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Motu Proprio "Summorum Pontificum" ed Istruzione Universae Ecclesiae" - Commenti e notizie

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    Paparatzifan
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    00 07/07/2009 07:17
    Da "Maranathà.it"...

    Lettera aperta di Maranatha.it a S.S. BENEDETTO XVI

    con filiale devozione


    Beatissimo Padre,

    Le scriviamo, umilmente, con il desiderio di farLe conoscere ciò che sta nel profondo del nostro cuore.

    Ci sentiamo anzitutto di rivolgerLe un ringraziamento, per gli insegnamenti che Lei ha profuso nelle Udienze, nelle Omelie, nelle Lettere e nelle Encicliche che da anni, accompagnano la nostra crescita spirituale. Ciò ha assicurato a noi e crediamo bene a tutta la Chiesa, un grande giovamento, proprio in questi tempi di grande “crisi”.

    Il Suo insegnamento, rappresenta veramente una liberazione dall'orrore spirituale dei tempi moderni, un rifugio certo e un ristoro sicuro per l'anima dopo essere stati addottrinati da tante false sapienze e interpretazioni personali elevate a falsi dogmi.

    Grazie a Lei, sta cominciando a trovare soluzione un malessere spirituale che covava da anni nella Chiesa, e che noi abbiamo percepito con grande dolore. Un malessere dovuto ad una confusione tra il vero e il falso, tra il giusto e l'errore, sempre più difficili da distinguere, e sempre meno nettamente percepiti, anche dagli stessi pastori.

    Purtroppo però, le vogliamo comunicare quello che ci sta veramente a cuore, quello che abbiamo sperimentato all’indomani del 7 di luglio del 2007 nella semplicità di una ordinarissima vita di parrocchia.

    In particolare, desideriamo porre alla Sua conoscenza quello che per noi è stata la nostra vita, così come la vita di molti, a seguito del Motu Proprio Summorum Pontificum.

    Grazie ad esso e alla sensibilità liturgica di Vostra Santità, [vicina al cuore di chi, come noi, non vede del “male” nell'espressione liturgica della fede che ha alimentato spiritualmente tanti Santi nei secoli di vita della Chiesa] abbiamo ottenuto, pur con tanti sacrifici, sofferenze ed umiliazioni dal nostro Vescovo, la Celebrazione della Santa Messa di sempre, in un Oratorio esterno alla nostra parrocchia.

    La gioia nel riscoprire la Santa Messa, amata dai nostri genitori che credevamo eliminata per sempre, ha coperto la grande delusione nel costatare che questa Sacrosanta Liturgia non ha trovato alcun posto all’interno della nostra amatissima comunità parrocchiale.

    Nell’ Art. 5. § 1 del Suo Motu Proprio Summorum Pontificum, Lei Santità, ha fatto un grande dono a tutta la Chiesa, ribadendo l’importanza e la centralità della parrocchia, della comunità parrocchiale unita dalla e per mezzo della Liturgia: quello che la giustizia da anni esigeva che fosse chiarito.

    Ha detto con chiarezza che la Tradizione Liturgica di 20 secoli non è stata “scomunicata”, ma che è sempre stata, valida, lecita, legittima e santificante. Il Summorum Pontificum è stato davvero un grande atto di giustizia.

    La straordinaria grandezza di questo documento, crediamo, risieda nel fatto che finalmente la Messa di sempre è ritornata nella vita parrocchiale di tutti i giorni e non più relegata solo nelle “mani” di privati ed associazioni, a cui va certamente il plauso di aver conservato questo tesoro.

    La tradizione vera non è solo in parole e gesti codificati nell'antichità e tramandati nei secoli dalla Chiesa.

    La tradizione è anche il legame del proprio sangue con il proprio suolo. Le radici che affondano nella propria comunità, in cui si sperimenta davvero il senso mistico della tradizione: non una legge o un rito, ma una comunità di spiriti, uniti e vivi, che nemmeno la morte ha avuto il potere di separare.

    Nella parrocchia i nostri antenati, i nostri genitori e i nostri posteri, sono tutti uniti spiritualmente a noi, come un solo popolo vivo e radunato di fronte al Sacrificio di Cristo. Questo è il senso che noi facciamo nostro, di “chiesa locale”.

    Che tristezza constatare che ci è imposta una tragica scelta: scegliere se mantenere le nostre radici, ma umiliare la nostra sensibilità liturgica, oppure se alimentare questa sensibilità, sradicando il nostro legame con la parrocchia, e obbligandoci a diventare dei fuggiaschi, degli esiliati, relegati in cappelle, senza un parroco, senza una vera e propria cura d'anime.

    Spesso queste cappelle sono “centri di messa” che raccolgono persone da più parti, tutti in fuga dalle rispettive parrocchie, che però non hanno modo di santificarsi così, alla stessa maniera che attingendo alla fonte della tradizione nel luogo dove essa ha più senso a manifestarsi.

    Questo escludere dalla vita comunitaria e parrocchiale è una vera ghettizzazione, ed è la vera causa di questa divisione non voluta, ma subita!

    Quasi come se la tradizione fosse un morbo infettante, da tenere alla larga per evitare il contagio con qualche cattolico ancora indenne. Quanto vorremmo poter partecipare alla Santa Messa di sempre, detta dal nostro Parroco, nella nostra parrocchia, allo stesso modo in cui sentiamo la Santa Messa nella sua Sacrosanta Forma Ordinaria!

    Eppure è relegata lontano, quasi come se fosse un sottoprodotto della liturgia cattolica, di dignità inferiore, e degna di essere frequentata solo da cattolici di dignità inferiore!

    Senza parlare poi dei tanti problemi che sono iniziati per noi da quando abbiamo messo a disposizione dei sacerdoti di tutto il mondo il Messale Romano del Beato Papa Giovanni XXIII con tutte le spiegazioni e i commenti spirituali legati ad ogni gesto della Santa Messa. Abbiamo avuto molti problemi e sofferenze sia nella nostra comunità parrocchiale che nella Diocesi.

    Non si contano le calunnie che quotidianamente ci tocca subire, i dileggi che prima non conoscevamo le ostilità, talvolta reazioni addirittura scomposte e di vera e propria maleducazione da parte dei Sacerdoti o perché assolutamente non disposti a celebrare la Santa Messa, a dir di loro – in fregio a Vostra Santità – in un modo oramai desueto e superato, o perché in Diocesi nessuno è disposto assolutamente ad insegnare loro quest’ars celebrandi.

    Quasi come se il nostro amore per la Sacrosanta Liturgia di sempre, [che è stata sempre accostata in modo armonico e mai polemico con la Sacrosanta Liturgia Conciliare] e la nostra obbedienza alla sua legge che ci invita ad attingere ai tesori del culto tradizionali, invece che essere apprezzati dal clero, come manifestazione di spirito cristiano, rappresentassero qualcosa di ignobile, sporco, impuro.

    Ci sentiamo, per la nostra fedeltà a Lei e a Cristo, come degli appestati, tenuti a debita distanza e maltrattati!

    Ci sono momenti in cui i pastori ci fanno sentire al di fuori della comunità parrocchiale, e addirittura al di fuori della Chiesa, con le loro continue accuse, critiche, calunnie. Se non partecipassimo alla Messa di sempre, queste persone si guarderebbero bene dall'apostrofarci con tanta cattiveria.

    Il risultato è che ORA, grazie a queste continue e sottili persecuzioni, ci sentiamo, nostro malgrado, NOI lontani dalla Chiesa. Sentiamo con vivo dolore che la nostra Madre Chiesa, è come se ci avesse cacciato, voltato le spalle, umiliato. Il vuoto che proviamo è terribile!

    Ossia il dolore che proviamo nel constatare che molti Sacerdoti e molti Vescovi, interpretano la (nostra) Fede Cattolica, e la (nostra) Divina Liturgia, che di quella fede è espressione finale, non in “continuità” (così come Lei ha spiegato più di una volta con la sua bi-millenaria Tradizione), ma in aperta ed insanabile “rottura”, addirittura facendone di questo, un vessillo da mostrare spavaldamente al mondo.

    È Terribile sperimentare tangibilmente, ogni giorno che nella stessa Chiesa è impossibile avere la libertà di aderire pienamente a tutto quanto il Magistero, senza subire mottetti e pernacchie!

    Questo è semplicemente assurdo. Noi siamo semplicemente Cattolici, figli della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, ubbidienti al Vicario di Cristo e alle sue Leggi, fedeli al suo insegnamento e desiderosi di partecipare al medesimo Sacrificio di Cristo, che si realizza tanto nella Forma Ordinaria e moderna che Straordinaria e più antica dell'unica Messa Cattolica.

    Ci sentiamo lasciati soli, in balia di gente che ci odia, poiché da quando il Motu Proprio è stato promulgato, la sua attuazione è stata costantemente è dovunque ostacolata, in certi casi anche arbitrariamente impedita, con minacce, prepotenze, calunnie, ritorsioni sia verso di noi laici, sia soprattutto verso quei sacerdoti desiderosi di proporre questa Messa al popolo di Dio.

    Non è stato preso alcun provvedimento realmente efficace, affinché nella nostra Chiesa Cattolica sia permessa la pacifica convivenza delle due forme dello stesso Sacrificio, con reciproco arricchimento.

    Piuttosto che ricevere questa marea di insulti e di umiliazioni da parte di cristiani e addirittura da parte degli stessi pastori che dovrebbero primeggiare nell'obbedienza a Lei, preferiremmo quasi tornare nelle catacombe, dove però i cristiani erano davvero fratelli, e i nemici al contrario avevano tratti facilmente identificabili. Quella Chiesa umiliata e nascosta, appariva assai più unita e fedele di quella di oggi, dilaniata al suo interno da correnti, fazioni, interpreti religiosi e non, eretici, indipendenti e malevolmente fantasiosi.

    Dalle continue testimonianze che il sito registra da mesi, possiamo dire che siamo certi che quella che è la nostra esperienza vissuta, non è un caso isolato.

    Abbiamo scelto di rendere pubblica questa nostra accorata lettera, che umilmente abbiamo scelto di rivolgerLe, per radunarvi spiritualmente anche le invocazioni e le sofferenze di molti altri cattolici che si trovano nelle nostre medesime condizioni, ed hanno subito le stesse vessazioni ed umiliazioni.

    Desideriamo che Lei conosca la realtà. Allo stesso modo ci preme che anche i fedeli che non conoscono la Tradizione Liturgica della Chiesa, si rendano conto che allo stato attuale, esiste un problema di pacifica convivenza all'interno della cattolicità, e non certo per colpa di chi ama la Tradizione.

    Le chiediamo di tutto cuore Santità, di prendere gli opportuni provvedimenti che solo Lei è in grado di attuare, perchè il Motu Proprio Summorum Pontificum venga applicato in ogni parrocchia.

