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Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2013 17:43
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30/05/2009 01:33
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Benedetto XVI: solidarietà globale per contrastare la crisi
Durante l'udienza a otto nuovi ambasciatori presso la Santa Sede



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 29 maggio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso che Benedetto XVI ha rivolto questo venerdì ai nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di Mongolia, India, Benin, Nuova Zelanda, Sud Africa, Burkina Faso, Namibia e Norvegia, al termine dello scambio della presentazione delle lettere credenziali.

* * *

Eccellenze,
questa mattina, vi ricevo con gioia per la presentazione delle Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri Paesi presso la Santa Sede: la Mongolia, l'India, la Repubblica del Benin, la Nuova Zelanda, la Repubblica Sudafricana, il Burkina Faso, la Namibia e la Norvegia. Vi ringrazio per avermi trasmesso le cortesi parole dei vostri rispettivi capi di Stato. Vi chiedo gentilmente di trasmettere loro in cambio i miei saluti cordiali e i miei voti deferenti per le loro persone e per l'alta missione al servizio del loro Paese e dei loro popoli. Mi permetto altresì di salutare per mezzo di voi tutte le Autorità civili e religiose delle vostre nazioni, come pure i vostri concittadini. Le mie preghiere e i miei pensieri vanno in particolare alle comunità cattoliche presenti nei vostri Paesi. Siate certi che esse desiderano collaborare fraternamente all'edificazione nazionale apportando, al meglio delle loro possibilità, il loro contribuito specifico fondato sul Vangelo.

Signora e signori Ambasciatori, l'impegno al servizio della pace e il rafforzamento delle relazioni fraterne fra le nazioni è al centro della vostra missione di diplomatici. Oggi, nella crisi sociale ed economica che il mondo sta vivendo, è urgente prendere nuovamente coscienza che una lotta deve essere condotta, in modo efficace, per instaurare una pace autentica in vista della costruzione di un mondo più giusto e più prospero per tutti. In effetti, le ingiustizie spesso evidenti fra le nazioni, o al loro interno, come pure tutti i processi che contribuiscono a suscitare divisioni fra i popoli o a emarginarli, sono pericolosi attacchi alla pace e creano seri rischi di conflitto. Pertanto noi siamo tutti chiamati a offrire il nostro contributo al bene comune e alla pace, ognuno secondo le proprie responsabilità. Come ho scritto nel mio Messaggio per la Giornata mondiale della pace, il primo gennaio scorso, «una delle strade maestre per costruire la pace è la globalizzazione finalizzata agli interessi della grande famiglia umana. Per governare la globalizzazione occorre però una forte solidarietà globale tra Paesi ricchi e quelli poveri, nonché all'interno dei singoli Paesi, anche se ricchi» (n. 8). La pace si può costruire solo cercando con coraggio di eliminare le disuguaglianze generate da sistemi ingiusti, al fine di assicurare a tutti un livello di vita che permetta un'esistenza degna e prospera.

Tali disuguaglianze sono divenute ancora più evidenti a causa della crisi finanziaria ed economica attuale che si sta diffondendo attraverso vari canali nei Paesi a basso reddito. Mi limito a menzionarne alcuni: il riflusso degli investimenti esteri, il crollo della domanda delle materie prime e la tendenza al ribasso dell'aiuto internazionale. A ciò si aggiunge la diminuzione delle rimesse inviate alle famiglie rimaste nel proprio Paese da parte dei lavoratori emigrati, vittime della recessione che affligge anche i Paesi che li accolgono. Questa crisi si può trasformare in catastrofe umana per gli abitanti di molti Paesi deboli. Quelli che vivevano già in una povertà estrema, sono i primi ad essere colpiti perché sono i più vulnerabili. Questa crisi fa anche cadere nella povertà persone che prima vivevano in modo decente, senza tuttavia essere agiate. La povertà aumenta e ha conseguenze gravi e a volte irreversibili. Così, la recessione generata dalla crisi economica può divenire una minaccia per l'esistenza stessa di innumerevoli individui. I bambini ne sono le prime vittime innocenti e bisogna proteggerli in modo prioritario. La crisi economica ha anche un altro effetto. La disperazione che provoca porta alcune persone alla ricerca angosciata di una soluzione che permetta loro di sopravvivere quotidianamente. Questa ricerca è accompagnata, a volte purtroppo, da atti individuali o collettivi di violenza che possono condurre a conflitti interni che rischiano di destabilizzare ancora di più società indebolite. Per affrontare l'attuale situazione di crisi e trovarle una soluzione, alcuni Paesi hanno deciso di non diminuire il loro aiuto a quelli più minacciati, proponendosi al contrario di aumentarlo. Bisognerebbe che il loro esempio fosse seguito da altri Paesi industrializzati, al fine di permettere ai Paesi nel bisogno di sostenere la loro economia e di consolidare le misure sociali destinate a proteggere le popolazioni più bisognose. Faccio appello a una fraternità e solidarietà più grandi e a una generosità globale realmente vissuta. Questa condivisione esige dai Paesi industrializzati che ritrovino il senso della misura e della sobrietà nell'economia e nello stile di vita.

Signora e Signori Ambasciatori, voi non ignorate che nuove forme di violenza si sono manifestate in questi ultimi anni e che si fondano, purtroppo, sul Nome di Dio per giustificare pratiche pericolose. Conoscendo la debolezza dell'uomo, Dio non gli ha forse rivelato sul Sinai le seguenti parole: «Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano» (Esodo, 20, 7)? Simili sconfinamenti hanno a volte portato a vedere nelle religioni una minaccia per le società. Queste vengono allora attaccate e screditate, sostenendo che non sono fattori di pace. I responsabili religiosi hanno il dovere di assistere i credenti e di illuminarli affinché possano progredire in santità e interpretare le parole divine nella verità. È opportuno dunque favorire l'emergere di un mondo in cui religioni e società possano aprirsi le une alle altre, e ciò grazie all'apertura che praticano al loro interno e fra di loro. Sarebbe offrire un'autentica testimonianza di vita. Sarebbe creare uno spazio che renda il dialogo positivo e necessario. Apportando al mondo il suo contributo specifico, la Chiesa cattolica desidera rendere testimonianza di una visione positiva del futuro dell'umanità. Sono convinto «della funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e del contributo che essa può apportare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico di fondo nella società» (Discorso all'Eliseo, Parigi, 12 settembre 2008).

La vostra missione presso la Santa Sede, signora e signori Ambasciatori, è appena cominciata. Troverete presso i miei collaboratori il sostegno necessario per svolgerla bene. Formulo nuovamente i miei voti più cordiali per il buon esisto della vostra delicata funzione. Possa l'Onnipotente sostenere e assistere voi, i vostri cari, i vostri collaboratori e tutti i vostri concittadini! Che Dio vi colmi dell'abbondanza delle sue benedizioni!

[Traduzione del testo in francese a cura de “L'Osservatore Romano”]

30/05/2009 15:36
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LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Signor Václav Klaus, Presidente della Repubblica Ceca, con la Consorte, e Seguito.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Bambini dell’Opera per l’Infanzia Missionaria.

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
[Modificato da +PetaloNero+ 30/05/2009 15:36]

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LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DELLA FONDAZIONE DELLA CHIESA DI LONG TOWER (DERRY - IRLANDA) (9 GIUGNO 2009)

In data 25 aprile 2009, il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Card. Keith Michael Patrick O’Brien, Arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del centenario della fondazione della chiesa di Long Tower, nella città di Derry (Irlanda), che avranno luogo il 9 giugno 2009.

La Missione che accompagnerà l’Em.mo Card. O’Brien è composta da:

- Rev.do Sacerdote Thomas P. Donnelly, Parroco emerito (Nazareth House, Fahan, Co. Donegal) e Storico esperto sulla vita di San Columba;

- Rev.do Sacerdote Michael Canny, Amministratore della St. Eugene’s Cathedral di Derry.

Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre al Suo Inviato Speciale:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro

KEITH MICHAELI PATRICIO S.R.E. Cardinali O'BRIEN

Archiepiscopo Sancti Andreae et Edimburgensi

Centenaria iam appetit memoria ex quo tempore Sancti Columbae templum apud Longam Turrim Derriensis dioecesis conditum est. Ibidem quondam exstitit praeclarum monasterium sub huius Sancti vocabulo, quod cum Evangelium nuntium diffundere studebat tum circumcirca cultum et humanitatem.

Admodum ideo aequum est et convenit ut eventus hic congruenter commemoretur et optimo iure extollatur. Celebratio enim haec copiam dat et facultatem non huius rei dumtaxat memoriam repetendi, verum homines ad ferventiorem religionis sensum, firmiorem fidem certioraque proposita, pristinis illis instantibus probandis documentis, permovendi.

Ipso igitur miserenti favente Domino, mensis Iunii die vero IX, commemorabitur Sanctus Columba atque simul eiusdem templum merito efferetur, ad quod complures peregrinatores turmatim confluere solent, divina beneficia salutariaque dona petituri.

Quocirca cum Venerabilis Frater Séamus Hegarty, Episcopus Derriensis, rogavisset ut Purpuratum Patrem mitteremus, huic postulationi subveniendum iudicavimus, quo ritus ille elatius et luculentius explicaretur. Ad te ideo, Venerabilis Frater Noster, cogitationem convertimus, qui, in necessitudinem illius rei receptus, idoneus occurris ut eventui illi intersis personamque inibi Nostram geras. Itaque permagna moti affectione, te, Venerabilis Frater Noster, MISSUM EXTRAORDINARIUM NOSTRUM renuntiamus et constituimus ad celebrationem quam supra diximus agendam.

Universis igitur participibus fidelibusque inibi cunctis voluntatem Nostram benignam ostendes, ac pariter cohortationem ad pristinam illam pietatem repetendam tenendamque. Omnibus Nostro nomine auctoritateque Benedictionem Apostolicam impertias volumus, quae sit animorum renovationis signum et futuro de tempore supernarum gratiarum documentum.

Ex Aedibus Vaticanis, die II mensis Maii, anno MMIX Pontificatus Nostri quinto.

BENEDICTUS PP. XVI

30/05/2009 15:37
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CELEBRAZIONE MARIANA PER LA CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO IN VATICANO

Questa sera, alle ore 20, nei Giardini Vaticani, a conclusione del mese mariano, si svolge la tradizionale processione con la recita del Santo Rosario dalla Chiesa di Santo Stefano degli Abissini (chiesa antistante l’abside della Basilica di San Pietro) alla Grotta della Madonna di Lourdes.

La celebrazione mariana è presieduta da S.E. Mons. Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Arciprete della Basilica di San Pietro.

Alle ore 21, il Santo Padre Benedetto XVI giunge alla Grotta di Lourdes e prima di impartire la Benedizione Apostolica rivolge ai fedeli presenti un discorso.

30/05/2009 15:38
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UDIENZA AI BAMBINI DELL’OPERA PER L’INFANZIA MISSIONARIA

Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza 7.000 Bambini dell’Opera per l’Infanzia Missionaria.
Dopo il saluto dell’Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e di due bambini, il Papa ha risposto "a braccio" alle domande rivolte da tre ragazzi.
Pubblichiamo di seguito la trascrizione delle domande dei bambini e delle risposte del Papa:


DIALOGO DEL SANTO PADRE CON I BAMBINI

Prima domanda: Mi chiamo Anna Filippone, ho dodici anni, sono ministrante, vengo dalla Calabria, diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. Papa Benedetto, il mio amico Giovanni ha il babbo italiano e la madre ecuadoriana ed è molto felice. Pensi che le diverse culture un giorno potranno vivere senza litigare nel nome di Gesù?

