Viaggio apostolico in Libano...

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Paparatzifan
00venerdì 16 marzo 2012 22:09

PAPA: VISITA IN LIBANO DAL 14 AL 16 SETTEMBRE

(AGI) - CdV, 16 mar. - Benedetto XVI compira' una visita pastorale in Libano dal 14 al 16 settembre. Lo annuncia "I media", agenzia francofona di informazione religiosa, che cita quale fonte della notizia il patriarca di Antiochia dei Siri Gregorio II Laham. (AGI)


Paparatzifan
00martedì 3 luglio 2012 22:49
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN LIBANO IN OCCASIONE DELLA FIRMA E DELLA PUBBLICAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI (14-16 SETTEMBRE 2012) - PROGRAMMA , 03.07.2012

Roma

09.30

Partenza in aereo dall’Aeroporto di Roma/Ciampino per Beirut.

Beirut

13.45

CERIMONIA DI BENVENUTO nell’Aeroporto Internazionale Rafiq Hariri di Beirut. Discorso del Santo Padre.

Harissa

18.00

Visita alla Basilica di St Paul ad Harissa e FIRMA DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE. Discorso del Santo Padre.

Sabato, 15 settembre 2012

08.00

Santa Messa in privato

Baabda

10.00

VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. Incontro privato con il Presidente della Repubblica, Incontro privato con il Presidente del Parlamento, Incontro privato con il Presidente del Consiglio dei Ministri nel Salone degli Ambasciatori del Palazzo Presidenziale di Baabda.

10.50

INCONTRO CON I CAPI DELLE COMUNITÀ RELIGIOSE MUSULMANE nel Salone degli Ambasciatori del Palazzo Presidenziale di Baabda.

11.15

INCONTRO CON I MEMBRI DEL GOVERNO, DELLE ISTITUZIONI DELLA REPUBBLICA, CON IL CORPO DIPLOMATICO, I CAPI RELIGIOSI E RAPPRESENTANTI DEL MONDO DELLA CULTURA nel Salone 25 maggio del Palazzo Presidenziale di Baabda. Discorso del Santo Padre.

Bzommar

13.30

Pranzo con i Patriarchi e i Vescovi del Libano, con i Membri del Consiglio Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi e con il Seguito Papale nel Refettorio del Patriarcato Armeno cattolico di Bzommar.

Bkerké

18.00

INCONTRO CON I GIOVANI nel piazzale antistante il Patriarcato maronita di Bkerké. Discorso del Santo Padre.

Domenica, 16 settembre 2012

Beirut

10.00

SANTA MESSA e consegna dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale per il Medio Oriente al Beirut City Center Waterfront. Omelia del Santo Padre.

RECITA DELL’ANGELUS DOMINI. Parole del Santo Padre.

Harissa

13.20

Pranzo con il Seguito Papale nella Nunziatura Apostolica a Harissa.

16.50

Congedo dalla Nunziatura Apostolica a Harissa.

Charfet

17.15

INCONTRO ECUMENICO nel Salone d’onore del Patriarcato Siro cattolico di Charfet.

Beirut

18.30

CERIMONIA DI CONGEDO nell’Aeroporto Internazionale Rafiq Hariri di Beirut. Discorso del Santo Padre.

19.00

Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale Rafiq Hariri di Beirut per Roma.

Roma

21.40

Arrivo all’Aeroporto di Roma/Ciampino.

Fuso orario

Roma: + 2 UTC
Beirut: + 3 UTC

Bollettino Ufficiale Santa Sede


Paparatzifan
00martedì 3 luglio 2012 23:01
Dal blog di Lella...

PAPA: 7 DISCORSI IN LIBANO, IL PIU' ATTESO A TUTTI I LEADER


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 3 lug.


Benedetto XVI incontrera' in Libano i capi delle comunita' religiose musulmane e subito dopo rivolgera' un importante discorso ai membri del governo, delle istituzioni della Repubblica, il corpo diplomatico, i capi religiosi e i rappresentanti del mondo della cultura del paese che e' caratterizzato dalla armoniosa convivenza - regolata da consuetudini e accordi - tra diverse etnie.
Lo ha annunciato oggi la Sala Stampa della Santa Sede che ha diffuso il programma del viaggio che Papa Ratzinger compira' dal 14 al 16 settembre prossimi in Libano.
Il Papa parte venerdi' 14 settembre alle 9.30 dall'aeroporto romano di Ciampino e arriva allo scalo Internazionale Rafiq Hariri di Beirut dove si svolge alle 13.45 la cerimonia di benvenuto durante la quale Ratzinger pronuncera' il primo discorso pubblico nel Paese dei cedri. Alle 18 visita la basilica di St Paul ad Harissa e, con un secondo discorso, firma l'esortazione apostolica che conclude il sinodo sul Medio Oriente che si e' svolto in Vaticano ad ottobre del 2010. Il giorno dopo, sabato 15, dopo una messa in privato alle otto, il Papa compie una visita di cortesia al presidente della Repubblica Michel Suleiman e incontra poi privatamente nel Salone degli Ambasciatori del Palazzo Presidenziale di Baabda lo stesso presidente, il presidente del Parlamento e presidente del Consiglio dei Ministri Najib Mikati. Sempre in mattinata, alle 10.50, incontra poi, nello stesso salone gli incontri con i capi religisi e l'atteso discorso ai leader.
Dopo il pranzo con i patriarchi e i vescovi del Libano, con i Membri del Consiglio Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi e con il Seguito Papale nel Refettorio del Patriarcato Armeno cattolico di Bzommar, alle 13.30, alle 18, a Bkerke', incontra i giovani nel piazzale antistante il Patriarcato maronita e rivolge loro un discorso. Domenica 16 settembre, infine, messa e consegna dell'Esortazione Apostolica Post-sinodale per il Medio Oriente al Beirut City Center Waterfrontm, alle 10, Angelus a mezzogiorno, e poi pranzo alle 13.20 con il seguito papale nella nunziatura apostolica a Harissa. Alle 16.50 il Papa si congeda dalla rappresentanza pontificia per recarsi a Charfet, dove alle 17.15 ha un incontro ecumenico nel salone d'onore del Patriarcato Siro cattolico. Infine, spostamento a Beirut per la cerimonia di congedo all'aeroporto, alle 18.30, e discorso conclusivo. Alle 19 e' previsto il decollo e alle 21.40 l'atterraggio a Ciampino e il rientro in Vaticano.


© Copyright (AGI)


PAPA: LOMBARDI, PREPARIAMO IL VIAGGIO IN LIBANO SENZA INCERTEZZE



Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 3 lug.


"Ci risulta che in Libano la situazione sia sotto controllo e il viaggio potra' svolgersi tranquillamente".
Lo ha affermato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in merito a possibili rischi per la vicinanza della Siria ai luoghi dove si rechera' il Pontefice.
"Stiamo preparando il viaggio senza incertezze", ha tagliato corto il portavoce.


© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00sabato 21 luglio 2012 22:35
Dal blog di Lella...

Libano: dai social network a You Tube, il web si mobilita per il viaggio del Papa



Poco meno di due mesi separano il Libano, e tutto il Medio Oriente, dalla visita di Benedetto XVI: il Santo Padre, infatti, visiterà il “Paese dei cedri” dal 14 al 16 settembre, per consegnare ai vescovi locali l’Esortazione apostolica post-sinodale sul Medio Oriente.
Il documento pontificio prende spunto dalle 44 Proposizioni finali dell’Assemblea speciale dei vescovi per il Medio Oriente, svoltasi in Vaticano nell’ottobre 2010. In vista dell’arrivo del Papa, dunque, fervono i preparativi anche sul mondo del web: è stato, infatti, attivato il sito Internet ufficiale del viaggio apostolico. Raggiungibile tramite il link (http://www.ibpapalvisit.com/test2/public/italian/index.php), il sito è consultabile in arabo, inglese, francese ed italiano.
A dominare l’homepage, è il logo scelto per l’evento, che – come si legge sul sito - rappresenta “una colomba della pace che regge un ramoscello di ulivo”. E naturalmente il richiamo è al Papa, che tiene “saldamente in mano la Sede di San Pietro attraverso il messaggio veicolato a milioni di persone”. In particolare, la colomba “è diretta verso il Libano, il quale ‘più che un Paese, è un messaggio’, come ebbe a dire il Beato Papa Giovanni Paolo II durante il suo viaggio in Libano nel 1997”.
Il Paese dei cedri, inoltre, è ritratto attraverso i colori della bandiera nazionale, il rosso e il verde, che campeggiano su uno sfondo bianco “simbolo della pace interiore e della purezza”. Infine, sul lato destro del logo, di fronte alla colomba, c’è la Croce, “ultima stazione, che simboleggia la salvezza e la redenzione”. Articolato in numerose sezioni, il sito Internet presenta il programma dei tre giorni di Benedetto XVI nel Paese; un’ampia biografia del Papa; una ricca pagina dedicata alle Chiese in Medio Oriente e una vasta scelta di fotografie che ritraggono il Santo Padre durante le celebrazioni eucaristiche. Ancora da riempire, naturalmente, è invece la sezione dedicata ai discorsi che il Papa pronuncerà durante il viaggio, mentre nell’area riservata alla stampa sono disponibili numerosi comunicati e diversi contatti per ulteriori informazioni. Ma il mondo del web non si ferma qui: lo stesso sito rimanda, infatti, ad apposite pagine create sui social network come Facebook e Twitter, che già hanno numerosi iscritti, mentre prossimamente verrà attivato anche uno speciale canale su You Tube. Insomma: il conto alla rovescia per accogliere Benedetto XVI in Libano è già iniziato e la data del 14 settembre è da “tenere a mente”, proprio come recita il banner scorrevole del sito ufficiale. (A cura di Isabella Piro)

© Copyright Radio Vaticana

Paparatzifan
00giovedì 26 luglio 2012 22:33
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PAPA: PATRIARCA LIBANO, SUNNITI E SCIITI UNITI NELL'ATTESA DEL SUO ARRIVO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 26 lug.


Nell'attesa del viaggio che Benedetto XVI compira' in Libano a meta' settembre, tutti i musulmani del Paese "siano essi sunniti o sciiti hanno una grande venerazione per la persona del Santo Padre, sono entusiasti di accoglierlo", mentre "i cristiani sono trepidanti, pieni di gioia".
Lo afferma il patriarca Bechara Rai, intervistato dal giornalista Giuspeppe Rusconi per la rubrica "Rossoporpora" attualmente pubblicata da "Tempi".
"Sara' per tutti noi - spiega il capo della Chiesa maronita - una visita di incoraggiamento, di sostegno morale, di speranza in un momento storico cosi' critico nel Paese e nell'intero Medio Oriente".
"Spero proprio - confida nell'intervista il patriarca Bechara Rai - che la visita del Papa riesca a promuovere una 'primavera cristiana' nel Medio Oriente, contribuendo molto all'auspicata e necessaria evoluzione di una 'primavera araba' intesa in senso positivo".
"La Chiesa e la Presidenza della Repubblica - rileva l'alto prelato - sono in questi giorni nel pieno della preparazione della visita; e' stato costituito un comitato centrale di coordinamento per i diversi avvenimenti: la firma e la proclamazione dell'Esortazione apostolica post-sinodale, l’incontro con i giovani libanesi, la Messa conclusiva". In sintesi, anticipa il Patriarca, "nel documento si palesera' un piano pastorale per la Chiesa cattolica nel Medio Oriente, che racchiudera' certamente tre grandi dimensioni: la presenza effettiva dei cristiani in un contesto sociale molto problematico (con un richiamo al loro passato cosi' incisivo e importante nei due mila anni di presenza), la comunione della Chiesa cattolica con quelle ortodosse e protestanti, la testimonianza del dialogo interreligioso a livello dei diversi servizi culturali e sociali dei cristiani e nel dialogo di vita quotidiana".


© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00martedì 31 luglio 2012 21:06
Dal blog di Lella...

PAPA IN LIBANO: UNA DIFFICILE MISSIONE DI PACE NEL CUORE DEL M.O.


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 31 lug.


"Cristiani e musulmani, tutto il popolo libanese, sono felici di poter ricevere il Santo Padre e si stanno preparando per questo grande evento. Il Santo Padre e' l'uomo-chiave che puo' dare speranza e non soltanto al popolo libanese, ma a tutte le persone del Medio Oriente".
Mentre fervono i preparativi a Beirut per la visita di Benedetto XVI, in programma fra un mese e mezzo, dal 14 al 16 settembre l'arcivescovo maronita di Beirut, monsignor Paul Matar, anticipa il senso di questo evento lungamente atteso e preparato. "Tutti i libanesi - assicura - amano il Papa e ricordano ancora l'ultima visita di Giovanni Paolo II nel 1997, che fu un successo. Sono ora felici di ricevere il Papa, perche' hanno bisogno di essere confermati nella speranza della pace e non soltanto per il Libano, ma per tutta la regione".
"Tutti qui - spiega il presule ai microfoni della Radio Vaticana - sono in ansia per quanto sta succedendo in Medio Oriente e vorrebbero avere la speranza che possano essere trovate delle soluzioni". 
La preparazione della visita si e' articolata, spiega monsignor Matar, "a molti livelli: a livello materiale, ma anche morale e psicologico.
Il governo, insieme a tutti i libanesi, sta cercando di mantenere calma la situazione nel Paese e sta cercando di preparare un’atmosfera di riconciliazione fraterna così da poter ricevere il Papa come un popolo unito". "Stiamo poi preparando la visita del Papa - aggiunge il vescovo maronita di Beirut - anche attraverso una campagna televisiva, che partira' probabilmente a fine agosto, cosi' da preparare tutti ai diversi eventi che si terranno. Siamo sulla buona strada".
Come e' noto, occasione del viaggio del Pontefice e' la pubblicazione dell'Esortazione Apostolica alle comunita' del Medio Oriente, frutto del Sinodo Speciale celebrato a Roma. Ma nel frattempo la situazione dell'area si e' ulteriormente ingarbugliata: al conflitto israelo-palestinese e alle conseguenze della guerra in Iraq si aggiungono infatti gli effetti destabilizzanti della cosidetta "primavera araba" e in particolare la crisi della Siria, paese che da venti anni esercitava una sorta di ruolo di protezione sul Libano, garantendo di fatto un equilibrio tra le diverse componenti etnico-religiose dopo gli anni della guerra civile.
"Aspettiamo il Papa e attendiamo cosa ci dira' riguardo al futuro, riguardo all’amicizia con i fratelli musulmani, riguardo alla pace in Medio Oriente. Aspettiamo di ricevere il messaggio del Papa", afferma monsignor Matar. Da parte nostra, garantisce a nome della comunita' cristiana locale, composta anche da ortodossi, armeni, siri, copti e latini, "siamo sicuri di essere pronti a ricevere il suo messaggio". "La maggior parte della nostra gente - conclude il vescovo di Berut - non e' fondamentalista: la gente vuole vivere in pace e in amicizia e credo che il messaggio del Papa confermera' proprio questo".


© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 20 agosto 2012 19:37
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Padre Lombardi: i preparativi per il viaggio del Papa in Libano proseguono senza incertezze

"La preparazione del viaggio del Papa in Libano prosegue senza incertezze da parte del Vaticano": è quanto ha affermato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Benedetto XVI è atteso nel Paese dei Cedri dal 14 al 16 settembre prossimi.
Durante la visita, il Papa firmerà l’Esortazione apostolica post-sinodale per il Medio Oriente.
La precisazione, rilasciata all’Agenzia France Press, segue i timori espressi da varie fonti su una eventuale cancellazione del viaggio a causa delle ripercussioni della crisi siriana sulla situazione in Libano.
"Un segno concreto – ha detto padre Lombardi - è che la papamobile è già partita verso Beirut".

© Copyright Radio Vaticana


Papa/ Vaticano: Nessuna incertezza in preparazione viaggio Libano

Portavoce Lombardi: La papamobile è già partita verso Beirut

Città del Vaticano, 20 ago. (TMNews)

"La preparazione del viaggio del Papa in Libano prosegue senza incertezze da parte del Vaticano": è quanto ha affermato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede.
Benedetto XVI è atteso nel Paese dei Cedri dal 14 al 16 settembre prossimi. Durante la visita, il Papa firmerà l'esortazione apostolica post-sinodale per il Medio Oriente.
La precisazione, riportata dalla 'Radio vaticana', segue i timori espressi da varie fonti su una eventuale cancellazione del viaggio a causa delle ripercussioni della crisi siriana sulla situazione in Libano. "Un segno concreto - ha detto padre Lombardi - è che la papamobile è già partita verso Beirut".