    Ci permetta Santità, e ci aiuti ad ottenere di potere attingere a questi frutti di santificazione nella nostra comunità parrocchiale, con naturalezza e semplicità, senza inutili discriminazioni. Permetta davvero ai fedeli di poter scegliere, senza andare incontro a ripercussioni, umiliazioni ed oneri anche gravosi.

    Siamo certi che a questa richiesta si uniscono anche i tanti fratelli che in Italia e nel Mondo sperimentano lo stesso dolore, ma che non hanno a volte la voce per poter esprimere il loro disagio. GlieLo chiediamo in nome della STORIA e anche a nome delle future generazioni e in nome della vera unità della Chiesa.

    LA SUPPLICHIAMO SANTO PADRE, NON CI LASCI SOLI! Noi pregheremo lo Spirito Santo con l'intercessione della Beata Vergine Maria Immacolata, perchè conservi sempre Vostra Santità nella salute e le dia forza e coraggio per guidare sempre in modo efficace la Chiesa, aiutandoci a celebrare la Liturgia Tradizionale nelle nostre Parrocchie.

    Primo di luglio 2009, nella Festa del Preziosissimo Sangue di Cristo, con l'espressione della nostra alta stima e rispetto, rimaniamo di Sua Santità


    devotissimi in Cristo.

    Paolo e Giovanni
    Gandolfo Lambruschini



    -----------------------

    Ringrazio vivamente gli amici di maranathà.it per aver scritto questa lettera al Papa! Mi associo a questa petizione augurandomi la prossima e decisiva soluzione a questo calvario che molti cattolici stiamo subendo da anni. Solo il Santo Padre può porre fine a questo dolore immenso che proviamo!



    [Modificato da Paparatzifan 07/07/2009 07:25]
    Papa Ratzi Superstar









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    Da "Messainlatino.it"...

    MARTEDÌ 7 LUGLIO 2009

    Supplica al Santo Padre nell'anniversario del Motu Proprio

    Beatissimo Padre,

    nel secondo anniversario del motu proprio del 7 luglio 2007, col quale è stata restituita al popolo cristiano la possibilità di accedere al tesoro liturgico tradizionale della Chiesa, ci rivolgiamo alla Santità Vostra, come fedeli che amano l’antica forma liturgica, con la confidenza e l’affetto dei figli, che al loro Padre nello spirito chiedono un pane, un pesce o un uovo, certi che non riceveranno una pietra, né un serpente né uno scorpione.

    In primo luogo, la nostra lettera è per esprimerLe gratitudine ed ammirazione. Sia per le Sue catechesi, che sa rendere comprensibili benché dense di contenuto teologico, come facevano i Dottori della Chiesa tra i quali sarà un giorno annoverato; sia perché ha voluto ridonare pieno diritto di cittadinanza ad una forma liturgica che ha il respiro dei secoli, anzi dei millenni; che ha santificato innumerevoli generazioni; e che ci consente ancor oggi di pregare all’unisono coi padri dei padri, perfino nell’espressione letterale e nei gesti.

    Siamo persuasi che tra le finalità del motu proprio Summorum pontificum non vi sia soltanto quella, encomiabile e quanto mai sacrosanta, di creare le condizioni per ritrovare la pace e la piena unità nella Chiesa; vi è altresì un atto di suprema giustizia per chi, com’Ella scrisse nella Sua autobiografia, "rimas(e) sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia". Ma non c’è soltanto quest’ultimo aspetto, che concerne i più anziani di noi: il motu proprio ha reso anche noto a tantissimi cattolici, che perfino ne ignoravano l’esistenza perché perlopiù nati dopo le riforme, l’inestimabile valore di tanta ricchezza liturgica, andata purtroppo perduta o nascosta negli ultimi decenni.

    Siamo noi stessi testimoni dell’entusiasmo che si sta rapidamente diffondendo in tante persone, che mai prima d’ora avevano conosciuto la "forma straordinaria" del rito romano, o anche semplicemente il canto gregoriano o l’espressione latina delle preghiere: parliamo per l’esperienza del nostro gruppo, ma anche per le notizie che giungono al nostro sito internet: non solo i gruppi già costituiti da prima del motu proprio, ma anche e soprattutto tantissimi "neofiti", se così dir si può, cercano questo prezioso alimento spirituale che la Santità Vostra ci ha voluto riproporre con intuizione felicissima.

    E quel che si legge spesso, ossia che l’antica Messa è fucina di vocazioni, noi lo sperimentiamo davvero e vogliamo testimoniarlo: al Cappellano di questo sito internet hanno scritto, in sei mesi dalla sua esistenza, cinque ragazzi (quasi uno al mese!) chiedendo informazioni per trovare un seminario o un ordine religioso ove la loro sensibilità tradizionale potesse sussistere e non essere osteggiata o mortificata; nelle Marche, la Messa in forma straordinaria che vi si celebra ha già dato, in appena un anno, due vocazioni alla Chiesa.

    Infine, riteniamo di cogliere tra le finalità del motu proprio (forse perfino la più importante), il desiderio di diffondere nella Chiesa esempi dell’antica forma liturgica, in modo che rappresentino un paradigma e uno stimolo anche per la S. Messa in forma ordinaria. Di tutto cuore riteniamo che non debba e non possa esservi dissidio o contrapposizione tra i fautori delle due forme della S. Messa: la coesistenza di esse, la libera scelta dei fedeli, il mutuo arricchimento e la felice osmosi arriveranno, come frutti benedetti, a consentire di recuperare anche nella forma ordinaria un po’ di quella sacralità e sobrietà che non raramente s’è persa. Così come, per converso, salutiamo come un elemento positivo la possibilità, consentita facoltativamente dal motu proprio, di proclamare anche nell’antico rito le letture in lingua corrente. In questo modo il motu proprio è volto ad incidere, sia pure in modo indiretto, esemplificativo e senza alcun vincolo o costrizione, come è nello stile propositivo e non impositivo di questo Pontificato, sulla lex orandi dei fedeli che resteranno legati alla forma ordinaria e che sono la stragrande maggioranza.

    Tuttavia, e qui è d’uopo passare a più dolenti note, non è ignoto alla Santità Vostra che l’applicazione concreta del motu proprio è da molte parti ostacolata. Non dai fedeli laici, i quali hanno ben compreso che il motu proprio apre una possibilità in più per chi la desidera, senza nulla togliere e nulla imporre. Ma il clero meno giovane, e specie l’episcopato, non è in maggioranza aperto a questo benefico progresso liturgico.

    L’intento espresso nel motu proprio, ossia avere Messe in forma straordinaria in parrocchia, laddove vi sia un gruppo che lo richiede, ha trovato applicazione scarsa. Eppure sembrerebbe così normale che nelle grosse parrocchie, ove la domenica si celebrano cinque Messe, ve ne fosse, come ve n’è una per i fanciulli, un’altra cantata, ecc., anche una in forma straordinaria. Invece, per ben che vada, come Le hanno scritto i redattori del benemerito sito liturgico Maranathà, si riesce ad ottenere una cappella o un oratorio, possibilmente isolato, individuato dal Vescovo: con ciò applicandosi più il regime previgente dell’indulto, che la liberalizzazione del Summorum Pontificum.

    Ma quella è ancora una situazione privilegiata: la maggior parte delle diocesi non ha nemmeno una Santa Messa in forma straordinaria. Eppure, le domande ci sono, eccome. Un recente sondaggio indipendente commissionato in Francia da Paix Liturgique, ha mostrato che il 34% di coloro che vanno a messa almeno una volta al mese sarebbe felice, potendolo, di partecipare al rito in forma straordinaria nella loro parrocchia. Siamo convinti che la situazione tra i fedeli in Italia (ove non vi sono state "guerre liturgiche" come in Francia) sia ancora più favorevole verso l’antico rito ed è statisticamente impossibile che in una diocesi anche piccola "non vi siano domande", visto che stiamo parlando di almeno un fedele su tre.

    Al nostro sito arrivano molte informazioni allarmanti in proposito e quelle coonestate da fonti di stampa sono pubblicate a questo link (http://www.messainlatino.it/pag3_sito.htm). Per nostra esperienza diretta (e dolorosa) possiamo attestare e testimoniare che nella nostra diocesi di Ventimiglia-Sanremo non vi sono attualmente Messe in forma straordinaria: in un primo tempo celebrata presso il convento dei Gesuiti in Sanremo, il cui Superiore, intenzionato a celebrarla ogni domenica, aveva dovuto limitarne la frequenza a una mensile per le pressioni del vescovo, la Messa antica si era tenuta una volta sola con eccezionale affluenza di circa 500 persone. In esito a ciò il viceprovinciale della Compagnia di Gesù, che com’ebbe a dirci agiva su sollecitazione del nostro Vescovo, ha vietato che si continuasse la celebrazione della Messa. Il Superiore che si era dimostrato disponibile con noi, è stato in conseguenza destituito dall'incarico di superiore e, dopo alcuni mesi, addirittura trasferito: e, ci è stato confermato, proprio per quel motivo. Dopo molte difficoltà la Messa era ripresa (sempre solo mensile) presso il Convento dei Cappuccini, grazie al Superiore del convento. Ma anche quest'ultimo, dopo pochi mesi, è stato dapprima sollevato dall'incarico di superiore e poco dopo trasferito altrove. Ancora: un parroco che (terzo tentativo!) volle accogliere il numeroso gruppo stabile sanremese, accettando di trasformare ogni domenica la Messa vespertina ordinaria in forma straordinaria (la Curia aveva infatti vietato la soluzione più semplice, ossia l'aggiunta di una Messa ulteriore), ha dovuto dapprima, per intervento della Curia, limitare la celebrazione in forma straordinaria ad una al mese, e dopo la prima (con chiesa piena!), essa fu soppressa. Ora, dopo le nostre insistenze, pare che il Vescovo abbia di sua iniziativa disposto per una Messa mensile in un santuario in collina...

    Per non parlare di fatti anche più gravi: ossia l'emarginazione e lo stigma attribuito, in ambiente ecclesiale, a chi richieda l’applicazione del motu proprio.

    Se raccontiamo questo, che può avere interesse circoscritto, è per il valore paradigmatico, esemplare, di quali difficoltà, per non dire angherie, siano riservate ai fedeli legati all’antico rito; abbiamo riferito qui solo quanto a nostra conoscenza diretta, ma il problema è in tutto il mondo (è di questi giorni la lettera del vescovo di Malaga che rigetta la richiesta di un gruppo di fedeli: unavocemalaga.creeblog.com/Primer-blog-b1/Denegada-la-Forma-Extraordinaria-de-la-Misa-en-Malaga-b1-...

