatori pastorali".
Ed anche oggi nel Triveneto, ha rilevato il bavarese Joseph Ratzinger, gia' arcivescovo di Monaco, cioe' di una delle chiese europee scaturite da Aquleia, "l'orizzonte della fede e le motivazioni cristiane hanno dato e continuano ad offrire nuovo impulso alla vita sociale, ispirano le intenzioni e guidano i costumi". Di tutto questo, per il Papa "sono segni evidenti l'apertura alla dimensione trascendente della vita, nonostante il materialismo diffuso; un senso religioso di fondo, condiviso dalla quasi totalita' della popolazione; l'attaccamento alle tradizioni religiose; il rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana; le molteplici espressioni di fede, di carita' e di cultura; le manifestazioni della religiosita' popolare; il senso della solidarieta' e il volontariato". "Custodite - ha chiesto il Pontefice ai cattolici del Triveneto - rafforzate, vivete questa preziosa eredita'". "Siate gelosi - ha scandito - di cio' che ha fatto grandi e rende tuttora grandi queste Terre!". "Anche in questo contesto - ha pero' riconosciuto il Papa teologo - la fede cristiana deve affrontare oggi nuove sfide: la ricerca spesso esasperata del benessere economico, in una fase di grave crisi economica e finanziaria, il materialismo pratico, il soggettivismo dominante". "Nella complessita' di tali situazioni - ha continuato rivolto ai cattolic idel Triveneto - siete chiamati a promuovere il senso cristiano della vita, mediante l'annuncio esplicito del Vangelo, portato con delicata fierezza e con profonda gioia nei vari ambiti dell'esistenza quotidiana".
Il Pontefice ha poi fatto riferimento al tema della multiculturalita' che sembra caratterizzare la societa' attuale. "La collocazione geografica del Nord-est, non piu' solo crocevia tra l'Est e l'Ovest dell'Europa, ma anche tra il Nord e il Sud in quanto l'Adriatico porta il Mediterraneo nel cuore dell'Europa, il massiccio fenomeno del turismo e dell'immigrazione, la mobilita' territoriale, il processo di omologazione provocato dall'azione pervasiva dei mass-media, hanno accentuato - ha detto - il pluralismo culturale e religioso". "In questo contesto, che in ogni caso e' quello che la Provvidenza ci dona, e' necessario che i cristiani sostenuti da una 'speranza affidabile', propongano la bellezza dell'avvenimento di Gesu' Cristo, Via, Verita' e Vita, ad ogni uomo e ad ogni donna, in un rapporto franco e sincero con i non praticanti, con i non credenti e con i credenti di altre religioni".

© Copyright (AGI)

PAPA: ITALIA HA BISOGNO DI NUOVA GENERAZIONE DI POLITICI

Salvatore Izzo

(AGI) - Aquileia, 7 mag.

Benedetto XVI e' tornato a chiedere oggi "alle Chiese che sono in Italia, l'impegno a suscitare una nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilita' dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico". L'appello e' contenuto nel discorso pronunciato questa sera nella Cattedrale di Aquileia in apertura del Convegno Ecclesiale delle diocesi del Triveneto. Il Papa ha ricordato che la politica oggi "ha piu' che mai bisogno di vedere persone, soprattutto giovani, capaci di edificare una 'vita buona' a favore e al servizio di tutti". "A questo impegno - ha spiegato - non possono sottrarsi i cristiani, che sono pellegrini verso il Cielo, ma che gia' vivono quaggiu' un anticipo di eternita'".

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Papa/ Piazza San Marco in festa per Benedetto XVI

Tra bandiere vaticane e cori prima volta del Pontefice a Venezia

Venezia accoglie in un abbraccio festoso Papa Benedetto XVI che è approdato al molo di piazza San Marco tra le colonne del Leone alato e di Todaro, antico Santo patrono della città lagunare. Il corteo papale è arrivato sul bacino di San Marco, in testa il motoscafo della Guardia di finanza con a bordo il Santo Padre.
Ad accogliere il pontefice all'approdo di San Marco le autorità: il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, il presidente del Veneto Luca Zaia, la presidente della Provincia di Venezia Francesca Zaccariotto, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni. Tra bandiere del Vaticano e bandiere tedesche, Papa Benedetto XVI è stato salutato dalla folla con cori di "Benedetto, Benedetto", striscioni con su scritto "Viva il Papa, ci vediamo a Madrid".
I fedeli presenti in piazza San Marco sono assiepati lungo le transenne che delimitano il percorso che Papa Benedetto XVI ha compiuto sulla mini Papa-mobile elettrica, realizzata apposta per non rovinare il delicato equilibrio della pavimentazione dell'area marciana. Dalle colonne di Palazzo Ducale troneggiano gli stendardi vaticani e anche sulle finestre delle procuratie vecchie è un trionfo di bandiere vaticane. Sono molti i giovani anche se tra i fedeli si mischiano anche i numerosi turisti. Prima di salire sulla Papa-mobile il Pontefice ha indossato la classica mantella rossa e dalle transenne la gente lo saluta urlando il suo nome, il Pontefice sorridente risponde al saluto della gente. Anche i cori dei giovani neocatecumenali stanno accompagnando, insieme alle campane di San Marco, il percorso del Papa in direzione dell'ingresso della Basilica dove il Santo Padre farà il suo ingresso accompagnato dal cardinale patriarca di Venezia Angelo Scola insieme al segretario particolare monsignor Georg Gaenswein, dove pregherà di fronte alle reliquie del patrono di Venezia, San Marco. Al Santo Padre è stato donato dal sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, un ostensorio in vetro di Murano realizzato dal maestro vetraio Giampaolo Seguso. Il sindaco di Venezia ha pronunciato il suo discorso di fronte al Papa sottolineando che la città di Venezia "ha avuto uno stretto e intenso rapporto con la Chiesa di Roma a cui ha dato papi e cardinali. Solo nel secolo appena trascorso - ha proseguito il sindaco di Venezia- sono stati ben tre i papi veneziani, che hanno saputo imprimere forti spinte innovative alla Chiesa cattolica". Il sindaco ha chiuso il suo discorso di benvenuto salutando il Papa in stile marciano: "Pax tibi Marce evangelista meus" in un rinnovato legame filiale tra Pietro e Marco.

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PAPA: PATRIARCA VENEZIA, NORDEST ATTENDE NUOVA CARICA ENERGIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Venezia, 7 mag.

Dalla visita di Benedetto XVI "tutto il Nordest attende una nuova carica di energia". Lo afferma il patriarca di Venezia Angelo Scola che in un saluto al Papa pubblicato in prima pagina dell'Osservatore Romano ricorda "la prova di una crisi economica mondiale manifestatasi anche qui in modo drammatico nella perdita di troppi posti di lavoro, che hanno vissuto le ferite profonde inferte dalla recente alluvione, che ogni giorno sono a contatto con quel processo storico definibile come meticciato di civilta' e culture data la presenza sempre piu' imponente di immigrati". "Le nostre citta' - scrive il cardinale - sono tutte provocate a ripensarsi". "Esse - spiega il patriarca di Venezia - devono fare i conti con l'eredita' lasciata loro da Aquileia, snodo originario, crocevia di popoli dell'est e dell'ovest, che oggi si offre non piu' solo come motivo di memoria e passione archeologica, ma come chiave per riprogettare insieme il prossimo futuro. Da Aquileia viene il patrimonio di una tradizione che va riscoperta, vagliata in tutte le sue componenti per estrarne quelle pietre preziose che sappiano rilanciare la vita oggi".
"Le nostre terre - aggiunge Scola - possono diventare il punto di incontro non piu' solo tra popoli germanici, slavi e latini come in passato, ma sempre di piu' anche tra popoli del nord e del sud del pianeta. Quella domanda irrinunciabile di liberta', di pace, di lavoro e di dignita' che si leva dai Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente giunge, attraverso il mare Adriatico, a scuotere le nostre citta' e raggiunge il cuore della vecchia Europa. Benedetto XVI viene come una persona che ci e' familiare, entra fisicamente in questa nostra singolare storia e ci "stana". Costringendoci a riscoprire la nostra antica origine per viverla oggi come vocazione sempre nuova".

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PAPA: CHIESE NORD EST SI IMPEGNINO IN DIFESA FAMIGLIA E VITA

Salvatore Izzo

(AGI) - Aquileia, 7 mag.