© Copyright TMNews


Paparatzifan
00giovedì 6 settembre 2012 19:24
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I vescovi maroniti esortano i libanesi ad accogliere in massa il Papa

I vescovi maroniti, riuniti ieri e Bkerké per il loro incontro mensile, hanno invitato i fedeli libanesi ad accogliere in massa Benedetto XVI perché questo viaggio apostolico “possa assicurare un’autentica primavera per i cristiani e i popoli della regione”. I presuli, riporta l’agenzia ufficiale libanese Nna, hanno anche ringraziato il presidente della Repubblica Michel Suleimane e i comitati organizzatori per il loro impegno per la buona riuscita dell’evento, e hanno plaudito l’atteggiamento dei “nostri fratelli musulmani, che hanno dato il benvenuto al Santo Padre”. I presuli hanno infine espresso l’auspicio che la visita di Benedetto XVI sia la premessa della pacificazione del Libano e della regione e che possa rafforzare la presenza dei cristiani e dare impulso a un loro ruolo più dinamico”.
Durante un incontro nei giorni scorsi con il patriarca dei Maroniti Beshara Rai, nella città di Diman, alla presenza di altri otto ministri dell’esecutivo, il primo ministro Nagib Mikati ha confermato che tutto il Paese aspetta con gioia la visita di Benedetto XVI sottolineando che “è il benvenuto in Libano". (L.Z.)

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00giovedì 6 settembre 2012 19:27
Sito web del viaggio apostolico in Libano...

http://www.lbpapalvisit.com./home/public/index.php

Paparatzifan
00sabato 8 settembre 2012 20:42
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PAPA: PADRE LOMBARDI, VIAGGIO IN LIBANO TESTIMONIA SUO CORAGGIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 8 set.

"L'ormai imminente viaggio del Papa in Libano e' universalmente considerato un atto di grande coraggio e di speranza".
Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, sottolineando - in una nota trasmessa da Radio Vaticana - che "la scelta della meta del viaggio, il Libano, dove le comunita' cattoliche sono particolarmente numerose, era stata compiuta prima che la situazione in Siria degenerasse in conflitto aperto e sanguinoso".
"Ora - rileva il gesuita - cio' non mette in questione il viaggio stesso, ma indubbiamente ne caratterizza un contesto in cui molti dei problemi affrontati due anni fa dall'assemblea del Sinodo del Medio Oriente non appaiono indirizzati a soluzione, ma ulteriormente acuiti". Nella nota, Lombardi ammette che due anni fa, all'epoca del Sinodo sul Medio Oriente, quando il viaggio e' stato progettato, tutto il movimento della cosiddetta "primavera araba" di fatto "non era ancora esploso".
Ma, aggiunge, "se il contesto e' quindi profondamente diverso da allora, l'urgenza dell'impegno della Chiesa nell'area non puo' che diventare maggiore, anche se forse ancora piu' difficile, e la presenza ispiratrice e orientatrice del Papa diventa assolutamente preziosa e desiderata ancor piu' intensamente".

© Copyright (AGI)

PAPA: LOMBARDI, IN LIBANO FARA' APPELLO PER PACE E CONVIVENZA


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 8 set.

In Libano "Benedetto XVIalzera' un grido inerme di speranza e di desiderio di pace per l'intera regione. Speriamo che venga ascoltato".
Lo annuncia il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in una nota trasmessa da Radio Vaticana, nella quale anticipa i temi del viaggio della prossima settimana: "convivenza fra i vari gruppi confessionali e religiosi, dialogo con l'islam e l'ebraismo, spinta dei cristiani verso l'emigrazione, liberta' religiosa e democrazia".
"I cattolici, i cristiani, pur essendo minoranza nella regione - secondo il portavoce della Santa Sede - possono e devono dare un contributo di testimonianza di pace e di promozione di dialogo sofferto e vissuto. Non solo alle popolazioni e ai gruppi religiosi molteplici del Medio Oriente, ma anche alla comunita' internazionale, a un mondo che sembra ostinarsi a non rendersi conto di quanto le tensioni e le ambizioni geopolitiche globali si riflettano tragicamente anche nei conflitti dell'area".
Nella nota, padre Lombardi ricorda infine che a Beirut "Benedetto XVI pubblichera' un documento programmatico di importanza fondamentale per la vita e la missione della Chiesa cattolica nell'area del Medio Oriente, per il suo servizio di testimonianza del Vangelo e per il suo ruolo di promotrice di dialogo e di pace".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 10 settembre 2012 21:11
Da "Korazym.org"...

In 90 sul volo papale per il Libano. Per la prima volta anche korazym.org

Scritto da Redazione

Lunedì 10 Settembre 2012 01:45

Firmerà e consegnerà l’Esortazione apostolica per il Medio Oriente, frutto dell’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi che si è tenuto nel 2010; ma Benedetto XVI visiterà il Libano – dal 14 al 16 settembre prossimi – parlando soprattutto di pace e di dialogo, come anticipato nell’Angelus di ieri: “Il mio viaggio apostolico in Libano, e per estensione nell'intero Medio Oriente, si pone sotto il segno della pace, prendendo la parola di Cristo: "Vi do la mia pace”. Un pellegrinaggio, insomma, che si preannuncia storico, sotto l’aspetto simbolico e dei contenuti, in un’area martoriata da decenni e sottoposta in questi mesi alla tensione della vicina guerra civile siriana. Per la prima volta, attraverso il suo direttore, anche korazym.org sarà presente sul volo papale, che partirà alle 9:30 di venerdì prossimo. Un’occasione storica, dopo tanti anni di impegno del nostro portale al servizio dell’informazione vera e libera. Sull’airbus A320 dell’Alitalia, volo papale con il consueto codice AZ4000, ci saranno il seguito papale, i giornalisti ammessi, un funzionario della Sala stampa vaticana e uno dell’Alitalia. In tutto, viaggeranno con il Santo Padre ottantanove persone.
Il seguito papale è composto da quattro cardinali, due vescovi, otto sacerdoti e diciotto laici. A capo ci sarà il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato. Inoltre viaggeranno con il papa i porporati: Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Jean-louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani.
Gli arcivescovi saranno: Giovanni Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato e Nikola Eterović, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi. Tra i sacerdoti, saranno del seguito i monsignori: Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, Georg Gänswein, Segretario Particolare di Sua Santità, Alfred Xuereb, della Segreteria Particolare di Sua Santità, Jean-marie Speich, Officiale della Segreteria di Stato, Konrad Krajewski e Marco Agostini, Cerimonieri Pontifici.
A curare i rapporti con i media, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, del CTV e della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, S.J., e il funzionario della Sala Stampa, Vik van Brantegem.

Il responsabile dell’organizzazione del viaggio sarà, come di consueto, Alberto Gasbarri, coadiuvato da Paolo Corvini. Saranno presenti sul volo anche Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano, Patrizio Polisca, medico personale del papa, Giampiero Vetturini, direttore dei Servizi sanitari S.C.V. e Sandro Mariotti, dell’Anticamera pontificia.

La sicurezza del Santo Padre sarà garantita dal comandante Domenico Giani, del Corpo della Gendarmeria (insieme al commissario Costanzo Alessandrini, al vice commissario Mauro De Horatis, all’ispettore Luigi Trombetta, al gendarme Alessio Tanturri), oltre che dal Ten. Col. Christoph Graf e dal Serg. Magg. Daniel Koch della Guardia Svizzera pontificia.
Dal momento dell’atterraggio faranno parte del seguito anche il Patriarca di Antiochia dei Maroniti e Presidente dell’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici nel Libano, Béchara Boutros Raï, O.M.M., l’arcivescovo Gabriele Giordano Caccia, Nunzio Apostolico in Libano e monsignor Paolo Borgia, Consigliere della Nunziatura Apostolica.

Per i media della Santa Sede, faranno parte del seguito il fotografo dell’Osservatore Romano, Francesco Sforza, due tecnici della Radio vaticana, Umberto Civitarese e Vittorio Rossi, due operatori del Centro Televisivo Vaticano, Cesare Cuppone e Walter Capriotti. Funzionario dall’Alitalia sarà Stefania Izzo, responsabile per i trasferimenti aerei. Sarà presente sul volo anche Matteo Bruni, funzionario della Sala Stampa della Santa Sede.

Cinquantaquattro i giornalisti accreditati che viaggeranno con Benedetto XVI, di cui diciassette per testate italiane e quattro per conto di media vaticani. Tra questi ultimi, ci saranno Santo Messina e Barbara Castelli per il CTV, Mario Ponzi e Simone Risoluti per L’Osservatore Romano. Gli altri giornalisti rappresentano le più importanti testate giornalistiche mondiali. Tra tutti, sei sono photoreporter: Ciro Fusco per Ansa Foto, Francesco Monteforte per AFP Photo, Stefano Rellandini per Reuters Photo, Alessandra Tarantino per AP Photo, Alessia Giuliani per Catholic Press Photo e Paul Haring per CNS.
Per le testate televisive lavoreranno sedici giornalisti, di cui sette corrispondenti, otto cameramen e un producer. Tra i corrispondenti, Valentina Alazraki Crastich per Televisa, Alessandra Buzzetti per Mediaset Tg5, Philippine De Saint-Pierre per Kto, Guido Todeschini per Telepace, Cristiana Caricato per Tv 2000, Jürgen Erbacher per Zdf e Phoebe Natanson per Abc News.
I cameramen saranno: Stefano Belardini per Eu Pool Tv, Paolo Santalucia per AP-Reuters Pool Tv, Jaime Lopez López per Televisa, Arnaud Jacques per France 2, Antonio Santillo per Mediaset Tg5, Philippe Mouret per Kto, Alessandro Speri per Telepace e Andrea Tramontano per Tv 2000. Unica producer: Patricia Thomas per AP-Reuters Pool Tv.
I redattori di giornali, agenzie, periodici e siti internet saranno ventotto. Per i quotidiani saranno presenti in tredici: John Allen Jr. del National Catholic Reporter, Marco Ansaldo de La Repubblica, Paul Badde di Die Welt, Giacomo Galeazzi de La Stampa, Juan Gonzalez Boo di Abc, Jean Marie Guénois di Le Figaro, Hiroshi Ishida di The Asahi Shimbun, Stéphanie Le Bars di Le Monde, Carlo Marroni de Il Sole 24 Ore, Darío Menor Torres de La Razón, Frédéric Mounier de La Croix, Giacomo Muolo di Avvenire, Gian Guido Vecchi Schluderer del Corriere Della Sera.
Nove gli inviati delle agenzie di stampa: Alexey Bukalov della Itar Tass, Giovanna Chirri dell’Ansa, Jean Louis De La Vaissiere De Laverne dell’AFP, Charles De Pechpeyrou C. de G. di I. MEDIA, Hanns Jochen Kaffsack di DPA, Phil Pullella della Thomson Reuters, Francis Rocca di CNS, Johannes Schidelko di CIC e Victor Simpson di AP.
Per i periodici, invece, i giornalisti saranno due: Albert Link Albert per Bild e Eva Canzio Kallinger per Focus. Tre i corrispondenti radiofonici: Paloma Garcia Ovejero per Cadena Cope, Francesca Paltracca per Rai Gr Informazione Religiosa e Aura Vistas Miguel per Radio Renascença. Unica giornalista inviata per internet, Angela Ambrogetti per www.korazym.org.

Dopo un volo di 3 ore e 15 minuti, 2196 km percorsi, l'aereo papale atterrerà alle ore 13:45 (12:45 in Italia) all’aeroporto internazionale “Rafiq Hariri” di Beirut, dopo aver attraversato Italia, Grecia e Cipro. Domenica pomeriggio, l’A320 della Mea riporterà a Roma il Santo Padre, il seguito e i giornalisti ammessi, con partenza alle ore 19:00 (18:00 in Italia) dall’aeroporto internazionale di Beirut alla volta dell’aeroporto di Ciampino a Roma


Paparatzifan
00martedì 11 settembre 2012 22:15
Dal blog di Lella...

PAPA IN LIBANO: LOMBARDI, VIAGGIO MAI MESSO REALMENTE IN DUBBIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 set.

Il viaggio che Benedetto XVI compira' da venerdi' a domenica in Libano, in un paese cioe' confinante con la Siria e da tempo molto legato al regime di Assad, "non e' mai stato messo realmente in discussione: non ci sono stati motivi per farlo".
Lo ha chiarito il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, nel briefing tenuto oggi per i giornalisti che seguiranno il Papa. In particolare, Lombardi ha tenuto a far rilevare che "in Libano tutti considerano il Papa una persona benvenuta e non c'e' preoccupazione per un'ostilita' pericolosa nei suoi confronti.
E' visto - ha scandito - come un messaggero di pace e come tale e' considerato benvenuto".
Per padre Lombardi, "e' importante notare il consenso alla visita del Papa espresso dalle diverse comunita' religiose", essendo il Libano fondato proprio sulla convivenza tra le 18 confessioni presenti nel Pese, "come testimonia la sua Costituzione, che stabilisce l'assegnazione a esponenti delle comunita' di tutti gli incarichi istituzionali".
"Il clima di cordiale benvenuto, da parte delle componenti piu' varie della comunita' libanese fa guardare - ha detto il gesuita - con serenita' e fiducia a questo viaggio". Il portavoce ha anche ridimensionato le voci di questi giorni sulle misure di protezione del Pontefice che, ha sottolineato, fara' largamente uso della "Papamobile" per i suoi spostamenti. "La sicurezza - ha ricordato - e' responsabilita' del Paese che ospita, e noi abbiamo fiducia nelle autorita' del Libano che sapra' prendere le necessarie misure anche di carattere preventivo".
Per padre Lombardi, "la visita certo e' segno di incoraggiamento e speranza e testimonia una volonta' di presenza in quest'area in questo momento, senza lasciarsi mettere in incertezza dalle circostanze che ci sono".

© Copyright (AGI)

PAPA IN LIBANO: LOMBARDI, INCONTRERA' HEZBOLLAH MA NON COME TALI


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 set.

Esponenti di Hezbollah potranno essere presenti agli incontri con il Papa in quanto membri di istituzioni e della comunita' sciita.
"Probabilmente ci saranno presenti persone che vi aderiscono, ma non mi pare che sia previsto come gruppo specifico con un appuntamento nel programma della visita", ha affermato oggi padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, rispondendo ai giornalisti in merito. "Non ho da dirvi - ha anche precisato - una posizione della Santa Sede su Hezbollah".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00martedì 11 settembre 2012 22:16
Dal blog di Lella...

PAPA IN LIBANO: LOMBARDI, VISITERA' TUTTI I PATRIARCATI CATTOLICI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV. 11 set.

Nel corso del suo viaggio in Libano, da venerdi' prossimo a domenica 16, "Benedetto XVI visitera' tutti e quattro i patriarcati cattolici: quello maronita, al quale fa capo la comunita' piu' numerosa, quello siriaco, quello greco melchita e quello armeno-cattolico".
Lo ha confermato oggi il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, illustrando il programma della visita ai giornalisti che la seguiranno. "Si tratta - ha spiegato - di un gesto che esprime rispetto per la loro importanza e tradizione". Il Pontefice, ha aggiunto, incontrera' inoltre i vescovi delle comunita' caldea e latina che sono ugualmente presenti nel Paese cosi' come i rappresentanti delle chiese ortodosse e protestanti.
La stessa attenzione Papa Ratzinger manifestera' per le diverse componenti musulmane della societa' libanese. In proposito, padre Lombardi ha ricordato la famosa affermazione di Giovanni Paolo II "il Libano e' un messaggio", sottolineando la divisione degli incarichi istituzionali tra rappresentanti delle diverse comunita' religiose: "il presidente della repubblica - ha ricordato - e' un cristiano maronita, il premier un sunnita, il presidente del parlamento uno sciita e il suo vice un cristiano ortodosso, mentre il capo dello stato maggiore e' druso".
Lombardi ha ricordato che "la popolazione e' divisa tradizionalmente quasi a meta' tra cristiani e musulmani, con una leggera prevalenza, oggi, di questi ultimi".
La legge libanese riconosce ufficialmente 18 confessioni e i musulmani contano le comunita' sciita, sunnita, ismailita, alawita e drusa. Ed ha riconoscimento legale la comunita' ebraica. La Costituzione del Libano rispecchia questa complessita' religiosa anche nella composizione del Parlamento formato da 64 deputati cristiani e 64 musulmani. Il 15 settembre Benedetto XVI incontrera' nel palazzo presidenziale di Baabda, in momenti separati, il presidente, il premier e il presidente del Parlamento.
Successivamente incontrera' i capi delle comunita' religiose musulmane, in particolare sciiti, sunniti, drusi e alawiti.
Il giorno successivo, nel pomeriggio, presso il patriarcato siro cattolico di Charfet, avra' infine un incontro ecumenico al quale parteciperanno i patriarchi ortodossi e rappresentanti delle chiese protestanti.

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PAPA IN LIBANO: LOMBARDI, PATRIARCHI DIRANNO QUELLO CHE VOGLIONO


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 set.