    E’ per questo che La supplichiamo, Beatissimo Padre, di voler provvedere a tante difficoltà dei fedeli, disponendo affinché la Commissione Ecclesia Dei, la cui riforma appare prossima, possa intervenire risolutivamente in tali casi. Da questo dipende, concretamente, il futuro del motu proprio che con tanta lungimiranza la Santità Vostra ha saputo emanare; e per questo impetriamo il suo intervento, consci anche noi, come Ella ebbe a scrivere, che "la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia"

    Nel ribadire i sensi della nostra più alta stima e devozione, imploriamo dalla Santità Vostra l’apostolica benedizione su noi e su tutti i fedeli legati alla tradizione liturgica della S. Chiesa.

    Il gruppo stabile di fedeli di Sanremo B. Tomaso Reggio


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    MARTEDÌ 21 LUGLIO 2009

    Clandestini...

    Episcopus: “ Non voglio che quello ( …) suoni nella mia Diocesi”

    Parochus: “ Ma Eccellenza, che figura ci faccio : l’ho chiamato, assieme al coro, da tempo…”

    Episcopus: “ Suvvia mica avrete fatto un contratto …. E’ tutto volontariato…”

    Parochus: “ Visto che me lo chiede lei … ma (il maestro NDR) è persona devota”

    Episcopus: “ noi Vescovi non lo sopportiamo più per via della Messa in latino… con tutti i guai che ha la Chiesa: i giovani che non vengono a messa, la mancanza di vocazioni… questi vorrebbero la messa come prima del Concilio…”

    Parochus: “ Ma è uscito il Motu Proprio….”

    Episcopus: “ Sentimi, io queste cose le so bene : quel tipo di Messa è tollerata, per ora. Poi … tutto cambierà… queste cose le so bene…”

    ***

    Conversazione che mi è stata riferita telefonicamente dal dolente Parroco che, per ordine superiore, ha dovuto disdire una mia uscita, in occasione della festa parrocchiale, assieme al Coro. La persecuzione mi letifica !

    Oltretutto mi sento spiritualmente in ottima compagnia con un Eminentissimo , Prefetto emerito di Congregazione, che fu invitato, alcuni anni fa, nella mia Regione da un Vescovo per solennizzare una celebrazione diocesana. Poichè il Porporato aveva ancora un giorno, festivo, a disposizione chiese di celebrare la Messa al Rettore di un celebre Santuario che sta in un’altra Diocesi.

    Avvisato, come prassi, il Vescovo Diocesano, questi si affannò di intimare al Rettore del Santuario che l’Eminentissimo non fosse ricevuto solennemente, facendolo celebrare nella cripta , senza assistenza del popolo perché in Vaticano “si era compromesso a favore della Messa in latino”.

    Naturalmente il bravo Rettore, contentissimo di avere un Cardinale per quella solennità, fece tutto il contrario e la celebrazione, nel rito moderno ed in italiano, fu solenne e assai ben curata!

    Il Porporato, in sagrestia, si congratulò, in scriptis, con il Cerimoniere e con i ministranti.

    Io ho rivisto diverse altre volte quel Cardinale ma non ho avuto mai il coraggio di rattristarlo raccontandogli questa squallida storia.

    Preghiamo per i nostri amatissimi Vescovi perché riscoprano la semplicità di cuore, il gusto del servizio verso tutti coloro che la Provvidenza ha affidato alle loro cure pastorali e l’esercizio della carità che “è il dono più grande che Dio abbia dato agli uomini” (Cfr. Benedetto XVI, enciclica Caritas in veritate)

    Virgo Lauretana , ora pro nobis !

    Un clandestino liturgico in terra marchigiana


    Il minimo che si può dire è... VERGOGNAAAAAAA!!!!!

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    MERCOLEDÌ 22 LUGLIO 2009

    Le manovre di mons. Giuseppe Mani, arcivescovo di Cagliari, per soffocare il motu proprio

    L’inviato speciale di Paix Liturgique, associazione francese estremamente benemerita perché si occupa, sul campo, di mettere in contatto, organizzare e incoraggiare i numerosissimi gruppi stabili che si vanno formando in Francia (ispirandoci a loro, qualcosa del genere tentiamo anche noi, nella nostra pagina con l’elenco delle Messe), ci riferisce di una sua visita in Sardegna, arcidiocesi di Cagliari (nella foto l'arcivescovo Mani, 73 anni compiuti...). Ecco il testo nella nostra traduzione.


    [..] Quale è stata la mia sorpresa, arrivando da Cagliari, di trovarmi una domenica qualsiasi a Gesico in una piccola parrocchia sperduta in mezzo alle colline. Entro nella chiesa, la messa è appena iniziata; ma non ci sono più posti a sedere, la chiesa è piena, le persone strette sono tutte girate verso il buon Dio che è laggiù, in un tabernacolo di marmo d’un bianco magnifico, sull’unico altar maggiore. Il prete è prosternato per il confiteror, mentre la corale del villaggio si spolmona a cantar l’Introito. I chierichetti si premono nel presbiterio non abbastanza grande.

    Alla fine della messa, la gente mi saluta con molta cortesia. Mi presento, mi parlano come se mi conoscessero da sempre. Riferisco la mia meraviglia, ma i più informati mi supplicano con aria triste di pregare molto per il loro parroco... In effetti degli amici di Cagliari me l’hanno confermato, il vescovo minaccia di destituire il parroco di Gesico, perché ha tolto l’altare verso il popolo, perché dice la messa in forma straordinaria obbedendo a Benedetto XVI, e perché ci tiene alle processioni e alle feste popolari tradizionali. Mentre dalla curia di Cagliari piovono direttive ben diverse: basta feste tradizionali, bisogna favorire la festa del formaggio o quella della danza. E soprattutto, basta motu proprio. “Finché ci sarà Benedetto XVI e Canizares non si potrà fare niente che valga”, si dice pubblicamente in vescovado. I disturbatori son da metter da parte, ma senza rumore soprattutto, occorre soffocarli. Tutti i mezzi sono buoni [..] per poter accusare il parroco di scandalo e di creare disordine.

    Nella parrocchia vicina, Mandas, il “parroco-duca” don Pasquale Manca è molto simpatico, gioviale, nella sua sottana impeccabilmente romana, molto semplice e ottimo parroco. Durante tre giorni di riposo estivo, il 9, 10 e 11 agosto, organizzerà nella sua parrocchia un perioco di studi e riflessioni sull’insegnamento di Benedetto XVI, scambi sull’applicazione del motu proprio, e naturalmente cerimonie e messe in forma straordinaria. Più di una cinquantina di preti sarano presenti a queste giornate di ristoro spirituale, senza contare i numerosi laici che seguiranno un programma di conferenze altrettando arricchenti. [Invitiamo i fedeli sardi a farci avere il programma dettagliato delle giornate di Mandas]

    Nel segno della riconciliazione e della speranza, la Sardegna si copre di buone volontà che ascoltano il messaggio di Benedetto XVI attraverso il motu proprio. Speriamo che le resistenze episcopali non strappino i buoni frutti dell’opera del Papa.

    L’esempio delle parrocchie di Mandas e Gesico è caratteristico delle persecuzioni quasi sistematiche che subiscono i preti che decidono liberamente di applicare con generosità il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Certo, se è possibile constatare qua e là qualche miglioramento, resta comunque che nella maggior parte dei casi le nuove celebrazioni tradizionali sono messe in opera direttamente dalla curia episcopale – al modo dell’indulto del 1988 – e restano ‘sotto controllo’ episcopale. Quando i parroci, di loro iniziativa, decidono di applicare il mp del 2007, nella maggior parte dei casi si scatena una vera caccia alle streghe.

    La cappa di piombo che pesa sulla liturgia nelle parrocchie non è scomparsa col motu proprio... Non occorre cercare oltre le ragioni per cui pochi preti diocesani hanno deciso di applicare (pubblicamente...) il mp di Benedetto XVI. In effetti in molte diocesi la sola buona volontà di applicare il mp è causa di scandalo per il vescovado... E i preti che desiderano metterlo in opera sono costretti ad esiliarsi dalla loro diocesi, come i padri Blin o Horovitz della diocesi di Parigi, o di tacere e attender giorni migliori come don Bonnet, parroco di Saint-Nom la Bretêche (Versailles).

    L’esempio di quelle parrocchie è altresì caratteristico in quanto traduce un vero successo pastorale: chiesa piena, popolazione felice di ritrovare le sue tradizioni popolari, sostegno dei fedeli al parroco, situazione serena. Le difficoltà non sono derivate dall’applicazione del mp in parrocchia, dalla sedicente ostilità della maggioranza dei fedeli, o da non si sa ben quale ‘inopportunità di un ritorno’ a tale liturgia. No, le difficoltà sono create direttamente dal vescovo che non vuole a nessun prezzo che sia applicato un testo papale nella sua diocesi.

    Si dirà poi nei saloni episcopali: “non c’è domanda”, “il motu proprio interessa solo un’infima minoranza di fedeli”. Si vede bene, la visione profetica di Benedetto XVI, di fare della parrocchia il quadro normale della celebrazione della forma straordinaria del rito romano è assolutamente combattuta da un buon numero di vescovi. Celebrazioni della messa tradizionale nelle riserve indiane (come teorizza Mons. Aumonier a Versailles, ad esempio) si possono al limite tollerare, se non si può fare altrimenti [e cioè sopprimerle]. Ma la ‘banalizzazione’, il ‘contagio’ nelle parrocchie di una liturgia finora sconosciuta da moltissimi fedeli che amano scoprirla, non si vuole nella maggior parte delle diocesi. A tutti i costi e anche a quello di stroncare esperienze pastorali promettenti, congedare giovani parroci pieni di zelo o chiudere chiese piene. L’ideologia che fa devastazioni da 40 anni non tollera queste applicazioni generose del motu proprio di Benedetto XVI.


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    00 30/07/2009 21:26
    Dal blog di Lella...

    Risposte del nuovo segretario dell'Ecclesia Dei

    Grazie al blog What Does The Prayer Really Say riportiamo una serie di domande poste da un fedele brasiliano alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei e la relativa risposta del nuovo segretario, mons. Guido Pozzo: a nostra conoscenza, è il suo primo atto 'ufficiale'.
    Esaminandolo, se ne possono trarre interessanti vaticinii sul suo modo di reggere l'Ecclesia Dei: dopo le generose 'promesse' del card. Castrillòn Hoyos (tipo: "Il Papa vuole la Messa gregoriana in ogni parrocchia"), l'ora pare essere più alla prudenza e alla misura.
    Ma magari anche (come può indicare il fatto stesso di aver risposto analiticamente a questa lettera) ad una certa prontezza d'intervento.
    Ecco dunque il testo delle domande, seguito dalla lettera di risposta della Commissione:

    1- Dopo l’entrata in vigore del motu proprio “Summorum Pontificum” è necessario il permesso del vescovo diocesano, qualora un sacerdote voglia celebrare la Messa gregoriana?

    2- I fedeli devono padroneggiare la lingua latina per poter assistere alla Messa gregoriana? Oppure è sufficiente un sussidio bilingue?

