00 03/06/2009 22:15
Da "Messainlatino.it"...

MARTEDÌ 2 GIUGNO 2009

Lo Spillo

La Santa Sede si è espressa. La notizia è quella della lettera con cui la Pontificia Commissione Ecclesia Dei sancisce inequivocabilmente che il Motu Proprio “Summorum Pontificum” riguarda anche il Rito Ambrosiano (così come tutti gli altri riti latini), e si può quindi applicare anche all’Arcidiocesi di Milano, stroncando finalmente la “tesi” (o più propriamente "disubbidienza") finora sostenuta dalla Curia, circa la pretesa carenza di competenza del documento papale riguardo la liturgia ambrosiana. La notizia non solo si è diffusa , come era normale che fosse, sui moltissimi siti vicini o legati alla Tradizione, ma ha interessato anche il vaticanista Andrea Tornielli che ne ha parlato sul quotidiano nazionale e sul suo noto sito. (clicca qui).

Volendosi fermare ad un aspetto meramente superficiale della vicenda, è interessante soffermarsi sulle seguenti considerazioni.
I moltissimi vescovi ostili all'applicazione del Motu Proprio hanno sempre opposto il proprio divieto (alla celebrazione tradizionale) in modo arbitrario ed illegittimo (e per certi aspetti anche illecito) sollevando solo eccezioni di puro formalismo, cavillando su ogni singola parola del documento papale, improvvisandosi capziosi legulei e "fini" esegeti del testo normativo (sorvolando, chissà come mai? sul lapalissiamo art. 7 del MP).
Per quel che ci risulta, sono stati sporadici i casi di non applicazione legittima del Motu Proprio per comprovati e fondati motivi pastorali.
Nel primo caso invece gli esempi si sprecano. In Italia e in Europa, così come in tutto l'orbe cattolico, i vescovi, non sapendo come impedire le celebrazioni tridentine, hanno scovato ogni mezzo subdolo ed ipocrita per ostacolare, più o meno apertamente, la volontà del Sovrano Pontefice a soddisfazione dei proprio ideologismi e relativismi.
In diverse circostanze, fortunatamente, essi sono stati smentiti, come era naturale che fosse, dalla Santa Sede, per tramite della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
Da qui la consolante dimostrazione che le mere eccezioni formali, le interpretazioni parziali ad usum episcopi, il cavillare ottuso dei vescovi sono destinate a sgretolarsi sotto il colpo impietoso della verità, della giustizia (se pur lenta e ancora troppo sporadica) e dell'interpretazione autentica del Motu Proprio.
Il caso di Milano è uno degli ultimi ma il più rilevante sia per la peculiarità dell'argomento, sia per il numero di fedeli coinvolti (è la diocesi più grande del mondo, almeno per numero di anime), sia per la figura eminente del vescovo “protagonista", sia perchè è stato il primo ad essere stato sottoposto alla Commissione all'indomani del Motu Proprio.
Non si possono ora conoscere i termini e i tempi in cui il recente documento porterà i suoi frutti a vantaggio dei fedeli tradizionalisti ambrosiani, ma ci piace poter confidare in una piccola considerazione: il cardinale è stato confermato presso l'Arcidiocesi di Milano per ulteriori due anni, donec aliter provideatur: due anni (se pur brevi) per poter riparare al disastro e favorire l'applicazione del Motu Proprio a santificazione Chiesa ambrosiana, in obbedienza al Sommo Pontefice. Un’obbedienza, lo ribadiamo, che dev’essere senza se e senza ma, senza cavilli di forma e senza ipocrite menzogne.
Sarà così, o scoverà altri cavilli per vessare i suoi fedeli?
Meditate, Vostra Eminenza! Meditate!
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AGGIORNAMENTO
"Qualcuno” ha già fatto circolare un’interpretazione secondo cui la lettera (protocollo 73/2009 del 22.05.2009) non sarebbe da intendersi come documento ufficiale circa la posizione della Ecclesia Dei, ma come semplice “risposta privata” ad un singolo sacerdote che chiedeva delucidazioni.
Bizzarro: secondo taluno si tratterebbe, così, di una "risposta privata" che potrebbe, però, non seguire la linea ufficiale dell'organo estensore! Come dire: la risposta ufficiosa-privata dice una cosa che potrebbe non coincidere con l'orientamento ufficiale della Commissione! La Commissione invero, potrebbe addirittura smentire se stessa. Sarebbe davvero surreale!
Si tratta di una teoria bizzarra a cui non intendiamo dare man forte.
Si tenga presente che spetterebbe alla stessa Ecclesia Dei smentire la validità “ufficiale” della propria lettera che, si fa notare, possiede tutti i requisiti di vero e proprio atto formale (su carta intestata e filigranata; numero di protocollo; firma autografa del Vice-Presidente).
Qui habet aures audiendi, audiat!

R. s.r.E.c. B.


Papa Ratzi Superstar









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