00 09/06/2009 20:59
Dal blog di Lella...

Torna la messa in latino. Partecipa una grande folla fedeli sino alla strada nell'oratorio dei santi pietro e caterina

Ma la modernità non resta fuori: durante il "Kyrie" squilla un cellulare

Antonella Granero

Savona.
Con il "Kyrie eleison" suona anche un cellulare. Nonostante tutto, la modernità - ed insieme a lei i suoi prodotti deteriori - non rimane fuori dalla chiesa neppure se, all'interno, la messa che si celebra è quella in latino, secondo il rito di San Pio V. La messa cantata in gregoriano è tornata a Savona dopo quarant'anni di assenza ed almeno un paio di stagioni ricche di discussioni, battaglie e polemiche.
Per accoglierla, si è aperto l'oratorio dei Santi Pietro e Caterina in via dei Mille, per l'occasione affollato di fedeli sino ai gradini esterni e alla strada.
A richiamarli, forse, un misto di sentimenti antichi e rassicuranti - dal recupero delle tradizione al desiderio di una fede intransigente, radificata e codificata - ma anche di curiosità. Solo i prossimi appuntamenti (la cadenza delle messe in latino sarà mensile, prossimo appuntamento il 5 luglio) potranno dirlo con certezza. Ma su un fatto non si discute: ieri, alle 17.30, i fedeli che si sono ritrovati per assistere al rito celebrato dal parocco varazzino don Giulio Grosso - a ciò delegato dal vescovo Vittorio Lupi - erano davvero tanti.
Persino di più dei cento che erano stati preventivati dai giovani attivisti dell'associazione "Una Voce", alla quale si deve l'iniziativa. Ragazzi giovanissimi (il presidente ha 24 anni) che hanno raggiunto il loro obiettivo.
Ci sono le casse storiche della processione del Venerdì Santo, a guardare i fedeli: Cristo che cade sotto la Croce, la Flagellazione - casse seicentesche di origine napoletana - e l'Ecce Homo di Renato Cuneo (rifacimento di una cassa andata distrutta durante la seconda guerra mondiale).
La pianta elittica dell'oratorio, poi, sembra fatta apposta per raccogliere in un abbraccio caldo chi si rituffa nella tradizione. Tra loro ci sono anche volti noti: Enzo Sabatini, presidente della Società cattolica Nostra Signora di Misericordia, Checco Robatto - praticamente un'istituzione cittadina, inutile elencarne le cariche - Franco Bartolini, ex presidente della Carisa. Molti i semplici fedeli, qualche giovane, qualche anziano, soprattutto tante persone di mezza età, signore, signori, un po' di buona società savonese, tanta gente comune. Tutti, o quasi, cantano: cantano il gregoriano, cantano in latino. Cantano il Kyrie, ma anche il Gloria in excelsis Deo e il Credo. Per aiutarsi, seguono i foglietti distribuiti dai ragazzi di "Una Voce", ma tanti hanno tirato fuori dagli scaffali il vecchio messale in latino. Conservato gelosamente nelle case a dispetto dei cambiamenti voluti dal Concilio.
A tutti loro il sacerdote, come previsto nel rituale, dà le spalle, rivolto all'altare e al Santissimo.
Al di là della lingua, è il segno più evidente della radicale diversità del rito - reintrodotto da papa Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum - che la Diocesi, nel 2007, aveva vietato in attesa delle decisioni del nuovo vescovo in arrivo. Il Concilio ha voluto che il sacerdote guardasse i fedeli: il celebrante qui si fa voce di tutti rivolta esclusivamente a Dio. A servir messa, accanto al sacerdote, sono in cinque. Due inginocchiati verso l'altare, spalle ai fedeli, praticamente per tutta la durate della messa. Un altro regge la coda della pianeta indossata da don Grosso mentre il sacerdote asperge di incenso l'altare e il santissimo.
Un gesto che, ormai, eravamo abituati a vedere solo nei riti ortodossi. E che, forse, tornerà ad essere un'abitudine anche a Savona.

© Copyright Il Secolo XIX, 8 giugno 2009


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