    3- Un gruppo piccolo di fedeli (per esempio 8 persone), benché stabile, è insufficiente per la celebrazione della Messa nella forma straordinaria?

    4- Il vescovo deve collaborare affinché la richiesta della Messa gregoriana avanzata da un gruppo stabile di fedeli sia esaudita?
    5- I fedeli che non fanno parte del gruppo stabile potranno assistere alla Messa gregoriana?

    6- È possibile celebrare le nozze nella forma straordinaria del rito romano?

    7- Con la pubblicazione del motu proprio “Summorum Pontificum”, Papa Benedetto XVI desidera che la Messa gregoriana sia ampiamente offerta nelle diocesi?

    8- Il Santo Padre desidera che l’insegnamento del latino torni a far parte del curriculum dei seminari affinché i futuri sacerdoti possano celebrare la Messa in lingua latina?

    9- I vescovi diocesani devono seguire gli orientamenti della Pontificia Commissione circa l’applicazione del motu proprio “Summorum Pontificum” anche qualora il nunzio apostolico in Brasile potesse, ipoteticamente, esprimere un’opinione contraria?

    Prot. 97/09

    RISPOSTE DI MONS. POZZO

    Vaticano , 18 luglio 2009-07-29

    Illustrissimo Signore,

    relativamente alla Sua lettera del 29 aprile u.s., si risponde, secondo il motu proprio Summorum Pontificum, quanto segue:

    1- Il documento pontificio non prevede alcun permesso speciale del vescovo diocesano affinché un prete possa celebrare la Santa Messa nella forma straordinaria (art.2);

    2- Ai fedeli non si richiede un’ampia conoscenza della lingua latina, essendo sufficiente l’uso di un messale bilingue o di un foglietto;

    3- Il numero di fedeli di un gruppo stabile dipende molto dalle circostanze locali, le quali indicheranno se un prete possa o voglia, tenendo conto del suo dovere pastorale, occuparsi di un gruppo relativamente piccolo;

    4- Il vescovo diocesano deve essere in linea con le direttive del documento pontificio (art.5 par.1; e CIC c.392); altro è verificare l’effettiva praticabilità, in accordo con quanto disposto dal motu proprio;

    5- I fedeli che non fanno parte del “gruppo stabile”, possono, evidentemente, partecipare alla Messa nella forma straordinaria;

    6- I matrimoni secondo la forma straordinaria sono possibili, in accordo col parroco (art.9, par.1);

    7- Quanto all’ampia applicazione del documento pontificio in una diocesi, è sufficiente attenersi alle indicazioni contenute nel documento medesimo;

    8- Circa l’insegnamento del latino nei seminari, si faccia riferimento al c.249 del Codice di Diritto Canonico in vigore: “Nella Ratio di formazione sacerdotale si stabilisca che gli alunni conoscano accuratamente non solo la lingua del proprio paese, ma abbiano anche una buona conoscenza della lingua latina e inoltre un'adeguata conoscenza delle lingue straniere, nella misura in cui essa risulti necessaria o utile alla loro formazione o all'esercizio del ministero pastorale”.

    In tutte le altre questioni si faccia riferimento al documento pontificio, essendo il Santo Padre la suprema autorità della Chiesa, a cui per istituzione divina siamo legati da rispetto, amore e obbedienza.

    La prego di accettare i miei sentimenti di viva stima e considerazione nel Signore,

    Mons. Guido Pozzo
    (Segretario)

    da Messainlatino.it

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    Da "Messainlatino.it"...

    GIOVEDÌ 6 AGOSTO 2009

    Il tirannico vescovo di Cagliari proibisce il convegno sulla riforma del Santo Padre. Motivazione espressa? NESSUNA.


    Giornate Summorum Pontificum di MANDAS 9-11 AGOSTO 2009

    COMUNICATO DA PARTE DEL COMITATO ORGANIZZATORE


    Si comunica che Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Giuseppe Mani, Arcivescovo di Cagliari, ha "formalmente proibito" [per iscritto] di tenere a Mandas le giornate di studio e di approfondimento sul Motu proprio Summorum Pontificum.

    Con dispiacere informiamo che non potremo riflettere sul Magistero pontificio del Santo Padre, sulla bellezza della liturgia e sul miglior modo di far co-abitare le due forme dell'unico rito.

    La speranza di noi tutti è che tra non molto tempo possiamo ritrovarci insieme perché Sacerdoti e fedeli abbiano la possibilità di conoscere la Santa Messa nella forma straordinaria, imparando a celebrarla e a parteciparvi fruttuosamente.


    IL COMITATO ORGANIZZATORE


    Nostro commento: come i feudatari felloni che se ne fottevano sovranamente dell'Imperatore e del Re: questa è la situazione della Chiesa cagliaritana - e non solo. La cosa che maggiormente grida vendetta al cospetto d'Iddio è che questo vescovo senza vergogna non si è peritato nemmeno di trovare una motivazione al suo ukase arbitrario e odioso. Stat pro ratione voluntas: il mero capriccio del Caligola di turno impone la propria insana volontà contro quella dei fedeli e del Santo Padre. Ma certi affronti al buon senso e alla giustizia, prima ancora che al Papa e al Popolo di Dio (le cui iniziative, come questa del convegno, secondo il Concilio dovrebbero essere incoraggiate e promosse: bella coerenza!), non passeranno impuniti. Verrà un giorno, e non tarderà...

    Messainlatino.it


    Persecuzione religiosa... Che dubbio c'è?
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    00 11/08/2009 18:45
    Dal blog di Lella...

    VATICANO: ECCLESIA DEI, 2 DVD PER IMPARARE LA MESSA IN LATINO

    Un cofanetto di 2 dvd per aiutare preti e comunita' a celebrare la messa in latino: a produrli e metterli in commercio e' direttamente la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, l'organo del Vaticano incaricato di curare i rapporti con i lefebvriani e con i tradizionalisti legati alla ''forma straordinaria'' del rito romano.
    I due dvd, come spiega il comunicato stampa promozionale del prodotto, contengono la registrazione di una messa in latino completa, celebrata nel 2003 a Santa Maria Maggiore a Roma, con un'introduzione dell'ex-presidente di Ecclesia Dei, il card. Dario Castrillon Hoyos, e una serie di filmati didattici che spiegano nel dettaglio ''gesti e rubriche'' della messa in latino ''dalla preparatio ad missam al ringraziamento in sagrestia''.
    Il video-corso vaticano e' disponbile in quattro lingue (italiano, inglese, spagnolo e francese) e vuole essere ''il primo concreto contributo della Santa Sede allo sviluppo delle ambizioni papali contenute nel Summorum Pontificum'', con il quale papa Benedetto XVI ha nuovamente liberalizzato la messa in latino, sostituita all'indomani del Concilio Vaticano II con il rito nelle lingue nazionali.
    I dvd, che possono essere acquistati direttamente presso Ecclesia Dei, sono stati l'ultimo atto del card Castrillon Hoyos alla guida della Pontificia Commissione, che il mese scorso e' stata portata da papa Ratzinger sotto la giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il prefetto, card. William Levada, a svolgere il compito di presidente.

    © Copyright Asca


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    00 15/08/2009 18:41
    Dal blog di Lella...

    "Il Papa porta ordine nel caos liturgico"

    Vi proponiamo la parte conclusiva di un lungo articolo apparso nel blog della corrispondente religiosa del Times di Londra Ruth Glendill, circa una recente pronunzia del nuovo Arcivescovo di Westminster sul motu proprio, del quale riferiremo.
    Benché l'intervento che segue sia ripreso da altra fonte (Chris Gillibrand), la cosa più significativa ci sembra essere che concetti come quelli che seguono, estremamente netti (e controvertibili), si facciano strada niente meno che tra le colonne informatiche del prestigioso Times.
    [..]

    La prossima generazione accoglierà il dono di Papa Benedetto [il motu proprio] senza alcuna riserva psicologica. Le statistiche sono profetiche.

    In Germania, la chiesa mainstream [che potremmo tradurre con ‘ordinaria’] che usa la nuova Messa sarà estinta tra vent’anni, dato il quasi lineare declino annuale nel numero di cattolici dal 1945.

    Il Concilio Vaticano Secondo ha prodotto i più piccoli di tutti i possibili segni nelle statistiche – tanto il risultato per i tanto vantati frutti del Concilio.
    In altri paesi, dove normalmente la Chiesa cattolica era andata di successo in successo negli anni del dopoguerra, la Chiesa mainstream che sta calando sarà alla pari con i gruppi tradizionali che stanno crescendo in circa 15 anni.
    Questioni sulla validità della nuova Messa diverranno irrilevanti – la nuova Messa sarà, a quel punto, marginalizzata e sempre meno necessaria alla vita della Chiesa.
    La rinascita della Chiesa richiederà molto di più della Messa in latino, che però è il più grande di tutti i possibili punti di inizio.
    Tra l’altro la catechesi migliorata, l’educazione cattolica rinnovata e il ristabilimento della legge naturale come centro della morale cattolica saranno tutti elementi ulteriori necessari.
    La morte del progetto liberale cattolico, per cui The Tablet ha combattuto per così tanti anni, era annunziato immediatamente sotto il suo articolo inerente la Messa in latino, con la legislazione sponsorizzata dall’Unione Europea che cerca la sottomissione della coscienza cattolica allo Stato.
    Tutta quell’apertura non ha portato precisamente a niente, a parte la prospettiva di persecuzione o di conformismo. La Messa in latino porta la prospettiva forse pure di persecuzione, ma anche di gloria, e la maggior gloria che è ancora da rivelare. Il Papa, l’Arcivescovo Nichols e la Latin Mass Society comprendono i segni premonitori.

    dal blog Messainlatino.it


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    00 16/08/2009 17:50
    Dal blog di Lella...

    PAPA: MOTU PROPRIO, PRIMATE INGLESE INCORAGGIA CELEBRAZIONI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 16 ago.

