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Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2013 17:43
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18/06/2009 16:46
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Sig. George Abela, Presidente di Malta, con la Consorte, e Seguito.

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Venezuela, in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. José Sotero Valero Ruz, Vescovo di Guanare;
S.E. Mons. Ramón José Aponte Fernández, Vescovo di Valle de la Pascua;
S.E. Mons. Jorge Anibal Quintero Chacón, Vescovo di Margarita;
S.E. Mons. Ramón José Viloria Pinzón, Vescovo di Puerto Cabello.

Il Papa riceve oggi in Udienza:
Sua Santità Abuna Paulos, Patriarca della Chiesa Ortodossa di Etiopia.




RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DELL’AUSILIARE DI MARIBOR (SLOVENIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all'ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di Maribor (Slovenia), presentata da S.E. Mons. Jožef Smej in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



NOMINA DEL VESCOVO DI TEXCOCO (MESSICO)

Il Papa ha nominato Vescovo di Texcoco (Messico) S.E. Mons. Juan Manuel Mancilla Sánchez, finora Vescovo di Ciudad Obregón.

S.E. Mons. Juan Manuel Mancilla Sánchez
S.E. Mons. Juan Manuel Mancilla Sánchez è nato nella località di Santo Domingo, arcidiocesi di San Luis Potosí, il 27 gennaio 1950. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario di San Luis Potosí; ha quindi ottenuto la Licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico di Roma e all’École Biblique di Gerusalemme.
È stato ordinato sacerdote il 1° luglio 1974. Tra altri incarichi, ha avuto quelli di Rettore del Seminario, Cancelliere della Curia, Canonico della Cattedrale e Responsabile per il settore diocesano della pastorale familiare.
Nominato Vescovo titolare di Repeti ed Ausiliare di Texcoco il 23 maggio 2001, è stato consacrato il 24 giugno 2001.
L’8 novembre 2005 è stato nominato Vescovo di Ciudad Obregón.



NOMINA DEL VESCOVO DI SALE (AUSTRALIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Sale (Australia) S.E. Mons. Christopher Prowse, finora Vescovo titolare di Baanna ed Ausiliare di Melbourne.

S.E. Mons. Christopher Prowse
S.E. Mons. Christopher Prowse è nato il 14 novembre 1953 in East Melbourne (Victoria). Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario Maggiore di Melbourne, "Corpus Christi College".
E’ stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Melbourne il 16 agosto 1980.
Dopo aver esercitato il ministero come vicario coadiutore nella parrocchia di Geelong (1980-1984) e come Direttore Diocesano per le Vocazioni (1984-1985), è stato inviato a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana (1986-1988).
Rientrato in diocesi, è stato nominato Parroco di East Thornbury (1989-1993). Nel 1993 a Roma ha ottenuto la laurea in Teologia Morale presso l’Istituto Alfonsianum (1993-1995). E’ stato poi nominato Direttore della Formazione Pastorale (1996-1997) e, quindi, portavoce dell’arcidiocesi di Melbourne per i Mass Media (1997-2001). Dal 2001 è stato Vicario Generale dell’arcidiocesi, fino alla sua nomina a Vescovo Ausiliare della medesima arcidiocesi, il 4 aprile 2004.
In seno alla Conferenza Episcopale dell’Australia, è membro della Commissione per la Dottrina della Fede e della Morale ed anche della Commissione per i Rapporti con gli Aborigeni e per i Nativi delle Isole di Torres Straits.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN BELGIO

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Nunzio Apostolico in Belgio S.E. Mons. Giacinto Berloco, Arcivescovo titolare di Fidene, finora Nunzio Apostolico in Venezuela.



18/06/2009 16:47
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LETTERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA PROCLAMAZIONE DI UN ANNO SACERDOTALE IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DEL DIES NATALIS DEL SANTO CURATO D’ARS

Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI indirizza ai presbiteri per l’apertura dell’ "Anno Sacerdotale", da lui proclamato in occasione del 150° anniversario della morte (il dies natalis) di San Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars:



Cari fratelli nel Sacerdozio,

nella prossima solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, venerdì 19 giugno 2009 – giornata tradizionalmente dedicata alla preghiera per la santificazione del clero –, ho pensato di indire ufficialmente un “Anno Sacerdotale” in occasione del 150° anniversario del “dies natalis” di Giovanni Maria Vianney, il Santo Patrono di tutti i parroci del mondo.1 Tale anno, che vuole contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi, si concluderà nella stessa solennità del 2010. “Il Sacerdozio è l'amore del cuore di Gesù”, soleva dire il Santo Curato d’Ars.2 Questa toccante espressione ci permette anzitutto di evocare con tenerezza e riconoscenza l’immenso dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità. Penso a tutti quei presbiteri che offrono ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo, cercando di aderire a Lui con i pensieri, la volontà, i sentimenti e lo stile di tutta la propria esistenza. Come non sottolineare le loro fatiche apostoliche, il loro servizio infaticabile e nascosto, la loro carità tendenzialmente universale? E che dire della fedeltà coraggiosa di tanti sacerdoti che, pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione: quella di “amici di Cristo”, da Lui particolarmente chiamati, prescelti e inviati?

Io stesso porto ancora nel cuore il ricordo del primo parroco accanto al quale esercitai il mio ministero di giovane prete: egli mi lasciò l’esempio di una dedizione senza riserve al proprio servizio pastorale, fino a trovare la morte nell’atto stesso in cui portava il viatico a un malato grave. Tornano poi alla mia memoria gli innumerevoli confratelli che ho incontrato e che continuo ad incontrare, anche durante i miei viaggi pastorali nelle diverse nazioni, generosamente impegnati nel quotidiano esercizio del loro ministero sacerdotale. Ma l’espressione usata dal Santo Curato evoca anche la trafittura del Cuore di Cristo e la corona di spine che lo avvolge. Il pensiero va, di conseguenza, alle innumerevoli situazioni di sofferenza in cui molti sacerdoti sono coinvolti, sia perché partecipi dell’esperienza umana del dolore nella molteplicità del suo manifestarsi, sia perché incompresi dagli stessi destinatari del loro ministero: come non ricordare i tanti sacerdoti offesi nella loro dignità, impediti nella loro missione, a volte anche perseguitati fino alla suprema testimonianza del sangue?

Ci sono, purtroppo, anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi ministri. È il mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto. Ciò che massimamente può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore per Dio e per le anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti. A questo proposito, gli insegnamenti e gli esempi di san Giovanni Maria Vianney possono offrire a tutti un significativo punto di riferimento: il Curato d’Ars era umilissimo, ma consapevole, in quanto prete, d’essere un dono immenso per la sua gente: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina”.3 Parlava del sacerdozio come se non riuscisse a capacitarsi della grandezza del dono e del compito affidati ad una creatura umana: “Oh come il prete è grande!... Se egli si comprendesse, morirebbe... Dio gli obbedisce: egli pronuncia due parole e Nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude in una piccola ostia...”.4 E spiegando ai suoi fedeli l’importanza dei sacramenti diceva: “Tolto il sacramento dell'Ordine, noi non avremmo il Signore. Chi lo ha riposto là in quel tabernacolo? Il sacerdote. Chi ha accolto la vostra anima al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l'ultima volta nel sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, sempre il sacerdote. E se quest'anima viene a morire [per il peccato], chi la risusciterà, chi le renderà la calma e la pace? Ancora il sacerdote... Dopo Dio, il sacerdote è tutto!... Lui stesso non si capirà bene che in cielo”.5 Queste affermazioni, nate dal cuore sacerdotale del santo parroco, possono apparire eccessive. In esse, tuttavia, si rivela l’altissima considerazione in cui egli teneva il sacramento del sacerdozio. Sembrava sopraffatto da uno sconfinato senso di responsabilità: “Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra, moriremmo: non di spavento, ma di amore... Senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra... Che ci gioverebbe una casa piena d’oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l’economo del buon Dio; l’amministratore dei suoi beni... Lasciate una parrocchia, per vent’anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie... Il prete non è prete per sé, lo è per voi”.6

Era giunto ad Ars, un piccolo villaggio di 230 abitanti, preavvertito dal Vescovo che avrebbe trovato una situazione religiosamente precaria: “Non c'è molto amor di Dio in quella parrocchia; voi ce ne metterete”. Era, di conseguenza, pienamente consapevole che doveva andarvi ad incarnare la presenza di Cristo, testimoniandone la tenerezza salvifica: “[Mio Dio], accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita!”, fu con questa preghiera che iniziò la sua missione.7 Alla conversione della sua parrocchia il Santo Curato si dedicò con tutte le sue energie, ponendo in cima ad ogni suo pensiero la formazione cristiana del popolo a lui affidato. Cari fratelli nel Sacerdozio, chiediamo al Signore Gesù la grazia di poter apprendere anche noi il metodo pastorale di san Giovanni Maria Vianney! Ciò che per prima cosa dobbiamo imparare è la sua totale identificazione col proprio ministero. In Gesù, Persona e Missione tendono a coincidere: tutta la sua azione salvifica era ed è espressione del suo “Io filiale” che, da tutta l’eternità, sta davanti al Padre in atteggiamento di amorosa sottomissione alla sua volontà. Con umile ma vera analogia, anche il sacerdote deve anelare a questa identificazione. Non si tratta certo di dimenticare che l’efficacia sostanziale del ministero resta indipendente dalla santità del ministro; ma non si può neppure trascurare la straordinaria fruttuosità generata dall’incontro tra la santità oggettiva del ministero e quella soggettiva del ministro. Il Curato d’Ars iniziò subito quest’umile e paziente lavoro di armonizzazione tra la sua vita di ministro e la santità del ministero a lui affidato, decidendo di “abitare” perfino materialmente nella sua chiesa parrocchiale: “Appena arrivato egli scelse la chiesa a sua dimora... Entrava in chiesa prima dell’aurora e non ne usciva che dopo l’Angelus della sera. Là si doveva cercarlo quando si aveva bisogno di lui”, si legge nella prima biografia.8

L’esagerazione devota del pio agiografo non deve farci trascurare il fatto che il Santo Curato seppe anche “abitare” attivamente in tutto il territorio della sua parrocchia: visitava sistematicamente gli ammalati e le famiglie; organizzava missioni popolari e feste patronali; raccoglieva ed amministrava denaro per le sue opere caritative e missionarie; abbelliva la sua chiesa e la dotava di arredi sacri; si occupava delle orfanelle della “Providence” (un istituto da lui fondato) e delle loro educatrici; si interessava dell’istruzione dei bambini; fondava confraternite e chiamava i laici a collaborare con lui.

Il suo esempio mi induce a evidenziare gli spazi di collaborazione che è doveroso estendere sempre più ai fedeli laici, coi quali i presbiteri formano l’unico popolo sacerdotale9 e in mezzo ai quali, in virtù del sacerdozio ministeriale, si trovano “per condurre tutti all’unità della carità, ‘amandosi l’un l’altro con la carità fraterna, prevenendosi a vicenda nella deferenza’ (Rm 12,10)”.10È da ricordare, in questo contesto, il caloroso invito con il quale il Concilio Vaticano II incoraggia i presbiteri a “riconoscere e promuovere sinceramente la dignità dei laici, nonché il loro ruolo specifico nell’ambito della missione della Chiesa… Siano pronti ad ascoltare il parere dei laici, considerando con interesse fraterno le loro aspirazioni e giovandosi della loro esperienza e competenza nei diversi campi dell’attività umana, in modo da poter insieme a loro riconoscere i segni dei tempi”.11

Ai suoi parrocchiani il Santo Curato insegnava soprattutto con la testimonianza della vita. Dal suo esempio i fedeli imparavano a pregare, sostando volentieri davanti al tabernacolo per una visita a Gesù Eucaristia.12 “Non c’è bisogno di parlar molto per ben pregare” – spiegava loro il Curato - “Si sa che Gesù è là, nel santo tabernacolo: apriamogli il nostro cuore, rallegriamoci della sua santa presenza. È questa la migliore preghiera”.13 Ed esortava: “Venite alla comunione, fratelli miei, venite da Gesù. Venite a vivere di Lui per poter vivere con Lui...14 “È vero che non ne siete degni, ma ne avete bisogno!”.15 Tale educazione dei fedeli alla presenza eucaristica e alla comunione acquistava un’efficacia particolarissima, quando i fedeli lo vedevano celebrare il Santo Sacrificio della Messa. Chi vi assisteva diceva che “non era possibile trovare una figura che meglio esprimesse l’adorazione... Contemplava l’Ostia amorosamente”.16 “Tutte le buone opere riunite non equivalgono al sacrificio della Messa, perché quelle sono opere di uomini, mentre la Santa Messa è opera di Dio»,17 diceva. Era convinto che dalla Messa dipendesse tutto il fervore della vita di un prete: «La causa della rilassatezza del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da compiangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!”.18 Ed aveva preso l’abitudine di offrire sempre, celebrando, anche il sacrificio della propria vita: “Come fa bene un prete ad offrirsi a Dio in sacrificio tutte le mattine!”.19

Questa immedesimazione personale al Sacrificio della Croce lo conduceva – con un solo movimento interiore – dall’altare al confessionale. I sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli nei riguardi di questo sacramento. Al tempo del Santo Curato, in Francia, la confessione non era né più facile, né più frequente che ai nostri giorni, dato che la tormenta rivoluzionaria aveva soffocato a lungo la pratica religiosa. Ma egli cercò in ogni modo, con la predicazione e con il consiglio persuasivo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della Penitenza sacramentale, mostrandola come un’esigenza intima della Presenza eucaristica. Seppe così dare il via a un circolo virtuoso. Con le lunghe permanenze in chiesa davanti al tabernacolo fece sì che i fedeli cominciassero ad imitarlo, recandovisi per visitare Gesù, e fossero, al tempo stesso, sicuri di trovarvi il loro parroco, disponibile all’ascolto e al perdono. In seguito, fu la folla crescente dei penitenti, provenienti da tutta la Francia, a trattenerlo nel confessionale fino a 16 ore al giorno. Si diceva allora che Ars era diventata “il grande ospedale delle anime”.20 “La grazia che egli otteneva [per la conversione dei peccatori] era sì forte che essa andava a cercarli senza lasciar loro un momento di tregua!”, dice il primo biografo.21 Il Santo Curato non la pensava diversamente, quando diceva: “Non è il peccatore che ritorna a Dio per domandargli perdono, ma è Dio stesso che corre dietro al peccatore e lo fa tornare a Lui”.22 “Questo buon Salvatore è così colmo d’amore che ci cerca dappertutto”.23

Tutti noi sacerdoti dovremmo sentire che ci riguardano personalmente quelle parole che egli metteva in bocca a Cristo: “Incaricherò i miei ministri di annunciare ai peccatori che sono sempre pronto a riceverli, che la mia misericordia è infinita”.24 Dal Santo Curato d’Ars noi sacerdoti possiamo imparare non solo un’inesauribile fiducia nel sacramento della Penitenza che ci spinga a rimetterlo al centro delle nostre preoccupazioni pastorali, ma anche il metodo del “dialogo di salvezza” che in esso si deve svolgere. Il Curato d’Ars aveva una maniera diversa di atteggiarsi con i vari penitenti. Chi veniva al suo confessionale attratto da un intimo e umile bisogno del perdono di Dio, trovava in lui l’incoraggiamento ad immergersi nel “torrente della divina misericordia” che trascina via tutto nel suo impeto. E se qualcuno era afflitto al pensiero della propria debolezza e incostanza, timoroso di future ricadute, il Curato gli rivelava il segreto di Dio con un’espressione di toccante bellezza: “Il buon Dio sa tutto. Prima ancora che voi vi confessiate, sa già che peccherete ancora e tuttavia vi perdona. Come è grande l’amore del nostro Dio che si spinge fino a dimenticare volontariamente l’avvenire, pur di perdonarci!”.25 A chi, invece, si accusava in maniera tiepida e quasi indifferente, offriva, attraverso le sue stesse lacrime, la seria e sofferta evidenza di quanto quell’atteggiamento fosse “abominevole”: “Piango perché voi non piangete”,26 diceva. “Se almeno il Signore non fosse così buono! Ma è così buono! Bisogna essere barbari a comportarsi così davanti a un Padre così buono!”.27 Faceva nascere il pentimento nel cuore dei tiepidi, costringendoli a vedere, con i propri occhi, la sofferenza di Dio per i peccati quasi “incarnata” nel volto del prete che li confessava. A chi, invece, si presentava già desideroso e capace di una più profonda vita spirituale, spalancava le profondità dell’amore, spiegando l’indicibile bellezza di poter vivere uniti a Dio e alla sua presenza: “Tutto sotto gli occhi di Dio, tutto con Dio, tutto per piacere a Dio... Com’è bello!”.28 E insegnava loro a pregare: “Mio Dio, fammi la grazia di amarti tanto quanto è possibile che io t’ami”.29

Il Curato d’Ars, nel suo tempo, ha saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l’amore misericordioso del Signore. Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio e una simile testimonianza della verità dell’Amore: Deus caritas est (1 Gv 4,8). Con la Parola e con i Sacramenti del suo Gesù, Giovanni Maria Vianney sapeva edificare il suo popolo, anche se spesso fremeva convinto della sua personale inadeguatezza, al punto da desiderare più volte di sottrarsi alle responsabilità del ministero parrocchiale di cui si sentiva indegno. Tuttavia con esemplare obbedienza restò sempre al suo posto, perché lo divorava la passione apostolica per la salvezza delle anime. Cercava di aderire totalmente alla propria vocazione e missione mediante un’ascesi severa: “La grande sventura per noi parroci - deplorava il Santo - è che l’anima si intorpidisce”30; ed intendeva con questo un pericoloso assuefarsi del pastore allo stato di peccato o di indifferenza in cui vivono tante sue pecorelle. Egli teneva a freno il corpo, con veglie e digiuni, per evitare che opponesse resistenze alla sua anima sacerdotale. E non rifuggiva dal mortificare se stesso a bene delle anime che gli erano affidate e per contribuire all’espiazione dei tanti peccati ascoltati in confessione. Spiegava ad un confratello sacerdote: “Vi dirò qual è la mia ricetta: dò ai peccatori una penitenza piccola e il resto lo faccio io al loro posto”.31 Al di là delle concrete penitenze a cui il Curato d’Ars si sottoponeva, resta comunque valido per tutti il nucleo del suo insegnamento: le anime costano il sangue di Gesù e il sacerdote non può dedicarsi alla loro salvezza se rifiuta di partecipare personalmente al “caro prezzo” della redenzione.

