Viaggio apostolico in Messico e Cuba...

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Paparatzifan
00sabato 24 marzo 2012 13:28
Dal blog di Lella...

PAPA: FOLLA OCEANICA E CONDANNA NARCOS, MA UN GESTO COMMUOVE IL MESSICO

(AGI) - Leon, 24 mar.

(dall'inviato Salvatore Izzo)

Benedetto XVI ha conquistato il Messico senza volerlo, cioe' con un gesto spontaneo che gli e' venuto dal cuore e che le tv messicane hanno mostrato nei loro notiziari (che garantiscono una copertura davvero completa della visita iniziata ieri).
E' accaduto quando in Italia erano le due di notte e qui ancora pomeriggio inoltrato, dopo le parole chiare con le quali Papa Ratzinger ha condannato il narcotraffico e le coperture politiche di cui gode, e quello straordinario bagno di folla che ha superato ogni attesa: 100 mila fedeli schierati lungo i circa 35 chilometri percorsi in Papamobile dall'aeroporto internazionale dello stato del Guanajuato, che si trova a Silao, alla capitale Leon, dove il Pontefice risiedera' fino a lunedi' nel Collegio Miraflores, retto da una congregazione di suore missionarie. Qui ha trovato ad attenderlo alcuni ragazzi handicappati e lui si e' chinato sulla loro sofferenza, per abbracciarli uno ad uno.
E baciare i loro volti, anche quello di un bambino sfigurato da un incidente, fermandosi con ciascuno per il tempo necessario a dire una parola di consolazione e di incoraggiamento. Dopo 14 ore di volo da Fiumicino e le altre due trascorse tra i saluti ufficiali all'aeroporto e il viaggio tra quella folla oceanica. "Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carita'. Con questa breve visita, desidero stringere la mano di tutti i messicani e raggiungere le nazioni e i popoli latino-americani", aveva detto al suo arrivo salutando "l'amato popolo di Guanajuato e dell'intero Messico", nel primo impegnativo discorso di questa 23esima visita apostolica. Il risultato e' stato raggiunto piu' che con le parole con quelle immagini "rubate" dalle telecamere, certamente non previste da strateghi della comunicazione, dei quali peraltro (come si e' visto in recenti occasioni) il Vaticano e' privo.
Per il Papa teologo, che ha dedicato al tema ben due encicliche, la carita', del resto, "e' anzitutto e semplicemente la risposta a una necessita' immediata in una determinata situazione, come e' soccorrere coloro che patiscono la fame, sono privi di dimora, sono infermi o bisognosi in qualche aspetto della loro esistenza".
E "la Chiesa non e' - come ha ripetuto sull'aereo nell'incontro con i giornalisti - un potere politico, non e' un partito, ma e' una realta' morale, un potere morale". Dunque e' sul piano dell'etica che deve mettersi in gioco: " la Chiesa deve sempre chiedere se si fa a sufficienza per la giustizia sociale in questo grande continente che e' l'Amerca Latina. Questa e' una questione di coscienza che dobbiamo sempre porci: cosa deve fare la Chiesa, che cosa non puo' e non deve fare?". L'urgenza di questo esame di coscienza e' legato, per il Pontefice, al fatto che "in America Latina e anche altrove, presso non pochi cattolici, una certa schizofrenia tra morale individuale e pubblica: nella sfera individuale sono cattolici credenti, ma nella vita pubblica si seguono altre strade che non rispondono ai grandi valori del Vangelo che sono necessari per la fondazione di una societa' giusta. Ed e' bene educare a superare questa schizofrenia, educare non solo ad una morale individuale, ma ad una morale pubblica e questo cercare di farlo con la Dottrina sociale della Chiesa, perche' naturalmente questa morale pubblica dev'essere una morale ragionevole, condivisa e condivisibile anche da non credenti, una morale della ragione".
Benedetto XVI, che nel 2007 ha compiuto una visita pastorale in Brasile, dove tornera' anche l'anno prossimo per la Giornata Moniale della Gioventu', conosce bene il Messico per esservi stato da cardinale e vi e' giunto ieri "con molta gioia", perche' realizza un desiderio che serbava da tempo.
"Viaggio con gioia e speranza" per condividere con messicani e cubani questi sentimenti che li caratterizzano ma anche "i loro "dolori e le loro difficolta'", ha confidato ai giornalisti con un sorriso. Anche se e' ormai il Pontefice piu' vecchio dell'evo moderno dopo Leone XIII, davvero non dimostra i suoi quasi 85 anni, e il bastone da passeggio che aveva con se' alla partenza, ma sul quale non si e' appoggiato mentre camminava sulla pista di Fiumicino accanto al premier italiano Mario Monti, sembra dargli ancora piu' sicurezza. Lo dimostra salendo e scendendo con agilita' dall'aeroplano dell'Alitalia ma anche con parole molto chiare dedicate ai temi forti di questa visita. "Noi conosciamo bene - dice - tutte le bellezze del Messico, ma anche questo grande problema del narcotraffico e della violenza. E' certamente una grande responsabilita' per la Chiesa Cattolica in un Paese con l'80 per cento dei cattolici.
Dobbiamo fare il possibile contro questo male distruttivo dell'umanita' e della nostra gioventu', e il primo atto e' annunciare Dio. Quindi, e' grande responsabilita' della Chiesa educare le coscienze, educare alla responsabilita' morale e smascherare il male, l' idolatria del denaro che schiavizza gli uomini, le false promesse, la menzogna, la truffa. Dobbiamo vedere che l'uomo ha bisogno dell'infinito, se no si crea i suoi propri paradisi, un'apparenza di infinitudini che puo' essere solo la menzogna. Percio' e' tanto importante che Dio sia presente e accessibile".
Un ragionamento analogo a quello fatto ieri sul futuro di Cuba, dove arrivera' lunedi' pomeriggio a 14 anni dallo storico incontro all'Avana tra Giovanni Paolo II e Fidel Castro, che ha aperto "una strada che e' lunga ed esige pazienza, ma che va avanti".
"Oggi - sono le parole franche del Papa teologo che fugge dalla retorica quanto dagli equilibrismi della diplomazia - appare evidente che la ideologia marxista com'era concepita non risponde piu' alla realta': cosi' non si puo' costruire una nuova societa', devono essere trovati nuovi modelli, con pazienza e in modo costruttivo. In questo processo, che esige pazienza ma anche decisione, vogliamo aiutare in spirito di dialogo, per evitare traumi e per aiutare verso una societa' fraterna e giusta, per tutto il popolo; come Chiesa vogliamo collaborare in questo senso".

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Paparatzifan
00sabato 24 marzo 2012 13:32
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INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO IL MESSICO (VENERDÌ 23 MARZO 2012)

Ieri mattina, nel corso del viaggio aereo da Roma a León (Messico), il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti del Volo Papale. Pubblichiamo di seguito la trascrizione dell’intervista concessa dal Papa agli operatori dei media:

TESTO DELL’INTERVISTA

Padre Lombardi: Santità, grazie di essere in mezzo a noi, all’inizio di questo viaggio così bello e importante. Come vede, la nostra assemblea viaggiante è numerosa: ci sono più di 70 giornalisti che La seguono con attenzione, e il gruppo più importante – a parte gli italiani – sono, naturalmente, i messicani, che sono un bel gruppo: ce ne sono almeno 14; i rappresentanti delle televisioni messicane che seguiranno e copriranno tutto il viaggio. C’è anche un bel gruppo degli Stati Uniti, un bel gruppo della Francia, di altri Paesi. Ecco, quindi siamo un po’ rappresentanti di tutto il mondo. Come al solito, abbiamo raccolto, nei giorni scorsi, diverse domande da parte dei giornalisti e ne abbiamo scelte cinque, che sono espressione, un po’, dell’attesa generale. E questa volta, dato che abbiamo più spazio e un po’ più di tempo, non le pongono io, ma le pongono i giornalisti stessi che le hanno formulate o comunque che ci siamo distribuite tra noi per farle. Allora, cominciamo con una domanda che Le viene posta dalla signora Maria Collins per la televisione "Univision", che è una delle televisioni che segue questo viaggio; è una signora messicana che ci farà la domanda in spagnolo e poi io la ripeterò in italiano per tutti.

1a Domanda: Santo Padre, il Messico e Cuba sono stati terre in cui i viaggi del suo Predecessore hanno fatto storia. Con quale animo e con quali speranze Lei si mette oggi sulle sue tracce?

Santo Padre: Cari amici, anzitutto vorrei dire: benvenuti e grazie per il vostro accompagnamento in questo viaggio, che speriamo sia benedetto dal Signore. Io, in questo viaggio, mi sento totalmente nella continuità con Papa Giovanni Paolo II. Mi ricordo benissimo del suo primo viaggio in Messico, che è stato realmente storico. In una situazione giuridica ancora molto confusa, ha aperto le porte, ha incominciato una nuova fase della collaborazione tra Chiesa, società e Stato. E mi ricordo bene anche del suo viaggio storico in Cuba. Quindi, cerco di andare nelle sue tracce e continuare quanto lui ha cominciato. Per me c’era, fin dall’inizio, un desiderio di visitare il Messico.
Da cardinale sono stato in Messico, con ottimi ricordi, e ogni mercoledì sento l’applauso, la gioia dei messicani. Essere adesso da Papa, qui, per me è una grande gioia e risponde ad un desiderio che ho avuto da tanto tempo. Per dire quali sentimenti mi toccano, mi vengono in mente le parole del Vaticano II "gaudium et spes, luctus et angor", gioia e speranza, ma anche lutto e angoscia. Condivido le gioie e le speranze, ma condivido anche il lutto e le difficoltà di questo grande Paese. Vado per incoraggiare e per imparare, per confortare nella fede, nella speranza e nella carità, e per confortare nell’impegno per il bene e nell’impegno per la lotta contro il male. Speriamo che il Signore ci aiuti!

P. Lombardi: Grazie, Santità. E ora diamo la parola al dott. Javier Alatorre Soria, che rappresenta Tele Azteca, una delle grandi televisioni messicane che ci seguiranno in questi giorni:

2a Domanda: Santità, il Messico è un Paese con risorse e possibilità meravigliose, ma in questi anni sappiamo che è anche terra di violenza per il problema del narcotraffico. Si parla di 50.000 morti negli ultimi cinque anni. Come affronta la Chiesa cattolica questa situazione? Lei avrà parole per i responsabili, e per i trafficanti che a volte si professano cattolici o addirittura benefattori della Chiesa?

Santo Padre: Noi conosciamo bene tutte le bellezze del Messico, ma anche questo grande problema del narcotraffico e della violenza.
È certamente una grande responsabilità per la Chiesa cattolica in un Paese con l’80 per cento di cattolici. Dobbiamo fare il possibile contro questo male distruttivo dell’umanità e della nostra gioventù. Direi che il primo atto è annunciare Dio: Dio è il giudice, Dio che ci ama, ma ci ama per attirarci al bene, alla verità contro il male. Quindi, è grande responsabilità della Chiesa educare le coscienze, educare alla responsabilità morale e smascherare il male, smascherare questa idolatria del denaro, che schiavizza gli uomini solo per questa cosa; smascherare anche le false promesse, la menzogna, la truffa, che sta dietro la droga. Dobbiamo vedere che l’uomo ha bisogno dell’infinito. Se Dio non c’è, l’infinito si crea i suoi propri paradisi, un’apparenza di "infinititudini" che può essere solo una menzogna.
Perciò è tanto importante che Dio sia presente, accessibile; è una grande responsabilità davanti al Dio giudice che ci guida, ci attira alla verità e al bene, e in questo senso la Chiesa deve smascherare il male, rendere presente la bontà di Dio, rendere presente la sua verità, il vero infinito del quale abbiamo sete. È il grande dovere della Chiesa. Facciamo tutti insieme il possibile, sempre più.

P. Lombardi: Santità, la terza domanda Le viene posta da Valentina Alazraki per Televisa, una delle veterane dei nostri viaggi, che Lei ben conosce e che è così lieta che finalmente Lei possa andare anche nel suo Paese:

3a Domanda: Santità, noi Le diamo veramente il benvenuto in Messico: siamo tutti contenti che Lei vada in Messico. La domanda è la seguente: Santo Padre, dal Messico Lei ha detto di volersi rivolgere all’intera America Latina nel bicentenario dell’indipendenza. L’America Latina, nonostante lo sviluppo, continua ad essere una regione di contrasti sociali, dove si trovano i più ricchi accanto ai più poveri. A volte sembra che la Chiesa cattolica non sia sufficientemente incoraggiata ad impegnarsi in questo campo. Si può continuare a parlare di "teologia della liberazione" in un modo positivo, dopo che certi eccessi – sul marxismo o la violenza – sono stati corretti?

Santo Padre: Naturalmente la Chiesa deve sempre chiedere se si fa a sufficienza per la giustizia sociale in questo grande Continente. Questa è una questione di coscienza che dobbiamo sempre porci. Chiedere: che cosa può e deve fare la Chiesa, che cosa non può e non deve fare. La Chiesa non è un potere politico, non è un partito, ma è una realtà morale, un potere morale. In quanto la politica fondamentalmente dev’essere una realtà morale, la Chiesa, su questo binario, ha fondamentalmente a che fare con la politica. Ripeto quanto avevo già detto: il primo pensiero della Chiesa è educare le coscienze e così creare la responsabilità necessaria; educare le coscienze sia nell’etica individuale, sia nell’etica pubblica.
E qui forse c’è una mancanza. Si vede, in America Latina ma anche altrove, presso non pochi cattolici, una certa schizofrenia tra morale individuale e pubblica: personalmente, nella sfera individuale, sono cattolici, credenti, ma nella vita pubblica seguono altre strade che non corrispondono ai grandi valori del Vangelo, che sono necessari per la fondazione di una società giusta. Quindi, bisogna educare a superare questa schizofrenia, educare non solo ad una morale individuale, ma ad una morale pubblica, e questo cerchiamo di farlo con la Dottrina Sociale della Chiesa, perché, naturalmente, questa morale pubblica dev’essere una morale ragionevole, condivisa e condivisibile anche da non credenti, una morale della ragione.
Certo, noi nella luce della fede possiamo meglio vedere tante cose che anche la ragione può vedere, ma proprio la fede serve anche per liberare la ragione dagli interessi falsi e dagli oscuramenti degli interessi, e così creare nella dottrina sociale, i modelli sostanziali per una collaborazione politica, soprattutto per il superamento di questa divisione sociale, antisociale, che purtroppo esiste. Vogliamo lavorare in questo senso. Non so se la parola "teologia della liberazione", che si può anche interpretare molto bene, ci aiuterebbe molto. Importante è la comune razionalità alla quale la Chiesa offre un contributo fondamentale e deve sempre aiutare nell’educazione delle coscienze, sia per la vita pubblica, sia per la vita privata.

P. Lombardi: Grazie Santità. E ora una quarta domanda. Questa la fa una delle nostre "decane" di questi viaggi, ma sempre giovane, Paloma Gómez Borrero, che rappresenta anche la Spagna in questo viaggio, che naturalmente ha una grande interesse anche per gli spagnoli.

4a Domanda: Santità, guardiamo a Cuba. Tutti ricordiamo le famose parole di Giovanni Paolo II: "Che Cuba si apra al mondo e che il mondo si apra a Cuba". Sono passati 14 anni, ma sembra che queste parole siano ancora attuali. Come Lei sa, durante l’attesa del suo viaggio, molte voci di oppositori e di sostenitori dei diritti umani si sono fatte sentire. Santità, Lei pensa di riprendere il messaggio di Giovanni Paolo II, pensando sia alla situazione interna di Cuba, sia a quella internazionale?

Santo Padre: Come ho già detto, mi sento in assoluta continuità con le parole del Santo Padre Giovanni Paolo II, che sono ancora attualissime. Questa visita del Papa ha inaugurato una strada di collaborazione e di dialogo costruttivo; una strada che è lunga e che esige pazienza, ma va avanti. Oggi è evidente che l’ideologia marxista com’era concepita, non risponde più alla realtà: così non si può più rispondere e costruire un società; devono essere trovati nuovi modelli, con pazienza e in modo costruttivo. In questo processo, che esige pazienza ma anche decisione, vogliamo aiutare in spirito di dialogo, per evitare traumi e per aiutare il cammino verso una società fraterna e giusta come la desideriamo per tutto il mondo e vogliamo collaborare in questo senso. È ovvio che la Chiesa stia sempre dalla parte della libertà: libertà della coscienza, libertà della religione. In tale senso contribuiamo, contribuiscono proprio anche semplici fedeli in questo cammino in avanti.

P. Lombardi: Grazie Santità, come può immaginare, ci sarà grande attenzione per i suoi discorsi a Cuba da parte di tutti noi. Ed ora per la quinta domanda diamo la parola ad un francese, perché appunto ci sono anche gli altri popoli qui che sono presenti. Jean-Louis de La Vaissière è il corrispondente della France Press a Roma, e ci ha proposto diverse domande interessanti per questo Viaggio e quindi era giusto che lui interpretasse anche le nostre domande e le nostre attese.

5° Domanda: Santità, dopo la Conferenza di Aparecida si parla di "missione continentale" della Chiesa in America Latina; fra pochi mesi vi sarà il Sinodo sulla nuova evangelizzazione e inizierà l’Anno della fede. Anche in America Latina vi sono le sfide della secolarizzazione, delle sette. In Cuba vi sono le conseguenze di una lunga propaganda dell’ateismo, la religiosità afrocubana è molto diffusa. Pensa che questo viaggio sia un incoraggiamento per la "nuova evangelizzazione" e quali sono i punti che Le stanno più a cuore in questa prospettiva?

Santo Padre: Il periodo della nuova evangelizzazione è cominciato con il Concilio; questa era fondamentalmente l’intenzione di Papa Giovanni XXIII; è stata molto sottolineata da Papa Giovanni Paolo II e la sua necessità, in un mondo che è in grande cambiamento, diventa sempre più evidente. Necessità nel senso che il Vangelo deve esprimersi in modi nuovi; necessità anche nell’altro senso, che il mondo ha bisogno di una parola nella confusione, nella difficoltà di orientarsi oggi. C’è una situazione comune del mondo, c’è la secolarizzazione, l’assenza di Dio, la difficoltà di trovare accesso, di vederlo come una realtà che concerne la mia vita. E dall’altra parte ci sono i contesti specifici; lei ha accennato a quelli di Cuba con il sincretismo afro-cubano, con tante altre difficoltà, ma ogni Paese ha la sua situazione culturale specifica. E da una parte dobbiamo partire dal problema comune: come oggi, in questo contesto della nostra moderna razionalità, possiamo di nuovo riscoprire Dio come l’orientamento fondamentale della nostra vita, la speranza fondamentale della nostra vita, il fondamento dei valori che realmente costruiscono una società, e come possiamo tener conto della specificità delle situazioni diverse.
Il primo mi sembra molto importante: annunciare un Dio che risponde alla nostra ragione, perché vediamo la razionalità del cosmo, vediamo che c’è qualcosa dietro, ma non vediamo come sia vicino questo Dio, come concerne me e questa sintesi del Dio grande e maestoso e del Dio piccolo che è vicino a me, mi orienta, mi mostra i valori della mia vita è il nucleo dell’evangelizzazione. Quindi un Cristianesimo essenzializzato, dove si trova realmente il nucleo fondamentale per vivere oggi con tutti i problemi del nostro tempo.
E dall’altra parte, tenere conto della realtà concreta. In America Latina, in genere, è molto importante che il Cristianesimo non sia mai tanto una cosa della ragione, ma del cuore. La Madonna di Guadalupe è riconosciuta ed amata da tutti, perché capiscono che è una Madre per tutti ed è presente dall’inizio in questa nuova America Latina, dopo l’arrivo degli Europei. E pure in Cuba abbiamo la Madonna del Cobre, che tocca i cuori e tutti sanno intuitivamente che è vero, che questa Madonna ci aiuta, che esiste, ci ama e ci aiuta.
Ma questa intuizione del cuore deve collegarsi con la razionalità della fede e con la profondità della fede che va oltre la ragione. Dobbiamo cercare di non perdere il cuore, ma di collegare cuore e ragione, così che cooperino, perché solo così l’uomo è completo e può realmente aiutare e lavorare per un futuro migliore.