    ''Papa Benedetto ha dato un ulteriore e delicato compito a sacerdoti e vescovi: di provvedere la forma straordinaria della Messa in risposta ai bisogni genuini descritti nel motu proprio''. Lo afferma mons. Vincent Nichols, nuovo arcivescovo di Westminster e primate cattolico d'Inghilterra, che ha voluto schierarsi apertamente con il Papa dopo le contestazioni da lui subite a causa del motu proprio ''Summorum Pontificum'' che autorizza le celebrazioni con il messale latino di San Pio V. In un messaggio pubblicato come prefazione a un opuscolo che verra' distribuito ai sacerdoti partecipanti al Corso residenziale di addestramento, organizzato dalla ''Latin Mass Society of England and Wales'' per i giorni 24-28 agosto prossimi congiuntamente all'Arcidiocesi di Westminster, il presule saluta ''con favore'' l'iniziativa ricordando che ''sia nell'insegnamento che nel diritto della Chiesa e' il vescovo che ha la responsabilita' della promozione e della vigilanza sulla Liturgia'', ma al contempo ha bisogno dell'aiuto dei sacerdoti disponibili a celebrare con l'antico messale per ''rispondere a questo compito, perseverando nello sforzo di difendere e alimentare l’unita' della Chiesa''.
    ''Nel motu proprio 'Summorum Pontificum' - ricorda mons. Nichols - Papa Benedetto ha permesso l'uso della forma della Messa del 1962, in casi chiaramente definiti. E cio' facendo egli ha insistito che esiste un solo rito della Messa nella Chiesa Latina''.
    Secondo il primate cattolico d'Inghilterra, ''questo chiarisce che la forma ordinaria della Messa e quella straordinaria sono a servizio di un unico e medesimo rito. Entrambe, percio', trovano spazio in questa Scuola Estiva, e i partecipanti celebreranno volentieri la messa in ciascuna di queste forme''.
    Dunque, spiega mons. Nichols, va respinta ''l'idea che la forma ordinaria della Messa, in se stessa, sia in qualche modo carente. In verita' - aggiunge - quanti possiedono una simile idea non rientrano nella generosa disposizione del 'Summorum Pontificum' e si stanno inesorabilmente allontanando dalla Chiesa.
    La messa - infatti - e' fonte ed espressione dell'unita' della Chiesa che deriva da Cristo'' e ''non consiste in un'uniformita' di uso o preferenza personale''.
    Per il nuovo primate cattolico d'Inghilterra, ''in verita', certe questioni dovrebbero avere una parte assolutamente secondaria nella nostra liturgia, in particolare nel ministero del sacerdote. Cio' che noi sacerdoti dobbiamo provvedere, come elemento-chiave del nostro ministero, e' - raccomanda l'arcivescovo di Westminster - la Liturgia della Chiesa. Un principio dimostrato di buona liturgia, quale e' quello della 'partecipazione attiva' di tutti i partecipanti alla Messa, sia nella Liturgia della parola che in quella eucaristica, si applica a qualsiasi forma della messa si usi.
    Tale principio - conclude - richiede attenta considerazione e applicazione da parte di ogni celebrante e di chiunque aiuti nella preparazione della liturgia e spero che gli sia dato sufficiente spazio in questa Scuola Estiva''.
    La corrispondente religiosa del Times di Londra Ruth Glendill, commentando favorevolmente sul suo blog questo messaggio del nuovo arcivescovo di Westminster, si spinge fino a prevedere che ''la prossima generazione accogliera' il dono di Papa Benedetto (cioe' iil motu proprio) senza alcuna riserva psicologica'' e cita alcune statistiche per le quali in alcuni Paesi europei ''sta calando'' il numero di fedeli che partecipano alle liturgie con il nuovo messale post-conciliare ed e' prevedibile che ''in circa 15 anni sara' alla pari con i gruppi tradizionali che stanno crescendo''.
    Secondo la giornalista inglese, ''la rinascita della Chiesa richiedera' molto di piu' della messa in latino, essa pero' e' il piu' grande di tutti i possibili punti di inizio''.
    E di questo processo che si e' ormai innescato ''il Papa, l'arcivescovo Nichols e la 'Latin Mass Society' comprendono i segni premonitori''.

    © Copyright (AGI)


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    Da "Messainlatino.it"...

    Gli effetti del Motu Proprio nei Paesi germanofoli

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    Da "Messainlatino.it"...

    VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2009

    Il nuovo Segretario dell'Ecclesia Dei celebra in forma straordinaria


    Come è noto, all'inizio dell'estate vi è stato un notevole avvicendamento all'interno della Commissione Ecclesia Dei: il card. Castrillòn Hoyos, fino ad allora presidente, ha raggiunto gli 80 anni ed è stato “ringraziato”; altrettanto è avvenuto con il vicepresidente mons. Camille Perl, ancorché più giovane; infine mons. Mario Marini, che faceva parte dello staff, è prematuramente scomparso negli scorsi mesi. Ora a dirigere la Commissione, che ha perduto la propria indipendenza ed è un 'dipartimento' della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato chiamato mons. Guido Pozzo, in qualità di Segretario; sotto la presidenza, evidentemente, del Prefetto della Congregazione card. Levada.

    Naturalmente l'interesse si è appuntato sulla figura e la personalità del poco conosciuto mons. Pozzo. Le informazioni che ci sono giunte sono tutte positive, in particolare concernenti l'attitudine e la concretezza del nuovo Segretario. Ma a quanto si apprende dal sito della Parrocchia personale della SS. Trinità dei Pellegrini a Roma, affidata alla Fraternità San Pietro, il prossimo 20 settembre, alle ore 10.30, mons. Guido Pozzo celebrerà una S. Messa solenne presso la Parrocchia, per festeggiare il secondo anniversario dell'entrata in vigore del motu proprio.

    Dal sito di Trinità dei Pellegrini riportiamo anche che il prossimo 12 settembre sarà organizzato un pellegrinaggio alla Madonna di Pompei.


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    Da "Messainlatino.it"...

    GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009

    FACCIAMO UN VERO SONDAGGIO SULL'INTERESSE DEGLI ITALIANI PER LA MESSA IN LATINO


    Tutti sappiamo e constatiamo dolorosamente ogni giorno come la diffusione della Santa Messa di sempre sia impedita, ostacolata, avversata con ogni mezzo, lecito e più spesso illecito. Chi si azzarda a chieder la Messa, è scoraggiato e intimidito in ogni modo; ottenere una nuova celebrazione, è una battaglia; e spesso quelle ottenute (magari una volta al mese, o in orari scomodi, o in giorni feriali, o in chiese fuori mano) vengono soppresse o sospese per i più pretestuosi motivi – e mai perché vi sia carenza d’afflusso!
    E’ di questi giorni la soppressione delle Messe in Università Cattolica a Milano e ad Ischia; si moltiplicano notizie di ogni tipo circa angherie cui sono sottoposti i fedeli. Non vi racconteremo fatti in tal senso, se non tre soltanto di nostra personale conoscenza (e ve ne son di più gravi che ci comunicate privatamente, ma di quei tre possiamo dare testimonianza diretta): ad una persona che voleva cantare nel coro ‘tridentino’, è stato sconsigliato in Curia perché avrebbe messo a repentaglio i contratti della cooperativa di badanti da lei presieduta; un aspirante diacono permanente ha dovuto fare abiura di ogni precedente contatto con la Messa antica e ha rischiato seriamente, per colpa di quelle sconvenienti frequentazioni, di non essere ammesso ai corsi per il diaconato; ad uno degli organizzatori del gruppo stabile, medico, è stato offerto di diventare direttore di alcune case di riposo diocesane, se avesse lasciato perdere “certa gente”. Tutte cose che qui affermiamo coscienti di aver prove bastanti a dimostrarle, se del caso, in Tribunale.

    Di fronte a fatti di questo genere, comuni purtroppo in tutta Italia se non nel mondo, è inevitabile che l’applicazione del motu proprio avvenga con estrema difficoltà e in proporzione davvero infima rispetto a quella che si avrebbe in caso di atteggiamento non diciamo benevolo, ma almeno neutrale e indifferente dei pastori.

    Per questo è sorta l’idea di andare a chiedere direttamente agli Italiani che cosa pensino della possibilità di far convivere, nelle parrocchie, il rito riformato in italiano e quello immemoriale restituito pienamente alla Chiesa da Benedetto XVI. E vedere anche quanti sarebbero interessati dalla celebrazione in forma straordinaria, se cessasse di essere catacombale, sconveniente e pericolosa, e potesse convivere in pace.

    In Francia questo esperimento è stato fatto grazie a Paix Liturgique, con eccellenti risultati: il 34% dei praticanti francesi (ivi intendendosi quelli che vanno a Messa almeno una volta al mese...) sarebbe ben lieto di partecipare alla Messa di sempre, se l'avesse in parrocchia.

    Negli Stati Uniti un analogo sondaggio ha rivelato che il 25% dei praticanti è favorevole al ritorno della Messa antica (contro il 12% di opponenti e il 63% di senza opinione); e tra quelli che sono favorevoli o senza opinione, ben il 45% dei praticanti frequenterebbe la Messa tridentina se ne avesse la possibilità in parrocchia.

    Ora, la benemerita Paix Liturgique, che in Francia svolge un lavoro eccellente nel suscitare e coordinare iniziative di diffusione della liturgia antica, ha proposto a noi di Messainlatino.it di effettuare anche in Italia un sondaggio certificato per appurare su base scientifica, e quindi incontestabile, l'effettivo desiderio di Messa tridentina.

    Noi abbiamo accettato con entusiasmo. Se i risultati fossero buoni come ci auguriamo, crollerà il castello di carte di numerosi vescovi malevoli, che dopo aver in tutti i modi soffocato gli aneliti tradizionali, intendono sostenere che la Messa tradizionale in latino non interessa pressoché a nessuno. Si avvicina il termine triennale previsto dal motu proprio per una valutazione; è quindi urgente contrastare velleità bugniniste del genere: quella messa non interessa a nessuno, le domande sono scarsissime, le messe già in corso bastanti, ecc.

    Tutto questo, cari lettori, significa battere cassa. Un sondaggio scientifico e serio costa circa seimila euro. E' giusto che noi, italiani amanti della Tradizione liturgica, offriamo quanto possiamo per questo strumento potente per fare pressione su un episcopato riottoso. Vi chiediamo quindi di contribuire per mettere insieme quella cifra, secondo la disponibilità di ognuno, e in breve tempo: il sondaggio va fatto subito. Non serve a nulla continuare a lamentarsi delle vessazioni, se nulla facciamo di concreto per contrastarle. Noi della Redazione di messainlatino.it, per cominciare e dare il buon esempio, ci mettiamo cinquecento euro.

    Un sondaggio che ci auguriamo favorevole sarà anche il nostro dono al Santo Padre, per dimostrargli quanto il suo motu proprio sia stato lungimirante e gradito.

    Organizzare una raccolta di fondi non è cosa semplice. Abbiamo pensato ai seguenti metodi:

    1) Assegno: scrivete a redazione@messainlatino.it per avere l'indicazione di come intestarlo e dove inviarlo a mezzo posta.

    2) Bonifico: scrivete a redazione@messainlatino.it per avere il codice IBAN per effettuarlo. Ricordate poi di indicare nella causale del bonifico: sondaggio messa in latino

    3) A mezzo ricarica poste pay: anche in questo caso, scriveteci a redazione@messainlatino.it per avere il numero della carta.

    Appena ricevuti gli accrediti, specificheremo il nome e l'iniziale del cognome del donante e la cifra, in modo che ciascuno possa verificare l'avvenuta ricezione della somma.