Nel mondo di oggi, come nei difficili tempi del Curato d’Ars, occorre che i presbiteri nella loro vita e azione si distinguano per una forte testimonianza evangelica. Ha giustamente osservato Paolo VI: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”.32 Perché non nasca un vuoto esistenziale in noi e non sia compromessa l’efficacia del nostro ministero, occorre che ci interroghiamo sempre di nuovo: “Siamo veramente pervasi dalla Parola di Dio? È vero che essa è il nutrimento di cui viviamo, più di quanto lo siano il pane e le cose di questo mondo? La conosciamo davvero? La amiamo? Ci occupiamo interiormente di questa Parola al punto che essa realmente dia un’impronta alla nostra vita e formi il nostro pensiero?”.33 Come Gesù chiamò i Dodici perché stessero con Lui (cfr Mc 3,14) e solo dopo li mandò a predicare, così anche ai giorni nostri i sacerdoti sono chiamati ad assimilare quel “nuovo stile di vita” che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli.34

Fu proprio l’adesione senza riserve a questo “nuovo stile di vita” che caratterizzò l’impegno ministeriale del Curato d’Ars. Il Papa Giovanni XXIII nella Lettera enciclica Sacerdotii nostri primordia, pubblicata nel 1959, primo centenario della morte di san Giovanni Maria Vianney, ne presentava la fisionomia ascetica con particolare riferimento al tema dei “tre consigli evangelici”, giudicati necessari anche per i presbiteri: “Se, per raggiungere questa santità di vita, la pratica dei consigli evangelici non è imposta al sacerdote in virtù dello stato clericale, essa si presenta nondimeno a lui, come a tutti i discepoli del Signore, come la via regolare della santificazione cristiana”.35 Il Curato d’Ars seppe vivere i “consigli evangelici” nelle modalità adatte alla sua condizione di presbitero. La sua povertà, infatti, non fu quella di un religioso o di un monaco, ma quella richiesta ad un prete: pur maneggiando molto denaro (dato che i pellegrini più facoltosi non mancavano di interessarsi alle sue opere di carità), egli sapeva che tutto era donato alla sua chiesa, ai suoi poveri, ai suoi orfanelli, alle ragazze della sua “Providence”,36alle sue famiglie più disagiate. Perciò egli “era ricco per dare agli altri ed era molto povero per se stesso”.37Spiegava: “Il mio segreto è semplice: dare tutto e non conservare niente”.38 Quando si trovava con le mani vuote, ai poveri che si rivolgevano a lui diceva contento: “Oggi sono povero come voi, sono uno dei vostri”.39 Così, alla fine della vita, poté affermare con assoluta serenità: “Non ho più niente. Il buon Dio ora può chiamarmi quando vuole!”.40 Anche la sua castità era quella richiesta a un prete per il suo ministero. Si può dire che era la castità conveniente a chi deve toccare abitualmente l’Eucaristia e abitualmente la guarda con tutto il trasporto del cuore e con lo stesso trasporto la dona ai suoi fedeli. Dicevano di lui che “la castità brillava nel suo sguardo”, e i fedeli se ne accorgevano quando egli si volgeva a guardare il tabernacolo con gli occhi di un innamorato.41 Anche l’obbedienza di san Giovanni Maria Vianney fu tutta incarnata nella sofferta adesione alle quotidiane esigenze del suo ministero. È noto quanto egli fosse tormentato dal pensiero della propria inadeguatezza al ministero parrocchiale e dal desiderio di fuggire “a piangere la sua povera vita, in solitudine”.42 Solo l’obbedienza e la passione per le anime riuscivano a convincerlo a restare al suo posto. A se stesso e ai suoi fedeli spiegava: “Non ci sono due maniere buone di servire Dio. Ce n’è una sola: servirlo come lui vuole essere servito”.43 La regola d’oro per una vita obbediente gli sembrava questa: “Fare solo ciò che può essere offerto al buon Dio”.44

Nel contesto della spiritualità alimentata dalla pratica dei consigli evangelici, mi è caro rivolgere ai sacerdoti, in quest’Anno a loro dedicato, un particolare invito a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa, non per ultimo attraverso i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità. “Lo Spirito nei suoi doni è multiforme… Egli soffia dove vuole. Lo fa in modo inaspettato, in luoghi inaspettati e in forme prima non immaginate… ma ci dimostra anche che Egli opera in vista dell’unico Corpo e nell’unità dell’unico Corpo”.45 A questo proposito, vale l’indicazione del Decreto Presbyterorum ordinis: “Sapendo discernere quali spiriti abbiano origine da Dio, (i presbiteri) devono scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici, devono ammetterli con gioia e fomentarli con diligenza”.46 Tali doni che spingono non pochi a una vita spirituale più elevata, possono giovare non solo per i fedeli laici ma per gli stessi ministri. Dalla comunione tra ministri ordinati e carismi, infatti, può scaturire “un valido impulso per un rinnovato impegno della Chiesa nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza e della carità in ogni angolo del mondo”.47 Vorrei inoltre aggiungere, sulla scorta dell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis del Papa Giovanni Paolo II, che il ministero ordinato ha una radicale ‘forma comunitaria’ e può essere assolto solo nella comunione dei presbiteri con il loro Vescovo.48 Occorre che questa comunione fra i sacerdoti e col proprio Vescovo, basata sul sacramento dell’Ordine e manifestata nella concelebrazione eucaristica, si traduca nelle diverse forme concrete di una fraternità sacerdotale effettiva ed affettiva.49 Solo così i sacerdoti sapranno vivere in pienezza il dono del celibato e saranno capaci di far fiorire comunità cristiane nelle quali si ripetano i prodigi della prima predicazione del Vangelo.

L’Anno Paolino che volge al termine orienta il nostro pensiero anche verso l’Apostolo delle genti, nel quale rifulge davanti ai nostri occhi uno splendido modello di sacerdote, totalmente “donato” al suo ministero. “L’amore del Cristo ci possiede – egli scriveva – e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti” (2 Cor 5,14). Ed aggiungeva: “Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro” (2 Cor. 5,15). Quale programma migliore potrebbe essere proposto ad un sacerdote impegnato ad avanzare sulla strada delle perfezione cristiana?

Cari sacerdoti, la celebrazione del 150.mo anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney (1859) segue immediatamente le celebrazioni appena concluse del 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes (1858). Già nel 1959 il beato Papa Giovanni XXIII aveva osservato: “Poco prima che il Curato d'Ars concludesse la sua lunga carriera piena di meriti, la Vergine Immacolata era apparsa, in un’altra regione di Francia, ad una fanciulla umile e pura, per trasmetterle un messaggio di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l'immensa risonanza spirituale. In realtà la vita del santo sacerdote, di cui celebriamo il ricordo, era in anticipo un’illustrazione vivente delle grandi verità soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle. Egli stesso aveva per l'Immacolata Concezione della Santissima Vergine una vivissima devozione, lui che nel 1836 aveva consacrato la sua parrocchia a Maria concepita senza peccato, e doveva accogliere con tanta fede e gioia la definizione dogmatica del 1854”.50 Il Santo Curato ricordava sempre ai suoi fedeli che “Gesù Cristo dopo averci dato tutto quello che ci poteva dare, vuole ancora farci eredi di quanto egli ha di più prezioso, vale a dire della sua Santa Madre”.51Alla Vergine Santissima affido questo Anno Sacerdotale, chiedendole di suscitare nell’animo di ogni presbitero un generoso rilancio di quegli ideali di totale donazione a Cristo ed alla Chiesa che ispirarono il pensiero e l’azione del Santo Curato d’Ars. Con la sua fervente vita di preghiera e il suo appassionato amore a Gesù crocifisso Giovanni Maria Vianney alimentò la sua quotidiana donazione senza riserve a Dio e alla Chiesa. Possa il suo esempio suscitare nei sacerdoti quella testimonianza di unità con il Vescovo, tra loro e con i laici che è, oggi come sempre, tanto necessaria. Nonostante il male che vi è nel mondo, risuona sempre attuale la parola di Cristo ai suoi Apostoli nel Cenacolo: “Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). La fede nel Maestro divino ci dà la forza per guardare con fiducia al futuro. Cari sacerdoti, Cristo conta su di voi. Sull’esempio del Santo Curato d’Ars, lasciatevi conquistare da Lui e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!

Con la mia benedizione.

Dal Vaticano, 16 giugno 2009

BENEDICTUS PP. XVI



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1 Tale lo ha proclamato il Sommo Pontefice Pio XI nel 1929.
2 “Le Sacerdoce, c’est l’amour du cœur de Jésus” (in Le curé d’Ars. Sa pensée - Son cœur. Présentés par l’Abbé Bernard Nodet, éd. Xavier Mappus, Foi Vivante, 1966, p. 98). In seguito:Nodet. L’espressione è citata anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1589.
3 Nodet, p. 101
4 Ibid., p. 97.
5 Ibid., pp. 98-99.
6 Ibid., pp. 98-100.
7 Ibid., 183.
8 Monnin A.,Il Curato d’Ars. Vita di Gian-Battista-Maria Vianney, vol. I, ed. Marietti, Torino 1870, p. 122.
9 Cfr Lumen gentium, 10.
10 Presbyterorum ordinis, 9.
11 Ibid.
12 «La contemplazione è sguardo di fede fissato su Gesù. “Io lo guardo ed egli mi guarda”, diceva, al suo santo Curato, il contadino d'Ars in preghiera davanti al Tabernacolo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2715)
13 Nodet, p. 85.
14 Ibid., p. 114.
15 Ibid., p. 119.
16 Monnin A., o.c., II, pp. 430ss.
17 Nodet, p. 105.
18 Ibid., p. 105.
19 Ibid., p. 104.
20 Monnin A., o. c., II, p. 293.
21 Ibid., II, p. 10.
22 Nodet, p. 128.
23 Ibid., p. 50.
24 Ibid., p. 131.
25 Ibid., p. 130.
26 Ibid., p. 27.
27 Ibid., p. 139.
28 Ibid., p. 28.
29 Ibid., p. 77.
30 Ibid., p. 102.
31 Ibid., p. 189.
32 Evangelii nuntiandi, 41.
33 Benedetto XVI, Omelia nella Messa del S. Crisma, 9.4.2009.
34 Cfr Benedetto XVI, Discorso all’Assemblea plenaria della Congregazione del Clero, 16.3.2009.
35 P.I.
36 Nome che diede alla casa dove fece accogliere e educare più di 60 ragazze abbandonate. Per mantenerla era disposto a tutto: “J’ai fait tous les commerces imaginables”, diceva sorridendo (Nodet, p. 214)
37 Nodet,p. 216.
38 Ibid., p. 215.
39 Ibid., p. 216.
40 Ibid., p. 214.
41 Cfr Ibid., p. 112.
42 Cfr Ibid., pp. 82-84; 102-103.
43 Ibid., p. 75.
44 Ibid., p. 76.
45 Benedetto XVI, Omelia nella Veglia di Pentecoste, 3.6. 2006.
46 N. 9.
47 Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi amici del Movimento dei Focolari e della Comunità di Sant’Egidio, 8.2.2007.
48 Cfr n. 17.
49 Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Pastores dabo vobis, 74.
50 Lettera enc. Sacerdotii nostri primordia, P. III.
51 Nodet, p. 244.

19/06/2009 16:26
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:
Em.mo Card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi).

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Venezuela, in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. José de la Trinidad Valera Angulo, Vescovo di La Guaira;
S.E. Mons. William Enrique Delgado Silva, Vescovo di Cabimas;
S.E. Mons. José Hernán Sánchez Porras, Ordinario Militare.

Il Papa riceve oggi in Udienza:
Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri, e Seguito.
S.E. il Signor Gerónimo Narváez Torres, Ambasciatore di Paraguay in visita di congedo.



RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI SORA-AQUINO-PONTECORVO (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XV ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo (Italia), presentata da S.E. Mons. Luca Brandolini, in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo (Italia) S.E. Mons. Filippo Iannone, O. Carm., finora Vescovo titolare di Nebbi ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Napoli.

S.E. Mons. Filippo Iannone
S.E. Mons. Filippo Iannone è nato a Napoli il 13 dicembre 1957. È entrato nell’Ordine dei Carmelitani dopo gli studi liceali, il 1° agosto 1976. Ha fatto il noviziato presso la comunità dei SS. Silvestro e Martino in Roma e lo studentato presso la comunità del Carmine Maggiore in Napoli.
Ha compiuto gli studi teologici alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, conseguendo il Baccalaureato in Teologia e, in seguito, alla Pontificia Università Lateranense, presso la quale ha ottenuto il Dottorato in Utroque Iure.
Dopo il corso del Tribunale della Sacra Romana Rota ha avuto il Diploma di Avvocato Rotale. Ha emesso la Prima Professione, come carmelitano, il 1° ottobre 1977 e la Professione Solenne il 15 ottobre 1980. È stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1982.
Nell’Ordine Carmelitano ha ricoperto gli incarichi di Economo Commissariale, dal 1985 al 1988; Economo Nazionale, dal 1988 al 1991; Consigliere Commissariale, dal 1988 al 1994 e Presidente della Commissione per la Revisione delle Costituzioni, dal 1989 al 1995. Nell’arcidiocesi di Napoli ha svolto i seguenti uffici: Difensore del Vincolo del Tribunale Regionale Campano, dal 1987 al 1990; Vicario Giudiziale Aggiunto del Tribunale Diocesano di Napoli, dal 1990 al 1994; Vicario Episcopale per la IV zona pastorale, dal 1994 al 1996 e Pro Vicario Generale, dal 1996 al 2001.
È stato Docente di Diritto Canonico, in qualità di Professore associato, nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Ha tenuto corsi, come Professore invitato, presso alcuni Istituti Superiori di Scienze Religiose e presso la Scuola di Specializzazione in Diritto Ecclesiastico e Canonico della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Federico II di Napoli.
Eletto alla Chiesa titolare di Nebbi e nominato Vescovo Ausiliare di Napoli il 12 aprile 2001, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 26 maggio dello stesso anno.
Attualmente è Consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Membro del Consiglio per gli Affari giuridici e Presidente del Comitato per l’edilizia di culto della Conferenza Episcopale Italiana.



RINUNCIA DEL VICARIO APOSTOLICO DI ILES ST. PIERRE-ET-MIQUELON (DÉPARTEMENT D’OUTRE-MER/FRANCE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Iles St. Pierre-et-Miquelon (Département d’Outre-Mer/France), presentata da S.E. Mons. Lucien Fischer C.S.Sp., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vicario Apostolico di Iles St. Pierre-et-Miquelon (Département d’Outre-Mer/France) il Rev.do P. Pierre-Marie Gaschy, C.S.Sp., Superiore della Comunità di Fameck, nella Diocesi di Metz (Francia), assegnandogli la sede titolare vescovile di Usínaza.

Rev.do P. Pierre-Marie Gaschy, C.S.Sp.
Il Rev.do P. Pierre-Marie Gaschy, C.S.Sp., è nato in Francia il 26 giugno 1941. Ha completato gli studi di Filosofia e Teologia nello Scolasticato dei Padri Spiritani di Chevilly-Larue (1961-1969). Ha emesso la professione perpetua il 14 dicembre 1968 ed è stato ordinato sacerdote il 6 luglio 1969.
Dopo l’Ordinazione ha ricoperto i seguenti incarichi: 1969-1987: Ministero pastorale nella Repubblica Centroafricana e, dal 1981, anche Vicario Generale della Diocesi di Bambari; 1987-1993: Superiore della regione orientale e membro del Consiglio provinciale a Strasburgo, in Francia; 1993-1997: Ministero pastorale nella Repubblica Centroafricana, sempre a Bambari, e responsabile del Foyer delle vocazioni; 1997-2008:Superiore di varie Comunità Spiritane in Francia; dal 2008: Superiore della Comunità di Fameck, nella Diocesi di Metz.



NOMINA DEL VESCOVO DI NAKHON SAWAN (THAILANDIA)

Il Papa ha nominato Vescovo di Nakhon Sawan (Thailandia), il Rev. Joseph Pibul Visitnondachai, del clero di Bangkok, Segretario Generale della Conferenza Episcopale per "Social Pastoral Ministries".

Rev. Joseph Pibul Visitnondachai
Il Rev.do Joseph Piul Visitnondachai, è nato il 1° giugno 1946 a Bang Buathong, nell’Arcidiocesi di Bangkok. Ha frequentato il Seminario Minore del Sacro Cuore di Gesù a Siricha e poi ha svolto gli studi filosofici e teologici presso il "College General" di Penang, in Malaysia. È stato ordinato sacerdote il 17 marzo 1974 e incardinato nell’Arcidiocesi di Bangkok.
Ha successivamente ricoperto i seguenti incarichi: 1974-1978:Vicario parrocchiale della Chiesa San Raffaele a Samutriprakarn; 1979-1983: Parroco, "Our Lady of Lourdes Church", Bangkok; 1983-1992: Rettore del Seminario Minore San Giuseppe, Sampran; 1987-1992: Direttore del Consiglio Cattolico di Thailandia per lo Sviluppo; 1987-1996: Membro del Collegio dei Consultori dell’Arcidiocesi e Vicario Episcopale responsabile per le attività caritatevoli e per lo sviluppo sociale; 1992-1996: Direttore del "Social Action Centre" dell’Arcidiocesi; 1996-2003: Cappellano e Direttore Spirituale delle Suore del Sacro Cuore, a Bangkok; Dal 1998: Direttore della "Catholic Commission for Emergency Relief and Refugees" (COERR); Dal 2001: Segretario Generale per la "Catholic Social Commission of CBCT".