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Paparatzifan
00sabato 24 marzo 2012 23:15
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PAPA IN MESSICO: LOMBARDI, HA AVUTO ACCOGLIENZA STRAORDINARIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon (Messico), 24 mar.

"Il Papa sapeva che c'era un grandissimo desiderio da parte dei messicani di vederlo e si e' visto che questa era proprio la realta'".
Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, commenta cosi' l'incredibile folla che ha festeggiato Benedetto XVI nei 35 chilometri percorsi in Papamobile, dall'aeroporto internazionale al centro della citta' di Leon.
"Ci sono stati sorrisi e soprattutto - sottolinea Lombardi agli inviati della Radio Vaticana - l'accoglienza lungo la strada di centinaia di migliaia di persone". Per Lombardi, che valuta dunque una quantita' di persone assai superiore alla stima di 100mila che circolava ieri sui media messicani, l'accoglienza entusiastica tributata al Pontefice tedesco "e' una cosa caratteristica del Messico: anche nei viaggi di Giovanni Paolo II - ricorda il gesuita - c'erano queste muraglie umane lungo la strada, di persone sempre festose.
Questo ci parla di una partecipazione di popolo molto ampia". In Messico, rileva padre Lombardi, "i cattolici sono numerosi, ma e' il popolo in se' che esprime questo cuore nell'incontro con il Santo Padre". Questo il Papa stesso lo ha spiegato sull'aereo ai giornalisti, quando "ha parlato del cuore mettendo in rilievo come nella religiosita' genuina ci deve pero' essere anche lo spazio del cuore, non solo quello della mente. E certamente la dimensione mariana, la dimensione popolare della religiosita' messicana, che va custodita e sempre purificata, e' una religiosita' del cuore, e questo lo si vede".

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PAPA IN MESSICO:LOMBARDI,COLPITO DA SOFFERENZE INFLITTE DA NARCOS

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon (Messico), 24 mar.

Benedetto XVI e' consapevole che il Messico e' un Paese che soffre a causa delle violenze legate al narcotraffico, come ha sottolineato ieri anche il presidente Felipe Calderon.
"Il Papa - sottolinea in proposito il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, agli inviati della Radio Vaticana - sa bene qual e' la condizione in cui vive questo popolo" a causa "della violenza, del sangue versato ogni giorno da tante persone, per le lotte connesse con il narcotraffico, con il crimine organizzato".
"E' un aspetto - assicura il portavoce - che colpisce molto: sono tante le persone che hanno perso i loro parenti, i loro figli, le persone care. Quindi, e' un tema molto sentito". Da parte sua, continua Lombardi, "il Papa naturalmente viene come messaggero di pace e di speranza; vuole incoraggiare, affinche' la gente creda che puo' fare qualcosa, per cambiare realmente la situazione e renderla piu' degna di una convivenza umana, serena e pacifica".
Per il Papa, del resto, il Messico puo' riscattare se stesso proprio perche' e' il terreno ideale per incarnare quella missione continentale per la nuova evangelizzazione, lanciata da lui stesso a Aparecida nel 2007.
"Il Messico - elenca infatti il portavoce della Santa Sede - ha alcune caratteristiche: e' il Paese piu' grande di lingua spagnola del continente latino-americano; e' il Paese della Madonna di Guadalupe, quello in cui, quindi, fin dall'inizio dell'evangelizzazione cristiana c'e' stata una sintesi particolarmente felice e profonda tra la cultura e il sentire delle persone autoctone di questo continente e la fede cristiana". E se in passato "e' stato il cuore della prima evangelizzazione cristiana, portando in se' anche questa Madre dell'Evangelizzazione, una Madre che presenta il Figlio a tutto il popolo cristiano", anche oggi "puo' essere certamente un luogo molto significativo per la nuova evangelizzazione, intesa appunto nella sua ricchezza, come annuncio della fede: sia come annuncio di una fede che opera nella carita' e costruisce giustizia, sia come fede, che prende un po' tutta la persona umana e non e' solo intellettuale, ma anche del cuore".

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PAPA IN MESSICO: LOMBARDI, CHIEDE COERENZA PERSONALE E PUBBLICA

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon (Messico), 24 mar.

Fede, speranza e carita' rimangono la ricetta non solo per vivere una fede piena, ma anche per una societa' piu' giusta. Lo ha ricordato ieri Benedetto XVI nel suo discorso all'aeroporto internazionale di Leon.
"L'unico modo in cui si e' cristiani - commenta il portavoce della Santa Sede agli inviati della Radio Vaticana - e' vivere queste virtu', che pero' hanno non solo una loro intensita' teologale, ma anche una loro espressivita' umana, cioe' si esprimono in comportamenti, in azioni, che poi sono capaci di trasformare la vita della persona, ma anche la vita attorno a lei, la vita della societa'".
Ieri durante il viaggio aereo, conversando con i giornalisti, Benedetto XVI aveva detto che "il primo pensiero della Chiesa e' educare le coscienze e cosi' creare la responsabilita' necessaria; educare le coscienze sia nell'etica individuale, sia nell'etica pubblica" un aspetto nel quale, aveva ammesso "forse c'e' una mancanza: si vede - infatti - in America Latina ma anche altrove, presso non pochi cattolici, una certa schizofrenia tra morale individuale e pubblica: personalmente, nella sfera individuale, sono cattolici, credenti, ma nella vita pubblica seguono altre strade che non corrispondono ai grandi valori del Vangelo, che sono necessari per la fondazione di una societa' giusta".

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PAPA IN MESSICO: LOMBARDI, LA LIBERTA' DI CULTO NON BASTA

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon (Messico), 24 mar.

"In un Paese come il Messico che si vuole laico, ma allo stesso tempo si vuole democratico, la Chiesa guadagna gradualmente gli spazi". Lo sottolinea padre Federico Lombardi commentando il discorso pronunciato ieri sera da Benedetto XVI all'aeroporto internazionale di Leon.
Per il Papa, afferma Lombardi, "liberta' religiosa significa non solo liberta' di culto, ma anche possibilita' di iniziativa della Chiesa nell'esprimere la sua missione con opere, con attivita' che possano anche essere pubbliche, non per prevaricare sugli altri, per imporre agli altri il proprio privilegio, ma per poter servire la comunita' e il bene comune in un modo piu' efficace". In proposito, il portavoce del Papa ricorda che "il Messico viene da una storia di conflitto, anche di tensione, su questo tema: ci sono stati - spiega - momenti di grande oppressione e di martirio per i credenti".
"Si e' fatto pero' - riconosce il gesuita - un lungo cammino, una riconciliazione, e Giovanni Paolo II, nei decenni piu' recenti, ha dato a questo un grande contributo, aiutando quindi a riprendere i rapporti ufficiali tra il Messico e la Santa Sede". Da parte sua, ricostruisce padre Lombardi, "la Chiesa naturalmente ha sempre vissuto in Messico ed e' sempre stata numerosa e forte, pero' ha avuto le sue difficolta'".

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Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 11:26
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PAPA IN MESSICO: FEDELI INIZIANO A PRENDERE POSTO PER MESSA DOMANI

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 24 mar.

Molte migliaia di fedeli provenienti da tutto il Messico hanno iniziato a prendere posto con 24 ore di anticipo nell'area del Parco del Bicentenario, a Leon, dove Benedetto XVI celebrera' domani una grande messa con tutti i vescovi del Messico e i rappresentanti di tutti gli Episcopati dell'America Latina.
L'intera popolazione della citta', intanto, e' gia' in strada per assistere al passaggio della Papamobile con Benedetto XVI che fara' visita al presidente Felipe Calderon e poi incontrera' 3000 bambini.

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Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 11:29
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VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23-29 MARZO 2012)

SALUTO AI BAMBINI NELLA PLAZA DE LA PAZ, A GUANAJUATO (MESSICO)

Conclusa la visita di cortesia al Presidente Federale, alle ore 18.45 locali (le 01.45 del 25 marzo, ora di Roma) il Papa - accompagnato dall’Arcivescovo di León, S.E. Mons. José Guadalupe Martín Rábago e da quattro bambini - si affaccia dal balcone centrale del Palazzo presidenziale per un breve saluto e una benedizione ai bambini e ai fedeli radunati nella Plaza de la Paz.
Pubblichiamo di seguito le parole che il Santo Padre Benedetto XVI rivolge ai presenti:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Cari bambini,

sono felice di potervi incontrare e di vedere i vostri volti allegri che riempiono questa bella piazza.
Voi occupate un posto molto importante nel cuore del Papa. E in questo momento desidero che lo sappiano tutti i bambini del Messico, particolarmente quelli che sopportano il peso della sofferenza, l’abbandono, la violenza o la fame, che in questi mesi, a causa della siccità, si è fatta sentire fortemente in alcune regioni. Grazie per questo incontro di fede, per la presenza festosa e la gioia, che avete espresso con i canti. Oggi siamo pieni di giubilo, e questo è importante. Dio vuole che siamo sempre felici. Egli ci conosce e ci ama. Se lasciamo che l’amore di Cristo cambi il nostro cuore, allora noi potremo cambiare il mondo. Questo è il segreto della felicità autentica.

Questo luogo nel quale ci ritroviamo ha un nome che esprime l’anelito presente nel cuore di tutti i popoli: “la pace”, un dono che proviene dall’Alto. «La pace sia con voi» (Gv 20,21). Sono le parole del Signore risorto. Le ascoltiamo in ogni Messa, e oggi risuonano di nuovo qui, con la speranza che ciascuno si trasformi in seminatore e messaggero di quella pace per la quale Cristo donò la sua vita.

Il discepolo di Gesù non risponde al male con il male, bensì è sempre strumento del bene, araldo del perdono, portatore di allegria, servitore dell’unità. Gesù vuole scrivere in ognuna delle vostre vite una storia di amicizia. Abbiatelo, allora, come il migliore dei vostri amici. Egli non si stancherà di dirvi di amare sempre tutti e di fare il bene. Voi lo ascolterete, se avrete sempre un rapporto assiduo con Lui, che vi aiuterà anche nelle situazioni più difficili.

Sono venuto perché sentiate il mio affetto. Ciascuno di voi è un regalo di Dio per il Messico e per il mondo. La vostra famiglia, la Chiesa, la scuola e chi ha responsabilità nella società devono lavorare uniti perché voi possiate ricevere come eredità un mondo migliore, senza invidie né divisioni.

Per questo, desidero levare la mia voce invitando tutti a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia.

Voi, miei piccoli amici, non siete soli. Contate sull’aiuto di Cristo e della sua Chiesa per condurre uno stile di vita cristiano. Partecipate alla Messa domenicale, alla catechesi, a qualche gruppo di apostolato, cercando luoghi di preghiera, fraternità e carità. Così vissero i beati Cristobal, Antonio e Giovanni, i piccoli martiri di Tlaxcala, che conoscendo Gesù, al tempo della prima evangelizzazione del Messico, scoprirono che non esiste tesoro più grande di Lui. Erano piccoli come voi, e da loro possiamo imparare che non esiste età per amare e servire.

Avrei il desiderio di trattenermi più tempo con voi, ma devo già andarmene. Continueremo a rimanere uniti nella preghiera. Vi invito, allora, a pregare sempre, anche a casa; così sperimenterete la gioia di parlare con Dio in famiglia.

Pregate per tutti, anche per me. Io pregherò per voi, perché il Messico sia un focolare nel quale tutti i suoi figli vivano in serenità e armonia.

Vi benedico di cuore e vi invito a portare l’affetto e la benedizione del Papa ai vostri genitori e fratelli, così come a tutti gli altri che vi sono cari. Che la Vergine vi accompagni. Molte grazie, miei piccoli amici!

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Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 11:39
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Il saluto di Felipe Calderón Hinojosa, presidente del Messico

Gioia in un momento di sofferenza

«La sua presenza fra noi, Santità, acquista un significano enorme in un momento infausto in cui la nostra Patria attraversa situazioni difficili e decisive». Lo ha detto il presidente del Messico, Felipe Calderón Hinojosa, durante la cerimonia di benvenuto a Benedetto XVI, all'aeroporto internazionale di Guanajuato, venerdì pomeriggio, 23 marzo.
«Sono molte le sfide -- ha detto il presidente -- che noi messicani abbiamo dovuto affrontare negli ultimi tempi. L'accoglie, Santità, un popolo che ha sofferto molto per diversi motivi, e che, ciononostante, compie ogni giorno sforzi enormi per portare il cibo sulla mensa della propria casa, per educare i figli, per mandare avanti la famiglia». Il capo dello Stato ha fatto riferimento ai problemi che hanno afflitto il Paese negli ultimi anni, in particolare gli effetti della crisi economica internazionale, la violenza del crimine organizzato, le carestie, le inondazioni, le epidemie e i terremoti. «Non so se queste sfide -- ha aggiunto -- sarebbero state capaci di frantumare la volontà e la fermezza di altri popoli, ma, nonostante tutto, il Messico è ancora in piedi. È in piedi perché noi messicani siamo un popolo forte. È in piedi perché noi messicani siamo un popolo forte, perseverante nella speranza, nella solidarietà. Perché siamo un popolo che ha valori e principi, che crede nella famiglia, nella libertà, nella giustizia, nella democrazia e nell'amore per gli altri. Crede in valori che sono solidi come la roccia. E per questo la sua visita ci riempie di gioia in un momento di grande sofferenza».
Un riferimento, poi, agli sforzi compiuti per il bene comune. «Lavoriamo con impegno e dedizione -- ha detto -- per costruire un futuro migliore per le nostre famiglie, affinché i nostri figli possano essere felici e diventare uomini e donne di bene e di pace. Lottiamo ogni giorno per offrire alle nostre famiglie condizioni di sicurezza e di vita degna e pacifica che permettano loro di svilupparsi pienamente. Ci sforziamo responsabilmente di superare i problemi, come la povertà e la disuguaglianza, e per creare migliori opportunità di educazione e di salute per tutti. So che la sua visita, Santità, incoraggerà lo sforzo dei messicani e conforterà il loro animo».
Il presidente ha anche sottolineato l'importanza del viaggio del Pontefice per tutta la nazione. Una visita che, ha messo in evidenza, «è un gesto di solidarietà e di fraternità verso il nostro popolo, che non dimenticheremo mai. Sappiamo che lei è un uomo dal pensiero solido, saldo nelle sue idee, nei suoi valori e nelle sue credenze, che una buona parte del popolo messicano condivide. So anche che le sue saranno parole di consolazione e d'ispirazione per quanti ne hanno bisogno, e che rinnoveranno la speranza di milioni di famiglie messicane».
Il presidente Calderón ha anche sottolineato come il Messico sia molto onorato di essere la prima nazione di lingua spagnola nel continente americano a essere visitata da Benedetto XVI. «Nel nostro Paese -- ha detto -- vivono più di 93 milioni di cattolici, oltre a quelli, la cui mancanza sentiamo profondamente, che numerosi, sono andati negli Stati Uniti alla ricerca di un futuro migliore per le loro famiglie. Siamo il secondo Paese del mondo per numero di cattolici. Accanto alle esperienze strazianti, in Messico è rimasta l'indelebile impronta dei pastori che sono venuti nella nostra terra e hanno infuso nel popolo il più alto senso dell'amore verso il prossimo, e in particolare verso gli indigeni».
Ha poi ricordato alcune figure di spicco che hanno arricchito il Paese, tra le quali, fra Bartolomeo de las Casas, il vescovo Vasco de Quiroga, Tata Vasco, come i purepecha lo chiamavano affettuosamente, fra Jacobo Daciano. Infine, il presidente ha evidenziato che la presenza del Papa «costituisce una pietra miliare molto importante, perché riflette una nuova epoca nei vincoli che uniscono il Messico allo Stato del Vaticano. Lei visita un Paese -- ha concluso -- che sta avanzando verso il consolidamento della democrazia, nel pieno rispetto della libertà, della libertà di culto, della pluralità politica, della pluralità religiosa, della pluralità ideologica, il che è possibile in uno Stato laico come il nostro».

(©L'Osservatore Romano 25 marzo 2012)


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 11:40
Dal blog di Lella...

PAPA: VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE CALDERON

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 25 mar.

Benedetto XVI ha fatto ieri sera una "visita di cortesia" al presidente Costituzionale degli Stati
Uniti del Messico, Felipe de Jesus Calderon Hinojosa, che si trovava nella citta' di Guanajuato, capitale dell'omonimo Stato che ospita in questi giorni il Pontefice.
Al suo arrivo al Palazzo "Casa del Conde Rul", sede di rappresentanza del governo locale,
Benedetto XVI e' stato accolto dal presidente e dalla consorte Margarita. Dopo un incontro privato, sono stati presentati al Papa i familiari del presidente. Quindi ha avuto luogo lo scambio di doni (il Papa ha portato dal Vaticano la copia anastatica di un prezioso codice) e la presentazione delle rispettive Delegazioni. Papa e presidente hanno poi salutato insieme le autorita' locali e i rappresentanti della stampa.
Un comunicato della Presidenza della Repubblica messicana ha poi reso noti i temi del colloquio di quasi mezz'ora tra Benedetto XVI e Calderon: "hanno commentato - si legge nel testo - le sfide globali che oggi il mondo affronta e sulle quali sia il Messico che la Santa Sede mantengono una posizione attiva a livello mondiale" come "il mutamento climatico e le sue conseguenze, la sicurezza alimentare e la lotta contro la fame nel mondo, il desiderio di avanzare verso il disarmo nucleare e la necessita' di raggiungere un trattato internazionale sul commercio delle armi piccole e leggere visto che la loro proliferazione ha favorito l'azione criminale della delinquenza organizzata".
E' stato anche sottolineato l'impegno della Chiesa Cattolica a livello internazionale in tema di disastri naturali e di assistenza umanitaria.
Mentre il Papa e Calderon erano a colloquio, si e' svolto un incontro tra il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, accompagnato dal segretario per i rapporti con gli Stati arcivescovo Dominique Mamberti, e i ministri messicani dell'Interno Alejandro Poire' e degli Esteri Patricia Espinosa, nel quale si e' rilevata la convergenza tra il Messico e la Santa Sede su temi come la lotta alla fame, la prevenzione dei disastri naturali, gli aiuti umanitari, il diritto umanitario internazionale, i diritti umani e l'abolizione della pena di morte.
Secondo il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, si e' solo brevemente accennato nei colloqui di oggi al tema della liberta' religiosa. Da parte vaticana e' stato anche precisato che il codice donato al presidente e' un facsimile del "Pontificale di Bonifacio IX" risalente al 1500.

© Copyright (AGI)

PAPA: PROTEGGERE BAMBINI; CHIESA, FAMIGLIA E SCUOLA LAVORINO INSIEME

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 25 mar.