Santo Padre: Ho capito che volete sapere come noi, da bambini, abbiamo fatto ad aiutarci reciprocamente. Devo dire che ho vissuto gli anni della scuola elementare in un piccolo paese di 400 abitanti, molto lontano dai grandi centri. Eravamo quindi un po' ingenui e in questo paese c'erano, da una parte, agricoltori molto ricchi e anche altri meno ricchi ma benestanti, e, dall'altra, poveri impiegati, artigiani. La nostra famiglia poco prima dell'inizio della scuola elementare era arrivata in questo paese da un altro paese, quindi eravamo un po' stranieri per loro, anche il dialetto era diverso. In questa scuola, quindi, si riflettevano situazioni sociali molto diverse. Vi era tuttavia una bella comunione tra di noi. Mi hanno insegnato il loro dialetto, che io non conoscevo ancora. Abbiamo collaborato bene e, devo dire, qualche volta naturalmente anche litigato, ma dopo ci siamo riconciliati e abbiamo dimenticato quanto era avvenuto. Questo mi sembra importante. Qualche volta nella vita umana sembra inevitabile litigare; ma importante resta, comunque, l'arte di riconciliarsi, il perdono, il ricominciare di nuovo e non lasciare amarezza nell'anima. Con gratitudine mi ricordo di come tutti abbiamo collaborato: uno aiutava l'altro e andavamo insieme sulla nostra strada. Tutti eravamo cattolici, e questo era naturalmente un grande aiuto. Così abbiamo imparato insieme a conoscere la Bibbia, cominciando dalla creazione fino al sacrificio di Gesù sulla croce, e poi anche gli inizi della Chiesa. Abbiamo imparato insieme il catechismo, abbiamo imparato insieme a pregare, ci siamo insieme preparati per la prima confessione, per la prima comunione: quello fu un giorno splendido. Abbiamo capito che Gesù stesso viene da noi e che Lui non è un Dio lontano: entra nella mia propria vita, nella mia propria anima. E se lo stesso Gesù entra in ognuno di noi, noi siamo fratelli, sorelle, amici e dobbiamo quindi comportarci come tali. Per noi, questa preparazione sia alla prima confessione come purificazione della nostra coscienza, della nostra vita, e poi anche alla prima comunione come incontro concreto con Gesù che viene da me, che viene da noi tutti, sono stati fattori che hanno contribuito a formare la nostra comunità. Ci hanno aiutato ad andare insieme, a imparare insieme a riconciliarci quando era necessario. Abbiamo fatto anche piccoli spettacoli: è importante anche collaborare, avere attenzione l'uno per l'altro. Poi a otto o nove anni mi sono fatto chierichetto. In quel tempo non c'erano ancora le chierichette, ma le ragazze leggevano meglio di noi. Esse quindi leggevano le letture della liturgia, noi facevamo i chierichetti. In quel tempo erano ancora molti i testi latini da imparare, così ognuno ha avuto la sua parte di fatica da fare. Come ho detto, non eravamo santi: abbiamo avuto i nostri litigi, ma tuttavia c'era una bella comunione, dove le distinzioni tra ricchi e poveri, tra intelligenti e meno intelligenti non contavano. Era la comunione con Gesù nel cammino della fede comune e nella responsabilità comune, nei giochi, nel lavoro comune. Abbiamo trovato la capacità di vivere insieme, di essere amici, e benché dal 1937, cioè da più di settanta anni, non sia più stato in quel paese, siamo restati ancora amici. Quindi abbiamo imparato ad accettarci l'un l'altro, a portare il peso l'uno dell'altro. Questo mi sembra importante: nonostante le nostre debolezze ci accettiamo e con Gesù Cristo, con la Chiesa troviamo insieme la strada della pace e impariamo a vivere bene.

Seconda domanda: Mi chiamo Letizia e ti volevo fare una domanda. Caro Papa Benedetto XVI, cosa voleva dire per te quando eri ragazzo il motto: «I bambini aiutano i bambini»? Avresti mai pensato di diventare Papa?

Santo Padre: A dire la verità, non avrei mai pensato di diventare Papa, perché, come ho già detto, sono stato un ragazzo abbastanza ingenuo in un piccolo paese molto lontano dai centri, nella provincia dimenticata. Eravamo felici di essere in questa provincia e non pensavamo ad altre cose. Naturalmente abbiamo conosciuto, venerato e amato il Papa — era Pio XI — ma per noi era a un'altezza irraggiungibile, un altro mondo quasi: un nostro padre, ma tuttavia una realtà molto superiore a tutti noi. E devo dire che ancora oggi ho difficoltà a capire come il Signore abbia potuto pensare a me, destinare me a questo ministero. Ma lo accetto dalle sue mani, anche se è una cosa sorprendente e mi sembra molto oltre le mie forze. Ma il Signore mi aiuta.

Terza domanda: Caro Papa Benedetto, io sono Alessandro. Volevo chiederti: tu sei il primo missionario, noi ragazzi come possiamo aiutarti ad annunciare il Vangelo?

Santo Padre: Direi che un primo modo è questo: collaborare con la Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria. Così siete parte di una grande famiglia, che porta avanti il Vangelo nel mondo. Così appartenete a una grande rete. Vediamo qui come si rispecchia la famiglia dei popoli diversi. Voi state in questa grande famiglia: ognuno fa la sua parte e insieme siete missionari, portatori dell'opera missionaria della Chiesa. Avete un bel programma, indicato dalla vostra portavoce: ascoltare, pregare, conoscere, condividere, solidarizzare Questi sono gli elementi essenziali che realmente sono un modo di essere missionario, di portare avanti la crescita della Chiesa e la presenza del Vangelo nel mondo. Vorrei sottolineare alcuni di questi punti. Anzitutto, pregare. La preghiera è una realtà: Dio ci ascolta e, quando preghiamo, Dio entra nella nostra vita, diventa presente tra di noi, operante. Pregare è una cosa molto importante, che può cambiare il mondo, perché rende presente la forza di Dio. Ed è importante aiutarsi nel pregare: preghiamo insieme nella liturgia, preghiamo insieme nella famiglia. E qui direi che è importante cominciare la giornata con una piccola preghiera e poi anche finire il giorno con una piccola preghiera: ricordare i genitori nella preghiera. Pregare prima del pranzo, prima della cena, e in occasione della comune celebrazione della domenica. Una domenica senza la messa, la grande preghiera comune della Chiesa, non è una vera domenica: manca proprio il cuore della domenica e così anche la luce per la settimana. E potete aiutare anche gli altri — specialmente quando forse a casa non si prega, non si conosce la preghiera — insegnare agli altri a pregare: pregare con loro e così introdurre gli altri nella comunione con Dio. Poi, ascoltare, cioè imparare realmente che cosa ci dice Gesù. Inoltre, conoscere la Sacra Scrittura, la Bibbia. Nella storia di Gesù impariamo — come ha detto il Cardinale — il volto di Dio, impariamo come è Dio. E’ importante conoscere Gesù profondamente, personalmente. Così egli entra nella nostra vita e, tramite la nostra vita, entra nel mondo. E anche condividere, non volere le cose solo per se stessi, ma per tutti; dividere con gli altri. E se vediamo un altro che forse ha bisogno, che è meno dotato, dobbiamo aiutarlo e così rendere presente l'amore di Dio senza grandi parole, nel nostro personale piccolo mondo, che fa parte del grande mondo. E così diventiamo insieme una famiglia, dove uno ha rispetto per l'altro: sopportare l'altro nella sua alterità, accettare proprio anche gli antipatici, non lasciare che uno sia marginalizzato, ma aiutarlo a inserirsi nella comunità. Tutto questo vuol dire semplicemente vivere in questa grande famiglia della Chiesa, in questa grande famiglia missionaria: Vivere i punti essenziali come la condivisione, la conoscenza di Gesù, la preghiera, l'ascolto reciproco e la solidarietà è un'opera missionaria, perché aiuta a far sì che il Vangelo diventi realtà nel nostro mondo.

31/05/2009 16:43
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Discorso del Papa per la la conclusione del mese mariano
Celebrazione nei Giardini Vaticani



CITTA' DEL VATICANO, domenica, 31 maggio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato da Benedetto XVI questo sabato al termine della processione con la recita del Rosario in occasione della fine del mese mariano.

* * *

Venerati Fratelli,
cari fratelli e sorelle,

vi saluto tutti con affetto, al termine della tradizionale veglia mariana, che conclude il mese di Maggio in Vaticano. Quest'anno essa ha acquistato un valore tutto speciale, perché cade alla vigilia di Pentecoste. Radunandovi insieme, spiritualmente raccolti intorno alla Vergine Maria, e contemplando i misteri del Santo Rosario, avete rivissuto l'esperienza dei primi discepoli, riuniti nel Cenacolo con "la madre di Gesù", "perseveranti e concordi nella preghiera" in attesa della venuta dello Spirito Santo (cfr At 1,14). Anche noi, in questa penultima sera di maggio, dal colle Vaticano invochiamo l'effusione dello Spirito Paraclito su di noi, sulla Chiesa che è in Roma e su tutto il popolo cristiano.

La grande festa di Pentecoste ci invita a meditare sul rapporto tra lo Spirito Santo e Maria, un rapporto strettissimo, privilegiato, indissolubile. La Vergine di Nazaret fu prescelta per diventare la Madre del Redentore ad opera dello Spirito Santo: nella sua umiltà, trovò grazia agli occhi di Dio (cfr Lc 1,30). In effetti, nel Nuovo Testamento noi vediamo che la fede di Maria, per così dire, "attira" il dono dello Spirito Santo. Prima di tutto nel concepimento del Figlio di Dio, mistero che lo stesso arcangelo Gabriele spiega così: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra" (Lc 1,35). Subito dopo Maria si recò ad aiutare Elisabetta, ed ecco che quando giunge da lei e la saluta, lo Spirito Santo fa sussultare il bambino nel grembo dell'anziana parente (cfr Lc 1,44); e tutto il dialogo tra le due madri è ispirato dallo Spirito di Dio, soprattutto il cantico di lode con cui Maria esprime i suoi sentimenti profondi, il Magnificat. L'intera vicenda della nascita di Gesù e della sua prima infanzia è guidata in maniera quasi palpabile dallo Spirito Santo, anche se non viene sempre nominato. Il cuore di Maria, in perfetta consonanza con il Figlio divino, è tempio dello Spirito di verità, dove ogni parola e ogni avvenimento vengono custoditi nella fede, nella speranza e nella carità (cfr Lc 2,19.51).

Possiamo così essere certi che il cuore santissimo di Gesù in tutto l'arco della vita nascosta a Nazaret ha sempre trovato nel cuore immacolato della Madre un "focolare" sempre acceso di preghiera e di costante attenzione alla voce dello Spirito. Testimonianza di questa singolare sintonia tra Madre e Figlio nel cercare la volontà di Dio, è quanto avvenne alle nozze di Cana. In una situazione carica di simboli dell'alleanza, quale è il banchetto nuziale, la Vergine Madre intercede e provoca, per così dire, un segno di grazia sovrabbondante: il "vino buono" che rimanda al mistero del Sangue di Cristo. Questo ci conduce direttamente al Calvario, dove Maria sta sotto la croce insieme con le altre donne e con l'apostolo Giovanni. La Madre e il discepolo raccolgono spiritualmente il testamento di Gesù: le sue ultime parole e il suo ultimo respiro, nel quale Egli incomincia ad effondere lo Spirito; e raccolgono il grido silenzioso del suo Sangue, interamente versato per noi (cfr Gv 19,25-34). Maria sapeva da dove veniva quel sangue: si era formato in lei per opera dello Spirito Santo, e sapeva che quella stessa "potenza" creatrice avrebbe risuscitato Gesù, come Egli aveva promesso.