NOMINA DELL’AUSILIARE DI LOIKAW (MYANMAR)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Ausiliare della Diocesi di Loikaw (Myanmar) il Rev.do Stephen Tjephe, del clero di Loikaw, Parroco della Chiesa di S. Matteo a Daugneku, assegnandogli la sede titolare vescovile di Novabarbara.

Rev.do Stephen Tjephe
Il Rev. do Stephen Tjephe, è nato il 1° agosto 1955 a Danoku, nella Diocesi di Loikaw. Dopo gli studi primari e secondari, si è prima trasferito al Seminario Maggiore Filosofico di Maymyo e poi in quello Teologico di Yangon, per completare gli studi ecclesiastici. È stato ordinato sacerdote il 28 marzo 1984 ed incardinato nella Diocesi di Loikaw.
Ha successivamente ricoperto i seguenti incarichi: 1984-1987: Vicario parrocchiale a Phruso e poi a Dimawso; 1987-1988: Parroco a Dimawso; 1988-1991: Studi per il Master in Teologia al St. Joseph’s Seminary, New York, U.S.A.; 1991-1999: Professore di Teologia dogmatica al Seminario Maggiore di Yangon; 1999-2000: Parroco a Dimawso; 2000-2002: Parroco a Dougnaka; 2003: ‘Leadership Course’ all’Ateneo di Manila University, Filippine; 2004-2006: ‘Supervisor’ della Diocesi di Loikaw. Dal 2006: Parroco di S. Matteo a Daugneku.



NOMINA DEL SOTTO-SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

Il Santo Padre ha nominato Sotto-Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali il Rev.do Mons. Maurizio Malvestiti, finora Capo Ufficio nel medesimo Dicastero.



NOMINA DI PROMOTORI DI GIUSTIZIA SOSTITUTI PRESSO IL SUPREMO TRIBUNALE DELLA SEGNATURA APOSTOLICA

Il Papa ha nominato Promotori di Giustizia Sostituti presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica i Reverendi P. Nikolaus Schöch, O.F.M., finora Difensore del Vincolo Sostituto presso il medesimo Tribunale, e Don Markus Graulich, S.D.B., Vice Decano e Docente presso la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Salesiana.

19/06/2009 16:27
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UDIENZA A SUA BEATITUDINE IGNACE YOUSSIF III YOUNAN, PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI SIRI

Alle ore 12.15 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri, con i Membri del Sinodo della Chiesa Siro-Cattolica.
Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Béatitude,

la visite que vous accomplissez à Rome pour vénérer les tombes des Apôtres et rencontrer le Successeur de Pierre est pour moi un motif de grande joie. Aujourd’hui, je renouvelle avec une affection sincère et fraternelle le salut et le baiser de paix dans le Christ qu’au début de l’année j’avais échangés avec vous, au lendemain de votre élection comme Patriarche d’Antioche des Syriens. Je vous remercie des paroles cordiales que vous m’avez adressées au nom de votre Église Patriarcale. Je désire exprimer également ma reconnaissance à leurs Béatitudes le Cardinal Ignace Moussa Daoud, Préfet émérite de la Congrégation pour les Églises Orientales, et Ignace Pierre Abdel Ahad, Patriarches émérites de votre Église, ainsi qu’à tous les membres du Synode épiscopal. Mes remerciements se font prière, en particulier pour vous, Béatitude, nouveau Patriarche, tandis que j’accompagne d’une fraternelle solidarité les premiers pas de votre service ecclésial.

Béatitude, la Providence divine nous a constitués ministres du Christ et Pasteurs de son unique troupeau. Maintenons donc le regard du cœur fixé sur Lui, Pasteur suprême et Évêque de nos âmes, assurés qu’après avoir mis sur nos épaules le munus épiscopal, il ne nous abandonnera jamais. C’est le Christ lui-même, notre Seigneur, qui a établi l’Apôtre Pierre comme le « roc » sur lequel s’appuie l’édifice spirituel de l’Église, demandant à ses disciples de marcher en pleine unité avec lui, sous sa conduite assurée et celle de ses Successeurs. Au cours de votre histoire plus que millénaire, la communion avec l’Évêque de Rome est toujours allée de pair avec la fidélité à la tradition spirituelle de l’Orient chrétien, et toutes deux forment les aspects complémentaires d’un unique patrimoine de foi que professe votre vénérable Église. Ensemble, nous professons cette même foi catholique, unissant notre voix à celle des Apôtres, des martyrs et des saints qui nous ont précédés, élevant vers Dieu le Père, dans le Christ et dans l’Esprit Saint, l’hymne de louange et d’action de grâce pour l’immense richesse de ce don qui est confié à nos mains fragiles.

Chers Frères de l’Église Syrienne Catholique, j’ai pensé particulièrement à vous durant la solennelle Célébration eucharistique de la fête du Corpus Domini. Dans l’homélie, que j’ai prononcée sur le parvis de la Basilique Saint-Jean de Latran, j’ai cité le grand Docteur saint Éphrem le Syrien, qui affirme : « Au cours de la Sainte Cène, Jésus s’immola lui-même ; sur la croix, il fut immolé par les autres ». Cette intéressante annotation me permet de souligner la racine eucharistique de l’ecclesiastica communio que je vous ai accordée, Béatitude, au moment de l’élection synodale. De façon très opportune, vous avez voulu montrer, par un signe public, ce lien très étroit qui vous unit à l’Évêque de Rome et à l’Église universelle, au cours de l’Eucharistie que vous avez célébrée hier, à la Basilique Sainte-Marie-Majeure, et à laquelle a participé mon représentant avec mandat spécial, le Préfet de la Congrégation pour les Églises Orientales, Monsieur le Cardinal Leonardo Sandri. En effet, c’est l’Eucharistie qui fonde nos diverses traditions dans l’unité de l’unique Esprit, faisant d’elles une richesse pour le peuple de Dieu tout entier. Que la célébration de l’Eucharistie, source et sommet de la vie ecclésiale, vous maintienne ancrés dans l’ancienne tradition syriaque, qui revendique de posséder la langue même du Seigneur Jésus et, en même temps, ouvre devant vous l’horizon de l’universalité ecclésiale ! Qu’elle vous rende toujours attentifs à ce que l’Esprit suggère aux Églises ; qu’elle ouvre les yeux de votre cœur pour que vous puissiez scruter les signes des temps à la lumière de l’Évangile et que vous sachiez accueillir les attentes et les espérances de l’humanité, en répondant généreusement aux besoins de ceux qui vivent dans de graves conditions de pauvreté. L’Eucharistie est le Pain de Vie qui nourrit vos communautés et les fait toutes grandir dans l’unité et dans la charité. Sachez donc puiser dans l’Eucharistie, Sacrement de l’unité et de la communion, la force de dépasser les difficultés que votre Église a connues ces dernières années, afin de retrouver les chemins du pardon, de la réconciliation et de la communion.

Chers Frères, encore merci de votre visite qui me permet de vous exprimer ma profonde sollicitude à l’égard de vos problématiques ecclésiales. J’accompagne avec satisfaction la pleine reprise du fonctionnement de votre Synode, et j’encourage les efforts en vue de favoriser l’unité, la compréhension et le pardon, que vous devrez toujours considérer comme des devoirs prioritaires pour l’édification de l’Église de Dieu. Je prie constamment, en outre, pour la paix au Moyen-Orient, en particulier pour les chrétiens qui vivent dans la bien-aimée nation irakienne, dont je présente chaque jour au Seigneur les souffrances au cours du Sacrifice eucharistique.

Je désire enfin partager avec vous une autre de mes préoccupations majeures : celle de la vie spirituelle des prêtres. Justement aujourd’hui, en la Solennité du Sacré-Cœur de Jésus, Journée de sanctification sacerdotale, j’aurai l’immense joie d’ouvrir l’Année Sacerdotale, en souvenir du 150e anniversaire de la mort du saint Curé d’Ars. Je crois que cette année jubilaire spéciale, qui débute alors que se termine l’Année paulinienne, sera une opportunité féconde, offerte à toute l’Église. Au Calvaire, Marie était avec l’Apôtre Jean au pied de la Croix. Aujourd’hui, nous nous rendons spirituellement nous aussi auprès de la Croix, avec tous vos prêtres, pour tourner notre regard vers Celui qui a été transpercé et dont nous recevons la plénitude de toute grâce. Que Marie, Reine des Apôtres et Mère de l’Église, veille sur vous, Béatitude, sur le Synode et sur l’Église Syrienne Catholique tout entière ! Quant à moi, je vous assure que je vous accompagne de ma prière et je vous accorde la Bénédiction Apostolique, que j’étends à tous les fidèles de votre vénérable Église, qui se trouvent dans diverses nations du monde.

20/06/2009 01:44
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Il discorso di Benedetto XVI al patriarca di Antiochia dei Siri

Pace per i cristiani iracheni
e per tutto il Medio Oriente



Il Papa prega "costantemente per la pace in Medio Oriente, in particolare per i cristiani che vivono nell'amata nazione irachena": lo ha assicurato durante l'udienza di venerdì mattina, 19 giugno, al patriarca di Antiochia dei Siri, Ignace Youssef III Younan.



Beatitudine,
la visita che compie a Roma per venerare le tombe degli Apostoli e incontrare il Successore di Pietro è per me motivo di grande gioia. Oggi rinnovo con affetto sincero e fraterno il saluto e il bacio di pace in Cristo che all'inizio dell'anno ho scambiato con lei, all'indomani della sua elezione a Patriarca di Antiochia dei Siri. La ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome della sua Chiesa Patriarcale. Desidero altresì esprimere la mia riconoscenza alle loro Beatitudini il Cardinale Ignace Moussa Daoud, Prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali, e Ignace Pierre Abdel Ahad, Patriarchi emeriti della sua Chiesa, e anche a tutti i membri del Sinodo episcopale. I miei ringraziamenti divengono preghiera, in particolare per lei, Beatitudine, nuovo Patriarca, mentre accompagno con solidarietà fraterna i primi passi del suo servizio ecclesiale.
Beatitudine, la Provvidenza divina ci ha costituiti ministri di Cristo e Pastori del suo unico gregge. Manteniamo dunque lo sguardo del cuore fisso su di Lui, sommo Pastore e Vescovo delle nostre anime, sicuri che, dopo avere messo sulle nostre spalle il munus episcopale, non ci abbandonerà mai. È Cristo stesso, nostro Signore, che ha stabilito l'Apostolo Pietro come la "roccia" sulla quale poggia l'edificio spirituale della Chiesa, chiedendo ai suoi discepoli di procedere in piena unità con lui, sotto la sua guida sicura e sotto quella dei suoi Successori. Nel corso della vostra storia più che millenaria, la comunione con il Vescovo di Roma è sempre andata di pari passo con la fedeltà alla tradizione spirituale dell'Oriente cristiano, e tutte e due formano gli aspetti complementari di quell'unico patrimonio di fede che la sua venerabile Chiesa professa. Insieme, professiamo questa stessa fede cattolica, unendo la nostra voce a quella degli Apostoli, dei martiri e dei santi che ci hanno preceduti, elevando a Dio Padre, in Cristo e nello Spirito Santo, l'inno di lode e di azione di rendimento di grazie per l'immensa ricchezza di questo dono che è affidato alle nostre fragili mani.
Cari Fratelli della Chiesa siro-cattolica, ho pensato in particolare a voi durante la solenne Celebrazione eucaristica della festa del Corpus Domini. Nell'omelia, che ho pronunciato sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, ho citato il grande Dottore sant'Efrem il Siro, che afferma: "Durante la cena Gesù immolò se stesso: sulla croce Egli fu immolato dagli altri". Questa interessante annotazione mi permette di sottolineare l'origine eucaristica della ecclesiastica communio che le ho concesso, Beatitudine, al momento dell'elezione sinodale. In modo molto opportuno, lei ha voluto mostrare, con un segno pubblico, questo vincolo molto stretto che la unisce al Vescovo di Roma e alla Chiesa universale, nel corso dell'Eucaristia che ha celebrato ieri, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, alla quale ha partecipato il mio rappresentante con mandato speciale, il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il signor Cardinale Leonardo Sandri. In effetti, è l'Eucaristia che fonda le nostre diverse tradizioni nell'unità dell'unico Spirito, facendo di esse una ricchezza per l'intero popolo di Dio. Che la celebrazione dell'Eucaristia, fonte e culmine della vita ecclesiale, vi mantenga ancorati all'antica tradizione siriaca, che rivendica di possedere la lingua stessa del Signore Gesù e, allo stesso tempo, schiuda dinanzi a voi l'orizzonte dell'universalità ecclesiale! Che vi renda sempre attenti a quello che lo Spirito suggerisce alle Chiese; che apra gli occhi del vostro cuore affinché possiate scrutare i segni dei tempi alla luce del Vangelo e sappiate accogliere le attese e le speranze dell'umanità, rispondendo generosamente ai bisogni di quanti vivono in gravi condizioni di povertà. L'Eucaristia è il Pane della Vita che nutre le vostre comunità e le fa crescere tutte nell'unità e nella carità. Sappiate dunque attingere dall'Eucaristia, Sacramento dell'unità e della comunione, la forza per superare le difficoltà che la vostra Chiesa ha conosciuto in questi ultimi anni, al fine di ritrovare il cammino del perdono, della riconciliazione e della comunione.
Cari Fratelli, ancora grazie per la vostra visita che mi permette di esprimervi la mia profonda sollecitudine nei confronti delle vostre problematiche ecclesiali. Seguo con soddisfazione la piena ripresa del funzionamento del vostro Sinodo e incoraggio gli sforzi volti a favorire l'unità, la comprensione e il perdono, che dovrete sempre considerare come doveri prioritari per l'edificazione della Chiesa di Dio. Inoltre, prego costantemente per la pace in Medio Oriente, in particolare per i cristiani che vivono nell'amata nazione irachena, dei quali presento ogni giorno al Signore le sofferenze nel corso del Sacrificio eucaristico.
Desidero infine condividere con voi un'altra delle mie preoccupazioni principali: quella della vita spirituale dei sacerdoti. Proprio oggi, nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù, giornata di santificazione sacerdotale, avrò l'immensa gioia di aprire l'Anno Sacerdotale, in ricordo del 150º anniversario della morte del santo Curato d'Ars. Credo che questo anno giubilare speciale, che inizia quando termina l'Anno Paolino, sarà un'opportunità feconda, offerta a tutta la Chiesa. Sul Calvario, Maria era con l'Apostolo Giovanni ai piedi della Croce. Oggi, anche noi ci rechiamo spiritualmente ai piedi della Croce, con tutti i vostri sacerdoti, per volgere il nostro sguardo verso Colui che è stato trafitto e dal quale riceviamo la pienezza di ogni grazia. Che Maria, Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa, vegli su di lei, Beatitudine, sul Sinodo e su tutta la Chiesa siro-cattolica! Quanto a me, l'assicuro di accompagnarla con la mia preghiera e le imparto la Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i fedeli della sua venerabile Chiesa, che si trovano nelle diverse nazioni del mondo.



(©L'Osservatore Romano - 20 giugno 2009)








Il saluto rivolto al Papa dal patriarca Ignace Youssef III Younan

Giustizia e rispetto dei diritti di tutti gli uomini




"Siamo venuti a Roma per salutarla quale Successore di Pietro e vivere un momento molto significativo della tradizione della Chiesa universale, quello di scambiare la comunione ecclesiale fra le nostre due Sedi Apostoliche, quella di Roma che "presiede nella carità" (sant'Ignazio d'Antiochia) e quella di Antiochia dove i discepoli di Cristo furono chiamati per la prima volta "cristiani"". Con queste parole il patriarca Ignace Youssef III Younan si è rivolto a Benedetto XVI, in occasione dell'incontro svoltosi nel Palazzo apostolico venerdì mattina, 19 giugno.
"Ieri - ha ricordato - nel giorno dedicato alla memoria di sant'Efrem il Siro, patrono della nostra Chiesa, soprannominato l'"arpa dello Spirito Santo", abbiamo vissuto, con gioia e profonda gratitudine, l'espressione sacramentale di questa comunione, concelebrando la Divina Liturgia secondo il rito siriaco di Antiochia, con il suo rappresentante, il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali".
Il patriarca ha poi fatto riferimento al primo sinodo ordinario svoltosi dopo la propria elezione alla sede patriarcale di Antiochia. "In questo sinodo - ha detto - grazie alle sue preghiere e alle sue direttive paterne, ci siamo impegnati a vivere la collegialità episcopale in uno spirito di comunione fraterna, assumendo la nostra responsabilità di pastori verso la nostra amata Chiesa".
Poi un pensiero al recente pellegrinaggio del Pontefice in Terra Santa, durante il quale - ha spiegato il patriarca - Benedetto XVI "ha trasmesso un messaggio di pace, di tolleranza e di riconciliazione a tutte le comunità di questa regione, straziate e divise da conflitti ingiusti e senza fine. Santità - ha aggiunto - lei conosce bene la natura e le cause delle nostre inquietudini, come quelle delle altre comunità cristiane del Medio Oriente. La nostra vocazione è di essere i testimoni di Dio, buono e misericordioso verso tutti gli uomini, vivendo al contempo il suo messaggio di amore. Per questo, siamo venuti a trarre coraggio da lei, Santità, per poter restare fedeli alla nostra missione plurisecolare".
Ecco allora l'assicurazione che la Chiesa di Antiochia dei Siri continuerà a pregare affinché il Pontefice "possa convincere i potenti di questa terra a ricercare la pace basata sulla giustizia e sul rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo, in tutti i Paesi del mondo, e in modo particolare in alcuni Paesi del nostro Medio Oriente, come l'Iraq, il Libano e la Palestina".
Sua Beatitudine ha poi rievocato le parole di Benedetto XVI "che esprimono con inequivocabile chiarezza e molto affetto, la sua sollecitudine paterna per le comunità cristiane e le Chiese orientali di origine apostolica", pronunciate nella cattedrale melkita di San Giorgio ad Amman, in Giordania, con un'insistenza convincente: "L'antico tesoro vivente delle tradizioni delle Chiese Orientali arricchisce la Chiesa universale e non deve mai essere inteso semplicemente come oggetto da custodire passivamente".
Quindi ha ringraziato il Papa che "non smette di incoraggiarci a continuare a rendere testimonianza della nostra fede, nella fedeltà alle nostre tradizioni secolari risalenti alle prime comunità della Chiesa, vivendo al contempo l'annuncio della Buona Novella nel nostro ambito".
Successivamente il patriarca siro ha sottolineato la coincidenza dell'incontro con il Papa nel giorno di inizio dell'anno sacerdotale, e infine ha giurato "fedeltà e attaccamento incrollabile alla Sede di Pietro".