"Non c'e' nessun giallo riguardo al saluto che il patriarca greco melchita Gregorio Laham III rivolgera' al Papa in occasione della sua visita in Libano.
Il testo e' stato rimosso dal sito internet semplicemente perche' questo genere di interventi si pubblicano dopo che sono stati pronunciati". Lo ha precisato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede. Come e' noto, nel suo saluto il patriarca melchita intende chiedere al Pontefice il riconoscimento pieno dello Stato Palestinese. "Il patriarca - ha assicurato Lombardi - potra' dire tutto quello che riterra' di dire".
"La Santa Sede - ha ricordato ancora padre Lombardi rispondendo poi sull'atteggiamento filo-Assad assunto, soprattutto in passato, da alcuni dei patriarchi cattolici che riceveranno il Papa - non entra nelle questioni politiche". "Tenete presente - ha suggerito ai giornalisti che seguiranno la visita - che il viaggio e' per presentare l'Esortazione Apostolica post sinodale e che il Papa arriva come il capo di comunita' religiose che servono i paesi in cui vivono.
Dunque le aspettative riguardo a grandi interventi sui temi politici non centrano i temi del viaggio che sono quelli della pace, del dialogo e della collaborazione di tutti a costruire un clima realmente di convivenza in Medio Oriente".
Da parte sua il Papa parlera' soprattutto in francese e terra' in tutto 8 discorsi, due dei quali piu' brevi (quello di domenica alle 12 per l'Angelus e quello alla consegna dell'Esortazione). Il presidente libanese Michel Suleiman si rivolgera' invece al Papa in arabo.

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Paparatzifan
00martedì 11 settembre 2012 22:17
Dal blog di Lella...

Presentato il programma della visita del Papa in Libano

Un viaggio fortemente voluto

Un viaggio mai messo in discussione, soprattutto perché il Papa ha voluto e vuole fortemente andare «in Medio Oriente come messaggero di pace e di speranza».
Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha così messo un punto fermo sulle illazioni che continuano a circolare su alcuni mezzi di comunicazione sul possibile rinvio della visita di Benedetto XVI in Libano.
«Non esistono dubbi legati a motivi di sicurezza — ha detto presentando stamane, martedì 11 settembre, il programma della visita in Sala Stampa — tanto più che tutte le comunità presenti in Libano, e persino Hezbollah, hanno fatto sapere di attendere con piacere il Papa e il suo messaggio di pace».
Un messaggio che il Pontefice intende assolutamente portare per incoraggiare i popoli della regione «senza lasciarsi influenzare dalle circostanze e dalle incertezze».
Padre Lombardi ha poi fornito alcuni dettagli sul programma di questo ventiquattresimo viaggio internazionale di Papa Ratzinger, il quarto nell’area mediorientale dopo quelli in Turchia nel 2006, in Terra Santa nel 2009 e a Cipro nel 2010, ma anche il primo all’indomani della cosiddetta «primavera araba».
Benedetto XVI in Libano consegnerà a tutti, e dunque non solo ai cattolici, l’esortazione apostolica scaturita dall’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, celebrato nel 2010.


(©L'Osservatore Romano 12 settembre 2012)


Paparatzifan
00mercoledì 12 settembre 2012 14:41
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M.O./ Papa in Libano in nome della pace, nonostante ombre Siria

Prima volta Benedetto XVI in Medio Oriente dalla primavera araba

Città del Vaticano, 11 set. (TMNews)

Sarà un pellegrinaggio religioso il viaggio che il Papa compie da venerdì a domenica prossimi in Libano. Sebbene il Vaticano tenga a sottolineare il carattere pastorale di una visita il cui primo obiettivo è consegnare ai cristiani della regione l'esortazione apostolica che ha scritto a partire dal sinodo sul Medio Oriente che si è svolto nel 2010 in Vaticano, la trasferta ha però inevitabilmente implicazioni politiche e diplomatiche.
Non solo perché - dopo la visita in Terra santa del 2009 e quello a Cipro del 2010 - è il primo viaggio che Benedetto XVI compie nell'area mediorientale dopo lo scoppio della "primavera araba", ma, più specificamente, perché in Siria - paese confinante e legato al Libano da molte intersecazioni - è in corso da mesi una guerra civile che coinvolge la comunità cristiana ed ha suscitato più volte l'appello personale del Papa per una soluzione pacifica.
"Il Libano - ha sottolineato di recente il cardinale francese Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso e diplomatico vaticano di lungo corso - è l'unico paese della regione nel quale i cristiani partecipano all'esecutivo. La presenza del Papa avrà una dimensione politica, ma il Papa non può fornire soluzioni. Ricorderà dei principi: la dignità della persona umana, l'esigenza del diritto internazionale e il contributo a una certa etica. Dirà che è necessario fare in modo che la forza della legge prevalga sulla legge della forza. E' una cosa molto triste vedere che, quando c'è un problema, si ricorre subito alla violenza e non alla diplomazia. La Santa Sede contribuisce a ricordare il diritto internazionale".
Un altro cardinale che farà parte dell'entourage papale, l'italo-argentino Leonardo Sandri, prefetto della congregazione per le Chiese orientali, da parte sua, si è detto convinto che la visita del Papa "una spinta molto grande per questo dialogo, perché tutti potranno vedere e toccare con mano che la presenza del Papa non è una presenza di potere, di forza, ma è una presenza di amore, di dialogo, di saper ascoltare e di saper stare insieme, e che mai e poi mai, sarà la presenza del Vangelo e del cristianesimo ragione per usare la violenza, l'odio o la separazione. Il Papa darà testimonianza di questa pace, di questo amore del Vangelo. Perciò io credo che questa visita è realmente una visita profetica per la Chiesa, e per il Medio Oriente".
Il portavoce vaticano, Federico Lombardi, ha però precisato nel corso di un briefing di presentazione della sua ventiquattresima visita apostolica fuori dall'Italia, che Benedetto XVI "è un leader religioso che va a portare il suo messaggio ad una comunità che fa riferimento a lui e che, attraverso l'impegno e la testimonianza, serve i popoli dell'area". In questo senso, nel corso del viaggio "ci possono essere riferimenti" alla Siria, ma "non bisogna deviare l'attenzione su cose estranee" all'obiettivo del viaggio.
Il motto della visita, ad ogni modo, è "Pax vobis", che la pace sia con voi, e mette in luce l'impegno della Santa Sede a favore della pace in una zona del globo attraversata da conflitti e tensioni. Il gesuita ha peraltro smentito ancora una volta, ieri, le ipotesi, circolate anonimamente nei Sacri palazzi e tra le nunziature dell'area, che il viaggio potesse essere annullato per un allarme legato alla sicurezza. "Non è mai stato messo in discussione il viaggio", ha detto, aggiungendo che "certamente è un segno di incoraggiamento, di speranza e di pace la volontà del Santo Padre di andare nonostante i problemi che ci sono nell'area". In questo senso, "non esistono dubbi legati a motivi di sicurezza, tanto più che tutte le comunità presenti in Libano, e persino Hezbollah, hanno fatto sapere di attendere con piacere il Papa e il suo messaggio di pace", ha rimarcato il portavoce vaticano.
Un messaggio che il Pontefice intende assolutamente portare per incoraggiare i popoli della regione "senza lasciarsi influenzare dalle circostanze e dalle incertezze", ha sottolineato Lombardi con parole riprese anche dall''Osservatore romano'. Quanto ad Hezbollah - il "partito di Dio" sciita legato alla Siria che controlla il sud del Libano e fa parte, pur tra qualche inquietudine, della maggioranza di governo, il portavoce vaticano, interpellato dai cronisti, non ha voluto prendere posizione sul suo inserimento da parte degli Stati Uniti nella lista delle organizzazioni terroristiche. "Non ho da dire la posizione del Vaticano su Hezbollah", ha detto.
La partenza del Papa avverrà dallo scalo romano di Ciampino la mattina di venerdì 14. L'arrivo a Beirut è previsto attorno alle 14 locali. La cerimonia di benvenuto si svolgerà nell'aeroporto internazionale 'Rafiq Hariri', che prende il nome dal presidente del consiglio ucciso il 14 febbraio del 2005 in un attentato sul quale indaga un Tribunale speciale dell'Onu presieduto dal giurista italiano Antonio Cassese. Fonti di stampa tedesca hanno sostenuto che il tribunale starebbe indagando sulle responsabilità di Hezbollah ma il partito sciita nega ogni addebito.
All'aeroporto di Beirut il Papa pronuncerà il primo degli otto discorsi previsti. Ratzinger raggiungerà quindi Harissa, dove ha sede la nunziatura apostolica. Nel pomeriggio, nella Basilica dedicata a Saint Paul nella cittadina collinare, firmerà l'esortazione apostolica post-sinodale. Il sinodo del 2010 ha visto raccolti in Vaticano vescovi e patriarchi di tutto il Medio Oriente ed ha concentrato la sua attenzione, tra l'altro, sui temi della persecuzione dei cristiani nella regione, della libertà religiosa, del dialogo ecumenico ed interreligioso.
Molte le questioni pastorali e squisitamente religiose affrontate dall'assise, ma non sono mancati anche accenti più marcatamente politici e riferimenti al vicino conflitto israelo-palestinese. Una eco di queste discussioni si trova nel discorso di benvenuto. Nel testo, pubblicato sul sito ufficiale della visita (www.lbpapalvisit.com) e successivamente depennato, il patriarca greco-cattolico Gregorio II Laham chiedeva il riconoscimento ufficiale di uno Stato palestinese.
Il secondo giorno della visita, sabato 15 settembre - le autorità libanesi hanno indetto per l'occasione una giornata di festa nazionale - in mattinata il Pontefice compirà la visita di cortesia al presidente della Repubblica. Nella stessa occasione incontrerà in privato anche il primo ministro e il presidente del Parlamento. In Libano, paese multietnico e multireligioso, le massime cariche istituzionali sono consuetudinariamente attribuite ai rappresentanti delle diverse comunità. Nello specifico, il presidente (Michel Suleiman) è un cristiano maronita, il premier (Najib Mikati) è un musulmano sunnita e il presidente dell'Assemblea dei deputati (Nabih Berri) è un musulmano sciita. Sempre nel Palazzo presidenziale di Baabda, il Papa rivolgerà poi un discorso a capi delle principali quattro comunità religiose musulmane (sunniti, sciiti, drusi e alawiti), membri del Governo, delle istituzioni con il corpo diplomatico, rappresentanti del mondo della cultura e capi delle altre Chiese e confessioni cristiane. Nel "paese dei cedri" sono presenti diverse chiese cattoliche (le principali, guidate ognuna da un patriarca, sono la maronita, la greco-melkita, la armeno-cattolica e la siro-cattolica) e svariate chiese ortodosse e protestanti. In assenza di un censimento (l'ultimo è del 1932), studiosi e osservatori ritengono che da alcuni decenni i musulmani siano diventati maggioranza (50/65%) degli oltre quattro milioni di libanesi residenti in patria. I cristiani dovrebbero essere tra il 35/40% e tra loro la presenza cattolica è fortemente maggioritaria. L'autorevole World Factbook della Cia afferma che i Musulmani sono il 59,7%, i Cristiani il 39% e altre confessioni 1,3%. A fine mattinata di sabato il Papa pranzerà con i quattro patriarchi e gli altri vescovi libanesi, e con i membri del Consiglio speciale per il Medio Oriente del Sinodo nel patriarcato armeno cattolico di Bzommar. La seconda giornata si concluderà con l'incontro con i giovani nel piazzale antistante il patriarcato maronita di Bkerké.
Domenica 16, infine, il Papa celebrerà la messa per la consegna dell'esortazione apostolica post-sinodale, al Beirut City Center Waterfront: "Un lembo di terra sottratto al mare - sottolinea l''Osservatore romano' - grazie anche alle macerie di edifici bombardati in passato. Nel pomeriggio dopo un incontro ecumenico nella sede del Patriarcato siro-cattolico di Charfet - durante il quale non è previsto un discorso del Papa - si congederà dal Libano all'aeroporto di Beirut. Il rientro a Castel Gandolfo è previsto intorno alle 22 di domenica 16.

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Paparatzifan
00mercoledì 12 settembre 2012 14:43
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M.O./ Papa in Libano in nome della pace, nonostante ombre Siria

Antenne verso Bagdad senza parlare di Assad, molto il già detto

Città del Vaticano, 11 set. (TMNews)

Se sembra probabile che il Papa non farà interventi diretti sulla situazione della vicina Siria, è però prevedibile che Benedetto XVI farà riferimento, almeno indirettamente, alla drammatica situazione del paese, che vede coinvolta anche la minoranza cristiana, e a nodi specifici come la grave situazione dei profughi che, in fuga dalla Siria di Assad, si sono riversati in vari paesi confinanti, Libano compreso.
E' da mesi, del resto, che le antenne della Santa Sede sono attente a quanto accade in Siria, così come nei mesi precedenti la diplomazia ufficiale del Vaticano - nonché le realtà ecclesiastiche presenti nella zona - abbiano cercato di decrittare l'evoluzione della "primavera araba" anche al fine di garantire alla minoranza cristiana un futuro di convivenza con le altre componenti sociali e religiose
A giugno è stato il Papa in persona a tracciare il quadro della situazione siriana, quando, intervenendo in Vaticano all'assemblea della Riunione delle Opere in aiuto alle Chiese Orientali (Roaco), ha fatto appello affinché "non venga risparmiato alcuno sforzo, anche da parte della comunità internazionale, per far uscire la Siria dall'attuale situazione di violenza e di crisi, che dura già da molto tempo e rischia di diventare un conflitto generalizzato che avrebbe conseguenze fortemente negative per il Paese e per l'intera Regione. Elevo anche un pressante e accorato appello - ha proseguito Ratzinger in uno degli svariati pronunciamenti di questi mesi - perché, davanti al bisogno estremo della popolazione, sia garantita la necessaria assistenza umanitaria, anche a tante persone che hanno dovuto lasciare le loro case, alcune rifugiandosi nei Paesi vicini". Il valore della vita umana è un bene prezioso da tutelare sempre, ricorda infatti Benedetto XVI che esprime anche la sua vicinanza "alle grandi sofferenze dei fratelli e delle sorelle di Siria, in particolare dei piccoli innocenti e dei più indifesi".
Espluso di recente dalla Siria, il gesuita italiano Paolo Dall'Oglio è più volte intervenuto, nelle ultime settimane, per chiedere una soluzione politica internazionale al dramma siriano. "Pensavo che Assad traghettasse la Siria verso le libertà che sono riusciti a prendersi gli altri paesi della primavera araba. Invece è andato tutto sempre peggio, fino ad arrivare alla tortura, alla menzogna, alle violenze che sta perpetrando oggi il regime, altro che complotto straniero", ha avuto a dire il religioso.
Secondo Dall'Oglio, è necessario"favorire un'organizzazione statale basata sul principio di sussidiarietà e del consenso, eventualmente favorendo quella struttura federale più corrispondente alle principali particolarità geografiche (la federazione è l'esatto contrario della spartizione!). Solo dando fiducia all'autodeterminazione delle popolazioni sul piano locale si potrà riportare l'ordine e combattere ogni forma di terrorismo senza ricadere nella repressione generalizzata e settaria". Più cauti i rappresentanti dell'episcopato locale. I
Il patriarca maronita libanese Bechara Rai, ad esempio, ha fotografato così la situazione: "Il Libano è chiaramente influenzato da questi avvenimenti, trascinato nella divisione tra i siriani. In genere, i sunniti libanesi con i loro alleati cristiani sostengono l'opposizione siriana, mentre gli sciiti, con i loro alleati, sostengono il regime. Si è creata, inoltre, una certa tensione tra sunniti e alawiti libanesi. Purtroppo, poi, il Libano è utilizzato da certi paesi arabi quale luogo di transito per armi e aiuti finanziari destinati sia al regime che all'opposizione".
Dalla Siria, ad ogni modo, il nunzio apostolico, mons. Mario Zenari, ha invitato a non eccedere in allarmismi per la sorte delle comunità cristiane e, in un'intervista a 'Radio vaticana' di giugno, ha spiegato: "Non si sa quale sarà il futuro della Siria, delle varie etnie, e quale sarà il futuro dei cristiani. Occorre essere molto, molto vigili. Fino ad oggi direi che i cristiani condividono la triste sorte di tutti i cittadini siriani: sono sotto i bombardamenti come i loro concittadini siriani, in questi giorni, soprattutto ad Homs e altrove. Non direi che ci siano nei loro confronti delle discriminazioni particolari, tanto meno delle persecuzioni. Bisogna stare attenti e vedere i fatti nella loro verità. Andrei adagio a paragonare, oggi come oggi, la situazione dei cristiani ad altri Paesi dei dintorni. Alle volte si paragona con l'Iraq, ma non è da paragonarsi".
A tentare di delineare una politica coerente sulla vicenda siriana (così come sul più complessivo fenomeno della "primavera araba"), tra le voci a tratti dissonanti della galassia ecclesiastica, è stato di recente il padre comboniano Miguel Ángel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che, durante una conferenza a Istanbul sul "risveglio arabo" ha pronunciato un discorso poi diffuso dalla sala stampa vaticana.
Sulla Siria, padre Ayuso ha riassunto in cinque punti le priorità del Vaticano: cessazione immediata delle violenze da parte di tutti gli attori in gioco; dialogo come percorso necessario per "rispondere alle legittime aspirazioni del popolo siriano"; riaffermazione del principio dell'unità del Paese "a prescindere da affiliazioni etniche e religiose"; richiesta alla Siria, in quanto "membro alla famiglia delle nazioni", di "riconoscere le legittime preoccupazioni della comunità internazionale"; infine, appello alla comunità internazionale perché si "dedichi al processo di pace in Siria e nell'intera regione".