"Abbiate cura di mettere al centro della vostra attenzione la famiglia, culla dell'amore e della vita, cellula fondamentale della societa' e della comunita' ecclesiale".
Lo ha chiesto il Papa alle chiese del Triveneto, riunite nella Cattedrale di Aquileia per i loro Convegno Ecclesiale. "Questo impegno pastorale - ha spiegato il Pontefice - e' reso piu' urgente dalla crisi sempre piu' diffusa della vita coniugale e dal crollo della natalita'". "In tutta la vostra azione pastorale - ha esortato rivolto ai cattolici del Nord Est - sappiate riservare una cura tutta speciale per i giovani: essi, che guardano oggi al futuro con grande incertezza, vivono spesso in una condizione di disagio, di insicurezza e di fragilita', ma portano nel cuore una grande fame e sete di Dio, che chiede costante attenzione e risposta".
Per Benedetto XVI, le diocesi del Triveneto debbono attuare questo impegno "prima di tutto con le opere dell'amore e le scelte di vita in favore delle persone concrete, a partire da quelle piu' deboli, fragili, indifese, non autosufficienti, come i poveri, gli anziani, i malati, i disabili, quelle che san Paolo chiama le parti piu' deboli del corpo ecclesiale". "Le idee e le realizzazioni nell'approccio alla longevita', preziosa risorsa per le relazioni umane, sono - ha spiegato - una bella e innovativa testimonianza della carita' evangelica proiettata in dimensione sociale". "Dalla fede vissuta con coraggio scaturisce, anche oggi come in passato - ha osservato Papa Ratzinger in apertura del Convegno Ecclesiale del Triveneto - una feconda cultura fatta di amore alla vita, dal concepimento fino al suo termine naturale, di promozione della dignita' della persona, di esaltazione dell'importanza della famiglia, fondata sul matrimonio fedele e aperto alla vita, di impegno per la giustizia e la solidarieta'". "I cambiamenti culturali in atto - ha sottolineato il Pontefice - vi chiedono di essere cristiani convinti, 'pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che e' in voi', capaci di affrontare le nuove sfide culturali, in rispettoso confronto costruttivo e consapevole con tutti i soggetti che vivono in questa societa'".
Ai cattolici del Nord Est, il Papa teologo ha poi ricordato la "Lettera a Diogneto", un testo che invita "a vivere con un atteggiamento carico di fede: non rinnegate - ha elencato - nulla del Vangelo in cui credete, ma state in mezzo agli altri uomini con simpatia, comunicando nel vostro stesso stile di vita quell'umanesimo che affonda le sue radici nel Cristianesimo, tesi a costruire insieme a tutti gli uomini di buona volonta' una 'citta'' piu' umana, piu' giusta e solidale. Come attesta la lunga tradizione del cattolicesimo in queste regioni, continuate con energia a testimoniare l'amore di Dio anche con la promozione del 'bene comune', cioe' il bene di tutti e di ciascuno". "Le vostre comunita' ecclesiali - ha poi osservato Benedetto XVI - hanno in genere un rapporto positivo con la societa' civile e con le diverse Istituzioni. Continuate - ha concluso - ad offrire il vostro contributo per umanizzare gli spazi della convivenza civile".

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PAPA: SCELTE POLITICHE SIANO COERENTI CON I VALORI ETICI

Salvatore Izzo

(AGI) - Venezia, 7 mag.

"Le scelte della comunita' civile siano sempre ispirate ai principi etici corrispondenti alla profonda verita' della natura umana". Lo ha detto il Papa in piazza San Marco. "Invito tutti voi, cari veneziani - ha scandito - a ricercare e custodire sempre l'armonia tra lo sguardo della fede e della ragione che permette alla coscienza di percepire il vero bene". "L'uomo - ha ricordato Benedetto XVI - non puo' rinunciare alla verita' su di se', senza che ne soffrano il senso della responsabilita' personale, la solidarieta' verso gli altri, l'onesta' nei rapporti economici e di lavoro".

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PAPA: VENEZIA SIA ANCORA PONTE TRA CULTURE E RELIGIONI DIVERSE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 7 mag.

Piazza San Marco "e' come la porta di accesso al cuore di Venezia", da qui "lo sguardo abbraccia il sereno bacino di San Marco, l'elegante Palazzo Ducale, la meravigliosa mole della Basilica marciana, l'inconfondibile profilo della citta', giustamente detta 'la perla dell'Adriatico'". Per questo Benedetto XVI, in visita pastorale in Triveneto, ha voluto lanciare da questo luogo simbolo un appello alla pace e al dialogo tra i popoli, le religioni e le culture. "Da questo molo - ha detto - si puo' cogliere quell'aspetto di singolare apertura che da sempre caratterizza Venezia, crocevia di persone e comunita' di ogni provenienza, cultura, lingua e religione. Punto di approdo e di incontro per gli uomini di tutti i continenti, per la sua bellezza, la sua storia, le sue tradizioni civili, questa Citta' ha corrisposto nei secoli alla speciale vocazione - ha scandito - di essere ponte tra Occidente ed Oriente".
"Anche in questa nostra epoca, con le sue nuove prospettive e le sue sfide complesse, Venezia - ha aggiunto Papa Ratzinger - e' chiamata ad assumere importanti responsabilita' in ordine alla promozione di una cultura di accoglienza e di condivisione, capace di gettare ponti di dialogo tra i popoli e le nazioni; una cultura della concordia e dell'amore, che ha le sue solide fondamenta nel Vangelo".
Nel suo discorso, il Pontefice in particolare ha ricordato il "patrimonio di tradizioni civili, culturali ed artistiche" di Venezia, che "ha trovato un fecondo sviluppo anche grazie all'accoglienza della fede cristiana, che affonda le sue radici molto lontano, gia' dalla nascita dei primi insediamenti di questa laguna". "Con il passare dei secoli - ha osservato ancora Benedetto XVI in piazza San Marco - la fede trasmessa dai primi evangelizzatori si e' radicata sempre piu' profondamente nel tessuto sociale, fino a diventarne parte essenziale". "Ne sono visibile testimonianza - ha indicato - le splendide Chiese e le tante edicole devozionali disseminate tra calli, canali e ponti". "Lo splendore dei monumenti e la fama delle istituzioni secolari manifestano - ha concluso il Papa - la storia gloriosa e il carattere delle genti venete, oneste e laboriose, dotate di grande sensibilita', di capacita' organizzative e di quello che nel linguaggio quotidiano viene detto 'buon senso'".

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PAPA: PATRIARCATO DI VENEZIA HA DONATO A CHIESA TANTI PONTEFICI

Salvatore Izzo

(AGI) - Venezia, 7 mag.

Benedetto XVI ha voluto ricordare oggi lo strettissimo legame tra la sede di Roma e quella di Venezia che ha donato alla Chiesa Cattolica dei grandissimi Papi.
Lo ha fatto in piazza San Marco citando "i venerati pastori che da questa Sede patriarcale sono passati a quella di san Pietro: molti di voi - ha detto - conservano vivo il ricordo del Patriarca Albino Luciani, figlio di queste terre venete, che divenne Papa con il nome di Giovanni Paolo I; e come non ricordare il Patriarca Angelo Giuseppe Roncalli, che, divenuto Papa Giovanni XXIII, e' stato elevato dalla Chiesa alla gloria degli altari e proclamato beato? Ricordiamo infine il Patriarca Giuseppe Sarto, il futuro san Pio X, che con il suo esempio di santita' continua a vivificare questa Chiesa particolare e tutta la Chiesa universale".
Il Papa ha ricordato anche "la sollecitudine pastorale dei Papi" che hanno compiuto visite pastorali in questa citta': il servo di Dio Paolo VI e il beato Giovanni Paolo II. "Anch'io, sulle orme di questi miei predecessori - ha spiegato - ho voluto venire oggi in mezzo a voi, per portarvi una parola di amore e di speranza, e confermarvi nella fede della Chiesa, che il Signore Gesu' ha voluto fondare sulla roccia che e' Pietro e ha affidato alla guida degli Apostoli e dei loro successori, nella comunione con la Chiesa di Roma che presiede alla carita'". "Vengo in mezzo a voi - ha concluso - per rinsaldare quel profondo vincolo di comunione che storicamente vi unisce al vescovo di Roma".

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Il Papa: «Troppe crisi coniugali Ridiamo un senso alla famiglia»

di Redazione

L'Europa di Benedetto XVI riparte da Aquileia.
È la prima tappa della due giorni del Papa in Veneto. Città tra le più importanti dell'impero romano, centro spirituale al pari della Milano di Ambrogio e della Ippona di Agostino, è madre di 57 chiese, tra cui Venezia, Monaco e Vienna, e quelle di Slovenia, Croazia, Ungheria. È «terra benedetta, irrorata dal sangue e dal sacrificio di tanti testimoni» ricorda il Papa, a partire dai Pastori: Ermagora, Fortunato, Cromazio, che la difesero dalle eresie. A tale eredità i cristiani devono attingere per essere «coraggiosi e fedeli», «convinti e convincenti» in una terra sostanzialmente cristiana, ma segnata da un «materialismo diffuso». A tale eredità devono guardare i Pastori: con la visita di Benedetto XVI si apre «Aquileia 2», sorta di mini-sinodo delle Chiese figlie di Aquileia (ne sopravvivono 36). Venti anni fa, il primo convegno mise all'ordine del giorno la freschezza dell'annuncio evangelico, l'educazione alla fede, la costruzione di una casa comune nel rispetto delle diversità. Temi che il Papa riconsegna a queste chiese rinnovando il mandato missionario: «Testimoniare l'amore di Dio per l'uomo». Esso si esprime come «amore alla vita, dal concepimento fino al suo termine naturale», nella «promozione della dignità della persona» e della famiglia segnata dalla «crisi sempre più diffusa della vita coniugale e dal crollo della natalità». E si riflette nell'impegno dei cristiani a livello culturale, sociale e politico, con personalità pronte ad «assumersi responsabilità dirette» e a offrire il loro contributo per «umanizzare gli spazi della convivenza civile». Davanti alla «Chiesa dei pagani», che unisce il Battistero alla Basilica, il Papa parla ai fedeli, ma anche a popoli e culture diversi, in una terra da sempre crocevia di genti e religioni, oggi davanti alla sfida dell'immigrazione e della multiculturalità. «Meticciato» per dirla con una fortunata espressione del cardinale di Venezia, Angelo Scola, al fianco del Papa in questa visita. Sotto il suo impulso sono nati lo Studium Generale Marcianum, polo pedagogico del patriarcato, e la rivista Oasis, veri e propri strumenti di nuova evangelizzazione. Non si tratta più solo di essere ponte tra Est e Ovest, ma arteria tra Nord e Sud: «l'Adriatico porta il Mediterraneo nel cuore dell'Europa» dice il Papa. Che oggi parla a Venezia: «La vita umana è nelle mani di Dio e senza la Sua benedizione l'uomo costruisce invano» ha detto sbarcando in laguna. Ieri ha venerato le reliquie di San Marco, nel pomeriggio il santuario della Salute diventerà l'Aula magna dell'incontro con le autorità culturali e civili. A loro ricorderà che solo nel rapporto con Dio è la «salute», la salvezza, la vera realizzazione: «L'uomo non può rinunciare alla verità su di sé, senza che ne soffrano il senso della responsabilità personale, la solidarietà verso gli altri, l'onesta nei rapporti economici e di lavoro».