(©L'Osservatore Romano - 20 giugno 2009)


20/06/2009 01:45
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Omelia di Benedetto XVI per l'inaugurazione dell'Anno Sacerdotale


CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 19 giugno 2009 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito il testo dell'omelia che Benedetto XVI ha pronunciato nella Basilica vaticana questo venerdì pomeriggio, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, presiedendo la celebrazione dei secondi Vespri della solennità in occasione dell'apertura dell'Anno Sacerdotale.

* * *

Cari fratelli e sorelle,

nell'antifona al Magnificat tra poco canteremo: "Il Signore ci ha accolti nel suo cuore - Suscepit nos Dominus in sinum et cor suum". Nell'Antico Testamento si parla 26 volte del cuore di Dio, considerato come l'organo della sua volontà: rispetto al cuore di Dio l'uomo viene giudicato. A causa del dolore che il suo cuore prova per i peccati dell'uomo, Iddio decide il diluvio, ma poi si commuove dinanzi alla debolezza umana e perdona. C'è poi un passo veterotestamentario nel quale il tema del cuore di Dio si trova espresso in modo assolutamente chiaro: è nel capitolo 11 del libro del profeta Osea, dove i primi versetti descrivono la dimensione dell'amore con cui il Signore si è rivolto ad Israele all'alba della sua storia: "Quando Israele era fanciullo, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio" (v. 1). In verità, all'instancabile predilezione divina, Israele risponde con indifferenza e addirittura con ingratitudine. "Più li chiamavo - è costretto a constatare il Signore -, più si allontanavano da me" (v. 2). Tuttavia Egli mai abbandona Israele nelle mani dei nemici, perché, cosí dice il versetto 8, "il mio cuore - osserva il Creatore dell'universo - si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione".

Il cuore di Dio freme di compassione! Nell'odierna solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, la Chiesa offre alla nostra contemplazione questo mistero, il mistero del cuore di un Dio che si commuove e riversa tutto il suo amore sull'umanità. Un amore misterioso, che nei testi del Nuovo Testamento ci viene rivelato come incommensurabile passione di Dio per l'uomo. Egli non si arrende dinanzi all'ingratitudine e nemmeno davanti al rifiuto del popolo che si è scelto; anzi, con infinita misericordia, invia nel mondo l'Unigenito suo Figlio perché prenda su di sé il destino dell'amore distrutto; perché, sconfiggendo il potere del male e della morte, possa restituire dignità di figli agli esseri umani resi schiavi dal peccato. Tutto questo a caro prezzo: il Figlio Unigenito del Padre si immola sulla croce: "Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine" (cfr Gv 13,1). Simbolo di tale amore che va oltre la morte è il suo fianco squarciato da una lancia. A tale riguardo, il testimone oculare, l'apostolo Giovanni, afferma: "Uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue ed acqua" (cfr Gv 19,34).

Cari fratelli e sorelle, grazie perché, rispondendo al mio invito, siete venuti numerosi a questa celebrazione con cui entriamo nell'Anno Sacerdotale. Saluto i Signori Cardinali e i Vescovi, in particolare il Cardinale Prefetto e il Segretario della Congregazione per il Clero con i loro collaboratori, ed il Vescovo di Ars. Saluto i sacerdoti e i seminaristi dei vari seminari e collegi di Roma; i religiosi e le religiose e tutti i fedeli. Un saluto speciale rivolgo a Sua Beatitudine Ignace Youssef Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri, venuto a Roma per incontrarmi e significare pubblicamente l'"ecclesiastica communio" che gli ho concesso.

Cari fratelli e sorelle, fermiamoci insieme a contemplare il Cuore trafitto del Crocifisso. Abbiamo ascoltato ancora una volta, poco fa, nella breve lettura tratta dalla Lettera di san Paolo agli Efesini, che "Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatti rivivere con Cristo... Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù" (Ef 2,4-6). Essere in Cristo Gesù è già sedere nei Cieli. Nel Cuore di Gesù è espresso il nucleo essenziale del cristianesimo; in Cristo ci è stata rivelata e donata tutta la novità rivoluzionaria del Vangelo: l'Amore che ci salva e ci fa vivere già nell'eternità di Dio. Scrive l'evangelista Giovanni: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (3,16). Il suo Cuore divino chiama allora il nostro cuore; ci invita ad uscire da noi stessi, ad abbandonare le nostre sicurezze umane per fidarci di Lui e, seguendo il suo esempio, a fare di noi stessi un dono di amore senza riserve.

Se è vero che l'invito di Gesù a "rimanere nel suo amore" (cfr Gv 15,9) è per ogni battezzato, nella festa del Sacro Cuore di Gesù, Giornata di santificazione sacerdotale, tale invito risuona con maggiore forza per noi sacerdoti, in particolare questa sera, solenne inizio dell'Anno Sacerdotale, da me voluto in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d'Ars. Mi viene subito alla mente una sua bella e commovente affermazione, riportata nel Catechismo della Chiesa Cattolica dove dice: "Il sacerdozio è l'amore del Cuore di Gesù" (n. 1589). Come non ricordare con commozione che direttamente da questo Cuore è scaturito il dono del nostro ministero sacerdotale? Come dimenticare che noi presbiteri siamo stati consacrati per servire, umilmente e autorevolmente, il sacerdozio comune dei fedeli? La nostra è una missione indispensabile per la Chiesa e per il mondo, che domanda fedeltà piena a Cristo ed incessante unione con Lui; esige cioè che tendiamo costantemente alla santità come ha fatto san Giovanni Maria Vianney. Nella Lettera a voi indirizzata per questo speciale anno giubilare, cari fratelli sacerdoti, ho voluto porre in luce alcuni aspetti qualificanti del nostro ministero, facendo riferimento all'esempio e all'insegnamento del Santo Curato di Ars, modello e protettore di tutti i sacerdoti, e in particolare dei parroci. Che questo mio scritto vi sia di aiuto e di incoraggiamento a fare di questo anno un'occasione propizia per crescere nell'intimità con Gesù, che conta su di noi, suoi ministri, per diffondere e consolidare il suo Regno, per diffondere il suo amore, la sua verità. E pertanto, "sull'esempio del Santo Curato d'Ars - così concludevo la mia Lettera - lasciatevi conquistare da Lui e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace".

Lasciarsi conquistare pienamente da Cristo! Questo è stato lo scopo di tutta la vita di san Paolo, al quale abbiamo rivolto la nostra attenzione durante l'Anno Paolino che si avvia ormai verso la sua conclusione; questa è stata la meta di tutto il ministero del Santo Curato d'Ars, che invocheremo particolarmente durante l'Anno Sacerdotale; questo sia anche l'obiettivo principale di ognuno di noi. Per essere ministri al servizio del Vangelo, è certamente utile e necessario lo studio con una accurata e permanente formazione pastorale, ma è ancor più necessaria quella "scienza dell'amore" che si apprende solo nel "cuore a cuore" con Cristo. E' Lui infatti a chiamarci per spezzare il pane del suo amore, per rimettere i peccati e per guidare il gregge in nome suo. Proprio per questo non dobbiamo mai allontanarci dalla sorgente dell'Amore che è il suo Cuore trafitto sulla croce.

Solo così saremo in grado di cooperare efficacemente al misterioso "disegno del Padre" che consiste nel "fare di Cristo il cuore del mondo"! Disegno che si realizza nella storia, man mano che Gesù diviene il Cuore dei cuori umani, iniziando da coloro che sono chiamati a stargli più vicini, i sacerdoti appunto. Ci richiamano a questo costante impegno le "promesse sacerdotali", che abbiamo pronunciato il giorno della nostra Ordinazione e che rinnoviamo ogni anno, il Giovedì Santo, nella Messa Crismale. Perfino le nostre carenze, i nostri limiti e debolezze devono ricondurci al Cuore di Gesù. Se infatti è vero che i peccatori, contemplandoLo, devono apprendere da Lui il necessario "dolore dei peccati" che li riconduca al Padre, questo vale ancor più per i sacri ministri. Come dimenticare, in proposito, che nulla fa soffrire tanto la Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in "ladri delle pecore" (Gv 10,1ss), o perché le deviano con le loro private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte? Anche per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l'accorata e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare.

Poc'anzi ho potuto venerare, nella Cappella del Coro, la reliquia del Santo Curato d'Ars: il suo cuore. Un cuore infiammato di amore divino, che si commuoveva al pensiero della dignità del prete e parlava ai fedeli con accenti toccanti e sublimi, affermando che "dopo Dio, il sacerdote è tutto! ... Lui stesso non si capirà bene che in cielo" (cfr Lettera per l'Anno Sacerdotale, p. 2). Coltiviamo, cari fratelli, questa stessa commozione, sia per adempiere il nostro ministero con generosità e dedizione, sia per custodire nell'anima un vero "timore di Dio": il timore di poter privare di tanto bene, per nostra negligenza o colpa, le anime che ci sono affidate, o di poterle - Dio non voglia! - danneggiare. La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi; di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l'amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni. Nell'adorazione eucaristica, che seguirà la celebrazione dei Vespri, chiederemo al Signore che infiammi il cuore di ogni presbitero di quella "carità pastorale" capace di assimilare il suo personale "io" a quello di Gesù Sacerdote, così da poterlo imitare nella più completa auto-donazione. Ci ottenga questa grazia la Vergine Madre, della quale domani contempleremo con viva fede il Cuore Immacolato. Per Lei il Santo Curato d'Ars nutriva una filiale devozione, tanto che nel 1836, in anticipo sulla proclamazione del Dogma dell'Immacolata Concezione, aveva già consacrato la sua parrocchia a Maria "concepita senza peccato". E mantenne l'abitudine di rinnovare spesso quest'offerta della parrocchia alla Santa Vergine, insegnando ai fedeli che "bastava rivolgersi a lei per essere esauditi", per il semplice motivo che ella "desidera soprattutto di vederci felici". Ci accompagni la Vergine Santa, nostra Madre, nell'Anno Sacerdotale che oggi iniziamo, perché possiamo essere guide salde e illuminate per i fedeli che il Signore affida alle nostre cure pastorali. Amen!



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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:
Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

Il Papa riceve oggi in Udienza:
Membri del Consiglio della Fondazione Alcide De Gasperi.





RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI ABANCAY (PERÚ) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Abancay (Perú), presentata da S.E. Mons. Isidro Sala Ribera, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Abancay (Perú) S.E. Mons. Gilberto Gómez González, finora Vescovo titolare di Mozotcori ed Ausiliare di Abancay.

S.E. Mons. Gilberto Gómez González
S.E. Mons. Gómez González è nato ad Albeos, diocesi di Tui-Vigo (Spagna), il 12 febbraio 1952.
Dopo gli studi secondari, filosofici e teologici nel Seminario diocesano di Tui-Vigo, ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 14 settembre 1975. È stato Vice-Rettore del Seminario Minore di Tui-Vigo dal 1975 al 1985. Iscrittosi alla "Obra di Cooperación Sacerdotal Hispanoamericana", è stato destinato a lavorare nella diocesi di Abancay, prima come Rettore del Seminario Minore diocesano (1986-1992) e parroco di Tamburco, in seguito come Vice-Rettore (1992-1997) e infine come Rettore del Seminario Maggiore di Abancay; contemporaneamente è stato Cappellano delle Suore Carmelitane scalze di Abancay e membro del Consiglio Presbiterale diocesano.
Il 22 dicembre 2001 è stato eletto Vescovo titolare di Mozotcori ed Ausiliare di Abancay e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 16 marzo 2002.



NOMINA DELL’ARCIVESCOVO DI BULAWAYO (ZIMBABWE)

Il Papa ha nominato Arcivescovo di Bulawayo (Zimbabwe), il Rev.do Alex Thomas Kaliyanil, S.V.D., missionario indiano, Superiore Regionale della Società del Verbo Divino nello Zimbabwe.

Rev.do Alex Thomas Kaliyanil, S.V.D.
Il Rev.do P. Alex Thomas Kaliyanil, S.V.D., è nato il 27 maggio 1960 a Vallamchira, nell’arcidiocesi di Changanacherry, in India. Dopo la scuola elementare, è entrato nel Seminario Minore dei Verbiti a Changanacherry. Ha studiato la Filosofia e la Teologia a Jnana Deepa Didyapeeth, Pune. Ha conseguito un Diploma in Scienze Economiche alla Mysore University, in India. Ha emesso la professione perpetua nel 1987 ed è stato ordinato sacerdote il 7 maggio 1988.
Dal 1989 è missionario in Zimbabwe, nell’Arcidiocesi di Bulawayo, dove ha ricoperto i seguenti incarichi: 1990-1992: Vicario della parrocchia Holy Cross a Tshabalala; 1992-1997: Parroco della Missione di Embakwe; 1997-2005: Parroco di St. Joseph di Tsholotsho e Decano del Southern and Northern Deanery; 2005-2008: Economo diocesano; dal 2001: Consigliere ex-officio del Catholic Development Commission (Caritas Zimbabwe); dal 2008: Superiore Regionale della Società del Verbo Divino nello Zimbabwe.



NOMINA DEL SOTTO-SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

Il Santo Padre ha nominato Sotto-Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede il Rev.do Monsignor Damiano Marzotto Caotorta, finora Capo Ufficio nel medesimo Dicastero.



NOMINA DI MEMBRI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

Il Santo Padre ha nominato Membri del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso gli Ecc.mi Monsignori: Augustine Shao, Vescovo di Zanzibar (Tanzania); Patrick Altham Kelly, Arcivescovo di Liverpool (Gran Bretagna) e Johannes Maria Trilaksyanta Pujasumarta, Vescovo di Bandung (Indonesia).



NOMINA DI INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL MILLENNIO DELLA DIOCESI DI PÉCS (UNGHERIA)

Il Papa ha nominato l'Em.mo Cardinale Christoph Schónborn, O.P., Arcivescovo di Vienna, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del millennio della Diocesi di Pécs (Ungheria), che avranno luogo il 23 agosto 2009.

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LETTERA DEL SANTO PADRE AI CARDINALI INVIATI SPECIALI ALLE CELEBRAZIONI CONCLUSIVE DELL’ANNO PAOLINO


LETTERA DEL SANTO PADRE AL SUO INVIATO SPECIALE IN TERRA SANTA

In occasione della chiusura dell’Anno dedicato all’Apostolo San Paolo, che si terrà contemporaneamente il 29 giugno 2009 nei diversi "luoghi paolini", il Santo Padre ha nominato sette Em.mi Cardinali in qualità di Inviati Speciali alle rispettive celebrazioni.

Di seguito pubblichiamo la composizione delle Missioni pontificie guidate dai diversi Porporati, la cui nomina ad Inviati Speciali del Santo Padre è stata resa nota lo scorso 25 aprile, e la Lettera del Santo Padre Benedetto XVI al Suo Inviato Speciale in Terra Santa. Analoghe Lettere sono state inviate dal Papa agli altri sei Cardinali.


COMPOSIZIONE DELLE MISSIONI PONTIFICIE

Queste le Missioni Pontificie guidate dai sette Cardinali:

Il Card. Walter KASPER, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Inviato Speciale del Santo Padre alla celebrazione della chiusura dell’Anno Paolino in Terra Santa, sarà accompagnato da:

S.E. Mons. Elias CHACOUR, Arcivescovo di Akka dei Greco-Melkiti;
S.E. Mons. Giacinto-Boulos MARCUZZO, Vescovo Ausiliare del Patriarcato Latino di Gerusalemme e Vicario Patriarcale per Israele.


Il Card. Ennio ANTONELLI, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Inviato Speciale del Santo Padre alla celebrazione della chiusura dell’Anno Paolino a Malta, sarà accompagnato da:

Rev.do Mons. John Bosco GAUCI, Vicario Generale della Diocesi di Gozo;
Rev.do P. Joseph BORG, mssp (della Società Missionaria di San Paolo).


Il Card. Renato Raffaele MARTINO, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Inviato Speciale del Santo Padre alla celebrazione della chiusura dell’Anno Paolino a Cipro, sarà accompagnato da:

Rev.mo P. Umberto BARATO, o.f.m., Vicario Patriarcale per Cipro di Gerusalemme dei Latini, Parroco latino di Nicosia;
Rev.do Sac. Yonakim CHIHANE, Parroco maronita di Polemidia, Limassol.


Il Card. Jean-Louis TAURAN, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Inviato Speciale del Santo Padre alla celebrazione della chiusura dell’Anno Paolino in Turchia, sarà accompagnato da:

Rev.do P. Roberto FERRARI, o.f.m. cap., Parroco della Chiesa di Merin, concattedrale del Vicariato Apostolico di Anatolia;
Rev.do P. Mauro PESCE, Segretario della Conferenza Episcopale della Turchia.