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Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 10:48
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PAPA IN LIBANO: PATRIARCA MARONITA, AIUTERA' VERA PRIMAVERA ARABA

(AGI) - Beirut, 13 set.

(dell'inviato Salvatore Izzo)

"La figura del Papa trasmette tranquillita' e pace nel cuore; e il messaggio caloroso, che portera' insieme con principi ed indicazioni di pace, sara' apprezzato non solo dai cristiani ma anche dai musulmani". Il patriarca maronita Bechara Boutros Rai, che questa mattina ha incontrato i giornalisti, ne e' sicuro: "i musulmani sono davvero entusiasti per la visita del Papa".
Mentre sale la tensione in tutto il mondo arabo dopo l'attentato di Bengasi, le parole del capo della piu' numerosa comunita' cristiana del Libano fotografano la situazione di Beirut che si appresta ad accogliere domani Benedetto XVI per il suo 24esimo viaggio apostolico internazionale e dove tutto sembra proiettato verso questo evento che ha per slogan "La pace sia con voi". E, assicura il patriarca, vuole contribuire alla Primavera araba," tanto desiderata e di cui tanto si parla", stimolando "una primavera cristiana". Poster giganti del Papa e bandiere bianco-gialle del Vaticano si rincorrono lungo la strada che porta in citta' dall'aeroporto e sono presenti in ogni quartiere, compresi quelli a maggioranza musulmana.
E la Siria di Assad, che pure in Libano ha svolto per decenni un ruolo decisivo, e la sua sanguinosa guerra civile, sembrano oggi assai piu' lontane delle poche decine di chilometri che separano il Paese dei Cedri da quegli scenari apocalittici. "Sfortunatamente - rileva l'arcivescovo maronita - in genere i mass media parlano del Libano come se fosse una terra di violenza e di guerre. Venendo, il Papa dimostrera' al mondo che si tratta di un Paese totalmente diverso: un Paese di pace e di incontro".
"Il Libano e' piu' di un Paese, e' un messaggio", disse Giovanni Paolo II 15 anni fa nella sua storica visita, descrivendo questo "mosaico di religioni e culture" che attende ora con trepidazione e speranza la visita del nuovo Papa che portera' una proposta di riconciliazione e pace per tutto il Medio Oriente, nel documento "Ecclesia in Medio Oriente" che sara' firmato proprio qui, nella basilica greco-melchita di Saint Paul. Intanto nella capitale libanese - dove restano evidenti le ferite nei palazzi crivellati durante la guerra civile degli anni '80, accanto ai nuovi grattacieli che cambiano di continuo il profilo della citta' - si e' svolta ieri una veglia di preghiera per dare il benvenuto a Benedetto XVI alla quale hanno preso parte giovani cristiani e musulmani, uniti nel ribadire le ragioni del dialogo e del rispetto reciproco. Insieme i ragazzi daranno vita ad una piccola Gmg del Medio Oriente che avra' come cornice il piazzale antistante il Patriarcato maronita di Bkerke'.
"La visita del Santo Padre - aggiunge il patriarca Bechara Rai - dara' una bella immagine del Paese, cioe' come una terra di incontro, non una terra di guerra". "Il Papa - anticipa il capo dei maroniti - dara' poi un incoraggiamento a tutte le popolazioni del Medio Oriente, siano esse cristiane, musulmane o altro, perche' dira' una parola di speranza per tutti e mettera' in rilievo anche il valore di questi Paesi del Medio Oriente, la loro storia, e la presenza cristiana che c'e' da duemila anni".
"I cristiani - ricorda ancora il patriarca - hanno avuto il loro ruolo importante, hanno portato la cultura del Vangelo alle culture locali". Secondo Bechera Rai "i primi ad acquistare l'Esortazione apostolica 'Ecclesia in Medio Oriente' saranno proprio i musulmani, perche' sono molto interessati. Essa - aggiunge - rappresentera' certo un dono della Divina Provvidenza in questo momento storico che il Medio Oriente sta attraversando", perche' potra' determinare nella "primavera araba" una "primavera ecclesiale e cristiana". Infatti, conclude il patriarca, "attraverso la guerra, la violenza, la distruzione non si arriva ad una vera primavera".

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PAPA IN LIBANO: PATRIARCA MARONITA, LANCERA' APPELLO PER PACE

Salvatore Izzo

(AGI) - Beirut, 13 set.

"Benedetto XVI chiedera' di mettere fine alla spirale di violenze in Siria, cosi' come di interrompere ogni tipo di supporto finanziario o armato sia al regime che all'opposizione". Lo ha anticipato ai giornalisti il patriarca maronita libanese Bechara Rai, alla vigilia della visita di Papa Ratzinger in Libano. Il patriarca ha anche condannato il film su Maometto che e', ha detto, "vergognoso ed offensivo per tutte le religioni, non solo per l'islam".
"Le lotte armate - ha poi affermato lo stesso patriarca in un testo pubblicato dall'Osservatore Romano - continuano a disorientare i giovani che desiderano assicurare il loro futuro, con serenita'. Il popolo palestinese che rimane disperso dal punto di vista umano, geografico e politico, aspira a una pace, che resta vaga e lontana".
Per il patriarca maronita, "la visita del Pontefice diviene un appello rivolto a tutti i Paesi del Medio Oriente, come un olio sacro, che si spande a partire dal Libano, e che noi continueremo a sostenere, con spirito di condivisione e di collaborazione, cosicche', alla fine, i popoli di questo Oriente, liberati dai gioghi che impediscono il loro sviluppo, possano riuscire a ritrovare la luce della pace e a instaurare la giustizia".

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Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 10:49
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Intervista del cardinale segretario di Stato a «Le Figaro» sul viaggio di Benedetto XVI in Libano

Messaggero di pace

Jean-Marie Guénois

Alla vigilia della visita papale in Libano il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha rilasciato un’intervista al quotidiano francese «Le Figaro» che la pubblica nel numero di oggi, 13 settembre. La presentiamo in una nostra traduzione.

Il viaggio di Benedetto XVI in Libano s’iscrive inevitabilmente nel contesto drammatico della guerra civile in Siria. È un viaggio a rischio?

La situazione drammatica nella quale vive il popolo siriano è seguita con molta apprensione dal Santo Padre. Da oltre un anno il Papa ha moltiplicato i suoi appelli pubblici a favore della pace, della riconciliazione, dell’unità del popolo siriano. Non ha neppure lesinato sforzi per una soluzione diplomatica. In Libano le nostre reti ecclesiali ci indicano che il Paese non si trova oggi in una situazione pre-conflittuale paragonabile alla crisi siriana. Alcuni episodi hanno potuto suscitare un’impressione diversa nell’opinione internazionale ma, ancora una volta, le informazioni che riceviamo sul posto ci assicurano che, al contrario, c’è grande attesa per la visita del Papa da parte di tutti i libanesi e di tutte le comunità socio-religiose del Paese.

L’ipotesi di un annullamento del viaggio è stata mai contemplata?

No, mai. Noi seguiamo la situazione molto da vicino. Incrociamo molteplici fonti d’informazione. Consideriamo seriamente tutti gli avvenimenti particolari, ma non abbiamo finora mai ricevuto dati sufficientemente gravi da far contemplare l’ipotesi dell’annullamento della visita.

Benedetto XVI ha mai esitato?

Il Santo Padre ha preso la decisione di visitare il Libano molto tempo fa. Vi si reca come un messaggero di pace. Bisogna capire bene questo per non sbagliarsi sul viaggio. Le crescenti tensioni in quell’area, lungi dallo scoraggiarlo, hanno dunque reso ancora più urgente il suo desiderio di visitare il Libano al fine di promuovere la pace e di esprimere a tutti la sua profonda solidarietà.

Sono state richieste particolari misure di sicurezza per il Papa, ma anche per le folle?

Ogni viaggio è oggetto di rigide misure per garantire la sicurezza di tutti. Nessuna richiesta supplementare è stata comunque formulata. A tale riguardo, restiamo in stretto contatto con le autorità.

La posizione della Chiesa cattolica sulla crisi siriana è stata spesso percepita come troppo prudente nei confronti del regime di Damasco. Che cosa pensa oggi la Santa Sede della crisi siriana?

Fin dall’inizio della crisi, il Papa ha condannato con tutte le sue forze le violenze e la perdita di vite umane. Con lo stesso vigore Benedetto XVI ha affermato le legittime aspirazioni del popolo siriano. Ha ripetutamente invitato tutti i responsabili ad astenersi da qualsiasi violenza e a impegnarsi sulla via del dialogo e della riconciliazione per risolvere questioni inevitabili per il bene del Paese e per quello di tutta la regione.

Ci sono oppositori musulmani che rimproverano ai cristiani siriani la loro «neutralità».

In Siria i cristiani cercano di vivere in pace e in armonia con i loro fratelli siriani. Temono l’aumento della violenza che mette in pericolo tutti i siriani. I cristiani sono un punto di riferimento, un ponte tra le comunità. Essi cercano di costruire la pace e l’unità tra tutti i cittadini, al di là della loro appartenenza etnica e religiosa.

Alcuni però vedono questa «neutralità» come una mancanza di coraggio...

La posizione della Chiesa non è neutrale, è semplicemente chiara e netta: la violenza porta solo a nuove violenze! La violenza porta la morte. Ferisce per sempre i corpi ma anche le menti. La violenza infligge ferite psicologiche profonde al cuore della nazione siriana che si faranno sentire per molti anni.

Benedetto XVI si pronuncerà su questa crisi durante il viaggio?

Il Papa intende essere una voce profetica e una voce morale. La Santa Sede chiede la cessazione immediata di ogni violenza per far prevalere il dialogo ed evitare qualsiasi nuova ferita alla popolazione.

Ma perché in questo contesto è stato scelto il Libano?

Benedetto XVI ha già visitato la Terra Santa, cioè Israele, i Territori Palestinesi, la Giordania, Cipro, la Turchia. Il Libano, Paese biblico, è apparso un luogo ideale per consegnare l’esortazione post-sinodale a tutte le Chiese del Medio Oriente e per dire al mondo che vivere insieme tra culture e religioni diverse non è un’illusione, ma una realtà che esiste. Questo Libano nel quale Giovanni Paolo II vedeva, «più che un Paese», un «messaggio» di libertà, di convivialità e di dialogo.

Benedetto XVI ha inserito la novità geopolitica della primavera araba nel documento che renderà pubblico domenica a Beirut?

Il Papa non è un commentatore politico! Aspettarsi dall’esortazione post-sinodale una sorta d’interpretazione socio-politica della «primavera araba», o addirittura un programma politico specifico per i cristiani, sarebbe fraintendere il magistero del Santo Padre. L’esortazione post-sinodale sarà piuttosto un messaggio di speranza e un incoraggiamento per tutti i cattolici del Medio Oriente affinché possano offrire il loro prezioso contributo nelle società tanto diverse in cui vivono.

Questo testo inedito per il futuro di quei cristiani non rischia di essere già superato dagli eventi?

L’esortazione trae la sua ispirazione da un Sinodo che ha riunito a Roma per tre settimane tutti i vescovi e gli esperti del Medio Oriente. In quell’autunno 2010 sono state poste pubblicamente questioni molto precise — e a volte scomode — sulla libertà, la democrazia, la giustizia, lo Stato di diritto. Bisogna ammettere che le richieste del Sinodo, sostenute dai cattolici, hanno in un certo modo anticipato le aspirazioni della «primavera araba» del 2011.

Il Papa ha affrontato questi temi sociali nella stesura finale del documento?

Benedetto XVI ha seguito con molta attenzione l’evolversi della «primavera araba». È molto informato sulla situazione. Quando capi di Stato o primi ministri escono da un incontro con lui, sono sempre sorpresi dal suo livello di conoscenza delle diverse questioni. Per il Papa la promozione dei diritti dell’uomo è la strategia più efficace per costruire il bene comune, base della convivialità sociale. Ritiene che se la democrazia prenderà maggiormente consistenza nel mondo arabo, porterà a un maggiore rispetto dei diritti dell’uomo e a un migliore sviluppo della società a tutti i livelli. Ma allo stesso modo insiste nel dire che la religione e i suoi valori sono un elemento importante del tessuto sociale. La religione è anche un diritto fondamentale dell’uomo ed è per lui inimmaginabile che dei credenti si privino di una parte di se stessi — della loro fede — per essere cittadini attivi.

La primavera araba pone di nuovo la questione delle relazioni tra la Chiesa e l’islam; come vede oggi questo problema?

Conosciamo male la nostra storia comune! Le relazioni islamo-cristiane risalgono a molti secoli fa. Hanno conosciuto tutte le varianti, a seconda dei Paesi, andando dall’osmosi al rifiuto, in seno al mondo musulmano ma anche all’interno della Chiesa. Dal concilio Vaticano II, la linea direttrice è chiara: la comunità cristiana tende una mano aperta in segno di dialogo e di riconciliazione. Noi osserviamo, nel mondo islamico, i segni del desiderio di stringere questa mano e di camminare insieme. A Roma, il nostro Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, sotto la responsabilità del cardinale Tauran, viene in proposito interpellato da ogni parte del mondo. Certo, si levano voci contrarie, ma le società sempre più multietniche, multiculturali e multireligiose impongono questa coabitazione. È una scelta senza appello per la libertà di coscienza, la libertà religiosa, il rispetto e il dialogo. Il problema oggi consiste nel trasporre, soprattutto attraverso la formazione, questa qualità del rapporto dal livello delle élite a quello delle popolazioni che sono talvolta sotto l’influenza dei gruppi fondamentalisti.

Alcuni scettici preannunciano però un inevitabile scontro islamo-cristiano...

Non siamo d’accordo, poiché ci troviamo all’opposto di uno scontro con l’islam! Una simile visione conflittuale non dà ragione né alla realtà sul terreno, né a una visione del futuro, né al credo profondo della fede stessa.

Nell’attesa, sempre più cristiani lasciano il Medio Oriente. Questa partenza è inevitabile?

Bisognerebbe rispondere Paese per Paese, per evitare generalizzazioni. E non dimenticare che il primo motivo della partenza è spesso economico e sociale, mentre il secondo è legato all’instabilità creata dagli anni di guerra. Al contrario, e noi lo constatiamo, quando il contesto sociale e culturale è favorevole, i cristiani si mobilitano, anche in Paesi musulmani, per la costruzione di società in cui ognuno deve avere il proprio posto, indipendentemente dall’appartenenza religiosa. Su questo piano il ruolo degli Stati è decisivo.

I cristiani del Medio Oriente, minoritari, hanno una vocazione particolare?

Per comprenderla, occorre ribaltare la nostra prospettiva: il cristianesimo è nato lì! I cristiani in Medio Oriente non sono arrivati come missionari dell’Occidente o sulle orme di imperi coloniali. Allo stesso tempo, il Medio Oriente attuale deve molto alla presenza cristiana. Questa ha modellato il volto delle società. Un solo esempio: la rinascita araba del secolo scorso che ha visto la partecipazione di eminenti figure cristiane. I cristiani contribuiscono dunque all’edificazione di una società libera, giusta e riconciliata. La loro presenza è auspicata dalla maggior parte dei Paesi. La posta in gioco è di lavorare insieme per fare di questa regione una nuova culla di civiltà, di cultura e di pace.

Questo viaggio di Benedetto XVI a Beirut s’iscrive in un contesto d’instabilità generalizzata: incertezza in Egitto, tensione tra Israele e Iran, Siria a ferro e fuoco, Iraq frammentato. Qual è la principale posta in gioco della visita?

Aggiungerei la questione palestinese che dura da diversi decenni e non ha ancora trovato una vera soluzione. In effetti, accordi parziali, anche se positivi, non possono garantire una pace duratura se altre questioni non sono state risolte. La sfida più grande è di trovare una soluzione condivisa da tutti i protagonisti locali con l’aiuto della comunità internazionale, che è corresponsabile. La presenza del Papa è dunque un invito a tutti i responsabili del Medio Oriente e della comunità internazionale a impegnarsi con una volontà ferma per trovare soluzioni eque e durature per la regione. Benedetto XVI non ha però la pretesa di essere un leader politico. Come responsabile religioso, viene per confermare i suoi fratelli nella fede in Gesù Cristo e intende esortare tutti gli uomini e le donne di buona volontà a far sì che la religione non sia mai un motivo di guerra e di divisione. Cercherà di toccare i cuori affinché ognuno s’impegni a cambiare la situazione.