© Copyright Il Giornale, 8 maggio 2011


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INCONTRO CON LA CITTADINANZA

SALUTO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Piazza Capitolo - Aquileia
Sabato, 7 maggio 2011



Cari fratelli e sorelle!

Con grande gioia giungo a voi, figli ed eredi dell’illustre Chiesa di Aquileia, e inizio da qui la mia visita alle Chiese di queste Terre. A tutti voi, Pastori e Autorità civili, fedeli delle Diocesi del Triveneto, come pure di quelle di Slovenia, Croazia, Austria e Baviera, rivolgo il mio cordiale saluto. Ringrazio il Sindaco di Aquileia per le sue cortesi parole. I resti archeologici e le mirabili vestigia artistiche, che rendono Aquileia ovunque ben nota, mi invitano in questo momento a riandare alle origini di questa Città, che sorse nel 181 e prosperò nei secoli successivi, come canta il Vescovo poeta Paolino: “… bella, illustre, splendida di palazzi, famosa per le mura e più ancora per le innumerevoli folle dei tuoi cittadini. Tutte le città della Venezia ti erano soggette e ti avevano fatto loro capitale e metropoli, essendo tu fiorente per il tuo clero, e splendida per le chiese, che avevi dedicato a Cristo” (Poetae Latini aevi Carolini, in M.H.H., 1881, p. 142). Aquileia nacque e si sviluppò nel pieno della potenza dell’Impero, porta tra Oriente e Occidente, luogo di presidio e di scambi economici e culturali.

Ma era altra la gloria di Aquileia! Infatti, ci dice san Paolo, Dio non ha scelto ciò che è nobile e potente, ma ciò che per il mondo è debole e stolto (cfr 1 Cor 1,27-28). Nella lontana provincia di Siria, al tempo di Cesare Augusto, era sorto Colui che veniva a rischiarare gli uomini con la luce della Verità, Gesù, figlio di Maria e di Giuseppe, Figlio consostanziale ed eterno del Padre, rivelatore dell’intramontabile impero di Dio sugli uomini, del suo disegno di comunione per tutti i popoli; Colui che con la sua morte di croce, subita per mano dell’Impero, instaurerà il vero regno di giustizia, d’amore e di pace, dando agli uomini che lo accolgono “il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Da Gerusalemme, attraverso la Chiesa di Alessandria, giunse anche qui il Lieto Annuncio della salvezza di Cristo. Giunse in questa Regione romana il seme della grande speranza. Quella di Aquileia divenne ben presto, nella Decima Regio dell’Impero, una Comunità di martiri, di eroici testimoni della fede nel Risorto, seme di altri discepoli e di altre comunità. La grandezza di Aquileia, allora, non fu solo di essere la nona città dell’Impero e la quarta dell’Italia, ma anche quella di essere una Chiesa viva, esemplare, capace di autentico annuncio evangelico, coraggiosamente diffuso nelle regioni circostanti e per secoli conservato e alimentato. Pertanto, io rendo omaggio a questa terra benedetta, irrorata dal sangue e dal sacrificio di tanti testimoni, e prego i santi Martiri aquileiesi di suscitare anche oggi nella Chiesa discepoli di Cristo coraggiosi e fedeli, votati solo a Lui e perciò convinti e convincenti.

La libertà di culto concessa nel IV° secolo al cristianesimo non fece altro che estendere il raggio d’azione della Chiesa di Aquileia, allargandolo oltre i naturali confini della Venetia et Histria fino alla Retia, al Norico, alle ampie Regioni danubiane, alla Pannonia, alla Savia. Andò così formandosi la provincia ecclesiastica metropolitana di Aquileia, a cui Vescovi di Chiese assai lontane offrivano la loro obbedienza, ne accoglievano la professione di fede, si stringevano ad essa nei vincoli indissolubili della comunione ecclesiale, liturgica, disciplinare e perfino architettonica. Aquileia era il cuore pulsante in questa Regione, sotto la guida dotta ed intrepida di santi Pastori, che la difesero contro il dilagare dell’arianesimo. Fra tutti, ricordo Cromazio - sul quale già mi soffermai nella Catechesi del 5 dicembre 2007 -, Vescovo premuroso ed operoso come Agostino ad Ippona, come Ambrogio a Milano, “santissimo e dottissimo fra i Vescovi”, come lo definì Girolamo. Ciò che fece grande la Chiesa che Cromazio amò e servì, fu la sua professione di fede in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo. Commentando il racconto evangelico della donna che profuma dapprima i piedi, quindi il capo di Gesù, egli afferma: “I piedi di Cristo indicano il mistero della sua incarnazione per cui si è degnato di nascere da una vergine in questi ultimi tempi; il capo, al contrario indica la gloria della sua divinità nella quale procede dal Padre prima di tutti i tempi…. Ciò significa che dobbiamo credere due cose di Cristo: che è Dio e che è uomo, Dio generato dal Padre, uomo nato da una vergine… Non possiamo essere salvati altrimenti, se non crediamo queste due cose di Cristo” (Cromazio di Aquileia, Catechesi al popolo, Città Nuova, 1989, p. 93).

Cari fratelli, figli ed eredi della gloriosa Chiesa di Aquileia, oggi sono in mezzo a voi per ammirare questa ricca e antica tradizione, ma soprattutto per confermarvi nella fede profonda dei vostri Padri: in quest’ora della storia riscoprite, difendete, professate con calore spirituale questa verità fondamentale. Solo da Cristo, infatti, l’umanità può ricevere speranza e futuro; solo da Lui può attingere il significato e la forza del perdono, della giustizia, della pace. Tenete sempre vive, con coraggio, la fede e le opere delle vostre origini! Siate nelle vostre Chiese e in seno alla società “quasi beatorum chorus”, come affermava Girolamo del clero di Aquileia, per l’unità della fede, lo studio della Parola, l’amore fraterno, l’armonia gioiosa e pluriforme della testimonianza ecclesiale. Vi invito a farvi sempre di nuovo discepoli del Vangelo, per tradurlo in fervore spirituale, chiarezza di fede, sincera carità, pronta sensibilità per i poveri: possiate plasmare la vostra vita secondo quel “sermo rusticus”, di cui ancora parlava Girolamo riferendosi alla qualità evangelica della comunità Aquileiese. Siate assidui alla “mangiatoia”, come diceva Cromazio, cioè all’altare, dove il nutrimento è Cristo stesso, Pane di vita, forza nelle persecuzioni, alimento che rincuora in ogni sfiducia e debolezza, cibo del coraggio e dell’ardore cristiano. Il ricordo della santa Madre Chiesa di Aquileia vi sorregga, vi sproni a nuovi traguardi missionari in questo travagliato periodo storico, vi renda artefici di unità e di comprensione fra i popoli delle vostre terre. Vi protegga sempre nel cammino la Vergine Maria e vi accompagni la mia Benedizione.

* * *

Cjârs fradis e sûrs, il Signôr us benedissi e us dedi pâs e prosperitât!

[Cari fratelli e sorelle, il Signore vi benedica e vi doni pace e prosperità!]

Von Herzen grüße ich die Gläubigen deutscher Sprache. Aus den angestammten christlichen Wurzeln eurer Heimat mögen in euren Gemeinden weiterhin reiche Früchte hervorgehen. Gott segne euch!

[Saluto i fedeli di lingua tedesca. Le antiche radici cristiane delle vostre terre portino frutti abbondanti nelle vostre comunità. Dio vi benedica!]

Lepo pozdravljam vse slovenske vernike! Bog blagoslovi vas in vaše družine!

[Saluto cordialmente tutti i fedeli sloveni! Dio benedica voi e le vostre famiglie!]

Braćo i sestre Hrvati, hvala vam što ste došli! Za mjesec dana se vidimo u Zagrebu. Bog vas blagoslovio!

[Fratelli e sorelle croati, grazie di essere venuti! Tra un mese mi recherò a Zagabria. Dio vi benedica!]

Grazie per la vostra accoglienza, grazie per la vostra gioia. Grazie.




































ASSEMBLEA DEL SECONDO CONVEGNO DI AQUILEIA

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica di Aquileia
Sabato, 7 maggio 2011



Signor Cardinale Patriarca,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari fratelli e sorelle!

Nella magnifica cornice di questa storica Basilica che in modo solenne ci accoglie, rivolgo il mio più cordiale saluto a tutti voi, che rappresentate le 15 Diocesi del Triveneto. Sono molto lieto di incontrarvi mentre vi preparate a celebrare, l’anno prossimo, il secondo Convegno ecclesiale di Aquileia. Saluto con affetto il Cardinale Patriarca di Venezia e i Confratelli nell’Episcopato, in particolare l’Arcivescovo di Gorizia, che ringrazio per le espressioni con cui mi ha accolto, e l’Arcivescovo-Vescovo di Padova, che ci ha offerto uno sguardo sul cammino verso il Convegno. Saluto, con altrettanto affetto, i presbiteri, i religiosi e le religiose e i numerosi fedeli laici. Con l’Apostolo Giovanni, anch’io vi ripeto: “Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene” (Ap 1,4). Attraverso il “convenire sinodale” lo Spirito Santo parla alle vostre amate Chiese e a tutti voi singolarmente, sostenendovi per una più matura crescita nella comunione e nella reciproca collaborazione. Questo “convenire ecclesiale” permette a tutte le comunità cristiane, che qui voi rappresentate, di condividere anzitutto l’esperienza originaria del Cristianesimo, quella dell’incontro personale con Gesù, che svela pienamente ad ogni uomo e ad ogni donna il significato e la direzione del cammino nella vita e nella storia.