Il Card. Jozef TOMKO, Prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Inviato Speciale del Santo Padre alla celebrazione della chiusura dell’Anno Paolino in Grecia, sarà accompagnato da:

Rev.do Mons. Nikiforos VIDALIS, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Atene;
Rev.do Sac. Dominikos PSALTIS.


Il Card. Antonio María ROUCO VARELA, Arcivescovo di Madrid, Inviato Speciale del Santo Padre alla celebrazione della chiusura dell’Anno Paolino in Siria, sarà accompagnato da:

Rev.do P. Romualdo FERNÁNDEZ FERREIRA, ofm, Vicario Delegato del Vicariato Apostolico di Alep dei Latini e Custode del memoriale di San Paolo a Damasco-Tabbalch;
Rev.do Archimandrita Antoun MOUSLEH, Vicario Giudiziario dell’Eparchia Patriarcale di Damasco dei Greco-Melkiti e Responsabile della Commissione patriarcale per l’Anno Paolino.


Il Card. André VING-TROIS, Arcivescovo di Parigi, Inviato Speciale del Santo Padre alla celebrazione della chiusura dell’Anno Paolino in Libano, sarà accompagnato da:

S.E. Mons. Roland ABOUJAOUDÉ, Protosincello di Antiochia dei Maroniti e Presidente del Comitato esecutivo dell’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici del Libano (APECL);
S.E. Mons. Salim GHAZAL, b.s., Ausiliare emerito di Antiochia dei Greco-Melkiti e Vice Presidente del medesimo Comitato Esecutivo.


LETTERA DEL SANTO PADRE AL SUO INVIATO SPECIALE IN TERRA SANTA

Di seguito pubblichiamo la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. Walter Kasper, Suo Inviato Speciale in Terra Santa. Analoghe lettere sono state indirizzate agli altri sei Porporati.

Venerabili Fratri Nostro
VALTHERO S.R.E. Cardinali KASPER
Praesidi Pontificii Consilii ad Unitatem Christianorum fovendam

Postquam nonnulla eadem loca quae Gentium Apostolus calcavit, magno cum animi delectamento invisimus, Nos, universa cum Ecclesia Annum Paulinum celebrantes, theologicam eius spiritalemque doctrinam diligentissime perscrutamur dum plurima Pastorum incepta in terrarum orbe animi Nostri laetitia et propensione perspicimus. Mirabili enim modo sancti Pauli scripta de Christo eiusque salvifica opera, de unitate populi Dei, de rebus novissimis deque iustificatione et transitu a peccato ad libertatem Ecclesiae doctrinam saeculorum decursu illuminaverunt nec non praecipuum hodiernae etiam christianae considerationis et asceticae meditationis fontem constituunt.

Ille qui in iuventute Ecclesiam persequebatur Dei (cfr Gal 1,13), peculiarem accepit a Domino gratiam dum Damascum se conferret Eiusque vocem audiret: "Surge et ingredere civitatem, et dicetur tibi quid te oporteat facere" (Act 9,6). Post hunc cum Domino Resuscitato occursum conversus, Evangelium nuntiare coepit, novas instituere christianas communitates atque epistulas exarare quibus fideles, nostra etiam aetate, ad veram agendam conversionem adhortatur novumque spiritale iter prosequendum. Beatus ille Apostolus, qui dixit "Mihi vivere Christus est" (Philp 1,21), quoniam exemplar nobis est divinae voluntatis quaerendae et adimplendae, omnimodae Domino eiusque Ecclesiae deditionis nec non spiritus maxime ad humanum cultum aperti.

Quandoquidem Annus Apostolo Paulo dicatus ad finem iam vergit, placet Nobis eminentissimos quosdam Viros in illa loca mittere, in quibus praeclarus ille Christi Evangelii nuntiator vitam suam navitatemque gessit quaeque iure meritoque Loca Paulina appellari possunt. Inter ea peculiaris esse ponderis videtur Terra Sancta ubi ille Apostolos convenit et primi Concilii particeps exstitit.

Ad Te, Venerabilis Frater Noster, mentem vertimus, qui Pontificio praees Consilio ad Unitatem Christianorum fovendam, Teque hisce Litteris MISSUM EXTRAORDINARIUM NOSTRUM nominamus ad celebrationes exeuntis Anni Paulini, quae die XXIX proximi mensis Iunii, in sollemnitate videlicet sanctorum Petri et Pauli, Apostolorum, in Terra Sancta sollemniter agentur. De Domino Iesu loquens, quem Deus excitavit a mortuis (cfr Rom 10,9), omnes illic fideles adstantes adhortaberis ut precibus, meditatione nec non spiritalium necessitatum consideratione novatis viribus novoque studio divinam voluntatem quaerere atque fidei zelo in vita cotidiana fervere velint. Coram religiosis civilibusque auctoritatibus tum momentum personae et doctrinae Apostoli Gentium tum eius sollicitudo de totius generis humani salute ut innotescant operam dabis.

Cunctos Terrae Sanctae Pastores ceterosque sacros Praesules ibidem congregatos, sacerdotes, religiosos viros mulieresque et christifideles laicos ad maiorem usque spiritalem unitatem concitans, Nostro salutabis nomine Nostramque iis ostendes benevolentiam.

Nosmet Ipsi Te, Venerabilis Frater Noster, in tua missione implenda intercessioni ipsius Apostoli Gentium committimus dum precibus iam nunc Te comitamur. Benedictionem denique Apostolicam libentes Tibi impertimur, signum Nostrae erga Te benevolentiae et caelestium donorum pignus, quam omnibus celebrationum participibus rite largiri volumus.

Ex Aedibus Vaticanis, die XVI mensis Maii, anno MMIX, Pontificatus Nostri quinto.

BENEDICTUS PP. XVI

20/06/2009 15:43
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UDIENZA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DELLA FONDAZIONE ALCIDE DE GASPERI

Alle ore 12.15 di oggi, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri del Consiglio della Fondazione Alcide De Gasperi.
Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari amici del Consiglio della Fondazione Alcide De Gasperi!

Mi è molto gradita la vostra visita, e con affetto tutti vi saluto. In particolare, saluto la Signora Maria Romana, figlia di Alcide De Gasperi, e l’On. Giulio Andreotti, che a lungo è stato suo stretto collaboratore. Colgo volentieri l’opportunità, che mi offre la vostra presenza, per rievocare la figura di questa grande personalità, che, in momenti storici di profondi cambiamenti sociali in Italia e in Europa, irti di non poche difficoltà, seppe prodigarsi efficacemente per il bene comune. Formato alla scuola del Vangelo, De Gasperi fu capace di tradurre in atti concreti e coerenti la fede che professava. Spiritualità e politica furono in effetti due dimensioni che convissero nella sua persona e ne caratterizzarono l’impegno sociale e spirituale. Con prudente lungimiranza guidò la ricostruzione dell’Italia uscita dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale, e ne tracciò con coraggio il cammino verso il futuro; ne difese la libertà e la democrazia; ne rilanciò l’immagine in ambito internazionale; ne promosse la ripresa economica aprendosi alla collaborazione di tutte le persone di buona volontà.

Spiritualità e politica si integrarono così bene in lui che, se si vuole comprendere sino in fondo questo stimato uomo di governo, occorre non limitarsi a registrare i risultati politici da lui conseguiti, ma bisogna tener conto anche della sua fine sensibilità religiosa e della fede salda che costantemente ne animò il pensiero e l’azione. Nel 1981, a cento anni dalla nascita, il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II gli rese omaggio, affermando che "in lui la fede fu centro ispiratore, forza coesiva, criterio di valori, ragione di scelta" (Insegnamenti, IV, 1981, p. 861). Le radici di tale solida testimonianza evangelica vanno ricercate nella formazione umana e spirituale ricevuta nella sua regione, il Trentino, in una famiglia dove l’amore per Cristo costituiva pane quotidiano e riferimento di ogni scelta. Egli aveva poco più di vent’anni quando nel 1902, prendendo parte al primo Congresso Cattolico trentino, tracciò le linee di azione apostolica che costituiranno il programma dell’intera sua esistenza: "Non basta conservare il cristianesimo in se stessi – egli disse - , conviene combattere con tutto il grosso dell’esercito cattolico per riconquistare alla fede i campi perduti" (cfr A. De Gasperi, I cattolici trentini sotto l’Austria, Ed. di storia e letteratura, Roma 1964, p. 24). A quest’orientamento resterà fedele sino alla morte, anche a costo di sacrifici personali, affascinato dalla figura di Cristo. "Non sono bigotto – scriveva alla sua futura sposa Francesca – e forse nemmeno religioso come dovrei essere; ma la personalità del Cristo vivente mi trascina; mi soggioga, mi solleva come un fanciullo. Vieni, io ti voglio con me e che mi segua nella stessa attrazione, come verso un abisso di luce" (A. De Gasperi, Cara Francesca, Lettere, a cura di M.R. De Gasperi, Morcelliana, Brescia 1999, pp. 40 -41).

Non si resta allora sorpresi quando si apprende che nella sua giornata, oberata di impegni istituzionali, conservarono sempre largo spazio la preghiera e il rapporto con Dio, iniziando ogni giorno, quando gli era possibile, con il partecipare alla Santa Messa. Anzi i momenti più caotici e movimentati segnarono il vertice della sua spiritualità. Quando, ad esempio, conobbe l’esperienza del carcere, volle con sé come primo libro la Bibbia ed in seguito conservò l’abitudine di annotare i riferimenti biblici su foglietti per alimentare costantemente il suo spirito. Verso la fine della sua attività governativa, dopo un duro confronto parlamentare, ad un collega del governo che gli chiedeva quale fosse il segreto della sua azione politica rispose: "Che vuoi, è il Signore!".

Cari amici, mi piacerebbe soffermarmi ancor più su questo personaggio che ha onorato la Chiesa e l’Italia, ma mi limito a evidenziarne la riconosciuta dirittura morale, basata su un’indiscussa fedeltà ai valori umani e cristiani, come pure la serena coscienza morale che lo guidò nelle scelte della politica. "Nel sistema democratico - afferma in uno dei suoi interventi - viene conferito un mandato politico amministrativo con una responsabilità specifica…, ma parallelamente vi è una responsabilità morale dinanzi alla propria coscienza, e la coscienza per decidere deve essere sempre illuminata dalla dottrina e dall’insegnamento della Chiesa" (cfr A. De Gasperi, Discorsi politici 1923–1954, Cinque Lune, Roma 1990, p. 243). Certo, in qualche momento non mancarono difficoltà e, forse, anche incomprensioni da parte del mondo ecclesiastico, ma De Gasperi non conobbe tentennamenti nella sua adesione alla Chiesa che fu - come ebbe a testimoniare in un discorso a Napoli nel giugno del 1954 - "piena e sincera… anche nelle direttive morali e sociali contenute nei documenti pontifici che quasi quotidianamente hanno alimentato e formano la nostra vocazione alla vita pubblica".

In quella stessa occasione notava che "per operare nel campo sociale e politico non basta la fede né la virtù; conviene creare ed alimentare uno strumento adatto ai tempi… che abbia un programma, un metodo proprio, una responsabilità autonoma, una fattura e una gestione democratica". Docile ed obbediente alla Chiesa, fu dunque autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche, senza servirsi della Chiesa per fini politici e senza mai scendere a compromessi con la sua retta coscienza. Al tramonto dei suoi giorni potrà dire: "Ho fatto tutto ciò che era in mio potere, la mia coscienza è in pace", spegnendosi, confortato dal sostegno dei familiari, il 19 agosto del 1954, dopo aver mormorato per tre volte il nome di Gesù. Cari amici, mentre preghiamo per l’anima di questo statista di fama internazionale, che con la sua azione politica ha reso servizio alla Chiesa, all’Italia e all’Europa, domandiamo al Signore che il ricordo della sua esperienza di governo e della sua testimonianza cristiana siano incoraggiamento e stimolo per coloro che oggi reggono le sorti dell’Italia e degli altri popoli, specialmente per quanti si ispirano al Vangelo. Con questo auspicio, vi ringrazio ancora per la vostra visita e con affetto tutti vi benedico.

22/06/2009 01:49
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Scambio di lettere tra Benedetto XVI e il Presidente della Germania
Solidarietà internazionale per l'Africa colpita dalla crisi



CITTA' DEL VATICANO, domenica, 21 giugno 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo qui di seguito il testo delle lettere tra Benedetto XVI e il Presidente della Repubblica Federale di Germania, Horst Köhler.

* * *

Berlino, 4 marzo 2009

Vostra Santità,

sono molto lieto del fatto che Ella, nel mese di marzo, intraprenderà il Suo primo viaggio in Africa. Ciò è un buon segnale per le popolazioni dell'Africa. Proprio nella crisi attuale e sullo sfondo della necessaria riorganizzazione dell'ordine mondiale, è importante che non perdiamo di vista il continente africano.

Volutamente ho posto io stesso uno degli accenti del mio lavoro sullo sviluppo di una nuova collaborazione tra partner con l'Africa. Penso che il futuro dell'umanità del nostro mondo si decida sul destino dell'Africa. Per me è del tutto evidente che possiamo risolvere i problemi del nostro tempo solo coinvolgendo anche l'Africa. Ciò vale sia per il superamento della crisi finanziaria, sia per la gestione delle conseguenze del cambiamento del clima. Sono convinto che noi europei possiamo trarre vantaggio, in modo diretto, da una collaborazione approfondita con l'Africa. Con ciò non si tratta soltanto della questione delle materie prime, di sbocchi e altri interessi economici. Si tratta pure della ricchezza culturale, delle tradizioni e della creatività degli africani. Chi si apre all'Africa e alla sua gente, sperimenta un arricchimento. Ma l'aiuto per l'Africa è anche un imperativo della carità cristiana.

Sono profondamente colpito dal modo attraverso il quale le tradizioni africane contribuiscano alla riconciliazione, all'equilibrio e alla pace, di come la coesione familiare aiuti a superare anche fasi di travaglio o di sconvolgimenti, di come la mobilità, spesso forzata a causa del bisogno, nell'epoca della globalizzazione possa trasformarsi in un vero vantaggio, o di come, in Africa, grazie ad un'immensa forza ed energia culturale, si creino novità senza negare le radici del passato. Non da ultimo, sono stato sempre di nuovo colpito anche dalla genuina gioia di vita delle popolazioni in Africa.

La ricchezza più importante dell'Africa è senza dubbio il potenziale costituito dalla sua gioventù. Pertanto, l'obiettivo centrale della collaborazione dovrebbe portare ad un miglioramento radicale delle opportunità educative e delle possibilità di occupazione sul posto. Possiamo e dovremmo anche offrire più occasioni per l'incontro tra i giovani. Inoltre, con la promozione di programmi di scambio, si offrono delle possibilità di cui anche i nostri giovani possono trarre vantaggio.

Ho incontrato molti giovani africani che hanno idee assai concrete di come potrebbe realizzarsi un futuro positivo per il nostro pianeta. Vogliono coinvolgersi attivamente per impegnarsi per questo futuro, insieme con i loro coetanei in Europa, Asia e America. Due anni fa, in occasione dell'Africa forum in Ghana, organizzato personalmente insieme al Presidente Kufuor, giovani africani e tedeschi hanno espresso questo desiderio in modo impressionante nella Dichiarazione di Accra. Mi sono permesso a quel tempo di inviarLe una copia di questa Dichiarazione. Spero vivamente che Ella possa essere colpito in modo simile dagli incontri con giovani africani, come è avvenuto per me.

Sono dispiaciuto che le nostre attuali informazioni sull'Africa siano, purtroppo, ancora determinate da pregiudizi e che sappiamo davvero troppo poco circa i progressi già realizzatisi nel continente africano. In Africa molte cose sono cambiate, molte altre sono in movimento, creandosi così un'Africa nuova. In occasione di numerose visite in Africa e durante i miei forum di discussione con Presidenti africani e rappresentanti della società civile, ho ripetutamente fatto l'esperienza di come oggi gli africani parlino con una nuova coscienza di sé. Riconoscono e valutano i propri problemi e le cause di essi e sviluppano i loro approcci alle soluzioni. Tutto questo, secondo me, ci pone in una condizione rilevante per convincere i nostri cittadini dei Paesi più industrializzati del fatto che sia possibile e conveniente un aiuto a favore dell'iniziativa personale in Africa.

In questo contesto è degna di nota anche la franchezza, con la quale gli interlocutori africani individuano ed affrontano anche gli squilibri presenti nel nostro rapporto. Lo stesso vale per le contraddizioni insite nella politica dei Paesi industrializzati. In questo contesto molto spesso si menzionano le sovvenzioni per l'agricoltura e la politica in materia di pesca dell'Unione Europea. Se prendiamo sul serio una collaborazione fra partner, dobbiamo pertanto anche occuparci più seriamente della domanda su che cosa vada cambiato sul nostro versante, affinché lo sviluppo dell'Africa possa svolgersi in modo positivo e duraturo.

Non si può negare che i problemi in Africa siano molto complessi. Ciò si manifesta ben presto a chi visita il nostro vicino continente. Sono tuttavia convinto che la visita e soprattutto i colloqui pazienti valgano la pena. Già la dimostrazione ai nostri partner africani che siamo capaci di ascoltare, ci fa fare un primo passo importante verso il superamento degli squilibri, affrontando le contraddizioni.

So che la gente del Camerun, dell'Angola e dell'intero continente africano attende la Sua visita con grande gioia. Le auguro un viaggio pieno di successo ed appagante anche per Lei personalmente.

Suo Horst Köhler


* * *


Dal Vaticano, 4 maggio 2009

Stimatissimo Signor Presidente Federale Köhler!

alla vigilia del mio primo Viaggio Apostolico in Africa ho ricevuto la Sua lettera, assai istruttiva, con la quale Ella mi informava dei Suoi numerosi incontri con persone del continente a noi vicino e mi partecipava le Sue idee sullo sviluppo dell'Africa e le Sue prospettive circa il futuro di quel continente. Le Sue riflessioni mi hanno accompagnato durante il mio viaggio. Ora, dopo il mio rientro, posso confermare con piena convinzione le Sue esperienze: L'Africa è un continente giovane, pieno di gioia di vita e di fiducia, con un enorme potenziale di creatività. Certo, gli interessi stranieri e le tensioni della sua propria storia gravano ancora sul presente e minacciano l'avvenire. Ma la fede viva, la fresca forza morale e la crescente competenza intellettuale creano un clima di speranza che resiste alle sfide e ne rende possibile il superamento.