(©L'Osservatore Romano 14 settembre 2012)


Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 10:56
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN LIBANO IN OCCASIONE DELLA FIRMA E DELLA PUBBLICAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI (14-16 SETTEMBRE 2012)

Ha inizio questa mattina il 24° Viaggio internazionale del Santo Padre Benedetto XVI che lo porta in Libano in occasione della firma e della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.
L’aereo con a bordo il Santo Padre - un A320 dell’Alitalia - parte dall’aeroporto di Roma-Ciampino alle ore 9.30.
L’arrivo all’aeroporto internazionale "Rafiq Hariri" di Beirut è previsto per le ore 13.45 (le 12.45, ora di Roma).

TELEGRAMMA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Nel momento di lasciare il territorio italiano, il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto pervenire al Presidente della Repubblica Italiana, On. Giorgio Napolitano, il seguente messaggio telegrafico:


A SUA ECCELLENZA
ON. GIORGIO NAPOLITANO
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
PALAZZO DEL QUIRINALE
00187 ROMA

NEL LASCIARE IL SUOLO ITALIANO PER RECARMI IN LIBANO PELLEGRINO DI PACE E DI UNITA’ PER CONSEGNARE ALLE COMUNITA’ CATTOLICHE DEL MEDIO ORIENTE L’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST SINODALE, CHE AIUTERA’ I CRISTIANI DI QUELLA REGIONE AD ESSERE TESTIMONI DI COMUNIONE E DI SPERANZA, MI E’ PARTICOLARMENTE GRADITO RIVOLGERE A LEI SIGNOR PRESIDENTE IL MIO DEFERENTE SALUTO, CHE ACCOMPAGNO CON PREGHIERA INTENSA E PENSIERO BENEDICENTE, AFFINCHÉ IL POPOLO ITALIANO POSSA AFFRONTARE CON SERENITÀ E FIDUCIA LE SFIDE DEI NOSTRI GIORNI
BENEDICTUS PP. XVI

Bollettino Ufficiale Santa Sede


Messaggio del Presidente Napoitano a Sua Santità Benedetto XVI in occasione del viaggio apostolico in Libano

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato a Sua Santità Benedetto XVI il seguente messaggio:

"Santità,
desidero farle pervenire il mio più sincero ringraziamento per il messaggio che ha voluto cortesemente indirizzarmi in occasione della sua partenza per il viaggio apostolico in Libano. Si tratta di una visita attesa non solo dalla comunità cristiana, ma da tutta la società civile libanese e alla quale guarda con grande speranza l'intero Medio Oriente. Essa infatti contribuirà a rafforzare la volontà del popolo libanese di procedere sulla via della libertà religiosa e della pacifica convivenza e recherà un importante messaggio di pace e speranza per tutta la regione, quanto mai necessario in un periodo drammatico come l'attuale. Mi è gradita l'occasione, Santità, per rinnovarle i sensi della mia profonda stima e considerazione".

Roma, 14 settembre 2012

Sito Ufficiale Quirinale


Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 23:00
Dal blog di Lella...

Papa arrivato in Libano, aereo atterrato ad aeroporto Beirut

Questo pomeriggio firma esortazione apostolica a Harissa

Beirut, 14 set. (TMNews)

L'aereo Alitalia con a bordo il Papa e il seguito papale è atterrato all'aeroporto internazionale di Beirut con qualche minuto di anticipo alle 12.40 (13.40 orario italiano).
Dopo la cerimonia di benvenuto, il Papa si recherà in auto alla nunziatura apostolica di Harissa, a 37 chilometri di distanza, dove pranzerà, e nel pomeriggio si trasferirà nella vicina basilica greco-malkita di St. Paul di Harissa, dove firmerà l'esortazione apostolica 'Ecclesia in Medio Oriente' che ha scritto a partire dal sinodo sul Medio Oriente che si è svolto in Vaticano nel 2010.

© Copyright TMNews

Papa/ A aeroporto Beirut lo attendono i "tre presidenti" libanesi

Presidente cristiano Suleiman,premier sunnita Mikati,sciita Berri

Beirut, 14 set. (TMNews)

All'aeroporto internazionale di Beirut Rafiq Hariri, dal nome del premier ucciso in un attentato il 14 febbraio del 2005, ad accogliere Benedetto XVI ci sono insieme i "tre presidenti", rappresentanti di tre diverse confessioni religiose per dettato costituzionale: il presidente Michel Suleiman, cristiano maronita, il premier Najib Mikati, musulmano sunnita e il presidente dell'Assemblea dei deputati Nabih Berri è un musulmano sciita. Ad accogliere il Papa, che dovrebbe atterrare alle 12.45 (13.45 ora locale), ci saranno anche tutti i patriarchi e vescovi del Libano ed anche personalità ortodosse e musulmane.
"C'è stata - ha spiegato ai microfoni di 'Radio vaticana' il nunzio apostolico Gabriele Caccia, che sarà il primo a salutare il Papa salendo sull'aereo subito dopo l'atterraggio - una grandissima disponibilità, sia da parte del governo, sia da parte delle Chiese. Abbiamo avuto delle testimonianze importanti da parte di tutta la componente musulmana: sunniti, sciiti, drusi, alawiti". Per l'ambasciatore della Santa Sede, "c'è un grande entusiasmo; un entusiasmo che si vede, si sente, ed è bello pensare che il Santo Padre ha scelto proprio come espressione, slogan di questa sua visita 'Pax vobis', 'salaam alaykum' come amano dire qui in tutta la regione, 'La pace sia con te', è diventato anche un saluto quotidiano".

© Copyright TMNews


Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 23:01
Dal blog di Lella...

CERIMONIA DI BENVENUTO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE "RAFIQ HARIRI" DI BEIRUT

All’arrivo all’aeroporto internazionale "Rafiq Hariri" di Beirut, alle ore 13.45, il Santo Padre Benedetto XVI è accolto dal Presidente della Repubblica del Libano, Gen. Michel Sleiman, con la Consorte; dal Patriarca di Antiochia dei Maroniti e Presidente dell’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici del Libano, Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï; dal Presidente del Parlamento Libanese, Sig. Nabih Berri, e dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Sig. Nagib Miqati, con le rispettive Consorti. Sono presenti inoltre alcune Autorità politiche e civili, i Patriarchi, i Vescovi e gli altri membri dell’APECL (Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici del Libano), personalità religiose ortodosse e protestanti, il Corpo Diplomatico, personalità musulmane e una rappresentanza di fedeli.
Nel corso della cerimonia di benvenuto, dopo il saluto del Presidente della Repubblica, Gen. Michel Sleiman, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE


Signor Presidente della Repubblica,
Signori Presidenti del Parlamento e del Consiglio dei Ministri,
Care Beatitudini,
Autorità civili e religiose presenti, cari amici!

Ho la gioia, Signor Presidente, di rispondere al cortese invito che Ella mi ha rivolto a recarmi nel vostro Paese, come pure a quello che ho ricevuto dai Patriarchi e dei Vescovi cattolici del Libano. Questo duplice invito manifesta, qualora fosse necessario, il duplice scopo della mia visita al vostro Paese. Essa sottolinea le eccellenti relazioni che da sempre esistono tra il Libano e la Santa Sede, e vorrebbe contribuire a rafforzarle.
Questa visita è anche la risposta a quelle che Lei mi ha fatto in Vaticano nel novembre 2008 e, più recentemente, nel febbraio 2011, seguita nove mesi più tardi da quella del Signor Primo Ministro.
E’ durante il secondo dei nostri incontri, che la maestosa statua di San Marone è stata benedetta. La sua presenza silenziosa presso la Basilica di San Pietro ricorda il Libano in modo permanente nel luogo stesso in cui fu sepolto l'apostolo Pietro. Essa manifesta un patrimonio spirituale secolare, confermando la venerazione dei libanesi per il primo degli Apostoli e i suoi successori. E’ per evidenziare la loro grande devozione a Simon Pietro, che i Patriarchi maroniti aggiungono al loro nome quello di Boutros. E’ bello vedere che dal santuario petrino, San Marone intercede continuamente per il vostro Paese e per l'intero Medio Oriente. La ringrazio fin d’ora, Signor Presidente, per tutti gli sforzi compiuti in vista della buona riuscita del mio soggiorno tra voi.
Un altro motivo della mia visita è la firma e la consegna dell’Esortazione apostolica post-sinodale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, "Ecclesia in Medio Oriente". Si tratta di un importante evento ecclesiale. Ringrazio tutti i Patriarchi cattolici che sono qui convenuti, in particolare il Patriarca emerito, il caro Cardinale Nasrallah Boutros Sfeir, e il suo successore, il Patriarca Bechara Boutros Rai. Saluto fraternamente tutti i Vescovi del Libano, come pure quelli che hanno viaggiato per pregare con me e ricevere dalle mani del Papa questo documento. Attraverso di loro, saluto con affetto paterno tutti i cristiani del Medio Oriente. Destinata al mondo intero, l'Esortazione si propone di essere per loro una tabella di marcia per gli anni a venire. Mi rallegro inoltre di poter incontrare in questi giorni numerose rappresentanze delle comunità cattoliche del vostro Paese, di poter celebrare e pregare insieme. La loro presenza, il loro impegno e la loro testimonianza sono un contributo riconosciuto e molto apprezzato nella vita quotidiana di tutti gli abitanti del vostro amato Paese.
Mi è caro salutare anche con grande deferenza i Patriarchi e Vescovi ortodossi che sono venuti a ricevermi, come pure i rappresentanti delle diverse comunità religiose del Libano. La vostra presenza, cari amici, dimostra la stima e la collaborazione che desiderate promuovere tra tutti nel rispetto reciproco. Vi ringrazio per i vostri sforzi e sono sicuro che continuerete a ricercare vie di unità e di concordia. Non dimentico gli eventi tristi e dolorosi che hanno afflitto il vostro bel Paese per lunghi anni.
La felice convivenza tutta libanese, deve dimostrare a tutto il Medio Oriente e al resto del mondo che all'interno di una nazione possono esistere la collaborazione tra le varie Chiese, tutte parti dell’unica Chiesa cattolica, in uno spirito di comunione fraterna con gli altri cristiani, e, al tempo stesso, la convivenza e il dialogo rispettoso tra i cristiani e i loro fratelli di altre religioni. Voi sapete come me che questo equilibrio, che viene presentato ovunque come un esempio, è estremamente delicato. Esso rischia a volte di rompersi allorquando è teso come un arco, o sottoposto a pressioni che sono troppo spesso di parte, interessate, contrarie ed estranee all’armonia e alla dolcezza libanesi. E’ qui che bisogna dar prova di reale moderazione e grande saggezza.
E la ragione deve prevalere sulla passione unilaterale per favorire il bene comune di tutti. Il grande Re Salomone, che conosceva Hiram re di Tiro, non riteneva che la saggezza fosse la virtù suprema? Per questo la domandò a Dio insistentemente, e Dio gli diede un cuore saggio e intelligente (1 Re 3, 9-12).
Vengo anche per dire quanto sia importante la presenza di Dio nella vita di ognuno e come il modo di vivere insieme, questa convivenza di cui il vostro Paese vuole dare testimonianza, sarà profonda solo se si basa su uno sguardo accogliente e un atteggiamento di benevolenza verso l'altro, se è radicata in Dio che vuole che tutti gli uomini siano fratelli. Il famoso equilibrio libanese che vuole continuare ad essere una realtà, può prolungarsi grazie alla buona volontà e all'impegno di tutti i Libanesi. Solo allora sarà un modello per gli abitanti di tutta la regione, e per il mondo intero. Non si tratta di un’opera solamente umana, ma di un dono di Dio che occorre domandare con insistenza, preservare a tutti i costi e consolidare con determinazione.
I legami tra il Libano e il Successore di Pietro sono storici e profondi.
Signor Presidente e cari amici, vengo in Libano come pellegrino di pace, come amico di Dio, e come amico degli uomini. «Salami-O Tikum»: «Vi do la mia pace», dice Cristo (Gv 14,27). E al di là del vostro Paese, vengo oggi idealmente anche in tutti i Paesi del Medio Oriente come pellegrino di pace, come amico di Dio, e come amico di tutti gli abitanti di tutti i Paesi della regione, qualunque sia la loro appartenenza e il loro credo. Anche a loro Cristo dice: «Salami-O Tikum». Le vostre gioie e i vostri dolori sono continuamente presenti nella preghiera del Papa e chiedo a Dio di accompagnarvi e di consolarvi. Posso assicurarvi che prego particolarmente per tutti coloro che soffrono in questa regione, e sono molti. La statua di San Marone mi ricorda ciò che vivete e sopportate.
Signor Presidente, so che il vostro Paese mi prepara una bella accoglienza, un’accoglienza calorosa, l’accoglienza che si riserva a un fratello amato e rispettato. So che il vostro Paese vuole essere degno dell’ «Ahlan wa Sahlan» libanese. Lo è già e lo sarà ancora di più. Sono felice di essere con tutti voi. Che Dio vi benedica tutti. (Lè yo barèk al-Rab jami’a kôm!). Grazie.

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Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 23:07
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN LIBANO IN OCCASIONE DELLA FIRMA E DELLA PUBBLICAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI (14-16 SETTEMBRE 2012)


INTERVISTA CONCESSA DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AI GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO IL LIBANO

P. Lombardi: Santità, benvenuto e grazie per essere qui con noi. I giornalisti al seguito sono poco più di 50, di diverse lingue e nazionalità. Naturalmente ce ne sono molte centinaia, forse migliaia, che ci aspettano invece in Libano e tutti sono molto attenti a questo viaggio sapendone l’impegno e l’importanza. Le siamo grati per essere con noi per rispondere a delle domande impegnative che i giornalisti stessi hanno formulato nei giorni precedenti. Le prime due domande le formulo in francese. Il Santo Padre risponde in francese come lingua più o meno ufficiale del viaggio e le altre tre in italiano.

Domanda: Saint-Père, dans ces jours, il y a des anniversaires terribles, comme le 11 septembre ou le massacre de Sabra et Chatila ; aux frontières du Liban, il y a une sanglante guerre civile, et nous voyons aussi que dans d’autres pays, le risque de la violence est toujours présent. Saint-Père, avec quels sentiments vous affrontez ce voyage ? Est-ce que vous avez été tenté d’y renoncer pour l’insécurité, ou quelqu’un vous a suggéré d’y renoncer ?

[Santo Padre, in questi giorni ricorrono anniversari terribili, come quello dell’11 settembre, o quello del massacro di Sabra e Chatila; ai confini del Libano vi è una sanguinosa guerra civile, e vediamo anche che in altri Paesi il rischio della violenza è sempre attuale. Santo Padre, con quali sentimenti affronta questo viaggio? E’ stato tentato di rinunciarvi a motivo dell’insicurezza, o qualcuno Le ha suggerito di rinunciarvi?]

Santo Padre: Chers amis, je suis très heureux et reconnaissant de cette possibilité de parler avec vous. Je puis dire que personne ne m’a conseillé de renoncer à ce voyage, et de ma part, je n’ai jamais pensé à cette hypothèse parce que je sais que si la situation devient plus compliquée, il est encore plus nécessaire de donner ce signe de fraternité, d’encouragement, de solidarité. Et donc, c’est le sens de mon voyage : inviter au dialogue, inviter à la paix contre la violence, aller ensemble pour trouver les solutions des problèmes. Et donc, mes sentiments dans ce voyage sont surtout des sentiments de reconnaissance pour la possibilité d’aller en ce moment dans ce grand Pays, ce Pays qui est – comme l’a dit le Pape Jean-Paul II – plusieurs messages dans cette Région de la rencontre et de l’origine des trois religions abrahamiques. Je suis reconnaissant surtout au Seigneur qui m’a donné la possibilité ; je suis reconnaissant à toutes les Institutions et aux personnes qui ont collaboré et collaborent encore pour cette possibilité. Et je suis reconnaissant pour tant de personnes qui m’accompagnent avec la prière. Dans cette protection de la prière et de la collaboration, je suis heureux et je suis sûr que nous pouvons faire un réel service pour le bien des hommes et pour la paix.

[Cari amici, sono molto lieto e riconoscente per questa possibilità di parlare con voi. Posso dire che nessuno mi ha mai consigliato di rinunciare a questo viaggio e, da parte mia, non ho mai contemplato questa ipotesi, perché so che se la situazione si fa più complicata, è più necessario offrire questo segno di fraternità, di incoraggiamento e di solidarietà. E’ il significato del mio viaggio: invitare al dialogo, invitare alla pace contro la violenza, procedere insieme per trovare la soluzione dei problemi.
Dunque, i miei sentimenti in questo viaggio sono soprattutto sentimenti di riconoscenza per la possibilità di andare in questo momento in questo grande Paese, questo Paese che - come ha detto Papa Giovanni Paolo II - è un messaggio molteplice, in questa Regione, dell’incontro e dell’origine delle tre religioni abramitiche. Sono riconoscente soprattutto al Signore che me ne ha dato la possibilità; sono riconoscente a tutte le Istituzioni e alle persone che hanno collaborato e collaborano ancora per questa possibilità. E sono riconoscente alle tante persone che mi accompagnano con la preghiera. In questa protezione della preghiera e della collaborazione, sono felice e sono certo che possiamo fare un servizio reale per il bene dell’uomo e per la pace.]