Un forte appello "a proteggere e accudire i bambini, perche' mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia", e' stato lanciato ieri sera da Benedetto XVI a Guanajuato, capitale dell'omonimo stato messicano dove e' in visita pastorale fino a lunedi'.
Parole che pur non citando direttamente il caso del prete stupratore Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, e delle autorevoli protezioni di cui ha goduto in Messico e in Vaticano, hanno evocato anche il dramma degli abusi sessuali commessi sui minori dagli adulti (e come si e' visto anche da religiosi).
"La vostra famiglia, la Chiesa, la scuola e chi ha responsabilita' nella societa' devono lavorare uniti - ha continuato il Pontefice allargando la prospettiva - perche' voi possiate ricevere come eredita' un mondo migliore, senza invidie ne' divisioni".
"Ciascuno di voi e' un regalo di Dio per il Messico e per il mondo", ha poi assicurato ai circa 3000 bambini che ha incontrato nella Plaza de la Pax.
E' la prima volta che in un viaggio internazionale Benedetto XVI si rivolge direttamente ai bambini, e questa novita' ha catalizzato l'attenzione dei media, consentendo al Papa di sfruttare l'occasione per lanciare il suo appello in loro difesa.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 11:40
Dal blog di Lella...

PAPA: PORTO NEL CUORE I BAMBINI CHE SOFFRONO, DIO CI VUOLE FELICI

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 25 mar.

"Cari bambini, voi occupate un posto molto importante nel cuore del Papa: desidero che lo sappiano tutti i bambini del Messico, particolarmente quelli che sopportano il peso della sofferenza, l'abbandono, la violenza o la fame, che in questi mesi, a causa della siccita', si e' fatta sentire fortemente in alcune regioni".
Benedetto XVI ha salutato con queste parole circa 3000 bambini in attesa da ore nella piazza de la Paz, sperando che il Papa potesse dialogare con loro al termine dell'incontro con il presidente federale.
"Dio - ha spiegato loro il Pontefice dopo aver evocato il dramma del dolore innocente - vuole che siamo sempre felici. Egli ci conosce e ci ama.
Se lasciamo che l'amore di Cristo cambi il nostro cuore, allora noi potremo cambiare il mondo. Questo - ha scandito - e' il segreto della felicita' autentica".
"Sono venuto - si e' confidato il quasi 85 enne Joseph Ratzinger rivolto ai piccini - perche' sentiate il mio affetto".
"Voi, miei piccoli amici - ha rassicurato i bambini, con i quali ad un certo punto ha anche scherzato, ridendo e strappando i loro sorrisi- non siete soli. Contate sull'aiuto di Cristo e della sua Chiesa per condurre uno stile di vita cristiano". "Partecipate - li ha esortati - alla messa domenicale, alla catechesi, a qualche gruppo di apostolato, cercando luoghi di preghiera, fraternita' e carita'".

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PAPA: AI BAMBINI DEL MESSICO, PREGATE PER ME, IO PREGHERO' PER VOI

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 25 mar.

"Pregate per tutti, anche per me".
Benedetto XVI lo ha chiesto a circa 3000 bambini dello Stato messicano di Gunajauto, che ha incontrato ieri sera in una piazza della Capitale. "Io preghero' per voi", ha promesso ai piccini.
"Gesu' - ha aggiunto - vuole scrivere in ognuna delle vostre vite una storia di amicizia. Abbiatelo, allora, come il migliore dei vostri amici. Egli non si stanchera' di dirvi di amare sempre tutti e di fare il bene. Voi lo ascolterete, se avrete sempre un rapporto assiduo con Lui, che vi aiutera' anche nelle situazioni piu' difficili".
Ai bambini di Gunajauto, il Papa teologo ha ricordato l'esempio dei beati Cristobal, Antonio e Giovanni, "i piccoli martiri di Tlaxcala, che conoscendo Gesu', al tempo della prima evangelizzazione del Messico, scoprirono che non esiste tesoro piu' grande di Lui".
"Erano piccoli come voi, e da loro - ha affermato - possiamo imparare che non esiste eta' per amare e servire".
"Avrei il desiderio - ha poi confidato ai bambini con i quali ha anche scherzato, mostrando un tratto inedito del proprio carattere - di trattenermi piu' tempo con voi, ma devo gia' andarmene. Continueremo
a rimanere uniti nella preghiera. Vi invito, allora, a pregare sempre, anche a casa; cosi' sperimenterete la gioia di parlare con Dio in famiglia".
"Vi benedico di cuore e vi invito - ha poi concluso prima di lasciare Gunajauto per far ritorno a Leon - a portare l'affetto e la benedizione del Papa ai vostri genitori e fratelli, cosi' come a tutti gli altri che vi sono cari. Che la Vergine vi accompagni.
Molte grazie, miei piccoli amici".

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PAPA: I BAMBINI DEL MESSICO SIANO MESSAGGERI DI PACE

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 25 mar.

"Questo luogo nel quale ci ritroviamo ha un nome che esprime l'anelito presente nel cuore di tutti i popoli: la pace, un dono che proviene dall'Alto". Lo ha detto Papa Ratzinger a 3000 bambini dello Stato messicano di Gunajauto, riuniti nella Place de la Pax dell'omonima capitale. "La pace sia con voi", li ha salutati Benedetto XVI sottolineando che queste parole del Signore risorto le ascoltiamo in ogni messa, e oggi risuonano di nuovo qui, con la speranza che ciascuno si trasformi in seminatore e messaggero di quella pace per la quale Cristo dono' la sua vita".
"Il Messico - ha auspicato - sia un focolare nel quale tutti i suoi figli vivano in serenita' e armonia".
"Il discepolo di Gesu' - ha spiegato ai ragazzi Papa Ratzinger, che nel primo giorno della sua visita aveva esortato la Chiesa del Messico a un ruolo 'responsabile' nella lotta contro la violenza e il narcotraffico - non risponde al male con il male, bensi' e' sempre strumento del bene, araldo del perdono, portatore di allegria, servitore dell'unita'".
Al termine del discorso, il Papa ha liberato dal balcone della Casa del Conde Rul, sede del governo dello stato di Guanajuato, quattro colombe bianche, simbolo della pace, gesto salutato dai bambini che erano nella piazza con grida e un lancio di coriandoli.
Ma non e' stato l'unico momento festoso: la seconda giornata del viaggio di Benedetto XVI in Messico e' stata caratterizzata come la prima da uno straordinario bagno di folla, con i fedeli che si accalcavano lungo le strade per vederlo passare.

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Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 11:45
Dal blog di Lella...

PAPA: INCONTRA VITTIME NARCOTRAFFICO E NON QUELLE DI MACIEL

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 25 mar.

Benedetto XVI ha potuto incontrare brevemente ieri, per iniziativa del
presidente messicano Felipe Calderon, un gruppo di otto familiari di vittime della criminalita' organizzata: si tratta - secondo quanto si e' appreso - delle madri di un sequestrato, di un poliziotto federale assassinato, e di quattro giovani fatti sparire dalla delinquenza organizzata, delle sorelle di una vittima di un sequestro e di una studentessa universitaria uccisa dal fuoco incrociato in una sparatoria, della moglie di un militare caduto in un'operazione contro il crimine organizzato, e della vittima di un sequestro, poi liberato.
Non si e' potuto realizzare invece l'incontro del Papa con le vittime del sacerdote stupratore, Marcial Maciel.
I vescovi messicani non hanno ritenuto opportuno proporlo e da parte delle vittime del fondatore dei Legionari di Cristo, "c'e' stata - ha spiegato il portavoce della Santa Sede ai giornalisti - aggressivita' nel chiedere l'incontro e se si diceva di voler incontrare il Papa, non lo si voleva poi ascoltare in maniera profonda".
Tra l'altro, padre Lombardi ha respinto le critiche mosse dalle vittime di Maciel all'allora cardinale Ratzinger - che divenuto Papa tolse in breve tempo ogni autorita' e prerogativa sacerdotale al sacerdote messicano proprio sulla base dei riscontri e delle indagini precedenti - e a Giovanni Paolo II, rivelando in proposito che la sua buona fede e' stata riconosciuta nel corso del processo di beatificazione.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 11:50
Dal blog di Lella...

Briefing di padre Lombardi a Leon: il Papa ha sempre operato per la verità e la trasparenza

Un milione di persone ha salutato e festeggiato oggi Benedetto XVI tra Leon e Guanajato, sia nelle due città, che lungo la strada di collegamento percorsa dal corteo del Papa. Lo ha riferito il portavoce della Sala stampa vaticana al seguito del Papa, padre Federico Lombardi, in un briefing a Leon con la stampa. Il servizio di Roberto Piermarini:

Nell’incontro con i giornalisti il padre Lombardi ha sottolineato il calore e l’allegria dell’incontro di Benedetto XVI con bambini a Guanajato; l’educazione culturale, morale e della coscienza dei giovani come unica via indicata dal Papa per combattere la violenza, ha escluso un incontro del Pontefice con i candidati presidenziali ed un possibile incontro a Cuba con il presidente venezuelano Chavez ed ha riaffermato che in relazione al tema della libertà religiosa, la Chiesa non chiede privilegi ma di partecipare alla vita della società messicana. Padre Lombardi – che ha confermato l’incontro di Benedetto XVI con le famiglie delle vittime del terrorismo e del narcotraffico – ha poi escluso un incontro con le vittime della pedofilia. Quando questi sono avvenuti in altri Paesi – ha ricordato – “erano stati richiesti dai vescovi, c’era stata una preparazione, ed erano inseriti in un processo di dialogo ed assistenza in cui la Chiesa era coinvolta. Comunque – ha affermato padre Lombardi – in alcuni viaggi del Papa gli incontri ci sono stati, in altri no, come in Portogallo e in Francia”. Da parte delle vittime, secondo il portavoce vaticano, c’è stata una certa ‘aggressività’ nel chiedere l’incontro. “E anche una certa ambiguità – ha sottolineato - : si diceva di voler incontrare il Papa, ma non lo si voleva ascoltare in un dialogo profondo, di spiritualità”. “E’ ingiusto parlare di Benedetto XVI come di un Papa che ha operato contro la verità e contro la trasparenza” ha detto padre Lombardi che ha così respinto fermamente l’accusa secondo cui l’allora cardinale Ratzinger fin dal 1998 fosse al corrente degli abusi commessi da Maciel, poi sospeso ‘a divinis’ dallo stesso Benedetto XVI. “Questo vale anche per Giovanni Paolo II – ha aggiunto -. Non aveva coscienza della doppia vita, del lato oscuro di Maciel. Su questo c’è stata anche una solenne dichiarazione nel corso del processo di beatificazione”. “ I due Papi – ha concluso padre Lombardi – sono sempre stati per la verità e la trasparenza su questo tema.

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 12:09
Da "La Stampa.it"...

Il sombrero di Benedetto

I problemi della società messicana, le violenze criminali e le ingiustizie, sono stati al centro del saluto che il vescovo di Leon, mons. José Martin Rabago, ha rivolto a Benedetto XVI all'inizio della messa al Parque del Bicentenario

VATICANISTA DE LA STAMPA

INVIATO A LEON (MESSIC

Gli hanno lanciato un sombrero bianco e nero mentre attraversava in "papamobile" il parco del bicentenario e Benedetto XVI con l'aiuto del segretario personale,don Georg lo ha indossato fino al palco dove ha celebrato la messa. Un sombrero nero e bianco, il tipico cappello "Charro" a falde larghe della tradizione messicana. Lo ha indossato Benedetto XVI durante il suo giro in "papamobile" tra la folla del Parque del Bicentenario a Leon , in attesa della messa da lui presieduta. Tra le centinaia di migliaia di persone che lo hanno acclamato e festeggiato, una è riuscita dalle transenne a fargli arrivare un sombrero che Ratzinger ha subito indossato, visibilmente compiaciuto, tra gli applausi. "In questi momenti in cui tante famiglie si ritrovano divise e costrette all'emigrazione, molte soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori o della criminalità, rivolgiamoci a Maria nella ricerca di conforto, vigore e speranza". , ha affermato Benedetto XVI all'Angelus al Parque di Bicentenario a Leon, nel terzo giorno del viaggio in Messico, incoraggiando a "superare così ogni male e instaurare una società più giusta e solidale". Sono circa mezzo milione le persone che assistono alla messa, riferisce il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in base a stime sul fatto che tutti i 300 mila posti assegnati sono occupati e molte altre persone si sono aggiunte negli spazi adiacenti. Benedetto XVI è arrivato in elicottero al Parque del Bicentenario, l'area pubblica allestita a Leon dallo stato di Guanajuato, culla della lotta nazionale messicana, per commemorare i 200 anni dell'indipendenza del Paese. Nell'area, che può accogliere 350 mila persone, il Papa celebra oggi la messa con circa 250 tra cardinali, vescovi del Messico, i presidenti delle 22 Conferenze episcopali dell'America Latina e dei Caraibi, vescovi di tutto il continente americano, e circa tremila sacerdoti. Invocando per il Messico e per tutta l'America Latina e i Caraibi la protezione della Vergine di Guadalupe e ponendoli "sotto il suo dolce sguardo", Benedetto XVI - all'Angelus a Leon - ha supplicato "che la sua presenza in questa Nazione continui a richiamare al rispetto, alla difesa e alla promozione della vita umana e al consolidamento della fraternità, evitando - ha aggiunto - l'inutile vendetta ed allontanando l'odio che divide". Nel tragitto in elicottero verso il Parque del Bicentenario, a Leon, Benedetto XVI ha sorvolato la grande statua del Cristo Re, sul Cerro del Cubilete (2.700 metri), che domina la città. Si tratta della seconda statua più imponente del mondo dopo quella del più noto Cristo Redentore del Corcovado, a Rio de Janeiro, ed è uno dei maggiori monumenti religiosi messicani, meta di un pellegrinaggio annuale a cavallo (Cavalcada) all'Epifania.La cima del Cerro Cubilete è stata scelta perché si trova nell'esatto centro geografico del Messico. La scultura (80 tonnellate, 22 metri di altezza) raffigura il Cristo con le braccia aperte affiancato da due angeli: uno che tiene nelle mani la corona regale e l'altro la corona di spine.La statua originale realizzata nel 1923 fu distrutta nel 1926 da un bombardamento ordinato dal presidente messicano Plutarco Elias Calles all'inizio della rivolta dei Cristeros (1926-1929).L'attuale scultura, inaugurata nel 1940, fu co-finanziata dal governo messicano come gesto di buona volontà verso la Chiesa. Intanto resterà nella memoria un incontro inatteso, non previsto dal programma, ma che è destinato a rimane tra i momenti più significativi di questo viaggio di Benedetto XVI in Messico. Per iniziativa del presidente federale Felipe Calderon, in occasione del loro incontro a Guanajuato, il Papa ha infatti incontrato un gruppo di otto familiari di vittime delle bande della criminalità organizzata. Il Pontefice ha potuto manifestare così la sua partecipazione alla lotta contro la principale piaga che affligge il Messico, insanguinato da un altissimo numero di morti (50mila negli ultimi cinque anni) a causa delle guerre dei 'narcos'. Un'attenzione confermata anche dalla comune sollecitazione di Ratzinger e Calderon, come delle due delegazioni della Santa Sede e del governo messicano che si sono incontrate a Guanajuato, affinché si arrivi rapidamente alla stipula del Trattato internazionale sul commercio delle armi piccole e leggere (Att), poiché "la loro proliferazione ha favorito l'azione criminale della delinquenza organizzata", e perché il loro commercio sia regolato responsabilmente "in modo che se ne eviti il possesso da parte di gruppi criminali". Intenso e toccante l'incontro del Pontefice con i familiari delle vittime dei 'narcos'. Ognuno aveva una storia da raccontare. C'era Maria Elvia Valencia, madre di un poliziotto federale fatto sparire dalla criminalità organizzata (desaparecido) a Ciudad Hidalgo, nel Michoacan. C'era Maria Herrera, di Michoacan, madre di quattro figli (José de Jesus, Raul, Gustavo e Luis Armando Trujillo Herrera) fatti sparire anch'essi dalla delinquenza organizzata. C'era Alicia Ulloa Conde, sorella di Gabriela Ulloa, vittima di un sequestro. Quindi Araceli Quintanilla Ocana, di Monterrey, nel Nuevo Leon, la cui sorella, studentessa universitaria, cadde vittima del fuoco incrociato in una sparatoria. Simbolica la vicenda di Maria Guadalupe Davila, di Ciudad Juarez, la città al confine con gli Stati Uniti considerata la più violenta al mondo, il cui figlio Rodrigo Cadena è una delle vittime della strage di Villas de Salvarcar: il 30 gennaio scorso se ne è ricordato il secondo anniversario e vi furono massacrate 15 persone, compresi donne e bambini, restando come l'evento emblematico da cui rilanciare la lotta contro l'imperversare del narcotraffico. Altra presenza particolarmente significativa, quella di Veronica Cavazos, vedova del sindaco di Santiago (Nuevo Leon), Edelmiro Cavazos, strenuo avversario del crimine organizzato e della corruzione nelle file della polizia, e per questo assassinato nell'agosto 2010. Tra le persone incontrate dal Papa, anche Josefina Torres Espinoza, moglie di un militare che rimase ucciso in un'operazione contro il crimine organizzato a Durango. Unica storia a lieto fine quella di Norberto Ortega Tafoya, vittima lui stesso di un sequestro, ma poi liberato. Tutti, nel dolore delle vicende trascorse, conserveranno dall'incontro col Papa momenti di conforto, incoraggiamento e speranza.