Così la fede di Maria sostenne quella dei discepoli fino all'incontro con il Signore risorto, e continuò ad accompagnarli anche dopo la sua Ascensione al cielo, nell'attesa del "battesimo nello Spirito Santo" (cfr At 1,5). Nella Pentecoste, la Vergine Madre appare nuovamente come Sposa dello Spirito, per una maternità universale nei confronti di tutti coloro che sono generati da Dio per la fede in Cristo. Ecco perché Maria è per tutte le generazioni immagine e modello della Chiesa, che insieme allo Spirito cammina nel tempo invocando il ritorno glorioso di Cristo: "Vieni, Signore Gesù" (cfr Ap 22,17.20).

Cari amici, alla scuola di Maria, impariamo anche noi a riconoscere la presenza dello Spirito Santo nella nostra vita, ad ascoltare le sue ispirazioni e a seguirle docilmente. Egli ci fa crescere secondo la pienezza di Cristo, secondo quei frutti buoni che l'apostolo Paolo elenca nella Lettera ai Galati: "Amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22). Vi auguro di essere ricolmi di questi doni e di camminare sempre con Maria secondo lo Spirito e, mentre vi esprimo la mia lode per la partecipazione a questa celebrazione serale, imparto di cuore a tutti voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.

[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]

31/05/2009 16:44
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CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE

Alle ore 9.30 di oggi, Domenica di Pentecoste, il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Santa Messa della Solennità.

Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Papa pronuncia la seguente omelia:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, viviamo nella fede il mistero che si compie sull’altare, partecipiamo cioè al supremo atto di amore che Cristo ha realizzato con la sua morte e risurrezione. L’unico e medesimo centro della liturgia e della vita cristiana – il mistero pasquale – assume poi, nelle diverse solennità e feste, "forme" specifiche, con ulteriori significati e con particolari doni di grazia. Tra tutte le solennità, la Pentecoste si distingue per importanza, perché in essa si attua quello che Gesù stesso aveva annunciato essere lo scopo di tutta la sua missione sulla terra. Mentre infatti saliva a Gerusalemme, aveva dichiarato ai discepoli: "Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12,49). Queste parole trovano la loro più evidente realizzazione cinquanta giorni dopo la risurrezione, nella Pentecoste, antica festa ebraica che nella Chiesa è diventata la festa per eccellenza dello Spirito Santo: "Apparvero loro lingue come di fuoco… e tutti furono colmati di Spirito Santo" (At 2,3-4). Il vero fuoco, lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del "dono di Dio" ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in croce.

Dio vuole continuare a donare questo "fuoco" ad ogni generazione umana, e naturalmente è libero di farlo come e quando vuole. Egli è spirito, e lo spirito "soffia dove vuole" (cfr Gv 3,8). C’è però una "via normale" che Dio stesso ha scelto per "gettare il fuoco sulla terra": questa via è Gesù, il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto. A sua volta, Gesù Cristo ha costituito la Chiesa quale suo Corpo mistico, perché ne prolunghi la missione nella storia. "Ricevete lo Spirito Santo" – disse il Signore agli Apostoli la sera della risurrezione, accompagnando quelle parole con un gesto espressivo: "soffiò" su di loro (cfr Gv 20,22). Manifestò così che trasmetteva ad essi il suo Spirito, lo Spirito del Padre e del Figlio. Ora, cari fratelli e sorelle, nell’odierna solennità la Scrittura ci dice ancora una volta come dev’essere la comunità, come dobbiamo essere noi per ricevere il dono dello Spirito Santo. Nel racconto, che descrive l’evento di Pentecoste, l’Autore sacro ricorda che i discepoli "si trovavano tutti insieme nello stesso luogo". Questo "luogo" è il Cenacolo, la "stanza al piano superiore" dove Gesù aveva fatto con i suoi Apostoli l’Ultima Cena, dove era apparso loro risorto; quella stanza che era diventata per così dire la "sede" della Chiesa nascente (cfr At 1,13). Gli Atti degli Apostoli tuttavia, più che insistere sul luogo fisico, intendono rimarcare l’atteggiamento interiore dei discepoli: "Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera" (At 1,14). Dunque, la concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera.

Questo, cari fratelli e sorelle, vale anche per la Chiesa di oggi, vale per noi, che siamo qui riuniti. Se vogliamo che la Pentecoste non si riduca ad un semplice rito o ad una pur suggestiva commemorazione, ma sia evento attuale di salvezza, dobbiamo predisporci in religiosa attesa del dono di Dio mediante l’umile e silenzioso ascolto della sua Parola. Perché la Pentecoste si rinnovi nel nostro tempo, bisogna forse – senza nulla togliere alla libertà di Dio – che la Chiesa sia meno "affannata" per le attività e più dedita alla preghiera. Ce lo insegna la Madre della Chiesa, Maria Santissima, Sposa dello Spirito Santo. Quest’anno la Pentecoste ricorre proprio nell’ultimo giorno di maggio, in cui si celebra solitamente la festa della Visitazione. Anche quella fu una sorta di piccola "pentecoste", che fece sgorgare la gioia e la lode dai cuori di Elisabetta e di Maria, una sterile e l’altra vergine, divenute entrambe madri per straordinario intervento divino (cfr Lc 1,41-45). La musica e il canto, che accompagnano questa nostra liturgia, ci aiutano anch’essi ad essere concordi nella preghiera, e per questo esprimo viva riconoscenza al Coro del Duomo e alla Kammerorchester di Colonia. Per questa liturgia, nel bicentenario della morte di Joseph Haydn, è stata infatti scelta molto opportunamente la sua Harmoniemesse, l’ultima delle "Messe" composte dal grande musicista, una sublime sinfonia per la gloria di Dio. A voi tutti convenuti per questa circostanza rivolgo il mio più cordiale saluto.

Per indicare lo Spirito Santo, nel racconto della Pentecoste gli Atti degli Apostoli utilizzano due grandi immagini: l’immagine della tempesta e quella del fuoco. Chiaramente san Luca ha in mente la teofania del Sinai, raccontata nei libri dell’Esodo (19,16-19) e del Deuteronomio (4,10-12.36). Nel mondo antico la tempesta era vista come segno della potenza divina, al cui cospetto l’uomo si sentiva soggiogato e atterrito. Ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto: la tempesta è descritta come "vento impetuoso", e questo fa pensare all’aria, che distingue il nostro pianeta dagli altri astri e ci permette di vivere su di esso. Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale. Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria – e per questo l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità –, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito. Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società - ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna - a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà. La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l’aria salubre dello spirito che è l’amore!

L’altra immagine dello Spirito Santo che troviamo negli Atti degli Apostoli è il fuoco. Accennavo all’inizio al confronto tra Gesù e la figura mitologica di Prometeo, che richiama un aspetto caratteristico dell’uomo moderno. Impossessatosi delle energie del cosmo – il "fuoco" – l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo. L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto. Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del padre. Nelle mani di un uomo così, il "fuoco" e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite.

Si potrebbero in verità trovare molti esempi, meno gravi eppure altrettanto sintomatici, nella realtà di ogni giorno. La Sacra Scrittura ci rivela che l’energia capace di muovere il mondo non è una forza anonima e cieca, ma è l’azione dello "spirito di Dio che aleggiava sulle acque" (Gn 1,2) all’inizio della creazione. E Gesù Cristo ha "portato sulla terra" non la forza vitale, che già vi abitava, ma lo Spirito Santo, cioè l’amore di Dio che "rinnova la faccia della terra" purificandola dal male e liberandola dal dominio della morte (cfr Sal 103/104,29-30). Questo "fuoco" puro, essenziale e personale, il fuoco dell’amore, è disceso sugli Apostoli, riuniti in preghiera con Maria nel Cenacolo, per fare della Chiesa il prolungamento dell’opera rinnovatrice di Cristo.

Infine, un ultimo pensiero si ricava ancora dal racconto degli Atti degli Apostoli: lo Spirito Santo vince la paura. Sappiamo come i discepoli si erano rifugiati nel Cenacolo dopo l’arresto del loro Maestro e vi erano rimasti segregati per timore di subire la sua stessa sorte. Dopo la risurrezione di Gesù questa loro paura non scomparve all’improvviso. Ma ecco che a Pentecoste, quando lo Spirito Santo si posò su di loro, quegli uomini uscirono fuori senza timore e incominciarono ad annunciare a tutti la buona notizia di Cristo crocifisso e risorto. Non avevano alcun timore, perché si sentivano nelle mani del più forte. Sì, cari fratelli e sorelle, lo Spirito di Dio, dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada, il suo amore infinito non ci abbandona. Lo dimostra la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l’intrepido slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l’esempio di tutti i santi, alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l’esistenza stessa della Chiesa che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore. Con questa fede e questa gioiosa speranza ripetiamo oggi, per intercessione di Maria: "Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra!".






LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI

Conclusa la Celebrazione Eucaristica nella Basilica Vaticana per la Solennità di Pentecoste, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare il Regina Cæli con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:


PRIMA DEL REGINA CÆLI

Cari fratelli e sorelle!

La Chiesa sparsa nel mondo intero rivive oggi, solennità della Pentecoste, il mistero della propria nascita, del proprio "battesimo" nello Spirito Santo (cfr At 1,5), avvenuto a Gerusalemme cinquanta giorni dopo la Pasqua, appunto nella festa ebraica di Pentecoste. Gesù risorto aveva detto ai discepoli: "Restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto" (Lc 24,49). Questo avvenne in forma sensibile nel Cenacolo, mentre erano tutti radunati in preghiera con Maria, Vergine Madre. Come leggiamo negli Atti degli Apostoli, all’improvviso quel luogo fu invaso da un vento impetuoso, e lingue come di fuoco si posarono su ciascuno dei presenti. Gli Apostoli uscirono allora e incominciarono a proclamare in diverse lingue che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, morto e risorto (cfr At 2,1-4). Lo Spirito Santo, che con il Padre e il Figlio ha creato l’universo, che ha guidato la storia del popolo d’Israele e ha parlato per mezzo dei profeti, che nella pienezza dei tempi ha cooperato alla nostra redenzione, a Pentecoste è disceso sulla Chiesa nascente e l’ha resa missionaria, inviandola ad annunciare a tutti i popoli la vittoria dell’amore divino sul peccato e sulla morte.

Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Senza di Lui a che cosa essa si ridurrebbe? Sarebbe certamente un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale, forse una sorta di agenzia umanitaria. Ed in verità è così che la ritengono quanti la considerano al di fuori di un’ottica di fede. In realtà, però, nella sua vera natura e anche nella sua più autentica presenza storica, la Chiesa è incessantemente plasmata e guidata dallo Spirito del suo Signore. E’ un corpo vivo, la cui vitalità è appunto frutto dell’invisibile Spirito divino.

Cari amici, quest’anno la solennità di Pentecoste cade nell’ultimo giorno del mese di maggio, in cui abitualmente si celebra la bella festa mariana della Visitazione. Questo fatto ci invita a lasciarci ispirare e come istruire dalla Vergine Maria, la quale fu protagonista di entrambi gli eventi. A Nazaret, Ella ricevette l’annuncio della sua singolare maternità, e, subito dopo aver concepito Gesù per opera dello Spirito Santo, dallo stesso Spirito d’amore fu spinta ad andare in aiuto dell’anziana parente Elisabetta, giunta al sesto mese di una gravidanza pure prodigiosa. La giovane Maria, che porta in grembo Gesù e, dimentica di sé, accorre in aiuto del prossimo, è icona stupenda della Chiesa nella perenne giovinezza dello Spirito, della Chiesa missionaria del Verbo incarnato, chiamata a portarlo al mondo e a testimoniarlo specialmente nel servizio della carità. Invochiamo pertanto l’intercessione di Maria Santissima, perché ottenga alla Chiesa del nostro tempo di essere potentemente rafforzata dallo Spirito Santo. In modo particolare, sentano la presenza confortatrice del Paraclito le comunità ecclesiali che soffrono persecuzione per il nome di Cristo, perché, partecipando alle sue sofferenze, ricevano in abbondanza lo Spirito della gloria (cfr 1 Pt 4,13-14).