Opportunamente avete voluto che anche il vostro Convegno ecclesiale avesse luogo nella Chiesa madre di Aquileia, da cui sono germinate le Chiese del Nord-est dell’Italia, ma anche le Chiese della Slovenia e dell’Austria e alcune Chiese della Croazia e della Baviera e persino dell’Ungheria. Riunirsi ad Aquileia costituisce perciò un significativo ritorno alle “radici” per riscoprirsi “pietre” vive dell’edificio spirituale che ha le sue fondamenta in Cristo e il suo prolungamento nei testimoni più eloquenti della Chiesa aquileiese: i santi Ermagora e Fortunato, Ilario e Taziano, Crisogono, Valeriano e Cromazio. Ritornare ad Aquileia significa soprattutto imparare dalla gloriosa Chiesa che vi ha generato come impegnarsi oggi, in un mondo radicalmente cambiato, per una nuova evangelizzazione del vostro territorio e per consegnare alle generazioni future l’eredità preziosa della fede cristiana.

“Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 2,7). I vostri Pastori hanno ripetuto questo invito dell'Apocalisse a tutte le vostre singole Chiese e alle diverse realtà ecclesiali. Vi hanno così sollecitato a scoprire e a “narrare” ciò che lo Spirito Santo ha operato e sta operando nelle vostre comunità; a leggere con gli occhi della fede le profonde trasformazioni in atto, le nuove sfide, le domande emergenti. Come annunciare Gesù Cristo, come comunicare il Vangelo e come educare alla fede oggi? Avete scelto di prepararvi, in modo capillare, diocesi per diocesi, in vista del Convegno del 2012, per affrontare anche le sfide che superano i confini delle singole realtà diocesane, in una nuova evangelizzazione radicata nella fede di secoli e rinnovata nel vigore. La presenza oggi, in questa splendida Basilica, delle diocesi nate da Aquileia sembra indicare la missione del Nord-est del futuro che si apre anche ai territori circostanti e a quelli che, per diverse ragioni, entrano in contatto con essi. Il Nord-est dell’Italia è testimone ed erede di una storia ricca di fede, di cultura e di arte, i cui segni sono ancora ben visibili anche nell’odierna società secolarizzata. L’esperienza cristiana ha forgiato un popolo affabile, laborioso, tenace, solidale. Esso è segnato in profondità dal Vangelo di Cristo, pur nella pluralità delle sue identità culturali. Lo dimostrano la vitalità delle vostre comunità parrocchiali, la vivacità delle aggregazioni, l’impegno responsabile degli operatori pastorali. L’orizzonte della fede e le motivazioni cristiane hanno dato e continuano ad offrire nuovo impulso alla vita sociale, ispirano le intenzioni e guidano i costumi. Ne sono segni evidenti l’apertura alla dimensione trascendente della vita, nonostante il materialismo diffuso; un senso religioso di fondo, condiviso dalla quasi totalità della popolazione; l’attaccamento alle tradizioni religiose; il rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana; le molteplici espressioni di fede, di carità e di cultura; le manifestazioni della religiosità popolare; il senso della solidarietà e il volontariato. Custodite, rafforzate, vivete questa preziosa eredità. Siate gelosi di ciò che ha fatto grandi e rende tuttora grandi queste Terre!

La missione prioritaria che il Signore vi affida oggi, rinnovati dall’incontro personale con Lui, è quella di testimoniare l’amore di Dio per l’uomo. Siete chiamati a farlo prima di tutto con le opere dell’amore e le scelte di vita in favore delle persone concrete, a partire da quelle più deboli, fragili, indifese, non autosufficienti, come i poveri, gli anziani, i malati, i disabili, quelle che san Paolo chiama le parti più deboli del corpo ecclesiale (cfr 1 Cor 12,15-27). Le idee e le realizzazioni nell’approccio alla longevità, preziosa risorsa per le relazioni umane, sono una bella e innovativa testimonianza della carità evangelica proiettata in dimensione sociale. Abbiate cura di mettere al centro della vostra attenzione la famiglia, culla dell’amore e della vita, cellula fondamentale della società e della comunità ecclesiale; questo impegno pastorale è reso più urgente dalla crisi sempre più diffusa della vita coniugale e dal crollo della natalità. In tutta la vostra azione pastorale sappiate riservare una cura tutta speciale per i giovani: essi, che guardano oggi al futuro con grande incertezza, vivono spesso in una condizione di disagio, di insicurezza e di fragilità, ma portano nel cuore una grande fame e sete di Dio, che chiede costante attenzione e risposta!

Anche in questo vostro contesto la fede cristiana deve affrontare oggi nuove sfide: la ricerca spesso esasperata del benessere economico, in una fase di grave crisi economica e finanziaria, il materialismo pratico, il soggettivismo dominante. Nella complessità di tali situazioni siete chiamati a promuovere il senso cristiano della vita, mediante l’annuncio esplicito del Vangelo, portato con delicata fierezza e con profonda gioia nei vari ambiti dell’esistenza quotidiana. Dalla fede vissuta con coraggio scaturisce, anche oggi come in passato, una feconda cultura fatta di amore alla vita, dal concepimento fino al suo termine naturale, di promozione della dignità della persona, di esaltazione dell’importanza della famiglia, fondata sul matrimonio fedele e aperto alla vita, di impegno per la giustizia e la solidarietà. I cambiamenti culturali in atto vi chiedono di essere cristiani convinti, “pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3,15), capaci di affrontare le nuove sfide culturali, in rispettoso confronto costruttivo e consapevole con tutti i soggetti che vivono in questa società.

La collocazione geografica del Nord-est, non più solo crocevia tra l’Est e l’Ovest dell’Europa, ma anche tra il Nord e il Sud (l’Adriatico porta il Mediterraneo nel cuore dell’Europa), il massiccio fenomeno del turismo e dell’immigrazione, la mobilità territoriale, il processo di omologazione provocato dall’azione pervasiva dei mass-media, hanno accentuato il pluralismo culturale e religioso. In questo contesto, che in ogni caso è quello che la Provvidenza ci dona, è necessario che i cristiani, sostenuti da una “speranza affidabile”, propongano la bellezza dell’avvenimento di Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, ad ogni uomo e ad ogni donna, in un rapporto franco e sincero con i non praticanti, con i non credenti e con i credenti di altre religioni. Siete chiamati a vivere con quell’atteggiamento carico di fede che viene descritto dalla Lettera a Diogneto: non rinnegate nulla del Vangelo in cui credete, ma state in mezzo agli altri uomini con simpatia, comunicando nel vostro stesso stile di vita quell’umanesimo che affonda le sue radici nel Cristianesimo, tesi a costruire insieme a tutti gli uomini di buona volontà una “città” più umana, più giusta e solidale.

Come attesta la lunga tradizione del cattolicesimo in queste regioni, continuate con energia a testimoniare l’amore di Dio anche con la promozione del “bene comune”: il bene di tutti e di ciascuno. Le vostre comunità ecclesiali hanno in genere un rapporto positivo con la società civile e con le diverse Istituzioni. Continuate ad offrire il vostro contributo per umanizzare gli spazi della convivenza civile. Da ultimo, raccomando anche a voi, come alle altre Chiese che sono in Italia, l’impegno a suscitare una nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico. Esso ha più che mai bisogno di vedere persone, soprattutto giovani, capaci di edificare una “vita buona” a favore e al servizio di tutti. A questo impegno infatti non possono sottrarsi i cristiani, che sono certo pellegrini verso il Cielo, ma che già vivono quaggiù un anticipo di eternità.

Cari fratelli e sorelle! Ringrazio Dio che mi ha concesso di condividere questo momento così significativo con voi. Vi affido alla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, e ai vostri Santi Patroni, e imparto con grande affetto la Benedizione Apostolica a tutti voi e ai vostri cari. Grazie per la vostra attenzione.



© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana























INCONTRO CON LA CITTADINANZA

SALUTO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Molo di San Marco - Venezia
Sabato, 7 maggio 2011



Signor Cardinale Patriarca,
Confratelli nell’Episcopato,
Signor Sindaco e distinte Autorità,
Cari fratelli e sorelle!

Rivolgo un cordiale saluto a ciascuno di voi, che dalle varie “calli” e dai “campi” di questa meravigliosa Città siete confluiti su questo Molo, per esprimere il vostro affetto al Successore di Pietro, venuto in pellegrinaggio nelle terre di San Marco. La vostra presenza, accompagnata da vibrante entusiasmo, esprime la vostra fede e la vostra devozione, e questo è per me motivo di grande gioia. In particolare, ringrazio il Signor Sindaco per le nobili espressioni che, anche a nome dell’intera Città, mi ha rivolto e per i sentimenti che mi ha manifestato; con lui, saluto e ringrazio tutte le altre Autorità civili e militari, che sono venute ad accogliermi.