P. Lombardi: Merci, Saint-Père. Un grand nombre de catholiques manifestent leur inquiétude devant la croissance des fondamentalismes dans différentes régions du monde et devant les agressions dont sont victimes de plusieurs chrétiens. Dans ce contexte difficile et souvent sanglant, comment l’Église peut-elle répondre à l’impératif du dialogue avec l’islam, sur lequel vous avez plusieurs fois insisté ?

[Grazie Santo Padre. Molti cattolici manifestano la loro inquietudine dinanzi alla crescita dei fondamentalismi in diverse regioni del mondo e alle aggressioni di cui sono vittime numerosi cristiani. In questo contesto difficile e sovente sanguinoso, la Chiesa come può rispondere all’imperativo del dialogo con l’islam, su cui Lei ha più volte insistito?]

Santo Padre: Le fondamentalisme est toujours une falsification de la religion. Il va contre l’essence de la religion qui veut réconcilier et créer la paix de Dieu dans le monde. Donc, la tâche de l’Église et des religions est se purifier, une haute purification de la religion de cette tentation est toujours nécessaire. Il est de notre tâche d’illuminer et de purifier les consciences et de rendre clair que chaque homme est une image de Dieu et nous devons respecter dans l’autre, non seulement son altérité mais dans l’altérité la réelle essence commune d’être image de Dieu, et traiter l’autre comme une image de Dieu. Donc, le message fondamental de la religion doit être contre la violence qui en est une falsification – comme le fondamentalisme – et doit être l’éducation, l’illumination et la purification des consciences pour les rendre capables au dialogue, à la réconciliation et à la paix.

[Il fondamentalismo è sempre una falsificazione della religione. Va contro l’essenza della religione, che vuole riconciliare e creare la pace di Dio nel mondo. Dunque, il compito della Chiesa e delle religioni è quello di purificarsi; un’alta purificazione della religione da queste tentazioni è sempre necessaria. E’ nostro compito illuminare e purificare le coscienze e rendere chiaro che ogni uomo è un’immagine di Dio; e noi dobbiamo rispettare nell’altro non soltanto la sua alterità, ma, nell’alterità la reale essenza comune di essere immagine di Dio, e trattare l’altro come un’immagine di Dio. Quindi, il messaggio fondamentale della religione dev’essere contro la violenza, che ne è una falsificazione, come il fondamentalismo, e dev’essere l’educazione e l’illuminazione e la purificazione delle coscienze, per renderle capaci di dialogo, di riconciliazione e di pace.]

Padre Lombardi: Continuiamo in italiano. Nel contesto dell’onda di desiderio di democrazia che si è messa in moto in tanti Paesi del Medio Oriente con la cosiddetta “primavera araba”, data la realtà sociale nella maggioranza di questi Paesi, in cui i cristiani sono minoranza, non c’è il rischio di una tensione inevitabile fra il dominio della maggioranza e la sopravvivenza del cristianesimo?

Santo Padre: Direi che, di per sé, la primavera araba è una cosa positiva: è un desiderio di maggiore democrazia, maggiore libertà, di maggiore cooperazione, di una rinnovata identità araba. E questo grido della libertà, che viene da una gioventù più formata culturalmente e professionalmente, che desidera maggiore partecipazione nella vita politica, nella vita sociale, è un progresso, una cosa molto positiva e salutata proprio anche da noi cristiani. Naturalmente, dalla storia delle rivoluzioni, sappiamo che il grido della libertà, così importante e positivo, è sempre in pericolo di dimenticare un aspetto, una dimensione fondamentale della libertà, cioè la tolleranza dell’altro; il fatto che la libertà umana è sempre una libertà condivisa, che solo nella condivisione, nella solidarietà, nel vivere insieme, con determinate regole, può crescere. Questo è sempre il pericolo, così è anche il pericolo in questo caso.
Dobbiamo fare tutti il possibile perché il concetto di libertà, il desiderio di libertà vada nella giusta direzione, non dimentichi la tolleranza, l’insieme, la riconciliazione, come parte fondamentale della libertà. Così anche la rinnovata identità araba implica - penso - pure il rinnovamento dell’insieme secolare e millenario di cristiani e arabi, che proprio insieme, nella tolleranza di maggioranza e minoranza, hanno costruito queste terre e non possono non vivere insieme. Perciò penso sia importante vedere l’elemento positivo in questi movimenti e fare la nostra parte perché la libertà sia concepita in modo giusto e risponda a maggior dialogo e non al dominio di uno contro gli altri.

Domanda: Santo Padre, in Siria, come tempo fa in Iraq, molti cristiani si sentono costretti a lasciare a malincuore il loro Paese. Che cosa intende fare o dire la Chiesa cattolica per aiutare in questa situazione, per arginare la scomparsa dei cristiani in Siria e in altri Paesi mediorientali?

Santo Padre: Devo dire innanzi tutto che non solo cristiani fuggono, ma anche musulmani. Naturalmente il pericolo che i cristiani si allontanino e perdano la loro presenza in queste terre è grande e noi dobbiamo fare il possibile per aiutarli a rimanere. L’aiuto essenziale sarebbe la cessazione della guerra, della violenza: questa crea la fuga. Quindi, il primo atto è fare tutto il possibile perché finisca la violenza e sia realmente creata una possibilità di rimanere insieme anche in futuro. Che cosa possiamo fare contro la guerra? Diciamo, naturalmente, sempre diffondere il messaggio della pace, chiarire che la violenza non risolve mai un problema e rafforzare le forze della pace. Importante qui è il lavoro dei giornalisti, che possono aiutare molto per mostrare come la violenza distrugge, non costruisce, non è utile per nessuno. Poi direi forse gesti della cristianità, giornate di preghiera per il Medio Oriente, per i cristiani e i musulmani, mostrare possibilità di dialogo e di soluzioni. Direi anche che deve finalmente cessare l’importazione di armi: perché senza l’importazione di armi la guerra non potrebbe continuare. Invece di importare le armi, che è un peccato grave, dovremmo importare idee di pace, creatività, trovare soluzioni per accettare ognuno nella sua alterità; dobbiamo quindi rendere visibile nel mondo il rispetto delle religioni, le une delle altre, il rispetto dell’uomo come creatura di Dio, l’amore del prossimo come fondamentale per tutte le religioni. In questo senso, con tutti i gesti possibili, con aiuti anche materiali, aiutare perché cessi la guerra, la violenza, e tutti possano ricostruire il Paese.

P Lombardi: Santo Padre, Lei porta un’Esortazione apostolica indirizzata a tutti i cristiani del Medio Oriente. Oggi questa è una popolazione sofferente. Oltre alla preghiera e ai sentimenti di solidarietà, Lei vede passi concreti che le Chiese e i cattolici dell’Occidente, soprattutto in Europa e America, possono fare per sostenere i fratelli del Medio Oriente?

Santo Padre: Direi che dobbiamo influire sull’opinione politica e sui politici per impegnarsi realmente, con tutte le forze, con tutte le possibilità, con vera creatività, per la pace, contro la violenza. Nessuno dovrebbe sperare vantaggi dalla violenza, tutti devono contribuire. In questo senso, un lavoro di ammonizione, di educazione, di purificazione è molto necessario da parte nostra. Inoltre, le nostre organizzazioni caritative dovrebbero anche aiutare in modo materiale e fare di tutto. Abbiamo organizzazioni come i Cavalieri del Santo Sepolcro, di per sé solo per la Terra Santa, ma simili organizzazioni potrebbero aiutare materialmente, politicamente, umanamente anche in questi Paesi. Direi, ancora una volta, gesti visibili di solidarietà, giornate di preghiera pubblica, simili cose possono richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica, essere fattori reali. Siamo convinti che la preghiera ha un effetto; se fatta con tanta fiducia e fede, avrà il suo effetto.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 23:19
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PAPA IN LIBANO: AD ACCOGLIERLO PRESIDENTE SULEIMAN CON PATRIARCHI

Salvatore Izzo

(AGI) - Beirut, 14 set.

All'aeroporto internazionale Rafiq Hariri (dal nome del premier ucciso in un attentato nel 2005) ad accogliere Benedetto XVI insieme al presidente Michel Suleiman e alle altre autorita' dello Stato Libanese, ci sono tutti i patriarchi e vescovi del Libano ed anche personalita' ortodosse e musulmane. "C'e' stata - spiega il nunzio apostolico Gabriele Caccia, che sara' il primo a salutare il Papa salendo sull'aereo subito dopo l'atterraggio - una grandissima disponibilita', sia da parte del governo, sia da parte delle Chiese. Abbiamo avuto delle testimonianze importanti da parte di tutta la componente musulmana: sunniti, sciiti, drusi, alawiti".
Per l'arcivescovo Caccia, intervistato dalla Radio Vaticana, "e' quasi commovente vedere quante bandiere del Vaticano, del Libano, quante gigantografie del Papa, sono presenti in tutte le strade, negli angoli, sulle case di Beirut ed e' bello pensare che il messaggio cristiano ispira gioia, porta speranza per tutta la popolazione". Tutto questo testimonia che "e' possibile vivere insieme e non e' solo un'utopia, un desiderio; gia' avviene. Per esempio qui, in questo piccolo Paese, che pero' ha un'enorme potenzialita' per tutta la regione".
Nell'intervista il diplomatico della Santa Sede tiene anche a ricordare che "i cristiani in Medio Oriente non sono arrivati con i missionari a seguito di imperi coloniali".
"I cristiani - sottolinea - sono qui da quando e' nato il cristianesimo. Fanno parte della societa' orientale, hanno costruito, insieme agli altri, il volto di questa societa'. Dunque penso sia bene ricordare il ruolo che i cristiani hanno sempre giocato in queste regioni, e che ancora sono chiamati a svolgere nel futuro". "Penso - conclude - che il Medio Oriente abbia iniziato un cammino di cui ancora non sappiamo l'esito, ma certamente ci sono molte speranze, molte attese, per avere delle societa' in cui i valori della dignita' della persona, della liberta', della non discriminazione, siano valori comuni per tutti: l'Esortazione Apostolica aiutera' a camminare insieme in questa direzione".

© Copyright (AGI)

PAPA IN LIBANO: EQUILIBRIO FRAGILE, PREVALGA LA RAGIONE


Salvatore Izzo

(AGI) - Beirut, 14 set.

La "felice convivenza" tra cristiani e musulmani delle varie confessioni che caratterizza il Libano e' un equilibrio fragile, che "rischia a volte di rompersi allorquando e' teso come un arco, o sottoposto a pressioni che sono troppo spesso di parte, interessate, contrarie ed estranee all'armonia e alla dolcezza libanesi". E nella situazione difficile di questi giorni, afferma il Papa rispondendo al saluto del presidente Michel Suleiman che lo ha accolto all'aeroporto Hariri di Beirut, "bisogna dar prova di reale moderazione e grande saggezza". "E - scandisce il Pontefice - la ragione deve prevalere sulla passione unilaterale per favorire il bene comune di tutti".
Secondo il Papa, "il famoso equilibrio libanese che vuole continuare ad essere una realta', puo' prolungarsi grazie alla buona volonta' e all'impegno di tutti i Libanesi". Ma, ha ammonito Benedetto XVI, "il modo di vivere insieme, questa convivenza di cui il vostro Paese vuole dare testimonianza, sara' profonda solo se si basa su uno sguardo accogliente e un atteggiamento di benevolenza verso l'altro, se e' radicata in Dio che vuole che tutti gli uomini siano fratelli". Infatti, "non si tratta di un'opera solamente umana, ma di un dono di Dio che occorre domandare con insistenza, preservare a tutti i costi e consolidare con determinazione". Solo unendosi nella preghiera, dunque, ha concluso, "il Libano sara' un modello per gli abitanti di tutta la regione, e per il mondo intero".

© Copyright (AGI)

PAPA IN LIBANO: ARRIVO COME PELLEGRINO DI PACE, AMICO DI TUTTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Beirut, 14 set.

"Arrivo in Libano come pellegrino di pace, come amico di Dio, e come amico degli uomini". Lo ha detto il Papa all'aeroporto Hariri di Beirut, appena sceso dall'aereo. Benedetto XVI, che appare in buona forma e ha affrontato con sicurezza la scaletta, ha risposto al saluto del presidente libanese Suleiman ricordando che "i legami tra il Libano e il Successore di Pietro sono storici e profondi".
"Arrivo oggi idealmente - ha poi aggiunto il Benedetto XVI - anche in tutti i Paesi del Medio Oriente come pellegrino di pace, come amico di Dio, e come amico di tutti gli abitanti di tutti i Paesi della regione, qualunque sia la loro appartenenza e il loro credo".
"Anche a loro - ha scandito Ratzinger - Cristo dice: 'Pace a voi'". "Le vostre gioie e i vostri dolori - ha quindi assicurato l'anziano Pontefice tedesco - sono continuamente presenti nella preghiera del Papa e chiedo a Dio di accompagnarvi e di consolarvi. Posso assicurarvi che prego particolarmente per tutti coloro che soffrono in questa regione, e sono molti. La statua di San Marone mi ricorda cio' che vivete e sopportate".
Secondo il Papa, "il famoso equilibrio libanese che vuole continuare ad essere una realta', puo' prolungarsi grazie alla buona volonta' e all'impegno di tutti i Libanesi".
Ma, ha ammonito Benedetto XVI, "il modo di vivere insieme, questa convivenza di cui il vostro Paese vuole dare testimonianza, sara' profonda solo se si basa su uno sguardo accogliente e un atteggiamento di benevolenza verso l'altro, se e' radicata in Dio che vuole che tutti gli uomini siano fratelli". Infatti, "non si tratta di un'opera solamente umana, ma di un dono di Dio che occorre domandare con insistenza, preservare a tutti i costi e consolidare con determinazione". Solo unendosi nella preghiera, dunque, ha concluso, "il Libano sara' un modello per gli abitanti di tutta la regione, e per il mondo intero".

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Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 23:19
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN LIBANO IN OCCASIONE DELLA FIRMA E DELLA PUBBLICAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI (14-16 SETTEMBRE 2012)

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente della Repubblica,
Sua Beatitudine, venerati Patriarchi,
cari Fratelli nell’Episcopato e membri del Consiglio Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, illustri Rappresentanti delle Confessioni religiose, del mondo della cultura e della società civile, cari fratelli e sorelle in Cristo, cari amici!