DOPO IL REGINA CÆLI

In questi giorni, i giovani dell’Abruzzo si stanno raccogliendo numerosi intorno alla Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù, portata in pellegrinaggio nella loro regione da un gruppo di volontari inviati dal Centro internazionale giovanile San Lorenzo di Roma. In comunione con i giovani di quella terra duramente colpita dal terremoto, chiediamo a Cristo morto e risorto di effondere su di loro il suo Spirito di consolazione e di speranza. Estendo il mio saluto a tutti i giovani italiani che oggi, nelle rispettive diocesi, si ritrovano per concludere con i loro Vescovi il triennio dell’Agorà. Ricordo con gioia gli indimenticabili eventi che hanno segnato questo triennio: l’incontro a Loreto, nel settembre 2007, e la Giornata Mondiale a Sydney, nel luglio scorso. Cari giovani italiani, con la forza dello Spirito Santo, siate testimoni del Signore risorto!

En ce jour de la fête de la Pentecôte, je suis heureux de vous accueillir chers pèlerins francophones. Aujourd’hui encore, l’Église demande les dons du Saint-Esprit pour témoigner de l’Évangile. Puissent les jeunes vivre avec conviction le Sacrement de la Confirmation qu’ils reçoivent en ces jours afin de porter la Bonne Nouvelle de la vie en Jésus-Christ aux jeunes de leur âge et aussi à tous ceux qui les entourent. Que le souffle de la Pentecôte nous donne, à nous les adultes, de toujours confesser avec force et courage notre foi et nous conduise vers l’unité de tous les chrétiens ! Je confie à Marie, Reine des Apôtres, la mission universelle de l’Église toute entière ! Avec ma Bénédiction apostolique.

I am pleased to welcome all the English-speaking pilgrims to today’s Regina Caeli. On this Pentecost Sunday, we rejoice in the Lord’s gift of the Holy Spirit. Saint Paul reminds us that if we live in the Spirit, we must also follow the Spirit by putting aside all conceit, anger, envy and everything that divides us (cfr Gal 5,26). My dear friends, having received God’s precious gift, may you abound in his fruits of love, peace, patience, kindness and all that bears witness to the Kingdom of God in our midst! Praised be Jesus Christ!

Mit Freude grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher hier auf dem Petersplatz. Die liturgischen Texte des Pfingstfestes weisen uns auf das vielfältige Wirken des Heiligen Geistes hin. Der göttliche Beistand läßt die Apostel die Angst überwinden, so daß sie vor allen Völkern der Erde zu mutigen Zeugen Christi werden. Der Geist reinigt und spendet Leben, er führt zur Wahrheit, entzündet die Liebe und stiftet Gemeinschaft. Nach all dem sehnen wir uns auch heute und bitten Gott um die Gabe seines Geistes für die Kirche und die ganze Welt. Der Herr erfülle euch alle mit dem Feuer und der Kraft des Heiligen Geistes. Frohe Pfingsten!

Saludo con afecto a los fieles de lengua española, en particular a los peregrinos de la Acción Católica de Jóvenes, de Córdoba. En el evangelio de las vísperas de esta solemnidad de Pentecostés, Jesús nos hacía esta invitación: "El que tenga sed, que venga a mí; el que cree en mí que beba" (Jn 7, 37). Acudamos a la fuente de su Corazón, de donde mana el torrente de agua viva: el Espíritu Santo Paráclito. Invoquemos la intercesión de la Virgen María, para que brille sobre nosotros el esplendor de la gloria de Dios, que es el Espíritu, y nos veamos fortalecidos los que hemos sido regenerados por la gracia del Bautismo. ¡Feliz Domingo!

Zo srdca pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Prešova. Bratia a sestry, slávime sviatok Zoslania Ducha Svätého na apoštolov. Povzbudzujem vás, aby ste boli vždy vnímaví na pôsobenie Ducha Svätého. S láskou žehnám vás i vaše rodiny vo vlasti. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Di cuore saluto i pellegrini slovacchi, particolarmente da Prešov. Fratelli e sorelle, celebriamo la festa della Pentecoste. Vi esorto ad essere sempre docili all’azione dello Spirito Santo. Con affetto benedico voi e le vostre famiglie in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]

Serdecznie pozdrawiam rodaków Sługi Bożego Jana Pawła II. To on, trzydzieści lat temu, wołał w Warszawie: „Niech zstąpi Duch Twój! I odnowi oblicze ziemi. Tej Ziemi!". Jesteśmy świadkami zmian dokonujących się w świecie. Odnowa oblicza ziemi nie jest jednak możliwa bez przemiany ludzkich serc. Dlatego błagamy: niech zstąpi Duch Twój i odnowi nasze serca w Chrystusie. Życzę wszystkim takiej odnowy.

[Saluto cordialmente tutti i connazionali del Servo di Dio Giovanni Paolo II. È lui che trent’anni fa ha invocato a Varsavia: "Scenda il Tuo Spirito! E rinnovi il volto della terra. Questa Terra!". Noi siamo testimoni dei cambiamenti che avvengono nel mondo. Ma il rinnovarsi del volto della terra non è possibile senza il rinnovamento dei cuori degli uomini. Per questo chiediamo: scenda il Tuo Spirito e rinnovi i nostri cuori in Cristo. Auguro a voi tutti questo rinnovamento.]

E infine saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Vigevano, Valgoglio, Milano e Ponsacco; le Suore della Famiglia del Sacro Cuore di Gesù, i ragazzi di Osilo e quelli di Cividino Quintano; il gruppo ciclistico AVIS-AIDO di Grumello del Monte, con le Suore delle Poverelle e le ragazze dell’Istituto Palazzolo. Un saluto speciale rivolgo ai bambini della Prima Comunione di Bagno de L’Aquila, dove, dopo il terremoto, si celebra la Messa in una tenda. Nell’odierna Giornata Nazionale del Sollievo, assicuro un particolare ricordo nella preghiera ai malati più gravi, ai loro familiari e a quanti con amore stanno loro vicino. A tutti auguro una buona domenica, nella luce e nella pace dello Spirito Santo.

01/06/2009 17:43
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:
S.E. il Signor Viktor Yushchenko, Presidente di Ucraina, con la Consorte e Seguito.





RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI IDAH (NIGERIA) NOMINA DEL VESCOVO DI IDAH (NIGERIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Idah (Nigeria) S.E. Mons. Anthony Ademu Adaji, della Società Missionaria di San Paolo della Nigeria, finora Vescovo titolare di Turunda e Ausiliare della medesima diocesi.



RINUNCIA DI AUSILIARE DI ROMA (ITALIA) E NOMINA DI NUOVI AUSILIARI

Il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare di Roma (Italia) presentata da S.E. Mons. Enzo Dieci, Vescovo tit. di Maura, in conformità ai canoni 411 e 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare della diocesi di Roma (Italia), per il Settore pastorale Nord, il Rev.do Mons. Guerino Di Tora, del clero della diocesi di Roma, finora Direttore della Caritas Diocesana di Roma, assegnandogli la sede titolare vescovile di Zuri.

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare della diocesi di Roma (Italia), per il Settore pastorale Est, il Rev.do Mons. Giuseppe Marciante, del clero della diocesi di Roma, finora Parroco della Parrocchia di San Romano Martire, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tagora.

Rev.do Mons. Guerino Di Tora
Rev.do Mons. Guerino Di Tora è nato a Roma il 2 agosto 1946.
Ha compiuto gli studi filosofici e teologici al Pontificio Seminario Romano.
Ordinato sacerdote il 14 marzo 1971, si è licenziato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense ed ha frequentato la Facoltà di Pedagogia e Psicologia della Pontificia Università Salesiana.
Ha ricoperto i seguenti incarichi e ministeri: Assistente presso il Pontificio Seminario Romano dal 1971 al 1974; Vicario parrocchiale di San Policarpo a Cinecittà dal 1975 al 1985; Parroco della stessa parrocchia dal 1985 al 1998; Prefetto della XXI Prefettura di Roma dal 1994 al 1998; Membro del Collegio dei Consultori di Roma dal 1995 al 1998. Dal 1997 è Direttore della Caritas diocesana di Roma e dal 1998 è Rettore della Chiesa di Santa Cecilia in Trastevere.
È stato inoltre Insegnante di religione, Cappellano coadiutore nelle carceri di Rebibbia e di Regina Coeli e Docente dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ecclesia Mater di Roma. Dal 1995 è Cappellano di Sua Santità.

Rev.do Mons. Giuseppe Marciante
Rev.do Mons. Giuseppe Marciante è nato a Catania il 16 luglio 1951.
Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso lo Studio Teologico "San Paolo" di Catania. Ha conseguito la Licenza in Missionologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Ordinato sacerdote il 5 ottobre 1980 per l’arcidiocesi di Catania.
Dal 1° luglio 1993 si è incardinato nella diocesi di Roma.
Ha ricoperto i seguenti incarichi e ministeri: Vicario parrocchiale di "S. Maria in Ognina" dal 1980 al 1986; Vicario parrocchiale di "S. Maria in Cibali", nell’arcidiocesi di Catania; Parroco di "San Giuseppe", nella diocesi di Albano, dal 1987-1989; Dal 1998 è Assistente Nazionale ecclesiastico dell’Associazione di donatori di sangue Fratres e dal 1989 è Parroco di "San Romano Martire". Nel 1995 è stato nominato Prefetto della XII Prefettura e dal 2008 è Membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio Presbiterale Diocesano di Roma. Nel 2001 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.



01/06/2009 17:43
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COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Questa mattina, Sua Santità Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Sua Eccellenza il Sig. Viktor Yushchenko, Presidente dell’Ucraina. Successivamente, il medesimo Capo di Stato, accompagnato dal Ministro degli Affari Esteri ad interim, Sig. Volodymyr Khandogiy, ha incontrato Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Nel corso dei cordiali colloqui ci si è soffermati sulla situazione internazionale. A livello bilaterale sono stati evocati con compiacimento i buoni rapporti esistenti tra l’Ucraina e la Santa Sede, nonché alcune prospettive di approfondimento della collaborazione in ambito culturale e sociale. Esprimendo la volontà di trovare soluzioni eque alle questioni ancora aperte tra lo Stato e la Chiesa, non si è mancato di rilevare il contributo offerto anche dalla Chiesa cattolica alla società ucraina per l’educazione ai valori cristiani e alla loro diffusione e l’importanza del dialogo tra i cristiani per promuovere l’unità, nel rispetto di tutti e in ordine ad una pacifica convivenza.


02/06/2009 16:06
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RINUNCE E NOMINE

RINUNCIA DEL PENITENZIERE MAGGIORE E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accolto la rinuncia, presentata per limiti d’età, dall’Em.mo Card. James Francis Stafford, all'incarico di Penitenziere Maggiore, ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico l’Ecc.mo Mons. Fortunato Baldelli, Arcivescovo tit. di Bevagna, finora Nunzio Apostolico in Francia.