    A tutti coloro che amano la Santa Messa di sempre, Paparatzifan vi prega: CONTRIBUITE!!!!
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    Dal blog di Lella...

    PAPA: CONVEGNO A ROMA SU MOTU PROPRIO; A RADIO MARIA MESSA IN LATINO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 17 ott.

    Quale la situazione dell'applicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" con il quale Benedetto XVI ha liberalizzato l'uso del messale romano preconciliare?
    "Dopo due anni, molto è cambiato", afferma padre Vincenzo Nuara, domenicano, aprendo i lavori del Convegno che celebra in questi giorni a Roma la decisione di Papa Ratzinger a favore dei tradizionalisti.
    "Sono aumentati - dice il religioso - gli altari dove si celebra l'antico rito, sono aumentate le messe, i sacerdoti, i fedeli" e, "cosa rimarchevole", sono "moltissimi i giovani" presenti alle celebrazioni con il rito antico e ci sono sempre piu' ragazzi che aspirano al sacerdozio nelle istituzioni ecclesiastiche cattoliche che celebrano con il rito tradizionale, ad esempio nella Fraternità sacerdotale di San Pietro (nata da dodici preti staccatisi dalla Fraternita' San Pio X sono ora diventati 219 e hanno 11 diaconi, futuri preti, e circa 129 seminaristi).
    Secondo padre Nuara, anche se in "molti ambienti ecclesiali" il motu proprio e' stato "snobbato e considerato provvedimento caduco e di applicazione pressoché nulla", la risposta dei fedeli e' stata sorprendentemente favorevole considerando la disaffezione alla messa domenicale in molte realta' e la scarsa attrattiva esercitata dai seminari ("alle messe va poca gente, nei seminari ancor meno").
    In particolare, "in tutte le diocesi in cui v'è stata maggiore opposizione, i frutti sono stati ancora maggiori, dando maggiore volontà e determinazione a sacerdoti e fedeli".
    Al Convegno, padre Nuara ha anche annunciato che "Radio Maria trasmetterà la prima domenica di avvento, cioe' il prossimo 29 novembre, alle ore 10,30, la prima messa tridentina.
    Al Convegno, la relazione di base e' stata tenuta da mons. Athanasius Schneider vescovo ausiliare di Karaganda, in Kazakistan, autore del volume “Dominus Est - Riflessioni di un Vescovo dell'Asia Centrale sulla sacra Comunione”, stampato di recente dalla Libreria Editrice Vaticana, con prefazione dell'ex sgretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, mons. Malcolm Ranjith.
    Secondo il presule, "la liturgia dev'essere assolutamente teocentrica; un antropocentrismo nella liturgia è completamente estraneo alle idee dei Padri".
    Per questo, porre il sacerdote e non il sacrificio di Gesu' al centro della celebrazione è "opposto e contrario" al messaggio che ci viene dalla Rivelazione, in primo luogo dall'Apocalisse. Ed anche il fatto di toccare le specie da parte dei laici "è in contrasto con questo senso della liturgia". In proposito, mons. Schneider ha citato "quanto diceva il card. Ratzinger: la liturgia postconciliare è un grande cantiere, ma un cantiere di cui s'è perso il progetto, e ognuno va avanti anarchicamente per la sua strada".

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    00 17/10/2009 17:59
    Da "Messainlatino.it"...

    SABATO 17 OTTOBRE 2009

    Risultati del sondaggio assolutamente eccezionali!

    Di seguito trovate i risultati del sondaggio commissionato alla DOXA (cliccateci sopra per ingrandirli). Ecco un primo commento esplicativo.

    La prima domanda serviva a discriminare il campione di intervistati, limitando l'interesse soltanto a chi si considera cattolico. E' preoccupante che solo poco più di tre quarti di italiani senta ancora di appartenere alla religione cattolica. Il dato è più basso di altri sondaggi, sia perché è più recente (e la tendenza, si sa, è negativa), sia soprattutto perché gli altri sondaggi formulano così la domanda: "Lei si sente: cattolico-protestante-musulmano-buddista-non appartenente a nessuna religione-altro (quale)"; per cui la risposta "cattolico" è in quel caso quasi indotta da una comparazione negativa con altre religioni da cui ci si sente più distanti. La domanda: "Si considera cattolico? Sì-No" è invece certamente più 'impegnativa' ed equivale ad una sorta di professione di fede. Che molti, purtroppo, non si sentono più di fare.

    Le restanti domande erano limitate ai cattolici. La seconda, inerente l'attuale pratica religiosa (novus ordo) è in linea con i più recenti sondaggi. Tra i cattolici, circa il 51% va a messa almeno una volta al mese. Il che significa, considerato l'insieme della popolazione (ossia anche i non cattolici) che circa il 38% degli italiani mette piede in chiesa almeno una volta al mese.

    Ma queste prime domande ci interessavano relativamente, e servono a meglio inquadrare le risposte alle seguenti. E qui cominciano incredibili sorprese.

    La prima: solo il 58% dei cattolici (e 64% dei praticanti almeno 1 volta al mese) ha sentito parlare del motu proprio e della possibilità di avere il rito antico. In Francia, secondo l'analogo sondaggio commissionato da Paix Liturgique, il risultato per i praticanti si attestava all'82%!

    Questo significa due cose evidenti. La prima, che i sacerdoti mediamente svolgono poca o nessuna non diciamo promozione, ma anche solo informazione circa il motu proprio (lo scarto informativo, tra praticanti e non, è solo del 6%). E poi non chiamatela congiura del silenzio... Secondo punto: c'è un'ignoranza estremamente diffusa sul punto, che chiaramente impedisce il liberarsi di forze ed energie in favore di un ritorno della Messa antica e, soprattutto, comporta il permanere di pregiudizi anacronistici circa il fatto che il rito di sempre sia abrogato, vietato, proibito, contro il Papa e la Chiesa, e simili. Il che non fa che aumentare le difficoltà di applicazione del motu proprio, per semplice ignoranza dello stesso (con l'interessata connivenza, lasciatecelo dire, di molti reticenti prelati che, invece, non lo ignorano affatto).

    Ma i numeri son galantuomini: e alla quarta domanda, un incredibile 71% di cattolici dice che troverebbe perfettamente normale che nella propria parrocchia convivessero le due forme del rito romano. D'altro canto, i tradizionalisti mica lasciano le panche delle chiese sporche... A fronte di un 6-7% di indecisi, solo il 22-24% troverebbe ciò anormale. E, sorpresa, in questo gruppetto di opposizione sono in maggioranza le donne, della fascia sotto i 55 anni di età. Avete presente il tipo: la catechista, la lettrice, la ministra straordinaria della comunione, la tuttofare, la faccendiera della parrocchia, l'animatrice dei battimani bambocceschi. Insomma, quel genere di persone che, in assoluta minoranza, hanno però forza intimidatrice verso il parroco che non volesse piegarsi a quel che voglion loro.

    Ma una maggioranza schiacciante come il 70 e più percento, cui la convivenza con la Messa antica pare cosa buona e giusta, è tale da rendere non solo pretestuosa, ma insignificante ogni minaccia della pasionaria di turno.

    E veniamo infine all'ultima domanda. Qui, i risultati sono talmente insperati che, se non fosse perché il sondaggio l'ha fatto la DOXA, che vi spende tutta la sua credibilità, essi sembrerebbero artefatti.

    Sì: perché il 21% di tutti i cattolici (cifra che sale al 40% tra i cattolici che frequentano tutte le domeniche) hanno detto che, se la trovassero nella loro parrocchia, essi preferirebbero andare, tutte le settimane, alla Messa di S. Pio V.

    Sapete di che cifre parliamo, in termini assoluti? Sono 9 milioni di italiani che vorrebbero andare ogni settimana alla Messa di sempre. E' assolutamente ENORME

    E non solo: se consideriamo quelli che frequentano almeno una volta al mese, la percentuale sale al 33% di tutti i cattolici (e al 63% di quelli che frequentano almeno una volta al mese).

    Forse non avete capito, tanto è incredibile: 2 PRATICANTI SU 3 ANDREBBERO ALLA MESSA TRIDENTINA ALMENO UNA VOLTA AL MESE, se l'avessero in parrocchia. Due su tre, capite? Di tutti quelli che vedete alle messe!

    Aggiungendo ai praticanti settimanali della Messa tridentina (se ci fosse) questi frequentanti mensili, e dividendoli per 4 (perché in un mese ci sono 4 settimane), abbiamo che in media, ogni settimana, 12 milioni di cattolici sceglierebbero la Messa di sempre. Un italiano su cinque, atei e musulmani compresi!

    E vi anticipiamo un dato ulteriore, che pubblicheremo più avanti: una piccola, ma significativa minoranza di persone che non vanno mai a Messa, ci andrebbe invece frequentemente se trovasse la Messa di sempre. E non parliamo di dieci-venti ultras tridentini, ma di non poche centinaia di migliaia di persone.

    In definitiva, lo scopo del sondaggio è stato ampiamente raggiunto e superato: chi potrà mai più dire che in Italia la Messa tradizionale in latino non interessa quasi a nessuno?

    DATI TECNICI

    Paix Liturgique e Messainlatino.it hanno commissionato a Doxa il sondaggio di opinione relativo all’introduzione della liturgia tradizionale nella celebrazione della Messa. L’approfondimento ha riguardato il livello di conoscenza del messaggio di Papa Benedetto XVI del luglio 2007 e l’ipotesi di adesione alla Messa "straordinaria".

    La ricerca è stata svolta attraverso 1.001 interviste telefoniche CATI (Computer Assisted Telephone Interview) a campione rappresentativo della popolazione italiana di 15 anni ed oltre. La rappresentatività del campione è stata definita sulla base delle variabili area geografica, ampiezza centri, sesso, età, istruzione, condizione occupazionale.


    YPEEEEEEEEE!!!!!!!!