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 12:14
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

SANTA MESSA AL PARQUE DEL BICENTENARIO DI LEÓN (MESSICO)

Questa mattina, lasciato il Colegio Miraflores, il Santo Padre si trasferisce in elicottero al Parque del Bicentenario di León per la celebrazione eucaristica. Durante il trasferimento, l’elicottero sorvola il Santuario del "Cristo Rey", costruito sulla cima del "Cerro del Cubilete", centro geografico del territorio messicano.
Accolto all’eliporto dal Governatore dello Stato di Guanajuato, Juan Manuel Oliva Ramírez e dal Sindaco del Municipio di Silao, Juan Roberto Tovar Torres, che Gli consegna le chiavi della città, il Papa compie un giro panoramico tra i fedeli raccolti nel Parque del Bicentenario.
Quindi, alle ore 10 (le 18, ora di Roma che da oggi è passata all’ora legale) il Santo Padre presiede la celebrazione della Santa Messa della V Domenica di Quaresima. Concelebrano con il Papa circa 250 tra Cardinali, Vescovi del Messico, Presidenti delle 22 Conferenze Episcopali dell’America Latina e dei Caraibi e altri Vescovi di tutto il continente americano, e circa 3 mila sacerdoti.
Prima della Messa l’Arcivescovo di León, S.E. Mons. José Guadalupe Martín Rábago, rivolge un saluto al Santo Padre, il quale offre un Mosaico del Cristo Re da collocare all’interno del Santuario di Cubilete.
Nel corso della celebrazione, dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

sono contento di essere tra voi, e desidero ringraziare vivamente Mons. José Guadalupe Martín Rábago, Arcivescovo di Leòn, per le sue gentili parole di benvenuto. Saluto l'Episcopato messicano, come pure i Signori Cardinali e gli altri Vescovi qui presenti, in particolare quelli che provengono dall'America Latina e dai Caraibi. Rivolgo inoltre il mio cordiale saluto alle Autorità che ci accompagnano e a tutti coloro che si sono riuniti per partecipare a questa Santa Messa presieduta dal Successore di Pietro.
"Crea in me, Signore, un cuore puro" (Sal 50,12), abbiamo invocato nel Salmo responsoriale. Questa esclamazione mostra la profondità con la quale dobbiamo prepararci per celebrare, la prossima settimana, il grande mistero della passione, morte e risurrezione del Signore. Questo ci aiuta anche a guardare nel profondo del cuore umano, specialmente nei momenti che uniscono dolore e speranza, come quelli che attraversa attualmente il popolo messicano ed anche altri popoli dell'America Latina.
L'anelito di un cuore puro, sincero, umile, gradito a Dio, era già molto sentito da Israele, man mano che prendeva coscienza della persistenza del male e del peccato nel suo seno, come un potere praticamente implacabile ed impossibile da superare. Non restava che confidare nella misericordia di Dio onnipotente e nella speranza che Egli cambiasse dal di dentro, dal cuore, una situazione insopportabile, oscura e senza futuro. Così si aprì la strada al ricorso alla misericordia infinita del Signore, che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cfr Ez 33,11). Un cuore puro, un cuore nuovo, è quello che si riconosce impotente da sé stesso e si mette nelle mani di Dio per continuare a sperare nelle sue promesse. In questo modo, il salmista può dire convinto al Signore: “torneranno a te i peccatori” (Sal 50,15). E, verso la fine del salmo, darà una spiegazione che è contemporaneamente una ferma confessione di fede: “Un cuore affranto e umiliato, tu non lo disprezzi” (v. 19).
La storia di Israele narra anche grandi gesta e battaglie, ma nel momento di affrontare la sua esistenza più autentica, il suo destino più decisivo, cioè la salvezza, più che nelle proprie forze, ripone la sua speranza in Dio che può ricreare un cuore nuovo, non insensibile e arrogante. Questo può ricordare oggi ad ognuno di noi ed ai nostri popoli che, quando si tratta della vita personale e comunitaria, nella sua dimensione più profonda, non basteranno le strategie umane per salvarci. Si deve ricorrere anche all'unico che può dare vita in pienezza, perché Egli stesso è l'essenza della vita ed il suo autore, e ci ha fatto partecipi di essa attraverso il suo Figlio Gesù Cristo.
Il Vangelo di oggi prosegue facendoci vedere come questo antico anelito alla vita piena si è realizzato realmente in Cristo. Lo spiega san Giovanni in un passaggio nel quale si incrociano il desiderio di alcuni greci di vedere a Gesù ed il momento in cui il Signore sta per essere glorificato. Alla domanda dei greci, rappresentanti del mondo pagano, Gesù risponde dicendo: “È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato” (Gv 12,23). Risposta strana che sembra incoerente con la domanda dei greci. Che cosa c’entra la glorificazione di Gesù con la richiesta di incontrarsi con Lui? In realtà c'è una relazione. Qualcuno potrebbe pensare - osserva san Agostino - che Gesù si sentisse glorificato perché andavano da Lui i pagani; qualcosa di simile all'applauso della moltitudine che dà “gloria” ai grandi del mondo, diremmo oggi. Ma non è così. “Conveniva che alla sublimità della sua glorificazione precedesse l'umiltà della sua passione” (In Joannis Ev., 51, 9: PL 35, 1766).
La risposta di Gesù, che annuncia la sua passione imminente, dice che un incontro occasionale in quei momenti sarebbe superfluo e forse ingannevole. Quello che i greci vogliono vedere, in realtà lo vedranno innalzato sulla croce, dalla quale Egli attirerà tutti a sé (cfr Gv 12,32). Lì inizierà la sua “gloria”, a causa del suo sacrificio di espiazione per tutti, come il chicco di grano caduto in terra, che, morendo, germina e dà frutto abbondante. Incontreranno Colui che, sicuramente senza saperlo, andavano cercando nel loro cuore: il vero Dio che si rende riconoscibile a tutti i popoli. Questo è anche il modo in cui Nostra Signora di Guadalupe ha mostrato il suo divino Figlio a san Juan Diego. Non come un eroe portentoso da leggenda, ma come il vero Dio per il quale si vive, il Creatore delle persone, della vicinanza e della prossimità, il Creatore del Cielo e della Terra (cfr Nican Mopohua, v. 33). Ella, in quello momento, fece quello che aveva già sperimentato nelle Nozze di Cana. Davanti all’imbarazzo per la mancanza di vino, indicò chiaramente ai servi che la via a seguire era suo Figlio: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5).
Cari fratelli, venendo qui ho potuto avvicinarmi al monumento a Cristo Re, in cima al “Cubilete”. Il mio venerato Predecessore, il beato Papa Giovanni Paolo II, benché lo desiderasse ardentemente, non poté visitare questo luogo emblematico della fede del popolo messicano, nei suoi viaggi a questa cara terra. Sicuramente oggi si rallegrerà dal cielo che il Signore mi abbia concesso la grazia di poter stare ora con voi, così come avrà benedetto i tanti milioni di messicani che hanno voluto venerare, recentemente, le sue reliquie in tutti gli angoli del Paese. Ebbene, in questo monumento si rappresenta Cristo Re. Ma le corone che lo accompagnano, una da sovrano ed un'altra di spine, indicano che la sua regalità non è come molti la intesero e la intendono. Il suo regno non consiste nel potere dei suoi eserciti per sottomettere gli altri con la forza o la violenza. Si fonda su un potere più grande, che conquista i cuori: l'amore di Dio che Egli ha portato al mondo col suo sacrificio e la verità, di cui ha dato testimonianza. Questa è la sua signoria che nessuno gli potrà togliere e che nessuno deve dimenticare. Per questo è giusto che, innanzitutto, questo santuario sia un luogo di pellegrinaggio, di preghiera fervente, di conversione, di riconciliazione, di ricerca della verità e accoglienza della grazia. A Lui, a Cristo, chiediamo che regni nei nostri cuori, rendendoli puri, docili, pieni di speranza e coraggiosi nella loro umiltà.
Anche oggi, da questo parco, con il quale si vuole ricordare il bicentenario della nascita della Nazione messicana, che ha unito molte differenze, ma con un destino ed un’aspirazione comuni, chiediamo a Cristo un cuore puro, dove egli possa abitare come Principe della pace, “grazie al potere di Dio, che è il potere del bene, il potere dell'amore”. E, affinché Dio abiti in noi, bisogna ascoltarlo, bisogna lasciarsi interpellare dalla sua Parola ogni giorno, meditandola nel proprio cuore, sull’esempio di Maria (cfr Lc 2,51). Così cresce la nostra amicizia personale con Lui, si impara quello che Egli attende da noi e si riceve incoraggiamento per farlo conoscere agli altri.
In Aparecida, i Vescovi dell'America Latina e dei Caraibi hanno colto con lungimiranza la necessità di confermare, rinnovare e rivitalizzare la novità del Vangelo, radicata nella storia di queste terre “dall'incontro personale e comunitario con Gesù Cristo che susciti discepoli e missionari” (Documento conclusivo, 11). La Misión Continental che si sta portando avanti, diocesi per diocesi, in questo Continente, ha precisamente l’obiettivo di far arrivare questa convinzione a tutti i cristiani e alle comunità ecclesiali, affinché resistano alla tentazione di una fede superficiale e abitudinaria, a volte frammentaria ed incoerente. Anche qui si deve superare la stanchezza della fede e recuperare “la gioia di essere cristiani, l’essere sostenuti dalla felicità interiore di conoscere Cristo e di appartenere alla sua Chiesa. Da questa gioia nascono anche le energie per servire Cristo nelle situazioni opprimenti di sofferenza umana, per mettersi a sua disposizione, senza ripiegarsi sul proprio benessere” (Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2011). Lo vediamo molto bene nei Santi, che si dedicarono completamente alla causa del Vangelo con entusiasmo e con gioia, senza badare ai sacrifici, anche quello della propria vita. Il loro cuore era una opzione incondizionata per Cristo dal quale avevano imparato ciò che significa veramente amare fino alla fine.
In questo senso, l’“Anno della fede”, che ho convocato per tutta la Chiesa, “è un invito ad un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo… La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia” (Lett. ap. Porta fidei, 11 ottobre 2011, 6.7).
Chiediamo alla Vergine Maria che ci aiuti a purificare il nostro cuore, specialmente nell’avvicinarci alla celebrazione delle feste di Pasqua, affinché giungiamo a partecipare meglio al Mistero di salvezza del suo Figlio, come Ella lo ha fatto conoscere in queste Terre. E chiediamole anche che continui ad accompagnare e proteggere i suoi cari figli messicani e latinoamericani, affinché Cristo regni nelle loro vite e li aiuti a promuovere con coraggio la pace, la concordia, la giustizia e la solidarietà. Amen.

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Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 12:17
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

RECITA DELL’ANGELUS NEL PARQUE DEL BICENTENARIO DI LEÓN (MESSICO)

Verso le ore 12 (le 20, ora di Roma), al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI guida la recita dell’Angelus con i fedeli presenti al Parque del Bicentenario di León. Queste le parole che il Papa pronuncia prima della preghiera mariana:

PAROLE DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

nel Vangelo di questa domenica, Gesù parla del chicco di frumento che cade in terra, muore e si moltiplica, rispondendo ad alcuni greci che si avvicinano all’apostolo Filippo per chiedergli: "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21). Noi oggi invochiamo Maria Santissima e la supplichiamo: "Mostraci Gesù".

Nel recitare ora l’Angelus ricordando l’Annunciazione del Signore, anche i nostri occhi si dirigono spiritualmente fino al colle del Tepeyac, al luogo dove la Madre di Dio, sotto il titolo di "la sempre vergine santa Maria di Guadalupe", è onorata con fervore da secoli, quale segno di riconciliazione e della infinita bontà di Dio per il mondo.

I miei Predecessori sulla Cattedra di san Pietro la onorarono con titoli speciali come Signora del Messico, Celeste Patrona dell’America Latina, Madre e Imperatrice di questo Continente. I suoi fedeli figli, a loro volta, che sperimentano il suo aiuto, la invocano, pieni di fiducia, con nomi affettuosi e familiari come Rosa del Messico, Signora del Cielo, Vergine "Morena", Madre del Tepeyac, Nobile "Indita".

Cari fratelli, non dimenticate che la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesù, e "non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vaga credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù"(Lumen gentium, 67). Amarla significa impegnarsi ad ascoltare il suo Figlio; venerare la Guadalupana significa vivere secondo le parole del frutto benedetto del suo seno.

In questi momenti in cui tante famiglie si ritrovano divise e costrette all’emigrazione, molte soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori o della criminalità, rivolgiamoci a Maria alla ricerca di conforto, vigore e speranza. E’ la Madre del vero Dio, che invita a rimanere con la fede e la carità sotto la sua ombra, per superare così ogni male e instaurare una società più giusta e solidale.

Con questi sentimenti, desidero porre nuovamente sotto il dolce sguardo di Nostra Signora di Guadalupe questo Paese e tutta l’America Latina e i Caraibi. Affido ciascuno dei suoi figli alla Stella della prima e della nuova evangelizzazione, che ha animato con il suo amore materno la storia cristiana di queste terre, dando caratteristiche particolari ai grandi avvenimenti della loro storia, alle loro iniziative comunitarie e sociali, alla vita familiare, alla devozione personale e alla Misiòn continental che ora si sta svolgendo in queste nobili terre. In tempi di prova e dolore, Ella è stata invocata da tanti martiri che, al grido "Viva Cristo Re e Maria di Guadalupe", hanno dato una perenne testimonianza di fedeltà al Vangelo e di dedizione alla Chiesa. Supplico ora che la sua presenza in questa cara Nazione continui a richiamare al rispetto, alla difesa e alla promozione della vita umana e al consolidamento della fraternità, evitando l’inutile vendetta ed allontanando l’odio che divide. Santa Maria di Guadalupe ci benedica e ci ottenga, per sua intercessione, abbondanti grazie dal Cielo.

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Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 12:18
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PAPA: CON IL CUORE AL SANTUARIO DELLA MADONNA DI GUADALUPE

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 25 mar.

Benedetto XVI avrebbe voluto tornare a pregare, come aveva fatto da Cardinale, nel Santuario della Madonna di Guadalupe, ma i medici gli hanno sconsigliato l'altitudine di Citta' del Messico. Questo desiderio lo ha confidato nel breve discorso che ha preceduto l'Angelus, recitato con oltre 400 mila fedeli al termine della messa nel Parco del Bicentenario.
"Ricordando l'Annunciazione del Signore, anche i nostri occhi - ha detto - si dirigono spiritualmente fino al colle del Tepeyac, al luogo dove la Madre di Dio, sotto il titolo di la sempre vergine santa Maria di Guadalupe, e' onorata con fervore da secoli, quale segno di riconciliazione e della infinita bonta' di Dio per il mondo".
"I miei Predecessori sulla Cattedra di san Pietro la onorarono - ha ricordato Papa Ratzinger - con titoli speciali come Signora del Messico, Celeste Patrona dell'America Latina, Madre e Imperatrice di questo Continente.
I suoi fedeli figli, a loro volta, che sperimentano il suo aiuto, la invocano, pieni di fiducia, con nomi affettuosi e familiari come Rosa del Messico, Signora del Cielo, Vergine 'Morena', Madre del Tepeyac, 'Nobile Indita'".
"Cari fratelli - ha esortato i fedeli - non dimenticate che la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesu', e non consiste ne' in uno sterile e passeggero sentimentalismo, ne' in una certa qual vaga credulita', ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtu'". "Amarla - infatti - significa impegnarsi ad ascoltare il suo Figlio; venerare la Guadalupana significa vivere secondo le parole del frutto benedetto del suo seno".

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PAPA: VERGINE GUADALUPE SOSTENGA LOTTA A POVERTA' E NARCOTRAFFICO

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 25 mar.

"In questi momenti in cui tante famiglie si ritrovano divise e costrette all'emigrazione, molte
soffrono a causa della poverta', della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori o della criminalita', rivolgiamoci a Maria alla ricerca di conforto, vigore e speranza".
Lo ha affermato Benedetto XVI nel breve discorso che ha preceduto l'Angelus, dopo aver evocato, nel Parco del Bicentenario di Leon gremito da oltre 400 mila fedeli, la Vergine di Guadalupe, protettrice del Messico e dell'America Latina.
"E' la Madre del vero Dio, che invita a rimanere con la fede e la carita' sotto la sua ombra, per superare cosi' ogni male e instaurare una societa' piu' giusta e solidale", ha aggiunto. "Con questi sentimenti - ha poi concluso il Papa - desidero porre nuovamente sotto il dolce sguardo di Nostra Signora di Guadalupe questo Paese e tutta l'America Latina e i Caraibi".

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Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 12:19
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON I VESCOVI DEL MESSICO E DELL'AMERICA LATINA

Cattedrale della Madre Santissima della Luce, León
Domenica, 25 marzo 2012

OMELIA DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell'Episcopato

È una grande gioia pregare con tutti voi in questa Basilica-Cattedrale di León, dedicata a Nostra Signora della Luce. Nella bella immagine che si venera in questo tempio, la Santissima Vergine tiene il suo Figlio in una mano con grande tenerezza, mentre stende l'altra per soccorrere i peccatori. Così vede Maria la Chiesa di tutti i tempi, che la loda per averci dato il Redentore ed a Lei si affida perché è la Madre che il suo divin Figlio ci ha affidato dalla croce. Per questo, noi l'imploriamo frequentemente come "speranza nostra”, perché ci ha mostrato Gesù e trasmesso i prodigi che Dio ha fatto e fa per l'umanità, in maniera semplice, come spiegandoli ai piccoli della casa.

Un segno decisivo di questi prodigi ce lo offre la Lettura breve che è stata proclamata in questi Vespri. Gli abitanti di Gerusalemme ed i suoi capi non riconobbero Cristo, ma, condannandolo a morte, in realtà, diedero compimento alle parole dei profeti (cfr At 13,27). Sì, la malvagità e l'ignoranza degli uomini non è capace di frenare il piano divino della salvezza, la redenzione. Il male non può fare tanto.

Un'altra meraviglia di Dio ce la ricorda il secondo Salmo che abbiamo appena recitato: la “rupe” si trasforma “in un lago, la roccia in sorgenti d’ acqua” (Sal 113,8). Quello che potrebbe essere pietra di inciampo e di scandalo, col trionfo di Gesù sulla morte si trasforma in pietra angolare: “Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi” (Sal 117,23). Non ci sono motivi, dunque, per arrendersi alla prepotenza del male. E chiediamo al Signore Risorto che manifesti la sua forza nelle nostre debolezze e mancanze.

Attendevo con grande desiderio questo incontro con voi, Pastori della Chiesa di Cristo che peregrina in Messico e nei diversi Paesi di questo grande Continente, come un'occasione per guardare insieme Cristo, che vi ha affidato il prezioso compito di annunciare il Vangelo in questi Paesi di forte tradizione cattolica. La situazione attuale delle vostre diocesi presenta certamente sfide e difficoltà di origine molto diversa. Ma, sapendo che il Signore è risorto, possiamo proseguire fiduciosi, con la convinzione che il male non ha l'ultima parola della storia, e che Dio è capace di aprire nuovi spazi ad una speranza che non delude (cfr Rm 5,5).

Ringrazio per il cordiale saluto che mi ha rivolto l’Arcivescovo di Tlalnepantla, Presidente della Conferenza Episcopale Messicana e del Consiglio Episcopale Latinoamericano, facendosi interprete e portavoce di tutti. Chiedo a voi, Pastori delle varie Chiese particolari, che, ritornando alle vostre sedi, trasmettiate ai vostri fedeli l'affetto profondo del Papa, che porta nel suo cuore tutte le loro sofferenze e le loro attese.

Vedendo nei vostri volti il riflesso delle preoccupazioni del gregge di cui avete cura, mi vengono alla mente le Assemblee del Sinodo dei Vescovi, nelle quali i partecipanti applaudono quando intervengono coloro che esercitano il loro ministero in situazioni particolarmente dolorose per la vita e la missione della Chiesa. Questo gesto germoglia dalla fede nel Signore, e significa fraternità nel lavoro apostolico, come pure gratitudine ed ammirazione per coloro che seminano il Vangelo tra le spine, alcune in forma di persecuzione, altre di esclusione o di disprezzo. Non mancano neppure preoccupazioni per la mancanza di mezzi e risorse umane, o i limiti imposti alla libertà della Chiesa nell’adempimento della sua missione.

Il Successore di Pietro partecipa a questi sentimenti e ringrazia per la vostra sollecitudine pastorale paziente ed umile. Voi non siete soli nelle difficoltà, e neppure lo siete nei successi della evangelizzazione. Tutti siamo uniti nelle sofferenze e nella consolazione (cfr 2Co 1,5). Sappiate che avete un posto particolare nella preghiera di colui che ha ricevuto da Cristo l'incarico di confermare nella fede i suoi fratelli (cfr Lc 22,31), che li incoraggia anche nella missione di far sì che il Nostro Signore Gesù Cristo sia conosciuto sempre di più, amato e seguito in queste terre, senza lasciarsi spaventare dalle contrarietà.

La fede cattolica ha segnato in modo significativo la vita, i costumi e la storia di questo Continente, nel quale molte delle sue nazioni stanno commemorando il bicentenario della propria indipendenza. E’ un momento storico nel quale ha continuato a splendere il nome di Cristo, arrivato qui per opera di insigni e generosi missionari che lo proclamarono con coraggio e con sapienza. Essi donarono tutto per Cristo, mostrando che l'uomo trova in Lui la propria consistenza e la forza necessaria per vivere in pienezza ed edificare una società degna dell'essere umano, come il suo Creatore l'ha voluto. L'ideale di non anteporre nulla al Signore e di far penetrare la Parola di Dio in tutti, servendosi delle caratteristiche proprie e delle migliori tradizioni, continua ad essere un prezioso orientamento per i Pastori di oggi.