NOMINA DELL’AMMINISTRATORE APOSTOLICO "SEDE VACANTE" DELL’ESARCATO APOSTOLICO PER I FEDELI UCRAINI RESIDENTI IN GRAN BRETAGNA

Il Santo Padre ha nominato Amministratore Apostolico "sede vacante" dell’Esarcato Apostolico per i fedeli Ucraini di rito bizantino residenti in Gran Bretagna S.E. Mons. Hlib Lonchyna, M.S.U., Vescovo tit. di Bareta, al presente Vescovo di Curia dell’Arcivescovato Maggiore di Kyiv-Halyč (Ucraina).

03/06/2009 15:53
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RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI OMAHA (U.S.A.) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Omaha (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. Elden Francis Curtiss, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Omaha (U.S.A.) S.E. Mons. George Joseph Lucas, finora Vescovo di Springfield in Illinois.

S.E. Mons. George Joseph Lucas

S.E. Mons. George Joseph Lucas è nato a Saint Louis (Missouri) il 12 giugno 1949. Dopo aver frequentato le scuole cattoliche primaria e secondaria nella sua città, è entrato nel Kenrick Seminary per gli studi teologici; ha ottenuto un Master of Arts in Storia presso l’Università di Saint Louis.

È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Saint Louis il 24 maggio 1975. Ha esercitato il ministero pastorale, dapprima come Vice Parroco nella Saint Justin Martyr Parish a Sunset Hills (1975-1980) e poi nella Saint Dismas Parish a Florissant (1980-1981). Nel 1981 è stato nominato Professore e Direttore spirituale presso il Saint Louis Preparatory Seminary, essendo contemporaneamente Vice Parroco a tempo parziale in tre successive parrocchie. Dal 1990 al 1994 è stato Cancelliere Arcivescovile e Segretario particolare dell’arcivescovo John May. È stato nominato Vicario Generale dell’arcidiocesi di Saint Louis nel dicembre 1994. Dal 1995 al 1999, S.E. Mons. Lucas è stato Rettore del Seminario Maggiore Kenrick-Glennon.

Nominato Vescovo di Springfield in Illinois il 19 ottobre 1999, è stato ordinato il 14 dicembre successivo.


EREZIONE DEL VICARIATO APOSTOLICO DI MONGO (CIAD) E NOMINA DEL PRIMO VICARIO APOSTOLICO

Il Santo Padre Benedetto XVI ha elevato la Prefettura Apostolica di Mongo (Ciad) al rango di Vicariato Apostolico, con la medesima denominazione e configurazione territoriale.

Il Papa ha nominato primo Vicario Apostolico di Mongo (Ciad), il Rev. P. Henri Coudray, S.I., attuale Prefetto Apostolico della medesima circoscrizione ecclesiastica, assegnandoli la sede titolare vescovile di Silli.

Rev. P. Henri Coudray, S.I.

Rev.do P. Henri Coudray, S.J., è nato il 22 giugno 1942, a Pont-de-Beauvoisin, diocesi di Grenoble-Vienne (Francia). Ha compiuto gli studi di Filosofia a Chantilly e quelli di Teologia a Lyon, conseguendo successivamente la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma. Ha ottenuto successivamente anche un Diploma in studi letterari all’Università di Paris-Sorbonne e una Licenza in arabo e islamologia all’Università di Lyon.

È stato ordinato sacerdote il 30 giugno 1973 e ha emesso la professione solenne il 2 marzo del 1980.

Dopo l’ordinazione ha ricoperto i seguenti incarichi: 1980-1984: Vicario parrocchiale nell’Arcidiocesi di N’Djaména e professore di arabo al Liceo Franco-Arabo di Abéché; 1984-1989: Direttore del nuovo Noviziato di Abidjan, in Costa d’Avorio; 1989-1995: Parroco a Mongo; 1995-2000: Promotore di incontri tra cristiani e musulmani a N’Djamena e parroco della parrocchia di Marjan Daffak; 2000-2001: Vicario Episcopale per la Regione orientale dell’Arcidiocesi di N’Djamena.

Dal 1° dicembre 2001 è Prefetto Apostolico di Mongo.

Dati statistici

La Prefettura Apostolica di Mongo, in Ciad, è sorta nel 2001 dallo smembramento dell’Arcidiocesi di N’Djamena e della Diocesi di Sarh. Si estende su una superficie di 540.000 kmq., con 1.700.000 abitanti, di cui 6.000 cattolici (0,35%), distribuiti in 6 parrocchie e serviti da 9 sacerdoti (6 diocesani e 3 religiosi), 5 fratelli religiosi, 13 religiose e 8 missionari laici. I seminaristi maggiori sono 2.

La chiesa parrocchiale di Mongo diventa la Cattedrale del nuovo Vicariato Apostolico.

03/06/2009 15:54
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AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


SANTA MESSA E PROCESSIONE EUCARISTICA NELLA SOLENNITÀ DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

Giovedì 11 giugno 2009, Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, alle ore 19, il Santo Padre Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. Presiederà quindi la Processione Eucaristica che, percorrendo via Merulana, raggiungerà la Basilica di Santa Maria Maggiore.

La Processione si snoderà nel seguente ordine: Confraternite e Sodalizi, Associazioni Eucaristiche, Gruppi parrocchiali, Cavalieri del Santo Sepolcro, Religiose, Religiosi, Seminaristi, Sacerdoti, Parroci, Cappellani e Prelati di Sua Santità, Vescovi e Arcivescovi, Cardinali.

Tutti i fedeli delle Parrocchie e gli appartenenti ad Associazioni e Movimenti ecclesiali seguiranno il Santissimo Sacramento.




03/06/2009 15:55
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L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, si è soffermato sul monaco Rabano Mauro.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlare di un personaggio dell’Occidente latino veramente straordinario: il monaco Rabano Mauro. Insieme a uomini quali Isidoro di Siviglia, Beda il Venerabile, Ambrogio Autperto, dei quali ho già parlato in catechesi precedenti, egli seppe durante i secoli del cosiddetto Alto Medioevo mantenere il contatto con la grande cultura degli antichi sapienti e dei Padri cristiani. Ricordato spesso come "praeceptor Germaniae", Rabano Mauro fu di una fecondità straordinaria. Con la sua capacità lavorativa assolutamente eccezionale contribuì forse più di tutti a tener viva quella cultura teologica, esegetica e spirituale alla quale avrebbero attinto i secoli successivi. A lui si rifanno sia grandi personaggi appartenenti al mondo dei monaci come Pier Damiani, Pietro il Venerabile e Bernardo di Chiaravalle, come anche un numero sempre più consistente di "clerici" del clero secolare, che nel corso del XII e XIII secolo dettero vita ad una delle fioriture più belle e feconde del pensiero umano.

Nato a Magonza intorno al 780, Rabano era entrato giovanissimo in monastero: gli fu aggiunto il nome di Mauro proprio con riferimento al giovane Mauro che, secondo il Libro II dei Dialoghi di San Gregorio Magno, era stato affidato ancora bambino dai suoi stessi genitori, nobili romani, all’abate Benedetto da Norcia. Questo precoce inserimento di Rabano come "puer oblatus" nel mondo monastico benedettino, e i frutti che egli ne ricavò per la propria crescita umana, culturale e spirituale, aprirebbero da soli uno spiraglio interessantissimo non solo sulla vita dei monaci e della Chiesa, ma anche sull’intera società del suo tempo, abitualmente qualificata come "carolingia". Di essi, o forse di se stesso, Rabano Mauro scrive: "Vi sono alcuni che hanno avuto la fortuna di essere introdotti nella conoscenza delle Scritture fin dalla tenera infanzia ("a cunabulis suis") e sono stati nutriti talmente bene col cibo offerto loro dalla santa Chiesa da poter essere promossi, con l’educazione appropriata, ai più alti ordini sacri" (PL 107, col 419BC).

La straordinaria cultura, per cui Rabano Mauro si distingueva, lo segnalò assai presto all’attenzione dei grandi del suo tempo. Divenne consigliere di Principi. Si impegnò per garantire l’unità dell’Impero e, a livello culturale più ampio, non ricusò mai di offrire a chi lo interrogava una risposta ponderata, che traeva preferibilmente dalla Bibbia e dai testi dei santi Padri. Eletto dapprima Abate del famoso monastero di Fulda e poi Arcivescovo della città natale, Magonza, non smise per questo di proseguire nei suoi studi, dimostrando con l’esempio della sua vita che si può essere simultaneamente a disposizione degli altri, senza privarsi per questo di un congruo tempo per la riflessione, lo studio e la meditazione. Così Rabano Mauro fu esegeta, filosofo, poeta, pastore e uomo di Dio. Le diocesi di Fulda, Magonza, Limbourg e Wrocław lo venerano come santo o beato. Le sue opere riempiono ben sei volumi della Patrologia Latina del Migne. A lui si deve con probabilità uno degli inni più belli e conosciuti della Chiesa latina, il "Veni Creator Spiritus", sintesi straordinaria di pneumatologia cristiana. Il primo impegno teologico di Rabano si espresse, in effetti, sotto forma di poesia ed ebbe come oggetto il mistero della Santa Croce in un’opera intitolata "De laudibus Sanctae Crucis", concepita in modo tale da proporre non soltanto contenuti concettuali ma anche stimoli più squisitamente artistici, utilizzando sia la forma poetica che la forma pittorica all’interno dello stesso codice manoscritto. Proponendo iconograficamente fra le righe del suo scritto l’immagine di Cristo crocifisso, egli ad esempio scrive: "Ecco l’immagine del Salvatore che, con la posizione delle sue membra, rende sacra per noi la saluberrima, dolcissima e amatissima forma della Croce, affinché credendo nel suo nome e obbedendo ai suoi comandamenti possiamo ottenere la vita eterna grazie alla sua Passione. Ogni volta perciò che eleviamo lo sguardo verso la Croce ricordiamoci di Colui che patì per noi per strapparci dal potere delle tenebre, accettando la morte per farci eredi della vita eterna" (Lib. 1, Fig. 1, PL 107 col 151 C).

Questo metodo di combinare tutte le arti, l’intelletto il cuore e i sensi, che proveniva dall’Oriente, avrebbe ricevuto enorme sviluppo in Occidente toccando vertici ineguagliabili nei codici miniati della Bibbia e in altre opere di fede e di arte, che fiorirono in Europa fino all’invenzione della stampa ed anche oltre. Esso dimostra in ogni caso in Rabano Mauro una consapevolezza straordinaria della necessità di coinvolgere, nella esperienza della fede, non soltanto la mente e il cuore, ma anche i sensi mediante quegli altri aspetti del gusto estetico e della sensibilità umana che portano l’uomo a fruire della verità con tutto se stesso, "spirito, anima e corpo". Questo è importante: la fede non è solo pensiero, ma tocca tutto il nostro essere. Poiché Dio si è fatto uomo in carne e ossa, è entrato nel mondo sensibile, noi in tutte le dimensioni del nostro essere dobbiamo cercare e incontrare Dio. Così la realtà di Dio, mediante la fede, penetra nel nostro essere e lo trasforma. Per questo Rabano Mauro ha concentrato la su attenzione soprattutto sulla Liturgia, come sintesi di tutte le dimensioni della nostra percezione della realtà. Questa intuizione di Rabano Mauro lo rende straordinariamente attuale. Di lui rimasero anche famosi i "Carmina", proposti per essere utilizzati soprattutto nelle celebrazioni liturgiche. Infatti era del tutto scontato, dal momento che Rabano era anzitutto un monaco, il suo interesse per la celebrazione liturgica. Egli però non si dedicava all’arte poetica come fine a se stessa, ma piegava l’arte e ogni altro tipo di conoscenza all’approfondimento della Parola di Dio. Cercò perciò, con estremo impegno e rigore, di introdurre i suoi contemporanei, ma soprattutto i ministri (vescovi, presbiteri e diaconi) alla comprensione del significato profondamente teologico e spirituale di tutti gli elementi della celebrazione liturgica.