Esprimo la mia gratitudine al Patriarca Gregorio Laham per le espressioni d’accoglienza, come pure al Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Mons. Nikola Eterović, per le sue parole di presentazione. Saluto vivamente i Patriarchi, a tutti i Vescovi orientali e latini riuniti in questa bella Basilica di San Paolo, e i membri del Consiglio Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente. Mi rallegro anche della presenza delle delegazioni ortodossa, musulmana e drusa, come anche di quelle del mondo della cultura e della società civile. (...) Saluto affettuosamente la cara Comunità greco-melchita che mi riceve. La vostra presenza solennizza la firma dell’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, e testimonia che questo documento, destinato certamente alla Chiesa universale, riveste un’importanza particolare per l’intero Medio Oriente.
È provvidenziale che questo atto abbia luogo proprio nel giorno della Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, la cui celebrazione è nata in Oriente nel 335, all’indomani della Dedicazione della Basilica della Resurrezione costruita sul Golgota e sul sepolcro di Nostro Signore dall’imperatore Costantino il Grande, che voi venerate come santo. Fra un mese si celebrerà il 1700o anniversario dell’apparizione che gli fece vedere, nella notte simbolica della sua incredulità, il monogramma di Cristo sfavillante, mentre una voce gli diceva: «In questo segno, vincerai!». Più tardi, Costantino firmò l’editto di Milano, e diede il proprio nome a Costantinopoli. Mi sembra che l’Esortazione post-sinodale possa essere letta ed interpretata alla luce della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, e più particolarmente alla luce del monogramma di Cristo, il X (chi) e il P (ro), le due prime lettere della parola Χριστός. Una tale lettura conduce ad un’autentica riscoperta dell’identità del battezzato e della Chiesa, e costituisce al tempo stesso come un appello alla testimonianza nella e mediante la comunione. La comunione e la testimonianza cristiane non sono infatti fondate sul Mistero pasquale, sulla crocifissione, la morte e la risurrezione di Cristo? Non trovano in esso il loro pieno compimento? Esiste un legame inseparabile tra la Croce e la Risurrezione che non può essere dimenticato dal cristiano. Senza questo legame, esaltare la Croce significherebbe giustificare la sofferenza e la morte non vedendo in esse che una fine fatale. Per un cristiano, esaltare la Croce vuol dire comunicare alla totalità dell’amore incondizionato di Dio per l’uomo. È porre un atto di fede! Esaltare la Croce, nella prospettiva della Risurrezione, è desiderare di vivere e manifestare la totalità di questo amore. È porre un atto d’amore! Esaltare la Croce porta ad impegnarsi ad essere araldi della comunione fraterna ed ecclesiale, fonte della vera testimonianza cristiana. È porre un atto di speranza!
Considerando la situazione attuale delle Chiese nel Medio Oriente, i Padri sinodali hanno potuto riflettere sulle gioie e le pene, i timori e le speranze dei discepoli di Cristo che vivono in questi luoghi. Tutta la Chiesa ha potuto così ascoltare il grido ansioso e percepire lo sguardo disperato di tanti uomini e donne che si trovano in situazioni umane e materiali ardue, che vivono forti tensioni nella paura e nell’inquietudine, e che vogliono seguire Cristo – Colui che dà senso alla loro esistenza – ma che ne sono spesso impediti. Per questo ho desiderato che la Prima Lettera di San Pietro sia la trama del documento. Nello stesso tempo, la Chiesa ha potuto ammirare quanto vi è di bello e di nobile in queste Chiese su queste terre. Come non rendere grazie a Dio in ogni momento per tutti voi (cfr 1 Ts 1,2; Prima Parte dell’Esortazione post-sinodale), cari cristiani del Medio Oriente! Come non lodarlo per il vostro coraggio nella fede? Come non ringraziarlo per la fiamma del suo amore infinito che voi continuate a mantenere viva e ardente in questi luoghi che sono stati i primi ad accogliere il suo Figlio incarnato? Come non cantargli la nostra riconoscenza per gli slanci di comunione ecclesiale e fraterna, per la solidarietà umana manifestata senza sosta verso tutti i figli di Dio?
Ecclesia in Medio Oriente permette di ripensare il presente per considerare il futuro con lo stesso sguardo di Cristo. Essa, con i suoi orientamenti biblici e pastorali, con il suo invito a un approfondimento spirituale ed ecclesiologico, con il rinnovamento liturgico e catechistico raccomandato, con i suoi appelli al dialogo, vuole tracciare una via per ritrovare l’essenziale: la sequela Christi, in un contesto difficile e talvolta doloroso, un contesto che potrebbe far nascere la tentazione di ignorare o dimenticare la Croce gloriosa. E’ proprio adesso che bisogna celebrare la vittoria dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta, del servizio sul dominio, dell’umiltà sull’orgoglio, dell’unità sulla divisione. Alla luce della festa odierna e in vista di una fruttuosa applicazione dell’Esortazione, vi invito tutti a non avere paura, a rimanere nella verità e a coltivare la purezza della fede. Questo è il linguaggio della Croce gloriosa! Questa è la follia della Croce: quella di saper convertire le nostre sofferenze in grido d’amore verso Dio e di misericordia verso il prossimo; quella di saper anche trasformare degli esseri attaccati e feriti nella loro fede e nella loro identità, in vasi d’argilla pronti ad essere colmati dall’abbondanza dei doni divini più preziosi dell’oro (cfr 2 Cor 4,7-18). Non si tratta di un linguaggio puramente allegorico, ma di un appello pressante a porre degli atti concreti che configurano sempre più a Cristo, atti che aiutano le diverse Chiese a riflettere la bellezza della prima comunità dei credenti (cfr At 2,41-47; Seconda parte dell’Esortazione); atti simili a quelli dell’imperatore Costantino che ha saputo testimoniare e far uscire i cristiani dalla discriminazione per permettere loro di vivere apertamente e liberamente la loro fede nel Cristo crocifisso, morto e risorto per la salvezza di tutti.
Ecclesia in Medio Oriente offre elementi che possono aiutare per un esame di coscienza personale e comunitario, per una valutazione obiettiva dell’impegno e del desiderio di santità di ogni discepolo di Cristo. L’Esortazione apre all’autentico dialogo interreligioso basato sulla fede in Dio Uno e Creatore. Essa vuole anche contribuire a un ecumenismo pieno di fervore umano, spirituale e caritativo, nella verità e nell’amore evangelici, che attinge forza dal comandamento del Risorto: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20).
In tutte le sue parti, l’Esortazione vorrebbe aiutare ciascun discepolo del Signore a vivere pienamente e a trasmettere realmente ciò che è diventato attraverso il Battesimo: un figlio della Luce, un essere illuminato da Dio, una lampada nuova nell’oscurità inquietante del mondo affinché dalle tenebre facciano risplendere la luce (cfr Gv 1,4-5 e 2 Cor 4,1-6). Questo documento vuole contribuire a spogliare la fede da ciò che la imbruttisce, da tutto ciò che può offuscare lo splendore della luce di Cristo. La comunione è allora un’autentica adesione a Cristo, e la testimonianza è un’irradiazione del Mistero pasquale che conferisce un senso pieno alla Croce gloriosa. Noi seguiamo e «annunciamo… Cristo crocifisso … potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,23-24; cfr Terza Parte dell’Esortazione).
«Non temere, piccolo gregge» (Lc 12,32) e ricordati della promessa fatta a Costantino: «In questo segno, tu vincerai!». Chiese in Medio Oriente, non temete, perché il Signore è veramente con voi fino alla fine del mondo! Non temete, perché la Chiesa universale vi accompagna con la sua vicinanza umana e spirituale! È con questi sentimenti di speranza e di incoraggiamento a essere protagonisti attivi della fede attraverso la comunione e la testimonianza, che domenica consegnerò l’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente ai miei venerati Fratelli Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi, a tutti i sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi e ai fedeli laici. «Abbiate coraggio» (Gv 16,33)! Per intercessione della Vergine Maria, la Theotokos, invoco con grande affetto l’abbondanza dei doni divini su voi tutti! Possa Dio concedere a tutti i popoli del Medio Oriente di vivere nella pace, nella fraternità e nella libertà religiosa! Dio vi benedica tutti! (Lè yo barèk al-Rab jami’a kôm!)

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 23:20
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PAPA IN LIBANO: TENDE LA MANO VERSO L'ISLAM

Salvatore Izzo

(AGI) - Beirut, 14 set.

Nel primo giorno della sua visita in Libano, Benedetto XVI ha pronunciato in piu' occasione parole di amicizia e comprensione verso i musulmani. Ha iniziato rispondendo sull'aereo ai giornalisti che gli parlavano dei cristiani in fuga dalla Siria: "bisogna innanzitutto dire - ha risposto - che non solo i cristiani fuggono ma anche i musulmani". Per il Papa - che ha dunque unito nel suo auspicio cristiani e musulmani - "dobbiamo fare il possibile per aiutarli a rimanere. L'aiuto essenziale sarebbe la cessazione della guerra della violenza, questa crea questa fuga e quindi il primo atto e' fare tutto il possibile perche' finisca la violenza e che sia realmente creata una possibilita' di rimanere insieme anche in futuro".
E' cio' "con tutti i gesti possibili, con aiuti anche materiali aiutare perche' cessi la guerra la violenza e tutti possono ricostruire il paese".
Piu' in generale, secondo il Pontefice, "dobbiamo nel mondo rendere visibili il rispetto delle religioni, gli uni degli altri, rispetto dell'uomo come creatura di Dio, l'amore del prossimo come fondamentale per tutte le religioni". In questo senso
All'aeroporto, nel discorso ufficiale Benedetto XVI ha poi rivolto il suo saluto proprio ai capi delle comunita' musulamane del Libano: suniti, sciiti, alawiti, ismaleiti e drusi: "la vostra presenza, cari amici, dimostra la stima e la collaborazione che desiderate promuovere tra tutti nel rispetto reciproco". "Vi ringrazio - ha aggiunto - per i vostri sforzi e sono sicuro che continuerete a ricercare vie di unita' e di concordia".

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PAPA IN LIBANO: POSITIVO GRIDO DI LIBERTA', MA PRIMAVERA ARABA IMPARI TOLLERANZA


Salvatore Izzo

(AGI) - Beirut, 14 set.

"La primavera araba e' una cosa positiva: e' il desiderio di piu' democrazia, di piu' liberta', di piu' cooperazione, della rinnovata identita' araba. E questo grido della liberta' che viene da una gioventu' piu' formata culturalmente professionalmente che desidera piu' partecipazione nella vita politica e nella vita sociale e' un progresso, una cosa molto positiva, salutata anche da noi cristiani".
Gia' sull'aero in volo da Ciampino, Benedetto XVI sgombra il campo dal rischio che la Chiesa sia identificata con i dittatori del Nord Africa e del Medio Oriente, l'ultimo dei quali, il siriano Assad, ha sempre considerato il Libano come il cortile di casa, appoggiato pero' dai patriarchi cristiani come garante della convivenza tra le diverse confessioni religiose. Ma il Papa mette anche in guardia dai rischi di eccessi e strumentalizzazioni fondamentaliste, che in queste ore sembrano all'opera nei Paesi vicini e in agguato in Libano (nel Nord del Paese a Tripoli si contano i primi morti per la fiammata delel proteste suscitate dal film blasfemo).
"Il fondamentalismo - ripete citando quasi estattamente le parole pronunciate da Giovanni Paolo II ad Assisi il 27 ottobre 1986, nella storica giornata interreligiosa di Assisi - e' sempre una falsificazione della religione, e' contro l'essenza della religione che vuole consigliere e creare la e dunque il compito della Chiesa e delle religioni e': purificarsi". "La purificazione delle religioni da queste tentazioni - ha ricordato ancora - e' sempre necessaria ed e' nostra tache illuminare, purificare le coscienze.
Ogni uomo e' un'immagine di Dio e noi dobbiamo rispettare nell'altro non solo la sua alterita' ma nell'alterita' l'essenza comune, d'essere un'immagine di Dio, l'altro come immagine di Dio, Dunque il messaggio fondamentale e': contro la violenza che e' una falsificazione come i fondamentalismi, serve l'educazione che e' illuminazione purificazione delle coscienze ,tolleranti capaci di dialogo alla riconciliazione e alla pace".
"Dalla storia delle rivoluzioni - dice il Papa tedesco rispondendo ai giornalisti - noi sappiamo che il grido della liberta' cosi' importante e positivo, e' sempre in pericolo di dimenticare un aspetto e una dimensione fondamentale della liberta', cioe' la tolleranza dell'altro e il fatto che la liberta' umana e' sempre una liberta' condivisa, che solo nella condivisione, nella solidarieta', nel vivere insieme con determinate regole puo' crescere".
Per Joseph Ratzinger, "questo e' sempre il pericolo, cosi' anche in questo caso e dobbiamo fare tutti il possibile perche' il concetto di liberta', il desiderio di liberta', vada nella giusta direzione altrimenti la tolleranza, l'insieme, la riconciliazione come parte fondamentale della liberta'". Secondo il Papa, "anche la rinnovata identita' araba implica penso anche il rinnovamento dell'insieme secolare, millenario, di cristiani e arabi che proprio insieme in tolleranza di maggioranza e minoranza hanno costruito queste terre non possono non vivere insieme". "Percio' - spiega - penso che e' importante vedere l'elemento positivo di questi movimenti e fare il nostro perché liberta' sia concepita nel modo giusto e risponda al maggior dialogo e non alla dominazione di uno contro l'altro".
Il Papa ne approfitta anche per ribadire cio' che hanno detto nei giorni scorsi il portavoce Federico lombardi e il segretario di Statio Tarcisio Bertone: "nessuno - assicura in risposta alle preoccupazioni diffuse sulla sicurezza del viaggio iniziato oggi - mi ha consigliato di rinunciare a questo viaggio e per parte mia non ho mai pensato a questa ipotesi, perche' so che se la situazione diventa piu' complicata diventa ancora piu' necessario dare questo segno di fraternita', di incoraggiamento, di solidarieta'". "Dunque - sottolinea - questo e' il senso del mio viaggio: invitare al dialogo, invitare alla pace, contro la violenza, andare insieme per trovare la soluzione dei problemi. E dunque i sentimenti in questo viaggio sono soprattutto sentimenti di riconoscenza per la possibilita' di andare ora in questo paese grande .
Questo Paese che, ha detto Giovanni Paolo II , piu' che un paese e' un messaggio, questa regione dell'incontro delle origine delle tre religioni abramitiche. E sono riconoscente soprattutto al Signore che mi ha dato la possibilita'; sono riconoscente a tutte le istituzioni e le persone che hanno collaborato; sono riconoscente a tante persone che mi accompagnano con la preghiera questa protezione della preghiera sono felice - conclude - e sono sicuro".

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Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 23:22
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Il cuore e l'anima

L'Esortazione post-sinodale firmata oggi da Benedetto XVI ad Harissa

L’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Medio Oriente” è il risultato dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, tenuta a Roma dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema “La Chiesa in Medio Oriente: comunione e testimonianza - La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola”. Il documento, firmato da Benedetto XVI, oggi ad Harissa, primo atto del suo viaggio apostolico in Libano, tratta della Chiesa in Medio Oriente sotto l’aspetto della comunione e della testimonianza. Esso è diviso in tre parti: la prima situa il tema sinodale nel “complesso” contesto sociale ed ecclesiale del Medio Oriente; la seconda tratta della comunione all’interno della Chiesa cattolica, mentre la terza fornisce “idee portanti” per una ripresa dell’evangelizzazione nella Terra Santa. Ne proponiamo una sintesi.

Prima parte. Dopo aver fatto cenno, nell’Introduzione, al contesto mediorientale, e ricordato i quattro pilastri su cui si fondava la prima comunità di Gerusalemme, ovvero l’insegnamento degli Apostoli, il servizio della carità, la frazione del pane e la preghiera personale e comunitaria, l’Esortazione si sofferma sulla vita cristiana nei rapporti con l’ecumenismo e con il dialogo interreligioso, riflette sulla “sana laicità” e sul fenomeno del fondamentalismo, indicando pure “l’urgenza” della questione migratoria. Sull’ecumenismo l’Esortazione ribadisce l’insegnamento del Concilio Vaticano II mettendo in risalto l’importanza dell’“ecumenismo spirituale”, fondato sulla fede che si nutre della preghiera e della conversione. Il consolidamento della comunione nella Chiesa cattolica la aprirà a praticare maggiormente l’ecumenismo spirituale “nelle parrocchie, nei monasteri e nei conventi, nelle istituzioni scolastiche ed universitarie, e nei seminari” e a parlare “con una sola voce sulle grandi questioni morali a proposito della famiglia, della sessualità, della bioetica, della libertà, della giustizia e della pace”. L’Esortazione chiede anche la promozione di una pastorale ecumenica d’insieme “per regolare i matrimoni tra fedeli cattolici e ortodossi”, per trovare accordi “per una traduzione comune del Padre Nostro”, per promuovere lo studio delle diverse tradizioni spirituali, per implementare la collaborazione nel campo della carità e dei valori della vita umana, della giustizia e della pace. In Medio Oriente, inoltre, si impone il dialogo con gli ebrei e i musulmani. Dal testo emerge che tra i cristiani e gli ebrei esistono numerosi legami. Purtroppo nella storia i rapporti tra le due comunità sono stati segnati da “incomprensioni e diffidenze reciproche, inescusabili e condannabili le persecuzioni”. Questo legame deve aprire i fedeli delle due religioni “a una nuova responsabilità gli uni per gli altri, gli uni con gli altri”. Circa il rapporto tra cristiani e musulmani l’Esortazione ribadisce che esso è regolato dall’insegnamento del Concilio Vaticano II e ricorda che i cristiani condividono con i musulmani la stessa vita quotidiana in Medio Oriente e che la presenza cristiana nella regione è storica. Da qui la richiesta che i cristiani godano “di piena cittadinanza e non siano trattati come cittadini o credenti inferiori”. Il tema della libertà religiosa viene descritto come “il culmine di tutte le libertà”. È un diritto che comporta “la libertà di seguire la propria coscienza in materia religiosa, sia la libertà di culto”. L’Esortazione ribadisce, inoltre, la necessità di “passare dalla tolleranza alla libertà religiosa”. Favorire le varie iniziative di dialogo islamo-cristiano, ebraico-cristiano, aiuterà a migliorare la convivialità tra gli ebrei, i cristiani e i musulmani. Nella prima parte vengono toccati anche i temi della laicità e del fondamentalismo. Il documento invoca la “sana laicità” che “libera la religione dal peso della politica e arricchisce la politica con gli apporti della religione, mantenendo la necessaria distanza tra le due”. Il fondamentalismo religioso, invece rifiuta il vivere insieme secolare, per questo l’Esortazione invita ebrei, cristiani e musulmani ad adoperarsi per sradicarlo. Altro tema caldo è l’emigrazione dei cristiani: un Medio Oriente senza o con pochi cristiani non è più il Medio Oriente, dal momento che i cristiani partecipano con gli altri credenti all’identità della regione. L’auspicio è che i dirigenti politici e i responsabili religiosi evitino strategie che privilegino una sola comunità a scapito della ricca realtà umana e storica della regione. Alle Chiese orientali cattoliche viene chiesto di sviluppare una pastorale dell’emigrazione, per assicurare l’assistenza spirituale a coloro che hanno lasciato il territorio tradizionalmente patriarcale.