Le iniziative che vengono realizzate a motivo dell’“Anno della fede” devono essere finalizzate a condurre gli uomini a Cristo, la cui grazia permetterà loro di lasciare le catene del peccato che li rende schiavi e di avanzare verso la libertà autentica e responsabile. In questo un aiuto è dato anche dalla Misión continental, promossa in Aparecida, che sta già raccogliendo tanti frutti di rinnovamento ecclesiale nelle Chiese particolari dell'America Latina e dei Caraibi. Tra essi, lo studio, la diffusione e la meditazione della Sacra Scrittura, che annuncia l'amore di Dio e la nostra salvezza. In questo senso, vi esorto a continuare ad aprire i tesori del Vangelo, affinché si trasformino in forza di speranza, libertà e salvezza per tutti gli uomini (cfr Rm 1,16). E siate anche fedeli testimoni ed interpreti della parola del Figlio incarnato, che visse per compiere la volontà del Padre e, essendo uomo con gli uomini, si prodigò per essi fino alla morte.

Cari Fratelli nell'Episcopato, nell'orizzonte pastorale e di evangelizzazione che si apre davanti a noi, è di capitale rilevanza seguire con grande attenzione i seminaristi, incoraggiandoli affinché non si vantino “di sapere altro se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso” (1Co 2, 2). Non meno fondamentale è la vicinanza ai sacerdoti, ai quali non deve mancare mai la comprensione e l'incoraggiamento del loro Vescovo e, se fosse necessario, anche la sua paterna ammonizione su atteggiamenti inopportuni. Sono i vostri primi collaboratori nella comunione sacramentale del sacerdozio, ai quali dovete mostrare una costante e privilegiata vicinanza. Lo stesso si deve dire delle diverse forme di vita consacrata, i cui carismi devono essere stimati con gratitudine ed accompagnati con responsabilità e rispetto del dono ricevuto. Ed un'attenzione sempre più speciale si deve riservare ai laici maggiormente impegnati nella catechesi, nell'animazione liturgica o nell'azione caritativa e nell’impegno sociale. La loro formazione nella fede è cruciale per rendere presente e fecondo il Vangelo nella società di oggi. E non è giusto che si sentano considerati come persone di poco conto nella Chiesa, nonostante l'impegno che pongono nel lavorare in essa secondo la loro propria vocazione, ed il gran sacrificio che a volte richiede questa dedizione. In tutto ciò, è particolarmente importante per i Pastori che regni uno spirito di comunione tra sacerdoti, religiosi e laici, evitando divisioni sterili, critiche e diffidenze nocive.

Con questi fervidi auspici, vi invito ad essere sentinelle che proclamano giorno e notte la gloria di Dio, che è la vita dell'uomo. Siate dalla parte di coloro che sono emarginati dalla violenza, dal potere o da una ricchezza che ignora coloro ai quali manca quasi tutto. La Chiesa non può separare la lode a Dio dal servizio agli uomini. L'unico Dio Padre e Creatore è quello che ci ha costituiti fratelli: essere uomo è essere fratello e custode del prossimo. In questo cammino, unita a tutta l'umanità, la Chiesa deve rivivere ed attualizzare quello che è stato Gesù: il Buon Samaritano, che venendo da lontano si è inserito nella storia degli uomini, ci ha sollevati e si è prodigato per la nostra guarigione.

Cari Fratelli nell'Episcopato, la Chiesa in America Latina, che molte volte si è unita a Gesù Cristo nella sua passione, deve continuare ad essere seme di speranza, che permetta a tutti di vedere come i frutti della Risurrezione raggiungono ed arricchiscono queste terre.

Che la Madre di Dio, invocata con il titolo di Maria Santissima della Luce, dissipi le tenebre del nostro mondo e illumini il nostro cammino, affinché possiamo confermare nella fede il popolo latinoamericano nelle sue fatiche e speranze, con fermezza, con coraggio e con fede ferma in colui che tutto può e tutti ama fino all’estremo. Amen.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 17:06
Da "Il sussidiario.net"...

VIAGGIO DEL PAPA/ Tornielli: la fede di Benedetto è più grande di tutti i soprusi

Lunedì 26 marzo 2012

Il Papa Benedetto XVI ieri ha incontrato 500mila fedeli nel Parco del Bicentenario a Leòn, in Messico. E ha invitato ciascuna delle persone accorse per ascoltarlo a guardare “nel profondo del loro cuore, specialmente nei momenti che uniscono dolore e speranza, come quelli che attraversa attualmente il popolo messicano e anche altri popoli dell'America Latina”. Il Pontefice ha ricordato che la Chiesa non domanda di avere privilegi, ma soltanto la libertà religiosa per prendere parte alla vita della società. Come sottolinea Andrea Tornielli, editorialista de “La Stampa”, “per noi europei il viaggio del Papa in Messico è significativo perché ci mostra la sua novità di sguardo in un Paese dove la fede è ancora un elemento decisivo per la vita e per la cultura di un popolo”.

Tornielli, qual è il significato del viaggio del Papa per i messicani?

Quello in Messico è il primo viaggio di Benedetto XVI in un Paese ispano-americano. Papa Ratzinger era già stato ad Aparecida e a San Paolo del Brasile nel 2007, e si appresta a tornare in Brasile nel 2013 per la Giornata mondiale della gioventù. Il viaggio in corso tocca invece due Paesi di lingua spagnola, Messico e Cuba. Il Messico in particolare svolge un ruolo decisivo di cerniera tra sud e nord del continente americano, ed è anche un Paese dove l’identità cristiana è patrimonio dell’identità di un popolo. I messicani sono battezzati al 90%, ma scherzando dicono che sono “guadalupani al 100%”. Si riferiscono così all’evento delle apparizioni di Guadalupe avvenute cinque secoli fa ed elemento fondante dell’identità meticcia del popolo, emersa dall’incontro-scontro tra la cultura india e i colonizzatori spagnoli. Questo evento di Guadalupe è nel cuore di tutti i messicani e rappresenta realmente un segno dell’identità nazionale. Sorprende il milione di persone che si sono riversate sulle strade per accogliere il Papa e questo è doppiamente importante perché mostra l’affetto dei messicani per il successore di Pietro.

Per noi europei, che viviamo in un contesto culturale e di fede totalmente differente, qual è il significato della visita del Papa in Messico?

Per noi europei il viaggio del Papa è significativo perché ci mostra uno sguardo interessante in un Paese dove la fede è ancora un elemento decisivo per la vita e per la cultura di un popolo. Anche se in una società dove si vivono problemi e contraddizioni enormi come narcotraffico, violenze, povertà, aggressività. Pur in questo contesto, per noi europei la fede dei messicani è ancora un elemento cui guardare.

Il Papa ha dedicato un passaggio centrale del suo discorso alla necessità di “proteggere e accudire i bambini”. Qual è il significato di questa sottolineatura?

Le sue parole vanno inserite nel contesto in cui si è svolto il discorso del Papa. L’evento di ieri è avvenuto nella grande piazza di Lion, e Benedetto XVI ha parlato ai bambini incontrandosi con loro. La sottolineatura del Papa però deve essere riferita anche a una società dove la violenza, l’abbandono, la povertà e la fame vedono spesso nei bambini le vittime principali. E’ dunque un richiamo molto legato alla situazione locale del Paese.

Sul viaggio del Papa sono aleggiate le polemiche per la vicenda di padre Marcial Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo accusato di pedofilia. Che cosa ne pensa di questi attacchi?

Quella di padre Maciel è una vicenda triste e nello stesso tempo terribile, perché quest’uomo ha goduto anche di coperture ad alto livello che gli hanno permesso di continuare quasi fino alla fine della sua vita a commettere gravi crimini, violenze e soprusi. Il Papa nel corso dei suoi viaggi più importanti, dagli Stati Uniti nel 2008 all’Inghilterra nel 2010, ha sempre accettato di incontrare le vittime della pedofilia. La novità di sguardo con cui il Papa ha affrontato questo scandalo non è stato soltanto nell’affinare e irrigidire le norme canoniche, ma soprattutto nella sua vicinanza alle vittime delle violenze e alle loro famiglie. I suoi incontri con queste persone si sono però sempre verificati perché erano stati richiesti e concordati con l’episcopato locale. In Messico questo non è stato possibile anche per la veemenza polemica che alcune di queste ex vittime di Maciel hanno dimostrato nei confronti della Santa Sede. L’incontro quindi è stato impossibile perché non si è trattato di qualcosa che è stato desiderato per sanare una ferita, ma per gettare sale su di essa.

(Pietro Vernizzi)


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 17:08
Dal blog di Lella...

PAPA A CUBA: PADRE LOMBARDI, ESCLUSO INCONTRO CON CHAVEZ

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 25 mar.

Un possibile incontro del Papa con il presidente venezuelano Chavez che e' degente all'Avana, e' stato escluso dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in un briefing tenuto a Leon, in Messico, da dove Benedetto XVI partira' domani alla volta di Cuba. Lombardi ha escluso anche un incontro del Pontefice con i candidati presidenziali che concorrono alle prossime elezioni messicane ed ha riaffermato che in relazione al tema della liberta' religiosa, la Chiesa non chiede privilegi ma di partecipare alla vita della societa' messicana.
Padre Lombardi – che ha confermato l'incontro di Benedetto XVI con le famiglie delle vittime del terrorismo e del narcotraffico – ha infine nuovamente escluso un incontro di Benedetto XVI con le vittime della pedofilia. "Quando questi sono avvenuti in altri Paesi – ha ricordato – erano stati richiesti dai vescovi, c'era stata una preparazione, ed erano inseriti in un processo di dialogo ed assistenza in cui la Chiesa era coinvolta. Comunque – ha affermato padre Lombardi – in alcuni viaggi del Papa gli incontri ci sono stati, in altri no, come in Portogallo e in Francia".

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Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 20:47
Dal blog di Lella...

PAPA: I PECCATI DEI SUOI UOMINI NON CANCELLERANNO LA CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 26 mar.

"La malvagita' e l'ignoranza degli uomini non e' capace di frenare il piano divino della salvezza, la Redenzione: il male non puo' arrivare a tanto".
Benedetto XVI ha voluto assicurarlo questa sera ai 250 cardinali e vescovi degli Episcopati Latino Americani che hanno pregato con lui nella Cattedrale di Leon, alla vigilia della partenza per Cuba, fissata per questo pomeriggio.
"Quello che potrebbe essere pietra di inciampo e di scandalo, col trionfo di Gesu' sulla morte si trasforma in pietra angolare", ha ricordato il Papa teologo, raccomandando ai presuli di "non arrendersi alla prepotenza del male".
"Chiediamo al Signore Risorto - ha scandito - che manifesti la sua forza nelle nostre debolezze e mancanze.
Ai pastori ha suggerito poi una maggiore vicinanza ai sacerdoti, "ai quali - ha detto - non deve mancare mai la comprensione e l'incoraggiamento del loro vescovo e, se fosse necessario, anche la sua paterna ammonizione su atteggiamenti inopportuni".
I sacerdoti e i religiosi, ha sottolineato ancora Benedetto XVI ai vescovi latinoamericani, "sono i vostri primi collaboratori nella comunione sacramentale del sacerdozio, ai quali dovete mostrare una costante e privilegiata vicinanza".
E lo stesso atteggiamento aperto e responsabile, il Papa teologo lo ha raccomandato ai vescovi riguardo alle forme di vita piu' evangeliche, chiedendo ai presuli di essere attenti nel valutare le forme nuove e tradizionali della vita religiosa e dell'associazionismo: "i carismi - ha spiegato - devono essere stimati con gratitudine ed accompagnati con responsabilita' e rispetto del dono ricevuto".
"In tutto cio' e' particolarmente importante per i Pastori che regni uno spirito di comunione tra sacerdoti, religiosi e laici, evitando divisioni sterili, critiche e diffidenze nocive", ha detto ancora il Papa tedesco che ha concluso con una immagine biblica: "vi invito - ha detto ai presuli - ad essere sentinelle che proclamano giorno e notte la gloria di Dio, che e' la vita dell'uomo".

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PAPA: IN AMERICA LATINA CONTINUA A SPLENDERE LA FEDE CATTOLICA

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 26 nov.

"La fede cattolica ha segnato in modo significativo la vita, i costumi e la storia di questo Continente, nel quale molte delle sue nazioni stanno commemorando il bicentenario della propria indipendenza".
Lo ha rilevato Benedetto XVI chiedendo ai cardinali e vescovi del Messico e degli altri paesi dell'America Latina un rinnovato impegno perche' la Chiesa possa assolvere "il prezioso compito di annunciare il Vangelo in questi Paesi di forte tradizione cattolica". "La situazione attuale delle vostre diocesi - ha detto il Pontefice - presenta certamente sfide e difficolta' di origine molto diversa. Non mancano neppure - ha osservato - preoccupazioni per la mancanza di mezzi e risorse umane, o i limiti imposti alla liberta' della Chiesa nell'adempimento della sua missione".
"Ma, sapendo che il Signore e' risorto, possiamo proseguire fiduciosi, con la convinzione che il male non ha l'ultima parola della storia, e che Dio e' capace di aprire nuovi spazi ad una speranza che non delude".
Nei volti dei quasi 300 presuli presenti nella Cattedrale di Leon, Papa Benedetto ha colto "un riflesso delle preoccupazioni del gregge di cui hanno cura" ed ha ricordato in proposito le Assemblee del Sinodo dei vescovi, "nelle quali i partecipanti applaudono quando intervengono coloro che esercitano il loro ministero in situazioni particolarmente dolorose per la vita e la missione della Chiesa". "Questo gesto - ha rilevato - germoglia dalla fede nel Signore, e significa fraternita; nel lavoro apostolico, come pure gratitudine ed ammirazione per coloro che seminano il Vangelo tra le spine, alcune in forma di persecuzione, altre di esclusione o di disprezzo".
"Il Successore di Pietro - ha detto ancora il Papa rivolto ai presuli - partecipa a questi sentimenti e ringrazia per la vostra sollecitudine pastorale paziente ed umile". "Voi - ha assicurato ancora ai presuli - non siete soli nelle difficolta', e neppure lo siete nei successi della evangelizzazione. Tutti siamo uniti nelle sofferenze e nella consolazione".

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PAPA: ANNO FEDE AIUTERA' A SPEZZARE CATENE CHE IMPRIGIONANO A.L.

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 26 mar.

"Le iniziative che vengono realizzate a motivo dell'Anno della fede devono essere finalizzate a condurre gli uomini a Cristo, la cui grazia permettera' loro di lasciare le catene del peccato che li rende schiavi e di avanzare verso la liberta' autentica e responsabile".
Lo ha detto il Papa nel discorso ai vescovi dell'America Latina riunti nella Cattedrale di Leon. "Siate - ha chiesto ai presuli - dalla parte di coloro che sono emarginati dalla violenza, dal potere o da una ricchezza che ignora coloro ai quali manca quasi tutto". Alle chiese del Continente, Joseph Ratzinger ha chiesto di imitare "il Buon Samaritano, che venendo da lontano si e' inserito nella storia degli uomini, ci ha sollevati e si e' prodigato per la nostra guarigione".
A tutto questo deve contribuire , ha chiarito, la 'Mision continental", promossa dal Consiglio Episcopale Latinoamericano nell'Assemblea di Aparecida, che sta gia' raccogliendo tanti frutti di rinnovamento ecclesiale nelle Chiese particolari dell'America Latina e dei Caraibi".
Tra essi, il Pontefice ha segnalato "lo studio, la diffusione e la meditazione della Sacra Scrittura, che annuncia l'amore di Dio e la nostra salvezza". "In questo senso, vi esorto a continuare ad aprire i tesori del Vangelo, affinche' si trasformino in forza di speranza, liberta' e salvezza per tutti gli uomini".
Per il Papa, inoltre, "e' di capitale rilevanza seguire con attenzione i seminaristi
affinche' non si vantino di sapere altro se non Gesu' Cristo, e Cristo crocifisso".

© Copyright (AGI)

PAPA: TROPPO SPESSO I LAICI SONO POCO CONSIDERATI NELLA CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 23 mar.

"Un'attenzione sempre piu' speciale si deve riservare ai laici maggiormente impegnati nella catechesi, nell'animazione liturgica o nell'azione caritativa e nell’impegno sociale". Lo ha raccomandato Benedetto XVI che si e' soffermato su questo tema decisivo nel discorso rivolto a 250 vescovi del Messico e degli altri paesi latino-americani riuniti nella Cattedrale di Leon.
"La formazione dei laici e' cruciale per rendere presente e fecondo il Vangelo nella societa' di oggi", ha spiegato facendo riferimento indirettamente a problemi concreti come quello dell'approvazione locale ai movimenti.
"Non e' giusto - ha scandito - che i laici si sentano considerati come persone di poco conto nella Chiesa, nonostante l'impegno che pongono nel lavorare in essa secondo la loro propria vocazione, ed il gran sacrificio che a volte richiede questa dedizione".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 20:50
Da "Vatican Insider"...

26/03/2012

Benedetto XVI striglia l'episcopato connivente con i narcos e il pedofilo Maciel

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A LEON (MESSICO)

Tra le navate neoclassiche riecheggia l'invito del Papa teologo e pastore a "non arrendersi alla prepotenza del male". Con la convinzione che "il male non ha l'ultima parola della storia" e che "Dio è capace di aprire nuovi spazi ad una speranza che non delude". Nella maestosa cattedrale di Leon trasformata in "conclave latino" dal raduno dei vescovi del continente, Benedetto XVI striglia l'episcopato connivente con i narcos e con il potentissimo fondatore pedofilo dei Legionari di Cristo, Maciel. Recitando i vespri, il Papa stigmatizza "debolezze e mancanze", ma lancia un messaggio di speranza:"La malvagità e l'ignoranza degli uomini non frenano il piano divino della salvezza, il male non può fare tanto". Il monito è rivolto sia all'interno della Chiesa, sia all'esterno, cioè ai leader di terre che "soffrono a causa della povertà,della corruzione,della violenza domestica.del narcotraffico,della crisi di valori,della criminalità,dell'emigrazione che divide le famiglie".

Il Papa reclama una "società più giusta e solidale" e lascia al suo braccio destro Tarcisio Bertone entrare nel merito per ammonire i politici:"La vostra attività sia dedizione totale in favore dei cittadini e non una lotta di potere o un'imposizione di sistemi ideologici rigidi e posizioni radicali". Ai vespri il Pontefice rincuora l'episcopato latinoamericano:"Nella sollecitudine pastorale paziente ed umile non siete soli nelle difficoltà e neppure lo siete nei successi dell'evangelizzazione. Tutti siamo uniti nelle sofferenze e nella consolazione". Accanto a lui sull'altare il leader dei vescovi "latinos" Carlos Aguiar Retes, presidente della Conferenza Episcopale del Messico e presidente del Celam, la Conferenza dei vescovi dei Paesi latino-americani.