Tentò così di capire e proporre agli altri i significati teologici nascosti nei riti, attingendo alla Bibbia e alla tradizione dei Padri. Non esitava a dichiarare, per onestà ed anche per dare maggior peso alle sue spiegazioni, le fonti patristiche alle quali doveva il suo sapere. Di esse tuttavia si serviva con libertà e attento discernimento, continuando nello sviluppo del pensiero patristico. Al termine dell’"Epistola prima" diretta a un "corepiscopo" della diocesi di Magonza, per esempio, dopo aver risposto alle richieste di chiarimento sul comportamento da seguire nell’esercizio della responsabilità pastorale, prosegue: "Ti abbiamo scritto tutto questo così come lo abbiamo dedotto dalle Sacre Scritture e dai canoni dei Padri. Tu però, santissimo uomo, prendi le tue decisioni come sembra meglio a te, caso per caso, cercando di temperare la tua valutazione in modo tale da garantire in tutto la discrezione, perché essa è la madre di tutte le virtù" (Epistulae, I, PL 112, col 1510 C). Si vede così la continuità della fede cristiana, che ha i suoi inizi nella Parola di Dio; essa però è sempre viva, si sviluppa e si esprime in nuovi modi, sempre in coerenza con tutta la costruzione, con tutto l'edificio della fede.

Dal momento che parte integrante della celebrazione liturgica è la Parola di Dio, a quest’ultima Rabano Mauro si dedicò con massimo impegno durante l’intera sua esistenza. Produsse spiegazioni esegetiche appropriate pressoché per tutti i libri biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento con intento chiaramente pastorale, che giustificava con parole come queste: "Ho scritto queste cose… sintetizzando spiegazioni e proposte di molti altri per offrire un servizio al lettore povero che non può avere a disposizione molti libri, ma anche per facilitare coloro che in molte cose non riescono ad entrare in profondità nella comprensione dei significati scoperti dai Padri" (Commentariorum in Matthaeum praefatio, PL 107, col. 727D). Di fatto, nel commentare i testi biblici attingeva a piene mani ai Padri antichi, con speciale predilezione per Girolamo, Ambrogio, Agostino e Gregorio Magno.

La spiccata sensibilità pastorale lo portò poi a farsi carico soprattutto di uno dei problemi più sentiti dai fedeli e dai ministri sacri del suo tempo: quello della Penitenza. Fu compilatore infatti di "Penitenziari" – così li si chiamava – nei quali, secondo la sensibilità dell’epoca, venivano elencati peccati e pene corrispondenti, utilizzando per quanto possibile motivazioni attinte alla Bibbia, alle decisioni dei Concili e alle Decretali dei Papi. Di tali testi si servirono pure i "Carolingi" nel loro tentativo di riforma della Chiesa e della società. Allo stesso intento pastorale rispondevano opere come "De disciplina ecclesiastica" e "De institutione clericorum" in cui, attingendo soprattutto ad Agostino, Rabano spiegava ai semplici e al clero della sua diocesi gli elementi fondamentali della fede cristiana: erano una specie di piccoli catechismi.

Vorrei concludere la presentazione di questo grande "uomo di Chiesa" citando alcune sue parole nelle quali ben si rispecchia la sua convinzione di fondo: "Chi è negligente nella contemplazione ("qui vacare Deo negligit"), si priva da se stesso della visione della luce di Dio; chi poi si lascia prendere in modo indiscreto dalle preoccupazioni e permette ai suoi pensieri di essere travolti dal tumulto delle cose del mondo si condanna all’assoluta impossibilità di penetrare i segreti del Dio invisibile" (Lib. I, PL 112, col. 1263A). Penso che Rabano Mauro rivolga queste parole anche a noi oggi: nei tempi del lavoro, con i suoi ritmi frenetici, e nei tempi delle vacanze dobbiamo riservare momenti a Dio. Aprire a Lui la nostra vita rivolgendoGli un pensiero, una riflessione, una breve preghiera, e soprattutto non dobbiamo dimenticare la domenica come il giorno del Signore, il giorno della liturgia, per percepire nella bellezza delle nostre chiese, della musica sacra e della Parola di Dio la bellezza stessa di Dio, lasciandolo entrare nel nostro essere. Solo così la nostra vita diventa grande, diventa vera vita.


SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Je souhaite évoquer ce matin un homme d’Église hors-du-commun qui, dans la période du Haut Moyen-âge, contribua de façon décisive à la transmission de l’héritage du savoir antique et des Pères de l’Église. Il s’agit de Raban Maure auquel est traditionnellement attribué le célèbre texte du Veni Creator Spiritus. Né à Mayence autour de 780, il entre très jeune dans un monastère bénédictin où il se trouve immédiatement en contact familier avec la Parole de Dieu.

L’étendue de sa culture et son extraordinaire capacité de travail firent de lui le conseiller des princes, se distinguant par des réponses mesurées nourries de la Bible et des Pères de l’Église. Devenu abbé du monastère de Fulda, puis nommé Archevêque de Mayence, il conserva toujours dans l’exercice de sa charge un temps pour l’étude. Cela fit de lui un exégète, un philosophe, un poète, un pasteur et un homme de Dieu. Il commenta en particulier la Parole de Dieu avec le souci pastoral, de mettre à la disposition du plus grand nombre dans leur méditation la richesse des commentaires bibliques des Pères de l’Église, notamment de saint Jérôme, saint Ambroise, saint Augustin et saint Grégoire le Grand.

Aujourd’hui, par son enseignement et l’exemple de sa vie, Raban Maure nous invite encore à ne pas négliger de prendre du temps pour contempler le mystère de Dieu de sorte que les soucis du monde ne dominent pas notre pensée et notre cœur, mais la lumière de Dieu.

Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones, notamment les pèlerins de la Province ecclésiastique de Marseille, les membres du Synode diocésain de Nice, accompagnés de l’Évêque, Mgr Louis Sankalé, les membres du Mouvement Foi et Vie venus de l’Île Maurice et les jeunes du collège Saint-Just d’Arbois. Que l’Esprit-Saint, reçu par l’Église au jour de la Pentecôte, chasse en vous toute peur et qu’il vous fasse brûler de son ardente charité ! Bon pèlerinage à tous !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our catechesis today deals with another great monastic figure of the High Middle Ages, Rabanus Maurus. Rabanus entered monastic life at a young age as an oblate, was trained in the liberal arts and received a broad formation in the Christian tradition. As the Abbot of Fulda and then as Archbishop of Mainz, he contributed through his vast learning and pastoral zeal to the unity of the Empire and the transmission of a Christian culture deeply nourished by the Scriptures and the Fathers of the Church. From his youth he wrote poetry, and he is probably the author of the famous hymn Veni Creator Spiritus. Indeed, his first theological work was a poem on the Holy Cross, in which the poetry was accompanied by an illuminated representation of the Crucified Christ. This medieval method of joining poetry to pictoral art sought to lift the whole person – mind, heart and senses – to the contemplation of the truth contained in God’s word. In the same spirit Rabanus sought to transmit the richness of the Christian cultural tradition through his prolific commentaries on the Scriptures, his explanations of the liturgy and his pastoral writings. This great man of the Church continues to inspire us by his example of an active ministry nourshed by study, profound contemplation and constant prayer.

I offer a warm welcome to the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially those from England, Ireland, the Philippines and the United States. My particular greeting goes to the Sisters of the Society Devoted to the Sacred Heart. I also greet the many student groups present. Upon all of you I invoke God’s blessings of joy and peace!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Heute habe ich für meine Katechese eine geistliche Persönlichkeit aus der Karolingerzeit ausgewählt, den Mönch Rabanus Maurus. Rabanus wird im deutschen Sprachraum als Heiliger verehrt, sein Gedenktag ist der 4. Februar. Er wurde 780 in Mainz geboren, im Kindesalter kam er ins Kloster Fulda, wurde dort 822 Abt und dann 847 Bischof in seiner Vaterstadt. In Mainz ist er auch im Jahr 856 gestorben. Wegen seiner umfassenden Gelehrsamkeit hat man ihm den Beinamen „Lehrer Germaniens" gegeben. Dies spiegelt sich in seinem reichhaltigen Schrifttum wieder, das exegetische wie pädagogische Arbeiten umfaßt, Verzeichnisse von Bußen für bestimmte Sünden, die sogenannten Penitentiarien, Stellungnahmen zu kirchlichen Streitfragen, Predigten und Hymnen – wahrscheinlich ist der bekannte Hymnus zum Heiligen Geist Veni Creator Spiritus aus seiner Feder. Schließlich seien die Carmina erwähnt, das sind poetische Werke, die wohl auch im Gottesdienst zum Einsatz kamen. Sowohl in der Verkündigung wie auch mit seiner Lyrik wollte Rabanus das Verständnis der Menschen für das Wort Gottes öffnen und vertiefen. Nach seiner Überzeugung ist beim Glaubensakt nicht nur der Verstand am Werk, sondern der ganze Mensch mit seinen Sinnen und Empfindungen. In seinen Schriften geht es Rabanus also darum, nicht nur rationale Begriffe zu vermitteln, sondern auf künstlerische Weise Anstöße zu geben, daß der Mensch seinen Blick zum Wahren und Schönen erhebt und sich mit dem Geist, der Seele und den Sinnen dem Geheimnis unserer Erlösung zuwendet.

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Der heilige Rabanus ermutigt uns, für das Wissen der Zeit aufgeschlossen zu sein, zugleich aber auch alles im Licht von Gottes Schöpferkraft zu betrachten. „Denn in ihm leben wir, bewegen wir uns und sind wir", wie der heilige Paulus sagt (Apg 17, 28). Für eure Zeit hier in Rom wünsche ich euch Gottes reichen Segen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Rabano Mauro, nacido en Maguncia en torno al año setecientos ochenta, se le conoce como praeceptor Germaniae por el impulso que dio al pensamiento filosófico, teológico, exegético y espiritual de su tiempo, y por haber contribuido a la conversión al cristianismo de los pueblos limítrofes. Monje desde muy joven, fue Abad del Monasterio de Fulda y posteriormente Arzobispo de Maguncia. Su extraordinaria cultura le llevó a ser consejero de príncipes y garante de la unidad del imperio, lo cual no le impidió seguir cultivando el estudio, demostrando así que es compatible la entrega a los demás y la dedicación a la reflexión. Es probablemente el autor del famoso himno Veni Creator Spiritus. En sus escritos aparece su amor a la cruz, a la poesía, a la liturgia y a la Palabra de Dios, que comentó a lo largo de su vida basándose en los Santos Padres y con una clara intención pastoral. En ocasiones incluyó ilustraciones en el texto, para que la experiencia de fe abarcara también los sentidos y se abriera paso por la sensibilidad artística. Se preocupó mucho también de la disciplina eclesiástica y de la recta vida del clero.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los miembros del movimiento "Familias en Alianza", así como a los de El Salvador, España, Ecuador, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos a que, a ejemplo de Rabano Mauro, las preocupaciones de este mundo nunca los aparten del amor de Dios.