Oggi ho la gioia di poter incontrare la gente di questa laguna. Vengo in mezzo a voi per rinsaldare quel profondo vincolo di comunione che storicamente vi unisce al Vescovo di Roma e di cui sono testimoni anzitutto i venerati Pastori che da questa Sede patriarcale sono passati a quella di san Pietro: molti di voi conservano vivo il ricordo del Patriarca Albino Luciani, figlio di queste terre venete, che divenne Papa con il nome di Giovanni Paolo I; e come non ricordare il Patriarca Angelo Giuseppe Roncalli, che, divenuto Papa Giovanni XXIII, è stato elevato dalla Chiesa alla gloria degli altari e proclamato beato? Ricordiamo infine il Patriarca Giuseppe Sarto, il futuro san Pio X, che con il suo esempio di santità continua a vivificare questa Chiesa particolare e tutta la Chiesa universale. Testimonianza della sollecitudine pastorale dei Papi per la vostra Città sono anche le visite pastorali compiute dal Servo di Dio Paolo VI e dal Beato Giovanni Paolo II. Anch’io, sulle orme di questi miei Predecessori, ho voluto venire oggi in mezzo a voi, per portarvi una parola di amore e di speranza, e confermarvi nella fede della Chiesa, che il Signore Gesù ha voluto fondare sulla roccia che è Pietro e ha affidato alla guida degli Apostoli e dei loro successori, nella comunione con la Chiesa di Roma “che presiede alla carità” (S. Ignazio).

Cari amici, secondo le tradizioni veneziane avete voluto accogliermi in questo luogo suggestivo, che è come la porta di accesso al cuore della Città. Da qui lo sguardo abbraccia il sereno bacino di San Marco, l’elegante Palazzo Ducale, la meravigliosa mole della Basilica marciana, l’inconfondibile profilo della città, giustamente detta “la perla dell’Adriatico”. Da questo molo si può cogliere quell’aspetto di singolare apertura che da sempre caratterizza Venezia, crocevia di persone e comunità di ogni provenienza, cultura, lingua e religione. Punto di approdo e di incontro per gli uomini di tutti i continenti, per la sua bellezza, la sua storia, le sue tradizioni civili, questa Città ha corrisposto nei secoli alla speciale vocazione di essere ponte tra Occidente ed Oriente. Anche in questa nostra epoca, con le sue nuove prospettive e le sue sfide complesse, essa è chiamata ad assumere importanti responsabilità in ordine alla promozione di una cultura di accoglienza e di condivisione, capace di gettare ponti di dialogo tra i popoli e le nazioni; una cultura della concordia e dell’amore, che ha le sue solide fondamenta nel Vangelo.

Lo splendore dei monumenti e la fama delle istituzioni secolari manifestano la storia gloriosa e il carattere delle genti venete, oneste e laboriose, dotate di grande sensibilità, di capacità organizzative e di quello che nel linguaggio quotidiano viene detto “buon senso”. Tale patrimonio di tradizioni civili, culturali ed artistiche ha trovato un fecondo sviluppo anche grazie all’accoglienza della fede cristiana, che affonda le sue radici molto lontano, già dalla nascita dei primi insediamenti di questa laguna. Con il passare dei secoli, la fede trasmessa dai primi evangelizzatori si è radicata sempre più profondamente nel tessuto sociale, fino a diventarne parte essenziale. Ne sono visibile testimonianza le splendide Chiese e le tante edicole devozionali disseminate tra calli, canali e ponti. Vorrei ricordare, in particolare, i due importanti Santuari che, in tempi diversi, vennero edificati dai veneziani in ottemperanza ad un voto, per ottenere dalla Provvidenza divina la liberazione dalla piaga della peste: eccoli di fronte a questo Molo, sono la Basilica del Redentore e il Santuario della Madonna della Salute, entrambi mete di numerosi pellegrini nelle rispettive ricorrenze annuali. I vostri padri ben sapevano che la vita umana è nelle mani di Dio e che senza la sua benedizione l’uomo costruisce invano. Perciò, visitando la vostra Città, chiedo al Signore che doni a tutti voi una fede sincera e fruttuosa, capace di alimentare una grande speranza e una paziente ricerca del bene comune.

Cari amici, la mia preghiera si eleva a Dio per implorare che effonda le sue benedizioni su Venezia e il suo territorio. Invito tutti voi, cari Veneziani, a ricercare e custodire sempre l’armonia tra lo sguardo della fede e della ragione che permette alla coscienza di percepire il vero bene, in modo che le scelte della comunità civile siano sempre ispirate ai principi etici corrispondenti alla profonda verità della natura umana. L’uomo non può rinunciare alla verità su di sé, senza che ne soffrano il senso della responsabilità personale, la solidarietà verso gli altri, l’onestà nei rapporti economici e di lavoro.

Mentre, al crepuscolo di questo giorno ci introduciamo nella festa domenicale, disponiamoci a celebrare la Pasqua settimanale del Signore con la gioia che caratterizza il tempo pasquale e con la certezza che Gesù ha vinto la morte con la sua risurrezione e ci vuole far partecipi della sua stessa vita. Affidandovi alla materna protezione di Maria Santissima, invoco su questa Città, su quanti la abitano, su chi la governa, su chi si prodiga a renderla sempre più degna di Dio e dell’uomo la Benedizione del Signore. Grazie a tutti voi, buona domenica.



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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AD AQUILEIA E VENEZIA (7-8 MAGGIO 2011) - III


SANTA MESSA NEL PARCO SAN GIULIANO DI MESTRE


Alle ore 9 di oggi, III Domenica di Pasqua, il Santo Padre Benedetto XVI lascia il Patriarchio di Venezia e si reca in motovedetta a Mestre per presiedere, nel Parco San Giuliano, la Celebrazione Eucaristica per i fedeli di tutto il Nordest.
La Santa Messa, che inizia alle ore 10, è introdotta dall’indirizzo di omaggio dell’Em.mo Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia. Dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa tiene la seguente omelia:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi e celebrare con voi e per voi questa solenne Eucaristia. È significativo che il luogo prescelto per questa Liturgia sia il Parco di San Giuliano: uno spazio dove abitualmente non si celebrano riti religiosi, ma manifestazioni culturali e musicali. Oggi, questo spazio ospita Gesù risorto, realmente presente nella sua Parola, nell’assemblea del Popolo di Dio con i suoi Pastori e, in modo eminente, nel sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. A voi, venerati Fratelli Vescovi, con i Presbiteri e i Diaconi, a voi religiosi, religiose e laici rivolgo il mio più cordiale saluto, con un pensiero speciale per gli ammalati e gli infermi qui presenti, accompagnati dall’UNITALSI. Grazie per la vostra calorosa accoglienza! Saluto con affetto il Patriarca, Cardinale Angelo Scola, che ringrazio per le toccanti parole che mi ha indirizzato all’inizio della santa Messa. Rivolgo un deferente pensiero al Sindaco, al Ministro per i Beni e le Attività Culturali in rappresentanza del Governo, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ed alle Autorità civili e militari, che con la loro presenza hanno voluto onorare questo nostro incontro. Un ringraziamento sentito a quanti hanno generosamente offerto la loro collaborazione per la preparazione e lo svolgimento di questa mia Visita Pastorale. Grazie di cuore!

Il Vangelo della Terza Domenica di Pasqua - ora ascoltato - presenta l’episodio dei discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35), un racconto che non finisce mai di stupirci e di commuoverci. Questo episodio mostra le conseguenze che Gesù risorto opera nei due discepoli: conversione dalla disperazione alla speranza; conversione dalla tristezza alla gioia; e anche conversione alla vita comunitaria. Talvolta, quando si parla di conversione, si pensa unicamente al suo aspetto faticoso, di distacco e di rinuncia. Invece, la conversione cristiana è anche e soprattutto fonte di gioia, di speranza e di amore. Essa è sempre opera di Cristo risorto, Signore della vita, che ci ha ottenuto questa grazia per mezzo della sua passione e ce la comunica in forza della sua risurrezione.

Cari fratelli e sorelle! Sono venuto tra voi come Vescovo di Roma e continuatore del ministero di Pietro, per confermarvi nella fedeltà al Vangelo e nella comunione. Sono venuto per condividere con i Vescovi e i Presbiteri l’ansia dell’annuncio missionario, che tutti ci deve coinvolgere in un serio e ben coordinato servizio alla causa del Regno di Dio. Voi, oggi qui presenti, rappresentate le Comunità ecclesiali nate dalla Chiesa madre di Aquileia. Come in passato, quando quelle Chiese si distinsero per il fervore apostolico e il dinamismo pastorale, così anche oggi occorre promuovere e difendere con coraggio la verità e l’unità della fede. Occorre rendere conto della speranza cristiana all’uomo moderno, sopraffatto non di rado da vaste ed inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti stessi del suo essere e del suo agire.

Voi vivete in un contesto nel quale il Cristianesimo si presenta come la fede che ha accompagnato, nei secoli, il cammino di tanti popoli, anche attraverso persecuzioni e prove molto dure. Di questa fede sono eloquente espressione le molteplici testimonianze disseminate ovunque: le chiese, le opere d’arte, gli ospedali, le biblioteche, le scuole; l’ambiente stesso delle vostre città, come pure delle campagne e delle montagne, tutte costellate di riferimenti a Cristo. Eppure, oggi questo essere di Cristo rischia di svuotarsi della sua verità e dei suoi contenuti più profondi; rischia di diventare un orizzonte che solo superficialmente - e negli aspetti piuttosto sociali e culturali -, abbraccia la vita; rischia di ridursi ad un cristianesimo nel quale l’esperienza di fede in Gesù crocifisso e risorto non illumina il cammino dell’esistenza, come abbiamo ascoltato nel Vangelo odierno a proposito dei due discepoli di Emmaus, i quali, dopo la crocifissione di Gesù, facevano ritorno a casa immersi nel dubbio, nella tristezza e nella delusione. Tale atteggiamento tende, purtroppo, a diffondersi anche nel vostro territorio: questo avviene quando i discepoli di oggi si allontanano dalla Gerusalemme del Crocifisso e del Risorto, non credendo più nella potenza e nella presenza viva del Signore. Il problema del male, del dolore e della sofferenza, il problema dell’ingiustizia e della sopraffazione, la paura degli altri, degli estranei e dei lontani che giungono nelle nostre terre e sembrano attentare a ciò che noi siamo, portano i cristiani di oggi a dire con tristezza: noi speravamo che il Signore ci liberasse dal male, dal dolore, dalla sofferenza, dalla paura, dall’ingiustizia.