Il Papa invoca uno "spirito di comunione tra sacerdoti, religiosi, laici, evitando divisioni sterili, critiche e diffidenze reciproche". L'obiettivo, soprattutto nelle iniziative realizzate nell'Anno della fede, è "condurre gli uomini a Cristo, la cui grazia permetterà loro di lasciare le catene del peccato che li rende schiavi". Solo così l'America latina potrà "avanzare verso la libertà autentica e responsabile". Il Pontefice raccomanda ai presuli di riservare "un'attenzione sempre più speciale ai laici maggiormente impegnati nella catechesi, nell'animazione liturgica, nell'azione caritativa e nell'impegno sociale". Alla Radio Vaticana, l'arcivscovo Carlos Aguiar Retes, presidente della Conferenza Episcopale del Messico e presidente del Celam spiega che "per noi è già una grande gioia la presenza in sé del Papa, perché lui ci porta un messaggio grande di comunione: il desiderio di condividere con noi la situazione che viviamo". La sua parola che "si è sempre caratterizzata per una grande profondità ed è sempre molto adeguata ai momenti e ai contesti differenti di vita, sulla base della Parola di Dio e del Magistero della Chiesa", aiuta e incoraggia a "mantenere sempre alto l'entusiasmo affinché il lavoro ecclesiale iniziato con la Missione continentale sia condotto sempre in prospettiva e a sostegno dei problemi che viviamo".

Già il Beato Giovanni Paolo II, il primo Papa che ha visitato il Messico, aveva "sentito immediatamente, sin dal suo primo viaggio, la grande emozione nel vedere quanto la figura del Successore di Pietro sia amata nel nostro paese", sottolinea il capo della Chiesa messicana."Anche ai tempi dei Papi precedenti, come Paolo VI, Giovanni XXIII, Pio XII, Pio XI, quando il Messico viveva gravi difficoltà dovute al conflitto religioso, la figura del Pontefice è stata sempre un elemento importantissimo nella vita ecclesiale del Paese". Per questo, con Giovanni Paolo II "scattò rapidamente una grande empatia, una grande relazione con colui che rappresenta la Chiesa di Cristo". Questo affetto, che si è manifestano apertamente con Karol Wojtyla, è espresso anche nei confronti di Benedetto XVI perché "è un sentimento che riguarda la figura del Papa in sé, la figura stessa dell’istituzione del ministero pontificio". L’identità personale, poi, "arricchisce e alimenta la conoscenza storica dei diversi Pontefice che si sono avvicendati nell’arco del XX e del XXI secolo nella conduzione della Chiesa". Tutto questo "il popolo messicano lo sente molto e noi pastori possiamo verificarlo nei colloqui, nei momenti di incontro con le comunità ecclesiali". Questa è "la fiducia che ha la Chiesa cattolica messicana, la quale affronta ogni evento con speranza". In Messico sono presenti praticamente tutte le Conferenze episcopali americane, dal Canada all’Argentina, mentre a Cuba vi sarà la maggior parte delle Conferenze episcopali del Caribe. In questo modo, la visita diventa un incontro che si prolunga, che si amplia.


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 20:51
Dal blog di Lella...

PAPA IN MESSICO: BERTONE, SCANDALO ABUSI NON OSCURA VANGELO

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 26 mar.

Mentre arricchiscono l'azione della Chiesa "le iniziative dirette alla promozione dei diritti di ogni uomo e di ogni popolo, alla difesa della loro liberta' e alla cura dell'arte e della cultura", l'annuncio del Vangelo rischia di essere penalizzato dal discredito causato dallo scandalo degli abusi sessuali commessi da ecclesiastici.
Lo ha riconosciuto, davanti al presidente Felipe Calderon e alle massime autorita' federali, il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Tarcisio Bertone. "
Se in questa missione vi sono state delle ombre - ha affermato con trasparente riferimento alla doppia visita al fondatore dei Legionari di Cristo, il sacerdote messicano Marcial Maciel - cio' non oscura lo splendore del Vangelo, sempre presente per purificare ed illuminare il nostro cammino, che oggi passa per questa rivitalizzazione della fede alla quale Sua Santita' Benedetto XVI non si stanca di invitare".

© Copyright (AGI)

PAPA IN MESSICO: BERTONE, POLITICA NON SIA LOTTA DI POTERE

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 26 mar.

"La Chiesa non cessa di esortare tutti affinche' l'attivita' politica sia un lavoro lodevole svolto con dedizione totale in favore dei cittadini, e non si trasformi in una lotta di potere o in una imposizione di sistemi ideologici rigidi, che tante volte danno come risultato posizioni radicali in ampi settori della popolazione".
Lo ha affermato il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Tarcisio Bertone, nel discorso ufficiale da lui rivolto al presidente federale del Messico, Felipe Calderon, e alle massime autorita' dello Stato.
Bertone ha ricordato nell'occasione "l'impegno della Chiesa Cattolica nella preziosa opera di lavorare per l'uomo, per il quale Gesu' Cristo ha dato la vita".
"In ogni generazione - ha osservato con riferimento alla travagliata vicenda dei rapporti Chiesa-Stato in Messico, dove appena 100 anni fa era in atto una forte persecuzione religiosa - essa ha scritto una pagina di questa storia di servizio all'umanita'.
Ed alcune righe - ha aggiunto - sono opera dei santi, altre dei martiri". "Non sono mancati in questa storia - ha sottolineato il porporato salesiano - pastori audaci, religiosi
esempemplari, giovani dalla voce profetica, valorosi testimoni della carita' e fedeli laici che, a volte con grande semplicita', hanno teso la mano ed aperto la loro casa al fratello bisognoso".
Gesti che, per Bertone, mostrano "la bellezza del Cristianesimo nell'abbracciare ogni uomo o donna, senza guardare alla razza, alla lingua o alla classe sociale".
"A cio' - ha riconosciuto - hanno concorso sia la dimensione di fede professata e celebrata in modo profondo, come si percepisce in Messico ed in tutta l'America Latina, sia i piu' svariati progetti di solidarietà che hanno incoraggiato tanti ad uscire dall'egoismo per prestare il loro aiuto nelle necessita' sociali piu' basilari ed urgenti".

© Copyright (AGI)

PAPA IN MESSICO: BERTONE AL PRESIDENTE, LIBERTA' CULTO NON BASTA

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 26 mar.

L'auspicio che in Messico il diritto alla liberta' religiosa "si consolidi sempre di piu', nella consapevolezza che questo diritto va molto al di la' della semplice liberta' di culto" e' stato espresso dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato della Santa Sede, in un discorso rivolto al presidente federale del Messico, Felipe Calderon, e alle massime autorita' del Paese, in occasione del ricevimento offerto dal Governo in onore di Benedetto XVI. "In effetti - ha spiegato il cardinale - tale diritto fondamentale pervade tutte le dimensioni della persona umana, chiamata a dare ragione della propria fede e ad annunciarla e condividerla con altri, senza imporla, come il dono piu' prezioso ricevuto da Dio".
In proposito, il primo collaboratore di Papa Ratzinger, ha riaffermato che "la Chiesa e lo Stato hanno un compito comune, ognuno nella propria missione specifica: salvaguardare e tutelare i diritti fondamentali delle persone. Tra essi, in particolare la liberta' dell'uomo per cercare la verita' e professare le proprie convinzioni religiose, tanto in privato come in pubblico, il che deve essere riconosciuto e garantito dall'ordinamento giuridico".
Secondo Bertone, "anche le funzioni diplomatiche devono radicarsi nella promozione di questa grande causa comune, alla quale il cristianesimo puo' offrire un valido contributo" essendo, come ha ricordato il Papa lo scorso gennaio nel discorso al Corpo Diplomatico accreditato in Vaticano, "una religione di liberta' e di pace, posta al servizio dell'autentico bene dell'umanita'" .

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 23:01
Dal blog di Lella...

Il festoso saluto dei "mariachi" al Papa: "Il Messico sarà sempre nel mio cuore"

Al termine dei Vespri, dopo essersi ritirato in privato nella sua residenza messicana, Benedetto XVI ha vissuto un simpatico fuori programma, quando un folto gruppo di Mariachi – i tradizionali musicisti messicani – ha improvvisato per lui delle canzoni, richiamando indietro il Papa per un altro caloroso saluto. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Al tramonto, l’affetto prende la forma di un’onda sonora e come un’onda arriva a scaldare il cuore del Papa, che in due giorni è stato letteralmente rapito dalla alegria che lo segue a ogni metro del suo viaggio in Messico e lo circonda a ogni sua sosta. L’onda arriva ad alleggerire una giornata intensa e dunque faticosa per Benedetto XVI, per il quale però il riposo non può cominciare senza le note-icona del Messico, quelle dei mariachi. Così, poco dopo il suo rientro al Colegio Miraflores, una musica festosa e insistita lo richiama indietro e il Papa si presenta alla folla ancora con il suo sombrero:

“Queridos amigos, muchisimas gracias, per questo entusiasmo. Sono molto felice di essere con voi. Ho fatto tanti viaggi, ma non sono mai stato ricevuto con così tanto entusiasmo. Porterò con me, nel mio cuore, l’impressione di questi giorni. Il Messico sarà sempre nel mio cuore”.

Una dichiarazione d’amore cui segue una promessa dello spirito. “Già da anni – confida il Papa – prego ogni giorno per il Messico, ma in futuro pregherò ancora, molto di più”. E un istante dopo segue un’ammissione, che scaturisce dall’aver toccato con mano, come il suo predecessore, i sentimenti di un popolo che, più dei suoi problemi di violenza e morte, lascia solchi nel cuore con la sua potente gioia di vivere:

“Adesso, posso capire perché Papa Giovanni Paolo II ha detto: ‘Io mi sento un Papa messicano!”

E qui, l’onda sonora dei mariachi viene sopraffatta da quella emotiva della folla. Da ieri, a buon diritto, “Benedicto, hermano” è già un Papa "mexicano”.

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 23:10
Dal blog di Lella...

Verso la conclusione della prima tappa del viaggio

L’entusiasmo travolgente del popolo messicano

dal nostro inviato Mario Ponzi

Non poteva mancare. Il Papa con il sombrero, in Messico, non poteva proprio mancare. Ci hanno pensato domenica mattina due tra i tanti giovani che avevano trascorso la notte sul prato del Parco del Bicentenario a León, in attesa della messa. Mentre Benedetto XVI faceva il suo giro in papamobile tra le centinaia di migliaia di fedeli raccolti sull’immensa distesa, si sono avvicinati e gli hanno offerto il sombrero più elegante della collezione messicana, il modello di El Charro, tessuto in felpa vellutata nera con ornamenti argentati. Il Pontefice lo ha indossato e ha proseguito il suo giro tenendolo in testa. L’entusiasmo della gente, già altissimo, ha raggiunto livelli stellari.
È stato il tocco che mancava per rendere anche visibilmente concreto lo slogan che accompagna a ritmo incessante ogni sua uscita: Benedicto, hermano, ya eres mexicano. E lo stesso Benedetto XVI lo ha confermato al termine della giornata, quando, improvvisando un saluto in italiano alla folla che lo applaudiva dinanzi al collegio Miraflores, ha confidato: «Adesso, posso capire perché Papa Giovanni Paolo II ha detto: “Io mi sento un Papa messicano!”». E ha assicurato: «Ho fatto tanti viaggi, ma mai sono stato ricevuto con tanto entusiasmo. Porterò con me, nel mio cuore, l’impressione di questi giorni. Il Messico sarà sempre nel mio cuore».
In effetti, resteranno a lungo nella memoria di questa popolazione le giornate vissute accanto al Papa. Riponeva tante speranze nella sua venuta. E ora si aggrappa a lui come fosse l’unica ancora di salvezza. Rimane sulle strade anche ben oltre il suo passaggio. Anche sabato sera per esempio, a fine giornata, davanti al Collegio Miraflores c’era una folla incredibile che per oltre quaranta minuti ha continuato a cantare e a chiedere al Papa di uscire ancora una volta. «Benedicto — gridavano — te amamos, por eso no nos vamos», «Benedetto ti amiamo per questo non ce ne andiamo». È dovuto uscire il nunzio apostolico Christophe Pierre per far capire che l’ora tarda e la giornata faticosa non consigliavano una nuova uscita del Papa. Ha recitato un Pater Noster con i presenti e li ha benedetti. Hanno compreso e hanno taciuto. Ma sono rimasti ancora a lungo in preghiera davanti alla residenza.
Il Papa era rientrato da poco da Guanajuato, dove aveva trascorso un pomeriggio scandito dagli incontri con le autorità e con i bambini. Nel palazzo del Conde Rul, tra l’altro, Benedetto XVI si è era soffermato a lungo con i familiari di alcune vittime della tragica violenza che sconvolge il Paese. Commovente il pianto della moglie di un poliziotto, ucciso di recente dai narcotrafficanti. Alcuni dei presenti avevano portato foto dei loro cari, che il Papa ha benedetto. L’eco di questo incontro è poi riecheggiata all’indomani nelle parole pronunciate dal Pontefice all’Angelus, quando ha rivolto di nuovo il suo pensiero a tutte le vittime delle violenze e in particolare del narcotraffico.
Altrettanto bello e commovente il momento dell’incontro con i bambini, sabato sera, a Guanajuato. Il Papa sembrava felice, così come era circondato dai bambini. E tanti altri erano giù in piazza con il naso all’insù per vederlo apparire al balcone. Forti le sue parole quando ha invitato tutti a «difendere e ad accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso». C’è, in questa esortazione, molto senso della sua visita in Messico, e non solo. C’è l’accorato appello a porre fine alla violenza, da qualunque parte essa provenga, perché certo non fa sorridere i bambini; c’è l’invito a sanare le controversie, vecchie e nuove, che sfaldano la società umana rendendola triste e buia per i bambini; c’è l’indicazione della carità come via della solidarietà perché nessun bambino abbia a soffrire per la fame o la malattia; c’è la rivendicazione del rispetto della dignità della persona, grande o piccola che sia, nata o in attesa di nascere perché tutti hanno diritto a sorridere alla vita; c’è, infine, il richiamo evangelico alla purezza dei bambini, i prediletti di Gesù, per riscoprire in senso dell’amore che deve governare il mondo se ancora si vuole tenere aperta la porta alla speranza.
E dunque quell’incontro fugace — è durato pochi momenti — e, per certi aspetti, inconsueto, ha segnato in modo indelebile questa tappa messicana del viaggio. Davanti a Benedetto XVI si è come concretizzato il futuro di un Paese che, come i suoi bambini, vuole e deve crescere.
E, in questa luce, più penetranti sono sembrate le parole dell’omelia della messa celebrata domenica mattina a León, nel Parco del Bicentenario, dove idealmente, accanto a quanti hanno trovato posto nello spazio limitato a disposizione, sono convenuti i milioni di fedeli che fanno dell’America Latina e dei Caraibi, il «continente della speranza». La televisione ha provveduto a radunare tutti ai piedi dello stesso altare per pregare insieme, nel giorno della festa più importante per ricordare la conquistata libertà. Per alcuni rimasta ancora solo sulla carta.
Di strada in effetti ne è stata fatta tanta, ma tanta ne resta ancora da fare. Il Papa è qui, in mezzo a loro, per indicare un cammino possibile. Un passaggio breve ma ai loro vescovi, ai vescovi del continente, Stati Uniti d’America e Canada compresi, ha affidato l’incarico di confermare e rafforzare la fede dei loro fedeli, quando, sul finire della giornata domenicale, li ha incontrati nella cattedrale di León per recitare insieme i vespri.
Si avvia dunque a conclusione la tappa messicana del ventitreesimo viaggio papale. Attraverso i titoli delle decine e decine di pagine dedicate all’avvenimento dai quotidiani nazionali, tornano alla mente le immagini e i momenti vissuti in queste indimenticabili settantadue ore trascorse in Messico.
Le persone innanzitutto. Dell’entusiasmo di questa gente si sa; della loro capacità di trasformare ogni cosa in occasione di festa altrettanto; del loro modo, originale, di esternare la loro gioia sono piene le cronache. Ma dalla loro capacità di non dare mai l’impressione di essere una folla anonima bensì eterogenea e perfettamente identificabile in ogni sfumatura etnica o in ogni particolarità di appartenenza a un gruppo, si resta sorpresi. Un cappellino uguale per tanti, una maglietta, uno striscione, una canzone e così ognuno parla in qualche modo di sé, si presenta. Per non parlare della gara che si è scatenata fra quanti sono riusciti a vedere più volte il Papa, a sfiorare la sua mano, a strappare una carezza per il proprio figlio, o anche semplicemente a toccare le persone che, per il loro lavoro, sono normalmente accanto al Pontefice.
E poi gli incontri o le celebrazioni. Di gran lunga più importante il momento della messa celebrata nello spazio attrezzato con una serie di padiglioni dove si conservano le testimonianze più significative della lotta nazionale messicana. È stato realizzato proprio per ricordare i duecento anni dell’indipendenza del Paese. Benedetto XVI è giunto in elicottero, dopo aver sorvolato la statua del Cristo re che svetta dal santuario sul vicino monte Cubilete. Qualche ora dopo, il Papa stesso — con accanto il cardinale Bertone, il nunzio Pierre, l’arcivescovo di León e il governatore di Guanajuato — ha attivato, spingendo un pulsante, il nuovo sistema di illuminazione del santuario.
Insieme al Pontefice, oltre agli ecclesiastici del seguito, hanno concelebrato più di 250 tra cardinali, arcivescovi e vescovi dell’America latina e dei Caraibi, degli Stati Uniti e del Canada. Oltre tremila i sacerdoti. L’altare, costruito su un palco imponente, era dominato dall’immagine della Vergine di Guadalupe, davanti alla quale Benedetto XVI ha pregato in silenzio appena conclusa la messa. Subito dopo ha benedetto statuine raffiguranti la Madonna e le ha donate a ciascuno dei vescovi rappresentanti le 91 diocesi messicane affinché ognuno di loro le porti con sé al rientro in diocesi, come dono e invocazione di grazia. Incredibili le manifestazioni di affetto riservate al Papa da migliaia di giovani che lo hanno atteso tutta la notte accampati nel parco accanto ai sacerdoti.
Una bella immagine di una Chiesa aperta al futuro. E così l’hanno presentata al Pontefice i vescovi dell’intero continente durante l’incontro pomeridiano in cattedrale a León. Il terreno è fertile, indubbiamente; ma il futuro è difficile da orientare. Anche il Papa, parlando con loro, non ha nascosto le numerose difficoltà che si prospettano. Certamente le grandi manifestazioni di pietà e di devozione popolare portate, soprattutto in questi giorni, sulle strade, parlano di un popolo fedele. Eppure le statistiche rivelano un lento ma progressivo avanzare del secolarismo; a volte si avverte la tentazione di cercare di adattare il messaggio cristiano a certe esigenze individualiste. C’è il rischio, insomma, di vedere travisati alcuni concetti fondamentali sul senso cristiano e sul reale significato della presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo. È su questo che Benedetto XVI ha chiesto ai vescovi di vigilare. Così come ha raccomandato impegno nel difendere la libertà di religione. Una raccomandazione questa, ribadita dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, durante la cena che ha offerto ai presuli e alle autorità a conclusione della serata.