Muchas gracias.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua portoghese

Com amizade saúdo os diversos grupos do Brasil e demais peregrinos de língua portuguesa, com votos de que alcanceis aquilo que aqui vos trouxe de tão longe: parar junto das memórias dos Apóstolos e dos Mártires, meditando sobre o fim glorioso do seu combate por Cristo e receber a investidura do mesmo Espírito para idênticas batalhas em prol do triunfo do Evangelho no seio da família e da sociedade. Sobre cada um de vós e seus familiares, desça a minha Bênção.


○ Saluto in lingua polacca

Pozdrawiam serdecznie Polaków. W tych dniach Kościół w Polsce obchodzi trzydziestolecie pierwszej pielgrzymki Jana Pawła II do Ojczyzny. Jednoczę się w dziękczynieniu za wszystko to, co w Polsce i w Europie dokonało się dzięki tej wizycie. Pozdrawiam członków ruchu „Światło-Życie", którzy spotykają się w Warszawie. Proszę Boga, aby rozwijał się ten ruch, któremu Kościół w Polsce tak dużo zawdzięcza. Szczególne pozdrowienie kieruję do młodych z Polski i z innych krajów gromadzących się w Lednicy. Przez Chrzest jesteście włączeni w Chrystusa. Wybierzcie Go świadomie, jako drogę i cel Waszej życiowej wędrówki. Niech wszystkim Bóg błogosławi.

[Saluto cordialmente i polacchi. In questi giorni la Chiesa in Polonia commemora il 30° anniversario del primo pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in Patria. Mi unisco nel ringraziamento per tutto ciò che grazie a quella visita si è compiuto nella Polonia e nell’Europa. Saluto i membri del movimento "Luce-Vita" che si incontrano a Varsavia. Chiedo a Dio che si sviluppi questo movimento, al quale la Chiesa in Polonia deve tanto. Un particolare saluto rivolgo ai giovani che si radunano a Lednica. Attraverso il Battesimo siete inseriti in Cristo. SceglieteLo coscientemente come via e traguardo del vostro cammino di vita. Dio benedica tutti.]


○ Saluto in lingua ungherese

Nagy szeretettel köszöntöm a magyar híveket, elsősorban azokat, akik Olaszliszkáról és Encsről érkeztek!

Kedves Testvéreim, a pünkösdi lélek segítsen Benneteket abban, hogy eredménnyel szolgáljátok a kiengesztelődés ügyét. Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Con affetto saluto i fedeli di lingua ungherese, specialmente coloro che sono arrivati da Olaszliszka e da Encs!

Cari Fratelli e Sorelle, lo Spirito della Pentecoste vi aiuti nel conseguire con effetto la riconciliazione. Con la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ceca

Vítám poutníky z farnosti Deblín!

V tomto měsíci červnu prosme Ježíše, který je tichý a pokorný srdcem, aby přetvořil naše srdce podle srdce svého. Všem vám žehnám. Chvála Kristu!

[Un benvenuto ai pellegrini della Parrocchia di Deblín!

In questo mese di giugno chiediamo a Gesù, che è mite e umile di cuore, di trasformare i nostri cuori secondo il Suo Cuore. Vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

S láskou vítam pútnikov z Banskej Bystrice – Podlavíc, Košíc a Kobýl.

Bratia a sestry, modlite sa za vašich novokňazov, vysvätených v tomto mesiaci, aby verne hlásali evanjelium, spravovali Boží ľud a slávili Božie tajomstvá. Ochotne žehnám vás aj všetkých novokňazov. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini provenienti da Banská Bystrica – Podlavice, Košice e Kobyly.

Fratelli e sorelle, pregate per i vostri sacerdoti novelli, ordinati in questo mese, perché fedelmente annunzino il Vangelo, guidino il popolo di Dio e celebrino i misteri divini. Volentieri benedico voi e tutti sacerdoti novelli. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della diocesi di Cremona qui convenuti con il loro Vescovo Mons. Dante Lanfranconi, come pure a quelli della diocesi di Verona ed incoraggio ciascuno a seguire in ogni circostanza gli insegnamenti evangelici. Saluto i partecipanti al Capitolo Generale dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù – Dehoniani e, nel formulare fervidi voti augurali al nuovo Superiore Generale e al suo Consiglio, esorto l’intero Istituto a vivere in pienezza il Vangelo della carità. Saluto con affetto i Seminaristi della diocesi di Nardò-Gallipoli, assicurando a tutti il mio orante ricordo.

Rivolgo ora un affettuoso saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Cari giovani, domenica prossima celebreremo la solennità della Santissima Trinità. Vi auguro che la contemplazione del mistero trinitario vi introduca sempre più nell'Amore divino. Cari ammalati, grazie al Battesimo è presente la Santissima Trinità nella vostra vita. Ciò vi sia di sostegno per compiere in ogni circostanza la volontà del Signore. E voi, cari sposi novelli, possiate sempre ispirarvi alla comunione trinitaria per formare una famiglia cristiana nella quale vi sia dato di sperimentare, nel reciproco amore, la gioia della preghiera e dell'accoglienza della vita.

04/06/2009 16:06
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LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Presidenza del Consiglio Episcopale dell’America Latina (C.E.L.A.M.):

S.E. Mons. Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida (Brasile), Presidente,

S.E. Mons. Baltazar Enrique Porras Cardozo, Arcivescovo di Mérida (Venezuela), Primo Vice-Presidente,

S.E. Mons. Andrés Stanovnik, O.F.M. Cap., Arcivescovo di Corrientes (Argentina), Secondo Vice-Presidente,

S.E. Mons. José Leopoldo González González, Vescovo tit. di Tuburnica, Ausiliare di Guadalajara (Messico), Segretario Generale;

S.E. Mons. Philip Edward Wilson, Arcivescovo di Adelaide (Australia), Presidente della Conferenza Episcopale Australiana,

con:

S.E. Mons. William Martin Morris, Vescovo di Toowoomba (Australia);

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Venezuela, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Roberto Lückert León, Arcivescovo di Coro;

S.E. Mons. Diego Rafael Padrón Sánchez, Arcivescovo di Cumaná;

S.E. Mons. Manuel Felipe Díaz Sánchez, Arcivescovo di Calabozo;

S.E. Mons. Ulises Antonio Gutiérrez Reyes, O. De M., Vescovo di Carora.

05/06/2009 15:54
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

On. Peter Harry Carstensen, Ministro Presidente del Land Schleswig-Holstein (Repubblica Federale di Germania), e Seguito;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Venezuela, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. César Ramón Ortega Herrera, Vescovo di Barcelona;

S.E. Mons. Felipe González González, O.F.M. Cap., Vescovo tit. di Sinnuara, Vicario Apostolico di Tucupita;

S.E. Mons. Ramón Antonio Linares Sandoval, Vescovo di Barinas;

S.E. Mons. Mariano José Parra Sandoval, Vescovo di Ciudad Guayana.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Joseph Spiteri, Arcivescovo tit. di Serta, Nunzio Apostolico in Sri Lanka, con i Familiari.

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. Seán Baptist Brady, Arcivescovo di Armagh (Irlanda)

con:

S.E. Mons. Diarmuid Martin, Arcivescovo di Dublin (Irlanda).

06/06/2009 15:50
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LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Venezuela, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Georges Kahhalé Zouhaïraty, B.A., Vescovo tit. di Abila di Lisania, Esarca Apostolico per i fedeli Greco-Melkiti residenti in Venezuela;

S.E. Mons. Rafael Ramón Conde Alfonzo, Vescovo di Maracay;

S.E. Mons. José Angel Divassón Cilvetti, S.D.B., Vescovo tit. di Bamaccora, Vicario Apostolico di Puerto Ayacucho.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Comunità del Seminario Francese di Roma.









RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI MAIDUGURI (NIGERIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Maiduguri (Nigeria) il Rev.do Oliver Dashe Doeme, del clero di Shendam, Parroco della St. Michael Church ad Anguldi.

Rev.do Oliver Dashe Doeme

Il Rev.do Oliver Dashe Doeme è nato il 13 dicembre 1960 nel villaggio di Kwanoeng, nella Diocesi di Jos. Dopo aver frequentato le Scuole della Missione Cattolica locale per la sua formazione primaria e secondaria, è entrato nel Seminario Maggiore di Makurdi per gli studi di Propedeutica e di Filosofia. Ha poi concluso gli studi di Teologia al Seminario Maggiore di S. Agostino a Jos. È stato ordinato sacerdote il 18 ottobre 1997 ed incardinato nella Diocesi Shendam al momento della sua erezione (2007).

Dopo la sua Ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1997 – 1999: Rettore del Seminario Minore di St. John Vianney a Barkin Ladi; 1999 – 2006: Preside del Collegio "Mary Immaculate" a Zawan; dal 2000: Parroco della zona pastorale di Anguldi.


NOMINA DEL PRO-PATRONO DEL SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA

Il Papa ha nominato Pro-Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta S.E. Mons. Paolo Sardi, Arcivescovo titolare di Sutri, Vice-Camerlengo di S.R.C., finora Nunzio Apostolico con incarichi speciali.

06/06/2009 15:50
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UDIENZA ALLA COMUNITÀ DEL SEMINARIO FRANCESE DI ROMA

Alle 12.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i membri della Comunità del Seminario Francese di Roma e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Messieurs les Cardinaux,

Chers frères dans l’Episcopat,

Monsieur le Recteur,

Chers prêtres et séminaristes,

C’est avec joie que je vous accueille à l’occasion des célébrations qui marquent ces jours-ci un moment important de l’histoire du Séminaire pontifical français de Rome. La Congrégation du Saint-Esprit qui, depuis sa fondation, en avait jusqu’alors assumé la tutelle la remet à présent, après un siècle et demi de fidèle service, à la Conférence des Évêques de France.

Nous devons rendre grâce au Seigneur pour le labeur accompli dans cette institution où, depuis son ouverture, près de 5000 séminaristes ou jeunes prêtres ont été préparé à leur future vocation. En saluant le travail des membres de la Congrégation du Saint-Esprit, Pères et Frères, je souhaite confier d’une manière particulière au Seigneur les apostolats que la Congrégation fondée par le vénérable Père Liberman conserve et développe à travers le monde - et plus particulièrement en Afrique - à partir de son charisme qui n’a rien perdu de sa force et de sa justesse. Puisse le Seigneur bénir la Congrégation et ses missions.

La tâche de former des prêtres est une mission délicate. La formation proposée au séminaire est exigeante, car c’est une portion du peuple de Dieu qui sera confié à la sollicitude pastorale des futurs prêtres, ce peuple que le Christ a sauvé et pour lequel il a donné sa vie. Il est bon que les séminaristes se souviennent que si l’Église se montre exigeante avec eux, c’est parce qu’ils devront prendre soin de ceux que le Christ s’est si chèrement acquis. Les aptitudes demandées aux futurs prêtres sont nombreuses : la maturité humaine, les qualités spirituelles, le zèle apostolique, la rigueur intellectuelle ... Pour atteindre ces vertus, les candidats au sacerdoce doivent pouvoir non seulement en être les témoins chez leurs formateurs, mais plus encore ils doivent pouvoir être les premiers bénéficiaires de ces qualités vécues et dispensées par ceux qui ont la charge de les faire grandir. C’est une loi de notre humanité et de notre foi que nous ne soyons capables, le plus souvent, de donner que ce que nous avons au préalable reçu de Dieu à travers les médiations ecclésiales et humaines qu’il a instituées. Qui reçoit charge de discernement et de formation doit se rappeler que l’espérance qu’il a pour les autres, est en premier lieu un devoir pour lui-même.