È necessario, allora, per ciascuno di noi, come è avvenuto ai due discepoli di Emmaus, lasciarsi istruire da Gesù: innanzitutto, ascoltando e amando la Parola di Dio, letta nella luce del Mistero Pasquale, perché riscaldi il nostro cuore e illumini la nostra mente, e ci aiuti ad interpretare gli avvenimenti della vita e dare loro un senso. Poi, occorre sedersi a tavola con il Signore, diventare suoi commensali, affinché la sua presenza umile nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue ci restituisca lo sguardo della fede, per guardare tutto e tutti con gli occhi di Dio, nella luce del suo amore. Rimanere con Gesù che è rimasto con noi, assimilare il suo stile di vita donata, scegliere con lui la logica della comunione tra di noi, della solidarietà e della condivisione. L’Eucaristia è la massima espressione del dono che Gesù fa di se stesso ed è un invito costante a vivere la nostra esistenza nella logica eucaristica, come un dono a Dio e agli altri.

Il Vangelo riferisce anche che i due discepoli, dopo aver riconosciuto Gesù nello spezzare il pane, «partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme» (Lc 24,33). Essi sentono il bisogno di ritornare a Gerusalemme e raccontare la straordinaria esperienza vissuta: l’incontro con il Signore risorto. C’è un grande sforzo da compiere perché ogni cristiano, qui nel Nord-est come in ogni altra parte del mondo, si trasformi in testimone, pronto ad annunciare con vigore e con gioia l’evento della morte e della risurrezione di Cristo. Conosco la cura che, come Chiese del Triveneto, ponete nel cercare di comprendere le ragioni del cuore dell’uomo moderno e come, richiamandovi alle antiche tradizioni cristiane, vi preoccupate di tracciare le linee programmatiche della nuova evangelizzazione, guardando con attenzione alle numerose sfide del tempo presente e ripensando il futuro di questa regione. Desidero, con la mia presenza, sostenere la vostra opera e infondere in tutti fiducia nell’intenso programma pastorale avviato dai vostri Pastori, auspicando un fruttuoso impegno da parte di tutte le componenti della Comunità ecclesiale.

Anche un popolo tradizionalmente cattolico può, tuttavia, avvertire in senso negativo, o assimilare quasi inconsciamente, i contraccolpi di una cultura che finisce per insinuare un modo di pensare nel quale viene apertamente rifiutato, o nascostamente ostacolato, il messaggio evangelico. So quanto sia stato e quanto continui ad essere grande il vostro impegno nel difendere i perenni valori della fede cristiana. Vi incoraggio a non cedere mai alle ricorrenti tentazioni della cultura edonistica ed ai richiami del consumismo materialista. Accogliete l’invito dell’Apostolo Pietro, contenuto nella seconda Lettura odierna, a comportarvi «con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri» (1 Pt 1,17); invito che si concretizza in una vita vissuta intensamente nelle strade del nostro mondo, nella consapevolezza della meta da raggiungere: l’unità con Dio, nel Cristo crocifisso e risorto. Infatti, la nostra fede e la nostra speranza sono rivolte a Dio (cfr 1 Pt 1,21): rivolte a Dio perché radicate in Lui, fondate sul suo amore e sulla sua fedeltà. Nei secoli passati, le vostre Chiese hanno conosciuto una ricca tradizione di santità e di generoso servizio ai fratelli, grazie all’opera di zelanti sacerdoti e religiosi e religiose di vita attiva e contemplativa. Se vogliamo metterci in ascolto del loro insegnamento spirituale, non ci è difficile riconoscere l’appello personale e inconfondibile che essi ci rivolgono: Siate santi! Ponete al centro della vostra vita Cristo! Costruite su di Lui l’edificio della vostra esistenza. In Gesù troverete la forza per aprirvi agli altri e per fare di voi stessi, sul suo esempio, un dono per l’intera umanità.

Attorno ad Aquileia si ritrovarono uniti popoli di lingue e culture diverse, fatti convergere non solo da esigenze politiche ma, soprattutto, dalla fede in Cristo e dalla civiltà ispirata dall’insegnamento evangelico, la Civiltà dell’Amore. Le Chiese generate da Aquileia sono chiamate oggi a rinsaldare quell’antica unità spirituale, in particolare alla luce del fenomeno dell’immigrazione e delle nuove circostanze geopolitiche in atto. La fede cristiana può sicuramente contribuire alla concretezza di un tale programma, che interessa l’armonico ed integrale sviluppo dell’uomo e della società in cui egli vive. La mia presenza tra voi vuole essere, perciò, anche un vivo sostegno agli sforzi che vengono dispiegati per favorire la solidarietà fra le vostre Diocesi del Nord-est. Vuole essere, inoltre, un incoraggiamento per ogni iniziativa tendente al superamento di quelle divisioni che potrebbero vanificare le concrete aspirazioni alla giustizia e alla pace.

Questo, fratelli, è il mio auspicio, questa è la preghiera che rivolgo a Dio per tutti voi, invocando la celeste intercessione della Vergine Maria e dei tanti Santi e Beati, tra i quali mi è caro ricordare san Pio X e il beato Giovanni XXIII, ma anche il Venerabile Giuseppe Toniolo, la cui beatificazione è ormai prossima. Questi luminosi testimoni del Vangelo sono la più grande ricchezza del vostro territorio: seguite i loro esempi e i loro insegnamenti, coniugandoli con le esigenze attuali. Abbiate fiducia: il Signore risorto cammina con voi, ieri, oggi e sempre. Amen.




























VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AD AQUILEIA E VENEZIA (7-8 MAGGIO 2011) - IV


RECITA DEL REGINA CŒLI NEL PARCO DI SAN GIULIANO A MESTRE


Al termine della Celebrazione Eucaristica nel Parco San Giuliano a Mestre, il Papa introduce la preghiera mariana del Regina Cœli con le seguenti parole:

PRIMA DEL REGINA CŒLI

Cari fratelli e sorelle!

Al termine di questa solenne Celebrazione eucaristica, volgiamo lo sguardo a Maria, Regina Caeli. All’alba della Pasqua, Ella divenne la Madre del Risorto e la sua unione con Lui è così profonda che là dove il Figlio è presente non può mancare la Madre. In questi vostri splendidi luoghi, dono e segno della bellezza di Dio, quanti Santuari, chiese e cappelle sono dedicati a Maria! In Lei si riflette il volto luminoso di Cristo. Se la seguiamo docilmente, la Vergine ci conduce a Lui. In questi giorni del Tempo pasquale, lasciamoci conquistare dal Cristo risorto. In Lui ha inizio il mondo nuovo di amore e di pace che costituisce la profonda aspirazione di ogni cuore umano. Il Signore conceda a voi, abitanti di queste Terre ricche di una lunga storia cristiana, di vivere il Vangelo sul modello della Chiesa nascente, nella quale "la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4,32). Invochiamo Maria Santissima, che ha sostenuto i primi testimoni del suo Figlio nella predicazione della Buona Novella, affinché sostenga anche oggi le fatiche apostoliche dei Sacerdoti; renda feconda la testimonianza dei Religiosi e delle Religiose; animi la quotidiana opera dei genitori nella prima trasmissione della fede ai loro figli; illumini la strada dei giovani perché camminino fiduciosi sulla via tracciata dalla fede dei padri; colmi di ferma speranza i cuori degli anziani; conforti con la sua vicinanza gli ammalati e tutti i sofferenti; rafforzi l’opera dei numerosi laici che collaborano attivamente alla nuova evangelizzazione, nelle Parrocchie, nelle Associazioni, come l’Azione Cattolica, così radicata e presente in queste Terre, nei Movimenti, che, con la varietà dei loro carismi e della loro azione, sono un segno della ricchezza del tessuto ecclesiale – penso a realtà come il Movimento dei Focolari, Comunione e Liberazione o il Cammino Neocatecumenale, per citarne solo alcune. Tutti incoraggio a lavorare con vero spirito di comunione in questa grande vigna nella quale il Signore ci ha chiamati ad operare. Maria, Madre del Risorto e della Chiesa, prega per noi!



Terminata la Santa Messa, il Santo Padre fa ritorno in motovedetta a Venezia, accompagnato da un corteo acqueo delle Associazioni remiere della città lagunare.

Dopo il pranzo con i Vescovi e una sosta di riposo, prima di lasciare il Patriarchio il Papa saluta gli organizzatori della Visita.

09/05/2011 01:28
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Benedetto XVI incontra a Venezia il mondo della cultura e dell'economia


VENEZIA, domenica, 8 maggio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato questa domenica pomeriggio da Benedetto XVI nella Basilica di Santa Maria della Salute di Venezia incontrando i rappresentanti del mondo culturale, artistico e socioeconomico della città.

* * *

Cari amici,

sono lieto di salutarvi cordialmente, quali rappresentanti del mondo della cultura, dell’arte e dell’economia di Venezia e del suo territorio. Vi ringrazio per la vostra presenza e la vostra simpatia. Esprimo la mia riconoscenza al Patriarca e al Rettore che, a nome dello Studium Generale Marcianum, si è fatto interprete dei sentimenti di tutti voi e ha introdotto questo nostro incontro, l’ultimo della mia intensa visita, iniziata ieri ad Aquileia. Vorrei lasciarvi alcuni spunti molto sintetici, che spero vi saranno utili per la riflessione e per l’impegno comune. Questi spunti li traggo da tre parole che sono metafore suggestive: tre parole legate a Venezia e, in particolare, al luogo in cui ci troviamo: la prima parola è acqua; la seconda è Salute, la terza è Serenissima.