Grazie alle visite Ad-limina, negli ultimi quattro anni ho potuto avere colloqui personali già con la maggior parte dei Vescovi africani sullo stato delle loro rispettive Diocesi e farmi un'idea della situazione di esse. Quest'autunno, a Roma, il Sinodo dei Vescovi africani sul tema La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace: «Voi siete il sale della terra ... Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 13-14) offrirà l'occasione per un ampio scambio di idee e per la creazione di un comune programma pastorale.

La fede può offrire un contributo decisivo per l'interiore e necessaria formazione umana. Al riguardo, a Yaoundé ho citato una parola di Lattanzio, scrittore ecclesiastico africano del quarto secolo: «Il primo dovere della giustizia è riconoscere l'uomo come un fratello. Infatti, se lo stesso Dio ci ha fatti e ci ha generati tutti nella stessa condizione, in vista della giustizia e della vita eterna, noi siamo sicuramente uniti da legami di fraternità: chi non li riconosce è ingiusto». In tal senso la Chiesa cerca di formare le coscienze e di operare quasi dall'interno affinché gli africani, come protagonisti dello sviluppo dei loro Paesi, usino i loro numerosi doni a favore dell'edificazione della società e della pace. Un comportamento onesto e solidale che non ceda alla legge del più forte e non cerchi soltanto il proprio interesse è infatti come una speranza che agisce, un seme che porta già in sé un futuro migliore. In tale contesto è richiesto anche l'appoggio della comunità internazionale non malgrado, bensì proprio a motivo dell'attuale crisi finanziaria ed economica che tocca particolarmente l'Africa e i Paesi più poveri.

Ognuno di noi è pensato, voluto e amato da Dio. Su questa base ho anche potuto incoraggiare la Chiesa in Africa a continuare ad assistere le vittime della violenza e delle malattie come l'Aids, la malaria e la tubercolosi e a lottare efficacemente contro tali terribili flagelli. Ispirati da un autentico umanesimo, la cui misura perfetta è Gesù Cristo, i cristiani presteranno anche in futuro il loro servizio negli ospedali e nelle scuole, ed accanto a loro ci saranno numerose persone di buona volontà. In questo senso ho potuto dire che la Chiesa, suscitando nei cuori degli uomini l'amore verso i sofferenti e la disponibilità ad aiutare, fa molto di più contro le malattie devastanti che tante altre istituzioni.

L'incontro con i nostri fratelli e sorelle africani e, in modo particolare, con i bambini e con i giovani, mi ha fatto bene. Spero e prego che lo scambio interpersonale e la collaborazione internazionale continuino a crescere e portino abbondanti benedizioni agli uomini di tutti i continenti, specialmente all'Africa.

Con l'espressione della mia alta considerazione e con i migliori auguri di benedizione per Lei e per Sua famiglia.

Benedetto PP. XVI




24/06/2009 16:23
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RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DI ASSIS (BRASILE)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Assis (Brasile) S.E. Mons. José Benedito Simão, finora Vescovo titolare di Tagaria ed Ausiliare di São Paulo.

S.E. Mons. José Benedito Simão

S.E. Mons. José Benedito Simão è nato il 1° gennaio 1951 nella città di Caçapava, diocesi di Taubaté. Ha compiuto gli studi preparatori nel collegio statale "Ministro José Moura Resende" e nel Seminario minore "Nossa Senhora da Penha", nell’arcidiocesi di São Paulo. Ha frequentato i corsi di Filosofia presso la F.A.I (Faculdades Associadas do Ipiranga), e quelli di teologia presso la Pontificia Facoltà "Nossa Senhora da Assunção", nell’arcidiocesi di São Paulo. In seguito ha ottenuto un dottorato in Teologia Morale, presso la Pontificia Accademia Alfonsiana a Roma.

Il 7 giugno 1981 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale, incardinandosi nel clero arcidiocesano di São Paulo. Ha svolto gli incarichi di Parroco nelle parrocchie "Santa Rita de Cassia" (1981-1982) e "Nossa Senhora do Perpétuo Socorro" (1983-1986). È stato Coordinatore del settore pastorale di "Interlagos" (1981-1984), Responsabile della pastorale Vocazionale (1981-1986) e della pastorale della gioventù (1983-1986). È stato poi Rettore del "Teologado Dom José Gaspar" (1984-1986) e del Seminario Teologico dell’arcidiocesi di São Paulo(1994-1996), Professore e Direttore della Pontificia Facoltà "Nossa Senhora da Assunção" (1996-2002)

Il 28 novembre 2001 è stato nominato Vescovo Titolare di Tagaria ed Ausiliare di São Paulo. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 25 gennaio 2002. Dal 9 marzo 2002 è stato il Vicario episcopale per la Regione "Brasilandia" dell’arcidiocesi di São Paulo.

24/06/2009 16:24
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L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sull’Anno Sacerdotale da lui indetto nell’occasione del 150° anniversario della morte del Curato d’Ars, san. Giovanni Maria Vianney.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

venerdì scorso 19 giugno, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e Giornata tradizionalmente dedicata alla preghiera per la santificazione dei sacerdoti, ho avuto la gioia d’inaugurare l’Anno Sacerdotale, indetto in occasione del centocinquantesimo anniversario della "nascita al Cielo" del Curato d’Ars, san Giovanni Battista Maria Vianney. Ed entrando nella Basilica Vaticana per la celebrazione dei Vespri, quasi come primo gesto simbolico, mi sono fermato nella Cappella del Coro per venerare la reliquia di questo santo Pastore d’anime: il suo cuore. Perché un Anno Sacerdotale? Perché proprio nel ricordo del santo Curato d’Ars, che apparentemente non ha compiuto nulla di straordinario?

La Provvidenza divina ha fatto sì che la sua figura venisse accostata a quella di san Paolo. Mentre infatti si va concludendo l’Anno Paolino, dedicato all’Apostolo delle genti, modello di straordinario evangelizzatore che ha compiuto diversi viaggi missionari per diffondere il Vangelo, questo nuovo anno giubilare ci invita a guardare ad un povero contadino diventato umile parroco, che ha consumato il suo servizio pastorale in un piccolo villaggio. Se i due Santi differiscono molto per i percorsi di vita che li hanno caratterizzati – l’uno è passato di regione in regione per annunciare il Vangelo, l’altro ha accolto migliaia e migliaia di fedeli sempre restando nella sua piccola parrocchia -, c’è però qualcosa di fondamentale che li accomuna: ed è la loro identificazione totale col proprio ministero, la loro comunione con Cristo che faceva dire a san Paolo: "Sono stato crocifisso con Cristo. Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20). E san Giovanni Maria Vianney amava ripetere: "Se avessimo fede, vedremmo Dio nascosto nel sacerdote come una luce dietro il vetro, come il vino mescolato all’acqua". Scopo di questo Anno Sacerdotale come ho scritto nella lettera inviata ai sacerdoti per tale occasione - è pertanto favorire la tensione di ogni presbitero "verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del suo ministero", e aiutare innanzitutto i sacerdoti, e con essi l’intero Popolo di Dio, a riscoprire e rinvigorire la coscienza dello straordinario ed indispensabile dono di Grazia che il ministero ordinato rappresenta per chi lo ha ricevuto, per la Chiesa intera e per il mondo, che senza la presenza reale di Cristo sarebbe perduto.

Indubbiamente sono mutate le condizioni storiche e sociali nelle quali ebbe a trovarsi il Curato d’Ars ed è giusto domandarsi come possano i sacerdoti imitarlo nella immedesimazione col proprio ministero nelle attuali società globalizzate. In un mondo in cui la visione comune della vita comprende sempre meno il sacro, al posto del quale, la "funzionalità" diviene l’unica decisiva categoria, la concezione cattolica del sacerdozio potrebbe rischiare di perdere la sua naturale considerazione, talora anche all’interno della coscienza ecclesiale. Non di rado, sia negli ambienti teologici, come pure nella concreta prassi pastorale e di formazione del clero, si confrontano, e talora si oppongono, due differenti concezioni del sacerdozio. Rilevavo in proposito alcuni anni or sono che esistono "da una parte una concezione sociale-funzionale che definisce l’essenza del sacerdozio con il concetto di ‘servizio’: il servizio alla comunità, nell’espletamento di una funzione… Dall’altra parte, vi è la concezione sacramentale-ontologica, che naturalmente non nega il carattere di servizio del sacerdozio, lo vede però ancorato all’essere del ministro e ritiene che questo essere è determinato da un dono concesso dal Signore attraverso la mediazione della Chiesa, il cui nome è sacramento" (J. Ratzinger, Ministero e vita del Sacerdote, in Elementi di Teologia fondamentale. Saggio su fede e ministero, Brescia 2005, p.165). Anche lo slittamento terminologico dalla parola "sacerdozio" a quelle di "servizio, ministero, incarico", è segno di tale differente concezione. Alla prima, poi, quella ontologico-sacramentale, è legato il primato dell’Eucaristia, nel binomio "sacerdozio-sacrificio", mentre alla seconda corrisponderebbe il primato della parola e del servizio dell’annuncio.

A ben vedere, non si tratta di due concezioni contrapposte, e la tensione che pur esiste tra di esse va risolta dall’interno. Così il Decreto Presbyterorum ordinis del Concilio Vaticano II afferma: "È proprio per mezzo dell'annuncio apostolico del Vangelo che il popolo di Dio viene convocato e adunato, in modo che tutti… possano offrire se stessi come «ostia viva, santa, accettabile da Dio» (Rm 12,1), ed è proprio attraverso il ministero dei presbiteri che il sacrificio spirituale dei fedeli viene reso perfetto nell'unione al sacrificio di Cristo, unico mediatore. Questo sacrificio, infatti, per mano dei presbiteri e in nome di tutta la Chiesa, viene offerto nell'Eucaristia in modo incruento e sacramentale, fino al giorno della venuta del Signore" (n. 2).

Ci chiediamo allora: "Che cosa significa propriamente, per i sacerdoti, evangelizzare? In che consiste il cosiddetto primato dell’annuncio"?. Gesù parla dell’annuncio del Regno di Dio come del vero scopo della sua venuta nel mondo e il suo annuncio non è solo un "discorso". Include, nel medesimo tempo, il suo stesso agire: i segni e i miracoli che compie indicano che il Regno viene nel mondo come realtà presente, che coincide ultimamente con la sua stessa persona. In questo senso, è doveroso ricordare che, anche nel primato dell’annuncio, parola e segno sono indivisibili. La predicazione cristiana non proclama "parole", ma la Parola, e l’annuncio coincide con la persona stessa di Cristo, ontologicamente aperta alla relazione con il Padre ed obbediente alla sua volontà. Quindi, un autentico servizio alla Parola richiede da parte del sacerdote che tenda ad una approfondita abnegazione di sé, sino a dire con l’Apostolo: "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me". Il presbitero non può considerarsi "padrone" della parola, ma servo. Egli non è la parola, ma, come proclamava Giovanni il Battista, del quale celebriamo proprio oggi la Natività, è "voce" della Parola: "Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" (Mc 1,3).

Ora, essere "voce" della Parola, non costituisce per il sacerdote un mero aspetto funzionale. Al contrario presuppone un sostanziale "perdersi" in Cristo, partecipando al suo mistero di morte e di risurrezione con tutto il proprio io: intelligenza, libertà, volontà e offerta dei propri corpi, come sacrificio vivente (cfr Rm 12,1-2). Solo la partecipazione al sacrificio di Cristo, alla sua chènosi, rende autentico l’annuncio! E questo è il cammino che deve percorrere con Cristo per giungere a dire al Padre insieme con Lui: si compia "non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi" (Mc 14,36). L’annuncio, allora, comporta sempre anche il sacrificio di sé, condizione perché l’annuncio sia autentico ed efficace.

Alter Christus, il sacerdote è profondamente unito al Verbo del Padre, che incarnandosi ha preso la forma di servo, è divenuto servo (cfr Fil 2,5-11). Il sacerdote é servo di Cristo, nel senso che la sua esistenza, configurata a Cristo ontologicamente, assume un carattere essenzialmente relazionale: egli è in Cristo, per Cristo e con Cristo al servizio degli uomini. Proprio perché appartiene a Cristo, il presbitero è radicalmente al servizio degli uomini: è ministro della loro salvezza, della loro felicità, della loro autentica liberazione, maturando, in questa progressiva assunzione della volontà del Cristo, nella preghiera, nello "stare cuore a cuore" con Lui. È questa allora la condizione imprescindibile di ogni annuncio, che comporta la partecipazione all’offerta sacramentale dell’Eucaristia e la docile obbedienza alla Chiesa.

Il santo Curato d’Ars ripeteva spesso con le lacrime agli occhi: "Come è spaventoso essere prete!". Ed aggiungeva: "Come è da compiangere un prete quando celebra la Messa come un fatto ordinario! Com’è sventurato un prete senza vita interiore!". Possa l’Anno sacerdotale condurre tutti i sacerdoti ad immedesimarsi totalmente con Gesù crocifisso e risorto, perché, ad imitazione di san Giovanni Battista, siano pronti a "diminuire" perché Lui cresca; perché, seguendo l’esempio del Curato d’Ars, avvertano in maniera costante e profonda la responsabilità della loro missione, che è segno e presenza dell’infinita misericordia di Dio. Affidiamo alla Madonna, Madre della Chiesa, l’Anno Sacerdotale appena iniziato e tutti i sacerdoti del mondo.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Vendredi dernier, en la solennité du Sacré-Cœur de Jésus, j’ai eu la joie d’inaugurer l’année sacerdotale, décidée à l’occasion du cent cinquantième anniversaire de la « naissance au ciel » du Curé d’Ars, saint Jean-Marie Vianney. Alors que se conclue l’Année consacrée à l’Apôtre Paul, modèle extraordinaire de l’évangélisateur qui a accompli de nombreux voyages pour répandre l’Evangile, cette nouvelle année jubilaire nous invite à nous tourner vers un humble curé qui a réalisé son service pastoral dans un petit village. Tous deux ont en commun une identification totale avec leur ministère et une profonde communion au Christ.

Le but de cette année sacerdotale est d’aider les prêtres à tendre vers la perfection spirituelle dont dépend surtout l’efficacité de leur ministère, à redécouvrir et à renforcer la conscience de la grâce extraordinaire que le ministère ordonné représente pour celui qui l’a reçu, pour l’Eglise et pour le monde. Profondément uni au Verbe de Dieu, qui en s’incarnant est devenu serviteur, le prêtre, lui appartient. Pour cette raison, il est aussi au service des hommes. Il est ministre de leur salut, de leur bonheur, de leur authentique libération, en accueillant en lui-même la volonté du Christ, dans la prière et dans le « cœur à cœur » avec lui.

J’accueille avec joie les pèlerins francophones. Je salue particulièrement le groupe de la Mission catholique vietnamienne de Paris et les jeunes de l’école de la Croix de Paris. Que le témoignage du Curé d’Ars vous aide à mieux comprendre l’importance du ministère du prêtre dans la vie de l’Église et du monde, et à répondre généreusement aux appels du Seigneur. Avec ma Bénédiction apostolique !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Last Friday, the Solemnity of the Sacred Heart of Jesus – a day traditionally devoted to prayer for the sanctification of priests – marked the beginning of the Year for Priests commemorating the sesquicentennial of the death of the Curé of Ars, Saint John Mary Vianney, patron of parish priests. The Pauline Year now ending and the current Year for Priests invite us to consider how the Apostle Paul and the humble Curé of Ars both identified themselves completely with their ministry, striving to live in constant communion with Christ. May this Year for Priests help all priests to grow towards the spiritual perfection essential to the effectiveness of their ministry, and enable the faithful to appreciate more fully the great gift of grace which the priesthood is: for priests themselves, for the Church and for our world. Configured to Christ in the sacrament of Holy Orders, the priest is called to become an alter Christus, "another Christ". His personal union with the Lord must thus unify every aspect of his life and activity. During this Year for Priests, let us entrust all priests to Mary, Mother of the Church, and pray that they will grow in fidelity to their mission to be living signs of Christ’s presence and infinite mercy.

I offer a warm welcome to the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially those from Norway, Sweden, Malawi, South Africa, Indonesia and the United States. My particular greeting goes to the Catholic educators participating in the annual Rome Seminar sponsored by the Lay Centre at Foyer Unitas. I also greet the many student groups present. Upon all of you I invoke God’s blessings of joy and peace!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Am vergangenen Freitag, dem Herz-Jesu-Fest, habe ich das Jahr der Priester eröffnet. Es steht in Verbindung mit dem 150. Todestag des heiligen Pfarrers von Ars Jean Marie Vianney. Es fügt sich, daß das Priesterjahr in der Schlußphase des Paulusjahres beginnt. Dies gibt uns Gelegenheit, beide Heilige miteinander zu vergleichen und das Gemeinsame ihres Dienstes aufzuzeigen. Paulus, der Apostel der Völker, scheint sich auf den ersten Blick von der bescheidenen Gestalt des Pfarrers von Ars sehr zu unterscheiden. Aber es gibt eine grundlegende Gemeinsamkeit: das Einssein mit Christus, welches Paulus in die Worte faßt: „Ich bin mit Christus gekreuzigt worden; nicht mehr ich lebe, Christus lebt in mir" (Gal 2, 19f). Der heilige Jean Marie Vianney drückt es auf seine Weise aus: „Wenn ihr den Priester seht, denkt an unseren Herrn Jesus Christus". Jesus selbst hat das Reich Gottes verkündet, und in seinem Tun, seinen Zeichen und Wundern war dieses Reich als reale Wirklichkeit offenbar. Der Priester ist aufgerufen, ein authentischer Diener des Wortes zu sein, das heißt Christus in seinen Worten und Taten sichtbar zu machen und in Einklang mit seiner Verkündung zu leben. Die priesterliche Predigt verkündet nicht Worte, sondern das Wort, das Christus ist. Daher soll sich der Priester immer mehr zurücknehmen und so am Geheimnis des Todes und der Auferstehung Christi in freier Bereitschaft teilhaben, sozusagen als lebendiges Opfer, das Gott gefällt (vgl. Röm 12,1).

Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher, besonders die Wallfahrer der Diözese Bozen-Brixen in Begleitung von Bischof Karl Golser sowie die Gruppe aus dem Bistum Innsbruck mit Bischof Manfred Scheuer. Der heutige Tagesheilige Johannes der Täufer ruft uns auf: „Bereitet dem Herrn den Weg, ebnet ihm die Straßen!" (Mk 1, 3). Wollen wir in unserem Alltag Christus Raum geben und Boten seiner Liebe sein. Gottes Geist helfe euch, das Gute zu vollbringen. Ich wünsche euch eine gesegnete Zeit in Rom.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

El pasado viernes, solemnidad del Sagrado Corazón de Jesús, tuve la alegría de inaugurar el Año Sacerdotal, con ocasión del ciento cincuenta aniversario de la muerte de san Juan María Vianney. El objetivo de este Año, como he escrito en la carta que he enviado a los sacerdotes, es renovar en cada uno de ellos la aspiración a la perfección espiritual, de la que depende en gran medida la eficacia de su ministerio. Asimismo, esta iniciativa servirá para reforzar en todo el Pueblo de Dios la conciencia del don inmenso que supone el ministerio ordenado para quien lo ha recibido, para toda la Iglesia y para el mundo. Espero que este Año Sacerdotal sea un tiempo de abundantes gracias para todos los sacerdotes, en el que profundicen en su íntima unión con Cristo crucificado y resucitado. Que a imitación de San Juan Bautista, cuya fiesta celebramos hoy, estén dispuestos a "disminuir" para que Él crezca, y así, siguiendo también el ejemplo del Cura de Ars, consideren la enorme responsabilidad de la misión que les ha sido encomendada, que es signo y presencia de la infinita misericordia de Dios.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española aquí presentes. En particular, a los peregrinos de la Arquidiócesis de Tulancingo, con su Arzobispo, Mons. Domingo Díaz Martínez, y de la Diócesis de Alcalá de Henares, con su Obispo, Mons. Juan Antonio Reig Pla, así como a los demás grupos venidos de España, Honduras, México y de otros países latinoamericanos. Os aliento para que en este Año Sacerdotal encomendéis de un modo especial a todos vuestros sacerdotes.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua portoghese

Amados peregrinos de língua portuguesa, uma cordial saudação de boas-vindas para todos, nomeadamente para o grupo de Famões e os paroquianos de Espinho, confiando às vossas preces de modo particular os sacerdotes, neste ano a eles dedicado, para que sejam, a exemplo do Santo Cura d´Ars, sinal e presença da infinita misericórdia de Deus no meio dos seus irmãos. Sobre vós e vossas famílias, desça a minha Bênção.


○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie witam uczestniczących w tej audiencji Polaków. Dzisiaj obchodzimy Uroczystość Narodzenia Świętego Jana Chrzciciela – proroka, który przygotował drogę Synowi Bożemu, ogłosił Jego obecność na ziemi. Swoją męczeńską śmiercią złożył Chrystusowi najpiękniejsze świadectwo. Jego wezwanie do nawrócenia pozostaje aktualne także dla nas. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i Polacchi presenti in quest’Udienza. Oggi festeggiamo la Natività di san Giovanni Battista, il profeta che ha preparato la strada al Figlio di Dio, annunciando la Sua presenza in mezzo agli uomini. Con il Suo martirio ha dato a Cristo la più bella testimonianza possibile. Il suo messaggio alla conversione rimane attuale anche per noi. Sia lodato Gesù Cristo.]


○ Saluto in lingua ungherese

Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, elsősorban azokat, akik Jászjákóhalmáról érkeztek!

Kedves Testvéreim, imáitokba ajánlom az elmúlt hónapban szentelt újmisés papjaitokat, hogy legyenek hűségesek az Evangélium hirdetésében és Isten népe életének megszentelésében. Szívesen adom apostoli áldásomat rátok és az újmisés papokra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Con affetto saluto i fedeli di lingua ungherese, specialmente coloro che sono giunti da Jászjákóhalma!

Fratelli e sorelle, pregate per i vostri sacerdoti novelli, ordinati in questo mese, perché siano fedeli nell'annuncio del Vangelo e nel santificare il popolo di Dio. Volentieri benedico voi e tutti sacerdoti novelli. Con la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne z Bratislavy – Karlovej Vsi, Gbelov, Pezinka, Hornej Súče a Tepličky nad Váhom.

Bratia a sestry, vaša návšteva Ríma - sídla Petrovho nástupcu - nech vo vás posilní povedomie, že aj vy patríte do Kristovej Cirkvi. S týmto želaním vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Bratislava - Karlova Ves, Gbely, Pezinok, Horná Súča e Teplička nad Váhom.

Fratelli e sorelle, la vostra visita a Roma - sede del Successore di Pietro - rafforzi in voi la coscienza anche della vostra appartenenza alla Chiesa di Cristo. Con questo desiderio vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovena

Lepo pozdravljam vernike iz župnij Bertoki in Sveti Anton v Sloveniji!

Naj vam bo to vaše romanje v mesto junaških apostolov Petra in Pavla v pomoč, da boste tudi sami zvesto ljubili Kristusa in hodili za Njim. Naj vas spremlja moj blagoslov!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalle Parrocchie Bertoki e Sveti Anton in Slovenia!

Questo vostro pellegrinaggio nella Città dei grandi Apostoli Pietro e Paolo vi sia d’aiuto, affinché anche voi possiate amare fedelmente il Cristo e seguire la Sua strada. Vi accompagni la mia benedizione!]


○ Saluto in lingua croata

Najljepše pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz župe Gospe od Milosrđa iz Splita! Dragi prijatelji, zajedno sa svetim Ivanom Krstiteljem prepoznajmo Gospodina u njegovoj poniznosti i svjedočimo ga drugima svojim ispravnim življenjem. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto di cuore tutti i pellegrini croati, particolarmente i fedeli della parrocchia della Madonna della Misericordia di Split! Cari amici, insieme con San Giovanni Battista riconosciamo il Signore nella Sua umiltà e testimoniamoLo agli altri con il nostro vivere corretto. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Il mio cordiale benvenuto va ora ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli della diocesi di San Marino-Montefeltro, accompagnati dal loro Vescovo, Mons. Luigi Negri, ed a quelli che partecipano al pellegrinaggio promosso dalla Congregazione di San Giovanni Battista Precursore. A ciascuno auguro che quest'incontro costituisca un'occasione provvidenziale per un rinnovato impegno di testimonianza cristiana. Saluto, poi, i Legionari di Cristo, invocando su ognuno la continua protezione del Signore. Il mio pensiero va, altresì, alle Suore Apostole del Santo Rosario, che incoraggio a diffondere con entusiasmo la novità del perenne messaggio salvifico portato da Cristo.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Celebriamo oggi la festa della natività di San Giovanni Battista, mandato da Dio per rendere testimonianza alla luce e preparare al Signore un popolo ben disposto. Auguro a voi, cari giovani, di trovare nell'amicizia con Gesù la forza necessaria per essere sempre all'altezza delle responsabilità che vi attendono. Esorto voi, cari ammalati, a considerare le sofferenze e le prove quotidiane come opportunità che Dio offre per cooperare alla salvezza delle anime. Ed invito voi, cari sposi novelli, a manifestare l'amore del Signore nella fedeltà reciproca e nella generosa accoglienza della vita.

Rivolgo un cordiale saluto alla Delegazione guidata dalla Sotto-Segretario dell’ONU e Rappresentante speciale per i Bambini in situazione di conflitto armato. Nell’esprimere a Lei e ai suoi accompagnatori vivo apprezzamento per l’impegno a difesa dell’infanzia vittima della violenza e delle armi, penso a tutti i bambini del mondo, in particolare a quelli che sono esposti alla paura, all’abbandono, alla fame, agli abusi, alla malattia, alla morte. Il Papa è vicino a tutte queste piccole vittime e li ricorda sempre nella preghiera.

* * *

Il 24 giugno di 150 anni fa nasceva l’idea di una grande mobilitazione per l’assistenza delle vittime delle guerre, che in seguito prenderà il nome di Croce Rossa. Nel corso degli anni, i valori di universalità, neutralità, indipendenza del servizio, hanno suscitato l’adesione di milioni di volontari in ogni parte del mondo, formando un importante baluardo di umanità e di solidarietà in tanti contesti di guerra e di conflitto, come pure in molte emergenze. Nell’auspicare che la persona umana, nella sua dignità e nella sua interezza sia sempre al centro dell’impegno umanitario della Croce Rossa, incoraggio specialmente i giovani ad impegnarsi concretamente in questa benemerita Istituzione. Approfitto di questa circostanza per chiedere il rilascio di tutte le persone sequestrate in zone di confitto e nuovamente la liberazione di Eugenio Vagni, operatore della Croce Rossa nelle Filippine.



25/06/2009 17:05
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Sua Altezza Em.ma Fra’ Matthew Festing, Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, e Seguito;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Viêt Nam, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, Arcivescovo di Hà Nôi

con il Vescovo Ausiliare:

S.E. Mons. Laurent Chu Van Minh, Vescovo tit. di Tinisa di Numidia;

S.E. Mons. Cosme Hoàng Van Dat, S.I., Vescovo di Bac Ninh;

S.E. Mons. Joseph Hoang Văn Tiêm, S.D.B., Vescovo di Bùi Chu;

con il Vescovo Ausiliare:

S.E. Mons. Pierre Nguyên Văn Dê, S.D.B., Vescovo tit. di Ammaedara.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Partecipanti all’Assemblea della "Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali" (R.O.A.C.O.).

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UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA DELLA "RIUNIONE DELLE OPERE PER L’AIUTO ALLE CHIESE ORIENTALI" (R.O.A.C.O.)

Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti all’Assemblea della "Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali" (R.O.A.C.O.) e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Cardinale,

venerati Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

cari Membri ed Amici della ROACO,

1. E’ per me una felice consuetudine accogliervi al termine della seconda sessione annuale della Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali. Sono grato al Signor Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, per le gentili espressioni che mi ha rivolto a nome di tutti. Le ricambio con un cordiale saluto, estendendolo volentieri all’Arcivescovo Segretario, Mons. Cyril Vasil’, e al Sotto-Segretario recentemente nominati, e agli altri collaboratori del Dicastero. Saluto gli Ecc.mi Presuli e il Custode di Terra Santa qui convenuti con i Rappresentanti delle Agenzie Cattoliche Internazionali e della Bethlehem University e il Cardinal John Patrick Foley. Vi ringrazio di cuore, cari amici, per quanto state facendo in favore delle comunità orientali e latine presenti nei territori affidati a codesta Congregazione e nelle altre regioni del mondo, dove i figli dell’Oriente Cattolico, con i loro pastori, si sforzano di costruire una pacifica convivenza insieme con i fedeli di altre confessioni cristiane e di diverse religioni.

2. Avec la fête de Saint Pierre et Saint Paul toute proche, l’année dédiée à l’Apôtre des Gentils pour le bimillénaire de sa naissance arrive à sa conclusion. Saisi par le Christ et ravi par l’Esprit Saint, il a été un témoin privilégié du mystère de l’amour de Dieu manifesté dans le Christ Jésus. Sa parole inspirée et son témoignage confirmé par le don suprême du martyre, ont été un éloge incomparable de la charité chrétienne et sont d’une grande actualité. Je me réfère en particulier à l’Hymne à la Charité de la Première Lettre aux Corinthiens (1 Co 13). Dans la bouche de Paul de Tarse, la Parole de Dieu nous indique sans équivoque ce qui "est le plus grand" pour les disciples du Christ: la charité ! C’est la source féconde de tout service d’Eglise, sa mesure, sa méthode et sa vérification. Par votre adhésion à la Roaco, vous désirez vivre cette charité, en offrant en particulier votre disponibilité à l’Evêque de Rome par l’intermédiaire de la Congrégation pour les Eglises Orientales. De cette façon, pourra continuer et même grandir "ce mouvement de charité que, sur mandat du Pape, la Congrégation supervise afin que, de manière ordonnée et équitable, la Terre-Sainte et les autres régions orientales reçoivent le soutien spirituel et matériel nécessaire pour faire front à la vie ecclésiale ordinaire et à des nécessités particulières" (Discours à la Congrégation pour les Églises Orientales, 9 juin 2007).

3. Today’s meeting rekindles the joy of my recent pilgrimage to the Holy Land. In this regard I renew my gratitude to the Latin Patriarch of Jerusalem, to the Papal Representative for Israel and for the Palestinian Territories, to Father Custos, and to all who have helped to make my pilgrimage fruitful. Indeed there were many moments of grace, when I was able to encourage and comfort the Catholic communities in the Holy Land, urging their members to persevere in their witness - a witness filled with fidelity, celebration, and at times great suffering. I was also able to remind the Christians of the region of their ecumenical and interreligious responsibility, in keeping with the spirit of the Second Vatican Council. I renew my prayer and my appeal for no more war, no more violence, no more injustice. I wish to assure you that the universal Church remains at the side of all our brothers and sisters who reside in the Holy Land. This concern is reflected in a special way in the Annual Holy Land Collection. I therefore exhort your ROACO Agencies to continue their charitable activities with zeal and with fidelity to the Successor of Peter.

4. Liebe Freunde der ROACO, mit besonderer Wertschätzung begleite ich euer Wirken in dieser weltweit heiklen Wirtschaftslage, die den kirchlichen Liebesdienst insgesamt und insbesondere die bereits in Angriff genommenen sowie die zukünftigen Projekte eurer Hilfswerke in Mitleidenschaft zu ziehen droht. Ich möchte die Gelegenheit ergreifen, euch wie auch die Hilfswerke, die ihr vertretet, zu einer zusätzlichen Anstrengung aufzurufen, um die richtigen Prioritäten auszumachen. Aus dem Geist des Glaubens wie auch durch kompetente Analysen und mit der notwendigen Nüchternheit können damit unnötige Entscheidungen korrigiert werden und die gegenwärtigen Notlagen wirksam angegangen werden; zum Beispiel die Situation der Flüchtlinge und Migranten, von der die Orientalischen Kirchen besonders stark betroffen sind, und der Wiederaufbau des Gazastreifens, der noch immer sich selbst überlassen ist, wobei auch der berechtigten Sorge Israels um seine Sicherheit Rechnung zu tragen ist. Gegenüber den völlig neuartigen Herausforderungen bleibt der kirchliche Liebesdienst wirksames Heilmittel und sichere Investition für die Gegenwart und die Zukunft.

5. Cari amici, più volte ho sottolineato l’importanza dell’educazione del Popolo di Dio, e ancor più ora, che abbiamo appena iniziato l’Anno Sacerdotale, mi preme raccomandarvi di considerare col massimo favore la cura dei sacerdoti e il sostegno ai seminari. Quando, venerdì scorso, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, ho inaugurato questo singolare anno giubilare, ho affidato al Cuore di Cristo e della Madre Immacolata tutti i sacerdoti del mondo, con un pensiero speciale per quelli che in Oriente come in Occidente stanno vivendo momenti di difficoltà e di prova. Colgo la presente occasione per chiedere anche a voi di pregare per i presbiteri. Vi domando di continuare a sostenere anche me, Successore dell’apostolo Pietro, perché possa svolgere appieno la mia missione al servizio della Chiesa universale. Grazie ancora per il lavoro che state compiendo: Iddio vi ricompensi abbondantemente. Con questi sentimenti, imparto a ciascuno di voi, alle persone care, alle comunità ed agenzie che rappresentate, la confortatrice Benedizione Apostolica.

26/06/2009 16:08
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Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Viêt Nam, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Joseph Vu Văn Thiên, Vescovo di Hai Phòng;

S.E. Mons. Antoine Vu Huy Chuong, Vescovo di Hung Hoá;

S.E. Mons. Joseph Ðăng Ðúc Ngân, Vescovo di Lang Són et Cao Bang;

S.E. Mons. François Xavier Nguyên Van Sang, Vescovo di Thái Bình;

S.E. Mons. Joseph Nguyên Chi Linh, Vescovo di Thanh Hóa;

S.E. Mons. Paul-Marie Cao Ðình Thuyên, Vescovo di Vinh.

Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Viêt Nam, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Etienne Nguyên Nhu Thê, Arcivescovo di Huê

con il Vescovo Ausiliare:

S.E. Mons. François Xavier Lê Văn Hông, Vescovo tit. di Gadiaufala;

S.E. Mons. Vincent Nguyên Văn Ban, Vescovo di Ban Mê Thuôt;

S.E. Mons. Joseph Chau Ngoc Tri, Vescovo di Ðà Nang.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Viêt Nam, in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Santo Padre riceve questa mattina in Udienza:

Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.

Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

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RINUNCE E NOMINE



NOMINA DI AUSILIARE DI BRAGA (PORTOGALLO)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di Braga (Portogallo) il Rev.do Sacerdote Manuel da Silva Rodrigues Linda, del clero della diocesi di Vila Real, Rettore del Seminario diocesano, assegnandogli la sede titolare vescovile di Case mediane.

Rev.do Manuel da Silva Rodrigues Linda

Il Rev.do Manuel da Silva Rodrigues Linda è nato il 15 aprile 1956, a Paus, nella diocesi di Lamego.