(©L'Osservatore Romano 26-27 marzo 2012)


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 23:12
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

CERIMONIA DI CONGEDO DAL MESSICO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI GUANAJUATO, A LEÓN

Alle ore 8.10 il Santo Padre prende congedo dal Colegio Miraflores di León e si trasferisce in auto all’aeroporto internazionale di Guanajuato dove, alle 9 (le 17 ora di Roma), ha luogo la Cerimonia di congedo dal Messico, alla presenza del Presidente Federale, delle Autorità politiche e civili, di numerosi Vescovi del Paese e di un gruppo di fedeli.
Dopo il discorso del Presidente S.E. il Sig. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa, il Papa pronuncia le parole che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente,
Distinte autorità,
Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell'episcopato,
Amici messicani

La mia breve ma intensa visita in Messico giunge ora alla fine. Ma non è la fine del mio affetto e della mia vicinanza ad un Paese che porto nell’intimo di me stesso. Parto colmo di esperienze indimenticabili, come indimenticabili sono tante attenzioni e dimostrazioni di affetto ricevute.
Ringrazio per le cortesi parole che mi ha indirizzato il Signor Presidente, come pure per tutto quello che hanno fatto le Autorità per questo significativo Viaggio. E ringrazio con tutto il cuore quanti hanno facilitato o hanno collaborato affinché, sia negli aspetti importanti come nei più piccoli dettagli, gli eventi di queste giornate si siano svolti felicemente. Chiedo al Signore che tanti sforzi non siano stati vani, e che, con il suo aiuto, producano frutti abbondanti e duraturi nella vita di fede, speranza e carità di León e Guanajuato, del Messico e dei Paesi fratelli dell'America Latina e dei Caraibi.
Davanti alla fede in Gesù Cristo, che ho sentito vibrare nei cuori, e alla devozione affettuosa per la sua Madre - invocata qui con titoli tanto belli come quello di Guadalupe e della Luce - che ho visto riflessa nei volti, desidero ripetere con forza e chiarezza un invito al popolo messicano ad essere fedele a sé stesso e a non lasciarsi intimorire dalle forze del male, ad essere coraggioso e lavorare affinché la linfa delle sue radici cristiane faccia fiorire il suo presente ed il suo futuro. Sono stato anche testimone di segni di preoccupazione per diversi aspetti della vita in questo amato Paese, alcuni rilevati più di recente ed altri che provengono dal passato, e che continuano a causare tante lacerazioni. Li porto ugualmente con me, condividendo sia le gioie sia il dolore dei miei fratelli messicani, per metterli in preghiera ai piedi della Croce, nel cuore di Cristo, dal quale scaturiscono l'acqua ed il sangue redentori.
In queste circostanze, esorto ardentemente i cattolici messicani e tutti gli uomini e donne di buona volontà, a non cedere alla mentalità utilitarista, che finisce sempre col sacrificare i più deboli ed indifesi. Li invito ad un sforzo solidale che permetta alla società di rinnovarsi dalle sue fondamenta per realizzare una vita degna, giusta ed in pace per tutti. Per i cattolici, questo contributo al bene comune è anche un'esigenza di quella dimensione essenziale del Vangelo che è la promozione umana ed una espressione altissima della carità. Per questo la Chiesa esorta tutti i suoi fedeli ad essere anche buoni cittadini, coscienti della loro responsabilità di preoccuparsi per il bene degli altri, di tutti, sia nella sfera personale sia nei diversi settori della società.
Cari amici messicani, vi dico addio nel vero senso della bella espressione tradizionale ispanica: Rimanete con Dio! Sì, addio; sempre nell'amore di Cristo, nel quale tutti ci incontriamo e ci incontreremo. Che il Signore vi benedica e Maria Santissima vi protegga.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 23:12
Dal blog di Lella...

PAPA: PORTO IL MESSICO NEL MIO CUORE

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 26 mar.

La mia partenza dal Messico "non e' la fine del mio affetto e della mia vicinanza ad un Paese che porto nell'intimo di me stesso".
Benedetto XVI ha voluto assicurarlo partendo questa mattina da Leon - dopo aver sperimentao per tre giorni sperimento una accoglienza davvero entusiastica con milioni di persone che si accalcavano nelle strade per vederlo passare - "colmo di esperienze indimenticabili, come indimenticabili sono tante attenzioni e dimostrazioni di affetto ricevute".
Per tutto questo il Pontefice ha voluto ringraziare il presidente Felipe Calderon e tutte le autorita' che con il loro impegno hanno reso possibile il viaggio, auspicando "che tanti sforzi non siano stati vani, e che producano frutti abbondanti e duraturi nella vita di fede, speranza e carita' di Leon e Guanajuato, del Messico e dei Paesi fratelli dell'America Latina e dei Caraibi".

© Copyright (AGI)

PAPA: POPOLO MESSICO RESTI FEDELE ALLA SUA FEDE VIBRANTE

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 26 mar.

Benedetto XVI si e' congedato oggi dal Messico rivolgendo "con forza e chiarezza" un invito al popolo di questo grande Paese cattolico - dove pero' il potere e' stato a lungo nelle mani di gruppi laicisti di ispirazione massonica e che per questo ha visto appena un secolo fa la piu' cruenta persecuzione religiosa dell'America Latina - ad essere "fedele a se' stesso e a non lasciarsi intimorire dalle forze del male, ad essere coraggioso e lavorare affinche' la linfa delle sue radici cristiane faccia fiorire il suo presente ed il suo futuro".
Piagato dalla violenza dei narcotrafficanti (a Leon il Papa ha incontrato 8 familiari delle vittile delle loro azioni scellerate, ma a cadere sotto i loro colpi e' stato venti anni fa anche un cardinale, l'aricivescovo di Gadalaijara Posada O'Campos e per lui non e' ancora stata fatta giustizia) e sofferente per le difficili condizioni economiche di una parte assai vasta della sua popolazione, il Messico e' infatti un Paese dalle enormi potenzialita', come ha ripetuto piu' volte il Papa tedesco in questa straordinaria tre giorni.
E il suo vero patrimonio, lo ha sottolineato al momento del congedo, sono "la fede in Gesu' Cristo, che - ha detto nel discorso all'aeroporto di Leon - ho sentito vibrare nei cuori, e la devozione affettuosa per la sua Madre invocata qui con titoli tanto belli come quello di Guadalupe e della Luce".
E' necessario pero' che questo Paese proceda con ancora maggiore decisione sulla via del risetto dei diritti umani e della liberta'religiosa (che ha ricordato poche ore fa il cardinale Tarcisio Bertone, segratario di Stato, al presidente Felipe Calderon, non e' solo liberta' di culto).
In proposito il Pontefice ha parlato oggi di "segni di preoccupazione per diversi aspetti della vita in questo amato Paese, alcuni rilevati piu' di recente ed altri che provengono dal passato, e che continuano a causare tante lacerazioni". Per questo, ha spiegato, "esorto ardentemente i cattolici messicani e tutti gli uomini e donne di buona volonta', a non cedere alla mentalita' utilitarista, che finisce sempre col sacrificare i piu' deboli ed indifesi. Li invito - ha scandito - ad un sforzo solidale che permetta alla societa' di rinnovarsi dalle sue fondamenta per realizzare una vita degna, giusta ed in pace per tutti".
Secondo Benedetto XVI, in Messico come in tutte le situazioni "per i cattolici, questo
contributo al bene comune e' anche un'esigenza di quella dimensione essenziale del Vangelo che e' la promozione umana ed una espressione altissima della carita'". Ed infatti, ha ricordato il Pontefice, "la Chiesa esorta tutti i suoi fedeli ad essere anche buoni cittadini, coscienti della loro responsabilita' di preoccuparsi per il bene degli altri, di tutti, sia nella sfera personale sia nei diversi settori della societa'".
"Cari amici messicani - ha poi salutato l'85enne Joseph Ratzinger non nascondendo la propria commozione - vi dico 'Adios! nel vero senso della bella espressione tradizionale ispanica: Rimanete con Dio, cioe' sempre nell'amore di Cristo, nel quale tutti ci incontriamo e ci incontreremo".
"Il Messico e i messicani - ha concluso - li portero' sempre nel cuore condividendo sia le gioie sia il dolore di questo popolo, per metterli in preghiera ai piedi della Croce, nel cuore di Cristo, dal quale scaturiscono l'acqua ed il sangue redentori".

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Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 23:26
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

CERIMONIA DI BENVENUTO A CUBA

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente,
Signori Cardinali e Fratelli nell’Episcopato,
Eccellentissime Autorità,
Membri del Corpo Diplomatico,
Signori e Signore,
Cari amici cubani!

La ringrazio, Signor Presidente, per la sua accoglienza e le sue cortesi parole di benvenuto, con le quali ha voluto trasmettere anche i sentimenti di rispetto da parte del governo e del popolo cubano verso il Successore di Pietro.

Saluto le Autorità che ci accompagnano, come pure i Membri del Corpo diplomatico qui presenti. Rivolgo un cordiale saluto all’Arcivescovo di Santiago di Cuba e Presidente de la Conferenza Episcopale, Mons Dionisio Guillermo García Ibáñez, all’Arcivescovo de La Habana, il Signor Cardinale Jaime Ortega y Alamino, e agli altri Fratelli Vescovi di Cuba, ai quali manifesto tutta la mia vicinanza spirituale. Saluto, infine, con tutto l’affetto del mio cuore, i fedeli della Chiesa cattolica in Cuba, i cari abitanti di questa bella isola e tutti i cubani, lì dove si trovano. Vi tengo sempre molto presenti nel mio cuore e nella mia preghiera e ancora di più nei giorni nei quali si avvicinava il momento tanto desiderato di visitarvi e che, grazie alla bontà divina, ho potuto realizzare.
Nel venire tra voi, non posso tralasciare il ricordo della storica visita a Cuba del mio Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, che ha lasciato una traccia indelebile nell’animo dei cubani. Per molti, credenti e non, il suo esempio e i suoi insegnamenti costituiscono una guida luminosa che li orienta sia nella vita personale sia nella realizzazione pubblica del servizio al bene comune della Nazione. In effetti, il suo passaggio nell’isola fu come una brezza soave di aria fresca che diede nuovo vigore alla Chiesa in Cuba, destando in molti una rinnovata coscienza dell’importanza della fede, incoraggiando ad aprire i cuori a Cristo, e, nello stesso tempo, illuminò la speranza e stimolò il desiderio di lavorare con audacia per un futuro migliore. Uno dei frutti importanti di quella visita fu l’inaugurazione di una nuova fase nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato cubano, con uno spirito di maggiore collaborazione e fiducia, benché rimangano ancora molti aspetti nei quali si può e si deve avanzare, specialmente per quanto si riferisce al contributo imprescindibile che la religione è chiamata a svolgere nell’ambito pubblico della società.

Sono vivamente lieto di unirmi alla vostra gioia a motivo della celebrazione del quattrocentesimo anniversario della scoperta dell’immagine benedetta della Vergine della Carità del “Cobre”. La sua singolare figura è stata, fin dall’inizio, molto presente sia nella vita personale dei cubani sia nei grandi avvenimenti del Paese, in modo speciale durante la sua indipendenza, essendo da tutti venerata come vera madre del popolo cubano.

La devozione a «la Virgen Mambisa» ha sostenuto la fede e ha incoraggiato la difesa e la promozione di ciò che rende degna la condizione umana e dei suoi diritti fondamentali, e continua a farlo anche oggi con più forza, dando così testimonianza visibile della fecondità della predicazione del Vangelo in queste terre, e delle profonde radici cristiane che danno vita all’identità più profonda dell’animo cubano. Seguendo la scia di tanti pellegrini nel corso di questi secoli, anch’io desidero recarmi a “El Cobre” a prostrarmi ai piedi della Madre di Dio, per ringraziarla dei suoi interventi in favore di tutti i suoi figli cubani e chiedere la sua intercessione, affinché guidi i percorsi di questa amata Nazione sui sentieri della giustizia, della pace, della libertà e della riconciliazione.

Vengo a Cuba come Pellegrino della carità, per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza, che nasce dalla presenza dell’amore di Dio nelle nostre vite. Porto nel mio cuore le giuste aspirazioni e i legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino, le loro sofferenze e gioie, le loro preoccupazioni e gli aneliti più nobili, in modo speciale dei giovani e degli anziani, degli adolescenti e dei bambini, degli infermi e dei lavoratori, dei detenuti e dei loro familiari, così come dei poveri e bisognosi.

Molte parti del mondo vivono oggi un momento di particolare difficoltà economica, che non pochi concordano nel situare in una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l’uomo senza valori e indifeso di fronte all’ambizione e all’egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie. Non si può proseguire a lungo nella stessa direzione culturale e morale che ha causato la dolorosa situazione che tanti sperimentano. Al contrario, il vero progresso necessita di un’etica che collochi al centro la persona umana e tenga conto delle sue esigenze più autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa. Per questo, nel cuore e nella mente di molti, si fa strada sempre di più la certezza che la rigenerazione delle società e del mondo richiede uomini retti e di ferme convinzioni morali e alti valori di fondo che non siano manipolabili da interessi limitati, e che rispondano alla natura immutabile e trascendente dell’essere umano.
Cari amici, sono convinto che Cuba, in questo momento così importante della sua storia, sta guardando già al domani, e per questo si sforza di rinnovare e ampliare i suoi orizzonti; a ciò coopererà quell’immenso patrimonio di valori spirituali e morali che hanno plasmato la sua identità più genuina, e che si trovano scolpiti nell’opera e nella vita di molti insigni padri della patria, come il Beato José Olallo y Valdés, il Servo di Dio Félix Varela o l’insigne José Martí. La Chiesa, da parte sua, ha saputo contribuire con impegno alla promozione di tali valori mediante la sua generosa e instancabile missione pastorale, e rinnova i suoi propositi di continuare a lavorare senza tregua per servire meglio tutti i cubani.
Prego il Signore che benedica con abbondanza questa terra e i suoi figli, in particolare quelli che si sentono svantaggiati, gli emarginati e quanti soffrono nel corpo e nello spirito, affinché, per intercessione della Nostra Signora della Carità del Cobre, conceda a tutti un futuro pieno di speranza, di solidarietà e di concordia. Molte grazie.

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Paparatzifan
00lunedì 26 marzo 2012 23:28
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PAPA A CUBA: RAUL CASTRO CONTRO EMBARGO

Salvatore Izzo

(AGI) - Santiago de Cuba, 26 mar.

L'embargo "economico, politico e mediatico" degli Stati Uniti, contro il quale hanno tuonato sia Giovanni Paolo II nel 1998 che Benedetto XVI nei giorni scorsi, e' stato denunciato oggi da Raul Castro nel discorso di benvenuto a Papa Ratzinger.
Tra la Chiesa e il governo cubano ci sono "buone relazioni", ha detto ricordando che la crisi economica globale "ha una dimensione morale". "Su questo e su altri temi - ha rilevato rivolto al Pontefice - abbiamo una coincidenza con le sue".

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PAPA A CUBA: TRAGUARDO LIBERTA' ANCORA NON RAGGIUNTO

Salvatore Izzo

(AGI) - Santiago de Cuba, 26 mar.

Iniziata per Benedetto XVI con la visita di Giovanni Paolo II nel 1998, la nuova fase della storia di Cuba e' una realta', "benche' - ha scandito nel discorso all'aeroporto di Santiago de Cuba - rimangano ancora molti aspetti nei quali si puo' e si deve avanzare, specialmente per quanto si riferisce al contributo imprescindibile che la religione e' chiamata a svolgere nell'ambito pubblico della societa'".

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PAPA A CUBA: VOGLIO RENDERE OMAGGIO ALLA VERGINE DEL COBRE

Salvatore Izzo

(AGI) - Santiago de Cuba, 26 mar.

Il primo atto della visita di Benedetto XVI a Cuba sara' il pellegrinaggio che compira' tra due ore al Santuario simbolo della cattolicita' dell'Isola, qulo della Vergine del Cobre. "Sono vivamente lieto - ha detto nel discorso all'aeroporto internazionale di Santiago de Cuba - di unirmi alla vostra gioia a motivo della celebrazione del quattrocentesimo anniversario della scoperta dell'immagine benedetta della Vergine della Carita' del Cobre". "La sua singolare figura - ha ricordato il Papa - è stata, fin dall'inizio, molto presente sia nella vita personale dei cubani sia nei grandi avvenimenti del Paese, in modo speciale durante la sua indipendenza, essendo da tutti venerata come vera madre del popolo cubano".
Il Pontefice ha poi rilevato che "la devozione a la Virgen Mambisaha sostenuto la fede e ha incoraggiato la difesa e la promozione di cio' che rende degna la condizione umana e dei suoi diritti fondamentali, e continua a farlo anche oggi con piu' forza, dando cosi' testimonianza visibile della fecondita' della predicazione del Vangelo in queste terre, e delle profonde radici cristiane che danno vita all'identita' piu' profonda dell'animo cubano". "Seguendo la scia di tanti pellegrini nel corso di questi secoli, anch'io desidero recarmi a 'El Cobre' - ha concluso - a prostrarmi ai piedi della Madre di Dio, per ringraziarla dei suoi interventi in favore di tutti i suoi figli cubani e chiedere la sua intercessione, affinché guidi i percorsi di questa amata Nazione sui sentieri della giustizia, della pace, della liberta' e della riconciliazione".

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PAPA A CUBA: SONO PELLEGRINO DI CARITA' PER INCORAGGIARE SPERANZA

Salvatore Izzo

(AGI) - Santaigo de Cuba, 26 mar.

"Arrivo a Cuba come pellegrino della carita', per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza, che nasce dalla presenza dell'amore di Dio nelle nostre vite". Con queste parole Benedetto XVI si e' rivolto al presidente Rasul Castro e alle altre autorita' che lo hanno accolto all'aeroporto internazionale di Santaiago de Cuba. "Saluto con tutto l'affetto del mio cuore, i fedeli della Chiesa cattolica in Cuba, i cari abitanti di questa bella isola e tutti i cubani, li' dove si trovano", ha detto includendo cioe' nel suo abbraccio anche gli esuli. "Vi tengo sempre molto presenti - ha assicurato - nel mio cuore e nella mia preghiera e ancora di piu' nei giorni nei quali si avvicinava il momento tanto desiderato di visitarvi e che, grazie alla bonta' divina, ho potuto realizzare".

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PAPA A CUBA: VISITA GIOVANNI PAOLO II ILLUMINO' LA SPERANZA

Salvatore Izzo

(AGI) - Santiago de Cuba, 26 mar.

La visita di Giovanni Paolo II nel 1998 "fu come una brezza soave di aria fresca che diede nuovo vigore alla Chiesa in Cuba, destando in molti una rinnovata coscienza dell'importanza della fede, incoraggiando ad aprire i cuori a Cristo, e, nello stesso tempo, illumino' la speranza e stimolo' il desiderio di lavorare con audacia per un futuro migliore". Lo ha detto Papa Ratzinger nel discorso di saluto al presidente Raul Castro e alle altre autorita'. "Uno dei frutti importanti di quella visita - ha rilevato - fu l'inaugurazione di una nuova fase nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato cubano, con uno spirito di maggiore collaborazione e fiducia". "
Nel venire tra voi, non posso tralasciare - ha spiegato Benedetto XVI - il ricordo della storica visita a Cuba del mio predecessore, che ha lasciato una traccia indelebile nell’animo dei cubani. Per molti, credenti e non, il suo esempio e i suoi insegnamenti costituiscono una guida luminosa che li orienta sia nella vita personale sia nella realizzazione pubblica del servizio al bene comune della Nazione".

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PAPA A CUBA: APPOGGIO LEGITTIMI DESIDERI CUBANI IN PATRIA E FUORI

Salvatore Izzo

(AGI) - Santiago de Cuba, 26 mar.

Benedetto XVI appoggia "le giuste aspirazioni e i legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino, le loro sofferenze e gioie, le loro preoccupazioni e gli aneliti piu' nobili". Lo ha detto lo stesso Pontefice al presidente Raul Castro e alle altre autorita' presenti all'aeroporto internazionale di Santiago de Cuba, sottolineando che tali aspirazioni egli le "porta nel cuore" e "in modo speciale" fa sue "quelle dei giovani e degli anziani, degli adolescenti e dei bambini, degli infermi e dei lavoratori, dei detenuti e dei loro familiari, cosi' come dei poveri e bisognosi". Appare molto significativa l'inclusione degli esuli cubani (molti sono rientrati da Miami per la visita del Papa) tra i titolari di "legittimi desideri", dato che essi fuggirono da Cuba in cerca di una liberta' che il regime castrista gli negava.