Cominciamo dall’acqua – come appare logico per molti versi. L’acqua è simbolo ambivalente: di vita, ma anche di morte; lo sanno bene le popolazioni colpite da alluvioni e maremoti. Ma l’acqua è anzitutto elemento essenziale per la vita. Venezia è detta la "Città d’acqua". Anche per voi che vivete a Venezia questa condizione ha un duplice segno, negativo e positivo: comporta molti disagi e, al tempo stesso, un fascino straordinario. L’essere Venezia "città d’acqua" fa pensare ad un celebre sociologo contemporaneo, che ha definito "liquida" la nostra società, e così la cultura europea: una cultura "liquida", per esprimere la sua "fluidità", la sua poca stabilità o forse la sua assenza di stabilità, la mutevolezza, l’inconsistenza che a volte sembra caratterizzarla. E qui vorrei inserire la prima proposta: Venezia non come città "liquida" – nel senso appena accennato –, ma come città "della vita e della bellezza". Certo, è una scelta, ma nella storia bisogna scegliere: l’uomo è libero di interpretare, di dare un senso alla realtà, e proprio in questa libertà consiste la sua grande dignità. Nell’ambito di una città, qualunque essa sia, anche le scelte di carattere amministrativo culturale ed economico dipendono, in fondo, da questo orientamento fondamentale, che possiamo chiamare "politico" nell’accezione più nobile e più alta del termine. Si tratta di scegliere tra una città "liquida", patria di una cultura che appare sempre più quella del relativo e dell’effimero, e una città che rinnova costantemente la sua bellezza attingendo dalle sorgenti benefiche dell’arte, del sapere, delle relazioni tra gli uomini e tra i popoli.

Veniamo alla seconda parola: "Salute". Ci troviamo nel "Polo della Salute": una realtà nuova, che ha però radici antiche. Qui, sulla Punta della Dogana, sorge una delle chiese più celebri di Venezia, opera del Longhena, edificata come voto alla Madonna per la liberazione dalla peste del 1630: Santa Maria della Salute. Accanto ad essa, il celebre architetto costruì il Convento dei Somaschi, diventato poi Seminario Patriarcale. "Unde origo, inde salus", recita il motto inciso al centro della rotonda maggiore della Basilica, espressione che indica come sia strettamente legata alla Madre di Dio l’origine della Città di Venezia, fondata, secondo la tradizione, il 25 marzo del 421, giorno dell’Annunciazione. E proprio per intercessione di Maria venne la salute, la salvezza dalla peste. Ma riflettendo su questo motto possiamo coglierne anche un significato ancora più profondo e più ampio. Dalla Vergine di Nazaret ha avuto origine Colui che ci dona la "salute". La "salute" è una realtà onnicomprensiva, integrale: va dallo "stare bene" che ci permette di vivere serenamente una giornata di studio e di lavoro, o di vacanza, fino alla salus animae, da cui dipende il nostro destino eterno. Dio si prende cura di tutto ciò, senza escludere nulla. Si prende cura della nostra salute in senso pieno. Lo dimostra Gesù nel Vangelo: Egli ha guarito malati di ogni genere, ma ha anche liberato gli indemoniati, ha rimesso i peccati, ha risuscitato i morti. Gesù ha rivelato che Dio ama la vita e vuole liberarla da ogni negazione, fino a quella radicale che è il male spirituale, il peccato, radice velenosa che inquina tutto. Per questo, Gesù stesso si può chiamare "Salute" dell’uomo: Salus nostra Dominus Jesus. Gesù salva l’uomo ponendolo nuovamente nella relazione salutare con il Padre nella grazia dello Spirito Santo; lo immerge in questa corrente pura e vivificante che scioglie l’uomo dalle sue "paralisi" fisiche, psichiche e spirituali; lo guarisce dalla durezza di cuore, dalla chiusura egocentrica e gli fa gustare la possibilità di trovare veramente se stesso perdendosi per amore di Dio e del prossimo. Unde origo, inde salus. Questo motto richiama molteplici riferimenti; mi limito a ricordarne uno, la celebre espressione di sant’Ireneo: "Gloria Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei" (Adv. haer. IV, 20, 7). Che si potrebbe parafrasare così: gloria di Dio è la piena salute dell’uomo, e questa consiste nello stare in relazione profonda con Dio. Possiamo dirlo anche con i termini cari al neo-beato Giovanni Paolo II: l’uomo è la via della Chiesa, e il Redentore dell’uomo è Cristo.

Infine, la terza parola: "Serenissima", il nome della Repubblica Veneta. Un titolo davvero stupendo, si direbbe utopico, rispetto alla realtà terrena, e tuttavia capace di suscitare non solo memorie di glorie passate, ma anche ideali trainanti nella progettazione dell’oggi e del domani, in questa grande regione. "Serenissima" in senso pieno è solamente la Città celeste, la nuova Gerusalemme, che appare al termine della Bibbia, nell’Apocalisse, come una visione meravigliosa (cfr Ap 21,1 – 22,5). Eppure il Cristianesimo concepisce questa Città santa, completamente trasfigurata dalla gloria di Dio, come una meta che muove i cuori degli uomini e spinge i loro passi, che anima l’impegno faticoso e paziente per migliorare la città terrena. Bisogna sempre ricordare a questo proposito le parole del Concilio Vaticano II: "Niente giova all’uomo se guadagna il mondo intero ma perde se stesso. Tuttavia l’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo" (Cost. Gaudium et spes, 39). Noi ascoltiamo queste espressioni in un tempo nel quale si è esaurita la forza delle utopie ideologiche e non solo l’ottimismo è oscurato, ma anche la speranza è in crisi. Non dobbiamo allora dimenticare che i Padri conciliari, che ci hanno lasciato questo insegnamento, avevano vissuto l’epoca delle due guerre mondiali e dei totalitarismi. La loro prospettiva non era certo dettata da un facile ottimismo, ma dalla fede cristiana, che anima la speranza al tempo stesso grande e paziente, aperta sul futuro e attenta alle situazioni storiche. In questa stessa prospettiva il nome "Serenissima" ci parla di una civiltà della pace, fondata sul mutuo rispetto, sulla reciproca conoscenza, sulle relazioni di amicizia. Venezia ha una lunga storia e un ricco patrimonio umano, spirituale e artistico per essere capace anche oggi di offrire un prezioso contributo nell’aiutare gli uomini a credere in un futuro migliore e ad impegnarsi a costruirlo. Ma per questo non deve avere paura di un altro elemento emblematico, contenuto nello stemma di San Marco: il Vangelo. Il Vangelo è la più grande forza di trasformazione del mondo, ma non è un’utopia, né un’ideologia. Le prime generazioni cristiane lo chiamavano piuttosto la "via", cioè il modo di vivere che Cristo ha praticato per primo e che ci invita a seguire. Alla città "serenissima" si giunge per questa via, che è la via della carità nella verità, ben sapendo, come ci ricorda ancora il Concilio, che non bisogna "camminare sulla strada della carità solamente nelle grandi cose, bensì e soprattutto nelle circostanze ordinarie della vita" e che sull’esempio di Cristo "è necessario anche portare la croce; quella che dalla carne e dal mondo viene messa sulle spalle di quanti cercano la pace e la giustizia" (ivi, 38).

Ecco, cari amici, gli spunti di riflessione che volevo condividere con voi. Per me è stata una gioia concludere la mia visita in vostra compagnia. Ringrazio nuovamente il Cardinale Patriarca, l’Ausiliare e tutti i collaboratori per la magnifica accoglienza. Saluto la Comunità ebraica di Venezia - che ha antiche radici ed è una presenza importante nel tessuto cittadino - con il suo Presidente, Prof. Amos Luzzatto. Un pensiero anche ai musulmani che vivono in questa città. Da questo luogo così significativo rivolgo il mio cordiale saluto a Venezia, alla Chiesa qui pellegrina e a tutte le Diocesi del Triveneto, lasciando, come pegno del mio perenne ricordo, la Benedizione Apostolica.

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana]
















Discorso del Papa nella Basilica di San Marco a Venezia
Presiedendo la terza Assemblea ecclesiale del Patriarcato di Venezia




VENEZIA, domenica, 8 maggio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato dal Papa questa domenica pomeriggio nella Basilica di San Marco a Venezia presiedendo la terza Assemblea ecclesiale del Patriarcato veneziano, indetta per la chiusura della Visita pastorale del Patriarca alle parrocchie e alle varie realtà del territorio diocesano.

* * *

"Magnificat anima mea Dominum"

Cari fratelli e sorelle! Con le parole della Vergine Maria desidero innalzare insieme a voi l’inno di lode e di ringraziamento al Signore per il dono della Visita pastorale, iniziata nel Patriarcato di Venezia nel 2005 e giunta oggi alla sua provvida conclusione in questa Assemblea generale. A Dio, datore di ogni bene, rivolgiamo la nostre lode per aver sostenuto i vostri propositi spirituali e i vostri sforzi apostolici durante questo tempo della Visita pastorale, compiuta dal vostro Pastore, il Cardinale Angelo Scola, che saluto e ringrazio per le gentili parole rivoltemi a nome di tutti. Con lui saluto il Vescovo Ausiliare e Vescovo eletto di Vicenza, i Vicari episcopali e quanti lo hanno coadiuvato in questo lungo e articolato impegno pastorale, evento di grazia e di forte esperienza ecclesiale, nel quale l’intero popolo cristiano si è rigenerato nella fede, protendendosi con rinnovato slancio alla missione. Ed è pertanto specialmente a voi, cari sacerdoti, religiosi, e fedeli laici, che rivolgo il mio affettuoso saluto e il sincero apprezzamento per il vostro servizio, in particolare nello svolgimento delle Assemblee ecclesiali. Sono lieto di salutare la storica Comunità armena di Venezia con l’Abate e i monaci mechitaristi. Un pensiero va al Metropolita greco-ortodosso d’Italia Ghennadios e al Vescovo della Chiesa Ortodossa Russa Nestor, come pure ai Rappresentanti delle Comunità luterana ed anglicana.