Ha frequentato il Seminario di Lamego per gli studi teologici. È stato ordinato sacerdote il 10 giugno 1981, con incardinazione nella diocesi di Vila Real.

Ha conseguito la Licenza in Discipline Umanistiche presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Cattolica di Braga, la Licenza in Teologia nella Facoltà di Porto, la Licenza in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana a Roma, ed il Dottorato in Teologia Morale all’Università Comillas a Madrid.

È stato Parroco, Assistente dell’Azione Cattolica, docente in Seminario, Membro della Commissione diocesana "Progetto Vita". Dal 1992 è Rettore del Seminario e Direttore del Centro Cattolico di Cultura della diocesi; dal 2001 è anche Vicario Episcopale per la Cultura.



NOMINA DI AUSILIARE DI CARACAS (VENEZUELA)

Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Caracas (Venezuela) il Rev.do Fernando José Castro Aguayo, del clero della Prelatura Personale dell’Opus Dei, finora Vicario Episcopale per la Pastorale dell’arcidiocesi di Caracas e responsabile della Zona Est della medesima, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ampora.

Rev.do Fernando José Castro Aguayo

Il Rev.do Fernando José Castro Aguayo è nato a Caracas, il 29 luglio 1951. Ha ottenuto la Laurea come Ingegnere Civile presso l’Università Cattolica "Andrés Bello" di Caracas. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia e di Teologia presso lo "Studium Generale" della Prelatura dell’Opus Dei in Venezuela e nel Collegio della Santa Croce a Roma. Ha ottenuto il Dottorato in Teologia presso l’Università di Navarra (Spagna).

Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale a Roma il 31 maggio 1984 per la Prelatura Personale dell’Opus Dei.

Ha svolto i seguenti incarichi: Cappellano del Centro Universitario "Monteavila", del Centro Culturale "Guayacán" e del Liceo "Los Arcos" di Caracas, Rettore della Chiesa della Sacra Famiglia di Nazareth a Caracas, Professore di Teologia presso lo "Studium Generale" dell’Opus Dei e del Seminario Maggiore di Caracas ed Arciprete di Baruta. Attualmente è Vicario Episcopale per la pastorale e Responsabile della Zona Est dell’arcidiocesi di Caracas.



NOMINA DEL RAGIONIERE GENERALE DELLA PREFETTURA DEGLI AFFARI ECONOMICI DELLA SANTA SEDE

Il Santo Padre ha nominato Ragioniere Generale della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede l’Ill.mo Sig. Dott. Stefano Fralleoni, Officiale del medesimo Dicastero.


27/06/2009 21:38
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LETTERA DEL SANTO PADRE AL LEGATO PONTIFICIO PER LA CELEBRAZIONE DEL MILLENNIO DELLA LITUANIA (VILNIUS, 6 LUGLIO 2009)

Il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, Suo Legato Pontificio per la Celebrazione del Millennio della Lituania, che si terrà a Vilnius il 6 luglio 2009.

La Missione che accompagnerà il Cardinale Legato è composta da:

- Rev.do Mons. Grintaras Grušas, Segretario della Conferenza Episcopale;

- Rev.do P. Lionginas Virbalas, S.I.;

- Rev.do Mons. Piero Pioppo, Consigliere di Nunziatura in servizio presso la Segreteria di Stato;

- Rev.do Mons. Jean-François Lantheaume, Consigliere della Nunziatura Apostolica in Lituania.

Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. Angelo Sodano:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro

ANGELO S.R.E. Cardinali SODANO

Collegii Cardinalium Decano

Decimus feliciter advenit annus ex qua tempore Lituaniae primum mentio est facta. Etenim apud Quedlinburgenses Annales nomen illud decem ante saecula apparet, cum sanctus Bruno operam dabat ut Evangelii nuntius in regiones illas salutariter diffunderetur. Complures posthac eventus acciderunt, usque ad superiores proximos annos, minime quidem laetiores. Tantam temporum acerbitatem tristitiamque abiisse arbitramur, cum a religione pietateque aversae vigebant condiciones. Ipsa ibidem Civitas et Ecclesia tutum felixque ingressa videntur iter, ut, miserentis Domini benignitate uberem profectum futurum in aevum assequatur.

Convenit igitur ac permagni refert ut eventus hic congruenter commemoretur et optimo iure extollatur. Celebratio enim haec copiam dat et facultatem non huius rei solum memoriam repetendi, verum animos ad ferventiorem religionis sensum permovendi atque quod veneratus Decessor Noster Ioannes Paulus II inibi quondam effatus est iterum in memoriam revocandi.

Peropportune mensis Iulii die VI, sollemnis erit commemoratio, cum apud universam Lituaniae Nationem coronationis regis Mindaugas dies recoletur atque Gens haec ad translaticia instituta fereque incunabula remigrare videbitur.

Quocirca suasu inductuque clarissimi Valdas Adamkus, Reipublicae Lituaniae Praesidis, ut eventus hic spectabilius efficaciusque evolvatur quendam per insignem Praesulem, ad te, Venerabilis Frater Noster, cogitationem convertimus, qui prorsus idoneus occurris ad ministerium hoc praestandum et luculenter explendum. Itaque permagna moti affectione, te LEGATUM PONTIFICIUM renuntiamus et constituimus ad celebrationem quam supra diximus agendam.

Universis igitur participibus ac Potestatibus Nationis ibidem cunctis voluntatem Nostram benignam ostendes, dum simul optamus ut Domini Beataeque Virginis Mariae favore atque sancii Brunonis patrocinio felicius aevum illa obtineat Natio. Nostro demum nomine Nostraque auctoritate Benedictionem Apostolicam impertias volumus, quae sit animorum renovationis signum et supernarum gratiarum documentum.

Ex Aedibus Vaticanis, die XXIII mensis Iunii, anno MMIX, Pontificatus Nostri quinto.

BENEDICTUS PP. XVI

27/06/2009 21:39
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Il Papa ricevendo i vescovi del Viêt Nam in visita «ad limina» invita Chiesa e politici alla collaborazione per il bene comune

Le religioni non rappresentano
un pericolo per l'unità della Nazione



La religione non rappresenta una minaccia per l'unità della Nazione. La collaborazione tra Chiesa e comunità politica è possibile per raggiungere il bene comune. Lo ha detto il Papa ricevendo sabato mattina, 27 giugno, i vescovi del Viêt Nam in visita "ad limina". Questo il discorso del Papa.


Signor cardinale,
cari fratelli nell'episcopato,
È con grande gioia che vi accolgo, pastori della Chiesa cattolica che è in Viêt Nam. Il nostro incontro assume un significato particolare in questi giorni in cui tutta la Chiesa celebra la solennità degli apostoli Pietro e Paolo, ed essa è per me di grande conforto poiché conosco i vincoli profondi di fedeltà e di amore che i fedeli del vostro Paese nutrono per la Chiesa e per il Papa.
È presso le tombe di questi due principi degli apostoli che voi siete venuti per manifestare la vostra comunione con il Successore di Pietro e per rafforzare l'unità che deve sempre esistere fra voi e che deve crescere ancora. Ringrazio il presidente della vostra Conferenza episcopale, monsignor Pierre Nguyên Van Nhon, vescovo di Ða-Lat, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome vostro. Permettetemi di salutare in particolare i vescovi che sono stati nominati dalla vostra ultima visita ad limina. Desidero anche ricordare il venerato cardinale Paul Joseph Pham Dinh Tung, arcivescovo di Hà Nôi per molti anni. Con voi rendo grazie a Dio per lo zelo pastorale che ha dimostrato, con umiltà, in un amore paterno profondo per il suo popolo e una grande fraternità per i suoi sacerdoti. Che l'esempio di santità, di umiltà, di semplicità di vita dei grandi pastori del vostro Paese siano per voi stimoli nel vostro ministero episcopale al servizio del popolo vietnamita, al quale desidero esprimere la mia profonda stima!
Cari fratelli nell'episcopato, qualche giorno fa è iniziato l'Anno sacerdotale. Esso permetterà di mettere in luce la grandezza e la bellezza del ministero dei sacerdoti. Vi sarei grato se poteste ringraziare i sacerdoti diocesani e religiosi del vostro amato Paese per la loro vita consacrata al Signore e per i loro sforzi pastorali in vista della santificazione del popolo di Dio. Prendetevene cura, siate pieni di comprensione verso di loro e aiutateli a completare la loro formazione permanente. Per essere una guida autentica e conforme al cuore di Dio e all'insegnamento della Chiesa, il sacerdote deve approfondire la sua vita interiore e tendere alla santità come l'umile curato di Ars ha mostrato. Il fiorire delle vocazione sacerdotali e religiose, in particolare nella vita consacrata femminile, è un dono da parte del Signore per la vostra Chiesa. Rendiamo grazie a Dio per i loro carismi particolari che voi incoraggiate rispettandoli e promuovendoli.
Nella vostra lettera pastorale dello scorso anno avete mostrato un'attenzione particolare per i fedeli laici mettendo in evidenza il ruolo della loro vocazione nell'ambito familiare. È auspicabile che ogni famiglia cattolica, insegnando ai bambini a vivere con una coscienza retta, nella lealtà e nella verità, divenga un focolare di valori e di virtù umane, una scuola di fede e di amore verso Dio. I laici cattolici dovrebbero dimostrare con la loro vita basata sulla carità, l'onestà l'amore per il bene comune, che un buon cattolico è anche un buon cittadino. Perciò vegliate attentamente sulla loro buona formazione, promuovendo la loro vita di fede e il loro livello culturale, affinché possano servire efficacemente la Chiesa e la società.
Desidero affidare in modo particolare alla vostra sollecitudine i giovani, soprattutto quelli che vivono nelle aree rurali e che sono attirati dalle città per intraprendervi studi superiori e per trovarvi un lavoro. Sarebbe auspicabile sviluppare una pastorale adeguata per questi giovani migranti interni, cominciando con il rafforzare, anche qui, la collaborazione fra le diocesi di origine dei giovani e le diocesi di accoglienza e prodigando loro consigli etici e direttive pratiche.
La Chiesa in Viêt Nam si sta attualmente preparando alla celebrazione del cinquantesimo anniversario della creazione della gerarchia episcopale vietnamita. Questa celebrazione, che sarà segnata in modo particolare dall'anno giubilare 2010, potrà permetterle di condividere con entusiasmo la gioia della fede con tutti i vietnamiti rinnovando i suoi impegni missionari. In tale occasione il popolo di Dio deve essere invitato a rendere grazie per il dono della fede in Gesù Cristo. Questo dono è stato accolto generosamente, vissuto e testimoniato da molti martiri, che hanno voluto proclamare la verità e l'universalità della fede in Dio. In tal senso, la testimonianza resa a Cristo è un servizio supremo che la Chiesa può offrire al Viêt Nam e a tutti i popoli dell'Asia, poiché risponde alla ricerca profonda della verità e dei valori che garantiscono lo sviluppo umano integrale (cfr. Ecclesia in Asia). Dinanzi alle numerose sfide che questa testimonianza incontra attualmente, è necessaria una più stretta collaborazione fra le diverse diocesi, fra le diocesi e le congregazioni religiose, e anche fra le stesse congregazioni religiose.
La lettera pastorale che la vostra Conferenza episcopale ha pubblicato nel 1980, insiste su "la Chiesa di Cristo in mezzo al suo popolo". Apportando la propria specificità - l'annuncio della Buona Novella di Cristo -, la Chiesa contribuisce allo sviluppo umano e spirituale delle persone, ma anche allo sviluppo del Paese. La sua partecipazione a questo processo è un dovere e un contributo importante, soprattutto in questo momento in cui il Viêt Nam sta conoscendo una progressiva apertura alla comunità internazionale.
Voi sapete come me che una sana collaborazione fra la Chiesa e la comunità politica è possibile. A tale proposito, la Chiesa invita tutti i membri a impegnarsi lealmente per l'edificazione di una società giusta, solidale ed equa. Essa non intende assolutamente sostituirsi ai responsabili governativi, desiderando solamente poter prendere una giusta parte, in uno spirito di dialogo e di rispettosa collaborazione, alla vita della Nazione, al servizio di tutto il popolo. Partecipando attivamente, nel ruolo che le corrisponde e secondo la sua vocazione specifica, la Chiesa non si può mai esimere dall'esercizio della carità in quanto attività organizzata dei credenti e, d'altro canto, non vi sarà mai una situazione nella quale non si avrà bisogno della carità di ogni cristiano, poiché l'uomo, al di là della giustizia, avrà sempre bisogno dell'amore (Deus caritas est, n. 29). Inoltre, mi sembra importante sottolineare che le religioni non rappresentano un pericolo per l'unità della Nazione, poiché esse mirano ad aiutare l'individuo a santificarsi e, attraverso le loro istituzioni, desiderano mettersi generosamente e in modo disinteressato al servizio del prossimo.
Signor cardinale, cari fratelli nell'episcopato, al ritorno nel vostro Paese, trasmettete il saluto caloroso del Papa ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi, ai catechisti e a tutti i fedeli, soprattutto ai più poveri e a quanti soffrono fisicamente e spiritualmente. Li incoraggio vivamente a restare fedeli alla fede ricevuta dagli apostoli, di cui sono i testimoni generosi in condizioni spesso difficili, e a dimostrare l'umile fermezza che l'esortazione apostolica Ecclesia in Asia (n. 9) ha riconosciuto come una loro caratteristica. Che lo Spirito del Signore sia la loro guida e la loro forza! Affidandovi alla protezione materna di Nostra Signora di La-Vang e all'intercessione dei santi martiri del Viêt Nam, imparto a tutti un'affettuosa Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 28 giugno 2009)

27/06/2009 21:40
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Il Papa a una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli

Il ruolo del Vescovo di Roma
nella ricerca della piena comunione



In occasione delle celebrazioni per la solennità dei santi Pietro e Paolo, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza, nella mattina di sabato 27 giugno, una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. La delegazione era composta dal metropolita greco-ortodosso di Francia Emmanuel, direttore dell'Ufficio della Chiesa ortodossa presso l'Unione europea; dal vescovo di Sinope Athenagoras, assistente del metropolita del Belgio; dal diacono Ioakim Billis, della sede patriarcale al Fanar.


"Grazia a voi e pace da Dio, Padre Nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Ef 1, 2).
Venerabili Fratelli,
è con queste parole che san Paolo "apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio" si rivolgeva "ai santi" che vivevano a Efeso "credenti in Cristo Gesù" (Ef 1, 1). Oggi, con questo annuncio di pace e di salvezza, vi porgo il benvenuto nella festa patronale dei santi Pietro e Paolo, con la quale concluderemo l'Anno paolino. Lo scorso anno, il Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I, ha voluto onorarci della sua presenza per celebrare insieme l'inaugurazione di questo anno di preghiera, di riflessione e di scambio di gesti di comunione fra Roma e Costantinopoli. A nostra volta, noi abbiamo avuto la gioia di inviare una delegazione alle celebrazioni analoghe organizzate dal Patriarcato ecumenico. Non poteva d'altronde essere diversamente in questo anno dedicato a san Paolo, che raccomandava con vigore di "conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace", insegnandoci che ci sono "un solo corpo e un solo spirito" (Ef 4, 3-4).
Siate i benvenuti, cari fratelli che siete stati inviati da Sua Santità il Patriarca ecumenico, al quale trasmetterete in cambio il mio saluto caloroso e fraterno nel Signore. Insieme rendiamo grazie al Signore per tutti i frutti e i benefici che ci ha apportato la celebrazione del bimillenario della nascita di san Paolo. Celebreremo nella concordia la festa dei santi Pietro e Paolo, i protôthroni degli apostoli, come li invoca la tradizione liturgica ortodossa, ossia quelli che occupano il primo posto fra gli apostoli e sono chiamati "maestri dell'ecumene".
Con la vostra presenza, che è segno di fraternità ecclesiale, ci ricordate il nostro impegno comune nella ricerca della piena comunione. Lo sapete già, ma ho piacere anche oggi di confermare che la Chiesa cattolica intende contribuire in tutti i modi che le saranno possibili al ristabilimento della piena comunione, in risposta alla volontà di Cristo per i suoi discepoli e conservando nella memoria l'insegnamento di Paolo, il quale ci ricorda che siamo stati chiamati "a una sola speranza". In questa prospettiva, possiamo allora guardare con fiducia al buon proseguimento dei lavori della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico fra gli ortodossi e i cattolici. Quest'ultima si riunirà nel mese di ottobre prossimo per affrontare un tema cruciale per le relazioni fra Oriente e Occidente, ossia il "ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel corso del primo millennio". Lo studio di questo aspetto si dimostra in effetti indispensabile per poter approfondire globalmente la questione nel quadro attuale della ricerca della piena comunione. Questa commissione, che ha già realizzato un importante lavoro, sarà generosamente ricevuta dalla Chiesa ortodossa di Cipro, alla quale esprimiamo fin d'ora tutta la nostra gratitudine, poiché l'accoglienza fraterna e il clima di preghiera che circonderanno i nostri colloqui non potranno che facilitare il nostro compito e la comprensione reciproca.
Desidero che i partecipanti al dialogo cattolico-ortodosso sappiano che le mie preghiere li accompagnano e che questo dialogo ha il totale sostegno della Chiesa cattolica. Di tutto cuore, auspico che le incomprensioni e le tensioni incontrate fra i delegati ortodossi durante le ultime sessioni plenarie di questa commissione siano superate nell'amore fraterno, di modo che questo dialogo sia più ampiamente rappresentativo dell'ortodossia.
Carissimi fratelli, vi ringrazio ancora per essere qui con noi in questo giorno e vi prego di trasmettere il mio saluto fraterno al Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I, al Santo Sinodo e a tutto il clero, così come al popolo dei fedeli ortodossi. La gioia della festa dei santi apostoli Pietro e Paolo, che celebriamo tradizionalmente lo stesso giorno, colmi i vostri cuori di fiducia e di speranza!



(©L'Osservatore Romano - 28 giugno 2009)

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