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    00 18/10/2009 14:06
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    il convegno

    Liturgia: «Summorum Pontificum, un grande dono per tutta la Chiesa»

    DA ROMA

    GIANNI CARDINALE

    «Un grande dono per tutta la Chiesa».
    Con questo titolo, che è un programma, si è svolta ieri a Roma, nella Casa Bonus Pastor, la giornata centrale del 2° Convegno sul motu proprio Summorum Pontificum con cui nel 2007 Benedetto XVI ha dato piena cittadinanza nella Chiesa, come «forma straordinaria» del rito romano, al Messale latino in uso fino all’entrata in vigore della riforma liturgica di Paolo VI.
    L’incontro, organizzato da «Giovani e Tradizione» e dall’Amicizia sacerdotale Summorum Pontificum , è stato moderato dal domenicano Vincenzo Nuara, che non ha nascosto le non poche difficoltà che incontrano coloro che voglio applicare il motu proprio.
    La prima riflessione è stata quella del vescovo Athanasius Schneider, ausiliare di Karaganda in Kazakhstan, su «La sacralità e la bellezza della liturgia secondo i Santi Padri della Chiesa».
    Il presule è autore di un fortunato libriccino (titolato Dominus est) edito dalla Libreria editrice vaticana agli inizi del 2008, e pluritradotto in varie lingue, in cui si auspica, per motivi spirituali e pastorali, il ritorno alla ricezione della comunione in bocca e in ginocchio.
    Prassi che il cerimoniale pontificio ha introdotto in modo esclusivo – per chi prende l’Eucaristia dal Papa –, a partire dal giugno dello stesso anno.
    «Considero – spiega Schneider – questo fatto rilevante perché lo fa il Pastore Universale della Chiesa e lo fa dovunque vada. Credo lo abbia fatto dopo aver riflettuto bene e a lungo.
    Si tratta di una specie di magistero liturgico pratico. Immagino si tratti di un invito, silenzioso e delicato, ad essere imitato». Altre relazioni della mattinata sono state quelle del professor Roberto De Mattei, dell’abate Michael John Zielinski, vicepresidente della Pontificia Commissione dei Beni culturali della Chiesa, e di monsignor Valentino Miserachs-Grau, preside del pontificio Istituto di Musica sacra.
    Nel pomeriggio padre Stefano M. Manelli, fondatore e ministro generale dei Francescani dell’Immacolata, ha parlato del ruolo del motu proprio Summorum pontificum per la crescita della vita religiosa.
    Infine la molto attesa relazione di monsignor Brunero Gherardini, decano emerito della facoltà di teologia della Lateranense, sul tema, di grande attualità, dell’ermeneutica della continuità.
    Ad ascoltare la riflessione era presente anche monsignor Guido Pozzo, il segretario della Commissione Ecclesia Dei che coordinerà l’imminente 'dialogo teologico' tra Santa Sede e lefebvriani.
    Nel corso della giornata è stato presentato anche una indagine demoscopica, commissionata alla Doxa, in base alla quale tra gli italiani interpellati che si professano cattolici il 71% considera normale che nella propria parrocchia possano essere celebrate entrambe le forme liturgiche, l’ordinaria e la straordinaria. Mentre il 21% dichiara che ci andrebbe tutte le settimane e il 12% ogni mese.

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    00 18/10/2009 14:08
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    Oggi il solenne Pontificale in rito antico in San Pietro

    Un solenne Pontificale secondo il rito romano antico celebrato nella cappella dell’Adorazione Eucaristica a San Pietro chiude questa mattina il 2° Convegno sul Motu proprio Summorum pontificum. Quella che sembra essere la prima celebrazione del genere nella Basilica vaticana da quando è entrato in vigore il nuovo Messale, sarà presieduta dall’arcivescovo statunitense Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica.
    La celebrazione, formalmente autorizzata dal cardinale Arciprete della Basilica, non si tiene nell’Altare della Cattedra perché vi è prevista in contemporanea la Messa conclusiva, fissata da tempo, delle celebrazioni del IV Centenario di san Giovanni Leonardi. Successivamente i convegnisti si recano in piazza San Pietro per recitare l’Angelus guidato da Benedetto XVI. (G.Card.)

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    00 18/10/2009 23:33
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    PAPA: SALUTA (E INCORAGGIA) I FEDELI TRADIZIONALISTI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 18 ott.

    Erano in piazza San Pietro, qualche centinaio confusi nei 40 mila presenti questa mattina, i fedeli tradizionalisti che avevano partecipato ad un solenne Pontificale presieduto per la prima volta dopo molti anni nella Basilica Vaticana dall'arcivescovo statunitense Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica, secondo il rito romano antico.
    Una celebrazione autorizzata dall'arciprete di San Pietro, card. Angelo Comastri, nella cappella dell'Adorazione Eucaristica e non all'altare della Confessione, a conclusione del Convegno sul motu proprio ''Summorum Pontificum''.
    ''Saluto - ha detto loro il Papa - i partecipanti al convegno sul motu proprio 'Summorum Pontificum', svoltosi in questi giorni a Roma''.
    Al centro dei lavori la situazione dell'applicazione del motu proprio ''Summorum Pontificum'' con il quale Benedetto XVI - anche nell'intento di ricucire lo scisma compiuto da mons. Marcel Lefebvre - ha liberalizzato nel 2007 l'uso del messale romano preconciliare.
    ''Dopo due anni, molto e' cambiato'', afferma padre Vincenzo Nuara, domenicano, tra i promotori dell'incontro dei tradizionalisti.
    ''Sono aumentati - dice il religioso - gli altari dove si celebra l'antico rito, sono aumentate le messe, i sacerdoti, i fedeli'' e, ''cosa rimarchevole'', sono ''moltissimii giovani'' presenti alle celebrazioni con il rito antico e ci sono sempre piu' ragazzi che aspirano al sacerdozio nelle istituzioni ecclesiastiche cattoliche che utilizzano il messa le tradizionale, ad esempio nella Fraternita' Sacerdotale di San Pietro (nell'88 raccoglieva dodici preti staccatisi dalla Fraternita' San Pio X per non seguirla nello scisma, conta ora 219 sacerdoti, con 11 diaconi futuri preti e circa 129 seminaristi). Secondo padre Nuara, anche se in ''molti ambienti ecclesiali'' il motu proprio e' stato ''snobbato e considerato provvedimento caduco e di applicazione pressoche' nulla'', la risposta dei fedeli e’ stata sorprendentemente favorevole.
    Conferma tale valutazione una rilevazione della Doxa, commissionata dal sito ''messainlatino.it'' e presentata al Convegno, secondo la quale il 71 per cento dei cattolici troverebbe perfettamente normale che nella propria parrocchia convivessero le due forme del rito romano, a fronte di un 6-7 per cento di indecisi, e del 22-24 per cento dei cattolici che troverebbe cio' anormale.
    Il motu proprio ''Summorum Pontificum'' di Benedetto XVI "permette di vivere essenzialmente la Fede della Chiesa e unisce alla moltitudine innumerevole di fedeli, laici, religiosi e chierici che nel passato, nell'arco di piu' di una decina di secoli, hanno adorato e glorificato il Signore con la sacra commovente bellezza che il Papa ha offerto generosamente, ispirato dallo Spirito Santo'', commenta da parte sua il card. Dario Castrillon Hoyos, presidente emerito della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, in un intervento pronunciato a Battipaglia e diffuso dal sito ''papanews.it''.
    ''Noi - rileva il cardinale colombiano - non diamo le spalle a nessuno, ma siamo tutti rivolti verso di Lui, verso la Salvezza che solo il Redentore ci da'''.

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    00 19/10/2009 08:34
    Da "Messainlatino.it"...

    DOMENICA 18 OTTOBRE 2009

    Solenne pontificale a San Pietro (con buttafuori)

    Ecco le nostre fotografie del sublime pontificale solenne al faldistorio di questa mattina nell'Arcibasilica di San Pietro.

    L'Arcivescovo Burke, il vescovo Schneider, mons. Pozzo, cento e più sacerdoti (diocesani e dei vari istituti legati alla Tradizione), i frati francescani dell'Immacolata ed uno stuolo di celesti e giovanissime suore francescane dell'Immacolata hanno reso indimenticabile questa grandiosa giornata: la Santa Messa dei tempi apostolici ritorna a casa dopo 40 anni di esilio nel deserto.

    A vero dire, più che un ritorno, è peraltro ancora un intravvedere la Terra Promessa dalla cima del monte Nebo, se si giudica dall'accoglienza ricevuta dai sampietrini e dallo staff della basilica. Nulla diremo circa l'anticipazione di mezz'ora dell'orario comunicata solo ieri, per motivi che sfuggono ad ogni razionale e benevolente comprensione. Ma ben più grave i fatti di cui i vostri cronisti sono diretti testimoni. Alcuni di noi, entrati in basilica con largo anticipo e chiesto dove fosse la Messa tridentina, si son sentiti rispondere che non ve n'era alcuna, e di recarsi all'altare della cattedra dove ci sarebbe stata la solita messa ordinaria. Solo insistendo, e con fastidio, sono stati indirizzati alla Cappella del SS. Sacramento ove si è poi svolta.

    Il sottoscritto, arrivato esattamente alle 9,28, si è trovato uno sbarramento a venti metri dalla cappella, con non meno di dodici tra sampietrini e gendarmi, che a tutti ripetevano trattarsi di "cerimonia privata per un gruppo" e come tale inaccessibile. Solo con un alterco, accompagnato dalla minaccia di essere espulso dal tempio, è stato possibile avvicinarsi. A due signore con tanto di veletta in testa è stato detto che la messa che cercavano era alle 10 all'altare della Cattedra (ove si è svolto il rito ordinario), e si sono arrese.

    Chi vi scrive non è comunque riuscito a entrare nella cappella perché straripante: si era formato un gruppo al di fuori, nella terra di nessuno tra il cordone di sicurezza e l'accesso in cappella, presidiato da (non scherziamo): 2 gendarmi, 3 sampietrini e 1 poliziotto in borghese. Non poco per un accesso largo 4 metri circa. Non contenti, hanno anche tirato per buona parte le tende, per evitare che la sublime bellezza del rito attirasse la gente. Per tutta la Messa le persone che si avvicinavano sono state mandate inesorabilmente via, ma qualcuno è rimasto vedendo la Messa come un miraggio lontano.

    Peccato che, per chi era fuori, le note della Messa Orbis Factor fossero coperte dalle canzonette di una sciantosa gniaulante che animava la Messa ordinaria alla Cattedra.

    Ma non indugiamo su questi aspetti negativi. La festa è stata grande, la cappella come detto straripante, e qualche difficoltà non fa che renderci, tutto sommato, più determinati e saldi nella Fede.


    Io sempre mi lamento dai maltrattamenti riservati ai fedeli da parte della sicurezza vaticana...
    Qua si tratta d'impedire alla gente di partecipare alla Santa Messa!
    Qua si tratta di discriminazione nei confronti di noi tradizionalisti!!!
    Mi auguro che questi deplorevoli fatti vengano a conoscenza del Santo Padre e si metta la parola FINE di una volta per tutte!!!!


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    [Modificato da Paparatzifan 19/10/2009 08:39]
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    Messa in latino - Il clero boicotta Benedetto XVI - A. Socci

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    Da "Fides et forma"...

    MERCOLEDÌ 21 OTTOBRE 2009

    SUL SONDAGGIO DI MESSAINLATINO

    di Francesco Colafemmina

    Quando il 7 Luglio del 2007 fu pubblicato il Motu Proprio Summorum Pontificum, furono in molti a stracciarsi le vesti, novelli Caifa cattolici. A dire il vero strapparono quei cenci che tuttora indossano, abitini senza infamia e senza lode, segni di una diffusa sciatteria esteriore divenuta ormai sinonimo di presunta ricchezza interiore.