Ce passage de témoin coïncide avec le début de L’année du Sacerdoce. C’est une grâce pour la nouvelle équipe de prêtres formateurs réunie par la Conférence des Évêques de France. Alors qu’elle reçoit sa mission, il lui est donné, comme à toute l’Église, la possibilité de scruter plus profondément l’identité du prêtre, mystère de grâce et de miséricorde. Il me plaît ici de citer l’éminente personnalité que fut le Cardinal Suhard, disant à propos des ministres du Christ : « Eternel paradoxe du prêtre. Il porte en lui les contraires. Il concilie, au prix de sa vie, la fidélité à Dieu et la fidélité à l’homme. Il a l’air pauvre et sans force… Il n’a en mains ni les moyens politiques, ni les ressources financières, ni la force des armes, dont d’autres se servent pour conquérir la terre. Sa force à lui, c’est d’être désarmé et de ‘pouvoir tout en Celui qui le fortifie’ » (Ecclesia n°141, p.21, Décembre 1960). Puissent ces paroles qui évoquent si bien la figure du saint Curé d’Ars retentir comme un appel vocationnel pour de nombreux jeunes chrétiens de France qui désirent une vie utile et féconde pour servir l’amour de Dieu.

La particularité du Séminaire français est d’être situé dans la ville de Pierre ; pour reprendre le vœu de Paul VI (cf. Discours aux anciens du Séminaire français, 11 septembre 1968), je souhaite qu’au cours de leur séjour à Rome, les séminaristes puissent de façon privilégiée se familiariser avec l’histoire de l’Église, découvrir l’ampleur de sa catholicité et sa vivante unité autour du successeur de Pierre et qu’ainsi soit à jamais fixé en leur cœur de pasteur l’amour de l’Église.

En invoquant sur vous tous d’abondantes grâces du Seigneur par l’intercession de la Bienheureuse Vierge Marie, de sainte Claire et du Bienheureux Pie IX, je vous accorde à tous de grand cœur ainsi qu’à vos familles, aux Anciens qui n’ont pu venir et au personnel laïc du Séminaire, la Bénédiction apostolique.

07/06/2009 01:36
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Il Papa a professori e alunni del seminario francese di Roma

La formazione dei sacerdoti
missione esigente



Chi forma sacerdoti "deve ricordarsi che la speranza che ha per gli altri è in primo luogo un dovere per se stessi". Lo ha detto il Papa a professori e alunni del seminario francese di Roma ricevuti in udienza sabato mattina 6 giugno, nella sala Clementina.


Signori Cardinali,
Cari fratelli nell'Episcopato,
Signor Rettore,
Cari sacerdoti e seminaristi,
È con gioia che vi accolgo in occasione delle celebrazioni che segnano in questi giorni un momento importante della storia del Pontificio Seminario Francese di Roma. La Congregazione dello Spirito Santo che, dalla sua fondazione, se ne è assunta la tutela, l'affida ora, dopo un secolo e mezzo di fedele servizio, alla Conferenza dei Vescovi di Francia.
Dobbiamo rendere grazie al Signore per l'opera svolta in questa istituzione in cui, dalla sua apertura, circa 5000 seminaristi o giovani sacerdoti sono stati preparati alla loro futura vocazione. Rendendo omaggio al lavoro dei membri della Congregazione del Santo Spirito, Padri e Fratelli, desidero affidare in modo particolare al Signore gli apostolati che la Congregazione fondata dal venerabile Padre Liberman conserva e sviluppa in tutto il mondo - e specialmente in Africa - a partire dal proprio carisma che non ha perduto nulla della sua forza e della sua pertinenza. Possa il Signore benedire la Congregazione e la sua missione!
Il compito di formare sacerdoti è una missione delicata. La formazione proposta nel seminario è esigente, poiché sarà una porzione del popolo di Dio a essere affidata alla sollecitudine pastorale dei futuri sacerdoti, quel popolo che Cristo ha salvato e per il quale ha dato la propria vita. È bene che i seminaristi si ricordino che se la Chiesa si mostra esigente con loro, è perché dovranno prendersi cura di coloro che Cristo ha a così caro prezzo attratto a sé. Le attitudini richieste ai futuri sacerdoti sono numerose: la maturità umana, le qualità spirituali, lo zelo apostolico, il rigore intellettuale... Per conseguire queste virtù, i candidati al sacerdozio non solo devono poter esserne i testimoni fra i loro formatori, ma ancor di più devono poter essere i primi beneficiari di queste qualità vissute e dispensate da quanti hanno il compito di farli crescere. È una legge della nostra umanità e della nostra fede il fatto che, molto spesso, siamo capaci di dare solo ciò che abbiamo ricevuto in precedenza da Dio attraverso le mediazioni ecclesiali e umane che Egli ha istituito. Chi riceve il compito del discernimento e della formazione deve ricordarsi che la speranza che ha per gli altri è in primo luogo un dovere per se stesso.
Questo passaggio di testimone coincide con l'inizio dell'Anno sacerdotale. È una grazia per il nuovo gruppo di sacerdoti formatori riuniti dalla Conferenza dei Vescovi di Francia. Mentre questa riceve la sua missione, le viene data, come a tutta la Chiesa, la possibilità di scrutare più profondamente l'identità del sacerdote, mistero di grazia e di misericordia. Mi compiaccio di citare qui quell'eminente personalità che fu il Cardinale Suhard, dicendo a proposito dei ministri di Cristo: "Eterno paradosso del sacerdote. Egli ha in sé i contrari. Concilia, a prezzo della sua vita, la fedeltà a Dio con la fedeltà all'uomo. Ha l'aria povera e senza forze... Non ha in mano né i mezzi politici, né le risorse finanziarie, né la forza delle armi, di cui altri si servono per conquistare la terra. La sua forza è di essere disarmato e di "potere ogni cosa in Colui che lo fortifica"" (Ecclesia n. 141, p. 21, dicembre 1960). Possano queste parole che evocano così bene la figura del santo Curato d'Ars risuonare come una chiamata vocazionale per molti giovani cristiani di Francia che desiderano una vita utile e feconda per servire l'amore di Dio!
Il Seminario Francese ha la particolarità di essere situato nella città di Pietro; per rispondere al voto di Paolo VI (cfr. Discorso agli ex-alunni del Seminario francese, 11 settembre 1968), auspico che nel corso del loro soggiorno a Roma, i seminaristi possano, in modo privilegiato, familiarizzare con la storia della Chiesa, scoprire l'ampiezza della sua cattolicità e la sua unità vivente attorno al Successore di Pietro, e che sia così impresso per sempre nel loro cuore di pastori l'amore della Chiesa.
Invocando su voi tutti abbondanti grazie del Signore per intercessione della Beata Vergine Maria, di santa Chiara e del beato Pio IX, imparto di cuore a tutti voi, alle vostre famiglie, agli ex-alunni che non sono potuti venire e al personale laico del Seminario, la Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 7 giugno 2009)



07/06/2009 15:58
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Dopo il tempo pasquale, culminato nella festa di Pentecoste, la liturgia prevede queste tre solennità del Signore: oggi, la Santissima Trinità; giovedì prossimo, quella del Corpus Domini, che, in molti Paesi tra cui l’Italia, verrà celebrata domenica prossima; e infine, il venerdì successivo, la festa del Sacro Cuore di Gesù. Ciascuna di queste ricorrenze liturgiche evidenzia una prospettiva dalla quale si abbraccia l’intero mistero della fede cristiana: e cioè rispettivamente la realtà di Dio Uno e Trino, il Sacramento dell’Eucaristia e il centro divino-umano della Persona di Cristo. Sono in verità aspetti dell’unico mistero della salvezza, che in un certo senso riassumono tutto l’itinerario della rivelazione di Gesù, dall’incarnazione alla morte e risurrezione fino all’ascensione e al dono dello Spirito Santo.

Quest’oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore "non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza" (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il "nome" della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. "O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!" (Sal 8,2) – esclama il salmista. Parlando del "nome" la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il "tessuto" di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all’Amore. "In lui – disse san Paolo nell’Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (At 17,28). La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione, e viviamo per amare e per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio "genoma" la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore.

La Vergine Maria, nella sua docile umiltà, si è fatta ancella dell’Amore divino: ha accolto la volontà del Padre e ha concepito il Figlio per opera dello Spirito Santo. In Lei l’Onnipotente si è costruito un tempio degno di Lui, e ne ha fatto il modello e l’immagine della Chiesa, mistero e casa di comunione per tutti gli uomini. Ci aiuti Maria, specchio della Trinità Santissima, a crescere nella fede nel mistero trinitario.



DOPO L’ANGELUS

Rassemblés pour la prière de l’Angélus, en ce dimanche de la Sainte Trinité, je suis particulièrement heureux de vous saluer, chers pèlerins francophones. Aujourd’hui encore, l’Église nous demande de contempler Dieu dans son mystère d’Amour. Il est Père, Fils et Esprit. A la suite de Marie, je vous convie à vivre cet amour trinitaire afin d’en être ses témoins dans notre monde qui en a tant besoin. En ce mois de juin, je vous invite également à prier pour ceux qui vont être ordonnés prêtres ou diacres, ainsi que pour les séminaristes et pour leurs formateurs. Avec ma Bénédiction apostolique.

I extend cordial greetings to all the English-speaking pilgrims here today on this feast of the Most Holy Trinity, especially the members of the Holy Trinity Prayer Group from Texas. May the grace of our Lord Jesus Christ, the love of God and the fellowship of the Holy Spirit be with you all, and with your families and loved ones at home. And may your stay in Rome strengthen your faith, fill you with hope in God’s promises and inflame your hearts with his love. God bless all of you!

Gerne grüße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache, die heute am Dreifaltigkeitssonntag zum Angelusgebet gekommen sind. Mit dem Kreuzzeichen bekennen wir unseren Glauben an den Dreifaltigen Gott: Der Vater hat im Sohn seine Liebe zu uns Menschen offenbart und schenkt uns im Heiligen Geist das neue Leben als Kinder Gottes. Mit ganzem Herzen wollen wir Gott lieben und so das Geheimnis seiner Liebe den Menschen verkünden. Der Dreifaltige Gott erhalte uns alle in seiner Gnade.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana y a todos los que se unen a ella a través de la radio y la televisión. En esta solemnidad de la Santísima Trinidad, os invito a proclamar nuestra fe en Dios Padre, que ha enviado al mundo a su Hijo, Camino, Verdad y Vida, y al Espíritu de la santificación, para revelar a los hombres su inmenso amor y rescatarlos del pecado y de la muerte. Feliz domingo.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Dziś, w niedzielę Najświętszej Trójcy, w sposób szczególny wielbimy Boga Ojca, Stworzyciela nieba i ziemi, który zesłał na świat swojego Syna Odkupiciela, i Ducha Uświęciciela. Wyznajemy Trójcę Osób, ich jedność w istocie i równość w majestacie. Niech ta wiara prowadzi nas do pełnego udziału w miłości Ojca i Syna, i Ducha Świętego.

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Oggi, domenica della Santissima Trinità, in modo particolare adoriamo Dio Padre, Creatore del cielo e della terra, che ha mandato nel mondo il suo Figlio, Redentore, e lo Spirito Santificatore. Proclamiamo la Trinità delle Persone, l’unità della natura e l’uguaglianza nella maestà. Questa fede ci porti alla piena partecipazione all’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.]

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli provenienti da Treviso, da Cagliari e dalla parrocchia di Santa Maria Regina Pacis in Roma. Saluto inoltre l’Associazione "Giacomo Cusmano" di Palermo. A tutti auguro una buona domenica.

07/06/2009 23:57
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Re:
Purtroppo ho perso l'Angelus e le repliche di Telepace!
Sapete se e dove è disponibile il video?? Su youtube c'è una fasdidiosa voce di sottofondo e il Papa non si sente!! [SM=g7564]
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