Gratitudine e gioia sono perciò i sentimenti che caratterizzano questo nostro incontro. Esso si svolge nello spazio sacro, colmo di arte e di memoria, della Basilica di San Marco, dove la fede e la creatività umana hanno dato origine ad una eloquente catechesi per immagini. Il Servo di Dio Albino Luciani, che fu vostro indimenticabile Patriarca, così descrisse la sua prima visita in questa Basilica, da giovane sacerdote: "Mi trovai immerso in un fiume di luce … Finalmente potevo vedere e godere con i miei occhi tutto lo splendore di un mondo di arte e di bellezza unico e irripetibile, il cui fascino ti penetra nel profondo" (Io sono il ragazzo del mio Signore, Venezia-Quarto d’Altino, 1998). Questo tempio è immagine e simbolo della Chiesa di pietre vive, che siete voi, cristiani di Venezia.

"Oggi devo fermarmi a casa tua. In fretta scese e l’accolse" (Lc 19,5-6). Quante volte, durante la Visita pastorale, avete ascoltato e meditato queste parole, rivolte da Gesù a Zaccheo! Esse sono state il motivo conduttore dei vostri incontri comunitari, offrendovi uno stimolo efficace ad accogliere Gesù Risorto, via sicura per trovare pienezza di vita e di felicità. Infatti, l’autentica realizzazione dell’uomo e la sua vera gioia non si trovano nel potere, nel successo, nel denaro, ma soltanto in Dio, che Gesù Cristo ci fa conoscere e ci rende vicino. E’ questa l’esperienza di Zaccheo. Egli, secondo la mentalità corrente, ha tutto: potere e denaro. Può dirsi un "uomo arrivato": ha fatto carriera, ha raggiunto ciò che voleva e potrebbe dire, come il ricco stolto della parabola evangelica, "anima mia hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divertiti" (Lc 12,19). Per questo il suo desiderio di vedere Gesù è sorprendente. Che cosa lo spinge a ricercare l’incontro con Lui? Zaccheo si rende conto che quanto possiede non gli basta, sente il desiderio di andare oltre. Ed ecco che Gesù, il profeta di Nazaret, passa da Gerico, la sua città. Di Lui gli è giunta l’eco di alcune parole inconsuete: beati i poveri, i miti, gli afflitti, gli affamati di giustizia. Parole per lui strane, ma forse proprio per questo affascinanti, nuove. Vuole vedere questo Gesù. Ma Zaccheo, seppure ricco e potente, è piccolo di statura. Perciò corre avanti, sale su un albero, un sicomoro. Non gli importa di esporsi al ridicolo: ha trovato un modo per rendere possibile l’incontro. E Gesù arriva, alza lo sguardo verso di lui, lo chiama per nome: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua" (Lc 19,5). Nulla è impossibile a Dio! Da questo incontro scaturisce per Zaccheo una vita nuova: accoglie Gesù con gioia, scoprendo finalmente la realtà che può riempire veramente e pienamente la sua vita. Ha toccato con mano la salvezza, ormai non è più quello di prima e come segno di conversione si impegna a donare metà dei suoi beni ai poveri e a restituire il quadruplo a chi aveva derubato. Ha trovato il vero tesoro, perché il Tesoro, che è Gesù, ha trovato lui!

Amata Chiesa che sei in Venezia! Imita l’esempio di Zaccheo e vai oltre! Supera e aiuta l’uomo di oggi a superare gli ostacoli dell’individualismo, del relativismo; non lasciarti mai trarre verso il basso dalle mancanze che possono segnare le comunità cristiane. Sforzati di vedere da vicino la persona di Cristo, che ha detto: "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). Come successore dell’Apostolo Pietro, visitando in questi giorni la vostra terra, ripeto a ciascuno di voi: non abbiate paura di andare controcorrente per incontrare Gesù, di puntare verso l’alto per incrociare il suo sguardo. Nel "logo" di questa mia Visita pastorale è rappresentata la scena di Marco che consegna il Vangelo a Pietro, tratta da un mosaico di questa Basilica. Oggi, simbolicamente, vengo a riconsegnare il Vangelo a voi, figli spirituali di san Marco, per confermarvi nella fede e incoraggiarvi dinanzi alle sfide del momento presente. Avanzate fiduciosi nel sentiero della nuova evangelizzazione, nel servizio amorevole dei poveri e nella testimonianza coraggiosa all’interno delle varie realtà sociali. Siate consapevoli d’essere portatori di un messaggio che è per ogni uomo e per tutto l’uomo; un messaggio di fede, di speranza e di carità.

Quest’invito è, in primo luogo, per voi, cari sacerdoti, configurati con il sacramento dell’Ordine a Cristo "Capo e Pastore" e posti a guida del suo popolo. Riconoscenti per l’immenso dono ricevuto, continuate a svolgere con generosità e dedizione il vostro ministero, cercando sostegno sia nella fraternità presbiterale vissuta come corresponsabilità e collaborazione, sia nella preghiera intensa e in un approfondito aggiornamento teologico e pastorale. Un pensiero affettuoso ai sacerdoti ammalati e anziani, uniti a noi spiritualmente. L’invito è poi rivolto a voi, persone consacrate, che costituite una preziosa risorsa spirituale per l’intero popolo cristiano e indicate in modo speciale, con la professione dei voti, l’importanza e la possibilità del dono totale di sé a Dio. Infine questo invito è rivolto a tutti voi, cari fedeli laici. Sappiate rendere sempre e dappertutto ragione della speranza che è in voi (cfr 1Pt 3,15). La Chiesa ha bisogno dei vostri doni e del vostro entusiasmo. Sappiate dire "sì" a Cristo che vi chiama ad essere suoi discepoli, ad essere santi. Vorrei ricordare, ancora una volta, che la "santità" non vuol dire fare cose straordinarie, ma seguire ogni giorno la volontà di Dio, vivere veramente bene la propria vocazione, con l’aiuto della preghiera, della Parola di Dio, dei Sacramenti e con lo sforzo quotidiano della coerenza. Sì, ci vogliono fedeli laici affascinati dall’ideale della "santità", per costruire una società degna dell’uomo, una civiltà dell’amore.

Nel corso della Visita pastorale avete dedicato speciale cura alla testimonianza che le vostre comunità cristiane sono chiamate a rendere, a partire dai fedeli più motivati e consapevoli. A tale proposito, vi siete giustamente preoccupati di rilanciare l’evangelizzazione e la catechesi degli adulti e delle nuove generazioni proprio a partire da piccole comunità di adulti e di genitori, che, costituendo quasi dei cenacoli domestici, possano vivere la logica dell’evento cristiano anzitutto nella testimonianza della comunione e della carità. Vi esorto a non risparmiare energie nell’annuncio del Vangelo e nell’educazione cristiana, promuovendo sia la catechesi ad ogni livello, sia quelle offerte formative e culturali che costituiscono un vostro rilevante patrimonio spirituale. Sappiate dedicare particolare cura alla formazione cristiana dei bambini, degli adolescenti e dei giovani. Essi hanno bisogno di validi punti di riferimento: siate per loro esempi di coerenza umana e cristiana. Lungo il percorso della Visita pastorale è emersa anche la necessità di un sempre maggiore impegno nella carità quale esperienza del dono generoso e gratuito di sé, come pure l’esigenza di manifestare con chiarezza il volto missionario della parrocchia, fino a creare realtà pastorali che, senza rinunciare alla capillarità, siano più capaci di slancio apostolico.

Cari amici, la missione della Chiesa porta frutto perché Cristo è realmente presente tra noi, in modo del tutto particolare nella Santa Eucaristia. La sua è una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a Sé. Cristo ci attira a Sé, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui. In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei fratelli: la comunione con il Signore è sempre anche comunione con gli altri. Per questo la nostra vita spirituale dipende essenzialmente dall’Eucaristia. Senza di essa la fede e la speranza si spengono, la carità si raffredda. Vi esorto pertanto a curare sempre più la qualità delle celebrazioni eucaristiche, specialmente di quelle domenicali, affinché il Giorno del Signore sia vissuto pienamente e illumini le vicende e le attività di tutti i giorni. Dall’Eucaristia, fonte inesauribile di amore divino, potrete attingere l’energia necessaria per portare Cristo agli altri e per portare gli altri a Cristo, per essere quotidianamente testimoni di carità e di solidarietà e per condividere i beni che la Provvidenza vi concede con i fratelli privi del necessario.

Cari amici, vi assicuro la mia preghiera, affinché l’impegnativo cammino di crescita nella comunione, che avete compiuto in questi anni della Visita pastorale, rinnovi la vita di fede dell’intera vostra Chiesa particolare e, al tempo stesso, susciti una sempre più generosa dedizione al servizio di Dio e dei fratelli. Maria Santissima, che voi venerate con il titolo di Vergine Nicopeja, la cui suggestiva immagine splende in questa Basilica, ottenga in dono per tutti voi e per l’intera Comunità diocesana la piena fedeltà a Cristo. All’intercessione della celeste Madre del Redentore e al sostegno dei Santi e Beati della vostra Terra affido il cammino che vi attende, mentre con affetto imparto a voi e all’intera Chiesa di San Marco una speciale Benedizione Apostolica, estendendola ai malati, ai carcerati e a quanti soffrono nel corpo e nello spirito.

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana]

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