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PAPA A CUBA: ANCHE IL CAPITALISMO HA FALLITO

Salvatore Izzo

(AGI) - Santiago de Cuba, 26 mar.

Il fallimento del comunismo e' testimoniato a Cuba dalle difficolta' dei suoi abitanti ma la crisi economica mostra che anche il capitalismo ha prodotto bei guasti. E Papa Ratzinger, al suo arrivo sull'Isola, ha voluto ricordarlo fin dal primo discorso. "Molte parti del mondo - ha detto infatti all'aeroporto internazionale di Santiago de Cuba, dove e' stato accolto da Raul Castro - vivono oggi un momento di particolare difficolta' economica, che non pochi concordano nel situare in una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l'uomo senza valori e indifeso di fronte all'ambizione e all'egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie".
Secondo il Papa, "non si puo' proseguire a lungo nella stessa direzione culturale e morale che ha causato la dolorosa situazione che tanti sperimentano". "Al contrario, il vero progresso - ha aggiunto, parlando, come si dice, 'a suocera perche' nuora intenda' - necessita di un'etica che collochi al centro la persona a cio' cooperera' umana e tenga conto delle sue esigenze piu' autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa".
"Per questo - ha concluso - nel cuore e nella mente di molti, si fa strada sempre di piu' la certezza che la rigenerazione delle societa' e del mondo richiede uomini retti e di ferme convinzioni morali e alti valori di fondo che non siano manipolabili da interessi limitati, e che rispondano alla natura immutabile e trascendente dell'essere umano".

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PAPA A CUBA: IL PAESE GUARDI AL DOMANI AMPLIANDO I SUOI ORIZZONTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Santiago de Cuba, 26 mar.

"In questo momento cosi' importante della sua storia, Cuba sta guardando gia' al domani, e per questo si sforza di rinnovare e ampliare i suoi orizzonti". Lo ha affermato il Papa nel discorso di saluto a Raul Castro e alle altre autorita' civili che lo hanno accolto all'aeroporto internazionale di Santiago de Cuba, richiamando "quell'immenso patrimonio di valori spirituali e morali che hanno plasmato la sua identita' piu' genuina" che - ha scandito - a cio' potra' cooperare". Benedetto XVI ha poi citato alcune personalita' cubane, nella cui opera e vita tali valori "si trovano scolpiti" e tra gli "insigni padri della patria" ha nominato due cattolici, il beato Jose' Olallo y Valdes, il servo di Dio Felix Varela, un fatenefratello, inseme con "l'insigne Jose' Marti'", militante contro l'occupazione spagnola di Cuba di fine '800, alla cui figura si e' richiamata la rivoluzione castrista.
"La Chiesa, da parte sua, ha saputo contribuire con impegno alla promozione di tali valori mediante la sua generosa e instancabile missione pastorale, e rinnova i suoi propositi di continuare a lavorare senza tregua per servire meglio tutti i cubani", ha aggiunto il Pontefice assicurando di pregare il Signore affinche' "benedica con abbondanza questa terra e i suoi figli, in particolare quelli che si sentono svantaggiati, gli emarginati e quanti soffrono nel corpo e nello spirito, e, per intercessione della Nostra Signora della Carita' del Cobre, conceda a tutti un futuro pieno di speranza, di solidarieta' e di concordia".

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Paparatzifan
00martedì 27 marzo 2012 16:15
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

SALUTO AI FEDELI RADUNATI DAVANTI AL COLÉGIO MIRAFLORES DI LEÓN IN MESSICO (DOMENICA 25 MARZO 2012)

Nella serata di ieri, domenica 25 marzo, dopo il Suo rientro al Colégio Miraflores al termine della recita dei Vespri nella Cattedrale di León, il Santo Padre Benedetto XVI è stato richiamato con canti e balli da un folto gruppo di Mariachi, i tradizionali musicisti messicani. Il Papa è quindi uscito dalla residenza per salutare e ringraziare i fedeli ed ha improvvisato per loro le seguenti parole:

PAROLE DEL SANTO PADRE

Queridos amigos, muchísimas gracias [Cari amici, grazie moltissimo] per questo entusiasmo. Sono molto felice di essere con voi. Ho fatto tanti viaggi, ma mai sono stato ricevuto con tanto entusiasmo. Porterò con me, nel mio cuore, l’impressione di questi giorni. Il Messico sarà sempre nel mio cuore. Posso dire che già da anni prego ogni giorno per il Messico, ma in futuro pregherò ancora, molto di più. Adesso, posso capire perché Papa Giovanni Paolo II ha detto: «Io mi sento un Papa messicano!».

Cari amici, anche se sono felicissimo di questo incontro, perdonatemi se mi ritiro perché domani sarà un giorno esigente. Concludo questa giornata con la mia benedizione: Vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. Buenas noches! [Buona notte!]

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Paparatzifan
00martedì 27 marzo 2012 16:51
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Cuba, folla oceanica per il Papa

Trambusti a inizio messa, forse incontro con Fidel Castro

Questa notte a Cuba papa Benedetto XVI ha celebrato la prima messa della sua visita di due giorni nell’isola caraibica.
Il Santo Padre «è rimasto sorpreso dal numero di persone che lo aspettavano qui a Cuba». Lo ha detto, in un briefing con la stampa, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, che ha confermato in «200 mila o più. il numero di persone che hanno assistito alla messa nella Plaza Maceo di Santiago de Cuba. «Il Papa sta bene - ha poi aggiunto Lombardi -. In Messico stava benissimo, in gran forma. Oggi alla messa è apparso un pò stanco a causa del viaggio, ma comunque in buona salute».

Grida contro il comunismo

Un piccolo incidente ha brevemente segnato l'inizio della cerimonia, cui assisteva anche il presidente Raul Castro. Un uomo ha cercato di avvicinarsi al palco dell'altare gridando slogan contro il comunismo e per la libertà. Poi il piccolo trambusto è in breve rientrato con l'inizio della celebrazione.
Dell'episodio ha parlato anche il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in un briefing con la stampa, sottolineando che il tutto «è durato un minuto o due, è terminato rapidamente».
A proposito della possibilità di manifestazioni di oppositori e dissidenti durante la visita del Papa, Lombardi ha commentato che «ognuno ha diritto di manifestare la propria opinione, un'altra cosa è disturbare le celebrazioni religiose».

Nessun incontro con Chavez

Padre Federico Lombardi, ha poi smentito le voci secondo cui il presidente venezuelano Hugo Chavez, che in questi giorni è a Cuba per sottoporsi a radioterapia, avrebbe chiesto un incontro speciale con il Papa.
«Non è la verità - ha detto Lombardi in un briefing con la stampa -. La situazione è sempre la stessa: al seguito papale non è arrivata nessuna richiesta specifica per un'udienza personale del presidente Chavez col Papa». «Se poi Chavez vorrà partecipare alla messa - ha aggiunto il portavoce vaticano - è libero di farlo».

Castro? Forse

Quella dell'incontro di Benedetto XVI con Fidel Castro «è una possibilità, perché il Papa è disposto a questo». Lo ha ribadito il direttore della sala stampa vaticana. «Al momento - ha aggiunto - non c'è informazione preciso se ci sarà e quando. Il viaggio, comunque, dura ancora fino a mercoledì».

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Paparatzifan
00martedì 27 marzo 2012 16:53
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

Santa Messa in occasione del 400° anniversario del ritrovamento della Virgen de la Caridad del Cobre, Piazza Antonio Maceo

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Rendo grazie a Dio che mi ha permesso di venire tra voi e realizzare questo viaggio così desiderato. Saluto Mons. Dionisio García Ibáñez, Arcivescovo di Santiago di Cuba, ringraziandolo per le sue cortesi parole di accoglienza a nome di tutti; saluto, allo stesso tempo, i Vescovi cubani e quelli venuti da altri luoghi, come pure i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi e i fedeli laici presenti a questa celebrazione. Non posso dimenticare quanti non hanno potuto essere qui per malattia, età o altre ragioni. Saluto inoltre le autorità che hanno voluto gentilmente accompagnarci.

Questa Santa Messa, che ho la gioia di presiedere per la prima volta nella mia Visita pastorale a questo Paese, si inserisce nel contesto dell’anno giubilare mariano, convocato per onorare la Vergine della Carità del Cobre, Patrona di Cuba, nel quattrocentesimo anniversario della scoperta e presenza della sua venerata immagine in queste terre benedette. Non ignoro il sacrificio e la dedizione con cui è stato preparato questo giubileo, specialmente nell’aspetto spirituale. Mi ha riempito di emozione conoscere il fervore con il quale Maria è stata salutata e invocata da tanti cubani, nella sua peregrinazione per tutti gli angoli e i luoghi dell’Isola.

Questi eventi importanti della Chiesa in Cuba vengono illuminati con inusitato splendore dalla festa che oggi celebra la Chiesa universale: l’Annunciazione del Signore alla Vergine Maria. In effetti, l’Incarnazione del Figlio di Dio è il Mistero centrale della fede cristiana, e in esso Maria occupa un posto di prim’ordine. Però, qual è il significato di questo Mistero? E qual è l’importanza che ha per la nostra vita concreta?
Vediamo anzitutto cosa significa l’Incarnazione. Nel Vangelo di san Luca abbiamo ascoltato le parole dell’angelo a Maria: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). In Maria, il Figlio di Dio si fa uomo, si compie così la profezia di Isaia: «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7,14). Sì, Gesù, il Verbo fatto carne, è il Dio-con-noi, che è venuto ad abitare tra noi e a condividere la nostra stessa condizione umana. L’apostolo san Giovanni lo esprime nel modo seguente: «E il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). L’espressione «si fece carne» indica la realtà umana più concreta e tangibile. In Cristo, Dio è venuto realmente nel mondo, è entrato nella nostra storia, ha posto la sua dimora in mezzo a noi, adempiendo così l’intima aspirazione dell’essere umano che il mondo sia realmente una casa per l’uomo. Al contrario, quando Dio è estromesso, il mondo si trasforma in un luogo inospitale per l’uomo, frustrando, nello stesso tempo, la vera vocazione della creazione di essere lo spazio per l’alleanza, per il «sì» dell’amore tra Dio e l’umanità che gli risponde. Così ha fatto Maria, come primizia dei credenti, con il suo «sì» al Signore, senza riserve.
Per questo, contemplando il Mistero dell’Incarnazione non possiamo tralasciare di rivolgere i nostri occhi a Lei, per riempirci di stupore, di gratitudine e d’amore al vedere come il nostro Dio, entrando nel mondo, ha voluto fare affidamento sul consenso libero di una sua creatura. Solo quando la Vergine ha risposto all’angelo: «Ecco sono la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38), a partire da quel momento, il Verbo eterno del Padre iniziò la sua esistenza umana nel tempo. E’ commovente vedere come Dio non solo rispetta la libertà umana, ma sembra averne bisogno. E vediamo anche come l’inizio dell’esistenza terrena del Figlio di Dio è segnato da un doppio «sì» alla volontà salvifica del Padre: quello di Cristo e quello di Maria. Questa obbedienza a Dio è quella che apre le porte del mondo alla verità, alla salvezza. In effetti, Dio ci ha creati come frutto del suo amore infinito; per questo, vivere secondo la sua volontà è il cammino per trovare la nostra autentica identità, la verità del nostro essere, mentre allontanarsi da Dio ci allontana da noi stessi e ci precipita nel vuoto. L’obbedienza nella fede è la vera libertà, l’autentica redenzione, che ci permette di unirci all’amore di Gesù nel suo sforzo di conformarsi alla volontà del Padre. La redenzione è sempre questo processo di condurre la volontà umana alla piena comunione con la volontà divina (cfr Lectio divina con i seminaristi di Roma, 18 febbraio 2010).

Cari fratelli, oggi lodiamo la Vergine Santissima per la sua fede e con Santa Elisabetta le diciamo anche noi: «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). Come dice Sant’Agostino, Maria concepì Cristo prima nel suo cuore con la fede, che fisicamente nel suo grembo; Maria credette e si compì in Lei ciò che credeva (cfr Sermo 215, 4: PL 38,1074). Preghiamo il Signore che aumenti la nostra fede, che la renda attiva e feconda nell’amore. Chiediamogli di essere capaci, come Lei, di accogliere nel nostro cuore la Parola di Dio e praticarla con docilità e costanza.

La Vergine Maria, per il suo ruolo insostituibile nel Mistero di Cristo, rappresenta l’immagine e il modello della Chiesa. Anche la Chiesa, come fece la Madre di Cristo, è chiamata ad accogliere in sé il Mistero di Dio che viene ad abitare in essa. Cari fratelli, so con quanto sforzo, audacia e abnegazione lavorate ogni giorno affinché, nelle circostanze concrete del vostro Paese, e in questo momento storico, la Chiesa rifletta sempre più il suo vero volto come luogo nel quale Dio si avvicina e incontra gli uomini.

La Chiesa, corpo vivo di Cristo, ha la missione di prolungare sulla terra la presenza salvifica di Dio, di aprire il mondo a qualcosa di più grande di se stesso, all’amore e alla luce di Dio. Vale la pena, cari fratelli, dedicare tutta la vita a Cristo, crescere ogni giorno nella sua amicizia e sentirsi chiamati ad annunciare la bellezza e la bontà della propria vita a tutti gli uomini, nostri fratelli.

Vi incoraggio nel vostro compito di seminare il mondo con la parola di Dio e di offrire a tutti l’alimento vero del corpo di Cristo. Nell’approssimarsi della Pasqua, decidiamoci senza timori né complessi a seguire Gesú nel suo cammino verso la croce. Accettiamo con pazienza e fede qualsiasi contrarietà o afflizione, con la convinzione che, nella sua risurrezione, Egli ha sconfitto il potere del male che tutto oscura e ha fatto germogliare un mondo nuovo, il mondo di Dio, della luce, della verità e della gioia. Il Signore non smetterà di benedire con frutti abbondanti la generosità del vostro impegno.

Il Mistero dell’Incarnazione, nel quale Dio si fa vicino a noi, ci mostra anche la dignità incomparabile di ogni vita umana. Per questo, nel suo progetto di amore, fin dalla creazione, Dio ha affidato alla famiglia fondata sul matrimonio l’altissima missione di essere cellula fondamentale della società e vera Chiesa domestica. Con questa certezza, voi, cari sposi, dovete essere, in modo speciale per i vostri figli, segno reale e visibile dell’amore di Cristo per la Chiesa. Cuba necessita della testimonianza della vostra fedeltà, della vostra unità, della vostra capacità di accogliere la vita umana, specialmente la più indifesa e bisognosa.

Cari fratelli, davanti allo sguardo della Vergine della Carità del Cobre, desidero fare un appello perché diate nuovo vigore alla vostra fede, viviate di Cristo e per Cristo, e, con le armi della pace, del perdono e della comprensione, vi impegnate a costruire una società aperta e rinnovata, una società migliore, più degna dell’uomo, che rifletta maggiormente la bontà di Dio. Amen.

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Paparatzifan
00martedì 27 marzo 2012 16:58
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Padre Lombardi: Chiesa viva nella società cubana, ma c’è ancora un cammino da fare

Il Papa è rimasto sorpreso dal numero di persone che lo hanno accolto a Cuba: un vero e proprio bagno di folla che lo ha seguito lungo il tragitto di circa 10 chilometri che lo ha portato dall’aeroporto all’arcivescovado di Santiago di Cuba. Lo ha riferito padre Federico Lombardi, in un briefing per i giornalisti. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha anche detto che un incontro di Benedetto XVI con l’ex leader cubano Fidel Castro è possibile. Ma sull’accoglienza del Papa nell’isola caraibica, ascoltiamo padre Lombardi al microfono di Luca Collodi:

R. - Si vede che l’attesa era molto viva, perché abbiamo visto tantissime persone che sono venute ad aspettare il Papa, con molta gioia e con molto ascolto. La circostanza qui è molto bella, perché è l’anno giubilare della Virgen de la Caridad del Cobre, che è un po’ la madre spirituale dei cubani, da loro tanto amata e venerata. Il fatto che il Papa sia venuto a venerarla insieme a loro, naturalmente tocca il loro cuore. Il Papa può però fare molti discorsi che riguardano la vita della Chiesa in questa isola: una Chiesa che viene da situazioni difficili e che sta, in un certo senso, rinascendo con una testimonianza molto pura e molto vivace di carità e di presenza attiva e umile nella vita della sua gente e una vicinanza anche ad un popolo che cerca e che spera, che vive situazioni difficili, ma che spera di avere un futuro, un futuro migliore, in quella prospettiva che Giovanni Paolo II aveva saputo annunciare così bene ed efficacemente quando diceva che Cuba si apre al mondo e che il mondo si apra a Cuba: parole che rimangono di perfetta attualità anche oggi.

D. - Cuba sembra in qualche modo riscoprire la fede, anche grazie al Giubileo mariano: un percorso che porta ad una riconciliazione del Paese…

R. - Questo è quello che si spera, è quello che il Papa vuole annunciare e che vuole proporre come una via di pace e anche di costruzione di una società riappacificata e capace di guardare in avanti, con nuovo entusiasmo. Bisogna, però, farlo: non basta dirlo e quindi il Papa sa bene che lancia dei messaggi, che poi devono essere messi in pratica dalle persone che lo ascoltano, dalla Chiesa che lo ascolta e anche dalle persone di buona volontà che vogliono ascoltarlo.

D. - In questo cammino la Chiesa locale è molto attiva…

R. - Sì, la Chiesa locale di Cuba da parte di coloro che la conoscono viene descritta come una Chiesa vivace e come una Chiesa che può dare un contributo importante alla situazione del suo popolo, che è un popolo che ha bisogno anche di speranza e che viene da una situazione in cui anche l’ideologia marxista lo ha privato di valori spirituali che facevano parte della sua tradizione e che, quindi, deve rivivificare un po’ la sua radice spirituale. La Chiesa si manifesta vitale e si manifesta anche un’istituzione che si merita il rispetto e che quindi è capace anche di interloquire con le autorità della società cubana, come probabilmente nessun’altra istituzione oggi è in grado di fare. Questa è una grande responsabilità, ma anche - speriamo - un bellissimo contributo che la Chiesa può dare.

D. - Il dialogo tra Chiesa e Stato fa anche ben sperare per gli sviluppi futuri della società cubana …

R. - Certamente, il rapporto tra Chiesa e Stato, il fatto dei buoni rapporti tra la Santa Sede e lo Stato cubano, questi buoni rapporti - diciamo - facilitano o vogliono aiutare ed essere al servizio dei buoni rapporti tra la Chiesa locale e la società in cui vive e le autorità della nazione, perché poi la Chiesa vive nei diversi luoghi e lì c’è la concretezza quotidiana del suo operare. Quindi i buoni rapporti tra la Santa Sede e Cuba sono al servizio di questa presenza viva, umile ma costruttiva, della Chiesa locale. Questa certamente è una bella realtà. Bisogna, però, che si possa sviluppare. Il Papa vuole anche contribuire a questo dicendo che si è fatto un cammino in questi anni, ma c’è ancora un ulteriore cammino da fare, tante cose che si possono migliorare per dare anche alla Chiesa più spazi di attività, per esempio in campo educativo, in campo comunicativo, in campo sanitario….

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