Seconda parte. È dedicata alla comunione nella Chiesa Cattolica che interpella tutti, patriarchi, vescovi, presbiteri, diaconi, seminaristi, consacrati e laici. Patriarchi e capi delle chiese sono invitati a rafforzare “la comunione nel Consiglio dei Patriarchi cattolici d’Oriente e ai sinodi delle proprie Chiese e ad una reale solidarietà in una sana gestione del personale e dei beni ecclesiastici”. Un cenno particolare l’Esortazione lo dedica al celibato sacerdotale “dono inestimabile di Dio alla sua Chiesa, che occorre accogliere con riconoscenza. I presbiteri sposati, componente antica delle tradizioni orientali, con le loro famiglie sono chiamati alla santità nel fedele esercizio del loro ministero”. A loro volta i laici sono invitati a testimoniare la loro fede con una condotta esemplare in famiglia e nella società, nel lavoro, nella politica e nella cultura, superando “le divisioni e ogni interpretazione soggettivistica della vita cristiana”. L’Esortazione invita le famiglie cristiane nel Medio Oriente a rinnovarsi “con la forza della Parola di Dio e dei Sacramenti, per essere ancor più la Chiesa domestica”. Una parola il Papa la dedica alle donne che, afferma, “devono essere più coinvolte nella vita pubblica ed ecclesiale. Nelle vertenze giuridiche, soprattutto in questioni di ordine matrimoniale, la voce della donna deve essere presa col dovuto rispetto, al pari di quella dell’uomo”. Ai giovani e ai bambini Benedetto XVI si rivolge direttamente: “Non abbiate paura o vergogna di testimoniare l’amicizia con Gesù nella sfera familiare e pubblica. Fatelo tuttavia rispettando gli altri credenti, ebrei e musulmani”.

Terza parte. Non c’è testimonianza senza Parola di Dio, liturgia, vita sacramentale, e preghiera. Lo ribadisce la terza parte dell’Esortazione che chiama la Chiesa a rinnovare la sua missione di evangelizzazione e di carità, come pure ad impegnarsi maggiormente nella catechesi e nella formazione cristiana. Occorre promuovere una vera pastorale biblica, adoperandosi nella diffusione della Bibbia nelle famiglie e favorendo la sua lettura e meditazione, si legge nell’Esortazione che invita a servirsi anche dei moderni mezzi di comunicazione. La liturgia e la vita sacramentale occupano un posto importante per questo “sarebbe opportuno, ove necessario, intraprendere un rinnovamento dei testi e delle celebrazioni liturgiche, per quanto possibile, in collaborazione con le Chiese che non sono in piena comunione, ma che sono co-depositarie delle stesse tradizioni liturgiche”. In particolare per il sacramento del Battesimo, l’Esortazione auspica “un accordo ecumenico sul suo mutuo riconoscimento”. La missione evangelizzatrice della Chiesa trova nella preghiera la sua sorgente, per questo l’Esortazione chiede ai cristiani di “pregare senza sosta, senza scoraggiarsi, anche nelle situazioni umane dolorose”. Anche i pellegrinaggi vanno rivalutati in quanto “possono essere un’autentica sequela Christi nei luoghi santi”. Lo spirito missionario della Chiesa in Medio Oriente va rinnovato con “la formazione e l’invio di uomini e donne fieri della loro fede”. In questo campo i movimenti ecclesiali devono poter dare il loro contributo. L’Esortazione ricorda, poi, il “lavoro impressionante” della Chiesa nel campo educativo, sociale e caritativo nella regione che dimostra come anche nel Medio Oriente esista “la possibilità di vivere nel rispetto e nella collaborazione, attraverso un’educazione alla tolleranza e una ricerca continua di qualità umana”.

Conclusione. Il documento termina con l’incoraggiamento di Benedetto XVI, “non temere, piccolo gregge” (Lc 12, 32), lanciato a tutti i Pastori e i fedeli cristiani in Medio Oriente affinché mantengano “viva, con coraggio, la fiamma dell’amore divino nella Chiesa e nei loro ambienti di vita e di attività”. La necessità di mantenere “integra la missione della Chiesa, l’urgenza del momento presente e di tante situazioni drammatiche, richiedono di unirsi per testimoniare insieme Cristo morto e risorto” unendo in Cristo tutti gli uomini e tutto l’universo.

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Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 23:22
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PAPA IN LIBANO: ESORTAZIONE, NON CI SONO FRENI A CRIMINI CAINO

Salvatore Izzo

(AGI) - Beirut, 14 set.

In Medio Oriente "sembra che non ci siano freni al crimine di Caino". Lo denuncia Bendetto XVI nell'Esortazione Apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", ricordando drammaticamente i morti, le vittime "della cecita' umana", la paura e le umiliazioni. In modo solenne, nel documento firmato questa sera a Harissa e che raccoglie quanto emerso dal Sinodo Speciale per il Medio Oriente del 2010, Papa Ratzinger chiede, in nome di Dio, ai responsabili politici e religiosi non solo di alleviare le sofferenze di tutti coloro che vivono in Medio Oriente, ma anche di "eliminarne le cause, facendo tutto il possibile per arrivare alla pace". E ai fedeli cattolici suggerisce in particolare di consolidare e vivere la comunione tra loro, dando vita al dinamismo pastorale. "La tiepidezza - spiega - dispiace a Dio" e quindi i cristiani del Medio Oriente, cattolici e non, diano testimonianza di Cristo, uniti e con coraggio, un compito "non facile, ma esaltante".

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PAPA IN LIBANO: ESORTAZIONE, PERDONO RECIPROCO TRA CRISTIANI, EBREI E MUSULMANI


Salvatore Izzo

(AGI) - Beirut, 14 set.

In Medio Oriente le differenze religiose tra cristiani, ebrei e musulmani, ma anche tra le diverse confessioni nei quali sono divisi i credenti di ogni religione presente nell'area sono servite "da pretesto agli uni e agli altri per giustificare, in nome della religione, pratiche di intolleranza, di discriminazione, di emarginazione e di persecuzione". Per questo Benedetto XVI lancia dal Libano "un appello alla conversione, alla pace, intesa non come semplice assenza di conflitto, ma come pace interiore e legata alla giustizia, al superamento di tutte le distinzioni di razza, sesso e ceto, a vivere il perdono nell'ambito privato e comunitario". Ebrei, cristiani e musulmani - ricorda il Papa nell'Esortazione Apostolica Ecclesia in Medio Oriente firmata questa sera ad Harissa - credono in un unico Dio e pertanto l'auspicio e' che possano riconoscere "nell'altro credente" un fratello da amare e da rispettare, evitando di strumentalizzare la religione per conflitti “ingiustificabili per un credente autentico". In particolare riguardo al dialogo cristiano-ebraico, il Papa ricorda il patrimonio spirituale comune, basato sulla Bibbia, che riporta alle "radici giudaiche del cristianesimo"; allo stesso tempo invita i cristiani a prendere consapevolezza del mistero dell'Incarnazione di Dio e condanna le ingiustificabili persecuzioni del passato. Per i musulmani, Benedetto XVI usa la parola "stima" ed aggiunge "nella fedelta' all'insegnamento del Concilio Vaticano II". Il documento dedica poi ampio spazio al tema dell'unita' dei cristiani, "che - spiega il Papa - non e' l'uniformita' delle tradizioni e delle celebrazioni". In un contesto politico difficile, instabile ed attualmente incline alla violenza come quello del Medio Oriente, infatti, la Chiesa si e' sviluppata in modo davvero multiforme, presentando Chiese di antica tradizione e comunità ecclesiali più recenti. Si tratta di un mosaico che richiede uno sforzo notevole per rafforzare la testimonianza cristiana. In linea con il Concilio Vaticano II, il Papa invita all'ecumenismo spirituale, ad una comunione intesa non come confusione, ma come riconoscimento e rispetto dell'altro.

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Paparatzifan
00venerdì 14 settembre 2012 23:24
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PAPA IN LIBANO: PRETI CELIBI O SPOSATI SIANO UGUALMENTE ONESTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Beirut, 14 set.

Benedetto XVI ha reso omaggio oggi al valore del celibato, che ha definito "dono inestimabile di Dio alla Chiesa". Un impegno che nella Chiesa Cattolica e' riservato al clero latino, ma in Medio Oriente ci sono anche altre comunita' cattoliche orientali (a cominciare da quella maronita, maggioritaria in Libano) dove i preti possono sposarsi e il Papa non li ha dimenticati nell'esortazione apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", nel quale e' citato anche il ministero dei preti sposati, "antica componente della tradizione orientale". "In quanto servitori della comunione - sottolinea pero' il Pontefice - preti e seminaristi devono offrire una testimonianza coraggiosa e priva di ombre, devono avere una condotta irreprensibile, e devono aprirsi alla diversita' culturale delle loro Chiese (apprendendone, ad esempio, le lingue e le culture), cosi' come alla diversita' ecclesiale ed al dialogo ecumenico ed interreligioso".

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PAPA IN LIBANO: PARITA' DONNE NELLA CHIESA E NELLA SOCIETA'


Salvatore Izzo


(AGI) - Beirut, 14 set.

Anche nei tribunali ecclesiastici "la voce della donna deve essere ascoltata alla pari di quella dell'uomo, senza ingiustizie". Lo afferma il Papa nell'Esortazione Apostolica "Ecclesia in Medio Oriente" firmata oggi a Beirut. "Le donne - spiega - devono impegnarsi ed essere coinvolte nella vita pubblica ed ecclesiale". E "riguardo alle vertenze giuridiche nelle questioni matrimoniali", Benedetto XVI incoraggia "un'applicazione piu' sana e piu' giusta del diritto, in quest'ambito, affinche' le differenze giuridiche relative alle questioni matrimoniali non conducano all'apostasia". Proprio a tutela delle donne, sottolinea, "i cristiani del Medio Oriente devono poter applicare, sia nel matrimonio che altrove, il proprio diritto, senza restrizioni".
Nel documento che ha portato "in dono" ai cristiani del Medio Oriente, Papa Ratzinger esorta poi giovani e bambini a non avere paura o vergogna di essere cristiani, a rispettare gli altri credenti, ebrei e musulmani, a coltivare sempre, attraverso la preghiera, la vera amicizia con Gesu', amando Cristo e la Chiesa. In questo modo, essi potranno discernere con sapienza i valori della modernita' utili alla loro realizzazione, senza lasciarsi sedurre dal materialismo o da certi social network il cui uso indiscriminato puo' mutilare la vera natura delle relazioni umane. Per i bambini, in particolare, il Pontefice si appella infine a genitori, educatori, formatori e istituzioni pubbliche affinche' riconoscano "i diritti dei minori a partire dal loro concepimento".

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Paparatzifan
00sabato 15 settembre 2012 10:13
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PAPA IN LIBANO: ESORTAZIONE ACCOMUNA LAICISMO E FONDAMENTALISMI

Salvatore Izzo

(AGI) - Beirut, 14 set.

Il laicismo, "con le sue forme talvolta estreme", e il fondamentalismo violento "che rivendica un'origine religiosa" sono stati accomunati da Benedetto XVI nella sua esortazione apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", firmata oggi ad Harissa, la collina che domina Beirut.
"La laicita' nella sua forma estrema - spiega il Papa - diventata secolarismo, nega al cittadino l'espressione pubblica della propria religione e pretende che solo lo Stato legiferi su questo aspetto". "Si tratta - precisa il documento - di teorie antiche, che non sono piu' esclusivamente occidentali, ne' sono da confondere con il cristianesimo".
Per il Pontefice, "la sana laicita', al contrario, implica distinzione e collaborazione tra politica e religione, nel reciproco rispetto e garantisce alla politica di operare senza strumentalizzare la religione e alla religione di vivere senza gli appesantimenti degli interessi politici".
Altrettanto netta nell'Esortazione e' la condanna del fondamentalismo religioso, che "cresce nel clima d'incertezza socio-politica, grazie alle manipolazioni di alcuni e ad una comprensione insufficiente della religione da parte di altri".
Esso, denuncia "Ecclesia in Medio Oriente", di fatto "vuole prendere il potere, talvolta con violenza, sulla coscienza delle persone e sulla religione, per ragioni politiche". Per questo, il Papa lancia un accorato appello a tutti i responsabili religiosi del Medio Oriente affinche' cerchino, con il loro esempio ed il loro insegnamento, di fare il possibile per "sradicare questa minaccia che tocca indistintamente e mortalmente i credenti di tutte le religioni". In questa ricerca di un equilibrio sano tra ispirazione religiosa e legislazioni, si inserisce la raccomandazione del Papa alle comunita' cristiane del Medio Oriente affinche' - sempre "in linea con la dottrina della Chiesa" - parlino con "una sola voce sulle grandi questioni morali: famiglia, sessualita', bioetica, liberta', giustizia e pace".
L'Esortazione Apostolica ribadisce poi - come era atteso - che i cristiani, "cittadini nativi del Medio Oriente, hanno il diritto ed il dovere di partecipare pienamente alla vita civile, e non devono essere considerati cittadini di serie B". In proposito, il Papa afferma che la liberta' religiosa - "somma di tutte le liberta', sacra e inalienabile" - include la liberta' di scegliere la religione che si ritiene vera e di manifestare pubblicamente il proprio credo e i suoi simboli, senza mettere in pericolo la propria vita e la propria liberta' personale. La forza e le costrizioni, in materia religiosa, non sono ammissibili. Di qui, l'invito a passare dalla tolleranza alla liberta' religiosa, il che non implica una porta aperta al sincretismo, ma chiarisce Papa Ratzinger,"una riconsiderazione del rapporto antropologico con la religione e con Dio".

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Paparatzifan
00sabato 15 settembre 2012 10:48
Dal blog di Lella...

PAPA IN LIBANO: LA 'MISSIONE IMPOSSIBILE' DI BENEDETTO XVI

(AGI) - Beirut, 14 set.

(dell'inviato Salvatore Izzo)

In Medio Oriente "sembra che non ci siano freni al crimine di Caino". "Pellegrino di pace, amico di Dio e di tutti gli uomini", come si e' presentato al suo arrivo a Beirut, "un profeta senza armi e senza soluzioni da offrire", come lo ha definito il suo portavoce, padre Federico Lombardi, Benedetto XVI ha fotografato cosi' i morti innocenti di queste ore, le vittime "della cecita' umana", la paura e le umiliazioni dei popoli dell'area che assistono oggi ad una nuova fiammata di violenze.
A 70 chilometri da Tripoli, la citta' del Nord Libano dove si manifesta contro il film blasfemo dando alle fiamme un fast food in mancanza di un migliore obiettivo filo-americano (mentre al Sinai con la stessa rabbia si assalta una missione dei caschi blu'), un uomo di 85 anni, minuto e con la voce roca, lancia dunque il suo grido di denuncia contro ogni tipo di violenza e di strumentalizzazione della religione. Parole, tuttavia, pesanti come pietre: "il fondamentalismo - ripete citando quasi esattamente le affermazioni da Giovanni Paolo II ad Assisi il 27 ottobre 1986, nella storica giornata interreligiosa di Assisi - e' sempre una falsificazione della religione, e' contro l'essenza della religione che vuole consigliare e creare la pace. E dunque - insiste - il compito della Chiesa e delle religioni e': purificarsi, il messaggio fondamentale e': contro la violenza che e' una falsificazione come i fondamentalismi, serve l'educazione che e' illuminazione purificazione delle coscienze, tolleranti capaci di dialogo alla riconciliazione e alla pace".
Parole di amicizia e comprensione rivolge pero' verso i musulmani che qui a Beirut lo hanno accolto con grade calore, affollando la strada verso l'aeroporto, mentre anche Hezbollah ha fatto affiggere manifesti di benvenuto. Cordialissimo, ad esempio, e' il suo saluto ai capi delle comunita' musulmane del Libano: suniti, sciiti, alawiti, ismaleiti e drusi: "la vostra presenza, cari amici, dimostra la stima e la collaborazione che desiderate promuovere tra tutti nel rispetto reciproco".
"Vi ringrazio - ha aggiunto - per i vostri sforzi e sono sicuro che continuerete a ricercare vie di unita' e di concordia". In modo solenne, infine, nel documento firmato questa sera a Harissa e che raccoglie quanto emerso dal Sinodo Speciale per il Medio Oriente del 2010, Papa Ratzinger chiede, in nome di Dio, ai responsabili politici e religiosi non solo di alleviare le sofferenze di tutti coloro che vivono in Medio Oriente, ma anche di "eliminarne le cause, facendo tutto il possibile per arrivare alla pace". E ai fedeli cattolici suggerisce in particolare di consolidare e vivere la comunione tra loro, dando vita ad un nuovo dinamismo pastorale. "La tiepidezza - spiega - dispiace a Dio" e quindi i cristiani del Medio Oriente, cattolici e non, diano testimonianza di Cristo, uniti e con coraggio, un compito "non facile, ma esaltante".

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