    In quei giorni si levava un po' stridula e lagnosa la voce di fratel Enzo Bianchi, priore stereofonico di Bose che si atteggia a prete ma prete non è. Stereofonico anzitutto perchè Bose è nota casa produttrice di casse acustiche, e in secondo luogo perchè la sua voce riecheggia praticamente in tutti i mezzi di comunicazione cattolica e non.
    Ebbene il fratel Enzo, l'onnipresente e onnipredicante priore stereofonico (e cacofonico), dalle colonne di Repubblica si stracciava le vesti immacolate del suo monastero ecumenico accusando il Papa di aver introdotto con la liberalizzazione del Rito Antico, un periodo di grande conflitto in seno alla Chiesa.
    Ecco come iniziava il suo saccente lamento: "Molto atteso dai pochissimi cattolici "tradizionalisti" e molto temuto dai vescovi e dalle chiese locali, è stato promulgato, dopo molte dilazioni indicatrici di incertezze, il "motu proprio" Summorum Pontificum che "liberalizza" il rito della messa vigente prima della riforma liturgica."

    Sin dall'incipit il priore indicava che i cattolici in attesa della "messa in latino" erano pochissimi e per giunta tradizionalisti. Per proseguire accennando ad una ipotetica indecisione del Papa nella sua scelta di liberalizzare il rito antico.
    In queste poche righe di fra' Enzo c'è la summa ideologica dei detrattori della tradizione liturgica della Messa di San Gregorio Magno:

    a. E' una messa che interessa a pochissimi cattolici;
    b. Interessa per giunta solo ai tradizionalisti identitari (dunque dei deprecabili pasdaran)
    c. E' frutto di una "politica" ecclesiale erronea promossa dall'attuale Pontefice.
    d. Instaura un conflitto fra i pochissimi cattolici e i loro Vescovi e rispettive Conferenze Episcopali.

    Il sondaggio realizzato dagli amici di Messainlatino.it ha definitivamente smentito il principio, il primum movens di questa summa ideologica. I cattolici ai quali interessa il Rito nella sua forma straordinaria non sono nè pochi nè tantomeno pochissimi: sono al contrario numerosi!
    Da ciò ne discende l'automatica inconsistenza del secondo punto: se il Rito Antico interessa a numerosi cattolici italiani è logica conseguenza che essi non possano essere esclusivamente dei "tradizionalisti". Quanto al punto c. è una inferenza erronea ed una grave mancanza di rispetto nei confronti del Santo Padre. Il punto d. è invece vero ma andrebbe letta in un altro modo: non sono i cattolici ad essere in contrasto con i propri Vescovi, ma proprio questi ultimi a disobbedire al Papa.

    Povero fratel Stereofonico! Gli si saranno rizzati i peli del barbone alla frate Indovino nel leggere i risultati del sondaggio Doxa! E sarà stato in buona compagnia assieme a Vescovi e pseudoteologi d'accatto tanto in voga in questi tempi di contestazione ecclesiale neosessantottina.
    Sembra infatti di vivere oggi tutti i conflitti irrisolti di quarant'anni fa. Tutto ciò che fu occultato, nascosto, messo a tacere dalla predominante voce dei dissidenti e dei "neoterici" oggi riemerge poderosamente e riacquista un senso. Oggi la Chiesa vive un sotterraneo conflitto "ideologico" assai simile a quello dell'era pre e postconciliare. Con una differenza fondamentale: le forze in campo sembrano invertite. Non è più il mondo progressista, hegeliano ed imbevuto di ideologia umanitaria a dettar legge. Ma non lo è neppure l'estremismo "tradizionalista", ove con questo termine si voglia intendere quella fazione ancorata ad un becero passatismo revanscista.

    E' il popolo di Dio, invece, è la gente semplice a reclamare una Chiesa che ritorni alla sua missione, a reclamare preti che siano dediti al sacerdozio, chiese che abbiano l'aspetto di case del Signore, messe che non si trasformino in nauseabondi teatrini o spettacoli di deprimente umanità, bensì in grado di introdurre l'uomo al Mistero!

    Troppi esponenti di una certa gerarchia autoreferenziale o personaggi che si nutrono dell'eco dei propri fumosi discorsi, come appunto fratel Stereofonia hanno perso di vista il rapporto essenziale e fondamentale della Chiesa gerarchica con i fedeli, accusando sempre più spesso questi ultimi di ignoranza ed impreparazione alla vera fede. Il popolo di Dio è al loro cospetto di cattolici adulti un semplice popolo di bambini nella fede. Ma è proprio questa fanciullezza, questa autenticità intesa quale identità e ritorno all'autentico ovvero al Signore, a rendere il popolo di Dio nella sua connaturata attitudine alla devozione ed all'adorazione del Signore, detentore di una verità naturale che ai tanti Caifa paludati sfugge completamente.

    Personalmente in questi ultimi anni ho cercato di sondare molti fedeli semplici riguardo al loro interesse per il Rito Tridentino. E preciso di averlo fatto non perchè sia un talebano della Messa in Latino, nè tantomeno un tradizionalista di ferro, bensì perchè credo che ciò che ci giunge dal passato abbia in sè maggiori verità di ciò che nasce nel presente. Le risposte sono sempre state le stesse: la Messa di San Gregorio Magno è amata perchè è solenne, composta, severa, converte nei gesti alla grandezza del Signore. Il fedele è indotto a comprendere che in quel luogo sta per avvenire un fatto straordinario, un vero e proprio miracolo che ogni giorno accade in tutte le chiese del mondo!
    E poi per molti il Rito Antico rappresenta una opportunità di crescita spirituale perchè favorisce il raccoglimento, evita le distrazioni, induce a dedicare quel tempo solo al Signore.

    Se ci sono delle remore da parte dei fedeli esse sono insite in due aspetti: uno legato alla comodità che ormai sembra aver pervaso ogni aspetto della nostra esistenza e l'altro legato alla comprensibilità. Si dice: "la messa è troppo lunga!" oppure "però dobbiamo inginocchiarci per tutta la sua durata!". Ma anche: "peccato che non si capisca molto!".
    A questo punto interviene però la necessaria capacità dei sacerdoti di aiutare il popolo di Dio a riscoprire le buone abitudini. Il tempo che magari si dedicava a tante inutili chiacchiere paraecclesiastiche oggi lo si può dedicare al Rito Tridentino, così come è il sacerdote che deve spiegare la necessità dell'ascolto in ginocchio, quale segno visibile del rispetto per il Signore: forse non usa più inginocchiarsi dinanzi all'amata... ma che almeno possiamo dimostrare al Signore il segno della nostra piccolezza e della servitù che gli dobbiamo!
    Quanto poi alla comprensione sta sempre ai sacerdoti evitare che Vangelo ed Epistola siano letti in fretta e furia, ed agevolare la comprensione del rito fornendo adeguati libretti bilingue ed eventuali volantini con Antifone, Epistola e Vangelo in lingua volgare.
    Su questo aspetto le principali carenze sono dunque da imputare massime al clero che non solo ha ostacolato e continua ad ostacolare la diffusione del rito nella sua forma straordinaria, ma continua a violare la corretta applicazione del Motu Proprio. Se infatti non è il clero per primo a convincersi della bontà del dono di Sua Santità, i vari Caifa Bianchi potranno apertamente continuare a sostenere che il rito antico è un affare "privato": chiesto da gruppi di fedeli e non oggettivamente inserito nella vita liturgica della Chiesa Universale. Ed è altresì vero che spesso il Rito Antico finisce per diventare davvero appannaggio di gruppetti che non sono alla ricerca di una autentica crescita spirituale e dell'esclusiva adorazione del Sigore, bensì più spesso mossi - dobbiamo pur confessarlo - da una sorta di "moda" integralista o da mera adulazione nei riguardi di Sua Santità. Viene così da chiedersi infatti dove fossero i tanti promotori ecclesiali della Messa di San Gregorio Magno solo pochi anni fa e come mai il grande coraggio di cui vorrebbero dar segni oggi, non l'abbiano dimostrato in passato. Ma tant'è. Meglio l'amore per la tradizione che per il vacuo e roboante abusivismo liturgico.

    Purtroppo al fondo la realtà è che i tanti Enzo Bianchi sparsi nell'Episcopato italiano e non, hanno una precisa strategia che consiste nell'adulare il Papa a parole per poi esprimere la propria ribellione negli atti. Camaleontici ed ipocriti sono in molti i membri del clero cattolico che invece di raccogliere l'invito mite e paterno del Santo Padre, il quale ha liberalizzato il Rito Antico anche per le messe private, lo ignorano o remano contro. Di questo ne daranno conto dinanzi ad un Giudice meno mite del Santo Padre!

    Come si concludeva, d'altra parte, l'articolo di fratel Cacofonia? Lo ricordo a chi non l'avesse letto:
    " La stragrande maggioranza dei vescovi e intere conferenze episcopali nazionali e regionali, anche italiane, hanno manifestato la loro opposizione a questo provvedimento, ma ora nell' obbedienza e per amore della chiesa dovranno discernere come compaginare la comunione che è sempre innanzitutto comunione liturgica. I vescovi non smettano di chiedere a quanti vogliono praticare la messa di Pio V un' accettazione del concilio e della sua riforma liturgica come legittima e conforme alla verità e alla tradizione cattolica: le espressioni possono essere diverse, ma uno è il vescovo e il presbiterio attorno a lui. L'unità non può essere realizzata a qualsiasi prezzo, né a prescindere dall' autorità del vescovo in comunione con il papa. "

    In questa conclusione c'è il disvelamento dell'inganno che prosegue ormai da due anni: fratel Enzo unisce pertanto l'opposizione al Motu Proprio alla legittimazione della comunione al Papa dei Vescovi. Inferisce arbitrariamente che i fedeli partecipanti al Rito nella sua forma straordinaria debbano essere quasi per necessità dei detrattori del Concilio e pur salvando il Papa gli nega obbedienza, esortando i vescovi ad un intervento espressamente vietato dallo stesso Motu Proprio. In questa esemplare esposizione di maldestro bifidume è contenuto il manifesto degli oppositori al Motu Proprio, di coloro che lo hanno boicottato sin dall'inizio. Una intellighentzia organizzata di reduci ideologizzati. Una casta intellettualoide che accresce giorno dopo giorno la propria distanza dal cuore del popolo dei fedeli, manipolando i fatti di fede e la stessa liturgia con i tipici argomenti della faziosità ideologica.

    Per fortuna il sensus communis dei fedeli cattolici ha smentito ancora una volta questa decadente classe di intellettualoidi stereofonici. Il sondaggio di Messainlatino non rappresenta, come nel caso di Bose e affini, una voce che ha bisogno di amplificazione per affermarsi. E' invece specchio di una realtà naturale composta da tantissimi e semplici fedeli! Una realtà che nella sua verità sembra aver già ridotto al silenzio la tronfia stereofonia progressista e neoterica.


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    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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